G. Crisman (1), V. Ciuffetelli (1), F. Mallegni (2), B. Lippi (2), M. Perilli (3), P. Leocata (1) (1) Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale San Salvatore, L’Aquila. (2) Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Pisa, Pisa (3) Biochimica Clinica, Università degli Studi dell’Aquila, L’Aquila ANATOMIA PATOLOGICA E PALEOPATOLOGIA: DALL’ANALISI MACROSCOPICA ALLA BIOLOGIA MOLECOLARE, ALLA SCOPERTA DEL QUARTO CASO ITALIANO DI TREPANOMATOSI INTRODUZIONE • La paleopatologia è la disciplina che si occupa delle patologie delle popolazioni umane primitive, così come si possono diagnosticare a partire dai resti scheletrici ritrovati, fornendo interessanti informazioni sulle patologie dell’antichità, specie per quanto riguarda il loro naturale decorso clinico in assenza di assistenza medica. • Le infezioni da Treponema risultano tra le patologie infettive maggiormente studiate, grazie anche ai racconti letterari, ma di eccezionale riscontro negli studi paleopatologici italiani. • L’evoluzione delle tecniche diagnostiche, sia istologiche che di biologia molecolare, hanno consentito un notevole sviluppo della paleopatologia negli ultimi anni. METODOLOGIA • Nel 1998, durante gli scavi per il rifacimento della struttura fognaria di Piazza Aranci a Massa, sono affiorati resti archeologici umani di circa 63 individui. Riportiamo il caso del ritrovamento di un campione osseo costituito da segmento diafisario di osso lungo, risalente ad un periodo ascrivibile tra il 1748 ed il 1836 (datazione con radiocarbonio mediante la tecnica della spettrometria di massa ad alta risoluzione (AMS)). • L’osso si presenta estremamente dismorfico, aumentato di dimensioni, a superficie irregolare e porosa, con parziale obliterazione del canale midollare. Tali alterazioni risultano riferibili ad iperpalsia osteoperiostitica determinata della deposizione di nuovo tessuto osseo, sia sub-periostale sia endostale, verosimilmente a seguito di stimolo infiammatorio cronico. METODOLOGIA • Macroscopicamente le diagnosi differenziali da prendere in considerazione con una tale tipologia di reperti sono principalmente un'infezione da TBC e l'osteosarcoma. Per uno studio istopatologico e molecolare, è stato prelevato un frammento osseo, in corrispondenza della frazione con canale midollare libero, successivamente posto in soluzione decalcificante per nove giorni. • L'esame radiologico del materiale evidenzia diffusa osteosclerosi associata a fenomeni di irregolare deposizione ossea “a manicotto” a livello periostale, con conseguente aumento asimmetrico dello spessore del segmento osseo. Si evidenzia inoltre grossolana reazione endostale, che determina parziale obliterazione del canale midollare. ESAME MACROSCOPICO ESAME MACROSCOPICO Canale midollare obliterato. ESAME RADIOLOGICO ESAME ISTOLOGICO E BIOLOGIA MOLECOLARE • L'esame istologico, per quanto di difficile valutazione, mostra marcata fibrosi e neodeposizione ossea sottoforma di sottili lamelle ossee parallele, con aspetti riferibili a modesto infiltrato infiammatorio plasmacellulare. Adesi all’osso si osservano limitati fasci di tessuto muscolare striato discretamente conservato, così come appaiono conservate alcune strutture vascolari endomidollari ed alcune cellule eritrocitarie. • Mediante PCR è stata possibile l’estrazione del DNA dell’individuo, che è risultato essere di sesso femminile. ESAME ISTOLOGICO Neodeposizione di tessuto osseo a lamelle parallele. ESAME ISTOLOGICO Tessuto osseo e canale midollare con vasi. ESAME ISTOLOGICO Eritrociti intravasali ben conservati. ESAME ISTOLOGICO Tessuto muscolare striato discretamente conservato. CONCLUSIONI Riportiamo questo caso per la sua eccezionalità e per l’interesse scientifico del reperto in questione, rappresentando il quarto caso di treponematosi su reperti osteologici rinvenuto in Italia. BIBLIOGRAFIA • Steinbock R.T. et al, Paleopathological Diagnosis and Interpretation. Bone diseases in Ancient Human Populations. Charles C. Thomas Publisher, Illinois (USA) 1976; pp. 86-160. • Kolman K, Tuross N. Ancient DNA analysis of human populations. Am J Physic Anthrop 2000; 111:5-23