Un Natale in Holmes (Autori vari, Gargoyle, 2011) Bello, interessante, e ottimamente tradotto questo gioiello natalizio che esce in prossimità delle feste per i tipi della Gargoyle sfoggiando tutti i crismi sherlockiani (dall’autorizzazione di Dame Jean Conan Doyle a utilizzare i personaggi alla joint venture con l’associazione italiana “Uno Studio in Holmes”). Ottimamente tradotto, dicevo, da Bernardo Cicchetti, insegnante di matematica e fisica in un liceo classico – alla faccia dei traduttori professionisti e del prof. Moriarty – il quale entra perfettamente nello spirito vittoriano e conandoyliano, senza sbavature né forzature, con errori rarissimi e perdonabili (per es. Square Bear non ha nulla a che fare con gli orsacchiotti paffuti, ma è un’espressione che significa “un tipo quadrato”, “tutto d’un pezzo), al punto che siccome è Natale e bisogna essere buoni riesco a perdonargli anche la scelta del “voi” anziché del “lei” fra Holmes e Waton – ma questa è un’antica diatriba che difficilmente verrà risolta. Quanto ai curatori, ne figurano nel frontespizio ben tre: Jon L. Lellenberg (co-curatore di vari libri su Sherlock Holmes e su Arthur Conan Doyle), Martin H. Greenberg (altro eminente studioso sherlockiano) e Carol-Lynn Waugh (autrice fra l’altro de The Thirteen Horrors of Halloween). Confesso che non ho ben compreso a quale titolo figurino il secondo e il terzo, visto che non firmano alcun apparato (forse hanno scelto i racconti?), e che lo stesso Lellenberg si limita a una “Introduzione” di due pagine e mezza in cui, invece di introdurre appunto Un Natale in Holmes, parla brevemente del “Carbonchio azzurro” – un racconto “natalizio” di Holmes, non c’è che dire, ma che al di là di ciò non c’entra gran che con questa raccolta. Se posso permettermi un consiglio, suggerisco per il futuro all’editore italiano di aggiungere in casi come questo una prefazione firmata da un curatore italiano, sia per spiegare al nostro pubblico che il volume è tradotto da una raccolta del 1996 (Holmes for Holidays) e dunque giunge in traduzione dopo ben 15 anni dall’originale, sia per presentare (visto che non lo fa Lellenberg né Greenberg né Waugh) i 14 racconti che lo compongono. Racconti che, ognuno con le sue peculiarità, sono veramente degni di nota. Alcuni sono apocrifi in senso più tradizionale, dunque buoni esercizi di stile: “La campana della vigilia” di Anne Perry, “Il detective di Natale” di Barbara Paul, “L’avventura nel Cumberland” di Gwen Moffat, “L’avventura dell’uomo che non rideva mai” di John Watson, M.D. ritrovato da J.N.Williamson, “L’avventura dell’albero di Natale” di William L. DeAndrea, “Il ladro della dodicesima notte” di Carole Nelson Douglas, “L’avventura della tromba dell’angelo” di Carlyn Wheat, ASH. Altri racconti sono riscritture da angolature più originali, come “Uno scandalo in inverno” di Gillian Linscott (narrato da una voce femminile), “L’avventura dei tre spettri” di Loren D. Estleman (che rivede Dickens e il suo Christmas Carol con un umorismo degno di Oscar Wilde), “L’avventura del cane ventriloquo” di Jon L. Breen (riscrittura tragicomica di The Picture of Dorian Gray con Sherlock Holmes nel travestimento più insospettabile che si potesse immaginare), “Il caso delle feste di Natale” di John Stoessel (un’avventura di Watson narrata da lui medesimo), “L’avventura degli spettri di Natale” di Bill Crider (altra riscrittura del Carol in chiave allucinogena), “Lo Sherlock Holmes italiano” di Reginald Hill (dove Holmes si misura con un suo emulatore italiano e con alcuni aspetti della storia criminale del nostro Paese), “Il cliente di Natale” di Edward Hoch (dove Moriarty ricatta Lewis Carroll accusandolo di pedofilia). I racconti sono in ordine sparso, e ce n’è dunque per tutti: per i fondamentalisti del Grande Gioco, per gli estimatori del pastiche e della riscrittura postmoderna, per i cultori delle contaminazioni intertestuali, per chi ama ritrovare i grandi della letteratura nelle pagine di libri scritti oggi…e in tutti i racconti, apocrifi tradizionali inclusi, si insinua sempre un’idea originale, spesso legata all’ambito della scienza o viceversa dell’occultismo, come Watson che si improvvisa psicanalista freudiano nelle pagine di Williamson, o l’accenno ai Rosacrociani nelle pagine di Wheat. Due ambiti opposti ma sempre presenti e coesistenti in modo equilibrato nella produzione di Doyle come in questo omaggio dei suoi imitatori e seguaci, che ancor oggi nel III millennio ne perpetuano lo stile, il linguaggio e le atmosfere con classe e maestria davvero degne di ammirazione. Un Natale in giallo (Autori vari, Sellerio, 2011) Sellerio esce in versione “natalizia” con un medley di sette racconti scritti da diversi autori, italiani e non, già conosciuti al pubblico e uniti dal progetto comune di dare voce in queste pagine ciascuno a un personaggio principale, generalmente un investigatore. Dunque, come anticipa una “Nota dell’editore”, un’antologia dominata più dal desiderio di ricostruire “il puro contesto e la pura vitalità dei vari investigatori” che non dalla necessità dell’intreccio. L’atmosfera del Natale è il collante che tiene insieme le storie, anche se ognuna di esse la vive in modo diverso: allegria, euforia, malinconia sono sfondi intercambiabili per un’unica festività che solo in apparenza interrompe la vita ordinaria – crimini compresi. E ogni luogo ha la sua specificità: troviamo le case di ringhiera di Francesco Recami (“Natale nella casa di ringhiera”), un ospedale nel racconto di Alicia Giménez-Bartlett (“Un Natale di Petra”), il Bar Lume di Marco Malvaldi (“L’esperienza fa la differenza”), la Palermo di Santo Piazzese (“Come fu che cambia marca di whisky”) e di Gian Mauro Costa (“La mossa del geco”), e poi la famiglia allargata di Carlo Flamigni (“A Natale con chi vuoi”) e il fronte di guerra di Ben Pastor (“Il giaciglio d’acciaio”). I racconti sono tutti anticipati da una breve introduzione in corsivo, non firmata, in cui si presentano personaggi e opere dell’autore in questione. Non sfuggirà al lettore che si tratta di autori che hanno tutti pubblicato con Sellerio: oltre a un’antologia “gialla”, questo volumetto sembra la concretizzazione di una cena conviviale, il logico risultato di un “invito a cena con delitto” fra amici scrittori che abbiano deciso di condividere insieme questa esperienza della scrittura. Chissà se questi scrittori si conoscono fra loro? Se i loro personaggi hanno mai incrociato i loro passi e le loro idee? Resta al lettore la curiosità di conoscere la regia di questo libretto simpatico e pieno di spunti interessanti, in cui il delitto e l’indagine lasciano il posto alla carica umana dei personaggi, ai loro pensieri, alle loro perplessità, alle loro crisi, alle loro soddisfazioni. Personalmente voglio pensare a un cenone di Natale magari di un anno fa, presenti tutti loro, scrittori e personaggi; qualcuno, durante un brindisi, lancia l’idea di una raccolta di racconti, e così nasce Un Natale in giallo perché noi lettori oggi nel 2011 possiamo goderne. E magari dimenticarci della realtà – come i sette cadaveri rinvenuti proprio in questi giorni in Texas tra i regali sotto l’albero: opera, pare, di un amico o parente travestito da Babbo Natale. Nero Natale. Nove racconti da brivido (Autori vari, a cura di Luca Scarlini, Einaudi 2011). E per concludere la nostra trilogia, non poteva mancare Nero Natale. Nove racconti da brivido che esce per Einaudi a cura di Luca Scarlini (2011). Innanzitutto ci congratuliamo con gli ideatori del titolo, certi in cuor nostro che, vuoi consapevolmente, vuoi per le misteriose leggi cosmiche dell’entanglement, si siano ispirati al nostro Nero Natal organizzato a Urbino nel 2009. Grazie: il vostro omaggio ci fa un grandissimo onore. In secondo luogo, apprezziamo la scelta dei racconti, che vanno (in ordine quasi sempre cronologico) dai classici americani e inglesi ad autori cult più o meno recenti, dal giallo al thriller, dalla commedia nera al grottesco macabro, includendo anche il nostro Pascoli; e ci piace anche la Prefazione di Scarlini, un condensato erudito di “moti di rivalsa contro la festa della bontà”. Un unico appunto personale: “L’urlo” di Munch fu rubato, non rapito. Vabbè scambiare personaggi per persone, come facciamo noi Sherlockiani, ma a parte le dovute eccezioni – il Ritratto di Dorian Gray ? i dipinti nella saga di Harry Potter? – non mi pare che i quadri siano persone. Infine, ci piace molto la copertina, sicuramente la migliore delle tre per impatto ed essenzialità. Apre la raccolta la favola morale “Il banchetto di Natale” di Nathaniel Hawthorne (1854), uno dei massimi autori dell’Ottocento americano, seguito da “L’espresso delle 16.15” di Amelia Edwards (1867), autrice meno nota ma celebre ai suoi tempi e fondatrice dell’egittologia, che qui ci presenta un revenant di tutto rispetto, e dal pre-surrealista “Markheim” (1885) di Robert Louis Stevenson. Conclude il secolo “L’avventura del carbonchio azzurro” di Arthur Conan Doyle (1887), che davvero non poteva mancare – a un buon investigatore non sfugge lo zampino di Enrico Solito, citato nei Ringraziamenti. Il Novecento si annuncia con “Il rapimento di Babbo Natale” di Frank L. Baum (1904: non si capisce davvero perché, in quarta di copertina, si sia sentito il bisogno di specificare – unico caso su nove – che si tratta dell’autore de Il mago di Oz: come se accanto a Stevenson si leggesse la nota superflua “il creatore di Jekyll & Hyde). Dalla fiaba si passa al dramma di un infanticidio con “Il ceppo” di Giovanni Pascoli (1905), all’horror con “I lupi di Cernogratz” di Saki (1919), e al neogotico con “La ricorrenza” di H.P.Lovecraft; mentre “L’avventura del dolce Natale” di Agata Christie (1961) ci riporta al giallo classico più rassicurante. Una raccolta forzatamente incompleta ma che copre molti generi e stili, e le cui lacune sono spiegate ottimamente(e in parte colmate) nella Prefazione, che non manca di citare i modelli colti quali il Christmas Carol di Dickens ma anche i film più recenti, da Il regalo di Natale di Pupi Avati a Nightmare before Christmas di Tim Burton. (Alessandra Calanchi)