Nel mondo esistono al 2009 almeno 540 associazioni (nazionali o regionali) con più di 28 milioni di scout e 10 milioni di guide, giovani ed adulti, maschi e femmine, in 216 differenti paesi e territori. Le tre associazioni più diffuse nel territorio sono l'AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) (con oltre 177.000 associati), la FSE con oltre 19.000 associati; ed il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) con circa 12.000 soci. AGESCI e FSE riconosciute dalla Chiesa come movimento ecclesiale. AGESCI e CNGEI riconosciute dalla FIS e dal WOSM e WAGGGS. WOSM e WAGGGS sono anche le uniche organizzazioni mondiali che risalgono direttamente allo stesso Baden‐Powell. Nel 1899, un giovane Colonnello britannico (nato a Londra, in Stanhope Street, appena a nord di Hyde Park, il 22 febbraio 1857 battezzato col nome di Robert Stephenson Smyth Powell), scrisse un libretto per militari dal titolo “Aids to Scouting” (Suggerimenti per l’esplorazione). Anche se il libro era diretto ai militari e l’autore aveva già pubblicato altri libri relativi allo scouting, molti ragazzi fecero di questo volume la base per i loro giochi e le loro avventure. Nello stesso anno, Baden‐Powell divenne famoso nel corso della guerra anglo – boera per la resistenza della cittadina di Mafeking, in Sud Africa, dove utilizzò dei ragazzi per disimpegnare i servizi di retrovia. Ritornato in patria fu accolto come un eroe nazionale. Molti giovani gli scrivevano lettere chiedendogli consigli e lui, tra un impegno militare e l’altro, prontamente rispondeva. La piccola ghianda, piantata nel 1907 nell’isola di Brownsea ‐> al campo Baden‐
Powell invitò 21 ragazzi di differenti classi sociali, una idea rivoluzionaria. Dieci provenivano dalle scuole pubbliche di Eton e Harrow. Nel gennaio del 1908 uscì nelle edicole il primo fascicolo di “Scouting for boys”, mentre a maggio fu pubblicata la prima edizione del libro. Da quel giorno al 1941, data della morte di Baden‐Powell, sono uscite 20 edizioni sempre rivedute e corrette dall’autore. Raccontare brevemente la storia del movimento scout in Italia è senz'altro impresa difficile: è la storia di una evoluzione strettamente collegata agli sviluppi della società italiana, alle sue contraddizioni e alle tante trasformazioni che l'hanno caratterizzata negli ultimi ottant'anni e si intreccia strettamente con le varie realtà sociali e culturali in cui sono nate e si sono diffuse le esperienze dei singoli gruppi, inserendosi nel panorama ampio dell'associazionismo giovanile. L'Asci, Associazione Scout Cattolici Italiani, nasce nel 1916, preceduta di alcuni anni dal Cngei (dott. COLOMBO), l'associazione aconfessionale. Lo scoutismo di questi primi anni è fortemente caratterizzato dall'attenzione alla manualità, allo sviluppo e all'utilizzazione delle competenze personali e quindi orientato verso una dimensione principalmente tecnicista della sua proposta educativa: ci si limita ad applicare e seguire rigidamente gli insegnamenti di "Scoutismo per ragazzi", l'opera principale dell'inglese Baden‐Powell, il fondatore internazionale degli scout. C'è già comunque una discreta partecipazione, anche se circoscritta alla fascia di età compresa tra i dodici e i quindici anni, ancora rigorosamente maschile e soprattutto piuttosto elitaria come provenienza sociale. CONTE MARIO DI CARPEGNA Nello scautismo egli condusse una battaglia in difesa dello scautismo di B.P., su due fronti: contro l'interpretazione militar‐massonica del primo CNGEI, ma anche contro le tendenze clerico‐nazionali, appoggiate, come minor male, da tutti gli ambienti cattolici intransigenti, a cominciare dalla Civiltà Cattolica. Avvenne così che quest'uomo, che pure apparteneva all'aristocrazia di stretta osservanza vaticana, non esitò a prendere atteggiamenti tali da porlo, tra il 1915 e il 1917, ripetutamente in urto con la rivista dei Gesuiti e con alcuni ambienti vaticani. Si facevano chiamare Aquile randagie i ragazzi del gruppo di scout di Milano e Monza che svolgeva attività giovanili clandestine durante il periodo del fascismo. Una legge (la n. 5 del 9 gennaio 1927), una delle cosiddette Leggi Fascistissime, aveva decretato infatti lo scioglimento dei Reparti Scout nei centri inferiori a 20.000 abitanti, e l'obbligo di inserire l'acronimo ONB (Opera Nazionale Balilla) nelle insegne dei rimanenti. Papa Pio XI fu costretto a dichiarare sciolto lo scautismo il 24 gennaio dello stesso anno. Il 9 aprile 1928 lo scautismo fu dichiarato soppresso dal Consiglio dei ministri. Anche il gruppo scout Milano 2 depose ufficialmente la propria fiamma. Ma usando anche messaggi in codice e cifrati per non venire scoperti, quei ragazzi continuarono a ritrovarsi, tenendo anche regolari campi scout d'estate, tra l'altro in Val Codera, e svolgendo regolari attività scout. Li guidavano, fra gli altri, Andrea Ghetti, del gruppo Milano 11, detto Baden, e Giulio Cesare Uccellini, capo del Milano 2, che prenderà il nome di Kelly durante la resistenza. Dopo l'8 settembre 1943, le Aquile Randagie, assieme ad altri, diedero vita all'OSCAR (Organizzazione Scout Cattolica Assistenza Ricercati) che si impegnò in un'opera di salvataggio di perseguitati e ricercati di diversa nazione, razza, religione, con espatri in Svizzera e concludendo il proprio servizio proteggendo la vita, a guerra finita, ai persecutori di ieri. Attraverso le Aquile Randagie (Kelly e Baden) in 20 mesi, vengono aiutati 850 prigionieri di guerra, 100 ricercati politici, 500 ebrei. Mentre l'opera più generale dell'O.S.C.A.R. può essere riassunta nei seguenti numeri 2.166 espatri clandestini (tra i quali anche quello di Indro Montanelli, detenuto a San Vittore) e prodotto circa 3.000 documenti falsi. Il movimento si organizza dopo la guerra contemporaneamente alla liberazione e procede ad una sua ricostruzione: importantissima nell'immediato dopoguerra è la nascita dell'Agi, l'associazione femmminile. In un primo momento l'Asci si limita in questi anni a riproporre l'esperienza precedente al fascismo, che si rivela però inadatta alla realtà dell'Italia del dopoguerra, profondamente diversa da quella di venti anni prima: si diffondono quindi negli anni Cinquanta‐Sessanta nuove tematiche, si inizia a parlare di apertura al territorio e, ad esempio, vengono redatti programmi specifici per i bambini, i lupetti, che prima non erano stati considerati e comincia una collaborazione più attiva con le istituzioni, che per ora si limita all'intervento congiunto con la protezione civile nelle grandi sciagure (Vajont, alluvione di Firenze). Negli anni Sessanta, in un contesto sociale ormai in rapida ed inquieta evoluzione, sono principalmente due le influenze esterne che modificano le struttura e gli obiettivi delle associazioni: prima il Concilio Vaticano II, poi la contestazione giovanile. La recettività di questi nuovi impulsi costituirà un po’ la misura del dinamismo delle associazioni. Sul piano prettamente liturgico ‐ dottrinario il Concilio introdusse innovazioni che spesso erano già presenti nella prassi religiosa degli scout, come ad esempio la partecipazione attiva alla Messa, a testimonianza di una presenza a volte di vera e propria "avanguardia" nel mondo cattolico. Fu comunque soprattutto il clima generale degli anni del concilio ad orientare verso tematiche e orizzonti nuovi le associazioni: in quegli anni si intensificarono e potenziarono le esperienze di servizio sociale sul territorio, dalla presenza nel campo dell'emarginazione all'educazione popolare, che acquistavano un'importanza sempre maggiore nel percorso educativo, si modificò spesso l'approccio nei confronti della fede, considerandolo alla luce dell'ecumenismo e delle nuove idee e correnti che si andavano affermando, si iniziavano, più o meno timidamente, discorsi direttamente politici, completando così quell'apertura all'esterno che, iniziata alla fine degli anni Cinquanta, avrebbe modificato radicalmente il concetto stesso di "scout" e il ruolo degli scout nella società, provocando trasformazioni e scossoni anche al'interno delle associazioni. In questi anni si modifica la struttura delle associazioni: l'esigenza di una maggiore partecipazione della base alla gestione delle associazioni porterà a un notevole decentramento, che favorirà la valorizzazione dei singoli gruppi ed una loro maggiore autonomizzazione (è di questi anni l'invenzione della Comunità Capi, un coordinamento dei responsabili di ogni gruppo, molto importante per la definizione e l'organizzazione dei vari progetti educativi), nell'ambito della struttura organizzativa si dà inoltre sempre più spazio alle assemblee, locali o nazionali. Si evolve ulteriormente la "questione politica", divenuta ormai centrale e irrinunciabile (non può non esistere una scelta e un impegno politico), il servizio prende strade sempre più nuove e di frontiera, si moltiplicano le iniziative di analisi del rapporto tra i due sessi, si cominciano a far strada in questo senso le proposte di ridiscussione dell'impianto "separatista" delle associazioni. Queste esperienze e queste trasformazioni lasceranno molte tracce, ma la novità più importante sarà l'unificazione, nel 1974, delle due associazioni, con la nascita dell'Agesci, l'Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani. L'unificazione rappresenta senz'altro uno dei nodi fondamentali della storia dello scoutismo in Italia, le tappe e i percorsi che la precedettero sono molto importanti per comprendere il cambiamento che essa significò ma anche le numerose spaccature che provocò. La nascita dell'Agesci costituì una svolta dal punto di vista culturale ‐ pedagogico, ma anche una profonda novità nel tessuto socio‐culturale italiano dell'epoca, aprì una fase completamente nuova nell'elaborazione dei programmi educativi e formativi e comportò anche la nascita di un nuovo, vasto apparato burocratico – organizzativo di cui solo oggi possiamo coglierne anche gli aspetti negativi. La discussione che accompagnò la sua nascita fu molto vivace, ruotò principalmente attorno al valore della proposta di co‐educazione, alla sua necessità e non mancarono anche varie defezioni da parte di chi non condivideva i tempi, i modi, ma spesso anche la necessità dell'unificazione: si stavano unendo effettivamente due associazioni molto diverse sul piano culturale ma anche squilibrate dal punto di vista numerico (l'Asci era molto più numerosa e capillarmente diffusa dell'Agi). Con gli anni Ottanta cambia il rapporto con lo scoutismo internazionale, si intensificano i rapporti con le associazioni straniere, si sperimentano esperienze di cooperazione internazionale (con l'aiuto e l'appoggio degli scout dei paesi del Terzo Mondo) e, più recentemente, di intervento nei paesi in guerra, si dà molto spazio alla questione ambientale (il rapporto con la natura è da sempre al centro del percorso educativo ma viene ora aggiornato e inserito in una prospettiva diversa), aumentano e sono più organizzate e studiate le prese di posizione di tipo politico (notevole è, ad esempio, l'impegno nelle regioni meridionali contro la mafia), si organizza e si imposta molto rigorosamente il servizio sociale nelle città, si assiste ad un boom di iscrizioni e l'associazione si ingrandisce ed espande considerevolmente. Accanto a queste nuove tendenze, che coincidono, più o meno con quelle attuali, rimane per l’AGESCI una struttura sempre più decentrata ma molto rigida, a tratti esasperatamente burocratica, un legame sempre profondo ma non privo, purtroppo, da parte dell’Associazione stessa, di ambiguità con la Chiesa e una enorme differenziazione di esperienze e di impostazione culturale tra i gruppi, che può essere una ricchezza ma anche una fonte di contraddizioni difficili da gestire e controllare. 
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