Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
Questo modulo avrà come obiettivo il prendersi cura della dimensione affettiva come espressione del dono di amore reciproco che caratterizza ed alimenta la vita della famiglia. I genitori saranno accompagnati a riconoscere i segni e i momenti in cui si esprime la relazione affettiva tra i diversi componenti, ovvero a riconoscere e superare ciò che la impedisce o la rende abitudinaria. 1. «All’edicola»
(dalla vita…) È il momento di analisi che avvia il modulo; è la parte introduttiva che suscita il tema, desunto proprio da cronache giornalistiche. Come si fa ad educare all’amore i nostri figli? Come riuscire ad interpretare le espressioni di affetto che ve‐
diamo in loro? Come valorizzare i grandi entusiasmi e le repulsioni che dimostrano nei confronti di fatti, persone, ambienti o cose? E come trovare un equilibrio accettabile tra la proposta della nostra visione del mondo o la nostra scala di valori e il rispetto per i loro valori, la loro visione della vita? Abbiamo spesso l’impressione che si tratti di problemi solo nostri oppure cerchiamo di evitarli consideran‐
doli compito di altri. Altrettanto spesso interpretiamo il nostro ruolo essenzialmente sul piano pedagogico o normativo ed evitiamo di lasciarci interrogare da quanto succede in famiglia. Intanto possiamo cominciare a vedere cosa succede in giro … Dopo aver letto i due pezzi giornalistici, prima di avviare una discussione, ciascun partecipante potrebbe annotare su un foglio l’esperienza di “schiaffo educativo” o qualcosa di simile che ricorda della sua infanzia e quella che ha procurato ai propri figli, andando a ricostruire il contesto in cui avvenne, le cause e le con‐
seguenze del gesto. Quindi con libertà si possono condividere questi ricordi e avviare una discussione sulla questione. Da: Corriere della Sera , 1 agosto 2009, pag.10
Lo «Schiaffo Educativo» non esiste; con i figli le parole bastano
Dopo che, due anni fa, in Nuova Zelanda era stata approvata una legge - causa, peraltro, di forte
divisione tra la popolazione - che proibisce ai genitori di alzare le mani sui figli, ora si sta delineando un tentativo di marcia indietro. A mezzo referendum - solo consultivo - che dovrebbe dare indicazioni sul futuro comportamento del legislatore riguardo alla questione: se, cioè, tenere fermo il
divieto di botte oppure abolirlo. Non sappiamo quali fossero i metodi con i quali i genitori neozelandesi cercavano di educare la prole, se usassero fruste, bastoni, battipanni, pugni o soltanto il palmo della mano, tuttavia speriamo fortemente che il referendum confermi il no alle punizioni corporali. Sebbene si senta spesso e volentieri affermare da ogni parte, anche dalle persone più ragionevoli e più miti, che «un paio di schiaffi ben assestati ogni tanto ci vogliono perché non hanno mai
fatto male a nessuno e perché anche noi a suo tempo li abbiamo presi e ciononostante - o, anzi,
proprio per questo - siamo venuti su bene», picchiare i bambini e i ragazzi resta pur sempre un segno di debolezza. Genitori forti, equilibrati e sicuri di sé non hanno, infatti, bisogno di ricorrere a
gesti violenti, e schiaffi, schiaffoni o sculacciate anche poco più che simbolici lo sono; a loro basta
la parola. Ciò non esclude, naturalmente, le punizioni e i castighi, ma esclude quell' ingiustizia evidente e diseducativa del forte che picchia il debole, del grande che malmena il piccolo: non è un
caso, del resto, che non pochi genitori a un certo punto smettano di alzare le mani sui figli non tanto perché questi si siano corretti e trasformati in ragazzi docili ed educati, quanto perché fisicamente ormai troppo forti per accettare di prendersi le botte senza restituirle. E c' è, infine, la questione
non indifferente dell' esempio che si dà, picchiando. Se padri e madri alzano le mani, anche solo
perché «ogni tanto lo schiaffo ci vuole», è ovvio che sarà assai difficile far capire a bambini e ragazzini che i compagni di scuola e di giochi non si menano, in particolare se sono più piccoli, in
particolare se sono più deboli.
Bossi Fedrigotti Isabella
2 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
La ricetta di Noceto: giochi, sport, teatro come alternative. Dopo il suicidio del 12enne che aveva
visto un'esecuzione sul piccolo schermo
Nel paese che ha spento la tv, "Così salviamo i nostri bambini"
NOCETO (PARMA) - Lo decisero 13 anni fa. Quasi un passa parola, famiglia dopo famiglia, casa
dopo casa. E così una sera, in quel borgo alle porte di Parma, improvvisamente tutti spensero la
Tv. Centinaia, migliaia di televisori oscurati, muti, quasi partecipi dell'immenso dolore di una comunità.
Un gesto di rabbia, una rivolta civile contro le trasmissioni che mandavano in onda di tutto senza
curarsi delle conseguenze. Che a Noceto furono imprevedibili e drammatiche. David, un bambino
di 12 anni, dopo avere visto l'esecuzione di una sentenza capitale aveva deciso di imitare la scena
per gioco. Morì impiccandosi. Non c'erano parole, nessuna spiegazione che alleviasse il senso di
impotenza, solo la rabbia che doveva essere arginata. Come? Prendendo in mano il telecomando
per cancellare modelli sbagliati e oscurare immagini troppo crude. Iniziò così la settimana della
creatività, che dal '96 cerca di evitare la deriva di una televisione babysitter e che ogni mese di
maggio trasforma i 1.200 bambini di Noceto da spettatori a protagonisti.
All'inizio il messaggio era esplicito: "Spegni la tv, accendi la fantasia". "La nostra è una battaglia
pesantissima - spiega il parroco don Corrado Mazza - perché non vogliamo demonizzare un mezzo, ma solo evitare che rubi l'infanzia". "Negli anni abbiamo spostato l'accento - continua il sindaco
Fabio Fecci - e oggi non invitiamo più direttamente a spegnere la televisione, ma promuoviamo un'alternativa". Corsi di teatro, laboratori di pittura, letture animate, giochi antichi, giornate dedicate
allo sport, doposcuola della parrocchia, incontri con i genitori, cineforum, serate di riflessione, percorsi lunghi un anno per distogliere gli sguardi dal teleschermo, una miriade di attività coordinate
che non tralasciano nulla, neppure il tragitto da casa a scuola. Qui, infatti, passa il piedibus, vigili
urbani che accompagnano i bambini lungo le strade della città.
Nessuno si è sottratto al compito perché - è convinzione diffusa - gli influssi della televisione sui
bambini sono chiarissimi: "Più chiacchierano senza dire niente - spiegano le insegnanti Enrica Alinovi e Gabriella Grisenti - più capiamo che sono stati troppo di fronte alla tv". Per questo, osserva il
dirigente scolastico Paola Bernazzoli, da anni i bambini partecipano a laboratori in cui fanno gli attori, i costumisti, gli sceneggiatori, i registi, i musicisti... E il risultato viene portato in piazza proprio
nella settimana della creatività.
Antonio Caffarra, il pediatra del paese, ha cresciuto insieme alla moglie Daniela, quattro figli senza
televisione: "Per anni non l'abbiamo avuta e quando ci è stata regalata l'abbiamo lasciata spenta".
Nel paese sono in molti a pensarla come lui, la creatività è diventata una strategia educativa condivisa. È servito tutto questo? I bambini a Noceto guardano la televisione meno che altrove? "E' difficile dirlo - conclude il sindaco Fabio Fecci - ma sicuramente sono meno soli". I più deboli, i più fragili, o semplicemente chi ha entrambi i genitori impegnati tutto il giorno, ha un'alternativa alla televisione come babysitter. "Proviamo a sottrarre il compito di educare alla televisione - conclude il parroco - ma anche se la battaglia continua a essere pesante, non ci arrendiamo, l'infanzia è tutto".
Rappresenta il futuro, che non può essere dettato dal palinsesto televisivo.
Stefania Parmeggiani
3 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività 2.
Genitori…voi siete dono
«Tra piazza e campanile»
(alla Parola…) È il momento in cui riferirsi e lasciarsi illuminare dalle parole di persone autorevoli (esperti, autori …) e dalla Parola di Dio. Tenendo conto del brano di riferimento, si potranno correlare altri brani biblici per la medita‐
zione e la preghiera. La Parola
Essere dono vuole dire vivere la propria vita sapendo di non aver nulla di meritato e che di tutto e di tutti si preoccupa anzitutto il nostro Dio che è Padre provvidente e tenero che non fa mai mancare il necessario ai suoi figli e vuole che nessuno di loro resti in coda… I doni di Dio sono fatti a noi ma non sono solo per noi. Solo se condivisi si moltiplicano facendo luce e dando sapore alla vita di tutti. Mt 5,13-16 Voi siete la luce del mondo
Siete voi il sale del mondo. Ma se il sale perde il sapore, come si potrà ridarglielo? Ormai non
serve più a nulla; non resta che buttarlo via. Siete voi la luce del mondo. Una città costruita sopra
una montagna, non può rimanere nascosta. Non si accende una lampada per metterla sotto un
secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così
deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino
il Padre vostro che è nei cieli.
Col. 4,5-6 Spirito apostolico
«Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione. Il vostro parlare sia
sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.»
.
Le parole:
Documenti conciliari: Apostolicam Actuositatem, 11
Poiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società e, con la sua grazia, l'ha reso sacramento grande in riferimento a Cristo e alla Chiesa
(cfr. Ef 5,32), l'apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una singolare importanza sia per la
Chiesa sia per la società civile.
I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e testimoni della fede l'uno per l'altro, nei confronti
dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella
scelta della loro vocazione e favoriscono con ogni diligenza la sacra vocazione eventualmente in
essi scoperta.
Gravissimus Educationis, 3
I genitori, primi educatori
I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa
è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare
in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini,
che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la
prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le società. Soprattutto nella famiglia
cristiana, arricchita della grazia e delle esigenze del matrimonio sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo, e ad amare il prossimo, conformemente alla fede che han ricevuto nel battesimo; li anche fanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano intro-
4 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
dotti nella comunità degli uomini e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto
della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello
stesso popolo di Dio.
Documento Base: il rinnovamento della catechesi, 152
La catechesi familiare
La famiglia è come la madre e la nutrice dell’educazione per tutti i suoi membri, in modo particolare
per i figli: “prevenuti dall’esempio e dalla preghiera comune dei genitori, i figli, ed anzi tutti quelli
che convivono nell’ambito familiare, troveranno più facilmente la strada della formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità”. La catechesi familiare trova la sua originalità e la sua efficacia nel carattere occasionale e nella immediatezza dei suoi insegnamenti, espressi
innanzi tutto nel comportamento stesso dei genitori e nella esperienza spirituale di ciascuno. In famiglia, ciascuno deve poter trarre un modello di vita permeato di fermenti cristiani, sperimentando
dal vivo il senso di Dio, di se stesso, del prossimo. Al magistero della vita, si unisce provvidamente
il magistero della parola che, in famiglia, è quanto mai semplice e spontaneo. Nasce infatti nei
momenti più opportuni e più vitali, per celebrare, ad esempio, il mistero di una nuova vita che si accende, per interpretare una difficoltà ed insegnare a superarla, per aprire alla coerenza spirituale,
per ringraziare Dio dei suoi doni, per creare raccoglimento di fronte al dolore e alla morte, per sostenere sempre la speranza. Grande rilievo ha la celebrazione del culto di Dio nelle espressioni di
preghiera personale e familiare, nella partecipazione della famiglia alla vita liturgica della comunità
parrocchiale, nelle ricorrenze e negli anniversari più cari. Insostituibile è la partecipazione attiva dei
genitori nella preparazione dei figli ai sacramenti della iniziazione cristiana. In tal modo, non solo i
figli vengono adeguatamente introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi, annunciando ascoltano, insegnando imparano. Anche le persone che vivono
in famiglia per semplice motivo di lavoro, devono poter godere di questo clima, per dare e ricevere
la loro parte. In famiglia, tutto può svolgersi in un clima di affetto e dialogo. E particolarmente importante ricordarlo oggi, perché le diverse generazioni hanno maggiore bisogno di incontro e di
confronto, e perché vivo è il rischio che anche in famiglia ciascuno si senta solo.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (2223)
I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli.
Testimoniano tale responsabilità innanzi tutto con la creazione di una famiglia, in cui la tenerezza, il
perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato rappresentano la norma. Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. Questa educazione richiede che si
impari l'abnegazione, un retto modo di giudicare, la padronanza di sé, condizioni di ogni vera libertà. I genitori insegneranno ai figli a subordinare «le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori
e spirituali». I genitori hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e
di correggerli: «Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta [...]. Chi corregge il proprio figlio ne
trarrà vantaggio» (Sir 30,1-2). «E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione
e nella disciplina del Signore » (Ef 6,4).
Riferimenti pedagogici
Dieci ragioni per non picchiare i vostri bambini
di Jan Hunt, M.Sc.
In Svezia e in Norvegia, è illegale per un genitore, insegnante, o chiunque altro picchiare un bambino. In alcuni stati e province, picchiare è illegale solo per un maestro. In tutte le zone del Nord
America, la punizione corporale da parte di un genitore, finché non è pesante, è ancora vista da
molti come disciplina necessaria, e condonata, o addirittura incoraggiata.
Durante vari anni scorsi, molti psichiatri, sociologi ricercatori, e genitori hanno raccomandato di
mettere al bando le punizioni corporali dei bambini. La ragione più importante secondo il Dr. Peter
Newell, coordinatore dell'organizzazione End Punishment of Children(EPOCH)1-Stop alla Punizione dei Bambini, è che "tutte le persone hanno il diritto alla protezione della loro integrità fisica, e i
bambini sono anche loro delle persone."2
5 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
1. Picchiare i bambini insegna a questi ultimi a diventare a loro volta persone che picchiano gli altri.
Da numerosi studi e ricerche è emersa una diretta correlazione tra le punizioni corporali subite nell'infanzia e il comportamento violento o aggressivo di giovani e adulti. Da piccoli, praticamente tutti i
peggiori criminali sono stati regolarmente minacciati e percossi. È nell'ordine naturale che i bambini
imparino atteggiamenti e comportamenti tramite l'osservazione e l'imitazione dei loro genitori, nel
bene e nel male. Perciò è responsabilità dei genitori dare esempio di empatia e saggezza.
2. In molti casi di cosiddetto "cattivo comportamento", il bambino sta semplicemente rispondendo
nel solo modo che gli è possibile, in base all'età e all'esperienza, alla negazione dei suoi bisogni
fondamentali. Tra questi bisogni ci sono: dormire e nutrirsi adeguatamente, la cura di allergie nascoste, aria pulita, esercizio fisico e libertà sufficiente per esplorare il mondo intorno a sé. Ma il suo
bisogno maggiore consiste nel ricevere amore e attenzione assoluta da parte dei suoi genitori. Purtroppo, di questi tempi, solo pochi bambini ricevono abbastanza tempo e dedizione, perché i genitori sono spesso stanchi e distratti e mostrano troppo poca comprensione e pazienza nei confronti
del bambino. È veramente ignobile punire un bambino che in realtà si limita a reagire in modo naturale alla disattenzione verso i suoi bisogni e ai suoi desideri fondamentali. Per questa ragione non
solo la punizione alla fine è inefficace, ma è anche chiaramente ingiusta.
3. I castighi distolgono il bambino dall'imparare come risolvere i conflitti in modo umano ed efficace.
Come ha scritto l'educatore John Holt, "Quando facciamo paura a un bambino noi fermiamo di colpo il suo apprendimento." Un bambino punito è tutto concentrato interiormente sui propri sentimenti
di dolore di rabbia e vendetta, e così viene privato della possibilità di risolvere i problemi in maniera
creativa. Quindi un bambino punito impara poco come gestire o prevenire simili situazioni in futuro.
4. "Chi non usa la verga, rovina suo figlio" sebbene sia una frase citata spesso, è di fatto una interpretazione distorta dell'insegnamento Biblico. Sebbene la "verga" sia menzionata molte volte nella
Bibbia, solo nel Libro dei Proverbi questo termine è usato in connessione con il ruolo dei genitori.
Infatti i metodi severi della disciplina di Re Salomone condussero suo figlio Rehoboam, a diventare
un dittatore oppressivo e tirannico che solo per poco sfuggì alla morte per lapidazione a causa della la sua crudeltà. Nella Bibbia non esiste alcun sostegno alla disciplina severa al di fuori dei Proverbi di Salomone. Gesù diceva che i bambini erano vicini a Dio e avevano bisogno di amore, mai
3
di castighi.
5. Le punizioni compromettono il legame tra genitori e figli, perché è contro natura provare amore
verso chi ci ferisce. Un autentico spirito di collaborazione come tutti i genitori desiderano può fondarsi solo su un forte legame basato su sentimenti di reciproco amore e considerazione. I castighi
anche qualora sembrino funzionare possono produrre solo superficialmente un buon comportamento basato sulla paura, che potrà mantenersi fino a quando il bambino sarà abbastanza cresciuto per riuscire a fare resistenza. Al contrario la cooperazione basata sul rispetto dura per sempre,
portando a molti anni di reciproca felicità mentre il bambino cresce e i genitori diventano più anziani.
6. Molti genitori non hanno mai imparato nella loro infanzia che ci sono modi positivi di relazione
coi bambini. Quando le punizioni non ottengono i risultati voluti, e il genitore è ignaro di metodi alternativi, le punizioni possono aggravarsi con azioni più frequenti e pericolose contro il bambino.
7. La rabbia e la frustrazione che non possono essere espresse in condizioni di sicurezza da un
bambino vengono immagazzinate interiormente. La rabbia accumulata per molti anni, potrà manifestarsi come uno shock per i genitori il cui bambino adesso si senta abbastanza forte per esprimere questa collera. È possibile che i castighi sembrino produrre un "buon comportamento" durante i
primi anni, ma sempre a caro prezzo, che sarà pagato dai genitori e dalla società insieme, quando
il bambino entrerà nell'adolescenza e non appena sarà adulto.
8. Gli scapaccioni assestati sul sedere, una zona erogena nell'infanzia, possono stabilire nella
mente del bambino una correlazione tra il dolore e il piacere sessuale, e creare difficoltà alla persona adulta. Gli annunci sui giornali 'alternativi' del genere "Voglio essere sculacciato" attestano le
tristi conseguenze di questa confusione di dolore e piacere. Se un bambino riceve poca attenzione
parentale eccetto quando viene punito, questo fonderà ulteriormente i concetti di dolore e piacere
nella mente del bambino. Un bambino in una tale situazione avrà poca autostima, pensando di non
meritare niente di meglio. Per maggiori informazioni su questo argomento, vedere "The Sexual
Dangers of Spanking Children"-"I danni alla sessualità causati dallo sculacciare i bambini".
Anche gli scapaccioni relativamente moderati possono arrecare danni al fisico. Le percosse inferte
alla base della colonna vertebrale producono uno shock che si trasmette lungo tutta la spina dorsale e possono causare lesioni al bambino. Alcuni bambini sono diventati paralizzati per via di lesioni
6 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
ai nervi dalle sculacciate, e alcuni sono morti dopo leggere percosse, per via di complicazioni mediche non diagnosticate.
9. Le punizioni corporali esprimono il messaggio sleale e pericoloso della "legge del più forte", che
è ammissibile ferire gli altri, purché essi siano più piccoli e meno potenti di quanto sei tu. Il bambino
allora conclude che è lecito maltrattare bambini più giovani o più piccoli. Quando diventerà adulto,
proverà poca compassione per quelli meno fortunati di lui, e avrà paura di quelli che sono più potenti. Questo renderà difficile instaurare relazioni che abbiano un significato, così essenziali per
una vita emotivamente appagante.
10. Poiché i bambini imparano dai modelli che i genitori rappresentano, le punizioni corporali esprimono il messaggio che picchiare è un modo giusto di esprimere i sentimenti e risolvere i problemi. Se un bambino non osserva un genitore risolvere i problemi in modo umano e creativo, può
diventar difficile per se stesso imparare a fare altrettanto. Per questa ragione questi comportamenti
parentali sbagliati spesso si tramandano alla generazione successiva.
Un insegnamento gentile, sostenuto da solide fondamenta di amore e rispetto, è la sola via autentica ed efficace di portare a un comportamento lodevole basato su forti valori interiori, invece del
superficiale "buon" comportamento basato solo sulla paura.
RELAZIONE DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
La Famiglia prima scuola di umanità, socialità e vita cristiana
… Il marito è un dono per la moglie e viceversa; i genitori sono un dono per i figli e viceversa; i fratelli sono un dono l’uno per l’altro. Tutta la famiglia è un dono per la società. I coniugi guardano insieme verso i figli e al di là dei figli e con loro verso la società e la Chiesa, verso obiettivi e progetti
condivisi. Unità e apertura caratterizzano non solo l’autenticità dell’atto coniugale, ma anche
l’autenticità della vita di coppia e di famiglia in tutte le sue dimensioni.
Pur essendo lecito e perfino necessario cercare negli altri il proprio utile, è però un grave disordine
morale ridurre il rapporto con loro alla sola dimensione utilitaria. Si rispetta la dignità delle persone
nella misura in cui esse sono considerate un grande bene in se stesse e si vuole sinceramente il
loro bene. Solo la logica dell’amore e del dono è all’altezza della loro dignità. Per questo solo la
famiglia, istituzione del dono totale, è l’ambiente adatto per il loro nascere e crescere. Solo la famiglia unita e aperta è pienamente idonea a educare, a trasmettere la fede cristiana, a sviluppare le
virtù sociali necessarie alla convivenza civile.
… Tutti i membri della famiglia si educano reciprocamente. I coniugi si educano l’un l’altro; i genitori educano i figli e anche i figli educano i genitori. Tuttavia è peculiare la responsabilità dei genitori
nei confronti dei figli. Una buona relazione educativa comporta tenerezza e affetto, ragionevolezza
e autorità. E’ importante che i genitori coltivino il dialogo con i figli; siano affettuosi e generosi, senza essere permissivi; siano esigenti e autorevoli, senza essere duri; si mantengano coerenti e concordi nei comportamenti e nelle regole da far osservare; sappiano dire sì e no al momento opportuno. Non basta dare ai figli benessere e affetto. Occorre un accompagnamento premuroso e intelligente che li aiuti a superare il narcisismo infantile, ad aprirsi agli altri, ad affrontare le sfide della
realtà e le prove della vita, a sviluppare personalità equilibrate, solide e affidabili, costruttive e creative.
I Genitori: Messaggeri di Dio nella famiglia
Chi sono, cosa devono fare, come devono agire i genitori di fronte ai figli? I genitori sono i messaggeri di Dio. Questa qualifica l’hanno ricevuta in dono nel giorno del matrimonio. Quindi è rivolgendosi a Dio, nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola, che maturerà progressivamente la loro autentica identità.
Se un padre e una madre diventano consapevoli di essere per i figli i messaggeri di Dio, tutto il resto viene da sé.
I genitori sono i messaggeri di Dio.
Il padre e la madre non sono educatori cristiani qualunque. Essi sono messaggeri di Dio. È Dio
stesso che conferisce ai genitori la dignità di educatori. Agli altri educatori rimane il dovere di rispettare questa qualifica, di risvegliarla qualora si assopisse, di promuoverla come un dono del Signore per tutti.
Dal giorno del matrimonio gli sposi sono dotati di grazie particolari che non devono rimanere inattive. Quando la comunità cristiana invita i genitori a educare i figli nella fede, non affida loro un incarico e non chiede una supplenza, ma riconosce in loro un dono che devono far fruttificare e una
7 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
missione che debbono compiere. Non esiste quindi alcuna delega, perché i genitori sono araldi della fede ed educatori dei loro figli.
Padre Lino Pedron
8 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
3. «Sul muretto»
(alla vita…) In questo momento si opererà la differenziazione delle attività in riferimento alle fasce di età, suggerendo attività che vengano svolte insieme tra genitori e figli. Occhio per occhio (per tutti i genitori) Ai genitori vengono consegnati due elenchi: uno conterrà una serie di eventi (es. “Il capo ti licenzia”, “Tuo figlio si butta addosso il pranzo”, “Tua suocera ti fa innervosire”, ecc.), mentre il secondo riporterà delle possibili reazioni (“Sculacciata”, “Indifferenza”, “Insulto”, ecc.). Ogni genitore dovrà quindi collegare ciascun evento con la reazione che riterrà più opportuna, spiegando poi agli altri le motivazioni della scelta. Nella condivisione (momenti di ilarità a parte) si cercherà di sottolineare il valore delle relazioni con gli altri, ed in particolare con i propri figli. Con ogni probabilità i genitori si renderanno conto di come eventuali rea‐
zioni spropositate nei riguardi dei figli nascono da situazioni di stress esterne al rapporto genitore‐figlio. Inoltre sarà curioso sottolineare come alcuni tipi di reazioni (ad esempio la classica sculacciata) non vengo‐
no ritenute applicabili in ambiti quali quello lavorativo, mentre godono di una sorta di sdoganamento tacito in quello familiare. Perché? (cfr. Riferimenti pedagogici) Mi disegni … ti disegno – Come io ti vedo … (per i genitori dei piccolissimi o dei 6‐11 ACR) Ai genitori viene chiesto di portare un disegno che li raffiguri realizzato dai figli (se i bambini sono presenti si può pensare di farglielo fare anche in modo estemporaneo, ma senza influenzarli in nessun modo). Il di‐
segno, infatti, per i bambini più piccoli è il modo più diretto per esprimere quello che sentono anche in mo‐
do inconsapevole e qui più spontaneo e naturale. Il confronto dei genitori avverrà osservando i disegni e cercando di interpretare le scelte fatte dai figli per rappresentarli (colori, dimensioni, particolari, …)! In un secondo e ultimo momento i genitori sono chiamati a mettersi in gioco con il linguaggio dei più picco‐
li, facendo a loro volto un disegno dei figli (scegliendo con cura colori e tratti anche se non si è dotati di par‐
ticolari qualità artistiche) da donare loro! L’angelo custode (per genitori di Giovanissimi) Prima fase. I genitori dovrebbero pensare di essere l’angelo custode del proprio figlio e devono rappresen‐
tarlo all’assemblea degli angeli, descrivendo gli affetti che lui vive (Che cosa ama? Passioni, amori, gioie, e‐
spressioni…). Ogni angelo/genitore svolge la sua presentazione e le descrizioni sono raccolte o scritte su un cartellone, eventualmente raggruppandole per ambiti di relazione (famiglia, scuola, sport, amicizie). Seconda fase. Il medesimo gioco può essere fatto questa volta dai figli, specie se 14enni o giovanissimi, in modo da rendere possibile, in un clima proprio familiare, la comunicazione di affetti che si percepiscono gli uni degli altri. Terza fase. Si discute sui contenuti scritti, cioè su come i genitori vedono i figli e viceversa, mettendo in evi‐
denza quelle sfumature di sé che non sempre vengono percepite allo stesso modo dagli altri. La discussione potrebbe animarsi, quindi è opportuno che qualcuno svolga un adeguato ruolo di moderato‐
re. 9 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività 4.
Genitori…voi siete dono
«Al bivio»
(alla vita…) È il momento di sintesi, di conclusione del modulo, ma di apertura ad atteggiamenti nuovi da maturare per suscitare il cambiamento. Quasi degli impegni per casa … ma non solo per casa, vista la dimensione di citta‐
dinanza che si vuole alimentare. Al bivio si deve decidere: bisogna riassumere le riflessioni e prendere delle decisioni, almeno fare dei pro‐
positi. Dopo avere raccolto le idee dei partecipanti si possono proporre alcune attività. Alcuni esempi:  raccontare ai figli la propria storia di innamoramento e di amore  verificare in coppia i momenti nei quali si è perso il sapore della coppia  fare un regalo ai figli senza attendere “l’occasione”  farsi un regalo di coppia recuperando un’esperienza bella del passato, da raccontare ai figli  i figli potrebbero proporsi qualche gesto di affetto verso i genitori Preghiera di una mamma agli angeli dei suoi figli O angeli dei miei figli già grandi, vi prego di
seguirli ovunque, di tenere i loro desideri fra le
mani, di conoscere la loro solitudine, fatta di
tante lotte intime e di restare comunque accanto
a loro, anche se dicono no a voi e alla vita.
Ora hanno bisogno di voi più di quando erano
bambini, perché la gioventù è un momento difficile.
Bisogna correre i propri rischi, staccarsi dai
genitori, pensare a tutto da soli, non si vuole
sapere nulla degli angeli.
O angeli dei miei figli già grandi, custoditeli,
proteggeteli e offrite loro quei consigli che solo
la vostra saggezza, che viene da Dio, può ispirare.
Restate sempre al fianco dei miei figli, venite in
loro soccorso e aiutateli a trovare la via giusta.
Amen.
10 Scheda n. 2 Ambito dell’affettività Genitori…voi siete dono
5. «Il tabellone»
(linguaggi della cultura) In questa parte si forniranno delle indicazioni emerografiche, pochi titoli di libri, film, canzoni, opere… che si ritengono efficaci sia per gli incontri stessi che per la riflessione personale e di coppia. Film:
Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre (Mrs. Doubtfire)
É un film del 1993 diretto da Chris Columbus con Robin Williams, Sally Field e Pierce Brosnan. Ha
ricevuto il Premio Oscar al miglior trucco 1994. Un padre separato dai figli, che si traveste da vecchia tata per poter stare loro vicino
Libri:
Jeanne Van den Brouck, Françoise Dolto, Manuale a uso dei bambini che hanno genitori difficili
Cortina Raffello, - 1993
CEI. Servizio nazionale progetto culturale, La sfida educativa, Laterza, 2009
Michel Quoist, Amare. Il diario di Daniele, Borla, 1984
Canzone:
Ti lascerò
Anna Oxa & fausto Leali, (Fasano - Leali - Ciani - Berlincioni – Bardotti - 1989)
Ti lascerò andare
ma indifesa come sei
farei di tutto per poterti
trattenere
perché dovrai scontrarti
con i sogni che si fanno
quando si vive intensamente
la tua età
Ti lascerò provare
a dipingere i tuoi giorni
con i colori accesi dei tuoi anni
ti aiuterò a sconfiggere
i dolori che verranno e
che saranno anche i più grandi
degli amori che ti avranno
e lascerò ai tuoi occhi
tutta una vita da guardare
ma è la tua vita e non trattarla male
ti lascerò crescere
ti lascerò scegliere
ti lascerò anche sbagliare
ti lascerò
ti lascerò decidere
perché sarò al tuo fianco
piuttosto che permettere
di dirmi che sei stanco
lo faccio perché in te
ho amato l'uomo e il suo coraggio
e quella forza di cambiare
per poi ricominciare
e quando avrai davanti agli occhi
altri due occhi da guardare
il mio silenzio lo sentirai gridare
ti lascerò vivere
ti lascerò ridere
ti lascerò ti lascerò
e lascerò ai tuoi sorrisi
la voglia di scoppiare
ed il tuo orgoglio lo lascerò sfogare
ti lascerò credere
ti lascerò scegliere
ti lascerò ti lascerò
ti lascerò vivere
ti lascerò ridere
ti lascerò ti lascerò
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Genitori…voi siete dono - Azione Cattolica di Genova