STORIA SACRA l ' KP, r S ( » DELLE SCUOLE spnci.ilmente delle clnssi cl(!inei>Uu-i, secondo il p ro g ra m m a del Ministero deliri puiihlica islriizione, a rricch ita di aiialosiio incisioni e di im a carta geogralica della T erra SanUi, del sac. Rnsco (ìinVA^^l, ediz. terza, notevolm ente accre sciuta d a ir a n to r e , uscita testé dalla tip. , d e ir Oratorio di S. Francesco di Siilo?. Si vende franca di posta a L. 1 ITi g a l a n t d o m I n STRENNA «FFEP.'i'il ;\TTOLl(:i'IT\LlAM ALMANACCO Marnerà facile d'im par-are la Storia Sacra ad liso del popolo cristiano e che si p re sta a n ch e ad nso degii a sìti, e di altro scuole di simil g en ere , ediz. terza. Si vende franca di posta cent. PER l ’ An::o r i s e s t i l ì 1 8 G 4 j^ :i> T :N ro 41 x i ------r IL STKE^^’A OFFEllTA I CATTOLICI ITALIANI ^ V AIiMANACCO | ^ i P E L L ’^V IS IV O l i l S K S S T I L E 1 8 6 4 « / - Q ,^ - ~ SN ^ ! DUE PAROLE -A .O -L I I l G alantuom o si presen ta q uest’a n n o ve stito di nuovo e paffuto che è u n a delizia e spera n o n gli verrà fatta sga rb ata acco glienza. Q u an tu n q u e da u nd ici a n n i abbia fatto conoscenza col risp etta bile pubblico, egli è non o stante tu ttora timido assai e facile a sp av en ta rsi. Se q u a lc u n o gli venisse a fare dei visacci ei ne p otrebb e i m p a u r i r e e poverino! m o r irs e n e di dolore. Invece se non lo si avrà a m ale che il G alantu om o co ntin ui a sedersi al b anchetto delle s tre n n e - 4 - (c chi potrebbe g u a rd a r di m al occhio un G alan tu o m o ? ) egli p ro m ette che r i to r n e r à l’anno venturo ad attestare la su a r i c o n o scenza e, se non gli verrà data rag io n e di corruccio, assicura di venir tutto festoso e ridente. A lui n o n piace per n iu n conto al tercare, e vo rreb b e strin g e re la m a n o a tulli in segno di m u tu a c om unanza d’idee e di affetti. Faccia Iddio che ei si possa avere l’anno venturo un a si dolce consolazione. Amici c a r i , state m i s a n i , allegri con ogni ben di Dio. L eggetem i, gere e vivete felici. fatemi leg LE QUATTRO STAGIONI. P rim a v e ra 20 m arzo a ore 8, m . 40 del m attin o . E state 21 giugno a ore 5, m. ** del m attino. A utunno *2 settem b re a o re 7, m . 46 di sera. In v e rn o 21 dicem bre a ore 1, m . 34 di sera. ECCLISSI. Due d el sole in v isib ili a noi succederanno nel 1864. 1. Nel di 5 maggio a ore 10, m . 0, sec. 32 di se ra in v isib ile a noi. 2. Nel di 30 o tto b re, a o re 1, m . 1, sec. *9 di sera, in v isib ile a noi....? COMPUTI ECCLESIASTICI. N um ero d 'o r o . 3 | Indizione R om ana . 7 E patta . . XXII I L ettera D om enicale C. B. Ciclo solare . 25 + | Lett. del m art. C. magg. - 6 - REAL CASA DI SAVOIA. FESTE MORII.I. gennaio. La S e t t u a g e s i m a ......................2i Le Ceneri p rin cip io di Quar. 10 febbraio. Pasqua di K isurrezione . . . 27 m arzo. Le n e g a z io n i ..................... 2, 3, -1 maggio. L’Ascensione d el Signore . . 5 detto. P e n te c o s te ......................................15 detto. detto. La SS. T r i n i t à ...........................32 Il Corpo del Signore . . . . 26 detto. II Sacro Cuore di Gesù . . . 3 giugno. Il Sacro Cuore di M aria . . 21 agosto. Il SS. Nome di M aria . . . 11 settem bre. La Solennità del SS. R osario 2 ottobre. Dom enica p rim a di A vvento . 27 novem bre. Feste di precetto in tu tto l ’anno 61. Giorni di lavoro in tu tto l’anno 305. I QUATTUO TEMPI DELL’ANNO. P rim av era E state A utunno In v ern o 17, 18, 21, 14, 19, 20, 23, 16, 20 21 24 17 febbraio. maggio. settem b re dicem bre. t e m p o ' PROIBITO PER CELEBRA RE LE N O ZZ E S O L E N N I. D alla p rim a dom enica d e ll’A vvento (27 n o vem bre) sino a i r E pifania (6 g en n aio ), e dal giorno d elle C eneri (io febbraio) sino a ll’ottava di Pasqua (4 aprile) inclusivam ente. 44 t o r i o E s i a n u e l f . Il, Re, salilo al tro n o il 23 m arzo 1849, v ed o v o il 2ii gennaio 1855 d ella R egina Maria A delaide A rci duchessa d ’A ustria. V it S u o i F ig liuoli. 20 19 18 21 U m berto U anieri, P rin cip e di P iem onte. Am edeo F e rd in an d o , D uca d ’Aosta. Odone E ugenio M aria, Duca di M onferrato. C lotilde M aria T eresa Luigia, P rin cip essa, sposata a S. A. 1. il P rin cip e G. N apoleone. 17 M aria Pia, P rin c ip e ssa , sp o sala a S. M. U Re di. Portogallo. Cognata del Re. 34 M aria E lisab etta di S a s s o n ia , D uchessa di Genova, v edova il 10 feb b raio 1855 del Duca F erd in an d o M, A lberto, fratello di S. M. il Re. S u o i Fig liuoli. 10 T om m aso V ittorio di Savoia, D. di Genova. 13 M argarita M aria T eresa G iovanna , Princ. Figlie del d efu nto He Vittorio E m a n u t le I. Gl M aria T eresa F e rd in an d a G aetana P ia, spo sata con C arlo Lodovico di Borbone g ii Duca di P arm a. (il M aria .Vnna Kicciarda C.iiroliiia M argherita Pia, sposata al già Im p era to re d ’A ustria F erd in an d o 1. CALENSAftIO tUM O DI SAVOIA CARIGNANO. 48 Eugenio E m an u ele, P rincipe di Carignano. 90 M aria V ittoria F ilib e rta , P rin c ip e s s a , sua s o r e l la , vedova di S. A. R. il Conte di S i racu sa, Leopoldo R eniam ino, infante delle Due Sicilie. PER L ’A N N O B IS E S T IL iE 1864 -o > 0 0 -C -< A C Q U A K IO . SOMMO PONTEFICE ROMANO P io IX (lei Conti Mastai F e rre tti, nato in Sinigaglia il 13 m aggio 1792, pubblicato C ar d inale da G regorio XVI il 15 dicem bre del 1840, e le tto Papa il 16 giugno 1840, ed incoronato il 21 stesso m ese. CIE!«]VA1 0 . Ven. l a Circoncisione di N. S. Sab. s. D efendente. Dom , s. A ntero. Lun. s. Tito. Mart. s. T elesforo papa. Mere,. E p ifa n ia del Signore . Giov s. L uciano m a rtire , Ven. s. M assim o vescovo, Sab. s. G iuliano e s. B asilissa. Dom ., 1. dopo l ’E p if. s. Agatone, Lun. s. Igino papa, Mart. s. T aziana verg. m a rtire . Mere,. Q u arantadue m a rtiri. Giov. N o v en a dello spo s a lizio di M. SS. s. Ila rio vescovo. 1.5. Ven. Trasloc. di s. M aurizio m art. 16. Sab. s. M arcello papa. C 17. Dom. , I I . SS. N o m e di G. s. Ant. ab. 1. 2. c 3. 4. 5. 6. t 7. 8. 9. C 10. 11. 12. 13. 14. — 10 — 18. Lun. La catted ra di s. P ietro . 19. MarL ss. Mario, M aria, Abaco e Audiface, m a rtiri. 20. Mere. Traslaz. dei ss. S olutore, Av v e n to re ed O ttavio, m. 21. Giov. s. Agnese verg. m artire. 22. Ven. s. Gaudenzio S olerio vesc. 23. Sab. Sposaliz. di M. SS. con s. Gius. C Si. Dom . Seltuag. Nuv. della P u r i fi c a i. di M. SS. s. T im oteo vesc. m art. 25. Lun. C on v ersio n e di s. Paolo. 26. M art. 3. P olicarpo vesc. m artire. 27. Mere. s. Gio. G risostom o patr. 28. Giov. s. P aolo erem ita. 29. Yen. s. F rancesco di Sales vescovo. 30. Sab. b. Sebastiano Valfrè. C 31. Dom . Sessagesim. s. Felice IV papa. U. Q. il S a ore 8, m in . 9 del m a ttin o . L. N. di g e n n . il 9 a ore 8, m in . 10 del mali. P. Q. il 16 a ore 11, min. 36 di sera. I l 20 sole i n A qua rio. L. P. il ^ a ore 10, m in . 33 di sera. Riflessioni pel mese di gennaio. « Ciascun secolo, ciascun em pio, ciascun in » v entore di se tta o di eresia si cred e finalm ente » a rriv a to al giorno fam oso delle esequie d ella » Chiesa cattolica, ciascun di essi si crede de - 11 - o stinato ad in tu o n a re ildapro/^ititdw del papato, » del sacerdozio cattolico, dellaM essa e di tu tte » le antiche credenze d ella C hiesa ed in ta n to ...... > in ta n to la Chiesa vive sem p re, tra v e rsa n d o le »età, a n n ie n ta n d o n e l suo pacifico passaggio tu tti » coloro che la volevano distru g g ere. » {Segur). E n tro v e n t’a n n i , sc riv ev a V oltaire n el se colo scorso, Gesù C risto a v rà un bel giuoco. E precisam en te v e n ti anni dopo V oltaire se l ’aveva egli il bel giuoco p erch è m o riv a colla d isp erazio n e di u n dan n ato , chiam ando i preti che i suoi am ici filosofi im p e d iro n o di v e n ire sino a lui. P redizioni co n sim ili a v v e ra te si in pari m odo succedevano già a tem p i di S. A gostino, e ai n o stri giorni abbiam v e d u to a l tri c o nsim ili esem pi. Ecchè non ha egli detto il R edentore p o rta e in fe ri n o n praevalebun l adtìersus eam. M att. xvi, 17. Le po rte d e ll’in ferno non p r e v a r r a n n o m ai c o n tro la Chiesa. ? Ora, h a sc ritto u n a p e n n a illu s tre , o ra v e dono la C hiesa e dico n o : E ssa è p e r m o r ir e , e ben to sto il suo n om e s c o m p a rirà , non vi saran più c r is ti a n i , il loro tem po è passato. E m en tre ciò dicono io li vedo m o rire ogni g i o r n o . e tu tta v ia la Chiesa sem pre sta a n n u nziando la potenza di Dio a tu tte le g e n era zioni che si succedono. Q ueste parole furono d ette m ille e q u a ttro ce n to anni o r sono ; esse sono di S. Agostino. L aonde sono per lo m eno 1400 anni che la Chiesa sta p e r m o rire , e sic com e le cose c o n tin u an o e la Chiesa sta sem pre per m o rire è forza co n clu d ern e che essa non m o rrà giam m ai. - 19 - - P E S C I. FE BBR A IO . l. Lun. s. Orso arcidiacono. S. Mart. P urificazione di M aria. SS. B e n e dizion e d e ll^ c a n d e le 3. Mere. s. Biagio vesc. Ben. della gola. 4. Giov. s. D ionisio papa. 5. Ven. s. Agata v erg in e e m a rtire . 6. Sab. s. D o ro tea v erg in e e m a rtire . 7. Dom. Q uìnquag. s. R om oaldo ab. 8. Lun. s. G iovanni di M atba p rete. 9. M art. s. Zosim o papa. 10. Mere. Cenei-i. L’inv. dei corpi dei ss. m a rtiri S a lu to r e , A v v en to re ed O ttavio n el 398. 11. Giov. I beati sette fond. d e ll’ord. dei servi di 31. A ddolorata n el 1233. 12. Ven. 3. Scolastica vergine. 13. Sab. s. Gregorio II papa. 14. Dom. 1. s. V alentino p re te e m ari. 15. Lun. s. Efisio m artire. 10. Mart. s. Gregorio X papa. 17. Mere. Temp. b. A lessio F alconieri. 18. Giov. s. S im eone m a rtire . 19. Ven. Tempora, s. B eatrice vergine. 20. Sab. Tempora, s. L eone vescovo. 21. Dom. I I . s. M assim o vescovo. 22. Lun. s. M argarita da C ortona. 23. Mart. s. P ie r D am iano cardinale. 24. Mere. s. E dilberto re. 25. 26. 27. C 28. 29. 13 - Giov. s. M attia apostolo. Ven. s. A lessandro p a triarc a . s. Felice III papa. Dom . I I I . s. R om ano abate. Lun. s. R om ano al), m artire. (/. (j. i l l a ore 0. iniu. 18 del m allin o. L. X. di febbr. il 1 a ore «, m i n . -iO di sera. P. <j. il 11 a ore 1, min. 54 di sera. I l 20 sole in Pesci. L. P. il 22 a ore 5, m in . 31 di sera. Riflessioni pel mese di febbraio. Si sono sco p erte re ce n te m en te n e lle eatacum be di Rom a, (specialm ente in q u e lla di S. Agnese che d a ta dalla m età del secondo secolo, n o n p iù di 80 anni dopo S. P ie tro , p rim o P a p a in R om a}, delle in tie re cappelle con d iv e rsi a lta ri dove rip o sav an o le re liq u ie d e ’ m a rtiri, e si c eleb ra v a il santo sacrifizio d ella M e ssa , eoli im m agini della S a n ta V er gine, croci, p ittu re , con u n a sedia pontificale, con p ile p e r l ’acqua benedetta, con confessio n a li, ecc. Segno e v id e n te clie tu tte q u e ste cose eran o in uso sin d ai p rim i tem pi d el C ristia nesim o. A bbiam o negli a tti apostolici cbe i prim i c ristia n i v e n iv a n o dagli apostoli confessando le lo ro azioni. M ulti c re den tium veniebant confitentes a n n u n lia n le s « c f M S suos, Att, Apost. XIX, 18. - 14 - È stra n a d av v ero la g u e rra cbe si fa alla Chiesa cattolica. I p ro testa n ti la rim p ro v e ran o di essere sta ta infedele alle tradizioni del pas sato, gli in cre d u li invece l ’accusano di esservi troppo attaccata. Si m ettan o una v o lta d ’ ac cordo questi n em ici d ella Chiesa , a ltrim e n ti l ’evidenza d elle lo ro c ontraddizioni sa rà suflìciente risp o sta a tu tte le lo ro obbiezioni. Ma fuori della v e rità com e p otrebbevi essere accordo? Il prodigioso rid esta m en to religioso in F ra n cia, la re ce n te m anifestazione del fe rv o re catto lico in A lem agna, il profondo m o v im en to di r i to rn o a ll’u n ità cattolica in In g h ilte rra , la con v ersio n e del Bulgari, le agitazioni d e ll’O riente, fanno sp e ra re che il de M aistre abbia profe tato il v e ro quando 50 anni fa ha d etto : « F ra « c e n t’anni la F rancia sa rà c ristia n a e l'In g liil» te rra cattolica e i popoli d ’E uropa an d ran n o » a c an tare un Tedeum n ella basilica di santa sS o fla in C ostantinopoli. » a u ie t k . !W%.KZO. 1. 2. 3. 1. 5. 6. Mart. s. Albino vescovo. Mere. s. S im plicio papa. Giov. s. T.ucio I papa, Yen. 1j . U m berto di Savoia. Sab. s. Casim iro. Dom. l Y . s. C irillo. lo 1. Lun. s. T om m aso d ’Acquino dott. 8 . iMart. s. Giovanni di Dio fondatore d e ' P ad ri S pedalieri. 9. Mere. s. F rancesca R om ana ved. LO. Giov. s. Zaccaria I papa. 11. Ven. s. C aterin a vergine. 12. Sab. s. G regorio Magno papa. B 13. D om . di passione. S. Eufrosia. 14. Lun. s. M atilde regina. 15. Mart. s. L ongino m a rtire . 16. Mere. Noven a della SS. A n n u n zia la . s. G eltrude vergine. 17. Giov. s. P a triz io vescovo. IS. Ven. s. G abriele A rcangelo 19. Sab. s. G iuseppe sposo di M. V, B ao. Dom . delle P a lm e. B, Gio. Burnii. i l . Lun. s. Benedetto abate. a . M art. La b. C aterina di Genova. 23. Mere. s. V erem ondo A rborio. 24. Giov. s. C ernolfo vescovo: 25. Ven. La passione di N. S G. C. 26. Sab. s. Sisto III papa. B 27. Dom . P a s q u a di risur. di N. S. G. C. 28. Lun. s. C ontranno re. 29. Mart. s. Bertoldo. 30. Mere. Il b. Am edeo I.V ducadI Savoia. 31. Giov. s. Balbina vergine. V. (J. il L a ore 1, min. 42 di sera. L. N. di m a r z o il 8 a ore 4, m. 29 del mali. P. 0. il 15 a ore tì, min. 38 del I l SO .fole i n Ariete. L. P. il 23 a ore 10, min. d y ^iu ttiiio .. V. Q. il ’M a ore 10, min. 50 ^ 16 — - Rìftessionì pel mese di marzo. « Le leggi ecclesiastiche su ll’astin en za e su l «digiuno fu ro n o istitu ite col trip lice oggetto » deU’econom ia ru ra le , d e ll’igiene e d e ll’esp ia» zione, e m o stran o la saviezza e la p ru d en za » di chi le fece, p ari che l’ignoranza e la leg» gerezza dei cosi d e tti sp iriti forti che le cen» surano. 1 tra p p iti ed i c erto sin i i q uali non si » cibano m ai di carn e e vivono u n a v ita a u ste ' » rissim a, giungono quasi tu tti ad u n a in o ltra ta » vecchiaia. La m aggior p a rte di questi m onaci » non m u o re, p ro p ria m e n te parlando, di m ala t» tia, la lo ro v ita si spegne in pace senz’ a l« cu n a so rta di dolore. » [Descuret celeb re m e dico francese). Non è la carne che ci m acchia l ’anim a in v e n erd ì ed in sabato, la carne non è più cat tiv a in u n giorno che in u n a ltro . Ciò che m acchia l ’a n im a e la disubbidienza a ll’a u to rità legittim a sta b ilita da Gesù C r is to , disubbi ■ dienza che si com m ette m angiando carn e in giorni vietati. Si quis ecclesiam n o n audierit sit Ubi sicut ethnicus et pu b lic a n u s. Chi non ascolta, n o n ubbidisce la Chiesa sia a v u to quale un pagano. Matt. x v iii, 17. TO RO . A P R lIiE . 1. Ven. s. Sisto 1 papa, m artire. ì . Sab. s. F rancesco da l'ao la . — n — Dom . i n Albis 1. S. Volpiano m. Lun. s. Isid o ro do tto re. M art. s. Vincenzo F e rre ri. Mere. s. C elestino I papa. Giov. s. E gisippo. 8. Ven. s. A lberto vescovo. 9. Sab. s. M aria Egiziaca. B 10. Dom . I I . B. A ntonio N eiro tti. 11. Lun. L eone Magno I papa. 12 . M art. s. Giulio I papa. 13. Mere. s. G iustino m a rtire . 14. Giov. ss. T iburzio e V aleriano fr, m. 15. Ven. s. A nastasia m. 16. Sab. s. T oribio vescovo. B 17. Dom . I I I . P atroc. di s. Giuseppe. 18. L un. s. A pollonio m a rtire . 19. M art. s. L eone IX papa. 20 . Mere. s. Agnese v ergine e m a rtire . 21. Giov. s. A nseim o do tto re. 22. Ven ss. S o tero e Caio papi m m . 23. Sab. s. Giorgio m artire. B 24. Dom . l Y . s. Fedele da S igm aringa m. 25. L un. s. M arco E vangelista. 26. M art. ss. C leto e M arcellino p. m m . 27. Mere. s. A nastasio I papa. 28. Giov. s. Vitale. 29. Ven. s. P ie tro v e ro n e se m artire. 30. Sab. s. C aterina da S iena vergine. B 3. 4. 5. 0. 7. L. N. di P. (J. il Il L. P. il U. <J. il aprile il G a ore 14 a ore 0, m i n . 20 sole i n l'oro. 22 a ore 1, m i n . 29 a ore 5, m i n . 2, m in . 19 di fiera. 39 del m altin o. 49 del m a ltin o . 5 del m a ttin o . 2 - 18 - Riflessioni pel mese di aprile. «L a confessione è il segreto d ella v i r t ù , è i dessa che r e n d e , che c o n se rv a la pace del s cuore senza cui n o n v ’ha felicità, è d essa che » previene u n ’infinità di delitti e di disgrazie, » è dessa che so lle v a li povero peccatore la cui » debolezza l ’ha diviso da Dio, è d e s s a s o p r a » tu tto che consola il m o ribondo p resto a com » p a rire a vanti il suo Dio ed il suo giudice. » Qual cam biam ento si vedrebbe n el m ondo se » tu tti si confessassero sin ceram en te , se ria » m ente com e si d ev e» . (Segurj. T raduciam o in volgare (juesta p arola incon sid e rata « sono i p re ti che h anno in v en ta ta la confessione », essa vuol d ire il più delle volte io non voglio c o n fe ss a rm i, perchè io sono un o rg o g lio so , u n lib e rtin o che ne avrei troppe a raccontare e che non voglio c o rre germ i da m iei vizi. Ad im pedire che il S acram ento d e lla con fessione fosse da qualche rib ald o a busato a lini non san ti, i Som m i Ponteflci hanno da v a rii secoli pubblicate leggi sev erissim e e ob bligato, sotto pena di scom unica, coloro che sono in grado di p ro v a re questi abusi a d e n u n ziare i colpevoli ai lo ro su p e rio ri perchè siano sotto p o sti alle pene sancite contro di essi. Q uindi coloro che gridano c ontro gli a busi della confessione o li possono p ro v a re o no. Se li possono p r o v a re , p e r am ore della religione e per iscarico di coscienza ric o rra n o - 19 - a ’su p e rio ri ecclesiastici p erchè siano p u n iti, se non possono p ro v a rli alm eno genericam ente, si abbiano in pace il tito lo di m aldicenti e di sp u d o rati c alu n n iato ri a llo rch é ard isco n o far ricadere la lo ro accusa su tu tti in g enere i confessori. G E M IN I. M A c e io . B 1. Dom. V. ss. F ilippo e Giacom o m i n o re , apostoli. 2. Lun. s. A tanasio patr. 3. M art. R o g a zio n i. In v en zio n e del sa cro legno d e lla s. Croce. 4. Mere. SS. Sindone. t 5, Giov. L 'ascen zio n e di N. S. G. C. 6. Ven. M art. di s. G iovanni evangel. 7 Sab. s. S tan islao m a rtire vescovo. B 8. Dom. Appariz. di s. M ichele Arcang. 9. Lun. s. G regorio ^■azianzeno p a tr. 10 M art. s. A ntonino vescovo. 11, Mere. s. A lessandro I papa. 12 Giov. s. Pancrazio m a rtire . 13, Ven. s. B enedetto papa. 14. Sab. Vig. dig. s. P asquale I papa, lì 15. D om . s. Isidoro. Ili. Lun. s. Giovanni N eponiuceno m. 17, M art. s. P asquale Baylon. - 2n - 18. Mere. y'ig. dig. tem p. s. F elice. la. Giov. s. P ie tro C elestino V papa. 20, Ven. Vig. dig. temp. s. B ernardino. 21 . Sai). Vig. dig. tem p. s. E lena reg. lì 22. Dom. 1. L a SS. T n n i l à . S. Giulia v ergine e m artire. 23. Lun. s. Vincenzo di L erino. 24. Mart. La SS. Vergine eoi litoio .1»x i l i u m Chrislianorum . 2.^1. Mere. s. M aria M addalena d e ’Pazzi. t 2C. Giov. C orpus D o m ini s. F ilippo Neri. 27. Ven. s. G iovanni I papa. 28. Sab- s. G erm ano vescovo. lì 29. Dom . I I . s, Teodosia. 30. Lun. s. Felice 1 papa. 31. Mart. s. P e tro n illa vergine. I . iV. di m aggio il G a ore 0, m. 44 del w a tlin o . P. Q. il 13 a ore 6, min. 51 di se.ra. !.. P. il 21 a ore 1, min. 54 di sera. I l 21 io le i n Gemini. U. 0. il 28 a ore 9, m i n . 51 del m attino. R ifie ssio n i p e l m ese di m ag g io . «11 culto della santa Vergine rende m ig lio ri, » rende casti, p u ri, docili, u m ili, fa am are la » preghiera, dona la gioia e la pace d e ll’anim a. » Coloro che lo v o rreb b e ro abolire in terro g h in o » questi ligli senza m adre, questi figli senza » viscere, questi d isprezzatori di Maria, in te r\» roghino tu tte le età cristia n e ! Non tro v era n n o - 21 - s- u n a sola dello grandi voci del C ristianesim o » dai p rim i successori di P ie tro sino a Pio IX, « d ag li Ignazi, Iren e i, E pifani, d a iC irllli, Am * brogi, Agostini, sino a B oquet, F en elo n c Se * g n e ri, che non abbia in tu o n a to un in n o di » lo d e a M aria, non un uo m o illu stre n e lle » scienze, nella le tte ra tu ra , n e lle b elle a rti, che > non le abbia co n secrata alcuna d elle sue v e » glie ». fS egur). Pochi anni sono, in u n a p arro c c h ia di m o n tagna , u n b u o n p a rro c o vo lev a istilu ire la C o n fratern ita del Sacro Cuor di Maria. C in que fam iglie gli fecero in te n d e re , che se p e r siste v a n e l suo disegno, che essi falsam ente rip u ta v a n o concepito p e r lini p olitici (certa gente vede m olivi politici dap p ertu tto ) l ’ a v re b b ero ucciso. Egli p e rsiste tte e in ta n to riv o lse a M aria SS. p re g h ie re p e r le sciagu ra te famiglie. Dopo due se ttim an e tu tti i m em bri di quelle fam iglie s ’accostavano ai SS. S a c ram en ti, ed o ra sono le più z elan ti dell on o r di M aria SS. in q u e lla p arrocchia. O R A K C H IO . CIUQIVO. 1. Mere. s. E le u terio papa. 2. Giov. O ttava del Corpus Domirn. s. M arcellino pre te m artire. 3. Ven. Il SS. Cuor di Gesù. 4. Sab. s. F rancesco Caracciolo. 5. Dom . I l i , La Verg. SS. delle grazie. - B B t B t 22 - 6. Lun. Mirac. del SS. S acram ento av v enuto in T orino n e l 1453. 7. M art. s. N orberto arcivescovo. 8. Mere. s. M edardo vescovo. 9. Giov. ss. P rim o e F eliciano min. 10. Ven. s. M argherita regina. 11. Sab. s. lìarnaba apostolo m artire. 12. Dom . I V . s. Leone III papa. 13. Lun. s, A ntonio da Padova. 14. M art. s. Basilio Magno vescovo. 15. Mere. ss. Vito e M odesto m artiri. 16. Giov. s. Francesco Begis. 17. Ven. s. R aineri Confessore. 18. Sab. s. S ilv erio papa. 1!). Dom . V. s. G iuliana F alconieri. 20. Lun. Invenz. d ella m irac. im m agine della B. V. d e lla C onsolata. 21. Mart. s. Luigi Gonzaga. 22. Mere. s. Paolino vescovo. 23. Giov. Vig. dig. c n o v e n a della visit di Maria SS. s. E d iltru d e regina, 24. Ven. N ativ ità di s. Giovanni Itati. 25. Sab. s. M assim o vescovo. S6. Dom . VI. ss. Giovanni e Paolo mm. 27. L un. s. L adislao re. 28. M art. Vig. dig. s. L eone II papa, 29. Mere. ss. P ie tro e P aolo ap. e mm. .30. Giov. Com m em oraz. di s. P aolo L. N. i . a di magg. i l i a ore 0, m . 10 di sera. P. Q. i l 12 a ore 0, m in . 18 di sera. L, P. il 19 a ore 11, m in. 24 di sera. I l SI sole i n Granchio. V. Q. il 26 a ore 2, m i n . 45 di sera. - 23 - R ifle ssio n i p e l m ese di g iu g n o . II pane che m angio è cam biato per l ’opera m iste rio sa della digestione n el m io c o r p o , n e lla m ia p ro p ria carne e nel m io p ro p rio sa n gue. La sostanza del pane è cam b iata in q u e lla del m io corpo. Ciò che Dio o p era ciascun g iorno n a tu ra lm e n te in n o i , perch è n o n lo p o trà o p erare in m odo so p ra n n a tu ra le nel m i ste ro d e ll’E u ca ristia cangiando il pane non solo in u n a ilgura, in u n ’ o m b ra di L u i , m a n el suo m edesim o c o rp o ? Egli stesso ce lo assicura. Hoc est corp us m e u m . Q uesto è il m io corpo. Ma tt . xxvi, 40. Un giorno a tto rn ia to dal suo sta to m aggiore e dai suoi più alTezionati com pagni d ’ a r m e , N apoleone v e n iv a in te rro g ato q u ale p e r lui fosse stato il più bel giorno di sua v ita ; m a egli c o n serv av a il silenzio. Gli uni citavano A usterlitz, gli a ltri la g io rn ata dei P ire n e i, a ltri M arengo, ecc. F in a lm e n te eccitato a r i sp o n d e re, il grande im p e ra to re disse-, il più bel giorno di m ia v ita fu il giorno d ella m ia p rim a com unione. Q uesta risp o sta fu g e n era l m ente accolta con u n so rriso . Un solo di quei gen erali si m o strò serio in v iso : egli e ra i n te n e rito . N apoleone a llo ra batten d o g li su lla s p ^ la , brav o D rouot, disse. B ravo! io sono felice che tu m i abbia com preso. Il generale D ro u o t m edesim o raccontò il fatto a lI’A rcivescoYO di B ordeaux. — 24 — LEO N K. liiie iiio . 1. 2. B 3. 4. 5. f>. 7. 8. 9. B 10. 11. 12. 13. IJ. 1.'). 16. B 17. JR. 19. 20. 21. 22. 33. B 21. 25. 26. 27. Veti. s. P aolo I papa. Sai). L a visit. di Maria SS. Dom. V II. s, L anfranco arciv. Lun. s. Teobaldo calzolaio. M art. s. Zoe m artire. Mere. s. Doraeiiica vcrpt, e m artire. Giov, Novena della SS. \ e r g in e del Carmelo. S. B enedetto XI papa. Ven. s. E lisab etta regina. Sab. s. Sim m aco papa. Dom. V i l i . s. Seconda v. ni. Lun. s. P io I papa. Mart. s. Giovanni G ualberto abate. Mere. s. A nacleto papa. Giov. s. B on av en tu ra card. vesc. Ven. s. C am illo di Lellis. Sab. M aria Vergine del Carm elo. Do-m. I I . s. Alessio. L un. s, S in to ro sa e 7 suo figli mm. Mart. s. Vincenzo d e ’ Paoli. Mere. s. Girolam o E m iliano. Giov. s. P rassed e vergine. Ven. s. M aria M addalena pen. Sab. s. A pollinare vescovo. Dom. .Y. s. C ristina vere, m artire. L un. s. Giacomo m aggiore ap. M art. s . A n n a m a d r e di Maria V. Mere. s. P antaleone m edico. — 25 — 28. 29. 30. i! 31. Giov. s. V ittore I papa. Ven. s. Marta. Sai), s. Felice FI papa. Doni. XI. s. Ignazio di Loiola. L. N. di giugn o il 1 a ore 0, m. .''<4 del m,aitino. P. Q. il 12 a ore 4, m in. 31 del m a t t in o . L. P. il 19 a ore 7, m i n . 6 del m a ttin o . I l 23 sole i n Leone. U. Q. i l 35 a ore 9, m i n . 16 di sera. Riflessioni pel mese di luglio. « Uno dei p rim i sin to m i d ella pa zz ia è il c e r* care l ’iso lam en to . La re lig io n e cattolica ob» bligando l ’uom o a tro v a rs i a lm eno u n a volta » p e r se ttim an a insiem e ai suoi frate lli di r e li » gione p e r l ’assisten za alla S anta Messa oppone » un ostacolo al p rogresso di q u esta m ala ttia » m en ta le ». (Gerbet]. Le seguenti p a ro le del c eleb re e buon Lac ordaire, grande o ra to re fran cese e ris ta u ra to re d e ll’ord in e di S. D om enico in F ra n c ia , m eritan o di essere ben p o n d e rate oggi cbe le pazzie e i suicidii s ’ a u m e n tan o si sp a v e n to sam ente. « D alla q u a n tità d e lle dem enze e dei suicidii, giudicar si deve d ella m o rale m ise ria di u n popolo, im perocché sebbene q u esto c a stigo sia un 'eccezio n e è p erò p ro p o rzio n a to al n u m ero ed alla forza delle passio n i che - m roLOSA HI, V E U G IN E . A&OSTO. 1. 2. 3. 4. f). 0. 7. 8. 9. 10. U. _ 26 - agitano le m o ltitu d in i. Quando u n a nazione si snerva nei godim enti e si esalta n elle cu pidigie (notiam o bene q ueste cause o rd in arie delle pazzie e dei suicidii, la se n s u a lità , il libertinaggio, l ’am bizione e l ’o rg o g lio , eause cbe il IJescuret e a ltri m edici conferm ano eolia loro testim onianza). Quando una nazione a dunque si sn e rv a nei g odim enti e si esalta nelle cupidigie, la su a co stitu zio n e declina con rap id ità, ed ai prim i colpi d e ll’ a v v e rsa fo rtu n a veggonsi i suoi figli non avvezzi alla lo tta ed al d olore a n n o ia rsi d ella vita, ovvero soccom bere agli assalti d e lla dem enza. C onf. Lun. s. P ie tro in vincoli. M art. La M adonna degli Angeli. Mere. Tnvenz. di s. Stefano protoni. Giov. s. D om enico. Ven. M aria V. d e tta d ella Neve. Sab. Nov. dell' A ssunz. di M. V. J)om. IX . s. Gaetano T eatino. L un. s. C iriaco m artire. M ari. s. Alfonso M. d e ’L iguori vesc. Mere. s. L orenzo arcid. m artire. Giov. b. L udovica di Savoia. 12. 13. B 14. t l-"!. 16. 17. 18. 19. 50. B il. ti. 23. 24. 25. ì G. 27. B 38. 29. 30. 31 27 - Ven. s. C hiara d ’Assisi vergine. Sab. Vig. dig. S. O rm isda papa, Dom . X I I I . s. E usebio p rete, m art, Lun. A.^isunzione di M. V. al cielo. Mart. s. lìoeco. Blerc. s. Giacinto. Giov. s. G ioachino p a d re di M, SS. Ven. s. Giulio m a rtire . Sab. s. B ernardo ab., d o tto re . D ow. X IV . Festa del SS. Cuore di M. V. s. Giov. Francesca di Cliantai, Lun. s. Ip p o lito vescovo. M art. s. F ilippo Benizzi. Mere. s. B artolom eo apostolo. Giov. s. Luigi re di Francia. Ven. s. Secondo papa, m artire, Sab. s. Giuseppe Calazanzio. Dovi. XV. s. Agostino ve.sc. e dotL Lun. La decoll. di s. Gio. Bali. M art. JYov. della N a tiu ilh di M. SS. S. Uosa di Lima. Mere. s. R aim ondo N onnato. L. -V. di lu glio il S a ore 3, m in. 4 di sera. P. Q. il 10 a ore 6, m in . 28 di sera. L. P. i n a ore 2, min. 7 di sera. I l 23 sole i n Vergine. U. (J. i l 24 a ore 0, m in . 34 del m a llin o . Riflessioni pel mese di agosto. Un sacerdote non p otrebbe c o n se cra rsi in tie ra m e n te al bene a ltru i se n o n fosse celibe. — 28 — La m em oria d ella fam iglia lo im pediroLbc dal com p iere gran pa rte d e ’ su o i difficili doveri. K poi falso il d ire che egli sia senza (igliuoli. Oh! no, egli n e h a e n e ha m o ltissim i, egli e padre di tu tte le an im e che sono alla sua cura affidate, e può tan to più e sten d e re il suo am ore in q u antochè non può co n ce n tra rlo n e lla fam iglia. Sino a q u esto gio rn o l ’isto ria non p a rla che di tre uom ini, i q uali h an n o dovuto scegliere tra la riv elaz io n e dei peccati u d iti in confes sione e la m o rte. E bbene che h an n o essi scelto? T u tti h a n n o scelto la m o rte . Il p rim o è San G iovanni N epom uceno, m artiriz za lo n el 1383; il secondo il P. G arnet che gli stessi p ro te sta n ti chiam ano il grande G esuita, fatto m o r ire n el leoG, p erch è non v o lle sc o p rire una con g iu ra v iolando il se c re to d ella confessione; il terzo G iovanni L arcander, c u rato n e lla dio cesi d ’O lm utz, ucciso n e l 1620 so p ra tu tto per la sua costanza a m an te n ere il secreto della confessione sacram entale. L IB R A . SETTEÌVIBRE. 1. Giov. s. Kgidio ab. 2. Ven. s. Stefano re d ’Ungheria. — 29 — 3. Sab. s. S erapia verg. e m artire. B 4. Dom . X V I. La b. C aterina da Raconigi vergine. ri. L un. s. L orenzo G iustiniani patr. 0. M art. s. Sergio I papa. 7. Mere. P a tro cin io di M. SS. n e l do m inio d ella R. Casa di Savoia per la v itto ria di T o rin o n e l 1706. t 8. Giov. N a tiv ità di M aria S S. (p ro cessione g enerale). 9. Ven. ss. Gorgonio e D oroteo m m. IO. Sab. s. Nicola da T o len tin o . B II. Dom. X V I I . I l S S . N om e di Maria. S. Ila rio papa. 12. L un. s. Guido chierico. 13. M art. s. Am ato ab. in F rancia. 14. Mere. L'esalt. della S. Croceneì 6Ì0. 15. Giov. s. P o rlìrio com ico conv. ni. 16. Ven. ss. C ornelio p apa e m a rtire . 17. Sab. Le stim m a te di s. F ran e. d ’A.ss. B 18. Dom. X V I I I . Festa della SS. Verg. A ddolo rata . 19. L un. s. G ennaro m a rtire . 20. M art. s. E ustachio m artire. 21. Mere. Tem p. «iff. dii?, s. M atteo Apo sto lo ed E vangelista. 22. Giov. M artirio di s. M aurizio. 23. Yen. Temp. vig. dig. N ovena di M. SS. del Rosario. S. L ino papa. 24. Sab. Ternp. vig. dig. Festa di Maria SS. della Mercede. B 25. Dmn. X IX. s. F irm in o vescovo. 26. Lun. s. E usebio m a rtire . 27. M art. ss. Cosm a e D am iano m ed . m . - 30 i8. Mere. s. Venceslao re m artire. 29. Giov. s. Michele Arcangelo, yo. Ven. s. Girolam o p re te e d o tto re . L. P. L. V. — 31 — - N. 0 P. Q. (li agosto il 1 a ore 6, m . 38 del m a t t il 9 a ore 6, m in . 21 del m a ttin o . il 3 a ore 9, min. 39 di sera. i l 22 a ore 7, m in. 24 di sera. I l 23 sole i n Libra, l . N. di sett. il 30 a ore 11 m in. 13 di sera. Riflessioni pel mese di settem bre. « Qual’idea sublim e quella di u n a lingua u n i * v e rsale p e r la Chiesa u n iv ersale! Da u n capo » a ll'a ltro del m ondo (se si' eccettuino le Chiese » di rito orientale) il cattolico che e n tra in una » Chiesa del suo rito è com e in sua patria. «N ien te è stra n ie ro a lu i, a rriv a n d o intende » ciò che intese in tu tta la sua v ita può u n ire ^ la su a voce a quella d e 's u o i fratelli. L a lin » gua latina che è la p iù m aschia, la più bella, * la più esp ressiv a d elle lingue , m e rita v a di » d iv en irn e la lingua della religione ». (SegurJ. E nel culto che re n d e 'a Dio com e è grande, come È m aestosa la Chiesa cattolica ! S. Ago stino confessa che n ei p rim i anni di sua con versione l ’udirne il canto d e ’Salm i n e lle chiese gli strap p av a le lagrim e. Il culto religioso è il sostegno d ella m u sic a , d e ll’ a r c h ite ttu ra , della p ittu ra, di tu tte insom m a le belle a rti e il seg réto d e lla letizia dei paesi cattolici. Sia lode a Dio che ci h a concesso di serv irci delle belle a rti p e r d a r g lo ria a L ui, e far del bene a ll’anim e n o stre. Pochi g io rn i p rim a che l ’ im m o rta le ed in v itto P io VI, spogliato d ’ogni cosa, fosse con d o tto v ia prig io n iero dai francesi, u n c erto m archese Vivaldi, esigliato da R om a p e r av er m anifestato n e l m odo p iù im p ru d e n te il suo odio c o n tro il G overno, m a poscia rich iam alo d a ll’eccessiva bo n tà del Pontefice, osò pre se n ta rs i d a v an ti a lui p e r in s u lta re v ilm e n te alla sua disgrazia. T ira n n o , gli gridò con fu ro r e , il tu o regno è finito. « Se fossi sta to ti » ran n o , risposegli il Papa con dolce ferm ezza, » voi non sareste qui, sa reste stato co ndannato » alla m o rte od al c arc ere d u ro ». S C O R P IO N E . OTTOBRE. B I. Sab. s. R em igio arcivescovo. 2. I)(fm. XX. l a V. M. SS. del Rosario. Ss. Angeli custodi. 3. Lun. s. G erardo. 4. M art. s. F rancesco d ’Assisi. 5. Mere. ss. Placido e com p. mra. C. Giov. s. B runone di C olonia ab. 7. Ven. s. Marco R om ano papa. — n - 8. Sai), s. Pelagia d ’Antiocliia penil. R 9. Dom. X X L La Malernilh di M. SS. s . Dionigi a reopagila vescovo. 10. Lun. s. Francesco liorgia. 11. Mari. s. Placida vero n ese vergine. 12. Mere. s. Serafino da M ontegranaro 13. Giov. s. E doardo 111 re. i l . Ven. s. C allisto papa. 15. Sab. s. T eresa. H 16. Dom. X X II . P u r i tà di Maria SS. S. Gallo abate. 17. Lun. s. E dvige vedova. 18. Mart. s. Luca evangelista. 19. Mere. s. P ietro d ’A lcantara. 20. Giov. s. Giovanni Canzio. 21. Ven. ss. O rsola e comp. v. e m m. 22. Sab. s. M aria S a io m e d i Gerusal. B 23. Dom . X X l l I . Nov. degli Ogniimunti. S. Bonifacio I papa. 24. Lun. s. Rafl'aole Arcangelo. 25. Mart. ss. C rispino e C rispiniano m. 26. Mere. s. E v aristo papa m artire. 27. Giov. s. F iorenzo m artire. 28. Ven. ss. Sim one e Giuda T addeo ap. 29. Sai), s. O norato vescovo. B 30. Dom . XXIV . s. S a tu rn in o m artire. 31. Lun. Vig. di t u tti i S a n ti, digiuno. S. A ntonino vescovo. P. Q. i l 8 a ore 4, m i n . 7 di «era. L. P. il 15 a ore 6, m i n . 46 del m a ttin o . V. Q. il 22 a ore 11, m in . 58 del m altinn. I l 22 sole i n Sc orpione. L. N. di olt. il 30 a ore 3, m in. 58 d is e r a . - 33 — Riflessioni pel mese di ottobre. Le capre seguonsi l ’un l ’a ltra , se la p rim a si getta in u n precipizio, la seconda la segue, la terz a segue la seconda, la q u a rta segue la te rz a , e cosi di seguito esse vi si g e tta n o , p erchè le a ltre vi si son g e tta te , esse fanno com e le a ltre . Eh ! quanti son capre in q u e sto pu n to ! Q uanti v anno a ll’ in fern o perchè gli a ltri vi vanno, o p e r non farsi b u rla re ; im becilli 1 Qui m e e r u b u e r i t , disse il d ivin R ed en to re, et meos serm^ones, k u n c Filtus hom i n i s erubescct c um veneritin, majestate s u a : Se qualcuno si v ergognerà di m e e delle m ie p a ro le , il Figlio d e ll’uom o si vergognerà di lui quando v e rrà n e lla m ae stà sua. Lue. ix. 26. Un p ro d e co lo n n ello francese, n e lla g u e rra di C rim ea, aveva rice v u to 1’o rd in e d ’ im p a d ro n irsi di u n a posizione ; egli si slancia alla testa del suo re g ffim e n to , rim a n calm o in m ezzo alle b aio n ette ed alla m itra g lia com e se fosse sta to ad a ssiste re ad u n a p a ra ta , e si rende pad ro n e della posizione. 11 suo generale m erav ig liato esclam ò in m ezzo al suo stato m aggiore: C olonnello, qual sangue fred d o ! Ove avete voi a ttin to ta n ta calm a in faccia al p ericolo? Mio generale, risp o se il colonnello con su b lim e se m p lic ità , m i sono accostato q u esta m a ttin a a fare la m ia 'c o m u n io n e . Egli e ra pro d e non solo d av an ti ai nem ici, m a a n che in faccia a coloro che a v reb b e ro p otuto sc h e rn irlo e fu d o p p iam en te am m irato. a - 34 - S A tìI T T A K IO . IVOYEMBRE. 1. jMart, S o le n n ità di t u tti i San ti. 2. Mere. La Comm. di tu tti i fedeli deL 3. Giov. s. Silvia. .1. Ven. s. C arlo U orrom eo eard. are. 5. Sab. s. Zaccaria profeta. B e. Doni. .Y.IF. s. L eonardo d ’O rleans. 7. Lun. s. F iorenzo vescovo. 8. ■Mari. s. M colao 1 papa. 9. Mere. Dedie. d ella B asilica del SS. Salvatore in Rom a, d e tta di s. Gio vanni in L aterano. 10 . Giov. s. A ndrea A vellino. 11. Ven. s. M artino vescovo. 12. Sab. Novena della Presenta zion e di M. SS. S. M artino 1 papa. H 13. Dom. X X V I. Dedie,az. delle chiese. S. S tanislao Kostka. 14. Lun. s. Diodato papa. 15. Mart. s. P onziano papa, m artire. 16. Mere. s. Edm ondo arcivescovo. 17. Giov. s. Gregorio T aum aturgo vesc. 18. Ven. La dedicazione delle Basiliche de’ss. P ie tro e Paolo. 19. Sab. s. E lisabetta d ’U ngheria ved. B 20. Dom. X X V I I. 11 m artirio dei ss. Salutore A vventore ed O ttavio. 21. Lun. (’resent. di M. V. al tem pio. Sì. .Mart. s. Cecilia vergine e m artire. *3. Mere. s. C lem ente 1 papa. t — 33 — 24. 25. 26. U 27. Giov. s. G iovanni d ella Croce. Ven. s. C aterina v ergine e m artire. Sab. s. P ie tro p a tr. d ’A lessandria. Dom . 1 d ell'A vven to. B. M argarita di Savoia. 28. Lun. s. Gelasio 1 papa. 29. Mart. Nov. della Cane, di 31. SS. S. Gregorio 111 papa. 30. Mere. Vifj. dig. s. A ndrea Apostolo. P. Q. i n a ore 0, min. 23 del m a ttin o . L. P. il 13 a ore 6, m in . 3 di sera. U. Q. il 21 a ore 7, m in. 47 del m attino. I l 23 sole i n Sagittarìo. L. N . 'd i nov. il 29 a ore 7, m. 48 del mali. Riflessioni pel mese di novembre. T utti gli uom ini che ten ta n o fondare una re li gione n uova com inciano p e r p a lp a re, a d u lare tu tte le passioni, le basse ten d en ze d e ll’uom o e p re d ic are la so p p ressio n e di tu tte le pratich e gravose, l ’obbedienza ai v eri pastori d ella Chie sa, la n e ce ssità d elle buone o pere , le peni tenze co rp o rali, il digiuno, l ’astin en za, la con fessione, la com unione, il celibato d ei p re ti, i voti della profession religiosa, il tim o re di p e rd ere la grazia di Dio, ecc. In v ece la re li gione cattolica si so stien e com battendo tu tte le p e rv erse inclin azio n i d e ll’uom o e com an- - - s e dandogli le cose più rip u g n an ti alle sue sfre nate passioni. E ciò perchè? P e rc h è quelle sono religioni in v en ta te dagli uom ini, q uesta è la religione insegnata da Dio. Gesù C risto ha detto chiaram ente ; Qui v u lt venire p osi m e abnegel sem elip sum , tolla t crucem sitam q uotidie et se q v a tu r me. Colui che v uol v e n ire dopo di m e , bisogna che rineghi se stesso, prenda ogni di la sua croce e m i segua. Il gran d o tlo re d ella Chiesa S. Basilio a r civescovo di C esarea era stato condotto d a vanti ad u n pre fe tto d e ll’im p e rato re Valente perchè rifiutava di fa v o rire gli eretici. Questi 10 m inacciò di confisca, di esigilo, di to rtu r a e di m orte. Ma egli, fatem i, disse, a ltre m inacele, iiueste non bastano per com m uoverm i. .U lora 11 prefetto, so rp re so di v ederlo in acessibile al tim ore in m ezzo al pericolo, giam m ai, escla m ò, alcuno mi p arlò in ta l guisa. Voi non avete dunque, risp o se il p relato , in co n trato m ai alcun vescovo, p erchè in tali circostanze ed a tali m inacce u n v e ro m in istro di Gesù Cristo vi avrebbe fatto u n ’eguale risp o sta . In ogni altra cosa noi ci facciam o un dovere di m ostrarci condiscendenti con t u t t i , m assim e col potere dello S tato, m a quando si tra tta della causa di Dio la p e rsecu zio n e, i torm enti, le m inaccie di q u alunque m ale non fanno che renderci più coraggiosi. «Non vogliate te m e re , diceva Gesù C risto , coloro che solo possono fare del m ale al v ostro corpo, m a tem ete di ollendere Dio che ha p o tere suH’anim a v o stra >. 37 - C A P R IC O R K O . d ic e m b r i B t B B B :. 1. S. Gio. Eligio vescovo. 2. Ven. dig. s. B ibiana verg. e m art. 3. Sab. s. Francesco Z averio. 4. Dom . I I . s. B a rb a ra d i Nicom. v. m. 5. L u n .ss.D alm az zo v e sc . e e o m p .m m . tì. Mart. s. Nicolao vescovo. 7. M ere. Vig. dig. S. A m brogio arciv. 8. Giov. L ' I m m a c . Concez. d iM . SS. 9. Ven. dig. s. E utichiano papa. 10. Sab. T raslazione d ella S Casa di M aria Vergine in L oreto n e l 1294. 11. D om . I I I . s. D am aso 1 papa. 12. Lun. s. Valerio abate. 13. M art. s. Lucia vergine e m a rtire . 14. Mere. Vig. dig. Temp. s. M elchiade p. 15. Giov. s. F a u stin o e com p. m a rtiri. 16. Ven. Temp. Novena del SS. Natale. S. E usebio vescovo. 17. Sab. Temp. s. Lazzaro vescovo. 18. Vom. I V . Festa di Maria SS. nell ’a s p e l la z io m del d ivin p a r t o . 19. Lun. s. C rem isio m a rtire . 20. Mart. s. L iberato m artire. 21 . Mere. Vig. dig. s. Tom m aso Ap, 22. Giov. s. F lav ian o m a rtire . 23. Ven. dig. s. V ittoria verg. e m art. 24. Sab. dig. Vigilia del SS. Natale. 25. Dom . Nasc ita del N. S. Gesù Cristo. 26. Lun. s. Stefano p ro to m a rtire . 27. 28. 29. 30. 31. 38 - Mart. s. G iovanni Apost. ed Evang Mere. Li ss. Innoeenti. Giov. s. Tom m aso arciv. m artire. Ven. s. Giocondo vescovo. Sab. s. S ilv estro I papa. P. Q. il G a ore S, m in. 4 del mattin o. L. P. il 13 a ore 7, m in . 42 del m a ttin o . V. Q. il 21 a ore 5, m i n . 33 del m a ttin o . I l 21 f!ole i n Capricorno. L. A', di die. il 28 a ore 9, m in. 52 di fiera. Riflessioni pel mese di dicembre. In trecciate la p re g h ie ra alle v o stre azioni g iornaliere, p e r essa n ie n te h avvi di piccolo davanti a Dio, con e ssa n ie n te è p e rd u to pel paradiso. S arete p u ri e buo n i se p ratich erete ia p reghiera. Il v o stro cuore godrà la pace. In mezzo alle m iserie d e lla v ita a v rete que sta gioia in te rio re che ne addolcisce le am a rezze, e quando il tem po della v o stra prova sa rà te rm in a to , voi raccoglierete il fru tto della v o stra fedeltà. Si m an seritis i n me, disse l ’ado rabile n ostro d iv in S a lv a to re , et v e r t a m e a i n vobis m a n s er in t q u o d c u m q u e volueritix pe te tis e tfie tv o b is. Se rim a rre te in m e ed in voi rim a rra n n o le m ie paro le, qualunque cosa chiediate vi sarà concessa. Joan xv, 7. — 39 — Non vi aspettate nien te, diceva u n giorno S. Vincenzo d e ’ P aoli, da una p e rso n a che non fa m attina e se ra le sue p reghiere. E s. Allonso d e’ L iguori lasciò sc ritto : « chi p r e g a , certam ente si salva, ehi n o n prega certam en te si danna ». -4.1ia scuola di Gesù B am bino u n a sublim e m assim a ci vien insegnata, m assim a che p r a ticata dal fedele cristian o gli p ro c u ra la pace con Dio, con sè, con tu tti. Discite a m e quia m itis s u m est h u m ilis corde. Im p ara te d a m e che son m ite ed um ile di cuore. Ah! sta m piam ola profondam ente n e lla n o stra m ente, e poniam ola in p ratica - L ’O F E R A DELLE LAM PADE 41 - tutto coH’esem pio giacché egli stesso veglia da tanti a n n i alla c u ra ed al m a n t e n i m ento di du e lam pade che ard on o nella sua cappella privata davanti al SS. S a c r a m ento. Egli l’ha benedetta scrivendo alla fondatrice di qu est’opera a P arig i. « Benetii- cat Deus opus, quod in precibus exponilur (juia valde desiderabile esl:)> Dio benedica Lux vera qua* illuminat omnem homini'in viMiicotem in liunc mumluni. Ioan. 1. E g li (G esù S a c r a m e n ta to ) è lu c e v e r a c h e i ll u m i n a o g n i u o m o c h e v ie n e in q u e sto m o n d o . Si è costituita da poclii a n n i in F r a n cia, (love il cullo verso il SS. S acram ento si è, massim e in questi tillimi tem pi, cosi prodigiosam ente dilatato, u na società col titolo di opera delie Lampade avente per iscopo di ì'ar ren d ere al SS. S acram en to in tulle le Chiese il culto che gli è d o vuto e di m a n te n e re di giorno e di notte come è prescritto, delle lam pade accese da vanti a ’tabernacoli. li Somm o Pontefice, il glorioso Pio IX, felicemente re g n an te, del quale la divozione verso il SS. S acram ento è cosi viva, profonda ed arden te, h a be nedetto q u e s t’ opera e 1’ ha a rrich ita di molte indulgenze. Egli l’ha b ened etta anzi l’opera che forma l’oggetto della vostra d i m anda perchè è g ra n d e m e n te desiderabile. IC l’opera benedetta dal Somm o Pontefice sostenuta dalle oblazioni dei fervorosi cat tolici di F ra n c ia , ha potuto in poco tem po provvedere a molte povere chiese l’olio e le lam p ad e occorrenti al loro bisogno e ciò che è più ha c on trib uito po tentem ente a rid esta re nei cuori l ’a m o re a Gesii Sa cram en tato . E noi p u re all’ Italia a u g u riam o q u est’opera e facciamo voti p er che possa p e n e tr a r e e stabilirsi a nch e fra noi. Egli è vero che grazie a Dio g e n e ra l m en te in tu tte le no stre chiese a rd e la lam pada accesa da diciotto secoli davanti al SS. S a cra m e n to , ma in molte di esse si potrebbe p u re fare qualche cosa di più pel culto di Gesù S acra m e ntato. Ah ! chi può pensare u n ’ora sola a quelle fiamme (li vivissimo am ore che dal suo ta b e r n a colo Gesii co n tin u a m en te spande sopra di noi, chi pu ò p e n sa re a quel fuoco invisi - 42 - bile, ma reale che b r u c i a , che divampa 15 den tro e n o n s en tirs i ard ere, no n sen tire il bisogno di accendere i cuori di tutti gli u o m in i e non potendo d ilatare qu anto si vorrebbe questo fuoco s p iritu a le chi non sente il bisogno di accendere alm en o un fuoco m ateriale come s i m b o l o , come testimonianza, come desiderio di quello che dovrebbe ard ere in cuore di tu t t i ? Ignem veni millere in terra. A h! quella la m p ad a, q uell’in censiere, quella fiaccola diventino come u na protesta con tro lafreddezza, l’in g ratitud ine, l’indifferenza del cuor degli uo m in i, siano come u n omaggio de ’no stri r i n g raziam enti, delle nostre adorazioni, siano come u n olocausto che tu tto si consum i p e r Gesù come v o rrem m o e dovrem m o con sum arci noi stessi, siano come u n a voce che parli p er n oi al trono di Gesù S ac ra m en tato e che im plori sopra di noi e dei no stri fratelli le sue m isericordie. Provvedere che in tu tte le chiese d ’Ita lia dove si conserva il SS. S acram en to arda pe rpe tua m en te la lam p ada prescritta, agg iun gerne un a seconda là ove i mezzi p ecun ia ri non m an can o, (35 fran ch i annui al p iù ) vegliare perchè l’altare del SS. Sa cram ento , sia se m p re tenuto con c nella p ro prietà , con quel c ecoro che gli si at dice, in tro d u rr e qualche divota p ratica setliraa- - 43 na ie ad o no re del SS. S a cra m e n to , p r o cu ra re prediche , s e r m o n i , in occasione m assim e delle q u a r a n t ’o re, tr id u i p e r la )rim a co m un io ne de’ fa nciulli, in tro d u rr e ’opera dell’ adorazione n o t t u r n a , d ila ta re in som m a, p rop ag are, far d iv am p are l’a m ore la divozione a Gesù S acram en tato con tu tti i mezzi possibili. Ecco quello che u n a so cietà del g en ere (1 ) di quella stabilita in F ra n c ia , potrebbe fare in Italia. In Italia la volontà di fare il bene no n m an ca , ciò che m anca è l’energia, il fuoco, la passione del sacrifizio. C orriam o ad a ttin g erla alla mistica lam p ada del san tua rio . (1) E sisto n o in m o ltissim i p aesi co n fra tern ite pa#ciiie d el S S . S acram e n to . S v en tu ratam en te n e lla o ssia c o m m aggior parte n(m se ne conserva m em oria ch e nep li art'liivi p a rro cc liia li. C onverrelìbc rid estarla a nuova vita, loro infondere novello vigorti, fa r loro sen lirB In g loria e la gioia d ie deriva dal cu lto , d a ira m o re di G esù S a c ra m e n ta to . - 44 - RISPETTIAMO LE .SACRE IMMAGINI Un fatto terrib ile troviamo registrato n e gli ultim i n u m e r i di ottobre 18G3 dello Stendardo Catlolico che qui ripro du cia m o non tanto perchè ci cada in m ente che i nostri lettori abbiano bisogno di questi eccitamenti p e r risp e ttare le Sacre im m a gini, ma piuttosto perchè sapendolo lo ra c contino a tu tte quelle p ersan e che possono averne bisogno (e sono più tra gli adulti che tra i rag azz i); onde i castighi altrui siano a noi di salutevole lezione. — L’n garibaldino prese in aflìtlo nella città di S a s s a r i, una cam era mobigliata in una locanda ; nel ritirarv isi, vide che eravi un Crocifisso di legno al cappezzale del letto, per cui p ro ru p p e in im p ro p e rii e bestem mie contro il m ed es im o ; nè contento di ciò, lo strap pa dispettosam ente dal m u ro , lo dilania coi denti e fattolo a b r a n i , lo getta nel fuoco. Ma vedete lezione te r r i bile p e r l ’empio U enan e suoi seguaci ! in capo a tre giorni fu trovato m orto, s m i- - 45 suratarnen te gonfio, n ero come u n carbo ne, e cogli occhi sporgenti a ll’in fu ori com e u n dannato. Siano qu esti castighi a noi di sp ro ne non solo a non disprezzare le im m agin i sacre, m a ancora a non a rro ssire di d are loro pu bb licam en te quei segni di rispetto e di ossequio che sono loro d o v u ti ; come levarsi il cappello passando loro inn an zi, 0 farvi il segno della tlroce, o simili a l tri atti esterni di pietà che servono anche a d are b uo n esempio al nostro prossim o, massim e ai ragazzi che vivono d ’im itazione. A BB IA T E PIE T À DEI F A N C I U L L I G u ai a co lu i c h c UQu di s c a n d a lim r à qu esti p iir^oli ch e cre dono in m e. Ah! ditelo a t u t t i , ripetetelo a q u a n ti conoscete « Abbiale pielà de'fandulli ». lo mi sento straziare il cuo re pensando al l ’o rrib ile peccato, alla sceleraggine di co loro che ai diacono iiistillarc il veleno del- - «fi - l’in iqu ità e del vizio neU’a n im a inn ocen te di un fanciullo, e p p u r e io n on posso far altro ’ che p re g a r Dio e rivolgerm i a tutti esclam ando ; abbiate ■pielù dei fanciulli. A b biatene pietà voi che in loro p re s e n z a , pron un ziate disc orsi, com m ettete azioni che vi disonorano. Voi, che ard ite s t r a p p a r loro dal cuo re coi vostri esem pi, colle vostre parole l’am o re di Dio e della virtìi. A bbiatene pietà voi che esponete 'agli sgu ard i del pubblico infami p ittu re . Ab b iatene pielà voi, che stam p ate scritti che fanno onta a chi li scrive, a chi li stam p a , a chi li vende.. A bbiatene pietà voi, che osate inse gn are loro a no n p raticare più qu ella religione che è l’unico mezzo che può r a tte n e r e il giovine dal d arsi in brac cio alle turpi passioni, e finalm ente a b biatene pielà, 0 voi tu tti che potreste oc cuparvi a d a r loro u n a b uon a educazione 0 sacerdoti del Signore, o m aestri, o p a d r i , 0 m a d r i , o istitutori, abbiate pietà degl’innocenti. Se voi credete come è i n dubitato alle loro a n i m e , al Dio che le ha fatte , le ha -salvate , alla loro o ri gine ed al loro fin e , o h ! vi commuova il pensiero della loro debolezza e del b i sogno urg en te che h an n o di essere educate. Chi toccherà il cuor d ’uom o se n on lo muove l’a n im a di un fanciu llo ? Chi mai - 47 lo in te n e rirà se l’a n im a di u n adolescente alle prese col bene e col male n o n lo i n tenerisce ? Guai a noi se no n arre stia m o il m ale che già comincia a p re n d e r e delle pro porzioni spaventose, guai a noi, g uai ai giovani, guai alla società, se nel m e n t r e s’ accrescono i mezzi d’ istruzione no n si provvede p u re ad un a saggia e religiosa educazione. 11 lam ento o rm ai si fa g e n e rale e ben si può sin d ’ora c h ia m a re ch iu n (jue im pedisce o fuorvia o trascu ra dovendo occuparsene l’educazione dei fanciulli chi u n q u e n on provvede ad in s p ira r e in essi l’a m o re e la pratica della religione cattolica (ch e ogni a ltra 6 f a l l a c e ) , anzi im pedi sce che santifichino i giorni festivi, che frequ entin o i catechism i, che l’osservino, insom m a ben si può con ragion e ch ia m a r e costui u n nemico di Dio e della so cietà, u n assassino della g enerazione cre scente, u n traditore della p a tria . Giovani viziosi, cap arb i, em pi n on s a r a n n o mai buoni cittadini, nè buoni soldati, m a s a ra n n o il disonore, la vergogna di loro stessi, della famiglia, .della società. Se a m ate Dio e la società abbiate pietà dei fanciulli. — —«r>->0-OC- — 48 — I VIZI CHE CI ACCOMPAGNAIVO IN VITA CI SEGUONO IN MORTE Un cotale u su ra io (il n o m e è nolo a più d ’ un o) venulo al m om ento di p r e sentarsi al Giudice S u prem o per r e n dere conto delle o i e r e sue, colpito da t e r ro re, pensando al a sua m ala vita chiam ò al suo letto un savio e p ru d en te sacerdote. Udito questi il suo stato di coscienza, che era peggiore assai che quello del corpo, scorgendo il suo te r ro re , la sua confusione lo confortò col ric h ia m a rg li la bontà la misericordia di Dio che al peccatore p e n tito a p re dalla croce le braccia per rice verlo nel suo seno trafitto p er la sua con versione. L’usuraio alq u anto racconsolato, pensa riconciliarsi coi S ignore, e premessa la confessione con un o sforzo s t r a o r d i n a riam en te penoso finalm ente si induce a consegnare al confessore u n a cam biale o n de possa a suo nome restitu ire le usu re, r ip a ra re i dan ni arrecati. Ma riavutosi to sto come da un so n n o : a proposito, dice al sacerdote che gli era vicino, non ci pensava ; voi preferirete avere d an aro so- — 49 — nanlR anzicchè una c a m b ia le : ebbene d a temela : p rim a di m o rire voglio scontarvela al dieci p e r cento. P assaro no alcun i giorni e l’infelice m orì senza aver provvisto pe r l’a n im a su a . Iddio ci gu ard i dal c o n tr a r r e cattive ab i tu dini p erch è nean co alla m o rte sa p rem o spogliarcene. AL POPOLO Circa la vita di D. Ambrogio. Q T JE SIX O Tutte le volte che u n u om o si presen ta in pubblico e viene ad in s eg n are una nuova d o ttrin a religiosa, coloro ai quali egli indirizza la sua parola h a n n o il d i ritto e starei per d ire il d o v e r e , p rim a di p r e s ta r orecchio ai suoi d elti, di c h ie dergli; chi sei tu, e perchè ti fai tn co n tra d ditore delle credenze di tutto u n p o p o lo ? - so Or bene egli è questo il quesito d i e noi veniamo a fare ad un uomo che da alcun tempo iretende insegnare all’ Italia una nuova ( o t tr i n a relig io sa ; questo è ciò cho anzi tutto noi vogliamo assolutam ente sa lere da costui. Noi non conosciamo I). Amirogio, ignoriam o quale sia stata, quale sin ora la sua vita ; solo voci confuse poco a lui favorevoli sono g iu n te al nostro orecchio, e v e ram en te su q ueste non possiamo nò dob biamo form are un giudizio. Che D. Ambrogio levi a d u n q u e la sua fronte e ci dica fran ca m en te chi è, e che pretend e egli, e p e r chè m ai fra le tante discordie che mise ra m e n te straziano la povera Italia, egli tenti p er di più aggiungervi le discordie religiose. Noi desid eriam o e vogliamo tanto più conoscere la sua vita e lo scopo del suo p re d icare , perchè tutti coloro che sinora h an n o b attuta la via p e r la quale egli si è messo, tu tti coloro che com battendo la Chiesa, i Sa cra m e nti e le pratiche del culto cattolico, pretesero r i fo rm a re la religione, h a n n o m en ata m ise ra m e n te tale una vila che fa schifo a pensarvi, e il fine di tulli costoro era ben altro che quello di giovare ai loro s i m i li , di p ro c u r a re con d is in t e resse il bene della società. Omettendo di parlare di altri più anli- 51 chi cominciam o p e r esempio da Maometto. Le d ottrin e di Maometto sono così vergo gnose che la sua vita e il fine del suo op erare non potevano essere difformi da tanta infam ia. L utero venne dopo e a n ch ’esso si protestò di voler r i fo rm a re la religione. 1 suoi stessi seguaci sono d’ac cordo nel confessare i suoi vizi e le sue tu r p itu d in i ; e il bene che egli ha a r r e calo alla società lo provarono sin dal p r i n cipio le orribili carnificine della g u e rr a dei contadini in G erm ania. Il desiderio di sc u sare la sfrenatezza delle sue passioni e sofl'oc arn e lo spaventoso rim o rs o fu il fine che lo guidò noi suo o p era re . Zuwinglio per le sue malvagità fu dagli stessi protestanti tenuto in conto di sc e lle ra to , e s’indusse a c o m b attere le credenze cattoliche p er solo principio d’invidia. Calvino divenuto rifo rm a to re p er spirito di vendetta m eritò p e r le sue tu r p itu d in i di v enir con dan nato aH’infamia de bollo ro ven te. T u tti s.nnno chi fu E nrico Vili d ’In g h ilte rra e q uale la causa del suo orlio conlro la religione cattolica. (1 ) Oh con qual diritto ven ti) Q iianlanqtic i vizi e g li errori d e g li iniliviiiui non sian o arpnm cnlo suflìeicnto a provare la falsità d e lle d o ttrin e ch e p rofessano, tu ttav ia quando q u e sti individui ardiscono presen ta rs i com e riform atori d e lla so cietà, si lia il d iritto di dim an dar loro com e m ai lo loro d o ttrin e potranno riform are g li altri m e n tre non hann o serv ilo ch e a corrom pere e ssi ste s s i. - S2 — 53 — - nero cosloro e tulli i loro im ilatori nd im porsi agli ignornnti od ai doboli ! con ijual fronte ardiscono venira g ettare il marcio del loro cuore e della loro m ente sugli individui, sui popoli, sulla società. Se con sultiam o la biografia di coloro cbe in questi ultim i ann i abban do nan do la religione cattolica si resero apostati o predicarono la ril'o rm a , ci nasce an co r più vivo il desiderio di sap ere se questo nuovo rifo rm a to re sia qualche cosa di m e glio. Se bi sua condotta sia m igliore di quella d ell’ A ch illi, del D esa n c tis, del Gavazzi, del Camilleri e d ’altri parecchi che prim a di lui h an n o battu ta la via che ogii or halle. Un giornale pro lestunto scriveva non è molto, a questo proposito. « Mentre la Chiesa » cattolica aggrega a sé c o n tin u a m e n te i » protestanti pii'i istruiti, più illum inali, » più segnalali p e r la loro m o ralità, la n o » sira Chiesa (rifo rm a ta ) si è ridotta a non » rec lutare che frati scostumati (citato d aly>VUiiivers, 27 o d . 1840). » E un esimio scrittore cattolico soggiungeva : « Difattochi » son quelli chc in questi tem pi abban d onan o » la Chiesa cattolica p e r farsi p r o le s ta n li? » Non altri che preti e frati i quali g itla» lisi pria nel p antano d ’ogni laidezza ago» g n a n o a c o n trarre qualche sacrilego m a - » trim onio. Son questi d’ordin ario si rotti » ad ogni libidine, che dopo di essere stali » lun gam ente lo scandalo dei loro paesi, la » croce dei loro sup erio ri e dei loro vescovi » non più sostenendo alle continue rim o » s t r a n z e , riprension i e minacce che lor » si fanno, all’onla che ovunque li accoin» pagna, vengono finalm ente al disperato » partito di a p o stata re . T anto p iù poi facil» m ente a sifatto passo s ’inducono allorché » un (]ualche com m issario pro testan te lor of» Tre il comodo e i mezzi di farlo, e ven» gono assicurali di u na sufiiciente sussi » slenza p e r l’avvenire » (1). Dopo tu tto ciò noi siam o veram ente c u riosi di sap ere se U. Ambrogio colla sua condotta passata e p rese n te faccia vera m ente una eccezione a questa regola ge ne ra le , se egli sia v era m e n te q uel giusto (2 ) che da tanto tempo i protestanti cercano nelle lile m assim e degli apostati o c h e mai non h an n o an cor potulo trovare; e ([uando noi saprem o che colui che ci vuole insefi) haiiuii K g li è, |»cr oviUtrc (|uestu duloioso falLu d ie i su poiiuii uso la lo ra , a rigu ardo Ai c e n i c a tliv t s o g g c tli, di una iudiilgonza cIk'. d ii non nc sa il p crch c, i|u.ilj(ìca di eccessiva. (2) Noi l'abliiam detto poco in n an zi, le re!azii*ni ch e c i ven nero fatte su l suo co nto da parsone ben inform ate c e lo di pingono tu tt’ a llro ; ma nui attendiam o un a su a parola in pro p o sito. - bi - g nare ciò che dobbiam o c re d e r e , n on è un prete scostumato, n è u n fa lsario , nè un truffatore come fatiti altri cho prima di lui tenn ero i medesim i discorsi ma un uomo di illibata condotta, noi penserem o d i e fra i tanti torti che h a n n o coloro che prestano orecchio alle sue prediche alm eno non h an n o quello di deg ra darsi sino al punto di ascoltare u n ciu rm a to re , uno scostumato, u n ciarlatano. Cenni circa la doUrina di D. Ambrogio. Gira da qualche tem po per i paesi d ’It.ilia e specialm ente nella città di Torino u u tale che va spacciando robe da chiodi contro il p a p a , la c o n fe s sio n e , la messa e a ltre p ratich e della Chiesa catto lica, e si assicura che costui è un prete, e un prete che ha cele bralo tante volte il santo sacrilicio della m essa, che ha udite tante volte le confessioni de’fedeli, d i e ha giu rato in pa rtic ola r modo rispetto e som messioiie al som m o ro n telic e (1). U popolo, (i) H costui un tal D. A m lirogio ilc lla provincia (ti M on(l'iv i, (la lungo tempo sospeso iliil suo V escovo non per aver can talo il Te D e u m nellii le sta dello S ta tu to , com e e g li af ferm a, m a per altre g rav issim e ragio n i. 55 - non ti lasciar i n g a n n a r e ; le cose che egli dice son cose scritte e r i s c r i t t e , dette e ridette tan te volle, e tante volte sbu g ia r d a te che no n provano nu lla contro la religione cattolica. E n o n ti rechi m e r a viglia l’u d ir le rip e te r e da u n prete. 11 prim o che mosse g u e rr a a Dio e volle in certo modo fon dare u n a nuova religione, la religione della su p e rb ia e dell’idolatria di sè, la religione dell’io fu un angelo che si chiam ava Lucifero. Colui che trad ì il nostro Divin R eden tore fu u n apostolo, uno dei p rim i p reti, e si chiam ava Giuda. La su p erb ia c o n giu nta all’ ign oranza , come avvien quasi s e m p re , m utò sin dal p r i n cipio della chiesa persin dei vescovi in ostinati ere s iarch i. L u tero era un f r a te , ma u n frate s u p e r b o e scandaloso. Anzi, sia detto con dolore, p u r troppo le g u e rre più acerb e che d ila n ia ro n o la Chiesa f u ro no in co m in ciate da p reti o religiosi nei (|uali il vizio giu nse a cancellare persino il sentim e nto del puftore. Non ti stup ire ad u n q u e , o mio caro popolo, d ’ ud ir un prete a sp a r la r della religione. Non è cosa nuova, e in tutti i secoli se ne son veduti degli esem pi e no n o stante la religione si conservò e si dilatò e si dilaterà sino alla fine del m ondo. Questo tale se la prende col Pa pa ed - 56 - osa afferm are che Gesù Cristo non lia stabililo il papato. Non ci cred ere, o popolo, non ci c re d e re egli n o n sa n ulla. Il vangelo sta co n tro di lui e bisogna essere ben cieco per n on vedere ad ogni pagina la p re m in e n z a che s. Pietro ha ricevuto da Gesù Cristo sugli altri apostoli. 11 Papa , egli dice, dev’ essere povero. Lo è stato, mio caro p o p o lo , e q uand o Iddio il p e rmelesse Io diverrebbe di nuovo senza cessa re d’esser papa. Ma d im m i, perm e tteresti tu d i e rim an esse povero? Se nei p rim i tem pi lo fu si è perchè allora quasi tutti i cristiani e ra n o poveri, n è potevano soccorerlo, ma app ena i ricchi e n tr a ro n o nella chiesa , appena cessarono le persecuzioni, la pietà (le’f'udeli no n perm ise più che il loro vec chio p adre andasse mendicando il pane (Iella vita e pensò essere necessario che come già il som m o sacerdote degli Ebrei il prim o prete della Chiesa di Cristo a n dasse acco m p agn ato da u n e s terio re che dim ostrasse agli occhi di tutti la persona che ra p p rese n ta v a , ed is pirasse rispetto e venerazione. Il papa può p ratic are la ])overlà in casii s u a , e Io leggiamo di molti, può vivere come povero m a non sarebbe convenie nte alm en o agli occhi della mol titud ine che lo ap parisse . P u r troppo lauli e tanti no n sanno risp etta re la povertà - 57 q u a n d ’an che vada co ng iun ta ad esimia vir tù. E poi la povertà no n è a ltrim e n ti u n obbligo pel papa che p er q u a lu n q u e altro cristiano. 1 religiosi ne fanno v o t o , ma n on tutti i papi sono frati. Se l’arg o m en to valesse, q ualsiasi re dovendo essere il pa d re del suo popolo dovrebbe p u re essere povero, e gli a rg o m en ti che si adducono con tro un papa ricco, si po.ssono a d d u r r e an che co ntro un re ricco. Se poi perc hè il papa , e in g e n e ra le tutto il c l e r o , si occupa e deve occuparsi delle a n im e , do vesse p e rc iò s e p a ra rsi da lutto q u a n to è m a teria, dovrebbe allora s ep ararsi p ers in dal prop rio corpo, e r i d u rs i a m o r ir di fam e. I p r e t i , soggiunge questo nuovo ri f o r m atore, no n r e s p ira n o che interesse, n on pensano che a far d a n a ri . Che ve ne siano di costoro n o n ne d u b i t o , e q u a n d o noi c r e d e s s i , apostati viventi me ne fo rn ire b bero un a prova. Ma che il m aggior n u m e r o , che tutti siano tali, vi bisogna un a fronte di bronzo p e r afTermarlo. A h! egli non ha mai saputo che cosa è un prete, e quale è il dovere del p r e t e ; ed ignorandolo p re tende che an che lutti gli a ltri lo ig no rin o . . . ! Oh ! mio caro popolo , che sia il ])rete non and arlo ad im p a r a r e da un c iarlata n o di piazza, nè da quelli che fre q u e n ta n o le fiere, le taverne , i ridotti e - 58 peg gio ; m a vallo a cercare al letto del malato, accanto al giu stizia to, nelle p r i gioni, negli o sp e d a li, nelle scu o le ; d a p pertutto dove vi è una lagrim a da tergere, una consolazione da re c a re , u n ’opera Imona da com piere ; il prete vallo a vedere iu chieda n on solo q u and o è in funzione, ma quando è solo che prega e geme, perchè vorrebbe veder tutti seg u ir la via della virtù che è quella della felicità ; cercalo nel confessionale q uando è a tto rn iato da ogni classe d i p erson e e da poveri in più g ra n n u m e r o ; cercalo sul pulpito quando insegna coll’unzione della parola ad a m a re Dio e il prossim o, ad ub b id ire a’su perio ri, a r e n d e r e a ciascuno ciò che gli e dovuto, a no n m a c c h ia r s i, a n on d egrad arsi colle b r u t tu r e del v iz io , a fare a lt r u i lutto il bene possibile. Il p rete è il tuo amico, o mio caro popolo, esso è il tuo p iù g rand e amico, e lo sarà sem p re m algrado di tutti i tentativi che si fanno p e r staccarlo da te. Di più ( uesto nuovo apostata ardisce pa rlare della confessione , egli cbe vi è ricorso fante volte e sa di m e n tire tu tte le volte che inventa delle calu nn ie sulla confessione. Kgli ti consiglia a non con fessarli più ai preti m a di confessarti a Dio. Ma e c c h è , hai tu creduto finora di confessarti a p r e t i? Io n o, io sem p re si — 59 — nora ho p ensato con fessarm i a Dio, p e r chè confessandomi da u n suo m in istro sa peva che mi confessava a tale che in virtù (Iella sua o rdinazione teneva il posto di Dio, e poteva a nom e di Dio giudicare se l'ossi degno di perdono e tr a n q u illa rm i ijuando mal a proposito ne dubitassi: sa peva che mi confessava a chi aveva da l)io la facoltà di c o n s i g li a r m i , di sugge ri r m i i rim ed ii al mio peccalo. Mio p o polo! egli n o n sa che cosa sia confessione 0 l’ha d im e n ti c a to ; e se vi vedo malizia (II! in teresse lui sciag urato ! a p ra la storia ili 18 secoli e più da che la confessione is tituita da Gesù Cristo si pratica nella Chiesa ; a p ra la storia di tanti p i i , dotti e santi confessori, e vedrà qual menfita, (|ual solen n e m entita ricevono le sue i m pu den ti parole. « E della Messa , che dice egli della Messa questo sciagurato che avrebbe dovuto trovare in essa la scuola dell’ umiltà , (Iella carità, del sacrifizio: il mezzo della ])ropria santificazione; ed invece non vi Ila cercato che la pro pria perdizioni!. Ah! il prodigio d e ll’a m o re di Dio, la j)iù g ran d e scuola della virtù , del sacrifizio , (leH’eroism o , la vittima che soddisfa ])ei peccati del mondo è una pena dolorosa per coloro che v orrebbero ogni virtù elim i - 60 - nata dalla terra p e r fondare il regno del l’egoismo del denaro e del venire ». Nè valga ad in g a n n a rli, o popolo , il citare che cosini fa la Bibbia e la sto ria della Chiesa p e r provare le sue a ss e r zioni contro il papa , la c o n fe s sio n e , la .Messa e in generale contro le credenze cattoliche perc hè egli falsifica la Bibbia e la Storia. Si egli falsifica le S crittu re e la storia della Chiesa. Abbi il coraggio di dirglielo, mio caro popolo, diglielo a p e r tamente a faccia sco perta. Sono a mille, a raigliaja coloro che glie lo h a n n o dello prima di te, e fra questi fu ro n o di quelli che p assarono la loro vita in tie ra nello studio, m a nello stesso tem po nella virlìi; furono di quelli che col loro ingegno fe cero s tu p ire il m ondo, s. Agostino, Dante Alighieri, Bossuet, F énélon, Pascal e mille altri. E quando ardisce afferm are che egli am a la p atria , che egli am a 1’ Italia , o h ! dagli sulla voce che ben sei m erita, ])ercliè egli mentisce in iq ua m en te. Egli ama l’IUdia? egli che le vorrebbe s t r a p pare la gloria più g r a n d e ? egli ama l’I talia m e n tre predica la divisione, m en tre tenta scinderne le credenze e straziarla con nuove dottrine re ligio se? Egli ama ritiilia m e n tre vi sem ina la pili accaniiita — 61 discordia e tenta di a rm a re il fratello con tro il fratello, il p adre contro il figlio, i parenti co ntro i p a r e n t i ? E nel suo acciecaniiMito si lusinga egli forse di poter colle sue sp a n p a n a te plateali di spegnere la fede cattolica in I t a li a ? P overo insensato! no che egli non io potrà ; n o , mille volle no! Milioni e m ilioni d ’italian i verseranno il loro sa n g u e ma non d iv e rra n n o rin n e gati nè apostati g iam m ai ( i ) . Il giorno che voi, 0 seguace di L u tero im ita tore de gli Achilli, del Desanctis, del Gavazzi , o che altri ([ualsiasi di maggior ingegno, di m aggior d o t t r i n a , di m aggior potenza e ricchezza di voi, v orrà fare l’Italia s p e g n e n dovi la religione c a tt o li c a , potrà farne un cim itero, ma no n m ai u n a nazione e tanto m eno l’ila lia. A h! se è vero che (1) E a llo ra , dirà qu alch e sp irito fo rtn , pprché vi affannale tanto ? S e la tcile non perirà a c h e ta n to in ta flid irv i? M ano! ili m andiam o a co stu i se per salv are non tosse d ie un dito (le’suoi piedi non u serebb e e g li l ’ istpssa e n e rg ia ch e per s a l vane lu tto il co rp o ? E p erchè c i rim provera e g li se per salv are per im pedire la corruzione la rovina di a lcu n e anim e d ebo li, non fosse pure c h e d’ un anim a s o la , più p reziosa c h e tu lle le ricch ezze d el m ondo, noi c i affanniam o, scriv iam o e soffriam o com e se si tra tta s se di un in tie ra n a z io n e ? L a persecuzione non ci spav enta, nt’ dubitiam o d e lla p erp etu ità d e lla fed e; ma c i spaventa il rovina. p e rico lo d elle anim e deboli e la loro facile , - C-2 - amialfì r ila lia cessole dal dilaniarla con sem inare nuove discordie. Se non voicle desistere dai vostro predicare l’eresia per am ore di Dio e della Chiesa sua sposa im macolata, per a m o r e deH’unim a vostra e d e l l a n i m e de’vostri fratelli, oli! alm eno vogliate cessare p e r a m o r della patria ! rprchè bpslemmiato, perchè im precate voi? « Si davvero p erch é? IVr nessuna ragione, » eh io ini sappia, e d ifa tto senza la menoma » ragione. Direte che é vostra abitudine 0 e che non vi attrib uite a lc u n senso. «A llora perché bestem m iale v o i ? Se é hu on o !i n ienlo , se non ha senso alcun o, » preché c o ntin ua le voi ad im p ie g a r parole « c h e n on significano n i e n t e ? « So ciò fosse tutto io avrei già detto a b » bastanza p er convincere ogni persona as« s e n n a t a , come è assurdo il b estem m iare. » I.a lingua ci fu data p e r far conoscere i » nostri pensieri. Non vi sono che gli im » becilli ed i pappagalli cho ado p e ran o p a» role vuole di senso, non vi sono che gli » ubiiriachi ed i pazzi che van p arla n d o pe r J* d iritto e pe r rovescio, e non è che negli «ospizi dei menleciitti che si può scusare » u n a simile condotta. — (5U — » Io vorrei bene a r r e s ta r m i q u i , ma in » verità ciò è impossibile. Io n on accuso ) ' già di u na pazzia inoffensiva, quelli che » proferiscono b estem m ie o maledizioni, io » li accuso di u n te rrib ile peccato m o r» tiilc, giacché le p a ro le eh’essi ad op eran o » non sono p u n to parole vuote di senso o p e r » conseguenza i n n o c u e ; ma all’opposto pa» role che h a n n o un pessim o senso e che » fanno un g ra n m ale. Vi ha un proverbio » che dice: La maledizione, la heslemmia bru si da la limjna di chi la profferisce. Io vorrei » bene che fosse sem p re cosi, p erch é se la » bestem m ia ferisse il corpo come ferisce » l’an im a , gli uom ini n on besfenim ierebbero f) più e n o n o stante vai meglio avere una » lingua am m alala c h e u n a lin gu a colpevole. » A h sappiate co n servare il silenzio tutte le » volte che u n ’im precazione vi vien sulle lab )) b ra. l ’i im pro verate coloro che in te n d erete » a bestem m iare , com battete valorosam ente » questo peccato d ap pe rtu tto dove lo incon» tr erete , m ostrate ai vostri co m p agn i che » voi ard ite essere coraggiosi e re n d e re te » stim onianza alla fede di Gesù Cristo ». Noi abb iam o trovato questo squ arc io in dovinate dove ? In u n libretto stam pato (lai P ro te sta n ti, e ci è piaciuto. L’abbiam o voluto in s e rire poi pe r diverse ragioni : I ^ p er le buone osservazioni che fa ; T per — 65 — — 64 — far vedere clic ogni voi la che i P rolestanli vogliono dire qualche cosa di liene sono costretti senza accorgersi di ado perare lo stile, le parole, le espressioni dei cattolici, notale, si parla p ersino del peccato m o r tale , espressione che Lutero non voleva to lle r a re ; 3*^ per d a re im a prova come r i n g h il le r r a colle d ottrine puseiste si vada sem p re piiì accostando alla Chiesa c a tt o lica e faccia presagire u na prossim a r i u nione alla m ad re Chiesa. O h ! si faccia , (kU, p a i , fiat. Noi lo d esideria m o calda m e n te, perchè am iam o i P ro testan ti come fratelli, secondochè ce lo comanda la n o stra san la religione e v orre m m o vederli lutti sulla via dèlia verità e del p a r a d i s o ( l ) . l i C a l t r u i d i ^ g i * a 7, i e i4Ì e i i o a n o i d i s c u o la . In un a borgata presso Cotrone (C alabria) nei p rim i giorni di ottobre 18C3 scoppiò u n furiosissimo u rag an o . A c q u a , v e n to , (1) I P ro te sta n ti di Iraon conio com inciano a com prendere d ie 0 liisoRna so tto m ettersi ad u n 'a u to rita e qu esta non ]iuò esse re d ie q u ella d e lla G liicsa CONVERSIONE STUAOHDIINARIA ellH lo dello zelo di mi sacerdote cattolico. ca tto lic a , o non si deve ;tin - u iettei’e alcu n a au to rità ed allo ra convien n e g a re sin (iiifilla di D io. I 0 ca tto lic i od a t e i , diceva già lo g ici non c 'c via di mezzo «. fulmini im p e rv ersav an o e sgom entavano quella povera popolazione. Uno di quelli che sotto il n o m e di lib ertà v o rreb bero a n n ich ilili tu tti i co m a n d a m e n ti di Dio e della (Chiesa, sbalordito da u n im provviso scoppio di f u l m i n e , anzicchè f a r e , come ogni buoi) cristian o , il segno della s. Croce, 0 d ire Gesù mio m isericordia, p ro r u p p e in esecrande b estem m ie con im precaz ion i o r r en d e contro il Pontefice. Ma, terrib ile vendetta d ’un Dio oltraggiato in se stesso e nel suo Vicario in te r r a ! Non a pp ena aveva p ro nu nz ialo quelle o rrib ili p a ro l e , che im m e d ia ta m e n te u n secondo fu lm ine incen eri il m iserabile e sprofondò appieno la sua casa. Miei cari le tto r i, im p ariam o a risp etta re il n o m e SS. di Dio e la p e r sona del suo Vicario in te r ra , ed avrem o trovato il m iglior mezzo p e r essere p r e servati da tante tem porali disgrazie e quel che è più evitare l ’in fern o. F é n é lo n , ad e sser Nessuno co ntrasta alla classe povera il privilegio di u n a quasi n a tu r a le in clin a zione a p re s tars i p e r q u a n to p uò alle o 5 - 66 p ere di carità verso il suo si m i le : e non di rado arriv a che il povero ritro va in un altro suo pari q u e ll’aiu to, qu ell’assistenza, quel soccorso che gli fu negato da p e r sone comode e lussuriose. Quello però che n on a tutti è cognito si è come nella classe indigente sia alle volte u n ottim o mezzo lo in te re ss a rsi in q ualche opera di carità p e r a p rirs i u n a via a correggerli dei loro difetti anch e gravi, m assim e con quelli che p er la sregolatezza di costum i e dim enticanza d ’ogni prin cipio di religione non d an no p iù a chi cerca d ’ avvicinarli, alcuna speranza di ri d u rli al bene con r a g io n am en ti e p ersuasioni. Di questa verità trovo u n a lum inosa prova in un fatto n a r rato d a ll’ Abate Isidoro Mullois nel suo corso di eloquenza sacra po po lare tradotto in lingua italiana di recente pubblicazione che rip rod uco le tteralm en te dal testo non solo perchè serva come dilettevole le ttura, ma an cora di eccitamento ad im ita rn e l’e sempio q u an d o l ’occasione si presentasse. « I n un o de’ p iù sciagurati q u a rtie r i di » P arig i vi aveva u n a povera cenciaiuola, » m alata grav em ente e in tale indigenza, che » si giaceva su un po ’ di paglia o stram e , T) il quale più che di letto, aveva aspetto » di le tam aio. Un p rete, che venuto era a » visitarla, stava tra sè pensando in qual » modo potesse sovvenirla ; quando dal - 67 » fondo di u n oscuro andito, che là era, » ode una voce di donna grid are sup pli» chevolm ente: aiu to, aiu to , m’ammazzano! » all’assassino ! — Egli vi acco rre ; spinge » l’usciuolo, e vede questo tristo sp e tta » colo : d u e fanciulli che g rid an o e p ian » gono ; e la m isera m adre stram azzata a » terra da u n omaccio alto e di tr u c e a » spetto, che a mezzo svestito e con una » cam icia lacera sulle spalle le sta sopra, » e a calci nel ventre e nel petto o rr ib il » mento la p ercu o te cosi, che la m eschina » livida e pesta era u n a pietà a vederla. » 11 b u o n sacerdote s’avvia al m a rito , e » sciamando : ah ! sciagu rato , cessa : che » fai? — S’arre sta e g li; ma g uatato il sa » cerdote, si gitta su lui, e afferratolo a » mezzo la vita con am b e le b r a c c i a , lo » solleva di peso, e senza d ir motto lo » trascina ad u n a finestra ch’era là ap erta, » ove giu nto : Ah ! preti, grida che vi cac» eia te in casa a l t r u i , e venite a turbare T) la pace delle fam iglie.... be n ti do io il » salto p e r la finestra : e si p re parav a p e r » eseg uir la sentenza, qu an d o quasi per » g u stare <in tratto 1’ agonia del suo pa» ziente, s ’arrestò un istante, e fissandolo » con occhio di tigre co’du e pugni ai » f i a n c h i , ({uasi morso di tanaglie , lo » stringeva. — 68 — « Trem a va in cu ore il sacerdote , ma 5 non si s m a r r ì e nascondendo la paura j) con viso so rriden te disse . Adagio, amico, » tu fai ben presto a m etterm i p er la fi■) n e s i r a .. .. sai tu ciò che faceva io m e n tre 3 tu battevi la tua moglie ! Tu tieni p er 3 la frate rn ità e la carità : n ’è vero ? eb;» bene sappi che là a costa v’h a u n a po I) vera donna che sta p e r m o r ire su paglia .D puzzolente come u n letam aio ; e ciò in » casa tua ! n o n ti fa onore, e ne avresti I) pena tu c e r t o .... tu non se’cosi cattivo I) come vorresti p a r e r e . .. . v e d ia m o ; dia » moci m ano per a iu t a r e la poveretta ; tu » a n d ra i a c ercar della paglia p e r lei io » te la p agh erò . Lo spavento e la b ram a » di far del bene anche a questo sciaurato, » avevan dato n on so qual forza di p e r » suasiva a queste poche ina spettate p a » ro le : onde quel feroce a ll’ud ir e, comincia » a pla carsi, e m utalo in viso, lascia li » bero il povero p rete , anzi scopertosi e » cacciatisi ia lurida b erretta sotto il b rac» ciò, si fa a l u i , in atto di soldato d a » vanti al suo caporale, e ; A h! sig no re, » (dice) se la parla cosi, la cosa cambia : » io son uomo d’ o no re e d’ u m a n ità , io. » A so cco rrer la do nn a, certo si che l’a» iuto : lasciar m o r ire cosi u n a cre a tu ra » u m a n a , non va : dica ciò che vuol ch’io - 69 » faccia, farò tutto , io. Il sacerdote tira » di tasca a lcu n e m o nete, e ponendogliele » in m ano, gli d ice: vam m i a cercare due » fasci di paglia. » Le donne del vicinato in t ra t ta n t o , corse » al r u m o r e , e visto quel prete, pallide e » tr e m a n ti g r i d a n o : po veretto! che la fece » m a i ? sa ella dov’è ? questa è la casa del » più b ru ta le u om o di tu tto il q u a r t i e r e : » ed è si tristo, che i più scellerati n ’h a n n o « s p a v e n t o .. .. ei va dicendo c h’ avrebb e » gu stalo di fiaccar le ossa ad un uomo j» e più ad u n p r e t e . . . . Queste parole a » vrian fatto s m a r r i r chicchessia ; ma co » leste do nn e n o n sapeano q uale sia la » potenza della carità. » Questo bmvo scellerato eccolo ri to r n a r e , » no n g u a ri di tem po dopo, con du e fasci » di paglia sulle s p a l l e ; e ra tr a n q u illo ! » e quel suo ceffo aveva p e r poco preso » a ria di uom o onesto. l'"u un a scena di » vera tenerezza quella che segu i. E n » trato dalla c e n c i a i a , pone a te r r a una * p arte della paglia, e la sten d e in mezzo » alla c a m e retta ; poi con u n a delicatezza » quasi m a te rn a pigliata la in fe rm a qual » era giacente nelle su e vesti, la trasporta » su quella ; indi colla rim a n e n te rifattole » il le t ti c c iu o l o , ve la rip o n e e. l’ adagia » sop ra, ai tutto come fatto avrebbe una -JO » sua am ata figliuola. E q uan do u n a delle » femmine volle p restarsi p er dargli m ano, » ne la resp in se g iuran do , che esso e ben » capace di c o n d u rr e a fine da sè un atto j di buona ca rità . Egli era in te n e rito , sino » alle la g r im e ; il sacerdote avvedendosi » che slava in pensiero di p arlarg li, il tira » in disparte verso il vano della finestra. » Ma al nuovo am ico non venne fatto di * artico lar p u r m ollo, chè il sussulto del » cuore ne l’ impediva : n on fece d u n q u e » che strin ge re quella m a n o , eh ’ egli gli » porse, con tanta energia, che p e r poco » no n gliela storpiava, in prova del troppo » forte e sensibile suo alletto. — B e n e , » bravo! dissegli il prete, ora ti riconosco, » e ben vedo che tu n on sei così malvagio » nom o, come ti davi a c r e d e r e ....... non » tei dissi io, che tu eri capace di una « b u o n a az io n e ? — Eh! (rispose l’ altro » con voce commossa, e affogata ), è lei X che ha fallo tulio . Io, p e r me n o n son » più io : nè più mi rico n o sco .... Quattro » u o m in i non mi avrebbero fatto stare ; » ed ella con q u a ttro parole m i . . . m i ... K cambiò. Bisogna ben che la sia un buon » c u ra to lei. » Il sacerdote proflttó della bonaccia » p e r difendere la causa della moglie, e : » Amico mio, gli disse, tu facevi cosa che - 71 » no n l’andava, b attere la tua moglie : ben » sai, che la d o nn a no n si piglia p e r b a l» lerla. Ella avrà i suoi d iffetti, senza « f a l l o : ma , e tu non ne hai p ro p r io » n e ssun o? Bisogna co m p atirsi .a vicenda. * O rsù, v ia . .. . p ro m e ttim i, che non la bat» lerai m ai p iù .... A tali parole, l’aspetto » di costui si ran n u v o lò , lasciò a n d a re la > m an o del prete e con franco piglio d is » segli : — Mi dispiace assai, ma non posso » prom ette rg lielo , e n o n gliel prom etto , » p erchè n o n te r re i la p a r o l a .... F u p e r » tan to d’uopo di r i t o r n a r e alla prova ; e D tra le molte p aro le quesla fu che lo » v in se; Tu no n vuoi p ro m e tte rm i di non » rip e rc u o te re la tua moglie : è difTetto di » riflessione cotesto. Ne a n d re b b e il tuo » onore ; dacché h a i fatto all’is ta n te u n a » azione si bella verso u n a d on na s t r a » n ie ra , n o , tu più non puoi o n o ra ta m e n te » b attere la d o n n a tua. Colui dopo u n » forte con trasto tra sè e sè, p ro m ise , af» forzando la p rom essa d’u n grosso e ple» beo sa c r a m e n to . Dopo quel di, n on si è » )iù u b b ria cato , nè h a più m ai battu to » a su a m o g lie: la qu ale potete pen sare » con qu ali rin g ra z ia m e n ti non accogliesse » quel sacerdote ogni q ual volta ritornava » a v isitarla in casa. Che buona v e n tu ra » fu quella , che ella si sia trovata qui — 12 — I) quel £>;iorno ! quella visita mi ha libe I» raln ila chi sa q u an te gragnuole. Il m a » riio ora non s’in neh bria p i ù ; imbiziia■>risce talora , effetto del suo n a tu r a le « violento ^ leva allora i p u g n i, e mostra » volermi schiacciare sotto ; ina non mi » tocca, 0 tantosto si va calm ando col d i r e : » - buon per te che quel prete sia stato « q u i , se no ne toccheresti ancora delle I) belle! » Nè andò m o lto , che p er questa via » ([uel misero ridivenne cristiano . Fatta » la co n fes sio n e, e la com un ion e , m utò » cosi che r a r a m e n te troveresti uom ini » com e lui e di si nobili sen tim en ti. Non » volle ricever soccorso da chicchessia af» ferm ando, bene b a sta r egli per sè e p er * la famiglia : per lo che ei lavorava notte » e di. D’allora in poi la pace, e con essa » r agiatezza benedicono la sua casa e la » su a moglie va ripetendo, che essa ora si » Irova come in paradiso. » Sopra tulio singolare è la nobiltà d’aj# nim o che m o stra. Verso l’u sc ir del set » tem b re scorso, egli recossi da quel sa li cerd ote che ora esso am a di tutto cuore, » e con quella franchezza ch’è sua pro p ria : » son m alinconico oggi (gli d i s s e ) , o si * g n o r Abate. » — P e rc h è , am ico m i o , che h a i? — - » — P erchè son lovero. Veda ; in vila » mia l’ho sofferta a m i s e r i a ; u n di m a li lodiceva ai ricchi, e con loro il buon » Dio d ’averli fatti r i c c h i: tuttavia credo » non avere mai provato tanto dispiacere •> della mia povertà, come al p re s en te, » elio è p u r m eno d u ra . « — E che hai d u n q u e , il mio povero « e caro am ic o ? » — Ilo questo, che vedo v enir il nuovo A a n n o ; vorrei in quel giorno p o rta rle » qualche piccolo regalo , e no n ho d e n a ro * in tasca. Vengo a d u n q u e p e r d ir le al•> manco, com’ella p uò co ntare d ’avere in » me un am ico fedele e d e v o to , pronto •' giorno e notte a’suoi ord in i. Mi mandi » p u re d ovunque ; p e r lei ci co rro a piedi m n u d i, e mi getterei co n tro la locomitiva « d e ll a ferro -v ia. E pigliando la m an o di « lui nella su a , con un accento di bonià « g r a n d e e di em o z io n e : se m ai, d is s e , » 0 caro Abate, venisse la rivoluzione, se » si attentasse u n ’altra volta alla vita dei * preti, venga lei, venga a nascondersi in » casa mia, venga a rifu g ia rsi nel nostro » ( | u a r t i e r e ; là d e n t r o , cospetto di c a n » n o n e! s’av ran da vedere de le belle leste » rotte p rim a che le si torca u n c a p e llo ... » — 74 — - \ r x ’T A . ilei CANONICO COTTOLKNGO — *0© *— Come a contrapposto di ciò che a m a lincuore ci è toccato scrivere circa il d i sgraziato 1». Ambrogio, era nostra in ten zione di stam p a re qu asi, come u n sollievo, qualclie cenno circa la vila di q u ell’apo stolo della carila, m a r tire dello zelo, vero Vincenzo d e ’ Paoli I t a li a n o , che fu il ca nonico Coltolengo (1 ). Kd in tal cenno (1) A fa it i giusto co n cetto d e lla vastità d e ll’ im presa cu i si accin se il sa n t’ ucm o d f l C anonico C u tlo lengo , non può certo b a s ta r e , ma può giovare a ssa i un elen co d e lle varie sezioni com ponenti la piccola C asa d e lla D ivina P rovvidenza, ch e il somm o P o ntefice P io I X cliiam ava la C asa del M iracolo. E ss e sono 9 4 e più, e si distinguono in in fo n n crie , su ore di ca r ità , O spizio d ello O rso lin e, fra te lli di s . V in c e n z o , giovani detti fra tin i, so rd o -m u tj; OrfanotroOo, O spizio d ei v ecch i, fatui ed e b e ti, invalidi, R e t i c i , C on g reg azio n e dì p r e t i , m onastero d etto del su ffragio, fig lie d e lla p ie là od A d d o lorate, p ro v an d e , Ospizio del C arm ine, T o m m asin i, T a id in e , S a le d 'a silo e c c . C irca duem ila sono le persone ivi rico verate viventi d ella olem osiua g io rn a lie ra d e lla pubblica ca rità . — 75 sarebbe venuto molto a proposito d are qualche ragguaglio circa le pie is titu zioni che s u ll’esem pio di lui la pietà cat tolica ha cosi m ira b ilm e n te , cosi prodigio sam en te sap uto , coll’evidente soccorso della Divina Provvidenza, stab ilire di questi u l tim i a n n i in T orino . Ma egli è forza r i s e rb a r e questo caro, questo co nso lante arg o m e n to peli’ a n n o ven liip o, se Dio ci d arà vila e m en le da tanto. P e r ora ci lim iterem o ad acce n n are come si sia in q u e s t’a n n o in i ziato il processo p e r la beatidcazione di questo v e n eran d o servo di Dio, e gli esam i -■siano già di molto avanzati. T e rm in a li che siano s a r a n n o sottoposti al giudizio di una co m m issio ne di C ardinali i qu ali dec ide ra n o se si possa a tt rib u irg li il titolo di V enerabile. Questa p rim a sentenza n o n gli a ttrib u irà p erò a n c o ra l ’o n o r degli alta ri ; sarà necessario u n secondo processo p e r chè possa c h iam ars i Beato, ed allora p o trà avere alta ri m a no n chiese a lui d e dicate , e il suo culto sarà a n c o ra assai l i m i ta t o ; si dovrà is tru ire n n terzo p r o cesso p e r p o te r add iven ire alla sua c a n o nizzazione, e solam ente allora avrà l ’intiero cullo di Dulia e si c h ia m e rà Sàmto. In tulli questi processi si adopera il massim o r i g ore, e no n si am m e tte p e r prova a lcu n fatto che no n si possa giu rid ic am e n te p rò - ^ - 76 v.ire. È noto come il C ardinal L am b ertin i poscia Benedetto XIV consegnasse u n giorno ad esam inare ad un prolestante inglese il processo di u n servo di Dio. Lettolo questi lo r ip o rtò al C ardinale dicend og li: se tutti i santi della Chiesa son di questa fatta io mi rend o cattolico. E bbene gli rispose il C ardinale, voi giudicate costui santo e noi invece n o n a bb iam o a n c o r credu to che la sua santità fosse suflicienteniente provata. Cosi la Chiesa Cattolica ponendo in chiara luce le v irtù , le o p ere, le d o ttrin e , i m i racoli d e ’ suoi figli, viene a d a re u n a r i sposta senza replica a tutte le m iserabili c a lu n n ie de’suoi im potenti avversar]. iinONSIGNOR SIBOUR li!N ,\TTO D I SPLE\ DID.\ C A R I T .V Tra fatti caritatevoli ed illustri di Mon sign or Sibour, Arcivescovo di P arig i, morto il 6 G ennaio 1857, dal sacrilego pugnale di Verger, uno ne raccon taro no i g io rn ali francesi, che m e r ita d’essere singolarm ente ric o rd a to : accadde a Digne, quando Mon signor S ibo ur e ra an cora Vescovo di quella città. Una s e r a , ad ora già ta rd a , presentossi all’abitazione del Vescovo, d im a n d a n d o di parlarg li, u n a giovinetta d’a n co r freschis sim a e tà. Aveva scom poste le vesti, pallido il volto, gli occhi lagrim osi e spaventali. La s tra n a visita u qu ell’ora cosi tarda più stra n a an co ra a p p arisce : il Vescovo ordina che la giovine venga in tro do tta. A ppena videsi al cospetto del P r e l a t o , la giovanetta scoppiò in u n g ra n pianto , e gittandosi ginocchioni a ’suoi piedi, lo ve nia su p plican do con voci in te rro tte di pietà e di m ise ric o rd ia. Il Vescovo, ordinatole di levarsi in piedi, e co nfortandola di brevi ma benigne p aro le, le dim an d ò il racconto delle su e sv enture; pro m ettend ole quel mag gior soccorso che fosse in suo po tere di concederle. Di che preso a n im o la giovi n etta , incom inciò a dirgli : sè essei’e la fi gliuola di u n negoziante di Digne (e il n o m i n ò ) , che ridotto per un im provviso fallim ento aH’ultim a disperazione , nu lla c u ra n d o le lag rim e e le preg hie re sue e della m ad re do len tissim a, n u lla i p i a n t i , le strida e le carezze d e ’ suoi figliuoliiii inn ocen ti, stava in g ran d e punto di p r o c u ra rsi d« se stesso la morte. — 78 — A h ! è tuU’oggi (continuava la g i o v ane) che gli siamo d attorno p iangendo e pregandolo in u tilm en te . Egli è fuor di sè, ci dà delle terrib ili risposte , ci fulmina di spaventevoli occhiale , n o n vuole ve-d erci, n o n vuole se n tirc i.... n e p p u re i suoi piccoli b a m b in i, ai quali faceva tan te ca re zze....M ia m a d r e corse stam attina nel suo ga bin etto , per toglierne le pistole, c h ’ ei solea tenere sul cam ino ; n o n ci fu verso a trovarle. A h ! certo le ha nascoste, p er valersene stanotte a co m p iere il suo atroce d is e g n o ! ... Ah, M onsignore! lei che è un santo, no n ci a b b a n d o n i! ... ho sentito p a r lar tante volte della sua c a r i t à . .. . son ve n uta n on ho n e p p u r detto nulla a mia m a d r e ........ e son venuta qui da lei, è il Signore che mi ha i n s p ir a t a ... Oh, Vossignoria ci a i u t i , trovi q ualch e mezzo qualche r ip ie g o .... se no, questa sarà l’u l tim a notte pel mio povero p a p à , sarà la , rovina e la desolazione di tutta la nostra famiglia. — E dicea queste p aro le con tante lacrim e e con tale im p eto di desolatis simo a ff e tt o , che il Vescovo, mal re g gendo a tanto strazio, levossi improvviso e disse alla giovane : — T ran qu illate vi, mia li g l i a , il Signore no n vi a bb and on erà , indi chiam ati i servi, comandò che subito si mettesse in o rdine la carrozza, ed e n tr a 70 tovi colla giovane, si avviò alla casa di suo padre. Lo trovò qual gliel’avea descritto la fan ciulla : torbido in volto, agitato d e ll’anim o e mezzo fu or di se per l’a p p re n s io n e della sua terrib ile sven tu ra. Q uando la moglie corse a dirgli, che Monsignor Vescovo era in casa e dim andava p a r l a r g l i: — Monsignore ! . . . chi lo ha c h ia m a to ? perchè lo avete condotto qu i ? . . . Che ho 10 a fare con Monsignore. No no , non voglio vederlo. — E avviandosi verso l ’u scio della s t a n z a , ne spingea fuori la d on na, p e r chiudersi d e n tr o , ed elu d ere cosi le sue in du strie am o ro se, che in q u el l’istante no n facevano che vie peggio i r rita rlo . Ma la d on na p iang end o, e s t r i n gendoglisi alla persona : — Ah, sposo m i o ! ...... ma vuoi d u n q u e r o v i n a r c i ? ....... uccider m e, i tuoi b a m b in i, 11 tuo s a n g u e ........ A him è! che hai, che mi g u ard i a quel m o d o ? ...... S e n ti .. .. fa r a gione. Gli e u n s a n t’u o m o 'c h e viene p e r consolarci tu tti.... dee aver sentito q u a l che cosa della tua disgrazia .... — Dunque la mia disgrazia si sa già p er tutta la c it tà ! ... Dunque io son vitu perato dal m o n d o ! .. . E chi è q u e ll’ i n f a m e ? Qui in buon p u n to apparve l ’ augusto P relato , acco m pag nato dalla figliuola. E - 80 gu ard an d o d’uii soave o pietoso sguardo qu eirinl'e licc; — Eccliò, s i g n o r e ? vi r i liutereste voi di m e tle rm i a p arte dei vo stri dolori e delle vostre s v e n t u r e ? ... Non son io il vostro p a s t o r e ? .. .. e n o n siete voi u na delle m ie cure p e c c o re lle ? ... più cara in (|uesto m om ento, in cui tanta sven tu ra si è aggravata sul vostro capo ? ........ All’improvvisa comparsa e al suono di ((ueste sante parole cadde a u u tratto l’ira di quel poveretto, e si rim a se attonito e confuso davanti al suo Vescovo. Il quale licenziale con u n cenno le donne , prose amiclievoiraenle p er m a no il negozia nte, e traendolo con sè nella p arte più riposta della sta n z a : — S i , sign ore (continuava a dirgli), ho sentita la vostra disgrazia , l’ho sem ita o r fa mezz’ora da vostra figlia. Non tem ete, voi non siete disonoralo nella società e ........ noi sarete. La vostra sven tu ra, il vostro doloro, la desolazione della vostra fam iglia m ’han no condotto a voi. Signore, guardatevi atto rn o : dove sono i vostri a m i c i ? . . . A h! v’h an n o in g a n n a l o , v’h a n tr a d ito !... Or eccomi qui io, amico, p adre, fratello’^ qual meglio mi volete. Vengo dopo che i falsi amici v’h ann o ab ban do nato ; vengo a consolarvi d ’una grande sciagu ra, ad offerirvi consigli e soccorso. E voi non vorrete p u re a s c o lta r m i? .,, voi - 81 — avrete cuore di re s p in g e rm i dalla vostra casa ? ... — Ah no, mio buon P asto re ! — g razie, grazio, anzi ! . . . . perdono ! . . . . Non potè d ir altro il poveretto, che i singhiozzi gli toglievan la p aro la, e il pianto Iacea t e stim onio , e h ’ era già vinto il suo c uo re. Onde il santo P re la to non potè ten ersi dal gittargli le braccia al collo, e string end olo lu n g a m e n te al petto confuse le sue lagrim e, più elo qu enti d ’ ogni p a ro l a , con quelle deH’infelice. Scioltisi da quel lu ngo abbraccio, disse il Vescovo : — Ora che i n o stri c u o ri si sono vicendevolm.onte a p e r t i , o r che mi avete accettato p e r a m i c o , p e rm e tte te m i eh ’ io no faccia le p a rti. — E sed utisi l ’uno al fianco d e ll’a ltro, volle conoscere parte a p a rie tu tta la storia di qu el d i sgraziato affare, nel q u a le l’onesto n e g o ziante, p er m anco d ’astuzia e p er eccesso di fiducia no’suoi c orrispo nd enti, e ra sialo da essi sc e lle ra ta m e n lo tradito. 1'] poiché, d iscorrend o, il P re la to s’avvide che la p a u r a del disonoro e de ll’ in f a m ia , più che la perdita delle ricchezze, facevan disp era to d’ogni bene quel poveretto, s’ingegnò con dolci e ra g io n ate paro le di fargli cono scere il nulla degli onori e dei biasim i del mondo ; e che vergogna é di chi fa le e - 82 — ing iurie, n o n di chi in n o cen te le patisce; e che il testim onio della buona coscienzu è tale scudo al cristian o , che n on vi pos sono i dardi piii acuti della m o n d an a m a lignità. — Eppoi non è vero (agg iun se) che tutto il inondo vi m ale dirà. Molti che vi conoscono e chc sann o la vostra vita in te m e ra ta ed onesta,' vi co m p ian g era n n o e c o n tin u e ra n n o a tenervi in quella stima in che v’ehhero se m p re p rim a della vostra disgrazia . — E cosi bel bello con sanie parole e savii consigli venne disponendolo a sentim e nti cosi ragionevoli, cosi rassegiiiiti e cristia n i, che il negoziante, leva tosi tutto rin corato da quel lungo collo quio, m e n tre già il Vescovo s’avviava per uscire di quella stanza : — Monsignore (gli disso), io vi avrò g ra titu d in e etern a : voi m ’avete salvala la vita in qu esto mondo e l’an im a neH’a ltro. Ah io già stava per p re n d e r e un a feroce riso lu zio ne!— T ra q ueste parole Monsignore aveva già spinto l’u scio : e vedendo nella sala c o n tigua la sposa colla figlia e d ue (igliuoliiii già gran dicelli, che stavano ansio sam en te attendendo la line di qu ell’abboccam ento, sospinse a sè dinanzi lo sposo, dicendogli so m m essam ente all’ o r e c c h io : — Vedete là q ue’ poveretti : q uan to h an n o solTerlo! ora sta a voi il consolarli. — Il negoziante — SII — co rse tra le braccia della moglie, e da una p a rte e dall’a ltra fu u no scoppio di pianto. Anche la figlia piangeva, e s t r i n gendosi al braccio del p adre nella conso lante certezza di averlo salvato, lo venia baciando e rib aciand o su p e r la sp alla. E i bim bi, saltandogli a tto rn o tutti lie ti, e prend end olo p e r la falda de ll’ab ito : — l ’a pà, ora si che ci vuoi bene ! — E vero, che non sarai più b u rb ero con noi e con m am m a ? — Papà, ma pe rch è p ia n g i? — Perchè non ci dai u n bacio anche a n o i? — Si, b am b in i m iei, a n ch e a voi... E se gli stringeva al seno con tr asporto di vivissimo airetto, d icen d o : Ah sento q u e s t’ oggi q u a n to son g ran d i le dolcezze della fam iglia! — Dipoi, volto al Vescovo, che colle m an i g iu n te e gli occhi levati al cielo p area rap ito in estasi di g ra titu d in e a Dio, e ad ditandolo ai figli : — figliuoli m iei, ing in occ hiatevi: ecco chi vi ìia r i donato vostro p ad re. E voi. Monsignore , dopo che avete sp arso di tanta dolcezza u n gio rn o cosi doloroso, degnate vi di con ferm arci in questa nuova felicità colla vo stra benediz ione. — Tutti s’ing in occh iaro no e il buon P a sto re li benedisse. Indi invi tato sedette ancora p er breve te m po colla 8Ì famiglia ; e udendo il disogno, che andavan facendo, di vender tutto por pagare i c re dito ri, e rid u rs i a vila ])iù stretta in q u a l che povero villaggio, si fe’ mesto in volto e stette a lq u a n to iu g ran pensieri. P o i , come sorpreso d’una subita in s p iraz io n e , volto al negoziante e presolo p er m a n o : — IJitemi, signore, (l’interro g ò j : a quo tare i creditori e ti r a r innanzi on estam ente il vostro negozio, qiial som m a di d en aro vi sarebbe ne c e ss a ria ? — — Ah Monsignore, venticinque mila lire potrebbero appena ba starm i. ' — E bbene ; io sono in grado d’offerirvi tal so m m a. Dimani l’avrete. Noi te n tere m m o invano descrivere lo stup ore della famiglia a q u e irin a sp e tta ta prolTerta e il giubilo e le lag rim e e le parole. Ma il P relato troncando a un tratto tutte queste dim ostrazioni, e volgendosi un a volta ancora al negoziante coll’indice sulla b o cca : — M a!... silenzio. Pensate, che scoprendo l’offerta che v’ho fatta, ver reb b e in luco anche il vostro fallimento, e il vostro eredito n ’and re b b e perd u to p e r sem p re. Ciò detto, il Vescovo si p arti. Al d im an i il negoziante ebbe il d en aro p ro m e sso ; potè soddisfare a ’ suoi creditori, ravviare il suo com m ercio, e vivere più che p rim a - 85 agiato e contento nel seno della sua cara fa m ig lia , che addoppiandogli d’ allora in poi il suo a m o re e le sue c u r e , n on d i menticò m ai, che doveva tanta felicità alla splendida carità del suo Pastore. IL MATTINO. S O S l 'l U O I ) K L L ’ .\ M M A a 1 )10 Dalla vallea del pianto Sul m allu tin o albor Di laudo, 0 C reato r, T ’alza il creato un canto. Col suo bel crin di roso L’alba procede il di ; La n otte già fuggi. Ogni astro si nascose, E l ’a u ra m attutina Carezza T o rb e; e il fior Manda più grafo odor Se scherza a lui vicina. Ogni augelletto intanto Battendo l’ali u s c i ; - 86 - A ris u o n a r s ’udì l.a selva del suo ciinlo. Aliando tra le frondi S u ss u rra il venticcl, p; roco il fiu micci T ra i .sassi gli risponde. Di la m pi coronato L’astro del giorno appnr, P iù bello ad alle g rar Di se lutto il creato. E piove nova vita, Piove vigor novel Ija luce sua dal C.iel, (]lie a s alu tarlo invila. E lo s a lu ta n Tonde ()uando la faccia alzar Lo veggono dal m a r AlTorientali sponde. 11 suo bel raggio iniiora La valle a m e n a , il pian ; Del m onte più loiitan i.e vette, e balze indora. A tale incanto il core Si sen te Tuoni r a p i r , E m anda a te u n sospir Su Tali de l’am ore. Ma il pianto ed i sospiri lo solo verso in v a n ; — ST — Solo d ’affetto u m an Mi pasco, e di d eliri. Il viver mi ad d olo ra. S p ave ntam i il m o r ir. Dubbioso Tavvenir M’a li r i s ta , e mi m a r to ra . Le luci a più seren o Giorno q u a n d ’a p r i r ò ? Quando rip o se rò A Te, mio a m a n te , in s e n o ? Deh fa c he alla fragranza De’luoi u n g u e n ti il piè Muova seguendo Te, Mio b en e, mia speranza ! L’o rm e che il fallo, a h i! lasso. Al mio c a m m in segnò. Gol pian to laverò, A te drizzando il passo. S ’o r questo co r te rre n o Sol lida in tua m e rcè, Deh avviva la sua fé, Deh fa che t’am i a lm e n o ! G. B . S p a d in i . V A R TETA* S 1NG0I.ARE MODO DI CONOSCERE LE l’EKSONE N arra il Desciiret celebre do ttore in m e dicina nel suo eccellente libro : Della me dicina (ielle M issio n i come egli abbia co no sciuto u n distinto ab aie , l’abate P la n d r in il quale daU’e sa m e d e lla sc r ittu ra conosceva il c a ra tte r e degli individui, lo ebbi, egli scrive, occasione di porgli sott’occbio pa recchi autogrill! di individui a p p a rte n e n ti a varie classi della società e sei volte so pra sette ebbi a fare le m eraviglie della fedeltà dei ritra tti che delineava dopo q u a l che m in uto d’ osservazione. Volendo ten tare u n ’ultim a prova gli p resentai alcune linee pregandolo a d irm i ciò che pensava del c a ra tte re della persona che le aveva scritte. Ecco la risposta che mi diede i n c o n ta n e n te : X Non saprei decidere a qual sesso a pp arte ng a ; se è un uomo ha la squ isita sensibilità della d o n n a, se è una do nn a ha l’energia e la fermezza d’u n uom o. - 89 — E sam in an do q u in d i con m aggior attenzione soggiunse : Or son certo che n o n è una d o n n a che ha scritto queste rig h e, bensi u n uom o di bella e nobile im m ag inazio n e, m a di cuore p iù generoso e nobile an co ra . La sensibilità dom ina in esso, se l’occa sione si presentasse il suo entusiasiiK) g iu n g ereb be lino al sacrifizio della vita. Questa bell’ a n im a n o n sa o d i a r e , è trop po n o bile ed altera p e r vendicarsi. Alle in g ratilud ini ed alle ingiustizie della vita ha risposto coll’a m o r e e col perdono. Costui fu senza fallo un figlio ten eriss im o , il più fedele tra gli a m i c i , il più generoso fra i cittadini. Sarebbe stato u n prode ca)itano più valoroso però che p ru d en te. Se e circostanze nelle qu ali si trovò collo cato gli p erm isero di sv ilup pa re le sue fa coltà in tellettuali deve essere un g ra n poeta, il poeta dell’a m o re , d e’ nobili affetti, della grandezza dell’a n im a. Se conosce il c ri s tia n e sim o n on è possibile che no n sia cristiano . S arebb e stato u n inesperto nego ziante non essendo nato agli affari, dispo sizione questa che, portata all’eccesso, può fo rm are un vero difetto, e questo difetto è il solo c h e - u n ’ attenla o s s e n a z io n e mi pe rm ette di a p p u n ta r e in questo bel ca ra tte r e , il (|uale può a n ch e aver avuto le debolezze della v irtù, ma non già essere - 90 stato schiavo di alc un vizio. L’ uomo che P la n d rin giudicava in tal guisa d ie 'r o l’e same d’u n suo scritto era il virtuoso a u tore della Francesca da R im ini, delie Mie prigioni, dei Doveri degli uomini, era Silvio Pellico, e noi soggiungiam o che, q u an d ’a n che l ’ahate P la n d r in avesse conosciuto di chi fosse la scrit(u ra non jioleva tesserne un più assen nato e conscienzioso giudizio. n iC E T T A l ’ ISR G O D E .i E BUON A SA LU TE. Il celebre IJoerahave di Leida a chi lo r i chiedeva di consiglio p e r godere buona salu te soleva d ir e : Zoccoli, Ijroccoli, buon capello, Poco cervello, poi ridete dei medici, cioè tenete i piedi caldi, il corpo leggiero sia per qu an tità cbe p e r qualiià di cib i, la lesta cop erta, prendelevi meno pensieri cbe p o te t e , e state certi che non avrete molto bisogno dei medici. A questa ricetta il Galantuom o vi ag giu ng e la sua, che o tterrà assai più certi ris u lt a ti : Non fate peccati, guardatevi dal peccalo, e no n avrete bisogno dei medici con quella frequenza che p u r troppo si ve rifica oggigiorno. — 91 — DIFFUSIONE DI B U O N I L I B R I P er comodo di coloro che volessero oc cu p arsi della diffusione delle Lellure Catto liche e provvedere cosi ad uno dei m ag giori bisogni deU’od iern a società sostituendo buoni libri aL cattivi, rista m p ia m o qui il PIANO D’ASSOCIAZIONE A i. i. e l i e t i u r e C a tto lic h e . 1. Lo scopo di questa associazione si è dilibndere libri di stile sem plice, d i c itu ra p op o lare. La m a te ria sarà i stru zion i m o rali, a m e n i ra c co n ti, sto rie edificanti, m a che risg u a rd a n o esclusivam ente alla cali, religione. 'i. In ciascun m ese uscirà u n fascicolo di circa 108 pagine in c arta e formato p a ri al p resen te. i5. 11 prezzo di associazione ò di cent. 90 ogni se m e stre da pagarsi a n ti c ip a t a m e n te, ch e forma la te nue som m a a n n u a di fr. 1, 80. 4. P e r fare tutte le agevolezze possibili a 5. 0. 7. 8. — 92 — tutte le be nem e rite persone ecclesia^ stiche 6 s e c o l a r i , che v o rra n n o d a r m ano a q u e s t’opera di c a rità , sa ra n n o loro spec iti i fascicoli franch i di porto p e r tutti i Regii Stati, ove sono atr tivate le ferrovie, e p e r l ’estero sino ai contini, p u rch é gli associali fac ciano u n c entro , ove si possano i n dirizzare non m eno di c in q u an ta fa scicoli. Chi desidera di riceverli con maggior prontezza fran ch i per la p o s t a , p a gherà fr. 1 , 2 0 ogni s e m e s t r e , o fr. 2, 2 5 a ll’ann o. Ove si possono spedire in siem e per la posta 25 fase., il prezzo di asso ciazione sarà ridotto a fr. 2. P e r l’este ro : F ra n c ia . . fr. 3 00 S v i z z e r a ................................» 2 80 Austria e G erm ania . . » 3 50 Negli altri Stati prezzo da concer tarsi. L’associato s ’in tende obbligato per sei mesi e qualo ra n o n intenda conti n u a re , è pregato di d a r n e avviso un mese p rim a. Nelle città e nei luoghi di provincia le associazioni si ricevono da persone designate dai rispettivi ord in arli dio cesani, a cui l ’opera è in particolare m a n ie ra raccom andata. — !);$ - 0. In T orino si ricevono neH’ulìicio delle medesim e Lellure, via s. Domenico, n° i l , piano te rre n o . 10. Atteso la modicità d ’associazion e, si prega di sped ire i pieghi o le lettern fran che di posta indirzzate alla Di rezione delle Lellure Cattoliche. — T o rino. Noi sp e ria m o che le a n im e b u o n e vor r a n n o afl'errare questo mezzo p e r fare un p o’ di bene col p ro m u o v e re la diffusione di buoni libri p r o c u r a n d o che siano letti. P iù che avere associati b ra m ia m o avere dei lettori. I figli delle ten eb re son tutto fuoco p e r far del m ale sp a rg en d o false m assim e , fondando infame i s ti tu z i o n i, stam p an d o libri assassini. Oh vergogna se i ligli della luce fossero tutto ghiaccio pe r far del b e n e ! La vita è cosi breve e il prem io delle o pere b uo ne è cosi g ran de! Coraggio a d u n q u e , m e n tre ab b ia m lemi») facciamo il bene e facciamolo a tu tti. Llum tempus habemus operemur bonum ad umnes. - «i - AFFRANCAMENTO delle le tte re nei regii sta ti (Ij yj. INDICE " So non sorto franchi' c en t. IO I ‘2(1 2n :«o ;iii io 4» JO 51) lou lire I ccnt. •Mi 4j 00 till 75 •J(l :ìo 80 Dtp. PAHOLR .Mil.i 90 2U AFFRANCAMENTO delle le tte re a ll’estero (2) 1 ! Denominazione del luogo o g i l « £ cn •= ceni; Per la Francia . Per l ’In gh ilterra Per la Svizzera . (1) P e i bassi ulTìzinli 40 (iO 30 Se non 1 sono fran. 1 ^^ ^ ^ 1 lirej ce ul.' co — 1 1 — e so ld ati l’alIraDfanit'nto 20 40 d e lle let- le r e a loro d iro tte ù di su li c e n i. 1 0 o g n i 10 g ram m i. Le le tte r e d ireU c n e g li s ta ti pooleOci vogliooo affran cate coq c e m . 20 o g o i 1 0 g ram m i o frazione A m ic i . . . pag. H Le (luullro stagioni. — Ik d is s i. — Com !> puti e c c l e s i a s t i c i ............................ » Feste mobili. — l quattro tempi deìVunno. Tempo proibito p er celebrare le nozze s o l e n n i ..............................................» •> fteal casa di S a v o i a ...........................» 7 /{amo di Savoia Carignano . . . . » S Sommo l'ontelice Homano . . . . «i \ i Calendario p er l’anno bisestile IStii , » 0 di esse re g ram m i. L ’op era delle L a m p a d e ...................... » 10 Hispettiamo le sacre immagini . . . » i l Abbiate pietà dei farìciulii . . . . » IT» / vizi che ci accom pagnano in vita ci se guono in m o r t e ..................................» iS A l l'oi’oi.o. - Circa la vita di 1). Ambrogio » 4!) Cenni circa la dottrina di />. Ambrogio » li4 Perché bestem m iate, perchè im precate voi ? .................................................. » 1)2 — !)(; — Le a l m i disgrazie sleno a noi di scuola » (i4 Conversione straordinaria effetto dello zelo di un sacerdote cattolico . . . pag (l!) yita del canonico Cotlolenyo . . . « "i Monsignor Sihour o un atto di splendida c a r i t à ................................................. » 'ili Il mattino sospiro deU’animu a Dio . » 83 V a rie ta ’. — Singolare modo di conoscere le p e r s o n e ........................... » S8 — incetta p er godere buona salute » IH) — Diffusione di buoni libt'l . . . « !ll — Ajfrancamento delle lettere nei r e gii s t a t i .................................» 91 — À lfranram entodelle lett. a ll’estero « i\i «0^ Tip. deirO rat. di s. Frane, di Sales. 1863.