Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino EDITORIALE “IL VELACCINO” “Comunità” è una parola abusata, strumentalizzata, politicizzata. Eppure è quella che meglio descrive l’equipaggio dei Velacci, un gruppo di amici, uniti da una passione, che ha saputo trasformare quella che poteva essere una carretta del mare in uno splendido veliero. Tutti insieme, rimboccandosi le maniche per togliere i segni del tempo e grattare via il “vecchio”, per riportare alla luce l’essenza più pura del legno, rinnovarlo e mettere l’imbarcazione in condizione non solo di navigare, ma di essere ammirata ogni qual volta il vento ne riempia le vele. Il frutto di questo lavoro, il nostro veliero, non è questa rivista, che certo ne rappresenta la ruota di prua, ma il Forum da cui essa nasce, nel quale si raccoglie una comunità straordinaria: un insieme di persone con competenze, formazione e professionalità diverse, che la Vela ha unito e che ora possono davvero chiamarsi “amici”. E grazie a questa amicizia è nato il secondo numero de “Il Velaccino”, dove trova spazio la vela più pura, con i viaggi e la tecnica, ma anche l’arte e i racconti di un luogo tutt’altro che virtuale. Permettetemi un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno contribuito con i loro articoli a renderlo davvero speciale e a chi, lavorando dietro le quinte, rende possibile questa splendida navigazione. Buona lettura e soprattutto, buon vento! Tucano Marco Nicolò Perinelli Il Velaccino 1 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Giornale di Bordo Rio della Plata, tra “undidos” bassi fondali e “pamperi” Il navigante che imboccando l'ampia foce del Rio Il rio della Plata, non deve, il suo evocativo nome della Plata, si aspettasse acque pure e cristalline al colore delle sue acque, ma al fatto che da qui come il nome “Rio dell'Argento”, farebbe supporre, tramite il Parana, transitavano le chiatte che rimarrebbe fortemente deluso, doppiato il Capo di trasportavano l'argento del Perù fino a Buenos Punta del L'Este, sulla costa Uruguayana. Le acque Aires, dove era caricato sui galeoni per essere blu dell'Atlantico del Sud si faranno progres_ trasportato in Spagna, Rio dell'Argento significa sivamente di colore più verde e torbido, i fondali si quindi fiume della ricchezza e del denaro, tutt'oggi abbasseranno progressivamente, e continuando a gli Argentini chiamano “plata” il denaro. navigare verso Ovest, giunti all'altezza di Montevideo, il colore dell'acqua diverrà di un deciso Apparentemente non è un luogo molto invitante per marrone melmoso con fondali sempre più la navigazione a vela, in particolare se al suo triste pericolosamente vicini alla chiglia della barca. colore, si sommano i fondali bassissimi, gli innumerevoli relitti semi sommersi( gli “undidos”), Il Rio della Plata è l'estuario formato dal Rio le capricciose correnti di marea ed i violenti Parana, dal Rio Negro, il Rio Uruguay ed altri fenomeni meteorologici, di cui il più temuto è il numerosi fiumi minori, e costituisce il più vasto famigerato “pampero”. estuario dell'America del sud, dopo quello delle Nonostante questo a Buenos Aires vi sono circa settantamila barche da diporto di cui la gran parte Amazzoni. è a vela, e durante i fine settimana tutto il Rio è un fiorire di vele, un pullulare di regate per ogni classe, una vera festa della vela. Gli Argentini sono certa_ mente i velisti più appas_ sionati di tutta l'America Latina, anche se non sono molti quelli che lasciano le acque di casa, ma i pochi che lo fanno sono estrema_ mente preparati ed avven_ turosi. Una volta chiesi ad alcuni amici velisti Argentini perché navigassero tanto in un luogo non particolar_ mente propizio alla vela, la risposta fu tranciante ed esemplificativa: “Porque non tenemos otro lugar donde navegar!” (Perché non abbiamo altro posto dove navigare) un amico Uruguayano mi disse una volta in modo sarcastico “Porque los Argentinos non saben La carta nautica del Rio della Plata, è letteralmente costellate dai simboli di relitti che giacciono in fondali spesso poco superiori ai due metri. La traversata del Rio, da Buenos Aires a Colonia del Sacramento, in Uruguay è un vero e proprio slalom tra le boe che segnalano i relitti, e l'attraversamento del canale navigabile Bartolomeo Mitre, durante la navigazione viene spontaneo domandarsi perché vi siano tanti “undidos”, navegar...” (Perché gli Argentini non sanno navigare.) Ma la realtà è ben diversa, basta infatti assaggiare un “pampero” per capire come sia facile affondare in queste acque anche oggi in cui la posizione è data per certa dal GPS, immaginiamoci come fosse ancora più probabile non molto tempo fa! Il Velaccino 2 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Il “pampero” è un violento ed improvviso vento che proviene dalla cordigliera delle Ande, quindi da Ovest. Si sviluppa prevalentemente nei mesi estivi quando le acque del Rio si surriscaldano dopo un lungo periodo di forte vento caldo da Nord (“Norte duro Pampero seguro”- Vento da Nord forte, Pampero sicuro-), è difficilmente prevedibile, ma è annunciato da un “sigaro” nero che rotola nel cielo divenuto di colpo grigio. Dall'avvistamento del “sigaro”, che è inizial_ mente accompagnato da una improvvisa calma di vento, allo scatenarsi del fenomeno, intercor_ rono generalmente poco più di veniti minuti, poi come un colpo di cannone arriva la raffica che facilmente raggiunge i sessanta nodi, cade una pioggia torrenziale, la visibilità diviene nulla, le onde melmose si alzano ripide, corte e violente. La parte più forte non dura molto, ma non vi è altra soluzione che mettersi a secco di vele, e con il motore cercare in qualche modo di contrastare lo scarroccio che porta inevitabil_ mente verso la costa sottovento, o verso un basso fondale o un relitto. Ai tempi della navigazio ne a vela, le navi perdevano facil_ mente l'alberatura poi_ ché non avevano mate_ rialmente il tempo di ammainare tutto, Slocum quando navigava in queste acque col suo brigantino “Aquandek”, soleva dire di riconoscere i bastimenti “pamperinati” perché privi di alberetti se non di uno o più alberi. In queste condizioni arenarsi su un basso fondale, o urtare un relitto era estremamente facile, poi le onde aggressive pensavano in poco tempo a inondare il povero scafo sbandato e ad adagiarlo per sempre in pochi, ma fatali metri d'acqua. Anche oggi le barche a vela che affondano in questo modo non sono poche, ed alcune ne ho viste durante il mio soggiorno sul Rio della Plata, ed ho ascoltato al VHF i disperati appelli di skipper persi nel labirinto di secche ed “undidos”, ed incapaci, nonostante il GPS di trovare una via d'uscita. Ma nonostante queste difficoltà, spesso la navigazione sul Rio della Plata è anche piacevole, in particolare per il fascino delle città Coloniali della costa Uruguayana, o per la possibilità di rimontare il Rio Parana ed addentrarsi nel dedalo di canali del Delta, sempre tenendo ben presenti i bassi fondali, le forti e capricciose correnti di marea e i “pamperi”, beninteso! Luigi Ottogalli (luigiotto) Il Velaccino 3 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino METEO La Pressione Nel primo articolo si e' parlato di atmosfera concetto che,per ovvie ragioni,andrebbe approfondito in maniera più dettagliata,ma noi siamo qui non per fare un corso di meteorologia vero ma solo a dare le conoscenze basilari a chiunque voglia avvicinarsi a questa affascinante materia. Fatta questa premessa affronteremo un nuovo argomento sul quale e'possibile fare in futuro delle previsioni su un mezzo che prende il nome di carta isobarica,dove su di essa e possibile rappresentare i campi di pressione in superficie,ed e'per questo motivo che la pressione atmosferica giocherà un ruolo importantissimo a rappresentare su di essa, in maniera sintetica, i fenomeni atmosferici quali il vento e i vari centri di azione da dove e possibile capire anche la temperatura e la copertura nuvolosa in un determinato luogo. La pressione atmosferica rappresenta il peso della colonna d'aria in un determinato posto;essa dipende dalla densità dell'aria principalmente in funzione della sua temperatura. E’ opportuno sapere che la colonna d'aria è densa negli strati bassi dell'atmosfera ,mentre risulta essere più rarefatta negli strati superiori. E’ buona norma sapere che il valore della pressione è di 1013 hPa;sappiamo anche che i valori estremi vanno da 870 hPa (anticiclone della Siberia) a 870 hPa (grandi cicloni tropicali).Nelle nostre zone rimaniamo confinati su livelli che si aggirano intorno ai 950/1040 hPa. L'unita di misura della pressione e detta pascal “PA”che equivale a 100 (PA). Nel prossimo articolo tratteremo la famosa carta isobarica e cerchiamo di capirne il suo contenuto. Gennaro Perrone (Tenex) Il Velaccino 4 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Barche e Cantieri Alpa A42 by Sparkman & Stephens (1974-78) Nel 1969 il leggendario studio Sparkman & Stephens di New York disegnò, per il cantiere Alpa, una meravigliosa creatura: l'Alpa 12,70. L'Alpa 12,70, disegnata soprattutto per le regate, e' stata realizzata e ha iniziato a regatare nel 1971 ma si ritrovò con un rating troppo alto visto che, nel frattempo, era nato un nuovo regolamento di stazza che la penalizzava; il regolamento IOR . A quel punto, visto anche gli alti costi di produzione, l'Alpa non ha portato avanti quel progetto che nella testa di Cattadori era piuttosto ambizioso: produrre almeno 135 esemplari in pochi anni. Nasce così, nel 1973, dallo stampo dell'Alpa 12 70, su richiesta del cantiere allo Studio S&S, l'Alpa A42 con poppa tagliata e rialzo sopra al bottazzo. L’Alpa A 42 è un progetto di S&S del 73 entra in costruzione nel 1974 e rappresentando l’ammiraglia del cantiere. Nel progetto iniziale di S&S la barca nasceva per le regate d’altura, infatti nel 74 la prima Alpa A 42 (Zizanie, battente bandiera maltese) vinse la Middle Sea Race, nella sua categoria. Oggi è un 12 metri per la crociera pura , in diverse hanno fatto la traversata dell’ Atlantico (fra queste Eros e Vieux Malin) e almeno una anche il giro del Erica mondo( Mary Jane). Armata a ketch , opzionalmente a sloop, gli alberi passanti posano su un solido supporto imbullonato ai madieri sigillati in chiglia. Questi supporti godono della possibilità di scorrere per chiglia e per madiere in modo da poter permettere un perfetto centraggio dell’albero e l’equilibratura della barca. Le attrezzature degli alberi sono sovradimensionate in maniera di dare la massima sicurezza in ogni condizione. La stratificazione della coperta viene interamente rinforzata con un sistema a sandwich la cui anima è costituita da legno di balsa particolarmente trattato Erica Il Velaccino 5 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Questo sitema elimina le flessioni della coperta, la irrigidisce e le conferisce particolari proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. All’esterno si presenta libera con boccaporti rialzati e antisdrucciolo controstampato. Il pozzetto centrale , profondo e comodo, è protetto da un alto paraonde che ripara al meglio il suo equipaggio. Lo scafo, le cui forme armoniose e senza tempo si sposano con ottime qualità nautiche, è di vetroresina stratificato a mano in un unico blocco, caratterizzato da spessori importanti e differenziati a seconda degli sforzi che ogni singola zona deve sopportare. All’interno sono stati sigillati per tutta la lunghezza 6 correnti che ne rendono la struttura robusta e rigida. La zavorra è costituita da un unico blocco di Kg. 4500 ca. in fusione di ghisa inserita all’interno della struttura dello scafo e sigillata con vari strati di vetroresina. Nel blocco di zavorra è stato ricavato un pozzetto di sentina. Il timone è su skeg e l’asse elica è incorporata nello scafo. L’importante piano di deriva, lo skeg del timone e la profilata carenatura della linea d’asse, contribuiscono a mantenere facilmente una notevole stabilità di rotta a qualsiasi angolo di sbandamento, limitando il rollio e il beccheggio, anche con mare formato e vento teso, rendendo confortevoli anche le navigazioni impegnative. Le motorizzazioni previste erano affidate a potenti Ford/Perkins 80-90-100hp per ottenere una buona velocità di crociera a basso regime, con autonomia di circa 400 miglia. Gli interni nel progetto iniziale di S&S prevedevano 10 posti letto, vennero ridisegnati dall’architetto Alberto Mercati in collaborazione col cantiere e portati a 6/8, diverse le soluzioni proposte, tutte in grado di fornire privacy,grande capacità di stivaggio ed innegabile eleganza Il Velaccino 6 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Ne furono costruite 67 unità e l’ultima fu chiamata dal cantiere (col permesso dell’armatore) The Last Lady. 1974...una Alpa A 42 di nome Zizanie vince la Midle Sea Race - Skipper John Ripard, ideatore dalla competizione, taglia da vincitore il traguardo di Malta con la prima A42 costruita.. "L'equipaggio vincitore" "Zizanie traguardo della Midle Sea Race" Il Velaccino 7 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Nel 1976 lo studio S&S disegnò anche il progetto per un’eventuale delfiniera (progetto tutt’ora acquistabile presso lo studio S&S). Dopo il fallimento del cantiere Alpa, Zuanelli acquistò uno stampo e, apportando alcune modifiche relative a timone, zavorra e interni, mise in produzione lo Z42. Franco Bigonzi (bifrak) Il Velaccino 8 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino In crociera sull’ Harmony con una spesa ragionevole Progettata da Aldo Renai per la CBS, è una tipica imbarcazione da crociera. Buona la velocità e la stabilità di rotta. In tutte le andature la manovrabilità è buona e la regolazione delle vele è facilitata dal pozzetto centrele. La disposizione degli interni in tre cabine a nostro parere è discutibile anche se piace molto ai compratori. L’Harmony, con più di 130 esemplari naviganti, zitto zitto si è posto fra le barche a vela della sua categoria più vendute in Italia. Di questa barca lungo le coste italiane se ne incontrano parecchie, e la “base nautica” della C.B.S., nella Fiumara di Fiumicino, ne accoglie una vera flotta. Non si è abituati a vedere insieme tanti esemplari dello stesso modello. Quali i motivi di successo ottenuti dall’Harmony? Secondo me perché corrisponde ai desideri mediani di un alto numero di diportisti. Una barca tranquilla Ci troviamo davanti a una vela venduta a buon prezzo, consigliabile per l’abitabilità, la buona costruzione e le valide prestazioni veliche. Niente di eccezionale, per intenderci, ma neanche bidonate nascoste. È una barca alla mano e onesta come tutte le altre creazioni del suo progettista, Aldo Renai. L’Harmony è una tipica imbarcazione da crociera: i corridori si rivolgano altrove. Lo scafo presenta sezioni piene che assicurano una buona abitabilità e tranquille navigazioni, senza concessioni alla moda o alla stazza, e l’alberatura e l’attrezzatura sono ispirate alla stessa filosofia di navigazione. Anche con mare formato l’Harmony mantiene molto bene la rotta di lasco. Da notare lo smusso dello scafo che serve ad alleggerire le linee e migliorare il flusso del vento sulle vele Siamo usciti con l’Harmony in una giornata bella e fredda con vento teso di tramontana e mare molto corto. La barca aveva un anno di vita e ci ha cosi permesso di valutare la buona resistenza dei materiali che non accusano segni di sura o cedimento. Appena usciti in mare, con fiocco e randa terzarolata, ci siamo messi di bolina stretta: l’Harmony se la cava anche con mare formato e corto tipico della zona, naturalmente bisogna tener conto della sua vocazione crocieristica e consigliamo in questi casi di allargare di qualche grado e di far camminare la barca. Si naviga senza picchiare l’onda e ciò è dovuto alle sezioni di carena e agli slanci generosi. Unico aspetto fastidioso, se si va di bolina, con mare corto e barca sbandata, sono gli spruzzi che arrivano in coperta, favoriti dallo smusso dell’opera morta. Man mano che si allargano le andature si scoprono gli aspetti migliori dell’Harmony; buona velocità e stabilità di rotta: Nessun problema in poppa, grazie al generoso timone munito di una lunghissima barra che lo rende sempre molto leggero da manovrare. La presenza della cabina di poppa impone una barra del timone molto lunga i cui vantaggi Ben terzarolato, l’Harmony prende una nasata all’uscita di Fiumicino con mare corto di prua. Pur rallentando, la barca non perde troppo abbrivio e non scarroccia se si ha l’avvertenza di non stringere troppo. sono limitati dall’ampia escursione che impaccia un po’ i movimenti in pozzetto – ma ciò accade in tutte le barche a pozzetto centrale – e Il Velaccino 9 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Di bolina stretta, anche con mare formato, la barca passa pulita nell’onda. Lo specchio di poppa è ben alto sull’acqua ed è aiutato dal pozzetto centrale che porta verso prua il peso dell’equipaggio. Il pulpito interrotto permette una perfetta messa a segno delle vele di prua dalla impossibilità di usare il cielo della cabina per sdraiarsi o per issare a bordo il canotto. Esiste la possibilità di montare una timoneria a ruota che peraltro sconsigliamo per il costo e l’ingombro non giustificati dalle dimensioni dell’imbarcazione. 6 persone in pozzetto Piano Velico e degli Interni strumentazione e lo scorrevole del tambucio con un vasto riquadro in perpex fumè; sufficiente il pozzetto centrale il cui pagliolato amovibile mette a nudo batterie e motore. L’accessibilità è ottima e si può comodamente lavorare al motore – ispezionabile anche da un portello in cabina – per provvedere a tutte le operazioni di manutenzione. L’installazione è ben fatta, ma la coibentazione lascia molto a desiderare e il rumore in pozzetto e in cabina è fastidioso. L’attrezzatura di coperta è ben installata e le sue dimensioni sono logiche e pratiche; le uniche critiche riguardano il vang, un po “derivi stico”, e la robusta demoltiplicata scotta della randa che però durante le manovre infastidisce. All’interno l’abitabilità è buona anche se non condividiamo la in tre cabine dei volumi interni, dettata dalle richieste del mercato. A prua una tenda separa dal quadrato una doppia cuccetta a V, sotto la quale si possono riporre vele ed altri effetti. In tutte le andature a vela la manovrabilità è buona; le manovre e la regolazione delle vele sono facilitate dal pozzetto centrale, sufficiente per sei persone, che offre una buona visibilità. La coperta ha un disegno pulito, i passavanti sono comodi, ma si restringono per via dello smusso sulle fiancate e bisogna farci l’abitudine al momento dell’imbarco e sbarco. Il pulpito è interrotto ai due lati per consentire di mettere bene a segno il genoa. Sulla tuga troviamo un contenitore molto invogliante per incassare l’eventuale Il gavone dell’ancora è piuttosto ampio e profondo; date le dimensioni della barca un verricello non è indispensabile. Il bozzello a ponte è per il caricabasso del tangone che vediamo fissato in coperta con supporti in acciaio inox. Si notano anche le due bitte di ormeggio ed il pulpito interrotto Ben terzarolata, con il giusto angolo di sbandamento, cammina bene di bolina larga Il Velaccino 10 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino L’angolo della cucina è raccolto e pratico. Nella barca da noi provata era installata una macchina frigorifera coolatron che raffredda il vano ghiacciaia. Tutti gli sportelli hanno uno scorrevole trasparente. La pompa dell’acqua, contrariamente a quella elettrica del bagnoè qui giustamente a pedale Sul lato destro sopra la cuccetta, c’è il tavolo pieghevole per il carteggio e sopra il quadro elettrico. Il porta carte nautiche ha l’apertura un po piccola. La chiave della messa in moto del motore è sul quadro elettrico, ma avremmo preferito trovarla in un aposizione più vicina al timoniere. Nella cabina di poppa ci sono due comode cuccette, il “tavolino” da notte e due ampi armadi con chiusura a tela. Nell’armadio di sinistra, in vano isolato e areato è posta la bombola del gas acessibile dalla coperta. La coperta vista dall’estrema. Il tambuccio della cabina di poppa è apribile a compasso. Il pozzetto centrale ha il rivestimento di legno; anche il tambuccio scorrevole della cabina princilape ha un inserto trasparente. La consolle per gli strumenti può accogliere tutto il necessario per la navigazione. Il locale WC è rivestito in tessuto plastico. Il lavandino è stampata in un unico blocco con i mobiletti. Una piccola pompa elettrica espelle l’acqua della doccia che dovesse raccogliersi in sentina (la vera pompa in sentina è manuale e pesca dal vano motore stagno) L’apertura nella parete da accesso all’armadio per le cerate Il Velaccino 11 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Asportanto il pagliolato del pozzetto, che ha una cimetta di sicurezza in cabina, si accede comodamente al motore, in questo caso un Farymann da 20Hp. Un secondo paiolato amovibile piu a poppa permette di ispezionare le batterie. La parte fissa del pagliolato serve ad accogliere il basamento dell’eventuale timoneria a ruota. A prua di cucina e WC, ci sono le due cuccette con comodi stipetti e il tavolo con un’antina pieghevole. A prua le cuccette a V molto alte sovrastano una calavele; in cabina vi è anche un armadio con chiusura di tela Nel quadrato da prua a poppa ci sono due cuccette, sulle quali ecco stipeti chiusi e vani porta oggetti. A destra abbiamo l’angolo cucina con il fornello e la ghiacciaia, a sinistra il locale WC, con la doccia e l’armadio per le cerate. Sopra la cuccetta di destra troviamo il tavolo di carteggio pieghevole a leggio. Ridotti i volumi destinati alle vele Nella cabina di poppa, alla quale si accede separatamente, vi sono due buone cuccette corredato da un armadio e da piccoli ripostigli. Sotto le cuccette da una parte c’è il serbatoio del gasolio. Anche se naturalmente manca l’altezza in cabina sulle cuccette si può stare tranquillamente seduti. La divisione del volume abitabile in tre cabine separate per di piu dotate di stipetti e spazi sufficienti a riporre oggetti personali ha portato as una riduzione dei voumi destinati alle vele, ai parabordi ed agli altri accessori utili alla navigazione; nel pozzetto vi sono due piccoli gavoni sotto le panche e questo, insieme allo spazio nella cabina di prua, è tutto. Ma, come dicevamo in apertura, la peculiarità di questa imbarcazione è quella di essere equilibrata, sicura e molto ben messa a punto il tutto a un prezzo civile e questo è il motivo del suo successo Gianni Sacerdotti WALTER (Walter Paesani) Il Velaccino 12 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino La Banchina Mollare tutto…. è possibile??? Alzi la mano, chi, almeno una volta, non ha pensato di mollare tutto e scappare lontano, dall’altra parte del mondo… Le motivazioni possono essere diverse, voglia di conoscere il mondo, voglia di avventura, di libertà, voglia di scappare dalle pressioni quotidiane, voglia di vivere una vita diversa, se a tutto questo ci aggiungiamo una grande passione per il mare e per la vela, ecco il sogno di ogni velista: mollare gli ormeggi e prendere il largo. Si, ma dove? E soprattutto: quanto costa una scelta di questo tipo? Sulla banchina de ivelacci si è discusso molto dell’argomento, grazie anche alle preziose testimonianze di Sara e Luigiotto, due velacci che hanno avuto il coraggio di prendere il largo, Sara, con suo marito Francesco, a bordo di “Damiana”, un trimarano di 42 piedi, naviga sulla costa Pacifica del Messico, mentre Luigiotto solca i mari del Brasile con “Jonathan”, un cutter di 12 metri. Vivono a bordo delle loro imbarcazioni da qualche anno, e ci hanno potuto fornire molte indicazioni sui costi che si devono sostenere per intraprendere un’avventura di questo tipo. Le scelte che determinano i costi in maniera sostanziale sono due: la barca e il luogo dove navigare. La barca: quanto deve essere grande? Si dice che la sicurezza inizi a 33 piedi, mentre il comfort a 40’, tutto dipende dalle esigenze individuali, a cosa siamo disposti a rinunciare o semplicemente cosa è più o meno importante per noi. Il Velaccino 13 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Altra scelta importante è il luogo dove vivere, navigare, dalle esperienze dei velacci abbiamo potuto fare un confronto fra il centro-sud America e il Mediterraneo. Nel Mediterraneo molti “vagabondi” del mare scelgono la Grecia per svernare perché più economica, ma meno attrezzata, o la Tunisia come base per muoversi poi verso la Grecia o la Spagna, la Croazia è ben attrezzata ma più costosa, ma nel Mediterraneo le assicurazioni hanno premi più contenuti e i viaggi di rientro in Italia sono ovviamente più economici. In Sud-America il costo della vita è molto più basso (un terzo rispetto all’Italia), sia a bordo che a terra (svago, ristoranti, escursioni, ecc) , ma se si vuole rientrare in Italia (per esempio una volta l’anno) i costi vanno ad incidere sul budget annuale in maniera sostanziale. Per provare a fare un calcolo approssimativo dei costi Luigiotto (Sud-America) ci ha fornito un elenco delle spese che ha dovuto sostenere per l’anno 2008 con le percentuali: • • • • • • • • • marina 7% cambusa 11% svago e viaggi 20% gasolio, benzina e gas 1% manutenzione (ordinaria e straordinaria) barca 29% internet 2% viaggio di rientro in Italia 12% assicurazioni (barca e infortuni-malattia) 18% totale 21.000,00 euro. Bisogna anche tener conto di diverse variabili, come l’età della barca e il tipo di navigazione che si effettua (quanto lunga, quanto impegantiva, quante ore di motore...), una barca che naviga richiede molta manutenzione e non solo nei lunghi viaggi atlantici. Un dato è certo, la manutenzione della barca ha la priorità su tutto. In Mediterraneo l’inverno è più lungo, quindi è necessario passare parecchio tempo in un marina, nei mesi estivi i costi lievitano un po’ ovunque. Sulla base dello schema di Luigiotto, per vivere (in due) navigando nel Mediterraneo, in maniera dignitosa, senza troppe rinunce, una rendita mensile di 2.000-2.200 euro dovrebbe essere sufficiente. Nel frattempo, tra una riunione di condominio e una lite per il parcheggio, i velacci “ancorati” a terra continuano a sognare. Buon Vento Amaranta Il Velaccino 14 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Caravaggio I quadri esposti erano oltre venti, va da sé che non tutte le opere ti “acchiappano” allo stesso modo, alcuni ti coinvolgono in maniera particolare, altre ti comunicano meno emozione. Io non capisco molto di arte, ma se un dipinto mi coglie in profondità, comunicandomi sensazioni sconosciute e particolari, per il mio modesto punto di vista, sto guardando qualcosa di sicuramente grande. Fra i quadri che mi hanno comunicato sensazioni particolari ricordo:” la canestra di frutta”. Oggi alle ore 10.00 antimeridiane mi sono messo in fila per poter godere di una delle visioni più coinvolgenti che al giorno d’oggi si possano verificare. Dopo un’ora e venti di fila siamo riusciti ad entrare nella scuderie del Quirinale, uno dei palazzi di Roma fra i più belli e affascinanti. L’atmosfera all’interno della mostra è a metà fra il night e la posta. Nel senso che era pieno di gente e stavamo essenzialmente al buio. In questa opera tutta la frutta dipinta sembra fotografata. Si riconoscono le foglie che stanno appassendo, la mela bacata, la patina sull’uva, che ancora non ho capito bene come possa essere possibile realizzare; quello che coglie in questo quadro, come del resto in tutti gli altri, è la luce dorata, questa incredibile luminosità che pervade le opere, e proviene non si sa bene da dove, e che viene gestita dal pittore (siamo, ricordo, nel tardo ‘500) in maniera genialsublime. “Giuditta che taglia la testa a Oloferne”. La modella di questo quadro, sembra, fosse l’amante del mecenate di Caravaggio, marchese Vincenzo Giustiniani, banchiere, la ragazza di nome Fillide Melandroni, cortigiana, fu scelta da “Michele”, non si sa proprio bene in virtù di che cosa.... La scena è molto cruda, riprende l’istante (ecco il segreto di Michelangelo Merisi secondo me, riesce a dipingere l’attimo in cui si sta compiendo l’azione, esprime nella fissità di un’opera il momento in cui c’é il massimo del pathos ) in cui Oloferne viene decapitato dalla ragazza. L’espressione assorta di Giuditta sembra dire: ”che dici, po’ annà bene così, o je dò ‘n’antra bottarella?” Il Velaccino 15 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino “Cattura di Cristo nell’orto Anche qui il pittore indovina l’attimo della cattura di Cristo nell’ orto, mentre Giuda lo bacia, San Giovanni che fugge dalla scena urlando e le guardie che catturano il Cristo. Nella scena, in alto a destra si riconosce un autoritratto di Caravaggio, che nella fattispecie regge una lampada, come per facilitare il riconoscimento del Cristo, illuminando la scena. La cosa da notare è l’armatura della guardia in primo piano, è chiaramente seicentesca, mentre sarebbe dovuta essere quantomeno romana. “David con la testa di Golia” In questo quadro la testa mozza di Golia è rappresentata da un autoritratto di Caravaggio, il quale con questo gesto intende far sapere al mondo dell’epoca il fatto che lui era continuamente perseguitato, forse a torto, forse a ragione, dai governanti dell’epoca. Il suo modo di dipingere era chiaramente “oltre”, probabilmente per questo era fortemente osteggiato dal clero. Spesso e volentieri i quadri che gli venivano commissionati dalla chiesa erano sovente rifiutati; il motivo principale era che dovendo, per esempio, dipingere la Vergine Maria, lui prendeva come modella una prostituta, anche perché erano le persone che lui conosceva sicuramente meglio... Altri quadri che destavano l’attenzione del pubblico, come le due “cene in Emmaus”, diversissime fra loro, la prima con un Cristo giovane, senza barba, un Cristo che secondo me stava un po’ troppo bene per essere risorto da poco; mentre nella seconda opera, la diversa luce che coglie gli attori è la ragione per cui la gente rimaneva ferma in adorazione davanti a quell’opera. Carissimi rischio di diventare noioso, oggi è stata una giornata emozionante, il tempo trascorso in fila davanti alle scuderie, è stato ampiamente ripagato da “certe visioni”. Trovarsi di fronte ad opere realizzate nel tardo ‘500, e rendersi conto, oggi, di guardare delle “fotografie”, ti fa sentire veramente piccolo, piccolo, piccolo...... n abbraccio a tutti GIOVE Giorgio Veroli Il Velaccino 16 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino PESCA Spigola/Branzino La spigola (Dicentrarchus labrax), e uno dei pesci più insidiati dai pescasportivi, infatti può essere insidiata con diverse tecniche di pesca sia dalla barca che da terra. La spigola è un predatore costiero tra i più voraci, si fa apprezzare per le sue gustose carni e per sue generose dimensioni. L’inverno è la stagione che ci regala le più belle catture, ora analizzeremo alcune tecniche di cattura tra le più diffuse. ok, andiamo a insidiare la regina: La spigola o branzino o anche ragno vive generalmente in acque basse in prossimità di foci/estuari, dove l'acqua dolce s'incontra con quella salata. La spigola raggiunge dimensioni ragguarde_ voli oltre i metro per oltre 13 kg di peso, si nutre prevalentemente di pesci e cefalopodi, ma quando é in frenesia alimentare attacca qualsiasi cosa le passi a tiro (sorci compresi). La riproduzione avviene tra dicembre e febbraio periodo nel quale appesantita dalle uova si nutre di esche più statiche come granchi e gamberi. Le tecniche per catturarla sono svariate, ora prenderò in considerazione solo quella della traina costiera con artificiali Attrezzature traina costiera con artificiali Le attrezzature per insidiare la regina con gli artificiali devono essere molto leggere, le canne da 6/8 8/12 libre, monofilo in bobina massimo 0.35mm, terminali rigorosamente in fluorocarbon da 25/30mm. Il Velaccino 17 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Le esche artificiali Le esche artificiali piu' usate nella traina alla spigola sono gli intramontabili Rapala versione original da 7 a 13 cm in colorazioni diverse a seconda delle condizioni di luce, molto efficienti anche minows di altre marche (you zuri/yamascita ecc) non possono mancare i vari cucchiaini (gran pescatore/ Bliz ecc) e le classiche piume bianche o bianche rosse. Dove cercarla La spigola é un pesce abbastanza statico, si aggira notoriamente in prossimità di foci ma é facile trovarla all'imboccatura di porti o lungo le dighe foranee, o in fondali medio bassi ricchi di posidonia, dove si apposta in attesa di sferrare l'attacco al malcapitato pesce di passaggio, molto più rara in mare aperto. Periodi I periodi migliori per pescare la spigola sono quelli che vanno dall'autunno alla tarda primavera. Velocità di traina La velocità di traina sarà compresa tra i 2.5 a 4 nodi, variando a secondo delle esche che della limpidezza delle acque, più sarà grande l'esca maggiore sarà la velocità, più l'acqua sarà torbida più bassa sarà la velocità di traina. Tecnica Consideriamo sempre che siamo su una barca a vela, quindi non caleremo più di due canne, alle quali abbineremo due esche possibilmente di diverso colore, fileremo le esche tra i 35 e i 60 metri da poppa e regoleremo le frizioni dei mulinelli in maniera abbastanza dolce. Una volta allamata la spigola oppone una discreta resistenza che cala man mano che si recupera, assecondatela nella sua prima fuga, non abbiate fretta, munitevi di grosso coppo o guadino/salaio per issarla a bordo. Questi brevi e genuini consigli sono dati da esperienze personali, che magari non andranno bene per tutti, ma accontentatevi Il Velaccino 18 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino La pesca alla spigola con il vivo da terra. Le esche In questo caso utilizzeremo 1 o 2 due canne medio pesanti in grado di lanciare agevolmente 150/300 gr, il nylon in bobina sarà del 35/40mm, il terminale in fluorocarbon dello 0.40mm, amo 4/0 piombo a oliva da 50/70 gr. Le esche più gradite della regina sono in ordine; mugginetto, anguillina,sparlotto, e tutti gli altri pesci, si da preferenza al mugginetto per la facilità d'innesco, resistenza, reperibilità e conservazione (vivo). Le zone di pesca Le foci dei fiumi e i canali d'ingresso di stagni/lagune sono i posti ideali, ma anche nelle spiagge a ridosso dei porti, o dai moli dei porti dove sia consentito pescare. Ho pescato spigole un po' in tutta Italia, con le esche piu' diverse (gigione, triglia, sarda, sogliola, gronghetto, mennola, sugarello, salpa, mormora, seppia, granchio ed altri, quindi non abbiate timore di escare il primo pesciolino che catturate. I periodi Gli orari I periodi migliori sono sempre dell'autunno alla tarda primavera La statistica vuole che gli orari migliori sono quelli dell'alba e del tramonto, ma, occhio, la spigola mangia in concomitanza dell'alzarsi della marea fino al sua massima escursione. Il terminale quelli Il terminale che poi postero', deve essere semplicissimo, il classico long arm, cioè un solo bracciolo terminale lungo 80 / 120 cm, con piombo scorrevole e girella. L'innesco Un buon innesco è fondamentale per una buona pescata, durante l'innesco il pesce non deve subire delle lesioni che possano limitarlo nei movimenti, ma allo stesso modo l'innesco deve resistere al lancio. Tecnica Per evitare il distacco dell'esca il lancio va accompagnato senza strappi, anche perchè non é necessario raggiungere lunghe distanze. Una volta in pesca la lenza va tenuta moderatamente in bando, l'archetto va tenuto aperto bloccando la lenza sul manico con un elastichino (postero foto), per meglio controllare l'abboccata consiglio di inserire un piccolo pezzetto di polistirolo a circa 50 cm dall'apicale. Quando vedrete il polistirolo in acqua, lei ha abboccato, contate fino a 20 e ferrate vigorosamente, non siate precipitosi nel recupero e se siete sulla spiaggia non cercate d'incopparla, ma spiaggiatela dolcemente. Lory (Lorenzo Pusceddu) Il Velaccino 19 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino RADUNI Roma - Big Blue, visita alla Comar Mi è stato affidato il delicato compito di descrivere nel miglior modo possibile i raduni velaccioidi, svoltisi negli ultimi mesi. Non accade frequentemente di conoscere delle persone che leggono ciò che scrivi, ma talvolta può succedere o perche sei un giornalista, uno scrittore o, come nel mio caso perché sei un componente di un forum davvero simpatico. Nel momento in cui apro il messaggio del buon Walter, dove mi si chiede di buttare giù un articoletto, mille pensieri affollano la mia mente, roteando fra loro, sovrapponendosi, dilatandosi, per convergere poi in un ricordo dai contorni precisi, netti. Pian piano i fotogrammi prendono corpo in maniera tangibile, trasformandosi in attimi felici, indelebili, uniti da un fattore comune: l’amicizia. Dopo l’incontro di inizio anno con i velacci romani , più il bravo Murri , è un susseguirsi di eventi a catena ai quali non so rinunciare. Alla fine di febbraio si organizza un bel raduno allegro a Roma, dove stavolta sono presenti, oltre ai laziali, altri personaggi giunti da lontano. Iniziando da me, arrivato da Palermo in treno (ahimè) passando per Lorenzo proveniente da Giulanova, per finire con Vito venuto da Oristano . Il feeling che si instaura tra i velacci la dice lunga su questi tre giorni all’insegna del buon vivere e del divertimento. Iniziamo con ordine. Ci si vede la sera in un locale , il Ranch , dove manca solo John Wayne a completare il quadretto simpatico di questa cena, e iniziamo a conoscerci accompagnati da ottimo cibo e buon bere. Certo mai avrei immaginato, un giorno , di conoscere personalmente quasi tutti i velacci, ed ecco che pian piano li studio nella mia mente, cercando delle risposte tra i volti delle persone ai tavoli . Marina, bellissima donna accompagnata da un marito dalla bellezza holliwoodiana; Contender ,che a momenti mi spezza la mano in due, un omone dal viso buono e dolce; Federico un bravissimo ragazzo che svolazza da una sedia all’altra come se stesse provando le scene del suo martimonio futuro; Marco Luca , splendido risultato di in un esperimento in vitro dall unione di un seme cinese e uno europeo, già conosciuto a gennaio, è un gran signore che sicuramente diverrà mio vicino di casa a Corfu; Giove grande cicerone e chissà se non mi ha preso per i fondelli con la storia del gladiatore, a detta sua parente lontanissimo; Walter super piedipiatti in congedo, ma sempre con la licenza di sparare....minchiate; Logan, la stracciona che si presenta come la nuova spice girl piena di vitalità e bellezza a gogo; ed Amaranta donna affascinante, grande velista emergente alta quanto lo strallo di prua. Peccato: se avessi avuto 30 cm in più....... Ah, dimenticavo altri 2 superpersonaggi: Lorenzo, mio figlioccio ad honorem grande velista con una superba barca e con un gran cuore, consapevole della somiglianza sputata con Marlon Brando; e infine Vito, individuo solare e simpatico, sempre col sorriso in bocca che aspirerebbe alla carriera di mago per trasformare l’acqua della Fontana di Trevi in Merlot. Il Velaccino 20 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Cantiere Comar Conclusasi la prima giornata ci si vede l’indomani al cantiere Comar. Bella esperienza, soprattutto da parte mia che di barche in cantiere porto quelle degli altri, causa i miei continui tamponamenti nell’ormeggiare. E solo ora mi rendo conto quanto fatica costi la produzione di una barca! Dopo un risveglio travagliato, io, Lorenzo e Vito raggiungiamo gli altri velacci davanti cancelli del cantiere. Ad accoglierci la gentilissima Flavia che, armata di pazienza, ci spiega i vari passaggi per la costruzione degli scafi. Ammiriamo un 52 rs, un paio di 38s, in varie fasi di allestimento, poi i 41 s, i 45 s, e un 62 rs. Ma la ciliegina sulla torta è un comet 100, un’enormita nababbosa e facendo quattro calcoli, ci vorrebbero quattro generazioni degli Scalici per poterla comperare e mantenerla. Tra una spiegazione e l’altra, noto un uomo stile anni ‘70, viso da contrabbandiere e abiti da boss camorristico, e domando al nostro amministratore delle delucidazioni. Certo un uomo elegante che adopera un metro da muratore storpia la sua immagine. Rimango di stucco: è l’altro amministratore del forum ,Tenex un uomo ombra, che fesso fesso, in silenzio, manovra i fili del nostro bel giocattolo . E il metro? Scopro che sta misurando in larghezza e in lunghezza le paratie di un comet 52 feet, stessa meraviglia posseduta del bel Lorenzo, per posizionarci all’interno il suo Bisso two nell’eventuale burrasca in vacanza col nostro Marlon Brando. Certo con le burrasche non si scherza! Il Velaccino 21 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Chiaraluce & Big Blue Usciti soddisfatti dal cantiere, ci indirizzamo verso Chiaraluce, noto ristorante della Fiumara. Grande pranzo dove oramai i freni inibitori, grazie al buon vino, fanno parte del passato. Ci raggiunge il nostro Paolo Villaggio, pardon Montecelio, e notiamo in lui un accento stranissimo: è aramaico? No. Africano? No . Memorandum veloce e trovo la spiegazione : a forza di romper i cabbasisi con la bandiera belga è divenuto console ad honorem dei paesi fiamminghi. La presenza di Leonard non passa certamente inosservata, gli sguardi femminili sono tutti per lui, dalla graziosissima Logan alla lussuriosa ragazza dei tavoli. Che dire di Klaus? L’ho immortalato in un foto e se è vero che un personaggio famoso lo diventa ancor di più alla sua scomparsa, penso di avere il futuro pensionistico assicurato. Scherzo naturalmente, anche se comunque la tengo gelosamente depositata nella mia cassetta di sicurezza, non si sa mai.. Alla conclusione di questo idilliaco pranzo e ci incamminiamo verso il Big Blue. Maestosa fiera nautica, dove in tutta onestà fanno da sovrane le barche a motore, le bellissime hostess e pochissime imbarcazioni a vela. Chi compra qualche ricordino (Amaranta), chi beve una birra (Vituzzo), chi guarda le accompagnatrici (il sottosctitto), chi parla con gli Sbirri facendo propaganda per la sua prossima candidatura a Sindaco di Roma (Walter), e chi infine smonta alberi, carteggia carene, sistema i premistoppa (la simpaticissima Marina?. Ho anche il tempo di racimolare una magra figura, nello scambiare un campione mondiale di vela, Andrea Murra ,per un addetto alle sicurezza, con successiva tiratina di orecchie parte di Vito, il quale non fa che vantare tutti i sardi sparsi per il mondo. Il Velaccino 22 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino La stanchezza si fa sentire ed ognuno si prepara al rientro ai propri nidi, ed anch’io non vedo l’ora, in previsione del mio lunghissimo viaggio in treno del mattino successivo. Saluti e abbracci, qualche lacrimuccia e ci salutiamo col cuore gonfio di emozione. Sarò un romantico, e magari uno stupido credulone, ma in ricordo dei bellissimi momenti a Roma, c’è una frase che mi porterò per sempre dentro: “E viaggiando in treno il tempo scandisce i continui meravigliosi cambiamenti che avvengono nella mia mente, interpellando ed aiutandosi da un forbito e colmo memorandum degli ultimi episodi di questi giorni..... sto per addormentarmi cercando di inseguire tali ricordi.......GRAZIE, AMICI VELACCI ...... Fuitina Partenopea Giunto a Palermo, passano i giorni e sale l’astinenza velaccia. Non vedo l’ora di un nuovo incontro. Mi si presenta l occasione con il grande Nausica e la nostra moderatrice Sabina. Stavolta ho la compagnia del mio amico, Lello, compagno di tante battaglie, e dopo un viaggio epatico, scusate un viaggio in nave, sbarchiamo a Napoli Grandissime persone....ne è valsa la pena accollarsi 20 ore di nave! Sono quelli che ti fanno stare bene perché a te ci tengono davvero. Mi piace frequentarli, scopro due personaggi straordinari, ma il tempo, troppo breve, non è dalla nostra parte. Sicuramente queste 12 ore passate insieme le porterò sempre dentro, affermando con assoluta certezza che non può esistere un amicizia senza le regole del rispetto e della lealtà. Il Velaccino 23 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Nausica lo immaginavo come un essere curvo, biondo ossigenato, non tanto più alto del sottoscritto. Invece mi ritrovo un tizio molto affascinante che ti imbambola con le parole, altissimo e dotato dell’arma piu antica dell uomo: la sapienza. Sabina, dato il suo ruolo, la vedevo come una rompiscatole pronta a riprenderti su ogni frase o su ogni parola fuori luogo. Mi stupisce con la sua dolcezza e i suoi modi garbati. Più la guardo e più mi ricorda qualcuno. Ma chi ? Dopo una manciata di minuti metto a fuoco i ricordi della mia infanzia ed ecco presentarsi nei miei pensieri la figura di Wilma Goich , la moglie del duo musicale, i Vianello. Somiglianza davvero straordinaria! Non vorrei andare fuori tema, ma permettetemi di spendere due parole a favore del mio grande amico Lello. La sua partenza è quella di un pazzo: due figli di 16 e 13 anni, una moglie alla quale dice ,mentre sta cucinando, di assentarsi per due giorni...... Grande bordello, del quale ancora sta pagando lo scotto ...ma Lelluzzo non è tipo da farsi intimidire... Proseguendo il racconto, un grande compare! Ci mettiamo in macchina dopo esserci stritolati di abbracci, indirizzati verso un caseificio dove si lavora la mozzarella di bufala. Chiacchierata veloce con il titolare che ci omaggia di due confezioni da asporto e telefoniamo al quel simpaticone di Vito il quale ancora dorme, ma al suono delle nostre voci rinasce, scaraventandoci un carretto di parole non tanto comprensibili in dialetto sardo. Ci trasferiamo ad Agropoli per una uscita in barca assieme ad alcuni sub per iniziare la prima lezione di immersione ma le acque un po’ incavolate non permettono, ringraziando Dio , di calarci giù. E’ ancora un po’ prestino per il pranzo e Nausica decide per il volo, perché di volo si tratta….210 di velocità di crociera in autostrada….per farci conoscere la sua barca. Una meraviglia: rimaniamo incantati dalle ordinate e dal fasciame a vista. Una superba visione degna del proprietario. Ritorno altrettanto veloce ad Agropoli, dove ci accomodiamo al ristorante, rigorosamente all’aperto. Il Velaccino 24 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Pesce fresco, innaffiato da buon vino bianco, chiacchierata spensierata con risate di Sabina al limite dello svenimento e ci accorgiamo che si è fatto tardi. La nave parte alle 20 ed abbiamo 200 chilomentri da percorrere. I ricordi diventano vaghi, ma la voce di Vasco Rossi a tutto volume, con assoluta certezza ci accompagnha sino all’ingresso del porto. Parte il traghetto e pian piano le fidure dei due supervelacci napoletani svaniscono fra le tenebre. Andiamo in cabina e, mentre mi appresto a leggere Gli Intoccabili, ascolto il buon Lello dialogare con se stesso. E’ impazzito o il vino gli ha dato alla testa? No, penso, nulla di tutto questo! Sta ripassando le tattiche terroristiche da condurre l’indomani per la battaglia più difficile: affrontare Donatella. Faccio finta di nulla ed alla sua ennesima bestemmia, cado nell’oblio, sprofondando in un sonno così profondo da non sentire bussare, all’alba, alla nostra porta per avvertirci che la nave era già attraccata al porto da venti minuti Aspettando il prossimo raduno romano… Il Velaccino 25 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Il Sestante: parte prima La determinazione della latitudine e della longitudine si deve considerare un’operazione indispensabile per coloro che attraversano regioni poco conosciute o inesplorate e che solcano continuamente gli oceani. In mare aperto la navigazione astronomica è la tecnica più comune per determinare la posizione senza gli strumenti elettronici (per scelta o semplicemente perché manca la corrente per alimentarli oppure avviene un guasto). Per la latitudine si usa il sestante, per la longitudine si misura una differenza oraria con l’orologio. Le Effemeridi Nautiche impiegano coordinate che sono: • apparenti, ossia tengono conto delle variazioni periodiche (aberrazione, polodia, nutazione); • geocentriche, e cioè riferite al centro della terra; • riferite al centro degli astri; • espresse in funzione dell'ora (e data) di Greenwich. La posizione apparente di tutti i corpi celesti in ogni momento visti dalla terra è riportata nelle Effemeridi nautiche. Dunque per il calcolo della latitudine e longitudine basta utilizzare il sestante, un orologio ed una semplice calcolatrice. Gli astri impiegabili ai fini nautici sono: Sole, Luna, Venere, Marte, Giove e Saturno e le 66 stelle più luminose. Le coordinate fornite dalle Effemeridi sono essenzialmente la declinazione, che corrisponde alla latitudine, misurata da nord a sud dell’equatore celeste e dell’angolo orario di Greenwich, che si misura da 0° a 360° verso ovest dal meridiano di Greenwich. Il Velaccino 26 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino In altri termini, assumiamo la terra ferma al centro e tutte queste belle stelline che ci girano intorno proiettate su una sfera, con polo celeste, equatore celeste, mentre l'ascensione retta al posto della longitudine e la declinazione al posto della latitudine. Nota: il percorso del sole da est ad ovest si chiama eclittica solare ed è divisa in settori di 30°, ognuno dei quali corrisponde ad una costellazione zodiacale. Teniamo presente che il tempo deve essere calcolato tenendo conto dei secondi poiché, considerando la velocità di rotazione terrestre, un errore di un secondo può determinare un errore di posizione di un quarto di miglio (dunque il nostro orologio/cronometro deve essere molto preciso e sincronizzato eventualmente con un orologio atomico – vedi forum). La longitudine di un punto si trova calcolando la differenza oraria tra il meridiano del punto stesso e quello di Greenwich. Il Velaccino 27 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Ma veniamo all’oggetto dei desideri: il sestante Il Velaccino 28 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Il sestante è composto da: Specchio grande: è lo specchio mobile; Specchio piccolo: è lo specchio fisso; esso è diviso in due parti, una trasparente e l'altra riflettente; Alidada: è il braccio mobile su cui è fissato lo specchio grande; Indice: è la linea di fede posta sull'alidada; Lembo: è un arco di cerchio il cui centro coincide, per costruzione, con l'asse intorno a cui ruota l'alidada; su di esso è posizionata una cremagliera; Graduazione: scala graduata posta sul lembo che con l'indice consente di leggere il doppio dell'angolo di cui è ruotato lo specchio grande; Levette o bottone: consentono di scollegate l'alidada dal lembo per una regolazione grossolana; Vite micrometrica: vite tronco-conica che collega l'alidada al lembo e che, scorrendo sulla cremagliera, consente con il rullo la lettura fine dell'angolo; Rullo: tamburo micrometrico, graduato da 0 a 60 primi, con passo di mezzo primo; Cannocchiale: può essere astronomico (a forte ingrandimento e ad immagini rovesciate) oppure terrestre (a largo o piccolo campo ad immagini diritte); è allineato con lo specchio piccolo. Collarino: supporto del cannocchiale; può essere regolato per avvicinare o allontanare il cannocchiale dal piano del lembo, in modo da raccogliere una maggiore quantità di raggi luminosi dall'immagine diretta o da quella riflessa. Il sestante va sempre impugnato dalla struttura fissa e mai dal lembo; inoltre gli specchi sono delicati e devono essere toccati solo per la pulizia. Il termine sestante deriva dal lembo che è graduato di 60°, un sesto di circonferenza, ma poiché gli specchi sdoppiano la riflessione, è possibile misurare angoli fino a 120°. Questo perché il sestante si basa sul seguente principio di ottica fisica: << se un raggio luminoso subisce una doppia riflessione in uno stesso piano, l'angolo di cui esso viene deviato è il doppio dell'angolo formato dalle superfici riflettenti >>. Dimostrazione Il Velaccino 29 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino 2 a = 90° 2 c + b + 90° = 180° da cui b = 90° - 2 c z + a + 90° + c = 180° da cui c = 90° - a – z, da cui: b = 90° - 180° + 2 a + 2 z quindi: b = 2 z Quando l’alidada è a zero, lo specchio fisso dovrebbe trovarsi perfettamente parallelo allo specchio mobile. (altrimenti ricordatevi che in Italia siamo in GMT + 1). Una volta fatte combaciare le immagini dello specchio fisso e di quello mobile, si legge il valore dell’angolo (altezza osservata) sul lembo graduato. Si va a leggere il mezzo minuto più vicino. Ora prima di trattare delle correzioni da fare e delle formulette da adoperare per il calcolo dell’altezza di un corpo celeste, determiniamo subito la latitudine di un punto riferendoci all’altezza della stella polare. Ma vediamo come si usa il sestante. Impugnate il sestante dalla struttura fissa, fissate l’immagine dell’astro nello specchio mobile, dunque spostate l’alidada finché l’astro non è visibile. Ora ruotate il telaio del sestante finché il lembo inferiore non tocca l’orizzonte. In seguito basculate con delicatezza il sestante finché l’astro non è collimato su un punto dell’orizzonte esattamente sotto la sua verticale. Ora è il momento di registrare l’ora esatta al secondo, di solito in GMT Il Velaccino 30 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Per altezza si intende = angolo (angolo di elevazione) tra la direzione della Stella polare e l'orizzonte dell'osservatore. X = punto di osservazione HH' = orizzonte che è perpendicolare al raggio CX QX = direzione stella polare EX = arco di latitudine di X dimostrazione: angolo m = 90° angolo b = angolo e (angoli opposti al vertice) angolo e = angolo n (complementari dello stesso angolo c) quindi risulta che: angolo n = angolo b Quindi misurando l'angolo b (angolo di elevazione) della Stella Polare con il sestante, io sto misurando l'angolo n e quindi l'arco EX e quindi la latitudine di X. Veniamo ora al calcolo della longitudine di un punto, che abbiamo scritto che si calcola come differenza oraria tra il meridiano del punto stesso e quello di Greenwich. La terra ruota e nelle 24 ore tutti e 360 meridiani passano davanti al sole. 360 meridiani/24 ore = 15 meridiani ogni ora (60 minuti) 60 minuti /15 meridiani = 4 = cioè ogni 4 minuti passa 1 meridiano Quindi: trascorrono 15° ogni ora e 1 ° ogni 4 minuti. Quindi se nel luogo di osservazione è mezzogiorno solare vero e l'orologio (regolato sull'ora di Greenwich) segna le 15,20, mi trovo a 50° di longitudine W (15x3 +5); se segna le 9,20, mi trovo a 40° di longitudine E (15x2 +10) e così via ......... Ma un piccolo passetto indietro occorre farlo e cioè come si riconosce in cielo la stella polare La stella polare è la stella terminale del timone del piccolo carro (piccolo carro = orsa minore). Il Velaccino 31 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Alzate al cielo la vostra testa Individuate l'orsa maggiore (molto più facile da vedere = cerchio verde) al''interno trovate il grande carro (cerchio rosa) del grande carro individuate le due stelle indicate con le frecce gialle prolungate una retta immaginaria (blu) che è circa 5 volte la distanza tra le due stelle e trovate finalmente il NORD quindi vedete anche il piccolo carro ossia l'orsa minore. Il Velaccino 32 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Ora calcoliamo la latitudine la latitudine di un punto riferendoci all’altezza del sole. Vediamo cosa succede per un osservatore di nome Vitube posto nell’emisfero Nord. quindi c è la latitudine d è la declinazione (data dalle effemeridi per il sole) n è invece l’altezza calcolata con il sestante Dalla figura ho: c = 90° - d - n Vediamo cosa succede per un osservatore di nome Vitube posto nell’emisfero Sud. c= (n-90)+d Ora ruotiamo gli assi e rifacciamo i calcoli per la latitudine: N.B. con il termine bacinella stiamo ad indicare l’orizzonte. Emisfero nord c= 90-n+d Emisfero sud c= n-90-d Il Velaccino 33 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Quindi abbiamo: emisfero nord: c = 90° - n - d (in un caso), c = 90° -n + d (nell'altro caso) Notiamo che agli equinozi d = 0. Quindi dalle formule abbiamo che: d è la declinazione e si ricava dalle effemeridi con l'individuazione del mezzogiorno locale (come si calcola il mezzogiorno locale vi rimando al forum, dove trovate vari esercizi svolti); n è la misura che ci da il sestante, con le opportune correzioni da fare. emisfero sud: c = n - 90° + d (in un caso), c = n - 90° - d (nell'altro caso) Quali sono le correzioni da fare ? Ma l’altezza di un corpo celeste (in questo caso il sole) rilevata con il sestante deve prima essere corretta per poter ottenere la misurazione vera. n è l'altezza (angolo) misurata dal nostro sestante e si chiama altezza misurata, ma contiene un errore che viene detto errore d’indice o gamma del sestante. Il libretto in dotazione al sestante vi segnala il valore di questo errore. Quindi dobbiamo addizionare o sottrarre l'errore d'indice o gamma del sestante. n + o - gamma = si chiama altezza strumentale Infatti quando osserviamo un astro, i raggi attraversano l'atmosfera subendo una rifrazione (dovuta alla densità d'aria crescente) e quindi si incurvano. Ma anche l'immagine del nostro orizzonte marino subisce un effetto rifrazione, per cui si dice che i raggi dell'immagine subiscono una depressione. Dunque, come potete ben notare (vedi figura) a noi serve conoscere l'altezza vera e cioè h per fare i nostri calcoli e arrivare al calcolo della latitudine e longitudine. Domanda: ma r e d come si ottengono ??? Risposta: r e d si ottengono dalle effemeridi e più precisamente. L'angolo di rifrazione r dipende dall'altezza misurata, mentre l'angolo di depressione d dipende dalla elevazione dell'occhio in metri. Quindi si individua la riga e la colonna giusta in riferimento all'astro osservato. Dalla figura si dimostra che: n = r+h+d Quindi: (n +/- gamma) = r + h + d allora: h = (n +/- gamma) - r - d Il Velaccino 34 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Perchè non basta ancora? oltre alla rifrazione e alla depressione cosa dobbiamo ancora sapere ? C'è anche il semidiametro. Nel senso che all'altezza vera del lembo inferiore del sole dobbiamo aggiungere il semidiametro apparente che varia nel corso dell'anno. Infatti, il diametro apparente del sole varia durante l'anno perche l'orbita della terra e` ellittica e quindi il sole appare piu` grande o piu` piccolo perche varia la distanza terra sole... Quindi le correzioni da fare sono: h = (n +/- gamma) - r - d - sd cioè: altezza vera = (altezza misurata +/- gamma) angolo rifrazione - angolo depressione semidiametro apparente r,d, sd vengono fornite dalle effemeridi. P.S. il semidiametro apparente solo per sole e luna. Ma non basta, ci vuole ancora un'altra correzione, quale ??? Attenzione che molti fanno così (dipende dalle tavole: effemeridi, ciò vale per le effemeridi dell'istituto idrografico della marina): h = (n +/- gamma) + ((r + d + sd +p) - 1°) in modo che con le addizioni è più veloce il calcolo e perchè r,d,sd,p sono tutti primi. Dunque ,nelle effemeridi dell'istituto idrografico della marina preferiscono aggiungere dei termini additivi (la cui somma fa 1°) in modo da avere tutti i termini con il segno + (poi alla fine sottraggono quello che avevano aggiunto, cioè 1 °). L'occhio dell’osservatore (Vitube) non è al centro della terra, per cui bisogna tener conto anche dell'angolo di parallasse. Quindi le correzioni da fare sono: h = (n +/- gamma) - r - d - sd –p cioè: altezza vera = (altezza misurata +/- gamma) angolo rifrazione - angolo depressione semidiametro apparente parallasse r,d, sd, p vengono fornite dalle effemeridi In questo modo geniale, evitiamo di fare sottrazioni e le correzioni hanno sempre il segno +. h = altezza vera = (altezza misurata +/gamma) + ((angolo rifrazione + angolo depressione + semidiametro apparente + parallasse) - 1°) formula valida se usiamo le effemeridi dell'Istituto Idrografico della Marina Italiana. Finisco qui la prima parte che purtroppo non comprende tutte le quattro sezioni sviluppate all’interno del forum. Mi rendo conto che ci sarebbe tanto altro da scrivere, ma accontentatevi per ora di questa prima parte, augurandovi che con il prossimo Velaccino ci sia la seconda. Buon Vento dalla vostra adorabile canaglia, Giuseppe Romano (in arte Nausica) Un ringraziamento particolare e sentito all’amico Lello Vellati (in arte Vele) che ha collaborato alla stesura di questa prima parte. Il Velaccino 35 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Alberto Di Stefano “Il giro del mondo in barcastop” Ed. Feltrinelli RECENSIONE La vacanza in barca esercita su molte persone un fascino particolare: il mare, il senso di libertà, i panorami sempre nuovi e uno stile di vita diverso e in un certo senso esclusivo attirano parecchio. Dietro però alla facciata patinata si nascondono parecchie difficoltà che quasi tutti ignorano. Alberto Di Stefano, varcata da poco la soglia dei trent'anni, con un solido lavoro nella finanza milanese, compie “Il giro del mondo in barca stop” dopo aver mollato la sua ordinaria ma solida vita per un futuro all’insegna dell’improvvisazione e della precarietà, ma proprio per questo più stimolante. E così nel 2005, leggendo un annuncio sul giornale di vela Bolina che propone di presentarsi a Fiumicino per far parte dell'equipaggio di Okianos, una goletta di 21 metri che sta per salpare per i Caraibi, decide di avventurarsi alla scoperta di tante albe per i mari del mondo che lo porteranno da Fiumicino a La Spezia, passando per Algeri, Gibilterra, Canarie, Antille olandesi, Colombia, Galapagos, Polinesia, Fiji, Australia, Singapore, Sri Lanka, Corno d'Africa, Jeddah, Suez e Malta. In realtà quando decide di partire la sua idea è quella di viaggiare da un continente all'altro in aereo e intanto visitare il Sud America, l'Australia, l'Africa, l'Asia spostandosi con pullman, treni o voli interni. Nessun programma dettagliato, nessun albergo prenotato, la completa libertà di cambiare itinerario in qualunque momento ed invece, a Panama, scopre che esistono ancora gli avventurieri di una volta con cui imbarcarsi in cambio delle normali mansioni di bordo. Il libro da una parte è una sorta di diario di viaggio con la narrazione di avventure ed incontri, dall'altra un manuale su come affrontare un'esperienza di barcastop minimizzando i rischi e sfruttando appieno i benefici. Il Velaccino 36 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino I vari capitoli riguardano l’esperienza necessaria, la scelta dell’equipaggio e del capitano, le caratteristiche della barca, la durata del viaggio, le diverse modalità di viaggio negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, le formalità doganali, le spese da affrontare, i compiti dell’equipaggio, i pericoli e le emergenze, ma soprattutto gli aspetti psicologici della vita a bordo. E proprio quest’ultimo aspetto è il filo conduttore di tutta la sua esperienza poiché egli ritiene che si sottovaluti quasi sempre che la convivenza forzata in spazi ristretti generi molto spesso la nascita di dissapori che a lungo andare possono portare persino a compromettere la sicurezza della navigazione. Risulta significativo il fatto che partito dall’Italia con 10 persone, assiste al primo sbarco dopo una settimana fino a rimanere, dopo 4 mesi, solo in 2. L’alternanza tra la guida e il diario rendono questo libro particolarmente fruibile sia da chi cerca la narrazione delle avventure e delle disavventure affrontate in questo originale modo di viaggiare, sia da chi vuole informazioni, suggerimenti, trucchi e consigli per un viaggio di questo tipo. Anche per decidere di non partire. LOGAN (Valentina Pagnozzi) Il Velaccino 37 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Bernard Moitessier Molti dei Navigatori solitari divenuti grandi miti della storia della Vela li abbiamo conosciuti e imparti ad amare attraverso i loro diari di bordo spesso calandoci in pagine di vita vissuta per mare. Storie che spesso hanno contribuito a far nascere in noi quel “tarlo” che sempre bisbiglia che non ci vuole poi tanto a decidere di navigare per il mondo, ciascuno secondo le proprie capacità/necessità e i propri sogni. A Moitesseier va il merito di aver radicato in un’intera nazione la tradizione della Vela. In seguito non solo la Francia ha abbracciato la sua filosofia di una vita vissuta per il mare, di una concetto di Vela non solo fatta di grandi regate e di competizioni, approccio non meno valido che andava affermandosi in quegli stessi anni grazie al talento di Taberly o di Chicistrer Bernard Moitesseir nacque ad Hanoi in Indocina nel 1925, la ebbe giovanissimo il suo primo approccio con il mare e con la vela. Nel 1947 a 22 anni, abbandonò l’idea di dedicarsi all’azienda del padre e iniziò a darsi al cabotaggio commerciale nel Golfo del Siam. In seguito Moitessier si da alla vera navigazione d’altura assieme al suo amico Pierre Deshumeurs con un vecchio ketch di 12 metri, lo Snark, partirono verso l'Oceano Indiano. Incuranti delle pessime condizioni dello scafo i due amici arrivarono a Singapore, ma il vecchio Snark, che faceva acqua da tutte le parti, non fu in grado di proseguire oltre e gli intrepidi navigatori tonarono in Indocina, dove Moiteserier acquistò una giunca di legno a cui diede il nome a cui diede il nome di “ Marie Therese” , che era la donna di cui era innamorato . Con il Marie Therese Bernard Moitessier traverserà in solitario l'Oceano Indiano, ebbe varie avarie ma per la vedrà nella sua barca molto di più che un semplice mezzo sul quale navigare e inizierà quella “vita da Vagabondo dei mari” che lo accompagnerà per sempre Purtoppo Bernard e il Marie Therese, dopo aver attraversato l'Oceano Indiano da Nord a Sud ed essere passati indenni per il monsone, Bernard si schiantarono sugli scogli delle isole Chagos, a causa di un errore di carteggio. Dopo il naufragio si trasferì alle Mauritius, povero e senza barca si dedicò a vari lavori che riusciva a trovare, dalla pesca subacquea o il segretario per il console francese. Dopo tre anni alle Mauritius, Moitessier riesce a costruirsi un'altra barca, il Marie Therese II, con la quale salperà di nuovo e vivrà le straordinarie avventure descritte nel suo primo libro: "Un vagabondo dei mari del sud". Una volta risalito l’Atlantico la cattiva sorte si abbatterà di nuovo sul Navigatore francese. Nel 1958, mentre naviga nel mar delle Antille probabilmente a causa della stanchezza dovuta a tre notti al timone, perso dal sonno non si sveglierà in tempo per evitare che il Marie Therese II si schiantasse sugli scogli dell'Isola di San Vincenzo. Il Velaccino 38 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Bernard di nuovo solo e poverissimo, si imbarcò su una petroliera raggiunse la Francia, dove riuscì a trovare lavoro (un impiego di rappresentante di farmaceutici). Iniziò quindi a scrivere il suo primo libro:"Un vagabondo dei mari del sud”. Il 1961 per Bernard è un anno speciale: si sposa con Francoise e inizia la costruzione della sua più celebre barca: Joshua. L'architetto navale Jean Knocker eseguirà gratuitamente i disegni del Joshua, seguendo le richieste dello stesso Moitessier che pensava ad una barca concepita per affrontare i più gli Oceani del Grande Sud. Il Joshua verrà armato a Katch con due pali telegrafici a fare da alberi e tutto rapportato ad essere semplice d economico. Il Joshua viene varato con lo stretto indispensabile per navigare e Moitessier così si lancia in due anni di scuola vela in Mediterraneo. Nel '63 partirà con la moglie per arrivare fino in Polinesia, navigando dall’Atlantico alle Galapagos, scoprendo il resto dell’ Oceano Pacifico,Polinesia, Marchesi e da Thaiti la grande avventura Bernard e Francoise Moitessier compiranno la traversata Tahiti - Alicante via Capo Horn: quattordicimila miglia senza scalo. Tornati in Francia il diario di bordo diventerà un libro tra i più famosi libri di mare: "Capo Horn alla Vela". Le necessità editoriali, la vita “del pesce a fuor d’acqua”di terra, fanno si che questo libro risulti molto diverso da “Tamata ” e forse anche nell’uomo Bernard questa vita a terra pesava molto. L'occasione ideale per Moitessier si presentò quando il Sunday Times lo invitò a prendere parte alla prima regata intorno al mondo per solitari, senza scalo, con partenza da un qualunque porto dell'Inghilterra e ritorno dopo aver passato i tre Capi. Il premio messo in palio dal Sunday Times era di 5000 sterline. Tutti sappiamo del gesto “folle e affascinate” di Moitessier che al comando della regata, iniziata la risalita verso dell’atlantico decise di tornare in Pacifico e ritirarsi dalla competizione per “Navigare”. Lanciato ad una nave di passaggio, con la sua fionda, un messaggio dove spiegava la sua necessità di restare in mare, Bernad mise la prua verso la libertà. Dopo un giro del mondo e mezzo, si arresterà a Tahiti, dove inizierà la scrittura di "La Lunga Rotta". In Polinesia si dedicò alle più disparate esperienze anche come agricoltore aiutato dal suo ingegno maturato in una vita per mare. Nonostante fosse povero in canna, Bernard decise di destinare i proventi dei suoi diritti d'autore per un nobile scopo: la "ricostruzione della Terra" su basi che non fossero quelle dell'egoismo, del consumismo e delle guerre. Progetto questo assai più difficile che attraversare i tre oceani. Il Velaccino 39 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Così Bernard di ritirò in un atollo sperduto della Polinesia insieme alla sua nuova compagna Ileana, e al suo figlio Stephan , mentre in Francia tutti si chiedevano che fine avesse fatto, diede vita ad una nuova crociata ecologica: con una lettera aperta ai sindaci dei comuni francesi, li invitò a piantare alberi da frutto lungo le strade, simbolo della vita e della creazione: il primo che avesse risposto sarebbe stato premiato con un assegno di 15000 franchi! In tanti risposero a quell'appello e capita girando la Francia e la Corsica di vedere degli alberi con vicino una targa che ricorda che quella pianta è stata messa a dimora in occasione della campagna promossa dal Navigatore francese. Frattanto Bernard si lancia in una nuova avventura: trasferitosi in California insieme alla sua famiglia, avvia una serie di conferenze e dibattiti, discutendo delle tematiche a lui care, dall'ecologia alla pace nel mondo, e commentando le straordinarie immagini del giro del mondo che filmò con una cinepresa 16 mm durante la Lunga Rotta, filmati che possiamo ora trovare facilmente disponibili anche su internet. E' il 1982 quando insieme all'attore Klaus Kinsky, mentre si trovava all'ancora davanti a una spiaggia messicana, venne travolto da un terribile quanto insolito ciclone. Così il destino volle che la sua magica barca sopravvissuta alle terribili burrasche dei Quaranta Ruggenti, finiva spiaggiata e disalberata in uno dei mari più tranquilli del mondo. Grazie a una campagna di solidarietà lanciata da alcune riviste nautiche, e al contributo dei suoi amici, a Bernard verrà costruita una nuova barca: un cutter in ferro di dieci metri, dal nome Tamata, che significa tentare (così i polinesiani avevano soprannominato Bernard ). Grazie a Tamata, Bernard ritorna a Tahiti, ed intraprende la scrittura di quell'opera che lo avrebbe coinvolto per i suoi ultimi anni, la sua biografia. Frattanto conosce Veronique, che lo convincerà a trasferirsi a Parigi per continuare là, lontano dalle distrazioni del sole e degli amici, l'impegnativo lavoro che aveva intrapreso. Moitessier era già malato da un terribile male, un cancro alla prostata che non esiterà a chiamare "la Bestia", e che gli verrà diagnosticato nel 1989. Lo scafo robustissimo del Joshua riportò solo qualche ammaccatura, ma l'attrezzatura venne completamente distrutta. Troppo povero per poter restaurare Joshua, e troppo vecchio per poterlo gestire, Bernard decise che era meglio liberarsene, e lo fece nel modo che gli era più congeniale: lo regalò a due ragazzi che lo avevano aiutato a disinsabbiarlo! Bernard affronterà quest'ultima sfida con il coraggio e la dignità che lo avevano sempre contraddistinto, riuscendo a completare quel libro cui aveva dedicato tutta una vita, "Tamata e l'Alleanza", nel quale ha racchiuso i suoi più intimi ricordi, le sofferenze, le gioie, gli insegnamenti della sua vita straordinaria. Il Velaccino 40 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Nel 1990, Bernard sempre più vicino alla sua dipartita ebbe una bella notizia che rinnoverà il suo entusiasmo e gli darà una gran gioia: il Joshua, la Sua Barca della Lunga Rotta, era ancora "vivo" e lo aspettava al museo marittimo di La Rochelle per una gran festa. Patrick Schnepp, il direttore del museo, aveva acquistato il vecchio ketch dai ragazzi ai quali Moitessier lo aveva regalato per restauralo completamente, ed ora non aspettava che far rincontrare ì due vecchi amici. Bernard riuscirà a combattere contro “la bestia” e sopravvivere fino al 16 giugno 1994. Riuscirà a concludere il suo libro e rivedere la sua amata Indocina. Le pagine conclusive di Tamata e l'Alleanza ci trasmettono l'immagine di un uomo sereno ed in pace con se stesso, che affronta la morte con la stessa semplicità con cui ha vissuto la sua vita. Quando morì Moitessier, stroncato dal suo male aveva lasciato la volontà di venir seppellito nel piccolo cimitero di Bono in Bretagna del sud e il direttore del Museo Marittimo di La Rochelle condusse il Joshua nel Golfo sottostonate al cimitero affinchè alla sepoltura fosse presente anche la sua Barca. Quando si entra nel cimitero di Bono e si osserva tutto il Golfo intorno si capisce il perché Bernard Moitessier lasciò questo desiderio per la sua sepoltura. Marina (Marina Ferrieri) Le citazioni di testo e le immagini qui contenute sono state inseriti ai sensi della legge 633/41 art. 70 comma 1: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purchè non costituiscano concorrenza alla utilizzazione economica dell'opera." Il Velaccino 41 Http://www.ivelacci.com/ N°2 18 aprile 2010 Il Velaccino Il Velaccino 42