Scripta VOLant – Recensione a cura di Cosimo Dellisanti
Filologo, Scrittore, Giornalista, Pubblicista
Amiamo così tanto il viaggio perché siamo viaggiatori dentro. L’uomo è stato nomade per la
maggior parte della sua Storia, e oggi perché viaggiamo? Si viaggia per piacere, per lavoro… per
sfuggire al terrore e alla miseria della propria terra. E chi non può viaggiare fisicamente, può farlo
attraverso i libri.
I libri, a mio parere, sono il mezzo più sicuro, più economico e più rapido per viaggiare dove e
quando vogliamo. Si potrebbe dire che la Letteratura nasca col Viaggio. È il tema portante della
Letteratura mondiale. I racconti dei cacciatori e dei primi navigatori, che diedero origine ai miti:
Eracle, Giasone, Gilgamesh… e poi l’Odissea, l’Eneide, la Commedia di Dante – che è Il Viaggio – e
poi ancora il Milione di Marco Polo, le avventure di Robinson Crusoe, Capitano Nemo e Sandokan,
fino alla moderna fantascienza spaziale, che sogna viaggi verso mondi non ancora scoperti. E questo
libello che presentiamo oggi vuole essere una sorta di compendio della Letteratura del Viaggio.
“Scripta VOLant”, 20 poesie e 20 racconti in cui il tema del Viaggio è stato spezzettato e analizzato
in ogni sua variante, in ogni sua sfumatura. È un bel libretto, leggero, poco impegnativo, semplice da
portare con sé. Perfetto per viaggiare, insomma. VOLO ed EDARC sono riusciti a creare un
prodotto in cui il tema si confronta tanto nel contenuto quanto nella forma, il che lo rende un
esperimento parecchio interessante.
Quando lo leggerete, troverete che tanto i poeti quanto i narratori si sono scatenati. È un viaggio
totale, nello spazio, ma anche nel tempo. I poeti spaziano tra i generi e le forme più note di
componimento, dal sonetto alla canzone, al componimento breve alla meta-poesia, la poesia che
parla di sé, come quella di Debora Righetti, la quale poesia s’intitola appunto “Poesia”, che si
trasforma di verso in verso in un treno maleodorante, in un paesaggio verde e grigio, in una galleria
ombrosa. Se amate i sonetti classici, c’è Andrea Capobianco con le sue “Riflessioni”, in cui nomina il
più grande dei marinai, colui che disse “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e
canoscenza” per mezzo della penna del Grande Viaggiatore Toscano. Volete partire per un viaggio
breve? E allora potete leggere “Anelito”, di Chiara Balducci, sei versi che analizzano la parte più bella
di ogni viaggio, il Ritorno. “Ciottoli”, di Francesco Maria Trinchese, mi è piaciuta perché parla della
storia dell’uomo e del ruolo che il viaggio – e i sentieri – hanno avuto nel passato, e di come spesso si
cada nella Retorica del Viaggio, ossia: uno più macina chilometri e più è viaggiatore. Non è vero, si
può viaggiare ogni giorno, andando da casa al lavoro e ogni volta vivere il tragitto con occhi diversi,
così come possiamo ripercorrere la rotta di Magellano per intero e rimanere poveri come alla
partenza, se non si parte col giusto spirito di apertura. A chi piace la solennità, “Il gioco della Vita” –
la poesia vincitrice – darà musicalità e suggestioni, con richiami alla Creazione stessa, e alla Vita,
appunto, proprio perché l’Uomo è diventato tale nel momento in cui è sceso dagli alberi e ha iniziato
a cercare, e quindi a viaggiare. In cerca di che? Ma di compagni di viaggio, ovviamente.
Anche i narratori hanno dato ottime prove. Come dicevo, gli scritti in Scripta VOLant non ci
portano solo lontano nello spazio, ma anche lontani nel tempo, come nel caso di “Adriano: viaggio
nella memoria di Antinoo” di Edoardo Maresca. Una volta Valerio Massimo Manfredi disse che la
lettura è un buon surrogato della macchina per viaggiare nel tempo, e tolto il fatto che ogni scrittore
storico rielabora i fatti secondo la propria sensibilità, è un’idea affascinante e condivisibile. “Ali” di
Valentina di Rienzo è una storia tragica, e rimando a quel che dicevo prima, quando dicevo che si
viaggia per fuggire da situazioni drammatiche. “Eredità polare” di Veronica Santovito è una quest, una
ricerca concreta che si fonde a una ricerca interiore. Con “Quattro caratteri nel cortile” Francesco
Maria Trinchese fa meta-scrittura: scrivere è viaggiare e viaggiare è scrivere. Lo scrittore è un
viaggiatore perfetto: può spostarsi alla velocità del pensiero ovunque e in qualunque momento, dalla
Siria preclassica dei navigatori fenici fino a Marte popolata dagli astropiloti nel 3061. L’inchiostro è
l’unico carburante. E, se come me, siete affascinati dai confini del mondo – cioè quei punti che sul
mappamondo appaiono lontani e irraggiungibili, come Tromso, in Norvegia – allora vi piacerà “Il
mondo alle spalle”, il racconto vincitore di Laura Buizza.
Leggere questo libro è stato un viaggio delizioso. Mi auguro di ripeterlo, magari l’anno prossimo.
A ogni modo, continuerò a viaggiare per conto mio e spero che lo continuino a fare anche questi
autori. Lo scrittore che mi fece innamorare della carta stampata, Emilio Salgari, diceva sempre che
“Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”. Io, poi, quando faccio i bagagli metto sempre uno
o due libri. Non si sa mai che il treno faccia ritardo.
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RECENSIONE antologia ScriptaVOLant a cura di Cosimo