Immanuel Kant
Königsberg, 1724 - 1804
Vita e opere
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1746-49 prima pubblicazione:
Pensieri sulla vera valutazione
delle forze vive
1755 Libero docente
1770 Professore ordinario di
logica e metafisica all'Università
di Königsberg
1781 Critica della ragione pura
1788 Critica della Ragion Pratica
1790 Critica del Giudizio
1796 Fine dell'attività di docente
1798 ultima pubblicazione:
Antropologia dal punto di vista
pragmatico
Uno dei filosofi più importanti nella storia del
pensiero occidentale.

Il suo interesse, rivolto in un primo periodo ai problemi
scientifici e cosmologici, si rivolse prevalentemente ai
problemi della conoscenza umana
Nel 1775 pubblica la Storia universale della
natura e teoria del cielo

Formula l' ipotesi dell' origine dell' universo da
una nebulosa che , con poche varianti , ma in
maniera del tutto indipendente ( anche perchè lo
scritto di Kant non ebbe circolazione a causa del
fallimento dell' editore ) , sarà ripresa qualche
anno dopo da Laplace ( donde la denominazione
di teoria di Kant-Laplace ) .
In risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?
1784

L'illuminismo è l'uscita
dell'uomo dallo stato di
minorità che egli deve
imputare a sé stesso.

Sapere aude!

Abbi il coraggio di
servirti
della
tua
propria intelligenza!

L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo
stato di minorità che egli deve imputare a
se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi
del proprio intelletto senza la guida di un
altro. Imputabile a se stesso è questa
minorità se la causa di esso non dipende
da difetto di intelligenza, ma dalla
mancanza di decisione e del coraggio di
far uso del proprio intelletto senza essere
guidati da altro. Sapere aude! Abbi il
coraggio di servirti della tua propria
intelligenza!
È
questo
il
motto
dell'Illuminismo. […] Sennonché a questo
Illuminismo non occorre altro che la
libertà, e la più inoffensiva di tutte le
libertà, quella cioè di fare pubblico uso
della propria ragione in tutti i campi. Ma
io odo da tutte le parti gridare - Non
ragionate! - L'ufficiale dice: - Non
ragionate, ma fate esercitazioni militari. L'impiegato di finanza: - Non ragionate,
ma pagate! - L'uomo di chiesa: - Non
ragionate,
ma
credete!
»
(Cfr. I. Kant in Risposta alla domanda:
che cos'è l'Illuminismo? Del 1784)
De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis
1770
La dissertazione discussa da Kant per la sua nomina a professore
ordinario , è considerata insieme come l' ultimo scritto del periodo
precritico e il primo della fase critica .

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
Due gradi di conoscenza:
Conoscenza sensibile: le rappresentazioni
delle cose come appaiono. La conoscenza
sensibile riguarda cioè la dimensione
fenomenica ( dal greco phaìnomai =
appaio ) delle cose , considerate non già
nel loro essere in sè , ma nel loro essere
modificate dalle forme della sensibilità .
Conoscenza
intellettuale:
le
rappresentazioni delle cose come sono . La
conoscenza intellettuale riguarda invece
le cose in sè , nella loro dimensione
noumenica ( noumenon = pensato , dal
verbo greco noeìn = pensare ) , nel loro
vero essere , coglibile esclusivamente
col pensiero .

Nella prima parte dell' opera , dedicata
alla conoscenza sensibile , Kant
perviene dunque , con piena maturità ,
all' idea che noi non percepiamo le cose
come sono in sè , ma necessariamente
le modifichiamo nel procedimento
percettivo , adattandole alle forme
soggettive della nostra intuizione . Queste
forme percettive , che sono a priori ,
perchè non dipendono dall' esperienza ,
sono lo spazio e il tempo . Con questo
Kant anticipa , quasi testualmente , il
contenuto della Critica della ragion pura
dedicata alla trattazione della sensibilità
.
La rivoluzione copernicana esprime l' essenza del criticismo :
la conoscenza non consiste nell' adeguazione del soggetto all' oggetto , bensì nella
modificazione dell' oggetto secondo le forme a priori del soggetto .
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
Kant parla con orgoglio del
proprio
sistema,
definito
criticismo perché, secondo la
derivazione etimologica dal verbo
krìno (io giudico),
si propone di
vagliare le
possibilità,
i limiti e
la validità
delle nostre
conoscenze.

La filosofia tradizionale riteneva
che fossero le cose a dettarci le
leggi del loro apparirci, secondo
Kant è al contrario il nostro
intelletto a dettare alle cose le
strutture all'interno delle quali
esse possono fenomenizzarsi.
Schematizzando si può dire che,
come Copernico ruppe col
geocentrismo del mondo antico e
medievale introducendo l'ipotesi
eliocentrica, così Kant non fa più
ruotare la ragione intorno alle
cose, ma viceversa le cose intorno
alla ragione.
Il tribunale della ragione
Lo studio di Kant attorno ai limiti della conoscenza vuole essere un vero e proprio tribunale della ragione,
dove la ragione processa se stessa, in modo da vigilare sull'innata tendenza umana a travalicarne i limiti
(il razionalismo, ovvero la tendenza a costruire verità metafisiche per mezzo del solo pensiero razionale,
senza riscontro nella realtà concreta).

"E' necessario un richiamo alla ragione
affinché assuma nuovamente il più arduo
dei suoi compiti, cioè la conoscenza di sé,
e istituisca un tribunale che la tuteli nelle
sue giuste pretese, ma tolga di mezzo
quelle prive di fondamento, non già
arbitrariamente, ma in base alle sue leggi
eterne e immutabili; e questo tribunale
altro non è se non la critica della ragion
pura stessa. Con questa espressione non
intendo alludere a una critica dei libri e
dei sistemi, ma alla critica della facoltà
della ragione in generale". (Critica della
ragion pura).
 ***

Nella Critica della ragion pura
Kant si propone di sottoporre a
giudizio la ragione umana. Per
critica della ragion pura qui si
intende l'indagine rigorosa "della
facoltà della ragione riguardo a
tutte le conoscenze a cui può
aspirare indipendentemente da
ogni esperienza", al fine di poter
stabilire la possibilità di una
metafisica come scienza. La
conoscenza dovuta all'esperienza è
detta a posteriori, mentre quella
che è indipendente dall'esperienza
è detta a priori. Solo la conoscenza
a priori è universale e necessaria.
La ragione e i suoi limiti
Con il termine "critica della ragione pura" Kant intende porre una critica (un
giudizio, un'analisi delle capacità) della ragione "pura", ovvero la ragione
scremata da qualsiasi elemento empirico "accidentale", la ragione in sé stessa, per
come si struttura e come permette di considerare la realtà secondo modalità
necessarie e universali (i modi aprioristici della conoscenza).

nucleo centrale della filosofia di Kant
è l'affermazione che il contenuto
della conoscenza umana non può
corrispondere alle cose come sono
in se stesse. Il contenuto della
coscienza
non
permette
di
conoscere le cose in modo che
corrispondano alla realtà, poiché la
coscienza opera sulla realtà un
processo di mediazione e tale
mediazione
impedisce
necessariamente l'accesso alla fonte
autentica della realtà. La mente, in
sostanza, opera sulla realtà in sé una
serie di interpretazioni secondo le
proprie caratteristiche, una serie di
interpretazioni che si pongono nel
momento stesso in cui ci si accinge a
pensare.
Tali
interpretazioni
impediscono di fatto di attingere alla
reale conoscenza della realtà.

In questi casi è solito fare l'esempio
degli occhiali. La mente umana è
come un paio di occhiali colorati che
l'uomo non può togliersi. La mente è
necessariamente un modo specifico di
percepire la realtà, non ha la qualità di
percepire le cose per come sono
realmente, poiché i processi mentali
filtrano la realtà attraverso i loro
meccanismi peculiari. Se la mente
fosse un paio di occhiali colorati,
l'uomo non potrebbe che guardare la
realtà attraverso il colore dominante
di quelle lenti. La mente umana è
dunque una lente: essa deforma e
legge la realtà attraverso le sue
specifiche caratteristiche.
La cosa in sé
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La realtà inconoscibile è chiamata da Kant "cosa in sé", La quale risulta pensata dalla
mente come "noumeno", ovvero, "oggetto del pensiero", poiché la cosa in sé viene pensata
ma non può essere "vista" dalla mente per come si presenta (la cosa in sé è come un oggetto
mai visto contenuto in una scatola, il noumeno è il pensiero dell'oggetto che tuttavia non può
essere visto). Da questo si evince che la realtà che l'uomo percepisce attraverso la mente
è un fenomeno ("ciò che appare") sotto il quale esiste un'ulteriore realtà, chiusa in sé e
alla conoscenza.
Quella di Kant è una critica radicale al concetto di metafisica. Se essa è il tentativo di
conoscere la realtà autentica delle cose attraverso la razionalità espressa dalla coscienza, per
Kant, come si è visto, non si può conoscere la realtà autentica delle cose (la cosa in sé)
attraverso la razionalità, ma si può solamente venire a contatto con il fenomeno sensibile
costituito dal mondo.
Come può affermare Kant che esiste necessariamente una cosa in sé che tuttavia rimane
inaccessibile, nella forma, al pensiero? La prova dell'esistenza in sé delle cose viene
necessariamente dal fatto che se il contenuto della coscienza è fenomeno e apparenza della
realtà autentica, deve per forza di cose esistere una realtà alla quale questa interpretazione
venga riferita, altrimenti si giungerebbe al paradosso di una apparenza che non ha alle sue
spalle alcuna realtà.
Conoscenza a priori e conoscenza a posteriori
Per Kant la conoscenza universale e necessaria, ovvero la conoscenza che si pone
al di sopra delle opinioni soggettive è la conoscenza a priori.


La conoscenza a-priori è il modo sempre
identico secondo il quale la mente
interpreta la realtà (la nostra mente
percepisce alcuni aspetti della realtà sempre
in un certo modo e mai in un altro. La
nostra mente, ad esempio, percepisce
sempre il fluire del tempo e l'estensione
dello spazio, i quali sono intuizioni, o
conoscenze, a-priori).
Se la mente umana e il suo contenuto non
possono che venire a contatto con il
fenomeno, è anche vero che la mente umana
interpreta la realtà in sé sempre allo stesso
modo secondo le sue proprie caratteristiche.
Queste
caratteristiche
peculiari
che
rappresentano i modi in cui la realtà in sé
viene interpretata dalla coscienza sono un
tipo di conoscenza a-priori, ovvero un tipo
di conoscenza che è vera indipendentemente
dal contenuto dell'esperienza

La conoscenza a posteriori, per contro, è
quel tipo di conoscenza che può mutare
secondo il mutare dell'esperienza empirica di
fatto. Se la conoscenza di un oggetto implica
a priori che tale oggetto possegga una certa
forma, la conoscenza a posteriori indica
quale è la sua forma concreta. La
conoscenza a posteriori viene quindi
dopo l'intuizione a priori dell'oggetto ed
è quel tipo di conoscenza che si fonda sul
confronto con le esperienze empiriche
passate, che non può esistere senza questo
confronto. La conoscenza a posteriori è
la conoscenza empirica delle cose, la
quale muta con il mutare degli
accadimenti.
. Kant
Critica della ragion pura
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La ragione e i suoi limiti
Con il termine "critica della ragione pura" Kant intende porre una critica
(un giudizio, un'analisi delle capacità) della ragione "pura", ovvero la
ragione scremata da qualsiasi elemento empirico "accidentale", la ragione
in sé stessa, per come si struttura e come permette di considerare la realtà
secondo modalità necessarie e universali (i modi aprioristici della
conoscenza).
Tale critica avrà un duplice esito:
1) negativo, in quanto determinerà i limiti dell’uso della ragione;
2) positivo, in quanto definirà l’uso legittimo della ragione.

Pertanto, l’interrogativo di fondo è
 “che cosa posso conoscere”
I giudizi

Il sapere scientifico è certo e sicuro.
Le proposizioni della scienza sono dette giudizi perché costituite da un
soggetto e un predicato.

I giudizi sono dunque la trama essenziale del conoscere.

Il predicato è compreso nel soggetto: es.
tutti i corpi sono estesi. sono privi di
Sono rigorosi e a priori nel senso che il
novità, poiché il predicato non aggiunge
loro
contenuto
non
deriva
nulla di nuovo al concetto del soggetto.
dall’esperienza; sono dotati dei caratteri
della necessità e universalità.
Giudizi analitici:
Il predicato offre un contenuto informativo
Sono derivati dall’esperienza, abbiamo nuovo: es. i corpi sono pesanti, il predicato
un’estensione della conoscenza, ma non pesanti ci fa conoscere una proprietà
una garanzia della sua necessità e nuova del soggetto i corpi.
universalità; dipendendo dall’esperienza
sono a posteriori.
Giudizi sintetici:
Giudizi sintetici a priori
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
Tali giudizi sono limitati al campo applicativo della matematica e della
fisica (sono presenti in Newton).
In essi il rigore matematico (necessità e universalità) si coniuga con un
incremento di conoscenza derivante dall’esperienza (novità).
“Tutto ciò che accade ha una causa”: questo giudizio è sintetico, perché in
esso il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto (novità); a priori,
perché valendo ovunque e per sempre, non può derivare dall’esperienza.
Le proposizioni scientifiche, dunque, sono al tempo stesso
feconde di nuove conoscenze, ma anche necessarie e
universali.
Queste verità derivano il proprio carattere di necessità dalla struttura
inerente alla nostra mente, dal modo naturale e inevitabile in cui la nostra
mente deve agire. La mente dell’uomo non è cera passiva, su cui
l’esperienza e la sensazione scrivono la loro volontà assoluta e capricciosa,
e nemmeno è un nome astratto per una serie o un gruppo di stati mentali, è
un organo attivo, che foggia e coordina le sensazioni in idee, un organo che
trasforma la molteplicità caotica dell’esperienza nell’ordinata unità del
pensiero.

Ma come?
Il Trascendentale
Trascendentale è l’interrogativo su come siano possibili
i “giudizi sintetici a priori”, o, che è lo stesso, su come sia possibile la
conoscenza scientifica.

“Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi, in generale, non tanto di
oggetti, quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti nella misura in cui questo
deve essere possibile a priori “


Trascendentale
Il termine designa la condizione di possibilità della conoscenza, intesa come
contenuta nei limiti dell’esperienza. Il termine,. Desunto dalla Metafisica, (dove
indicava le caratteristiche ultime dell’Essere: unum, verum et bonum) è adoperato
da Kant in senso gnoseologico, per cui trascendentale è quella filosofia che si
occupa non degli oggetti della conoscenza, ma di determinare per via teorica (a
priori), ossia prima dell’esperienza, le condizioni che rendono possibile la
conoscenza degli oggetti (dell’esperienza), e dunque non riguarda il sopramondo
dei metafisici.
Sezioni della “Critica della ragion pura”:
1) Estetica trascendentale, tratta le forme a priori della sensibilità: spazio e tempo;
2) Logica trascendentale: a) Analitica trscendentale tratta le categorie
dell’intelletto e l’Io penso; b) dialettica, tratta le idee della ragione
( Dio, anima, mondo ) considerandole solo pensabili, ma non conoscibili;
Da questo discende che essendo finalizzata all’analisi delle condizioni a priori della
conoscenza, tutta la Critica ha una funzione trascendentale, ossia è una teoria della
possibilità a priori della conoscenza.
Disciplina
Facoltà
Forme a priori
Estetica trascendentale
sensibilità
Spazio e tempo
Analitica trascendentale
Intelletto
Categorie
Dialettica trascendentale Ragione

Idee
Estetica Trascendentale



Estetica non fa riferimento a una
teoria del bello o del gusto, ma ai
principi dell’intuizione sensibile
(in greco aìsthesis significa
sensibilità).
La sensibilità appare a Kant con
una duplice fisionomia: essa è
certamente passiva , in quanto
riceve dall’esperienza esteriore i
dati percettivi, ma è anche attiva,
in quanto organizza il materiale
che riceve dall’esterno attraverso
due forme a priori: lo spazio e il
tempo.
Spazio e tempo sono le forme a
priori della sensibilità.


Spazio e tempo
Lo spazio è la forma pura del senso
esterno, in virtù del quale possiamo
cogliere gli oggetti fuori di noi. Esso fonda
la validità della geometria. Il tempo è la
forma pura del senso interno, cioè la
rappresentazione a priori che fonda la
possibilità di conoscere i nostri stati
interiori e la loro successione temporale
(secondo un prima e un poi). Il tempo è
per Kant, in accordo con tutta la tradizione
filosofica, più importante dello spazio,
perché la conoscenza di ogni oggetto
(anche esterno) deve per forza passare per
la coscienza. Esso fonda, inoltre, la
possibilità dell’aritmetica, perché è in
virtù dell’intuizione pura del tempo (e
della successione) che si giustuifica il
concetto di numero (successione infinita di
elementi 1,2,3…
Fenomeno e Noumeno

Fenomeno

Noumeno

Il fenomeno è la realtà per come è da
noi
conosciuta,
dal
greco
phainomenon “ciò che appare”; gli
oggetti della conoscenza non si danno
mai nella loro essenza (“cosa in sé),
ma sempre seconod le forme a priori
della nostra senssibilità e le categorie
dell’intelletto. La conoscenza dunque
è sempre soggettiva. Soggettivo per
Kant non equivale a qualcosa che vari
da individuo a individuoe, dunque,
che possa essere inteso come
relativo.Al
contrario
soggettivo
significa che è a priori, cioè è parte
essenziale dell’uomo stesso in quanto
tale.

Il noumeno o cosa in sé è è la realtà
concepita indipendentemente dal
soggetto che la conosce e quindi dalle
forme a priori della sensibilità e dalle
categorie dell’intelletto. Viene dal
greco noumenon “ciò che è pensato” (
dal verbo noein percepire con la
mente), e allude al fatto che tale
dimensione, estendendosi al di là dei
fenomeni è soltanto pensabile, essa
costituisce una delle più forti
tentazioni della ragione umananel suo
desiderio
di
spingersi
oltre
l’esperienza, ma resta inconoscibile.
Analitica trascendentale
L'analitica trascendentale rappresenta la "parte positiva" della logica
trascendentale e studia gli elementi della conoscenza pura dell'intelletto e i
principi senza i quali nessun oggetto può essere assolutamente pensato; insomma
studia le forme a priori dell'intelletto.
L’intelletto


E’ la facoltà che ci permette di produrre spontaneamente rappresentazioni della
realtà. Le forme a priori mediante cui l’intelletto opera sono chiamate da Kant
“concetti puri” o “categorie”, che hanno la funzione di organizzare il materiale
proveniente dall’intuizione sensibile.
Senza sensibilità nessun oggetto ci sarebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto
pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono
cieche [...] La conoscenza non può scaturire se non dalla loro unione.
Categorie e concetti


Categorie
Le categorie (dal greco Kategorein
“affermare, dire”) sono, per kant, “i
concetti puri” in virtù dei quali
l’intelletto può ordinare, classificare e
unificare a priori, nei giudizi, le varie
intuizioni empiriche della sensibilità.
Kant assegna ad esse una funzione
gnoseologica. Le categorie sono 12,
raggruppate in quattro tipologie che
rispecchiano le tipologie dei giudizi,
poiché l’attività dell’intelletto non è
altro che un’attività di giudicare ossia
dare giudizi attribuendo un predicato
a un soggetto. Le 4 tipologie di
categorie sono: quantità, qualità,
relazione, modalità.


Concetto
E’
la
funzione
tipica
dell’intelletto, consistente nel
dare ordine e unità alle diverse
rappresentazioni: Si dicono
empirici quei concetti costruiti
con
materiale
derivante
dall’esperienza sensibile; si
dicono “Puri” i concetti che si
originano dall’intelletto stesso,
senza alcuna partecipazione
della sensazione.
Tavola dei giudizi
Tavola delle categorie
Quantità
Quantità
Singolari
Particolari
Universali
Unità
Pluralità
Totalità
Qualità
Qualità
Affermativi
Negativi
Infiniti
Realtà
Negazione
Limitazione
Relazione
Categorici
Ipotetici
Disgiuntivi
Relazione
Inerenza e sussistenza
Causalità e dipendenza
Comunanza
Modalità
Modalità
Problematici
Assertori
apodittici
Possibilità-impossibilità
Esistenza-inesistenza
Necessità-contingenza
Io Penso (Ich denke)
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Tale espressione denota una funzione logico-formale, non creatrice, in virtù della
quale l’io unifica tutte le rappresentazioni, attraverso le categorie dell’intelletto.
Operando in tal modo, l’io penso o “autocoscienza” detto anche “appercezione
trascendentale”, fonda la possibilità del sapere umano, assicurando a esso necessità
e universalità. La scienza, dunque, è possibile proprio in quanto garantita dall’Io
penso, suprema attività legislatrice della natura.
L’Io penso è il fondamento di ogni nostra conoscenza. Esso accompagna ogni
nostra rappresentazione conservando la propria identità, ossia non cambiando col
variare delle rappresentazioni medesime. L’Io penso kantiano non è l’Io individuale
di ciascun soggetto empirico, ma rappresenta la struttura del pensare comune ad
ogni soggetto.
Il nostro pensiero è, perciò, attività unificatrice e sintetizzante
La rivoluzione copernicana di Kant consiste, dunque, nel riconoscere alla coscienza
umana, non in quanto singola coscienza , ma in quanto struttura mentale che
accomuna tutti gli uomini, la funzione di dare ordini e leggi ai fenomeni della
natura (attività legislatrice della mente).
L’Io penso è:
1)Attività unificatrice e sintetizzante;
2)una funzione di sintesi e non sostanza;
3) la forma delle forme;
4) l’unità sintetica dell’appercezione;
5)Appercezione trascendentale.
Deduzione trascendentale

Questa espressione è desunta dal lessico giuridico, e indica la
dimostrazione della legittimità
dell’applicazione delle categorie
dell’intelletto ai fenomeni naturali. Il problema si pone in quanto le
categorie dell’intelletto, essendo concetti puri, a prima vista non avrebbero
titolo a ordinare i fenomeni naturali, oggetti non creati dall’intelletto stesso
e di natura del tutto dissimile da esso. In altre parole, siamo davanti al
problema del rapporto tra la realtà naturale e il pensiero. Tale rapporto è
visto da Kant in termini gnoseologici, e inoltre, non è trattato come
qualcosa di irrisolvibile: infatti, la presunta incompatibilità viene risolta da
Kant mediante la tesi che la natura esiste “per noi” solo in quanto è
conosciuta dal soggetto o io penso che nei confronti della natura svolge la
funzione di attività legislatrice, poiché presenta concetti e categorie (a
priori) in grado di darle forma e ordine (imponendole le proprie leggi).
Lo schematismo trascendentale
Essendo intuizioni e concetti eterogenei, Kant cerca un modo di conciliarli.
Ciò avviene attraverso quello che lui chiama SCHEMATISMO
TRASCENDENTALE

Accertato
che
le
categorie
dell’intelletto sono essenziali per
avere la conoscenza delle cose, Kant
si mostra estremamente scrupoloso
nel giustificare come sia possibile che
i fenomeni (oggetti della sensibilità9
possano essere sussunti sotto i
concetti (o categorie) dell’intelletto,
due realtà così differenti. La
soluzione è trovata collocando tra
l’intelletto e la sensibilità una terza
facoltà. l’immaginazione produttiva.
Quest’ultima.infatti, essendo capace
di rappresentarsi un oggetto, anche in
sua assenza, è ritenuta da Kant
perfettamente in grado di far da ponte
tra la sensibilità e l’intelletto.

Più in particolare, kant afferma che
tale mediazione viene attuata
dall’immaginazione
creatrice
attraverso la produzione del cosidetto
“Schema trascendentale”, individuato
nel tempo, che è sia omogeneo ai
fenomeni (in quanto è la consizione di
tutte le sensazioni sia esterne che
interne) sia forma a priori (e quindi,
omogeneo all’intelletto).
Dialettica trascendentale




In quest'ultima parte dell'opera Kant si occupa del problema della metafisica come
scienza. Qui, Kant mostra come sia impossibile costituire la metafisica come
scienza. Assume il termine “Dialettica” in senso negativo, come un’arte sofistica
che scambia per realtà le proprie illusioni.
Nella dialettica trascendentale Kant intende motivare la necessità profonda che
spinge l'uomo ad indagare su argomenti che vanno oltre l'esperienza tramite
ragionamenti fallaci. Ciò è dovuto al desiderio innato della mente umana che la
spinge a voler trovare una conoscenza totale della realtà.
 Questo si fonda su tre idee trascendentali:
l'anima: totalità dei fenomeni interni;
il mondo (o cosmo): totalità dei fenomeni esterni;
Dio: totalità di tutte le totalità e fondamento di ogni cosa.
Queste tre idee, che costituiscono la parte essenziale della metafisica tradizionale,
non sono altro che illusione e mera parvenza di verità. La ragione, infatti, non può
dimostrare né l’esistenza di Dio, né l’immortalità dell’anima, né l’ordine generale
del mondo nella sua totalità, perché in tal caso dovrebbe abbandonare il terreno
dell’esperienza.
Distinzione kantiana tra conoscere e pensare


L’uomo, dice Kant, sarà sempre tentato di pensare che esista un Dio o che l’anima
sia immortale, ma pensare non equivale a conoscere. Infatti, sostiene il filosofo,
dobbiamo distinguere tra conoscere e pensare. La conoscenza richiede due
elementi:
A) innanzitutto l’intuizione sensibile, per cui un oggetto è dato; b) in secondo luogo
il concetto, in virtù del quale un oggetto
è concepito (tramite le categorie
A
dell’intelletto). Se manca uno di questi elementi non si può avere la conoscenza.
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una sintesi della critica della ragion pura