IL GIORNALE ONLINE DELL’AREA URBANA Anno 1 nr. 6 • 12 Febbraio 2013 COSENZA • CASTROLIBERO • MONTALTO • RENDE Seguici anche su QUELL’INTRECCIO DI BUGIE, SILENZI E TRADIMENTO COSENZA - Bugie, minacce, silenzi. Come nel più classico dei triangoli amorosi, questi tre elementi, non mancano mai. La storia in questione, nata tra i cubi dell’Unical, e che vede per protagonisti lui, studente universitario 28enne, appassionato di cinema e di “corti”, lei, 26 anni, laureanda in Lettere, presso lo stesso ateneo e l’altra, una 40enne, esperta in comunicazione. Tra i due ragazzi, durante i cubi dell’Unical, era scoppiato il classico colpo di fulmine. Sergio e Sara, nomi ovviamente di fantasia, si erano subito piaciuti. Prima di fare il grande passo e decidere di stare insieme, si erano frequentati. Serata in compagnia, qualche pizza, due caffè, una domenica al cinema, fino al classico bacio, sigillo perfetto per una nuova relazione. Quello che sembrava essere l’inizio di una favola, come lo è ogni storia d’amore ai suoi albori, s’è presto, per entrambi, trasformato in un incubo. Un incubo scritto dall’altra, la 40enne appunto. Francesca. La donna, infatti, ha iniziato a diventare un’ossessione per entrambi. Squilli a lui nel corso del giorno e della notte, lettere e minacce a lei, dal contenuto volgare. La scossa più forte che ha fatto tremare la tranquillità dei due giovani fidanzati, s’è avuto, quando la 40enne, desiderosa di vendetta, ha scritto una lettera ai genitori di Sara. Una lettera nella quale, l’anonima, informava il padre e la madre della laureanda che la loro figlia, dall’aspetto gentile, dal volto angelico, dalla condotta irreprensibile e dagli ottimi voti sul libretto, nascondeva una doppia personalità che lontano da casa la trasformava in una sacerdotessa di festini e sesso. Non solo, nella missiva, l’anonima moralizzatrice, informava i genitori di Sara che, proprio la loro figlia, in assenza di Sergio, si dava alla pazza gioia, cercando attenzione e consolazione tra le braccia di altri. Il germe del sospetto s’è in- sinuato nei genitori di Sara, che, pur conoscendo il carattere della ragazza, di fronte a quel preciso “carico” di accuse, hanno preteso dalla loro figlia spiegazioni. Sara, tra meraviglia e sconcerto, ha negato tutto, rassicurando i suoi che lei aveva solo occhi per il suo Sergio e che tutto quello che era stato scritto nella lettere era un rosario di menzogne. E Sergio? Già Sergio, anche lui, è stato bombardato a dovere. Con sms, mail e lettere. Anzi a lui è toccata anche una dimostrazione di forza ben precisa: le ruote squarciate. Troppo per essere solo un caso. Dopo aver raccolto tutte le prove, Sergio e Sara hanno deciso di cristallizzare la loro denuncia contro ignoti. I due ragazzi hanno presentato il loro esposto alla polizia postale, sicuri che i detective della polpost, riuscissero con la loro alta capacità investigativa a risalire, attraverso poche tracce, all’identità della molestatrice. Durante le indagini, Sergio e Sara, sono stati ascoltati più volte e anche in tempi e modi diversi. In una di questi incontri separati, gli inquirenti si sono resi conto che il racconto di Sergio, in alcuni punti traballava. Troppi non ricordo, altrettanti forse, ripetuti non so. Messo alle strette, Sergio ha finito per confessare. Altro che anonima molestatrice, quella che ha messo a ferro e fuoco la tranquillità sentimentale e familiare altri non era che la 40enne, come detto, una esperta in comunicazione che aveva preso una sbandata per Sergio. Ma il 28enne non le aveva detto niente di Sara e quando lei l’aveva scoperto, aveva dato libero sfogo a tutta la vendetta, di donna tradita. Ora lei è finita sotto inchiesta per molestie, Sergio dovrà rispondere di calunnia. Appalti, droga, armi e politica. Tutti ‘dentro’, anche il sindaco Cronaca Melito Porto Salvo Crolla l’impero dei boss dello Jonio reggino. Eseguite ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 65 soggetti appartenenti e contigui alla cosca di ‘ndrangheta Iamonte. Oltre al Sindaco di Melito Porto Salvo Gesualdo Costantino, 65 gli arrestati che devono rispondere all’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Arrestati due dipendenti comunali dell’ufficio tecnico che devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Un vero e proprio circolo di armi e sostanze stupefacenti che, pian , piano si è fatta strada nella pubblica amministrazione. Sequestrate anche 4 imprese nel corso dell’operazione: una opera nel settore agricolo e tre sono edili di produzione di calcestruzzo, per un valore complessivo di quattro milioni di euro. Monopolizzavano le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, dal pagamento del pizzo, all’imposizione delle forniture e della manodopera, fino ad arrivare all’accettazione coatta, da parte di alcuni imprenditori, dell’estromissione da gare di appalto e lavori in favore di imprese riconducibili alla cosca. articolo integrale consultabile sul sito LA STORIA DI DANYAL: ”ZOPPO DI PROFESSIONE” Cosenza Area Urbana COSENZA - Trasportati come animali, senza identità, diritti e dignità. Sfruttati come macchine da lavoro, costretti a mostrare il corpo deforme, gli occhi lucidi, la totale schiavitù. Durante una passeggiata, in una delle strade di Cosenza, seduto a fatica su un marciapiede, c’era lui. Danyal. Musulmano, 19 anni, senza genitori e con una sorella lontana. “Avevo 15 anni quando è successo tutto. Stavo percorrendo lo stradone di fronte casa mia, a Banten, una provincia indonesiana, quando ho sentito un’esplosione e mi sono ritrovato a terra. Ho abbassato lo sguardo. L’esplosione mi aveva fatto saltare una gamba”. Ha gli occhi lucidi quando racconta la sua storia, ha paura. “Mi trattano come un animale, a volte neanche mi parlano, mi infilano in macchina e mi lasciano in mezzo alla strada. Devo fingere di soffrire più di quanto soffro”. Danyal ci racconta che non può scappare, deve riuscire ad elemosinare più monete possibili, deve fare il bravo. Invalido e mendicante o forse mendicante perché invalido? ”Quando mi vengono a prendere – continua Danyal - mi gridano di salire in fretta in macchina, ma come posso farlo con questa stampella? – mostrando un bastone con legato un manico per poter sistemare il braccio - Mi chiedono subito quanto sono riuscito a guadagnare e si prendono tutto. Mi lasciano soltanto una o due monete e se lavoro bene mi fanno mangiare”.