9 marzo, ALDO FERRARA, UNA VITA PIENA DI SODDISFAZIONI
PRIMA UFFICIALE, POI AGENTE DEL SISMI, INFINE VOLONTARIO.
Lo sport è la sua politica, il filo conduttore di una vita in cui ha fatto anche tanto altro. Nato (nel
1922), cresciuto e pasciuto a Napoli in via Roma 272, al secondo piano di un palazzetto proprio
di fronte a via Santa Brigida, il generale Aldo Ferrara (felicemente residente a Lucrino sin dal 3
novembre 1969) ha frequentato il liceo classico in un collegio. A 15 anni decise di lasciarlo e
per contribuire alle spese della ragioneria, la notte, stampava le fototessera (operazione
insegnatagli dall’ingegner Serio) che, in quel tempo, si scattavano per strada. Nel 1940, a 17
anni, si diplomò e decise di partire volontario per la Seconda Guerra Mondiale (come sot.
Tenente di complemento).
“Un conflitto
bellico è bruttissimo, ma quell’esperienza è stata molto formativa, mi ha fatto diventare uomo
– dice –
Sono stato 5 anni lontano da casa (anche in Russia), soffrendo la fame e la sete. Il mio pranzo
di Natale del 1941 fu un quarto di galletta ed un paio di bicchieri di acqua salmastra. Avere la
responsabilità di capeggiare, a 18 anni, in prima linea, un plotone di bersaglieri guastatori è
stata una grande esperienza”
. Momenti indimenticabili sia quelli piacevoli sia quelli brutti e non ha problemi ad ammettere
che in più di una circostanza è stato fortunato nel non morire. “
Ricordo due episodi su tutti
– racconta –
Nel dicembre del 1941, nell’Africa settentrionale, con il raggruppamento esplorandi del corpo
d’armata in manovra fummo accerchiati. Trovai una buca profonda dove volevo rifugiarmi, ma il
comandante superiore mi disse che ero troppo fuori dal caposaldo e che dovevo arretrare di
almeno 30 metri. Fidandomi della sua esperienza accettai il consiglio e feci bene perché quella
fossa fu colpita in pieno il 5 dello stesso mese. Purtroppo persero la vita Flagiello (barbiere del
reggimento) e De Lucia (ciabattino del reggimento) che si erano nascosti in quel punto. Un'altra
volta ero ferito e mi stavano trasportando in ospedale insieme ad un altro militare. L’ambulanza
fu vittima di un mitragliamento dagli Street fighter: l’altro morì, io che ero nella lettiga superiore
rimasi illeso
”. Per il suo impegno in guerra ricevette la croce al valor militare (in Russia), la medaglia di
bronzo (ritirata un 2 giugno in via Caracciolo), la medaglia d’argento. Al rientro s’è laureato in
Economia e commercio, scienze motore e pedagogie, poi, per alcuni periodi ha collaborato con
il SISMI e con l’FBI (del quale conserva tesserino e berretto ufficiale). “
Un’ottima esperienza, molto significativa
– rivela –
Per viverla bisogna avere intuizione, intelligenza e la capacità di non farsi coinvolgere
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eccessivamente. Se si ha il coraggio di affrontare certe situazioni lo fai, altrimenti nessuno ti
obbliga, puoi rifiutare
”. Lui accettò e ne è giustamente fiero così come lo è di ogni attività svolta. Per circa 17 anni ha
insegnato all’ISEF (storia del pugilato dall’antica Grecia ai giorni nostri, tecnica pugilistica,
ginnastica e giochi per l’infanzia e saltuariamente atletica). “
La migliore soddisfazione è sapere che tutti gli allievi sono affezionati a me che non sono mai
stato una carogna, ma non ho regalato niente a nessuno
– aggiunge –
In carriera ho bocciato un solo studente che voleva prendersi gioco di me. Gli misi 0 sul libretto
e l’esame lo superò solo al terzo tentativo. All’inizio di ogni anno ero chiaro con gli iscritti: non
accettavo raccomandazioni ed all’esame, per primo, chiedevo un argomento a piacere. Quella
persona non sapeva neanche quello e rimase per 15’ in silenzio ed io feci altrettanto. L’unica
volta che, invece, accettai la raccomandazione chiestami da un amico al quale non potevo
negarla, decisi di aumentare leggermente il voto a tutti gli studenti che meritavano lo stesso
giudizio della persona aiutata. Era un modo per non danneggiare nessuno ed essere a posto
con la mia coscienza
”. Oggi è in pensione, ma le sue settimane sono sempre piene di impegni. La mattina è al
Vomero nella sede della FPI, il pomeriggio alterna la palestra al nuoto, gira l’Italia in qualità di
commissario di riunione e, poi, dal 2005 è membro dell’associazione di Protezione Civile Le
Aquile di Quarto. Inizialmente l’ex suo allievo Enrico Apa (presidente del comitato campano
FPI) lo inserì come socio onorario, poi, diversi mesi fa, ha deciso di diventare effettivo. “
Mi piace fare del bene agli altri
– spiega –
Se vedo una donna con le buste della spesa le do una mano, nei treni cedo il posto alle
signore. Volevo, quindi, partecipare attivamente alla vita di questa realtà e l’ho comunicato al
presidente Anna Iaccarino cui dissi che avrei eseguito qualunque sua direttiva e, quando sono
libero, sono sempre a disposizione. Lo scorso settembre ho prestato servizio in occasione della
processione della Madonna per la festa patronale: una lunga giornata, un po’ faticosa, ma
piacevole
”. L’8 ottobre è stato impegnato anche nella distribuzione delle azalee dell’Unicef.
LA BOXE E’ IL SUO GRANDE AMORE SPORTIVO.
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E’ il più anziano tesserato vivente della Federazione Pugilistica Italiana, disciplina nella quale,
dal 1937 ad oggi, ha ricoperto diversi ruoli. “Lo sport mi è sempre piaciuto – rivela il generale Al
do Ferrara
–
Ne ho praticati diversi divertendomi sempre. La mia famiglia non mi ha mai ostacolato. Anche
mio padre era un grande appassionato: faceva le corse in sidecar con mia madre come
passeggero. I miei fratelli sono stati attivi nel nuoto, nel calcio e nella boxe
(Nino è stato consigliere federale, dirigente dell'Olimpia, direttore del centro tecnico nazionale,
Mario arbitro e dirigente del comitato campano).
Alcune attività le ho svolte a livello agonistico ottenendo anche risultati lusinghieri
(Nel 2937 ha conseguito: primato italiano di categoria nei
50m stile libero di nuoto ai campionati studenteschi, coppa oro Mussolini di atletica leggera
negli 80m ostacoli, nel getto del peso, nel giavellotto, nel lancio del disco, nell’arrampicata alla
fune),
ma la mia grande passione è per il pugilato”
. Vi ha debuttato nel 1937 al teatro Verdi di Salerno perdendo contro Napolitano (campione
italiano in carica). L’anno dopo si prese la rivincita conquistando il titolo regionale che bissò,
sempre contro di lui, nel 1939 quando ottenne anche l’argento nei campionati italiani assoluti.
“Sento di essere stato defraudato
– afferma –
Sono convinto che meritassi la vittoria, ma sono ugualmente felicissimo per un risultato così
prestigioso. E’ una delle numerose soddisfazioni che ho avuto in questi anni. Ricordo con
piacere anche quando fui giudice nella rivincita del titolo mondiale tra Benvenuti e Mazzinghi
oppure gli incontri arbitrati durante i mondiali militari svoltisi a Tunisi. In quell’occasione fui
ritenuto il migliore arbitro del torneo”
. Si, perché dopo essere salito sul ring da atleta, Aldo Ferrara vi è tornato da arbitro (anche
internazionale AIBA dal 1963 al 1982) e, poi, dal 1946 ad oggi è commissario di riunione (la
massima autorità presente ad una manifestazione, supervisiona tutto, dall’ambito prettamente
agonistico all’ordine pubblico). “
E’ difficile dire quale ruolo preferisco
– ammette –
Forse sono l’unico ad aver arbitrato ben 50 titoli professionistici (italiani ed europei), sono stato
per 15 volte arbitro e giudice unico. Ho visto combattere campioni del calibro di Mazzinghi,
D’Agata, Benvenuti, Loi. A quest’ultimo mi lega un aneddoto particolare. Era il 7 luglio 1957 ed
all’Arena Flegrea sfidava Douglas, un negro americano poco conosciuto, che nella prima
ripresa colpì con un gancio alla mascella a freddo l’italiano stendendolo
.
Applicando alla lettera il regolamento, fermai il conteggio ogni volta che si muoveva dal proprio
angolo consentendo così all’azzurro di riprendersi. Alla fine l’italiano vinse tranquillamente il
match
.
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Piacevole fu anche il confronto valido per il titolo europeo tra Loi e Vecchiato (a Milano) e quello
a Bologna tra Mazzinghi e Cavicchi, l’ultimo disputato prima dell’introduzione della giuria
”. Tanti aneddoti di una carriera lunga, vincente, in cui qualche amarezza c’è stata, ma è
mitigata dalle molte soddisfazioni, dalla riconoscenza degli altri. Il 30 aprile 1986 gli è stata
conferita dal Coni la Stella d’Argento al merito sportivo, il 5 luglio 1995 quella d’oro e, per due
volte, è stato ipotizzato di dargli il collare d’oro, la massima onorificenza. Non è ancora arrivata,
ma lui non si dispera, continua, imperterrito, a prestare il suo contributo alla FPI in qualità di
vice presidente del comitato campano (da ben 25 anni) dopo essere stato rappresentante di
categoria Arbitri e giudici campani (dal 1950–54), docente e presidente del corso per insegnanti
dell’Emilia Romagna (1960–61), vice presidente della commissione nazionale Arbitri e Giudici
(55–67), componente della commissione nazionale Dilettanti (68–72), membro della
commissione nazionale Scuola (1972–76), presidente della Fulgor Napoli (1979–2006), arbitro
di basket, tuffi, nuoto, pallanuoto.
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