P A G I N A
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RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 AGOSTO 2010
LIBRI PER L’ESTATE QUANDO IL CLASSICO È MODERNO
LE PAGINE SULLA VITA
OLTRE IL TEMPO
Q
uando i classici si avvicinano alla modernità sono gioie e dolori. Gioie perché sembra a volte che parlino precisamente di noi, in quanto ci riconosciamo in atteggiamenti e ansie che ci sembravano
inconfessabilmente nostre, e
questo ci fa sentire meno soli;
dolori, perché emergono con più
evidenza i lati oscuri dell’esistenza.
Se a modernità diamo una accezione vasta, non possiamo non
includervi il Seicento, il che comporta anche autori che si sono
trovati nella fase di passaggio
tra XVI e XVII secolo, come
Shakespeare e Calderon de la
Barca. Non solo barocco, dunque,
ma qualcosa di più profondo, che
va a pescare fino alle radici elementari del nostro essere, con
riflessioni su che cosa è davvero
la nostra vita. Prendete
l’”Amleto” (noi consiglieremmo
l’edizione Bur). Qui si può davvero rabbrividire non solo rileggendo le prime parole del celebre
monologo dell’atto 3, ma andando più avanti, a quel “to die: to
sleep; to sleep, perchance to
dream” (“morire, dormire, forse
sognare”), che sonda l’impossibilità di sapere davvero cosa è sogno e cosa è vita, e che un celebre
gruppo rock italiano, i New
Trolls, riprese nel cantato del
“Concerto Grosso” scritto da
Bachalov. Shakespeare e la chitarra elettrica: chi avrebbe potuto solo pensarlo?
Il dubbio se la vita sia davvero
reale colse anche Pedro Calderon
de la Barca che scrisse l’inquietante “La vita è sogno”, leggibile
nei Tascabili della Spiga: un
principe viene messo in catene
per un vaticinio nefasto, poi, addormentato, viene posto sul trono e poi riportato ancora in catene. Alla fine non saprà più che
cosa è sogno e cosa realtà: è una
radicale riflessione su quanto di
reale davvero ci sia nella nostra
breve vita, che si riallaccia da
una parte al grandioso discorso
biblico di Qoélet e dall’altra anti-
cipa di tre secoli il dibattito all’interno della fisica quantistica sulla possibilità di conoscere davvero la realtà.
Facciamo ora una capatina tra
i classici dell’Ottocento. Pensate
infatti alla classicit à, vale a dire
alla perennità, di un Dostoevskij
che anticipò la teoria dell’inconscio di Freud con un libro scritto
nel 1865, “Le memorie del
sottosuolo” che troverete in edizione tascabile Feltrinelli. Era la
prima volta che un protagonista
si presentava sotto forma negativa, con il celebre inizio “Sono un
uomo malato… sono un uomo
cattivo. Un uomo che non ha nulla di attraente”, che praticamente profetizzava non solo la psicoanalisi, ma tutta la letteratura
novecentesca, fatta di inetti e
perdenti. Parlando di russi non si
può ovviamente tacere di Tolstoj,
un classico talmente classico da
aver fatto teorizzare a qualcuno
la assoluta naturalità dello scrittore, vale a dire il suo rappresentare la voce della natura stessa,
il genio della creazione. Ma qui
abbiamo il problema della lunghezza. Allora portatevi in spiaggia un testo breve che vi farà davvero pensare: l’edizione tascabile Feltrinelli della “Sonata a
Kreutzer”, del 1891. È la storia di
un uxoricidio per gelosia, e quindi è già di per sé attuale, ma con
una postfazione di Tosltoj stesso
che dà la chiave di lettura, terribile per la sua radicalità: il matrimonio basato sul possesso e
sul sesso porta all’abbrutimento
dei sensi. Dobbiamo capire da
cosa partiva il grande russo, di
cui cade il centenario della morte: a fine Ottocento si facevano
strada le idee materialistiche ed
edonistiche sulla animalità dell’uomo e sul sesso libero. Tolstoj
contrapponeva a queste idee una
radicale accettazione del Vangelo, calcando la mano soprattutto
sul lavoro fisico, non quello fatto
per gioco. Come vedete, c’è molto
da ragionare ancora oggi.
Si è parlato prima di anticipazioni di Freud, e allora vi proponiamo una chicca: fatevi cercare
NOVITÀ IN LIBRERIA
a cura di ELENA CLERICI
PER I PIÙ PICCOLI
da un libraio davvero abile un
libricino, edito da Rizzoli, “Viaggio intorno alla mia camera”,
scritto da Xavier de Maistre nel
1795 (sessant’anni prima delle
“Memorie del sottosuolo”!), che
anticipa Freud e anche
Dostoevskij. Un ufficiale savoiardo è agli arresti domiciliari per
ave r sostenuto un duello, e scrive un romanzo: ma non immaginatevi eroi e damine. De Maistre
costruisce una storia semplicemente osservando la sua stanza,
i quadri, il ritratto della sua donna, il suo cane, e così via. Parla
però anche di un qualcosa dentro
di sé, che gli fa fare quello che
non vorrebbe, una sorta di “bestia” come la chiama lui, che addirittura “sa fare il caffè a meraviglia, e molto spesso se lo beve
pure”: come non pensare all’”es”
e all’inconscio di Freud e alla colta citazione di Battiato nella sua
antica canzone “L’animale”, “ma
l’animale che mi porto dentro/
non mi fa vivere felice mai/ si
prende tutto, anche il caffè”?
E poi dicono che ascoltare i
cantanti fa rimanere ignoranti.
MARCO TESTI
Se siete tristi, perchè le vacanze sono agli sgoccioli, vi consigliamo questo libretto, promettente fin dalla prima pagina: “Dato che la Prefazione è quella pagina che l’autore scrive dopo,
l’editore pubblica prima e il lettore non legge
né prima né dopo, è meglio risparmiarla”. Seguono barzellette, aneddoti, indovinelli e battute spiritose per non dimenticare che “l’umorismo è lo zucchero della vita” e per sorridere
anche degli inconvenienti che a volte possono
capitare. PIER GIORGIO GIANAZZA, Sono
solo barzellette dalla A alla Z, Paoline,
pagine 154, euro 7,50.
Giacomo è un bambino con un desiderio particolare, vedere i piedini degli angeli, perchè
è sicuro che essi siano capaci di fare cose incredibili. E infatti da loro impara molte cose:
“Grazie, grazie, angioletti di Dio, che posso
essere un angelo anch’io. Se su voi tengo l’occhio puntato, ecco sono già cambiato, so cosa
far mi conviene: ridere, giocare e voler bene”.
PAOLA ANCILOTTO – illustrazioni di
LIA FRASSINETI, I piedi degli angeli,
Paoline, pagine 24, euro 6,00.
Tutti conoscono il gioco dell’oca: ma quello dell’oca Joka è molto,
molto più divertente. Chi arriverà per primo –
Joka o suo cugino Casimiro - alla Budineria di
zia Pina percorrendo il sentiero lungo il fiume,
tra ponti scavalconi, marmotte sprintose, tassi
cantastorie… e la temibile volpe? Il libro, edito
nella Collana Parco delle Storie 4+, ha il doppio livello di lettura: in alto lo stampato maiuscolo per leggere da soli, il testo più lungo in
minuscolo ascoltando la voce degli adulti. Belle le illustrazioni. ELENA MAGNI – illustrazioni di SARA BENECINO, Il giro dell’oca
Joka, Paoline, pagine 48, euro 10,50.
Piacerà tantissimo ai più piccoli questa storia di Noè, perchè il libro interattivo ha speciali pagine magnetiche che rappresentano le scene, e contiene otto personaggi e nove
animali calamitati da posizionare a piacere mentre si ascolta il
racconto della Genesi narrato a misura di bambino. Le figure
possono essere poi ricollocate nella comoda tasca trasparente sulla copertina. TIM DOWLEY – illustrazioni di HELEN PROLE, Noè e la grande arca, Paoline, pagine 12, euro 16,00.
Quante cose si dimenticano col passare del tempo! Per ricordare e
registrare tanti momenti - dallo sbocciare della vita nella pancia
della mamma ai primi giorni in ospedale, dalle “prime volte” al
primo compleanno - ecco un album dalle illustrazioni delicate: un
libro da sfogliare quando il bebè sarà cresciuto, per ritrovare scatti e notizie. Insieme al volume c’è anche un CD di Ninnenanne con
le musiche di Paola Serafino ed i testi di Daniela Cologgi. Album
ricordo della mia nascita a cura di DIESSE – illustrazioni
di FABRIZIO ZUBIANI, Paoline, euro 16,00. Chicca ha 17 anni:
è quella che tutti definirebbero una brava ragazza, famiglia religiosa, va in chiesa, si impegna in oratorio, anima la messa. Ma
non si accontenta. È incuriosita da ciò che sta oltre il portone della chiesa, e non comprende perché questi due mondi non si possano incontrare con naturalezza. Osserva, e al
posto di uniformarsi pone domande, punta i
piedi se non capisce e se qualcosa non va, cerca soluzioni intelligenti. E’ lei la protagonista
di questo libro scritto in prima persona, e “perfetto per le ragazze che attendono di spiegare
le ali”. ELENA GIORDANO – illustrazioni
di CARLA MANEA, Chicca. L’amicizia, la
fede, l’amore, e mille boh!, Paoline, pagine 174, euro 16,00.
VENTIDUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Parola
FRA
noi
SIR 3,19-21.30-31
SAL 67
EB 12,18-19.22-24
LC 14,1.7-14
L’invito a nozze non
dipende da noi perché
il banchetto non è nostro
di ANGELO SCEPPACERCA
PRIMA SETTIMANA
del Salterio
CIASCUNO È PROSSIMO
N
on è una lezione di buone maniere. Gesù sta
parlando del Regno di
Dio e il banchetto ne è
l’immagine. Regno e banchetto hanno in comune la necessità di essere invitati dal Padre,
ma sul resto c’è una vera rivoluzione in quello descritto dal Signore: gli invitati sono gli umili
e i bisognosi di tutto, soprattutto
di salvezza. Il banchetto suggerito da Gesù è contrario a tutti
gli usi abituali, perché rivolto,
come invitati, a tutte le categorie di emarginati. Di fronte a Dio
nessuno lo è, ciascuno è prossimo.
L’invito a nozze non dipende da
noi perché il banchetto non è nostro. Prima viene la scelta di
Gesù (“io ho scelto voi”) e poi tocca a noi dirigerci verso l’ultimo
posto. Il migliore per star vicini
a Gesù che, proprio per questo,
ci invita a salire di posto e a sedergli accanto. Il fatto che siano
invitati ciechi e zoppi, suggerisce
di intrattenere con loro buone relazioni, anzi fraterne, così da sperare nella retribuzione futura.
Se l’ultimo posto indica la vergogna, essere invitati a lasciarlo
mostra la gloria. Il passaggio
dalla vergogna alla gloria è figura esplicita della Pasqua di Gesù,
ma anche della nostra vicenda.
Come si vede, nel Vangelo di questa domenica c’è ben più di una
norma di galateo. C’è la figura di
Gesù e quella del discepolo salvato. A tenerle unite, speculari,
l’umiltà.
Una famiglia che da anni ha
scelto di vivere con i poveri di un
piccolo villaggio turco, ai confini
con l’Iran, racconta: “Questo abbiamo cercato di vivere qui con
questa gente: condividere la nostra umanità di figli di Dio, scoprendo che i nostri desideri, speranze, paure, lacrime e sorrisi
sono gli stessi dei musulmani che
vivono accanto a noi. Condividere il mistero dell’incarnazione di
Gesù che ha vissuto per servire
e non per essere servito. È così
che abbiamo cercato di vivere con
loro, come diceva san Francesco
ai suoi frati che vivevano con i
saraceni: essere, nella semplicità e nell’umiltà più profonda del
Pranzo della Comunità di
Sant’Egidio con i poveri
cuore, dei servitori di un’umanità che soffre e spera, cercando di
consolare, così come siamo stati
consolati. Dom Helder Camara,
vescovo brasiliano, ha detto che
siamo noi, con la nostra vita e le
nostre azioni, l’unico vangelo che
molte persone leggeranno. Cerchiamo allora di essere quella
‘edizione speciale’ del vangelo,
dove la specialità è data dall’umiltà e dalla disponibilità all’amore”.
Un santo redentorista, san Clemente Maria Hofbauer, andava
a fare la questua per i suoi orfani e, passando a chiedere in una
locanda, uno degli avventori gli
sputò in faccia; “questo era per
me ed era giusto” – gli disse San
Clemente – “ora però, ti prego,
dammi qualcosa per i miei orfani…”. L’uomo fu talmente colpito dall’umiltà del santo che cambiò vita.
A Madre Teresa di Calcutta un
giornalista domandò che cosa secondo lei non andava bene nel
mondo; rispose: “Quello che non
funziona, signore, siamo lei ed io”.
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