STORIA SACRA
l ' KP, r S ( »
DELLE
SCUOLE
spnci.ilmente delle clnssi cl(!inei>Uu-i,
secondo il p ro g ra m m a del Ministero deliri
puiihlica islriizione, a rricch ita di aiialosiio incisioni e di im a carta geogralica
della T erra SanUi, del sac. Rnsco (ìinVA^^l, ediz. terza, notevolm ente accre­
sciuta d a ir a n to r e , uscita testé dalla tip. ,
d e ir Oratorio di S. Francesco di Siilo?.
Si vende franca di posta a L. 1 ITi
g a l a n t d o m
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STRENNA «FFEP.'i'il
;\TTOLl(:i'IT\LlAM
ALMANACCO
Marnerà facile d'im par-are la Storia Sacra
ad liso del popolo cristiano e che si p re ­
sta a n ch e ad nso degii a sìti, e di altro
scuole di simil g en ere , ediz. terza.
Si vende franca di posta cent.
PER l ’ An::o r i s e s t i l ì
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STKE^^’A OFFEllTA
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CATTOLICI ITALIANI
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DUE PAROLE
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I l G alantuom o si presen ta q uest’a n n o ve­
stito di nuovo e paffuto che è u n a delizia
e spera n o n gli verrà fatta sga rb ata acco ­
glienza. Q u an tu n q u e da u nd ici a n n i abbia
fatto conoscenza col risp etta bile pubblico,
egli è non o stante tu ttora timido assai e
facile a sp av en ta rsi. Se q u a lc u n o gli venisse
a fare dei visacci ei ne p otrebb e i m p a u r i r e
e poverino! m o r irs e n e di dolore. Invece se
non lo si avrà a m ale che il G alantu om o
co ntin ui a sedersi al b anchetto delle s tre n n e
-
4 -
(c chi potrebbe g u a rd a r di m al occhio un
G alan tu o m o ? ) egli p ro m ette che r i to r n e r à
l’anno venturo ad attestare la su a r i c o n o ­
scenza e, se non gli verrà data rag io n e di
corruccio, assicura di venir tutto festoso e
ridente. A lui n o n piace per n iu n conto al­
tercare, e vo rreb b e strin g e re la m a n o a tulli
in segno di m u tu a c om unanza d’idee e di
affetti. Faccia Iddio che ei si possa avere
l’anno venturo un a si dolce consolazione.
Amici c a r i , state m i s a n i , allegri con
ogni ben di Dio. L eggetem i,
gere e vivete felici.
fatemi leg­
LE QUATTRO STAGIONI.
P rim a v e ra 20 m arzo a ore 8, m . 40 del m attin o .
E state 21 giugno a ore 5, m. ** del m attino.
A utunno *2 settem b re a o re 7, m . 46 di sera.
In v e rn o 21 dicem bre a ore 1, m . 34 di sera.
ECCLISSI.
Due d el sole in v isib ili a noi succederanno
nel 1864.
1. Nel di 5 maggio a ore 10, m . 0, sec. 32
di se ra in v isib ile a noi.
2. Nel di 30 o tto b re, a o re 1, m . 1, sec. *9
di sera, in v isib ile a noi....?
COMPUTI ECCLESIASTICI.
N um ero d 'o r o . 3 | Indizione R om ana . 7
E patta . . XXII I L ettera D om enicale C. B.
Ciclo solare . 25 + | Lett. del m art. C. magg.
-
6 -
REAL CASA DI SAVOIA.
FESTE MORII.I.
gennaio.
La S e t t u a g e s i m a ......................2i
Le Ceneri p rin cip io di Quar.
10 febbraio.
Pasqua di K isurrezione . . .
27 m arzo.
Le n e g a z io n i ..................... 2, 3, -1
maggio.
L’Ascensione d el Signore . .
5 detto.
P e n te c o s te ......................................15
detto.
detto.
La SS. T r i n i t à ...........................32
Il Corpo del Signore . . . .
26 detto.
II Sacro Cuore di Gesù . . .
3 giugno.
Il Sacro Cuore di M aria
. . 21 agosto.
Il SS. Nome di M aria . . .
11 settem bre.
La Solennità del SS. R osario
2 ottobre.
Dom enica p rim a di A vvento . 27 novem bre.
Feste di precetto in tu tto l ’anno 61.
Giorni di lavoro in tu tto l’anno 305.
I QUATTUO TEMPI DELL’ANNO.
P rim av era
E state
A utunno
In v ern o
17,
18,
21,
14,
19,
20,
23,
16,
20
21
24
17
febbraio.
maggio.
settem b re
dicem bre.
t e m p o ' PROIBITO
PER CELEBRA RE LE
N O ZZ E S O L E N N I.
D alla p rim a dom enica d e ll’A vvento (27 n o ­
vem bre) sino a i r E pifania (6 g en n aio ), e dal
giorno d elle C eneri (io febbraio) sino a ll’ottava
di Pasqua (4 aprile) inclusivam ente.
44
t o r i o E s i a n u e l f . Il, Re, salilo al tro n o
il 23 m arzo 1849, v ed o v o il 2ii gennaio
1855 d ella R egina Maria A delaide A rci­
duchessa d ’A ustria.
V it
S u o i F ig liuoli.
20
19
18
21
U m berto U anieri, P rin cip e di P iem onte.
Am edeo F e rd in an d o , D uca d ’Aosta.
Odone E ugenio M aria, Duca di M onferrato.
C lotilde M aria T eresa Luigia, P rin cip essa,
sposata a S. A. 1. il P rin cip e G. N apoleone.
17 M aria Pia, P rin c ip e ssa , sp o sala a S. M. U
Re di. Portogallo.
Cognata del Re.
34 M aria E lisab etta di S a s s o n ia , D uchessa di
Genova, v edova il 10 feb b raio 1855 del
Duca F erd in an d o M, A lberto, fratello di S. M.
il Re.
S u o i Fig liuoli.
10 T om m aso V ittorio di Savoia, D. di Genova.
13 M argarita M aria T eresa G iovanna , Princ.
Figlie del d efu nto He Vittorio E m a n u t le I.
Gl M aria T eresa F e rd in an d a G aetana P ia, spo­
sata con C arlo Lodovico di Borbone g ii
Duca di P arm a.
(il M aria .Vnna Kicciarda C.iiroliiia M argherita
Pia, sposata al già Im p era to re d ’A ustria
F erd in an d o 1.
CALENSAftIO
tUM O DI SAVOIA CARIGNANO.
48 Eugenio E m an u ele, P rincipe di Carignano.
90 M aria V ittoria F ilib e rta , P rin c ip e s s a , sua
s o r e l la , vedova di S. A. R. il Conte di S i­
racu sa, Leopoldo R eniam ino, infante delle
Due Sicilie.
PER
L ’A N N O
B IS E S T IL iE
1864
-o > 0 0 -C -<
A C Q U A K IO .
SOMMO PONTEFICE ROMANO
P io IX (lei Conti Mastai F e rre tti, nato in Sinigaglia il 13 m aggio 1792, pubblicato C ar­
d inale da G regorio XVI il 15 dicem bre
del 1840, e le tto Papa il 16 giugno 1840,
ed incoronato il 21 stesso m ese.
CIE!«]VA1 0 .
Ven. l a Circoncisione di N. S.
Sab. s. D efendente.
Dom , s. A ntero.
Lun. s. Tito.
Mart. s. T elesforo papa.
Mere,. E p ifa n ia del Signore .
Giov s. L uciano m a rtire ,
Ven. s. M assim o vescovo,
Sab. s. G iuliano e s. B asilissa.
Dom ., 1. dopo l ’E p if. s. Agatone,
Lun. s. Igino papa,
Mart. s. T aziana verg. m a rtire .
Mere,. Q u arantadue m a rtiri.
Giov. N o v en a dello spo s a lizio di M.
SS. s. Ila rio vescovo.
1.5. Ven. Trasloc. di s. M aurizio m art.
16. Sab. s. M arcello papa.
C 17. Dom. , I I . SS. N o m e di G. s. Ant. ab.
1.
2.
c 3.
4.
5.
6.
t
7.
8.
9.
C 10.
11.
12.
13.
14.
— 10 —
18. Lun. La catted ra di s. P ietro .
19. MarL ss. Mario, M aria, Abaco e Audiface, m a rtiri.
20. Mere. Traslaz. dei ss. S olutore, Av­
v e n to re ed O ttavio, m.
21. Giov. s. Agnese verg. m artire.
22. Ven. s. Gaudenzio S olerio vesc.
23. Sab. Sposaliz. di M. SS. con s. Gius.
C Si. Dom . Seltuag. Nuv. della P u r i fi c a i.
di M. SS. s. T im oteo vesc. m art.
25. Lun. C on v ersio n e di s. Paolo.
26. M art. 3. P olicarpo vesc. m artire.
27. Mere. s. Gio. G risostom o patr.
28. Giov. s. P aolo erem ita.
29. Yen. s. F rancesco di Sales vescovo.
30. Sab. b. Sebastiano Valfrè.
C 31. Dom . Sessagesim. s. Felice IV papa.
U. Q. il S a ore 8, m in . 9 del m a ttin o .
L. N. di g e n n . il 9 a ore 8, m in . 10 del mali.
P. Q. il 16 a ore 11, min. 36 di sera.
I l 20 sole i n A qua rio.
L. P. il ^ a ore 10, m in . 33 di sera.
Riflessioni pel mese di gennaio.
« Ciascun secolo, ciascun em pio, ciascun in­
» v entore di se tta o di eresia si cred e finalm ente
» a rriv a to al giorno fam oso delle esequie d ella
» Chiesa cattolica, ciascun di essi si crede de­
-
11 -
o stinato ad in tu o n a re ildapro/^ititdw del papato,
» del sacerdozio cattolico, dellaM essa e di tu tte
» le antiche credenze d ella C hiesa ed in ta n to ......
> in ta n to la Chiesa vive sem p re, tra v e rsa n d o le
»età, a n n ie n ta n d o n e l suo pacifico passaggio tu tti
» coloro che la volevano distru g g ere. » {Segur).
E n tro v e n t’a n n i , sc riv ev a V oltaire n el se­
colo scorso, Gesù C risto a v rà un bel giuoco.
E precisam en te v e n ti anni dopo V oltaire se
l ’aveva egli il bel giuoco p erch è m o riv a colla
d isp erazio n e di u n dan n ato , chiam ando i preti
che i suoi am ici filosofi im p e d iro n o di v e n ire
sino a lui. P redizioni co n sim ili a v v e ra te si in
pari m odo succedevano già a tem p i di S. A ­
gostino, e ai n o stri giorni abbiam v e d u to a l­
tri c o nsim ili esem pi. Ecchè non ha egli detto
il R edentore p o rta e in fe ri n o n praevalebun l
adtìersus eam. M att. xvi, 17. Le po rte d e ll’in ­
ferno non p r e v a r r a n n o m ai c o n tro la Chiesa. ?
Ora, h a sc ritto u n a p e n n a illu s tre , o ra v e ­
dono la C hiesa e dico n o : E ssa è p e r m o r ir e ,
e ben to sto il suo n om e s c o m p a rirà , non vi
saran più c r is ti a n i , il loro tem po è passato.
E m en tre ciò dicono io li vedo m o rire ogni
g i o r n o . e tu tta v ia la Chiesa sem pre sta a n ­
n u nziando la potenza di Dio a tu tte le g e n era ­
zioni che si succedono. Q ueste parole furono
d ette m ille e q u a ttro ce n to anni o r sono ; esse
sono di S. Agostino. L aonde sono per lo m eno
1400 anni che la Chiesa sta p e r m o rire , e sic­
com e le cose c o n tin u an o e la Chiesa sta sem ­
pre per m o rire è forza co n clu d ern e che essa
non m o rrà giam m ai.
-
19
-
-
P E S C I.
FE BBR A IO .
l. Lun. s. Orso arcidiacono.
S. Mart. P urificazione di M aria. SS. B e ­
n e dizion e d e ll^ c a n d e le
3. Mere. s. Biagio vesc. Ben. della gola.
4. Giov. s. D ionisio papa.
5. Ven. s. Agata v erg in e e m a rtire .
6. Sab. s. D o ro tea v erg in e e m a rtire .
7. Dom. Q uìnquag. s. R om oaldo ab.
8. Lun. s. G iovanni di M atba p rete.
9. M art. s. Zosim o papa.
10. Mere. Cenei-i. L’inv. dei corpi dei ss.
m a rtiri S a lu to r e , A v v en to re ed
O ttavio n el 398.
11. Giov. I beati sette fond. d e ll’ord. dei
servi di 31. A ddolorata n el 1233.
12. Ven. 3. Scolastica vergine.
13. Sab. s. Gregorio II papa.
14. Dom. 1. s. V alentino p re te e m ari.
15. Lun. s. Efisio m artire.
10. Mart. s. Gregorio X papa.
17. Mere. Temp. b. A lessio F alconieri.
18. Giov. s. S im eone m a rtire .
19. Ven. Tempora, s. B eatrice vergine.
20. Sab. Tempora, s. L eone vescovo.
21. Dom. I I . s. M assim o vescovo.
22. Lun. s. M argarita da C ortona.
23. Mart. s. P ie r D am iano cardinale.
24. Mere. s. E dilberto re.
25.
26.
27.
C 28.
29.
13 -
Giov. s. M attia apostolo.
Ven. s. A lessandro p a triarc a .
s. Felice III papa.
Dom . I I I . s. R om ano abate.
Lun. s. R om ano al), m artire.
(/. (j. i l l a ore 0. iniu. 18 del m allin o.
L. X. di febbr. il 1 a ore «, m i n . -iO di sera.
P. <j. il 11 a ore 1, min. 54 di sera.
I l 20 sole in Pesci.
L. P. il 22 a ore 5, m in . 31 di sera.
Riflessioni pel mese di febbraio.
Si sono sco p erte re ce n te m en te n e lle eatacum be di Rom a, (specialm ente in q u e lla di
S. Agnese che d a ta dalla m età del secondo
secolo, n o n p iù di 80 anni dopo S. P ie tro ,
p rim o P a p a in R om a}, delle in tie re cappelle
con d iv e rsi a lta ri dove rip o sav an o le re liq u ie
d e ’ m a rtiri, e si c eleb ra v a il santo sacrifizio
d ella M e ssa , eoli im m agini della S a n ta V er­
gine, croci, p ittu re , con u n a sedia pontificale,
con p ile p e r l ’acqua benedetta, con confessio­
n a li, ecc. Segno e v id e n te clie tu tte q u e ste cose
eran o in uso sin d ai p rim i tem pi d el C ristia ­
nesim o.
A bbiam o negli a tti apostolici cbe i prim i
c ristia n i v e n iv a n o dagli apostoli confessando
le lo ro azioni. M ulti c re den tium veniebant
confitentes a n n u n lia n le s « c f M S suos, Att, Apost. XIX, 18.
-
14 -
È stra n a d av v ero la g u e rra cbe si fa alla
Chiesa cattolica. I p ro testa n ti la rim p ro v e ran o
di essere sta ta infedele alle tradizioni del pas­
sato, gli in cre d u li invece l ’accusano di esservi
troppo attaccata. Si m ettan o una v o lta d ’ ac ­
cordo questi n em ici d ella Chiesa , a ltrim e n ti
l ’evidenza d elle lo ro c ontraddizioni sa rà suflìciente risp o sta a tu tte le lo ro obbiezioni.
Ma fuori della v e rità com e p otrebbevi essere
accordo?
Il prodigioso rid esta m en to religioso in F ra n ­
cia, la re ce n te m anifestazione del fe rv o re catto­
lico in A lem agna, il profondo m o v im en to di r i ­
to rn o a ll’u n ità cattolica in In g h ilte rra , la con­
v ersio n e del Bulgari, le agitazioni d e ll’O riente,
fanno sp e ra re che il de M aistre abbia profe­
tato il v e ro quando 50 anni fa ha d etto : « F ra
« c e n t’anni la F rancia sa rà c ristia n a e l'In g liil» te rra cattolica e i popoli d ’E uropa an d ran n o
» a c an tare un Tedeum n ella basilica di santa
sS o fla in C ostantinopoli. »
a u ie t k
.
!W%.KZO.
1.
2.
3.
1.
5.
6.
Mart. s. Albino vescovo.
Mere. s. S im plicio papa.
Giov. s. T.ucio I papa,
Yen. 1j . U m berto di Savoia.
Sab. s. Casim iro.
Dom. l Y . s. C irillo.
lo 1. Lun. s. T om m aso d ’Acquino dott.
8 . iMart. s. Giovanni di Dio fondatore
d e ' P ad ri S pedalieri.
9. Mere. s. F rancesca R om ana ved.
LO. Giov. s. Zaccaria I papa.
11. Ven. s. C aterin a vergine.
12. Sab. s. G regorio Magno papa.
B 13. D om . di passione. S. Eufrosia.
14. Lun. s. M atilde regina.
15. Mart. s. L ongino m a rtire .
16. Mere. Noven a della SS. A n n u n zia la .
s. G eltrude vergine.
17. Giov. s. P a triz io vescovo.
IS. Ven. s. G abriele A rcangelo
19. Sab. s. G iuseppe sposo di M. V,
B ao. Dom . delle P a lm e. B, Gio. Burnii.
i l . Lun. s. Benedetto abate.
a . M art. La b. C aterina di Genova.
23. Mere. s. V erem ondo A rborio.
24. Giov. s. C ernolfo vescovo:
25. Ven. La passione di N. S G. C.
26. Sab. s. Sisto III papa.
B 27. Dom . P a s q u a di risur. di N. S. G. C.
28. Lun. s. C ontranno re.
29. Mart. s. Bertoldo.
30. Mere. Il b. Am edeo I.V ducadI Savoia.
31. Giov. s. Balbina vergine.
V. (J. il L a ore 1, min. 42 di sera.
L. N. di m a r z o il 8 a ore 4, m. 29 del mali.
P. 0. il 15 a ore tì, min. 38 del
I l SO .fole i n Ariete.
L. P. il 23 a ore 10, min.
d y ^iu ttiiio ..
V. Q. il ’M a ore 10, min. 50
^
16
—
-
Rìftessionì pel mese di marzo.
« Le leggi ecclesiastiche su ll’astin en za e su l
«digiuno fu ro n o istitu ite col trip lice oggetto
» deU’econom ia ru ra le , d e ll’igiene e d e ll’esp ia» zione, e m o stran o la saviezza e la p ru d en za
» di chi le fece, p ari che l’ignoranza e la leg» gerezza dei cosi d e tti sp iriti forti che le cen» surano. 1 tra p p iti ed i c erto sin i i q uali non si
» cibano m ai di carn e e vivono u n a v ita a u ste ­
' » rissim a, giungono quasi tu tti ad u n a in o ltra ta
» vecchiaia. La m aggior p a rte di questi m onaci
» non m u o re, p ro p ria m e n te parlando, di m ala t» tia, la lo ro v ita si spegne in pace senz’ a l« cu n a so rta di dolore. » [Descuret celeb re m e­
dico francese).
Non è la carne che ci m acchia l ’anim a in
v e n erd ì ed in sabato, la carne non è più cat­
tiv a in u n giorno che in u n a ltro . Ciò che
m acchia l ’a n im a e la disubbidienza a ll’a u to rità
legittim a sta b ilita da Gesù C r is to , disubbi ■
dienza che si com m ette m angiando carn e in
giorni vietati. Si quis ecclesiam n o n audierit
sit Ubi sicut ethnicus et pu b lic a n u s. Chi non
ascolta, n o n ubbidisce la Chiesa sia a v u to quale
un pagano. Matt. x v iii, 17.
TO RO .
A P R lIiE .
1. Ven. s. Sisto 1 papa, m artire.
ì . Sab. s. F rancesco da l'ao la .
—
n —
Dom . i n Albis 1. S. Volpiano m.
Lun. s. Isid o ro do tto re.
M art. s. Vincenzo F e rre ri.
Mere. s. C elestino I papa.
Giov. s. E gisippo.
8. Ven. s. A lberto vescovo.
9. Sab. s. M aria Egiziaca.
B 10. Dom . I I . B. A ntonio N eiro tti.
11. Lun. L eone Magno I papa.
12 . M art. s. Giulio I papa.
13. Mere. s. G iustino m a rtire .
14. Giov. ss. T iburzio e V aleriano fr, m.
15. Ven. s. A nastasia m.
16. Sab. s. T oribio vescovo.
B 17. Dom . I I I . P atroc. di s. Giuseppe.
18. L un. s. A pollonio m a rtire .
19. M art. s. L eone IX papa.
20 . Mere. s. Agnese v ergine e m a rtire .
21. Giov. s. A nseim o do tto re.
22. Ven ss. S o tero e Caio papi m m .
23. Sab. s. Giorgio m artire.
B 24. Dom . l Y . s. Fedele da S igm aringa m.
25. L un. s. M arco E vangelista.
26. M art. ss. C leto e M arcellino p. m m .
27. Mere. s. A nastasio I papa.
28. Giov. s. Vitale.
29. Ven. s. P ie tro v e ro n e se m artire.
30. Sab. s. C aterina da S iena vergine.
B
3.
4.
5.
0.
7.
L. N. di
P. (J. il
Il
L. P. il
U. <J. il
aprile il G a ore
14 a ore 0, m i n .
20 sole i n l'oro.
22 a ore 1, m i n .
29 a ore 5, m i n .
2, m in . 19 di fiera.
39 del m altin o.
49 del m a ltin o .
5 del m a ttin o .
2
-
18 -
Riflessioni pel mese di aprile.
«L a confessione è il segreto d ella v i r t ù , è
i dessa che r e n d e , che c o n se rv a la pace del
s cuore senza cui n o n v ’ha felicità, è d essa che
» previene u n ’infinità di delitti e di disgrazie,
» è dessa che so lle v a li povero peccatore la cui
» debolezza l ’ha diviso da Dio, è d e s s a s o p r a » tu tto che consola il m o ribondo p resto a com » p a rire a vanti il suo Dio ed il suo giudice.
» Qual cam biam ento si vedrebbe n el m ondo se
» tu tti si confessassero sin ceram en te , se ria ­
» m ente com e si d ev e» . (Segurj.
T raduciam o in volgare (juesta p arola incon­
sid e rata « sono i p re ti che h anno in v en ta ta la
confessione », essa vuol d ire il più delle volte
io non voglio c o n fe ss a rm i, perchè io sono
un o rg o g lio so , u n lib e rtin o che ne avrei
troppe a raccontare e che non voglio c o rre germ i da m iei vizi.
Ad im pedire che il S acram ento d e lla con­
fessione fosse da qualche rib ald o a busato a
lini non san ti, i Som m i Ponteflci hanno da v a rii secoli pubblicate leggi sev erissim e e ob­
bligato, sotto pena di scom unica, coloro che
sono in grado di p ro v a re questi abusi a d e ­
n u n ziare i colpevoli ai lo ro su p e rio ri perchè
siano sotto p o sti alle pene sancite contro di
essi. Q uindi coloro che gridano c ontro gli a ­
busi della confessione o li possono p ro v a re o
no. Se li possono p r o v a re , p e r am ore della
religione e per iscarico di coscienza ric o rra n o
-
19 -
a ’su p e rio ri ecclesiastici p erchè siano p u n iti, se
non possono p ro v a rli alm eno genericam ente,
si abbiano in pace il tito lo di m aldicenti e
di sp u d o rati c alu n n iato ri a llo rch é ard isco n o
far ricadere la lo ro accusa su tu tti in g enere
i confessori.
G E M IN I.
M A c e io .
B
1. Dom. V. ss. F ilippo e Giacom o m i­
n o re , apostoli.
2. Lun. s. A tanasio patr.
3. M art. R o g a zio n i. In v en zio n e del sa­
cro legno d e lla s. Croce.
4. Mere. SS. Sindone.
t 5, Giov. L 'ascen zio n e di N. S. G. C.
6.
Ven. M art. di s. G iovanni evangel.
7 Sab. s. S tan islao m a rtire vescovo.
B 8. Dom. Appariz. di s. M ichele Arcang.
9. Lun. s. G regorio ^■azianzeno p a tr.
10 M art. s. A ntonino vescovo.
11, Mere. s. A lessandro I papa.
12 Giov. s. Pancrazio m a rtire .
13, Ven. s. B enedetto papa.
14. Sab. Vig. dig. s. P asquale I papa,
lì 15. D om . s. Isidoro.
Ili. Lun. s. Giovanni N eponiuceno m.
17, M art. s. P asquale Baylon.
-
2n
-
18. Mere. y'ig. dig. tem p. s. F elice.
la. Giov. s. P ie tro C elestino V papa.
20, Ven. Vig. dig. temp. s. B ernardino.
21 . Sai). Vig. dig. tem p. s. E lena reg.
lì 22. Dom. 1. L a SS. T n n i l à . S. Giulia
v ergine e m artire.
23. Lun. s. Vincenzo di L erino.
24. Mart. La SS. Vergine eoi litoio .1»x i l i u m Chrislianorum .
2.^1. Mere. s. M aria M addalena d e ’Pazzi.
t 2C. Giov. C orpus D o m ini s. F ilippo Neri.
27. Ven. s. G iovanni I papa.
28. Sab- s. G erm ano vescovo.
lì 29. Dom . I I . s, Teodosia.
30. Lun. s. Felice 1 papa.
31. Mart. s. P e tro n illa vergine.
I . iV. di m aggio il G a ore 0, m. 44 del w a tlin o .
P. Q. il 13 a ore 6, min. 51 di se.ra.
!.. P. il 21 a ore 1, min. 54 di sera.
I l 21 io le i n Gemini.
U. 0. il 28 a ore 9, m i n . 51 del m attino.
R ifie ssio n i p e l m ese di m ag g io .
«11 culto della santa Vergine rende m ig lio ri,
» rende casti, p u ri, docili, u m ili, fa am are la
» preghiera, dona la gioia e la pace d e ll’anim a.
» Coloro che lo v o rreb b e ro abolire in terro g h in o
» questi ligli senza m adre, questi figli senza
» viscere, questi d isprezzatori di Maria, in te r\» roghino tu tte le età cristia n e ! Non tro v era n n o
-
21 -
s- u n a sola dello grandi voci del C ristianesim o
» dai p rim i successori di P ie tro sino a Pio IX,
« d ag li Ignazi, Iren e i, E pifani, d a iC irllli, Am­
* brogi, Agostini, sino a B oquet, F en elo n c Se­
* g n e ri, che non abbia in tu o n a to un in n o di
» lo d e a M aria, non un uo m o illu stre n e lle
» scienze, nella le tte ra tu ra , n e lle b elle a rti, che
> non le abbia co n secrata alcuna d elle sue v e ­
» glie ». fS egur).
Pochi anni sono, in u n a p arro c c h ia di m o n ­
tagna , u n b u o n p a rro c o vo lev a istilu ire la
C o n fratern ita del Sacro Cuor di Maria. C in ­
que fam iglie gli fecero in te n d e re , che se p e r­
siste v a n e l suo disegno, che essi falsam ente
rip u ta v a n o concepito p e r lini p olitici (certa
gente vede m olivi politici dap p ertu tto ) l ’ a­
v re b b ero ucciso. Egli p e rsiste tte e in ta n to
riv o lse a M aria SS. p re g h ie re p e r le sciagu­
ra te famiglie. Dopo due se ttim an e tu tti i m em ­
bri di quelle fam iglie s ’accostavano ai SS. S a ­
c ram en ti, ed o ra sono le più z elan ti dell on o r di M aria SS. in q u e lla p arrocchia.
O R A K C H IO .
CIUQIVO.
1. Mere. s. E le u terio papa.
2. Giov. O ttava del Corpus Domirn.
s. M arcellino pre te m artire.
3. Ven. Il SS. Cuor di Gesù.
4. Sab. s. F rancesco Caracciolo.
5. Dom . I l i , La Verg. SS. delle grazie.
-
B
B
t
B
t
22
-
6. Lun. Mirac. del SS. S acram ento av­
v enuto in T orino n e l 1453.
7. M art. s. N orberto arcivescovo.
8. Mere. s. M edardo vescovo.
9. Giov. ss. P rim o e F eliciano min.
10. Ven. s. M argherita regina.
11. Sab. s. lìarnaba apostolo m artire.
12. Dom . I V . s. Leone III papa.
13. Lun. s, A ntonio da Padova.
14. M art. s. Basilio Magno vescovo.
15. Mere. ss. Vito e M odesto m artiri.
16. Giov. s. Francesco Begis.
17. Ven. s. R aineri Confessore.
18. Sab. s. S ilv erio papa.
1!). Dom . V. s. G iuliana F alconieri.
20. Lun. Invenz. d ella m irac. im m agine
della B. V. d e lla C onsolata.
21. Mart. s. Luigi Gonzaga.
22. Mere. s. Paolino vescovo.
23. Giov. Vig. dig. c n o v e n a della visit
di Maria SS. s. E d iltru d e regina,
24. Ven. N ativ ità di s. Giovanni Itati.
25. Sab. s. M assim o vescovo.
S6. Dom . VI. ss. Giovanni e Paolo mm.
27. L un. s. L adislao re.
28. M art. Vig. dig. s. L eone II papa,
29. Mere. ss. P ie tro e P aolo ap. e mm.
.30. Giov. Com m em oraz. di s. P aolo
L. N. i . a di magg. i l i a ore 0, m . 10 di sera.
P. Q. i l 12 a ore 0, m in . 18 di sera.
L, P. il 19 a ore 11, m in. 24 di sera.
I l SI sole i n Granchio.
V. Q. il 26 a ore 2, m i n . 45 di sera.
-
23
-
R ifle ssio n i p e l m ese di g iu g n o .
II pane che m angio è cam biato per l ’opera
m iste rio sa della digestione n el m io c o r p o ,
n e lla m ia p ro p ria carne e nel m io p ro p rio sa n ­
gue. La sostanza del pane è cam b iata in q u e lla
del m io corpo. Ciò che Dio o p era ciascun
g iorno n a tu ra lm e n te in n o i , perch è n o n lo
p o trà o p erare in m odo so p ra n n a tu ra le nel m i­
ste ro d e ll’E u ca ristia cangiando il pane non
solo in u n a ilgura, in u n ’ o m b ra di L u i , m a
n el suo m edesim o c o rp o ? Egli stesso ce lo
assicura. Hoc est corp us m e u m . Q uesto è il
m io corpo. Ma tt . xxvi, 40.
Un giorno a tto rn ia to dal suo sta to m aggiore
e dai suoi più alTezionati com pagni d ’ a r m e ,
N apoleone v e n iv a in te rro g ato q u ale p e r lui
fosse stato il più bel giorno di sua v ita ; m a
egli c o n serv av a il silenzio. Gli uni citavano
A usterlitz, gli a ltri la g io rn ata dei P ire n e i,
a ltri M arengo, ecc. F in a lm e n te eccitato a r i ­
sp o n d e re, il grande im p e ra to re disse-, il più
bel giorno di m ia v ita fu il giorno d ella m ia
p rim a com unione. Q uesta risp o sta fu g e n era l­
m ente accolta con u n so rriso . Un solo di quei
gen erali si m o strò serio in v iso : egli e ra i n ­
te n e rito . N apoleone a llo ra batten d o g li su lla
s p ^ la , brav o D rouot, disse. B ravo! io sono
felice che tu m i abbia com preso. Il generale
D ro u o t m edesim o raccontò il fatto a lI’A rcivescoYO di B ordeaux.
— 24 —
LEO N K.
liiie iiio .
1.
2.
B 3.
4.
5.
f>.
7.
8.
9.
B 10.
11.
12.
13.
IJ.
1.').
16.
B 17.
JR.
19.
20.
21.
22.
33.
B 21.
25.
26.
27.
Veti. s. P aolo I papa.
Sai). L a visit. di Maria SS.
Dom. V II. s, L anfranco arciv.
Lun. s. Teobaldo calzolaio.
M art. s. Zoe m artire.
Mere. s. Doraeiiica vcrpt, e m artire.
Giov, Novena della SS. \ e r g in e del
Carmelo. S. B enedetto XI papa.
Ven. s. E lisab etta regina.
Sab. s. Sim m aco papa.
Dom. V i l i . s. Seconda v. ni.
Lun. s. P io I papa.
Mart. s. Giovanni G ualberto abate.
Mere. s. A nacleto papa.
Giov. s. B on av en tu ra card. vesc.
Ven. s. C am illo di Lellis.
Sab. M aria Vergine del Carm elo.
Do-m. I I . s. Alessio.
L un. s, S in to ro sa e 7 suo figli mm.
Mart. s. Vincenzo d e ’ Paoli.
Mere. s. Girolam o E m iliano.
Giov. s. P rassed e vergine.
Ven. s. M aria M addalena pen.
Sab. s. A pollinare vescovo.
Dom. .Y. s. C ristina vere, m artire.
L un. s. Giacomo m aggiore ap.
M art. s . A n n a m a d r e di Maria V.
Mere. s. P antaleone m edico.
— 25 —
28.
29.
30.
i! 31.
Giov. s. V ittore I papa.
Ven. s. Marta.
Sai), s. Felice FI papa.
Doni. XI. s. Ignazio di Loiola.
L. N. di giugn o il 1 a ore 0, m. .''<4 del m,aitino.
P. Q. il 12 a ore 4, m in. 31 del m a t t in o .
L. P. il 19 a ore 7, m i n . 6 del m a ttin o .
I l 23 sole i n Leone.
U. Q. i l 35 a ore 9, m i n . 16 di sera.
Riflessioni pel mese di luglio.
« Uno dei p rim i sin to m i d ella pa zz ia è il c e r* care l ’iso lam en to . La re lig io n e cattolica ob» bligando l ’uom o a tro v a rs i a lm eno u n a volta
» p e r se ttim an a insiem e ai suoi frate lli di r e li­
» gione p e r l ’assisten za alla S anta Messa oppone
» un ostacolo al p rogresso di q u esta m ala ttia
» m en ta le ». (Gerbet].
Le seguenti p a ro le del c eleb re e buon Lac ordaire, grande o ra to re fran cese e ris ta u ra to re d e ll’ord in e di S. D om enico in F ra n c ia ,
m eritan o di essere ben p o n d e rate oggi cbe le
pazzie e i suicidii s ’ a u m e n tan o si sp a v e n to ­
sam ente. « D alla q u a n tità d e lle dem enze e dei
suicidii, giudicar si deve d ella m o rale m ise ria
di u n popolo, im perocché sebbene q u esto c a ­
stigo sia un 'eccezio n e è p erò p ro p o rzio n a to
al n u m ero ed alla forza delle passio n i che
-
m roLOSA HI,
V E U G IN E .
A&OSTO.
1.
2.
3.
4.
f).
0.
7.
8.
9.
10.
U.
_
26 -
agitano le m o ltitu d in i. Quando u n a nazione
si snerva nei godim enti e si esalta n elle cu­
pidigie (notiam o bene q ueste cause o rd in arie
delle pazzie e dei suicidii, la se n s u a lità , il
libertinaggio, l ’am bizione e l ’o rg o g lio , eause
cbe il IJescuret e a ltri m edici conferm ano eolia
loro testim onianza). Quando una nazione a ­
dunque si sn e rv a nei g odim enti e si esalta
nelle cupidigie, la su a co stitu zio n e declina
con rap id ità, ed ai prim i colpi d e ll’ a v v e rsa
fo rtu n a veggonsi i suoi figli non avvezzi alla
lo tta ed al d olore a n n o ia rsi d ella vita, ovvero
soccom bere agli assalti d e lla dem enza. C onf.
Lun. s. P ie tro in vincoli.
M art. La M adonna degli Angeli.
Mere. Tnvenz. di s. Stefano protoni.
Giov. s. D om enico.
Ven. M aria V. d e tta d ella Neve.
Sab. Nov. dell' A ssunz. di M. V.
J)om. IX . s. Gaetano T eatino.
L un. s. C iriaco m artire.
M ari. s. Alfonso M. d e ’L iguori vesc.
Mere. s. L orenzo arcid. m artire.
Giov. b. L udovica di Savoia.
12.
13.
B 14.
t l-"!.
16.
17.
18.
19.
50.
B il.
ti.
23.
24.
25.
ì G.
27.
B 38.
29.
30.
31
27 -
Ven. s. C hiara d ’Assisi vergine.
Sab. Vig. dig. S. O rm isda papa,
Dom . X I I I . s. E usebio p rete, m art,
Lun. A.^isunzione di M. V. al cielo.
Mart. s. lìoeco.
Blerc. s. Giacinto.
Giov. s. G ioachino p a d re di M, SS.
Ven. s. Giulio m a rtire .
Sab. s. B ernardo ab., d o tto re .
D ow. X IV . Festa del SS. Cuore di
M. V. s. Giov. Francesca di Cliantai,
Lun. s. Ip p o lito vescovo.
M art. s. F ilippo Benizzi.
Mere. s. B artolom eo apostolo.
Giov. s. Luigi re di Francia.
Ven. s. Secondo papa, m artire,
Sab. s. Giuseppe Calazanzio.
Dovi. XV. s. Agostino ve.sc. e dotL
Lun. La decoll. di s. Gio. Bali.
M art. JYov. della N a tiu ilh di M. SS.
S. Uosa di Lima.
Mere. s. R aim ondo N onnato.
L. -V. di lu glio il S a ore 3, m in. 4 di sera.
P. Q. il 10 a ore 6, m in . 28 di sera.
L. P. i n a ore 2, min. 7 di sera.
I l 23 sole i n Vergine.
U. (J. i l 24 a ore 0, m in . 34 del m a llin o .
Riflessioni pel mese di agosto.
Un sacerdote non p otrebbe c o n se cra rsi in ­
tie ra m e n te al bene a ltru i se n o n fosse celibe.
— 28 —
La m em oria d ella fam iglia lo im pediroLbc dal
com p iere gran pa rte d e ’ su o i difficili doveri.
K poi falso il d ire che egli sia senza (igliuoli.
Oh! no, egli n e h a e n e ha m o ltissim i, egli
e padre di tu tte le an im e che sono alla sua
cura affidate, e può tan to più e sten d e re il suo
am ore in q u antochè non può co n ce n tra rlo n e lla
fam iglia.
Sino a q u esto gio rn o l ’isto ria non p a rla che
di tre uom ini, i q uali h an n o dovuto scegliere
tra la riv elaz io n e dei peccati u d iti in confes­
sione e la m o rte. E bbene che h an n o essi scelto?
T u tti h a n n o scelto la m o rte . Il p rim o è San
G iovanni N epom uceno, m artiriz za lo n el 1383;
il secondo il P. G arnet che gli stessi p ro te ­
sta n ti chiam ano il grande G esuita, fatto m o­
r ire n el leoG, p erch è non v o lle sc o p rire una
con g iu ra v iolando il se c re to d ella confessione;
il terzo G iovanni L arcander, c u rato n e lla dio­
cesi d ’O lm utz, ucciso n e l 1620 so p ra tu tto per
la sua costanza a m an te n ere il secreto della
confessione sacram entale.
L IB R A .
SETTEÌVIBRE.
1. Giov. s. Kgidio ab.
2. Ven. s. Stefano re d ’Ungheria.
— 29 —
3. Sab. s. S erapia verg. e m artire.
B 4. Dom . X V I. La b. C aterina da Raconigi vergine.
ri. L un. s. L orenzo G iustiniani patr.
0. M art. s. Sergio I papa.
7.
Mere. P a tro cin io di M. SS. n e l do­
m inio d ella R. Casa di Savoia per
la v itto ria di T o rin o n e l 1706.
t 8. Giov. N a tiv ità di M aria S S. (p ro ­
cessione g enerale).
9. Ven. ss. Gorgonio e D oroteo m m.
IO. Sab. s. Nicola da T o len tin o .
B II. Dom. X V I I . I l S S . N om e di Maria.
S. Ila rio papa.
12. L un. s. Guido chierico.
13. M art. s. Am ato ab. in F rancia.
14. Mere. L'esalt. della S. Croceneì 6Ì0.
15. Giov. s. P o rlìrio com ico conv. ni.
16. Ven. ss. C ornelio p apa e m a rtire .
17. Sab. Le stim m a te di s. F ran e. d ’A.ss.
B 18. Dom. X V I I I . Festa della SS. Verg.
A ddolo rata .
19. L un. s. G ennaro m a rtire .
20. M art. s. E ustachio m artire.
21. Mere. Tem p. «iff. dii?, s. M atteo Apo­
sto lo ed E vangelista.
22. Giov. M artirio di s. M aurizio.
23. Yen. Temp. vig. dig. N ovena di M.
SS. del Rosario. S. L ino papa.
24. Sab. Ternp. vig. dig. Festa di Maria
SS. della Mercede.
B 25. Dmn. X IX. s. F irm in o vescovo.
26. Lun. s. E usebio m a rtire .
27. M art. ss. Cosm a e D am iano m ed . m .
-
30
i8. Mere. s. Venceslao re m artire.
29. Giov. s. Michele Arcangelo,
yo. Ven. s. Girolam o p re te e d o tto re .
L.
P.
L.
V.
— 31 —
-
N.
0
P.
Q.
(li agosto il 1 a ore 6, m . 38 del m a t t
il 9 a ore 6, m in . 21 del m a ttin o .
il 3 a ore 9, min. 39 di sera.
i l 22 a ore 7, m in. 24 di sera.
I l 23 sole i n Libra,
l . N. di sett. il 30 a ore 11 m in. 13 di sera.
Riflessioni pel mese di settem bre.
« Qual’idea sublim e quella di u n a lingua u n i­
* v e rsale p e r la Chiesa u n iv ersale! Da u n capo
» a ll'a ltro del m ondo (se si' eccettuino le Chiese
» di rito orientale) il cattolico che e n tra in una
» Chiesa del suo rito è com e in sua patria.
«N ien te è stra n ie ro a lu i, a rriv a n d o intende
» ciò che intese in tu tta la sua v ita può u n ire
^ la su a voce a quella d e 's u o i fratelli. L a lin » gua latina che è la p iù m aschia, la più bella,
* la più esp ressiv a d elle lingue , m e rita v a di
» d iv en irn e la lingua della religione ». (SegurJ.
E nel culto che re n d e 'a Dio com e è grande,
come È m aestosa la Chiesa cattolica ! S. Ago­
stino confessa che n ei p rim i anni di sua con­
versione l ’udirne il canto d e ’Salm i n e lle chiese
gli strap p av a le lagrim e. Il culto religioso è
il sostegno d ella m u sic a , d e ll’ a r c h ite ttu ra ,
della p ittu ra, di tu tte insom m a le belle a rti
e il seg réto d e lla letizia dei paesi cattolici.
Sia lode a Dio che ci h a concesso di serv irci
delle belle a rti p e r d a r g lo ria a L ui, e far del
bene a ll’anim e n o stre.
Pochi g io rn i p rim a che l ’ im m o rta le ed in ­
v itto P io VI, spogliato d ’ogni cosa, fosse con­
d o tto v ia prig io n iero dai francesi, u n c erto
m archese Vivaldi, esigliato da R om a p e r av er
m anifestato n e l m odo p iù im p ru d e n te il suo
odio c o n tro il G overno, m a poscia rich iam alo
d a ll’eccessiva bo n tà del Pontefice, osò pre­
se n ta rs i d a v an ti a lui p e r in s u lta re v ilm e n te
alla sua disgrazia. T ira n n o , gli gridò con fu­
ro r e , il tu o regno è finito. « Se fossi sta to ti­
» ran n o , risposegli il Papa con dolce ferm ezza,
» voi non sareste qui, sa reste stato co ndannato
» alla m o rte od al c arc ere d u ro ».
S C O R P IO N E .
OTTOBRE.
B
I. Sab. s. R em igio arcivescovo.
2. I)(fm. XX. l a V. M. SS. del Rosario.
Ss. Angeli custodi.
3. Lun. s. G erardo.
4. M art. s. F rancesco d ’Assisi.
5. Mere. ss. Placido e com p. mra.
C. Giov. s. B runone di C olonia ab.
7. Ven. s. Marco R om ano papa.
—
n
-
8. Sai), s. Pelagia d ’Antiocliia penil.
R 9. Dom. X X L La Malernilh di M. SS.
s . Dionigi a reopagila vescovo.
10. Lun. s. Francesco liorgia.
11. Mari. s. Placida vero n ese vergine.
12. Mere. s. Serafino da M ontegranaro
13. Giov. s. E doardo 111 re.
i l . Ven. s. C allisto papa.
15. Sab. s. T eresa.
H 16. Dom. X X II . P u r i tà di Maria SS.
S. Gallo abate.
17. Lun. s. E dvige vedova.
18. Mart. s. Luca evangelista.
19. Mere. s. P ietro d ’A lcantara.
20. Giov. s. Giovanni Canzio.
21. Ven. ss. O rsola e comp. v. e m m.
22. Sab. s. M aria S a io m e d i Gerusal.
B 23. Dom . X X l l I . Nov. degli Ogniimunti.
S. Bonifacio I papa.
24. Lun. s. Rafl'aole Arcangelo.
25. Mart. ss. C rispino e C rispiniano m.
26. Mere. s. E v aristo papa m artire.
27. Giov. s. F iorenzo m artire.
28. Ven. ss. Sim one e Giuda T addeo ap.
29. Sai), s. O norato vescovo.
B 30. Dom . XXIV . s. S a tu rn in o m artire.
31. Lun. Vig. di t u tti i S a n ti, digiuno.
S. A ntonino vescovo.
P. Q. i l 8 a ore 4, m i n . 7 di «era.
L. P. il 15 a ore 6, m i n . 46 del m a ttin o .
V. Q. il 22 a ore 11, m in . 58 del m altinn.
I l 22 sole i n Sc orpione.
L. N. di olt. il 30 a ore 3, m in. 58 d is e r a .
-
33 —
Riflessioni pel mese di ottobre.
Le capre seguonsi l ’un l ’a ltra , se la p rim a
si getta in u n precipizio, la seconda la segue,
la terz a segue la seconda, la q u a rta segue la
te rz a , e cosi di seguito esse vi si g e tta n o ,
p erchè le a ltre vi si son g e tta te , esse fanno
com e le a ltre . Eh ! quanti son capre in q u e ­
sto pu n to ! Q uanti v anno a ll’ in fern o perchè
gli a ltri vi vanno, o p e r non farsi b u rla re ;
im becilli 1 Qui m e e r u b u e r i t , disse il d ivin
R ed en to re, et meos serm^ones, k u n c Filtus hom i n i s erubescct c um veneritin, majestate s u a :
Se qualcuno si v ergognerà di m e e delle m ie
p a ro le , il Figlio d e ll’uom o si vergognerà di
lui quando v e rrà n e lla m ae stà sua. Lue. ix. 26.
Un p ro d e co lo n n ello francese, n e lla g u e rra
di C rim ea, aveva rice v u to 1’o rd in e d ’ im p a ­
d ro n irsi di u n a posizione ; egli si slancia alla
testa del suo re g ffim e n to , rim a n calm o in
m ezzo alle b aio n ette ed alla m itra g lia com e
se fosse sta to ad a ssiste re ad u n a p a ra ta , e si
rende pad ro n e della posizione. 11 suo generale
m erav ig liato esclam ò in m ezzo al suo stato
m aggiore: C olonnello, qual sangue fred d o !
Ove avete voi a ttin to ta n ta calm a in faccia al
p ericolo? Mio generale, risp o se il colonnello
con su b lim e se m p lic ità , m i sono accostato
q u esta m a ttin a a fare la m ia 'c o m u n io n e . Egli
e ra pro d e non solo d av an ti ai nem ici, m a a n ­
che in faccia a coloro che a v reb b e ro p otuto
sc h e rn irlo e fu d o p p iam en te am m irato.
a
-
34 -
S A tìI T T A K IO .
IVOYEMBRE.
1. jMart, S o le n n ità di t u tti i San ti.
2. Mere. La Comm. di tu tti i fedeli deL
3. Giov. s. Silvia.
.1. Ven. s. C arlo U orrom eo eard. are.
5. Sab. s. Zaccaria profeta.
B e. Doni. .Y.IF. s. L eonardo d ’O rleans.
7. Lun. s. F iorenzo vescovo.
8. ■Mari. s. M colao 1 papa.
9. Mere. Dedie. d ella B asilica del SS.
Salvatore in Rom a, d e tta di s. Gio­
vanni in L aterano.
10 . Giov. s. A ndrea A vellino.
11. Ven. s. M artino vescovo.
12. Sab. Novena della Presenta zion e di
M. SS. S. M artino 1 papa.
H 13. Dom. X X V I. Dedie,az. delle chiese.
S. S tanislao Kostka.
14. Lun. s. Diodato papa.
15. Mart. s. P onziano papa, m artire.
16. Mere. s. Edm ondo arcivescovo.
17. Giov. s. Gregorio T aum aturgo vesc.
18. Ven. La dedicazione delle Basiliche
de’ss. P ie tro e Paolo.
19. Sab. s. E lisabetta d ’U ngheria ved.
B 20. Dom. X X V I I. 11 m artirio dei ss. Salutore A vventore ed O ttavio.
21. Lun. (’resent. di M. V. al tem pio.
Sì. .Mart. s. Cecilia vergine e m artire.
*3. Mere. s. C lem ente 1 papa.
t
— 33 —
24.
25.
26.
U 27.
Giov. s. G iovanni d ella Croce.
Ven. s. C aterina v ergine e m artire.
Sab. s. P ie tro p a tr. d ’A lessandria.
Dom . 1 d ell'A vven to. B. M argarita
di Savoia.
28. Lun. s. Gelasio 1 papa.
29. Mart. Nov. della Cane, di 31. SS.
S. Gregorio 111 papa.
30. Mere. Vifj. dig. s. A ndrea Apostolo.
P. Q. i n a ore 0, min. 23 del m a ttin o .
L. P. il 13 a ore 6, m in . 3 di sera.
U. Q. il 21 a ore 7, m in. 47 del m attino.
I l 23 sole i n Sagittarìo.
L. N . 'd i nov. il 29 a ore 7, m. 48 del mali.
Riflessioni pel mese di novembre.
T utti gli uom ini che ten ta n o fondare una re li­
gione n uova com inciano p e r p a lp a re, a d u lare
tu tte le passioni, le basse ten d en ze d e ll’uom o e
p re d ic are la so p p ressio n e di tu tte le pratich e
gravose, l ’obbedienza ai v eri pastori d ella Chie­
sa, la n e ce ssità d elle buone o pere , le peni­
tenze co rp o rali, il digiuno, l ’astin en za, la con­
fessione, la com unione, il celibato d ei p re ti,
i voti della profession religiosa, il tim o re di
p e rd ere la grazia di Dio, ecc. In v ece la re li­
gione cattolica si so stien e com battendo tu tte
le p e rv erse inclin azio n i d e ll’uom o e com an-
-
- s e ­
dandogli le cose più rip u g n an ti alle sue sfre­
nate passioni. E ciò perchè? P e rc h è quelle
sono religioni in v en ta te dagli uom ini, q uesta è
la religione insegnata da Dio. Gesù C risto ha
detto chiaram ente ; Qui v u lt venire p osi m e
abnegel sem elip sum , tolla t crucem sitam q uotidie et se q v a tu r me. Colui che v uol v e n ire
dopo di m e , bisogna che rineghi se stesso,
prenda ogni di la sua croce e m i segua.
Il gran d o tlo re d ella Chiesa S. Basilio a r­
civescovo di C esarea era stato condotto d a ­
vanti ad u n pre fe tto d e ll’im p e rato re Valente
perchè rifiutava di fa v o rire gli eretici. Questi
10 m inacciò di confisca, di esigilo, di to rtu r a
e di m orte. Ma egli, fatem i, disse, a ltre m inacele,
iiueste non bastano per com m uoverm i. .U lora
11 prefetto, so rp re so di v ederlo in acessibile al
tim ore in m ezzo al pericolo, giam m ai, escla­
m ò, alcuno mi p arlò in ta l guisa. Voi non
avete dunque, risp o se il p relato , in co n trato
m ai alcun vescovo, p erchè in tali circostanze
ed a tali m inacce u n v e ro m in istro di Gesù
Cristo vi avrebbe fatto u n ’eguale risp o sta . In
ogni altra cosa noi ci facciam o un dovere di
m ostrarci condiscendenti con t u t t i , m assim e
col potere dello S tato, m a quando si tra tta della
causa di Dio la p e rsecu zio n e, i torm enti, le
m inaccie di q u alunque m ale non fanno che
renderci più coraggiosi.
«Non vogliate te m e re , diceva Gesù C risto ,
coloro che solo possono fare del m ale al v ostro
corpo, m a tem ete di ollendere Dio che ha p o ­
tere suH’anim a v o stra >.
37 -
C A P R IC O R K O .
d ic e m b r i
B
t
B
B
B
:.
1. S. Gio. Eligio vescovo.
2. Ven. dig. s. B ibiana verg. e m art.
3. Sab. s. Francesco Z averio.
4. Dom . I I . s. B a rb a ra d i Nicom. v. m.
5. L u n .ss.D alm az zo v e sc . e e o m p .m m .
tì. Mart. s. Nicolao vescovo.
7. M ere. Vig. dig. S. A m brogio arciv.
8. Giov. L ' I m m a c . Concez. d iM . SS.
9. Ven. dig. s. E utichiano papa.
10. Sab. T raslazione d ella S Casa di
M aria Vergine in L oreto n e l 1294.
11. D om . I I I . s. D am aso 1 papa.
12. Lun. s. Valerio abate.
13. M art. s. Lucia vergine e m a rtire .
14. Mere. Vig. dig. Temp. s. M elchiade p.
15. Giov. s. F a u stin o e com p. m a rtiri.
16. Ven. Temp. Novena del SS. Natale.
S. E usebio vescovo.
17. Sab. Temp. s. Lazzaro vescovo.
18. Vom. I V . Festa di Maria SS. nell ’a s p e l la z io m del d ivin p a r t o .
19. Lun. s. C rem isio m a rtire .
20. Mart. s. L iberato m artire.
21 . Mere. Vig. dig. s. Tom m aso Ap,
22. Giov. s. F lav ian o m a rtire .
23. Ven. dig. s. V ittoria verg. e m art.
24. Sab. dig. Vigilia del SS. Natale.
25. Dom . Nasc ita del N. S. Gesù Cristo.
26. Lun. s. Stefano p ro to m a rtire .
27.
28.
29.
30.
31.
38 -
Mart. s. G iovanni Apost. ed Evang
Mere. Li ss. Innoeenti.
Giov. s. Tom m aso arciv. m artire.
Ven. s. Giocondo vescovo.
Sab. s. S ilv estro I papa.
P. Q. il G a ore S, m in. 4 del mattin o.
L. P. il 13 a ore 7, m in . 42 del m a ttin o .
V. Q. il 21 a ore 5, m i n . 33 del m a ttin o .
I l 21 f!ole i n Capricorno.
L. A', di die. il 28 a ore 9, m in. 52 di fiera.
Riflessioni pel mese di dicembre.
In trecciate la p re g h ie ra alle v o stre azioni
g iornaliere, p e r essa n ie n te h avvi di piccolo
davanti a Dio, con e ssa n ie n te è p e rd u to pel
paradiso. S arete p u ri e buo n i se p ratich erete
ia p reghiera. Il v o stro cuore godrà la pace.
In mezzo alle m iserie d e lla v ita a v rete que­
sta gioia in te rio re che ne addolcisce le am a­
rezze, e quando il tem po della v o stra prova
sa rà te rm in a to , voi raccoglierete il fru tto della
v o stra fedeltà. Si m an seritis i n me, disse l ’ado­
rabile n ostro d iv in S a lv a to re , et v e r t a m e a
i n vobis m a n s er in t q u o d c u m q u e volueritix
pe te tis e tfie tv o b is. Se rim a rre te in m e ed in
voi rim a rra n n o le m ie paro le, qualunque cosa
chiediate vi sarà concessa. Joan xv, 7.
— 39 —
Non vi aspettate nien te, diceva u n giorno
S. Vincenzo d e ’ P aoli, da una p e rso n a che non
fa m attina e se ra le sue p reghiere. E s. Allonso d e’ L iguori lasciò sc ritto : « chi p r e g a ,
certam ente si salva, ehi n o n prega certam en te
si danna ».
-4.1ia scuola di Gesù B am bino u n a sublim e
m assim a ci vien insegnata, m assim a che p r a ­
ticata dal fedele cristian o gli p ro c u ra la pace
con Dio, con sè, con tu tti. Discite a m e quia
m itis s u m est h u m ilis corde. Im p ara te d a m e
che son m ite ed um ile di cuore. Ah! sta m ­
piam ola profondam ente n e lla n o stra m ente, e
poniam ola in p ratica
-
L ’O
F E R A
DELLE LAM PADE
41 -
tutto coH’esem pio giacché egli stesso veglia
da tanti a n n i alla c u ra ed al m a n t e n i­
m ento di du e lam pade che ard on o nella
sua cappella privata davanti al SS. S a c r a ­
m ento. Egli l’ha benedetta scrivendo alla
fondatrice di qu est’opera a P arig i. « Benetii-
cat Deus opus, quod in precibus exponilur
(juia valde desiderabile esl:)> Dio benedica
Lux vera qua* illuminat omnem
homini'in viMiicotem in liunc
mumluni.
Ioan. 1.
E g li (G esù S a c r a m e n ta to ) è lu c e
v e r a c h e i ll u m i n a o g n i u o m o
c h e v ie n e in q u e sto m o n d o .
Si è costituita da poclii a n n i in F r a n ­
cia, (love il cullo verso il SS. S acram ento
si è, massim e in questi tillimi tem pi, cosi
prodigiosam ente dilatato, u na società col
titolo di opera delie Lampade avente per
iscopo di ì'ar ren d ere al SS. S acram en to
in tulle le Chiese il culto che gli è d o­
vuto e di m a n te n e re di giorno e di notte
come è prescritto, delle lam pade accese da ­
vanti a ’tabernacoli. li Somm o Pontefice, il
glorioso Pio IX, felicemente re g n an te, del
quale la divozione verso il SS. S acram ento
è cosi viva, profonda ed arden te, h a be­
nedetto q u e s t’ opera e 1’ ha a rrich ita di
molte indulgenze. Egli l’ha b ened etta anzi
l’opera che forma l’oggetto della vostra d i­
m anda perchè è g ra n d e m e n te desiderabile.
IC l’opera benedetta dal Somm o Pontefice
sostenuta dalle oblazioni dei fervorosi cat­
tolici di F ra n c ia , ha potuto in poco tem po
provvedere a molte povere chiese l’olio e
le lam p ad e occorrenti al loro bisogno e
ciò che è più ha c on trib uito po tentem ente
a rid esta re nei cuori l ’a m o re a Gesii Sa­
cram en tato . E noi p u re all’ Italia a u g u ­
riam o q u est’opera e facciamo voti p er­
che possa p e n e tr a r e e stabilirsi a nch e fra
noi. Egli è vero che grazie a Dio g e n e ra l­
m en te in tu tte le no stre chiese a rd e la
lam pada accesa da diciotto secoli davanti
al SS. S a cra m e n to , ma in molte di esse
si potrebbe p u re fare qualche cosa di più
pel culto di Gesù S acra m e ntato. Ah ! chi
può pensare u n ’ora sola a quelle fiamme
(li vivissimo am ore che dal suo ta b e r n a ­
colo Gesii co n tin u a m en te spande sopra di
noi, chi pu ò p e n sa re a quel fuoco invisi­
-
42 -
bile, ma reale che b r u c i a , che divampa
15 den tro e n o n s en tirs i ard ere, no n sen­
tire il bisogno di accendere i cuori di tutti
gli u o m in i e non potendo d ilatare qu anto
si vorrebbe questo fuoco s p iritu a le chi
non sente il bisogno di accendere alm en o
un fuoco m ateriale come s i m b o l o , come
testimonianza, come desiderio di quello che
dovrebbe ard ere in cuore di tu t t i ? Ignem
veni millere in terra. A h! quella la m p ad a,
q uell’in censiere, quella fiaccola diventino
come u na protesta con tro lafreddezza, l’in ­
g ratitud ine, l’indifferenza del cuor degli uo­
m in i, siano come u n omaggio de ’no stri r i n ­
g raziam enti, delle nostre adorazioni, siano
come u n olocausto che tu tto si consum i
p e r Gesù come v o rrem m o e dovrem m o con­
sum arci noi stessi, siano come u n a voce
che parli p er n oi al trono di Gesù S ac ra­
m en tato e che im plori sopra di noi e dei
no stri fratelli le sue m isericordie.
Provvedere che in tu tte le chiese d ’Ita ­
lia dove si conserva il SS. S acram en to
arda pe rpe tua m en te la lam p ada prescritta,
agg iun gerne un a seconda là ove i mezzi
p ecun ia ri non m an can o, (35 fran ch i annui
al p iù ) vegliare perchè l’altare del SS. Sa­
cram ento , sia se m p re tenuto con c nella
p ro prietà , con quel c ecoro che gli si at dice,
in tro d u rr e qualche divota p ratica setliraa-
- 43 na ie ad o no re del SS. S a cra m e n to , p r o ­
cu ra re prediche , s e r m o n i , in occasione
m assim e delle q u a r a n t ’o re, tr id u i p e r la
)rim a co m un io ne de’ fa nciulli, in tro d u rr e
’opera dell’ adorazione n o t t u r n a , d ila ta re
in som m a, p rop ag are, far d iv am p are l’a m ore
la divozione a Gesù S acram en tato con tu tti
i mezzi possibili. Ecco quello che u n a so­
cietà del g en ere (1 ) di quella stabilita in
F ra n c ia , potrebbe fare in Italia. In Italia
la volontà di fare il bene no n m an ca , ciò
che m anca è l’energia, il fuoco, la passione
del sacrifizio. C orriam o ad a ttin g erla alla
mistica lam p ada del san tua rio .
(1)
E sisto n o in m o ltissim i p aesi co n fra tern ite
pa#ciiie d el S S . S acram e n to . S v en tu ratam en te n e lla
o ssia c o m m aggior
parte n(m se ne conserva m em oria ch e nep li art'liivi p a rro cc liia li. C onverrelìbc
rid estarla a nuova vita, loro
infondere
novello vigorti, fa r loro sen lirB In g loria e la gioia d ie deriva
dal cu lto , d a ira m o re di G esù S a c ra m e n ta to .
-
44 -
RISPETTIAMO
LE .SACRE IMMAGINI
Un fatto terrib ile troviamo registrato n e ­
gli ultim i n u m e r i di ottobre 18G3 dello
Stendardo Catlolico che qui ripro du cia m o
non tanto perchè ci cada in m ente che
i nostri lettori abbiano bisogno di questi
eccitamenti p e r risp e ttare le Sacre im m a ­
gini, ma piuttosto perchè sapendolo lo ra c ­
contino a tu tte quelle p ersan e che possono
averne bisogno (e sono più tra gli adulti
che tra i rag azz i); onde i castighi altrui
siano a noi di salutevole lezione. — L’n
garibaldino prese in aflìtlo nella città di
S a s s a r i, una cam era mobigliata in una
locanda ; nel ritirarv isi, vide che eravi un
Crocifisso di legno al cappezzale del letto,
per cui p ro ru p p e in im p ro p e rii e bestem ­
mie contro il m ed es im o ; nè contento di
ciò, lo strap pa dispettosam ente dal m u ro ,
lo dilania coi denti e fattolo a b r a n i , lo
getta nel fuoco. Ma vedete lezione te r r i­
bile p e r l ’empio U enan e suoi seguaci ! in
capo a tre giorni fu trovato m orto, s m i-
- 45 suratarnen te gonfio, n ero come u n carbo ne,
e cogli occhi sporgenti a ll’in fu ori com e u n
dannato.
Siano qu esti castighi a noi di sp ro ne
non solo a non disprezzare le im m agin i
sacre, m a ancora a non a rro ssire di d are
loro pu bb licam en te quei segni di rispetto
e di ossequio che sono loro d o v u ti ; come
levarsi il cappello passando loro inn an zi,
0 farvi il segno della tlroce, o simili a l­
tri atti esterni di pietà che servono anche
a d are b uo n esempio al nostro prossim o,
massim e ai ragazzi che vivono d ’im itazione.
A BB IA T E
PIE T À
DEI F A N C I U L L I
G u ai a co lu i c h c
UQu di
s c a n d a lim r à
qu esti p iir^oli ch e
cre­
dono in m e.
Ah! ditelo a t u t t i , ripetetelo a q u a n ti
conoscete « Abbiale pielà de'fandulli ». lo
mi sento straziare il cuo re pensando al­
l ’o rrib ile peccato, alla sceleraggine di co­
loro che ai diacono iiistillarc il veleno del-
-
«fi
-
l’in iqu ità e del vizio neU’a n im a inn ocen te
di un fanciullo, e p p u r e io n on posso far
altro ’ che p re g a r Dio e rivolgerm i a tutti
esclam ando ; abbiate ■pielù dei fanciulli. A b­
biatene pietà voi che in loro p re s e n z a ,
pron un ziate disc orsi, com m ettete azioni
che vi disonorano. Voi, che ard ite s t r a p ­
p a r loro dal cuo re coi vostri esem pi, colle
vostre parole l’am o re di Dio e della virtìi.
A bbiatene pietà voi che esponete 'agli
sgu ard i del pubblico infami p ittu re . Ab­
b iatene pielà voi, che stam p ate scritti che
fanno onta a chi li scrive, a chi li stam p a ,
a chi li vende.. A bbiatene pietà voi, che
osate inse gn are loro a no n p raticare più
qu ella religione che è l’unico mezzo che
può r a tte n e r e il giovine dal d arsi in brac­
cio alle turpi passioni, e finalm ente a b ­
biatene pielà, 0 voi tu tti che potreste oc­
cuparvi a d a r loro u n a b uon a educazione
0 sacerdoti del Signore, o m aestri, o p a ­
d r i , 0 m a d r i , o istitutori, abbiate pietà
degl’innocenti. Se voi credete come è i n ­
dubitato alle loro a n i m e , al Dio che le
ha fatte , le ha -salvate , alla loro o ri­
gine ed al loro fin e , o h ! vi commuova
il pensiero della loro debolezza e del b i­
sogno urg en te che h an n o di essere educate.
Chi toccherà il cuor d ’uom o se n on lo
muove l’a n im a di un fanciu llo ? Chi mai
- 47 lo in te n e rirà se l’a n im a di u n adolescente
alle prese col bene e col male n o n lo i n ­
tenerisce ?
Guai a noi se no n arre stia m o il m ale
che già comincia a p re n d e r e delle pro­
porzioni spaventose, guai a noi, g uai ai
giovani, guai alla società, se nel m e n t r e
s’ accrescono i mezzi d’ istruzione no n si
provvede p u re ad un a saggia e religiosa
educazione. 11 lam ento o rm ai si fa g e n e ­
rale e ben si può sin d ’ora c h ia m a re ch iu n (jue im pedisce o fuorvia o trascu ra dovendo
occuparsene l’educazione dei fanciulli chi­
u n q u e n on provvede ad in s p ira r e in essi
l’a m o re e la pratica della religione cattolica
(ch e ogni a ltra 6 f a l l a c e ) , anzi im pedi­
sce che santifichino i giorni festivi, che
frequ entin o i catechism i, che l’osservino,
insom m a ben si può con ragion e ch ia­
m a r e costui u n nemico di Dio e della so­
cietà, u n assassino della g enerazione cre­
scente, u n traditore della p a tria . Giovani
viziosi, cap arb i, em pi n on s a r a n n o mai
buoni cittadini, nè buoni soldati, m a s a ­
ra n n o il disonore, la vergogna di loro
stessi, della famiglia, .della società. Se a­
m ate Dio e la società abbiate pietà dei
fanciulli.
— —«r>->0-OC-
— 48 —
I VIZI CHE CI ACCOMPAGNAIVO IN VITA
CI SEGUONO IN MORTE
Un cotale u su ra io (il n o m e è nolo a
più d ’ un o) venulo al m om ento di p r e ­
sentarsi al Giudice S u prem o per r e n ­
dere conto delle o i e r e sue, colpito da t e r ­
ro re, pensando al a sua m ala vita chiam ò
al suo letto un savio e p ru d en te sacerdote.
Udito questi il suo stato di coscienza, che
era peggiore assai che quello del corpo,
scorgendo il suo te r ro re , la sua confusione
lo confortò col ric h ia m a rg li la bontà la
misericordia di Dio che al peccatore p e n ­
tito a p re dalla croce le braccia per rice­
verlo nel suo seno trafitto p er la sua con­
versione. L’usuraio alq u anto racconsolato,
pensa riconciliarsi coi S ignore, e premessa
la confessione con un o sforzo s t r a o r d i n a ­
riam en te penoso finalm ente si induce a
consegnare al confessore u n a cam biale o n ­
de possa a suo nome restitu ire le usu re,
r ip a ra re i dan ni arrecati. Ma riavutosi to ­
sto come da un so n n o : a proposito, dice
al sacerdote che gli era vicino, non ci
pensava ; voi preferirete avere d an aro so-
— 49 —
nanlR anzicchè una c a m b ia le : ebbene d a­
temela : p rim a di m o rire voglio scontarvela
al dieci p e r cento. P assaro no alcun i giorni
e l’infelice m orì senza aver provvisto pe r
l’a n im a su a .
Iddio ci gu ard i dal c o n tr a r r e cattive ab i­
tu dini p erch è nean co alla m o rte sa p rem o
spogliarcene.
AL POPOLO
Circa la vita di D. Ambrogio.
Q T JE SIX O
Tutte le volte che u n u om o si presen ta
in pubblico e viene ad in s eg n are una
nuova d o ttrin a religiosa, coloro ai quali
egli indirizza la sua parola h a n n o il d i ­
ritto e starei per d ire il d o v e r e , p rim a
di p r e s ta r orecchio ai suoi d elti, di c h ie ­
dergli; chi sei tu, e perchè ti fai tn co n tra d ­
ditore delle credenze di tutto u n p o p o lo ?
- so Or bene egli è questo il quesito d i e noi
veniamo a fare ad un uomo che da alcun
tempo iretende insegnare all’ Italia una
nuova ( o t tr i n a relig io sa ; questo è ciò cho
anzi tutto noi vogliamo assolutam ente sa lere da costui. Noi non conosciamo I). Amirogio, ignoriam o quale sia stata, quale sin
ora la sua vita ; solo voci confuse poco a lui
favorevoli sono g iu n te al nostro orecchio,
e v e ram en te su q ueste non possiamo nò dob­
biamo form are un giudizio. Che D. Ambrogio
levi a d u n q u e la sua fronte e ci dica fran ca­
m en te chi è, e che pretend e egli, e p e r ­
chè m ai fra le tante discordie che mise­
ra m e n te straziano la povera Italia, egli
tenti p er di più aggiungervi le discordie
religiose.
Noi desid eriam o e vogliamo tanto più
conoscere la sua vita e lo scopo del suo
p re d icare , perchè tutti coloro che sinora
h an n o b attuta la via p e r la quale egli si
è messo, tu tti coloro che com battendo la
Chiesa, i Sa cra m e nti e le pratiche del culto
cattolico, pretesero r i fo rm a re la religione,
h a n n o m en ata m ise ra m e n te tale una vila
che fa schifo a pensarvi, e il fine di tulli
costoro era ben altro che quello di giovare
ai loro s i m i li , di p ro c u r a re con d is in t e ­
resse il bene della società.
Omettendo di parlare di altri più anli-
51 chi cominciam o p e r esempio da Maometto.
Le d ottrin e di Maometto sono così vergo­
gnose che la sua vita e il fine del suo
op erare non potevano essere difformi da
tanta infam ia. L utero venne dopo e a n ch ’esso si protestò di voler r i fo rm a re la
religione. 1 suoi stessi seguaci sono d’ac­
cordo nel confessare i suoi vizi e le sue
tu r p itu d in i ; e il bene che egli ha a r r e ­
calo alla società lo provarono sin dal p r i n ­
cipio le orribili carnificine della g u e rr a dei
contadini in G erm ania. Il desiderio di sc u ­
sare la sfrenatezza delle sue passioni e sofl'oc arn e lo spaventoso rim o rs o fu il fine che
lo guidò noi suo o p era re . Zuwinglio per
le sue malvagità fu dagli stessi protestanti
tenuto in conto di sc e lle ra to , e s’indusse
a c o m b attere le credenze cattoliche p er
solo principio d’invidia. Calvino divenuto
rifo rm a to re p er spirito di vendetta m eritò
p e r le sue tu r p itu d in i di v enir con dan nato
aH’infamia de bollo ro ven te. T u tti s.nnno
chi fu E nrico Vili d ’In g h ilte rra e q uale la
causa del suo orlio conlro la religione
cattolica. (1 ) Oh con qual diritto ven­
ti)
Q iianlanqtic i vizi e g li errori d e g li iniliviiiui non sian o
arpnm cnlo suflìeicnto a provare la falsità d e lle
d o ttrin e ch e
p rofessano, tu ttav ia quando q u e sti individui ardiscono presen ­
ta rs i com e riform atori d e lla so cietà, si lia il d iritto di dim an­
dar loro com e m ai lo loro d o ttrin e potranno riform are g li altri
m e n tre non hann o serv ilo ch e a corrom pere e ssi ste s s i.
-
S2
— 53 —
-
nero cosloro e tulli i loro im ilatori nd
im porsi agli ignornnti od ai doboli ! con
ijual fronte ardiscono venira g ettare il
marcio del loro cuore e della loro m ente
sugli individui, sui popoli, sulla società.
Se con sultiam o la biografia di coloro
cbe in questi ultim i ann i abban do nan do
la religione cattolica si resero apostati o
predicarono la ril'o rm a , ci nasce an co r
più vivo il desiderio di sap ere se questo
nuovo rifo rm a to re sia qualche cosa di m e­
glio. Se bi sua condotta sia m igliore di quella
d ell’ A ch illi, del D esa n c tis, del Gavazzi,
del Camilleri e d ’altri parecchi che prim a
di lui h an n o battu ta la via che ogii or
halle.
Un giornale pro lestunto scriveva non è
molto, a questo proposito. « Mentre la Chiesa
» cattolica aggrega a sé c o n tin u a m e n te i
» protestanti pii'i istruiti, più illum inali,
» più segnalali p e r la loro m o ralità, la n o ­
» sira Chiesa (rifo rm a ta ) si è ridotta a non
» rec lutare che frati scostumati (citato d aly>VUiiivers, 27 o d . 1840). » E un esimio
scrittore cattolico soggiungeva : « Difattochi
» son quelli chc in questi tem pi abban d onan o
» la Chiesa cattolica p e r farsi p r o le s ta n li?
» Non altri che preti e frati i quali g itla» lisi pria nel p antano d ’ogni laidezza ago» g n a n o a c o n trarre qualche sacrilego m a -
» trim onio. Son questi d’ordin ario si rotti
» ad ogni libidine, che dopo di essere stali
» lun gam ente lo scandalo dei loro paesi, la
» croce dei loro sup erio ri e dei loro vescovi
» non più sostenendo alle continue rim o ­
» s t r a n z e , riprension i e minacce che lor
» si fanno, all’onla che ovunque li accoin» pagna, vengono finalm ente al disperato
» partito di a p o stata re . T anto p iù poi facil» m ente a sifatto passo s ’inducono allorché
» un (]ualche com m issario pro testan te lor of» Tre il comodo e i mezzi di farlo, e ven» gono assicurali di u na sufiiciente sussi­
» slenza p e r l’avvenire » (1).
Dopo tu tto ciò noi siam o veram ente c u ­
riosi di sap ere se U. Ambrogio colla sua
condotta passata e p rese n te faccia vera­
m ente una eccezione a questa regola ge­
ne ra le , se egli sia v era m e n te q uel giusto
(2 ) che da tanto tempo i protestanti cercano
nelle lile m assim e degli apostati o c h e mai
non h an n o an cor potulo trovare; e ([uando
noi saprem o che colui che ci vuole insefi)
haiiuii
K g li è, |»cr oviUtrc (|uestu duloioso falLu d ie
i
su poiiuii
uso la lo ra , a rigu ardo Ai c e n i c a tliv t s o g g c tli, di una
iudiilgonza cIk'. d ii non nc sa il p crch c, i|u.ilj(ìca di eccessiva.
(2)
Noi l'abliiam detto poco in n an zi, le re!azii*ni ch e c i ven­
nero fatte su l suo co nto da parsone ben inform ate c e lo di­
pingono tu tt’ a llro ; ma nui attendiam o un a su a parola in pro­
p o sito.
-
bi
-
g nare ciò che dobbiam o c re d e r e , n on è
un prete scostumato, n è u n fa lsario , nè
un truffatore come fatiti altri cho prima
di lui tenn ero i medesim i discorsi ma un
uomo di illibata condotta, noi penserem o
d i e fra i tanti torti che h a n n o coloro che
prestano orecchio alle sue prediche alm eno
non h an n o quello di deg ra darsi sino al
punto di ascoltare u n ciu rm a to re , uno
scostumato, u n ciarlatano.
Cenni circa la doUrina di D. Ambrogio.
Gira da qualche tem po per i paesi d ’It.ilia e specialm ente nella città di Torino
u u tale che va spacciando robe da chiodi
contro il p a p a , la c o n fe s sio n e , la messa
e a ltre p ratich e della Chiesa catto lica, e
si assicura che costui è un prete, e un
prete che ha cele bralo tante volte il santo
sacrilicio della m essa, che ha udite tante
volte le confessioni de’fedeli, d i e ha giu ­
rato in pa rtic ola r modo rispetto e som messioiie al som m o ro n telic e (1). U popolo,
(i) H costui un tal D. A m lirogio ilc lla provincia (ti M on(l'iv i, (la lungo tempo sospeso iliil suo V escovo non per aver
can talo il Te D e u m nellii le sta dello S ta tu to , com e e g li af­
ferm a, m a per altre g rav issim e ragio n i.
55 -
non ti lasciar i n g a n n a r e ; le cose che egli
dice son cose scritte e r i s c r i t t e , dette
e ridette tan te volle, e tante volte sbu ­
g ia r d a te che no n provano nu lla contro la
religione cattolica. E n o n ti rechi m e r a ­
viglia l’u d ir le rip e te r e da u n prete. 11
prim o che mosse g u e rr a a Dio e volle in
certo modo fon dare u n a nuova religione,
la religione della su p e rb ia e dell’idolatria
di sè, la religione dell’io fu un angelo che
si chiam ava Lucifero. Colui che trad ì il
nostro Divin R eden tore fu u n apostolo, uno
dei p rim i p reti, e si chiam ava Giuda. La
su p erb ia c o n giu nta all’ ign oranza , come
avvien quasi s e m p re , m utò sin dal p r i n ­
cipio della chiesa persin dei vescovi in
ostinati ere s iarch i. L u tero era un f r a te ,
ma u n frate s u p e r b o e scandaloso. Anzi,
sia detto con dolore, p u r troppo le g u e rre
più acerb e che d ila n ia ro n o la Chiesa f u ­
ro no in co m in ciate da p reti o religiosi nei
(|uali il vizio giu nse a cancellare persino
il sentim e nto del puftore. Non ti stup ire
ad u n q u e , o mio caro popolo, d ’ ud ir un
prete a sp a r la r della religione. Non è cosa
nuova, e in tutti i secoli se ne son veduti
degli esem pi e no n o stante la religione
si conservò e si dilatò e si dilaterà sino
alla fine del m ondo.
Questo tale se la prende col Pa pa ed
-
56 -
osa afferm are che Gesù Cristo non lia stabililo il papato. Non ci cred ere, o popolo, non
ci c re d e re egli n o n sa n ulla. Il vangelo
sta co n tro di lui e bisogna essere ben
cieco per n on vedere ad ogni pagina la
p re m in e n z a che s. Pietro ha ricevuto da
Gesù Cristo sugli altri apostoli. 11 Papa ,
egli dice, dev’ essere povero. Lo è stato,
mio caro p o p o lo , e q uand o Iddio il p e rmelesse Io diverrebbe di nuovo senza cessa­
re d’esser papa. Ma d im m i, perm e tteresti tu
d i e rim an esse povero? Se nei p rim i tem pi lo
fu si è perchè allora quasi tutti i cristiani
e ra n o poveri, n è potevano soccorerlo, ma
app ena i ricchi e n tr a ro n o nella chiesa ,
appena cessarono le persecuzioni, la pietà
(le’f'udeli no n perm ise più che il loro vec­
chio p adre andasse mendicando il pane
(Iella vita e pensò essere necessario che
come già il som m o sacerdote degli Ebrei
il prim o prete della Chiesa di Cristo a n ­
dasse acco m p agn ato da u n e s terio re che
dim ostrasse agli occhi di tutti la persona
che ra p p rese n ta v a , ed is pirasse rispetto e
venerazione. Il papa può p ratic are la ])overlà in casii s u a , e Io leggiamo di molti,
può vivere come povero m a non sarebbe
convenie nte alm en o agli occhi della mol­
titud ine che lo ap parisse . P u r troppo lauli
e tanti no n sanno risp etta re la povertà
- 57 q u a n d ’an che vada co ng iun ta ad esimia vir­
tù. E poi la povertà no n è a ltrim e n ti u n
obbligo pel papa che p er q u a lu n q u e altro
cristiano. 1 religiosi ne fanno v o t o , ma
n on tutti i papi sono frati. Se l’arg o m en to
valesse, q ualsiasi re dovendo essere il pa­
d re del suo popolo dovrebbe p u re essere
povero, e gli a rg o m en ti che si adducono
con tro un papa ricco, si po.ssono a d d u r r e
an che co ntro un re ricco. Se poi perc hè
il papa , e in g e n e ra le tutto il c l e r o , si
occupa e deve occuparsi delle a n im e , do­
vesse p e rc iò s e p a ra rsi da lutto q u a n to è m a ­
teria, dovrebbe allora s ep ararsi p ers in dal
prop rio corpo, e r i d u rs i a m o r ir di fam e.
I
p r e t i , soggiunge questo nuovo ri f o r ­
m atore, no n r e s p ira n o che interesse, n on
pensano che a far d a n a ri . Che ve ne siano
di costoro n o n ne d u b i t o , e q u a n d o noi
c r e d e s s i , apostati viventi me ne fo rn ire b ­
bero un a prova. Ma che il m aggior n u m e r o ,
che tutti siano tali, vi bisogna un a fronte
di bronzo p e r afTermarlo. A h! egli non
ha mai saputo che cosa è un prete, e quale
è il dovere del p r e t e ; ed ignorandolo p re ­
tende che an che lutti gli a ltri lo ig no­
rin o . . . ! Oh ! mio caro popolo , che sia
il ])rete non and arlo ad im p a r a r e da un
c iarlata n o di piazza, nè da quelli che fre­
q u e n ta n o le fiere, le taverne , i ridotti e
- 58 peg gio ; m a vallo a cercare al letto del
malato, accanto al giu stizia to, nelle p r i­
gioni, negli o sp e d a li, nelle scu o le ; d a p ­
pertutto dove vi è una lagrim a da tergere,
una consolazione da re c a re , u n ’opera Imona
da com piere ; il prete vallo a vedere iu
chieda n on solo q u and o è in funzione, ma
quando è solo che prega e geme, perchè
vorrebbe veder tutti seg u ir la via della
virtù che è quella della felicità ; cercalo
nel confessionale q uando è a tto rn iato da
ogni classe d i p erson e e da poveri in più
g ra n n u m e r o ; cercalo sul pulpito quando
insegna coll’unzione della parola ad a m a re
Dio e il prossim o, ad ub b id ire a’su perio ri,
a r e n d e r e a ciascuno ciò che gli e dovuto, a
no n m a c c h ia r s i, a n on d egrad arsi colle
b r u t tu r e del v iz io , a fare a lt r u i lutto il
bene possibile. Il p rete è il tuo amico, o
mio caro popolo, esso è il tuo p iù g rand e
amico, e lo sarà sem p re m algrado di tutti
i tentativi che si fanno p e r staccarlo da te.
Di più ( uesto nuovo apostata ardisce
pa rlare della confessione , egli cbe vi è
ricorso fante volte e sa di m e n tire tu tte
le volte che inventa delle calu nn ie sulla
confessione. Kgli ti consiglia a non con­
fessarli più ai preti m a di confessarti a
Dio. Ma e c c h è , hai tu creduto finora di
confessarti a p r e t i? Io n o, io sem p re si­
— 59 —
nora ho p ensato con fessarm i a Dio, p e r ­
chè confessandomi da u n suo m in istro sa­
peva che mi confessava a tale che in virtù
(Iella sua o rdinazione teneva il posto di
Dio, e poteva a nom e di Dio giudicare se
l'ossi degno di perdono e tr a n q u illa rm i
ijuando mal a proposito ne dubitassi: sa­
peva che mi confessava a chi aveva da
l)io la facoltà di c o n s i g li a r m i , di sugge­
ri r m i i rim ed ii al mio peccalo. Mio p o ­
polo! egli n o n sa che cosa sia confessione
0 l’ha d im e n ti c a to ; e se vi vedo malizia
(II! in teresse lui sciag urato ! a p ra la storia
ili 18 secoli e più da che la confessione
is tituita da Gesù Cristo si pratica nella
Chiesa ; a p ra la storia di tanti p i i , dotti
e santi confessori, e vedrà qual menfita,
(|ual solen n e m entita ricevono le sue i m ­
pu den ti parole.
« E della Messa , che dice egli della
Messa questo sciagurato che avrebbe dovuto
trovare in essa la scuola dell’ umiltà ,
(Iella carità, del sacrifizio: il mezzo della
])ropria santificazione; ed invece non vi
Ila cercato che la pro pria perdizioni!.
Ah! il prodigio d e ll’a m o re di Dio, la j)iù
g ran d e scuola della virtù , del sacrifizio ,
(leH’eroism o , la vittima che soddisfa ])ei
peccati del mondo è una pena dolorosa per
coloro che v orrebbero ogni virtù elim i­
-
60 -
nata dalla terra p e r fondare il regno del­
l’egoismo del denaro e del venire ».
Nè valga ad in g a n n a rli, o popolo , il
citare che cosini fa la Bibbia e la sto­
ria della Chiesa p e r provare le sue a ss e r­
zioni contro il papa , la c o n fe s sio n e , la
.Messa e in generale contro le credenze
cattoliche perc hè egli falsifica la Bibbia e
la Storia. Si egli falsifica le S crittu re e la
storia della Chiesa. Abbi il coraggio di
dirglielo, mio caro popolo, diglielo a p e r ­
tamente a faccia sco perta. Sono a mille,
a raigliaja coloro che glie lo h a n n o dello
prima di te, e fra questi fu ro n o di quelli
che p assarono la loro vita in tie ra nello
studio, m a nello stesso tem po nella virlìi;
furono di quelli che col loro ingegno fe­
cero s tu p ire il m ondo, s. Agostino, Dante
Alighieri, Bossuet, F énélon, Pascal e mille
altri.
E quando ardisce afferm are che egli
am a la p atria , che egli am a 1’ Italia ,
o h ! dagli sulla voce che ben sei m erita,
])ercliè egli mentisce in iq ua m en te. Egli
ama l’IUdia? egli che le vorrebbe s t r a p ­
pare la gloria più g r a n d e ? egli ama l’I­
talia m e n tre predica la divisione, m en tre
tenta scinderne le credenze e straziarla
con nuove dottrine re ligio se? Egli ama
ritiilia m e n tre vi sem ina la pili accaniiita
— 61 discordia e tenta di a rm a re il fratello con­
tro il fratello, il p adre contro il figlio, i
parenti co ntro i p a r e n t i ? E nel suo acciecaniiMito si lusinga egli forse di poter colle
sue sp a n p a n a te plateali di spegnere la
fede cattolica in I t a li a ? P overo insensato!
no che egli non io potrà ; n o , mille volle
no! Milioni e m ilioni d ’italian i verseranno
il loro sa n g u e ma non d iv e rra n n o rin n e ­
gati nè apostati g iam m ai ( i ) . Il giorno
che voi, 0 seguace di L u tero im ita tore de­
gli Achilli, del Desanctis, del Gavazzi , o
che altri ([ualsiasi di maggior ingegno, di
m aggior d o t t r i n a , di m aggior potenza e
ricchezza di voi, v orrà fare l’Italia s p e g n e n ­
dovi la religione c a tt o li c a , potrà farne
un cim itero, ma no n m ai u n a nazione e
tanto m eno l’ila lia. A h! se è vero che
(1) E a llo ra , dirà qu alch e sp irito fo rtn , pprché vi affannale
tanto ? S e la tcile non perirà a c h e ta n to in ta flid irv i? M ano!
ili m andiam o a co stu i se per salv are non
tosse
d ie
un
dito
(le’suoi piedi non u serebb e e g li l ’ istpssa e n e rg ia ch e per s a l­
vane lu tto il co rp o ? E p erchè c i rim provera e g li se per salv are
per im pedire la corruzione la rovina di a lcu n e anim e d ebo li,
non fosse pure c h e d’ un anim a s o la , più p reziosa c h e
tu lle
le ricch ezze d el m ondo, noi c i affanniam o, scriv iam o e soffriam o
com e se si tra tta s se di un in tie ra n a z io n e ? L a persecuzione
non ci spav enta, nt’ dubitiam o d e lla p erp etu ità d e lla fed e; ma
c i spaventa il
rovina.
p e rico lo d elle anim e deboli
e
la
loro
facile
,
-
C-2 -
amialfì r ila lia cessole dal dilaniarla con
sem inare nuove discordie. Se non voicle
desistere dai vostro predicare l’eresia per
am ore di Dio e della Chiesa sua sposa
im macolata, per a m o r e deH’unim a vostra
e d e l l a n i m e de’vostri fratelli, oli! alm eno
vogliate cessare p e r a m o r della patria !
rprchè bpslemmiato, perchè im precate voi?
« Si davvero p erch é? IVr nessuna ragione,
» eh io ini sappia, e d ifa tto senza la menoma
» ragione. Direte che é vostra abitudine
0 e che
non vi attrib uite a lc u n senso.
«A llora perché bestem m iale v o i ? Se é
hu on o !i n ienlo , se non ha senso alcun o,
» preché c o ntin ua le voi ad im p ie g a r parole
« c h e n on significano n i e n t e ?
« So ciò fosse tutto io avrei già detto a b ­
» bastanza p er convincere ogni persona as« s e n n a t a , come è assurdo il b estem m iare.
» I.a lingua ci fu data p e r far conoscere i
» nostri pensieri. Non vi sono che gli im » becilli ed i pappagalli cho ado p e ran o p a» role vuole di senso, non vi sono che gli
» ubiiriachi ed i pazzi che van p arla n d o pe r
J* d iritto e pe r rovescio, e non è che negli
«ospizi dei menleciitti che si può scusare
» u n a simile condotta.
—
(5U
—
» Io vorrei bene a r r e s ta r m i q u i , ma in
» verità ciò è impossibile. Io n on accuso
) ' già di u na pazzia inoffensiva, quelli che
» proferiscono b estem m ie o maledizioni, io
» li accuso di u n te rrib ile peccato m o r» tiilc, giacché le p a ro le eh’essi ad op eran o
» non sono p u n to parole vuote di senso o p e r
» conseguenza i n n o c u e ; ma all’opposto pa» role che h a n n o un pessim o senso e che
» fanno un g ra n m ale. Vi ha un proverbio
» che dice: La maledizione, la heslemmia bru­
si da la limjna di chi la profferisce. Io vorrei
» bene che fosse sem p re cosi, p erch é se la
» bestem m ia ferisse il corpo come ferisce
» l’an im a , gli uom ini n on besfenim ierebbero
f) più e n o n o stante vai meglio avere una
» lingua am m alala c h e u n a lin gu a colpevole.
» A h sappiate co n servare il silenzio tutte le
» volte che u n ’im precazione vi vien sulle lab­
)) b ra. l ’i im pro verate coloro che in te n d erete
» a bestem m iare , com battete valorosam ente
» questo peccato d ap pe rtu tto dove lo incon» tr erete , m ostrate ai vostri co m p agn i che
» voi ard ite essere coraggiosi e re n d e re te­
» stim onianza alla fede di Gesù Cristo ».
Noi abb iam o trovato questo squ arc io in ­
dovinate dove ? In u n libretto stam pato
(lai P ro te sta n ti, e ci è piaciuto. L’abbiam o
voluto in s e rire poi pe r diverse ragioni :
I ^ p er le buone osservazioni che fa ; T per
— 65 —
— 64 —
far vedere clic ogni voi la che i P rolestanli
vogliono dire qualche cosa di liene sono
costretti senza accorgersi di ado perare lo
stile, le parole, le espressioni dei cattolici,
notale, si parla p ersino del peccato m o r ­
tale , espressione che Lutero non voleva
to lle r a re ; 3*^ per d a re im a prova come
r i n g h il le r r a colle d ottrine puseiste si vada
sem p re piiì accostando alla Chiesa c a tt o ­
lica e faccia presagire u na prossim a r i u ­
nione alla m ad re Chiesa. O h ! si faccia ,
(kU, p a i , fiat. Noi lo d esideria m o calda­
m e n te, perchè am iam o i P ro testan ti come
fratelli, secondochè ce lo comanda la n o ­
stra san la religione e v orre m m o vederli
lutti sulla via dèlia verità e del p a r a d i s o ( l ) .
l i C a l t r u i d i ^ g i * a 7, i e
i4Ì e i i o
a
n o i
d i
s c u o la .
In un a borgata presso Cotrone (C alabria)
nei p rim i giorni di ottobre 18C3 scoppiò
u n furiosissimo u rag an o . A c q u a , v e n to ,
(1) I P ro te sta n ti di Iraon conio com inciano a com prendere
d ie
0
liisoRna so tto m ettersi ad u n 'a u to rita e qu esta non ]iuò
esse re d ie q u ella d e lla G liicsa
CONVERSIONE STUAOHDIINARIA
ellH lo dello zelo di mi sacerdote cattolico.
ca tto lic a , o non si deve ;tin -
u iettei’e alcu n a au to rità ed allo ra
convien n e g a re sin (iiifilla
di D io. I 0 ca tto lic i od a t e i , diceva già
lo g ici non c 'c via di mezzo «.
fulmini im p e rv ersav an o e sgom entavano
quella povera popolazione. Uno di quelli
che sotto il n o m e di lib ertà v o rreb bero
a n n ich ilili tu tti i co m a n d a m e n ti di Dio e
della (Chiesa, sbalordito da u n im provviso
scoppio di f u l m i n e , anzicchè f a r e , come
ogni buoi) cristian o , il segno della s. Croce,
0 d ire Gesù mio m isericordia, p ro r u p p e in
esecrande b estem m ie con im precaz ion i o r ­
r en d e contro il Pontefice. Ma, terrib ile
vendetta d ’un Dio oltraggiato in se stesso
e nel suo Vicario in te r r a ! Non a pp ena
aveva p ro nu nz ialo quelle o rrib ili p a ro l e ,
che im m e d ia ta m e n te u n secondo fu lm ine
incen eri il m iserabile e sprofondò appieno
la sua casa. Miei cari le tto r i, im p ariam o
a risp etta re il n o m e SS. di Dio e la p e r ­
sona del suo Vicario in te r ra , ed avrem o
trovato il m iglior mezzo p e r essere p r e ­
servati da tante tem porali disgrazie e quel
che è più evitare l ’in fern o.
F é n é lo n , ad e sser
Nessuno co ntrasta alla classe povera il
privilegio di u n a quasi n a tu r a le in clin a ­
zione a p re s tars i p e r q u a n to p uò alle o 5
- 66 p ere di carità verso il suo si m i le : e non
di rado arriv a che il povero ritro va in un
altro suo pari q u e ll’aiu to, qu ell’assistenza,
quel soccorso che gli fu negato da p e r ­
sone comode e lussuriose. Quello però
che n on a tutti è cognito si è come nella
classe indigente sia alle volte u n ottim o
mezzo lo in te re ss a rsi in q ualche opera di
carità p e r a p rirs i u n a via a correggerli
dei loro difetti anch e gravi, m assim e con
quelli che p er la sregolatezza di costum i e
dim enticanza d ’ogni prin cipio di religione
non d an no p iù a chi cerca d ’ avvicinarli,
alcuna speranza di ri d u rli al bene con r a ­
g io n am en ti e p ersuasioni. Di questa verità
trovo u n a lum inosa prova in un fatto n a r ­
rato d a ll’ Abate Isidoro Mullois nel suo
corso di eloquenza sacra po po lare tradotto
in lingua italiana di recente pubblicazione
che rip rod uco le tteralm en te dal testo non
solo perchè serva come dilettevole le ttura,
ma an cora di eccitamento ad im ita rn e l’e­
sempio q u an d o l ’occasione si presentasse.
« I n un o de’ p iù sciagurati q u a rtie r i di
» P arig i vi aveva u n a povera cenciaiuola,
» m alata grav em ente e in tale indigenza, che
» si giaceva su un po ’ di paglia o stram e ,
T) il quale più che di letto, aveva aspetto
» di le tam aio. Un p rete, che venuto era a
» visitarla, stava tra sè pensando in qual
» modo potesse sovvenirla ; quando dal
- 67 » fondo di u n oscuro andito, che là era,
» ode una voce di donna grid are sup pli» chevolm ente: aiu to, aiu to , m’ammazzano!
» all’assassino ! — Egli vi acco rre ; spinge
» l’usciuolo, e vede questo tristo sp e tta ­
» colo : d u e fanciulli che g rid an o e p ian ­
» gono ; e la m isera m adre stram azzata a
» terra da u n omaccio alto e di tr u c e a ­
» spetto, che a mezzo svestito e con una
» cam icia lacera sulle spalle le sta sopra,
» e a calci nel ventre e nel petto o rr ib il » mento la p ercu o te cosi, che la m eschina
» livida e pesta era u n a pietà a vederla.
» 11 b u o n sacerdote s’avvia al m a rito , e­
» sciamando : ah ! sciagu rato , cessa : che
» fai? — S’arre sta e g li; ma g uatato il sa­
» cerdote, si gitta su lui, e afferratolo a
» mezzo la vita con am b e le b r a c c i a , lo
» solleva di peso, e senza d ir motto lo
» trascina ad u n a finestra ch’era là ap erta,
» ove giu nto : Ah ! preti, grida che vi cac» eia te in casa a l t r u i , e venite a turbare
T) la pace delle fam iglie.... be n ti do io il
» salto p e r la finestra : e si p re parav a p e r
» eseg uir la sentenza, qu an d o quasi per
» g u stare <in tratto 1’ agonia del suo pa» ziente, s ’arrestò un istante, e fissandolo
» con occhio di tigre co’du e pugni ai
» f i a n c h i , ({uasi morso di tanaglie , lo
» stringeva.
— 68 —
« Trem a va in cu ore il sacerdote , ma
5 non si s m a r r ì e nascondendo la paura
j) con viso so rriden te disse . Adagio, amico,
» tu fai ben presto a m etterm i p er la fi■) n e s i r a .. .. sai tu ciò che faceva io m e n tre
3 tu battevi la tua moglie ! Tu tieni p er
3 la frate rn ità e la carità : n ’è vero ? eb;» bene sappi che là a costa v’h a u n a po­
I) vera donna che sta p e r m o r ire su paglia
.D puzzolente come u n letam aio ; e ciò in
» casa tua ! n o n ti fa onore, e ne avresti
I) pena tu c e r t o .... tu non se’cosi cattivo
I) come vorresti p a r e r e . .. . v e d ia m o ; dia­
» moci m ano per a iu t a r e la poveretta ; tu
» a n d ra i a c ercar della paglia p e r lei io
» te la p agh erò . Lo spavento e la b ram a
» di far del bene anche a questo sciaurato,
» avevan dato n on so qual forza di p e r ­
» suasiva a queste poche ina spettate p a » ro le : onde quel feroce a ll’ud ir e, comincia
» a pla carsi, e m utalo in viso, lascia li­
» bero il povero p rete , anzi scopertosi e
» cacciatisi ia lurida b erretta sotto il b rac» ciò, si fa a l u i , in atto di soldato d a ­
» vanti al suo caporale, e ; A h! sig no re,
» (dice) se la parla cosi, la cosa cambia :
» io son uomo d’ o no re e d’ u m a n ità , io.
» A so cco rrer la do nn a, certo si che l’a» iuto : lasciar m o r ire cosi u n a cre a tu ra
» u m a n a , non va : dica ciò che vuol ch’io
- 69 » faccia, farò tutto , io. Il sacerdote tira
» di tasca a lcu n e m o nete, e ponendogliele
» in m ano, gli d ice: vam m i a cercare due
» fasci di paglia.
» Le donne del vicinato in t ra t ta n t o , corse
» al r u m o r e , e visto quel prete, pallide e
» tr e m a n ti g r i d a n o : po veretto! che la fece
» m a i ? sa ella dov’è ? questa è la casa del
» più b ru ta le u om o di tu tto il q u a r t i e r e :
» ed è si tristo, che i più scellerati n ’h a n n o
« s p a v e n t o .. .. ei va dicendo c h’ avrebb e
» gu stalo di fiaccar le ossa ad un uomo
j» e più ad u n p r e t e . . . . Queste parole a ­
» vrian fatto s m a r r i r chicchessia ; ma co­
» leste do nn e n o n sapeano q uale sia la
» potenza della carità.
» Questo bmvo scellerato eccolo ri to r n a r e ,
» no n g u a ri di tem po dopo, con du e fasci
» di paglia sulle s p a l l e ; e ra tr a n q u illo !
» e quel suo ceffo aveva p e r poco preso
» a ria di uom o onesto. l'"u un a scena di
» vera tenerezza quella che segu i. E n » trato dalla c e n c i a i a , pone a te r r a una
* p arte della paglia, e la sten d e in mezzo
» alla c a m e retta ; poi con u n a delicatezza
» quasi m a te rn a pigliata la in fe rm a qual
» era giacente nelle su e vesti, la trasporta
» su quella ; indi colla rim a n e n te rifattole
» il le t ti c c iu o l o , ve la rip o n e e. l’ adagia
» sop ra, ai tutto come fatto avrebbe una
-JO » sua am ata figliuola. E q uan do u n a delle
» femmine volle p restarsi p er dargli m ano,
» ne la resp in se g iuran do , che esso e ben
» capace di c o n d u rr e a fine da sè un atto
j di buona ca rità . Egli era in te n e rito , sino
» alle la g r im e ; il sacerdote avvedendosi
» che slava in pensiero di p arlarg li, il tira
» in disparte verso il vano della finestra.
» Ma al nuovo am ico non venne fatto di
* artico lar p u r m ollo, chè il sussulto del
» cuore ne l’ impediva : n on fece d u n q u e
» che strin ge re quella m a n o , eh ’ egli gli
» porse, con tanta energia, che p e r poco
» no n gliela storpiava, in prova del troppo
» forte e sensibile suo alletto. — B e n e ,
» bravo! dissegli il prete, ora ti riconosco,
» e ben vedo che tu n on sei così malvagio
» nom o, come ti davi a c r e d e r e ....... non
» tei dissi io, che tu eri capace di una
« b u o n a az io n e ? — Eh! (rispose l’ altro
» con voce commossa, e affogata ), è lei
X che ha fallo tulio . Io, p e r me n o n son
» più io : nè più mi rico n o sco .... Quattro
» u o m in i non mi avrebbero fatto stare ;
» ed ella con q u a ttro parole m i . . . m i ...
K cambiò. Bisogna ben che la sia un buon
» c u ra to lei.
» Il sacerdote proflttó della bonaccia
» p e r difendere la causa della moglie, e :
» Amico mio, gli disse, tu facevi cosa che
- 71 » no n l’andava, b attere la tua moglie : ben
» sai, che la d o nn a no n si piglia p e r b a l» lerla. Ella avrà i suoi d iffetti, senza
« f a l l o : ma , e tu non ne hai p ro p r io
» n e ssun o? Bisogna co m p atirsi .a vicenda.
* O rsù, v ia . .. . p ro m e ttim i, che non la bat» lerai m ai p iù .... A tali parole, l’aspetto
» di costui si ran n u v o lò , lasciò a n d a re la
> m an o del prete e con franco piglio d is » segli : — Mi dispiace assai, ma non posso
» prom ette rg lielo , e n o n gliel prom etto ,
» p erchè n o n te r re i la p a r o l a .... F u p e r ­
» tan to d’uopo di r i t o r n a r e alla prova ; e
D tra le molte p aro le quesla fu che lo
» v in se; Tu no n vuoi p ro m e tte rm i di non
» rip e rc u o te re la tua moglie : è difTetto di
» riflessione cotesto. Ne a n d re b b e il tuo
» onore ; dacché h a i fatto all’is ta n te u n a
» azione si bella verso u n a d on na s t r a » n ie ra , n o , tu più non puoi o n o ra ta m e n te
» b attere la d o n n a tua. Colui dopo u n
» forte con trasto tra sè e sè, p ro m ise , af» forzando la p rom essa d’u n grosso e ple» beo sa c r a m e n to . Dopo quel di, n on si è
» )iù u b b ria cato , nè h a più m ai battu to
» a su a m o g lie: la qu ale potete pen sare
» con qu ali rin g ra z ia m e n ti non accogliesse
» quel sacerdote ogni q ual volta ritornava
» a v isitarla in casa. Che buona v e n tu ra
» fu quella , che ella si sia trovata qui
—
12
—
I) quel £>;iorno ! quella visita mi ha libe­
I» raln ila chi sa q u an te gragnuole. Il m a ­
» riio ora non s’in neh bria p i ù ; imbiziia■>risce talora , effetto del suo n a tu r a le
« violento ^ leva allora i p u g n i, e mostra
» volermi schiacciare sotto ; ina non mi
» tocca, 0 tantosto si va calm ando col d i r e :
» - buon per te che quel prete sia stato
« q u i , se no ne toccheresti ancora delle
I) belle!
» Nè andò m o lto , che p er questa via
» ([uel misero ridivenne cristiano . Fatta
» la co n fes sio n e, e la com un ion e , m utò
» cosi che r a r a m e n te troveresti uom ini
» com e lui e di si nobili sen tim en ti. Non
» volle ricever soccorso da chicchessia af» ferm ando, bene b a sta r egli per sè e p er
* la famiglia : per lo che ei lavorava notte
» e di. D’allora in poi la pace, e con essa
» r agiatezza benedicono la sua casa e la
» su a moglie va ripetendo, che essa ora si
» Irova come in paradiso.
» Sopra tulio singolare è la nobiltà d’aj# nim o che m o stra. Verso l’u sc ir del set­
» tem b re scorso, egli recossi da quel sa­
li cerd ote che ora esso am a di tutto cuore,
» e con quella franchezza ch’è sua pro p ria :
» son m alinconico oggi (gli d i s s e ) , o si­
* g n o r Abate.
» — P e rc h è , am ico m i o , che h a i?
—
-
» — P erchè son lovero. Veda ; in vila
» mia l’ho sofferta a m i s e r i a ; u n di m a ­
li lodiceva ai ricchi, e con loro il buon
» Dio d ’averli fatti r i c c h i: tuttavia credo
» non avere mai provato tanto dispiacere
•> della mia povertà, come al p re s en te,
» elio è p u r m eno d u ra .
« — E che hai d u n q u e , il mio povero
« e caro am ic o ?
» — Ilo questo, che vedo v enir il nuovo
A a n n o ; vorrei in quel giorno p o rta rle
» qualche piccolo regalo , e no n ho d e n a ro
* in tasca. Vengo a d u n q u e p e r d ir le al•> manco, com’ella p uò co ntare d ’avere in
» me un am ico fedele e d e v o to , pronto
•' giorno e notte a’suoi ord in i. Mi mandi
» p u re d ovunque ; p e r lei ci co rro a piedi
m n u d i, e mi getterei co n tro la locomitiva
« d e ll a ferro -v ia. E pigliando la m an o di
« lui nella su a , con un accento di bonià
« g r a n d e e di em o z io n e : se m ai, d is s e ,
» 0 caro Abate, venisse la rivoluzione, se
» si attentasse u n ’altra volta alla vita dei
* preti, venga lei, venga a nascondersi in
» casa mia, venga a rifu g ia rsi nel nostro
» ( | u a r t i e r e ; là d e n t r o , cospetto di c a n » n o n e! s’av ran da vedere de le belle leste
» rotte p rim a che le si torca u n c a p e llo ... »
—
74
—
- \ r x ’T A .
ilei
CANONICO COTTOLKNGO
— *0© *—
Come a contrapposto di ciò che a m a ­
lincuore ci è toccato scrivere circa il d i ­
sgraziato 1». Ambrogio, era nostra in ten ­
zione di stam p a re qu asi, come u n sollievo,
qualclie cenno circa la vila di q u ell’apo­
stolo della carila, m a r tire dello zelo, vero
Vincenzo d e ’ Paoli I t a li a n o , che fu il ca­
nonico Coltolengo (1 ). Kd in tal cenno
(1) A fa it i giusto co n cetto d e lla vastità d e ll’ im presa cu i si
accin se il sa n t’ ucm o d f l C anonico C u tlo lengo , non può certo
b a s ta r e , ma può giovare a ssa i un elen co d e lle varie
sezioni
com ponenti la piccola C asa d e lla D ivina P rovvidenza, ch e il
somm o P o ntefice P io I X cliiam ava la C asa del M iracolo. E ss e
sono 9 4 e più, e si distinguono in in fo n n crie , su ore di ca r ità ,
O spizio d ello O rso lin e, fra te lli di s . V in c e n z o , giovani detti
fra tin i, so rd o -m u tj; OrfanotroOo, O spizio d ei v ecch i, fatui ed
e b e ti, invalidi, R e t i c i , C on g reg azio n e dì p r e t i , m onastero
d etto del su ffragio, fig lie d e lla p ie là od A d d o lorate, p ro v an d e ,
Ospizio del C arm ine, T o m m asin i, T a id in e , S a le d 'a silo e c c . C irca
duem ila sono le persone ivi rico verate viventi d ella olem osiua
g io rn a lie ra d e lla pubblica ca rità .
— 75 sarebbe venuto molto a proposito d are
qualche ragguaglio circa le pie is titu ­
zioni che s u ll’esem pio di lui la pietà cat­
tolica ha cosi m ira b ilm e n te , cosi prodigio­
sam en te sap uto , coll’evidente soccorso della
Divina Provvidenza, stab ilire di questi u l­
tim i a n n i in T orino . Ma egli è forza r i s e rb a r e
questo caro, questo co nso lante arg o m e n to
peli’ a n n o ven liip o, se Dio ci d arà vila e
m en le da tanto. P e r ora ci lim iterem o ad
acce n n are come si sia in q u e s t’a n n o in i­
ziato il processo p e r la beatidcazione di
questo v e n eran d o servo di Dio, e gli esam i
-■siano già di molto avanzati. T e rm in a li che
siano s a r a n n o sottoposti al giudizio di una
co m m issio ne di C ardinali i qu ali dec ide ra n o se si possa a tt rib u irg li il titolo di
V enerabile. Questa p rim a sentenza n o n gli
a ttrib u irà p erò a n c o ra l ’o n o r degli alta ri ;
sarà necessario u n secondo processo p e r ­
chè possa c h iam ars i Beato, ed allora p o­
trà avere alta ri m a no n chiese a lui d e­
dicate , e il suo culto sarà a n c o ra assai
l i m i ta t o ; si dovrà is tru ire n n terzo p r o ­
cesso p e r p o te r add iven ire alla sua c a n o ­
nizzazione, e solam ente allora avrà l ’intiero
cullo di Dulia e si c h ia m e rà Sàmto. In tulli
questi processi si adopera il massim o r i ­
g ore, e no n si am m e tte p e r prova a lcu n
fatto che no n si possa giu rid ic am e n te p rò -
^
- 76 v.ire. È noto come il C ardinal L am b ertin i
poscia Benedetto XIV consegnasse u n giorno
ad esam inare ad un prolestante inglese il
processo di u n servo di Dio. Lettolo questi
lo r ip o rtò al C ardinale dicend og li: se tutti
i santi della Chiesa son di questa fatta io
mi rend o cattolico. E bbene gli rispose il
C ardinale, voi giudicate costui santo e noi
invece n o n a bb iam o a n c o r credu to che la
sua santità fosse suflicienteniente provata.
Cosi la Chiesa Cattolica ponendo in chiara
luce le v irtù , le o p ere, le d o ttrin e , i m i­
racoli d e ’ suoi figli, viene a d a re u n a r i ­
sposta senza replica a tutte le m iserabili
c a lu n n ie de’suoi im potenti avversar].
iinONSIGNOR SIBOUR
li!N ,\TTO D I SPLE\ DID.\ C A R I T .V
Tra fatti caritatevoli ed illustri di Mon­
sign or Sibour, Arcivescovo di P arig i, morto
il 6 G ennaio 1857, dal sacrilego pugnale
di Verger, uno ne raccon taro no i g io rn ali
francesi, che m e r ita d’essere singolarm ente
ric o rd a to : accadde a Digne, quando Mon­
signor S ibo ur e ra an cora Vescovo di quella
città.
Una s e r a , ad ora già ta rd a , presentossi
all’abitazione del Vescovo, d im a n d a n d o di
parlarg li, u n a giovinetta d’a n co r freschis­
sim a e tà. Aveva scom poste le vesti, pallido
il volto, gli occhi lagrim osi e spaventali.
La s tra n a visita u qu ell’ora cosi tarda più
stra n a an co ra a p p arisce : il Vescovo ordina
che la giovine venga in tro do tta.
A ppena videsi al cospetto del P r e l a t o ,
la giovanetta scoppiò in u n g ra n pianto ,
e gittandosi ginocchioni a ’suoi piedi, lo ve­
nia su p plican do con voci in te rro tte di pietà
e di m ise ric o rd ia. Il Vescovo, ordinatole
di levarsi in piedi, e co nfortandola di brevi
ma benigne p aro le, le dim an d ò il racconto
delle su e sv enture; pro m ettend ole quel mag­
gior soccorso che fosse in suo po tere di
concederle. Di che preso a n im o la giovi­
n etta , incom inciò a dirgli : sè essei’e la fi­
gliuola di u n negoziante di Digne (e il
n o m i n ò ) , che ridotto per un im provviso
fallim ento aH’ultim a disperazione , nu lla
c u ra n d o le lag rim e e le preg hie re sue e
della m ad re do len tissim a, n u lla i p i a n t i ,
le strida e le carezze d e ’ suoi figliuoliiii
inn ocen ti, stava in g ran d e punto di p r o ­
c u ra rsi d« se stesso la morte.
— 78 —
A h ! è tuU’oggi (continuava la g i o ­
v ane) che gli siamo d attorno p iangendo e
pregandolo in u tilm en te . Egli è fuor di sè,
ci dà delle terrib ili risposte , ci fulmina
di spaventevoli occhiale , n o n vuole ve-d erci, n o n vuole se n tirc i.... n e p p u re i suoi
piccoli b a m b in i, ai quali faceva tan te ca­
re zze....M ia m a d r e corse stam attina nel suo
ga bin etto , per toglierne le pistole, c h ’ ei
solea tenere sul cam ino ; n o n ci fu verso
a trovarle. A h ! certo le ha nascoste, p er
valersene stanotte a co m p iere il suo atroce
d is e g n o ! ... Ah, M onsignore! lei che è un
santo, no n ci a b b a n d o n i! ... ho sentito p a r ­
lar tante volte della sua c a r i t à . .. . son ve­
n uta
n on ho n e p p u r detto nulla a
mia m a d r e ........ e son venuta qui da lei,
è il Signore che mi ha i n s p ir a t a ... Oh,
Vossignoria ci a i u t i , trovi q ualch e mezzo
qualche r ip ie g o .... se no, questa sarà l’u l­
tim a notte pel mio povero p a p à , sarà la ,
rovina e la desolazione di tutta la nostra
famiglia. — E dicea queste p aro le con tante
lacrim e e con tale im p eto di desolatis­
simo a ff e tt o , che il Vescovo, mal re g ­
gendo a tanto strazio, levossi improvviso e
disse alla giovane : — T ran qu illate vi, mia
li g l i a , il Signore no n vi a bb and on erà ,
indi chiam ati i servi, comandò che subito
si mettesse in o rdine la carrozza, ed e n tr a ­
70 tovi colla giovane, si avviò alla casa di
suo padre.
Lo trovò qual gliel’avea descritto la fan­
ciulla : torbido in volto, agitato d e ll’anim o e
mezzo fu or di se per l’a p p re n s io n e della
sua terrib ile sven tu ra. Q uando la moglie
corse a dirgli, che Monsignor Vescovo era
in casa e dim andava p a r l a r g l i:
— Monsignore ! . . . chi lo ha c h ia m a to ?
perchè lo avete condotto qu i ? . . . Che ho
10 a fare con Monsignore. No no , non
voglio vederlo. — E avviandosi verso l ’u ­
scio della s t a n z a , ne spingea fuori la
d on na, p e r chiudersi d e n tr o , ed elu d ere
cosi le sue in du strie am o ro se, che in q u el­
l’istante no n facevano che vie peggio i r ­
rita rlo . Ma la d on na p iang end o, e s t r i n gendoglisi alla persona :
— Ah, sposo m i o ! ...... ma vuoi d u n q u e
r o v i n a r c i ? ....... uccider m e, i tuoi b a m b in i,
11 tuo s a n g u e ........ A him è! che hai, che mi
g u ard i a quel m o d o ? ...... S e n ti .. .. fa r a ­
gione. Gli e u n s a n t’u o m o 'c h e viene p e r
consolarci tu tti.... dee aver sentito q u a l­
che cosa della tua disgrazia ....
— Dunque la mia disgrazia si sa già
p er tutta la c it tà ! ... Dunque io son vitu­
perato dal m o n d o ! .. . E chi è q u e ll’ i n f a m e ?
Qui in buon p u n to apparve l ’ augusto
P relato , acco m pag nato dalla figliuola. E
- 80 gu ard an d o d’uii soave o pietoso sguardo
qu eirinl'e licc; — Eccliò, s i g n o r e ? vi r i liutereste voi di m e tle rm i a p arte dei vo­
stri dolori e delle vostre s v e n t u r e ? ... Non
son io il vostro p a s t o r e ? .. .. e n o n siete
voi u na delle m ie cure p e c c o re lle ? ... più
cara in (|uesto m om ento, in cui tanta sven­
tu ra si è aggravata sul vostro capo ? ........
All’improvvisa comparsa e al suono di
((ueste sante parole cadde a u u tratto l’ira
di quel poveretto, e si rim a se attonito e
confuso davanti al suo Vescovo. Il quale
licenziale con u n cenno le donne , prose
amiclievoiraenle p er m a no il negozia nte, e
traendolo con sè nella p arte più riposta
della sta n z a : — S i , sign ore (continuava
a dirgli), ho sentita la vostra disgrazia ,
l’ho sem ita o r fa mezz’ora da vostra figlia.
Non tem ete, voi non siete disonoralo nella
società e ........ noi sarete. La vostra sven­
tu ra, il vostro doloro, la desolazione della
vostra fam iglia m ’han no condotto a voi.
Signore, guardatevi atto rn o : dove sono i
vostri a m i c i ? . . . A h! v’h an n o in g a n n a l o ,
v’h a n tr a d ito !... Or eccomi qui io, amico,
p adre, fratello’^ qual meglio mi volete.
Vengo dopo che i falsi amici v’h ann o ab­
ban do nato ; vengo a consolarvi d ’una grande
sciagu ra, ad offerirvi consigli e soccorso.
E voi non vorrete p u re a s c o lta r m i? .,, voi
- 81 —
avrete cuore di re s p in g e rm i dalla vostra
casa ? ...
—
Ah no, mio buon P asto re ! — g razie,
grazio, anzi ! . . . . perdono ! . . . . Non potè
d ir altro il poveretto, che i singhiozzi gli
toglievan la p aro la, e il pianto Iacea t e ­
stim onio , e h ’ era già vinto il suo c uo re.
Onde il santo P re la to non potè ten ersi dal
gittargli le braccia al collo, e string end olo
lu n g a m e n te al petto confuse le sue lagrim e,
più elo qu enti d ’ ogni p a ro l a , con quelle
deH’infelice.
Scioltisi da quel lu ngo abbraccio, disse
il Vescovo : — Ora che i n o stri c u o ri si
sono vicendevolm.onte a p e r t i , o r che mi
avete accettato p e r a m i c o , p e rm e tte te m i
eh ’ io no faccia le p a rti. — E sed utisi
l ’uno al fianco d e ll’a ltro, volle conoscere
parte a p a rie tu tta la storia di qu el d i ­
sgraziato affare, nel q u a le l’onesto n e g o ­
ziante, p er m anco d ’astuzia e p er eccesso
di fiducia no’suoi c orrispo nd enti, e ra sialo
da essi sc e lle ra ta m e n lo tradito. 1'] poiché,
d iscorrend o, il P re la to s’avvide che la p a ­
u r a del disonoro e de ll’ in f a m ia , più che
la perdita delle ricchezze, facevan disp era to
d’ogni bene quel poveretto, s’ingegnò con
dolci e ra g io n ate paro le di fargli cono­
scere il nulla degli onori e dei biasim i
del mondo ; e che vergogna é di chi fa le
e
- 82 —
ing iurie, n o n di chi in n o cen te le patisce;
e che il testim onio della buona coscienzu
è tale scudo al cristian o , che n on vi pos­
sono i dardi piii acuti della m o n d an a m a ­
lignità. — Eppoi non è vero (agg iun se)
che tutto il inondo vi m ale dirà. Molti che
vi conoscono e chc sann o la vostra vita
in te m e ra ta ed onesta,' vi co m p ian g era n n o
e c o n tin u e ra n n o a tenervi in quella stima
in che v’ehhero se m p re p rim a della vostra
disgrazia . — E cosi bel bello con sanie
parole e savii consigli venne disponendolo
a sentim e nti cosi ragionevoli, cosi rassegiiiiti e cristia n i, che il negoziante, leva­
tosi tutto rin corato da quel lungo collo­
quio, m e n tre già il Vescovo s’avviava per
uscire di quella stanza : — Monsignore
(gli disso), io vi avrò g ra titu d in e etern a :
voi m ’avete salvala la vita in qu esto mondo
e l’an im a neH’a ltro. Ah io già stava per
p re n d e r e un a feroce riso lu zio ne!—
T ra q ueste parole Monsignore aveva già
spinto l’u scio : e vedendo nella sala c o n ­
tigua la sposa colla figlia e d ue (igliuoliiii
già gran dicelli, che stavano ansio sam en te
attendendo la line di qu ell’abboccam ento,
sospinse a sè dinanzi lo sposo, dicendogli
so m m essam ente all’ o r e c c h io : — Vedete
là q ue’ poveretti : q uan to h an n o solTerlo!
ora sta a voi il consolarli. — Il negoziante
— SII —
co rse tra le braccia della moglie, e da
una p a rte e dall’a ltra fu u no scoppio di
pianto. Anche la figlia piangeva, e s t r i n ­
gendosi al braccio del p adre nella conso­
lante certezza di averlo salvato, lo venia
baciando e rib aciand o su p e r la sp alla.
E i bim bi, saltandogli a tto rn o tutti lie ti,
e prend end olo p e r la falda de ll’ab ito :
— l ’a pà, ora si che ci vuoi bene !
— E vero, che non sarai più b u rb ero
con noi e con m am m a ?
— Papà, ma pe rch è p ia n g i?
— Perchè non ci dai u n bacio anche
a n o i?
— Si, b am b in i m iei, a n ch e a voi... E
se gli stringeva al seno con tr asporto di
vivissimo airetto, d icen d o : Ah sento q u e s t’
oggi q u a n to son g ran d i le dolcezze della
fam iglia! — Dipoi, volto al Vescovo, che
colle m an i g iu n te e gli occhi levati al
cielo p area rap ito in estasi di g ra titu d in e
a Dio, e ad ditandolo ai figli : — figliuoli
m iei, ing in occ hiatevi: ecco chi vi ìia r i ­
donato vostro p ad re. E voi. Monsignore ,
dopo che avete sp arso di tanta dolcezza
u n gio rn o cosi doloroso, degnate vi di con­
ferm arci in questa nuova felicità colla vo­
stra benediz ione. — Tutti s’ing in occh iaro no
e il buon P a sto re li benedisse. Indi invi­
tato sedette ancora p er breve te m po colla
8Ì famiglia ; e udendo il disogno, che andavan
facendo, di vender tutto por pagare i c re ­
dito ri, e rid u rs i a vila ])iù stretta in q u a l ­
che povero villaggio, si fe’ mesto in volto
e stette a lq u a n to iu g ran pensieri. P o i ,
come sorpreso d’una subita in s p iraz io n e ,
volto al negoziante e presolo p er m a n o :
— IJitemi, signore, (l’interro g ò j : a quo­
tare i creditori e ti r a r innanzi on estam ente
il vostro negozio, qiial som m a di d en aro
vi sarebbe ne c e ss a ria ? —
— Ah Monsignore, venticinque mila lire
potrebbero appena ba starm i. '
— E bbene ; io sono in grado d’offerirvi
tal so m m a. Dimani l’avrete.
Noi te n tere m m o invano descrivere lo
stup ore della famiglia a q u e irin a sp e tta ta
prolTerta e il giubilo e le lag rim e e le
parole. Ma il P relato troncando a un tratto
tutte queste dim ostrazioni, e volgendosi
un a volta ancora al negoziante coll’indice
sulla b o cca : — M a!... silenzio. Pensate,
che scoprendo l’offerta che v’ho fatta, ver­
reb b e in luco anche il vostro fallimento,
e il vostro eredito n ’and re b b e perd u to p e r
sem p re.
Ciò detto, il Vescovo si p arti. Al d im an i
il negoziante ebbe il d en aro p ro m e sso ;
potè soddisfare a ’ suoi creditori, ravviare
il suo com m ercio, e vivere più che p rim a
- 85 agiato e contento nel seno della sua cara
fa m ig lia , che addoppiandogli d’ allora in
poi il suo a m o re e le sue c u r e , n on d i­
menticò m ai, che doveva tanta felicità alla
splendida carità del suo Pastore.
IL MATTINO.
S O S l 'l U O
I ) K L L ’ .\ M M A
a
1 )10
Dalla vallea del pianto
Sul m allu tin o albor
Di laudo, 0 C reato r,
T ’alza il creato un canto.
Col suo bel crin di roso
L’alba procede il di ;
La n otte già fuggi.
Ogni astro si nascose,
E l ’a u ra m attutina
Carezza T o rb e; e il fior
Manda più grafo odor
Se scherza a lui vicina.
Ogni augelletto intanto
Battendo l’ali u s c i ;
-
86 -
A ris u o n a r s ’udì
l.a selva del suo ciinlo.
Aliando tra le frondi
S u ss u rra il venticcl,
p; roco il fiu micci
T ra i .sassi gli risponde.
Di la m pi coronato
L’astro del giorno appnr,
P iù bello ad alle g rar
Di se lutto il creato.
E piove nova vita,
Piove vigor novel
Ija luce sua dal C.iel,
(]lie a s alu tarlo invila.
E lo s a lu ta n Tonde
()uando la faccia alzar
Lo veggono dal m a r
AlTorientali sponde.
11 suo bel raggio iniiora
La valle a m e n a , il pian ;
Del m onte più loiitan
i.e vette, e balze indora.
A tale incanto il core
Si sen te Tuoni r a p i r ,
E m anda a te u n sospir
Su Tali de l’am ore.
Ma il pianto ed i sospiri
lo solo verso in v a n ;
—
ST
—
Solo d ’affetto u m an
Mi pasco, e di d eliri.
Il viver mi ad d olo ra.
S p ave ntam i il m o r ir.
Dubbioso Tavvenir
M’a li r i s ta , e mi m a r to ra .
Le luci a più seren o
Giorno q u a n d ’a p r i r ò ?
Quando rip o se rò
A Te, mio a m a n te , in s e n o ?
Deh fa c he alla fragranza
De’luoi u n g u e n ti il piè
Muova seguendo Te,
Mio b en e, mia speranza !
L’o rm e che il fallo, a h i! lasso.
Al mio c a m m in segnò.
Gol pian to laverò,
A te drizzando il passo.
S ’o r questo co r te rre n o
Sol lida in tua m e rcè,
Deh avviva la sua fé,
Deh fa che t’am i a lm e n o !
G. B . S p a d in i .
V A R TETA*
S 1NG0I.ARE MODO
DI CONOSCERE LE l’EKSONE
N arra il Desciiret celebre do ttore in m e­
dicina nel suo eccellente libro : Della me­
dicina (ielle M issio n i come egli abbia co­
no sciuto u n distinto ab aie , l’abate P la n d r in
il quale daU’e sa m e d e lla sc r ittu ra conosceva
il c a ra tte r e degli individui, lo ebbi, egli
scrive, occasione di porgli sott’occbio pa­
recchi autogrill! di individui a p p a rte n e n ti
a varie classi della società e sei volte so­
pra sette ebbi a fare le m eraviglie della
fedeltà dei ritra tti che delineava dopo q u a l­
che m in uto d’ osservazione. Volendo ten­
tare u n ’ultim a prova gli p resentai alcune
linee pregandolo a d irm i ciò che pensava
del c a ra tte re della persona che le aveva
scritte. Ecco la risposta che mi diede i n ­
c o n ta n e n te : X Non saprei decidere a qual
sesso a pp arte ng a ; se è un uomo ha la
squ isita sensibilità della d o n n a, se è una
do nn a ha l’energia e la fermezza d’u n uom o.
- 89 —
E sam in an do q u in d i con m aggior attenzione
soggiunse : Or son certo che n o n è una
d o n n a che ha scritto queste rig h e, bensi
u n uom o di bella e nobile im m ag inazio n e,
m a di cuore p iù generoso e nobile an co ra .
La sensibilità dom ina in esso, se l’occa­
sione si presentasse il suo entusiasiiK) g iu n ­
g ereb be lino al sacrifizio della vita. Questa
bell’ a n im a n o n sa o d i a r e , è trop po n o­
bile ed altera p e r vendicarsi. Alle in g ratilud ini ed alle ingiustizie della vita ha
risposto coll’a m o r e e col perdono. Costui
fu senza fallo un figlio ten eriss im o , il
più fedele tra gli a m i c i , il più generoso
fra i cittadini. Sarebbe stato u n prode ca)itano più valoroso però che p ru d en te. Se
e circostanze nelle qu ali si trovò collo­
cato gli p erm isero di sv ilup pa re le sue fa­
coltà in tellettuali deve essere un g ra n poeta,
il poeta dell’a m o re , d e’ nobili affetti, della
grandezza dell’a n im a. Se conosce il c ri­
s tia n e sim o n on è possibile che no n sia
cristiano . S arebb e stato u n inesperto nego­
ziante non essendo nato agli affari, dispo ­
sizione questa che, portata all’eccesso, può
fo rm are un vero difetto, e questo difetto
è il solo c h e - u n ’ attenla o s s e n a z io n e mi
pe rm ette di a p p u n ta r e in questo bel ca­
ra tte r e , il (|uale può a n ch e aver avuto le
debolezze della v irtù, ma non già essere
- 90 stato schiavo di alc un vizio. L’ uomo che
P la n d rin giudicava in tal guisa d ie 'r o l’e ­
same d’u n suo scritto era il virtuoso a u ­
tore della Francesca da R im ini, delie Mie
prigioni, dei Doveri degli uomini, era Silvio
Pellico, e noi soggiungiam o che, q u an d ’a n ­
che l ’ahate P la n d r in avesse conosciuto di
chi fosse la scrit(u ra non jioleva tesserne
un più assen nato e conscienzioso giudizio.
n iC E T T A
l ’ ISR
G O D E .i E
BUON A
SA LU TE.
Il
celebre IJoerahave di Leida a chi lo r i ­
chiedeva di consiglio p e r godere buona
salu te soleva d ir e :
Zoccoli, Ijroccoli, buon capello,
Poco cervello, poi ridete dei medici,
cioè tenete i piedi caldi, il corpo leggiero
sia per qu an tità cbe p e r qualiià di cib i,
la lesta cop erta, prendelevi meno pensieri
cbe p o te t e , e state certi che non avrete
molto bisogno dei medici.
A questa ricetta il Galantuom o vi ag­
giu ng e la sua, che o tterrà assai più certi
ris u lt a ti : Non fate peccati, guardatevi dal
peccalo, e no n avrete bisogno dei medici
con quella frequenza che p u r troppo si ve­
rifica oggigiorno.
— 91 —
DIFFUSIONE
DI B U O N I L I B R I
P er comodo di coloro che volessero oc­
cu p arsi della diffusione delle Lellure Catto­
liche e provvedere cosi ad uno dei m ag­
giori bisogni deU’od iern a società sostituendo
buoni libri aL cattivi, rista m p ia m o qui il
PIANO D’ASSOCIAZIONE
A i. i. e l i e t i u r e
C a tto lic h e .
1. Lo scopo di questa associazione si è
dilibndere libri di stile sem plice, d i­
c itu ra p op o lare. La m a te ria sarà i ­
stru zion i m o rali, a m e n i ra c co n ti, sto ­
rie edificanti, m a che risg u a rd a n o
esclusivam ente alla cali, religione.
'i. In ciascun m ese uscirà u n fascicolo di
circa 108 pagine in c arta e formato
p a ri al p resen te.
i5. 11 prezzo di associazione ò di cent. 90
ogni se m e stre da pagarsi a n ti c ip a t a ­
m e n te, ch e forma la te nue som m a
a n n u a di fr. 1, 80.
4. P e r fare tutte le agevolezze possibili a
5.
0.
7.
8.
— 92 —
tutte le be nem e rite persone ecclesia^
stiche 6 s e c o l a r i , che v o rra n n o d a r
m ano a q u e s t’opera di c a rità , sa ra n n o
loro spec iti i fascicoli franch i di porto
p e r tutti i Regii Stati, ove sono atr
tivate le ferrovie, e p e r l ’estero sino
ai contini, p u rch é gli associali fac­
ciano u n c entro , ove si possano i n ­
dirizzare non m eno di c in q u an ta fa­
scicoli.
Chi desidera di riceverli con maggior
prontezza fran ch i per la p o s t a , p a ­
gherà fr. 1 , 2 0 ogni s e m e s t r e , o
fr. 2, 2 5 a ll’ann o.
Ove si possono spedire in siem e per
la posta 25 fase., il prezzo di asso­
ciazione sarà ridotto a fr. 2.
P e r l’este ro : F ra n c ia . . fr. 3 00
S v i z z e r a ................................» 2 80
Austria e G erm ania . . » 3 50
Negli altri Stati prezzo da concer­
tarsi.
L’associato s ’in tende obbligato per sei
mesi e qualo ra n o n intenda conti­
n u a re , è pregato di d a r n e avviso un
mese p rim a.
Nelle città e nei luoghi di provincia le
associazioni si ricevono da persone
designate dai rispettivi ord in arli dio­
cesani, a cui l ’opera è in particolare
m a n ie ra raccom andata.
—
!);$
-
0. In T orino si ricevono neH’ulìicio delle
medesim e Lellure, via s. Domenico,
n° i l , piano te rre n o .
10. Atteso la modicità d ’associazion e, si
prega di sped ire i pieghi o le lettern
fran che di posta indirzzate alla Di­
rezione delle Lellure Cattoliche. — T o ­
rino.
Noi sp e ria m o che le a n im e b u o n e vor­
r a n n o afl'errare questo mezzo p e r fare un
p o’ di bene col p ro m u o v e re la diffusione
di buoni libri p r o c u r a n d o che siano letti.
P iù che avere associati b ra m ia m o avere
dei lettori. I figli delle ten eb re son tutto
fuoco p e r far del m ale sp a rg en d o false
m assim e , fondando infame i s ti tu z i o n i,
stam p an d o libri assassini. Oh vergogna
se i ligli della luce fossero tutto ghiaccio
pe r far del b e n e ! La vita è cosi breve e
il prem io delle o pere b uo ne è cosi g ran de!
Coraggio a d u n q u e , m e n tre ab b ia m lemi»)
facciamo il bene e facciamolo a tu tti. Llum
tempus habemus operemur bonum ad umnes.
-
«i -
AFFRANCAMENTO
delle le tte re nei regii sta ti (Ij
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INDICE
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delle le tte re a ll’estero (2)
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del luogo
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Per la Francia .
Per l ’In gh ilterra
Per la Svizzera .
(1) P e i bassi
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le r e a loro d iro tte ù di su li c e n i. 1 0 o g n i 10 g ram m i.
Le le tte r e d ireU c n e g li s ta ti pooleOci vogliooo
affran cate coq c e m .
20
o g o i 1 0 g ram m i o frazione
A m ic i
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pag.
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Le (luullro stagioni. — Ik d is s i. — Com­
!>
puti e c c l e s i a s t i c i ............................ »
Feste mobili. — l quattro tempi deìVunno.
Tempo proibito p er celebrare le nozze
s o l e n n i ..............................................»
•>
fteal casa di S a v o i a ...........................»
7
/{amo di Savoia Carignano . . . . » S
Sommo l'ontelice Homano
. . . . «i \ i
Calendario p er l’anno bisestile IStii , » 0
di
esse re
g ram m i.
L ’op era delle L a m p a d e ...................... » 10
Hispettiamo le sacre immagini . . . » i l
Abbiate pietà dei farìciulii . . . . »
IT»
/ vizi che ci accom pagnano in vita ci se­
guono in m o r t e ..................................» iS
A l l'oi’oi.o. - Circa la vita di 1). Ambrogio » 4!)
Cenni circa la dottrina di />. Ambrogio » li4
Perché bestem m iate, perchè im precate
voi ? .................................................. » 1)2
—
!)(;
—
Le a l m i disgrazie sleno a noi di scuola » (i4
Conversione straordinaria effetto dello zelo
di un sacerdote cattolico . . . pag (l!)
yita del canonico Cotlolenyo
. . . « "i
Monsignor Sihour o un atto di splendida
c a r i t à ................................................. » 'ili
Il mattino sospiro deU’animu a Dio . » 83
V a rie ta ’. — Singolare modo di conoscere
le p e r s o n e ........................... » S8
— incetta p er godere buona salute » IH)
— Diffusione di buoni libt'l . . . « !ll
— Ajfrancamento delle lettere nei r e ­
gii s t a t i .................................» 91
— À lfranram entodelle lett. a ll’estero « i\i
«0^
Tip. deirO rat. di s. Frane, di Sales.
1863.
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Il Galantuomo. Strenna offerta ai cattolici italiani