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il Sass
lino
n. 18
3 maggio
2014
Informazioni settimanali per i cristiani residenti e di passaggio nella
parrocchia di SANTO STEFANO in Aosta. Si pubblica il sabato.
Ufficio parrocchiale: Via Martinet, 16 - 11100 Aosta - tel. 0165 40 112
Dal lunedì al venerdì h 9:30 - 11:30.
4 Celebrazioni Eucaristiche della Settimana
Il simbolo
DOM 4
indica le feste di precetto.
«Resta con noi, perché si fa sera e il
giorno è ormai al tramonto»
(Lc 24,29)
● TERZA DOMENICA DI PASQUA
GIORNATA NAZIONALE DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA
(vigilia) h 17:30 def. Olga Marquet, Silvano Charbonnier, Vittorina Henriet | def. Cesare
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
At 2,14a.22-33 1 Pt 1,17-21
Lc 24,13-35
lun 5
h 18:30 def. Annunziata Rabaini (30° ann.) | def. Elda Vernetti | def. Mila,
Gioge, Vigette
mar 6 h 18:30 def. Arturo Vuillermoz | def. Marisa Charles | def. Ennio, Rosaria,
Michele Renda
mer 7 ————
gio 8
h 18:30 def. Ubaldo e Dora Picchi; Gina e Augusto | def. Rolando Chiodo,
Martino Alliod, Gilberta Alliod | def. Giovanni Perseghin (12° ann.) |
def. Aldo Griseri
ven 9 h 18:30 def. Paolo e par. | def. Teresa, Jean | def. Diva Lupi (messa di 7a) |
def. Roberto Alberti (messa di 7a)
sab 10 ————
DOM 11 ● QUARTA DOMENICA DI PASQUA
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
(vigilia) h 17:30 def. Gisella e Nello
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
At 2,14a.36-41 1 Pt 2,20b-25
Gv 10,1-10
U Agenda Settimanale della Comunità
(Parrocchiale, Zonale, Diocesana)
DOM 4 ■ Cattedrale, h 10:30 / Celebrazione della Prima Comunione (1° turno).
lun 5
■ Salone parrocchiale, h 17:00 / Gruppo del “Monastero Invisibile”: preghiera per
le vocazioni (ogni primo lunedì del mese).
■ Oratorio, h 20:45 / Riunione del Consiglio Pastorale Interparrocchiale.
mer 7
■ Chiesa Santa Croce, h 17:30 - 18:30 / Adorazione Eucaristica.
gio 8
■ Salone parrocchiale, h 8:30 - 9:30 / Preghiera per le vocazioni.
■ Chiesa parrocchiale, h 20:45 - h 21:45 / Adorazione Eucaristica (ogni giovedì
del Tempo di Pasqua). Nella prima parte si celebrano i vespri.
v L’Orazione della Liturgia
(È l‘orazione pronunciata all’inizio dell’eucaristia
domenicale o festiva. Facendo spesso riferimento alle
tre letture, lungo la settimana può servire a ricordare la
Parola di Dio ascoltata).
O Dio, che in questo giorno memoriale
della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e
risorto, che apre il nostro cuore
all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a
noi nell’atto di spezzare il pane.
p Un minuto per Pensare...
Perdonate subito: risparmierete del tempo
prezioso e farete meglio la vostra digestione.
Card. O’Connell
sab 10 ■ Seminario, h 22:00 - 01:00 / Adorazione eucaristica notturna (h 22:00 - 24:00)
e veglia di preghiera (h 24:00 - 01:00), in occasione della Giornata Mondiale di
preghiera per le Vocazioni.
DOM 11 ■ Cattedrale, h 10:30 / Celebrazione della Prima Comunione (2° turno).
Pochi secondi per un sorriso
«Caspita! Ma ti sei mangiato un pugile?».
«Perché?».
«Hai l’alito che stende!».
Altre Notizie
■ Da giovedì 1 a venerdì 30 maggio, recita
comunitaria della Corona in chiesa parrocchiale, alle h 18:00 (prima dell’eucari-stia
feriale), nei giorni: lunedì, martedì, giovedì,
venerdì.
■ Si può aiutare, senza alcuna spesa,
l’Oratorio San Filippo con la Dichiarazione
dei Redditi (“cinque per mille”). Basta firmare sotto la dicitura: sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di
utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, della associazioni e fondazioni, e scrivere il codice fiscale
dell’Oratorio: 910 455 600 74.
Appunti e Noterelle...
Fratelli e Sorelle,
dal 20 aprile, giorno di Pasqua, siamo entrati nella “cinquantina” pasquale, la settimana di settimane che prolunga l’esultanza
della risurrezione di Gesù. Questo
“prolungamento” non altera il ritmo della
nostra vita, che continua, ahimè come
sempre, tra alti e bassi, tra vicende liete e
vicende tristi. Questo “prolungamento” della gioia pasquale in pratica trova espressione nella liturgia di questo periodo, che è
caratterizzata dai segni della gioia e della
festa. Ma, oltre che nella liturgia, il Tempo
di Pasqua può essere occasione anche per
una riflessione, un approfondimento più catechetico sulla risurrezione di Gesù (*).
Infatti, dobbiamo riconoscerlo,
l’annuncio «Gesù è risorto» è veramente
qualcosa di… innaturale, perché sappiamo
che l’unica cosa assolutamente certa della
nostra esistenza è proprio il fatto che dobbiamo morire. E dato che chi muore scompare dalla nostra esistenza, la cosa più logica da pensare è che sia scomparso in
senso assoluto: non esiste più. È questa
l’esperienza che l’umanità fa “da sempre”.
Eppure l’annuncio «Gesù è risorto»,
passando di bocca in bocca, ci ha raggiun-
ti, e ad esso abbiamo dato e diamo la nostra adesione. Siamo degli illusi? Qualche
critico del cristianesimo lo afferma con sicurezza: di fronte all’angoscia della morte, i
cristiani si sono inventati questa storia, che
serve a lenire la paura.
Storia inventata? Be’, in effetti, com’è
noto, i vangeli canonici non descrivono la
risurrezione in sé, ma soltanto la scoperta,
da parte dei primi testimoni, che la tomba
di Gesù era vuota. E questo fatto, in sé,
non prova nulla, e fa pensare invece ad un
trafugamento di cadavere.
Però uno degli evangelisti aggiunge,
nella descrizione della tomba trovata aperta e vuota, un particolare interessante, che
sempre più viene sottolineato dagli studiosi. Ed è su questo testo, peraltro molto noto, che vorrei comunicare qualche
«Appunto e Noterella…».
Cominciamo col leggere il passo in
questione, tratto dal vangelo di Giovanni:
“Il primo giorno della settimana, Maria di
Magdala si recò al sepolcro di mattino,
quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora
e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:
«Hanno portato via il Signore dal sepolcro
e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e
si recarono al sepolcro. Correvano insieme
tutti e due, ma l’altro discepolo corse più
veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non
entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro,
che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era
stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto
per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la
Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai
morti. I discepoli perciò se ne tornarono di
nuovo a casa” (Gv 20,1-10).
La parte che ci interessa è sottolineata, precisando anche che il testo greco originale, in questo punto, non brilla per chiarezza, mettendo seriafig. 1 mente alla prova i traduttori.
Per prima cosa
conviene specificare
che con la parola
“sudario”
non
s’intende, come spesso accade nel linguaggio comune, il lenzuolo che si usa per coprire o avvolgere un cadavere. Il sudario è
l’equivalente del nostro fazzoletto, e cioè
un pezzo di tessuto grande più o meno come uno dei nostri foulard, che gli antichi usavano per tergere il sudore. Se necessario, lo si piegava in diagonale, lo si arrotolava più volte su se stesso e lo si legava attorno al volto di un cadavere, per tenerne
chiusa la mandibola, fino all’arrivo del rigor
mortis, la rigidità cadaverica (proprio come
facciamo ancora noi oggi).
Con la parola “teli”
si intende invece propriamente il lenzuolo
funebre che, nel caso
degli ebrei, era un lungo tessuto che copriva
il corpo sia sotto che
sopra. Di solito, questo
telo veniva poi stretto
attorno alla salma con altre legature trasversali disposte lungo tutto il corpo. Probabilmente, nel caso di Gesù, quest’ultima
operazione non fu fatta, perché si prevedeva di compiere i riti di unzione e profumazione in un secondo momento, passato il
riposo sabbatico. È quindi probabile che il
corpo di Gesù sia stato lasciato nella tomba più o meno come mostrato nella fig. 1.
Ora, se si ipotizza che la risurrezione
sia avvenuta con la “smaterializzazione“
del cadavere, il lenzuolo che lo ricopriva si
sarebbe quindi afflosciato, “sgonfiato”, perché non più tenuto sollevato dal corpo al
suo interno. La stessa cosa sarebbe avvenuta per il sudario, il quale però, arrotolato
su se stesso e annodato, avrebbe conservato la forma a ciambella assunta avvolgendo il capo di Gesù.
La scena che si sarebbe presentata a
Giovanni, e che egli ha tentato di descrivere nel suo testo, doveva essere più o meno
come quella rappresentata nella figura 2, di
prospetto e di profilo. E si trattò di una scena molto eloquente per Giovanni, perché
egli intuì subito che nessun trafugamento
di cadavere avrebbe potuto lasciare i teli
funebri e il sudario in quella posizione.
Queste ipotesi sembrano essere confermate dalla sindone, nella quale le macchie di sangue sono prive di qualsiasi sbavatura, fatto che non avrebbe potuto verificarsi, qualora il tessuto, impregnato di sangue coagulato e quindi appiccicato alle ferite, fosse stato separato dalle stesse.
Qui arrestiamo la nostra riflessione,
pur affascinante, ma che, pur nel suo rigore scientifico, non trasmette automaticamente la fede in Gesù risorto. La nostra adesione a lui risulta quindi essere, ancora e
sempre, il frutto della grazia e della magnanimità di Dio. A lui la lode per sempre.
Carmelo
(*) Qualcosa del genere avevo tentato di
fare nel 2011, con la pubblicazione, in dodici “puntate” settimanali, del libretto La Risurrezione: realtà o fantasia?, di Richard
Bewes.
fig. 2
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