Libretto pastorale/Numero Due della Parrocchia di Ognissanti - Pasqua Aprile 2014. Ognissanti Aprile 2014 COMUNITA’ FEDE RUBRICHE IL MATTARELLO ATTENDE UNA NUOVA PRIMAVERA Pg.10 SETTIMO: NON AZZARDARE Pg.12 CATECUMENATO Pg.6 BATTESIMO Pg.8 UN PELLEGRINO IN TERRASANTA Pg.18 RELIGIOSITA' POPOLARE Pg.22 IL TRITTICO DI OGNISSANTI Pg.14 il ritorno alla guerra civile in SUD SUDAN Pg.26 XXII GIORNATA DEL MALATO Pg.28 www.ognissanti.org DALLA REDAZIONE Abbiamo già fatto un po’ di strada………….. molta ne resta da fare………… Siamo già alla terza pubblicazione e si stanno delineando i contorni di questo nostro lavoro di informazione e formazione della comunità di Ognissanti. La redazione auspica un coinvolgimento sempre più ampio di persone che si rendano disponibili a dare il proprio contributo. Ci rendiamo sempre più conto che la comunità si arricchisce di attività e di idee che però rischiano di restare lettera morta e infruttuose se non trovano chi dà loro fiato. Il Bollettino parrocchiale “Ognissanti” desidera farsi cassa di risonanza di queste voci diverse, dei progetti e dei bisogni emergenti in questa società che si dice “Della Comunicazione”, “del web”, ma che, in effetti, rischia di diventare una società di entità, neanche persone, sole isolate che si nascondono nella privacy, che però serve spesso a chiudere l’individuo in un proprio guscio impenetrabile. Quindi nei programmi di questa redazione c’è l’intendimento di dare spazio, nelle proprie rubriche, ai giovani ma anche a chi non è più giovane, ai singoli che desiderano essere partecipi della vita della comunità, ma anche, e soprattutto, ai gruppi parrocchiali che nella nostra realtà parrocchiale sono molti, e, sono convinto, tutti hanno delle ricchezze da condividere, hanno esperienze e progetti di cui fare partecipi anche altri. La “ giornata della prossimità” di Domenica 23 Marzo u.s. ha visto impegnatii molti gruppi e le molte Associazioni ecclesiali nel far conoscere e nel sollecitare l’attenzione verso i bisogni emergenti indicando vie e strumenti per dare spazio alla prossimità e capirne il -2- senso. Nel prossimo futuro la redazione ha inserito nella propria programmazione la definizione e stabilizzazione di alcune “rubriche”, quali : a) la vita e i programmi dei gruppi e delle Associazioni; b) il “Mattarello” e le sue attività; c) i lavori del CPP; d) la vita della chiesa; e) storia e arte di “Ognissanti” e della Città di “Arzignano”; f) progetti e programmi futuri nella vita delle strutture parrocchiali; g) la Commissione Caritas parrocchiale e la risposta ai bisogni di oggi; h) le iniziative e le strutture culturali che rendono viva la comunità di Ognissanti; ……………… Il campo d’azione è vasto, attendiamo da tutti una disponibilità a coltivare una piccola parte di esso. Chi desidera prendere parte alla cordata di collaboratori si faccia avanti scrivendo alla redazione redazioneognissanti@gmail. com oppure segua il nostro bollettino dal nuovo sito della parrocchia di Ognissanti www.ognissanti.org In questo numero il bollettino inserisce un interessante articolo sul trittico che domina l’abside del nostro Duomo, un’immagine e una didascalia, riferita all’opera, da parte del Dr. A. Lora che ci aiuta ad interpretare e conoscere più da vicino le opere d’arte che, in questo luogo sacro, ispirano la mente e lo spirito. La redazione Libretto pastorale/Numero Due della Parrocchia di Ognissanti - Pasqua Aprile 2014. Redazione in Via Cavour 2 Arzignano (Vicenza). Direttore: Mons. Mariano Lovato. Coordinatore responsabile di redazione: Nicodemo Gasparotto. Componenti della redazione: G. Corato, D. Concato, M. Pegoraro, L. De Marzi, E. Motterle, R. Conzato, E. Roviaro, MR. Scolari. Questa pubblicazione è disponibile in www.ognissanti.org Don Mariano Lovato incontra Papa Francesco. Quando parlano gli occhi Non posso non condividere la gioia dell’esperienza vissuta lunedì tre marzo quando a Roma ho avuto la grazia e la gioia di incontrare Papa Francesco. L’occasione è stata l’udienza che il Papa ha concesso ai rappresentanti nazionali della FIES Federazione Italiana Esercizi Spirituali in occasione del 50º anniversario della fondazione di questa federazione. La FIES riunisce tutti i direttori delle case degli esercizi spirituali d’Italia. Quale rappresentante del Triveneto anche se da diversi anni non più direttamente coinvolto nelle case degli esercizi spirituali (ma mi sono preso una piccola rivincita con gli esercizi spirituali in parrocchia), ho avuto il privilegio (e tale lo riconosco) di poter essere in prima fila all’udienza. Quando mi è stato detto che i delegati regionali avrebbero avuto anche la grazia di stringere la mano personalmente al Papa potete pensare anche voi quale tumulto di pensieri e di ragionamenti mi sono passati per il cervello. Mi è tornato alla mente quando da ragazzo ho letto il libro dei promessi sposi e quel benedetto sarto di Milano che aveva passato la notte a pensare -3- Assemblea FIES in udianza da Papa Francesco che cosa avrebbe detto il giorno seguente quando avrebbe incontrato personalmente il cardinale Federico Borromeo. Ho pensato anch’io a lungo che cosa avrei detto al Papa. Mi è sembrata la cosa più significativa, certo con un po’ di suggerimento dello Spirito Santo, di presentargli l’icona che avevo portato a Roma per farne dono a tutte le case degli esercizi spirituali d’Italia: è l’icona dell’Amicizia o l’icona di Gesù e il suo Amico. Così ho preso la decisione di farne un dono anche al Papa dicendogli come ho pregato per lui, certamente unito con tutta la comunità parrocchiale di Ognissanti, perché sia vero quanto è espresso da quell’icona: Gesù tiene una mano sulla spalla del suo amico e quell’amico, ho detto al Papa, è lei prima di tutto. Vi lascio poi andare nell’ultima pagina di copertina dove c’è l’immagine e nella pagina precedente dove c’è la spiegazione per capire tutto il significato e il senso di questa icona di cui ho fatto dono al Papa. Perché la cosa più bella dell’icona sono certo gli occhi. Occhi che esprimono stupore ma che esprimono anche quello che si prova quando si è pervasi dalla grazia di Dio e sono quello che ho visto negli occhi di papà Francesco quando al termine gli ho chiesto una preghiera per la nostra comunità parrocchiale, come per la nostra diocesi e gli ho assicurato la nostra vicinanza e la nostra fedele preghiera. E con gli occhi mi ha detto grazie. -4- Don Mariano Don Mariano Lovato consegna l’icona dell’Amicizia a Papa Francesco -5- Basilica di San Pietro Catecumenato: L’avventura della Fede -6- È con grande gioia che vogliamo condividere con tutta la comunità una bella notizia: il prossimo 19 aprile, durante le celebrazioni della veglia pasquale, Esmeralda Gjeko e Jurgina Bici albanesi, riceveranno il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia. Sono i Sacramenti dell’iniziazione cristiana che, per gli adulti, sono conferiti nella stessa celebrazione. Esmeralda e Jurgina, sono sorelle nate e cresciute in Albania. Sposate con rito civile, (in Albania, con il matrimonio, la moglie assume il cognome del marito) si sono poi trasferite con le loro famiglie in Italia. Sono mamme, rispettivamente di Endriy e Sara, due meravigliosi bambini che, sempre durante la veglia pasquale, insieme alle loro mamme, riceveranno il Battesimo. Chi ha partecipato alla S. Messa delle 19,30 in Duomo domenica 1 dicembre (prima domenica di Avvento) ha già avuto modo di incontrare e conoscere Esmeralda e Jurgina. Quella domenica infatti abbiamo celebrato, il rito di ammissione al catecumenato e la consegna del Vangelo di Gesù Cristo. Era il primo dei due momenti celebrativi più significativi previsti dal cammino del catecumenato per gli adulti. Nelle due domeniche successive è stato consegnato loro il Credo, il simbolo della nostra fede e il Padre Nostro, la preghiera del Signore. Il secondo momento è il rito dell’Elezione, che comporta l’ammissione dei catecumeni al Battesimo ed è stato celebrato a Vicenza in Cattedrale dal Vescovo Beniamino Pizziol la prima domenica di Quaresima per tutti i catecumeni della diocesi. La domenica successiva ricevono l’unzione con l’olio dei catecumeni. Il Catecumenato, l’avventura della fede. Pare che a Roma, verso il 200 d. C. per ricevere il Battesimo venissero richiesti circa tre anni di preparazione. Durante questo tempo l’insegnamento base era, così come lo è oggi, la Parola di Dio e i contenuti del Credo. Oggi il normale tempo di preparazione è di un anno e mezzo circa. Dopo aver ricevuto il Battesimo, Jurgina ed Esmeralda completeranno il cammino dell’iniziazione cristiana, con un tempo di riflessioni fino a Pentecoste. Un cammino sulla Parola, per “fare propria la Parola di Dio”, che viene proposto agli adulti che desiderano prepararsi a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma che, in una società complessa come quella di oggi, può essere illuminante anche per molti credenti in ricerca, per ritrovare se stessi. Molti di noi cristiani, più o meno praticanti, pur avendo una certa fede, non sempre abbiamo avuto modo di scoprire che la Parola di Dio è veramente Parola di Dio e non degli uomini e che, proprio perché è Parola di Dio, è un dono fatto a tutti, è per noi. Abramo, Mosè, Davide, i Salmi, …. il Vangelo, sono parole di luce e di verità per ognuno di noi, anzi ognuno di noi, in qualche misura, vive nella sua storia, l’esperienza di Abramo, Mosè, Davide … Un cammino che è anche iniziazione ecclesiale, perché invita a prendere l’abitudine di vivere la propria ricerca di fede in comunità. Pver noi accompagnatori è stata una avventura spirituale che ci ha arricchito nella fede. Un grazie al Signore che, in questo tempo, ci ha accompagnati con tanta amorevole vicinanza. Un grazie a don Mariano, che ci ha dato la fiducia di essere “accompagnatori” in questa avventura di fede. Ida e Bruno Finetti -7- Una data da ricordare: quella del nostro battesimo Foto “Battesimo” di Santino Mineo -8- Alzi la mano chi ricorda la data del proprio battesimo. Presi così alla sprovvista, credo siamo in pochi a rispondere “ sì, io la ricordo”. E’ stata più o meno di questo tenore la domanda che papa Francesco ha posto ai tanti fedeli riuniti in piazza San Pietro domenica 12 gennaio, aggiungendo poi con il sorriso sulle labbra “…e non lo chiedo ai nostri vescovi qui presenti per non far loro provare vergogna...” Al di là delle battute una cosa è certa: la risposta a questa domanda non è tanto appagare una curiosità. E’ qualcosa di più grande e importante: è andare alla radice del nostro essere cristiani. E’ andare alla fonte, o più propriamente, al “sacro fonte” dal quale discende il nostro essere membri del Corpo di Cristo e del popolo di Dio. Per questo, da anni, nella parrocchia di Ognissanti vengono dati spazio e attenzione particolare al sacramento del Battesimo che apre alla iniziazione cristiana i bimbi di tante giovani coppie (e non solo) che vogliono trasmettere ai propri figli , attraverso la “rinascita” del fonte battesimale, la grazia di Dio perchè possano vivere la fede dei genitori, ora insieme a loro e poi, una volta adulti, da protagonisti. E così, nell’ambito della pastorale, si è dato vita ad una catechesi pre-battesimale (che sarà prossimamente seguita da una catechesi del “dopo battesimo”) che dona alcuni momenti preziosi capaci di far sì che il battesimo non sia percepito solo come la festa di un giorno ma come una festa che inizia quel giorno per camminare, passo dopo passo, nel solco della fede e durare…tutta la vita. Si tratta di una serie di incontri che le coppie accompagnatrici e il sacerdote propongono ai genitori (e se la mamma è ancora nel periodo della gravidanza va bene lo stesso, anzi), per avviare insieme una riflessione sulla realtà del battesimo, con semplicità, con sincera disponibilità d’animo, con la gioiosa responsabilità che richiede un evento così importante. Ci si parla, ci si confronta, ci si regala un insieme vicendevole di esperienze fatte di difficoltà, di momenti felici, di tante storie personali e di coppia. E soprattutto ci si accoglie partendo dalla meravigliosa esperienza di chi ha saputo e voluto accogliere anzitutto la vita, tutta la realtà della vita, per quanto dura e difficile possa essere. Ci si accoglie così in una accoglienza che si allarga nel segno della cordialità e della prossimità solidale che spesso poi si trasformano anche in sincera amicizia. E ci si interroga sul nostro essere cristiani nella comunità di Ognissanti : sulla temperatura, sulla dimensione della nostra fede, sulla modalità di come la viviamo, sulla testimonianza concreta che ne sappiamo dare. Un po’ alla volta si entra nel mistero vero e proprio del battesimo, nella natura simbolica dei suoi segni (l’acqua, l’olio, la candela, la veste bianca…), nella consapevolezza che ogni cristiano, per essere tale, deve “rinascere” dall’acqua e dallo Spirito Santo. Ecco allora che se ricordiamo e festeggiamo la data della nostra nascita alla vita terrena, ricordiamoci anche di celebrare e festeggiare la data del nostro battesimo che è, in un certo senso, la carta d’identità del cristiano, il suo atto di nascita, e l’atto di nascita alla Chiesa. Le coppie accompagnatrici -9- Partecipanti al Laboratorio di pittura 2013 - Pegoraro.JPG Partecipanti al Laboratorio di pittura 2013 IL MATTARELLO ATTENDE Ce ne siamo accorti un poco tutti: il “Mattarello” attende una nuova primavera. Non quella meteorologica, la quale immancabilmente è arrivata, ma una nuova stagione per farlo rifiorire, per un suo rilancio educativo e funzionale quale “spazio” d’aggregazione e sperimentazione di varia umanità, come “tempo” propizio d’annuncio del Vangelo della speranza e della vita piena. Nel corso degli anni, tutto è progressivamente entrato in crisi, a cominciare dalla funzione del Centro Giovanile. Non ci sono più i ragazzi della Garcia Moreno, che una diversa scelta da parte della Società sportiva ha fatto emigrare in altre strutture; mancano perfino gli adulti e gli anziani che ora frequentano - 10 - l’Università alla Scuola “Fogazzaro”. Nel corso dei lustri, è venuta a mancare quella sua preziosa funzione di Oratorio, spazio d’aggregazione e crescita cristiana, che in un passato neanche troppo lontano ha richiamato migliaia di bambini e ragazzi. Restano, per fortuna, alcune attività come il doposcuola Karibuni ed il Catechismo. Ma mancano i ragazzi ed i giovani oppure, quando si vedono, sono abbandonati a loro stessi perché nessuno li segue. Negli impianti sportivi, in particolare nel campo da calcio, pur lodevolmente sistemato dall’Associazione Noi, non gioca quasi più nessuno. L’oratorio è dunque in piena crisi e questo ha avuto delle conseguenze. UNA NUOVA PRIMAVERA Michele Cisco ha gettato la spugna e lascerà il Bar Mattarello dopo 9 anni; si tratta dunque di identificare un nuovo titolare che possa svolgere anche un ruolo educativo. Nel contempo é scaduto il contratto con Federico Fracasso, l’affittuario del Teatro, che, non dimentichiamolo, è l’unico in tutta la Vallata del Chiampo ed è quindi patrimonio importante per il territorio. La struttura andrebbe sistemata e rimessa a norma ma le spese sono tante ed impossibili da sostenere senza il coinvolgimento ed il sostegno economico di enti o istituzioni. La Parrocchia desidera esprimere apprezzamento e gratitudine per l’opera svolta da Michele e Federico. E’ quindi tempo di scelte ed investimen- ti importanti, insomma di rimboccarsi le maniche. La nostra Comunità deve compiere uno sforzo straordinario per trovare idee, proposte, risorse umane ed economiche da investire in questo bene prezioso che è appunto il Mattarello. Va sottolineato che in Italia la funzione dell’oratorio non è in crisi, oggi anzi l’Oratorio vive una stagione di effettivo e largo consenso ecclesiale e civile. Anzi attraversa un tempo di rinnovata simpatia e di ripresa, rispondendo positivamente alle nuove condizioni sociali e al rilancio della coscienza educativa della Chiesa. - 11 - Daniele Concato Settimo: non azzardare … “….Pochi giorni dopo il figlio più giovane, raccolta ogni cosa, se ne andò in un paese lontano e là dissipò le sue sostanze ….. Ma quando ebbe speso tutto, in quel paese sopraggiunse una grave carestia, ed egli cominciò ad essere nel bisogno….”. Oggi, “ il figliol prodigo!, ovvero la persona che sperpera e dissipa i propri averi assume altri volti. Assume, ad esempio, il volto del…giocatore d’azzardo , di colui, cioè, che spende tutto ciò che ha nel tentare la fortuna. Sono ricorrenti gli articoli di giornali, anche per casi accaduti nella nostra Arzignano, che parlano di persone rovinate dal gioco, che consumano in un sol giorno al videopoker o alle slot machine tutto lo stipendio inventandosi poi mille scuse per giustificarsi, sopraffatti dalla - 12 - la vergogna che talvolta li spinge a compiere , nella crisi più profonda, anche a folli gesti. Sono persone “normali”, che un po’ alla volta cedono alle lusinghe del “possibile” guadagno facile, del colpo di fortuna che “ …sistema per tutta la vita…”, non accorgendosi di sperimentare una dipendenza sempre più imprigionante. E così “rubano” a se stessi, privandosi dei soldi necessari al proprio vivere ( finendo magari con l’indebitarsi o cadendo nelle mani degli usurai) e privandosi soprattutto della dignità di persone libere. E rubano anche alla propria famiglia là dove dissipano le risorse risparmiate magari in anni di duro lavoro. Come società civile e come comunità cristiana dobbiamo incalzare le Istituzioni e far pressione sul Legislatore af- Il gioco d’azzardo è “rubare” a se stessi e ...alla propria famiglia. finché intervengano al riguardo mettendo un freno al consumo esasperato del gioco d’azzardo. Bene ha fatto, ad esempio, la Provincia di Trento deliberando che i contributi per la ristrutturazione dei pubblici locali “…siano concessi ai titolari di locali, negozi, bar che si impegnano a rinunciare alla installazione di macchinette da gioco..”. Bene ha fatto il Comune di Arzignano, il cui Consiglio Comunale ha approvato uno specifico regolamento per condizionare l’apertura e l’esercizio delle “sale giochi” a precisi vincoli limitativi. Del resto, da tempo, da quando ancora questa piaga sociale non aveva raggiunto l’intensa drammaticità attuale, la dottrina cattolica si era pronunciata sul l’argomento, sottolineando ( vedi Catechismo della Chiesa cattolica al n. 2413) come il gioco d’azzardo o le scommesse “diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui”. Chissà che con l’impegno di tutti non si riesca a far sì che questi giocatori d’azzardo riescano a tornare ad una sobria e responsabile modalità di vita. Chissà che, come nella parabola evangelica, questo nuovo modello di “figliol prodigo” sappia ravvedersi e tornare a casa per ritrovare la serenità dentro se se stesso e con gli altri. Egidio Motterle - 13 - Appunti sulle cose d’arte del Duomo e di altre chiese della parrocchia Il Trittico di Ognissanti PREMESSA Nel 2007, don Lucio Mozzo, parroco per 10 anni di Ognissanti, lasciava l’incarico per trasferimento ad altra sede. Nel corso della sua permanenza più volte aveva espresso il desiderio di vedere una Guida organica che servisse a meglio illustrare la storia e le opere d’arte presenti nel Duomo e nelle altre chiese della Parrocchia. Ho raccolto l’invito nel momento della sua partenza e in quello dell’arrivo di don Franco Romere in quella “Breve guida illustrata “ (1), un libretto di 36 pagine in cui, oltre alle notizie essenziali disposte in forma di visita turistica, sono state pubblicate alcune delle più significative immagini sia del Duomo che dell’oratorio di San Gaetano. In questa rubrica cercherò di aggiungere qualche nuova notizia, emersa da studi più recenti, e anche alcune descrizioni inerenti altri edifici religiosi della nostra Parrocchia. I motivi per cui la documentazione riguardante la chiesa di Ognissanti e le - 14 - opere d’arte e devozionali quivi conservate è così scarsa può essere attribuita al fatto che l’archivio parrocchiale non è mai stato conservato in un locale specifico e protetto, quanto piuttosto disperso in sedi diverse talora coincidenti con l’abitazione del capo della fabbriceria. Non si ha memoria infatti di incendi o di altre accidentali distruzioni che abbiano portato a questa lacuna. Se ciò fosse, si può forse coltivare una sia pur minima speranza che, prima o poi, alcuni documenti possano tornare ad essere consultabili. Per ora dobbiamo accontentarci di sporadici e casuali ritrovamenti come è avvenuto con il bozzetto del Trittico, scoperto dallo studioso Mario Repele presso l’Archivio di Stato di Vicenza (2) E’ noto che i tre grandi quadri erano stati commissionati al pittore di Schio Valentino Pupin (1830-1885), già grande decoratore di Ognissanti, il quale, tuttavia, venne a morte prima di poterli terminare. Venne allora chiamato Lorenzo Rizzi (1830-1893), un artista nato ad Udi- ne, ma in quel periodo residente a Verona, il quale, non solo portò a termine il delicato lavoro, ma anche si fece artisticamente apprezzare tanto da essere incaricato di altri dipinti. Di questi e di qualche altra notizia su di lui parlerò in un successivo articolo. Quello che interessa dire in questa occasione è che il bozzetto ritrovato (una piccola tela ad olio cm 40x60 circa, eseguito dal Pupin e consegnato nel 1886 al notaio Romolo Ghirardini)(3) documenta in modo preciso in qual punto era giunto il lavoro. Infatti una linea rossa ondulata, tracciata orizzontalmente lungo le tre composizioni, divide pressa poco a metà la parte superiore (già dipinta da Pupin) da quella inferiore che sarà eseguita da Rizzi. In conclusione quindi si può stabilire con precisione quali sono stati i personali interventi dei due autori. L’ideazione generale del trittico resta comunque opera di Valentino Pupin ma il Rizzi dovette anche ritoccare l’opera in vari punti per armonizzare il risultato finale. Resterebbe ora da descrivere in modo critico ed articolato la grande scena e magari identificare con precisione almeno una parte dei numerosi personaggi raffigurati, ma questo richiederebbe un ulteriore spazio che di certo troveremo in futuri interventi, possibilmente aiutati dal nostro parroco don Mariano, che è particolarmente appassionato e competente in questa ricerca. A proposito dei dipinti di Pupin, si deve aggiungere che non molto tempo fa è stato trovato un altro bozzetto preparatorio di una scena affrescata nell’abside destro di Ognissanti(4). E’ conservato nella sagrestia del Duomo di Schio ed è datato 1875. Raffigura uno dei più famosi miracoli di Cristo, noto come “La piscina probatica”. La scena è piena di infermi che aspettano l’arrivo dell’Angelo che portava la guarigione al primo che entrava dopo che egli, nel suo volo aveva agitato l’acqua. Non appare quindi del tutto improbabile che, proprio in questo settore, si possano effettuare altri interessanti ritrovamenti. Antonio Lora NOTE 1. LORA A., Il Duomo di Ognissanti e l’Oratorio di San Gaetano di Arzignano. Breve guida illustrata, Comunità Parrocchiale di Ognissanti, 2.a ediz., pp. 36, 2007. 2. Ringraziamo questo attento studioso delle informazioni che ci ha gentilmente fornito compresa l’immagine del bozzetto, peraltro già pubblicata dal Corriere Vicentino, a cura di E. Corato, nel febbraio 2011. 3. La collocazione del documento è la seguente: Adsvi, Atti dei Notai secondo nuovo versamento, busta 838. Atto Ghirardini Romolo 22 giugno 1886, repertorio 573. Il permesso di pubblicazione è il seguente: “Concessione Archivio di Stato n. 1 del 14 marzo 2014 prot. n. 972/28.13.07.17.1”. 4. Questo bozzetto è descritto in scheda da T. Putin, Historia Christi. Arte e fede nella Chiesa Vicentina, pp.62/63, Ed. Terra Ferma, 2008. - 15 - - 16 - - 17 - Gerusalemme SENSAZIONI, EMOZIONI, PENSIERI... IL DESERTO Giunti a Mashabei la sera del 28 dicembre 2013, con Don Giacomo Viali, abile e preparato accompagnatore, abbiamo potuto addentrarci subito nel silenzio del deserto del Negev, dove ho vissuto le sensazioni dei Patriarchi che percorrevano quella terra di nessuno, in cerca di qualche tratto d’erba per le loro bestie. “Ma non poteva Dio, dare qualcosa di meglio al popolo che si era scelto per manifestarsi?” – mi chiedevo, in mezzo a quelle brulle colline piene di sassi – e la risposta non tardava a farsi sentire: “E’ proprio là, dove non c’è quasi nulla, che i miei figli alzeranno la testa per invocarmi…”. - 18 - E allora trovavo belli, quei posti che rinverdivano dove passava qualche rigolo d’acqua. Che racchiudevano città splendide, sepolte dalla sabbia e ridonate a noi dagli archeologi. Tutte di pietra, perché là non c’era né legno, né ferro, quattromila anni fa. Mi ronzava nell’orecchio il salmo 113 che cantavamo ai vesperi la domenica pomeriggio: “In exitu Israel de Aegypto…” e pensavo alla felicità degli Ebrei liberati dalla schiavitù che ricevevano una terra tutta loro, dove avrebbero vissuto liberi. I figli di Dio non si arrendono mai e lo manifestano con la loro intraprendenza e la loro voglia di grandezza! Anche oggi, con quell’immensa superstrada, tutta illuminata, nel deserto di Giuda. Giuseppe Corato presso il muro del pianto ...DI UN PELLEGRINO IN TERRA SANTA GERUSALEMME L’emozione più forte è stata, ovviamente, alla vista di Gerusalemme. Dopo aver recitato per decine d’anni i salmi delle ascensioni, ecco realizzarsi, anche per me, l’arrivo alla Città Santa. Un nodo alla gola m’è venuto vedendo le mura di Solimano il Magnifico, e più ancora quelle fissate chissà quante volte da Gesù, dal pinnacolo del Tempio. Gerusalemme, città salda e compatta: là son salite le tribù del Signore, tra i suoi baluardi, dove ci sono sicurezza e pace, ma soprattutto acqua, e la presenza dell’Altissimo nel suo Luogo Santo! Che bella città, vecchia di oltre tremila anni, più volte distrutta e sempre ri- costruita, circondata da verdi monti e da storiche valli, come quella di Giosafat, con le migliaia di tombe, tutte uguali e ben allineate, in attesa di aprirsi al Giudizio finale che in quella valle si svolgerà, quando gli Angeli peseranno le anime sulle bilance appese alle poche arcate superstiti alla furia dei Romani! Ho pianto anch’io, davanti alla chiesetta del Dominus Flevit osservando la distesa di condomini su tutte le colline circostanti, i cosiddetti insediamenti ebraici. Che non sono male, ma costruiti sulla terra dei Palestinesi, confinati entro piccole isole – un arcipelago! – chiuse con 750 Km di muro di 8 metri d’altezza. Che fatica imparare la lezione, anche oggi, dopo tante drammatiche batoste! “Gerusalemme, - 19 - che uccidi i profeti!... di te non rimarrà che pietra su pietra…”, diceva Gesù. E quaranta anni dopo fu proprio così. Oggi qualcuno vorrebbe fare altrettanto, non solo gli Iraniani. Rimane il monito: pietra su pietra, in altre parole la necessità di tornare a quel deserto pietroso, vuoto di vita, dove gli uomini di Dio hanno incontrato la Vita e hanno seguito i suoi dettami, lasciando perdere la falsa religione che alimentava la superbia e la voglia di possesso. IL LAGO Fa impressione scendere dal deserto del Negev, con le sue ondulate alture, verso il Mar Morto, al centro di un’enorme spaccatura, frutto di scontri tra placche terrestri, milioni d’anni fa. Pensavo al Figlio di Dio che scende nella sua terra, proprio nei luoghi dove si vede – col Giordano che la accentua, – questa valle che lo in- - 20 - ghiotte e lo fa suo, seppellendolo dentro, addirittura. Ma la terra di Gesù è la Galilea. E’ lì che s’è illuso di salvare il mondo con i suoi miracoli. E ne ha fatti tanti, soprattutto nelle cittadine attorno al lago di Genezaret, che anche noi abbiamo traversato, provando i brividi della tempesta sedata, con un barcone preso a noleggio al kibbutz di Ein Gev, che vibrava tremendamente mentre il vento ci ricacciava in gola ogni lamento. Bello, dalle sue rive, il lago che dà tranquillità! Favorisce la conversazione, accentua il verde che lo circonda e mette in risalto i monti che lo racchiudono, come quello delle Beatitudini. Dà lassù sentiamo quanto siano vere quelle otto espressioni che invitano a desiderare i valori veri che molti hanno accantonato o rinnegato: la mitezza, la purezza, la misericordia, la pazienza, la fiducia in Dio… e dopo la messa, un tramonto di sogno che dipinge d’arancio gli uomini e d’argento le acque tremule del lago, ci ricorda che davvero abbiamo ricevuto il Regno di Dio: lo stiamo già gustando, quassù, da dove non vorremmo più scendere, come ieri, sul Tabor, da cui si contemplava la verde pianura e i villaggi armoniosamente arroccati sulle colline circostanti. I CREDENTI In programma c’erano anche degli incontri che apparentemente non c’entravano con un pellegrinaggio: la visita all’istituto Effetah e all’Ospedale Pediatrico di Betlemme. Poi ho capito che chi vede la terra di Gesù, non può più far finta di niente e tornarsene a casa soddisfatto della bella gita. Come Gesù, le nostre Suore Dorotee aprono la bocca e gli orecchi ai bimbi sordomuti e guariscono i piccoli palestinesi che non possono permettersi le spese dell’ospedale civile. Queste suore hanno anche una scuola in un villaggio tra i monti dell’alta Galilea, a Tarsihia. Ci accolgono nella loro bella chiesa nuova, piena di coloratissime icone. Ci dicono tante cose, ma ci rimane impresso quello che lasciano trapelare: “siamo noi a far funzionare la comunità e a diffonderla tra la gente, col nostro testimoniare, donare, insegnare gratuitamente”. Sappiamo, infatti, che il parroco è un ortodosso melchita, sposato, con quattro figli. “Lo si vede poco! – ci dice una suora originaria di Nogarole, seduta vicino a noi, – e spesso è assente anche in momenti importanti…” Ci lascia così capire il valore aggiunto del celibato dei preti cattolici, anche se è considerevole pure la famiglia, con tutti i suoi impegni, come insegna il parroco di Tarsihia. Giuseppe Corato Wadii - 21 - RELIGIOSITA’ POPOLARE: La religiosità popolare o pietà popolare, cioè la pratica di forme di devozione popolari come il culto dei Santi, i pellegrinaggi, le processioni, le visite ai santuari, il rosario, le medaglie, la venerazione delle reliquie è spesso intesa come fede dei semplici e dei poveri di fronte alla fede dei teologi o, addirittura, come forma di paganesimo. In realtà, per certi aspetti, nel passato, le manifestazioni di fede, espresse con la religiosità popolare, hanno sostituito il vuoto lasciato dalla liturgia ufficiale, a volte “lontana” dalla gente e incomprensibile al popolo che ha sviluppato un proprio modo di vivere la fede. Nel mondo contadino il sacro abitava con gli uomini, in casa, lungo le strade, nei campi, custoditi dai capitelli. Il divino e i santi potevano adoperarsi in ogni momento della vita dell’uomo per dare un aiuto nei bisogni e nelle disgrazie. - 22 - I genitori, perché i loro bambini, fin dalla nascita, crescessero buoni e sani, tenevano a fianco della culla, appeso al muro, un contenitore per l’acqua benedetta dal quale attingere per segnarli con la croce, sera e mattina, finché, cresciuti, non imparassero a farlo da soli. In questo modo “si metteva in fuga l’Angelo cattivo e si accattivava l’amicizia dell’Angelo buono”. Ancora, alla camiciola, sotto il vestito, la mamma appendeva la medaglietta della Madonna miracolosa, perché “ti aiuterà per la salute del corpo e dell’anima” Il Battesimo veniva celebrato entro pochissimi giorni dalla nascita, alla presenza del papà, dei padrini e di pochissime altre persone; qualunque fosse il tempo ed il loro stato di salute. Era più importante la salute spirituale del neonato e, perciò, doveva subito diventare figlio di Dio, dopo essere diventato figlio degli uomini. Processione votiva di S.Agata TRA FEDE E MAGIA In realtà, si temeva che i bambini morissero prima di venire battezzati e, così, fossero destinati al limbo, luogo in cui “non si stava né bene né male”. La mamma non c’era, perché, dopo aver partorito, era ritenuta impura e prima di essere ammessa in chiesa doveva presentarsi al sacerdote che, con un rito tutto particolare, la benediva per “purificarla”. Ai bambini venivano dedicate speciali attenzioni anche in occasioni di alcune ricorrenze. Il 3 febbraio, giorno di San Biagio, protettore contro il mal di gola, le mamme facevano benedire dal parroco della frutta (mele castagne ecc.), che poi distribuivano ai figli per prevenire il mal di gola. Per lo stesso motivo, quel mattino, quando i bambini erano ancora a letto, ne approfittavano per portar loro la benedizione del parroco: incrociando alternativamente le candele benedette sotto il mento di ogni figlio, reci- tavano delle preghiere particolari. Talora i ricordi legati alla religiosità sfumano in particolari che il tempo colorisce di folklore e ce li fa giungere, di bocca in bocca, coperti di un velo di leggenda. E’ il caso di alcune pratiche, quasi magiche, come la recita dei sequeri (Si quaeris), rigorosamente in un latino storpiato, per aver la certezza di ritrovare ciò che si era perduto; o l’usanza di ricorrere alle benedizioni contro le invasioni di animali nocivi o contro le malattie. Infine, per scongiurare il cattivo tempo, in particolare la grandine, (a quel tempo, grandine voleva dire fame) si aspettava con ansia che il parroco suonasse le campane, affinché con il loro suono melodioso, intercedessero presso Dio per allontanare questo flagello. Nel frattempo, com’era d’uso in Alta Valle, la donna di casa raccoglieva i bambini dinnanzi a un’immagine sacra per pregare e contemporanea- - 23 - mente poneva fuori dalla porta di casa la paletta del focolare o qualcosa di analogo, piena di brace con sopra dei rametti di ulivo benedetto la domenica delle Palme Se la vita quotidiana era intessuta di semplici aspetti devozionali, le forme di affidamento a Dio e alla Provvidenza si facevano più evidenti nei momenti di maggior pericolo. Nella prima metà del ‘900, vi furono tempi tristi per la nostra comunità, come, del resto, per tutta la nazione, a causa, specialmente, della crisi economica e delle due guerre mondiali che misero in ginocchio l’ Italia. In una società preminentemente contadina, questi eventi catastrofici avevano sconvolto la produzione agricola, causando fame e miseria. Ecco, quindi, il riemergere di vecchie e - 24 - nuove devozioni popolari per scongiurare il ripetersi di tali situazioni. Nelle famiglie accanto alla recita del rosario si moltiplicavano le devozioni al Sacro Cuore di Gesù e di Maria, nonché ai Santi protettori da malanni di ogni genere, come S.Antonio da Padova e San Rocco, al quale, in Arzignano, fu eretta una chiesetta, come si fece per San Gaetano e San Girolamo. Le immagini dei santi prescelti, con il santino o un quadretto, erano presenti in molte case, custoditi in altarini improvvisati e vivacizzati con qualche fiorellino e una candela. Dopo la prima guerra mondiale sorsero inoltre numerosi capitelli e nicchie votive. Essi esprimevano la riconoscenza di una singola persona o di più famiglie verso la Vergine e i Santi per i pericoli scampati e, insieme, la consapevolezza di essere creature bisognose di aiuto, da parte di un in- Benedizione di S.Biagio termediario, presso Dio. Da maggio a settembre, infine, era tutto un susseguirsi di processioni che avevano lo scopo di impetrare non tanto la salute fisica, quanto la conservazione delle messi. Era il tempo delle Rogazioni: processioni attraverso itinerari campestri, per invocare la divinità per il buon raccolto, per la buona salute, per stare in pace con tutti. Si facevano in primavera, prima del giorno dell’Ascensione. Si partiva dalla Chiesa dopo la messa delle 7.00, accompagnati da una gran folla. A piedi si andava per quattro giorni nelle zone di campagna fuori dal paese; ci si fermava davanti a un capitello, il sacerdote benediva la campagna , mentre i fedeli intonavano “A fulgura et tempestate libera nos Domine” Era, inoltre, ricorrente il tema della “salvezza dell’anima” con il Perdon d’Assisi, con la devozione ai primi 9 venerdì del mese consecutivi, dedicati al Sacro Cuore di Gesù, con le prime domeniche del mese a Monte Berico: tutte forme che facevano molta presa nell’animo popolare. Insomma, erano tempi in cui le devozioni variamente articolate facevano sì che quasi l’intera vita del territorio parrocchiale ruotasse attorno al rispettivo campanile, sia nelle frazioni che nel centro cittadino a Ognissanti. Oggi alle grandiose e rituali processioni che si snodavano lungo le strade e sulle piazze del territorio, con lunghe cerimonie, caratterizzate da stendardi, làbari e accese omelie, è fortunatamente subentrata una forma di pietà più personale, più genuina, in un rapporto con il Divino più rispondente alla cultura e al costume attuali. Mariuccia Pegoraro - 25 - Ritorno alla Guerra civile in Sud Sudan Il neonato paese, Sud Sudan, si trova di nuovo in una situazione di guerra civile. Il tutto è iniziato la notte del 15 dicembre scorso in seguito ad un conflitto all’interno dei membri della guardia presidenziale a Juba, la capitale. Gli scontri poi si sono rapidamente estesi in molte parti del paese, creando una guerra civile. Esistevano già dei sintomi che presagivano l’attuale situazione: la lotta per il potere all’interno dei membri del partito di maggioranza SPLM, aveva raggiunto il limite dell’esplosione e il presidente, Salva Kiir dell’etnia Dinka aveva sciolto il governo e cacciato via il suo vice, Riek Machar dell’etnia Nuer. Questo gesto crea una forte avversione, accentuando la spaccatura all’interno del partito. L’ex-vicepresidente e l’etnia Nuer a questo punto accusavano il Presidente Salva Kiir di alcune tendenze e scelte dittatoriali e la violazione della costituzione. La tensione a questo punto era al massimo. Le due etnie, Dinka e Nuer, hanno una lunga storia di tensione nel paese. Si sono combattuti e ammazzati tra di loro in diverse occasioni e per vari motivi (sociali, politici e culturali ecc.). Il massimo dell’ostilità si era raggiunto negli anni 1990 quando si è combattuto provocando la morte di 36.000 persone. Da quel momento odio e sentimenti di vendetta fomentavano tra di loro. Purtroppo niente è stato fatto per aiutare le due etnie per riconciliarsi e - 26 - riprendere la convivenza pacifica. Quelli dell’etnia Dinka hanno sempre detto apertamente che avrebbero rivendicato l’uccisione dei loro conterranei avvenuta negli anni ‘90. In vista di questo, il Presidente aveva costituito un esercito denominato “khoc beny” (che significa aiutate il vostro capo!) di 15.000 miliziani tutti provenienti dalla sua etnia (Dinka). La violenza fatta scoppiare dalle guardie presidenziali, i membri del “Khoc beny” scatenati contro l’etnia Nuer il 16 e 18 dicembre uccidendo migliaia di persone a Juba, ha fatto sì che il conflitto prendesse una piega etnica, coinvolgendo le due etnie. Col tempo, tutto si è trasformato in una crisi nazionale diventando una ribellione contro il regime del Presidente Salva Kiir. Ora la guerra, dura ormai da qualche mese ed ha causato la morte di migliaia di vite, distruzioni di infrastrutture e una grave crisi umanitaria. L’ONU ha stimato in 930.000 le persone fuggite nei campi profughi in Etiopia, Uganda, Kenya e Congo. Mi sono recato personalmente a vedere la situazione. L’intensità della devastazione - 27 - causata dalla guerra è impressionante. La gente nei campi profughi vive in condizioni di estrema miseria e povertà, manca di tutto il necessario. I bambini, gli ammalati e gli anziani muoiono ogni giorno per mancanza di cibo, acqua e altre necessità. L’ONU non sta facendo niente per aiutare questa gente. Grazie alla continua solidarietà di alcune persone di buona volontà, amici e parrocchiani di Arzignano, siamo riusciti a fare qualcosa per la gente. Abbiamo comperato due cisterne per l’acqua, e viveri basilari per i bambini. E’ una goccia nell’oceano, ma molto importante! A tutte queste persone generose e al Parroco di Ognissanti don Mariano, va la mia sincera gratitudine per la solidarietà dimostrata alla mia gente. Inoltre, grazie alle persone che hanno voluto promuovere e sostenere l’iniziativa dell’associazione “Amici Don Mark”, che vuole essere un braccio di solidarietà e fraternità verso chi soffre nel Sud Sudan. Don Mark Opere Omol Email: [email protected] Gruppo CUS a Roma per la beatificazione di Luigi Novarese beato luigi novarese e il centro volontari della sofferenza Un’Associazione che annovera malati e amici sani i quali collaborano nella formazione personale, nel mondo della sofferenza, e del servizio ai fratelli e alla comunità, è il Centro Volontari della Sofferenza che è presente anche nella nostra parrocchia con ca. 10 aderenti. Sono persone, per lo più ammalate o anziane che vivono il loro stato di sofferenza in modo positivo, con l’intento di una valorizzazione piena, con l’apporto fattivo di collaboratori sani. La loro missione e la loro azione apostolica è quella di promuovere e valorizzare le risorse presenti nella persona malata e sofferente per renderla “soggetto di azione formativa e di apostolato”, nella chiesa e nella comunità parrocchiale. Si ispirano al messaggio e al carisma associativo del Beato Luigi Novarese, salito agli onori degli altari il 13 maggio 2013, il quale ha propugnato e divulgato un progetto di vita e di apostolato, “il malato soggetto di azione e di apostolato”. Da questo progetto sono nati e si sono divulgati i gruppi di avanguardia, nei quali i malati fanno formazione e organizzano il loro apostolato nelle comunità parrocchiali e presso altri malati. Qui nella zona da Recoaro a Montecchio Maggiore e da Montebello ad Arzignano e Chiampo ci sono alcuni gruppi che annoverano una cinquantina di aderenti. Molte sono le attività di formazione, di apostolato di categoria e di preghiera che sono presenti nel programma associativo diocesani e zonale/parrocchiale e interparrocchiale. Si è inaugurato l’anno associativo 2013/14 con i seguenti appuntamenti: - 28 - Dom. 06 ott. 2013 Assemblea diocesana Di inizio Anno AssociAtivo La beatificazione di L. Novarese e il ns. cammino associativo 14/02– 16/02/2014 Giornate di spiritualità su Carisma A Montichiari (BS) 2° Incontro Dom.16 mArzo 2014 “2^ GiornAtA Di formAzione per f/s il siGnificAto Di unA ADesione responsAbile Al proGrAmmA Del cvs 29/11– 01/12/’13 GiornAte Di spirituAlità su Carisma A Montichiari (BS) 1° Incontro sAb. 25 GennAio ‘14 villA s. cArlo formAzione per vs e f/s “Beati voi….alla sequela di Cristo” sAb.01 mArzo 2014 GionAtA DiocesAnA dell’adesione A monte berico Aderire ad un progetto di Santità 27-29 Genn. 2014 Convegno LSM e Assistenti Dioc. “La Chiesa? Un ospedale DA cAmpo… che curA le ferite” il centro volontari della sofferenza del Beato luigi novarese un’associazione che fa del malato un protagonista del suo apostolato Gruppo CUS a Sacrofano - 29 - Altri impegni formativi associativi attendono i nostri aderenti e i nostri gruppi. Per il mese di maggio 2014 il primo appuntamento 23/05– 25/05/ 14 Giornate di spiritualità su Carisma A Montichiari (BS) 3° Incontro Con il mese di maggio iniziano i tradizionali Corsi di Esercizi Spirituali per malati presso la Casa di Re, piccolo comune in provincia di Verbania, appositamente costruita a tale scopo dal Beato Luigi Novarese. Anche i nostri malati e fratelli sani hanno l’opportunità di seguire almeno un Corso con le date qui di seguito riportate. Quindi ci attende un importante Convegno associativo quale momento di approfondimento di una delle affermazioni recenti di Papa Francesco Dom. 01 GIU 2014 Convegno Triveneto del CVS “La Chiesa? Un ospedale campo… che cura le ferite” I giovani che aderiscono all’associazione, malati e sani hanno l’opportunità di vivere un’esperienza forte nella casa del Fondatore, il Beato Luigi Novarese a Casale Monferrato 31/05 – 02/06/’14 Fine settimana a Casale Monferrato Per i Giovani CVS - 30 - 25/31 Mag. ‘14 Corso Es. a Re per malati psichici Settimana dell’amicizia 13-17 Lug. 2014 Corso di Esercizi sp. A Re Per Bambini e adolescenti 17-20 Lug. 2014 Corso di Esercizi Sp. A Re Per famiglie 27/7 – 01/08/’14 Corso di Esercizi Sp. A Re Per i Giovani CVS 31/08 – 06/09/’14 Corso Esercizi Sp. Diocesano a Re Per la Diocesi (Vi – VR – GR) (100 posti) Nicodemo Gasparotto Icona dell’amicizia L’icona è una personale e fedele riproduzione di una antica icona copta del VII sec. La riproduzione di questa già negli anni 80 era diffusa dalla comunità di Taizé con il nome di “Gesù e il suo amico”. Qualcuno afferma che questi sia l’abate Menat (Miniato) perché tale nome appare scritto a fianco del personaggio che cammina accanto al Signore. L’atelier iconografico dell’Associazione Monastero di Bose ha scritto questa icona, chiamandola: “Icona dell’amicizia”. Essa misura 60 x 60 ed è un’icona originale ispirata all’antica immagine; appartiene alla collezione Don Mariano Lovato e si conserva nella parrocchia di S. Pietro in Vicenza L’icona rappresenta Gesù che accompagna un discepolo. Gesù è ben riconoscibile dal nimbo che attornia il capo con all’interno la croce luminosa. Questo nimbo (aureola) è segno della grazia divina che è comunicata al discepolo che cammina a fianco al suo Signore e dal contatto della mano destra che Gesù posa sulla spalla destra del discepolo. È la trasmissione della vita divina a chi segue Gesù via, verità e vita. Gesù è il maestro e Signore significati dal libro chiuso che regge nella mano sinistra: è il Vangelo, la lieta notizia, il dono prezioso (la copertina è ricca di pietre preziose) ed è il messaggio misterioso, il libro sigillato. Il discepolo è guidato da Gesù che lo accom- pagna con la sua mano posta sulla spalla. Essa è sicurezza, protezione e anche dono di grazia che è espressa dal nimbo simbolo della santità; grazia che il discepolo non tiene per sé ma che da in dono con il gesto della mano destra benedicente. Nella sinistra egli tiene il rotolo, che può significare che egli ha fatto sua la Parola del Signore oppure che egli è nel numero dei salvati dalla grazia del Signore. Meno probabilmente può significare la regola del monastero che egli guida. Le vesti sono di colori caldi che manifestano l’umanità e la povertà del Signore e del discepolo. Forse la veste scura di Gesù può significare l’abito monastico. I grandi occhi manifestano l’apertura del cuore (sono la finestra dell’anima), la disponibilità a lasciarsi leggere dentro, anzi il desiderio stesso di entrare in comunione con chi contempla l’icona. Il fedele infatti nella contemplazione viene come assunto dal mistero della grazia che è comunicata dalla presenza del Signore, dal camminare al suo fianco, dal sentire quella mano che non solo da sicurezza e conforto nel cammino ma sembra anche essere come di sostegno alla stesso Signore Gesù che, dato che l’usura del tempo ha consumato nell’icona il colore e ha fatto sparire i piedi stessi di Gesù, egli sembra ora camminare con i piedi del discepolo, sbigottito dall’esperienza stessa che sta vivendo. - 31 -