40
L’ I N C H I E S T A
Lunedì 27 Maggio 2013
Le priorità delle parti sociali nelle proposte presentate al ministro Enrico Giovannini
Troppi ostacoli all’occupazione
Ridurre costi, burocrazia e vincoli per creare lavoro
DI
Pagine a cura
SIMONA D’ALESSIO
A
bbattere, come birilli su una pista da
bowling, gli ostacoli
che impediscono le
assunzioni di giovani e il
mantenimento dei dipendenti nelle imprese col fiato
corto per la crisi: troppo alte
le spese (fiscali, amministrative, previdenziali) per
dotarsi di nuovo personale,
eccessiva la burocrazia per
aprire le porte dell’azienda a
un apprendista, sconfortanti
i limiti (periodo di intervallo
e causale) imposti per la stipula di un secondo contratto a tempo determinato. E,
ancora, scarsa l’efficacia dei
servizi per l’impiego mentre
una «alleanza» fra strutture
pubbliche e private, valorizzando la somministrazione
e la formazione, potrebbe
migliorare il collocamento
e la selezione di personale
specializzato, di cui le aziende hanno tanto bisogno. La
galassia delle parti sociali
stila l’elenco delle priorità
per far uscire dal pantano
il nostro mercato del lavoro,
sottoponendo un ventaglio di
proposte al governo di Enrico
Letta e al ministro del welfare Enrico Giovannini, che
incontrando i rappresentanti di associazioni e sindacati, la scorsa settimana,
aveva espresso la necessità
per palazzo Chigi di rispettare «un vincolo finanziario
rilevante», rimandando le
decisioni sugli interventi
alla fine del mese di giugno,
quando l’Italia, al termine
del vertice dell’Unione europea, conoscerà l’entità delle
risorse che potranno essere
dispiegate sul piano per il
rilancio dell’occupazione. Il
comune sentire è che, con
poco meno di tre milioni di
persone senza un impiego, in
Italia, non c’è più tempo da
perdere: nelle conversazioni
con IOLavoro, infatti, si evidenzia l’importanza di semplificare e sburocratizzare
le formule contrattuali
esistenti e riviste lo scorso anno nell’ambito della
legge 92/2012, la riforma
di Elsa Fornero (dal tempo
determinato all’apprendistato, che deve essere reso
maggiormente attraente per
le imprese, e contestualmente, deve consentire al giovane
di effettuare una esperienza
formativa e professionale valida), ma anche
di ideare misure per far
ripartire gli
investimenti
infrastrutturali da cui
potrebbero
nascere
Enrico Giovannini
CONSULENTI DEL LAVORO
opere importanti per la collettività e preziose opportunità occupazionali.
Il sostegno al reddito è
centrale per i sindacati, che
reclamano risposte sulla
platea degli esodati e sugli
ammortizzatori sociali in
deroga. Ma per favorire
il ricambio dei posti,
si scommette sulle potenzialità della «staffetta generazionale»,
mezzo indispensabile
per incoraggiare da un
lato l’uscita graduale
dall’azienda per coloro che
stanno maturando i requisiti
per andare
in pensione (e sono
molto vicini al
traguardo), con
i contributi
persi
che andrebbero
« c o -
perti dallo stato» e, dall’altro
l’inserimento di nuove leve
nel mercato, che appare alla
maggior parte degli interpellati asfittico e «vischioso».
Nessuno s’illude, tuttavia,
che senza una ripresa economica ed un innalzamento progressivo del prodotto
interno lordo si riescano ad
agguantare grandi risultati
per invertire la tendenza, e
abbassare il tasso di disoccupazione nella penisola. Al di
là, infatti, dei piccoli aggiustamenti che potranno essere
effettuati, della manutenzione normativa, degli interventi con l’uso del «cacciavite»
(espressione utilizzata da
Giovannini, nel corso del
vertice ministeriale), il tam
tam delle parti sociali è uno
soltanto: occorre mettere in
campo una strategia strutturale, con incentivi seri e non
di breve durata per le aziende, inducendole a riaprire il
capitolo delle assunzioni e
delle stabilizzazioni di personale già in servizio. La sfida
è imponente. Ma la posta in
gioco è più elevata.
CNA
Sgravi fiscali per i nuovi assunti
Apprendistato semplice
Una forbice per «tagliare il costo del la- un accorpamento giuridico del contratto
voro, anche attraverso la razionalizza- intermittente», per giungere così a un’unizione di tutti gli interventi e gli incentivi ca previsione contrattuale di prestazione
da mettere in campo» per restituire linfa occasionale.
vitale alle piccole e medie imprese «mo- Per dare respiro a soggetti produttivi e
tore delle nostra economia». Ogni giorno, chance alle persone, tuttavia, occorrono
dichiara Marina Calderone, presidente sforzi tangibili: la guida del Cno mette
del Consiglio nazionale dei consulenti del sul tavolo l’idea di uno sgravio fiscale per
lavoro, «siamo al fianco di chi ha le redi- 5 anni sulle retribuzioni da erogare per
ni di un’azienda, ne conosciamo i bisogni, gli assunti a tempo indeterminato con
sappiamo quanto sia indispensabile per età inferiore a 30 anni o superiore a 50,
la crescita un più facile accesso al credito, «nella misura totale per gli stipendi fino
una concreta semplificazione della buro- a 40 mila euro oppure del 50% per quelli
crazia, l’adozione di un welfare moderno, oltre i 40 mila euro, e non oltre 80 mila».
nonché misure di accompagnamento per Inoltre, si potrebbe destinare all’impresa
l’ingresso nel mercato». Appellandosi al go- che stabilizza i suoi dipendenti a termine
un onere contributivo agevoverno di Enrico Letta, sollecita di «rivedelato per 3 anni: nella mire la flessibilità in entrata, evitando l’utisura pari a quella degli
lizzo di norme troppo rigide come quelle
apprendisti per i giovausate finora per i contratti a termine,
ni fino a 30 anni, o del
«sospendendo l’obbligo di indicazione
50% per gli over30. Le
della causale tecnico/organizzativa per
aspettative sono elevai contratti avviati entro il 31 dicembre
te, fa capire Calderone,
2016, e congelando i periodi di interruche attende che l’esecuzione obbligatoria fra due contratti».
tivo «rispetti gli impegni
Va, poi, dato impulso all’apprendistapresi e si attivi da subito:
to, stabilendo uno «standard
la gente», riflette, «non ha
formativo statale riferito ai
più né il tempo, né la
contenuti di base, trasverpossibilità di paziensali e professionalizzanti
tare ulteriormente
con realizzazione di un
per l’introduzione
piano di acquisizione di
di misure utili allo
competenze unico per
sviluppo.
tutte le regioni»; per
Dopo la confusione
sbrogliare la matassa
politica ed istitucontrattuale, inoltre,
zionale dell’ultimo
si invita ad innalzare
periodo», si ramil «limite economico
Marina Calderone
marica, «le condiqualificatorio del lazioni dei lavoratovoro accessorio nelle
ri e delle imprese
imprese e negli studi
vanno progressiprofessionali a 8 mila
vamente peggioeuro (per lavoratore,
rando».
per anno), operando
Prioritario «semplificare l’apprendistato», sfrondando
tutti gli «addentellati tecnici che scoraggiano qualunque
parte datoriale volenterosa ad assumere un giovane».
I riflettori della Cna, Confederazione nazionale della
piccola e media impresa e dell’artigianato, sono fissi
sulle aziende che chiudono e sull’emorragia di opportunità d’impiego, visto che in Italia la disoccupazione
complessiva è arrivata all’11,5% (2.950.000 persone).
Per quel che riguarda il primo punto su cui s’invoca
l’intervento del governo, l’opinione di Stefano Di Niola, responsabile del dipartimento relazioni sindacali, è
che il modello si presenta come un labirinto di «norme
regionali e nazionali, a volte le une in contraddizione
con le altre, e poi contratti collettivi. Basti pensare
al libretto formativo del cittadino su cui bisognerebbe
registrare le esperienze di apprendimento del ragazzo,
ma che, in realtà, è stato attivato soltanto a livello
sperimentale in alcune regioni. In questo strumento»,
specifica, «ci sono due questioni che vanno eliminate
subito: le regole sulla stabilizzazione degli apprendisti,
ossia l’obbligo, per poterne assumere di nuovi, di aver
tenuto in servizio qualcuno di quelli precedentemente
formati. Non è normale, perché se la persona non arriva ad avere le competenze adatte, è ingiusto imporre
all’imprenditore di tenerla, invece di dare una chance
a un altro candidato». Il secondo aspetto da correggere
è l’aumento del costo del lavoro sul contratto: va messo
in luce come, nelle imprese artigiane, per i lavoratori
«ordinari» si paghi all’Inps lo 0,9% di contributi previdenziali «mentre grazie alla riforma di Elsa Fornero
per i contratti di apprendistato, la percentuale sale
all’1,61%».
Capitolo spinoso per la Cna la copertura, «appena avvenuta, degli ammortizzatori in deroga, prelevando denaro dai fondi interprofessionali e da quelli previsti per
la decontribuzione». Di Niola capisce l’importanza del
«sostegno al reddito dei dipendenti, tuttavia bisognava
differenziare la destinazione di finanziamenti». Infine,
urge «rimodulare la flessibilità in entrata» con una sforbiciata all’intervallo fra i contratti a tempo determinato,
però, conclude, il governo «deve innescare politiche per
creare nuovi posti: potremmo avere le forme di inquadramento più vantaggiose al mondo, ma senza risorse
in circolo, sarà arduo riattivare le assunzioni».
L’ I N C H I E S T A
ASSOLAVORO
Lunedì 27 Maggio 2013
41
CONFPROFESSIONI
Servizi pubblici e privati in rete
Termine senza stop-and-go
Una «partnership» fra servizi per il lavoro nazionale, «il manifatturiero in particolare»,
pubblici e privati che rinvigorisca il colloca- le varie soluzioni ipotizzate dalle parti sociamento, che versa (da tempo) ormai in pessi- li per ridurre il tasso di disoccupazione non
me acque. È il primo punto della lista stilata potranno ottenere esiti rilevanti. Perciò, conda Assolavoro per rilanciare il versante occu- tinua il vertice di Assolavoro, a tali «misure è
pazionale, e «conferire alle imprese maggiore necessario affiancare una serie di interventi
volti a ridurre le tasse sul
competitività». Ma in che modo
personale in forza alle imle agenzie che l’associazione
prese, agevolare la semraggruppa potrebbero (efficaceplificazione normativa e
mente) «fare rete» con le strutla realizzazione di un inture istituzionali? Il presidente
sieme di politiche attive
Luigi Brugnaro ha le idee molto
funzionanti, misurabili,
chiare: il servizio pubblico, rifepremianti. Dal canto
risce, «s’incaricherebbe di curare
nostro potendo contare
la programmazione, l’indirizzo e
su alcune facilitazioni,
la scelta degli obiettivi per cosoprattutto di carattere
gliere il maggior numero posfiscale, sapremmo essere
sibile di occasioni d’inserimenin grado di svolgere un
to per gli addetti, oltre che del
ruolo importante per far
controllo e della valorizzazione
fare un salto di qualità
dei risultati conseguiti. In queall’attività aziendale».
sta maniera, pertanto, sarebbe
Anche nel corso di questa
possibile valorizzare le potenzialunga crisi finanziaria «è
lità dei due strumenti, favorendo
Luigi Brugnaro
dimostrato che chi ha scol’occupazione e privilegiando le
perto i vantaggi che deripolitiche attive del lavoro». E, poi,
andrebbe potenziata ulteriormente la forma- vano dall’affidarsi alle organizzazioni per la
zione, considerando che l’offerta di attività ricerca e la selezione della forza lavoro ha
di apprendimento che le agenzie mettono a potuto, poi, vantare migliori performance
disposizione dei lavoratori in somministra- sul mercato». È forte, afferma Brignaro, la
zione costituisce «una leva fondamentale per richiesta di più flessibilità, e la somminiil settore che rappresentiamo, ma anche per strazione è l’unica forma «che garantisce
gli stessi occupati perché tempestiva, mirata agli occupati gli stessi diritti, tutele e retrie fortemente finalizzata alle richieste che ci buzione dei contratti alle dirette dipendenze
arrivano dal mercato, e che ci impegniamo dell’azienda utilizzatrice, oltre a una serie di
prestazioni aggiuntive finanziate dal settoa soddisfare».
Inutile nascondersi, però, che senza che pri- re. La strada è tracciata», chiosa, «bisogna
ma venga rivitalizzato l’assetto produttivo soltanto percorrerla».
Una revisione del contratto a tempo determinato «è più
che mai opportuna», evitando quello «stop-and-go» fra
l’instaurazione di due rapporti di lavoro, a giudizio di
Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. «Noi»,
spiega, «abbiamo già fatto con Filcams-Cgil, FisascatCisl e Uiltucs-Uil una modifica per ciò che concerne i
dipendenti degli studi, siglando un accordo per ridurre
l’intervallo» a 20 o 30 giorni, se la durata del modello
scaduto è inferiore, o superiore a sei mesi. Però, il periodo di inibizione «sarebbe meglio che fosse eliminato del
tutto, in modo da favorire un rapido rinnovo contrattuale». Altra richiesta al governo da parte dell’organizzazione che rappresenta i liberi professionisti è intervenire
sul cosiddetto lavoro a chiamata, o intermittente, «uno
strumento che ha subito un vero e proprio crollo, a causa
dell’obbligo di effettuare una comunicazione preventiva,
prima di servirsi di personale per svolgere determinate
mansioni attraverso questa formula. Di tale vincolo si
potrebbe fare a meno, agevolando l’avvio di un rapporto.
Ritengo che, con una semplificazione delle procedure, in
alcune particolari circostanze ed esigenze, vi potrebbero
far ricorso anche le nostre categorie professionali». Sui
due temi, entrambi oggetto di modifica all’interno della
legge 92/2012, «che hanno creato intoppi, piuttosto che
uno sviluppo occupazionale, le variazioni possono essere
realizzate facilmente e, soprattutto, a costo zero, non
avendo alcun particolare onere a carico dello stato»,
prosegue Stella.
Terzo fronte caldo, infine, «l’apprendistato: se non funziona ancora, parte della responsabilità è delle regioni
che non hanno finora uniformato i percorsi formativi. È indubbiamente un limite a quello che dovrebbe
rappresentare uno sbocco importante per i giovani. C’è
infine molta, troppa incertezza normativa sugli aspetti
di acquisizione delle competenze. Le regole, pertanto»,
conclude, dovrebbero essere semplificate ed armonizzate, «malgrado le amministrazioni legiferino singolarmente».
CONFINDUSTRIA
Oneri sociali ridotti
Misure «per l’aumento rapido del tasso di crescita e
dell’occupazione»: in prima istanza c’è il taglio del costo
del lavoro, poiché «il cuneo fiscale in Italia, nel 2012, è
stato oltre il 53%, tra i più elevati nell’area Ocse». La
soluzione? Eliminare le spese per il mantenimento del
personale dalla base imponibile Irap e ridurre di «almeno 11 punti gli oneri sociali che gravano sulle imprese
manifatturiere». Dal palco dell’assemblea di Confindustria, il presidente Giorgio Squinzi elenca gli ostacoli sul
cammino della ripresa economica. E, oltre ai «cahiers
de doléances», espone all’esecutivo di Enrico Letta una
serie di richieste da parte del mondo produttivo. Impietoso il ritratto del mercato del lavoro nella penisola («vischioso e inefficiente»), che può avere un’inversione di
tendenza soltanto se verranno garantite «più flessibilità
in ingresso e nell’età del pensionamento, per favorire il
ricambio generazionale», mediante un «ponte», composto anche di «misure di anticipazione del trattamento
previdenziale». Chi guida un’azienda, incalza Squinzi, si
trova ad avere a che fare con un fisco che «sembra dire
agli imprenditori che crescere non conviene, perché al
crescere delle dimensioni aumentano oneri amministrativi, fiscali e previdenziali». Ecco, dunque, la proposta di
rendere appetibili i contratti a tempo, rinnovabili in un
massimo di 10-20 giorni, e con «la libera prorogabilità
fino a 18-24 mesi del primo, senza indicazione della
causale», chiarendo inoltre che gli accordi aziendali
«possono disciplinare anche il lavoro intermittente». E
sull’apprendistato, che potrebbe essere rivisto grazie ai
fondi europei dello Youth Guarantee (il piano d’azione
di Bruxelles dedicato alla componente giovanile, che
sta avendo successo in alcuni paesi nordici), si propone
di introdurre «un patto di prova generalizzato di sei
mesi». Nonché di «prevedere la tutela unicamente indennitaria per i licenziamenti che avvengono in corso
di apprendistato».
Secondo il numero uno di viale dell’Astronomia, vanno
concentrati gli sforzi per sostenere il comparto delle
infrastrutture, «aumentando le poste ad esso destinate», e «incentivando gli enti locali alla realizzazione
delle opere pubbliche, modificando le regole del patto
di stabilità interno», che frenano l’avvio dei cantieri.
E, di conseguenza, la nascita di ulteriori opportunità
occupazionali.
CGIL-CISL-UIL
Più garanzie per i giovani
Un coro (unanime) si leva dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil: l’occupazione non
si crea soltanto cambiando le regole, nello
specifico la legge 92/2012. Ma s’impone una
strategia strutturale per colmare la voragine della disoccupazione che ingloba oltre un
giovane su tre. Serena Sorrentino del sindacato di Corso d’Italia illustra la prima idea:
garantire agli under 29, entro quattro
mesi dal termine degli studi, o dalla
perdita di un impiego, una buona
offerta, un corso di perfezionamento, un contratto di
apprendistato, o un tirocinio di qualità. «Una
misura ritagliata sulle
problematicità del sistema, ovvero sullo
stato di bisogno
in cui versano
quei 2,2 milioni
di «Neet» (fuori
da scuola e università, e lontani
dal mercato) fra 15
e i 29 anni», a cui si
unisce una seconda
proposta, che «parte dal potenziamento dei servizi all’impiego», rete piuttosto
fragile e scarsamente
efficace, che dev’essere capace di
fornire un’offerta di formazione professionale
valida e coerente. In ultimo, un innesto di «risorse, programmazione e progettazione», individuando aree di investimento su cui consolidare piani d’azione, a patto di «connettere
all’erogazione di fondi nuove assunzioni».
Incentivi focalizzati sulle urgenze, ovvero
«sulla staffetta generazionale per incoraggiare un’uscita graduale dall’azienda per chi
è vicino alla pensione, con i contributi persi
a carico dello stato e» contestualmente, dice
Luigi Sbarra (Cisl), per allargare le porte ai
più giovani; poi, semaforo verde acceso sul
«ripristino dello sgravio contributivo totale
per l’assunzione di apprendisti anche per le
imprese con oltre 9 addetti, e altre agevolazioni ad hoc finalizzate a consentire «la
trasformazione di contratti non standard in
rapporti di lavoro stabili».
Tira in ballo un’espressione che evoca lo
storico sostegno Usa all’Europa
(in ginocchio), nel periodo
immediatamente successivo alla seconda guerra
mondiale Guglielmo Loy:
«Serve un piano Marshall di aiuti per
darsi da fare con
decisione sui troppi rappresentanti
delle nuove generazioni esclusi dal
mondo del lavoro», dichiara
il segretario
confederale
Uil, ponendo
l’accento sulla
grave condizione
di disagio economico e sociale che
stiamo attraversando.
«Non sono prioritari ritocchi al periodo di inibizione fra un
contratto a tempo e un altro, bensì l’esecutivo deve mettere in condizione le imprese
di assumere personale per fasi più o meno
lunghe.
Al termine di un primo rapporto, magari studiare altre forme di facilitazioni per
mantenere il personale». Importante, inoltre,
termina il sindacalista, affrontare il nodo degli esodati ed avere informazioni sulla copertura disponibile per la cassa integrazione in
deroga nei prossimi mesi.
Scarica

Leggi la pagina di Italia Oggi