in ogni istante,
gl'inviati di Dio nel mondo.
Gesù in noi, non cessa di essere inviato,
durante questo giorno che inizia,
a tutta l'umanità, del nostro tempo, di ogni tempo,
della mia città e del mondo.
Domenica 21 dicembre 2014
PREGHIERA DI NATALE
Attraverso i fratelli più vicini ch'egli ci farà servire
amare salvare,
le onde della sua carità giungeranno sino in capo al mondo,
andranno sino alla fine dei tempi.
Benedetto questo nuovo giorno che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.
Una canzone: GIORGIO GABER, Attesa
V.Van Gogh, Dopo la tempesta i Pastore con un gregge di pecore, Settembre 1884
Un altro come noi, un Altro tra noi
...sul tema della diversità...
V. Van Gogh, Giardino in fiore
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Alcune definizioni
IL NUOVO GIORNO
1) Tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della
stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme
che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale
di elementi banali.
Inizia un altro giorno.
Gesù vuol viverlo in me. Lui non si è isolato.
Ha camminato in mezzo agli uomini.
Con me cammina tra gli uomini d'oggi.
Jean Rostand
2) Treccani
1. L’esser diverso, non uguale né simile: d. d’aspetto, di colore;
d. di opinioni, di gusti; d. biologica, lo stesso che biodiversità.
Anche, ciò per cui due o più cose sono diverse: notare le d.;
queste d. vanno scomparendo.
2. In filosofia, termine che indica la negazione dell’identità e
che, soprattutto nella filosofia scolastica, è usato con riferimento a realtà di genere diverso.
Incontrerà ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa,
ciascuno di quelli che incrocerò per la strada,
altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri,
altri eruditi e altri ignoranti,
altri bimbi e altri vegliardi,
altri santi e altri peccatori,
altri sani e altri infermi.
Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare.
Ciascuno, colui che è venuto a salvare.
A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa
da dire.
A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa
da dare.
Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo.
Nel rumore egli avrà il suo silenzio da vivere.
Nel tumulto, la sua pace da portare.
Gesù, in tutto, non ha cessato di essere il Figlio.
Vuole in me rimanere legato al Padre. Dolcemente legato,
ogni secondo,
sospeso su ciascun secondo come un sughero sull'acqua.
Dolce come un agnello di fronte a ogni volontà del Padre.
Tuto sarà permesso in questo giorno che viene, tutto sarà permesso
ed esigerà che io dica il mio sì. Il mondo dove Lui mi lascia per
esservi con me non può impedirmi di essere con Dio; come un
bimbo portato sulle braccia della madre non è meno con lei
per il fatto che lei cammina tra la folla.
Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato.
Noi non possiamo esimerci d'essere,
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Dal libro del Qoelet
Tutto ha il suo momento,
e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è
piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Andare come fosse
la prima volta,
senza sapere che all'arrivo
sarai il primo a incontrarti.
Il viaggio non è fra te e le cose,
sei tu che immagini lontano
ciò che è qui, dove stai,
dove tutto, anche il tempo,
ha la sua ombra.
SERGIO ZAVOLI, L’orlo delle cose p.96
Canto: Perché tu sei con me
V.Van Gogh, Il seminatore
Qo 3
Gesto e momento personale
Canto: Ora che il giorno finisce
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«Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte
cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.
Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta
terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.
Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il
sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». - Mt 13
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Ci sono delle isole di luce
in pieno giorno. Delle isole
pure, fresche, silenziose.
Immediate.
luoghi del lavoro, le feste...
Nelle biografie, nelle relazioni — vorrei dire in ogni corpo segnato
da (e segnale di) differenze, deterritorializzazioni, e molteplici
appartenenze si giocano tensioni e conflitti inediti e forti, come pure
disorientamenti e richiami a legami in conflitto con norme, o ad
appartenenze in conflitto col riconoscimento di altri.
IVO LIZZOLA, Lo Straniero
L’amore solo sa trovarle.
Christian Bobin, Cristo come i papaveri
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UN TESTO SULLO STRANIERO…
Nel XII secolo Ugo da San Vittore scrive: «L'uomo che trova dolce la
sua patria non è che un tene-ro principiante; colui per il quale ogni
terra è come la propria è già uomo forte; ma solo perfetto colui per
il quale tutto il mondo non è che un paese straniero», e la citazione
è ripresa dal bulgaro Tzvetan Todorov che vive in Francia e l'ha
presa dal pale-stinese Edward Said che lavora negli U.S.A., che
l'aveva trovata in Erich Auberbach, tedesco esule in Turchia.
Lo straniero, l'altro, per secoli è stato ricercato e visitato nei viaggi
della scoperta e della conquista, della curiosità e dello studio, per
trovare conferma di sé, dei propri saperi, come da Colombo, o al
pari di Ulisse che vive il ritorno ad Itaca come compia‑
cimento di sé e misconoscimento dell'altro (così Lévinas in
Humanisme de l'autre homme).
Ora ci raggiunge, è lo straniero tra noi: e questo cambia tutto.
Cambia sentimenti e forme dell'appartenenza, processi di
costruzione della identità e del riconoscimento, modi e regole della
cittadinanza, rapporto con la memoria e la cultura. Tutti in qualche
misura sradicati, deterritorializzati come dicono gli antropologi, resi
stranieri.
In fraternità
Quante persone oggi si trovano particolarmente esposte a
discontinuità, fratture, abbandoni, partenze. Lo sono per lo
sradicamento a cui sono spinte dall'interdipendenza dei destini, dalla
ricerca di lavoro, o dall'incertezza del diritto, dal mercato delle
occasioni, lo siamo tutti per la vulnerabilità dei nostri corpi, e dei
nostri paesaggi interiori.
Ciò richiede strategie pedagogiche e sociali per promuovere nuovi
incontri, sostenere ricomposizioni sapere congedarsi e reggere
aperture di spazi ine-diti di libertà e di responsabilità. Su queste
situazioni
di confine, di limite e di incontro-scontro le persone possono
prendere cura della vita propria, di quella delle relazioni, di quella
del mondo. Lo possono fare (e lo vivono) in luoghi ed esperienze
diverse: l'asilo nido, l'ospedale, il carcere, i servizi sociali, la scuola, i
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Le città e gli scambi. 2
A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si
conoscono. Al vedersi immaginano mille cose uno dell'altro, gli
incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le
sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli
sguardi s'incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano
altri sguardi, non si fermano.
Passa una ragazza che fa girare un parasole appoggiato alla
spalla, e anche un poco il tondo delle anche. Passa una donna
nerovestita che dimostra tutti i suoi anni, con gli occhi inquieti
sotto il velo e le labbra tremanti. Passa un gigante tatuato; un
uo-mo giovane coi capelli bianchi; una nana; due gemelle
vestite di corallo. Qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di
sguardi come linee che collegano una figura all'altra e
disegnano frecce, stelle, triangoli, finché tutte le combinazioni
in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena:
un cieco con un ghepardo alla catena, una cortigiana col
ventaglio di piume di struzzo, un efebo, una donna-cannone.
Così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia
sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta
ad ascol-tare la banda in piazza, si consumano incontri,
seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si scambi una parola,
senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi.
Una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più
casta delle città. Se uomini e donne cominciassero a vivere i
loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona
con cui cominciare una storia d'inseguimenti, di finzioni, di
malintesi, d'urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si
fermerebbe.
ITALO CALVINO, Le città invisibili
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Canto: Filo del tuo arazzo
L'ospitalità
CHE COSA RENDE UN GRUPPO SOLIDO O FRAGILE?
Vi è una grazia dell'ospitalità. Vorremmo ritrovarne la genuinità, quale fu conosciuta e vissuta dalle prime comunità cristiane.
Ospitalità significa che gli altri si trovino da noi come in casa
loro. Ai pasti sono attesi anche se non sono invitati. II nostro
tetto è il loro. Il loro ingresso nella nostra vita comporta il loro
ingresso nella nostra casa.
Ciò che abbiamo in casa nostra appartiene anche a loro, se
non ne possiedono l'equivalente. In casa nostra sono preferiti a
noi stessi.
L'ospite non è trattato con il metro della giustizia ma dell'amore. Non può essere giudicato, ma considerato nella
misericordia.
Fra lui e noi i debitori siamo noi, perché pochi misteri evangelici sono più ricchi di quello dell'ospitalità. In lui noi
riceviamo Gesù in una sorta di comunione collettiva, con lui
riviviamo l'esperienza di Gesù che nella sua vita ha portato a
compimento la legge ebraica ed orientale dell'ospitalità: per
mezzo di lui abbia-mo l'opportunità di obbedire a precetti
carichi di promesse.
«Colui che vi accoglie accoglie me, colui che mi accoglie accoglie colui che mi ha mandato. Colui che riceve un profeta in
veste di profeta riceve una ricompensa di profeta».
[…]Il gruppo rischia la consuetudine, l'invecchiamento, se
si riduce a rapporti di gentilezza. Una delle sue regole è il
principio: «chi perde, vince»; nessuno ha dei diritti sul
gruppo, ma il gruppo de-ve assumersi i diritti di ognuno.
L'amore non fa rivendicazioni.
Naturalmente bisogna anche bene mettersi in testa che
unità non vuol dire uniformità: esiste, più o meno,
sempre la tentazione dell'unità confortevole, in cui tutti
avrebbero voglia di fare tutto nello stesso modo e nello
stesso momento. Dobbiamo invece cercare di vedere la
personalità di ognuno nel Signore e di sbarazzarci di tutti
i pregiudizi che si hanno sugli altri.
MADELEINE DELBREL Comunità secondo il Vangelo
MADELEINE DELBREL Comunità secondo il Vangelo
Intermezzo musicale: NATACHA ATLAS, The Bride (O.S.T La Straniera)
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