Attualità
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008 - distribuzione gratuita
www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - casella postale n. 8 - 37045 Legnago (Verona)
LA CENA DEGLI AUGURI
14ª RASSEGNA DEI
PRESEPI A BOVOLONE
Si è svolta sabato 13 dicembre, presso l’Oratorio “San Biagio” l’inaugurazione della 14ª
edizione della “Rassegna dei presepi artigianali ed artistici”. La cerimonia accompagnata
dai canti del gruppo folcloristico “El Paiar”, e
dalla benedizione del co-parroco Don Paolo, è
stata assistita da molto pubblico, nonostante il
tempo non sia stato dei migliori. Circa cento
le opere esposte, presepi classici ma non solo,
anche raffigurazioni pittoriche della natività,
presepi fatti dai bambini e dai ragazzi delle
classi elementari e medie, e opere degli allievi
del corso di presepistica. Il miglior presepe
verrà premiato al termine della rassegna, che
rimarrà aperta fino a domenica 11 gennaio
2009. Per chi fosse appassionato di presepi,
potrà iscriversi al prossimo corso d’arte presepistica 2009, organizzato dalla Proloco, dove
verranno insegnate le tecniche di costruzione
ma non solo, anche la storia e la cultura dei
presepi. Per informazioni: tel. 045-6901489.
Costantino Meo
Foto: Paolo Spinello
E’ arrivata la mezzanotte senza che ce ne
accorgessimo e di sicuro per chi partecipa ad
una cena, è un buon segno; di sicuro la serata
è stata piacevole, le pietanze ottime, i commensali simpatici, la compagnia divertente.
Ed è stato forse proprio questo il segreto del
successo della tradizionale “Cena degli auguri
di Natale” che quest’anno il Basso Adige ha
voluto condividere con soci, simpatizzanti
ed amici, al Ristorante da “Zonaro” a Vigo
di Legnago. Quasi 90 sono state le persone
che hanno risposto all’invito lanciato dal
presidente e dal direttivo; un modo per stare
assieme e per farsi gli Auguri di Buone Feste
dopo un anno intenso di attività e di iniziative.
Una festa particolare è stata poi quella che
hanno vissuto i piccoli ospiti con l’arrivo di
Babbo Natale che ha avuto un dono ed un
pensiero per ogni bambino presente. Non ci
si è dimenticati neppure delle signore ed ecco
il segretario Giuseppe Mutti, impegnato a
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distribuire loro un piacevole ricordo mentre
ai più fortunati, la sorte ha messo a disposizione numerosi premi predisposti in una ricca
lotteria. Libri offerti dagli amici de “Il Basso
Adige”, altri rinomati prodotti, il fragrante
Caffè Salieri e le splendide foto del mago della
fotografia Augusto Frattini che andranno ad
abbellire le pareti delle case dei fortunati vincitori. All’ultimo numero estratto è andato un
premio super: una preziosa serigrafia di Piero
Gabrielli. Premi e divertimenti a parte, quello
che ha colpito i presenti è stato lo spirito di
amicizia e di unione che c’è; l’associazione è
viva e di idee ne ha tante e nuove, non ultima,
come ha precisato il presidente, quella di trascorrere una settimana assieme all’estero ad
un prezzo del tutto speciale. (segue a pag. 3)
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Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
periodico indipendente
La cena degli auguri - (segue da pag. 1)
Un plauso e un grande merito di questo va al
presidente Gianni Galetto che, durante la cena
ha preso la parola per salutare gli amici. “E’
la serata dedicata agli auguri ma è anche il
momento per trarre alcuni bilanci –ha ricordato- il giornale è in continua crescita ed il
nostro grazie va anche al direttore responsabile
Roberto Tirapelle. Il 2008 ci ha regalato anche
una importante novità grazie a Silvia Zanardi e
all’edizione internet della nostra testata; ora tramite essa ci possono leggere in tutto il mondo.
Non dimentichiamoci però che “Il Basso Adige”
non è solo il giornale ma una serie di iniziative di grande interesse che ci hanno portato a
visitare le ville del Palladio, a ricordare Lucio
Battisti a 10 anni dalla sua morte, ad organizzare serate culturali e poetiche con i nostri amici
poeti, altri momenti culturali, medici e sociali di
assoluto prestigio. Il nostro fiore all’occhiello è
comunque il premio “Il Basso Adige” sempre
più ambito, sempre più partecipato e questo grazie all’importante lavoro di squadra”. La serata
degli auguri è così scivolata via con grande
professionalità sotto l’attenta e capace regia di
Giuseppe Mutti che riusciva a districarsi tra i
vocianti e scatenati bambini nella impaziente
attesa dell’arrivo di Babbo Natale, ed i tanti
commensali; una parola, un saluto, una frase
ed una risata Giuseppe l’ha distribuita proprio
a tutti. Un bella serata quindi, la conferma della
presenza di un grande gruppo di amici fatto
di persone squisite ed è forse questo il segreto
del nostro successo, della vitalità della nostra
associazione, dello spirito sempre vivo e ricco
di idee. Auguri di Buon Natale a tutti quindi,
ed Auguri per un 2009 ricco di altri successi, a
tutto “Il Basso Adige” ma soprattutto a voi che
ci leggete e che ci siete vicini.
Francesco Occhi e tutto il direttivo
periodico indipendente
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e-mail: [email protected]
FONDATO NEL 1979
Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE
Direttore editoriale:
GIANNI GALETTO
Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona.
Sede in Legnago (VR) - Corso della Vittoria, 36
Pubblicità tel. 349 3157148.
Foto di Paolo Pravadelli.
Grafica, impaginazione e stampa:
Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR)
“Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione
Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile
6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il
cui Consiglio Direttivo è così composto:
Presidente:
Presidente Onorario:
Vice Presidente:
Segretario:
Consiglieri:
Gianni Galetto
Alessandro Belluzzo
Francesco Occhi
Giuseppe Mutti
Armandino Bocchi
Renzo Peloso
3
A Firenze sulle orme dell’Annunciazione
Senza nulla togliere alla magnificenza della
bella città fiorentina, quattro passi nella soleggiata Firenze, ventilata dalle brezze dell’Arno,
non sono sufficienti a delineare con esattezza
lo splendore che le opere d’arte racchiudono.
Per scoprirlo è necessario visitare le chiese e i
musei dove tutto parla d’arte, in particolare di
arte cristiana. Mi trovavo a Firenze proprio il
15 agosto, giorno nel quale la Chiesa cattolica
festeggia l’Ascensione di Maria al Cielo. Viene
da chiedersi quale sia stato l’evento dal quale
abbia avuto la sua scaturigine, sia partita cioè
tutta la “storia della salvezza”. Nelle stanze degli
Uffizi, a Palazzo Pitti, a Santa Maria Novella
sembrano riecheggiare le parole di Luca. In un
paese della Galilea l’angelo Gabriele apparve
ad una donna promessa sposa di Giuseppe.«Non
temere, Maria! Tu hai trovato grazia presso
Dio. Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù» (Lc, 1-30). L’annunciazione di
Simone Maritini e Lippo Memmi richiama una
scena di intensa religiosità e misticismo nella
quale l’arte incantata e raffinata, impreziosita da
ori e dalle stoffe variopinte attende il visitatore
che varca, affascinato la sala 3 della Galleria
degli Uffizi. La scena risale al Trecento senese.
Al saluto dell’Angelo la Vergine si ritrae timidissima e spaventata, figura dolcissima e quasi
impalpabile, eterea: una parentesi azzurra contro
l’oro del fondo. La novità della scuola senese,
come denota quest’opera consiste nell’importanza data alla linea e al colore; novità plastiche
e pittoriche che derivano dalla cultura gotica.
L’opera caratterizzata dal raffinato uso dell’oro
e da un linearismo accentuato e sinuoso, mostra
anche preziosi dettagli realistici come il marmo
policromo del pavimento, il mantello a scacchi
dell’angelo, il vaso con i gigli bianchi, che
richiamano ancora la preziosità, date le varie
sfumature dell’oro. Simone Martini infatti e
il cognato Lippo Memmi lavorano assieme a
Siena ed escono entrambi da una bottega assai
prolifica. Meno decorata ma in rapporto spaziotemporale si presenta invece l’Annunciazione
di Leonardo da Vinci, conservata agli Uffizi
ma che il giovane Leonardo aveva dipinto
per la chiesa di San Bartolomeo. L’ora scelta
da Leonardo per la rappresentazione è l’alba.
Anche se i colori sembrano attenuati da una luce
celeste, il panneggio delle vesti, il rosso purpureo dell’Angelo e il blu della vergine emergono
in tutto il loro splendore. Lo sfondo richiama un
paesaggio boschivo con i tipici cipressi toscani
che sfuma poi in lontane montagne azzurrine,
mentre in primo piano notiamo le bianche
margherite. Il giglio, tenuto dalla mano sinistra
dell’angelo, simbolo di purezza di quel messaggio che la Vergine sta per ricevere, sembra più
realista. Lo sguardo attento e sereno di Maria
all’annuncio dell’angelo, che alza la mano
destra mettono in risalto il profondo affidamento della “Donna del sì”. Davanti a Lei un leggio
con la Bibbia e con il braccio teso verso il versetto, quasi a verificare la veridicità della profezia. Maria conosceva bene le Sacre Scritture
essendo stata al servizio del Tempio, prima di
sposare Giuseppe. L’annunciazione presente a
Santa Maria Novella invece presenta elementi
tematici diversi, che si distanziano e allo stesso
tempo integrano le due appena analizzate. Nel
fondo della Chiesa troviamo l’Annunciazione
di Pietro di Miniato, allievo di Giotto. In alto
a sinistra emerge l’immagine di Dio Padre, il
quale essendo “l’Eterno nel tempo”, non ha età;
per questo Pietro di Miniato non lo raffigura né
giovane, né anziano; è Colui che può dire: «Io
sono colui che sono». A destra dell’orecchio
della Madonna appare una colomba, segno
dello Spirito Santo e del mistero che sta per
avvenire in Lei. La parola di Dio è una parola
efficace, che si rivela per mezzo dell’annuncio
dell’Angelo e che realizza ciò che dice. «Ecco
concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù, e questi sarà grande e chiamato
Figlio dell’Altissimo…». Gesù entra con la sua
nascita nella storia dell’umanità; dal suo concepimento si cominciano a contare i giorni; il
Bambino dato alla luce dalla Vergine Maria è un
bimbo speciale: il Figlio di Dio, nato da Dio per
essere uomo in mezzo a noi uomini, uomo che
assume in sé la natura umana e la natura divina.
Battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, una
voce annuncia: «Questo è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo». Sullo sfondo dell’Annunciazione di Pietro di Miniato non a caso sono presenti
alcune formelle del Nuovo Testamento raffiguranti: la nascita di Gesù, la visita dei magi e il
battesimo nel fiume Giordano. Tra l’angelo e
la Vergine c’è un muro, a destra un colonnato.
Nell’annunciazione di Simone Martini e Lippo
Memmi un fiore. Qualcosa necessariamente
separa sempre l’angelo dalla Vergine, quasi a
dirci che la mano dell’Altissimo ha steso su di
Lei la sua potenza e che è bastata la Parola di
Dio per far esistere in Lei, nel suo ventre verginale il Messia. L’angelo quindi si configura
quale semplice e umile messaggio della Parola,
udita, accolta e medidata da Maria e materializzata il Lei quale Mistero di Salvezza, donato
all’umanità intera.
Luisa Passarini
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Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
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periodico indipendente
NATALE 2008: TRA CAMINI, SLITTINI,
TV DI UNA VOLTA E INCERTEZZE PRESENTI
L’arrivo del freddo
e i prezzi non tanto
abbordabili dei combustibili petroliferi sotto Natale, da qualche anno ormai nelle case modeste dalle
nostre parti hanno rimesso in onore stufe e
caminetti, fonti di riscaldamento e, talvolta,
di fastidiosi disagi nelle nostre cucine dei
tempi della civiltà contadina, sopravvissuta
sino ai primi anni ’50 e tramontata nei ’60. Se infatti
la prima decade successiva a
quella della Seconda Guerra
Mondiale ancora consacrava la tradizione del Natale
presso il camino, riscaldati al
massimo davanti e infreddoliti sulla schiena, unitamente
all’accensione di falò esterni,
la composizione di presepi
negli angoli più panoramici
di casa e le ronde della Santa
Notte sciamanti nel freddo
e nel buio al canto di carole
e strambotti, gli anni ’60
segnavano il trionfo del Natale televisivo,
prevalentemente sedentario, con l’albero al
posto del presepe e i nuovi camini finti, solo
decorativi e senza camera di combustione. La
nostra TV incominciava allora a dare intere
serie natalizie filmate di acquisto americano:
cose attuali per allora, ma anche vecchie
di una ventina d’anni, con inquadrature di
interni lussuosi degli anni ’30 e ’40, dove i
pini erano alti cinque metri e le decorazioni
- a carico di ditte specializzate - arrivavano
su capienti furgoni: il tutto sullo sfondo di
versioni solo un po’ aggiornate dei monumentali camini Rumford, di scoperta fine-settecentesca ad opera dell’omonimo conte, per
la delizia della nobiltà e dell’alta borghesia
anglosassone dei suoi tempi. Certo, altro che
Rumford! I nostri di allora erano in genere
camini piccoli, asfittici e sbilenchi perché
tirati su amatorialmente alla men peggio,
accanto ai quali era inevitabile trascorrere
giornate intere a sacramentare sulla puzza
di fumo che impregnava i vestiti in cucine
dove bastava solo un po’ di vento in più per
soffocare le braci. Per non tacere delle came-
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re da letto con temperature polari in cui alla
sera si tentava di evitare l’assideramento con
l’uso di piccoli bracieri - ‘fogare’ - in terraglia, posti in strutture leggere in legno e latta
- ‘muneghe’ - per sollevare le lenzuola e
permettere il passaggio del caldo sotto le coltri. Se poi si considera anche la mancanza di
acqua corrente e di servizi igienici in casa e il
fatto che gli inverni di allora erano molto più
freddi e nebbiosi di adesso,
ci si può fare un’idea di cosa
significasse un vero ed endemico stato di crisi, in cui per i
più le spese dovevano essere
centellinate per non mettere
in pericolo la sopravvivenza
di intere famiglie, oltre che di
singoli componenti. La slitta
è un altro degli oggetti tipici
collegati alla storia, all’aneddotica e all’iconografia tradizionale natalizia. Venuta dal
nord la sua simbologia è stata
accolta anche alle nostre latitudini che poco l’annoverano
tra i comuni mezzi di trasporto e da diporto.
Anche se a ben vedere essa ebbe un momento
di effettiva ricaduta pratica nella nostra Bassa
negli anni 1952 – ’53 in cui inverni particolarmente rigidi aiutarono a creare le così dette
‘beaze’, lastroni di ghiaccio mobili lungo le
rive dell’Adige, e strati persistenti nei fossati,
per la gioia di tanti ragazzi
che da già provetti costruttori di velocissimi carrettini
dalle tipiche ruote di cuscini a sfera si improvvisarono
allora anche falegnami, fattori con assi, pali di legno
e fili di ferro di belle slitte
fatte in casa, nelle varietà
a singolo o a più occupanti, con moto per effetto
di trascinamento dall’esterno o, molto più
comunemente, autopropulsivo a mezzo di
paletti dall'estremità a chiodo. Fu un veicolo di divertimento unico e velocissimo per
un paio di Natali o poco più: una gioia per
coloro che avevano l’età e la capacità per
potervi partecipare direttamente, ma anche
per chi come la scrivente, troppo piccola per
entrare nel frastuono doveva accontentarsi di
guardare da lontano. Si trattò di una breve
parentesi, tuttavia, perché l’addolcirsi del
clima invernale negli anni successivi avrebbe
presto messo in disuso quegli slittini, ridotti
a tarlarsi e a marcire pian piano di traverso
a qualche trave nei portici delle nostre case
coloniche. La nostra manualità era comunque
destinata man mano a ridursi in tempi recenti
anche per l’arrivo della grande cultura, con i
figli dei contadini e degli operai che andavano alle scuole superiori e all’università ed
organizzavano i dibattiti ai cineforum locali,
magnificando non di rado, il valore di grandi film del passato come “Quarto Potere”
(”Citizen Kane”) di Orson Welles. In quella
pellicola, per esempio, uno slittino rifinito a
regola d’arte nella sagoma e nelle imbottiture
chiamato ‘rosebud’ – ‘bocciolo di rosa’ – fa
da leit motiv sino alla fine della vita paradigmatica del protagonista Charles Foster
Kane, figlio solitario di una madre d’acciaio
diventato da adulto capo onnipotente di un
impero giornalistico e alienato e bizzoso
povero ricco da vecchio. Ciò mentre anche
il teatro alla fine degli anni ’50 incominciava
ad entrare nel vissuto della gente comune,
sia pure attraverso il mezzo televisivo, con
la trasmissione di alcune delle ultime versioni autentiche della dinastia De Filippo di
“Natale in casa Cupiello”, un testo iniziato a
scrivere da parte di Eduardo
– dicono i precisini - addirittura nel 1931 e via via perfezionato e attuale nella sua
morale di fondo - sessanta o
settanta anni fa come oggi
- in cui c’è un protagonista ingenuo e démodé che
cerca di superare i fastidi e
le angosce del suo vissuto
di ogni giorno profondendo
le proprie energie nella costruzione di un presepe ch’egli vede come una specie di opera
d’arte, tra l’indifferenza del figliastro giovane e, diremmo oggi, rock, che gli riserva sino
in fondo l’affronto di un avverso e dispregiativo “ O presepe nun m’o piace”.
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Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
PAROLE STRANIERE IN MUSICA: “THE FIST NOWELL/NOEL”
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Carol di origine inglese, del XVI° secolo, fu pubblicato per la prima volta nel 1833
in una collezione di canti stagionali raccolti da William B. Sandys. Alcuni studiosi ne sostengono l’origine francese a causa dell’ortografia ‘Noel’ che appare in
alcune lezioni, opposta a ‘Nowell’ la versione in antico inglese. Di questa melodia, notevole è stata anche la versione di sottofondo, ad uso finemente artistico,
che il regista Steven Spielberg ne ha a suo tempo fatto in un passaggio di “Il
Colore rosa”, uno dei grandi film di stagione da rispolverare a Natale. TESTO
INGLESE:The First Noel, the Angels did say /Was to certain poor shepherds in fields
as they lay. /In fields where they lay keeping their sheep / On a cold winter's night that
was so deep. /Nowell/ Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel! //They looked up and
saw a star /Shining in the East beyond them far /And to the earth it gave great light /And
so it continued both day and night.//Noel, Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel!
/And by the light of that same star /Three Wise men came from country far /To seek
for a King was their intent /And to follow the star wherever it went. // Noel, Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel! // This star
drew nigh to the northwest / O'er Bethlehem it took its rest /And there it did both Pause and stay/Right o'er the place where Jesus
lay. /Noel, Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel! //Then entered in those Wise men three /Full reverently upon their knee /
And offered there in His presence /Their gold and myrrh and frankincense. / /Noel, Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel! //
Then let us all with one accord /Sing praises to our heavenly Lord / That hath made Heaven and earth of nought / And with his
blood mankind has bought./Noel, Noel, Noel, Noel /Born is the King of Israel!
VERSIONE LETTERALE ITALIANA: Il primo Natale, dissero gli Angeli , / fu scoperto da per certi poveri pastorelli mentre giacevano nei campi. / Nei campi dove si trovavano a custodire le loro greggi / nel profondo di una fredda notte invernale // Natale, Natale,
Natale, Natale / Nato è il re di Israele. // Guardarono in alto e videro una stella / Che risplendeva ad oriente oltre loro, lontano
/ E alla terra essa dava gran luce / E la cosa continuò così di giorno come di notte. // Natale, Natale, Natale, Natale / Nato è il
re di Israele. // E alla luce di quella stessa stella / tre saggi vennero da lontani Paesi / con l’intento personale di cercare un Re,
/ seguendo la stella ovunque essa andasse. / / Natale, Natale, Natale, Natale / Nato è il re di Israele. // Questa stella si avvicinò
verso nord-ovest / e su Betlemme si fermò / E là si arrestò per qualche tempo / proprio sopra il luogo dove Gesù giaceva //
Natale, Natale, Natale, Natale / Nato è il re di Israele. // Poi quei tre Saggi entrarono / cadendo reverentemente in ginocchio /
E offrirono là alla di Lui presenza / i loro doni di oro, mirra e incenso. // Natale, Natale, Natale, Natale / Nato è il re di Israele. //
Allora tutti quanti noi in un unico accento / cantiamo le lodi di nostro Signore, / che ha fatto il cielo e la terra dal nulla / e con il
suo sangue ha riscattato l’umanità. // Natale, Natale, Natale, Natale / Nato è il re di Israele (Carla Faccio)
AUGURI, GIACOMINA! AUGURI, LETTORI!
Cento anni. Una meta meno inarrivabile
d’un tempo, ma pur sempre un traguardo da
celebrare. Giacomina Donini l’ha raggiunto con mente lucida e ricordi nitidi. Chissà
quante volte si è sentita ripetere, il giorno di
Santa Lucia, nella ricorrenza del suo natale,
“Cento di cento di questi giorni”! Per lei non
s’è trattato di un’iperbole, ma di un auspicio
realizzato. Nata a Legnago il 13 dicembre
del 1908, ha percorso il secolo scorso e ha
varcato il terzo millennio scrivendo una lunghissima pagina di vita intensa e partecipata.
Ha dedicato quarant’anni e forse più della sua
esistenza alla scuola primaria istruendo e educando, seguendo le orme dei genitori, numerose generazioni di fanciulli. Ha insegnato
a Marega, a Orti, a Carpi e, per venticinque
anni, a Vigo. Nubile, si è adoperata con passione e dedizione nella scuola, ma anche per
gli otto nipoti, figli della sorella Luisa, e a due
generazioni di pronipoti: in tutto trentadue.
Dal 1975 conduce vita da pensionata, una vita
attiva che ha subito qualche rallentamento
solo nell’ultimo biennio. Fino a qualche anno
fa si preparava da sola la valigia per recarsi,
d’estate, a villeggiare a Cerro Veronese. Ora
si fa aiutare, ma solo da un anno e mezzo, da
una cara signora di nome Angela che con lei
condivide le ore del giorno e della notte, ma
provvede ancora da sola alla propria igiene
quotidiana e alla cura della sua persona, non
tralascia mai l’appuntamento settimanale con
la parrucchiera, si adorna con gioielli e sceglie
di indossare abiti eleganti nei giorni di festa,
legge il quotidiano “L’Arena” e il settimanale
“Verona Fedele”, ultimamente solo i titoli
perché la vista si è ridotta, dimostrando interesse e attaccamento alla vita. Raggiunge alti
livelli di soddisfazione quando riceve la visita
di ex-allieve che la ricordano con affetto.
Ogni mattina si sintonizza su Telepace per
la santa Messa e il pomeriggio sgrana tutte e
cinque le decine del rosario. Il suo centesimo
compleanno l’ha trascorso con i nipoti, assistendo alla Messa celebrata nella sua casa da
don Luca Masin e consumando un semplice
rinfresco perché la frugalità, per esperienza
diretta della festeggiata, allunga l’esistenza.
La ricetta di Giacomina per varcare il secolo
appare semplice e naturale: ritmi tranquilli
regolati da sane abitudini, amore per la vita,
fede solida e buone relazioni. Definito così,
l’elisir di lunga vita si mostra alla portata
di tutti. Auguri, dunque, alla centenaria e a
tutti gli amici del Basso Adige, di un sereno
2009 e di tanti tanti altri felici anni venturi…
Giacomina docet.
Renata Nalin
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
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è DI NUOVO NATALE: UN' ALTRA OCCASIONE
PER RIFLETTERE E POI RIPARTIRE
Fervono i preparativi: luci, addobbi, proposte
per festeggiare il Natale, il Capodanno, l'Epifania. Questa volta, però, qualcosa, almeno in
apparenza, è cambiato. Tutto sembra essere
sotto tono, meno enfatizzato, caratterizzato
da poco entusiasmo. Il tormentone generale è
questo: c'è crisi e la gente è sfiduciata e amareggiata. Ma ci siamo chiesti perchè? Erano
davvero le luminarie più sfarzose, la possibilità di comprare tanti regali, l'opportunità di
concedersi degli “Sfizi” a renderci così felici?
A mio parere no. E' solo crollata la facciata,
è stata rimossa la patina dorata che ricopriva la realtà. Da tempo, ormai, lo spirito del
Natale è morto; i veri valori sono scomparsi
a favore e grazie al benessere e al consumismo. Siamo passati dalla società dell'essere a
quella dell'apparire dove sono fondamentali
il denaro, il successo ed il prestigio. Adesso
che anche questi cominciano a vacillare cosa
resta? Il vuoto, l'incertezza, l'insicurezza, il
senso di smarrimento. In passato avevamo
imparato a colmare la mancanza di amore,
affetto, amicizia, solidarietà sostituendoli con
cose materiali. E ora che comprare molti
beni è difficile come riempire questi vuoti?
Forse è il caso di fermarsi, riflettere su ciò
che conta veramente e poi ripartire. A mio
parere, proprio perchè siamo a fine anno,
dovremmo fare un bilancio della nostra vita
analizzando non tanto il nostro patrimonio
economico ma il nostro patrimonio umano.
Dovremmo guardarci dentro e riscoprire chi
siamo, cosa desideriamo veramente, ciò che è
davvero indispensabile per la nostra esistenza. Probabilmente scopriremmo che anche un
grazie, una carezza, un sorriso, un abbraccio
possono essere i regali di Natale più graditi
ed apprezzati.
Se volete esprimere la vostra opinione su
questo tema o su quelli inerenti articoli precedenti, se volete suggerirmi argomenti da
trattare in futuro, se volete più informazioni
sul mio libro o sugli eventi ai quali partecipo
visitate il mio blog: www.chiacchierandoconmariapia.it. Se volete mandarmi una email:
[email protected]
Mariapia De Carli
SUONI
Il fluire impetuoso dell'acqua di un
torrente
è il ritmo frenetico della vita
quotidiana.
La forza del vento
è la veemenza con la quale scacciamo
il passato.
Le vibrazioni del terreno
sono il risveglio delle nostre paure.
Il crepitio del fuoco
è il calore dell'amore.
Il canto dell'usignolo
è la melodia della natura.
Gli schiamazzi dei bimbi
sono il suono dell'innocenza.
Il rumore del silenzio
è il campanello della nostra anima.
periodico indipendente
La Pace è il canto degli Angeli risuonato sulla Capanna di Betlemme: "Pace in
terra agli uomini di buona volontà". Per
Essa serve una intesa reciproca e concorde, il frutto della Buona Volontà.
Orazion par la Vigilia
Caro Bambin, come mi gh'è ci spera
che vivare in Pace el sia normale,
ch'el mondo 'l guarissa da ogni male,
che sparissa l'egoismo da la tera.
Caro Gesù, che te ven zo 'stasera
come ogni ano parchè l'è Nadale,
porta con ti on saco de sale
da mètarghe in testa a cì vol la goera.
Gesù Bambin te prego: 'stanote fa
che se cata intorno a la Capana
i Capi de Stato del mondo intiero.
Fa che la Pace el sia el so pensiero,
che la me orazion no la sia vana,
mèteghe in testa la Bona Volontà!
Nando Caltran
Mariapia De Carli
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Rotolo di vitello al forno, Arista al latte
Cotechino con lenticchie, Crocchette di patate
Ananas con gelato e frutti di bosco
Semifreddo al torroncino con salsa al cioccolato
Caffè, amaro
Acqua, vini e spumanti
ore 2.00 verrà servita una buona pasta e fagioli
ore 3.00 cioccolata calda con brioche
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Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
periodico indipendente
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VITE DI DONNE - 6ª parte
IN BICICLETTA
Ricordo che, negli anni dal 1950 al 1970, le
ragazze andavano in bicicletta. Le strade erano
sgombre di traffico e si poteva chiacchierare
e fare amicizia mentre percorrevamo la stessa
strada, pedalando verso un lontano paese. Ma
non era sempre facile. Una volta sulla strada
incontrai due ragazze che avevano forato la ruota
e proseguivano a piedi. Io chiesi alla prima:
“E’ rimasta a piedi signorina?” “Sì.” Gridò lei
ridendo. “E deve andare lontano?” “Sì. Alle
Brekane.” Era il nome di un paese immaginario. Io capii che non gradiva la mia compagnia
e proseguii da solo. Dietro di me udii la voce
della seconda ragazza che rimproverava l’amica:
“Come sei scema.”
Sergio Bissoli
I TESORI DEL NOSTRO CUORE
Chiesa di San Tomaso: il più piccolo
Santuario della provincia
Sull’argine sinistro dell’Adige, in località Orti
di Bonavigo, sorge il più piccolo Santuario
della provincia veronese di cui si ha notizia
ufficiale nei registri delle visite pastorali del
vescovo di Verona Gian Matteo Giberti, che,
giunto a Orti nel 1526, ordina il restauro
della parrocchiale. È un luogo di culto assai
conosciuto che accoglie i fedeli che si affidano alla Madonna di San Tomaso. I numerosi
ex voto conservati all’interno della Chiesetta
testimoniano la devozione d’ogni tempo alla
Beata Vergine raffigurata nell’immagine
miracolosa che nel piccolo tempio si conserva. L’opera, dipinta a olio su tavola di legno
di rovere, è databile presumibilmente nella
seconda metà del 1500 e ritrae la Madonna
dallo sguardo pensieroso rivolto al Figlio il
quale, sorridente, accoglie a braccia aperte i
visitatori. In origine dedicato a San Tomaso
Beckett, arcivescovo di Canterbury, il tempio
successivamente viene intitolato a Maria per
la venerazione alla Vergine e le grazie da Lei
concesse. Nel tempo le due intitolazioni si
sono fuse, dando origine alla Madonna di San
Tomaso, come oggi viene definito il luogo
sacro. Ogni anno, ai primi di settembre, la
tradizionale sagra attira migliaia di persone
che giungono numerose in questo luogo
dove divertimento e devozione si fondono in
un’unica grande festa.
Felice Nalin
EVENTO STORICO
NELLA FESTA DI SANTA
CECILIA A CEREA
Il 22 Novembre in chiesa a Cerea si è esibita
per la prima volta la nuova banda musicale
intitolata al Maestro Ugo Pallaro (1885 1961)
al quale è già stato dedicato un libro e una via.
Erano presenti: l’Assessore regionale Raffaele
Bazzoni, il Sindaco Marconcini, il presidente della banda Maria Grazia Moratello, le
Autorità e i nipoti del Maestro scomparso:
Rosanna e Edoardo Pallaro. Il nuovo Maestro
di musica Gianfranco Zanchettin ha diretto musiche di Haendel, Clark, Pachelbel.
Entusiasta la partecipazione del pubblico che
ha applaudito calorosamente. Il video è visibile su youtube digitando: banda Ugo Pallaro
di Cerea. Il prossimo appuntamento è all’area
Expo domenica 21 Dicembre, ore 16, per il
gran Concerto di Natale eseguito in collaborazione con il rinomato Corpo bandistico di
Bovolone.
Sergio Bissoli
A LEGNAGO INSIEME PER PARLARE DI DISABILITÀ
Con questo biglietto abbiamo contribuito a sostenere:
conduzione della tavola rotonda. Nella prima
parte sono intervenuti il dott. Giulio Fanton
consulente psicologo della Fondazione San
Giovanni Calabria “Dopo di noi”, l’avvocato
Marco Vesentini Presidente della Cooperativa
Sociale AIAS e della Fondazione Barbieri di
Verona, il dott. Raffaele Grottola Direttore
dei Servizi Sociali AULSS di Legnago. Nella
Sede: Via del Pontiere, 17 - 37045 Legnago (VR)
Spazi nuovi per viverci: percorsi possibili seconda parte hanno portato la loro testimoTel. 0442 99027 - Sito internet: www.futuroinsieme.it
per la persona con disabilità è il titolo della nianza di progetti e proposte di residenzialità
tavola rotonda organizzata quest’anno dalla innovativa per i disabili alcune associazioFondazione Futuro Insieme. Quello svoltosi ni e cooperative della zona e non solo. La
nella sede dell’Apindustria il 30 Novembre tavola rotonda si è chiusa con le parole
2008 era il quinto convegno, a cadenza della Responsabile Progetti della Fondazione
annuale, organizzato dalla Fondazione nata Futuro Insieme di Legnago, dottoressa Maria
nel 2002. L’incontro si è aperto con il salu- Scarmagnani. Durante tutta la mattinata si è
to del Sindaco Silvio Gandini e dell’as- parlato di temi cari alla Fondazione, come le
sessore alle politiche sociali della Regione preoccupazioni per la famiglia di un disabile
Veneto Stefano Valdegamberi ed è poi con- riguardo la vita che il proprio familiare dovrà
tinuato con l’intervento di altri esperti del affrontare dopo la scomparsa dei genitori. Dai
settore, tutti introdotti dal Presidente della vari interventi si è capito come prima di tutto
Fondazione Futuro Insieme di Legnago, ci sia la persona che, seppur debole, deve poter
Roberto Maggioni, che si è occupato della realizzare il proprio progetto esistenziale in un
ambiente che le consenta una vita dignitosa,
di conservare gli affetti e soddisfare i bisogni, di essere il più possibile inserita nella
società e non isolata in strutture, lontano
dagli altri. È emerso dalla tavola rotonda
che, per permettere al disabile di avere un
futuro e un’adeguata assistenza, non si può
fare affidamento solo su Enti e Associazioni,
che già danno risposte alle richieste urgenti
e gravi, ma la situazione deve essere gestita
direttamente dalle famiglie di soggetti disabili. Inoltre non bisogna aspettarsi che le varie
associazioni presenti sul territorio si occupino di ogni minimo bisogno di tutte le persone
in difficoltà, dovrebbe esserci meno indifferenza da parte della gente che con piccoli
gesti quotidiani può aiutare chi ha bisogno.
Queste azioni, all’apparenza insignificanti,
possono permettere una minor dispersione
delle risorse sia economiche che fisiche di
volontari e istituzioni, apportando un contribuito significativo alla qualità della vita.
Emanuele Sarria
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
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periodico indipendente
In loggia frà Giocondo, la Provincia invita Michela Brambilla
“Il valore dell'accoglienza e dell'informazione turistica”
Brambilla: “Questa Provincia è tra le più forti e competenti a livello nazionale”
Nella mattinata di venerdi 28 Novembre,
a Verona, in Loggia fra' Giocondo, si è
svolto un importante convegno, “Il valore
dell'accoglienza e dell'informazione turistica”,
introdotto dal presidente Elio Mosele e
moderato dalla giornalista televisiva Monica
Rubele. Hanno partecipato quali relatori,
in ordine di intervento: il vicepresidente e
assessore al Turismo Antonio Pastorello, il
funzionario provinciale Monica Fonfriest, il
presidente della Provincia di Rovigo e della
commissione del turismo per URPV Unione
Province Venete Federico Saccardin, il dirigente
regionale Paolo Rosso, il vicepresidente
della Regione del Veneto Franco Manzato, il
sottosegretario al Turismo Michela Brambilla.
Presenti in sala, tra gli altri partecipanti l'amministratore unico di Provincia di Verona
Turismo Srl Loris Danielli, il presidente del
Consiglio provinciale Massimo Galli Righi,
i presidenti dei Consorzi di promozione
turistica Verona tutt'intorno Sergio Cucini e
LagodiGardaè Giuseppe Greco, i consiglieri
provinciali Valerio Corradi e Tosoni, il
presidente dell'UGAV Antonio Pasotti, in
rappresentanza di Confindustria il presidente
della sezione Turismo Gianni Zenatello, i
responsabili dei 21 Iat provinciali. Il convegno
ha esaminato temi di grande attualità: qualità
dell'accoglienza e dell'informazione turistica
come strumento di promozione del territorio,
il ruolo delle Province nel settore turistico,
e ha illustrato i dati desunti dai lavori della
seconda edizione dell'Assise dell'Ospitalità
in Veneto, il convegno dell'URPV tenutosi
il 7 e l'8 maggio 2008 a Lazise., dalla
revisione della Legge Regionale n. 33 del
2002 al ruolo degli Iat. A testimonianza
il bel volume (edito con il determinante
contributo dell'URPV e delle Provincia di
Belluno, Padova, Rovigo, Venezia, Treviso,
Verona, Vicenza) che raccoglie gli atti, gli
appunti, i dibattiti e le relazioni del gruppi di
lavoro, frutto di una laboriosa ricerca messa a
punto da Francesco Occhi – storico del nostro
territorio - Francesca Caldarola e Giorgia
Pradolin. Per la realizzazione grafica, Sabrina
Ceolaro. Il tono del convegno in Loggia
frà Giocondo ha posto in risalto la strategia
sinergica insita nelle relazioni dei relatori,
polarizzando l'attenzione dei presenti. In
apertura, il benvenuto del presidente Mosele:
“Saluto con gioia il pubblico di questo
convegno, a maggio ci eravamo promessi di
incontrarci nuovamente e abbiamo mantenuto
la promessa sancita nel corso dell'Assise, per
una rinnovata promessa di turismo efficiente
nel Veneto e nelle nostre province. Vorrei
ringraziare il mio vicepresidente e assessore
al Turismo Antonio Pastorello per il lavoro
che continua a fare giorno dopo giorno a
favore del comparto turistico”. A seguire,
il vicepresidente Pastorello: “Siamo qui
anche a presentare la pubblicazione degli
atti dell'Assise dove è possibile trovare le
trascrizioni delle relazioni, dei dibattiti e degli
interventi emersi dai vari gruppi di lavoro. Mi
auguro che questo convegno sia ambasciatore
del nostro impegno a fare turismo, un impegno
che svolgiamo in squadra. Perché non basta
mettere a disposizione del visitatore il
patrimonio artistico e monumentale, né fornirlo
solamente di materiale informativo, dobbiamo
seguirlo costantemente e adeguatamente. La
presenza numerosa del pubblico oggi indica
che stiamo lavorando bene, che il nostro
impegno quotidiano è apprezzato e continuerà
a portare buoni frutti”. Analizzando le finalità
del piano d'intervento, Paolo Rosso: “Abbiamo
l'obiettivo di realizzare degli uffici di
informazione e accoglienza turistica regionali,
con un miglioramento dei servizi dedicati al
turista e un potenziamento della promozione
del territorio veneto. E' il primo vero esempio
di cooperazione istituzionale”. Nell'analisi
dell'elemento di giunzione, Federico
Saccardin: “Il turismo è sempre fortemente
influenzato dal territorio circostante. La qualità
dei luoghi, dei servizi, dei collegamenti, sono
fondamentali. Una località turistica è un
terreno su cui si sviluppa una forte capacità
economica, ma perché questo avvenga il
turista deve essere visto come un dono e deve
avere un trattamento preferenziale.” Nella
scelta della più consona strategia operativa,
Manzato: “La nostra intenzione è quella di
aggredire il mercato europeo e di fare una
programmazione turistica pluriennale con i
consorzi e le aziende turistiche, perché tutti
possano vedere cosa intendiamo fare con
trasparenza. Tutto il sistema territoriale deve
poter leggere immediatamente la strategia
della Regione Veneto. Intendiamo creare
un fondo dedicando alle aziende turistiche
e stimare dei finanziamenti dedicati alle
strutture alberghiere. L'obiettivo è trovare dei
sistemi sempre più forti con cui primeggiare
nel comparto turistico. Per favorire i turisti
che non hanno la possibilità di spendere molto
stiamo organizzando dei pacchetti turistici
di soli 2 o 3 giorni che i visitatori possono
programmarsi a piacimento”. A chiosa, un
flash sulla programmazione di governo,
illustrata dal sottosegretario Brambilla: “La
carta dei servizi della provincia veronese è
uno strumento straordinario per monitorare il
livello di soddisfazione dell'utente e garantirgli
lo standard minimo di servizio atteso. Il mio
plauso alle amministrazioni locali del Veneto
per quanto fanno a favore di un settore
strategico dell'economia qual è il turismo. Il
governo, a sua volta, sta redigendo una carta
dei servizi che si occuperà in particolare di
aiutare il turista a fronte di controversie nel
suo soggiorno. In dicembre il Consiglio dei
Ministri varerà gli stati generali del turismo,
con un bilancio di provvedimenti circa:
− Il sistema bancario e più specificatamente le
linee di credito, oggi necessarie per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese.
− Ammortizzatori sociali per il precariato giovanile.
− Concrete forme d'aiuto per le famiglie che
hanno un reddito basso.
Il governo non ha intenzione di sostenere la
proposta emersa da alcune città d'arte (Roma,
Firenze, Venezia) sull'introduzione di una
tassa d'ingresso per turisti, poiché anche
il ministro Bondi concorda nel riconoscere
quanto sia impropria in un momento di contrazione economica per il turismo, che vede
i visitatori meno disponibili a spendere. E'
inoltre previsto un aiuto alle Pmi turistiche
con linee di credito agevolate e un intervento su Irap e Ires. Alitalia verrà rilanciata
grazie all'esperienza positiva che porteranno
in dote Lufthansa e Air France. Il governo
sta effettuando una riorganizzazione radicale
dell'ENIT e un particolare sostegno all'esportazione del marchio Made in Italy, abbiamo
l'energia e le risorse per fronteggiare questa
crisi economica, ma per farlo serve potenziare
i settori che possono generare risorse in tempi
brevi, per l'Italia si tratta appunto del settore
turistico. Mi auguro che venga al più presto
varata la riforma sul federalismo fiscale; fosse
stata applicata anni addietro ci saremmo buttati alle spalle, da tempo, numerose problematiche, ma ora più che mai questa riforma è
necessaria a premiare le regioni virtuose.
Roberto Tirapelle
(Si ringrazia l'Ufficio Stampa e Comunicazione
della Provincia di Verona)
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
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GRUPPO DI AZIONE LOCALE DELLA PIANURA VERONESE
Opportunità per il mondo agricolo
Associazione di diritto privato riconosciuta
dalla Regione Veneto, è costituita da oltre
60 partners fra soggetti pubblici e privati (28
Comuni, Camera di Commercio e Università di
Verona con altrettanti enti fra cui Apindustria,
Associazioni di categoria nell'agriturismo,
artigianato ed agricoltura, Banche di Credito
Cooperativo, Consorzi di bonifica ed altri
ancora) e si propone di favorire uno sviluppo
concreto e sostenibile delle aree rurali veronesi fino al 2013 secondo metodi e programmi
stabiliti dall'Unione Europea. La presentazione di tale associazione "GAL" da parte della
dottoressa Isabella Ganzarolli, in qualità di
Coordinatrice, è stata recentemente effettuata
a Cerea in un apposito convegno promosso
nell'ambito dell'interessante manifestazione
turistico-enogastronomica TERRA PIANA :
mostra-mercato del turismo e dei prodotti tipici della pianura veronese, quest'anno alla 5°
edizione. Tale iniziativa a favore del mondo
agricolo, forse irripetibile, va intesa come un
nuovo patto tra cittadini, imprenditori, associazioni ed istituzioni per un fattibile sviluppo
del nostro territorio, misurabile nel miglioramento della qualità della vita, nel progresso
economico sociale e culturale della nostra
gente. Obiettivi ambiziosi ma raggiungibili
migliorando la competitività, favorendo la
conversione di produzioni agricole, promuovendo il risparmio energetico ed idrico, incentivando filiere di prodotti tipici e valorizzare
una agricoltura accogliente che ne renda
appetibile l'offerta turistica. La consistenza
finanziaria a disposizione a fondo perduto
ammonta ad Euro 6.180.000,00 generando
un importo totale degli interventi a favore dei
succitati programmi da realizzare nel periodo
2009-2013, pari a circa Euro 13.000.000,00.
In momenti come quelli che stiamo vivendo, è
sicuramente una occasione da non perdere.
Gianni Galetto
Natale a Cerea con “La Verbena dell’Adige”:
tisane, libri, saponi e tante idee per il nuovo anno
“La Verbena dell’Adige”
si mette in abito natalizio.
E porta le sue novità alla
fiera di Cerea, con un banchetto pieno di idee originali per le Feste. Dal 21
dicembre sarà alla Perfosfati
con libri, accessori, prodotti
erboristici e, naturalmente,
con l’immancabile degustazione delle tisane prodotte con erbe e fiori del
nostro Adige. Che, ancora
una volta, saranno servite
dai giovanissimi del gruppo
scout di San Pietro, sempre più entusiasti di seguire il presidente Maurizio
Antoniazzi nelle sue scoperte naturali e, soprattutto,
nostrane. Erbolario e Naturando hanno messo
a disposizione de “La Verbena dell’Adige”
saponette e prodotti di bellezza che potranno
essere acquistati a prezzi ridotti: il ricavato
sarà devoluto all’associazione “Medici senza
frontiere”. Ad attrarre l’attenzione dei curiosi ci saranno poi alcuni libri del fotografo
Luigi Ghirri, donati dalla ditta Riello, e l’ormai conosciuto “Le chiamavano erbacce”, il
primo libretto realizzato con i ragazzi della
scuola media Don Bosco e sponsorizzato
da Cereabanca. Primo ma, a breve, non più
unico lavoro dell’associazione. E’ infatti in
arrivo “Dietro l’angolo”, un
secondo elaborato che coinvolgerà, stavolta, gli alunni
e le insegnanti della scuola
elementare di Terranegra.
Protagonisti saranno i ricci
e gli uccelli, quegli animaletti che, proprio dietro
l’angolo, vanno zitti zitti
alla ricerca di un cantuccio
dove potersi fermare e proteggere le riserve di cibo.
Con i bambini, Maurizio
Antoniazzi ha costruito nidi
e casette che, all’orto botanico, hanno dato rifugio ai
piccoli vagabondi. Quanti
segreti si nascondo dietro al
loro vagare. Ci sono, eppure
non ce ne accorgiamo, presi
dalla fretta e da una routine così incalzante da
riuscire a rubare tempo persino alla curiosità.
Per questo, l’erborista sanpietrino affida la
sensibilità della scoperta proprio ai bambini,
al loro stupore, ed alla loro voglia di capire
altri mondi, che di fantastico hanno proprio il
reale. A darne ulteriore testimonianza saranno
le poesie ottocentesche dell’americana Emily
Dickinson, raccolte in una sezione del libro.
Una penna femminile, giovane, matura ed
infantile al tempo stesso, che è riuscita ad
immortalare i più timidi scorci della natura
con la saggezza di chi, senza sforzo, è riuscito
ad osservarla. Questo nuovo libretto sarà un
vera sorpresa, ancora una volta arricchito dai
meticolosi disegni di Eugenio S. Menini e
sostenuto da Cereabanca. Con i banchetti di
Natale, “La Verbena dell’Adige” fa anche il
resoconto di un altro anno di attività a contatto con le persone e con l’ambiente. Un
continuo crescendo di proposte ed entusiasmo
che, passo dopo passo, arrivano a coinvolgere
tutto il territorio. In programma, da gennaio
a marzo, ci sono già dei cicli di lezioni sulle
erbe officinali, che si terranno al Piccolo
Salieri. Interverrà anche una biologa, che
spiegherà l’influenza del ciclo lunare sulle
piante e come dei semplici fiori colorati possano diventare ottimi pesticidi. Altra novità
del 2009, sarà inoltre la domenica ecologica,
una giornata dedicata al rispetto ed alla pulizia della natura e dello spazio urbano, che
verrà riproposta anche in altre province.
Silvia Zanardi
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RICORDANDO CON
GIOIA E GRATITUDINE
LA MAESTRA DI UN TEMPO
Voglia di ricordare e di esprimere gratitudine alla maestra unica di un tempo, quella
che ti plasmava a sua immagine e somiglianza - per il meglio se era brava, o per
il peggio se valeva poco – sui banchi della
vecchia ma gloriosa scuola degli anni in
cui eravamo tutti più poveri, operosi e prudenti: questo il motivo di fondo ispiratore
dell’incontro di ex-alunne degli anni 1954
– ’59 della sezione femminile A dell’istituto
statale elementare di Porto-Legnago. Le exallieve, oggi sessantenni, si sono ritrovate
sabato, 22 novembre2008 per una giornata
conviviale all’insegna della memoria della
loro insegnante di allora, Maria Sandrini,
indimenticata maestra di cultura e di stile
per tanti anni a Porto, pensionata dal 1964
e conosciuta e stimata in tutto il circondario, in particolare nel centro cittadino dove
ha abitato sino alla scomparsa, nei primi
anni ’90. Il grande affetto per la maestra
ha fatto propendere il gruppo per l’organizzazione della rentrée proprio durante il
periodo della tradizionale novena che si
tiene a Porto ogni novembre in onore della
Madonna della Salute, di cui la vecchia
maestra era fervente devota. La giornata
delle convenute, iniziata con una santa
messa nel Santuario Salutis dalle 10.00 alle
11.00, è proseguita nei locali del vicino
Circolo NOI per un pranzo comunitario,
inframmezzato da un originale intervallo
recitativo imperniato sui modi e la figura
della brava e versatile maestra., ricordata in
modo icastico anche nel foglio tipo-pergamena distribuito alla fine dell’incontro.
Carla Faccio
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
periodico indipendente
I PAESAGGI DI MARIO TURRINA
La mostra personale del pittore Mario Turrina
è durata dal 6 al 21 dicembre, presso Palazzo
Corte Salvi a Bovolone. Turrina è 28 anni che
vive a Bovolone, ma è originario di Valgatara
in Valpolicella. Ha sempre avuto la passione
per la pittura, ma lo stimolo e l’ispirazione
per dipingere vanno a periodi, come ci ha
confidato il pittore. Ha imparato a dipingere
da autodidatta, usa la tecnica dell’olio su tela
o su masonite, e in particolare i suoi quadri
rappresentano paesaggi naturali, sia delle
nostre zone che di posti più lontani. Oltre ai
paesaggi, in qualche suo quadro rappresenta
delle raffigurazioni diverse, più “sofisticate”,
come nel dipinto dove è rappresentato il
crocifisso con Gesù, rappresentato dal pittore
in maniera personale e dove la riflessività
prende il sopravvento sulla semplice visione
dell’immagine. Già 4 anni fa aveva fatto
una mostra a Bovolone, sempre a Palazzo
Corte Salvi, ha partecipato a vari concorsi di
pittura e ad estemporanee a Bovolone e San
Giovanni Lupatoto. «Per creare un quadro
posso impiegarci da pochi giorni ad alcuni
mesi, dipende molto dal soggetto, e dal risultato finale, che deve soddisfare a pieno il
pittore», ha spiegato Turrina.
Costantino Meo
Ufomammut
MEMBRI:
Vita (batteria)
Urlo (basso, voce, effetti)
Poia (chitarra, sintetizzatore)
PROVENIENZA: Voghera
ALBUM: Idolum
GENERE: metal, doom - metal, rock psichedelico, noise
LABEL: Supernatural Cat
Il 2008 è proprio l’anno dei grandi ritorni, e
questo vale anche per i tre profeti dell’apocalisse di Voghera, principali rappresentanti
italiani del “doom” - la frangia più pesante,
lenta e introspettiva del metal - che in Italia
sta crescendo a vista d’occhio grazie a realtà
emergenti come Vanessa van Basten, Nodus
Karma e Lento - compagni di etichetta dei
tre Ufo, con i quali hanno realizzato uno
straordinario split "Supernatural Vol. 1", e
stanno facendo un tour per l’Europa (in futuro suoneranno anche al gigantesco Roadburn
Festival di Tilburg, in Olanda). Con questo
nuovo album, il cui nome "Idolum" in latino significa sia "spettro" che "idea", i tre
abbandonano le sperimentazioni elettroniche
alla Aphex Twin del precedente "Lucifer
Songs" (durante il cui tour hanno fatto pure
una data alla Corte Samuele di Legnago) e
tornano grezzi, pesanti e apocalittici come
nel loro primo album "Godlike Snake" con
il loro tipico sound a metà strada tra i Black
Sabbath più oscuri, gli Electric Wizard e i
Tool. Il brano d’apertura, "Stigma", con quella progressione di riff di chitarra, ne è la mera
dimostrazione, ma soprattutto "Nero" con
una sequenza di batteria sulla scia degli Isis
più estremi; da segnalare anche "Ammonia",
altro brano straordinario che vede la partecipazione dell’inglese Rose Kemp , che
con la sua voce inquietante riesce a rende il
pezzo più unico che raro. A chiudere l’album
ci pensa “Void – Elephantom”, ovvero due
pezzi racchiusi in una progressione di ben 27
minuti (nel finale c’è lo zampino di Lorenzo,
uno dei due chitarristi dei Lento). Al loro
quarto album in quasi dieci anni di carriera
gli Ufomammut dimostrano ancora di saper
colpire fino in fondo in una realtà che dà
poco spazio al metallo pesante.
Carlo Polo
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
11
LA CORALE SAN NICOLA DI CASTAGNARO
COMPIE E FESTEGGIA 30 ANNI
Era la notte di Natale del 1978 quando,
per la prima volta, un gruppo di giovani di
Castagnaro iniziava ad animare la messa.
Fu quindi quasi per caso che la storia della
corale San Nicola ebbe inizio e se nei
primi giorni potè sembrare solo un’iniziativa estemporanea, dal 1979 il gruppo corale
animò le tante cerimonie religiose della parrocchia ed ora, a distanza di 30 anni, questo
gruppo di giovani, conosciuto ed apprezzato
in molti paesi, festeggia il proprio anniversario con vari appuntamenti che, tra dicembre
e gennaio, porteranno la musica e la gioia
del canto per pregare il Signore, risuonare
a Castagnaro. due appuntamenti musicali
e con un gemellaggio con una corale della
Toscana. “Da tempo siamo impegnati per
organizzare nel migliore dei modi gli appuntamenti per i nostri 30 anni di canto –dicono
alcuni componenti del coro- e per condividere con la nostra comunità e con le comunità
limitrofe questo traguardo per noi importantissimo, abbiamo organizzato due rassegne
corali la prima domenica 14 dicembre e la
seconda sabato 17 gennaio. Saranno 18 le
corali presenti e, tra le due date, avremo
anche due concerti con la Banda Filarmonica
di Castagnaro con la quale eseguiremo anche
due brani assieme”. Da trent’anni cantante
assieme ma siete sempre un coro giovanile
di 40 elementi. Qual è il segreto di questa
longevità. “E’ forse la gioia di stare assieme e lo spirito di entusiasmo e di unione
che dalla nascita con pochi amici ad oggi,
ha sempre caratterizzato il nostro gruppo
–spiegano- In tutti questi anni di esperienze
la corale ne ha vissute molte e oltre alla
costante presenza in chiesa, partecipa a
varie rassegne e continua la collaborazione
con importanti gruppi musicali quali il Gen
Rosso ed il Rinnovamento dello Spirito dai
quali attinge parte dei suoi brani. E’ gemellata con la corale Santa Felicita di Val di
Castello Carducci in provincia di Lucca e
con la compagnia teatrale “Volo Libero”
di Angiari”. Di recente avete fatto anche
un’interessante esperienza se non sbaglio.
“Si, da 18 anni a Castagnaro organizziamo
una rassegna corale dal titolo “Con il canto
testimoni della gioia” a cui partecipa anche
il coro Arcobaleno di Voci del nostro paese,
ma di recente ha intrapreso anche una nuova
ed intensa esperienza partecipando a due
grandi musical (circa 70 persone coinvolte) dai titoli “Il Sogno di Giuseppe” e “Il
Risorto” di Daniele Ricci, messi in scena
assieme al gruppo teatrale “Volo Libero”.
Un’esperienza entusiasmante per tutti”. E
per i 30 anni di canto cosa avete organizzato.
“Per ricordare quei momenti e per proiettarci
verso un futuro ancora ricco di tante nuove
esperienze ed iniziative, abbiamo voluto
organizzare la 18ma Edizione della rassegna
“Con il Canto Testimoni della Gioia per i 30
anni di canto insieme” per fare festa con tanti
cori amici per il traguardo raggiunto. Ecco
quindi due rassegne corali con la presenza di
18 cori quali il: Coro Don Bosco di Legnago,
la Corale Giovanile di Terranegra, la Corale
Giovanile di Masi, la Corale Giovanile di
Legnago, il Coro Angel’s Voices di Villa
d’Adige, il Coro Arcobaleno di Castagnaro,
il Coro Giovani di Megliadino San Vitale
in provincia di Padova, il Coro di Vigo di
Legnago, il Coro Giovani di Vangadizza,
la Corale Giovanile di Angiari, il Coro
Giovani di Giacciano con Baruchella, il
Coro Sin-Tonia di Villa Bartolomea, il Coro
Giovani di Veronella, il Coro Gospel del
Liceo Cotta di Legnago, il Coro Giovani
di Casette, il Coro Suaviter di Casale di
Scodosia e la Corale San Nicola con i quali
abbiamo condiviso tanti momenti importanti. Due concerti con la Banda Filarmonica
di Castagnaro, domenica 21 dicembre nella
chiesa di Castagnaro ed il 26 dicembre nella
sala polifunzionale a Menà, una santa messa
per ricordare i giovani coristi scomparsi
(domenica 21 dicembre), una pubblicazione
fotografica dei nostri primi 30 anni, un Dvd
sul recente Musical allestito con il Gruppo
Volo Libero di Angiari ed una serata, sabato
prossimo per fare un po’ di festa. Un grazie
per aver reso possibili questi appuntamenti
va ai cori presenti, a tutti gli amici della
corale San Nicola che hanno lavorato per
allestire i vari momenti di festa, alle tante
altre persone che si sono sempre prodigate
in questi giorni, al parroco di Castagnaro
don Vittorino Corsini, all’Amministrazione
Comunale di Castagnaro, alla Pro Loco di
Castagnaro, all’Avis di Castagnaro a Banca
Veneta 1896, al Circolo NOI Verde Valle e
alle ditte e alle persone che hanno partecipato all’organizzazione. Avremmo poi piacere
che, alla serata finale del 17 gennaio a cantare le nostre canzoni, ci siano pure tutti gli
ex coristi che vorranno unirsi a noi cantando
alcune nostre vecchie canzoni preparate per
la rassegna finale e ai quali lanciamo già da
questa sera un appello per essere presenti”.
Francesco Occhi
SCENE DI GUSTO
TROVATO IL TESORO
DELLE SEYCHELLES
Una serata ricca di sorprese al Castello di
Bevilacqua lo scorso venerdì 5 dicembre, in
occasione della cena con animazione “Scene di Gusto – Seychelles”. A cominciare dal
duello tra i pirati che ha dato inizio alla serata, e che ha consegnato ai partecipanti una
mappa da decifrare. E’ iniziata così la caccia
al tesoro delle Seychelles: tra una portata e
l’altra (tutte a tema creolo), gli ospiti hanno
superato le cinque prove di astuzia e abilità,
fino alla sfida finale che ha rimesso in campo
tutte le squadre per una gara alla risposta più
veloce. I primi classificati si sono però trovati
ad affrontare un’ultimissima e difficilissima
prova, quella del fuoco. I coraggiosi vincitori
sono stati ricompensati con la vincita del tesoro, ma molti altri premi sono andati anche
alle altre squadre. La prima caccia al tesoro
al Castello di Bevilacqua si è quindi conclusa
con successo grazie all’ottima organizzazione, all’ambientazione curata e fantasiosa degli ambienti, al menù creativo proposto dagli
chef. Un risultato decretato soprattutto dagli
ospiti, che hanno apprezzato l’animazione e
partecipato con entusiasmo a tutte le prove.
Mercoledì 31 dicembre 2008 - ore 20.30
GRAN CAPODANNO
MEDIOEVALE
Venerdì 30 gennaio 2009 - ore 20.30
CENA CON DELITTO
Per informazioni e prenotazioni
Tel. 0442 93655
ONOREFICENZE
Qualche giorno fà, presso il Centro Congressi
dell'Ente Fiera di Verona, il nostro socio
Fortunato Manente ha ricevuto dal Prefetto
Italia Fortunati il diploma di Onorificenza
dell'Ordine "al Merito della Repubblica
Italiana" conferito dal Capo dello Stato
quale cittadino benemerito residente in provincia. Tutti gli amici de "Il Basso Adige" si
congratulano.
LAUREA
Con una interessante tesi sulla politica
mediterranea di Bettino Craxi si è laureato
Verdolin Stefano
alla Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università di Padova.
associazione culturale
musica
venerdì 9 gennaio 2009 ore 21.00
orcHeStra
deLL’arena di Verona
Proseguiamo in questa Stagione nella presentazione della
grande musica strumentale
composta dal nostro celebre
Concittadino.
Nelle tre precedenti Stagioni
abbiamo ascoltato musiche
per balletto (con Muti), un
fugato per archi (con Brunello), la Passione e le Variazioni
sulla “Follia di Spagna” (con
l’Orchestra della Fenice), la
Sinfonia “Venexiana” e il Concerto per flauto oboe e orchestra (con l’Accademia i Filarmonici), e quello per flauto e
archi (con l’Orchestra Barocca
di Venezia).
In questo concerto ascoltiamo
uno dei due Concerti per pianoforte e orchestra, che Salieri
scrive nel 1773. Da sei anni a
Vienna, il ventitreenne sta per
essere nominato dall’Imperatore Giuseppe II “Compositore
a Corte e Maestro di cappella
dell’Opera Italiana”; al Burgtheater va in scena la sua
opera comica La Locandiera
(da Goldoni). Sono già andate
in scena a Vienna le opere La
secchia rapita, Il Barone di Rocca antica, La Fiera di Venezia,
Armida.
BoriS Brott direttore
Sandro de PaLma pianoforte
L. V. BeetHoVen
Leonora ouverture n. 3
ph. Brenzoni
a. SaLieri
Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra
F. ScHuBert
Sinfonia n. 10 (9) “Grande”
“Il primo movimento ha una
scrittura quasi teatrale ed è
caratterizzato da una virtuosistica brillantezza; il Larghetto
è una siciliana ricca di sfumature;[…]. In questi Concerti
Salieri mette in evidenza una
tecnica di strumentazione coloristicamente molto ricca e variata, con insoliti effetti sonori”,
scrive Brauenbehrens nella sua
monografia sul compositore.
“Sono composizioni
di sicuro interesse e molto
ben scritte, nello stile
galante, […]. Il movimento
lento del Concerto in do
magg. è un’anticipazione
diretta del grande
II° movimento del Concerto
K. 488 di Mozart.
Mozart avrebbe potuto
ascoltarlo? Molto
probabilmente sì. Mozart
con il padre si erano recati a
Vienna in quell’anno 1773”.
(H. Schoenberg,
The New York Times, 1.3.1981)
“Un’invenzione raffinata
e vivace, una gentile
e romantica emozione
italiana e un bel po’
di spirito arguto”.
(S. Sadie, Gramophone, 5/1986).
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musica
martedì 13 gennaio 2009 ore 21.00
arie dalla turandot
di G. Puccini
Locandina dell’opera, 25 aprile 1926, Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”, Milano. Tutti i diritti riservati.
con Vincitori del
“concorso internazionale di canto 2009”
realizzato dall’istituto
internazionale per l’opera
e la Poesia di Verona
in collaborazione con l’uneSco,
il comune di Verona,
la regione Veneto,
la Fondazione arena di Verona.
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L’Istituto Internazionale per
l’Opera e la Poesia è stato fondato nel 1996 a Verona dal Direttore Generale dell’Unesco,
Federico Mayor, da un progetto di Gianfranco De Bosio,
allora Sovrintendente della
Fondazione Arena di Verona,
in collaborazione con il Comune di Verona,
Da allora l’Istituto collabora
con la sede Unesco di Venezia
e con la Regione Veneto.
L’Associazione promuove la
conoscenza del patrimonio
lirico e poetico nell’ambito
dei programmi della Regione
Veneto; promuove e coordina
l’educazione all’opera e alla
poesia nell’ambito dei programmi Unesco per l’arte e la
cultura; promuove inoltre la
cooperazione internazionale
nel campo dell’opera e della
poesia. La principale attività
dell’Istituto, in collaborazione
con Unesco, è l’organizzazione di Concorsi Internazionali
di Canto, a partire dal 1997.
I vincitori hanno interpretato
le opere a Verona, Budapest, al
Bolshoi di Mosca, a Parigi.
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Per la Turandot le preselezioni
si sono tenute in Italia, Ungheria, Germania, Francia, Canada, Cina, Polonia, Russia, Corea del Sud, Sud Africa.
Le finali si terranno il 9-12
gennaio 2009. La giuria internazionale sarà presieduta
dalla celebre cantante Eva
Marton.
I vincitori interpreteranno la
Turandot al Filarmonico di Verona e, in seguito in numerose
città europee.
testo
(M. Bru
Festival
27
associazione culturale
musica
sabato 24 gennaio 2009 ore 21.00
SteFano BoLLani pianoforte
mirKo Guerrini sax
daVid riondino
SucceSSi
SucceSSi‘Scoranti’
‘Scoranti’
neLLa
neLLaStoria
StoriadeLLa
deLLa
muSica
muSicacLaSSica
cLaSSica
28
S. Bollani - D. Riondino
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Scrivono Riondino e Guerrini:
“Pochissimi sono in grado oggi
in Italia di sostenere uno spettacolo di Epistemologia Musicale
sul tema: I successi ‘scoranti’
della musica classica.
In genere perché non sanno
cosa sono: e d’altronde nemmeno il pubblico sa di che si tratta.
Ma nessuno osa affermarlo, intimorito dal termine. Ebbene,
Bollani lo sa, Guerrini anche e
Riondino non scherza”.
In uno dei primi episodi del
film I Mostri, di Dino Risi, Gassmann impersona sé stesso; sta
per entrare in scena ed esclama: “Il nostro è un successo
scorante!”.
Scorante può essere arcaicamente inteso nel significato di
inaspettato, di incredibile. Addirittura si può arrivare a intendere la parola come sinonimo di immenso. Ed è questo il
significato che gli sceneggiatori
del film, Age e Scarpelli, Ettore
Scola, Dino Risi, Elio Petri, hanno voluto dare al termine.
Stefano Bollani suona molto
bene, conosce, ama anche la
- cosiddetta - musica classica.
Recentemente ha registrato il
Concerto Campestre di Poulenc,
con l’Orchestra Filarmonica del
Teatro Regio di Torino; nella
scorsa Stagione ha suonato con
l’Orchestra dell’Accademia di S.
Cecilia.
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the best of
ParSonS dance
musica P. Woods, Triads
Brothers
coreografia
David Parsons
e Daniel Ezralow
musica I. Stravinsky
Parsons Dancers in Peel 2006 - ph. D. Parsons
ParSonS
Fill the Woods With Light
nascimento
musica M. Nascimento
my Sweet Lord
musica G. Harrison
Kind of Blue
musica M. Davis So What
caught
musica R. Fripp
in the end
12
musica D. M. Band
“Perché non mi va
di fare quello che sale
sul palco e suona ciò
che sa che la gente
vuole per applaudire”.
(S. Bollani, intervistato
da N. Pollastri, Allaboutjazz.com,
31.3.2008)
29
danza
domenica 25 gennaio 2009 ore 21.00
coreografie daVid
“Tutti i compositori del primo
‘900 sono stati importanti per
la mia formazione” (S. Bollani,
intervistato da P. Biamonte, La
Repubblica, 8.11.2007).
Il Teatro Salieri prosegue nell’offrire al suo pubblico vie
nuove per conoscere il grande
patrimonio semplicisticamente
definito musica classica.
Nel 2005-06 abbiamo ascoltato il ciclo Mozart genio?... da
vicino nessuno è normale, con
conversazioni ed esecuzioni;
l’anno scorso i Dialoghi attorno alle Suites di J.S.Bach (trasmessi in diretta da Radiotre).
Quest’ anno abbiamo chiesto
a un musicista dal multiforme
talento come Bollani, assieme a
un attore “sulla stessa lunghezza d’onda”, come David Riondino e all’ironico sax di Mirko
Guerrini di parlarci della musica classica, di presentarcela,
così come la vedono loro.
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David Parsons, vera e propria
icona della Post Modern Dance
statunitense, affascina il pubblico di tutto il mondo traducendo l’idea che lo strumento
più meraviglioso per comunicare siamo noi stessi, in una
danza piena di energia e positività, acrobatica e comunicativa al tempo stesso.Parsons
presenta qui un’antologia delle sue coreografie più note ed
emozionanti, tutti i grandi
classici del suo repertorio.
Sin dagli esordi, alta preparazione atletica degli interpreti
e grande capacità del fondatore di dare anima alla tecnica
sono state gli elementi distintivi della Compagnia. Come
ha scritto il New York Times, “I
danzatori vengono scelti per il
loro virtuosismo, energia e sex
appeal, attaccano il pubblico
come un ciclone, una vera forza della natura”. Le creazioni
di Parsons portano tutte il segno di una straordinaria teatralità e di un lavoro fisico che
si trasforma in virtuosismo e
leggerezza.
È una danza solare, che diverte
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in quanto espressione di gioia;
capace di trasmettere emozioni semplici e dirette. Gli spettacoli della Compagnia sono
esaltati con fantasia e immaginazione dal light designer
Howell Bink ley, fondatore
della Compagnia, con David
Parsons; tra le collaborazioni
eccellenti figura Luca Missoni, che ha firmato i costumi di
numerosi lavori.
“Bravure illimitate,
una grande apertura
sulle tradizioni moderne
americane[…] la
sua arte multipla e
sempre fisicamente
estrema[…] nel segno
della musicalità e
della perfezione
nell’uso delle tecniche
contemporanee”.
(M. Pasi, Corriere della Sera,
30.1.2007)
13
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
14
periodico indipendente
La “Grande Guerra” che non c’è stata - 2ª PARTE
Variante numero 3: l’Italia rimane neutrale
Era la posizione di Giolitti, come abbiamo visto,
ma anche dei cattolici, di buona parte dei socialisti e, possiamo dirlo tranquillamente, della grande maggioranza degli italiani. Senza la spina nel
fianco dell’Italia, rimasta neutrale, gli austriaci
avrebbero avuto le mani libere nei Balcani e,
eliminati finalmente i tenaci serbi, avrebbero
potuto concentrare le loro armate contro i russi,
affrettando il crollo dell’Impero zarista. L’Italia,
per tutta la durata del conflitto, avrebbe commerciato con entrambi i contendenti, e di ciò si
sarebbero avvantaggiati soprattutto gli Imperi
Centrali, che avrebbero avuto libero accesso al
mare; la guerra sarebbe durata molto più a lungo,
e si sarebbe arrivati ad una pace negoziata, come
proposto dal Papa, un piano di pace che il nuovo
imperatore, Carlo I, avrebbe sostenuto calorosamente; l’Italia, da parte sua, avrebbe svolto
una funzione di mediatrice fra i contendenti, e si
sarebbe ritagliata qualche vantaggiosa correzione di confine, ma soprattutto avrebbe evitato la
crisi del biennio 1919-21 e il successivo avvento
del fascismo. Il rafforzamento del partito socialista a guida del riformista con Turati sarebbe stato
compensato dalla tenuta dei giolittiani e dalla
creazione di un partito popolare di ispirazione
cattolica; ciò avrebbe determinato la nascita di
due schieramenti, uno di centro – destra, uno
di centro – sinistra, alternativi ma rispettosi del
sistema parlamentare. Il neutralismo avrebbe
depresso il nascente nazionalismo, facendo infuriare i vari D’Annunzio, Marinetti e simili, ma le
classi dirigenti del primo novecento avrebbero
potuto agevolare meglio la partecipazione delle
classi popolari alla vita politica, e forse le donne
avrebbero ottenuto il diritto di voto con 25 anni
di anticipo. Lo sviluppo economico, alimenta-
CINEMA TEATRO
SALUS - LEGNAGO
LUNEDI’ 05/01/2009 ORE 20.30
Teatro Salus
“Otello Perazzoli Cantastorie”
to dalla guerra europea, avrebbe imposto una
sferzata decisa all’industrializzazione del Paese.
Soprattutto, 600.000 ragazzi avrebbero lavorato,
studiato, messo su famiglia, anziché diventare
carne da cannone per i generali.
Variante numero 4: l’Italia viene sconfitta a
Caporetto
Caporetto fu una brutta batosta, del tutto inattesa, e che ebbe un impatto forte anche sul piano
psicologico. Difficilmente però le armate degli
Imperi Centrali avrebbero potuto portare le loro
truppe, stramate dall’avanzata, fino al cuore
della Padania, e senz’altro quello che rimaneva
dell’esercito italiano, che non era poco, con il
contributo di divisioni inglesi e francesi prontamente accorse a tamponare la falla, li avrebbe
bloccati almeno sulla linea Mincio - Po. Sarebbe
stata una tragedia, soprattutto per i nostri padri,
quell’inverno di occupazione in cui gli austriaci,
tormentati essi stessi dalla fame, avrebbero sfruttato le risorse agricole del Veneto sino all’ultimo
chicco di grano. L’esito della guerra però non
sarebbe cambiato: le industrie del nordovest,
per quanto pericolosamente vicine al fronte, e
soprattutto gli aiuti americani avrebbero messo
gli italiani in condizioni di riprendere l’offensiva
l’autunno successivo; invece che Vittorio Veneto
la battaglia decisiva si sarebbe intitolata “Vittoria
di Legnago” o “Vittoria di Albaredo”… Molto
diverso sarebbe stato l’esito se la sconfitta avesse
determinato il tracollo morale degli italiani: soldati che si sbarazzano delle armi, città saccheggiate dai disertori e dagli sbandati, colonne interminabili di profughi, regioni “rosse” in rivolta,
e nel caos, gli austro - tedeschi che avanzano
stupiti e increduli fino a Roma: uno scenario da
incubo. Possiamo immaginare che il re si sarebbe
trasferito in Sardegna, sotto la protezione della
Marina, mentre le truppe dell’Intesa sarebbero
state obbligate a risalire la penisola partendo
dalla Sicilia, e anticipando gli orrori di Cassino
e della linea gotica. A questo punto, non avrebbe
avuto neppure molta importanza chi avrebbe
vinto o perso la guerra, perché l’Italia sarebbe
precipitata negli orrori della fame, del “si salvi
chi può”, della guerra civile. La pace avrebbe significato probabilmente la fine dell’Italia
come paese unito: in fondo, non erano passati
sessant’anni dalla nascita del Regno d’Italia, e
gli anziani nati sotto il Granduca di Toscana, il
Papa-Re o il Borbone, sarebbero morti sotto i
discendenti dei loro antichi sovrani. L’Italia del
tricolore, di Roma capitale, dei Savoia, sarebbe
stata giudicata soltanto una fortuita parentesi, e
ora il Comune di Legnago manderebbe suppliche
a Vienna, indirizzate a Sua Maestà Imperiale
Reale Apostolica. A metà strada tra le due possibilità, è immaginabile un intervento risolutore
del solito Giolitti che, pur senza opporsi in modo
diretto alla politica avventuristica di Salandra,
aveva abbandonato l’impegno diretto, ma si era
comunque tenuto in disparte proprio per una
eventualità del genere. Allora: nel momento del
tracollo, il leader liberale piemontese si presenta
al Re e si offre di sobbarcarsi il fardello della
sconfitta e far uscire l’Italia in modo morbido
dalla guerra, sfruttando le buone conoscenze e
la stima di cui gode presso i tedeschi: insomma,
un Badoglio molto più abile e prudente. Bisogna
vedere naturalmente cosa avrebbero detto e fatto
gli inglesi e i francesi, perché nel ’18 li vediamo
costringere la Russia a proseguire la guerra con
sbarchi di truppe, ma forse all’Italia sarebbe
andata meglio. Ovviamente, alla conclusione
della guerra l’Italia, non avrebbe ottenuto nessun
vantaggio territoriale, e si sarebbe portata dietro
la fama di voltagabbana, con una depressione forse irrimediabile dell’orgoglio nazionale.
L’Italia non avrebbe avuto nulla da commemorare, né un Piave che mormorava, né un Monte
Grappa, il fascismo si sarebbe vigorosamente
sviluppato sotto forma diversa, come desiderio
di riscatto dalla sconfitta e dal vergognoso cedimento morale delle classi dirigenti; l’isterismo
nazionalistico avrebbe provocato guai a breve
e lunga scadenza. Come sappiamo, nessuno di
questi “scenari alternativi” si verificò, ma va
detto che tutti furono presi in seria considerazione a suo tempo, e non mi sembra sbagliato,
per chi si appassiona di storia, immaginare le
conseguenze “a cascata” di avvenimenti mai
verificatisi. Se non altro, è un buon allenamento
a non dare nulla per scontato.
Alberto Costantini
COMUNE DI
VILLA BARTOLOMEA
ASSESSORATO
ALLA CULTURA
Invito gennaio 2008_2.indd 1
11-12-2007 23:46:37
Martedì 6 gennaio 2009 - ore 21.00
Orchestra Filarmonica Veneta in
SABATO 10 /01/2009 ORE 21.00
Teatro Salus
Rappresentazione teatrale
della compagnia THEAMA
dal titolo “L’anatra all’arancia”
TANGO da CAMERA
Cineforum Legnago
secondo ciclo a partire da
venerdì 9 Gennaio 2009 alle ore 15.30
e alle ore 21.00
Il “Tango da Camera”, ci permette di cogliere più che mai quelle sfumature interpretative
che sono una caratteristica costante di Héctor Ulises Passarella. Il magnifico dialogare degli
strumenti ad arco con il bandoneòn, sostenuto a momenti dal profondo suono dei timpani e
dalla voce graffiante del guiro, [...]
Solista e Direttore Hector Ulisse Passarella
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
15
Giovanni Faccioli o l'a-temporalità dell'Arte
Quale sensazione, di fronte ad un'opera di
Giovanni Faccioli? Un tutto, flash sorprendente ed improvviso che si tras–forma in un
caleidoscopico panta rei – tra luce, ombra,
corporeità, a-fisicità – , dove questa espressione artistica in eterno divenire si fissa
in un canone d'interpretazione a-temporale.
E' un'idea, l'Idea nell'arte, la personalissima
interpretazione di Faccioli, non un' esasperazione criptica fine a se stessa...Motivo ispiratore per Faccioli, personalità silenziosa e schiva, resta l'amore per le donne che informano
il Tutto – le donne della sua casa che rieditano
l'eterno feminino misterioso, sottile, sempre
mutevole - fermato in un momento di chiara
universalità stilnovista approdata all'adozione
di quella dimensionalità statuaria propria dei
ritratti di Piero Della Francesca. Nel tratteggio delle anatomie, nel plasticismo classico
di quei corpi di fanciulle (siano vestali domestiche, ninfe o comunque dee, è irrilevante)
sottese entro un arco invisibile ma pulsante
che le protende nello spazio loro assegnato,
lo assoggetta e le rende dominae di un loro
creato: sia per l'inclinazione di una gamba, sia
per la mano protesa ad accarezzare la gatta
(Micia, raccolta nel verde della Camargue e
Pagine di pittura
Il giorno 5 dicembre 2008 ho avuto il piacere
di assistere nella sala del Piovego in Palazzo
Ducale a Venezia alla presentazione del volume dal titolo “ Gli affreschi nelle ville venete.
Il cinquecento”. Il testo, un’opera preziosa
e prestigiosa, è stato curato dal professor
Giuseppe Pavanello, direttore dell’Istituto
di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio
Cini e da Vincenzo Mancini, profondo conoscitore della civiltà artistica del 1500. Il
volume, edito da “Marsilio” sarà disponibile
nelle librerie dal mese di gennaio al prezzo,
non proprio alla portata di tutti, di 150 euro.
Per gli amanti dell’Arte ed in particolare per
gli appassionati della pittura ad affresco del
periodo rinascimentale, si tratterà comunque
di un ottimo e gratificante investimento.
L’opera è una ricognizione sistematica, metodica e capillare delle decorazioni ad affresco
nelle Ville del Veneto e del Friuli ed ha fatto
emergere, accanto a decorazioni del tutto
sconosciute, aspetti nascosti o trascurati di
capolavori ben noti. La ricerca è frutto della
stretta collaborazione tra l’Istituto Regionale
Ville Venete e la Fondazione Giorgio Cini di
Venezia. Tra i bellissimi palazzi a cui è stato
dato spazio nell’importante volume, compare anche Villa Garzoni-Contarini-BassaniRinaldi ora Vesentini, parte rinascimentale di
un complesso più ampio ed in parte più antico
sito in località Fittanza di Boschi S.Anna.
Nel palazzo rinascimentale, attualmente di
proprietà dei fratelli Vesentini, possono essere ammirati affreschi attribuiti a Battista Del
Moro, maestro della pittura veronese del
1500. Altre opere di pittura, sicuramente di
mano felice, ma di cui non è noto l’autore ( o
gli autori) sono pure presenti nella parte del
complesso che si sviluppa senza soluzione di
continuità rispetto alla costruzione rinascimentale e che è invece di proprietà del signor
Aldegheri Giuseppe. Gli affreschi di Battista
da allora musa dell'artista) o, una volta ancora, per la mano poggiata sulla tavola vestita
con sontuosi drappi oro, carminio o perlati
(rifrangenti in morbidi drappeggi). Anche
nelle Nature morte, ispirate da Morandi e
Balthus, un vaso di fiori, piccole composte
carnali corolle, funge da spotlight cromatico...
Torniamo a quei volti madreperlacei esaltati
dal setoso cadere di tuniche quasi succinte. A
quei capelli, amati nella nuance tiziano, raccolti in due bande lisce sulla nuca che incorniciano uno sguardo severo rivolto ad un punto
sospeso - chissà dove - nell'infinito. Eppure,
dall'angolo della tela, si dispiega l'apertura
di nuovi mondi per uno scorcio - attraverso
la quinta architettonica di una porta socchiusa sul teatro del Nulla - di luce-non-luce,
definito in campi diagonali. O nel paesaggio
giorgionesco, dove, oltre le verdi fronde che
richiamano il fondale della “Tempesta”, la
nota campita di una massa di nuvole, sospesa
nell'azzurro dell'orizzonte, indica universi di
immota serenità... Filosofo della propria arte,
il platonico Giovanni Faccioli comunica con
una città ideale, dove la pittura, non in esilio, è
libera di esprimersi. Cancellando gli idòla del
mondo sottostante... (Caterina Berardi)
Del Moro (proprietà Vesentini), sono stati
studiati in modo mirabile dalla dottoressa
Anna Malavolta (Soprintendenza PSAE di
Verona), autrice delle pagine ad essi dedicate
nel volume che ho sopra menzionato. Per chi
volesse meglio conoscere Villa Garzoni ed i
suoi pregevoli affreschi, così a noi vicini, ma
sconosciuti ai più, consiglio non solo la lettura delle pagine a loro dedicate nel prezioso
volume edito da Marsilio, ma una bella gita
domenicale nel periodo primaverile od estivo
in località Fittanza di Boschi S.Anna.
Pierangela Vesentini
Villa Garzoni-Contarini-Bassani- Rinaldi ora
Vesentini. “La Primavera” affresco attribuito a
Battista Del Moro - opera rinascimentale - loc.
Fittanza di Boschi S.Anna
MIGNON-SALUS:
GENNAIO 2009
SUCCESSI TEATRALI
INTERNAZIONALI E LOCALI
Due successi teatrali di autori di spicco, rispettivamente in campo internazionale e locale, aprono
il cartellone 2009 dei Teatri Salus e Mignon,
anche quest’anno abbinati per un teatro migliore.
Inizia in ordine cronologico il Salus il 10 gennaio 2009 alle 21.00 con la rappresentazione, ad
opera del multiforme e multipremiato Theama
Group di Vicenza, del classico della commedia
brillante degli ultimi trent’anni “L’anatra all’arancia, riscrittura del francese Sauvajon di un’opera
precedente di William Douglas Home, dell’omonima nobile famiglia di condottieri e politici di
spicco britannici . La trama si svolge attorno al
classico tema del Lui (Gilberto, quarantacinquenne, sceneggiatore di successo) e della Lei (Lisa,
dedita alla casa e alla cura dei bambini) sposati
da tempo, stanchi del solito tra tran e in vena di
trasgressioni. Inevitabilmente salta fuori l'Altro
(Francesco Maria, serio, distinto nobile: l'esatto
opposto del Lui) . A Lei, quest'uomo nuovo più
giovane e più bello non dispiace affatto, al punto
da essere indotta ad abbandonare il suo Lui per
partire con l'Altro per Parigi. . Ma i propositi non
sempre si materializzano e tra Gilberto, Lisa,
Francesco Maria, una segretaria sexy e una colf
impicciona impegnata a preparare un succulento
piatto di anatra all’arancia si trscorre uno spassoso weekend tutti assieme appassionatamente.
Rimanda al teatro classico genovese del grande
Gilberto Govi il testo di Emerico Valentinetti
(1886 – 1960) “Gildo Peragallo, ingegnere”, del
1949, oggi ripreso dalla compagnia “El Canfin”
di Baricetta (Rovigo) e presentato sabato, 24
gennaio 2009 alle 21.00 al Mignon di PortoLegnago .Il protagonista del titolo è un estroso
personaggio: ingegnere senza laurea e inventore
di astrusi marchingegni, che, trovatosi a soggiornare in una modesta pensione di Genova, incontra Ines, giovane orfana a cui si affeziona. Gildo
non sa resistere al fascino delle sue "spiritose
invenzioni", e l'arrivo dell’amico Tagliavacche gli
dà modo di dare il via a una sarabanda di fantasie e situazioni che coinvolge tutti quelli che gli
stanno intorno: la "figlia" Ines, il "nipote" Silvio,
la "defunta" moglie Teresa, il fratello sudamericano, la "fidanzata" Climene, il piccolo Paolino e
così via… A tutto ciò si aggiunge un contrastato
amore tra cugini, una improvvisa resurrezione e
infine un ambasciatore sempre lontano da casa.
Il lavoro in tre atti presentato dal Canfin è la trasposizione in italiano dell'omonimo testo scritto
in genovese da Valentinetti (Carla Faccio)
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
16
periodico indipendente
25° Giubileo, Mainz-Bingen e Verona
Amicizia oltre confine, dove la cultura sposa l'arte
Il più antico gemellaggio tra Comuni della
Repubblica
Federale
Tedesca unisce da più di
50 anni - e, più esattamente, dalla data del 26
aprile 1952 - il Landkreis,
la Provincia, di Bingen.
Nasce così una feconda partnership tra diversi organismi politico – territoriali, comitati
civici, scuole, associazioni, che si irradia,
negli anni a seguire, a ben 14 gemellaggi,
in percorsi di cultura interdisciplinare fra le
comunità nella Provincia Mainz-Bingen e la
Provincia di Verona. Un traguardo significativo, rivolto all'approfondimento degli aspetti
artistico-linguistici di queste due 'nationes' (a
fianco dei Greci, le più antiche dell'Occidente
europeo), secondo una traiettoria che guarda
al futuro all'insegna di molteplici, importanti manifestazioni dettate da quella sinergia amica che resta il piedistallo dell'interscambio culturale. E proprio in quest'ottica,
Claus Schick, Presidente della Provincia di
Mainz-Bingen, ha annotata l'importanza irri-
nunciabile di “ attribuire a tali contatti maggiore visibilità, rendendoli un appuntamento
significativo nella coscienza dell'opinione
pubblica... Il concretizzarsi di una politica
lungimirante che trova la propria ragione
d'essere il 25 gennaio 1983, data d'origine
dell'Unione tra il Landkreis di Mainz Bingen
e la Provincia di Verona ...”. In occasione del
25° giubileo del "Freundschaftskreis", il circolo dell'amicizia di questi due poli culturali
- la Provincia di Mainz-Bingen e la Provincia
Verona – ha invitati due veronesi, il pittore
Giovanni Faccioli e Francesca Aldrighetti di
Isola della Scala. Portavoce di due esperienze
svolte nell'arco di due generazioni, ma in
definitiva di un solo mondo – all'insegna di
quella propulsione all'amore dell'arte e dello
studio e al confronto delle tradizioni culturali
e delle radici storiche di questi due popoli in
realtà così vicini - si sono confrontati con un
folto pubblico presente al variegato alternarsi
celebrativo (apertura, Martedì 2 Dicembre
2008 alle ore 18, nella Sala delle Assemblee
dell'Amministrazione Mainz-Bingen, ad
Ingelheim). Debutto, con una nota di merito
a Francesca Aldrighetti, per il suo interessantissimo elaborato di laurea: "Amici del
territorio del Reno centrale" e la "Provincia
di Mainz-Bingen", vista attraverso l'annuario
del territorio. Una 'lectio', frutto di una laboriosa ricerca, che ha introdotto all'omaggio
dei gemellati al maestro Giovanni Faccioli,
nello splendido 'vernissage' della personale
dell'artista, supportato dalla grande professionalità di Fiorenza Canestrari ( (già promotrice
di attività di gemellaggio per le scuole veronesi ed interprete di lingua tedesca per diversi
assessorati, oltre che curatrice della personale di Faccioli – senza dubbio la più acclamata - al Circolo Ufficiali di Castelvecchio),
nonché talent-scout - lo si indica con ritrosa
modestia...- di tanti artisti ormai famosi.
Inoltre, ricorderemo come Canestrari - che
ha al suo attivo prestigiosi eventi espositivi
- sia presidente del sodalizio “ApertoArte”
e, a sua volta, stimata pittrice e ceramista
(inaugurazione, sabato 10 gennaio 2009, di
una collettiva in“Arte al Castello”, sempre al
Circolo Ufficiali di Castelvecchio).
C.B.
PER NON DIMENTICARE: MEMORIE DI SUPERSTITI DELLA DIVISIONE
ACQUI NELLA TRAGEDIA DI CEFALONIA
L’Associazione Insigniti Onorificenze
Cavalleresche con il patrocinio e la collaborazione della Fondazione Fioroni, che ha messo
a disposizione il proprio museo, ha presentato
un incontro dal titolo Con la morte sempre
in agguato. Una possibilità per conoscere un
pezzo di storia della seconda guerra mondiale
attraverso la testimonianza di chi quel periodo
l’ha vissuto veramente. Per l’occasione, sabato 6 dicembre 2008, sono stati esposti cimeli
e immagini della Divisione Acqui al Museo
Fioroni. La decisione di ospitare quest’evento proviene dal fatto che la fondatrice della
Fondazione, Maria Fioroni, a cui è dedicato
il Museo, oltre ad aver vissuto tutti i conflitti
che hanno caratterizzato il novecento dalla
prima alla seconda guerra mondiale passando
per le effimere guerre coloniali portate avanti
dal regime fascista, è stata anche fonte di
conforto e di consiglio per quei soldati con
i quali intratteneva una corrispondenza epistolare. La ricostruzione storica pian piano è
andata a prendere forma durante la mattinata,
sia grazie alle parole di chi si è interessato a
queste vicende, ma soprattutto con le testimonianze di coloro che hanno vissuto in
prima persona tutto quello che è accaduto alla
divisione Acqui. Questa sezione dell’esercito
italiano venne spedita a Cefalonia, dopo che
il Duce aveva, grazie all’indispensabile aiuto
dell’esercito tedesco, conquistato la Grecia.
Sulla strategica isola di Cefalonia cominciò
così una pacifica convivenza fra i due eserciti conquistatori. Dopo l’armistizio firmato
l’otto settembre 1943, le cose cambiarono in
quanto gli Italiani da quel momento venivano
considerati impostori e i buoni rapporti che
prima c’erano tra le due milizie si dissolsero.
Il Comandante delle truppe italiane in Grecia
Carlo Vecchiarelli ordinò la resa delle truppe all’esercito tedesco, ma le condizioni dei
nuovi nemici a Cefalonia erano di consegnare
le armi nella Piazza principale a Argostoli,
capitale dell’isola, subendo così una pubblica
umiliazione. Spinti dall’orgoglio nazionale
e da un radiogramma arrivato da Roma che
invitava a prendere le armi contro il nemico,
la divisione Acqui, comandata dal generale
Antonio Gandin, decise di combattere. La
lotta fra i due eserciti finì dopo appena dieci
giorni quando arrivarono i rinforzi all’esercito
tedesco, rinforzi e munizioni che invece non
giunsero agli Italiani nonostante numerose
e pressanti richieste. I soldati comandati da
Gandin si arresero e l’esercito tedesco, per
ordine dello stesso Hitler, ammazzò i militari italiani considerati ormai dei traditori. La
divisione Acqui, ancora oggi esistente, per
il coraggio dimostrato è stata insignita della
medaglia d’oro al valore militare. Dall’evento
storico è stato tratto un film, con Nicholas Cage
e Penelope Cruz, che ha come ambientazione
Cefalonia e narra l’eccidio subito dall’esercito
italiano: Il mandolino del Capitano Corelli.
Emanuele Sarria
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
17
Un… PONTE D’AMORE… dalla Bassa al Congo
Ha sede in Bovolone, in Via Pomara n°
2, l’associazione PONTE D’AMORE Onlus,
nata nel 2005 per volontà di Zago Tonina e
dei suoi famigliari: lo scopo era, ed è, quello
di sensibilizzare la nostra gente ai problemi
dell’Africa e raccogliere fondi per creare, in
uno sperduto villaggio del Congo Brazzaville
dal nome quasi impronunciabile – Moubangou
– un ambulatorio medico. Un progetto nato
dall’incontro di Tonina con un giovane sacerdote, Don Hervè, che in quel villaggio è nato
ma da dove si è spostato, in giovane età, per
iniziare gli studi; la guerra civile, che ha mietuto migliaia di vittime per la lotta tra le diverse
etnie presenti nel Congo, ha costretto il giovane Hervè a rimanere nascosto in seminario per
più di un anno (i genitori lo davano per morto)
finchè nel 1999 il giovane Hervè potè venire
in Italia e completare gli studi di Teologia nel
seminario di Firenze ed essere quindi ordinato sacerdote. Egli ora è collaboratore nella
Parrocchia di San Martino di Brozzi, alle porte
di Firenze, ma il legame con l’Associazione
lo porta spesso nella nostra zona. Il progetto
iniziale è nato dal racconto che Hervè faceva
della sua terra, abitata da poveri contadini che
per raggiungere la struttura sanitaria (sarebbe
troppo generoso chiamarlo ospedale) doveva
fare 70 chilometri a piedi in mezzo alla savana
e a tutti i suoi pericoli, e una volta arrivato a
destinazione chi non aveva i soldi non poteva
farsi curare: ecco allora che in quei posti,
ancora oggi, le donne muoiono di parto e gli
uomini per una semplice e banale ernia! L’idea
di costruire in quel villaggio un ambulatorio
medico dove dare assistenza sanitaria gratuita
era la soluzione non solo per il villaggio, abitato da poco più di mille persone, ma poteva
essere la soluzione per tutti i villaggi situati
nel raggio di 40-50 chilometri; ma nel villaggio mancava non solo l’ambulatorio, ma anche
l’energia elettrica, l’acqua, la scuola…. Per il
ricco ed operoso Veneto costruire tali strutture sarebbe stato semplice ed anche veloce:
si raccoglievano i fondi, si partiva in un bel
gruppo e nel giro di poche settimane i problemi sarebbero stati risolti: ma Don Hervè, agli
amici che avevano preso a cuore il problema
dell’Africa, ha saputo trasmettere un concetto
molto importante: “aiutiamo l’Africa e gli
Africani, ma facciamo in modo che quello che
lì si costruisce siano gli africani stessi a farlo,
perché solo così sapranno amare, conservare
e rispettare quello che hanno fatto con le loro
mani: ciò che hai costruito con le tue mani ha
un valore superiore di ciò che ti è piovuto dal
cielo”. E così è iniziata la grande avventura,
è nata l’Associazione Ponte d’Amore Onlus,
il progetto dell’ambulatorio dove potevano
essere fatti anche piccoli interventi, dispensare cure e vaccinazioni, è iniziata la raccolta
di fondi, le prime iniziative per sensibilizzare
gli amici dell’importanza anche di un semplice gesto di carità, l’incontro con un’altra
associazione “Maria Regina della Pace” di
Arzignano che, con lo stesso entusiasmo e la
stessa disponibilità, ha condiviso il progetto prendendosi l’onere di costruire accanto
all’ambulatorio la scuola. Ora le due opere
sono quasi terminate, è stato costruito l’acquedotto, dall’Italia, questa estate, sono arrivati i
mezzi economici e quelli materiali, le attrezzature sanitarie, il generatore di corrente, la
motozappa, i quaderni, tante altre cose donate
dalla generosità della gente veneta ma che ha
visto coinvolta, direttamente, la popolazione
del villaggio. L’Associazione Ponte d’amore
ha organizzato, in questi tre anni, numerosi
eventi per sensibilizzare la gente sui problemi dei nostri fratelli dell’Africa: l’ultimo, lo
spettacolo “Libero il Cielo” del coro “T’ho
trovato” di Bovolone, tenutosi presso il Teatro
Salieri di Legnago sabato 22 novembre, con la
concreta collaborazione di Crediveneto che si
è fatta carico dei costi del prestigioso teatro,
ha riscosso un notevole successo di pubblico.
Nell’occasione sono stati proiettati i filmati
dell’arrivo al villaggio del container con il
materiale raccolto dalle due associazioni, ed il
pubblico ha potuto vedere i risultati raggiunti
nel villaggio, confrontando la situazione con
quella dell’anno precedente. Sempre in quella
serata Don Hervè ha voluto ringraziare tutti
per ciò che è stato fatto, a nome suo e del suo
villaggio, ed ha invitato, chi volesse farlo, a
visitare il villaggio e le sue strutture: potrebbe
essere l’idea per una vacanza alternativa! Per
informazioni: www.pontedamore.org 5 per
mille sul c.f. 93180450236 ccp 70952064
Cinema a Torino: il festival di Nanni Moretti dal 21 al 29 novembre
Vince il cileno Tony Manero, importanti le retrospettive dedicate a Polanski,
Melville e alla British Renaissance.
La 26ma edizione del Torino Film festival
ha registrato accrediti in crescita del 40%
(2.396), e più del 15% di biglietti venduti (18.929), per un incasso incrementato
del 25% (la cifra totale si attesta su euro
168.739). Già l’edizione del 25°, quando
il regista Nanni Moretti aveva accettato la
direzione dopo polemiche e ripensamenti –
ma solo per un biennio -, aveva visto numeri al raddoppio in tutte le categorie. Alla
luce di questo grande rilancio del Festival,
Moretti potrebbe pensare ad un altro biennio
all’ombra della Mole. Equilibrata la composizione dei giurati: il regista Alexey German
Jr., gli scrittori USA Jonathan Lethem e Dito
Montiel (in realtàn quest’ultimo ha anche
esordito nella regia con Guida per riconoscere i tuoi santi) e gli attori Alba Rohrwacher e
il polacco Jerzy Stuhr. Come da pronostico,
ha vinto Tony Manero del regista cileno
Pablo Larrain, che si è guadagnato anche il
riconoscimento della critica internazionale
col Premio Fipresci. Per la verità era un titolo
di seconda mano. E infatti il film di Larrain
era già passato alla Quinzaine di Cannes ed
è stato nominato all’Oscar per il suo paese.
Del resto, nella lotta tra Festival per aggiudicarsi anteprime ed esclusive bisogna fare
i conti con quello che offre il mercato. Non
dimentichiamo che Torino va a collocarsi
appena dopo il festival di Roma. Il soggetto
del film vincitore è molto curioso: un disoccupato innamorato del John Travolta de La
febbre del sabato del sera, le tenta tutte pur
di interpretarlo in un film prodotto in Cile.
L'aspirante divo arriverà alla selezione per il
miglior Tony Manero del paese ma senza la
dote di quella fortuna che era certo di essersi
conquistato, anche a prezzo altissimo, per le
peggiori violenze sulle persone che gli stanno
accanto. Alfredo Castro, nei panni dell’emulo
di Travolta, è stato giudicato miglior attore. Premio speciale della giuria a Prince of
Broadway, un titolo Usa molto apprezzato.
Si è parlato di atmosfere alla Cassavetes:
racconta di un emigrato del Ghana che cerca
di sopravvivere vendendo merce taroccata
per le vie di New York. Emmanuele Devos
- per il film belga Non-Dit, di Fien Troch
- è stata premiata quale migliore attrice.
Nella sezione documentari italiani, che qui a
Torino hanno una vetrina molto prestigiosa,
la giuria ha scelto Napoli Piazza Municipio
di Bruno Olivero, mentre il premio speciale
è andato a Rata nece biti (Non ci sarà la
guerra) di Daniele Gaglianone. Per i cortometraggi vince A chi è già morto a chi sta
per morire di Fulvio Pepe, premio speciale
a Ottana di Pietro Mele e menzione speciale
a La nonna di Massimo Alìm Mohammad.
Nell'ambito del festival di Torino lo spazio
più importante comunque è sempre lasciato
alle retrospettive, che quest'anno erano tre. Le
più significative dedicate a Polanski, presente
al festival, e a Jean-Pierre Melville. A Torino
è stata presentata la filmografia completa
di Melville e sono intervenuti alcuni critici
a parlarne, tra cui, Rui Nogueira, Olivier
Bohler che ha realizzato un documentario,
Sandro Toni, Nicoletta Vallorami, Mauro
Gervasini, Matteo Bortolotti, Emanuela
Martini, Giorgio Gosetti. E Polanski ha fatto
la parte del leone non solo per la sua partecipazione diretta ma anche per una copiosa
presenza dei suoi film che ha curato personalmente, selezionando le copie proiettate.
Roberto Tirapelle
18
Il primo pianeta dal Sole: Mercurio
Ci siamo, eccoci alla terza puntata della
rubrica di Astronomia del Basso Adige. Da
oggi cominceremo a parlare dei pianeti e più
precisamente dei pianeti interni, rocciosi...
vi ricordate come sono divisi i pianeti del
Sistema Solare? Vi faccio un breve ripasso: i
pianeti del nostro Sistema Solare sono divisi
in due categorie da una fascia di asteroidi
posta tra Marte e Giove. Essi differiscono
per composizione e grandezza: Mercurio,
Venere, la Terra e Marte sono i pianeti
interni, rocciosi (o terrestri) e invece Giove,
Saturno, Urano e Nettuno sono pianeti esterni, giganti e gassosi. I pianeti interni sono
di composizione rocciosa, cioè composti di
materiale simile a quello terrestre, sono di
piccole dimensioni (la Terra
è il più grande e Mercurio il
più piccolo) e hanno densità
abbastanza alte. Hanno un
moto di rivoluzione molto
veloce rispetto a quelli esterni ma hanno una rotazione più lenta e hanno pochi
satelliti (al massimo 2). I
pianeti esterni invece sono
gassosi, cioè formati da gas
con solo il nucleo solido,
sono di grandi dimensioni
(Giove è il più grande ed è 318 volte più
grande della Terra, Nettuno invece è il più
piccolo) e hanno densità prossime ad 1.
Hanno un moto di rivoluzione più lungo
(Nettuno, per esempio, compie un giro
attorno al Sole in 163,8 anni) ma hanno una
rotazione più veloce (Giove compie una
rotazione su se stesso in 9 ore 55 minuti e 29
secondi). Possiedono un’insieme di anelli e
un gran numero di satelliti (Giove ne possiede ben 63). Ora che abbiamo ripassato come
sono divisi i pianeti possiamo passare all’argomento del giorno: Mercurio. Il nome del
pianeta deriva dal dio romano del commercio, della medicina, dei viaggi e dei ladri.
Si pensa che abbia ricevuto questo nome
a causa del suo rapido moto di rivoluzione
attraverso il cielo; infatti il pianeta possiede
il moto di rivoluzione più rapido di tutto il
Sistema Solare. Il suo simbolo astronomico
è la rappresentazione stilizzata del caduceo
del dio Mercurio:
Nelle culture dell’Estremo Oriente il pianeta
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
è indicato come
l’astro dell’acqua, uno dei
cinque elementi
fondamentali.
Mercurio è il
primo pianeta in
ordine di distanza dal Sole, il
più piccolo dei
pianeti rocciosi
e degli 8 pianeti
ma non è, come
molti credono,
il più caldo!!
Vi ho sconvolti... ebbene
Mercurio non
è il pianeta più
caldo anche se
sulla sua superficie ci sono ben 467°. Il pianeta più caldo è Venere che con i suoi 480°,
supera Mercurio di pochi gradi. Mercurio
però detiene vari primati: l’escursione termica di Mercurio è la più elevata di tutto
il Sistema Solare (a causa dell’assenza di
atmosfera e della sua rotazione estremamente lenta). Pensate che l’emisfero illuminato
raggiunge, come abbiamo detto prima i 467°,
e invece l’emisfero in ombra arriva a183°!
Mercurio è il pianeta del Sistema Solare con
il più breve periodo di rivoluzione ed è l’unico dove il periodo di rotazione (la durata del
giorno) è maggiore di quello di rivoluzione.
Il pianeta ruota attorno al Sole in 88 giorni e
compie un giro su se stesso in 58,6 giorni terrestri. Mercurio quindi completa tre rotazioni
ogni due rivoluzioni. Questo
fa sì che la durata dell’esposizione ai raggi solari per
ogni punto della superficie
sia molto lunga, pari a 176
giorni terrestri. La massa di
Mercurio corrisponde a 0,055
della massa terrestre e il suo
volume a 0,054 rispetto a
quello della Terra. La densità
di Mercurio è molto vicina a
quella della Terra (0,984 di
quello terrestre) e si discosta molto da quella lunare. Mercurio infatti,
dopo la Terra, è il secondo corpo nel Sistema
Solare per densità. Il primo pianeta dal Sole
non possiede satelliti naturali ne un sistema
di anelli e ha un piccolo campo magnetico
(la cui forza è pari all’1% di quella della
Terra). Mercurio dista dal Sole 0.387 UA cioè
57.909.175 Km. (l’UA “Unità Astronomica”
è l’unità di misura usata in astronomia, pari
alla distanza media tra la Terra e il Sole
149.597.870,691 Km). L’UA viene utilizzata
soprattutto per misurare distanze all’interno del Sistema Solare; mentre per misurare distanze superiori, cioè fuori dal nostro
Sistema Solare o dalla nostra galassia (la Via
Lattea), gli astronomi preferiscono utilizzare
l’anno luce o il parsec. Per confronto, la stella
più vicina a noi Proxima Centauri si trova
ad oltre 250.000 UA di distanza. Mercurio
si può osservare nel cielo solamente subito
dopo il tramonto, oppure poco prima dell’alba, perché durante il giorno la luminosità
solare impedisce ogni osservazione. Inoltre
periodico indipendente
c’è da dire che questa osservazione è praticamente possibile solamente per pochi
giorni consecutivi, per l’estrema brevità
del suo moto di rivoluzione. L’atmosfera di
Mercurio, per via della sua bassa attrazione
gravitazionale, è molto sottile ed è composta
da atomi staccati dalla superficie dal vento
solare. Poiché Mercurio è molto caldo, questi atomi sfuggono rapidamente nello spazio
perciò, contrariamente alla Terra e a Venere,
Mercurio ha un’atmosfera costantemente
rinnovata. La sua superficie ricorda molto
quella della Luna, ricca di crateri (chiamati “bacini”) ed enormi scarpate, alcune
delle quali lunghe centinaia di chilometri
e profonde anche tre. I crateri più piccoli
di Mercurio hanno un diametro minore di
10 Km mentre quelli più grandi superano
anche i 200 Km. Il bacino più grande (e il
più noto) è il Mare Caloris, del diametro di
1.300 Km. Si tratta di una grande pianura
circolare, uno dei punti più caldi del pianeta, circondata da monti. Probabilmente si è
formato a causa di un gigantesco impatto
avvenuto quando il Sistema Solare era ancora giovane. Mercurio ha un’orbita molto
ellittica ed è soggetta a variazioni irregolari nell’arco di miliardi di anni; quindi gli
astronomi prevedono che tra 3,5 miliardi di
anni Mercurio e Venere potrebbero entrare
in collisione. In ultimo, essendo la gravità di Mercurio molto meno intensa della
Terra, un uomo dalla massa di 100 kg che
si trovasse su Mercurio peserebbe solo
38 kg. Mercurio è stato visitato finora da
un’unica sonda (la Mariner 10) che ha mappato il 45% della sua superficie. Nel 2004 la
NASA, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti
d’America, ha lanciato una sonda diretta su
Mercurio che incontrerà il pianeta il 2011.
Nel 2013 inoltre verrà lanciata dall’Agenzia
Spaziale Europea in collaborazione con la
JAXA (l’agenzia spaziale giapponese) la
sonda Bepi Colombo, dedicata al matematico e fisico italiano del XX secolo Giuseppe
Colombo. Le sonda dovrebbe effettuare un
viaggio di 6 anni verso Mercurio e usando
la spinta gravitazione della Luna, di Venere
e di Mercurio, dovrebbe entrare in orbita
attorno a Mercurio nell’agosto del 2019.
Ora un po’ di curiosità sul mondo dell’astronomia: dopo 25 anni l’Italia torna alla guida
dell’ESA! Per chi non lo sapesse l’ESA,
fondata nel 1975, è l’Agenzia Spaziale
Europea che ha il compito di coordinare i
progetti spaziali di 17 paesi europei. L’Italia,
che manterrà la presidenza dell’ESA fino al
2011, è uno dei Paesi fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea ed è attualmente il
terzo contributore dopo il CNES (l’agenzia
spaziale francese) e il DLR (l’agenzia spaziale tedesca). Altra notizia che sicuramente
non tutti sapranno: come potete constatare,
il 2008 è agli sgoccioli e tra pochi giorni
si entrerà nel 2009 “l’anno internazionale
dell’astronomia”! Si, avete capito bene, il
2009 è l’anno internazionale dell’astronomia. Perciò viva il 2009!!! Nel prossimo
numero della rubrica si parlerà del secondo pianeta in ordine di distanza dal Sole:
Venere. Auguro a tutti i lettori buon Natale
e felice anno nuovo.
Gianluigi Viviani
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
periodico indipendente
19
NOVITÀ FISCALI... E NON SOLO - A cura del dott. Enzo Masin
Penso che tutti noi, fedeli consumatori di telegiornali e notiziari più
o meno economici, abbiamo sentito parlare in questi giorni di tutti
quei provvedimenti, varati dal governo, definiti “piano anti-crisi” per
le famiglie e le aziende: forse allora è qui interessante approfondire i
punti che possono interessare la maggior parte dei nostri lettori.
1) Social card (carta acquisti): è una tessera a pagamento (tipo carta
di credito o bancomat) “caricata dallo Stato” con una somma di €
80 ogni due mesi (cifra che potrà essere spesa entro i due bimestri
successivi). E’ concessa ad anziani e a famiglie con bambini piccoli;
va richiesta agli uffici postali e se ciò viene fatto entro dicembre
2008 verrà accreditata, da subito, la somma di € 120 corrispondente
ai mesi di ottobre/novembre/dicembre 2008. Le somme della social
card potranno essere utilizzate inizialmente per l’acquisto di generi
alimentari nei negozi convenzionati e, in seguito, per pagare le bollette di energia elettrica e gas. La carta la possono ottenere i cittadini
italiani anziani ed i genitori di bambini di non più di tre anni.
Gli anziani devono soddisfare tutte le seguenti condizioni:
- avere più di 65 anni e non abbiano pagato imposte l’anno precedente o l’anno precedente ancora;
- non possedere redditi superiori a 6.000 € (8.000 se l’età è superiore
a 70 anni);
- avere un ISEE inferiore a 6.000 €;
- non essere intestatari di più di un’utenza di energia elettrica o gas,
di più di un autoveicolo, di più di un immobile abitativo o di un
immobile non abitativo;
- non fruire di vitto pagato dallo Stato o altre pubbliche amministrazioni per ricovero in istituti di cura.
I bambini, invece, devono rispettare tutte le seguenti condizioni:
- non avere più di tre anni;
- avere un ISEE inferiore a 6.000 €;
- non essere, con i genitori, intestatari di più di un’utenza elettrica
ecc..
DROSERA
In questi giorni i pensionati stanno ricevendo dall’INPS i modelli da
compilare e da presentare, con la dichiarazione ISEE (che può essere
fatta in Comune, all’INPS o presso i patronati) all’ufficio postale.
2) Bonus famiglie: è un contributo una tantum concesso alle famiglie
residenti in Italia che posseggono un reddito, di tutto il nucleo famigliare, come da seguente prospetto:
Componenti nucleo familiare
1
2
3
4
5
oltre 5
Importo bonus
200 €
300 €
400 €
500 €
600 €
1.000 €
A ciò si deve aggiungere che agli anziani soli e con un reddito non
superiore a 15.000 € spetta un bonus di € 200.
Il reddito a cui fare riferimento può essere costituito solo da redditi
di lavoro dipendente o assimilato, da pensione, da redditi di lavoro
autonomo di natura occasionale o da redditi fondiari che, da soli, non
devono superare i 2.500 €.
Il bonus si ottiene compilando un’apposita domanda (attualmente
ancora non disponibile) da presentare al proprio datore di lavoro o
all’ente pensionistico entro il 31 gennaio 2009 se i redditi si riferiscono al 2007, oppure entro il 31 marzo se i redditi si riferiscono al 2008.
Nel primo caso il bonus verrà accreditato nella busta paga di febbraio
o nella pensione di marzo, altrimenti in aprile o maggio.
Notizia dell’ultima ora: il bonus famiglia è cumulabile con la social
card. Nel prossimo numero affronteremo le altri principali misure
anti-crisi.
di enzimi, oli essenziali e tannini.
Attività principali:
• sedativa della tosse
• miorilassante a livello della muscolatura
liscia delle vie respiratorie
• fluidificante bronchiale
• antisettica polmonare
È una pianta carnivora detta anche
rugiada del sole a indicare le goccioline
scintillanti di mucillagine secrete dalle
ghiandole dei peli che ricoprono le foglie
e che fanno da esca agli insetti. La parte
utilizzata in fitoterapia è la pianta intera.
I costituenti principali sono i naftochinoni che conferiscono alla pianta la tipica
colorazione rossastra, ma è ricca anche
Reddito
15.000 €
17.000 €
17.000 €
20.000 €
22.000 €
22.000 €
Impiego terapeutico:
• tossi convulsive e stizzose
• bronchite
• asma bronchiale ed asma allergica
L’uso popolare segnala l’inibizione dei
conati di vomito scatenati dalla pertosse.
Forme farmaceutiche:
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20
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
periodico indipendente
è GABRIELE BEZZETTO IL VINCITORE DEL PREMIO DELLA BONTà A CEREA
E’ stata un chiesa gremita di gente ad accogliere il doppio appuntamento che già da
alcuni anni vede protagoniste nella chiesa
parrocchiale di Cerea la musica ma, soprattutto, la bontà e la disponibilità verso il prossimo. Infatti l’evento dal titolo:
Terza edizione del Premio Bontà
2008 “Monsignor Dario Cordioli”
e la rassegna di “Giovani Artisti
Europei” è ormai divenuto un
appuntamento irrinunciabile che la
gente di Cerea e non solo, attende
con piacere per veder premiato chi
nel silenzio e con tanta dedizione,
si occupa del prossimo. Il premio, intitolato a Monsignor Dario,
è quindi divenuto un momento
di giusta e gradita riconoscenza
verso chi lavora nell’ombra ed in
silenzio si mette a disposizione
degli altri. A vincere l’edizione
del 2009, a seguito del verdetto
della commissione composta da sei membri,
è stato Gabriele Bezzetto ,un instancabile ed
indomo volontario presente in svariate associazione come Croce Rossa, Unitalsi, Gruppo
Parrocchiale di Aselogna, Aido, Avis, Pro
Loco. Il cui tempo e la cui disponibilità sono
a servizio degli altri. A fare gli onori di casa
è stato il parroco don Giorgio Marchesi che
ha evidenziato come siano importanti figure
come quelle di Don Dario per essere d’esempio a tutti. E’ stata poi la volta della musica e,
a metà concerto, della cerimonia di consegna
del premio da parte del sindaco di Cerea Paolo
Marconcini, dell’assessore ai servizi sociali Emanuela Carmagnani, dell Presidente di
CereaBanca 1897 Alfonso Vicentini, del direttore Giuseppe Lucchi oltre ad Elena De Carli,
commissario straordinario della Croce Rossa.
“Questo premio è un giusto riconoscimento a
chi si è sempre prodigato a favore del prossimo con umiltà e disponibilità –ha ricordato il
primo cittadino- e noi come amministrazione
crediamo fermamente in queste persone che
sono un vero esempio per tutti noi”. “Come
istituto di Credito abbiamo sempre creduto in
quello che Monsignor Dario ha fatto e siamo
convinti di questo premio interpretando anche
i sentimenti di chi opera con dedizione e passione nel donare il proprio tempo agli altri –ha
ricordato il presidente Alfonso Vicentini- per
questo spirito e con questi principi siamo qui
per dare un giusto riconoscimento ed un segno
tangibile a persone che si sono donate agli altri
e che noi stimiamo ed ammiriamo per il lavoro svolto”. Il premio intitolato a Monsignor
Dario Cordioli, è promosso dal Comune di
Cerea assessorato alle Politiche Sociali, da
CereaBanca 1897, dalla Fondazione Antonio
Salieri ed in collaborazione con l’Austrian
Master Classes e la parrocchia di Cerea, ed
è stato voluto per premiare chi si sia distinto
in particolari azioni o attività di solidarietà ed
aiuto verso il prossimo. A cadenza biennale,
nelle precedenti edizioni ha visto vincitori
Natalina Brunelli direttrice dell’associazione “Piccola Fraternità” e Giovanni Finezzo
presidente della “San Vincenzo”. Monsignor
Dario Cordioli è stato per lungo tempo parroco di Cerea in un periodo particolarmente difficile. Uomo di
azione, instancabile, dinamico ma
unico per la sua sensibilità con
la quale sapeva arrivare direttamente al cuore dell’uomo, non è
stato dimenticato ed il premio ne
è l’esempio concreto. Alla cerimonia di premiazione, che ha avuto
protagonista della serata la musica classica eseguita da Giovani
talenti musicali, ha visto presenti
anche i parenti di don Dario: Paolo
Cordioli con la signora Laura,
Pasquale Cordioli con la signora Gianna, Dario Cordioli con
la signora Luigina. “Monsignor
Cordioli è stata persona dal cuore
sensibile, amabile e paterno –hanno ricordato
il direttore di CereaBanca 1897 Giuseppe
Lucchi e l’assessore comunale alle politiche
sociali Emanuela Carmagnani- sapeva cogliere con serenità ed umanità il complesso animo
umano e con le sue parole, ma soprattutto
con il suo lavoro, riusciva ad arrivare direttamente al cuore di ciascuno. La comunità di
Cerea non l’ha mai dimenticato ed il premio
che abbiamo voluto istituire d’intesa con il
Comune di Cerea, è il giusto riconoscimento
per chi continua a dedicare il proprio tempo
a favore del prossimo. Sia come comune che
come Istituto di Credito, ci sentiamo vicini a
questa sua figura, ai sentimenti e ai valori che
ci ha trasmesso e convinti di questo e dell’importanza di quanto ha fatto”.
F.O.
UN SUCCESSO LA 12ª EDIZIONE DELLA “RASSEGNA DI GIOVANI ARTISTI EUROPEI”
Di sicuro per loro è stata un’esperienza unica;
intensa e ricca di fascino ma anche una piacevole sorpresa per tutte quelle persone che,
al primo appuntamento nella chiesa parrocchiale di Cerea e poi via via negli altri paesi,
hanno potuto gustare l’esibizione dei “Giovani
Artisti Europei” all’interno dei questa 12ma
edizione. E per noi che di musica ne sentiamo
tanta e che possiamo vantare due importanti
Conservatori come il Dall’Abaco a Verona ed
il Venezze a Rovigo, avere questi giovani ma
grandi musicisti è stato un arricchimento personale e musicale. Non è facile infatti sentire
dei veri e propri artisti, tutti giovanissimi per
la cronaca dai 14 ai 23 anni, avere una tale
padronanza con il proprio strumento tanto da
incantare un pubblico eterogeneo e vederli,
nel breve volgere di alcuni giorni, catapultati
dalla chiesa parrocchiale di Cerea, al teatro
Salieri di Legnago fino alla serata conclusiva
al Castello di Bevilacqua. L’appuntamento,
giunto alla sua 12ma edizione, ha come titolo “Rassegna di Giovani Artisti Europei”
e per l’edizione 2008, il presidente della
Fondazione Antonio Salieri Mario Mattioli,
d’intesa con CereaBanca 1897 ed in collaborazione con l’Austrian Master Classes è riuscito
a portare nel nostro territorio dei veri e propri
talenti; giovani virtuosi dello strumento come
Tomoka Shigeno dal Giappone al pianofor-
te, Margherita Franceschini al violoncello,
Mladen Dabizlievic al pianoforte, Martina
Gallo al violino, Federico Donadoni al pianoforte, Demian Baraldi al violino e Andrey
Rozendent dalla Russia al violino. Un tour il
loro che non solo ha toccato la chiesa parrocchiale di Cerea in occasione del premio della
bontà, ma anche alcuni paesi della provincia
come Trevenzuolo, Villa Bartolomea, Verona
al Conservatorio di Verona Dall’Abaco e il
teatro Salieri di Legnago per una lezione musicale al cospetto di una folta platea di studenti
legnaghesi. La conclusione è stata al Castello
di Bevilacqua per un concerto, sublime
nell’esecuzione tra le antiche mura del maniero che fu della famiglia Bevilacqua, organizzato dal Rotary di Legnago, dalla Fondazione
Antonio Salieri e da CereaBanca 1897. Bach,
Busoni, Faurè, Saint-Saens, Massanet, Chopin,
Marinau, Schuman, Paganini e Wieniawski,
hanno risuonato tra le antiche mura della
fortezza e questi giovani e preparati musicisti
hanno dato sfoggio delle loro gradi capacità.
“Ho avuto occasione di conoscerli ed apprezzarli in Austria dove sono stato invitato ad
assistere ai loro saggi –ci ha spiegato Mario
Mattioli presidente della Fondazione Antonio
Salieri- e grazie alla fattiva collaborazione con
l’Austrian Master Classes, abbiamo potuto
avere dei veri e propri virtuosi dei rispettivi
strumenti. Per loro quella trascorsa nel veronese è stata un’esperienza unica e di sicuro
formativa. Tra i momenti importanti vorrei
ricordare oltre ai concerti che si sono svolti
in luoghi ed in ambienti diversi come aule
didattiche e chiese o teatri, l’appuntamento
con le scuole al teatro Salieri di Legnago sotto
l’attenta regia di Emanuela Mattioli. I ragazzi hanno partecipato in silenzio e con tanta
attenzione a questa lezione musicale. Il gran
finale al castello di Bevilacqua con il Rotary di
Legnago e CereaBanca 1897 oltre naturalmente alla Fondazione Salieri con l’onore, non per
tutti i musicisti, di poter suonare tra le mura di
un antico maniero”.
F.O.
periodico indipendente
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
21
UN CARO RICORDO PER UN AMICO CHE NON C'è PIù: IL MAESTRO FELICINO SORDO
Una chiesa gremita di gente in attesa ed un
lungo corteo accompagnato dal suono della
sua banda sono stati il tributo che tanta
gente ha voluto condividere per salutare
il “Presidente” della Banda Filarmonica di
Castagnaro Felicino Sordo, nel suo ultimo
concerto. Non se lo aspettava nessuno infatti che dopo tanti anni di presidenza (quasi
50, un vero record di amore e di trasporto
per questa prestigiosa istituzione), il grande
Maestro Felicino ci lasciasse in maniera tanto
improvvisa. Così la notizia della sua scomparsa ha colto tutti di sorpresa e nel giro di
breve tempo la notizia della sua morte ha raggiunto tutte le persone non solo di Castagnaro
ma di molti altri paesi. Perché il Maestro
Felicino era una vera e propria istituzione;
presidente della banda, sindaco del comune
di Castagnaro, maestro elementare per 36
anni, socio fondatore e presidente della locale
Pro Loco, direttore del Centro di Lettura e di
Informazione del paese, membro del direttivo
della Fondazione Ercole Donella, segretario
del Sindacato Pensionati Cisl e Cavaliere al
Merito della Repubblica Italiana. Ecco perché tante sono state le personalità presenti
al suo funerale, dal sindaco di Castagnaro
Luca Sordo, a vari assessori; dai presidenti
di varie associazioni: Pro Loco, Alpini, Avis,
Corale, per citarne alcune, ai suoi colleghi
insegnanti, ai giovani studenti, alla Sua banda
e a tanti altri musicisti oltre che a moltissima gente. Anche noi, come Basso Adige
eravamo presenti e lo ricordiamo con affetto
e stima, attivo promotore di tante attività
ed iniziative e sempre pronto e disponibile
nella loro promozione. Mancherà a tutti caro
Maestro e noi non riusciamo a pensare a quel
posto vuoto senza credere che la sua sia solo
un’assenza temporanea dovuta ad una breve
indisposizione e che presto ritornerà a programmare, organizzare e preparare concerti
accanto al direttore Massimiliano Negri. E’
difficile infatti per una persona di Castagnaro,
immaginare la Banda Filarmonica senza il
Suo presidente che per oltre 50 anni è stato
seduto al comando di questa grande istituzione musicale. Se ne è voluto andare in
silenzio, lontano dalla gente, dal clamore
dalla folla, quasi a non voler disturbare la
bellezza e l’armonia della musica e di chi
l’ha amata ed apprezzata per tanti anni. Ci è
difficile pensare al suo come ad un viaggio
senza ritorno e questo è il sentimento che
nutre l’intera comunità di Castagnaro e di
chi la musica l’ha vissuta con il cuore e con
lo spirito. La sua formazione, la sua intelligenza, la costanza in quello che faceva sono
state d’esempio per molti caro Maestro; sono
qualità umane sempre più difficili da trovare.
Il suo impegno nel sociale è sempre stato
grande e lei in tanti anni di lavoro a nessuno ha mai rifiutato un consiglio, un aiuto,
un’attenzione. Alle comunità di Castagnaro
e Menà ha dedicato il proprio tempo con
amore, passione ma anche con tanto senso
di moralità sia nel ruolo di Maestro di scuola
che di Primo cittadino e di amministratore,
di Presidente e membro di Pro Loco e di
Presidente della Banda Filarmonica. Caro
Maestro ci mancherà, tanto, tantissimo, e
questo lo diciamo interpretando il pensiero
di tutte quelle persone che hanno lavorato e
suonato accanto a Lei e che hanno condiviso
in tutti questi anni la gioia di stare assieme.
Anche negli ultimi periodi, quando la salute
non La sosteneva più, ha voluto sempre essere vicino al suo paese, alla sua gente e alla
sua banda. Il nostro saluto è un arrivederci
per ritrovarci tra le dolci armonie della musica e del piacere di condividere l'amore per il
proprio paese e la propria terra. Arrivederci a
presto caro Maestro Felicino.
F.O.
LIDO MANTOVANI NELLA MISSIONE DI MADRAS IN INDIA DI PADRE
ORFEO MANTOVANI PER PORTARE AIUTI E SPERANZA
Ne abbiamo parlato nei primi mesi del
2008, quando il nipote Lido Mantovani con
la moglie Lisa e gli amici Flavio Fioratti,
Luigina Arellaro, Guglielmo Zanarotto,
Marisa Zanarotto, Bacchisio Usai con il fratello Salvatore e Maria Speranza Russo erano
andati nel cuore dell’India a portare aiuto
e soldi a Madras, nell'istituto più grande al
mondo realizzato da padre Orfeo Mantovani,
un padre salesiano originario di Menà di
Castagnaro, che ospita 2.600 persone delle
quali ben 200 orfani ed abbandonati che
vivono all’intero di questa grande struttura. E
dopo aver consegnato al direttore del Centro
4.220 euro, la somma delle offerte di tanti
amici con i quali sono riusciti a mantenere
il lebbrosario, l’asilo, le scuole e la casa di
riposo per 10 giorni, hanno deciso di tornare
per aiutare chi, in quel grande istituto, lavora
per mantenersi e per vivere con un minimo di
dignità. “Dopo essere partiti nei primi mesi
del 2008 dall’Italia per andare a visitare per
la prima volta la grande struttura che prende
il nome di “Don Bosco Beatitudes – Opera
Padre Mantovani - Centro di promozione
sociale riabilitazione e formazione al lavoro
e servizio allo sviluppo integrale”, gestito dal
1965 dai Salesiani di don Bosco e per portare
aiuti all’istituto di zio Orfeo -ci dice Lido- ci
siamo resi conto della miseria in cui vive quella gente ed abbiamo voluto, una volta ritornati
in Italia, di raccogliere altri soldi per acquistare alcuni elettrodomestici e delle macchine
da lavoro indispensabili per la sopravvivenza
delle persone che vivono e lavorano dentro al
grande Centro”. Così, facendo leva sul buon
cuore di tante persone, Lido, Lisa e tanti altri
amici hanno raccolto il necessario per acquistare un telaio (1.270 €), una lavatrice (576
€) ed altro materiale e di recente sono voluti
tornare a Madras (ora Chennai) per consegnare la somma raccolta. “Quando abbiamo visto
la condizione in cui vivono e le necessità più
elementari di cui mancano, abbiamo deciso di
mobilitarci per aiutare queste persone -continua Lido Mnatovani- ed abbiamo parlato con
il nuovo direttore del Centro Padre Patrick
Alphonse. Così con l'aiuto del “Gruppo Il
Girasole” di Bergantino, con l' associazione
di promozione sociale “Costia Russo” e con
le donazioni di vari benefattori di Castagnaro,
Menà, Begosso e dei paesi vicini, abbiamo
raccolto altri soldi e comperato quello che
per loro è oggi indispensabile per vivere”.
La struttura il cui nome è Beatitudes Social
Welfare Centre di Chennai, Opera Padre
Mantovani, si occupa di asilo nido con 500
bambini; 1.200 ragazzi nella scuola primaria e
800 in quella superiore. Ha pure scuole di educazione non formale con 102 ragazzi e ragazze ospitati e senza genitori, quindi una casa
per ragazzi speciali per bambini dei lebbrosi,
orfani, mendicanti, semi orfani con 203 piccoli ospiti. Nell’istituto sono pure presenti il
“Don Bosco Centro Gioventù” frequentato da
350 ragazzi ed un “Centro scouts e guide” con
120 giovani. Vi è anche uno spazio dedicato
all’addestramento tecnico con 101 persone.
La struttura si occupa pure della cura pastorale della comunità seguendo 1.650 famiglie.
Accanto a questa grande realtà troviamo il
centro per la riabilitazione dei lebbrosi con il
“Giardino di Papa Giovanni XXIII”, il luogo
più caro a padre Mantovani dove attualmente
vengono ospitati 145 malati, 65 donne e 80
uomini. A loro collegata, un’azienda agricola
gestita sempre da lebbrosi con 12 operai. Poco
lontano la Casa di San Tommaso che ospita
anziani abbandonati con 80 ospiti e la Casa
di RUA con altre 54 persone. A fondare tutto
questo un giovane padre missionario, Orfeo
Mantovani, nativo di Menà di Castagnaro,
che negli anni ’60 del secolo scorso, dall’India
fece parlare di sé il mondo intero per l’aiuto
verso i malati di lebbra ai quali regalò con
tanti aiuti e contributi, il più grande istituto
di assistenza nonché lebbrosario del mondo.
L’opera svolta da padre Orfeo Mantovani è
una di quelle che non dovrebbero mai essere
dimenticate. Questo grande istituto è stato
creato dal nulla da padre Mantovani che ne è
stato il direttore dal 1963 al 1967 e cioè fino a
quando la malattia l’ha stroncato. Lui, giovane
missionario di campagna andato a fare apostolato in una delle regioni più povere dell’India:
Madras. Qui Mantovani vide la miseria, la lebbra, l’abbandono, l’emarginazione più completa. Decise di costruire un grande Istituto
che potesse accogliere i più sfortunati, i più
diseredati. Acquistò e bonificò estese paludi,
raccolse i derelitti ed i lebbrosi per strada e li
curò come esseri umani e non come animali.
Fu lui a smuovere l’opinione pubblica di tutto
il mondo e non solo in Italia ma anche in
Europa ed in America dove il presidente degli
Usa aveva già programmato di incontrarlo per
conoscerlo. A fermarlo fu solo la malattia. “Il
nuovo direttore, Patrick Alphonse, sarà qui in
Italia nel 2009 nel mese di maggio -conclude
Lido Mantovani- per visitare i luoghi che
furono di Padre Orfeo Mantovani e per recarsi
in processione al capitello dove mio zio era
solito pregare, quello di via Cimitero. Noi
cercheremo per quella data di raccogliere altre
offerte, altri fondi da inviare a quella gente
povera e bisognosa di aiuto”.
F.O.
Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
22
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Anno XXX - n. 12 - Dicembre 2008
23
Calcio Eccellenza. Il Legnago ha ceduto 6 giocatori,
4 gli arrivi. Il 6 gennaio 2009 l’andata della semifinale di
Coppa Italia con il derbissimo Legnago - Cerea
Il Legnago cambia pelle con il trasferirento
di 6 giocatori e 4 nuovi elementi. Dopo l’ingaggio della punta brasiliana Diogenes Presa
che ha esordito in notturna in Coppa Italia
contro il Romano d’Ezzelino, sono arrivati
in riva al Bussè il difensore Paolo Lodi
Rizzini, il centrocampista Federico Di Fuzio
e il portiere Susani Chizzoni, classe 1975
dal Casaleone.Il Legnago tessererà un’altra
punta, in sostituzione di Giordano Rossi,
svincolato a sorpresa ( “per scelta societaria”- ha dichiarato il d.g. Preto). Il portiere
Carpi che non gradiva il ruolo di riserva è
stato ceduto in prestito al Sommacampagna.
Hanno cambiato casacca: Parise (Chioggia),
Cordioli (Lugagnano), Guccione (Azzurra
2000 di Bagnolo di Po), Menini (Bevilacqua),
il portiere Carpi (Sommacampagna) e
Giordano Rossi. Intanto in città si pensa al
superderby di Coppa Italia con il Piccolo
Toro. L’andata della semifinale LegnagoCerea al “ Sandrini “ il giorno dell’Epifania
con inizio alle 14,30. Queste le schede di
Lodi Rizzini e Di Fuzio: Lodi Rizzini è nato
a Guastalla l'11 luglio 1982, ha giocato in
serie D con il Ravenna, poi promosso in C2,
quindi a Castel San Pietro (C2), Sanremese
(C2), Rovigo (C2) e Comacchio (D). "Il mio
ruolo – dichiara Lodi Rizzini- è quello di
difensore centrale, ma posso giocare anche
come terzino destro. Il mio campionato più
bello ? Quello a Ravenna per la promozione
in C2 con un punto di vantaggio sul Real
Montecchio, con mister Massimo Gadda in
panchina. Ho accettato Legnago perchè mi
è piaciuto il progetto che mi è stato presentato. Dove può arrivare il Legnago ? Non
voglio dirlo per scaramanzia..." Di Fuzio
è nato a Napoli il 20 dicembre 1983, ha
giocato in serie D con il Ravenna e Centese,
in C2 con Castel San Pietro, in D con la
Giacomense, con il Teramo in C2 e in D
con il Comacchio." Sono un centrocampista che fa filtro - ci ha detto- , ma mi piace
Chizzoni
anche andare a rete. Qualche anno fa avevo
scelto come mio modello Edgar Davids.
I miei ricordi migliori di calciatore ? A
Ravenna per la vittoria in campionato con
Lodi Rizzini, con il quale ho giocato assieme in tre stagioni con varie squadre. Perchè
Legnago ? Mi ha convinto il signor Sergio
ad accettare il progetto legnaghese e spero
di far bene.". Nelle foto: tre nuovi volti del
mercato di dicembre del Legnago: il portiere Chizzoni, il difensore Lodi Rizzini e il
centrocampista Di Fuzio.
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