doppia elica DNA 180-200 nm struttura icosaedrica pericapside HERPESVIRUS VIRUS CELLULA BERSAGLIO PRIMARIA Herpesvirus umano 1 Herpes simplex tipo 1 (HSV-1) Mucoepiteliale orale Neuroni Herpesvirus umano 2 Herpes simplex tipo 2 (HSV-2) Mucoepiteliale genitale Neuroni Herpesvirus umano 3 Varicella zoster (VZV) Mucoepiteliale Neuroni Epstein-Barr (EBV) Linfociti B, cellule epiteliali (mononucleosi) Linfociti B Cyotomegalovirus (CMV) Monociti, linfociti, cellule epiteliali Monociti, linfociti (immmunosoppressione) Herpesvirus linfotropico (HHV6) Linfociti T (roseola o 6a malattia) Linfociti T SOTTOFAMIGLIA SITO DI LATENZA Alpha-Herpesviridae Gamma-Herpesviridae Herpesvirus umano 4 Beta-Herpesviridae Herpesvirus umano 5 Herpesvirus umano 6 Herpes simplex 1-2 Epidemiologia • 20 milioni di nuovi casi/anno • infezione tipo 1 si contrae sovente in prima infanzia • infezione di tipo 2 spesso a trasmissione sessuale e quindi dell’età adulta • 1° agente di MST nei Paesi industrializzati • patogeno emergente Herpes simplex 1-2 • Trasmissione per contatto diretto cutaneo – mucoso con lesione erpetica o per contatto con liquidi biologici (saliva, secrezioni uretrali o cervicali) contenenti il virus. • Migrazione per via assonale ai gangli nervosi sensitivi loco-regionali e penetrazione nelle cellule nervose. • Fase di latenza • Herpes labiale, oculare (encefalite), genitale H S V 1 • L’herpes genitale è causato più frequentemente da HSV2 e nel 30% dei casi da HSV1, agente dell’herpes labiale • Infezione genitale primaria: assenza di Ab antiHSV e poi sieroconversione – Nell’uomo: lesioni balano-prepuziali (placche eritematose, pruriginose, evolvono in vescicole ed erosioni), adenopatia satellite, prurito, dolore, guarigione dopo 10-20 g. – Nella donna: eritema localizzato o generalizzato della vulva, con rapido interessamento vaginale; vescicole che evolvono in lesioni erosive e dolenti, disuria, febbre, cefalea, mialgia, adenopatie satelliti dolorose. In assenza di complicanze risoluzione in 15-20 gg. • Infezione erpetica neonatale: durante la gravidanza deficit immunitari transitori sono responsabili della > frequenza lesioni erpetiche genitali e quindi possibili infezioni fetali (encefalite); infezioni neonato acquisite durante parto danno infezione generalizzata, oculare, encefaliti e meningiti. • Nell’ospite immunocompromesso: polmonite, esofagite, epatite, colite e malattia cutanea disseminata. Diagnosi Herpes simplex • Diagnosi clinica • In caso di meningiti, encefaliti: - su liquor: ricerca DNA virale - TAC (lesioni necrotico-emorragiche) • Diagnosi rapide: - citologico con coloraz. Papanicolau o Wright-Giemsa - IF diretta - ELISA - PCR Sierologia: no ruolo diagnostico nell’adulto. Nel caso di infezione neonatale: presenza di IgM nelle prime 4 settimane di vita. Terapia Herpes simplex • Analoghi nucleosidici: – – – – Aciclovir Valaciclovir Penciclovir Cidofovir • Mutanti resistenti Herpes varicella-zoster • Trasmissione per via aerea • Malattia esantematica • Percorso assonale, trasferimento ai gangli dorsali • Latenza • Riattivazione con comparsa vescicole (zoster) Herpes zoster Citomegalovirus (CMV) GRUPPO DI ETA' Neonati Bambini Adulti FONTE Trasmissione transplacentare, infezioni intrauterine, secrezioni cervicali Secrezioni corporee: latte materno, saliva, lacrime, urine Trasmissione sessuale (liquido seminale), trasfusione, trapianto d'organo CMV: manifestazioni cliniche • Sindrome simil-mononucleosica, non raro è il coinvolgimento epatico – Infezione primaria – Ricorrenze • Negli immunocompromessi: – Varie localizzazioni. Nei trapiantati frequente la polmonite interstiziale; nei soggetti con AIDS frequente la localizzazione oculare • Infezione congenita: – 90% asintomatici, eliminazione del virus con le urine – 10% sindrome da CMV congenita: epatosplenomegalia, retinite, esantema (petecchie), calcificazioni intracraniche, ipertrofia ventricoli cerebrali, sordità. Terapia CMV • Inibitori sintesi DNA virale: – Ganciclovir – Foscarnet LE EPATITI VIRALI • Si definisce epatite virale un processo infiammatorio a carico del fegato dovuto ad infezione virale e caratterizzato da morte del tessuto ed infiltrato infiammatorio a decorso acuto o cronico. • Diversi virus possono scatenare un’epatite (citomegalovirus, herpes simplex, cocxsakie virus), ma di solito ci si riferisce ai veri e propri virus dell’epatite: virus dell’epatite A, virus dell’epatite B, virus dell’epatite C Virus epatite A • virus con genoma ad RNA • appartenente alla famiglia dei Picornaviridae • scoperto nel 1973 • azione citopatica diretta nei confronti delle cellule epatiche • resistenza al calore (100°C per 1’) Virus epatite A • VIE DI TRASMISSIONE – Oro-fecale – L’ HAV può inoltre essere trasmesso anche per via sessuale, sempre secondariamente alla sua eliminazione fecale; sono state osservate infatti delle piccole epidemie di epatite A in popolazioni di omosessuali. • SOGGETTI A RISCHIO – addetti al settore alimentare – residenti e viaggiatori in zone con alta endemia, quali i Paesi tropicali – familiari di persone con l’infezione – personale di asili ed istituti per anziani ed handicappati Epatite A: decorso clinico • il periodo di incubazione è di circa 15-50 giorni • l’esordio dei sintomi è solitamente improvviso; la loro durata varia da 1 a 8 settimane • la maggior parte delle infezioni (90%) decorre in modo asintomatico • l’ittero si manifesta nel 70-80% degli adulti ed in meno del 10% dei bambini • l’escrezione fecale dell’HAV ha inizio 1-2 settimane prima della manifestazione dei sintomi e continua in media per 2-3 settimane dopo la scomparsa dei sintomi (contemporaneamente con la ripresa della funzionalità epatica); il virus è presente nel sangue solo per pochi giorni (fase acuta) • il grado di infettività è massimo durante l’ultimo periodo di incubazione, prima della manifestazione dei sintomi • decorso autolimitante e benigno, non esiste lo stato di portatore cronico (né nel sangue né nelle feci) • in circa l’1% dei casi si può osservare una forma fulminante Fase acuta Prodromi Guarigione TRANSAMINASI E ITTERO VIRUS NELLE FECI Anti- HAV- IgM ESPOSIZIONE AL VIRUS 0 Anti HAV IgG 4 settimane 8 Anti- HAV- IgM: Epatite in atto Anti HAV IgG: immunità pregressa 12 Epatite A: diagnosi • mediante ricerca nel siero del paziente degli anticorpi specifici contro il virus: – HAV-Ab IgM: indicano infezione acuta; persistono per circa 3 mesi e scompaiono dopo la guarigione – HAV-Ab IgG: indicano infezione pregressa; restano positivi per tutta la vita e proteggono da future reinfezioni • ricerca di RNA virale Epatite A Prevenzione: • miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie • evitare di consumare frutti di mare crudi • controllo della coltivazione e della commercializzazione dei frutti di mare Profilassi: • somministrazione di immunoglobuline, che forniscono protezione a breve termine (contatto in comunità chiuse) • vaccinazione (virus ucciso), fornisce protezione a lungo termine, per persone a rischio di esposizione al contagio (viaggi in zone con alta endemia) Epatite E • virus ad RNA a singolo filamento • appartenente alla famiglia dei Caliciviridae • identificato nel 1990 Epatite E - Via di trasmissione oro-fecale - soggetti a rischio : residenti e viaggiatori in zone endemiche (Paesi Asiatici, America Centrale, Africa del Nord) Epatite E • causa principale dell’epatite virale acuta in giovani e adulti nelle nazioni in via di sviluppo • l’insorgenza nei paesi industrializzati è associata nella maggior parte dei casi a viaggi in zone a diffusione endemica • i pochi casi riscontrati in Italia sono tutti d’importazione Epatite B • virus a DNA circolare, parzialmente bicatenario • appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae • attualmente se ne conoscono 6 genotipi (A-F) aventi una diversa distribuzione geografica • identificato verso la fine degli anni ‘60 • il danno sugli epatociti non è provocato direttamente dall’HBV, ma si verifica in seguito alla reazione del sistema immunitario • notevole resistenza al calore Aggregati filamentosi di HbsAg Epatite B VIE DI TRASMISSIONE • • • • contatto con sangue infetto per via parenterale inapparente per via sessuale per trasmissione verticale (da madre a feto durante la gravidanza) Epatite B: SOGGETTI A RISCHIO • • • • • • • • • • partner sessuali di soggetti infetti in fase acuta o cronica tossicodipendenti soggetti con rapporti promiscui neonati da madri infette da HBV(infezione transplacentare o perinatale) operatori professionali: operatori del settore sanitario ed odontoiatrico, personale di laboratorio ed assistenti, impiegati dei servizi pubblici (paramedici, personale addetto alle emergenze ecc.) emotrasfusi emodializzati (a causa di una sterilizzazione poco accurata degli strumenti) contatto con oggetti d’uso quotidiano adoperati da persone affette da HBV persone in stato di detenzione o custodia nati in zone in cui l’HBV è endemico (Africa, Asia, Europa dell’Est e Sud America) Epatite B: INCIDENZA/PREVALENZA • si stima che, a livello mondiale, i portatori di HBV ammontino a 300 milioni, in Italia circa 2 milioni • prevalenza in Cina e nell’Asia del Sud dell’ 8-20%; nell’America del Nord e nell’Europa Centrale dello 0,2-2%; nell’Europa Occidentale del 2-7%; in Italia del 3%, ma nel corso del 2000 si è ridotta al 2% • il numero di persone con infezione cronica da HBV negli USA è di 1-1,25 milioni; il numero delle infezioni acute è di circa 300 mila all’anno • la maggior parte dei nuovi casi si manifestano nella fascia di età tra i 20 ed i 39 anni • circa il 20% dei pazienti con infezione acuta da HBV sviluppa sintomi di durata variabile, nella maggioranza dei casi, tra 1 e 4 settimane (prima del ritorno allo stato di salute normale possono passare anche 6 mesi) • quasi 5 mila persone muoiono ogni anno negli USA a causa di patologie croniche del fegato associate con l’HBV Epatite B: decorso clinico • il periodo di incubazione è di 60-90 giorni. La durata dell’incubazione dipende dalla carica infettante e dalla via di trasmissione • l’HBV si manifesta clinicamente nel 10% dei casi • l’ittero si manifesta nel 25-35% dei pazienti sintomatici • il 90-95% degli adulti affetti da HBV guarisce entro 6 mesi • epatite cronica: 5-10% degli adulti 30-50% dei bambini (età: 1-5 anni) 80-90% dei neonati infetti • il 25-35% dei soggetti con infezione cronica da HBV (di tutte le fasce di età) muore a causa di malattie croniche del fegato Epatite B: diagnosi Ricerca sierologica dei marcatori virali, costituiti da antigeni (Ag) ed anticorpi (Ab) • HBsAg: è l'antigene di superficie del virus. La sua presenza indica lo stato di infezione; tutte le persone che risultano HBsAg positive sono da considerarsi potenzialmente infettanti. • HBsAb: è l'anticorpo contro l'antigene di superficie. La sua presenza indica protezione dall'infezione (immunizzazione). Si riscontra dopo guarigione da una infezione, oppure dopo la vaccinazione. • HBcAg: è un antigene della parte centrale del virus (core) ed è l'unico marcatore che non si riscontra mai nel sangue, ma solo nelle cellule del fegato. • HBcAb-IgM: questo anticorpo si riscontra solo nelle fasi di attiva replicazione del virus, per cui risulta positivo nelle forme acute e nelle forme croniche riacutizzate. • HBcAb-IgG: dopo un contatto con il virus, indipendentemente dall'esito dell'infezione, questo anticorpo rimane positivo per tutta la vita, per cui la sua presenza indica l'avvenuto contatto con il virus. • HBeAg: è l'antigene del nucleocapside del virus (core) e la sua presenza indica attiva replicazione virale. Lo si riscontra nella fase iniziale delle epatiti acute e in alcune forme di epatite cronica. • HBeAb: è l'anticorpo diretto contro l'HBeAg; la sua presenza non impedisce tuttavia l'evoluzione verso la forma cronica. • HBV-DNA: è il genoma del virus, ed è l'indicatore più sensibile della replicazione virale. La sua presenza indica sempre attività dell'infezione. Per definizione il portatore sano sarà sempre HBV-DNA negativo. In base all'assetto di tali marcatori, unitamente allo studio degli indici di infiammazione epatica (transaminasi), è quindi possibile stabilire con esattezza lo stato dell'infezione Anticorpi in corso di epatite B che evolve verso la guarigione • HBcAb-IgM: anticorpo precoce non protettivo, diagnostico di epatite B acuta; • HBeAb: anticorpo non protettivo, indica la fine della replicazione nelle forme wild. • HBcAb-IgG: anticorpo non protettivo, indica pregresso contatto con HBV. • HBsAb: anticorpo protettivo, indica guarigione con sviluppo di immunità o immunità nei vaccinati. Epatite acuta da HBV: evoluzione verso la guarigione. Epatite acuta da HBV: evoluzione verso la forma cronica (NB: le forme croniche possono essere sia HBeAg positive che HBeAb positive). Epatite B: PREVENZIONE/PROFILASSI • vaccino ottenuto con DNA ricombinante e costituito da particelle di HbsAg clonato e espresso in vettori • screening del sangue e degli emoderivati a livello mondiale • educazione sanitaria • somministrazione di Ig umane specifiche entro 2-4 ore da un’eventuale esposizione (la protezione dura 23 settimane); tali Ig possono inoltre venire somministrate a neonati da madri HBsAg+ Epatite B: TERAPIA • IFN • Lamivudina: analogo nucleosidico usato anche nella terapia dell’infezione da HIV, utilizzato sia in monoterapia che associato all’INF Epatite D • virus a RNA a singolo filamento (virus delta) • scoperto nel 1977, Torino (Rizzetto) • virus difettivo: dipende dalla sintesi dell’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg) per poter penetrare e fuoriuscire dalla cellula epatica; una volta all’interno della cellula, l’HDV è in grado di replicarsi in modo autonomo • infetta solo persone già portatrici dell’infezione da virus dell’epatite B • il danno epatocellulare è dovuto sia ad un’azione diretta da parte del virus sugli epatociti, sia ad un’azione mediata dal sistema immunitario (effetto citotossico) Epatite D VIE DI TRASMISSIONE • via iatrogena • trasfusione di emoderivati • trasmissione sessuale INCIDENZA/PREVALENZA SOGGETTI A RISCHIO • soggetti contagiati da HBV • tutti gli individui a rischio per l’HBV • tossicodipendenti • pazienti emofiliaci/emodializzati • omosessuali • soggetti con rapporti promiscui a livello mondiale corrisponde generalmente (in modo proporzionale) alla prevalenza dell’infezione cronica da HBV in media, infetta il 4% dei pazienti affetti da epatite B acuta la vaccinazione contro l’epatite B ne ha ridotto drasticamente l’incidenza Epatite D: DECORSO CLINICO • Può essere acquisita, sia come co-infezione che come sovrainfezione, dalle persone già infettate da HBV • il periodo di incubazione varia dalle 3 alle 13 settimane • l’infezione da HDV solitamente si manifesta con una forma acuta, che può evolvere verso la forma fulminante in una percentuale di casi più elevata rispetto all’epatite B (circa 5% dei casi) • il 70-80% dei portatori cronici di HBV con sovrainfezione da HDV sviluppa manifestazioni da patologia cronica del fegato con evoluzione in cirrosi, contro il 15-30% dei pazienti con sola infezione cronica da HBV Epatite D PREVENZIONE • misure di carattere generale descritte per l’epatite B e C • riduzione dei comportamenti a rischio PROFILASSI • non è disponibile un vaccino specifico contro l’HDV, tuttavia la vaccinazione anti-HBV, proteggendo dall’epatite B, indirettamente protegge anche dal virus delta TERAPIA • i soggetti con infezione cronica da HDV ed HBV dovrebbero seguire la terapia contro l’HBV Epatite C - appartenente alla famiglia dei Flaviviridae - virus a RNA a singolo filamento - diametro 40-50 nm - provvisto di pericapside - scoperto nel 1989 - si lega al recettore CD 81 - grande variabilità nella sequenza genomica (isolati diversi genotipi) Epatite C VIE DI TRASMISSIONE • via parenterale apparente (soprattutto prima del 1992): trasfusione di sangue e di emoderivati emodialisi tossicodipendenza esposizione professionale • via parenterale inapparente • via sessuale (meno frequente rispetto all’HBV) • trasmissione verticale (soprattutto da madri con infezione HCV/HIV) Epatite C: soggetti a rischio • • • • • • partner sessuali di soggetti infetti emotrasfusi emodializzati tossicodipendenti familiari di soggetti infetti neonati da madri infette (soprattutto se co-infettate da HIV) • operatori professionali: operatori del settore sanitario ed odontoiatrico, personale di laboratorio ed assistenti, impiegati dei servizi pubblici (paramedici, personale addetto alle emergenze ecc.) Decorso clinico • L'infezione acuta da HCV è solitamente asintomatica o paucisintomatica, solo raramente si manifesta con una epatite acuta (circa il 5% dei casi), mentre non è quasi mai causa di epatite fulminante. L'infezione ha però una elevata tendenza ad evolvere verso la cronicità (80-85%) (variabilità genetica del virus). • La malattia epatica resta asintomatica per molto tempo (in alcuni casi anche per sempre), ma se sono presenti dei sintomi questi sono generalmente rappresentati da stanchezza, dolori addominali, calo dell'appetito. • La maggior parte dei soggetti con l'infezione scopre casualmente il proprio stato, solitamente in seguito ad indagini ematochimiche effettuate per altre ragioni, che mettono in evidenza un aumento (spesso modesto) degli indicatori di citolisi epatica, cioè le transaminasi (SGOT/SGPT, AST/ALT). • L’evoluzione a lungo termine dell’infezione è molto variabile. Complessivamente, il 10-20% dei soggetti con epatite cronica da HCV potrà sviluppare, in un periodo di 20-30 anni, la cirrosi epatica. • Una volta che la cirrosi si è manifestata, il rischio di sviluppare un epatocarcinoma (tumore maligno primitivo del fegato) è di 1-4% all'anno. • La stessa cirrosi, quando sia di grado severo, ha una mortalità di circa il 50% in 5 anni. Esposizione professionale • L'HCV rappresenta un rischio anche per gli operatori sanitari; dopo una contaminazione accidentale con materiale infetto vari studi hanno riportato dal 5 al 10% di possibilità di contrarre l'infezione (un rischio inferiore a quello per l'epatite B ma superiore a quello per l'HIV). • Negli Stati Uniti comunque la prevalenza dell'infezione negli operatori sanitari è dell’ 1%, e quindi non superiore a quella della popolazione generale. Non è stata dimostrata l'efficacia di un trattamento preventivo in caso di esposizione accidentale, nè con le immunoglobuline nè con l'interferone. EPATITE C ACUTA La storia clinica è variabile: molte osservazioni sono derivate dalle forme post-trasfusionali prima del 1989. Incubazione: 5-12 settimane Spesso asintomatica (2/3) Spesso anitterica (2/3) Transaminasi non molto elevate (x 15), andamento fluttuante e decorso protratto (2-12 sett). Rare le forme fulminanti. TRANSAMINASI HCV- RNA + ESPOSIZIONE AL VIRUS 1 3 6 10 12 HCV Ab 14 SETTIMANE 16 18 20 FATTORI DI CRONICIZZAZIONE • ETA’: la progressione sembra più rapida quando l’infezione si verifica in età > di 40 anni • CARICA VIRALE • GENOTIPO 1b • COINFEZIONE CON EPATITE B • COINFEZIONE HIV • CONSUMO DI ALCOOL anche in dosi non elevate • SESSO MASCHILE Epatite C: Diagnosi • Ricerca degli anticorpi specifici contro il virus (antigeni strutturali e non strutturali) con ELISA • Conferma con test RIBA (Recombinant ImmunoBlot Assay) in grado di riconoscere singolarmente ciascun tipo di anticorpo • Tecniche di PCR quantitativa per stabilire il grado di replicazione virale, e quindi il grado di attività dell'infezione mediante la misura dell’HCV RNA. Prioni • Agenti infettanti diversi da tutti gli altri finora conosciuti in quanto non contengono acido nucleico • Sono costituiti da semplici proteine e sono molto più piccoli dei virus I prioni • Prione: piccola particella proteica infettante costituita dalla cosiddetta proteina del prione PrP. • Si tratta di una isoforma anomala (PrPsc) di una proteina normalmente codificata dai geni dell’ospite (PrPc). • I prioni sono in grado di alterare la conformazione del precursore della isoforma normale trasformandola nella forma patologica e infettiva. • Tale variante patologica della PrP è resistente all’azione degli enzimi proteolitici e al calore. Replicazione dei prioni PROTEINA NORMALE PROTEINA MUTATA Come i prioni possono danneggiare le cellule (1) Le cellule normali esprimono la PrPc a livello della membrana cellulare sotto forma di proteine lineari. (2) PrPsc esiste come glicoproteina globulare libera, che puo’ interagire con la PrPc. (3) PrPc viene rilasciata e si converte in PrPsc. (4) Le cellule producono piu’ PrPc e il ciclo si ripete. (5) PrPsc si accumula formando placche e viene internalizzata dalle cellule. Patogenesi • La malattia è provocata dall’accumulo progressivo endo- ed esocellulare di proteina prionica mutata che non può essere distrutta dalle proteasi. • La sintomatologia è di tipo neurologico: demenza, atassia, coma e morte. Malattie da prioni • Morbo di Creutzfeldt-Jakob (1/106 dei nati) • Kuru (cannibalismo) • Scrapie (pecora) • Encefalopatia spongiforme bovina • MCJ-nuova variante (uomo) • Già nei primi anni sessanta, prima della classificazione di queste malattie come encefalopatie animali (TSE), si erano osservate le strette affinità che con esse aveva un morbo, il kuru, diffuso epidemicamente in una popolazione della Nuova Guinea (cannibalismo). • Il kuru è affine alla sindrome di Creutzfeldt-Jakob (CJ). Essa è una rara demenza presenile descritta agli inizi del secolo che si presenta in varie forme: sporadica, familiare, ereditabile e iatrogena (allotrapianti cornea, ormone crescita, gonadotropine). • BSE: bovine spongiform encephalopathy (Gran Bretagna) = morbo mucca pazza • Infezione esogena alimentare (prione scrapie) farine proteiche per alimentazione bovini con scarti macellazione bovini affetti da BSE (amplificazione epizoaria) Umana: nuova variante della sindrome di Creutzfeldt-Jakob decorso protratto, sintomi psichiatrici, soggetti giovani Incidenza di malattie da prioni nel Regno Unito • Queste malattie sono molto rare nell’uomo: sindrome di Creutzfeldt-Jakob, per esempio, ha un’incidenza di un caso per un milione di persone e si ritiene che in futuro l’incidenza delle encefalopatie da prioni rimarrà costante. Vie di trasmissione • La prima trasmissione sperimentale di "malattia da prioni" fu realizzata accidentalmente nel 1943, quando si usò un estratto di tessuto linfoide di pecora che possedeva l’agente infettante dello scrapie per vaccinare altre pecore; da allora si è dimostrata l’infezione per via parenterale e anche per via orale utilizzando estratti di cervello, di midollo spinale e di retina. • In alcuni casi, grazie agli stretti rapporti fra le varie malattie del gruppo delle TSE, è nota da tempo la trasmissione interspecifica delle encefalopatie spongiformi, che si possono diffondere sperimentalmente fra specie diverse. Diagnosi : ricerca di PrPsc con Western Blot. Casi di trasmissione iatrogena •Strumenti contaminati Elettrodi cerebrali (2) Strumenti neurochirurgici (4) •Impianto di innesti contaminati Dura madre (114) Cornea (2) •Ormoni Ormone della crescita (139) Gonadotropina (4) Trasfusioni (3) Disinfettanti inutili o solo parzialmente efficaci Alcool Ioni ammonio Composti del cloro Formalina Glutaraldeide Acqua ossigenata Tecniche fisiche inefficaci Calore secco Iodio e iodofori Autoclave (121° per 15’) Acido peracetico Raggi ultravioletti Fenoli Microonde Ossido di etilene Raggi X Disinfettanti efficaci Idrossido di sodio (NaOH 1 N per 1 ora) Ipoclorito di sodio (5000 ppm per 15’) Tiocianato di guanidina (4 M) Procedura consigliata (ferri sicuramente o potenzialmente infetti) 1. Immersione in NaOH 1N per 1 ora 2. Lavaggio 3. Trattamento in autoclave a 121°C per 30’ 4. Lavaggio 5. Trattamento in autoclave a 134°C per 18’ 6. Lavaggio 7. Trattamento in autoclave a 134°C per 60’