DELLA DOWN E... IPOCRISIA T ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXV 27 FEBBRAIO 2010 E 1,20 utti hanno condannato l’ignobile gruppo comparso domenica scorsa su Facebook con un titolo da brividi: «Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down», ennesima dimostrazione di come il social network più diffuso nel mondo si presti con troppa facilità a progetti deliranti. Il sito è già stato oscurato, ma il problema resta, e lo sdegno non basta. Occorre sicuramente una maggiore regolamentazione del web, ma serve anche un progetto educativo di più ampio respiro che sappia offrire valori e regole ma soprattutto dare risposte adeguate alla domanda di senso della vita. Purtroppo, su questo terreno, l’unanimità dell’indignazione si squaglia come neve al sole. Anzi, la vicenda del gruppo, che su Facebook oltraggia i bimbi Down, è una vera e propria cartina di tornasole che ci riporta alla consueta schizofrenia con cui questi argomenti vengono affrontati nella nostra società libertaria. Mi risulta che soltanto il quotidiano Avvenire abbia osato segnalare la sottile ipocrisia che si nasconde dietro il facile sdegno per un’azione mediatica così vigliacca. «Il signore della notte» e «il vendicatore mascherato» che hanno fondato il sito (si tratta dei nomi fasulli di coloro che non hanno il coraggio di farsi vedere in faccia... sul «libro delle facce»), a fianco della foto di un neonato Down con la parola “scemo”, scrivono: «Perché dovremmo convivere con queste ignobili creature, con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini Down sono solo un peso per la nostra società. Come liberarci di queste creature in maniera civile? Usando questi esseri come bersagli nei poligoni di tiro». Ovvio che su tutte le bocche fiorisca, immediata, l’indignazione. Eppure l’affermazione fatta dai tanto vituperati responsabili del sito, si rischia di trovarla, tale e quale, anche tra i proclami del progressista di turno, che invita a prevenire con l’ausilio della scienza la nascita di questi infelici, evitando che diventino un «peso» per le loro famiglie e per la società, salvandoli da una «qualità di vita» scadente. Già: «come liberarci di queste creature in maniera civile?». Con l’aborto, che è la scelta del 90% delle donne che hanno scoperto grazie alla diagnosi prenatale di portare in grembo un bambino affetto da sindrome di Down. In questa «maniera civile» le nascite di bambini Down in Italia dal 1960 ad oggi sono passate dal 2% allo 0,5% sui bimbi nati. Eppure, eliminare un embrione affetto da sindrome di Down (che non è una malattia) equivale a compiere una discriminazione genetica. Mi sono chiesto come si sarebbe comportato Gesù. Avrebbe certamente messo nel mezzo i bimbi Down, accarezzandoli con immensa dolcezza, e ripetendo le parole che ben conosciamo. Senza dubbio, poi, avrebbe tentato di dialogare con quei “peccatori” di Facebook, per cercare di affascinarli alla vita, che ancora non conoscono. Ma avrebbe investito la massa degli indignati con le parole che usava abitualmente con i farisei: «Razza di vipere... ipocriti... sepolcri imbiancati...». don AGOSTINO CLERICI 8 DIOCESI DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO COMO UN POPOLO DI 43ENNI Cristo è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio... Il mondo si migliora incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio, ciò che non va nella propria vita. La Quaresima è... un tempo, possiamo dire”, di “agonismo” spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le ar mi della fede, armi cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. a popolazione comasca invecchia. A mantenerci giovani sono gli stranieri. Una interessante fotografia del nostro territorio fornita dall’ultimo documento di programmazione dell’Asl di Como. L A PAGINA 15 COMO LA CRISI COLPISCE IL VOLONTARIATO Una riduzione di risorse importanti obbligherà il Csv di Como (e tutti i Csv lombardi) ad un importante ridimensionamento delle attività. A PAGINA 16 (Benedetto XVI, 21 febbraio 2010) COMO DUE CENTRI PER UNA CITTÀ A PAGINA 17 COMO UNA CASA DI LAMIERA IN CONGO Una lettera di fratel Mauro Cecchinato ci riconduce allo spirito missionario guanelliano. A PAGINA 19 SCUOLE CATTOLICHE L’ISTITUTO MATILDE DI CANOSSA A PAGINA 20 COMO LA FIACCOLATA LOURDIANA CON IL GTR A PAGINA 23 VISITA PASTORALE IL VESCOVO NELLA ZONA PREALPI: LA PRESENTAZIONE DI SOLBIATE, CONCAGNO E CAGNO ALLE PAGINE 8 E 9 QUARESIMA MISSIONARIA PROSEGUE IL CAMMINO VERSO LA PASQUA A PAGINA 13 SONDRIO ANCORA VIVA LA POLEMICA SUL CEDRO A PAGINA 33 RIFLESSIONI A MARGINE DI UN FATTO SENZA UN «PERCHÈ» A PAGINA 31 SONDRIO LA MOSTRA SU GIOTTO A PAGINA 29 LIBRETTO PER LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE Ha come fulcro la Sacra Famiglia di Nazareth il libretto per la benedizione delle famiglie edizione 2010. È possibile effettuare le prenotazioni presso Il Settimanale (da lunedì a venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 18.30, telefono 031-263533) Benedizione delle famiglie 2010 Costruisci, o Dio, la nostra casa! 1 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 MEDITAZIONI DI DON AGOSTINO CLERICI NOVITÀ IN LIBRERIA INCONTRARE IL RISORTO D iversi possono essere i modi di accostare il centro del messaggio cristiano:la morte-risurrezione di Gesù di Nazaret. L’Autore non segue il percorso storico e neppure quello strettamente esegetico. Potremmo definire la sua una prospettiva strettamente pastorale: “Ho pensato di raccogliere in queste pagine il frutto dei Tridui pasquali che ho vissuto con la mia comunità”. Dunque, pagine di un presbitero che - con la sua comunità - vive il mistero pasquale. Alla luce di una prospettiva: “Ho voluto riassumere i tre momenti del Triduo in altrettante “forme”. Che cosa intendo per “forma”? E’ la modalità con cui ci raggiunge l’amore di Dio fatto carne in Gesù. L’amore ha sempre bisogno di una forma per essere umanamente percepito e vissuto”. E l’Autore precisa: “Gesù ha voluto assumere tre forme nella sua Pasqua. A dire il vero, la forma è una sola, è quella del pane, che è la forma perenne che ne perpetua la memoria. Ma essa ha dovuto inverarsi storicamente nella forma della croce. E la risurrezione ha reso necessaria la forma del riconoscimento”. Seguendo questa prospettiva, le riflessioni propongono un percorso che parte ogni volta da un incrocio tra due persone, si sedimenta in un luogo, trova il suo significato in un gesto. Il volume ripropone poi tre omelie e tre preghiere che hanno scandi- to la predicazione dell’Autore nei giorni del Triduo pasquale. Sono pagine di un presbitero che riflette a voce alta con la propria comunità: si avverte l’afflato pastorale e la tensione che invita a condividere; pagine che accostano il mistero pasquale dal di dentro e che sollecitano ad una consapevole partecipazione liturgico-esistenziale. Pagine da leggere per comprendere, seguendo il percorso delineato, aspetti e sottolineature dell’evento pasquale che non sempre sono percepiti. Il volume è testimonianza di una esperienza e invito a riscoprire la Pasqua come evento che interpella i credenti. ARCANGELO BAGNI RIFLESSIONI SUI VANGELI AGOSTINO CLERICI, Incontrare il Risorto. Riflessioni per il Triduo pasquale, Paoline, pagine 80, euro 8,50 Il Triduo, una «bellezza» da vivere... Quattro domande al direttore de “Il Settimanale della diocesi di Como”, parroco di Ponzate e autore del volume edito da Paoline in questi giorni Don Agostino, il titolo del tuo libro è, in fondo, l’itinerario del cristiano... «Proprio così. Il cristianesimo scaturisce solo dall’incontro con la persona di Gesù Cristo. Ogni altra mediazione, compresa la Parola, è al servizio di questo incontro. Paradossalmente, uno potrebbe conoscere alla perfezione l’esegesi di ogni brano della Bibbia e non essere entrato per nulla nell’avventura cristiana, perché gli manca l’incontro con Gesù Cristo risorto. Non basta sapere che la felicità consiste nell’incontro con Dio, bisogna lasciarsi abbracciare da Lui. E si è fatto carne proprio per incontrare la mia carne. Ed è risorto nel suo vero corpo proprio per dare ad ogni uomo la possibilità reale di incontrarlo ancora. Sant’Agostino ripete spesso questa verità nei suoi scritti: Dio ha scelto di diventare uomo perché potesse incontrarlo anche chi non sa vedere Dio. L’umiltà dell’incarnazione è la nave per attraversare il mare del mondo». Il tuo è un libro che nasce sul terreno della predicazione del Triduo pasquale. Una raccolta di omelie, dunque? «Solo in un certo senso. C’è il rischio di pensare che ciò che è “pastorale” sia poco profondo. Invece, in quel ribaltamento religioso che è il cristianesimo, avviene esattamente il contrario: la carne - la concretezza di una comunità cristiana - è il veicolo della salvezza, e una sana teologia si fa meglio dal pulpito che dalla cattedra. Questo libro sedimenta in un percorso alcune omelie, ma quelle stesse omelie sono in verità il frutto dell’incontro con il Risorto, ancora vivo dentro i volti di persone precise. Il Triduo pasquale è l’emozione cristiana più grande che ci possa essere. La liturgia cristiana non è ritualità ma celebrazione della vita. Ecco perché nel libro parlo della forma dell’Eucaristia come della forma perenne del Cristo risorto». La «forma» del pane che passa dalla «forma» della croce e ha bisogno della «forma» del riconoscimento... «Il gesto dell’Ultima Cena ha bisogno dell’inveramento della Croce per diventare Eucaristia. Ma poi - come accade ai discepoli ad Emmaus - c’è bisogno di un riconoscimento, che fa di quel gesto ripetuto in memoria un sacramento. L’itinerario del cristiano deve assumere queste forme, un po’ come l’amore dell’uomo e della donna deve prendere la forma del matrimonio per non perdere il suo vigore e la sua trasparenza». Che cosa ti proponi con queste pagine? «Aiutare a riscoprire la bellezza del mistero pasquale. Purtroppo nei giorni del Triduo troppi cristiani sono distratti, irretiti dalla televisione o prigionieri della ferialità civile che in quei giorni non celebra alcuna festa e non ha ormai alcuna attenzione al ritmo celebrativo cristiano. Troppi pensano che fare Pasqua significhi andare a Messa la domenica di Pasqua a sentire, sbadigliando, una “buona notizia” al cui dramma sono rimasti estranei perché la bellezza del solenne Triduo non li ha toccati. Questo libro vuole essere uno stimolo a vivere questa bellezza». SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA - C Parola FRA noi GEN 15,5-12.17-18 SAL 26 FIL 3,17- 4,1 LC 9,28-36 Nella Trasfigurazione c’è tutto il cammino fino a Gerusalemme di ANGELO SCEPPACERCA SECONDA SETTIMANA del Salterio LUCE DA CONTEMPLARE C è sempre luce nella Parola. Oggi è particolarmente forte, al punto che la Chiesa d’Oriente sceglie questa come l’immagine perfetta della liturgia, l’icona splendida della gloria di Dio. Il significato è semplice, ma profondissimo: il Messia-Salvatore è Gesù. Attorno a questo centro ci sono gli elementi che lo compongono: gli otto giorni, i tre discepoli testimoni, il monte, la preghiera, la veste raggiante, Mosè ed Elia. Pietro, Giacomo e Giovanni sono importanti perché riconobbero in Gesù la realizzazione di tutte le attese dell’Antico Testamento. Il monte è il posto della manifestazione di Dio, come lo fu per Mosè ed Elia. Gesù, in preghiera, viene investito da una luce sfolgorante, segno evidente della gloria di Dio su colui che gli è unito in modo unico. Mosè ed Elia sono i grandi uomini di Dio. I discepoli, anche stavolta, sem- ’ brano non essere all’altezza della situazione, non comprendono il maestro (sarà così fino alla risurrezione e a pentecoste). La proposta di Pietro, di fare tre tende, è talmente fuori luogo che Luca quasi lo scusa dicendo che “non sapeva quello che diceva”. Noi sappiamo che, nella sua, c’è tutta la nostra tentazione di fermarci. Colpisce la solitudine di Gesù. Viene subito in mente quella nell’orto degli ulivi. Essere prediletti non scampa dal sacrificio. Gesù inizia il cammino verso Gerusalemme. Chi è con lui lo deve seguire e non fermarsi alla contemplazione della gloria. È la stessa voce del Padre, nella nube, a dire chi è Gesù e cosa attende i discepoli. Da questo momento ciò che conta è ascoltare la Parola di Gesù. Torniamo a quelle vesti di Gesù diventate così chiare da abbagliare. La luce del corpo passa anche alle vesti che divengono “gloriose” come il corpo di Gesù. Anche la Chiesa, nella sua liturgia, vuole essere come la veste del corpo di Gesù, partecipe della sua gloria. Quadri celebri raffigurano la trasfigurazione. Raffaello, Piero Della Francesca, Beato Angelico... Ci sono tutte le componenti e i motivi che attirano il genio e il talento: c’è bagliore e tenebra, voce e silenzio, chiarore e angoscia, affanno e sollievo. Nella Trasfigurazione c’è tutto il cammino fino a Gerusalemme, tutta l’avventura della vita seguendo Gesù, come suoi discepoli convinti perché, prima, testimoni di quella luce. In questo volume l’autore, grazie alla competenza biblica e al metodo della “lectio divina”, accompagna il lettore nei labirinti della Parola di Dio, valorizzando l’abbondanza delle immagini e della lettura delle situazioni di vita come emergono dalle parabole. I racconti si snodano così in modo trasparente, coinvolgendo e affascinando, rendendo facile e luminosa ogni parola di Gesù. CESARE BISSOLI, Come il lievito nella pasta. 20 incontri catechistici sulle più belle parabole con il metodo della Lectio divina per gli adulti e i ragazzi, Elledici, pagine 160, euro 9,50. Giovani e Vangelo, un binomio che esprime immediatezza, sincerità, gioia di vivere e futuro. Tonalità tutte che mons. Domenico Sigalini sa coniugare perfettamente nel trasmettere la novità evangelica ai giovani di oggi. In questo libro sono raccolti i suoi interventi comparsi sulla rivista “Dimensioni Nuove”, dove mensilmente incontra i suoi affezionati lettori ed espone loro una pagina di Vangelo davanti alla quale passa in radiografia le contraddizioni e le attese, a volte frustrate dal mondo degli adulti, di tutti coloro che vivono la condizione giovanile. Il suo linguaggio nasce dall’esperienza quotidiana dell’ascolto e della partecipazione ai sogni di chi ha davanti a sé un’esistenza incerta. DOMENICO SIGALINI, Un Vangelo da urlo. Riflessioni sui Vangeli della gioia, Elledici, pagine 200, euro 9,50. Segnaliamo anche, sempre edito da Elledici, un agile Messale delle domeniche e delle feste per il 2010, con meditazioni e la Compieta quotidiana (pagine 656, euro 6,50). SOCIETÀ P A G I N A 3 PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 IN CORSO IN QUESTI GIORNI L’ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INDIA QUEL RITRATTO BLASFEMO E... L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI S i allarga la protesta per la diffusione di un ritratto blasfemo di Cristo, pubblicato su un testo scolastico edito a New Delhi e adottato nelle scuole indiane. Il testo, dell’editrice Skyline Publications, riporta il ritratto di Cristo che ha in una mano una sigaretta e nell’altra una bottiglia di birra, qualificandolo come “idolo”. Fonti locali di Fides riferiscono che la diffusione del ritratto blasfemo, pubblicato anche da alcuni mass-media, ha generato la protesta delle comunità cristiane in diversi stati dell’India. Nello stato del Punjab (India Nordovest) il ritratto blasfemo è stato esposto per le vie della città di Jalandhar. I cristiani locali hanno protestato in modo pacifico con le autorità civili, chiedendo la rimozione delle immagini. Nella città di Batala (distretto di Gurdaspur) la situazione è degenerata: alcuni giovani cristiani hanno cercato di rimuovere i manifesti presenti in un mercato di commercianti a prevalenza indù, ma altri giovani, estremisti indù, hanno tentato di fermarli. Ne è seguita una rissa e la violenza si è estesa all’intera città, in quanto esponenti dei movimenti estremisti come “Bajrang Dal” e “Shiv Sena” sono scesi in strada armati e hanno incitato gli animi alla violenza contro i cristiani. Due chiese protestanti (appartenenti alla “Chiesa dell’India del Nord” e all’ “Esercito della Salvezza”) sono state attaccate, incendiate e rase al suolo. Anche i Pastori che ne erano responsabili sono stati aggrediti e percossi, e le loro case saccheggiate. Alcuni cristiani accusati di essere coinvolti nella violenza sono stati fermati dalla polizia, Un sussidiario adottato dalle scuole indiane riporta il ritratto di Cristo che ha in una mano una sigaretta e nell’altra una bottiglia di birra, qualificandolo come “idolo”. La reazione ferma e pacata dell’episcopato indiano mentre nessun estremista indù è stato arrestato. Le autorità locali hanno decretato un coprifuoco ma la situazione resta molto tesa, notano fonti di Fides. Il caso del ritratto blasfemo è giunto alla ribalta quando nello stato di Meghalaya (India Nordest) le suore cattoliche della Congregazione di Nostra Signora delle Missioni, che gestiscono la scuola di San Giuseppe nella città di Shillong, hanno notato l’immagine su un testo scolastico per bambini. Le religiose hanno chiesto ai ragazzi di riconsegnare i testi e hanno inviato una lettera alle autorità esprimendo sdegno e amarezza per la totale mancanza di rispetto verso simboli religiosi cristiani. Il governo dello stato ha ordinato il ritiro del libro dalla circolazione. Le Chiese cristiane in India stanno prendendo provvedimenti: “Abbiamo chiesto a tutte le scuole cattoliche in India di ritirare il testo e di boicottare tutti i libri della Skyline Publications. Quell’immagine è inaccettabile e va contro ogni principio di rispetto e di dialogo” ha detto all’Agenzia Fides p. Babu Joseph, portavoce della Conferenza Episcopale dell’India. Sulla casa editrice che ha pubblicato il testo, p. Babu Joseph nota: “Non si può dire che sia espressione diretta di movimenti integralisti indù, ma certo è vicina ed è sostenuta da certi ambienti piuttosto estremisti”. I Vescovi indiani lanciano un appello per la pace e scriveran- no una lettera ufficiale di protesta al Ministro Federale per l’Istruzione, chiedendo di vigilare sulle case editrici e sui materiali didattici che vengono messi in circolazione nelle scuole indiane. I Vescovi indiani rinnovano un appello per l’armonia interreligiosa. P. Joseph dice a Fides: “I Vescovi hanno condannato quest’atto blasfemo e rinnovano l’appello per la pace nel Punjab e in tutta l’India. Alla violenza segue altra violenza e i gruppi estremisti indù cercano solo pretesti per scatenare una vendetta conto i cristiani. I Vescovi chiedono al governo del Punjab di rilasciare i 25 cristiani arrestati in seguito agli scontri (fra i quali alcuni cattolici) per la pubblicazione dei manifesti con l’immagine blasfema. Trasferire l’immagine su poster sparsi nelle città è stata un’operazione condotta da gruppi integralisti indù per creare tensione. Il governo dello stato ha garantito che perseguirà i responsabili”. Intanto a Guwahati, l’arcivescovo Thomas Menamparampil, salesiano, è raggiante in questi giorni. La sua diocesi di Guwahati – in un territorio periferico (stato di Assam, nell’India del Nordest), travagliato da difficoltà interne e da conflitti – per la prima volta nella storia ospita l’Assemblea della Conferenza Episcopale dell’India (CBCI) che si è aperta il 24 febbraio con una Solenne Eucarestia, e si concluderà il 3 marzo. L’episodio della pubblicazione L’arcivescovo Thomas Menamparampil del ritratto blasfemo di Cristo e la violenza esplosa in Punjab hanno turbato la sua serenità, ma l’Arcivescovo “confida in una soluzione pacifica”, come afferma in un colloquio con l’Agenzia Fides: “I cristiani hanno protestato pacificamente a livello politico e pensano alla via giudiziaria. Inoltre bisogna pregare e dialogare . Queste sono le nostre modalità di vivere questa situazione”. Mons. Menamparampil aggiunge: “Occorre sempre estrema sensibilità quando si toccano i simboli religiosi. E’ accaduto con le vignette del profeta Maometto in Europa, e questo è un altro caso simile. Credo che la maggioranza dei fedeli indù non condivida tale atto. La civiltà indù è molto rispettosa dei simboli religiosi propri e altrui. A fianco dei cristiani, molti leader religiosi indù hanno condannato l’immagine blasfema e a loro si sono uniti i leader musulmani in India. Non credo che questa vicenda avrà conseguenze più gravi”. I Vescovi, nell’assembla di Guwahati, “non si soffermeranno più di tanto su questo incidente, che sembra già rientrato”, spiega a Fides l’Arcivescovo. “L’Assemblea – continua – toccherà indirettamente il tema, in quanto sarà incentrata sui giovani, che spesso sono preda degli estremismi e del materialismo: il tema dell’Assemblea è infatti ‘I giovani nel contesto dell’India emergente’. Discuteremo su come aiutarli a vivere i valori cristiani in questa cultura, in questa società, nelle sfide che presentano le nuove tecnologie. Rifletteremo su come possono essere strumenti di pace e agenti di evangelizzazione”. Non a caso, nota il presule, i recenti scontri in Punjab sono iniziati per tafferugli fra giovani cristiani e indù: “I giovani hanno forti motivazioni, entusiasmo, passione, anche per i contenuti della fede. Spesso vengono manipolati e strumentalizzati da gruppi integralisti”, nota. “Ma, nel complesso, siamo davvero ottimisti per il futuro dell’India, che è una nazione molto giovane”. Il messaggio con cui l’Arcivescovo conclude l’intervista con l’Agenzia Fides è questo: “Voglio ribadire ai giovani e a tutti i cristiani in India il messaggio che Gesù porta nel Vangelo: amate i vostri nemici. Anche quando vi sentite perseguitati, umiliati, oppressi. Non è facile farlo, ma è possibile: l’amore riesce a disarmare il nemico. La nostra vocazione è costruire ponti e aprire porte di dialogo e di speranza per la nostra nazione”. (Fonte: www.fides.org) PRESENTATO A BENEDETTO XVI L’ANNUARIO PONTIFICIO 2010 AUMENTANO I CATTOLICI NEL MONDO A umentano i cattolici nel mondo così come i sacerdoti e i seminaristi, in particolare in Asia e Africa: è quanto emerge dall’Annuario Pontificio 2010, presentato sabato 20 febbraio a Benedetto XVI dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e da mons. Fernando Filoni, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. La redazione del nuovo Annuario – che sarà prossimamente in vendita nelle librerie – è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal prof. Enrico Nenna e dai loro collaboratori. Il lavoro di stampa – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana – è stato invece curato dal rev. don Pietro Migliasso S.D.B., da Antonio Maggiotto e da Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana. Nel 2008 sono stati registrati un miliardo e 166 milioni di fedeli battezzati, con un incremento di 19 milioni (+1,7%) rispetto all’anno precedente. Anche considerando la crescita della popolazione mondiale a 6 miliardi e 700 milioni di persone si osserva un lieve aumento percentuale dell’incidenza dei cattolici a livello planetario (dal 17,33 al 17,40 per cento). In aumento anche i Vescovi passati da 4.946 a 5.002 tra il 2007 e il 2008 (+1,13%). L’incremento è stato significativo in Africa (+ 1,83%) e nelle Americhe (+ 1,57%), mentre in Asia (+1,09%) e in Europa (+ 0,70%) i valori si collocano sotto la media complessiva. L’Oceania registra nello stesso periodo un tasso di variazione di – 3%. Leggero incremento (attorno all’1% nel periodo 2000-2008) anche per i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, aumentati da 405.178 nel 2000 a 409.166 nel 2008. La distribuzione del clero tra i continenti, nel 2008, è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (47,1%), quelli americani sono il 30%; il clero asiatico incide per il 13,2%, quello africano per l’8,7% e quello nell’Oceania per l’1,2%. Tra il 2000 e il 2008 non è variata l’incidenza relativa dei sacerdoti in Oceania. E’ invece cresciuto il peso sia del clero africano, sia di quello asiatico e dei sacerdoti americani, mentre il clero europeo è vistosamente sceso dal 51,5 al 47,1%. Tra le figure di operatori religiosi che affiancano l’attività pastorale dei vescovi e dei sacerdoti, le religiose professe costituiscono il gruppo di maggior peso numerico. Tali religiose, che nel Mondo erano 801.185 nell’anno 2000, diminuiscono progressivamente, tanto che al 2008 se ne contavano 739.067 (con una diminuzione relativa nel periodo del 7,8%). Va rilevato che i gruppi più numerosi di religiose professe si trovano in Europa (40,9%) e in America (27,5%) e che le contrazioni di maggior rilievo si sono manifestate ugualmente in Europa (- 17,6%) e in America (- 12,9%), oltre che in Oceania (- 14,9%), mentre in Africa e in Asia si hanno dei notevoli aumenti (+ 21,2% per l’Africa e + 16,4 per l’Asia). Dati questi che controbilanciano ma senza annullare la diminuzione riscontrata. A livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 115.919 nel 2007 a 117.024 nel 2008. Complessivamente nel biennio si è avuto un tasso di aumento di circa l’1%. Tale variazione relativa è stata positiva in Africa (3,6%), in Asia (4,4%) e in Oceania (6,5%), mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3%. L’America presenta invece una situazione di quasi stazionarietà. (Fonte: www.zenit.org) SOCIETÀ P A G I N A 4 INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 DOCUMENTO DEI VESCOVI A 20 ANNI DA “SVILUPPO NELLA SOLIDARIETÀ” Chiesa e Mezzogiorno: per un Paese solidale « I l Paese non crescerà se non insieme”. A ribadirlo, a 20 anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, sono i vescovi italiani, nel documento dal titolo: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, diffuso il 24 febbraio (testo integrale su www.agensir.it). “Anche oggi – si legge nell’introduzione – riteniamo indispensabile che l’intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo”, a partire dalla consapevolezza che “il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti”. “Affrontare la questione meridionale diventa un modo per dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cammino delle nostre Chiese”, spiegano i vescovi, precisando che il punto di partenza del testo è “la constatazione del perdurare del problema meridionale”, unita alla “consapevolezza della travagliata fase economica che anche il nostro Paese sta attraversando”. Tutti “fattori”, questi, che per la Cei “si coniugano con una trasformazione politico-istituzionale, che ha nel federalismo un punto nevralgico, e con un’evoluzione socio-culturale, in cui si combinano il crescente pluralismo delle opzioni ideali ed etiche e l’inserimento di nuove presenze etnico-religiose per effetto dei fenomeni migratori”. “In una prospettiva di impegno per il cambiamento, soprattutto i giovani sono chiamati a parlare e testimoniare la libertà nel e del Mezzogiorno”, si legge nella parte finale del testo, in cui si auspica “un grande progetto educativo” per promuovere la “cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità”. “Bisogna osare il coraggio della speranza!”, è l’invito finale del documento, caratterizzato “nonostante tutto” da “uno sguardo fiducioso”, che sappia “ricercare il bene comune senza cedere a paure ed egoismi che lamentano miopi interessi di parte e mortificano la nostra tradizione solidaristica”. Rilanciare le politiche di intervento. “Il complesso panorama politico ed economico nazionale e internazionale”, aggravato dalla crisi, “ha fatto COLPO D’OCCHIO Gatti «cucinati» in tv Accadeva quando c’era fame “brutta” i mangiano i gatti? Certamente no, non sta bene. A parte che la legge lo vieta. La sortita di Beppe Bigazzi alla “Prova del cuoco” ha suscitato dibattiti. Più, a dir la verità, se fosse stato giusto o meno sospendere l’incauto gastronomo dalle prossime puntate, che sul fatto di cucinare i felini, operazione per la quale, salvo eccezioni, tutti – animalisti o meno – hanno espresso esecrazione. La colpa di Bigazzi è quella di aver toccato l’argomento innanzitutto nella trasmissione sbagliata e poi di aver accennato, sia pure di sfuggita, a possibili ricette e modalità di preparazione, facendo così passare un messaggio perverso. Si fosse limitato all’affermazione che i gatti sì, è vero, si “possono” (nel senso della possibilità, dell’eventualità, non certo della liceità) “anche” mangiare, tutto sarebbe finito lì. È avvenuto in passato, sicuramente per necessità: avviene, non ne dubitiamo, ancora oggi, forse per sfizio, di cucinare gatti. I gusti delle persone, anche in fatto di cibi, possono sconfinare nella perversione e andare oltre. Detto questo e assegnata, come d’obbligo in simili casi, la giusta parte di colpa alla tv (ogni volta che qualcuno, davanti alle telecamere, apre bocca e le dà fiato diventa un caso nazionale), va detto che i gatti, storicamente, si “possono” mangiare, e si sono mangiati, in particolare nei periodi di carestia. Il termine “mangiagatti” è registrato dai vocabolari della lingua italiana, anche dai monovolume (Devoto-Oli, SabatiniColetti, De Felice-Duro), sia, alla lettera, come “mangiatore di gatti”, sia come nomignolo tradizionalmente attribuito ai vicentini. Devoto-Oli riporta il proverbio: “Veneziani gran signori, padovani gran dottori, vicentini mangiagatti, veronesi tutti matti”. Perché i vicentini siano chiamati “mangiagatti” non è dato sapere con certezza storica, ma se è così, qualche aggancio lontano con la realtà dovrà pur esserci. Per andare a tempi più vicini, personalmente ricordiamo racconti di reduci dai fronti di guerra in Grecia, Albania, Iugoslavia, che avevano mangiato gatti e… altro: cavalli, muli… Prima di dare giudizi, in questi casi, si dovrebbe aver patito la fame, quella brutta. C’è infine, per concludere, il garbato epigramma di Luciano Folgore, che tratta l’argomento con un tocco lieve di ironia: “Se potesse una lepre cucinata / lamentar la sua fine disgraziata, / quest’oggi, in trattoria, dal piatto mio / salirebbe un leggero miagolio”. Insomma anche ai poeti – Luciano Folgore, pseudonimo di Omero Vecchi, è scomparso nel 1966 – può capitare di mangiare, loro malgrado, i gatti. S PIERO ISOLA crescere l’egoismo, individuale e corporativo, un po’ in tutta l’Italia, con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle risorse, trasformandolo in un collettore di voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo”. È il grido d’allarme dei vescovi, secondo cui “il cambiamento istituzionale provocato dall’elezione diretta dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni, non ha scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani nell’amministrazione della cosa pubblica, né ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta nella gestione del territorio avrebbe auspicato”. Di qui la necessità di “ripensare e rilanciare le politiche di intervento” a favore del Sud, per generare “iniziative autopropulsive di sviluppo”. Il fenomeno delle “ecomafie” e la “questione ecologica”, la “fragilità del territorio” e la “massiccia immigrazione” che ne ha fatto il “primo approdo della speranza per migliaia di immigrati”: queste le “vecchie e nuove emergenze” del Mezzogiorno, che per i vescovi può diventare un “laboratorio ecclesiale” in materia di “accoglienza, soccorso e ospitalità”, ma anche di dialogo interreligioso con immigrati e profughi. Federalismo e ruolo dello Stato. Un “sano federalismo”, per la Cei, “rappresenterebbe una sfida per il Mezzogiorno e potrebbe risolversi a suo vantaggio, se riuscisse a stimolare una spinta virtuosa nel bonificare il sistema dei rapporti sociali, soprattutto attraverso l’azione dei governi regionali e municipali”. Tuttavia – ammoniscono i vescovi – “la corretta applicazione del federalismo fiscale non sarà sufficiente a porre rimedio al divario nel livello dei redditi, nell’occupazione, nelle dotazioni produttive, infrastrutturali e civili”. Sul piano nazionale, per la Cei, “sarà necessario un sistema integrato di investimenti pubblici e privati, con un’attenzione verso le infrastrutture, la lotta alla criminalità e l’integrazione sociale”. Le mafie, “strutture di peccato”. Una delle “piaghe più profonde e durature” del Sud. Un vero e proprio “cancro”. Così i vescovi definiscono la mafia, anzi le mafie, che “avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud”. “La criminalità organizzata – il monito dei vescovi – non può e non deve dettare i tempi e i ritmi dell’economia e della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il sistema democratico del Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento, dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio nazionale”. Al Sud, “le mafie sono strutture di peccato”, denunciano i vescovi: “Solo la decisione di convertirsi e di rifiutare una mentalità mafiosa permette di uscirne veramente e, se necessario, subire violenza e immolarsi”. Come hanno fatto “i numerosi testimoni immolatisi a causa della giustizia”, tra cui don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana e il giudice Rosario Livatino. Ma l’economia illegale “non s’identifica totalmente con il fenomeno mafioso”, avverte la Cei, stigmatizzando “diffuse attività illecite ugualmente deleterie”, come usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero. Povertà, disoccupazione e emigrazione interna. Sono queste le principali “emergenze” del Sud. I giovani del Meridione non devono sentirsi condannati a una perenne precarietà”, esclamano i vescovi, che al Sud auspicano “migliori politiche del lavoro”. Un esempio virtuoso è rappresentato dal Progetto Policoro della Cei. No, invece, al “lavoro sommerso”, che “non è certo un sano ammortizzatore sociale”. Infine, “il flusso migratorio dei giovani, soprattutto fra i 20 e i 35 anni, verso il Centro Nord e l’estero”, che dà luogo ad una categoria di “nuovi emigranti” composta da figure professionali di livello medio-alto, “cambia i connotati della società meridionale” e provoca “un generale depauperamento”. (Fonte: www.agensir.it) INTERNET Scherzi da hacker Cyberguerre e iperbufale olpiti più di 75.000 tra computer e server di oltre 2.500 aziende, un attacco che ha interessato società in oltre 196 Paesi: è l’effetto del più grande attacco hacker mai registrato. Questa la notizia che da tre tra i principali quotidiani statunitensi (“Wall Street Journal”, “New York Times” e “Washington Post”) è rimbalzata su tutti i media. Secondo quanto riportato, l’attacco, iniziato alla fine del 2008, è stato scoperto da una società della Virginia, la NetWitness. Il merito della scoperta, che risale al 26 gennaio scorso, è di Alex Cox, un ingegnere della NetWitness, appunto, società specializzata in servizi di sicurezza informatica per gli enti governativi Usa (Governo ed Fbi in testa). Nel mirino degli hacker sarebbero finiti dati e informazioni di ogni genere: e-mail, dati aziendali anche riservati, carte di credito, credenziali di accesso dei dipendenti delle aziende coinvolte. Un vero e proprio attacco in grande stile, che sarebbe partito dall’est Europa ed avrebbe colpito grandi società internazionali del calibro della Merck & Co., della Cardinal Health o della Paramount. Il gruppo di hacker avrebbe utilizzato una strategia molto strutturata, gestita da un centro di controllo in Germania; tra i principali Paesi colpiti, oltre gli Stati Uniti, figurerebbero anche il Messico, l’Arabia Saudita, l’Egitto e la Turchia. Ma è andata proprio così? In realtà non si è trattato di una cyber-offensiva senza precedenti. L’ingegnere Cox ha semplicemente individuato una rete di computer infetti a causa del trojan Zeus. Questo è una specie di prototipo di virus informatico che viene venduto su internet proprio perché gli hacker possano crearsi i loro virus “personalizzati”, ma è noto ormai da tempo e le forze dell’ordine sono sulle tracce dei loro autori e utilizzatori già da mesi. Inoltre, il presunto numero di computer e server infetti (75.000) non è certamente da record. Esistono, da anni, intere reti di pc infetti e controllati da virus: lo Storm Worm dovrebbe aver infettato tra 1 e 50 milioni di pc, Conficker 10 milioni e lo stesso Zeus dovrebbe aver colpito almeno 3,6 milioni di pc. Nonostante la bufala mediatica, però, la cyberguerra è ormai un fatto reale; basti pensare al recente scontro Usa-Cina a causa dell’attacco subito da Google, partito (si è scoperto in questi giorni) da due università cinesi. La minaccia è così concreta che pochi giorni fa ne ha parlato il direttore della National intelligence degli Stati Uniti, Dennis Blair, davanti al Senato americano: secondo Blair, i gruppi terroristici legati al fondamentalismo islamico hanno già da tempo creato dei team di hacker con l’obiettivo di colpire il cuore informatico Usa. C ANTONIO RITA SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 ISCRIZIONI ALLA NUOVA SCUOLA SUPERIORE Parlare bene di Dio Prendere le misure C on il 26 febbraio scattano le iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado. Quest’anno la procedura, abituale nel mese di gennaio, è stata posticipata perché con settembre prossimo entrerà in vigore la riforma della secondaria superiore, decisa “di corsa” solo poche settimane fa. Era necessario posticipare le iscrizioni per poter offrire ai genitori e agli allievi delle future prime il quadro della nuova scuola e tutte le informazioni necessarie per poter operare una scelta importante in modo consapevole. Dunque si parte questa settimana e la scadenza ultima sarà il 26 marzo (va ricordato, tra l’altro, che all’atto dell’iscrizione va operata anche la scelta per avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica). Informazione: qui sta il nodo da sciogliere. Certo è importante che si conosca qual è la nuova scuola superiore cui devono iscriversi i ragazzi di prima. E per far conoscere la struttura generale della nuova secondaria di secondo grado il ministero ha già messo in campo notevoli sforzi. Oltre alle informazioni diffuse subito dopo il via libera ai regolamenti, entro il 25 febbraio il ministero dovrebbe rendere disponibile, sul proprio sito internet (www.pubbli ca.istruzione.it), una funzione che permetterà la ricerca delle scuole superiori secondo i nuovi ordinamenti. Gli studenti interessati, assieme alle loro famiglie e ai docenti che si occupano di orientamento, po- tranno quindi individuare tutte le scuole e la loro collocazione sul territorio. Un’altra iniziativa è quella di fornire agli studenti e alle famiglie due strumenti utili per cominciare a muoversi nella nuova scuola riformata. Il primo è “un fascicolo dettagliato e completo – così recita la circolare ministeriale – dei quadri orari dei diversi indirizzi, delle articolazioni e delle opzioni previste, dei profili professionali e di tutte le informazioni utili a conoscere le caratteristiche della nuova scuola secondaria superiore”. Il secondo strumento, invece, è una brochure più riassuntiva “che contiene informazioni generali sulla riforma, oltre che una più dettagliata presentazione dei nuovi licei, istituti tecnici e professionali”. L’impegno è a distribuire sia il fascicolo sia la brochure nelle scuole secondarie di I e II gra- P do e di renderli disponibili e scaricabili dal sito del ministero da giovedì 25 febbraio. Insomma, la macchina si mette in moto. A famiglie e allievi tocca comunque un compito non facile. Il riordino Gelmini, che semplifica – nelle intenzioni ministeriali – l’offerta formativa della secondaria superiore non è solo nella struttura generale. Oltre lo “scheletro”, infatti, dovrebbe cambiare anche molta sostanza della scuola attuale e di questo ancora poco si sa. E servirà più tempo per conoscere e capire contenuti, obiettivi e quant’altro. La riforma è destinata a compiersi in itinere, a chiarirsi nei passi successivi. Insomma, l’appuntamento, al di là delle iscrizioni, è per i prossimi mesi, durante i quali si potrà meglio “prendere le misure” con i nuovi percorsi scolastici. ALBERTO CAMPOLEONI CORSIVO di AGOSTINO CLERICI NEFASTA CULTURA DEL «FUORIPISTA» Verrebbe da invocare la stupidità, ma ne ricaveremmo quasi un’attenuante, e non è proprio il caso. Coloro che in questi giorni s’avventurano sulla neve con abbondante imprudenza e incoscienza meritano un giudizio più forte. Le informazioni non mancano. Gli appelli si sprecano su carta stampata, in radio e in televisione, fino alla nausea. Eppure c’è sempre qualcuno che disobbedisce, sapendo di farlo. Più d’uno. Alla maggioranza di loro va bene. Ma poi a qualcuno va male, e allora ci scappa il morto. E, sia chiaro, il delitto è di due specie soltanto: omicidio e/o... suicidio. La slavina uccide chi l’ha provocata e, allora, è suicidio: smettiamola di titolare in quel modo ipocrita, scrivendo che «la montagna ha ucciso ancora», perché la montagna non uccide mai, in quanto all’origine c’è sempre, poca o tanta, la responsabilità umana. Ma può accadere che la slavina sia provocata da un omicida - chiamiamolo con il nome giusto! - che toglie la vita ad altri con la sua folle imprudenza. Tertium non datur! Leggo che a Bormio l’ultima tragedia sulla neve è stata provocata da una coppia di soggetti già noti per le loro malefatte. Uno ha 28 anni ed è di Inverigo, l’altro ha 71 anni ed è di Meda. Nonostante i cartelli segnalassero il pericolo di valanghe e il divieto di sciare, i due si sono dati al «fuoripista»: la slavina ha sepolto l’anziano, ora in gravi condizioni all’ospedale di Bergamo, mentre per il giovane amico si sono aperte le porte del carcere di Sondrio. Le cronache ci dicono che il ventottenne fu multato nel 2008 dagli agenti addetti alla vigilanza proprio perché sciava in zona vietata e pericolosa. Il settantunenne - a cui evidentemente i capelli bianchi non hanno regalato saggezza - era stato multato il giorno precedente perché sorpreso a destreggiarsi nel «fuoripista» e sei anni fa era stato condannato a 8 mesi per aver provocato una valanga. Perbacco, siamo di fronte ad una ostinazione nel vietato che ha del- l’incredibile! Sarebbe troppo comodo invocare la stupidità. Purtroppo, c’è di mezzo una vera e propria «cultura» del rischio, della libertà disancorata da ogni verità, di una «vita spericolata» (come insegna una famosa canzone di Vasco Rossi), di una individualità che non tiene più conto dell’altro ma che pensa solo all’esaudimento delle proprie pulsioni. Si rifiutano i paletti di ogni tipo, a maggior ragione quelli di una pista di sci! È poi rivoltante sentire i tromboni dell’amoralità quotidiana fare, davanti alle telecamere, i sermoni moralistici contro gli imprudenti del «fuoripista»: perché dovrebbe fermarsi di fronte ad un cartello colui a cui proprio tu hai insegnato a non avere nessuna regola che non sia quella dettata dal proprio «ego»? La parola «prudenza» ha senso solo accanto alla parola «verità», altrimenti è un puro esercizio di fiato... Siamo davanti ad una sfida educativa. Bisogna trovare il coraggio di contrapporre a questa strana e nefasta cultura del «fuoripista» una più umana e salutare cultura del «segnavia». er i cristiani è tempo di quaresima, tempo nel quale sono chiamati ad un cammino di conversione. Ritornano, spesso, parole come mortificazione, sofferenza, digiuno, dolore, prova. Parole che mettono in gioco tanto il volto del Dio di Gesù quanto il volto dell’uomo concreto. Un ricordo personale, per iniziare. Anni fa, un carissimo amico venne falciato ai bordi della strada mentre aiutava un automobilista in difficoltà. La moglie aveva partecipato al rito funebre cercando di fare proprie le parole della liturgia. Ma le sue erano solo parole di lamento: «Dio, perché? Perché proprio lui? Che cosa abbiamo fatto di male? Perché?... Perché?...». L’enigma del muto dolore sembrava vanificare ogni parola e rendere improvvisamente tutti incapaci di dire quello che nel profondo si sentiva. * * * Confuso tra la folla che gremiva la chiesa, ascoltavo con estrema attenzione quanto il sacerdote andava dicendo. Dio - ha iniziato- ama tutti gli uomini. Dobbiamo avere radicata in noi questa profonda certezza, altrimenti non possiamo più comprendere nulla. Ora, anche quello che la moglie, i suoi parenti e amici vivono rientra nel misterioso disegno dell’amore di Dio. Un amore che non è esente da prove. Sappiamo - infatti - che Dio mette alla prova le persone che Egli ama! E citava un testo dal libro dei Proverbi: «Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non aver a noia la sua esortazione, perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto». Dunque, se capivo bene, la sofferenza di quei giorni in un qualche modo era un segno di attenzione particolare dell’amore di Dio! Allora, l’interrogativo si faceva serio: più uno soffre e più è amato da Dio? Forse capivo male; tuttavia era un pensiero che avevo sentito molte volte, in simili circostanze, sulla bocca di tanti cristiani. Dio - ed era, questo, il secondo spunto di riflessione - chiede agli uomini di partecipare al suo progetto di redenzione. Allora, il cristiano che soffre partecipa al mistero della Croce, porta il suo contributo alla redenzione del mondo. E citava san Paolo: «Io completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa». In me sorgevano ancora domande: allora, la sofferenza e il dolore, in quanto tali, “servirebbero” a qualcosa? Verrebbero ad assumere, in quanto tali, qualcosa di positivo? Come può essere che realtà negative -come la sofferenza e il dolore - abbiano, in prospettiva cristiana, una valenza positiva? E se uno non accetta di partecipare a questa opera di redenzione, che senso ha la sua sofferenza? E il Dio buono, che ha creato il mondo per l’uomo, che vuole la vita dell’uomo? . La sofferenza - concludeva il celebrante - è un’offerta gradita a Dio. E per illustrare il suo pensiero citava Paolo: «Fatevi dunque imitatori di Dio.. e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore». * * * Ero entrato in Chiesa con la speranza di sentire una parola che gettasse un po’ di luce sulla vicenda che ci coinvolgeva; in realtà uscivo di chiesa con tanti interrogativi e mi chiedevo, con una certa rabbia e inquietudine, se davvero di Dio e della sofferenza, si potesse dire tutto quello che avevo sentito. Il Dio di Gesù mette alla prova coloro che egli ama? La sofferenza salva il mondo? La sofferenza è un’offerta gradita a Dio? Come conciliare il Dio buono e misericordioso con il volto quasi non più umano della moglie e delle figlie improvvisamente diventate vedova e orfane? Quale Dio? Non potevo rinunciare al Dio di Gesù ma - allo stesso tempo - non riuscivo ad accettare il tentativo di rendere ragionevole quanto ragionevole non poteva essere, quasi a voler togliere ciò che di scandaloso c’era in quegli avvenimenti. Lasciamo le domande aperte. Il rischio di affrettate risposte è quello di “parlare male” di Dio: non più lieto annuncio né invito alla conversione, ma proposta di un buon senso umano. Che non va oltre le domande! Anzi, deforma tanto le domande quanto le risposte. A gloria di Dio, si intende! FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI BENEDETTO XVI: TELEGRAMMA DI CORDOGLIO PER LE VITTIME DELL’ALLUVIONE DI MADEIRA 43 morti, 250 dispersi, un centinaio di feriti e moltissimi sfollati: questo il tragico bilancio - ancora provvisorio - delle piogge torrenziali che hanno colpito l’isola di Madeira. In un comunicato stampa, il vescovo di Funchal, mons. Antonio Carrilho, manifesta la sua “profonda comunione e solidarietà nei confronti della popolazione e delle vittime”. Il presule riferisce di “uno scenario di distruzione e sofferenza”, nel quale è importante ascoltare con attenzione i messaggi di allerta e i consigli delle entità competenti, e riconosce “il generoso servizio di missione e di volontariato, incurante dei rischi e dei sacrifici necessari”, svolto dalle Forze dell’ordine, dalla Protezione civile, dai Vigili del Fuoco. Dolore e costernazione per le vittime sono stati espressi da Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio inviato al vescovo della città, mons. Antonio José Carrilho, tramite il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Costernato per le gravi conseguenze delle recenti alluvioni nell’isola di Madeira che hanno provocato decine di morti ed enormi danni materiali ai suoi abitanti - si legge nel testo - il Sommo Pontefice assicura a tutta la comunità locale la sua vicinanza raccomandando le vittime alla misericordia di Dio e supplicando conforto e sostegno per i familiari, i feriti, e per coloro che hanno perso i loro beni”. P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 GLI SCORSI 15 E 16 FEBBRAIO del VESCOVO GIOVEDÌ 25 A Como, al mattino, consiglio episcopale. DA VENERDÌ 26 A DOMENICA 28 Visita pastorale alla zona Prealpi: Cagno, Concagno, Solbiate. LUNEDÌ 1 MARZO A Como, nel pomeriggio, incontro con i Seminaristi. MARTEDÌ 2 A Como, in serata, in Vescovado, Commissione per il diaconato permanente. MERCOLEDÌ 3 A Roma, Consiglio nazionale della scuola cattolica. GIOVEDÌ 4 A Como, in mattinata, Consiglio episcopale; nel pomeriggio, a Como, incontro con la comunità della Propedeutica DA VENERDÌ 5 A DOMENICA 7 Visita pastorale alla zona Prealpi: Uggiate Trevano. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Incontri di marzo • Mercoledì 3 marzo, alle ore 15.00, incontro di formazione per animatori parrocchiali presso l’Istituto Canossiano. • Giovedì 11 marzo, alle ore 15.30, adorazione eucaristica nella chiesa di santa Cecilia con il Mite. Intenzione del Vescovo per il 2010: Il sacramento della riconciliazione, celebrato con diligenza dai sacerdoti e ricevuto con fedeltà periodica da tutti, aumenti il desiderio della santità e aiuti i giovani a prendere in maggiore considerazione la chiamata del Signore alla vita sacerdotale e religiosa”. Tra i vari doni dell’Anno Sacerdotale, si ricorda l’indulgenza plenaria concessa a coloro che partecipano alla Santa Messa del primo giovedì di ogni mese, pregando per i sacerdoti. MOVIMENTO EUCARISTICO La prossima ora di adorazione è in programma per sabato 6 marzo, alle ore 16.20, presso la chiesa di Santa Cecilia (chiesa dell’Adorazione). Letture e meditazioni con don Andrea Meloni, cui seguiranno silenzio e adorazione. Durante l’incontro sarà distribuito l’avviso per la Settimana Santa. A Capiago l’assemblea dei Vicari Foranei S i è svolto a Capiago lo scorso 15-16 febbraio, presso la Casa Incontri Cristiani dei padri Dehoniani, l’Assemblea dei Vicari Foranei. Tre i temi affrontati. nella Commissione del Sinodo poi rimasto incompiuto. L’ottica che vi presiede è triplice, e non si limita al solo dato (pure indiscutibile) della diminuizione numerica del clero: - considerare il territorio non solo come entità geografica, ma anche sociale, culturale, storica, economica (come l’attenzione ai plessi scolastici o sanitari); - riferirsi alla persona concreta – nelle sue dimensioni “trasversali” di affetti, lavoro e riposo, fragilità, appartenenza, cittadinanza – quale interlocutrice dell’azione pastorale; - muoversi nell’orizzonte del principio di sussidiarietà, onde evitare ripetizioni e sovrapposizioni che appesantiscono e ingolfano la struttura ecclesiale. 1. Una prima verifica della Visita Pastorale I Vicari Foranei della zona Intelvi (don Paolo Barocco) e Valtellina Superiore (don Giuseppe Negri) hanno relazionato sulla Visita Pastorale compiuta dal Vescovo nelle rispettive zone. 2. Il Tema pastorale per l’anno 2010-2011 L’anno pastorale 2010-2011, che terminerà con la solennità di Cristo Re del 2011, non avrà un tema specifico, ma sarà dedicato alla verifica e al consolidamento delle scelte pastorali compiute nel biennio 2008-2010 sull’educare: (1) costituire i Consigli Pastorali Parrocchiali, (2) ripensare l’iniziazione cristiana dei fanciulli, (3) avviare i nuovi percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio, (4) dare nuovo slancio e nuovo vigore alle scuole di formazione teologica e pastorale. Le Zone e la parrocchie sono pertanto invitate a fare una verifica del cammino svolto. Si tratta di un segno di serietà nel modo di lavorare: darsi degli obiettivi e poi vedere se e come sono stati raggiunti piuttosto che no. Questo lavoro di verifica dovrà essere svolto, secondo uno schema predisposto, entro l’inizio dell’estate, così che, sulla base delle indicazioni raccolte, il prossimo 25 settembre possa aver luogo un’Assemblea Diocesana, con il compito di fare il punto e rilanciare il cammino compiuto. A tale Assemblea parteciperanno i Vicari Foranei, i membri del Consiglio Pastorale Diocesano, i rappresentanti degli Uffici Pastorali, le tre segreterie degli Istituti Religiosi e Secolari. Le indicazioni emerse dall’Assemblea Diocesana saranno poi consegnate ai presbiteri nell’Assemblea di inizio anno a Nuova Olonio (martedì 5 ottobre), e agli operatori pastorali, nella forma del “Mandato”, nel corso di una celebrazione che avrà luogo venerdì 8 ottobre in tre differenti punti della diocesi (Como, Sondrio, Valli Varesine). Successivamente si metteranno a fuoco le tematiche dei due anni pastorali seguenti: 2011-2012 Educazione e Parola di Dio (con riferimento alla ormai prossima Esortazione Apostolica PostSinodale); 2012-2013 Educazione ed Eucaristia (con riferimento al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona). 3. L’articolazione territoriale della diocesi: parrocchie, comunità pastorali, vicariati, Zone I Vicari Foranei hanno lungamente discusso sul tema dell’articolazione territoriale della Diocesi a partire da una scheda preparata da don Battista Galli, don Italo Mazzoni e don Giuliano Zanotta. Il tema era stato già affrontato È emerso che la riorganizzazione territoriale della diocesi rispon○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ AGENDA de non solo ad una esigenza di maggiore funzionalità pastorale, ma anzitutto è in relazione a una ben precisa immagine di Chiesa. Si tratta della cosiddetta pastorale integrata: ossia l’esigenza di mantenere le parrocchie, per quanto piccole, per non disperderne l’identità, ma mettendole in rete fra di loro e abituandole a progettare e lavorare insieme, a cominciare dalle piccole e sporadiche collaborazioni fino alle forme organiche di collaborazione nelle Comunità pastorali. Parrocchie e Comunità pastorali dovrebbero poi trovare nel Vicariato il naturale luogo di incontro e di progettazione, sia per ciò che riguarda la vita pastorale, sia per ciò che riguarda la fraternità presbiterale. Alla Zona, infine, dovrebbero spettare quei compiti prevalentemente formativi che non possono essere assolti dalla dimensione troppo esigua del Vicariato. Il confronto fra i Vicari Foranei ha fatto così emergere la necessità di definire “Vicariati più piccoli” e “Zone più ampie”. Non si tratta però tanto di fare opera di “ingegneria ecclesiatica” sui confini territoriali, quanto di differenziare compiti e funzioni. E proprio perché si tratta di una ridefinizione di identità e di compiti fra Zona e Vicariato appare opportuno – ai fini di una maggiore chiarezza – un cambiamento anche della terminologia. Ovviamente la costruzione del nuovo organigramma territoriale dovrà avvenire secondo un criterio di prudenza e gradualità, coinvolgendo il più possibile preti e laici, e dando abbondante e puntuale informazione attraverso i canali di informazione della diocesi. Anche il Seminario diocesano e la formazione dei nuovi presbiteri dovranno essere attivamente coinvolti in questo progetto di ridefinizione territoriale della Diocesi. Il tema esaminato sarà nuovamente sottoposto il 20 marzo al vaglio del Consiglio Pastorale Diocesano. don ANGELO RIVA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Il biennio filosofico: due anni, una scelta L di monsignor ANDREA CAELLI Rettore del Seminario diocesano i n i z i o di meditazione offrono al giovane le conoscenze e gli strumenti per far propria la preghiera della Chiesa. Progressivamente venteologi- gono avvicinati alla Liturgia delle Ore e alla co, dopo meditazione della Parola di Dio. Vi sono teml’anno propedeu- pi in cui il padre spirituale riserva una pretico, prevede un senza costante e un aiuto concreto. Così i giobiennio di discer- vani del biennio alternano momenti di prenimento voca- ghiera personale e di gruppo a quelli condivizionale che si si con l’intera comunità. L’inserimento attivo nella vita della Chiesa conclude con la IL domanda di am- diocesana avverrà dopo la Domanda di amSEMINARIO missione tra i can- missione agli Ordini, ma la progressiva codidati al ministe- noscenza di alcune parrocchie inizia già in SI presbiterale e prima teologia: durante il fine settimana, a RACCONTA ro diaconale: il gio- piccoli gruppi, i seminaristi vengono affidati vane seminarista chiede al Vescovo, ufficial- ad alcuni parroci della diocesi che li accolgomente e pubblicamente, di iniziare il tempo no mostrando loro l’esperienza del ministedella formazione al ministero per fare una scel- ro. Non assumono incarichi di responsabilita consapevole e orientarsi ad assumere il mi- tà, in questo primo anno, bensì si inseriscono nistero che gli sarà conferito a suo tempo. nella vita della comunità. Il percorso del biennio teologico mira perGli alunni di seconda teologia vengono intanto a porre solide basi di maturazione uma- vece destinati al Centro diocesano vocazioni na e spirituale e ad approfondire la conoscen- per l’animazione vocazionale attuata dal seza di Gesù Cristo e della sua Chiesa per spen- minario. È questa un’occasione per conoscedere la propria vita come Cristo pastore e re i preti, percorrere la diocesi in tutta la sua servo dei fratelli. ampiezza geografica, collaborare con i laici, La diversificata provenienza degli studenti le consacrate e i consacrati, incontrare i gioche si distinguono per storie di vita e motiva- vani e, soprattutto, assumere uno stile di lazioni vocazionali richiede di sviluppare itine- voro comune. L’attività è svolta dall’intera rari personalizzati, così da aiutare ogni gio- classe sotto la guida del delegato diocesano vane a comprendere e focalizzare gli elemen- per la pastorale vocazionale. È certo che l’inti oggettivi, personali ed ecclesiali, che sono contro con la situazione ecclesiale porta i giopropri di una chiamata ministeriale. vani a misurarsi anche con i limiti propri e Il percorso comune prevede l’introduzione quelli della stessa Chiesa: ciò aiuta a non idealla teologia e la conseguente assunzione di alizzare la vita cristiana e ad offrire il proprio un metodo di studio e di ricerca. Gli studenti servizio con umiltà e realismo. A fianco di queste proposte permane natupossono usufruire delle strutture del Centro Studi “Nicolò Rusca” – aperto anche al pub- ralmente il lavoro quotidiano e nascosto dei blico esterno al seminario - che offre una ric- colloqui personali con il direttore spirituale e ca biblioteca per la ricerca e l’approfondimen- l’accompagnamento concreto da parte del retto personale. tore e degli altri educatori. La maturazione spirituale comprende sucCondizione fondamentale per la crescita cessivi passi di approfondimento e un gradua- umana e spirituale, infatti, rimane sempre la le percorso di iniziazione alla preghiera. fiducia reciproca fra il giovane e il suo eduL’istruzione settimanale e i regolari interventi catore. per’ del corso P A G I N A CHIESA QUARESIMA2010 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 MERCOLEDÌ DELLE CENERI TRE «SÌ» PER UNA VERA CONVERSIONE ficazione, digiuno… Tutte cose negative. Mentre la società dei “sì” dice che non c’è niente di male in tante cose: tutto è lecito, purché non danneggi gli altri. Il contrasto, la contrapposizione, non potrebbe essere più netta di così. Ma ecco cosa succede se, seguendo le indicazioni del Vangelo, noi, invece, andiamo al fondo del nostro cuore, e agli strati più basilari delle nostre riflessioni e convinzioni della nostra mente. Succede che la religione, quella cristiana, quella vera, ci appare innanzitutto una proposta di alcuni “sì”, motivati e mirati. Non tanto i “sì” del mondo, che si rivolgono soprattutto al desiderio individuale, a volte eretto a diritto insindacabile. Ma i “sì” motivati e mirati al bene di tutti. Non a me stesso. Sempre. E appena possibile. In tutte le direzioni. Basta non fare del male agli altri, almeno in maniera immediata e diretta… Ma “sì” a ciò che giova. Più volte, anche nella Lettera ai Corinti, san Paolo dice: sì, ci sono coloro che affermano che tutto è lecito, ma non tutto edifica… ci sono molti che dicono che tutto è lecito, che male c’è… ma io, dice san Paolo «non mi lascerò dominare da niente». Ecco, allora, i tre grandi “sì” che noi dovremmo mettere all’inizio del nostro cammino quaresimale. Foto William avvero folto il numero di fedeli che lo scorso 17 febbraio nella celebrazione penitenziale del Mercoledì delle Ceneri, ha partecipato alla Liturgia della Parola, presieduta dal Vescovo Diego Coletti, in Cattedrale, a partire dalle ore 12.45. Un orario particolare pensato per venire incontro alle esigenze di chi, per motivi di lavoro, di studio o familiari, avrebbe incontrato difficoltà a partecipare alla celebrazione eucaristica. Un’occasione di preghiera e di riflessione molto partecipata, con l’approfondimento del Vescovo che riportiamo integralmente qui di seguito. La liturgia ha visto l’ascolto della Parola, l’omelia del presule, la preghiera dei fedeli, la recita del Padre Nostro, la benedizione finale. Ricordiamo che monsignor Coletti ha invitato a condividere il gesto del digiuno versando il corrispettivo per proprio pasto a sostegno del “Progetto acqua”, che la nostra diocesi sta realizzando nella propria missione in Cameroun, per sostenere la costruzione di pozzi. Nel congedarsi dall’assemblea, il Vescovo ha ringraziato i fedeli per la presenza significativa e ha ricordato la grande generosità della diocesi dimostrata in occasione delle raccolte a sostegno del fondo diocesano “Famiglia-Lavoro” e delle popolazioni colpite dal terremoto, in Abruzzo e ad Haiti. Infine, come impegno di Quaresima, il Vescovo ha ricordato l’invito della Regola benedettina a leggere un buon libro (è stato distribuito anche un volantino con il suggerimento di alcuni testi). Alle ore 18.00 il vescovo ha presieduto il pontificale D TRE SÌ PER LA QUARESIMA L’invito di Gesù è perentorio. Bisogna che i nostri gesti esteriori siano fondati sulle convinzioni profonde del cuore e della mente, là, dove il Padre vede. Non ci interessa essere visti dagli uomini… Sappiamo che lo sguardo del Padre, che è uno sguardo sempre misericordioso e sovrabbondante di ricompensa, domina la nostra vita ed è l’unico criterio al quale ispiriamo le nostre scelte. Il brano che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Matteo fa parte del “Discorso della Montagna”, che, nel testo di Matteo, è come la “carta costituzionale” del Regno dei Cieli, la legge di fondo, la nuova legge che non abolisce l’antica dei dieci comandamenti e del Pentateuco, ma porta tutto al suo necessario compimento. Quest’anno iniziamo la Quaresima un po’ da pionieri, per la prima volta, in questa ora così strana del giorno, con questa scelta di saltare insieme il pasto, per nutrirci della Parola di Dio… Vorremmo che questo modo di iniziare la Quaresima diventasse tradizionale e incontrasse la presenza di tanti uomini e donne che sono qui, al centro di Como, per il loro lavoro e che possono dedicare questo momento di pausa e di intervallo alla contemplazione della bellezza di Dio. Iniziare la Quaresima vuol dire fare un viaggio in profondità. Alle radici del nostro cuore. Nelle risonanze più intime della nostra mente, per domandarci se, come ci ha invitato san Paolo, siamo pronti a «lasciarci riconciliare con Dio». Che cosa ci riconcilia con Dio? Che cosa supera le nostre riottosità? Le nostre disobbedienze? I nostri contrasti più o meno diretti, più o meno profondi con Dio? Ho l’impressione che noi si viva in una specie di scontro fra una religione dei “no” e la società dei “sì”. Molte volte capita, anche attraverso la rete della comunicazione sociale, della stampa, della televisione, di notare questa sorta di fastidio, di contrasto… Una società che è volta a dire sempre dei “sì”, indiscriminati, si trova di fronte una religione che si accredita a dire dei “no”: proibizioni, diversità, contrapposizioni… La religione dei “no”, poi, sembrerebbe trionfare in modo particolare in questo inizio di Quaresima: sacrificio, penitenza, morti- Il primo è il “sì” alla nostra reale libertà. Quanti condizionamenti! Quanti ricatti! Quante suasioni nascoste! Quante seduzioni! Costringono e tarpano la nostra libertà: quella individuale e quella di un’intera cultura votata al suicidio per consumismo e per debolezza di volontà libera. Volta per volta potrà essere anche quello che tutti dichiarano assolutamente innocuo… Magari la nicotina… L’alcool… Le nostre abitudini e le nostre “sacrosante” pretese… tutto ciò che in qualsiasi modo riduce lo spazio della nostra libertà. Non siamo più liberi. Dipendiamo. Allora la Quaresima diventa un grande “sì” alla costruzione di spazi ampi di libertà. Un secondo “sì” motivato e mirato che ci viene dal Vangelo è il “sì” alla giustizia. «Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati». «Cercate il Regno e la sua Giustizia e tutto il resto vi sarà dato in più». Una giustizia che ci chiede anche di essere un po’ più sobri, un po’ più austeri, proprio per poter mettere a disposizione degli altri, di chi ha meno di noi, quello che è frutto di qualche nostro doveroso, e salutare, e liberante sacrificio. Quindi: un “sì” alla nostra libertà vera, un “sì” alla nostra fame e sete di giustizia e un terzo “sì”, quello forse più profondo di tutti e che giustifica tutto, il “sì” all’Amore. All’Amore che non è un sentimento. Non è una simpatia. Non è un’emozione. È l’Amore così come ce l’ha manifestato Gesù, che è l’orientamento di tutta la vita a quell’ora suprema nella quale noi siamo capaci di donare noi stessi, di fare dono di noi stessi… Questo grande e decisivo “sì”, che dovrebbe costituire l’orizzonte ultimo della nostra vita, è quello che giustifica, allora, una sana società dei “no”. I genitori, oggi, non sono più capaci di dire dei “no” ai loro figli. I giovani, oggi, non sono più capaci di dire dei “no” a se stessi, quando ciò che si dovrebbe negare va contro la propria libertà, alla giustizia distributiva e all’educazione del cuore, al dono di noi stessi. La Quaresima è un grande momento di educazione a negare tutto, sempre e solo ciò che è contro ai grandi “sì” ai quali siamo invitati dal Vangelo. pagina a cura di ENRICA LATTANZI 7 IL VESCOVO DIEGO A RADIO VATICANA Lo scorso 20 febbraio Radio Vaticana ha intervistato il nostro Vescovo in occasione di una trasmissione di approfondimento sull’inizio della Quaresima. La riflessione di monsignor Coletti è stata sollecitata a partire dal messaggio che il vescovo Diego ha rivolto la scorsa settimana alla diocesi dalle pagine del nostro Settimanale. Conversione. Penitenza. Digiuno. Come declinare nell’attualità questi tradizionali atteggiamenti quaresimali? «Penitenza e digiuno bisognerebbe fare in modo di volgerli al positivo. Cioè fare in modo che queste rinunce, questi «no» a cui ci invita il Vangelo, siano sullo sfondo di un grande «sì»: alla libertà, alla giustizia, alla pienezza di una vita spesa per amore, perché è soltanto questa funzione liberante che giustifica la mortificazione cristiana. Per quanto riguarda la conversione, è da attendere e da accogliere come un dono, perché è il Signore che è capace di farci un cuore nuovo e di toglierci dalla vecchiaia dell’uomo ripiegato su se stesso». Il Papa, durante la catechesi del mercoledì, ha sottolineato l’importanza dell’andare contro corrente. Lei, nel suo messaggio, ha parlato della tentazione di sentirsi migliori proprio a causa di questo atteggiamento. È una tentazione che le sembra di cogliere? «È una tentazione diffusa in tutti i gruppi che avendo la vita segnata da valori e ideali, corrono il rischio, come i farisei, di sentirsi una parte separata dell’umanità e migliore degli altri. Per cui, dal loro punto di vista, si sentono autorizzati a condannare e a criticare, anziché sentirsi solidali e pronti a farsi prossimo. Questo è il rischio di tutte le persone che si mettono in un cammino alto ed esigente di vita interiore. Mentre questo stesso cammino dovrebbe farci sentire ancora più vicini a chi è disperso, a chi è smarrito, a chi soffre, a chi è in ricerca… Invece dovremmo ricordarci che il dono che abbiamo ricevuto è fondato sull’amore gratuito di Dio e non sui nostri meriti, e quindi ci spinge a essere ancora più attenti a chi, intorno a noi, ha bisogno di luce e di sapore nuovi nella vita. Il Signore ci ha detto che siamo «luce del mondo e sale della terra»: il sale non dà sapore a se stesso, non è ripiegato su di sè e la luce non illumina le lampadine… Luce e sale sono a servizio di ciò che deve essere continuamente insaporito e illuminato». Come combattere questa tentazione? «Vivendo nel clima della grazia, vivendo, cioè, in un atteggiamento di accoglienza di un amore gratuito che si manifesta nel suo vertice definitivo nella croce di Cristo e quindi il cammino verso la Pasqua è significativo di questa terapia, di questa cura della nostra supponenza e presunzione. Vivere la grazia significa vivere con la consapevolezza di essere amati gratuitamente e sapendo che lo scopo della vita non è quello di compiacersi delle proprie prerogative spirituali, ma di rendere tutto quello che noi riceviamo gratuitamente da Dio un dono messo a disposizione degli altri». Dal punto di vista pratico lei mette in evidenza l’importanza di recuperare la meditazione, la preghiera, l’adorazione… Sono atteggiamenti spesso difficili da praticare… «Sì, perché siamo continuamente centrifugati dalle mille cose da fare… e invece dobbiamo fermare la centrifuga e ritornare al centro, dove troviamo questo incontro con la gratuità dell’amore di Dio, con quella che la dottrina cattolica chiama la «grazia», che scioglie il nostro cuore di pietra, in cuore tenero e sensibile di carne, capace di condividere sofferenze e smarrimenti e anche gioie e speranze degli uomini semplici, della gente che ha bisogno di prossimità e ha bisogno di essere confortata, consolata e sostenuta. Questa è la missione dei cristiani: non vivere ciascuno ripiegato su penitenze o su ascesi finalizzate alla propria salvezza. Ma impegnato in ascesi e penitenze che liberano il cuore a una qualità più grande di amore e di servizio». Lei ha avviato la sua prima visita pastorale: come valuta lo “stato di salute” della sua diocesi? «Vedo che ci sono, per stare all’immagine medica, vedo che ci sono vitamine abbondanti e diffuse. Quello che in qualche caso mi pare di vedere che manchi è la possibilità di fissare queste vitamine e di farle diventare energie vitali. Voglio dire: abbiamo in Italia in generale e anche nella mia Diocesi risorse tradizionali di grandissimo valore. Occorre farle diventare sempre più feconde, capaci cioè di esprimere una qualità di vita evangelica che viene nutrita anche nell’ascolto della Parola e nell’esperienza della preghiera e della contemplazione in modo che queste tradizioni si trasformino in un dono aggiornato ed efficace per la cultura dell’uomo contemporaneo». Riprendendo il testo della “Caritas in Veritate” lei sottolineava l’importanza di restituire a Dio il ruolo che merita nella vita dell’uomo: è un augurio per la Quaresima? «Certo. Auguro a tutti di riscoprire, fissando lo sguardo sul volto di Cristo, il volto del Padre. Gesù ha detto a Filippo chi vede me vede il Padre. Conoscendo Gesù e stando davanti a Lui, non si può non avvertire questa missione, questa vocazione cristiana, che consiste nel farsi prossimo, nell’impegnare tutto ciò che siamo e possiamo come un servizio alla pienezza della vita del mondo. Se la quaresima è questo, dirci l’un l’altro buona quaresima, e anticipare l’augurio di buona Pasqua vuol dire semplicemente diffondere nel mondo questa certezza che, essendo amati da un Padre così misericordioso, non possiamo far altro che diffondere nel mondo la misericordia e l’accoglienza e la condivisione fraterna: quella che il Papa ci raccomanda nella sua enciclica». P A G I N A 8 CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 Dal 26 al 28 febbraio, il vescovo Diego Coletti sarà nella zona Prealpi, dove visiterà le parrocchie di Solbiate e Concagno, già da mesi invitate ad un comune cammino pastorale LA COMUNITA’ “IL SOLE” SOLBIATE E CONCAGNO UNA SOLA COMUNITÀ L a visita pastorale e l’incontro con i Consigli Pastorali parrocchiali delle parrocchie limitrofe (Cagno e Albiolo) - con le quali saremo chiamati a collaborare sempre più in futuro - sarà l’occasione per dare il via ad un intenso lavoro di collaborazione per la crescita nella fede delle Comunità in stretta sintonia con il parroco. Senza dimenticare la presenza preziosa di don Peppino Villa, nominato il 1 giugno 2008 collaboratore della Parrocchia di Solbiate con particolare riguardo alla cura pastorale di Concagno. Don Villa, originario di Solbiate, dopo aver terminato l’incarico di parroco a Lucino, ha scelto di ritornare al paese nativo ed offrire la sua collaborazione nella gestione ordinaria delle parrocchie. Dal primo giugno 2008 si è delineato, infatti, in modo definitivo l’assetto delle parrocchie di S. Alessandro in Solbiate e SS.Fermo e Lorenzo in località Concagno, nel Comune di Solbiate, con la decisione del Vescovo di affidare la guida della parrocchia di Concagno al parroco di Solbiate, in qualità di amministratore parrocchiale. Una decisione che senza dubbio richiede un ulteriore sforzo, da parte dei fedeli laici, senza timori e tentennamenti, sapendo che il Signore Gesù saprà ricompensare generosamente coloro che si mettono al servizio della Sua Chiesa. Il cammino che ci attende deve essere segnato dal desiderio di crescere insieme nella fede e di approfondire quei legami di amicizia, di stima reciproca e di sincera collaborazione che ci permettano di raggiungere quell’obiettivo ambizioso, ma “Appunti DI storia” DUE PARROCCHIE, UNA COMUNITÀ: I DATI La Comunità di Solbiate (Como) è costituita da due parrocchie, l’una dedicata a S.Alessandro martire, e l’altra, quella della frazione Concagno, dedicata ai Santi Fermo e Lorenzo. Il parroco di Solbiate dal settembre 2003 è don Cesare Bianchi. Nel 2007 gli è stata affidata anche la guida della Comunità di Concagno. Gli abitanti sono 2.557 abitanti e 992 famiglie: 1765 abitanti a Solbiate e 792 a Concagno. Nel mese di novembre è stato istituito il nuovo Consiglio Pastorale che comprende rappresentanti di entrambe le parrocchie. Il Comune sorge lungo la direttrice Como-Varese e, in questi ultimi anni, ha visto un lento ma progressivo aumento della popolazione, destinato a crescere ancora nei prossimi anni con la costruzione di nuove abitazioni, in via di completamento. E’ prevedibile che la popolazione possa raggiungere i tre mila abitanti. Nonostante la crescita della popolazione il fenomeno dell’immigrazione è contenuto. Un dato sicuramente legato alla scarsità di attività industriali e commerciali nell’area: ad oggi si contano 6 industrie e circa 27 attività artigianali. non irraggiungibile, descritto nella testata del notiziario parrocchiale: “Un cuor solo”. La scelta di utilizzare come titolo del periodico questa frase tratta dagli Atti degli Apostoli è un invito a far sì che le nostre Comunità parrocchiali - sull’esempio delle prime comunità cristiane - pos- sano essere testimonianza di comunione. Sappiamo che la collaborazione tra parrocchie, auspicata dal nostro Vescovo come segno di rinnovata testimonianza cristiana e missionarietà, non è da considerarsi un’imposizione, ma una possibilità di crescita per le comunità. Per farlo sarà necessario impegnarsi in diversi ambiti. A partire dalle famiglie (soprattutto coloro che si sono trasferite da poco nel nostro comune o che non sentono l’appartenenza alla vita della comunità cristiana), affinché si sentano maggiormente inserite nel cammino di fede e partecipi della vita della Comunità. Senza dimenticare il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nelle attività dell’Oratorio e il quanto mai necessario cammino di formazione dei laici usufruendo delle proposte diocesane e zonali, per accrescerne la corresponsabilità nelle attività della comunità. Questa è la sfida e l’impegno che siamo chiamati a vivere per imparare a camminare insieme nel rispetto, nella valorizzazione reciproca e nell’unità. La Comunità Socio Sanitaria “Il sole” di Solbiate è una struttura socio-residenziale, nata nel 2000, per dare soluzioni educative e riabilitative a persone con disabilità. A gestirla è la Cooperativa Sociale Centro Progetti Educativi onlus. Nel 2007 “Il sole” è stato accreditato dal sistema socio-sanitario della Regione Lombardia in qualità di Comunità Socio Sanitaria. Attualmente offre un servizio rivolto a persone adulte (dieci posti), con disabilità fisica, psichica o sensoriale, e minori con gravi disabilità. Il funzionamento della struttura è garantito dalla presenza di personale qualificato e di volontari che assistono gli ospiti. Grazie alla collaborazione di una volontaria della Comunità Sole gli ospiti partecipano a volte alla S. Messa festiva oppure alle varie iniziative promosse dalla parrocchia come ad esempio feste e pellegrinaggi per dar loro la possibilità di sentirsi partecipi, per quanto possibile, della vita parrocchiale. Un percorso che dovrebbe veder crescere anche l’attenzione da parte della comunità stessa, soprattutto a livello di volontariato. Ogni anno il parroco visita la struttura ed incontra gli ospiti in occasione della visita alle famiglie nel periodo pasquale, in occasione del S. Natale e in qualche altra circostanza di festa nella Comunità, su invito dei responsabili della Comunità stessa. IL PARROCO E IL CONSIGLIO PASTORALE ORATORIO L’oratorio è da sempre un punto di riferimento educativo e di ritrovo per le famiglie e i ragazzi. La struttura principale si trova a Solbiate con annessi il campo da calcio, da basket ed un piccolo parco giochi per i bambini più piccoli. A Concagno non esiste una struttura d’oratorio, bensì fino a qualche anno fa si adattavano a sale giochi alcuni locali della casa parrocchiale. Esistono invece un campetto da calcio, un campo da basket ed un piccolo chiosco all’aperto. Ogni anno sono in programma tornei di calcio, pallavolo e giornate di gare di varie specialità. In queste occasioni la presenza dei ragazzi e delle famiglie è numerosa, nelle altre domeniche pomeriggio è decisamente molto scarsa. A contribuire all’organizzazione grazie alla presenza del Gruppo Sportivo dell’oratorio (ASD. Oratorio Solbiate) fondato nel 1981 e affiliato al CSI, annualmente vengono proposte iniziative di tipo sportivo per alcune fasce d’età. Il gruppo promuove l’attività sportiva dei ragazzi dagli 8 ai 14 anni come momento di formazione umana e cristiana e partecipa alle attività promosse dal CSI collaborando anche nell’organizzazione di alcune manifestazioni. A questo proposito è necessario un ripensamento delle proposte dell’oratorio, soprattutto per ricercare le modalità più adatte a suscitare un interesse verso la vita oratoriana ed una presenza più attiva e coinvolgente delle famiglie e dei ragazzi. In futuro sarà importante organizzare sempre più attività oratoriane che coinvolgano nell’ordinario i ragazzi di entrambe le parrocchie. Le prime segnalazioni della presenza di un cappellano nell’attuale territorio di Solbiate risalgono al 1273. Successivamente alcuni documenti della seconda metà del XVI secolo, fanno riferimento ad un beneficio legato alla chiesa di Sant’Alessandro che non aveva, però, l’obbligo della cura delle anime e quindi non poteva essere parrocchiale. Documenti del 1569 mostrano che il titolare del beneficio svolgeva compiti tipici di un parroco e che era iscritto al consorzio dei parroci della pieve di Uggiate. Di parere diverso erano gli abitanti di Solbiate per i quali si trattava di un beneficio parrocchiale e, a sostegno di tale affermazione, dicevano che negli ultimi decenni i prevosti di Uggiate non si erano mai intromessi nella cura delle anime del paese. La disputa proseguì per qualche anno fino al 1583 quando Pompeo Somazzi fu nominato parroco di Solbiate, sebbene neppure in quell’occasione risulta un atto di fondazione. Da allora Solbiate verrà sempre considerata come parrocchia. Nella visita pastorale del 1607 la chiesa fu trovata di capienza insufficiente. Non molto dopo si lavorò alla chiesa (da un atto notarile si potrebbe anzi pensare che sia stata costruito un nuovo edificio). Nel 1776 arrivò a Solbiate la reliquia di san Clemente, al quale fu anche dedicata una nuova cappella costruita in quei tempi nella chiesa parrocchiale. La chiesa fu ampiamente ristrutturata alla metà del XIX secolo e il campanile, allora separato, fu unito alla chiesa. La chiesetta di San Quirico risale agli inizi del ‘700 e fu costruita dai Solbiatesi per la devozione verso la Madonna Addolorata. La chiesetta fu restaurata tra il 1951 e il 1952. Nel 1918 aprì a Solbiate la casa dei Fatebenefratelli. CONCAGNO La parrocchia di Concagno è stata fondata nel 1880. In precedenza faceva, infatti, parte della parrocchia di Cagno ma, già nel 1802, era diventata una vicaria e nella chiesa dei Santi Lorenzo e Fermo si cominciarono a celebrare i battesimi. La chiesa fu ingrandita tra il 1872 e il 1874. Nuovi lavori furono fatti tra il 1905 e il 1906 e tra il 1921 e il 1922. Nel 1910-1911 si era ricostruito il campanile. LE CONGREGAZIONI RELIGIOSE A Solbiate sono presenti tre Congregazioni religiose: le Suore della Congregazione di S. Maria di Leuca, che guidano la scuola dell’infanzia di Solbiate, le suore della carità di S.Giovanni di Dio e l’Ordine Ospedaliero S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) che prestano servizio presso la Residenza sanitaria assistenziale S. Carlo Borromeo (Fatebenefratelli). In entrambe le parrocchie non esistono presenze significative di gruppi o movimenti, se non qualche simpatizzante del Movimento del Rinnovamento nello Spirito e dei Focolari. L’Azione cattolica conta 22 aderenti e una rappresentanza frequenta assiduamente le proposte che ogni anno vengono fatte sia a livello diocesano che zonale. CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 P A G I N A 9 IN PILLOLE... Sabato 27 febbraio il Vescovo visiterà la parrocchia di Cagno, a poco più di un anno di distanza dalla precedente visita, per la posa della prima pietra dell’oratorio. L a Comunità di Cagno accoglie il Vescovo a poco più di un anno di distanza dalla precedente visita, il 6 dicembre 2008, in occasione della posa della prima pietra del nuovo oratorio. Ecco come la comunità si racconta. INIZIAZIONE CRISTIANA Il cammino di formazione inizia con due incontri per i genitori dopo il battesimo dei figli. L’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, invece, pur mantenendo una struttura tradizionale, con la consueta distinzione in gruppi per età, ha assunto negli ultimi anni, un modello più “esperienziale” attraverso una proposta specifica per il primo anno, il cambiamento di linguaggio usato per denominare gli anni catechistici e l’introduzione di “giornate insieme” (ritiri) in preparazione ai sacramenti. La catechesi dei bambini prende avvio nell’“Anno dell’Incontro” (prima elementare), prosegue nell’“Anno del Padre” (seconda classe) e nell’“Anno della Riconciliazione” (terza classe) per giungere all’“Anno dell’Eucarestia”(quarta classe), in cui i bambini ricevono la Prima Comunione. Segue l’“Anno dell’Alleanza (quinta classe), dove il gruppo viene affidato ad altri catechisti che li seguiranno negli anni successivi: l’“Anno di Gesù, unico Maestro” (prima media) e IL VESCOVO A CAGNO l’“Anno della Confermazione” (seconda media). Dopo la cresima, la catechesi prosegue con il “Molo 14”, in cui si adottano metodi adatti a coinvolgere i ragazzi nell’età adolescenziale, particolarmente delicata. Notevole impegno ed energie sono profuse per la formazione dei catechisti, ai quali è richiesta la partecipazione sia ai Corsi zonali sia a quelli parrocchiali. LA DOMENICA Per permettere a tutti di potersi esprimere nella preghiera domenicale il canto dei fedeli è sorretto sia dalla corale degli adulti, sia dal coretto dei bambini. I ministranti sono 20, preparati da un seminarista, mentre i lettori si alternano nei loro turni. Questi e altri elementi liturgici permettono di comprendere meglio il significato della liturgia rendendo la partecipazione dei fedeli più attiva e motivata. Nella chiesa di San Giorgio vengono celebrate sante Messe in alcune festività, come la festa della Madonna del Ciucheè, la seconda domenica di settembre. Il parroco e i ministri straordinari della comunione visitano anziani ed ammalati portando l’Eucarestia. GRUPPI PARROCCHIALI A Cagno non sono presenti congregazioni religiose, l’Azio- ne cattolica è andata scomparendo verso la fine degli anni ‘60 e non sono sorti nuovi movimenti, tuttavia, negli ultimi anni sono nati vari gruppi parrocchiali come i diversi gruppi che animano la liturgia o il un gruppo culturale, che promuove la riflessione sulle sfide educative a partire dalla sensibilizzazione delle famiglie. La maggior parte però è nata attorno alla vita d’oratorio perché, pur essenso la struttura ancora in costruzione, vi è fermento attorno alle iniziative per i bambini e i giovani. Tutte le domeniche pomeriggio l’oratorio propone alternativamente un laboratorio di canto, uno di creatività ed uno musicale mentre in occasioni particolari, vengono effettuate spettacoli teatrali, giochi e proiezioni, oltre all’animazione del Grest e al Campo estivo. Alla catechesi dei giovani viene rivolta un’attenzione particolare tramite incontri settimanali in cui oltre a riflettere sulla propria fede si invitano i giovani a mettersi al servizio della comunità. Dal maggio scorso è stato costituito, con il metodo della rappresentanza dei gruppi, il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Si tratta di un tentativo di camminare insieme verso un’esperienza di Chiesa più corresponsabile, nell’ interesse della comunità. Grazie alla collaborazione assidua e disin- LA STORIA DELLA PARROCCHIA DI CAGNO 5 PUNTI PER IL FUTURO L opo una descrizione di quanto viene vissuto in parrocchia, si possono agilmente individuare 5 direzioni in cui occorre dirigere l’attività pastorale: QUEI “SOLDI “A BONIFACIO VIII a prima notizia certa della presenza di un cappellano della chiesa di Cagno risale al 1295, anno in cui risulta che il prete Ruggero da San Salvatore versò 16 soldi come decima imposta da Bonifacio VIII al clero della diocesi di Como. La cappellania della chiesa di San Giorgio quindi esisteva già, anzi la sua istituzione può farsi risalire almeno al secolo XII. Con tutta probabilità la chiesa di San Michele era a quei tempi una cappella che poteva servire come luogo sussidiario di celebrazione della Messa, specialmente nei mesi invernali, stante la lontananza della parrocchiale. I ritrovamenti effettuati nel corso di restauri nel 1964, le fondamenta dell’antica absidiola e di parte dell’aula, fanno supporre che la cappella di San Michele fosse in seguito ampliata nel corso del Quattrocento e nel 1437 è da- tata l’istituzione di un chiericato presso la cappella stessa. La parrocchia comprendeva le comunità di Cagno, Rocca di Cagno e Concagno. Le prime visite Pastorali documentate risalgono al 1578, al 1581, al 1592 e al 1597. Fu solo negli atti della visita Pastorale del 1639 che il vescovo Lazzaro Carafino riferì di aver trovato la chiesa di San Michele ingrandita e dotata di un nuovo campanile con due campane. Risalgono a quel periodo i rapporti con la famiglia Odescalchi, che dai primi anni del secolo possedeva alcuni beni a Rocca, in particolare con il cardinale Benedetto Odescalchi che sarebbe diventato papa nel 1676 con il nome di Innocenzo XI. Nell’anno 1880 la parrocchia di Concagno si staccò da quella di Cagno. Dal libro di MARIO MASCETTI “Cagno la sua storia la sua gente” teressata di tre parrocchiani è curato il servizio di diffusione de “Il Settimanale” e della stampa cattolica, in particolare di Famiglia Cristiana e di altre riviste dei “Paolini”; inoltre è gradita ed incoraggiata la diffusione del “messalino” per la lettura quotidiana della Parola di Dio. MISSIONARIETÀ Il Gruppo Missionario, costituito nel 2007, si incontra periodicamente per riflettere insieme e organizzare attività per sensibilizzare la comunità sulla Missione “ad gentes” e sulle situazioni di povertà nel mondo. Il gruppo anima l’ottobre e la quaresima missionaria, organizza la “cena povera”, il Rosario Missionario salendo verso la grotta mariana del “fontanino”, oltre ad altre iniziative di raccolta fondi o di indumenti e medicinali da destinare all’ Operazione Mato Grosso e al Sermig di Torino. Per la formazione quasi tutti i membri del Gruppo partecipano al percorso promosso in zona dall’Ufficio Missionario Diocesano. COLLABORAZIONI PASTORALI Da qualche anno si sono intensificate le collaborazioni pastorali con Albiolo e Solbiate-Concagno, anche se in modo ancora discontinuo e variabile. Con Albiolo si sono IL PROGETTO PASTORALE D Formazione: Ad ogni età, ma soprattutto per i giovani e gli adulti, è opportuno chiedere una formazione più incisiva. E’ la sfida più grande, ma necessaria per poter dare continuità a ciò che crediamo e amiamo: la fede in Cristo Gesù. Corresponsabilità e autonomia dei gruppi: Se negli anni precedenti si sono avviati diversi gruppi che, con molta buona volontà, si sono impegnati negli ambiti più importanti, ora occorrerà che essi possano proseguire il cammino con una discreta autonomia, in spirito di comunione. Il C.P.P. dovrà diventare il luogo di una sintesi con- La parrocchia S.Michele in Cagno è una comunità di 2036 abitanti su un territorio di 3,52 km2. Il parroco è don Alberto Clerici, 46 anni, che ha fatto il suo ingresso nella nostra Comunità il 4 ottobre 2003. La popolazione è costituita da 806 famiglie con 218 tra bambini e ragazzi sotto i 14 anni. Gli anziani sopra i 75 anni sono 156, quasi tutti autosufficienti, alcuni ospitati dai familiari, altri ricoverati in Case di cura. Negli ultimi decenni il paese ha avuto un incremento demografico passando dai 1399 abitanti del 1981 ai 2036 attuali. A livello religioso la popolazione è prevalentemente cattolica, anche se sono presenti persone di altre confessioni cristiane (6 evangelici, 3 ortodossi, 2 mormoni), di altre religioni (6 islamici) o appartenenti a nuove sette (7 testimoni di Geova). La parrocchia mantiene un forte rapporto con la scuola dell’infanzia “Pier Andrea Comolli”, un’associazione di ispirazione cattolica che annovera come membro di diritto del Consiglio di Amministrazione il parroco. La scuola iniziò la sua attività nel 1907 con l’ausilio delle Suore del Cottolengo di Torino, che vi rimasero fino alla metà degli anni ottanta. La frequentano la quasi totalità dei bambini di Cagno, oltre ad altri provenienti dai paesi limitrofi, per un totale di 83 alunni. E’ una risorsa educativa preziosa per tutta la comunità. organizzate le serate della catechesi degli adulti degli anni 2006-2007 e 2007-2008, vivendo lo stesso percorso rispettivamente sui sacramenti e su personaggi biblici; sempre in quegli anni si sono vissuti insieme i “Ritiri” per i bambini di Prima Comunione e Cresima oltre che gli incontri con i genitori. Con SolbiateConcagno si collabora per alcune attività estive e per incontri formativi per adolescenti e genitori. La parrocchia di Cagno vive anche la collaborazione con l’intera Zona Pastorale partecipando al Consiglio Pastorale zonale, alla Commissione Giovanile, agli incontri Caritas, della Commissione famiglia e altri ancora. Tutto ciò mostra che, pur con qualche difficoltà, si va incrementando la presenza alle realtà zonali, che completano le proposte parrocchiali e allargano la visuale oltre il campanilismo. LA COMUNITÀ DI CAGNO divisa da far confluire operati-vamente ai gruppi. Collaborazione e Comunione: Da quanto emerso fino ad ora, appare chiaro che la collaborazione non manca. La prima missionarietà è il clima di accoglienza e di benevolenza gli uni verso gli altri che si respira dentro un gruppo o la Comunità. Apertura alla interparrocchialità e alla Zona: Il futuro delle quattro parrocchie passa dalla loro capacità di collaborazione. Ma ciò non sarà possibile se ciascuno non lascerà da parte la propria comodità, le proprie abitudini, le proprie simpatie e i propri campanilismi. Mentalità oratoriana: La costruzione del nuovo oratorio, tanto sospirato, è un impegno notevole, ma potrà diventare una realtà vitale e propositiva solo se la Comunità maturerà una mentalità evangelica PROGRAMMA Venerdì 26 febbraio il Vescovo sarà in visita a Solbiate e Concagno. Nel corso della giornata visiterà un’azienda agricola (a Concagno) e una fabbrica (a Cagno). In serata ad Albiolo incontrerà i collaboratori delle quattro parrocchie: Albiolo, Cagno, Concagno e Solbiate. Nel pomeriggio di sabato 27 il Vescovo sarà a Cagno dove visiterà un’azienda agricola e, a seguire, incontrerà bambini e ammalati. Alle 17 è prevista la S. Messa nella chiesa parrocchiale che si concluderà con un momento di festa con la comunità. Domenica 28 il Vescovo celebrerà, alle 10.30, la S. Messa a Solbiate. Nel pomeriggio dopo l’incontro con la comunità Il Sole si sposterà a Concagno, dove alle 16.30, celebrerà la messa. P A G I N A 10 CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 IL 20 FEBBRAIO PRESSO SAN FEDELE IN COMO ACCOLTI OTTO CATECUMENI Foto William SCELTI PER DIVENTARE CRISTIANI S abato scorso, 20 febbraio, tra i muri della sempre bella basilica di San Fedele in Como otto catecumeni della nostra diocesi hanno chiesto al nostro Vescovo di essere ammessi ai sacramenti che, in Gesù morto e risorto, rendono cristiani. Dopo un lungo tempo di preparazione in cui, con l’aiuto delle loro comunità parrocchiali e dei loro padrini, si sono esercitati nell’ascolto della Parola di Dio e hanno imparato a metterla in pratica, Marialba, Valentina, Maria Aurora, Anna, Francesco, Giovanni, Baniamina ed Elisabetta attraverso il rito dell’elezione sono stati iscritti nel gruppo degli eletti. Questa suggestiva celebrazione ha ricordato - non solo ai neo-eletti, ma anche a coloro che già hanno ricevuto il dono della vita in Cristo - due dimensioni fondamentali della vita cristiana. LA VITA CRISTIANA È UNA SCELTA LIBERA DI DIO La parola elezione, nel sentire comune, evoca un scelta “dal basso”: il popolo elegge i suoi rappresentanti politici in un comune, in una regione, in un parlamento; i membri di un partito scelgono, attraverso elezione, il proprio segretario… Al contrario, nel mondo della fede cristiana esiste primariamente una scelta “dall’alto”. Nessun cristiano può dimenticare che al principio della sua esistenza e della sua fede vi è una libera e universale elezione da parte di Dio. Questa elezione consiste nell’amore di Dio Padre che elegge, sceglie e progetta ogni uomo a immagine di Gesù Cristo crocifisso risorto da morte. L’uomo da sempre, “prima della creazione del mondo” (Ef 1,4), è concepito e amato da Dio come figlio a motivo del Figlio Unigenito. “CRISTIANI NON SI NASCE MA SI DIVENTA” (TERTULLIANO) Se è vero che la vita cristiana è, innanzi tutto, una chiamata gratuita di Dio, è altrettanto vero che questo dono implica da parte nostra una “risposta”. Nella tradizione della Chiesa antica il cammino che ogni cristiano doveva percorrere prima di ricevere il battesimo era considerato un tempo di combattimento, un tempo di lotta, un tempo di prova. Per questo Cirillo di Gerusalemme, all’inizio della Quaresima, ricorda agli illuminandi che “sono stati chiamati alle armi” e che devono “con buona volontà com- PELLEGRINAGGIO DIOCESANO CON IL VESCOVO ALLA SACRA SINDONE MARTEDÌ 4 MAGGIO battere la battaglia del Signore per vincere le avverse potestà”. Secondo Tertulliano i catecumeni sono “soldati di leva” che devono apprendere l’arte del combattimento. Da Commodiano sono invitati ad essere “buone reclute”. Il Crisostomo considera gli illuminandi “nuovi soldati in Cristo”. Con un’immagine sportiva, poi, il catecumenato è presentato come un tempo di allenamento, di esercizi ginnici. Per Giovanni Crisostomo la tappa che precede il battesimo è “palestra e ginnasio”, dove gli illuminandi si allenano prima di scendere, con il battesimo, nell’arena per la gara. Analoga immagine è espressa da Agostino, che esorta i competenti: “Ecco dov’è il vostro stadio, ecco il quadrante per i lottatori, ecco la pista per i corridori, ecco la palestra per i pugili”. Soprattutto il periodo quaresimale che precede il battesimo è qualificato come un tempo di forgiatura e di rinnovamento interiore. Richiamando un’immagine classica, Cirillo di Gerusalemme afferma che l’illuminando è “come oro grezzo che non può essere purificato dalle scorie senza il fuoco”. Per questo chiede che “l’anima venga forgiata, sia lavata a colpi di martello la durezza dell’infedeltà; cadano dal ferro le squame su- Nel pomeriggio alle ore 15.00 Santa Messa presieduta dal Vescovo al Santuario di Maria Ausiliatrice, voluto da san Giovanni Bosco e Chiesa Madre della Congregazione Salesiana. Al termine possibilità di visitare il Santuario della Consolata, patrona della città di Torino oppure il Cottolengo oppure prima di lasciare Torino, salita alla Basilica di Superga. Al termine, viaggio di rientro, con arrivo nelle località di provenienza in serata. I prezzi - a seconda dei punti di partenza e dalla richiesta o meno del pranzo - variano dai 18 ai 51 euro. Tutte le informazioni e le iscrizioni (entro la metà di marzo) presso I viaggi di Oscar - via Pretorio 1, Como - telefono 031-304524. R.E. PER LA PROVINCIA DI SONDRIO E L’ALTO LAGO CORSO DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA teologico della cittadinanza politica e sociale; on il primo incontro di venerdì 5 marzo inizierà in Valtellina il primo anno del Percorso di formazione socio-politica, rivolto a tutti i credenti e agli uomini di buona volontà interessati a una formazione della propria coscienza sociale e politica, o anche a una semplice conoscenza del punto di vista cristiano, con una speciale attenzione alle giovani generazioni e un invito particolare rivolto ai membri dei Consigli Pastorali Parrocchiali. C 26 marzo - don Angelo Riva: Persona e Bene Comune; 9 aprile - don Angelo Riva: Solidarietà e Sussidiarietà; 16 aprile - dott. Giuseppe Anzani: Giustizia e Carità; 23 aprile - don Angelo Riva: Laicità e Democrazia; LUOGHI E TEMPI Partenza dai luoghi prestabiliti (Como, Valtellina, Alto Lago, Alta Valtellina) con arrivo a Torino in mattinata. Visita prenotata alla Sacra Sindone esposta nel Duomo. Pranzo presso ristorante, oppure self-service, oppure libero. perflue e ne rimanga il metallo purificato” Il Crisostomo non esita ad entrare nei dettagli. Si tratta “di sradicare le cattive abitudini, in particolare quella di giurare, di essere violento, di parlare male, di compiere azioni illecite. Si deve frenare la lingua, gli occhi, le passioni, soprattutto la collera, l’ira, il rancore, l’ostilità, l’invidia, i desideri perversi. Ci si astenga dai presagi, sortilegi, spettacoli. Si rinunci al male, si disprezzi le ricchezze e ci si distacchi dalle cose presenti. Ci si eserciti nelle buoni azioni, nella liberalità verso i poveri, nella modestia, nella mitezza”. • Il Percorso ha uno sviluppo biennale (2009-2011), il cui Primo Anno è di carattere fondamentale e illustrerà i tratti salienti della dottrina sociale cristiana. • Il Secondo Anno approfondirà alcune questioni particolari (Biotecnologie e sviluppo - Immigrazione e multiculturalità - Sussidiarietà solidale - Flessibilità, occupazione, riposo festivo. Dinamiche attuali del mercato del lavoro - Economia reale, mercato finanziario e intermediazione bancaria - Stili di vita e salvaguardia ambientale - Pace e guerra - Etica dei mezzi di comunicazione sociale - La politica fra testimonianza e mediazione). CALENDARIO DEL PRIMO ANNO Gli incontri si terranno al venerdì sera, dalle 20.45 alle 22.45, presso l’Oratorio parrocchiale di Morbegno con questa scansione: 5 marzo - prof. Giorgio Campanini: Lettura dell’enciclica Centesimus annus; 12 marzo - don Angelo Riva: La Dottrina Sociale della Chiesa: storia, identità, metodo; 19 marzo - don Bruno Maggioni: Fondamento biblico- 7 maggio - prof. Stefano Zamagni - Lectio magistralis: Cristianesimo e sistema economico nell’attuale congiuntura mondiale. La lectio magistralis del prof. Zamagni avrà forma di incontro pubblico aperto a tutti. All’atto dell’iscrizione è previsto il versamento di un rimborso spese (10,00 euro) che copre il costo della dispensa. Per informazioni ed iscrizioni ci si può rivolgere all’Ufficio Pastorale della Scuola e dell’Università - Centro Pastorale “Card. Ferrari”, viale Cesare Battisti, 8 - Como; telefono 031-261458 (lunedì-venerdì, ore 8.30-12.30) o inviare una mail completa dei propri dati alla casella [email protected]. P A G I N A CHIESA SANT A TERESINA SANTA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 11 LE SPOGLIE DELLA SANTA ATTRAVERSERANNO LA DIOCESI DAL 13 AL 22 MARZO LA PEREGRINATIO DI SANTA TERESA DI LISIEAUX NELLA DIOCESI DI COMO 1°TAPPA Tirano 13 - 14 MARZO L’arrivo delle reliquie è previsto per le 18.30/19 del 13 marzo. L’urna sarà accolta nel piazzale della basilica, per poi essere condotta nel santuario per la Veglia. Alle 20.30 sarà celebrata la S.Messa. A seguire: solenne commemorazione del transito di santa Teresina. Dalle ore 22 fino alle 24: esposizione e adorazione eucaristica. Ore 05.00 ripresa dell’adorazione fino alla messa delle 07.30. Ore 11.00 messa solenne seguita da preghiera individuale o a gruppi. Ore 15.00 esposizione eucaristica e adorazione Ore 16.30 S.Messa seguita dalla partenza dell’urna per Sondrio. 9°TAPPA L’urna contenente le spoglie di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, più comunemente conosciuta come Santa Teresina di Liseaux, torna a percorrere le strade della diocesi di Como. Un ritorno perché negli ultimi anni l’urna di Santa Teresa ha toccato diverse volte la nostra diocesi a partire dal 1997, quando di ritorno da Roma, dopo la sua elevazione a dottore della Chiesa da parte di Giovanni Paolo II, sostò per una notte, lungo la via per Liseaux, nella chiesa parrocchiale di Maslianico, l’unico santuario a Lei dedicato in tutta la diocesi. Questa volta, invece, le spoglie della Santa, patrona delle missioni, che da allora non hanno mai smesso di girare per il mondo, toccheranno diverse parrocchie in una vera e propria peregrinatio attraverso la diocesi. L’arrivo è previsto per il 13 marzo a Tirano, dove l’urna, proveniente da Bolzano, attraverso la Svizzera, verrà accolta nel Santuario della Madonna. Nei giorni successivi le reliquie della Santa verranno accolte a Sondrio (15 marzo), Regoledo (16 marzo), Chiavenna (17 marzo), Dongo (18 marzo), Maslianico (19 marzo), Grandate (20 marzo), Cermenate (21 marzo). La peregrinatio si concluderà lunedì 22 marzo in Duomo a Como con il pontificale presieduto da mons. Diego Coletti. L’urna sarà acolta nella chiesa parrocchiale di Asnago di Cermenate, sabato 20 marzo, alle 16.30. Ore 17.00 Primi Vespri della Domenica, a cui seguirà un tempo per la preghiera personale. Ore 20.00 Processione aux flambeaux dalla parrocchia di Asnago alla parrocchia di Cermenate, con la partecipazione del Corpo Musicale “G. Puccini” di Cermenate. Ore 20.30 Celebrazione eucaristica (Partecipa la Corale di Asnago). Segue la veglia notturna, fino al mattino, animata da gruppi e parrocchie. L’urna sarà accolta in Collegiata alle ore 17.45 del 14 marzo. Ore 18.00 S.Messa Ore 21.00 - 22.00 Veglia zonale di preghiera La chiesa resterà aperta fino alle ore 23. Lunedì 15 marzo in Collegiata. Ore 7.30 e ore 9.00 Messa in memoria di Sante Teresa. Ore 17.00 - 18.00 preghiera guidata. Ore 18.00 S.Messa a conclusione della Peregrinatio. 5°TAPPA Il “reliquiario di Santa Teresina sarà accolto alla “Preveda”, lunedì 15 marzo, alle ore 19.30. Da qui verrà portata in processione verso la Chiesa. Ore 20.30: Solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Diego Coletti. Alla messa sono attesi i sacerdoti originari della parrocchia. Segue dopo la S.Messa la “Veglia notturna e Mattutina”. Martedì 16 Marzo Ore 15.00: Celebrazione Eucaristica di chiusura e partenza del “Reliquiario” per Chiavenna. 4°TAPPA Chiavenna 16-17 MARZO Il programma dettagliato della Peregrinatio a Chiavenna verrà comunicato in seguito. Ore 17.00 S.Messa Ore 18.30 S.Messa Ore 20.30 Pontificale con mons. Diego Coletti Ore 22.00 Veglia di preghiera. Ore 3.00 S.Messa e partenza delle reliquie che faranno ritorno a Lisieux. 20-21 MARZO 14-15 MARZO 15-16 MARZO Le reliquie di Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo sarannop accolte nella cattedrale di Como, lunedì 22 marzo, alle ore 16.30. Cermenate Sondrio Regoledo 22 MARZO 8°TAPPA 2°TAPPA 3°TAPPA Como Dongo 17-18 MARZO L’urna verrà accolta, mercoledì 17 marzo, allo ore 18.00, al Santuario della Madonna delle Lacrime. Ore 20.30: Corteo processionale verso la Chiesa di Santo Stefano (attraverso giardino del Convento) dove inzierà la Veglia di preghiera. Dalla mezzanotte si alterneranno turni di preghiera fino al mattino. Giovedì 18 marzo Ore 6,30: S. Messa Ore 8,30: Lodi Mattutine Ore 9,15: Visita e preghiera dei bambini delle Scuole dell’Infanzia. Ore10,30: Solenne celebrazione Eucaristica con i sacerdoti delle Zone Pastorali presieduta da mons. Franco Festorazzi, arcivescovo emerito di AnconaOsimo. Ore 15,00: Visita e preghiera dei bambini e dei ragazzi del catechismo. Ore 16,00: Visita e preghiera dei malati con la presenza dell’UNITALSI. Ore 18,00:Vespri 6°TAPPA 7°TAPPA Maslianico Grandate 18-19 MARZO Le spoglie di Santa Teresa arriveranno, giovedì 18 marzo, alle ore 19.30, nella piazza del Comune. Da lì verrà portata in processione alla parrocchiale intitolata alla Santa di Lisieaux. Ore 20.30 S. Messa Ore 21.30 Compieta Ore 22.00 Veglia zonale per i missionari martiri. Venerdì 19 marzo Ore 24.00 Canto dell’ufficio delle letture e a seguire la notte di veglia con la partecipazione di gruppi provenienti da altre parrocchie. Ore 6.00 S.Messa e lodi. Ore 7.30 Preghiera con i ragazzi delle medie. Ore 8.00 Preghiera con i bambini delle elementari. Ore 8.45 Preghiera di terza Ore 9.00 S. Messa Ore 12.00 Canto di sesta Ore 14.00 preghiera ammalati Ore 15.00 preghiera anziani Ore 16.00 Canto solenne del vespro Ore 16.45 partenza per Grandate 19-20 MARZO Venerdì 19 marzo, lascita Maslianico l’urna verrà portata a Grandate dove, alle 17.30, sarà accolta nella chiesa del monastero delle suore Benedettine. Ore 21.00 Veglia aperta a tutti Domenica 21 marzo Ore 8.00 S.Messa Ore 10.30 S.Messa solenne (partecipa la corale “L.Picchi” di Cermenate) Ore 15.00 S. Vespri e processione con la partecipazione speciale dei fanciulli e ragazzi fino alla cappella della B. Vergine del Carmelo (1893) Ore 16.00 : Riti di conclusione e saluto alla Santa. Sabato 20 marzo Ore 8.15 Lodi Ore 9.00 Celebrazione eucaristica dalle ore 10.30 alle 12.00 sarà presente un sacerdote per le confessioni Pre 12.00 Ora di Sesta Ore 15.30 Ora di Nona Ore 16.00 Partenza delle reliquie per Cermenate Santa Teresina di Gesù Bambino nacque ad Alencon in Francia nel 1873. Entrata nel monastero delle Carmelitane di Lisieux, appena quindicenne, praticò in modo particolare l’umiltà, la semplicità evangelica e la fiducia in Dio, e queste medesime virtù insegnò soprattutto alle novizie con la parola e con l’esempio. Mori il 30 settembre 1897, offrendo la sua vita per la salvezza delle anime e il rinnovamento della Chiesa. È Patrona delle Missioni, Dottore della Chiesa, Maestra della ‘Piccola Via’ alla santità. P A G I N A 12 CHIESA INCONTRI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 IL 21 MARZO A CHIAVENNA AZIONE CATTOLICA: CHI AMA, EDUCA P ubblichiamo l’articolo che don Italo Mazzoni ha scritto per l’ultimo numero del periodico dell’Azione cattolica diocesana “Insieme”, in vista dell’Assemblea diocesana che rifletterà sul significato dell’educare e sull’amore che deve sostenere l’opera dell’educatore. Ogni persona è importante. La filosofia e il diritto ci vengono in aiuto per approfondire questa considerazione. I fatti, a volte, un po’ meno. Si fanno ancora tante differenze, legate alla cultura, alla razza, alla provenienza, all’età, alla ricchezza e ad altro ancora. Percepire l’importanza di una “persona” dipende dall’energia più forte che continua a muovere l’universo: l’amore. Solo chi ami ti sta a cuore. Solo se li ami ti stanno a cuore. Chi ama educa, chi educa ama! Educare costa in fatica, in attesa, in coinvolgimento e in rischio personale: chi ha voglia di educare lo metta nel conto! Occorre un amore personalizzato, simpatico, coinvolgente, puro, capace di andare oltre gli ostacoli, vivo nella speranza. Proprio questo amore chiedo all’Azione cattolica di formare nei suoi educatori e nei suoi testimoni. Un amore intelligente, capace di trasformare le proposte in “metodo educativo”, cioè in strada, in cammino. Un amore dal quale si possa attingere gioia, fiducia, confidenza. Proprio questo amore suggerisco che i genitori cerchino e mettano in Azione Cattolica. Un amore che sa dov’è il Modello, e non lo consideri solo morto per noi, ma anche risorto per noi. Egli è l’Uomo che cammina, che ascolta, che incontra, che salva, che chiama, che manda. Il nome di questo Uomo abiti nei cuori degli associati di Ac. È un nome che si scrive con l’accento e che fa rima con “su” quando si pensa al cielo e con “giù” quando si pensa alla terra. Chi lo cerca trova l’amore per educare. DAL 19 AL 21 FEBBRAIO A TAVERNERIO Gli esercizi spirituali dell’Azione cattolica C hi volete che legga un articoletto su un corso di “esercizi spirituali”? Eppure vale la pena di scriverlo, e ci sarà chi lo leggerà! “Separati, ma non dall’amore di Dio”. È il tema del ritiro spirituale di Quaresima per persone separate, divorziate e famiglie divise scaturito dall’incontro diocesano di Mandello del Lario lo scorso 26 settembre. È un invito di tutta la Chiesa Diocesana a coloro che nella situazione famigliare si ritrovano con il cuore ferito, nella consapevolezza che, per usare le parole del cardinale Tettamanzi, sono per la Chiesa “sorelle e fratelli amati e desiderati”. A tutti gli sposi che nella Diocesi si trovano in situazione di separazione, divorzio e nuove unioni viene offerto uno spazio per fermarsi, in questo tempo forte di Quaresima, a riflettere sul senso della nostra fede, in condivisione con chi vive situazioni analoghe. A questo proposito non si può non esprimere fiducia nei parroci, che non mancheranno di dare nelle comunità la necessaria diffusione all’ invito, consapevoli che nell’impegno pastorale per la famiglia “il signore è vicino a chi ha il cuore ferito”. Il prossimo incontro è in programma, come da avviso qui sopra, domenica 7 marzo, alle ore 9.00: tutte le info e le iscrizioni, entro il 2 marzo, telefonando al 3316309783; [email protected]; www.fami gliacomo.it. Non si parla né di gossip né di veline, non si parla né di Sanremo né del goal di Del Piero, ma di qualcosa di più… scandaloso. È lo scandalo perenne del cristianesimo, lo scandalo della croce, a cui segue però il mistero della resurrezione. Dire che il titolo generale del corso era “Perché sia formato Cristo in voi” è troppo poco, forse troppo formale. Dire che chi ha predicato gli esercizi è l’assistente dell’Ac milanese, che si chiama don Ivano Valagussa, può essere una curiosità, dato che l’assistente diocesano di Como, che lo ha affiancato, don Ivan Salvadori, ha quasi lo stesso nome. Dire che il corso si è svolto presso l’Istituto Saveriano di Tavernerio dal 19 al 21 febbraio è una pura indicazione logistica. Ma quanta ricchezza di contenuto, e quale sapore di spiri- tualità! Per non parlare del clima di amicizia. L’amicizia si può vivere anche ritrovandosi ad una festa o in un bel viaggetto, ma quando si ascolta insieme, si prega insieme, si mangia insieme, e in silenzio, è qualcosa di più profondo, che allarga il cuore. Anche il silenzio, quel silenzio sublime degli Esercizi che “ha una voce”, rafforza l’amicizia. Parlare, in questa occasione, di spiritualità può considerarsi scontato, ma chi non ha mai fatto esercizi spirituali di più giorni, non dovrebbe sentirsi spinto a dire: anch’io ci proverò? Quanto ai contenuti, ci si è mossi sull’onda dei tre impegni, “contemplazione, comunione, missione”, affidati all’Ac da Giovanni Paolo II. Si è cominciato con il riflettere sulla contemplazione di Gesù Crocifisso: lo scandalo della croce, che è la condizione per tendere alla santità, lungo un cammino nel quale respiro ed alimento è la preghiera, che ha il suo vertice nella celebrazione eucaristica. La seconda riflessione, sulla comunione, ha dapprima messo a fuoco il valore ed il significato del servizio, che, ribaltando la pretesa dell’egoismo e dell’autosufficienza, è amore verso tutti gli uomini, visti come fratelli. Poi la comunione ci ha fatto spostare lo sguardo sulla Chiesa, la quale ha senso in quanto è centrata su Gesù Cristo, e nella quale ciascuno, nessuno escluso, è un membro necessario, che ha il suo posto e il suo carisma. La terza riflessione, partendo dal capitolo di Giovanni sul Risorto, si è conclusa con la necessità di essere annunciatori di ciò in cui crediamo. E’ la missione, paziente, quotidiana, del discepolo di Gesù, che non può fermarsi alla contemplazione del mistero, ma deve testimoniare il Vangelo con la vita, senza enfasi, in tutta semplicità. Se poi qualcuno desidera un’informazione completa sulle meditazioni del corso, non ha che da rivolgersi alla sede dell’Azione cattolica diocesana, in viale Cesare Battisti 8, a Como. ABELE DELL’ORTO CHIESAMONDO MISSIONECAMEROUN IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 VOCE DEL VERBO: ANNUNCIARE P A G I N A 13 2a Tappa (9-12 gennaio 2010) I l secondo passo di “fraternità” in questo tempo di Quaresima lo facciamo per riscoprire una dimensione fondamentale della missione. Oggi la parola missione viene utilizzata per indicare molte realtà: gli impegni di responsabilità di ciascuno, il lavoro, imprese quasi impossibili, compiti delicati o difficili. Vale la pena dedicare qualche minuto del nostro tempo quaresimale per ritrovare il significato cristiano di questa parola. Nel termine missione c’è, con chiarezza e solenne invito, la dimensione dell’annuncio. “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15): sono le ultime parole di Gesù ai discepoli nel vangelo di Marco, e nelle ultime parole dette c’è sempre il sapore di una consegna da non dimenticare; la bellezza di un tesoro da portare sempre nel cuore come la cosa più preziosa; l’urgenza di un mandato da comunicare a tutti. Non possiamo parlare di missione senza parlare del Vangelo, senza comunicare che Gesù è il Vangelo, la Buona notizia che cambia radicalmente la vita dell’uomo facendoci conoscere il vero Volto di Dio. L’annuncio di Gesù è sempre I PROGETTI Quando si dice missione a cosa si pensa? Troppo lungo forse farne un elenco, il nostro spazio finirebbe subito, ma alzi la mano chi non pensa a chiese e cappelle sparse nella savana, a donne, uomini e bambini in fila su un sentiero tra gli arbusti coi vestiti colorati della festa, a danze e canti e alla jeep del missionario che arriva carica di persone che hanno chiesto un passaggio per la messa della domenica, magari la prima messa dopo un mese. Missione è anche questo o forse è soprattutto questo, visto che missione è proprio annunciare e celebrare questo annuncio. Certo una cosa è annunciare e una cosa è costruire. Quindi missione è anche, a volte, avere la pazienza di attendere il tempo opportuno per costruire una chiesa o una cappella in un villaggio, la pazienza di attendere che sia la comunità a chiedere e a impegnarsi nella costruzione. Ora ci sono tanti cantieri sparsi su tutto l’enorme territorio della diocesi di MarouaMokolo. Sono infatti dodici le cappelle che sorgeranno e questo perché le comunità possano avere un luogo dove trovarsi e celebrare la Santa Messa, abbiano un centro, un punto di riferimento. Ma come si lavora? Le cappelle e le chiese presenti sul territorio vengono costruite con un contributo della diocesi di Como, certo, ma la comunità deve pagare parte dei lavori, deve fornire la mano d’opera, deve collaborare alla costruzione. Perché? Perché siano davvero le loro cappelle e le loro chiese, volute, progettate, costruite da una comunità responsabile e viva. B.M. Veduta dei picchi di Mogodé stato nella chiesa e lo è ancora, il cuore della missione. E’ quello che permette ad ogni missionario di partire: da una parte con la certezza di aver ricevuto un dono, quello della fede, che non può tenere per sé; e dall’altra con la serena convinzione che non è lui stesso che salva i popoli e le culture, che converte e persuade, ma che Lui, Gesù, è già presente e operante nella storia. Nelle parrocchie di Nguétchéwé, Mokolo-Mboua, Rhumzu e Mogodè i missionari “fidei donum” sono impegnati in prima linea nell’annuncio del Vangelo. I primi missionari sono arrivati nel Nord del Cameroun dopo il 1950. La parrocchia più antica nella diocesi attuale di Maroua-Mokolo è stata fondata nel 1951. Una zona quindi dove l’annuncio del Vangelo ha una storia recente e dove ci si confronta ancora con forme di spiritismo non indifferenti. Nel nostro recente viaggio abbiamo toccato con mano come questa dimensione missionaria sia entusiasmante e, nello stesso tempo non sempre facile. E’ bello l’annuncio del Vangelo perché è il far sapere con le parole e con la vita che hai incontrato una Persona che ti ha riconciliato con te stesso, con gli altri, perfino con la morte; è sorprendente l’annuncio del Vangelo perché non sai mai da principio fin dove ti porta: Lui è sempre nuovo e sempre oltre; è avventuroso l’annuncio del Vangelo perché, se preso sul serio, richiede il dono della vita senza riserve; è difficile l’annuncio del Vangelo perché domanda di cambiare gli schemi umani ed ecclesiali a cui siamo troppo abituati; è paziente l’annuncio del Vangelo perché ha bisogno dei tempi del “chicco di grano che cade in terra e muore” e non dei tempi velocissimi del nostro mondo; è vero l’annuncio del Vangelo perché ha in sé la dinamica dell’amore, cioè la drammatica possibilità di essere accolto o di essere rifiutato. Nel volto e nei gesti, nella preghiera e nell’opera dei nostri fidei donum abbiamo visto coniugato così il verbo annunciare. Grazie perché possiamo ripartire da qui per imparare la missione! GABRIELLA RONCORONI PER RIFLETTERE... Che cosa intendiamo quando pronunciamo la parola missione e quando pensiamo o prol gettiamo attività pastorali missionarie? Siamo convinti che l’annuncio è il cuore della missione? Si parla molto oggi di primo annuncio e di nuova evangelizzazione. In quali realtà oggi, concretamente siamo chiamati ad annunciare con nuovo entusiasmo il Vangelo? I NOSTRI MISSIONARI/2 DON FELICE CANTONI Nasce a Trepalle il 18 agosto 1945. Entra in seminario in prima media. Viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1972.È vicario parrocchiale a Chiesa Valmalenco. Nel 1972 parte per la missione diocesana a Bimengué, nella diocesi di Sangmelima nel Sud del Cameroun. Quando la missione diocesana si trasferisce dal Sud al Nord del Cameroun, nella diocesi di Marouà-Mokolo, viene nominato parroco di Sir.Dal 1999 al 2008 è parroco a Tavernola. Nel gennaio 2009 torna in Cameroun nella diocesi di Maroua-Mokolo. Oggi è parroco della “Paroisse N.D. du Rosaire de Nguétchéwé”. Descrizione di alcuni particolari: fisico forgiato in montagna, nella Parrocchia che fu la più alta d’Europa, oggi, con 24 Kilogrammi perDon Felice e le suore di Nguétchéwé si, si presenta tonico e asciutto. Occhi penetranti, capaci di cogliere l’animo delle persone e di vedere al millimetro la precisione di un lavoro dei muratori. Tagliare le carni macellate, costruire col cemento armato, organizzare il catecumenato e le liturgie, smontare un motore, praticamente sa fare tutto, eccetto una cosa: non riesce a tradurre in lingua mafà il nome del suo paese di origine. Ha una lunga esperienza missionaria, è un ritornante, un riciclato. Ma non ripete nulla: missione è innanzitutto, per lui, capire dove è capitato, con chi ha a che fare, e insieme costruire. Ha le idee chiare, anche su di te se non le hai chiare anche tu. Ha un sorriso aperto, un saluto pronto, ma non svende nulla. Ha già lasciato le sue impronte in Africa, a Bimengué e a Sir. La terza grande missione ha tutto il sapore di una prima evangelizzazione. A volte dorme nei villaggi, sotto le capanne. E non è facile. La sua casa è ordinata, il suo abbigliamento pudico, la sua auto ammortizzata, le sue mani forti, il suo passo deciso. Se lo ascolti hai tanto da imparare, se lo aspetti è puntuale, (cioè non “inculturato” con l’Africa), se lo vai a trovare lo fai felice. Di nome e di fatto! Grazie, don Felice! DON ITALO Per qualche giorno si viaggerà solo con gli zaini. Siamo liberi, senza valigie. È una mattinata di chiacchiere tra missionari e delegazione. Loro la chiaman o riunion e , ma in realtà parlano e sgranocchiano noccioline e sesamo dolce. Mi sembrano d’accordo su un punto: “La comunicazione non passa”. Ma quando lo dicono, ridono. Questa cosa mi manca: io sono il Marguià, il lucertolo che ridere non sa! Ci provo, muovo le ganasce, faccio un verso, straluccico gli occhi, sputo come loro, ma… non riesco a ridere. Mondo animale! Finalmente si fanno i programmi. Si parte verso il territorio dei Mafà, in Nguétchéwé. La strada si inerpica sulla montagna fin verso un altopiano a circa 1000 metri di altitudine. Iniziano le capanne di fango e di paglia, i campi coltivati a miglio o a cotone, spuntano cipolle e bambini da tutte le parti. È festa in parrocchia: “Benvenuti presso il vostro fratello, il nostro padre Felice” è scritto su un grande cartello. Tutti danzano, come si fa da noi in Africa. I bambini circondano gli stranieri. Sì, sì, bambini, potete toccarli. Parola di Marguià, che vede un bianco e un salto fa! Quando scende la notte, tutto tace. Qui, per dormire, mi sceglierò un angolino all’interno: se il missionario ha tagliato gli alberi per timore dei serpenti, meglio essere prudenti. Ehi, ragazzi, accendete le pile, guardate dove mettete i piedi, orecchi in su, e prudenza a muovervi di notte! La mattina, Messa in lingua mafa e in francese. Grande concelebrazione, presieduta da don Giuliano, le “Géneral vicaire”! Don Italo saluta: “Il nome Felice in Italia significa Heureux. Da noi Felice era felice, qui è bien heureux (felicissimo)”. Il Villaggio di Sherif Moussari ci accoglie con uno schieramento di bambini del Coop Monde (voi in Italia avete l’ACR). Mi faccio strada tra le donne vestite d’un blu strisciato di rosso e le danze dei ragazzi. Mi godo le scenette dei combattenti e quelle comiche. Qui sono cristiani, devo comportarmi bene anch’io, ma quando la scenetta offre la scelta tra una bibbia, il denaro e una ragazza, mi trovo in imbarazzo. Posso scegliere tra una mosca, una manciata di mais e una marguietta smilza? E fu sera e fu mattina. Sei classi di trenta bambini: ecco la scuola cattolica. Un maestro guadagna 50 euro al mese. Il saluto è ufficiale, ma Gabriella s’inventa di cantare con un don una canzone: “Se sei felice tu lo sai…”. I bambini battono le mani, imparano e si divertono. Questi stranieri cominciano a diventarmi simpatici. Anche don Stefano, che mi guarda di traverso. Forse le due sorelle, Silvia e Brunetta gli han parlato bene di me. Un saluto alle suore, uno al capo villaggio, uno ai protestanti, uno ai musulmani, uno al Villaggio di Kuyape, uno infine al missionario Don Felice, ascolta il Marguià: se sei… batti le mani. Ah, ah ah… sono il Marguià cha fa “ah, ah”, ma ridere non sa! D.I.M. P A G I N A 15 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 ANZIANITÀ E STILI DI VITA IN PROVINCIA DI COMO Un popolo di 43enni a popolazione comasca cresce e invecchia. L’affermazione, elementare nella sua banalità, trova ulteriore ed ennesima conferma nel documento di programmazione e coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari predisposto dall’Asl di Como per il 2010. Una fotografia dettagliata del nostro territorio, sia dal punto di vista sociale che sanitario. La Provincia di Como è segmentata in 162 comuni. Tra questi, solo sei superano i diecimila abitanti, mentre la grande maggioranza dei comuni (per l’esattezza 107) sono compresi nella fascia con meno di 3.000 abitanti (dati 2009), come visibile nella mappa seguente. La popolazione residente, al 31 ottobre 2009, risultata di 587.548 unità, pari ad una densità di 455 abitanti per kmq. L’età media è di 43 anni. In leggera prevalenza la componente femminile, che rappresenta il 51% dei residenti. L UN POPOLO DI QUARANTENNI Come detto le statistiche ci rivelano una costante crescita del numero di abitanti negli ultimi anni (+ 1,15% nel periodo 2002-2009). Incremento ascrivibile, per la quasi totalità, al fenomeno migratorio, per lo più di provenienza estera (nel 2002 il saldo migratorio con l’estero segnava un + 26,67%, balzato a + 60% nel 2008). La realtà comasca ri- La popolazione comasca invecchia. Ma a mantenerci giovani sono gli stranieri. La conferma dei dati dal documento di programmazione dell’Asl di Como sintesi a cura di MARCO GATTI flette un andamento tipico che caratterizza le moderne società industrializzate con un tendenziale calo di natalità e un progressivo invecchiamento della popolazione. Nello specifico la quota di ultrasessantacinquenni in provincia di Como, sul totale della popolazione, registra un aumento costante negli ultimi quattro anni, fino ad arrivare nel 2009 (ottobre) ad una percentuale di persone anziane vicina al 20% del totale (19,99). L’andamento dell’indice di invecchiamento, che rappresenta la percentuale di soggetti ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione, mostra una crescita più marcata nel periodo 20022005 con una tendenza al livellamento negli ultimi quattro anni. Il fenomeno è determinato dal fatto che l’aumento del numero assoluto di soggetti anziani viene controbilan- ciato dall’incremento delle nascite e soprattutto dalla componente migratoria caratterizzata dalla presenza di soggetti più giovani. Osservando il territorio si nota come il rapporto tra ultra 65enni e minori di 15 anni (da cui si evince il cosiddetto “indice di vecchiaia”, indicatore che stima il grado di invecchiamento della popolazione) sia differente a seconda delle zone della Provincia. I Distretti di Como, Medio Alto Lario e Campione d’Italia risultano caratterizzati da una popolazione più anziana della media Asl, mentre nei Distretti più a sud (Brianza e Sud Ovest) si concentrano le fasce più giovani. L’area con l’età media più alta è quella del Medio Alto Lario, con 44,78 anni, la più “giovane” è invece l’area Sud Ovest (41,65). Proprio nei distretti più “giovani” (Brianza e Sud Ovest), gli indici di natalità (rapporto tra nati vivi e popolazione) e di fecondità (rapporto tra nati vivi e numero delle donne in età feconda) risultano più alti della media provinciale. Entrambi gli indicatori evidenziano la propensione a procreare proprio in PERCHÈ SI MUORE Nell’Asl della Provincia di Como si registrano circa 5.000 decessi/anno, con una lieve prevalenza relativa al sesso femminile. Complessivamente le principali cause di morte risultano essere le malattie del sistema circolatorio, che costituiscono il 37,33% del totale, seguite dai tumori (33,57%); con percentuali più basse si collocano le malattie dell’apparato respiratorio (8,88%) e dell’apparato digerente (4,07%). Se si analizzano i dati diversificando per sesso, si osserva che la principale causa di morte per i maschi è costituita dai tumori, responsabili del 39,22% del totale, seguiti dalle malattie del sistema circolatorio (33,29%), dalle malattie dell’apparato respiratorio (8,70%) e dalle malattie dell’apparato digerente (4,27%). Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima causa di morte tra le donne (41,01%), seguite dai tumori (28,41%) e dalle malattie dell’apparato respiratorio (9,05%). Traumatismi ed avvelenamenti sono maggiormente rappresentati nel sesso maschile: 67,48% contro il 32,52% delle donne. I disturbi psichici invece sono maggiormente rappresentati nel sesso femminile: 77,27% contro il 22,73% dei maschi. quanto caratterizzati da una popolazione mediamente più giovane. CRESCE LO STRANIERO In questa breve carrellata di numeri non può mancare un approfondimento dedicato alla popolazione straniera. La popolazione “assistibile” straniera nella Provincia di Como risulta essere cresciuta dal 3,49% nel 2004 (quando gli stranieri residenti risultavano 19.232) al 6,27% nel 2008 (36.426). Soffermandosi sulle provenienze, la maggior parte giunge dall’Europa (35%), seguita da Africa (31%), Asia (23%) e America (10%). Interessante la lettura anagrafica di questa fetta di popolazione. I dati ci confermano che la popolazione straniera presente sul territorio comasco è una popolazione prevalentemente giovane. Nel 2008 la quota dei soggetti stranieri ultrasessantacinquenni sul totale era di appena l’1,85%, a differenza del- la quota di ultrasessantacinquenni in Provincia di Como al netto degli stranieri che rappresenta il 21,09%. La fascia di età pediatrica (0-14 anni) è molto ben rappresentata nella popolazione straniera costituendo il 22,54%, a differenza della quota dei giovani a livello provinciale che risulta pari al 13,48%. Rispetto alla concentrazione per distretti, i valori più alti si riscontrano nel distretto di Como (8,58% la presenza nel 2008), mentre negli altri si è attorno al 5%. FUMO, ALIMENTAZIONE, MOVIMENTO Stili di vita: tante abitudini da cambiare Sempre dal rapporto dell’Asl si evincono informazioni interessanti sulle abitudini dei comaschi e sulla scelta di stili di vita più o meno salutari. IL FUMO Nell’anno 2008 il Servizio Medicina dello sport dell’Asl di Como ha condotto, nell’ambito del progetto “Terziario in movimento”, un’indagine sulle abitudini di vita di un campione di lavoratori del terziario: 190 dipendenti della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù rappresentato da 85 femmine e 105 maschi di età compresa tra i 20 e i 64 anni con un’età media di 40,7 e 582 dipendenti Asl con una fascia di età compresa tra i 20 e i 65 anni di età (350 femmine e 332 maschi) con un’età media di 46,6. I risultati hanno messo in evidenza che circa il 13% dei bancari e il 18% dei dipendenti Asl dichiara di essere fumatore con una media giornaliera di 10 sigarette. Ogni anno, nella provincia di Como, il fumo è responsabile del 15% dei decessi causando in media 732 morti (420 per tumori, 158 per affezioni cardiocir-colatorie, 154 per patologie respiratorie). ALIMENTAZIONE E ATTIVITÀ FISICA La Lombardia presenta un tasso di obesità pari al 8,5% ed è la regione italiana con minore percentuale 29,8% di persone in sovrappeso. Attraverso l’attivazione di specifici sistemi di sorve-glianza nutrizionale si è riscontrato che, in Provincia di Como, la percentuale cumulata di soggetti sovrappeso ed obesi è del 32,84% (33,26% nelle femmi-ne e 32,44 nei maschi). A livello distrettuale i dati variano dal 24,52% dei soggetti in sovrappeso ed obesi dall’area del distretto di Como, al 39,37 dell’a-rea distrettuale Sud-Ovest. Nel complesso i dati rivelano che circa la metà dei bambini frequentanti la scuola primaria ha un’alimentazione squilibrata. In genere i bambini che non consumano la colazio-ne hanno una maggiore prevalenza di sovrappeso e obesità rispetto agli altri, lo stesso vale per quanti hanno la tendenza a mangiare guardando la televisione. Rispetto all’attività fisica dall’analisi dei dati è emerso che il 32% dei bambini non dedica un tempo suffi-ciente all’attività fisica. Interessante è l’associazione tra attività fisica insufficiente e aumento di peso dei bambini: nei normopeso l’inattività fisica è presente nel 26.6% dei bambini, nei soprappeso è del 39,5%, negli obesi il 51.7% non pratica attività fisica in modo sufficiente. Fin qui i bambini. Soffermandosi sulla popolazione tra i 18 e i 70 anni risulta invece sottopeso lo 0,8% dei maschi e il 6% delle femmine; normopeso il 63,1% delle femmine e il 45,8% dei maschi; sovrappeso il 42,7% dei maschi e il 21,8% delle femmine; obeso il 10,7% dei maschi e il 9,1% delle femmine. La prevalenza di sovrappeso e obesità aumenta all’aumentare dell’età, poiché le persone in età avanzata svolgono meno attività fisica e si alimentano di più. Riguardo alla qualità dell’alimentazione, il 27% ha un’alimentazione quasi equilibrata, contro il 62% con un’alimentazione squilibrata e l’11% decisamente errata. Calcolando le ore settimanali, che il campione statisticamente significativo di popolazione comasca dedica effettivamente all’attività fisica, è risultato che il 61% ha un livello di attività insufficiente. Più nello specifico: i maschi nell’arco della vita, variano in maniera sostanziale il tempo dedicato all’attività fisica, privilegiandola fino ai 40 e dopo i 50 anni. Le femmine si mantengono su valori pressoché costanti, probabilmente a causa del lavoro domestico. CRONACA P A G I N A 16 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 FONDI DIMEZZATI AI CSV LOMBARDI La crisi colpisce il volontariato L a crisi entra con prepotenza, colpendo pesantemente anche il mondo dell’associazionismo e del volontariato comasco. La vittima più illustre è il Centro Servizi per il Volontariato - Associazione del Volontariato Comasco. E con esso tutti i Csv lombardi. «La ben nota e diffusa crisi economica - spiega in merito Fiorenzo Gagliardi, presidente del Csv di Como - ha avuto ripercussioni anche sui fondi che annualmente vengono messi a disposizione da parte delle fondazioni bancarie (secondo la L. 266/91) per la gestione dei Csv e per le attività nei confronti del volontariato. La prevista riduzione è però andata oltre ogni possibile previsione e lo scenario che si prospetta richiede una sostanziale revisione del progetto e delle funzioni del nostro Csv provinciale…». Un taglio netto ai cordoni della borsa che farà entrare nelle casse del Csv, per i prossimi tre anni (2010-2012), circa il 50% in meno delle risorse incamerate rispetto agli anni 2007-2008 (che corrispondevano a circa 600mila euro l’anno). E si pensi che già nel 2009 le risorse avevano subito una riduzione del 25% rispetto all’anno precedente. Questo quanto emerso Una riduzione di risorse importanti che obbligherà il Centro di Como ad una riduzione d’organico e a rimodulare la propria attività. Ne parliamo con il presidente comasco Fiorenzo Gagliardi di MARCO GATTI agli inizi di questa settimana nell’ambito di una riunione tenutasi a Milano con il Comitato di gestione per i fondi speciali per il volontariato, alla quale hanno preso parte di tutti i Csv lombardi. Un ammanco di circa 300mila euro l’anno (euro più euro meno), per quanto riguarda il Csv di Como, che, com’era prevedibile, ha mandato in crisi il bilancio e ha imposto una complessa rimodulazione delle attività svolte. Sono circa 400, ad oggi, le realtà di volontariato presenti sul territorio della provincia di Como. Di queste circa una sessantina sono le socie del Csv. «La nostra missione - con- tinua Gagliardi - è da sempre rivolta alla totalità del mondo del volontariato comasco e si concretizza attraverso l’erogazione di servizi di consulenza, promozione, formazione, informazione, documentazione. Questo taglio drastico di risorse ci impone l’attuazione di una politica nuova che però salvaguardi la ricchezza e la professionalità di quanto realizzato fino ad oggi». Prima della crisi quante erano le forze in organico? «Le forze di cui disponevamo, con singoli contratti anche di una decina di ore settimanali, coprivano un totale equivalente a circa 6 tempi pieni e mezzo. Un monte ore che, vista la contrazione di risorse, non saremo più in grado di sostenere. Da qui, purtroppo, la necessità di ricorrere alla strada della cassa integrazione, che interesserà circa la metà del personale». Qual è la preoccupazione più grande per il Csv, in questo momento? «La nostra preoccupazione è duplice. Da un lato il mantenere lo standard di prestazioni che ci ha caratterizzato e qualificato a livello provinciale, ciò senza disperdere il capitale umano che abbiamo coltivato e contribuito ad arricchire nel corso degli I NUOVI ORARI anni. Dall’altra lo scrupolo e la responsabilità che ci sentiamo sulle spalle sono quelle di dover accompagnare i lavoratori che ci lasceranno, cercando di inserirli in maniera degna nell’ambito del Terzo Settore. Strada non facile essendo anche questo un campo in cui la crisi si sta facendo sentire con evidenza». In che misura cambierà l’attività del Csv nei prossimi anni? «Stiamo lavorando per garantire al massimo la qualità dei servizi svolti fino ad oggi, cercando di darne continuità. Il Csv in questi anni ha speso, come detto, molte energie sul fronte della consulenza, della formazione, della promozione del volontariato, della comunicazione attraverso una com- Un primo cambiamento, il più visibile, è già effettivo per il Centro servizi per il Volontariato di Como. Gli orari non sono più gli stessi. Gli uffici di via Col di Lana sono oggi aperti dal lunedì al giovedì dalle 14 alle 18, e il mercoledì dalle 9 alle 18. Il venerdì gli uffici resteranno chiusi. plessa serie di azioni che avevano il loro clou nella costruzione di coordinamenti delle associazioni di volontariato. Attraverso queste azioni abbiamo lavorato molto al fine di rendere questo territorio più coeso, cercando di dotarlo degli strumenti adatti per affrontare e gestire al meglio le problematiche sociali più complesse. Difficile dire quale sarà l’attività maggiormente penalizzata dalla forzata riduzione d’organico. A risentirne sarà, di certo, la parte consulenziale (fiscale, legale, amministrativa, di progettazione), fino ad oggi esercitata con puntualità e che subirà dei rallenta- SABATO 27 FEBBRAIO CONVEGNO A VILLA GALLIA Come contrastare lo stalking o stalking. Come contrastare insieme molestie e persecuzioni con tro le donne”. Con questo titolo Villa Gallia ospita, sabato 27 febbraio, dalle 9 alle 13, un convegno di grande interesse che mette a fuoco una delle piaghe del nostro tempo. A promuoverlo il Soroptimist International Club di Como e gli assessorati alle Pari opportunità di Comune e Provincia di Como. Perché questo convegno? “Il Soroptimist International Club di Como - si legge nella brochure informativa dell’evento ha tra i suoi obiettivi quello della promozione del potenziale femminile e della lotta contro la violenza sulle donne, un problema sociale di scottante attualità. Anche gli atti persecutori reiterati, definiti stalking, sono un fenomeno grave e preoccupante, tanto che da un anno vengono considerati reato, punibile con la re- L “ L’appuntamento è aperto a tutti e si svolgerà dalle ore 9 alle 13 clusione fino a 4 anni. Il Soroptimist International Club di Como, insieme agli assessorati alle Pari Opportunità del Comune e della Provincia di Como intende richiamare l’attenzione dell’intera comunità comasca su questo odioso atto di violenza, per fare il punto su cosa è cambiato da quando lo stalking è divenuto reato e, soprattutto, per far conoscere alle vittime gli strumenti di aiuto che la legge e le istituzioni possono loro garantire. La violenza contro le donne può e deve essere contrastata insieme…”. Il convegno avrà inizio alle ore 9 con l’accoglienza e la registrazione dei partecipanti. La partecipazione è gratuita. COS’È LO STALKING Molestie o minacce ripetute nel tempo, tali da suscitare in una persona un “perdurante e grave stato di ansia o di paura” o da ingenerare un “fondato timore per l’incolumità propria o di un “congiunto” oppure costringere a modificare “le proprie scelte e abitudini di vita”. Questa è la definizione del reato di “Atti persecutori” comunemente definito “stalking” contenuta nell’art. 612 bis del Codice Penale introdotto agli inizi del 2009. La legge 23/4/2009 n. 38 prevede per l’autore del reato una reclusione da sei mesi a quattro anni salvo che i fatti debbano essere inquadrati in un più grave reato, con aggravanti in casi particolari. La persona offesa può: 1) esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza chiedendo al questore di ammonire l’autore della condotta lesiva. L’ammonimento, dopo le indagini che provino la sussistenza del reato, sarà orale; 2) presentare querela e quindi dare avvio al giudizio penale. La legge prevede misure a sostegno delle vittime: le Forze dell’Ordine, i Presidi sanitari e le Istituzioni pubbliche devono fornire tutte le informazioni sui centri antiviolenza presenti sul territorio e provvedono, a richiesta, a mettere in contatto la vittima con questi centri. Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento per le Pari Opportunità - è istituito il numero verde 1522 sempre attivo per fornire un servizio di prima assistenza giuridica e psicologica. A Como l’Associazione “Telefono Donna” offre aiuto e sostegno alle donne vittime di violenza, garantendo l’anonimato e l’assistenza legale e psicologica. La linea telefonica di informazione e ascolto, che risponde allo 031-304585, è attiva lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle 18; martedì, giovedì e sabato dalle ore 9 alle 12. menti. Riduzioni vi saranno anche sul numero di riviste pubblicate. Con ogni probabilità andranno rimodulati anche gli interventi programmati nelle scuole, pur cercando di non perdere i contatti avviati e di non far mancare la nostra presenza…». E il domani? Che futuro si delinea per il Csv? «Per quanto mi riguarda io cerco sempre di essere positivo. Dovremo costruire un modello di Csv che sarà di certo diverso rispetto agli anni precedenti. Lo sforzo si tradurrà nel garantire ugualmente una elevata qualità nei servizi svolti. Dovremo inoltre curare con maggiore forza l’attivazione, sul territorio, di alleanze con gli enti locali (Amministrazione provinciale, Comuni, banche locali...), per attingere ad ulteriori finanziamenti che potrebbero darci maggiore respiro. Una ricerca il cui significato non va ricondotto ad una semplice richiesta di aiuti economici, ma come l’occasione che ci permetterà di consolidare la nostra presenza sul territorio». CRONACA P A G I N A Como 17 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 LE LINEE DEL NUOVO DOCUMENTO DI INQUADRAMENTO URBANISTICO CITTADINO Due centri per una città Le principali aree strategiche inserite nel documento di inquadramento urbanistico della città Il testo definisce gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa, avviando di fatto l’iter di riforma urbanistica della città. Tra le novità di interesse il destino dell’area di Camerlata, che andrà assumendo un ruolo centrale, insieme alla Convalle. Molte le aree strategiche sulle quali si ridisegnerà il capoluogo L a città di Como si appresta a cambiare volto. La nascita di un nuovo “centro”, nel l’area di Camerlata, la definitiva sistemazione di aree di interesse strategico, il rilancio di realtà abitative a canone agevolato. C’è questo ed altro nel nuovo documento di inquadramento urbanistico del Comune di Como. Documento che definisce gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa, avviando di fatto l’iter di riforma urbanistica della città, che avrà il suo culmine con l’approvazione del Piano di Gestione del Territorio (Pgt) entro il 31 marzo del prossimo anno. La scorsa settimana la Giunta Comunale ha dato il via libera al “documento di inquadramento recante gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa comunale nell’ambito della programmazione integrata di intervento”. Di cosa si tratta? I Comuni promuovono la formazione di programmi integrati di intervento allo scopo di riqualificare il tessuto urbanistico, edilizio ed ambientale del proprio territorio. Il documento che, ora, dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale, contiene importanti indicazioni rispetto al nuovo assetto urbanistico che assumerà il capoluogo in futuro. Alle aree strategiche già individuate nell’ex Opp (in funzione del Campus universitario) ed ex Ticosa si è deciso di inserire anche l’area ex Trevitex di Camerlata (rispetto alla quale il sindaco ha assicurato non vi saranno nuove volumetrie. Tra un anno circa la possibile riapertura del centro commerciale), l’ex Seminario maggiore (zona via Battisti - via Sirtori), l’ex tinto stamperia Lombarda (via Napoleona), l’area dell’ospedale S. Anna oltre che porre l’accento sulla cosiddetta questione dell’housing sociale. Questi sono i “nodi” sui quali si concentrerà, in termini di risanamento, recupero e rilancio del territorio, l’azione urbanistica dei prossimi anni. «Oltre alle aree indicate - spiega il sindaco di Como Stefano Bruni, in virtù della sua delega all’Urbanistica – abbiamo individuato anche l’area ex Albarelli e il tratto della tangenziale che dalla stazione va alla Ticosa siti rispetto ai quali il Pgt dovrà impegnarsi nel definire una pianificazione puntuale. Dalla scelta delle aree strategiche si evince, con sufficiente chiarezza, la scelta di questa Amministrazione di superare il concetto di unica centralità che, negli anni, l’ha caratterizzata. Attraverso il recupero e la riqualificazione delle aree indicate la realtà di Camerlata andrà assumendo questa nuova centralità, che non si sostituirà a quella della Convalle, ma andrà ad integrarsi con essa. Due centri nell’ottica di uno sviluppo più armonico e coerente del territorio, in perfetta comunicazione tra loro. Attraverso que- sto documento di inquadramento noi annunciamo e anticipiamo i contenuti di quello che sarà il futuro Pgt». «Questo documento - la conferma dell’ing. Roberto Laria, dirigente del settore Urbanistica - non rappresenta un’operazione fine a se stessa, ma offre un’idea chiara di quelli che dovranno essere i contenuti del futuro Piano di Gestione del Territorio, che, sia ben chiaro, non è un Piano regolatore camuffato, ma una visione diversa e nuova della città. La visione prospettica che si delinea è quella di allargare la città storica con altre porzioni di città che con essa interagiscano, ampliando, in un certo qual modo, il respiro della cinta muraria che chiude il centro. Dare una nuova centralità al capoluogo significa, inoltre, offrire armonia e coerenza ad un’area, quella di Camerlata, di grande insediamento urbano. Si- gnifica valorizzare al meglio la basilica cristiana di S. Carpoforo, S. Brigida, il mercato, la citta-della della salute che sorgerà negli spazi lasciati dall’ospedale S. Anna. Un disegno immaginifico che si cercherà di tradurre nel Pgt». Un impegno non solo urbanistico, ma anche sociale. Da qui la scelta di aprire spazi anche su questo fronte: «La scelta di inserire il tema dell’ housing sociale tra i comparti SOGGIORNI ESTIVI CON IL CIF Anche quest’anno il C.I.F. (Centro Italiano Femminile) di Como organizza un soggiorno estivo al mare per bambini dai 6 ai 13 anni a Lignano Sabbiadoro – Udine, dal 17 al 30 luglio. Obiettivo del C.I.F. è quello di proporre una vacanza in cui le cure per il benessere fisico si accompagnano a momenti educativi di vita comunitaria. La Casa Vacanza di Lignano Sabbiadoro circondata da un grande parco e dotata di spiaggia privata, mette a disposizione dei bambini un’ottima assistenza dal punto di vista sanitario ed educativo, in una splendida località sul mare. Direzione e assistenti sono di sicura serietà; animatori conducono il soggiorno con molteplici attività ludiche e creative che interessano i ragazzi. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi direttamente al Centro Italiano Femminile in via Rodari 1 a Como; tel. e fax 031304190. (Orari d’ufficio: il lunedì dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle 17.30, il mercoledì e venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.30). di interesse strategico e di edilizia residenziale pubblica - spiega Stefano Bruni - ha lo scopo di rispondere ad un bisogno abitativo fortemente espresso dalle famiglie meno abbienti. L’intenzione, è ovvio, non è quella di creare dei ghetti, quanto di favorire la realizzazione o ristrutturazione di spazi abitativi a canone agevolato, che si integrino con realtà abitative a prezzi di mercato e spazi commerciali. Potranno pertanto essere presentati piani integrati di intervento coerenti con questa strategia. Verranno dunque esaminate proposte di Piani integrati d’intervento che contengano rilevante presenza di edilizia residenziale pubblica, purché siano garantite tre condizioni: multifunzionalità dell’intervento che deve pertanto prevedere pluralità di destinazioni e funzioni; integrazione nel tessuto urbano consolidato; elevata qualità architettonica e tecnica». CRONACA P A G I N A Como 18 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 LA SPERIMENTAZIONE DI UN NUOVO SOFTWARE Tempi d’attesa novità al S. Anna D iminuiscono i tempi di attesa per la prenotazione e il pagamento di esami e visite all’Ospedale S. Anna. Una buona prassi resa possibile da un nuovo sistema di selezione che avrà benefici in particolare per le categorie “fragili”. Nei primi tre mesi di utilizzo, anziani, portatori di handicap, donne in maternità o mamme con bambini piccoli hanno visto quasi azzerati i tempi di attesa mentre per gli altri utenti la diminuzione dei tempi si è attestata mediamente in 6 minuti in meno a persona. L’unica novità visibile, entrando nella sala pre- Quasi azzerati per gli utenti “fragili”, mentre per gli altri la riduzione è stata di circa 6 minuti a persona di MICHELE LUPPI notazioni del presidio di via Napoleona, è la colonnina che emette i biglietti, il cosiddetto “numerino”, ma la vera innovazione sta nel programma installato nei computer degli sportelli. Un sistema che permette di dare la precedenza immediata alle categorie più fragili e che organizza il servizio in modo da rendere più rapido l’accesso, riducendo i tempi morti. Il sistema realizzato dalla società Artex Srl e costato poco meno di 20mila euro, è stato presentato la scorsa settimana dal direttore dell’Azienda Ospedaliera, Andrea Mentasti. Presente anche il professore del Politecnico di Milano, Mariano Corso, responsabile di un centro di ricerca dell’ateneo milanese che si occupa di innovazioni in campo sanitario e da tempo collabo- ratore della direzione dell’ospedale comasco. “In questi anni - ha spiegato Mentasti - abbiamo notato quanto sia il tempo che i nostri pazienti perdono per le prenotazioni. Abbiamo allora cercato di capire come fosse possibile ridurre le attese. Da qui la scelta da un lato di installare questo nuovo sistema e dall’altro di assumere altre due operatrici così da potenziare il servizio agli sportelli. A distanza di tre mesi abbiamo riscontrato una diminuzione dei tempi di at- tesa del 25%”. Secondo i dati raccolti, a tre mesi dall’installazione degli apparecchi, il tempo medio di attesa per ogni paziente è di 16 minuti. Un dato, calcolato sui circa 67 mila pazienti serviti in questi tre mesi, che chiaramente tiene conto dei momenti di massima affluenza in cui le attese diventano più lunghe, arrivando anche oltre i trenta minuti (nel 2% dei casi), ma anche dei momenti con minor afflusso in cui l’accesso agli sportelli è quasi immediato. Per le categorie “fragili” i tempi di attesa sono, invece, ridotti a 4 minuti. Risultati che hanno spinto ad installare il sistema anche negli ambulatori dell’Asl di via Pessina. “Queste apparecchiature - ha concluso il direttore generale, Andrea Mentasti - verranno successivamente spostate nel nuovo ospedale che diventerà, insieme al presidio di via Napoleona, dove rimarrà parte degli ambulatori, uno dei due poli principali sul territorio per visite ed esami”. I CONTROLLI EFFETTUATI Edilizia privata: stop alle trasgressioni E dilizia privata, stop ad abusi e trasgressioni. Sta riscuotendo risultati positivi la campagna di controllo avviata dall’attuale Amministrazione comunale per evitare abusi e trasgressioni. «La nostra attenzione è alta - dichiara Maurizio Faverio, assessore comunale all’edilizia privata -. Il messaggio che desideriamo lanciare alla cittadinanza è forte: nessuno pensi di fare i propri comodi a cuor leggero. Vi sono regole chiare e occorre rispettarle». «La scelta dell’Amministrazione - gli fa eco l’ing. Laria - è stata quella di potenziare l’organico dell’Ufficio Infrazioni Edilizie, oggi forte della presenza di tre vigili che si preoccupano di effettuare i sopralluoghi nei cantieri». A riprova del crescente impegno ispettivo dell’Amministrazione i dati forniti dallo stesso assessore Faverio. I sopralluoghi effettuati dalla Polizia Locale per avvio di attività sono passati da 45 nel 2008 a 73 nel 2009 (+ 62,22%), i procedimenti sanzionatori avviati sono passati da 36 del 2008 a 53 del 2009 (+ 47,20%). Più che raddop- piate le ordinanze emesse (sanzioni, pene pecuniarie, demolizione, sospensione dei lavori etc.), passate dal 23 del 2008 a 48 del 2009 (+ 108,69%). «Compito del settore è verificare che, in tema di edilizia privata, tutto sia conforme alle regole e attivare i necessari provvedimenti sanzionatori». Su dieci azioni ispettive effettuate, per sette sono scattati provvedimenti sanzionatori. Questo dato la dice lunga sulla regolarità con la quale si muove in città il settore dell’edilizia privata, anche se va considerato il fatto che le azioni dell’Ufficio Infra- zioni Edilizie non sono effettuate a campione, ma su precisa segnalazione (da parte di privati, consiglieri comunali o altro). Per la consueta serata di aggiornamento mensile, la Società Ortofloricola Comense propone per lunedì 1° marzo, alle ore 21.00, l’incontro “Insetti esotici e tutela ambientale”, a cura del prof. Mario Colombo, entomologo e assessore alla cultura della Provincia di Como, autore di una recente pubblicazione su questo tema molto attuale. Le specie introdotte, dette anche “esotiche” o “aliene”, sono nel mondo e parzialmente in Italia tra i fattori maggiormente implicati nell’estinzione di molte specie. Si definiscono specie native quelle che si trovano naturalmente in una determinata regione geografica; sono considerate specie introdotte, non indigene, alloctone, esotiche o aliene quelle intenzionalmente o accidentalmente trasportate dall’uomo al di fuori del loro areale biogeografico. Una specie introdotta diventa invasiva quando, superato con successo il periodo di acclimatazione, mostra capacità di espansione nel nuovo ambiente e provoca danni ecologici ed economici. Una delle principali cause di perdita della biodiversità è proprio rappresentata dall’introduzione, al seguito dell’uomo, di un crescente numero di specie al di fuori del loro areale originario. Non tutte le specie introdotte sono dannose: al contrario molte di esse sono di grande utilità, come ad esempio numerose piante che costituiscono oggi la base alimentare di gran parte della popolazione mondiale. I principali fattori alla base alle introduzioni, per quanto intenzionali o accidentali, sono riconducibili al turismo e al commercio internazionale, legati a una serie di attività produttive quali ad esempio l’agricoltura e l’allevamento a scopo alimentare e industriale, ma anche al collezionismo e al mercato degli animali da compagnia. Le implicazioni ecologiche delle invasioni sono di primaria importanza e coinvolgono l’intera biosfera, dagli habitat acquatici alle terre emerse. Il tema delle specie “aliene” è stato affrontato solo di recente in Italia, che sta attivando gruppi di ricerca. L’incontro si terrà presso la sede dell’Associazione in via Ferabosco 11 a Sagnino. L’ingresso è libero. Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031.572177 oppure 031.531705; e-mail: [email protected]; sito internet: www.ortofloricola.it. In buona sostanza si “colpisce” quasi sempre a colpo sicuro, anche se la politica dell’Ufficio per il futuro vorrebbe essere quel- la di rendere più sistematici i controlli a campione, così da scoraggiare il diffondersi di eventuali abusi. Rispetto alle infrazioni commesse «non si tratta di abusi eclatanti - spiega l’ing. Laria -, ma di operazioni che spesso trascurano il contesto in cui sono inserite e non contribuiscono certo alla bellezza della città. Va detto, a qualifica dell’operato dell’Ufficio, che, ad oggi, in tutti i ricorsi al Tar in cui siamo stati coinvolti per questioni di edilizia privata questa Amministrazione è sempre risultata vincente». INSETTI ESOTICI E TUTELA AMBIENTALE IL 1° MARZO CON L’ORTOFLORICOLA COMENSE CRONACA P A G I N A 19 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 L’OPERA DON GUANELLA E LO STILE MISSIONARIO Una casa di lamiera in Congo Una lettera di fratel Mauro Cecchinato da Kinshasa, dove oggi presta il suo servizio ai più poveri, ci conduce ad una realtà di miseria e fatica. La richiesta di aiuto per sostenere un progetto a favore dei più giovani, vittime di umiliazioni e violenze di SILVIA FASANA U na richiesta dal Congo, per aiutare i ragazzi in difficoltà assistiti dai missionari dell’Opera don Guanella. fratel Mauro Cecchinato, della Congregazione dei Servi della Carità, è un volto molto conosciuto in città e in Provincia per essere stato per anni direttore delle attività della Casa “Divina Provvidenza” di Como. Seguendo un suo grande sogno, alla fine del 2008 ha chiesto di essere inviato nelle missioni africane, per portare, come invitava don Guanella «Pane e Signore» anche ai più poveri di quel continente. Oggi fratel Mauro è a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, alle prese con una realtà spesso drammatica che coinvolge soprattutto i bambini. Scrive fratel Mauro: “Tutti conosciamo la realtà degli “enfants sorciers”, “i bambini stregoni”. Hanno dai due ai dodici anni, sono i piccoli dannati del Congo: accusati dai familiari di esercitare poteri occulti, sono costretti a subire umiliazioni e violenze. La loro colpa? Trovarsi vicini alle disgrazie di tutti i giorni: questo basta per essere buttati sulla strada e vivere ogni giorno nel terrore di rischiare di essere picchiati o bruciati vivi. Un incubo che affligge oltre trenta-mila minori nella sola capitale Kinshasa”. Per offrire una concreta speranza a questi ragazzi e portare un po’ di sollievo in un mare di bisogno, l’Opera don Guanella è presente nella Repubblica Democratica del Congo fin dall’ottobre del 1994, con diverse I CENTRI GUANELLIANI IN CONGO Comunità formativa · Comunità “Sante famille de Nazareth”, una casa di formazione (Seminario teologico e postulandato) per preparare “guanelliani congolesi” nel vivere e testimoniare il carisma di don Luigi Guanella nella loro terra. strutture (vedi riquadro). Continua fratel Mauro: “Stiamo portando avanti un progetto dal titolo ‘Decido il mio futuro’, per offrire ai ragazzi del nostro centro di Esengo la possibilità di raggiungere una certa autonomia. Il primo passo è quello di mettere in condizione questi ragazzi di imparare un mestiere, grazie ai corsi di formazione professionale del nostro Centro di Limete e di altre scuole vicine. Il secondo passo è di offrire loro una casa: una casa di lamiera e legno, una semplice casa di 3 metri per 5, dove poter iniziare una vita in autonomia”. Per far questo occorre acquistare i materiali, legno e lamiere, chiodi e viti, porte e piccole finestre, il cemento per fare il pavimento e del materiale per isolare la lamiera ed evitare così che la casa diventi un “forno”. Buona parte delle costruzioni che si trovano nei quartieri sono fatte di questi materiali o di materiali di recupero, cartone, pezzi di plastica. Si è pensato inoltre a un piccolo arredo: un letto, un materasso, un tavolino, un armadio che servirà per i vestiti, la dispensa per gli alimenti, un braciere per fare da mangiare, un catino per lavarsi e per lavare gli abiti, due piatti, bicchieri, forchette…, l’indispensabile per poter iniziare. “Una casa in lamiera spiega fratel Mauro - per noi è già una grande realizzazione. È il segno che la vita dei nostri ragazzi può continuare a sperare. Vuole essere un invito a sostenere “le decisioni” importanti che alcuni ragazzi di strada stanno prendendo. È il modo per dare vita e significato ai loro sogni, è il modo per farli diventare ciò che desiderano”. Ogni realizzazione prevede il costo totale di 900 euro (650 euro per la costruzione e 250 euro per il mobilio). Se qualcuno volesse contribuire alla realizzazione di questo progetto, può prendere contatti con il Centro Missionario Guanelliano di Como (don Adriano Folonaro, Silvio Verga), tel. 031.296811; e-mail: folo [email protected]; [email protected]. L’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Como (U.I.C.I.) invita a partecipare ad una esperienza di aperitivo con buffet freddo immersi nella completa oscurità, alla riscoperta dei 4 sensi “dimenticati”. L’appuntamento è per venerdì 19 marzo alle ore 19.00 presso l’Istituto Opera Don Guanella di Como via Tommaso Grossi n. 18, ampio parcheggio interno. I posti disponibili sono 60, la prenotazione è obbligatoria. Per prenotazioni chiamare: U.I.C.I. Como, via Raschi n. 6 tel. 031 57.05.65, oppure Istituto Opera Don Guanella Como, tel. 347-8783308. Comunità educative residenziali, forniscono ai ragazzi stabile ospitalità, vitto, percorsi educativi, l’attenzione alla dimensione spirituale, cure mediche, con la finalità di aiutarli a crescere e attraverso un percorso d’inchiesta reinserirli nel proprio nucleo familiare o parentale (se possibile) o nella società attraverso un progetto d’autonomia. · Foyer “Maman Africa - Elikia” (Casa della Speranza), accoglie 20 bambini di strada (6-12 anni) con bisogni di prima necessità. · Foyer “Ndako ya Esengo” (Casa della gioia), accoglie 25 adolescenti di strada (13-18 anni) con bisogni primari e difficoltà di integrazione. · Foyer “Ndako ya Boboto” (Casa della pace), accoglie 15 ragazze (6-18 anni) di strada con bisogni primari e difficoltà di integrazione. Centro di accoglienza diurno · Foyer “Le Point d’eau” (Punto d’acqua), accoglie circa 180 ragazzi di strada durante la giornata, offrendo loro il tempo per essere ascoltati, un pasto, vestiti, cure mediche, la cura dell’igiene personale, la possibilità di lavare i propri vestiti, di seguire un corso di alfabetizzazione. Durante la notte il centro accoglie circa 100 bambini/ragazzi/e offrendo sicurezza e protezione. Servizi sanitari · L’Equipe Mobile è un servizio notturno che ha come obiettivo la prevenzione e la cura sanitaria. Un’équipe di educatori e sanitari raggiunge i ragazzi di strada direttamente nei quartieri dove vivono, offrendo loro ascolto e primo soccorso specialmente a quelli feriti e violentati e alle ragazze madri e ai loro “bebè”. · Dispensario: svolge attività medico-infermieristica ai ragazzi di strada e alle persone povere del quartiere. Comunità agricola residenziale e scuola · “Citè Guanella” (Città Guanella), situata sul Plateau de Bateké, nei pressi del villaggio di Talangai Mpongwene (a 120 km circa dalla capitale Kinshasa), accoglie una ventina di giovani per l’apprendistato in campo agricolo e zootecnico, anche per favorire l’autofinanziamento delle attività degli altri centri. Nel gruppo attualmente sono presenti 6 ragazzi disabili psichici. · Scuola primaria: per favorire un normale percorso scolastico è presente una scuola primaria per 220 bambini. La scuola nel pomeriggio svolge corsi di alfabetizzazione per gli adulti. Aperitivo con buffet freddo al don Guanella per l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Como P A G I N A 20 CRONACA ComoScuola IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 LE SCUOLE CATTOLICHE DELLA DIOCESI/5 L’Istituto Matilde di Canossa Un’attività educativa presente sul territorio cittadino da oltre 150 anni LA FONDATRICE SANTA MADDALENA DI CANOSSA L Istituto scolastico “Matilde di Canossa” è un plesso scolastico ubicato nel centro storico della città di Como. L’opera educativa è attiva a Como dall’autunno del 1851, per iniziativa del Vescovo Carlo Romanò. Nei decenni successivi l’opera si sviluppa accogliendo alunne del territorio lariano e dell’intera provincia di Como, privilegiando le istituzioni scolastiche di carattere socio-psico-pedagogico. Sin dalla sua fondazione, l’Istituto, legalmente riconosciuto nel 1937 con il nome di “Matilde di Canossa”, precorre i tempi e anticipa le esigenze della società, fornendo un servizio scolastico completo e all’avanguardia. Vari sono, infatti, i progetti sperimentali avviati nel corso degli anni e, alla formazione prevalentemente pedagogica, si è affiancata quella scientifica, che ha consentito una maggiore apertura anche ad un target maschile. L’Istituto Matilde di Canossa è Ente di Formazione attivato e gestito dall’Ente Famiglia Canossiana della Congregazione Religiosa delle Figlie della Carità Canossiane. L’Istituto inoltre si avvale di una struttura di indirizzo e di coordinamento, l’ENAC (Ente Nazionale Canossiano), emanazione della Congregazione delle Suore Canossiane, non ha scopo di lucro ed ha come finalità istituzionali la promozione morale, cristiana e sociale delle persone mediante proposte di orientamento, di istruzione, di formazione e aggiornamento professionale. L’ENAC è riconosciuto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ed accreditato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. ’ LA “MISSION” ED IL MIGLIORAMENTO CONTINUO La nostra è una scuola cattolica: si caratterizza per l’ispirazione cristiana, intesa come sviluppo delle potenzialità, promozione dei valori umani, vita di relazione ed apertura al sociale. La “Mission” dell’Istituto trova la sua ragion d’essere nel dono carismatico di Maddalena di Canossa, la quale invita ad andare oltre i bisogni primari, per educare e formare la persona nel cammino di crescita fin dai primi anni di vita. “Dall’educazione dipende ordinariamente la condotta di tutta la vita”: la frase di S. Maddalena di Canossa rappresenta lo scopo per cui ella decise di fondare a Verona nel 1808 l’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane. Maddalena di Canossa dedicò la propria vita all’educazione delle fanciulle, in particolare di quelle provenienti dalle fasce più umili; negli anni seguenti la Fondatrice estese l’opera anche in molte altre città italiane, fra cui Como, dove le Madri sono presenti dal 1851 occupandosi dell’educazione e dell’istruzione dei bambini e dei giovani. Scopo della scuola è prioritariamente l’educazione, accanto alla formazione della persona, dalla quale dipende la sua riuscita, il suo equilibrio, il contributo Maddalena nasce a Verona il 1 marzo 1774, dalla nobile famiglia dei Canossa. Sensibile ai bisogni dei poveri della città e guidata da una profonda ricerca religiosa, trova con fatica, tramite molte esperienze e tentativi, il suo carisma nella Chiesa: sceglierà di viver con radicalità evangelica per Dio solo non secondo la forma monastica, ma nella dedizione e servizio dei poveri. Lascia definitivamente il palazzo Canossa ed inizia la sua opera con alcune compagne, raccogliendo ed educando le bambine del quartiere degradato di S. Zeno, l’8 maggio 1808. Successivamente, l’Istituto delle Figlie della Carità si estende a Venezia, Milano, Bergamo, Trento, mentre Maddalena moltiplica i contatti con le autorità religiose e civili per sostenere proprie ed altrui iniziative caritative. Il 23 maggio 1831, con l’aiuto di un sacerdote veneziano e di due laici bergamaschi, dà inizio alla congregazione dei Figli della Carità. Coinvolge nel suo ampio piano apostolico innumerevoli laici, rendendoli corresponsabili nel promuovere la carità. Muore a Verona il 10 aprile 1835. Viene proclamata beata da Pio XI l’8 dicembre 1941 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 2 Ottobre 1988. Mossa da un’intensa esperienza dell’amore di Dio che lei contempla in Gesù sulla croce, si sente spinta a condividere la stessa passione di Gesù per i piccoli ed i poveri, perché possano accedere ai beni della cultura, della fede e non si sentano abbandonati nella malattia, nella fragilità. Per questo dà vita ad opere ed iniziative di educazione, evangelizzazione, assistenza spirituale ai malati abbandonati, suscitando la collaborazione dei laici di ogni classe sociale. Il suo desiderio è che tutti conoscano ed amino Gesù. Per questo è disposta ad andare fino ai confini della terra. La Famiglia Canossiana comprende, oltre alle Figlie della Carità, anche i Figli della Carità, le Missionarie Secolari di S. Maddalena di Canossa ed i Laici canossiani. L’opera canossiana nel Mondo è presente in Europa, Asia, Africa, America e Oceania. La Casa Generalizia delle Figlie della Carità Canossiane ha sede a Roma, in Via della Stazione di Ottavia 70 a Roma. che essa può dare alla famiglia ed alla società. Attraverso l’educazione, la progettualità e la cultura, la scuola canossiana cerca di aiutare gli alunni a trovare risposte alle grandi domande di senso della vita, lungo percorsi diversi, poiché differenti sono le sensibilità e le esigenze degli alunni stessi e le tappe di crescita culturale e personale. L’Istituto persegue il miglioramento continuo allo scopo di incrementare il cammino formativo degli alunni, che si esprime attraverso la: formazione, intesa come sviluppo delle capacità cognitive, relazionali e sociali della persona progettazione, intesa come capacità di pianificare e realizzare strategie che interpretino il cambiamento e l’innovazione. In concreto, gli obiettivi perseguiti dall’Istituto sono: Istruire: favorire l’assimilazione e la rielaborazione del sapere, educando ad una coscienza critica e responsabile Formare: promuovere la crescita della persona, valorizzandone la dignità e le doti personali; generare percorsi formativi orientati al significato dell’essere “persona” Abilitare: attivare capacità di sviluppo personale; offrire strumenti culturali per l’orientamento nella società civile e strumenti professionali per l’inserimento nel mondo del lavoro Di fondamentale importanza, se non addirittura nodale, è la relazione che si intreccia con tutti i protagonisti del servizio, attraverso la trasparenza comunicativa. Ecco perché il nostro Istituto, fedele alla sua mission educativa, pone al centro dei suoi servizi la persona nella sua pluridimensionalità relazionale. Inoltre, l’Istituto pone particolare attenzione ai rapporti con le famiglie. L’OFFERTA FORMATIVA Le tipologie scolastiche presenti attualmente nel plesso sono: Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria, Scuola Secondaria di Primo Grado, Scuola Secondaria di Secondo Grado, articolata in Liceo Scientifico Liceo delle Scienze Umane (oggi Liceo Socio Psico Pedagogico) attualmente per un totale di 825 allievi. Per l’anno scolastico 2010/2011 è prevista l’attivazione di un corso triennale di Istruzione e formazione professionale per “Operatore dei Servizi di Impresa” La frequenza ai corsi potrà essere sostenuta dal finanziamento della Regione Lombardia (Sistema Dote). Le iscrizioni sono aperte fino al 26 marzo. Tutte le tipologie scolastiche presenti nell’Istituto hanno ottenuto la parità nell’anno 2000. Il plesso “M. di Canossa” è in possesso della Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 dal 2001; ed è imminente l’adeguamento alla Norma ISO 9001:2008. L’Istituto è associato ad AICQ Centro Nord. Dall’anno 2003 l’Istituto è accreditato da AICA come Test Center per il conseguimento delle Certificazioni Informatiche Europee (ECDL e E - Citizen), accessibile anche a candidati esterni. Dall’anno 2008 l’Istituto è sede d’esame “Trinity” per il conseguimento della certificazione linguistica. i n io i z a att r m nt o f co n I e Istituto “Matilde di Canossa” Scuola Paritaria Via Balestra, 10 22100 Como Tel. 031 26 53 65 Fax. 031 26 32 45 E-mail [email protected] www.canossianecomo.it CRONACA P A G I N A 22 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 IL PROGETTO DELL’ASSOCIAZIONE COMASCA PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Haiti: Como fa scuola di emergenza H aiti: nei giorni scorsi è scesa in campo anche l’Associazione Comasca per la Cooperazione internazionale per sostenere la località martoriata dal terremoto. Attraverso un’azione coordinata tra diversi attori impegnati nel campo della Cooperazione l’Associazione si prefigge di promuovere concrete iniziative di sostegno a favore della popolazione colpita dal sisma. Iniziative che contribuiscano ad un fattivo processo di rinascita e di ricostruzione del territorio. Concretamente l’obiettivo sarà quello di realizzare un percorso di aiuto, in special modo nel settore dei servizi sanitari d’emergenza, per contribuire alla riorganizzazione dei servizi locali. L’Associazione Comasca per la Cooperazione Internazionale porterà Si cercherà di promuovere iniziative mirate di formazione, supporto logistico e supporto di idee e di metodo per la realizzazione di sistemi di emergenza ordinari e straordinari avanti questo obiettivo sulla scorta della positiva esperienza maturata dall’Azienda Ospedaliera Sant’Anna attraverso il servizio 118, che ha già collaborato con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Sri Lanka per la riabilitazione dei servizi sanitari di emergenza dopo lo tsuna- mi. “L’iniziativa di Haiti spiega Mario Landriscina, responsabile del Servizio 118 di Como - si colloca in una già sperimentata azione che l’Associazione ha svolto e svolge, d’intesa con le Nazioni Unite, in Paesi del Sud del mondo. Il 118, come Azienda Ospedaliera S. Anna, ha già avuto modo di portare il suo contributo a questo tipo di progetti. Due le fasi che, solitamente, accompagnano queste operazioni: la prima è di carattere preparatorio, sul fronte diplomatico. La seconda, invece, è condotta direttamente sul campo, accanto agli operatori, per offrire la nostra esperienza. Il fine ultimo di questo percorso vuole essere quello di mettere i colleghi, che gestiscono, in queste aree, il sistema di emergenza territoriale e ospedaliero, nelle condizioni di trarne Foto AFP/SIR elementi e stimoli per poter allestire e strutturare al meglio la loro realtà locale. Realtà che non potrà certo configurarsi come la nostra, non foss’altro per la differente disponibilità di risorse. Questa modalità solitamente contribuisce, però, nell’alimentare un proficuo meccanismo formativo e di scambio di idee in grado di innescare processi positivi. Ciò è almeno quanto abbiamo riscontrato sulla base delle esperienze condotte nei paesi caraibici in cui siamo stati colpiti da calamità”. Operativamente come ci si muoverà? “L’iniziativa sta prendendo corpo ed è in fase di definizione continua Landriscina -. Lunedì scorso, 22 febbraio, con la solenne celebrazione eucaristica delle ore 18.00, nella basilica cittadina posta “sub umbra Petri” (di S. Giorgio), si è onorata liturgicamente la festa che annualmente con il simbolo della cattedra richiama la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell’unità della Chiesa. La comunità parrocchiale ha posto in calendario per sabato 27 febbraio alle ore 21.00 un’elevazione spirituale, che si terrà sempre nella basilica romana di Borgo Vico. L’esecuzione musicale sarà affidata al Gruppo Vocale e Strumentale LudiCanto. Sarà offerto un “viaggio musicale” tra gli anni del tardo rinascimento della “seconda prattica”, e le nuove tendenze musicali europee, con ingresso libero. Il nome del gruppo, costituitosi a Varese all’inizio del 2007, unisce la parola ludus alla parola canto per sottolineare l’intento di giocare con la musica, passando attraverso i generi più disparati, dal sacro al profano, dal Rinascimento alla musica moderna e contemporanea. Dal 2008 si è ufficialmente costituito come Associazione Culturale di promozione sociale, e aderisce all’USCI (Unione Società Corali Italiane), sezione di Varese. Il Gruppo Vocale LudiCanto è composto da 14 elementi ed ha all’attivo oltre 30 concerti: recentemente si è esibito presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Como, in collaborazione con gli strumentisti e il coro dello stesso Istituto in occasione del concerto-esame finale del biennio di Musica Corale e direzione di coro del maestro Marco Croci, che dirige il Gruppo Vocale LudiCanto dalla sua fondazione. AL DON GUANELLA “I COLORI DELLA CARITÀ” Il Museo “Don Luigi Guanella” e il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (CGPG) promuovono la seconda edizione del Concorso “I colori della carità”, rivolto agli alunni delle Scuole Primarie. Lo scopo di questa iniziativa è quello di stimolare nei più giovani una riflessione sul tema della carità, uno dei cardini fondamentali della spiritualità del Beato Luigi Guanella. Inoltre questa è un’occasione per valorizzare e far conoscere ai bambini e alle loro famiglie un patrimonio culturale e sociale del territorio comasco quale è l’opera don Guanella a Como. I bambini potranno partecipare al concorso presentando un disegno per alunno sul tema “I colori della carità”, realizzati su cartoncino da disegno formato A4, con tecnica libera. I disegni dovranno pervenire via posta o consegnati a mano al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (via Guanella 13, 22100 Como; tel. 031.296783), entro e non oltre venerdì 30 aprile 2010. Ogni disegno dovrà essere accompagnato sul retro dal nome dell’autore e dalla classe frequentata, da un breve pensiero sulla carità (facoltativo per i bambini di prima e di seconda) e dall’apposita scheda di iscrizione, firmata da un genitore. Il materiale inviato non sarà restituito. Le opere presentate saranno esposte presso il Salone del CGPG nei giorni 14, 15 e 16 maggio 2010. La premiazione avverrà sabato 15 maggio alle ore 15.30 presso il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, nel corso di un’animazione per bambini; saranno premiati il primo classificato per ciascuna classe con materiale scolastico e una pubblicazione sul Beato Luigi Guanella. È possibile scaricare il regolamento completo del concorso e la scheda di iscrizione dal sito www. giovaniguanelliani.it. Per informazioni ci si può rivolgere al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, Via Guanella 13, 22100 Como; tel. 031.296783; e-mail: como.gio [email protected]; sito internet: www.giovani guanelliani.it. Le Nazioni Unite si occuperanno dell’azione di preparazione del terreno diplomatico. Si preoccuperanno di individuare gli interlocutori tecnici, quindi tramite l’Associazione noi prenderemo contatto con i colleghi e con i referenti amministrativi e politici locali per andare a condividere e realizzare un percorso che, sostanzialmente, si occuperà di formazione, supporto logistico e supporto di idee e di metodo per la realizzazione di sistemi di emergenza ordinari e straordinari”. Tra i soggetti istituzionali che hanno già assicurato la loro adesione al progetto spiccano la Cisl, la Provincia di Como, l’Ance Como, la Bcc Alzate Brianza, Confartigianato Como, Confcooperative Como. Si ricorda inoltre che, sempre in riferimento all’emergenza Haiti, è di qualche settimana fa l’intesa sottoscritta tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria per sostenere congiuntamente un impegno di solidarietà verso le popolazioni colpite dal terremoto. A tale scopo si è deciso di costituire un “Fondo di intervento a favore delle popolazioni della repubblica di Haiti” nel quale confluiranno risorse volontarie offerte dai lavoratori, corrispondenti ad un’ora di lavoro, e un contributo, equivalente, da parte delle imprese. 27 FEBBRAIO Elevazione spirituale nella basilica di S. Giorgio CON IUBILANTES ALLA RISCOPERTA DELLA VECCHIA CHIESA DI S. ORSOLA L’associazione culturale Iubilantes organizza per sabato 27 febbraio una visita guidata alle due chiese di S. Orsola a Como: l’attuale parrocchiale e la chiesa “dismessa”, recentemente riscoperta e valorizzata. La visita guidata sarà curata dallo storico dell’arte Alberto Rovi. Il ritrovo è fissato alle ore 16.00 nel cortile dell’attuale chiesa di S. Orsola (all’inizio di viale Lecco, subito dopo il passaggio a livello FNM). Il contributo individuale di partecipazione è di 5 euro, che saranno devoluti per la chiesa. Non è necessaria la prenotazione. Per informazioni: Iubilantes Onlus, via Vittorio Emanuele II 45, Como; tel. 031. 279684; e-mail: [email protected]; sito internet: www.iubilantes.eu. CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 P A G I N A 23 GRUPPO TURISTICO REBBIESE In 600 alla fiaccolata lourdiana del GTR L o scorso 18 febbraio erano 600 le persone che hanno partecipato alla fiaccolata lourdiana promossa dal comasco Gruppo Turistico Rebbiese e che ha coinvolto le parrocchie di Sant’Antonio, Camerlata, Breccia e Rebbio. «È stata davvero una bella testimonianza di fede», racconta chi vi ha preso parte. Lungo le strade migliaia le candele che hanno illuminato il cammino, che si è concluso presso la Grotta di Lourdes della chiesa di Rebbio, dove il vicario episcopale per la cultura monsignor Angelo Riva ha guidato una meditazione sul segno della croce di santa Bernadette. Una tradizione che si sta consolidando, questa della fiaccolata lourdiana, e che nel 2010 vede anche la felice coincidenza con il quarantesimo anno di attività del rebbiese Gtr. «Il mio pensiero corre a quarant’anni fa quando si è L’iniziativa, promossa dal Gruppo Turistico Rebbiese, che festeggia quest’anno il 40° di attività, ha coinvolto le parrocchie di Sant’Antonio, Camerlata, Breccia e Rebbio Foto Pozzi di ENRICA LATTANZI dato inizio a questa avventura - ricorda il presidente del Gruppo turistico Mario Bianchi -. Quanti volti, quanto impegno, quanta generosità e soprattutto quanta amicizia rivivo in questo momento! Siamo partiti in pochi e tutto era più facile, grazie all’entusiasmo e al senso dell’amicizia che condividevamo e che continuiamo a condividere». Attualmente il Gtr conta oltre settecentocinquanta soci: «sempre meno sono i Paesi ancora da visitare» riprende Bianchi -. Il cammino ebbe inizio nell’agosto del 1970, quando un gruppo di rebbiesi decide di organizzare insieme una vacanza a Parigi. L’esperienza riscuote un tale successo che induce i partecipanti a programmare per l’anno successivo una seconda iniziativa in Spagna, ampliando l’invito ad altri amici. Nasce così il Gtr. Dal primo pellegrinaggio in Terra Santa nel 1975 nasce anche un forte interesse per quei luoghi, per quella Terra delle “nostre origini”. Le iniziative si concretizzano con innumerevoli gesti di carità a favore di opere benefiche verso istituti o enti preposti ad alleviare le sofferenze di bambini e ragazzi con forti handicap o in difficoltà. Per citarne due: l’Istituto Effetà di Betlemme per bambini audiolesi e l’Istituto delle Suore di Madre Teresa per ragazzi gravemente colpiti da handicap. Ma diverse opere nel corso di questi anni vengono portate avanti sempre con immutato entusiasmo da parte dei soci. Domenica 28 febbraio, a Rebbio, è previsto un momento di festa. Alle ore 10.30, presso il cimitero, saranno ricordati i soci defunti. Alle ore 11.00 seguirà l’inaugurazione del portico ristrutturato della segreteria e la benedizione del nuovo pullmino. Alle ore 11.15, presso la parrocchiale di Rebbio, ci sarà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Tunisi monsignor Maroun Laham, già rettore del seminario patriarcale di Beit Jala-Gerusalemme. «In tanti si stanno adoperando per la buona riuscita delle numerose iniziative promosse per questo anniversario - conclude Mario Bianchi –: ci saranno rappresentazioni teatrali, tornei di calcio, gare ciclistiche, una mostra fotografica e una mostra filatelica con annullo postale. Particolarmente attesa, infine, la visita del patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, che, in occasione del sinodo delle Chiese d’Oriente, in ottobre sarà in visita a Como». CAVALLASCA E S. FERMO, IN CAMMINO VERSO LA PASQUA È molto denso il calendario di catechesi per gli adulti promosso dalle parrocchie di Cavallasca e S. Fermo della Battaglia.in vista della prossima Pasqua. Di seguito le date e le tematiche affrontate. Giovedì 25 febbraio, ore 21.00, in Oratorio a S. Fermo “Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato» incontro biblico, con uor Petronila Perez Munoz; Villa Imbonati-Cavallasca via Imbonati 1 22020 Cavallasca - CO tel. 031 210455 www.comune.cavallasca.co.it Giovedì 04 marzo, ore 21.00, in Oratorio a S. Fermo “Chi parla di peccato?”, riflessione della teologia morale, con mons. Angelo Riva; da lunedi al venerdì 15.30/18.30 sabato 10.00/12.30 - 15.30/18.30 domenica 10.30/12.30 - 16.00/18.00 ingresso libero Giovedì 11 marzo, ore 21.00, in oratorio a S. Fermo “Io ti assolvo” riflessione sulla liturgia del sacramento, con don Simone Piani; esposizione di tavole originali del disegnatore Renato Frascoli inaugurazione sabato 27 febbraio ore 17.00 Mercoledì 17 marzo, ore 21.00, in oratorio a S. Fermo “Nulla di mio si stacca da Te» l’esperienza di S. Agostino”, con don Agostino Clerici; Mercoledì 24 marzo, ore 20.30, a Prestino partecipazione alla Veglia per i missionari martiri; Martedì 30 marzo, ore 21.00, in chiesa a Cavallasca celebrazione penitenziale Comune di Cavallasca Assessorato alla cultura Biblioteca comunale È una mostra del tutto particolare quella che troverà spazio in Villa Imbonati, a Cavallasca, dal 27 febbraio al 14 marzo prossimi. Sarà esposta un’ampia fetta della nutrita produzione artistica del vignettista comasco Renato Frascoli. Una mostra per grandi e piccini, tutta da ammirare, ad ingresso libero. FESTA DEI COMPLEANNI IN CASA DI RIPOSO IL SANTUARIO DI GUANZATE E LA FESTA DELLA MADONNA DI LOURDES Sabato 27 febbraio, nella Casa di via Del Laghetto 9, a Lomazzo, come tutti i sabati di fine mese, si festeggeranno gli ospiti che hanno compiuto gli anni nel mese di febbraio. La festa, organizzata dal servizio di animazione della casa con la collaborazione dei volontari, avrà inizio alle ore 15.30. Il pomeriggio sarà allietato dalla musica e dalla simpatia della signora Albi Carla di Lomazzo. Vi potranno partecipare parenti, amici, volontari e chiunque altro vorrà intervenire. Gli ospiti festeggiati saranno: Basaglia Lia (65 anni), Verga Piera (76 anni), Ruga Anna (77 anni), Orrù Margherita (80 anni), Russo Carmela (83 anni), Nequizio Antonietta e Bonfanti Teresa (85 anni), Borella Luigia (89 anni), Rigoldi Isabella (89 anni), Scarioni Gina (89 anni), Capitani Lucia (92 anni), Anzani Angela (94 anni), Grimoldi Francesco (94 anni), Reghenzani Luigia (94 anni), Cecamore Ermelinda (101 anni). Antonio De Marchi Gherini, pluripremiato poeta, artista e performer dell’Altolago, finalista al premio “Eugenio Montale”, ha appena varcato le soglie di internet con il suo nuovo lavoro letterario. Sul sito www.ebook-larecherche.it ha pubblicato infatti la sua recente raccolta di versi - in tutto 40 componimenti - dal titolo “L’Altro (L’evanescenza dell’Angelo”. Il testo si può leggere, consultare e scaricare dal sito in formato Acrobat Pdf. Antonio De Marchi Gherini, nato a Gravedona nel 1954, vive a Gera Lario ed è autore di numerose pibblicazioni poetiche “cartacee”, tra cui “Le gaie stanze”, “Le stagioni del silenzio” e “I colori della notte”. CRONACA P A G I N A 24 Prealpi IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 OLGIATE COMASCO. UN’ALTRA ASSOCIAZIONE CHE MIRA A SALVAGUARDARE LE RADICI DEI SUOI SOCI I “Predazzani nel mondo” Operare a favore di tutti i “conterranei” residenti in altre regioni italiane. Questo lo scopo del sodalizio che ha sede nel più grosso comune della Zona prealpi di PAOLO BORGHI O perare in favore di tutti i predazzani residenti in altre regioni italiane e di coloro che intendono trasferirsi all’estero o rimpatriare, conservare le radici storiche e culturali della terra d’origine, aiutare concretamente chi si trova in particolari situazioni di difficoltà, sono le finalità principali dell’associazione “Predazzani nel mondo”, che conta complessivamente 4.700 soci e 22 Sezioni dislocate in ogni parte del mondo dove risiedono i predazzani emigranti, i primi dei quali risalgono al 1437 quando la Valle di Fiemme era molto povera e non c’era possibilità di sopravvivenza per tutti. L’associazione ha la propria sede operativa ad Olgiate Comasco, dove nel 1986 è stata fondata una Sezione, intitolata al geografo Giuseppe Morandini, che raggruppa oltre 200 famiglie originarie di Predazzo ma residenti in Lombardia. Predazzo è un Comune di 4.439 abitanti della provincia di Trento, situato a 1.018 metri d’altezza. E’ il centro più popoloso ed esteso della Valle di Fiemme, grazie anche ad una conformazione geografica particolarmente favorevole, ed è un importante snodo viario tra le valli di Fiemme e Fassa e la zona di Primiero. A Predazzo oltre al Museo Geologico delle Dolomiti, ha sede la Scuola Alpina della Guardia di Finanza, dove vengono addestrati i militari delle Fiamme Gialle specializzati nel soccorso alpino e dove ha sede anche il Gruppo Sciatori Fiamme Gialle. All’interno del complesso della caserma, la cui costruzione fu iniziata nel 1916 dagli austriaci, è possibile visitare anche il Museo Storico della Scuola Alpina che si va arricchendo di documenti storici e donazioni da parte di civili ed ex Fiamme Gialle: in esso sono custoditi moltissimi cimeli bellici ma anche sportivi a testimoniare la militanza di numerosi campioni (tra gli altri Gustavo Thoeni, campione del mondo e successivamente maestro di Alberto Tomba, ma anche Cristian Zorzi, campione olimpico e Kristian Ghedina) nel Grup- po Sciatori Fiamme Gialle. LA SCUOLA ALPINA DELLA GUARDIA DI FINANZA “La Scuola Alpina della Guardia di Finanza precisa Michele Boninsegna, presidente dei “Predazzani nel mondo” è la più antica scuola militare alpina del mondo e fu istituita alla fine del 1920 come distaccamento dipendente dalla Legione di Trento, al fine di addestrare le giovani reclute alle fatiche della montagna e provvedere così ad una lacuna sentita dal Corpo che eseguiva all’epoca una gran parte del suo servizio sull’arco alpino. Proprio da questa Scuola sono partiti molti predazzani che nel corso degli anni come Guardie di Finanza hanno lavorato in provincia di Como nelle località di confine come Olgiate Comasco, sede della Compagnia, ma anche Bizzarone, Faloppio, Rodero, Drezzo, Gironico, Parè, Gaggiolo, Cavallasca, Valmorea, Ronago, Uggiate Trevano. I nostri compaesani sono molto numerosi anche in Brianza, nel Lecchese e in Alta Valtellina dove nelle zone di Bormio e Livigno lavorano soprattutto come maestri di sci e alpinismo. Ma tantissimi predazzani sono emigrati anche all’estero dove si sono sempre distinti per ingegno e operosità come scalpellini, intagliatori, scultori e costruttori di strumenti musicali, i tipici lavori Trentini, ma anche come sacerdoti, insegnanti, chimici, commediografi, notai, avvocati e commercialisti”. I TRENTINI NEL MONDO L’associazione, che dal 1992 fa parte integrante della “Trentini nel mondo”, che conta oltre 8.000 iscritti, è presente in molte regioni italiane ma soprattutto in Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana e Trentino, dove la Sezione è dedicata alla mamma dell’On. Alcide Degasperi, Maria Morandini, nativa proprio di Predazzo. E’ inoltre attiva in tantissime nazioni pur contando numerosi soci particolarmente in Germania, Svizzera, Polonia, Francia, Belgio, Romania, Canada, Australia, Stati Uniti, Austria, con la Sezione intitolata a don Lorenzo Felicetti, e in Argentina dove la Sezione è invece dedicata al capitano - pilota Carlo Sala di Valbrona, Medaglia d’Oro al Valore dell’Aeronautica. I “Predazzani nel mondo”, che presso la loro sede dispongono di 750 volumi sulla storia dell’emigrazione e sono abbonati a tutti i Settimanali diocesani del Triveneto, ogni anno organizzano una decina d’incontri, pranzi sociali e raduni, durante i quali sono sempre impegnati nella raccolta di fondi da destinare ai missionari che operano in varie parti del mondo e, attraverso una considerevole attività di volontariato in collaborazione anche con altre associazioni, per tutti quanti si trovano nel bisogno. Lo scopo dell’associazione è anche quello di tenere uniti e in contatto con il Comune di Predazzo e la “Magnifica Comunità di Fiemme” i numerosi predazzani residenti nei vari paesi del mondo affinché possa essere erogata assistenza alle famiglie bisognose e con disabili, ora che in Val di Fiemme, grazie al consistente sviluppo turistico reso possibile dalle bellissime montagne che la circondano e alla ricchezza prodotta dal legname non solo della valle stessa ma dalla famosa foresta di Paneveggio, è diventata una delle valli più ricche del Trentino. Tra le manifestazioni più significative, alle quali è sempre presente il “Gonfalone della Predazzani”, regalato all’associazione dall’Amministrazione Comunale, è da segnalare quella tenutasi ad Appiano Gentile dove, per la prima volta in assoluto in Italia, sono stati ricordati i “soccorritori” rintracciati (diversi erano proprio di Predazzo) che hanno operato in calamità pubbliche, in Italia e all’estero. LA SAGRA DI SAN GIACOMO “Lo scorso 25 luglio – aggiunge Boninsegna – abbiamo partecipato alla tradizionale Sagra di San Giacomo, Patrono della locale chiesa. Una festa ancora molto sentita in paese sia per la tradizione religiosa che per quella folcloristica. In questa giornata d’accordo con il Comune si festeggia un cognome storico locale, ed è veramente bello ed emozionante vedere intere famiglie, magari lontane da anni, che si ritrovano per festeggiare con i parenti nella terra d’origine. L’iniziativa, organizzata proprio dalla nostra associazione, è nata nel 2000, quando furono festeggiati i “Morandini”, poi fu la volta dei “Gabrielli”, i “Giacomelli”, seguiti dai “Felicetti”, dai “Bosin”, dai “Brigadoi” e dai “Dellantonio”, i “Guadagnino” e i “Boninsegna”. Nel 2009 la festa, che è ormai entrata a pieno titolo in quel patrimonio d’usanze che caratterizzano gli aspetti peculiari di una comunità, è stata riservata ai “Dezulian” un cognome che a Predazzo contraddistingue ben quarantasette famiglie. Tutti i partecipanti, preceduti dalle note della banda civica “Ettore Bernardi” Nella foto un gruppo di soci dell’associazione “Predazzani nel mondo” durante il tradizionale raduno a Predazzo che di primo mattino aveva dato la sveglia al paese, hanno sfilato, insieme alle autorità, fino a raggiungere la chiesa arcipretale dove è stata celebrata la Santa Messa, seguita, a mezzogiorno, dal pranzo sociale nel tendone comunale vicino alla piscina. Prima della celebrazione religiosa, c’è stato ovviamente, in piazza, il momento dell’immancabile foto ricordo. Tra le bandiere presenti vi era anche quella degli Stati Uniti, visto che la Sezione dei Predrazzani nel mondo di questo paese è intitolata a Francesco Dezulian”. DOVE TROVARLI I “Predazzani nel mondo” hanno la loro sede ad Olgiate Comasco in via Milano 30, dove chiunque può rivolgersi per conoscere tutte le attività dell’associazione. CRONACA P A G I N A 25 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 I “ nostri figli sono belli così” è stato il filo conduttore di un progetto promosso dal Consorzio dei Comuni dell’Olgiatese insieme alle parrocchie e dalle amministrazioni comunali della zona. L’obiettivo è stato quello di riflettere su alcuni aspetti dell’educazione dei giovani. Tema molto spesso al centro dei discorsi in ogni parrocchia e sempre in prima fila sui mass-media, soprattutto correlato ad episodi, anche molto gravi, in cui è lampante la sua carenza. Nel corso di tre incontri, che hanno animato le settimane a cavallo tra gennaio e la metà di febbraio, insieme a giornalisti, amministratori e psicologi, sono state spese tante parole che, è l’auspicio di tutti, ci si augura possano concretizzarsi, anche nel breve periodo, in politiche di maggiore sostegno alle famiglie che necessitano di aiuto nel loro compito educativo e non rimanere dei semplici ed accattivanti slogan. In ogni caso il riassunto di questa esperienza può essere sintetizzato nella consapevolezza che non esiste educazione senza regole e le difficoltà, nonché i piccoli fallimenti, sono esperienze importanti sia per i genitori, sia per i figli, nonché viatico per diventare “bravi cristiani e onesti cittadini”. Particolarmente significativa, nel cammino proposto del progetto, che ha visto in prima fila la parrocchia di Santo Stefano OLGIATESE I nostri figli sono belli così Il senso di un percorso promosso dal Consorzio dei Comuni dell’Olgiatese, alcune parrocchie e amministrazioni locali, avente per oggetto l’educazione giovanile di Appiano Gentile,, la tavola rotonda di giovedì 4 febbraio alla quale sono intervenuti, insieme agli amministratori politici dei comuni limitrofi ad Appiano Gentile ovvero i sindaci Clerici (Appiano Gentile), Rimoldi (Veniano), Stradella (vice sindaco di Oltrona), Cusini (Bulgarograsso) Napoli (Fino Mornasco), anche persone impegnate nel mondo della scuola come gli insegnanti don Giuseppe Conti ed il professore Franco Alogna, do- cente alle scuole medie appianesi. Dal dibattito è emerso che le problematiche educative sono in crescita, situazione testimoniata dall’aumento delle difficoltà da parte delle famiglie. Sincerità, dialogo, attenzione sono quindi gli “ingredienti” essenziali affinché si possa instaurare un percorso educativo efficace tra genitori e figli, perché genitori, di condizione, lo si diventa improvvisamente con la nascita di un figlio ma esserlo concretamente è frutto di un lungo cammino che, concretamente, non ha mai fine. L’educazione è un importante compito, quindi, che deve essere svolto dalla famiglia e che non può essere demandato “in toto” ad altri soggetti (scuola, amministrazioni pubbliche), le quali possono collaborare ed assistere in questo processo. Purtroppo, invece, sono sempre più frequenti i casi in cui le famiglie di fronte ad un impossibili- tà di fatto, oppure per semplice pigrizia mentale, preferiscono demandare all’esterno, soprattutto alla scuola tale compito. Gli insegnanti dei propri figli, invece, possono essere di importante aiuto ma nella consapevolezza che esclusivamente i genitori conservano il ruolo “di attori principali” la cui presenza, verso i figli, deve essere sì costante e affettuosa, ma allo stesso tempo anche ferma e decisa. Purtroppo attualmente anche nel nostro territorio è emerso che le famiglie incontrano tante difficoltà anche perché, rispetto al passato, ci sono “soggetti” che propongono altri modelli educativi di difficile condivisione (si pensi alla televisione ed alla maggior parte dei suoi programmi, proposti inoltre nelle fasce orarie di maggior ascolto). Essere genitori, quindi, necessità una costante formazione su tutto ciò che accade intorno a noi al fine di essere in grado di capire il linguaggio e le necessità dei figli, nonché di monitorare come vengono affrontate, e considerate dai ragazzi, certe tematiche. In ogni caso, ieri come oggi ed in futuro ancor di più, essere genitori/educatori è una sfida importante che non può essere rimandata ed alla quale non si può abdicare perché ne va del futuro della nostra società. I bambini di oggi, con i loro pregi e difetti, infatti saranno gli adulti ed i genitori di domani. CONTRO IL BULLISMO Essere felici a scuola U ltima occasione per “Essere felici a scuola”. Il corso che chiude il percorso formativo rivolto agli insegnanti, si svolgerà dal 2 al 5 marzo a Druogno (VB). L’iniziativa partita i primi mesi del 2008 volge ora al termine registrando un successo di partecipazione con un’ adesione di circa 160 insegnanti e più di 60 scuole. Il progetto totalmente finanziato coinvolge docenti delle elementari, medie inferiori e superiori delle province di Milano, Lodi, Pavia, Como e Bergamo. Partito nel 2008, il ‘pacchetto, sviluppato da Fondazione Sodalitas con ISMO e Comunità Nuova, si è rivolto inizialmente alle scuole medie inferiori di Milano per poi allargare la proposta a tutte le scuole pubbliche elementari, medie e superiori delle province di Milano, Lodi, Pavia, Como e Bergamo. I Laboratori hanno la finalità di portare i docenti ad ottimizzare la loro capacità educativa attraverso una qualità relazionale e comunicativa che li renda sempre più riferimenti affidabili per gli studenti e per le famiglie, contro tutte le devianze giovanili, in particolare il più mediaticamente noto fenomeno del bullismo. Ricordiamo che la partecipazione per i docenti è gratuita, perché il progetto è completamente finanziato. I Laboratori sono guidati da formatori professionisti, durano ognuno 4 giorni e si svolgono al di fuori delle scuole di appartenenza al fine di potersi confrontare con esperienze diverse. A seguire un percorso di affiancamento di 6 mesi, durante il quale gli insegnanti saranno supportati nello sviluppo del progetto che la singola scuola riterrà più appropriato alla specifica realtà. Un periodo formativo per poter diventare veri e propri “agenti di relazione”. Il prossimo e ultimo Laboratorio si terrà dunque dal 2 al 5 marzo 2010 a Druogno (VB). Anche le spese di vitto e alloggio sono sostenute dai finanziatori, a carico delle scuole / partecipanti solo le spese di viaggio ed eventuali extra in albergo. E’ fondamentale che gli interessati si iscrivano al più presto per predisporre i gruppi di lavoro e permettere agli istituti di programmare la partecipazione dei loro docenti. E’ possibile scaricare la scheda di iscrizione ed il progetto completo dal sito: http:/ /www.ismo.org. Per informazioni e iscrizioni ai laboratori contattare ISMO: Elena Meneguzzo [email protected] tel. 02 72000497-fax 02 89010721– p.zza Sant’Ambrogio 16 – 20123 Milano. IL 1° MARZO A CANTÙ CONTRO IL RAZZISMO Una giornata insieme per l’uguaglianza ed i diritti di cittadinanza per tutti. L’appuntamento è per il prossimo 1° marzo, a Cantù, con un presidio in largo XX Settembre, dalle 17.30 alle 20. A promuovere l’iniziativa di sensibilizzazione contro ogni forma di razzismo è il “Comitato Primo marzo 2010” costituitosi il 4 febbraio scorso, durante un’assemblea pubblica svoltasi presso la Camera del lavoro di Como. Al comitato aderiscono diverse realtà del territorio comasco, a diverso titolo impegnate sul fronte migratorio: dalla Cgil alla Cisl, dal Coordinamento Comasco per la Pace a Emergency Como e altre ancora. Lo slogan dell’iniziativa sarà: “Una giornata insieme a noi. Il primo marzo passalo in giallo”. La manifestazione prevede volantinaggi nei principali comuni della provincia a partire da giovedì 25 febbraio, davanti alle più importanti fabbriche del territorio ed alcune parrocchie; la distribuzione di fiocchi gialli da appuntarsi per esprimere una scelta pubblica antirazzista; l’esposizione di stoffe o drappi gialli dai balconi e dalle finestre delle abitazioni o dei luoghi di lavoro; il presidio a Cantù in largo XX Settembre il 1° marzo, appunto. A costituire il Comitato immigrati e italiani, donne e uomini accomunati dal rifiuto del razzismo, dell’intolleranza e della chiusura. Il Comitato è sorto sulla scorta degli episodi manifestatisi negli ultimi tempi, da Rosarno a via Padova (a Milano), segnali della diffusa presenza di un clima ostile e pregiudiziale nei confronti del popolo di migranti che abita il nostro paese. Pregiudizi… Proprio dietro facili luoghi comuni e pregiudizi pare infatti annidarsi, oggi, il malumore che alimenta atteggiamenti di intolleranza verso l’immigrato. L.CL. CAMNAGO FALOPPIO SALUTA DON GIUSEPPE CORTI La comunità di Camnago Faloppio la scorsa settimana, si è radunata, con commozione e riconoscimento, attorno al suo parroco, don Giuseppe Corti, per salutarlo in vista del nuovo incarico, che lo porterà alla guida della parrocchia di Cassina Rizzardi. Su questo numero, a pag. 35, il saluto rivoltogli dai fedeli. Foto R.R. P A G I N A 22 CRONACA Lago&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 UNA RISORSA PREZIOSA PER IL TERRITORIO Acqua di montagna fonte di vita A prite le finestre al nuovo sole è primavera, è primavera… lasciate entrare un poco d’aria pura… Così recitavano i versi di una vecchia canzone degli anni Sessanta. Quando si poteva ancora cantare a squarciagola, magari in coro con la vicina di casa, prima della moda dei tamburi… dei “Watussi”, come chiamava mia madre gli urlatori che invece di cantare sembrava dichiarassero guerra al mondo intero, tanto sembravano arrabbiati… Perché il richiamo a questo adagio? Qualche giorno di sole, sul finire della scorsa settimana, ha riacceso in noi proprio il desiderio di primavera… Però, con l’affacciarsi dell’ormai prossimo mese di marzo, l’aria sarà anche pura e limpida, il sole nuovo, ma il freddo si fa ancora sentire, specialmente quest’anno che la neve ricopre uno zoccolo ghiacciato spesso qualche centimetro e l’aria che arriva giù dai monti non appare proprio primaverile, anzi! Questo ci consiglia di chiudere in fretta le finestre, non prima di aver percepito, però, il mormorio di tanti rivoli che timidamente, special- 6 MARZO CONCERTO AL GALLIO PER IL 90° DELLA SEZIONE ALPINI Sabato 6 marzo alle ore 21, presso l’Auditorium del Collegio Gallio in via Barelli, la sezione alpini di Como, nel quadro delle celebrazioni del proprio 90° anniversario di fondazione, organizzerà un concerto di musiche classiche, folcloristiche e del repertorio alpino. Parteciperà la filarmonica “La prime lus” di Bertiolo (UD), un’ associazione culturale musicale composta da 45 elementi non professionisti che si prefigge di far conoscere il folclore friulano. La scelta da parte della Sezione alpini è stata fatta per ricordare i tanti alpini comaschi che, in pace e in guerra, hanno prestato servizio nel Friuli. L’ingresso è gratuito. La neve ha di nuovo coperto le Valli, il tempo è ancora incerto, ma qualche rivolo inizia già a far sentire la sua voce. È il preannuncio che la primavera non è più così lontana? Arriva la sera alla bolla dell'alpe di Colonno in veste invernale. Foto di Gianni Franchi di RINA CARMINATI FRANCHI mente sul mezzogiorno, scorrono già adagio uscendo dai cumoli di neve che ancora costeggiano le strade. È il sangue della terra, l’acqua benedetta che i nostri nonni rispettavano e curavano con una venerazione quasi maniacale. Un campo, un prato, un bosco e naturalmente un paese che poteva disporre di acqua spontanea che sgorgava direttamente dalla terra poteva già definirsi ricco di ogni bene. Dalle piccole sorgenti alta quota agli sbocchi più consistenti sui mille metri l’acqua sgorga alimentando in primo luogo le bolle, così preziose per l’abbeveraggio del bestiame al pascolo d’estate, ma anche per conservare la temperatura ottimale del latte nelle conghe dei casottini, per rifornire di acqua corrente i lavatoi, i pozzi e, più tardi, gli acquedotti. Tutta l’acqua va, quindi, a finire ancora nel torrente Telo, che in questa stagione comincia a far sentire il suo sordo brontolio nel fondo valle, perché è quasi prigioniero, per nostra fortuna, delle scoscese rocce in cui, nei secoli, si è scavato la culla. La sua acqua parte dalla Valle alta e attraversa qualche piccolo pianoro tra Castiglione e Dizzasco e la valle dei mulini, dove un tempo assolveva per così dire, l’ultimo incarico utile, facendo girare con la forza delle sue acque le ruote dei mulini, il maglio e persino una piccola centrale elettrica che dava luce a tre paesi della Valle. Quasi indispettito per queste VISITA ALLA SINDONE CON L’OPERA DON GUANELLA La Provincia “Sacro Cuore” dei Servi della Carità - Opera Don Guanella organizza per sabato 17 aprile un pellegrinaggio a Torino, con l’assistenza tecnica della Gea Way Tour Operator di Agrate Brianza. La partenza è fissata dalla Casa “Divina Provvidenza” di Como (Via T. Grossi 18, ampio parcheggio interno) alle ore 6.30. Il programma di massima prevede al mattino la visita alla Sacra Sindone, mentre al pomeriggio ci si porterà a Valdocco, con visita al Santuario di Maria Ausiliatrice (dove si trova la tomba di don Bosco) e all’attiguo Museo con i locali originali in cui ha abitato il Santo, per ricordare il soggiorno torinese e l’esperienza salesiana di don Luigi Guanella. La quota di partecipazione per persona è di 55 euro con pranzo presso un ristorante della zona; 37 euro con pranzo al sacco. Per informazioni e iscrizioni (entro il 20 marzo o al raggiungimento del numero stabilito): don Adriano Folonaro: 031296894; Aldo 334-5281669. restrizioni, qui il Telo diventa adulto ricevendo tanta acqua dal versante di Schignano e si sfoga creando ripide cascate correndo verso i lago, che pare attenderlo per farlo riposare tra le sue acque molto più calme. Esiste una vecchia leggenda, forse la più oscura e dimenticata, ma molto poetica, giunta a noi troppo fragile per essere ricostruita, ma così delicata e controversa da farci pensare valga la pena di rammendarla con la fantasia. C’erano una volta tre sorelle di Cerano, questo è l’unico dato riconosciuto da tutti quelli che la raccontavano, che decisero che il loro paese non era più consono ai loro gusti di vita. E non solo lui, l’intera Valle. Decisero così di cambiare e di costruire una casetta tra le rocce del monte Generoso. Pensavano di isolarsi e vivere in pace, lontano da chi le infastidiva, anche, per il sol fatto di camminare dove camminavano loro. Forse per superbia o per boria, presero così i loro oggetti più indispensabili e si indirizzarono verso la vetta del Generoso. Ma prima di arrivare alla meta ebbero sete e si accorsero che avevano dimenticato il bene più prezioso: l’acqua. Forse avevano sottovalutato il fatto che a quell’altezza l’acqua non ci fosse. Così si trovarono a dover decidere se ritornare sui loro passi o se morire di sete. Tanto erano caparbie che scelsero la seconda soluzione. Così a poco a poco diventarono anche loro rocce aride e, secondo la leggenda, si trasformarono nelle tre cime vicine che si incontrano subito prima della vetta del Generoso. Qualcuno però racconta ancora, che il Signore, sospettando che avessero intenzione, con il loro operato, di avvicinarsi di più al cielo, donò anche a loro il magnifico panorama che si può ammirare dalla vetta, e fece sgorgare ai loro piedi una piccola sorgente, ancora viva e la più alta in quota di tutta la Valle. Questo per dissetare chi arriva sudato dopo la lunga salita . Da una poesia ecologica dialettale scritta per i bambini in “Regordatt” riportiamo questi pochi versi “Quand l’acqua la fai trè tom, i là po beev ogni galantom, si,ma al pè pocigal minga deent, parchè quel sota da tì,al là da beev cuntent”. NUOVA SEDE CISL A MOZZATE CERNOBBIIO VISITE GUIDATE AL PARCO DI VILLA D’ESTE Lo scorso sabato 20 febbraio è stata inaugurata a Mozzate, in piazza Cornaggia 5, la nuova sede della Cisl. Un punto di raccordo in più con la cittadinanza, un luogo di servizio e di ascolto che consolida la fitta rete territoriale che il sindacato sta tessendo sull’intera provincia. Oltre alla Segreteria provinciale della Cisl, ed alla Sgretaria comasca e lombarda dei pensionati erano presenti il parroco, il sindaco e il comandante della locale Stazione Carabinieri e numerosi delegati sindacali di zona L’Assessorato al Turismo della Città di Cernobbio, in collaborazione con Villa d’Este e con l’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, organizza per domenica 7 marzo visite guidate gratuite al Parco di Villa d’Este (con pass nominativo), con inizio alle ore 14.30 e alle ore 15.30. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Ufficio URP del Comune di Cernobbio, tel. 031.343.253, dal lunedì al venerdì ore 9.00 - 13.00. La chiusura delle prenotazioni sarà lunedì 1 marzo alle ore 13.00; il numero di posti disponibili 360. CRONACA P A G I N A 28 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 CARAVATE IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I PASSIONISTI Il significato della Quaresima in Valle E passione di Cristo. Si chiuse in meditazione in una cella a Castellazzo Bormida presso la chiesa di San Carlo e Anna, indossando un lungo saio nero recante una croce bianca col nome di Cristo. In effetti egli asserì di aver avuto per misericordia divina una visione, nella quale gli veniva indicata la via da percorrere e ciò che avrebbe dovuto fondare. Così in quella gelida cella scrisse la Regola della futura Congregazione. Fu Papa Benedetto XIII a ordinarlo sacerdote e Papa Benedetto XIV ad ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ sistono luoghi dove la passione di Cristo ci viene ricordata tutto l’anno. Luoghi consacrati alla redenzione. Vi sono anche uomini che hanno scelto il carisma della sofferenza di Cristo come impegno di vita ,mediante l’insegnamento, la predicazione, la meditazione e l’attivismo missionario. A Caravate sorge, come risaputo. il convento dei padri Passionisti, o, con più esattezza, della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. Lassù tutto ci ricorda il percorso della Croce: dalla Via Crucis nel bel parco, sino alla pittura della cappella interna della piccola comunità, dedicata a Cristo sofferente. Il quadro presbiterale ci dice tutto e ci parla di San Paolo della Croce, il santo fondatore della congregazione dei Passionisti che raffigurato in questa pittura ci indica Gesù crocifisso e ci introduce alla prossima Pasqua. Ma chi era Paolo della Croce? Ovadese di nascita, siamo alla fine del 1600, Paolo Francesco, figlio di Luca Danei e di Anna Maria Massari, fu avviato dai genitori ad una fede genuina e solidissima che fece già da fanciullo nascere il lui un sentimento di tenero affetto verso Gesù, assistendo giornalmente la Santa Messa, alimentata da una preghiera assidua e meditativa. Terminati gli anni di studi e sentendosi portato ad una scelta di vita religiosa, rinunciò al matrimonio. A 24 anni crebbe ancor più in lui il desiderio di fondare una sua Congregazione missionaria consacrata alla approvare nel 1747 la regola dell’ Istituto. Nacque in seguito nel 1771 con la collaborazione di madre Crocifissa Costantini il ramo femminile, le Claustrali Passioniste. Paolo della Croce si spense a Roma nel 1775. A questo santo vanno riconosciute numerose virtù professate con umiltà per tutta la vita e la sua devozione assidua verso Cristo sofferente che identificava con l’amore verso gli ultimi, quelli più provati dalle tribolazioni. Papa Pio IX, riconoscendo la grandezza di questo umi- le frate, lo beatificherà nel 1853 e santificherà nel 1867. Ora i padri Passionisti sono distribuiti in molti luoghi missionari sparsi nel mondo. Da noi in Valcuvia prestano con le loro predicazioni e la loro disponibilità un servizio prezioso alle parrocchie limitrofe. Da tempo il loro monastero di Caravate si è trasformato in una accogliente casa di ospitalità per gruppi che vogliono ritemprare lo spirito meditando tra il silenzio della natura. SERGIO TODESCHINI IN BREVE UNA VETRINA PER ESSERE INFORMATI Notizie dal territorio... LOGO IN ARRIVO Tra novembre 2009 e gennaio 2010 la nuova Comunità Montana delle Valli del Verbano ha bandito un concorso per la scelta del nuovo logo dell’ente. A sorpresa sono giunte nella CORSO DI TEOLOGIA PER LAICI In vista dell’Anno scolastico 2010-2011 verrà proposto a Luino (organizzato dalla diocesi di Milano) un corso di teologia per laici dal titolo “La Bibbia anima della teologia” e proporrà una serie di incontri settimanali che si svolgeranno la sera del martedì, indicativamente dall’ottobre 2010 al marzo 2011. Scopo degli incontri è la presentazione organica dei fondamentali contenuti della teologia cattolica, senza finalità di carattere immediatamente didattico o pastorale. Al termine del corso ai partecipanti verrà consegnato un attestato di frequenza che documenta la partecipazione ad almeno due terzi delle lezioni svolte. L’iniziativa è sostenuta anche dall’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) della provincia di Varese, sezione di Besozzo. Per eventuali informazione: Laura Gavazzeni Contini. Telefono e fax 0332/970.761, oppure e-mail: lauraga [email protected]. A CITTIGLIO INCONTRO PER I CRESIMANDI Si terrà domenica 7 marzo prossimo con inizio alle ore 14.30 all’oratorio di Cittiglio l’incontro zonale dei Cresimandi, organizzato dalla commissione Giovanile e Vocazionale di zona. sede dell’ente montano quasi 200 propose che lunedì 8 febbraio scorso sono state visionate da una apposita commissione composta dal professor Claudio Bonvecchio, presidente del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università dell’Insubria di Varese, e due professionisti del design della comunicazione che vivono e lavorano sul territorio: Dario Bevilacqua e Sabrina Van Hoften. “Durante questo primo incontro - spiegano in comunità montana - sono state prese in esame tutte le proposte ammesse alla selezione, valutandone innanzitutto l’impatto visivo, l’armonia e semplicità delle linee, l’applicabilità in contesti diversi e il percorso concettuale”. L’analisi, la discussione e la progressiva selezione dei progetti in esame ha portato alla scelta di tre elaborati che saranno proposti al giudizio dell’Assemblea comunitaria nel prossimo mese di marzo. “L’indicazione emersa della commissione tecnica - puntualizzano ancora in comunità montana - è stata quella di dare un tocco di innovazione e vigore all’immagine comunicativa dell’Ente montano, privilegiando quelle le soluzioni più ragionate ed astratte, che andavano oltre la consueta simbologia legata al lago e alla montagna”. Soddisfatto anche il Presidente della Comunità Montana Marco Magrini per la partecipazione al concorso e per l’interessamento che questo ha suscitato in ogni parte d’Italia. La proposta vincitrice, oltre all’assegnazione di un premio di 1.500 euro, diventerà il simbolo identificativo del nuovo Ente montano nato nel 2009 dalla fusione delle Comunità Montane della Valcuvia e delle Valli del Luinese. “CORNI E PECC” Torna anche quest’anno la manifestazione “Corni e pecc” che la Comunità Montana della Valcuvia aveva ideato e promosso a partire dal 2004 per dare pubblicità ai prodotti agricoli dell’alto varesotto, ma anche per far conoscere i bei centri storici dei paesi della valle. Sino ad oggi la manifestazione si è svolta a Cassano, a Brinzio e ad Azzio, per due anni in ognuno dei tre paesi; quest’anno la scelta è caduta sul paese di Cittiglio. In queste settimane le associazioni del paese si stanno riunendo periodicamente per definire i dettagli dell’orga- IL MIELE DEL VARESOTTO PER LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO AD HAITI Oltre 100 mila bustine mono dosi di miele varesino verranno distribuite dalla Croce rossa italiana nelle terre haitiane colpite dal terremoto. Sono stati consegnati a inizio settimana alla Croce rossa italiana i 10 quintali di miele varesino donati da Provincia di Varese e Consorzio per il miele. «Una bella iniziativa che ancora una volta conferma la grande generosità del nostro territorio», ha commentato il Presidente della Provincia di Varese Dario Galli, il quale ha poi aggiunto che «nella prossime settimane, quando ripartirà la fase di ricostruzione, valuteremo la possibilità di assumere qualche altra iniziativa solidale a distanza per dare un aiuto più grande a questa terra colpita dalla tragedia del terremoto». Alla consegna ufficiale del miele era presenta anche Emilia Scarcella, vicepresidente Cri Milano: «Sono rimasta colpita dalla grande generosità dimostrata da tutti coloro che hanno aderito a questa iniziativa. Le bustine verranno portare ad Haiti, dove ancora oggi è difficilissimo raggiungere la capitale. Noi stiamo raccogliendo tutto il materiale a Legnano dove abbiamo il nostro centro nazionale della Protezione civile della Croce rossa. A gennaio abbiamo già inviato un cargo con strutture da campo e un macchinario per rendere l’acqua potabile». Soddisfatto Nando Fiori, presidente del Consorzio miele della provincia di Varese: «è un’iniziativa fatta col cuore. Ci piacerebbe ora avviare un progetto di apicoltura in un paese in via di sviluppo che abbia le qualità idonee per accogliere questo tipo di attività». nizzazione ed essere pronti per l’appuntamento che nel 2010 è programmato per il 28, 29 e 30 maggio prossimi. CONCORSO DI POESIA “L’Isola dei Poeti del Lago Maggiore” – via Don Redaelli n. 14, 21014 Laveno Mombello (Va) – con il patrocinio del Comune di Rancio Valcuvia, bandisce il 1° concorso di poesia rivolto ai ragazzi delle scuole elementari della provincia di Varese, il 1° concorso nazionale di poesia “Premio Comune di Rancio Valcuvia” in lingua italiana e il “premio l’Isola dei poeti del Lago Maggiore” in versione dialet-tale (riservato però quest’ultimo solo ai residenti in Lombardia, Piemonte e Canton Ticino). Le iscrizioni ai concorsi dovranno pervenire alla sede dell’Isola dei Poeti del Lago Maggiore entro il prossimo 5 marzo 2010. Per quanto riguarda il concorso per le scuole elementari esso sarà suddiviso in due categorie: la prima riservata alle classi I e II (lavoro di gruppo firmato dall’inse- gnante), la seconda per le classi III, IV e V riservata al singolo autore. Ognuno potrà partecipare con al massimo due composizioni con poesie a “Tema libero”. Gli altri due concorsi – anch’essi con poesie a tema libero - sono suddivisi in tre sezioni: Sezione A – Poesia in lingua; Sezione B – Poesia dialettale; Sezione C – Haiku. ciascun partecipante potrà concorrere per le sezioni A e B con un numero massimo di due composizioni per sezione, che non superino i 40 versi, per la sezione C da 3 a 6 haiku nel rispetto della metrica giapponese (3 versi di 5-7-5 sillabe). La cerimonia di premiazione dei tre concorsi, avrà luogo presso la sala civica del comune di Rancio Valcuvia il giorno 5 giugno prossimo. Per informazioni: isola. poeti@virgi lio.it , oppure su www.isoladeipo etidellagomaggiore.it , ove è anche possibile scaricare il bando del concorso e avere informazioni sulla storia e l’attività dell’Isola dei Poeti del Lago Maggiore. A.C. Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A P A G I N A 29 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 SONDRIO SCADENZA DEL BANDO LUNEDÌ 1 MARZO Fondi per gli interventi sociali E nti Pubblici, associazioni e organizzazioni legalmente riconosciute, grandi e piccole, parrocchie della provincia di Sondrio hanno ancora qualche giorno di tempo per presentare le richieste di contributo nell’ambito del bando congiunto promosso dalle fondazioni Pro Valtellina e Tirelli che scadrà lunedì 1° marzo. I due organismi filantropici hanno unito le forze per ottimizzare le risorse e razionalizzare gli interventi in campo sociale allo scopo di essere ancora più efficaci nella loro azione di sostegno alle persone bisognose. In una fase economica difficile anche nella nostra provincia stanno infatti emergendo nuove necessità che meritano attenzione, problemi sociali che affliggono i soggetti più deboli della società. Il bando, che mette a disposizione 120mila euro, 100mila della Fondazione Tirelli e 20mila della Pro Valtellina, servirà a sostenere aiuti agli anziani che necessitano di assistenza domiciliare, a bambini e ragazzi affetti da malattie che richiedono cure costose, a finanziare l’educazione e l’istruzione dei figli di genitori in difficoltà economiche e sociali e per la realizzazione e l’ammodernamento di strutture per l’accoglienza di persone in stato di bisogno. In particolare, sarà possibile intervenire in situazioni difficili, di cui sono informati i Comuni, le parrocchie o le associazioni, per il tramite di questi ultimi e grazie al sostegno economico delle due fondazioni. Le domande saranno valutate da una commissione formata da rappresentanti delle due fondazioni che si atterranno ai criteri definiti riguardanti il livello di aderenza del progetto alle finalità del bando, la capacità del proponente di realizzarlo sulla base della copertura finanziaria e di esperienze precedenti, il favorevole rapporto tra costo ed ef- ficacia. Ciascun progetto sarà finanziato fino a un massimo del 70% del costo complessivo e dovrà essere realizzato entro la fine del 2010. Testo del bando e modulistica possono essere scaricati dai siti internet delle due fondazioni: www.provaltellina.org; www.fondazionetirelli.org. PROVINCIA PRESENTATO ANCHE IL PIANO PER L’INSERIMENTO DEI DISABILI Orientare alle scelte per il futuro assessore provinciale alla Formazione, al Lavoro e ai Servizi Sociali Alberto Boletta ha presentato l’iniziativa “La Provincia Orienta” in corso L ’ al Polo Fieristico di Morbegno il 25 e 26 febbraio: un’attività rivolta ai giovani studenti di Valtellina e Valchiavenna ormai consolidata da tempo. Al tavolo dei relatori anche i principa- li partner dell’evento Azienda Speciale Professionale della Provincia di Sondrio, Rete delle Scuole, Fondazione Credito Valtellinese e Valposchiavo - dedicato a tutti gli alunni degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Sondrio. In tutto circa 1.800 giovani stanno visitando gli stand degli atenei e degli istituti di formazione superiore (25), degli enti accreditati per la formazione (4), degli enti istituzionali e di categoria (9), dei servizi per l’orientamento (3), degli ordini e collegi professionali (8), delle forze arma- te (6) e delle agenzie per il lavoro (2). Giovedì mattina, promosso dalla Fondazione Creval, si è svolto il convegno “Orientare al Futuro”. Boletta ha inoltre ricordato un’altra iniziativa condotta con esito positivo, ovvero il “Piano per l’Inserimento Socio Lavorativo delle persone con disabilità”. La Provincia di Sondrio, così come dispone la norma e forte dei trasferimenti previsti dal fondo regionale relativo alla legge n.68 del 1999, presenta un sistema virtuoso con una bassissima percentuale di posti di lavoro attualmente scoperti. Su un totale di 698 posti riservati presso le aziende private 65 sono ancora disponibili, mentre nel pubblico su 450 posti solo 7 sono ancora scoperti. Il tasso di occupazione, dunque, risulta essere molto elevato. Dati questi da considerare sulla IL VANGELO SECONDO GIOTTO A SONDRIO Oltre sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto, su commissione del banchiere padovano Enrico Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità. Questa piccola chiesa romanico-gotica, concepita per accogliere lui stesso e i suoi discendenti dopo la morte, è considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell’arte occidentale. Gli affreschi, dopo un accurato restauro, sono ritornati all’antico splendore rivelando la bellezza e la genialità della pittura giottesca, che influenzò generazioni di artisti e mutò i canoni stilistici dell’arte italiana ed europea. Il ciclo pittorico della Cappella sviluppa tre temi principali, ciascuno in dodici episodi, disposti sulle pareti della navata: la vita di Gioacchino ed Anna, la vita di Maria; la vita, morte e resurrezione di Gesù. Infine lo zoccolo con le personificazioni delle sette virtù e dei sette opposti vizi capitali che conducono rispettivamente al Paradiso e all’Inferno del grande Giudizio universale dipinto sulla controfacciata. La mostra è una fedelissima riproduzione fotografica, in scala 1:4, delle pareti della Cappella degli Scrovegni dopo i restauri del 2002, a seguito dei quali, per ragioni conservative, è stato ridotto a pochi minuti il tempo consentito per ammirare uno dei capolavori di Giotto. La mostra, quindi, offre l’opportunità di guardare gli affreschi col tempo necessario per cogliere la poesia iconica delle corrispondenze verticali e frontali, del simbolismo dei colori, dei numeri, delle prospettive architettoniche. Giotto, infatti, assieme a Dante è all’apice di una cultura in cui ogni particolare partecipa di un ordine che tutto abbraccia. La mostra è una produzione di Itaca Eventi, realizzata con il contributo di Regione Veneto e Consorzio Giotto. L’iniziativa avviene in collaborazione con l’Azienda Turismo Padova Terme Euganee e il patrocinio di Provincia di Padova, Comune di Padova e Camera di Commercio di Padova. L’iniziativa, che è promossa dal Liceo Scientifico Pio XII e dal Centro Culturale Don Minzoni, è sostenuta dalla Zona Pastorale Media Valtellina, dalla parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Sondrio, da Aziona Cattolica, Agesci e Comunione e Liberazione, e ha ricevuto il patrocinio e il contributo dell’Amministrazione Provinciale, della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e dell’Amministrazione Comunale di Sondrio. La presentazione della mostra alla città avrà luogo giovedì 25 febbraio alle ore 20.45 presso l’Auditorium Torelli. Interverrà il prof. Roberto Filippetti, curatore della mostra e autore del volume per ragazzi Il Vangelo secondo Giotto. La vita di Gesù raccontata ai ragazzi attraverso gli affreschi della Cappella degli Scrovegni, giunto alla terza ristampa. Orari di apertura: mattino dalle ore 10.00 alle ore 12.30; pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 19.00; domenica aperto. Prenotazione visite guidate per scuole e gruppi: telefono 0342-20043; e-mail: segreteria@piododi ci.it. percentuale complessiva di persone disabili presenti in valle: su 182.084 abitanti lo 0,67%. Il Piano di Inserimento triennale, per il quale la Provincia di Sondrio disporrà nel 2010 di quasi 500mila euro, presenta diversi obiettivi che saranno sviluppati attraverso azioni quali l’assistenza tecnica e il sistema doti nonché azioni di sistema e di politiche at- tive nel sistema doti. «L’intendimento principale dell’istituzione Provincia è e resta - spiega Boletta - quello di investire nella formazione delle persone disabili collaborando con enti e aziende affinché i soggetti interessati possano trovare un lavoro adeguato non in quanto svantaggiati, ma in quanto portatori di competenze specifiche». CONCERTO IN BIBLIOTECA Chopin e il Romanticismo. Prima del concerto: conversazioni musicali in Biblioteca. Sarà Chopin il protagonista del secondo incontro musicale promosso dall’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio venerdì 26 febbraio alle ore 21.00 presso la Civica Pio Rajna. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Cid-Circolo Musicale di Sondrio e la Biblioteca del capoluogo. Giacomo Andreola e Giovanni Battista Mazza entreranno nel vivo della personalità e della musica di Chopin in preparazione del concerto “Omaggio a Chopin” organizzato dal Cid lunedì 1 marzo alle ore 21.00 all’Auditorium Torelli di Sondrio. L’associazione intende portare in biblioteca le espressioni più interessanti della cultura locale dando la possibilità di utilizzare il vasto patrimonio librario e la sezione musicale della civica Pio Rajna. Serate come queste sono occasioni per scoprire come la musica possa essere non solo ascolto, ma anche conversazionee approfondimento. P A G I N A 30 CRONACA Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 CHIAVENNA UN INCONTRO PROMOSSO DAL CLUB ALPINO ITALIANO In Valle i ghiacciai in «ritirata» G scono in un trend generale che riguarda tutto il pianeta - ha spiegato la relatrice -. Non c’è niente di straordinario, visto che ci sono fenomeni che si ripetono, cicli che si ripresentano nel corso degli anni. In questa fase si assiste a un calo significativo». Da parte del pubblico, decisamente numeroso e interessato, sono arrivate delle domande sul ruolo dell’uomo - produttore di inquinamento e quindi di un significativo aumento della temperatura - in queste dinamiche. «Non siamo noi ad avere innescato questi cambiamenti, ma l’inquinamento e l’assenza di rispetto per l’ambiente accelerano i mutamenti - ha aggiunto la geologa valchiavennasca che, dal 2009, guida l’amministrazione comunale di Campodolcino -. Sì innesca una lunga serie di meccanismi che possono rende- re molto più difficile la vita quotidiana». In diverse realtà si registra un’attenzione sempre più elevata nei confronti di queste tematiche connesse al clima. «È indispensabile dedicare un interesse costante nei confronti del territorio, che non può più essere considerato come una risorsa infinita. Abbiamo dato per scontato per troppo tempo che l’ambiente sarà sempre a nostra disposizione e CHIAVENNA INCONTRO CON GLI STUDENTI che i nostri gesti quotidiani non potranno incidere sul futuro. Dobbiamo correggere questa impostazione sbagliata e credo che le amministrazioni pubbliche abbiano ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ hiacciai in ritirata in tutto il pianeta, e la Valchiavenna non fa eccezione. È il quadro emerso venerdì all’ex convento dei Cappuccini durante la serata promossa dal Club alpino italiano di Chiavenna e dedicata alla storia dei ghiacciai della Val San Giacomo, terzo appuntamento della rassegna “Alpinismo, esplorazione e ambiente”. Dopo avere spiegato le dinamiche che regolano l’esistenza dei ghiacciai, la geologa di Campodolcino Daniela Panetti ha illustrato la situazione della Valle Spluga. È bastato osservare le immagini tratte dall’archivio del Servizio glaciologico lombardo per capire che ci si trova in una fase di vera e propria ritirata dei ghiacciai. Dalle foto di cime conosciute e spesso scalate dai valchiavennaschi - ad esempio il pizzo Stella nei due versanti, oppure Ferrè, Quadro, Tambò, Suretta e Cima di Lago - è risultata evidente la riduzione della superficie coperta da ghiaccio e neve al termine dell’estate. «Queste variazioni si inseri- il compito di guidare le comunità in questo percorso, partendo proprio dai piccoli gesti quotidiani e dalle scelte legate ai comportamenti della propria famiglia». CHIAVENNA ASSEMBLEA DEL C4 Prevenire l’uso e l’abuso di alcool Un libro su arte « e artigianato l 30% delle patologie manifestate dai pazienti in ambulatorio sono correlate all’alcool». È sicuramente allarmante il dato emerso ieri mattina all’Istituto “Leonardo Da Vinci” di Chiavenna in occasione dell’incontro del progetto “Alcool ed effetti collaterali”. Una lezione speciale, volta a far conoscere, a chiarire, a spiegare concretamente gli effetti dell’uso e dell’abuso di alcool. Al centro dell’attenzione degli alunni di Liceo scientifi- I co, Ragioneria e Geometri ci sono le proprietà farmacologiche della molecola “alcool”, i fenomeni della dipendenza e della tolleranza, le patologie correlate all’abuso di alcool, gli incidenti stradali e le loro conseguenze. Un dato su tutti dimostra l’utilità di queste campagne: in Italia il 30% degli incidenti mortali è dovuto alla guida in stato di ebbrezza. «I problemi legati all’abuso di alcool sono estremamente diffusi in tutte le fasce d’età - ha spiegato Domenico Chi- rico, referente per la Valchiavenna del gruppo Associazione club alcolisti in trattamento di Sondrio -. Quasi un ammalato su tre manifesta una correlazione con il consumo di alcool. È necessario fare conoscere ai ragazzi i rischi legati al consumo e all’abuso di bevande alcooliche. Gli studenti sono estremamente interessati e soddisfatti di queste iniziative». Ma le cronache insegnano che non sono soltanto i giovani le persone che devono cambiare il proprio atteggia- AL LEONARDO DA VINCI DI CHIAVENNA NUOVO INDIRIZZO DI STUDIO: IL LICEO DELLE SCIENZE UMANE A Chiavenna c’è un nuovo indirizzo di studio: è il liceo delle scienze umane. A poche ore dal decreto dell’Ufficio scolastico regionale, il dirigente scolastico dell’Istituto Leonardo Da Vinci, Giuseppe Guanella, ha comunicato la gradita e significativa novità. «Avremo un indirizzo liceale a carattere umanistico: questo cambiamento va a sanare un’anomalia determinata dall’assenza di questa scuola in comuni della provincia diversi da Sondrio e Bormio - ha spiegato -. Questa diversità di trattamento non ci sembrava opportuna, l’abbiamo segnalata ai responsabili degli enti locali e grazie alla condivisione di questo percorso siamo riusciti a ottenere questo nuovo indirizzo». Guanella, affiancato dal sindaco di Chiavenna Maurizio De Pedrini, dall’assessore a Cultura e istruzione Raffaella Palmi e dal presidente della Comunità montana, Severino De Stefani, ha illustrato le peculiarità di questo indirizzo. Una novità decisamente rilevante per l’ambito scolastico, ma più in generale, anche per la preparazione di cittadini chiamati a conoscere e a interpretare una società sempre più complessa e in costante cambiamento. Rispetto al liceo scientifico si nota la presenza di lezioni di scienze umane (antropologia, pedagogia, psicologia e sociologia), di diritto ed economia, materie cruciali per prepararsi nel migliore dei modi a molte facoltà universitarie. Al tempo stesso c’è una riduzione dell’attenzione per le materie scientifiche, affiancata dall’assenza del disegno tecnico, vero e proprio calvario per molti liceali dello scientifico. «Gli alunni potranno acquisire le conoscenze dei principali campi d’indagine delle scienza umane mediante gli apporti specifici e interdisciplinari della cultura pedagogica, sociologica, psicologica e socio-antropologica - ha aggiunto Guanella -. Elementi fondamentali per la cultura e centrale nella formazione di numerose figure professionali sempre più richieste». mento, rispettando le regole fondamentali di una vita salutare e le normative. In più occasioni, ad esempio, si è rivelata necessaria una riflessione sulle fonti di approvvigionamento - sia diurne, sia nelle ore serali - di alcolici da parte dei giovani, in particolare dei minorenni. «La prevenzione è fondamentale a 360 gradi, nella scuola e nella famiglia - precisa Chirico -. Noi puntiamo sul coinvolgimento dei ragazzi, ma anche sui familiari. Non è sufficiente rivolgersi al ragazzo che si ubriaca. L’attività dei gruppi d’auto aiuto è incentrata sulla presenza della persona che deve affrontare questa dipendenza, ma anche dei familiari che lo possono accompagnare nel percorso finalizzato alla soluzione del problema. Per quanto riguarda le leggi, le normative attuali sono adeguate alla situazione. Però è fondamentale l’informazione dei cittadini, su tutti i fronti. Basta applicare le regole». Chirico ha ricordato che per potere contare sulla consulenza dei gruppi di auto aiuto, presenti in Valchiavenna con i club Acat di Chiavenna e Gordona e operativi secondo il metodo Hudolin, è sufficiente contattare i recapiti segnalati sul sito dell’associazione. S. BAR: è anche un libro sull’industria e l’artigianato in Valchiavenna nel futuro del C4. Domenica, 14 febbraio l’assemblea del Circolo culturale e collezionistico di Chiavenna, giunto al sedicesimo anno di attività, ha permesso al presidente Mario Pighetti di annunciare tutte le novità del 2010. La principale è costituita dalla pubblicazione di un libro incentrato sulle collezioni legate alla storia delle fabbriche della Valle del Mera. In più occasioni i soci hanno esposto pezzi unici sulle aziende della zona. Ora grazie a una preziosa sinergia con Confindustria Sondrio ci si prepara a una raccolta definitiva del materiale e alla pubblicazione di un volume. «L’industria della valle è uno dei numerosi campi che hanno raccolto l’attenzione dei nostri soci - ha spiegato Pighetti, affiancato dallo storico Guido Scaramellini -. Adesso è giunto il momento di unire in una pubblicazione il materiale custodito dai nostri iscritti». Centoventi soci che, grazie all’attività di decenni, hanno unito pezzi dal valore particolarmente elevato, a cominciare dal piano culturale. L’aspetto economico, infatti, passa in secondo piano rispetto alla rilevanza dei singoli pezzi e delle collezioni. «Solidarietà, collaborazione e amicizia fra i soci sono valori centrali per la nostra attività conclude Pighetti -. Cercheremo di portarli avanti anche nel futuro». Per quanto riguarda le iniziative concrete, sono previste manifestazioni in collaborazione con l’associazione dei valtellinesi a Roma, oltre alla partecipazione alla prossima edizione della Sagra dei crotti con l’esposizione di alcune specifiche collezioni. Non mancheranno le tappe del C4 in piazza e le manifestazioni dedicate alla scuola, proprio come è avvenuto negli ultimi mesi. Durante gli incontri periodici il circolo svolge un’azione didattica e informativa, rivolta a chi si affaccia per la prima volta al mondo variegato e creativo del collezionismo. Diversi ragazzi che si sono avvicinati all’associazione hanno sviluppato i temi più disparati in modo autonomo, aprendosi però agli altri nel confronto e nel reciproco arricchimento umano e culturale. Per commemorare degnamente la strada percorsa in questi anni il C4 ha allestito per il periodo natalizio, al convento dei Cappuccini a Chiavenna, la mostra “1994-2009 quindici anni di collezionismo e non solo a Chiavenna”, dove sono stati esposti numerosi esempi di collezioni e lavori manuali frutto della passione dei tesserati. Nelle scorse settimane alla scuola media Garibaldi è stata allestita una mostra dedicata al Giorno della memoria e basata sulle lettere e le cartoline spedite dai prigionieri di guerra. C ’ CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 IL 27 FEBBRAIO INCONTRO A MORBEGNO Insieme, per un progetto educativo C ome farli andare bene a scuola. Si tratta di un seminario che l’associazione Gruppo della Gioia, in collaborazione con la cooperativa sociale Insieme, propone a insegnanti, dirigenti, genitori, educatori del territorio della Bassa Valtellina sabato 27 febbraio a Morbegno dalle ore 14.00 alle ore 17.00. presso l’aula magna della scuola media Vanoni, in viale Ambrosetti 34. L’iniziativa vuole essere un momento di riflessione comune tra persone impegnate in diversi ruoli educativi su temi fortemente attuali che coinvolgono il mondo della scuola e delle agenzie educative del territorio. Si parlerà in fatti di temi quali: il benessere a scuola, la motivazione, il supporto all’apprendimento, del sostegno alle difficoltà, l’uso critico delle nuove tecnologie, l’educazione emotiva, la rete tra le agenzie educative per il supporto extrascolastico. Il seminario prevederà sia un intervento della dr.ssa Cristina Silvestri sul tema del “benessere a scuola”, sia una presentazione dei protagonisti del progetto Cosa mettiamo in cartella? (educatori, animatori, insegnanti, dirigenti, volontari etc.) delle attività svolte frutto del lavoro di diversi anni delle nostre organizzazioni sulle tematiche della dispersione scolastica. TERRITORIO PER AMMODERNARE E CERCARE ALTERNATIVE Viabilità: cantieri e nuovi progetti artiranno il prossimo 1° marzo i lavori di sistemazione, ammodernamento e messa in sicurezza delle gallerie comprese sul tratto di statale 38 da Grosio a Bormio, cioè dal chilometro 72 al chilometro 100 della medesima arteria stradale. Il cantiere avrà una durata complessiva di 200 giorni e sarà articolati in quattro fasi. La prima di queste fasi durerà 56 giorni e interesserà le gallerie di Bolladore e Mondadizza. La seconda fase riguarderà invece le gallerie di Le Prese e Berzedo: si tratta di 3,9 km di strada che rimarranno chiusi per 49 giorni nel corso dei quali il traffico verrà deviato sempre sulla provinciale 27 per 3,5 chilometri. I lavori della terza fase interesseranno invece, per la durata complessiva di 46 giorni, le gallerie di Tola e Cepina. Infine, la quarta e ultima fase coinvolgerà gli 8,9 chi- P lometri della galleria di S. Antonio e i lavori avranno una durata complessiva di 49 giorni, durante i quali, tra l’altro verrà istituito in Val Pola un senso unico alternato di 300 metri. Altri i temi attuali per la viabilità. Traforo del Mortirolo. Periodicamente, in provincia di Sondrio, la possibilità di realizzare questa infrastruttura di collegamento fra la Valtellina e la Valcamonica si affaccia sui tavoli istituzionali. Dopo le serie difficoltà di comunicazione, che persistono ancora oggi, per l’interruzione lungo la superstrada Lecco-Colico, le autorità decidono di tornare a incontrarsi per studiare strade alternative che rendano possibili i collegamenti da e per la provincia di Sondrio. Il prossimo cinque marzo, a Tirano, in un incontro a porte chiuse, si confronteranno i vertici istituzionali ed economici delle province di Sondrio e di Brescia, insieme ai rappresentanti di Trenitalia, della Regione Lombardia ma anche dell’elvetica valposchiavo, per valutare la fattibilità di questo collegamento in galleria. Un’opera da valutare con attenzione. Immediata anche la riproposta di un altro progetto disegnato da tempo: il traforo della Mesolcina, per collegare la bassa Valchiavenna e l’alto lago di Como con la svizzera val san giacomo, nel bellinzonese. Alcuni sottolineano la maggiore utilità di questo secondo tunnel, soprattutto per i P A G I N A 31 RIFLESSIONI SU UN FATTO DOLOROSO DIFFICILE DA CAPIRE La morte del giovanissimo Mattia Cabassi, quattordicenne originario di Berbenno ma residente a Morbegno, ha lasciato attonita l’intera provincia di Sondrio. Nel buio della notte tra giovedì e venerdì scorso, il ragazzo è stato falciato dalla locomotiva 633 – impegnata a ripulire la linea dall’eventuale presenza del ghiaccio sui fili dell’alta tensione – mentre camminava sui binari della ferrovia, nei pressi della stazione di Talamona. Mattia non era solo. Con lui, alle 4 e 40 del mattino, c’era Mouhamed Mansor, iracheno di 22 anni, colpito due anni fa da un decreto di espulsione dal territorio nazionale, che è rimasto praticamente illeso nell’incidente. Non ci è dato sapere cosa facesse Mattia, assieme ad un ragazzo di otto anni più grande di lui, a quell’ora sulle rotaie. Le indagini degli inquirenti sembrano aver escluso la sola ipotesi del suicidio, allontanata con forza anche dalla madre del ragazzo, Assuntina Spandri. Sui siti web locali, dove venerdì è apparsa la notizia della morte di Mattia, in molti si sono fatti la stessa domanda: «perché quel ragazzo era lì e non a casa, controllato dai genitori?». E se qualcuno si è spinto più in là, andando a sentenziare sull’accaduto, attribuendo colpe e giudicando la famiglia del ragazzo, è invece forse opportuno fermarsi al triste quadro della vicenda. Mattia viveva a Morbegno, solo con la madre che ha certamente fatto di tutto per non fargli mancare nulla in un periodo complesso come quello dell’adolescenza e per farlo crescere con dei valori positivi. Eppure questo non è bastato ad impedire a Mattia di scappare dal suo mondo, fatto di un padre che di lui non ne voleva sapere e da cui la madre aveva scelto di separarsi qualche anno fa. Mattia giovedì sera ha scelto di lasciare il calore e la sicurezza della sua stanza e ha incontrato Mouhamed, con lui forse ha bevuto, forse ha assunto delle sostanze stupefacenti. «Che la causa dell’incidente sia da ricercarsi nello stato di ottundimento della vittima sembra quasi certo – ha affermato lunedì, quando è stata eseguita l’autopsia sul corpo del ragazzo, il procuratore capo di Sondrio, Fabio Napoleone –. Resta da capire che cosa abbia provocato questa situazione». Un perché, una motivazione che porteranno gli inquirenti, che per ora hanno potuto accertare solo la fredda dinamica dell’accaduto, a capire se dietro la morte di Mattia ci siano delle responsabilità da parte di adulti o spacciatori che, senza farsi troppi scrupoli, lo abbiano messo nelle condizioni che lo hanno portato alla morte. Oltre a questo però non si può andare, non si possono imputare colpe ad un ragazzo la cui personalità matura non era ancora formata. Un ragazzo amato e ricordato su Facebook da decine e decine di messaggi lasciati dagli amici e compagni che lo conoscevano, ma anche da chi lo aveva incontrato solamente poche volte. Martedì pomeriggio, in una collegiata di Morbegno gremita, don Diego Fognini, suo insegnante di religione, ha celebrato i funerali di Mattia, la cui esistenza è ora affidata alla misericordia di un Padre vero, che ama i suoi figli. Un Dio che ha già guardato al cuore di quel ragazzo, vittima di un tempo in cui i valori dell’unità famigliare e delle sicurezze domestiche hanno ceduto il passo alla ricerca di emozioni istantanee ed evanescenti. ALBERTO GIANOLI lavoratori frontalieri e per le maggiori opportunità di collegamenti internazionali. Ma su questo fronte la confederazione elvetica, impegnata sulle dorsali alpine, ha comunicato la sua indisponibilità. ARIANNA FONTANA HA CONTRIBUITO AD ALIMENTARE IL MEDAGLIERE ITALIANO A VANCOUVER Sigillo valtellinese sui giochi olimpici invernali a Vancouver. La scorsa settimana a conquistare la quarta medaglia italiana è stata, nella specialità del pattinaggio di velocità, lo short track individuale, la giovanissima Arianna Fontana, 19 anni, nativa di Polaggia, frazione di Berbenno, paese a una decina di chilometri da Sondrio. Il bronzo dell’atleta valtellinese è una conferma per l’azzurra, che era già arrivata terza ai giochi invernali di Torino, l’atleta più giovane di tutte le olimpiadi invernali, era poco più che quindicenne, ma in quel caso si trattava della prova in staffetta. Questa volta, ha commentato la giovane, la soddisfazione è ancora più grande perché la medaglia è tutta mia. Con questa prova l’Italia guadagna il suo primo podio in questa specialità, lo short track sui 500 metri che mai aveva visto così in alto un atleta azzurro. Sulla pista del Pacific Coliseum, la Fontana si è inserita fra le due specialiste di casa, combattendo fino all’ultimo con la canadese St-Gelais per il secondo posto, imprendibile, da subito la cinese Wang che ha vinto l’oro. Arianna dimostra di avere le idee ben chiare. A caldo, dopo aver riscosso i complimenti di tutti, colleghi ed esponenti del Coni innanzitutto, ha detto di veder coronato un sogno e di volersi preparare al meglio per l’appuntamento olimpico di Sochi nel 2014. Con grande concretezza non esclude, fra quattro anni, di farsi da parte, perché lo short track è bello non è tutto: nel suo futuro la famiglia e tanti bambini. In autunno, a Dresda, la Fontana aveva già vinto l’argento: ora in Valtellina si preparano ad accogliere la campionessa del ghiaccio. P A G I N A 32 CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 PUBBLICAZIONI IL LIBRO DEDICATO A PIETRO FELICIANO RAINOLDI DI CHIURO Carte e appunti di un valtellinese I l libro Il tempo volge al bello, sottotitolato Un carteggio valtellinese tra Otto e Novecento: la lunga vita di Pietro Feliciano Rainoldi di Chiuro, opera prima di Paola Rainoldi, ha il pregio non comune di essere indiscutibilmente originale nel contenuto e nella forma. Non è né un diario, né un romanzo, ma “un piccolo contributo di rispetto al lavoro di chi ci ha preceduto” con le caratteristiche di un florilegio letterario come bene ha suggerito Gianluigi Garbellini intervenendo nel giorno della presentazione al pubblico -, dove i diversi elementi - documenti originali (lettere, poesie, scritti notarili, immagini, cartoline, ecc.) talora inediti, parti romanzate di raccordo, schede di approfondimento non solo di argomento storico - appaiono ben amalgamati tra loro e graficamente distinti col ricorso a differenti caratteri di stampa e colori. Il libro è nato quasi per caso, sotto la spinta di una “tranquilla curiosità”, quando nella necessità di lasciar libera la casa paterna ormai venduta, l’autrice si è trovata tra le mani “un pacco di vecchi documenti… un mucchio di carte ingiallite dal tempo e dall’umidità”. Superata la prima tentazione di buttare tutto al macero, a poco a poco, grazie a un lavoro di pazienza certosina, le varie tessere hanno cominciato a ricomporsi, dando vita non solo alla biografia di Pietro Feliciano Rainoldi, ma alla saga della famiglia Rainoldi, vivacemente partecipe degli avvenimenti sia della storia “minore” locale, sia di quelli che hanno fatto la storia “maggiore” e che si studiano a scuola. Nello snodarsi del racconto tutto ciò avviene in modo affatto naturale, seguendo lo svolgersi della vita del protagonista. Ne emerge la forte personalità di Pietro, certamente non comune, che - come scrive l’altra sua pronipote Giulia, sorella di Paola, nella pagina di Presentazione - “ha lasciato una traccia di sé, quasi un suggerimento di lavoro per farlo uscire dalla nebbia del passato e delineare il suo profilo sullo sfondo delle età trascorse”. I diciotto capitoli, i numerosi “sottocapitoli” e - come si è accennato - tanto altro offrono una lettura gradevole, neppure troppo impegnativa, perché la si può abbandonare in qualsiasi momento per riprenderla anche a distanza di tempo. I primi due costituiscono una sorta di prologo, dove il passato più remoto della famiglia Rainoldi, dalle origini alla prima metà dell’Ottocento, viene ripercorso attraverso i secoli del dominio grigione, l’epoca napoleonica e l’ammi- nistrazione austriaca fino al formarsi della famiglia di Giulia Menatti, figlia del medico Giacomo, e Giovanni Rainoldi, i genitori di Pietro Feliciano. Questi, nato nel 1844 e rimasto quasi subito orfano del padre, crebbe in anni difficili sia per le calamità naturali, sia per le pesanti tassazioni imposte dal governo austriaco. In queste pagine il Risorgimento nazionale viene rievocato e rivissuto attraverso le vicende familiari e del paese di Chiuro con schede di approfondimento riguardanti sia gli eventi nazionali e internazionali, sia il grande desiderio di libertà che attraversava tutti i ceti della popolazione valtellinese. Quindi, anche da questo punto di vista il volume potrebbe essere un’utile lettura nelle scuole per far conoscere lo spirito e gli ideali che animarono i nostri antenati del tem- LA SETTIMANA DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO Per la prima settimana di marzo Unitre di Sondrio ha programmato i seguenti incontri: lunedì 1, Claudio Marcassoli, psichiatra e criminologo forense, con immagini in power-point parlerà de La criminalità tollerata; mercoledì 3, Graziano Tognini, architetto e libero professionista, terrà la relazione Breve viaggio nel territorio del design: fra bellezza e utilità, anch’egli con proiezioni in power-point; giovedì 4, presso il Cinema Excelsior sarà proiettato a prezzo ridotto per i soci (4 euro) il film in programma per la sera di giovedì; venerdì 5, Remo Cacitti, ordinario di Storia del Cristianesimo presso l’Università degli Studi di Milano, terrà una lezione aperta al pubblico sul tema Il rapporto tra il Gesù della storia e il Cristo della fede; lunedì 8, Luca Pola, docente di storia e filosofia presso il liceo scientifico C. Donegani di Sondrio, avvalendosi di proiezioni in power-point, tratterà di Imperialismo e decolonizzazione: Europa e terzo mondo. Tutti gli incontri si tengono presso la sede di Unitre in via C. Battisti 29 a partire dalle ore 15.30. Ecco ora gli incontri di Unitre di Tirano, che si tengono presso la sala del Credito Valtellinese in piazza Marinoni: martedì 2, l’artista Michele Falciani presenterà l’ultimazione dei lavori per il monumento dell’apparizione; giovedì 5, Martino Parisi curerà il tecno-caffè, illustrando la Predisposizione di una fototeca per collezionare un patrimonio fotografico; martedì 9, Paola Giudes Cattaneo per il Letterario-caffè proporrà pagine scelte da L’eleganza del riccio di Muriel Barbery. Tutti gli incontri iniziano alle ore 15.00. po, tanto più che quel periodo storico è molto marginalizzato nell’insegnamento attuale. Il vissuto personale del giovane Pietro s’intreccia con quello dei protagonisti della storia di quegli anni, da Maurizio Quadrio, nato a Chiavenna da famiglia originaria di Chiuro, mazzi-niano convinto e repubblicano intransigente, ad Antonio Maffei, arciprete di Sondrio ed eminente figura di sacerdote, letterato e patriota, imparentato con la famiglia Rainoldi, a Luigi Torelli, che nel 1848 issò il tricolore sulla guglia più alta del duomo di Milano. Egli era prefetto a Pisa e per qualche anno ospitò in casa sua Pietro, quando venne a frequentare la facoltà di medicina presso la Regia Università, essendovi un rapporto di lontana parentela e di profonda stima e amicizia tra le due famiglie. Pietro si laureò nel 1867, si perfezionò a Firenze, allora capitale d’Italia, ed ebbe il suo primo incarico di medico condotto a Serravalle Pistoiese. Vi rimase due anni, sufficienti però a farsi apprezzare per la preparazione professionale, la disponibilità e la calda umanità. Nel 1870 lasciò Serravalle per trasferirsi in Valtellina, dove aveva ottenuto l’incarico per la condotta di Talamona, Forcola e val Tartano, mantenendo tuttavia a lungo rapporti epistolari e di stima con gli amici e i conoscenti che si era fatto in quella parte della Toscana. Rimase quattro anni nella nuova sede, durante i quali sposò Ernestina Basci, proveniente da una delle famiglie più in vista di Chiuro, e strinse fraterna amicizia col pittore talamonese Giovanni Gavazzeni, divenuto suo vicino di casa: di lui condivideva la fede e il sentire politico, cosa di non poco conto in quel frangente in cui il non expedit teneva i cattolici lontani dalla politica. Un segno di questa familiarità è la fotografia del bozzetto dell’Assunzione di Maria, dipinta dal Gavazzeni nel 1874 per la Collegiata di Sondrio: ancora oggi apre l’album dei ricordi di Pietro che la ricevette in regalo dall’amico. Nel 1874, a pochi mesi dalla morte della mamma, Pietro rientrò nel paese natale, da cui non si allontanò mai più, svolgendovi l’attività di ufficiale sanitario e curando l’azienda agricola e il patrimonio familiare. Da qui in poi, seguendone la vita e le scelte, ci si rende conto che la sua non fu un’esistenza comune: la sua preparazione professionale, l’intelligenza vivace, l’ampiezza degli interessi, l’equilibrio e la pacatezza nel giudizio gli procurarono la stima e il rispetto di amici e avversari e, se non fosse stato per la scelta di non voler lasciare sola la moglie e i tre figli, certamente avrebbe potuto svolgere un ruolo ancor più di primo piano nella politica locale e addirittura riuscire eletto deputato. Tutto questo lo si evince dai rapporti epistolari, e non solo, che intrattenne con le principali personalità della vita politica provinciale. Del resto, egli fu sindaco di Chiuro per tre trienni di seguito dal 1878 al 1886 e per un altro quinquennio dal 1895 al 1899, continuando ad essere consigliere, forse con qualche interruzione, fino al 1913. Né si deve dimenticare che dal 1881 al 1886 fu membro del Consiglio provinciale, svolgendovi “un’attività indubbiamente ricca, legata alle peculiarità del territorio valtellinese e alla realtà economico-sociale del periodo”. Nel libro ampio spazio è dedicato all’inaugurazione dei tronchi ferroviari Colico-Sondrio (1885), Sondrio-Tirano (1902) e all’elettrificazione della linea LeccoSondrio, la prima in Italia a corrente trifase. Questi eventi, che segnarono una svolta decisiva anche per il futuro del nostro territorio, sono raccontati attraverso la documentazione d’archivio, le pagine di cronaca e i dialoghi dei protagonisti uno dei quali fu sicuramente Pietro. Con Luigi Credaro, deputato radicale e poi ministro della Pubblica Istruzione (autore della riforma scolastica che trasferiva la gestione della scuola elementare dai Comuni allo Stato), positivista e massone, egli, credente e cattolico, mantenne un rapporto di amicizia e stima, condividendone l’operato per l’alfabetizzazione della popolazione, convinti com’erano entrambi che il progresso passa attraverso l’istruzione. E probabilmente fu proprio l’amico e ministro ad adoperarsi, perché gli venisse concessa la nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia in riconoscimento del suo impegno nel sociale, onorificenza che mai il Rainoldi avrebbe ricercato sia perché repubblicano nell’animo, sia perché “riteneva come sindaco di aver reso solo un servizio dovuto per il bene comune”. La sua sensibilità e la sua attenzione a tutto ciò che gli accadeva attorno lo resero, pur ormai anziano, protagonista partecipe di tanti altri eventi che segnarono gli anni di inizio ‘900. Lo vediamo dalle poesie che scrisse, seguendo con viva partecipazione le vicende gloriose e sanguinose del primo conflitto mondiale, dal suo impegno come medico di fronte alla terribile epidemia di spagnola scoppiata nella primavera del 1918, “forma influenzale a quei tempi mortale, che provocò un numero di decessi, superiore a quelli causati dalla Grande Guerra”. Parallela, e mai in secondo piano, scorre la sua vita familiare, rallegrata ora dalla presenza dei numerosi nipoti che gli ha donato il figlio Giovanni. Quando, uno di questi, Pierino, nel 1921 contrasse la tubercolosi, lo stesso male di cui era morta la sua mamma Lucia qualche anno prima, il dolore del nonno fu inconsolabile, anche perché si faceva la colpa, lui medico, di non averlo saputo salvare. Si fece forza e mantenne immutato l’affetto per gli altri nipoti. Sarebbero ancora numerosi gli episodi che meriterebbero di essere citati, ma qui, dopo di aver ricordato la medaglia d’oro donata dai colleghi a Pietro nel suo novantesimo compleanno quale decano dei medici valtellinesi, credo sia il momento di soffermare brevemente l’attenzione su un altro aspetto che lo ha reso grande e che, or qua, or là s’incontra nelle pagine del libro: in Pietro, dopo “un lungo percorso di ricerca umana e religiosa, … la riflessione politico-culturale era stata illuminata dalla fede cristiana, scelta e vissuta sempre più consapevolmente”. Fatto che appare eccezionale, se si pensa che il protagonista è vissuto in un ambiente ateo. Ciò che lo ha reso diverso e gli ha permesso di compiere il cammino alla fede è stato l’aver dato retta al desiderio inespresso del suo cuore di una presenza concreta e reale: gli avvenimenti, poi, hanno “ridestato in lui l’anima di un uomo per cui la vita è seguire le tracce di un misterioso imperativo”. Per questo, i lievi cirri che si rincorrono nel cielo possono ispirargli il pensiero che “Il tempo non passa invano!” e quell’altro da cui il libro prende il titolo e che egli, ormai anziano e prossimo alla morte, annuncia al nipote: “Il tempo volge al bello!” E il cuore dell’uomo riprende vigore e risponde: Grazie a Dio!”. Poco importa, se le parole non sono propriamente le sue, ma gli sono state prestate dalla pronipote, perché tutto nella vita di Pietro è stato teso a riconoscere questa Presenza, come risuona nelle parole della sua poesia Il Paradiso. pagina a cura di PIERANGELO MELGARA CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 SONDRIO LA VICENDA È ANCORA IN FASE DI CONFRONTO Contenzioso aperto per il cedro I l cedro di piazza Campello a Sondrio è sano. Non sarebbe questa una notizia di particolare interesse se la pianta, simbolo del Natale sondriese da oltre 40 anni, non fosse da mesi al centro di un dibattito tra l’Amministrazione comunale e numerosi cittadini. Lo scorso giovedì 11 febbraio, Paola Pizzini, portavoce dei firmatari della petizione contro il taglio dell’albero – che era stato giudicato malato dalle perizie effettuate dalla Società Stelline, incaricata di redigere il progetto di riqualificazione della piazza –, ha ripercorso le vicende che a partire dallo scorso settembre hanno condotto alla decisione di commissionare a tecnici specializzati una perizia approfondita, fortemente voluta e completamente autofinanziata dai firmatari di una petizione per la salvaguardia del cedro. «Il progetto della piazza Campello – ha affermato Paola Pizzini –, che non intendo definire di riqualificazione, essendo convinta che la qualità non sia un concetto monopolizzabile da qual- cuno che possa decidere che cosa ne ha e che cosa non ne ha, era supportato da una semplice relazione di una naturalista, non una vera e propria perizia che, come tale, può essere svolta solo da dottori forestali o agronomi, a tal proposito iscritti a un albo spe- LA SHOPPING CARD DI CONFINDUSTRIA Nei giorni scorsi, Confindustria Sondrio ha attivato un interessante strumento anti crisi, lanciando la Shopping Card, carta sconti dedicata ai dipendenti delle proprie aziende associate. Si tratta di una tessera – in corso di distribuzione in questi giorni ai 9500 dipendenti delle oltre 200 imprese associate a Confindustria Sondrio – che dà diritto ad una serie di sconti e vantaggi per acquisti effettuati presso esercizi convenzionati dislocati su tutto il territorio provinciale. «È un progetto al quale diamo grande importanza – afferma Paolo Mainetti, presidente di Confindustria Sondrio –, una prima assoluta per il sistema associativo della provincia di Sondrio. In questo periodo di forti difficoltà economiche abbiamo voluto dare un segnale della nostra vicinanza non solo alle imprese associate, ma anche ai loro lavoratori. Con Shopping Card intendiamo offrire un aiuto concreto ai nostri dipendenti, una dimostrazione della nostra volontà di fare rete e fronteggiare la crisi». Il progetto di Shopping Card nasce della base associativa: «sono stati i miei colleghi imprenditori che ci hanno sollecitato ad assumere questa iniziativa – spiega Mainetti –. È un esempio significativo della forte coesione sociale che caratterizza la provincia di Sondrio: sono convinto che i lavoratori e le loro rappresentanze sapranno apprezzare questo nostro progetto». Sono circa 30, fino ad ora, i negozi e le aziende di prodotti e servizi convenzionati e attivi nella campo alimentare, della ristorazione, articoli per la casa, abbigliamento, fai da te, prodotti per la cura del corpo. «Abbiamo strutturato Shopping Card – conclude Mainetti – come un sistema aperto, un network al quale tutti possono contribuire. Già oggi alcune delle convenzioni in portafoglio ci sono arrivate per il tramite dell’Unione Commercianti, con cui abbiamo condiviso le linee guida di questo nostro progetto. Ci auguriamo che in futuro il sistema Shopping Card possa crescere in misura significativa sia come prodotti e servizi offerti sia come copertura del territorio provinciale». A. GIA. cifico e con competenze ad hoc. Inoltre tale relazione suscitava in vari punti forti perplessità: come unico fattore di rischio per la sicurezza, ovvero pericolosità del cedro, erano individuate le apparecchiature elettriche che vi sono apposte. Come mai, allora, dal gennaio 2008 (data della perizia, ndr) a oggi, non sono state quanto meno rimosse quelle apparecchiature? Altra argomentazione era una statistica condotta dalla naturalista Maria Grazia Cicardi nell’arco di sette anni su un campione di soli tredici alberi, di cui nove abbattuti! E ancora, si difendeva una sorta di purismo in nome del quale appariva superfluo mantenere un albero che, qualificato come cedro deodara, non era considerato autoctono. Ma allora, le querce rosse trapiantate a novembre lungo il lato sud della Collegiata e originarie del Nord America rispondono forse a quei requisiti?». La perizia, effettuata dalla società Demetra di Besana Biranza e firmata dai dottori agronomi Luigi Bonanomi e Daniele Guarino, afferma che il cedro non è affatto malato. «Presenta invece una chioma equilibrata – si legge nella perizia –, un buon vigore vegetativo testimoniato dall’abbondanza di nuovi germogli, un posizionamento ottimale fra gli edifici circostanti che lo riparano dai venti. La particolarità della sua forma “a candelabro” è dovuta al fatto che l’asse principale presenta un parziale strozzamento causato dall’inglobamento di un filo elettrico, risalente con tutta probabilità ai tempi in cui veniva addobbato per le festività natalizie, che ha indotto il cedro a sviluppare una cima di sostituzione. Tale branca laterale ha assunto ormai la dominanza apicale e uno sviluppo predominante; alla base di essa vi è inoltre abbondante legno di reazione che dimostra la capacità del cedro di adattarsi a quell’inserzione anomala, servendo a puntellarla. Sebbene non naturale perché indotta da traumi di natura antropica, la struttura dello scheletro dell’albero non appare così indebolita da rendere incompatibile la sua conservazione». «Una gradita conferma per chi come noi crede che gli alberi non siano oggetti d’arredo urbano – ha aggiunto la Pizzini –, da potersi mettere e togliere qua e là senza grossi problemi. E che, naturalmente, una volta piantati vadano anche curati». In questo senso è importante sottolineare un’altro punto della perizia che suggerisce di programmare interventi di potatura del cedro, da ritenersi comunque ordinari al fine di prevenire rotture per qualsiasi conifera che presenti caratteristiche morfologiche come quelle dell’albero di piazza Campello, e un diradamento selettivo della chioma unito a un lieve contenimento dei palchi più esposti. Nel frattempo l’Amministrazione comunale non ha preso posizione, né ha comunicato come voglia procedere negli interventi di riqualificazione della piazza alla luce della perizia sul cedro. Così, nella giornata di lunedì, i gruppi consiliari di minoranza, Sondrio anch’io, Sondrio Liberale, Popolari Retici e Faggi Sindaco, hanno inviato al sindaco, Alcide P A G I N A 33 Molteni, un’interpellanza con richiesta di risposta scritta che, secondo il regolamento comunale, dovrebbe giungere entro cinque giorni. Nel testo, facendo riferimento al fatto che la questione non è stata mai portata all’attenzione della III commissione comunale, che il gruppo di cittadini firmatari della petizione ha il diritto di esigere una risposta sull’argomento e che i consiglieri comunali hanno il diritto di conoscere tutte le informazioni che essi ritengono necessarie per l’esercizio della loro attività istituzionale, si chiede al sindaco «se a fronte dell’ esito della perizia fitosanitaria eseguita dalla cooperativa Demetra Onlus ritenga ancora valide le considerazioni contenute nella relazione naturalistica della dottoressa Cicardi sulla necessità di tagliare il cedro. Inoltre se la posizione sua e dell’Amministrazione circa la necessità di tagliare la pianta è rimasta immutata, e nel caso, su quali considerazioni si fonda; se è stato richiesto ai progettisti di Stelline di verificare la fattibilità di un’ ipotesi di riqualificazione della piazza che preveda il mantenimento della pianta, o, in caso negativo, se non ritenga utile promuovere un approfondimento in tal senso; quali sono i termini temporali previsti per un eventuale rivisitazione del progetto definitivo complessivo, per la sua approvazione da parte della Giunta e per il completamento dei lavori di riqualificazione della piazza». Dopo il successo da parte dei cittadini che sono riusciti a fermare il taglio del cedro, non resta ora che attendere di conoscere la posizione di sindaco e Amministrazione in merito alla delicata questione che è divenuta uno dei temi più dibattuti in città. ALBERTO GIANOLI CON IREALP SI TRATTA DI UN PROGRAMMA TRANSFRONTALIERO Un progetto per l’uso dell’acqua on line www.e coidro.net il portale internet interamente dedicato alla divulgazione del progetto Interreg Italia – Svizzera “Uso dell’acqua e salvaguardia ambientale e della biodiversità nei bacini di Adda, Mera, Poschiavino e Inn”. Il progetto – il cui partner capofila è la Provincia di Sondrio – punta a migliorare la salvaguardia e la qualità degli ambienti acquatici, sostenendo la biodiversità e promuovendo nuovi interventi per aumentare la compatibilità ambientale del sistema idroelettrico presente nelle aree analizzate. Il progetto ha una durata di tre anni (aprile 2009 – marzo È 2012) e si articola in 11 azioni suddivise in interventi mirati sul territorio e azioni di supporto volte a realizzare un lavoro organico di sostegno e di miglioramento del quadro ambientale ed ecologico degli habitat fluviali presi in esame. I soggetti coinvolti nel progetto sono gli Enti Locali interessati alle tematiche delle azioni: Provincia di Sondrio, Ster di Sondrio, Regione Valposchiavo, Parco delle Orobie Valtellinesi; i partner tecnico scientifici e i soggetti operanti sul territorio con ruoli specifici nell’ambito delle tematiche trattate: Università degli Studi dell’Insubria, Blu Progetti, Politec, Irealp e Unione Pesca Sportiva di Sondrio ed infine le principali aziende idroelettriche che gestiscono gli impianti coinvolti nelle attività: A2A, Edison, Edipower, Enel Produzione. Il nuovo sito sarà implementato mensilmente con le novità e gli aggiornamenti segnalati dai partner di progetto. Nella fase conclusiva della cooperazione transfrontaliera, www.ecoi dro.net verrà utilizzato per veicolare i risultati finali del progetto diffusi anche attraverso la pubblicazione di opuscoli, quaderni, documenti multimediali e articoli scientifici. Lo sviluppo e la gestione del sito sono curate da Irealp, l’Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine. P A G I N A 34 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 QUEL SILENZIO DELLA TV SULLE GUERRE DEL MONDO DOV’È FINITA LA GUERRA? e non fosse per qualche sporadico lancio di agenzia, prontamente ripreso dai quotidiani on line ma destinato a occupare poco spazio sui giornali e nei notiziari televisivi, sembrerebbe che la guerra non sia più da tempo una triste realtà, in riferimento ai molti conflitti attualmente in corso. I mezzi di comunicazione ne parlano poco e per lo più lo fanno soltanto quando un attentato o un’operazione militare uccidono un certo numero di persone contemporaneamente. È la quantità di morti e feriti, insomma, a suscitare l’attenzione me-diatica, come se le vittime della violenza militare fossero soltanto quelle che muoiono nello stesso istante e non anche le tantissime altre uccise una ad una. In questi termini sembra una considerazione quasi cinica, ma il cinismo effettivo è quello di chi opera la selezione delle notizie privilegiando contenuti nostrani o di sicuro impatto spettacolare a scapito di argomenti scomodi o minor richiamo. S La guerra appartiene sicuramente al novero di questi ultimi. Non è un motivo per trattarne poco e male, né appare corretto il modo sensazionalistico di rilanciare le notizie soltanto quando a morire sono i civili, in particolare le donne e i bambini. Certo, le vittime innocenti sono quelle che più di tutte destano pietà e indignazione, ma ogni persona che subisca le conseguenze dirette o indirette della guerra è degna di attenzione. Ripensando al recente periodo in cui le cronache di guerra riempivano quotidianamente giornali, telegiornali e siti internet, sembra sia passato molto più tempo di quello effettivamente trascorso. A connotare la sproporzione quantitativa è il modo in cui i media si occupano di questo argomento. Che, come accade in generale per i temi di attualità, è anch’esso fortemente soggetto alle tendenze (mediatiche) del momento. Ancora più evidente è questa lacuna informativa nelle testate giornalistiche italiane, sempre poco propense a dedicare spazio a ciò che accade oltre i confini nazionali e assai più disposte a seguire da vicino le beghe nostrane, con una marcata predilezione per lo scontro politico. Ma come dimenticare i milioni di persone quotidianamente sotto la minaccia delle armi nel mondo? Basterebbe ricordare qualche numero. Dagli anni ’90 a oggi sono ben 57 le guerre combattute sul suolo di 45 Paesi. Se si allarga il quadro ai cinquant’anni precedenti, si registrano 33 guerre fra Stati, che hanno provocato circa 3,3 milioni di morti in combattimento, e addirittura 127 guerre civili, che hanno ucciso 16,2 milioni di persone. Sono cifre enormi che, per quanto diluite nell’arco di decenni, da sole dovrebbero indurre i media a tenere costantemente aperta la loro finestra informativa sul fenomeno. E allora, giusto per non restare troppo sul generico, citiamo a titolo indicativo un sommario elenco di Paesi in cui sono quotidianamente in corso conflitti, pur con differenti modalità di svolgimento: Afghanistan, Algeria, Cecenia, Colombia, El Salvador, Filippine, Georgia, India, Indonesia, Iraq, Israele-Palestina, Liberia, Myanmar, Nepal, Pakistan, Perù, Repubblica democratica del Congo, Sri Lanka, Sudan, Turchia. L’ordine alfabetico non inganni, non vuole essere una lista burocratica e fredda. Sia, invece, un monito alla coscienza di tutti noi e dei mezzi di comunicazione affinché non dimentichiamo la situazione delle persone che nel mondo sono in quotidiano pericolo di vita sotto la minaccia delle armi. MARCO DERIU MULTIMEDIA SAN PAOLO Due novità in dvd Multimedia San Paolo nel suo ricco catalogo DVD propone per la fine di febbraio due novità. La prima è il film su Dietrich Bonhoeffer, il teologo protestante martirizzato nella Germania nazista per essersi rifiutato nel 1939 di prestare giuramento a Hitler. Per questo gli venne proibito di insegnare, di parlare in pubblico e di pubblicare i suoi scritti. Hans von Dohnanyi, suo amico e cognato, lo incoraggiò ad entrare nell’Abwehr, il servizio segreto tedesco. In realtà la Resistenza clandestina si serviva di questa copertura per aiutare gli ebrei a fuggire e per tentare di rovesciare il regime nazista. Il 5 aprile 1943 Bonhoeffer fu arrestato e condotto nel carcere di Tiegel. Per due anni fu sottoposto ad interrogatori, mentre sosteneva ed incoraggiava i compagni di prigionia. Gli diedero forza la preghiera e l’amore di Maria, sua giovanissima fidanzata. Nel 1945 venne condotto nel campo di prigionia di Flossenbürg e impiccato. “Nella sua cella trovarono la Bibbia e Goethe: il Libro Sacro per eccellenza e il massimo degli autori profani. Due simboli. L’uno, della passione per il cielo. L’altro, della passione per la terra.” Bonhoeffer – Agent of Grace è diretto dal regista Eric Till e interpretato da Ulrich Tukur, Johanna Klante, John Neville, Robert Joy. La seconda novità è la riproposta del film di Augusto Genina (1949) che racconta la vicenda di Maria Goretti, la ragazza di Nettuno martire della purezza. Alessandro Serenelli, che nutriva una morbosa passione per Maria, ancora quasi una bambina, finchè, esasperato dalla intransigenza con cui la ragazzina difende la propria virtù, Alessandro la uccide. Augusto Genina dipinge un attendibile quadro della condizione di vita dei personaggi e trova anche la giusta misura per il dramma che vi si svolge. “Neorealismo in chiave cattolica. Il film conta soprattutto per il bianconero del grande G.R. Aldo, la coerenza pittorica delle inquadrature, l’atmosfera delle paludi pontine, il clima affocato che precede lo stupro.” Il film Cielo sulla palude ottenne il premio per il miglior film italiano e la migliore regia al Festival di Venezia del 1949. Puccini Manono Lescaut M anon Lescaut è un dramma lirico in quattro atti, composto da Giacomo Puccini (1858- 1924), su libretto di autore anonimo alla stesura del quale hanno collaborato Giuseppe Giocosa, Luigi Illica, Ruggero Leoncavallo, Dome-nico Oliva, Marco Praga, Giacomo Puccini e Giulio Ricordi. E’ tratto dal romanzo Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut di François-Antoine Prévost. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893, dove l’opera ottenne un successo clamoroso. Otto giorni dopo la prima torinese il Teatro alla Scala di Milano presentò al pubblico Falstaff, l’ultima opera di Verdi. Ci fu chi, nella quasi concomitanza dei due eventi, vide una sorta di passaggio di testimone fra i due grandi autori dell’opera lirica italiana. Manon Lescaut fu composta fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892. Ad allungare i tempi fu soprattutto la laboriosa gestazione del libretto. Terza opera composta da Puccini (dopo le Villi e Edgar), Manon Lescaut additò all’autore la futura strada da percorrere. E’ sostanzialmente la sua prima partitura operistica completamente matura e personale. Predomina la vena romantica supportata da perspicaci idee melodiche (Donna non vidi mai di Des Grieux, In quelle trine morbide di Manon impregnate di sensualità). Parti- QUEL CHE RESTA DI SANREMO colarmente interessante la scrittura armonica, pregnante l’orchestra che prendeva parte encomiabilmente al dramma. Lo stesso soggetto aveva già ispirato la Manon Lescaut di Auber (Parigi, Opéra-Comique, 23 febbraio 1856) e di Massenet (Parigi, Opéra-Comique, 19 gennaio 1884). A tale proposito lo stesso Puccini ebbe a dire: “Massenet sentiva il soggetto da francese, con la cipria e i minuetti, io lo sento da italiano, con passione disperata”. Puccini ritoccò la partitura in varie occasioni. L’intervento più significativo fu la sostituzione del finalino del primo atto, avvenuta poco dopo la prima rappresentazione. Il finale originale era basato sul tema cantabile del primo duetto fra Manon e Des Grieux e non conteneva l’attuale dialogo fra Geronte di Ravoir e Lescaut. Le successive modifiche riguardavano soprattutto il quarto atto, che fu accorciato. In una delle edizioni pubblicate da Ricordi per canto e pianoforte fu addirittura eliminata l’aria Sola, perduta, abbandonata, ma Puccini giustamente la reintegrò. Alcune modifiche della partitura orchestrale furono suggerite da Arturo Toscanini, per la storica ripresa del trentennale alla Scala di Milano. Puccini era consapevole che il teatro musicale europeo, dopo le innovazioni introdotte da Wagner, non era più il medesimo e fu il primo italiano a renderne testimonianza con la musica. Wagner aveva creato il Leitmotive, ossia temi fondamentali applicati ai singoli personag- gi o legati idealmente alla trama, mentre gli italiani erano soliti richiamare melodie e motivi in A L L ' O P E R A diversi contesti. Puccini riuscì a conciliare questi due GRAMMA mondi contrapposti. Nel primo atto il musicista utilizzò, con grande abilità, strutture di tipo sinfonico alle esigenze dell’azione. La protagonista di questa opera è la prima di quelle gentili e angosciose eroine puc-ciniane destinate a così grande popolarità. Puccini individua qui i basilari caratteri psicologici e stilistici del suo teatro, che troveranno poi piena attuazione nella Bohème. GUIDA PEN TA Atto I: Tra voi, belle, brune e bionde (Des Grieux); Donna non vidi mai (Des Grieux). Atto II: In quelle trine morbide (Manon); L’ora o Tirsi (Manon); Tu, amore? Tu?…O tentatrice! (Manon e Des Grieux); Ah! Manon, mi tradisce (Des Grieux). Atto III : Ah, non vi avvicinate!… (Des Grieux). Atto IV: Sola… perduta… abbandonata (Manon). a cura di ALBERTO CIMA L’ultimo atto del Festival di Sanremo 2010 è stata la plateale protesta dell’orchestra per il verdetto che ha proclamato vincitore Valerio Scanu. Il voto della giuria tecnica si era orientato in tutt’altra direzione (pare verso Malika Ayane), ma è stato il televoto a premiare il giovane approdato sul palco del festival dopo il successo ad “Amici”. Si è ripetuto così il copione del vincitore dello scorso anno, Marco Carta, anch’egli uscito dal talent show di Maria De Filippi. È la conferma che in fatto di musica in televisione vince non chi canta meglio ma chi meglio sa conquistarsi la scena e, soprattutto, chi meglio è sostenuto da case discografiche, produttori e madrine di successo. Di questa edizione del Festival, non certo memorabile, resta in sede di bilancio finale qualche immagine legata ai personaggi saliti sul palco. Prima fra tutti, naturalmente, Antonella Clerici: con il suo stile casareccio e informale ha saputo alienarsi le simpatie del pubblico e le è andata bene, proprio perché ha scelto di interpretare il ruolo di padrona di casa senza eccessive formalità, tenendosi lontana dal tradizionale protocollo festivaliero. È sembrata più a suo agio in un contesto che è comunque considerato una sorta di test della verità per i presentatori. Lasciando agli esperti i commenti e i giudizi sulle canzoni, qualche eccesso ha lasciato il segno. Poco spontanea è stata la presenza di Antonio Cassano, che oramai recita sempre la parte del ribelle. La direzione del suo sguardo durante il colloquio con la Clerici testimoniava che domande e risposte erano state ampiamente preparate e, nonostante qualche battuta abbia strappato sorrisi e applausi, preferiamo vederlo correre dietro a un pallone in maglia e calzoncini piuttosto che trovarcelo di fronte sul palco del teatro Ariston. Avremmo volentieri lasciato altrove anche l’esibizione di Dita Von Teese, che ha proposto uno strip tease secondo tutti i crismi del genere, lasciando poco all’immaginazione del pubblico. Non vale come attenuante la definizione di “burlesque” data al suo mini-show, né il fatto che sia salita sul palco in tarda serata, quando i bambini erano auspicabilmente già a nanna: nel tipico contesto nazionalpopolare sanremese una simile trovata è fuori luogo. Tanto nel suo caso quanto in quello di Cassano, non ci piace l’idea che i soldi del nostro canone siano andati a finire nelle loro tasche. Tutt’altro stile quello della regina Rania di Giordania. Elegante e disinvolta, ha esibito un sorriso e una classe effettivamente regali. Molto è stato concesso allo spettacolo, inteso come esibizione più da vedere che da ascoltare. Il look di molti cantanti e del direttore d’orchestra Marco Sabiu, i cangianti vestiti della Clerici, le scenografie scintillanti, sono immagini che hanno saputo sollecitare l’attenzione anche degli spettatori più distratti. Quanto alle canzoni, presunte protagoniste, nessuna sembra destinata a sbancare le classifiche. Sarà comunque il tempo a dire chi avrà davvero vinto Sanremo 2010, hit parade alla mano. HOMO VIDENS P A G I N A 35 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010 PAROLE, PAROLE, PAROLE (56) Schizofrenia Dal greco classico schizo (separo, divido in due parti) e fren (insieme di mente e cuore, cioè mentalità). Quindi: mentalità scissa in due parti. In psichiatria: come se le due parti del cervello costituiscano due soggetti distinti. Ma anche in campo culturale è molto diffusa una specie di schizofrenia: quando si ragiona di argomenti come politica, amministrazione, economia, affari o ricerca scientifica si pretende di tenerli separati dall’etica, come se l’etica debba rimanere confinata nell’ambito strettamente intimo della coscienza privata. O addirittura se ne nega la esistenza, come di una superstizione “metafisica” (Odifreddi, Veronesi,…). Salvo poi stracciarsi le vesti quando si evidenziano le devastanti conseguenze nella società. Il caso più clamoroso, ormai consegnato alla storia, è stata la espulsione dell’etica dalla prassi politica fra Stati e nelle lotta politica per il “potere”interno, secondo gli insegnamenti di Nicolò Machiavelli. Tanto celebrato quanto esiziale per le vicende dell’Europa dal secolo XVI in poi. Ancora forse non si è capito a sufficienza che gli immani disastri del secolo scorso (rivoluzioni, guerre, genocidi) ne sono le estreme logiche conseguenze e non eventi casuali. Anche i fatti italiani di questi anni mi sembrano ultime propaggini della stessa schizofrenia. Ma ancora più doloroso mi pare sia il costatare come il tentativo del laicismo mondiale di rinchiudere nel “privato” i valori e le convinzioni del Vangelo, se proprio non si riesce a cancellarli del tutto dalla coscienza dell’umanità, abbia trovato alleati anche in campo cristiano (compreso quello cattolico) quando si è predicata la necessità di “purificare” la vita pubblica dei cristiani dai riferimenti alla ispirazione evangelica. Semmai sottacerla ma non testimoniarla. Una specie di “schizofrenia” di cattolici. Non così il “servo di Dio” Giorgio La Pira. A differenza di altri esponenti suoi co-attori nella politica italiana, non ha “rinchiuso nella coscienza” la sua alta spiritualità cristiana, ma l’ha proclamata ai quattro venti, anche al Cremlino, rimanendo sempre fedele al Vangelo ed ai successori di Pietro e degli apostoli. Morto il 5 novembre 1977, in un vespro di sabato senza tramonto, a molti, come a me, è sembrato “santo subito”. Che ora protegga l’Italia tutta, a cominciare dalla sua Chiesa e dai cattolici impegnati nella vita pubblica. ATTILIO SANGIANI IL SALUTO DELLA COMUNITÀ DI CAMNAGO FALOPPIO IL GRAZIE A DON GIUSEPPE CORTI C aro don Giuseppe, vogliamo ringraziarla per aver camminato con noi per 17 anni, facendoci crescere nella fede, nella speranza e nell’amore. Soprattutto in quest’ultimo periodo, ci ha guidati a far esperienza della Lettera di San Paolo ai Corinzi: “che ognuno di noi, secondo la propria parte, le proprie doti e possibilità, è membra del Corpo di Cristo Gesù”. Di quel Gesù Crocifisso, l’Amore donato, da cui non dobbiamo mai distogliere lo sguardo se vogliamo che circoli tra noi la carità, cioè l’amore come Dono; da cui non possiamo mai distogliere lo sguardo se vogliamo chiamarci cristiani; perché il cristianesimo, ce l’ha ripetuto continuamente, non è una dottrina da studiare, ma è un’esperienza da vivere insieme a Gesù, tra marito e moglie, tra genitori e figli, sul lavoro, a scuola, nel gruppo, negli impegni sociali, nel divertimento, nella sofferenza. Nel tratto di strada che abbiamo fatto insieme ci ha sempre esortati a nutrirci della Parola e dell’Eucaristia. Ci ha spezzato il pane della Parola guidandoci a scoprire la novità, l’attualità, la carica di speranza di tante pagine della Sacra Scrittura. Ci ha spezzato il pane Eucaristico portandoci a gustare e a IN MEMORIA DI MARIA MATERNINI vivere la Santa Messa, soprattutto quella domenicale, come momento di gioia e di comunione tra di noi e tra noi e la Chiesa universale. Ha saputo, inoltre, cogliere e incoraggiare in ciascuno “la manifestazione particolare dello Spirito Santo per il bene comune”; ci ha resi consapevoli delle nostre capacità e possibilità e ci ha spinti a metterle a disposizione nei vari ambiti della Parrocchia, per il bene di tutti. E quanti di noi sono stati da lei accompagnati, incoraggiati, consolati nella malattia, nel dolore, nelle diverse forme di povertà? Non è facile salutarci. Ma come lei ci ha sempre esortati a fare, vogliamo accogliere la presenza viva di Dio che ci accompagna e che dà la forza, a noi, di continuare il nostro cammino di fede e a lei di iniziare una nuova esperienza pastorale con serenità e coraggio: certi che il bene che noi abbiamo ricevuto saprà donarlo anche alla nuova comunità. La affidiamo a Maria, affinché la sostenga e l’accompagni. Ci ha insegnato a pregare e ha pregato con noi: saremo sempre uniti nella preghiera. Grazie, grazie, don Giuseppe, grazie! La sua Comunità di CAMNAGO Questi testi di saluto a preti che lasciano la comunità ove hanno operato - che ogni tanto giungono in redazione con la preghiera di essere pubblicati integralmente come testimonianza di stima e affetto - sono documenti significativi che, nel loro piccolo, tracciano una teologia del sacerdozio ministeriale. Pubblico volentieri il saluto che la comunità di Camnago Faloppio ha rivolto a don Peppo domenica 21 febbraio. Testo preceduto da una citazione del Vangelo di Giovanni: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». (Gv 15, 12-13). Comprendo benissimo che non sia facile salutarsi se il cristianesimo «non è una dottrina da studiare, ma è un’esperienza da vivere insieme a Gesù, tra marito e moglie, tra genitori e figli, sul lavoro, a scuola, nel gruppo, negli impegni sociali, nel divertimento, nella sofferenza». Ma è bello scoprire che un prete, quando lascia il suo posto per prenderne un altro, trasmette alla comunità cristiana in cui ha operato per anni «serenità e coraggio» per una nuova esperienza pastorale. E genera preghiera come strumento di comunione. TESTAMENTO BIOLOGICO SORELLA DI CARITÀ, AMICA DI CONSIGLIO IL “LIMITE” DELLA COSCIENZA « l Signore è il mio pastore, non manco di nulla… mi rinfranca… mi guida” (Sal 22). Potrebbero essere queste le rassicuranti parole di Maria Maternini che, spentasi il 14 febbraio scorso, in vita ripeteva spesso; adesso le consegna, quale dono di gioiosa, fede a chi vuol fare preziosa memoria. Perché Maria è stata una vera maestra di fede. Ventenne, giovane sorridente, ricca di speranze, si è trovata, senza preavvisi, a dover guidare la sua numerosa famiglia, a causa della repentina morte della mamma. Se l’è trovata nel cuore questa sua inaspettata vocazione; e in responsabilità ha risposto declinandone nella logica dell’amore sincero tutti i passaggi, anche i più difficili, fino alla sua completa realizzazione. Ma Maria I non si è fermata casalinga: universitaria impegnata nella Fuci comasca, poi laureata in Lingue Straniere, docente di inglese al Liceo Scientifico, sempre attenta alla cultura del suo tempo, all’Azione cattolica della sua parrocchia di Sant’Agata, soprattutto sensibile alla sofferenza umana, alla povertà popolare, alla missionarietà nel mondo… Maria, in semplicità, ma in profondità, si è fatta, in ogni occasione, madre di bontà, sorella di carità, amica di consiglio, maturando però nelle più diversificate esperienze di vita, una costante unità in Dio, un inquieto desiderio di Lui. E’ con questo spirito che ha lavorato attivamente anche nella Caritas diocesana; ma prima di tutto si è misurata nella caritas quotidiana, nella sua famiglia, nell’inse- gnamento, nelle associazioni, regalando a tutti indimenticabile amicizia, smisurata comprensione, competenza qualificata. Bye, bye, Maria! Di te ci resta un ricordo molto bello, significativo: hai insegnato bene l’inglese, ma ancor meglio hai insegnato la spiritualità del quotidiano, la bellezza della vita anche nelle prove, la forza della fede, la sapienza dell’amore. Non possiamo dimenticarti; ti possiamo sentire spiritualmente con noi nella preghiera, nella comunione di immutato affetto, nella nostra attesa dell’eternità. Dove ancora insieme canteremo le Lodi all’Altissimo, in una gioia senza fine. CIA MARAZZI Sin dalla notte dei tempi chi ha avuto l’accesso nelle stanze del potere, ha più o meno “approfittato” delle circostanze. Sociologi e psicologi hanno spiegato e giustificato l’”appetito” per dio mammona, attribuendo l’origine del “male” a cause esteriori. Medesima teoria sociologica venne applicata alle masse per spiegare la genesi della violenza, della disonestà e dell’ingiustizia. Il primo teorizzatore di tale colossale panzana fu Rousseau con la famosa teoria del buon selvaggio. L’illustre padre dell’illuminismo, sosteneva che l’uomo nasce buono e che diventa “cattivo” in forza dei condizionamenti sociali. Giustificazioni troppo comode! La dottrina cattolica, che notoriamente si regge sulla ragione e non sulle ideologie, con le parole dell’evangelista Marco afferma che “ Non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”. Molte delle moderne ideologie hanno questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene da fuori, affinché regni la giustizia e l’onestà, è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. In realtà questo modo di pensare è ingenuo e miope. L’ingiustizia frutto del male, ha origine nel cuore umano dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza con il male. Sempre la dottrina cattolica, spiega l’“inclinazione” degli esseri umani a ripiegarsi su se stessi, ad affermarsi sopra e contro gli altri, con il concetto di peccato originale. Peccato d’origine che si può sconfiggere con il viatico dei sacramenti messi a disposizione dalla chiesa stessa. Ecco perché è difficile, se non impossibile, rimanere dei buoni cittadini e degli onesti amministratori, se non si entra in comunione con Dio. GIANNI TOFFALI - Verona luce una osservazione che riguarda l’attenta valutazione, caso per caso, delle condizioni del paziente quando giace in coma cosiddetto irreversibile, specialmente se le funzioni celebrali possiedono ancora segnali di ripresa o meno. Inoltre, si dà il caso - già verificatosi - che da questo coma prolungato per molti anni tutto ad un tratto ci si risvegli. Che fare? Bisogna proseguire la sofferenza o decidere di porre fine a quel calvario? Penso che davanti ad una decisione così travolgente - soprattutto per dei genitori o per il coniuge stesso del paziente - si debba tenere in larga considerazione una sana e giusta scelta di coscienza. GIANNI NOLI, Fino Mornasco DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale INGIUSTIZIA E PECCATO ORIGINALE IL MALE VIENE... DAL DI DENTRO! C aro direttore, durante il corso di questo trentennio il mondo scientifico sta operando in numerose conquiste atte a salvare e a migliorare la qualità della vita. Ma, sebbene questo progresso veicoli una visione ottimistica e piena di speranza, pone senza dubbio dei significativi paletti alla stessa longevità a favore della specie umana, che ahimè, mai come in questi ultimi tempi viene messa in continua discussione. Mi riferisco ovviamente alla legge sul testamento biologico che verrà discussa e approvata per via definitiva sia pur con qualche lieve modifica dal nostro Parlamento. Tuttavia, ci terrei a mettere in Direttore responsabile: AGOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. 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