La Consolata nel mondo
te dalla Confraternita del Gonfalone sin dal
Cinquecento. In quest’opera, dalla struttura
complessa ma ben articolata, Mariani coniuga
il lessico di Raffaello con la monumentale lezione compositiva proposta da Michelangelo
nella volta della Cappella Sistina, istituendo
così un diretto legame tra il proprio operato e
quello dei maestri precedenti. Responsabile di
una radicale trasformazione nella sfera dell’arte, Michelangelo introdusse, in seno all’attività creativa, le premesse di un soggettivismo anticanonico e sovvertitore delle regole
classiche, deliberatamente votato alla «licenza». La presenza del modello del Buonarroti,
con il suo tremendo splendore, acquista pertanto sulla volta di santa Lucia un’inequivocabile valenza simbolica: imitare «l’inimitabile» e
adottare il linguaggio non immediatamente
codificabile, significa per Cesare Mariani ribadire la necessità di attuare un ponderato recupero dell’arte rinascimentale, in modo da
stabilire un fondamentale nesso interpretativo
tra le creazioni dell’Ottocento e la grande officina del Cinquecento italiano.
Instaurando in tal modo un sottile dialogo
con le creazioni di Michelangelo, l’artista romano poté assicurare alle proprie imprese un
indiscutibile valore estetico, facendoci ricordare quel miracolo dell’arte che è la Cappella Sistina, come sentenziava un acuto osservatore dell’epoca. Nel proporre il capolavoro
rinascimentale quale modello insuperato per
l’esecuzione di una moderna pittura religiosa,
Mariani riuscì ad assecondare, con piena
consapevolezza e sorprendente dominio
espressivo, il più ampio programma di rinascita dell’antica gloria artistica e pontificia so-
stenuto da Pio IX. Mariani, come Michelangelo, dunque, rivive la maggiore stagione delle committenze pontificie del Cinquecento.
Sulla parete della controfacciata, Mariani dipinse le imponenti figure di Debora e Giuditta, sovrastate da un’iscrizione in cui viene ricordato il loro valoroso impegno nelle imprese di liberazione e di redenzione degli
schiavi. Ancora sulla controfacciata, sono sistemate, all’interno di una finta quinta architettonica, le personificazioni dell’Arte, seduta
su di un fastoso triclinio, e della Storia, adagiata sul lato destro.
Lungo la navata di santa Lucia, sorgono sei
cappelle laterali, tre su ciascun lato, delimitate da pilastri, decorati da Cesare Mariani.
Sulle ampie superfici, egli dipinse alcuni personaggi biblici connessi alla liberazione di
popoli oppressi e alla realizzazione di opere
di carità, attività solitamente condotte dalla
Confraternita del Gonfalone. Sul lato destro
troviamo alcuni personaggi biblici: Tobiolo,
figlio di Tobia, il sommo sacerdote Esdra e il
Governatore Neemia, sul fianco sinistro i
profeti Daniele, Geremia e Zorobabele. Comunicanti tra loro, le cappelle presentano
un apparato decorativo estremamente omogeneo, capace di mantenere tuttavia le caratteristiche distintive di ciascun sacello: sulle volte, nei sottarchi e sulle pareti laterali
Mariani e i suoi collaboratori eseguirono fitte decorazioni. Gli altari conservano ancora
le cornici settecentesche e i disegni delle
mense e dei paliotti. Da ricordare, inoltre,
lungo la navata, le quattordici tele dipinte ad
olio, raffiguranti gli episodi centrali della Via
Crucis, dove la Passione di Cristo viene illustrata con un linguaggio corsivo e dimesso,
intimo e immediato, lontano da qualsiasi amplificazione retorica.
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La Consolata nel mondo
La zona absidale racchiude importanti testimonianza artistiche, tra cui gli affreschi raffiguranti – come finti arazzi – due episodi particolarmente emblematici nella storia della
Compagnia Romana: a sinistra il giuramento
di Giovanni Cerrone, eletto prefetto di Roma, e a destra Papa Sisto V nell’atto di benedire gli schiavi liberati. Nel catino absidale
l’artista romano dipinse la maestosa
Visione di San Bonaventura, un avvenimento direttamente legato alla
fondazione della
Confraternita del
Gonfalone. L’altare
maggiore, realizzato intorno alla metà
dell’Ottocento,
mette in risalto una
copia della celebre
raffigurazione della
Madre di Dio, con il
titolo di Salus Populi Romani, conservata nella Chiesa di
«Santa Maria del
Popolo», a Roma. L’opera di fattura alquanto delicata, viene tradizionalmente attribuita
al pittore originario di Forlì Livio Agresti, detto il Ricciutino, a Roma negli anni centrali del
Cinquecento.
E’ proprio questa titolazione di Santa Maria
del Popolo che è venuta alla luce a Torino,
nel 1979 quando, in seguito ad un furto dei
gioielli della cornice, il quadro del Santuario
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della «Consolata» venne analizzato e restaurato. Si scoprì, sotto la cornice, la scritta nitida «S.MARIA.DE.PPLO.DE.URBE», inserita sul bordo inferiore. Didascalia importante, storica, e non solo devozionale, che
lega il quadro della Consolata di Torino allo
stesso originale da cui il quadro menzionato
della chiesa di Santa Lucia, ha preso origine. L’originale, che ha ispirato sia il quadro
di Roma, in santa Lucia nel Cinquecento, e
sia l’immagine torinese del Quattrocento,
nella Basilica della Consolata, è un quadro
di due secoli più
vecchio, del XIII secolo, La Madonna
del Popolo, della
Basilica di Santa
Maria del Popolo di
Roma. Si tratta di
un antico modello
romano della «Madonna con bambino benedicente»,
probabilmente una
versione occidentale dell’antica icona
bizantina della Madonna Odighitria
(«colei che guida»,
che conduce per la
via).
Ma a cosa si deve il legame tra il quadro della Consolata di Torino (1485) e il quadro di
Santa Maria del Popolo, a Roma, di due secoli precedente? Il legame è dato dalla famiglia Della Rovere. Papa Sisto IV, allora
regnante, nativo di Pecorile, una frazione
tra Celle Ligure ed Albisola (SV), apparteneva infatti a questa famiglia nobile, che
aveva uno dei suoi punti di forza a Vinovo
(TO), dal 1400 al 1692. Proprio qui nacque
La Consolata nel mondo
nel 1440 Domenico della Rovere, che già
fin dal 1465 intraprese stretti rapporti artistici e culturali tra Torino e la Città Eterna,
curando anche la nascita dell’Accademia
Romana di Pomponio Leto, tutore del futuro Papa Giulio III, Farnese. Quando Domenico della Rovere venne eletto Cardinale e
Arcivescovo di Torino, in Vaticano non vi
era più Papa
Sisto IV, Francesco
Della
Rovere, bensì
Innocenzo VIII
prima e Alessandro VI Borgia poi, con i
quali strinse ottimi rapporti.
Egli chiamò a
Torino l’architetto toscano
Amedeo (Meo) Del Caprino, che aveva lavorato con Papa Sisto IV nella chiesa di San
Pietro in Vincoli, al carcere Mamertino, prigione di san Pietro a Roma. Gli affidò la costruzione del Duomo di San Giovanni Battista di Torino, con l’aiuto di maestranze toscane.
Fu proprio Domenico della Rovere a chiedere al pittore Antoniazzo Romano (Antonio Aquili) di dipingere una quadro che s’ispirasse all’antico modello di Santa Maria
del Popolo, con il Bambino Gesù benedicente in braccio. Un’immagine dal fascino
intatto, senza tempo perché al di là dei canoni della bellezza classica. Lo sguardo verso quell’antico modello «aiutava a trovare le
strade di una preghiera riconquistata, una
Riforma non integralista, che il Della Rovere continuava a meditare attraverso la raccolta di testi miniati, indirizzando il culto
verso i paradigmi della nuova cultura» (prof.
Andreina Griseri). Il diffondersi del modello
duecentesco della Madonna del Popolo nel
Quattrocento è documentata all’interno del
Rinascimento romano da opere di artisti
quali il Pinturicchio e il Perugino. Il maestro
Antoniazzo, dunque, aveva già dipinto
un’altra Madonna con Bambino per la Basilica Romana
dei Santi Apostoli, e quella
che si trova ora
a Montefalco
(Perugina), ed
era già chiamato da molti il
«San Luca» del
XV
secolo,
specialista nell’interpretazione aggiornata
di immagini mariane della tradizione romana paleocristiana.
Il dono dell’immagine della Consolata è destinato alla venerazione di tutti, e trovò immediatamente un riscontro popolare, inedito, ripreso presto con richiesta di copie, ex
voto per le strade torinesi, affreschi e sculture. Dono luminoso, evocativo, trasposizione della saggezza del re Salomone,
«specchio materno senza macchia della
maestà di Dio». L’icona con la Madonna
Consolata e il Bambino è diventata per i
credenti il libro sacro, aperto al colloquio,
per un messaggio di luce rivolto a tutti coloro che, presso la Madre, cercano la forza e
la consolazione divina.
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Saper Donare...
“Saper donare” è un progetto della Fondazione
CRT volto a sostenere e promuovere la cultura
della donazione. Il progetto è nato nel 2004 con
la redazione e la diffusione di un vademecum fiscale, che fornisce informazioni dettagliate sulle
possibilità di agevolazione fiscale di cui può godere chiunque, cittadino o impresa, desideri sostenere iniziative no profit. Dello stesso vademecum è stato redatto un aggiornamento nell’anno successivo.
La Fondazione CRT, al fine di stimolare ed agevolare la ricerca autonoma di fondi di finanziamento privati (fund raising), ha avviato nel 2006
la linea d’intervento “Uno per uno”, tramite la
quale s’impegna a finanziare alcuni progetti secondo le modalità dell’«erogazione sfida», raddoppiando le donazioni autonomamente reperite dall’organizzazione richiedente.
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Per sostenere tutte le iniziative caritative e culturali no-profit del SANTUARIO BASILICA DELLA CONSOLATA di Torino puoi fare la tua donazione, che la Fondazione CRT s’impegna a
raddoppiare sul:
Conto corrente n. 2493070 intestato a:
Santuario della Consolata - Torino
Codice IBAN: It 81 H 02008 01046
000002493070
Agenzia di Via XX settembre, 31 - Torino
Causale: Sapere Donare-UnoPerUno
Grazie.
I preti della Consolata
I restauri
della Sacrestia Maggiore
Il due luglio sono iniziati i restauri alla Sacrestia
maggiore del Santuario. Questi lavori costituiscono l’ultimo tassello della grande campagna di
interventi, attuati tra il 1999 e il 2005, che ha
riguardato tutto l’edificio comprese le sacrestie
minori, la sacrestia del lavabo e il corridoio del
Crocifisso. Rimaneva quindi da portare a termine il lavoro restituendo nuovo decoro all’ambiente più ampio di un complesso di vani che
compone nel suo insieme la Sacrestia del Santuario della Consolata.
La sistemazione attuale dello spazio adibito alla
vestizione dei sacerdoti, secondo l’articolazione
di ambienti di diverse dimensioni, ha origine tra
il 1730 e il 1736 durante i lavori di ricostruzione di tutto il monastero adiacente alla chiesa. I
monaci cistercensi della Consolata, abitatori del
monastero (oggi Convitto Ecclesiastico) dal
1589, decisero in quegli anni di trasformare
l’antica sacrestia, a un solo vano, in un grande e
spazioso complesso di piccole stanze fra loro comunicanti.
Essa quindi si compose di:
- un atrio proporzionato di nobile architettura (l’attuale “corridoio del Crocifisso”);
- un primo ambiente assai più spazioso delli
altri (l’odierna Sacrestia maggiore) utilizzato
unicamente per la vestizione dei sacerdoti
nelle messe ordinarie;
- due camere più piccole comunicanti con la
precedente e utilizzate in occasione di messe
di particolare importanza, una per i sacerdoti
e l’altra per i superiori;
- due ambienti più ampi nei quali furono collocati un grandioso lavamani, in marmi colorati, e un altare, composto di due pannelli inta-
gliati rappresentanti l’Adorazione dei Magi e
l’Albero di Jesse, mirabile scultura databile
tra il tardo XV secolo e i primi anni del XVI.
Dal punto di vista artistico tutta la sacrestia è di
notevole interesse sia per quanto riguarda l’apparato ligneo sia per gli stucchi e gli affreschi
che ricoprono le volte. Per la Sacrestia maggiore si segnalano inoltre le tele settecentesche inserite all’interno degli ovali delle sopraporte e i
dipinti a coronamento dei due grandi mobili
contenenti i paramenti sacri.
L’insieme di tutte queste meraviglie artistiche,
frutto dell’opera di pittori, scultori e decoratori
del XVIII secolo, potrà essere nuovamente ammirato nel suo antico splendore grazie all’intervento dei restauratori che ripuliranno l’ambiente
da secoli di polvere e ritocchi che essendo stati
effettuati senza il rispetto della tessitura di base,
nel corso dei secoli ne hanno modificato l’aspetto originario.
Dalle pitture della volta, affrescata dal pittore
Michele Antonio Milocco probabilmente negli
anni della sua costruzione, verranno eliminati gli
strati di pittura ottocentesca e novecentesca che
hanno scurito le tinte originali compromettendo
la leggerezza e la trasparenza coloristica tipica di
questo pittore. L’operazione quindi oltre che a
dare nuovo lustro alla sacrestia del Santuario sarà di fondamentale importanza per la ricostruzione della figura di questo artista che visse tra il
1690 e il 1772 e che fu attivissimo in Piemonte. Si segnalano all’interno della sua ampia attività gli interventi ad affresco della cappella del
Seminario Metropolitano di Torino, quelli per la
chiesa della Maddalena ad Alba e per la Cattedrale di Asti.
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Intagliatore piemontese, Angelo sopraporta (1730-1736)
Michele Antonio Milongo, Angeli in volo. Affresco sulla volta (1730-1736).
Pietro Francesco Guala, Cristo che staccatosi dalla croce abbraccia san Bernardo.
Olio su tela a coronamento dei mobili della sacrestia (1730-1736),
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Carlo Tana, Partecipazione di san Bernardo al Concilio di Reims. Olio su tela del sovrapporta (1730-1736)
Per quanto riguarda le cornici decorative della
volta, di mano ignota, saranno restituite le tonalità settecentesche degli stucchi che non corrispondono a quelle ora visibili e che le fonti originali ci descrivono in parte dorati.
Anche l’apparato decorativo in legno, che costituisce una cifra caratteristica del Settecento piemontese e che tocca in questa Sacrestia uno dei
più alti vertici qualitativi, sarà ripulito mediante
l’eliminazione di vernici sintetiche che, oltre a
danneggiare la salute del legno, ne alterano l’aspetto estetico opacizzandone la superficie.
Questo nuovo cantiere è quindi formato da persone con competenze e formazioni diverse e
vuole costituire un modello operativo che possa
essere applicabile per iniziative future di questo
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tipo. Attraverso l’operare comune, pur nelle
specificità delle proprie conoscenze, si ridarà lustro a questo luogo, importante sia per quanto
riguarda l’aspetto religioso sia per quello storicoartistico, tenendo conto delle esigenze estetiche
che l’ambiente richiede e delle necessità e dei
criteri legati alla conservazione e alla tutela richiesti dalle Soprintendenze.
Il lavoro è finanziato grazie al contributo della
Fondazione CRT che attraverso l’iniziativa SAPERE DONARE, raddoppierà le donazioni finalizzate a questo progetto che perverranno al
Santuario della Consolata, permettendo così di
raggiungere la cifra necessaria per i restauri.
dott.ssa Fabiana Borla
L’Album fotografico della Festa
Santuario della Consolata
Via M.Adelaide 2 – 10122 Torino
Tel. +39 011 436 2517 • Fax +39 011 431 0464
Cell: 331 297 2605
Email: [email protected]
UN APOSTOLATO ALLA PORTATA DI TUTTI
Certamente siete a conoscenza di persone che vivono nel bisogno di accompagnamento e di sostegno spirituale: malati, tribolati, persone sole o nella prova, giovani, adulti accostati dal dubbio sulla fede, fratelli e sorelle che si sentono fragili nelle situazioni del mondo di oggi.
Ci sembra che queste persone potrebbero trovare qualche giovamento dalla lettura della Rivista della Consolata, per camminare con Maria alla sequela del Cristo Misericordioso. Siamo disposti ad inviare tre numeri della nostra rivista, ed in seguito regolarmente, se richiesto. I primi invii sono gratuiti, mentre in seguito chi vorrà proseguire potrà utilizzare l’apposito conto corrente.
Pertanto è sufficiente che ci mandiate i loro indirizzi.
“Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli,
perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,42). Così ha
detto Gesù. A maggior ragione, l’atto di dare un nutrimento spirituale a coloro che lo desiderano,
agli «affamati» non di pane, ma di «ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Affidiamo questo apostolato a Maria, Consolatrice poiché Consolata da Dio, e perciò in grado di
diventare ella stessa «sorgente di acqua viva».
Inviare questo foglio direttamente a :
Segreteria Rivista
Santuario della Consolata
Via Maria Adelaide, 2
10122 TORINO
ITALIA
E’ possibile anche utilizzare la posta elettronica: [email protected]
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Vi comunico qualche indirizzo di persone alle quali potrete inviare
la rivista del Santuario della Consolata
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Indirizzo.................................................................................................................................
Ultima edizione
del libretto
PREGHIERE
NOVENA DELLA CONSOLATA
Il testo è a disposizione,
per chi lo desidera,
nella Sacrestia del Santuario
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
SANTO ROSARIO
Il testo è a disposizione,
per chi lo desidera,
nella Sacrestia del Santuario
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Nel Segno
della Consolata
Storia, arte e fede
della chiesa torinese
È uscito “Nel segno della
Consolata”, il nuovo DVD in cui
si può compiere un viaggio affascinate
nella chiesa che nel corso dei secoli
i Torinesi e i devoti hanno dedicato
alla Patrona della Arcidiocesi
e della Città di Torino.
Entriamo nel “Segno della Consolata”
e prepariamoci a un grande percorso
di scoperta.
Vediamo sfilare davanti ai nostri occhi
secoli di eventi, con una ricostruzione
storica dall’anno 1000 a oggi.
Scopriamo a ogni passo le meraviglie
d’arte e di fede con la visita virtuale
dell’interno.
Analizziamo le opere più significative
con le schede di approfondimento
dettagliate.
Nel DVD è presente inoltre
un’intervista con il Sindaco di Torino,
con il Presidente della Fondazione CRT
e con il Rettore del Santuario.
È possibile prenotare il DVD presso la Sacrestia del Santuario
o telefonando al numero 011/436.32.35
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Pellegrinaggio di bambini torinesi
al Santuario, per la festa
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Scarica

Impaginato 07/2007 - Santuario della Consolata