“Panorami di musica strumentale europea nella prima metà del ‘900” Primo incontro: Italia e Spagna I Il periodo storico che abbiamo scelto per una rassegna della musica strumentale in Europa è anche il periodo delle più vaste e micidiali guerre mai combattute dall’umanità, e di terribili rivolgimenti sociali che sfociarono in regimi totalitari in Russia (rivoluzione d’ottobre del 1917) in Italia (Marcia su Roma e instaurazione del regime fascista nel 1922) in Germania con la presa del potere di Adolf Hitler e l’instaurazione del Nazionalsocialismo (30 gennaio 1933) e in Spagna, dove la guerra civile spagnola (1936 – 1939) portò al potere Francisco Franco. II Le guerre combattute dall’Italia nel periodo storico che prendiamo in considerazione, iniziarono, per le nostre mire espansionistiche, nel 1911 con la dichiarazione di guerra alla Turchia che ci permise di occupare alcuni centri della Cirenaica e della Tripolitania. Nel 1912, a guerra conclusa, il trattato di Losanna riconobbe all’Italia l’area libica occupata. Poi ci fu Prima guerra mondiale che per noi cominciò esattamente un secolo fa, nel 1915, guerra che abbiamo intrapreso, come tutti sappiamo, a fianco della Francia e dell’Inghilterra contro l’Impero Austroungarico e la Germania. Per la verità il nostro schieramento avrebbe potuto essere anche rovesciato, infatti eravamo 1 legati agli imperi dell’Europa centrale da una “Triplice Alleanza”. In poche parole la situazione può essere così riassunta: III Il trattato della “Triplice alleanza” fu firmato nel 1882 tra Germania , Austria e Italia, e l’alleanza prevedeva l’intervento militare in caso in caso di attacco della Russia o della Francia alla Germania e all’Austria. Il trattato fu rinnovato nel 1891, nel 1902, e poi ancora nel 1912. Ma nel 1914 l’Austria entrò in guerra contro la Serbia senza nemmeno darne comunicazione all’Italia e questo unitamente al dettato che vincolava il patto ad una guerra di difesa e non ad una di attacco permise a noi italiani di dichiararci, in un promo momento, neutrali. In seguito l’Italia, dopo aver ricevuto da Inghilterra e Francia solide garanzie territoriali, il 15 maggio 1915 denunciò la Triplice e nove giorni dopo entrava in guerra a fianco della nuova “triplice intesa”. Siamo quindi entrati in guerra con Francia e Inghilterra il 24 maggio del 1915 per la prima delle nostre guerre mondiali. IV Cominciamo quindi a parlare di loro e sceglieremo per l’Italia (cosa che poi faremo anche per tutte le nazioni che incontreremo nel nostro viaggio) un “Padre Nobile” e cioè un musicista simbolo che concluse sì la sua vita nei primi anni del novecento ma che operò con 2 grande successo soprattutto nel secolo precedente e consegnò per così dire il testimone alle nuove generazioni V Come Padre nobile per l’Italia avrei scelto Ferruccio Busoni. (1866 – 1924) Precoce virtuoso di pianoforte fu uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi. Iniziò la sua carriera in Austria dove, già a sedici anni otteneva clamorosi successi come concertista. Ventenne, nel 1886, studiò composizione a Lipsia e tre anni dopo ottenne la sua prima cattedra di pianoforte al Conservatorio di Helsingfors. Insegnò anche a Mosca e poi, per tre anni, anche negli Stati Uniti, a Boston. Al ritorno dall’America si stabilì a Berlino dove rimase fino all’inizio della prima guerra mondiale, durante la quale visse a Zurigo per poi fare ritorno in Germania nel 1920. La sua importanza storica e artistica emerge soprattutto nelle composizioni e negli scritti. Citiamo traendo dall’enciclopedia della Musica: “ … Vissuto nel periodo cruciale della crisi del sistema tonale e restando fuori da ogni corrente, si impegnò nella ricerca di un ‘nuovo classicismo’ inteso come recupero antiaccademico della polifonia bachiana posta a fondamento di un linguaggio aperto alle innovazioni stilistiche del tempo. In questo modo Busoni esercitò a livello teorico grande influenza sul primo ‘900 musicale …” 3 Fino alla morte, risedette a Berlino, in ViktoriaLuise-Platz 11, dove una targa commemorativa lo ricorda come Musiker, Denker, Lehrer (musicista, pensatore, insegnante). Morì per una malattia renale nel 1924. La sua tomba si trova nel Cimitero di Friedenau a Berlino. Il Concerto per pianoforte e orchestra Op. XXXIX del 1904, con coro maschile finale è probabilmente il suo lavoro orchestrale più conosciuto, anche se eseguito raramente, sia per l'arditezza scritturale della parte pianistica, e per la sua lunghezza (si articola infatti in cinque movimenti: Prologo e introito, Pezzo giocoso, Pezzo serioso, All’italiana, Cantico (con il coro maschile di cui si è fatto cenno). Noi ascolteremo ora il secondo movimento, “Pezzo giocoso”. VI Ildebrando Pizzetti (1880 – 1968) Allievo del conservatorio di Parma ne divenne insegnante di composizione nel 1907, poi direttore dell’Istituto di Firenze dal 1917 al 1923. In seguito diresse i Conservatori di Milano (1923) e di Roma (dal 1936). Il suo percorso come compositore è caratterizzato da uno spoglio e severo diatonismo gregoriano in polemica con il gusto verista ma anche con gli aspetti più vivi e avanzati del ‘900 europeo. Ha scritto molte opere liriche di buon successo, la più famosa delle quali “L’assassinio nella cattedrale” - libretto tratto dall’omonimo lavoro di Thomas Elliot - ebbe la prima alla Scala nel 1958. Quest’opera è stata ripresa abbastanza recentemente e con grande interesse della critica. Noi possiamo ascoltare il terzo movimento (scherzo) tratto dal secondo dei due quartetti per 4 archi, quello del 1932-33. (Il precedente era del 1906). Di Ildebrando Pizzetti ascoltiamo la “Sinfonia del fuoco” unico brano concluso per “Cabiria” il film di Giovanni Pastrone del 1914. Pizzetti avrebbe dovuto fare tutta la colonna sonora, ma riuscì a concludere solo questo brano a causa della sua lentissima precisione compositiva. VII Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e l’avvento del fascismo (1922) seguì la guerra per la conquista dell’Etiopia iniziata con l’invasione, senza dichiarazione di guerra nel 1935, e mentre stavamo ancora bombardando i villaggi di quella regione con i gas asfissianti (Iprite) per cercare di annientare l’ostinata resistenza degli etiopi, inviavamo truppe, forze aeree e navali a sostegno dei nazionalisti nella Guerra Civile Spagnola. Fu per dir così, la prova generale per la Seconda Guerra Mondiale che cominciammo a fianco della Germania il 10 giugno 1940 e che terminò nel ’45 con il disastro che tutti sappiamo: l’Italia divisa in due, la guerra partigiana contro la Repubblica di Salò la quale, sostenuta dalle truppe tedesche che occupavano inizialmente tutto il nord fino al confine con la Campania, vedeva restringere progressivamente il suo territorio mano a mano che le forze alleate, sbarcate in Sicilia, risalivano la penisola. VIII E durante tutte queste tragedie, durante i ritagli, gli scampoli di precaria pace, i musicisti italiani 5 cercavano nonostante tutto un modo di esprimersi che potesse essere adeguato a tanto disordine a tanto dissesto del vivere civile. IX Ottorino Respighi (1879 – 1936) Allievo di Giuseppe Martucci a Bologna e di Nicolaj Rimskij-Korsakov a Pietroburgo e di Max Bruch in Germania, dal 1913 insegnò composizione al conservatorio di Santa Cecilia in Roma che diresse anche dal ’24 al ’26. Come altri della sua generazione partecipò al clima determinato da chi si sforzava di ritrovare una tradizione strumentale italiana e, più o meno timidamente, guardava alle vicende musicali europee. Dopo il 1926, lasciata la direzione del Conservatorio, si dedicò completamente alla composizione e al concertismo in tourneé nelle due Americhe (fino al ’32) quando, tornato in patria, fu nominato “Accademico d’Italia”. I suoi lavori ancora oggi più eseguiti, sono i tre poemi sinfonici “Fontane di Roma”; “Pini di Roma” e “Feste romane” che sono pagine strumentali di fastoso colorismo. Noi ascolteremo però qualcosa dalla suite “Impressioni brasiliane”: composta nel 1928 per l’Orchestra Filarmonica di Rio de Janeiro che si avvale di suggestivi effetti “carioca”. In particolare il terzo movimento, “Canzone e danza” che si svolge su un ritmo di “Samba”. X Gian Francesco Malipiero (1882 – 1973) Figlio e nipote di musicisti, studiò nei Conservatori di 6 Venezia, di Vienna e di Bologna, poi, come Respighi, seguì i corsi di Max Bruch a Berlino. La poetica di Malipiero si definì negli anni immediatamente precedenti la prima Guerra Mondiale nella duplice direzione di un recupero della tradizione musicale italiana rinascimentale e barocca e di un agganciamento alle esperienze delle avanguardie storiche mitteleuropee, tutti elementi elaborati in funzione antiromantica. Risale al 1913 il soggiorno parigino che tra l’altro gli permise di conoscere Maurice Ravel e Gabriele D’Annunzio; durante quel soggiorno ebbe modo di assistere alla prima esecuzione della “Sacre du printemps” di Strawinskij. Sempre nel 1913 ottenne un’improvvisa e un po’ inaspettata affermazione come compositore con la vittoria al “Concorso Nazionale di Musica” in cui vennero premiati ben quattro suoi lavori. Poi visse a Venezia e ad Asolo, in provincia di Treviso, un luogo del cuore a cui tornerà periodicamente. Dopo la ritirata di Caporetto, nel 1917, si trasferì per cinque anni a Roma. Peregrinò con incarichi direttivi presso vari istituti musicali finché nel 1939 assunse la direzione del Liceo Musicale veneziano, una carica che conservò fino al 1952. Nel 1949 venne nominato membro del “National Institute of Arts and Letters” di New York. Fu un grande appassionato della musica di Antonio Vivaldi delle cui opere fece a più riprese importanti revisioni critiche. Dopo aver lasciato il liceo di Venezia si stabilì definitivamente ad Asolo dedicandosi completamente alla composizione, attività che cesserà definitivamente solo nel 1971. 7 La morte sopraggiunse il 1º agosto del 1973 in un ospedale di Treviso. Tra i suoi lavori abbiamo scelto di ascoltare il terzo movimento del concerto per pianoforte e orchestra n° 2 composto nel 1937. XI Dobbiamo però ancora accennare alla destituzione di Mussolini il 25 luglio del 1943 ad opera del Gran Consiglio, Il giorno stesso per ordine del Re, (Vittorio Emanuele III) il Duce viene arrestato e dopo vari spostamenti per depistare i tedeschi (isola di Ponza e poi isola della Maddalena) venne trasportato a Campo Imperatore sul Gran Sasso d’Italia dove però il 12 settembre venne liberato per ordine di Hitler da un commando di paracadutisti al comando del capitano delle SS Otto Skorzeny. Il Re sostituisce Mussolini con il Generale Badoglio e il 3 settembre viene firmato un armistizio con gli alleati che, sbarcati in Sicilia, il 10 luglio del 1943, stavano risalendo la penisola. Per ben cinque giorni, l’armistizio non fu comunicato nemmeno alle truppe creando un’enorme confusione e venne annunciato solo l’8 settembre tramite un discorso di Badoglio alla radio. Fuga in Puglia del Re con parte della famiglia, con i suoi principali collaboratori, e con Badoglio per andare a porsi sotto la protezione degli ex nemici e lì viene costituito un governo sotto supervisione alleata, che dichiarerà guerra alla Germania il 13 ottobre. 8 XII Intanto Mussolini, liberato dal Gran Sasso, venne tradotto in Germania, dove il 14 settembre (sempre 1943) incontra Hitler che lo invita a formare una repubblica protetta dai tedeschi, e il 18 settembre, da Monaco, Mussolini ne da l’annuncio con un discorso radiofonico. L’Italia è spaccata in due: la Repubblica di Salò e che inizialmente occupava tutto il nord e il centro fino al confine con la Campania man mano, per la risalita delle truppe alleate vedeva restringere i propri confini. Ma negli stessi suoi confini infuriava la guerra partigiana che attaccava con azioni di guerriglia le milizie di Salò e i tedeschi provocando cruente reazioni e stragi. Pochi episodi: tra il 27 il 30 settembre le “Quattro giornate di Napoli” liberano la città prima dell’arrivo degli americani. Nell’Appennino Tosco-Emiliano le truppe tedesche e le brigate fasciste (esecutrici materiali) compiono per rappresaglia gli eccidi di Capezzano Pianoro e di San’Anna di Stazzema. Poi ci fu la Strage di Marzabotto (e citiamo solo le più eclatanti) ma, nonostante tutto questo la guerra partigiana diventava sempre più attiva e cresceva numericamente. XIII Anche al nord gli episodi di combattimento dei partigiani e le reazioni delle truppe tedesche e dei repubblichini sono numerosissimi: i partigiani fondarono persino effimere repubbliche, la più completa delle quali fu quella dell’Ossola che durò solo dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944. 9 Ma alla fine, il progressivo disfacimento delle Brigate fasciste e la ritirata continua dell’esercito tedesco di fronte all’avanzare delle truppe alleate determinarono il crollo della Repubblica di Salò. Il 25 Aprile del 1945 con l’arresto del Duce che cercava di fuggire sull’autocarro di una colonna tedesca che risaliva la sponda orientale del Lago di Como e la sua fucilazione, si concludeva finalmente questo terribile capitolo della storia italiana. XIV E adesso ci troviamo di fronte a uno dei più importanti musicisti italiani del ‘900. Alfredo Casella (1883 – 1947) Figlio di musicisti: il padre, violoncellista, fu concertista, primo violoncello dell’orchestra “Concerti popolari” e poi titolare della cattedra al liceo musicale “G.Verdi” di Torino. Pianista di grande talento la madre, e concertista anch’essa, cosicché il piccolo Alfredo fu avviato molto precocemente allo studio della musica, anche se per un periodo della sua giovinezza, fu più attratto da studi scientifici per la consuetudine con Galileo Ferraris, amico di famiglia, studi dai quali fu poi distratto da Giuseppe Martucci che, certo del talento del giovane pianista, si adoperò affinché intraprendesse la carriera di musicista. Morto il padre, la madre che a Parigi aveva conoscenze e appoggi, si trasferì col figlio in quella città dove il ragazzo ebbe modo di frequentare come auditore i corsi di composizione di Gabriel Faurè, anche se Casella – come anche altri musicisti del resto - si considererà sempre un autore autodidatta. 10 Cominciò però a frequentare gli ambienti musicali parigini e si adoperò anche per promuovere concerti per la musica dei connazionali Ildebrando Pizzetti e Gian Francesco Malipiero. Sviluppò nel frattempo una grande attività concertistica che lo impegnava in continue tourneé negli intervalli tra le quali si dedicava alla composizione. Nel 1916, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, accettò la cattedra di pianoforte al Liceo Musicale Santa Cecilia di Roma che però dovette abbandonare dopo poco tempo a causa delle continue assenze per le tourneé che gli venivano offerte praticamente da tutto il mondo. Comunque elesse Roma a città in cui porre la propria residenza che conservò fino alla morte. Continuò qui una frenetica attività per la promozione della musica del proprio tempo fondando associazioni e riviste specializzate; e nel frattempo, scriveva opere, concerti, balletti e tanta altra musica. Nel 1942, avvertì i primi sintomi della grave malattia che lo porterà alla morte nel 1947; ma in questi cinque anni, nonostante le sofferenze, non rallentò le sue attività di concertista e di compositore anche se al male si aggiunse la preoccupazione per la moglie, ebrea in una città occupata dai tedeschi. Nel suo lavoro di compositore si possono individuare due periodi: nel primo si riflette l’irrequietezza, soprattutto armonica degli ambienti musicali della Parigi pre-bellica (Ravel e Stravinskij in particolare) e nel secondo, quello 11 romano dell’immediato dopoguerra - la prima – a favore di un linguaggio lineare “luminoso” grazie anche a un avvicinamento al mondo della lirica italiana. Ascoltiamo allora qualche cosa: Serenata per piccola orchestra op. 46 bis (1930) XV Goffredo Petrassi (1904 – 2003) ha praticamente attraversato tutto il XX secolo e, a pensarci, ha addirittura fatto in tempo a vedere la lira cambiata in euro: 99 anni! Vabbè. Sulla sua vita c’è poco da dire, trascorsa com’è componendo e insegnando soprattutto a Roma, città dalla quale praticamente non s’è mai allontanato se non per brevi periodi, Infatti, dal 1939 insegnò composizione al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma poi, solo per tre anni - dal 1937 al 1940 - fu sovraintendente alla Fenice di Venezia e poi di nuovo a casa come direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana - dal ‘47 al ’50 – ed infine, dal 1958 titolare del corso di perfezionamento per compositori ancora presso l’Accademia di Santa Cecilia. I suoi esordi compositivi si collocano sotto il segno del neoclassicismo di Alfredo Casella, di Paul Hindemit e di Igor Strawinskij. Poi dopo il 1936, lavori corali come il “Salmo IX” e il “Magnificat” del 1940, rivelarono compiutamente il gusto per lo splendore fonico, per le sonorità massicce, per i gesti eloquenti e solenni, tanto che per lui si è parlato di “musicista del barocco romano e dalla controriforma”. 12 La sua composizione più famosa è il “Coro dei morti” su testi di Giacomo Leopardi composto nel 1941. Noi ascoltiamo però un paio di brani per solo pianoforte tratti dalle “Invenzioni” del 1944: sono brani caratterizzati da un rigoroso virtuosismo che, a mio modesto vedere, possono senz’altro far parte della classica tradizione dei Klavierstüke. XVI Adesso giriamo pagina e occupiamoci dell’altra area geografica prevista per oggi. A differenza delle altre nazioni, la Spagna non parteciperà alle due guerre mondiali, ma pagherà ugualmente un pesantissimo tributo all’ira della prima metà del XX secolo. Alfonso XIII di Borbone che regnò dal 1886 al 1931, riuscì a tenere la nazione fuori dal primo conflitto mondiale ma non riuscì a preservarla dalle conseguenze economiche e sociali che si scatenarono a guerra conclusa. Sarebbe troppo lungo e complicato seguire qui le varie vicende che portarono alla “Guerra Civile Spagnola” e del resto non è la materia principale di questo incontro anche se ci può servire come cornice in cui inserire il nostro quadro. A seguito della schiacciante vittoria elettorale dei repubblicani e dei socialisti del 1931, il Re fu costretto a lasciare la Spagna poichè venne fondata la Seconda Repubblica (La prima, nel 1873, ebbe brevissima durata e fu travolta da un colpo di stato militare). A seguito di questi e di altri avvenimenti di grande tensione sociale (promulgazione di riforme quali la separazione Stato-Chiesa; 13 riconosciuta autonomia della Catalogna e dei Paesi Baschi; abbozzo di riforma agraria etc.), nel 1936 scoppiò una guerra che, per estrema semplificazione, opponeva la suddetta seconda repubblica alle forze conservatrici al comando delle quali si impose Francisco Franco che, dopo tre anni di aspri combattimenti, nel 1939 ebbe la meglio e impose alla Spagna un regime fascista che durerà fino al 1975, anno della sua morte. Fu lo stesso Francisco Franco che designò come proprio erede, il nipote di Alfonso XIII, l’attuale Re Juan Carlos di Borbone che traghetterà la Spagna ad una stabile democrazia. XVII Ma la cosa che più ci importa è che la Guerra Civile Spagnola fu una specie di prova generale della Seconda Guerra Mondiale. Infatti a fianco delle due fazioni si schierarono nazioni e regimi appartenenti a tutte le forze che scenderanno in campo nel 39-40 Ai repubblicani giovò il sostegno della Russia espresso in armi, mezzi corazzati e tecnici, mentre la Francia e il Regno Unito, ufficialmente neutrali, incoraggiarono i loro cittadini a unirsi volontari alle “Brigate Internazionali” che arrivarono a contare 40.000 combattenti provenienti un po’ da tutto il mondo, Stati Uniti e Canada compresi. Con i franchisti si schierarono, oltre a piccoli contingenti irlandesi e rumeni, soprattutto l’Italia fascista e la Germania di Hitler che fornirono aiuti di uomini e mezzi, e utilizzarono questo conflitto per sperimentare nuove armi, da carri armati agli aerei, dal bombardamento navale 14 dell’incrociatore italiano “Eugenio di Savoia” contro Barcellona alla distruzione di Guernica da parte dell’aviazione tedesca (a perenne ricordo della quale Pablo Picasso dipingerà una delle sue grandi tele più famose). Ma credo possa bastare: le Due guerre mondiali in corso ai confini e questa situazione in patria, faranno da sfondo all’opera dei musicisti spagnoli di cui parleremo. XVIII Cominciamo con l’elezione del “Padre Nobile”: Isaac Albéniz (1860 – 1909) Figlio di musicisti, frequentò giovanissimo i conservatori di Parigi e di Madrid. Temperamento avventuroso, a tredici anni fuggì di casa , si imbarcò clandestinamente e raggiunse Portorico. Visse di stenti suonando in improvvisati concerti e l’anno dopo, nel 1974 tornò in Europa, studiò per breve tempo al conservatorio di Lipsia e poi tornò in Spagna. A 18 anni si recò a Budapest per incontrare Franz Listz che seguì poi a Waimar e a Roma. Dopo di che ci furono anni di intensa attività concertistica sia in Europa che in America ed infine, nel 1893 l’abbandono dell’attività concertistica per dedicarsi alla composizione. Ai tempi di Parigi fu amico di Fauré, Debussy, Dukas etc. ma la sua irrequietezza lo spinse a trasferire continuamente la propria residenza da Barcellona a Londea, a Bruxelles, a Nizza e a Firenze. Nel 1909, ammalatosi seriamente, volle cercare riposo in un paesino dei Pirenei, ma vi morì dopo un solo mese di soggiorno. 15 Ascolteremo, tratto dai quattro quaderni di “Iberia” composti tra il 1905 e il 1909 (ciascuno dei quali contiene 3 composizioni per pianoforte) il bozzetto “El puerto”, ma lo ascolteremo trascritto per orchestra da un suo connazionale, il violinista direttore d’orchestra e compositore Enrique Fernandez Arbós (1863 – 1939) XIX Una cosa che noterete ascoltando le musiche dei compositori spagnoli di questo periodo messi come sono in rapporto con gli italiani, è che mentre la musica di questi ultimi risulta di carattere “internazionale”, direi “paneuropeo”, quella dei primi è sempre fortemente agganciata alla tradizione folkloristica e popolare della Spagna. XX Ma passiamo al nostro secondo autore che in comune col precedente ha, a parte l’amore per la musica della sua terra, soltanto l’età della morte, 49 anni, morte che per Enrique Granados (1867 – 1916) fu particolarmente tragica. Studiò pianoforte a Barcellona, a sedici anni vinse un concorso pianistico e in seguito, studiò composizione, fino al 1887 anno in cui si recò a Parigi dove rimase due anni perfezionandosi in pianoforte. Tornò a Barcellona e nel ‘90 cominciò la carriera concertistica. Il suo lavoro di compositore prese le mosse dagli stilemi tipici del secondo romanticismo ma ben presto, e con una misura più personale, attinse largamente a schemi ritmici, melodici e armonici del patrimonio popolare del suo paese 16 imponendosi come uno dei più rappresentativi musicisti spagnoli del ‘900. Vedete che sulla diapositiva come data e luogo della sua morte è scritto “1916, Canale della Manica”. La storia è questa. XXI Nel 1911 terminò la composizione di “Gojescas” una suite per pianoforte ispirata a quadri di Goja che ebbe molto successo. Nel frattempo, l’Opera di Parigi gli commissionò un lavoro teatrale e Granados pensò di espandere le “Gojescas” strumentandole e trasformandole in un’opera in un atto su libretto di Fernando Pariquet Zuaznabar. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fece cancellare la prima dell’opera prevista a Parigi, di modo che la prima avvenne invece al Metropolitan di New York il 28 gennaio del 1916 con grande successo (il compositore venne chiamato alla ribalta per ben 10 volte). Il successo fu tale che il presidente americano Thomas Woodrow Wilson invitò il compositore a tenere un recital pianistico alla Casa Bianca. Granados accettò e cancellò così la prenotazione sulla nave che, insieme alla moglie Amparo, doveva riportarlo in patria. Fu così costretto a prendere una nave che lo portò in Inghilterra e poi un’altra, il “Sussex”, da Folkstone a Dieppe, in Francia. Durante la traversata della Manica però, il “Sussex” venne colpito da un siluro lanciato da un sommergibile tedesco e affondò. Granados morì affogato nell’inutile tentativo di salvare la moglie: era il 24 marzo 1916. 17 XXII Dall’opera “Gojescas” (e non dalla suite per pianoforte) ascoltiamo l’intermezzo. XXIII Terzo autore: Manuel De Falla (1876 – 1946). Compì i suoi studi musicali al Conservatorio di Madrid e si affermò come compositore 1905 con il balletto “La Vida breve” che gli valse il premio dell’Accademia delle belle arti. Nel 1907 si stabilì a Parigi Venne in contatto con Isaac Albeniz, Joaquin Turina, Paul Dukas, Clode Debussy e Maurice Ravel. Nel 1915 tornò in Spagna e visse prima a Madrid e poi, dal 1919 a Granada, dove strinse amicizia con Federico Garcia Lorca e approfondì la conoscenza del “cante jondo” e dell’antica musica spagnola. Nel 1939, alla fine della guerra civile, lasciò la Spagna per Buenos Aires. Morirà in Argentina a causa di una malattia alle vie respiratorie di cui soffriva già negli ultimi anni spagnoli. Le sue opere più importanti dopo “La vida breve” furono “Noces en los jardines de España” per pianoforte e orchestra; il balletto “L’amor brujo” che segnò il superamento delle ascendenze impressioniste, e l’altro celebre balletto “El sombrero de tres picos” il cui soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Pedro Antonio de Alarcón. Noi ascolteremo, tratto da “El amor brujo” la famosissima “Danza del fin de dia” (al calare della notte nel campo gitano) 18 XXIV Joaquín Turina (1882 – 1949) Dopo aver studiato pianoforte, armonia e composizione a Siviglia, si trasferì ne 1905 a Parigi dove studiò con Vincent D’Indy e dove strinse amicizia con De Falla e Albéniz. Tornato in patria nel 1914 gli fu affidata l’orchestra del Teatro Eslava di Madrid. Gli furono aggiudicati numerosi premi, come ad esempio nel 1921 per la “Sinfonia Sevillana” e nel 1926 il Premio Nazionale per il “Trio con pianoforte”. Nel 1931 fu nominato professore di composizione al conservatorio di Madrid e nel 1941 Commissario generale della musica presso il Ministero dell’Educazione Nazionale. Con De Falla e Albéniz, Turina è considerato tra gli esponenti più significativi della nuova scuola spagnola, legata dal punto di vista melodico alla musica popolare andalusa, pur richiamandosi all’impressionismo. Compose lavori teatrali, poemi sinfonici, musica da camera e molti brani per solo pianoforte. Appunto da questa produzione per pianoforte, tratta dai quaderni delle “Danzas Gitanas”, composte tra il 1930 e il 1934 ascoltiamo un breve brano intitolato “Sacro Monte” (Il Sacro Monte è il quartiere dei gitani a Granada). XXV Joaquín Rodrigo, marchese dei giardini di Aranjuez (1904 – 1999). Questo titolo nobiliare venne attribuito a Rodrigo nel 1991 dal Re Juan Carlos: cito volentieri questa patente perché si addice al personaggio e fa riferimento al brano che ascolteremo tratto 19 dalla sua composizione più famosa: il “Concerto di Aranjuez” per chitarra e orchestra, concerto ispirato dai giardini dell’omonimo Palazzo Reale del secolo XVI, residenza estiva di Filippo II (e poi, nel secolo XVIII di Fernando VI). Ma diciamo qualcosa di Joaquin Rodrigo che, cieco dall’infanzia, pare in conseguenza di una difterite, dal 1927 al 1929 fu a Parigi dove si perfezionò con Paul Dukas e strinse amicizia con Manuel De Falla. Dopo vari viaggi di studio in Germania in Austria e in Svizzera nel 1939 tornò in Spagna si stabilì definitivamente a Madrid. Insignito di numerosi riconoscimenti, dal 1948 fu professore di storia della musica all’Università di Madrid. Joaquin Rodrigo e la moglie, in conseguenza dell’essere egli a tutti gli effetti Marchese dei giardini di Aranjuez, alla loro morte sono stati entrambi seppelliti in quel luogo. Del concerto per chitarra e orchestra (che è del 1940) ascolteremo il secondo movimento che si avvale di un delizioso dialogo tra la chitarra e il corno inglese. Con questo abbiamo concluso il nostro primo incontro: abbiamo cercato di rendere conto degli autori più significativi e della musica composta tra il 1900 e il 1950 dai compositori italiani e spagnoli. Ci auguriamo di non avervi annoiato e, se vorrete, il prossimo incontro, nel quale ci sposteremo in Austria e in Germania. sarà mercoledì 13 gennaio 2016 20