Per Rivista trimestrale Novembre 2011 - N. 50 - Sped. in A.P. Art.2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Forlì TAXE PERCUE “TASSA RISCOSSA” RIMINI FERROVIA I N MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA S I E M CONCLUSO IL XXXIII CAPITOLO GENERALE Madre Carla Bertani Superiora Generale E Per I N S I E M E Rivista trimestrale dell’Istituto MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA Novembre 2011 - N. 50 - anno XVII Proprietario/Editore: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Autorizzazione del Tribunale di Rimini N. 2/94 del 10/2/94 MISSIONI La Casa famiglia “Mariele” che a Mhondoro (Zimbabwe) accoglie 41 bambini, molti dei quali affetti da Aids. Direzione, Redazione e Amministrazione: Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini Tel. 0541/714711 - Fax 0541/714781 E-Mail: [email protected] MPA I gruppi brasiliani del Movimento per l’Alleluia hanno rinnovato il 14 agosto scorso la promessa a Canto do Buriti, Maracanaú, Colinas e Messejana. Direttore Responsabile: Angelo Montonati ƻNjŸ¶sǼǼŸ¶NjʩOŸsÞŎƼ¶ÞŘʊÞŸŘsʲ Carlo Toresani - Cecilia Montonati Sede Legale: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Viale Vaticano 90 - 00165 Roma ǢǼŎƼʲǻÞƼŸ¶NjʩµNjǼǼŸŘÞ əÞOÌÞĶĶsµNjŘ_Þʰˡˤ 47049 Viserba (Forlì) 2 C.A.P.____________CITTÀ_____________________________________________ INDIRIZZO__________________________________________________________ INSIEME PER - N. 50 ___________________________________________________________________ COGNOME__________________________________________________________ NOME______________________________________________________________ ABBONAMENTO ANNUALE: Euro 12,00 Soci sostenitori Euro 26,00 - Estero Euro 16,00 conto corrente N. 15747470 - Istituto Maestre Pie dell’Addolorata - B.E. Renzi Via Fratelli Bandiera. 34 - 47921 Rimini Abbonamento annuale: Euro 12,00 tramite conto corrente n. 15747470 intestato a: Istituto Maestre Pie dell’Addolorata - B.E. Renzi Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini SOMMARIO pagare la crisi sono 3 Asoprattutto i giovani di Angelo Montonati tappa messicana per Madre Carla Bertani 22 Prima di Sr. Lizbeth commosso ricordo Lia 4 Undidi suor Susanna Gaiba bella lezione di vita per me!» 24 «Che di Sr. Magdalena Valadez Gónzalez 2012 5 Dall’ottobre l’“Anno della Fede” di Angelo Montonati Brasile l’MPA rinnova le promesse: 26 InMaracanaú di Gleidson Gabriel Carla Bertani 6 Madre Superiora Generale di Sr. AnnaMaria Iannetti Brasile l’MPA rinnova le promesse: 26 InCanto do Buriti di Alzira Alves de Moura in Italia 12 «Rieccomi dopo 31 anni in Louisiana» di Angelo Montonati Brasile l’MPA rinnova le promesse: e Messejana 28InColinas a cura delle sezioni locali MPA hanno trasmesso il loro carisma» 18 «Mi di Francesca Canarecci e festa a Madrid 29 Gioia per la GMG 2011 di Sr. Soledad León Frías Una scuola decisiva la mia formazione 19 perdi Valentina Damiani Cristofer pareva proprio Renato Zero 30 Quel Che bello girare per Cattolica in trenino! a cura di “La Quiete” 20 Sono state “sorelle” nel mio cammino di Marisa Ferri 32Libri a cura di Angelo Montonati E DITORIALE A pagare la crisi sono soprattutto i giovani ra il 2009 e il 2010, secondo l’Istat, sono stati quantificati in 8 milioni e 272mila gli italiani che vivono in situazione di povertà relativa, pari al 13,8% dell’intera popolazione. Lo afferma il Rapporto 2011 (il nono della serie) su Povertà ed esclusione sociale in Italia che è stato presentato a Roma presso la pontificia Università Gregoriana il 17 ottobre scorso - giornata che l’Onu ha dedicato in tutto il mondo alla povertà - dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan. Il Rapporto, dal titolo emblematico “Poveri di diritti”, ci dice che c’è un peggioramento rispetto all’anno precedente: in dodici mesi i poveri sono infatti aumentati di 462mila unità. Ma, al di là delle cifre statistiche, parlano chiaramente al riguardo i dati forniti dalle Caritas, che fotografano realisticamente la situazione dei vari territori: le organizzazioni caritative diocesane, il cui impegno si è moltiplicato negli ultimi tre anni grazie anche alla generosa risposta dei fedeli, continuano a registrare un aumento costante delle persone che si presentano ai Centri di Ascolto e ai servizi da esse promossi: negli ultimi quattro anni, il loro numero è cresciuto del 19,8%, mentre quasi il 70% proviene dal Mezzogiorno d’Italia. Un esempio significativo ci viene dalle tradizionali mense. Nel maggio scorso erano ben 449 quelle gestite dalle Caritas: 164 attive al Nord, 119 al Sud, 108 al Centro, 58 nelle isole. Da notare che solo poche, meno di due su dieci, sono co-finanziate dal sistema pubblico di welfare. In totale, nel 2009 esse hanno erogato circa 6 milioni di pasti, in media 16mila al giorno, mentre vi prestano servizio circa 22mila persone, per il 94% volontari. Ancora: i servizi di erogazione dei beni primari (guardaroba e pacchi viveri) per contrastare la povertà sono stati 2905. Inoltre non bisogna dimen- T ticare le nuove iniziative attivate per far fronte all’emergenza della crisi ricorrendo al Fondo di solidarietà creato da 131 diocesi (nel 2010 erano 108): si tratta di microcredito socio-assistenziale, di botteghe solidali o carte magnetiche di spesa, di sportelli di inserimento lavorativo e di progetti di sostegno al disagio abitativo, quest’ultimo aumentato del 23,6%. Non entriamo nei particolari, questo può bastare a dare un’idea della fantasia della carità, che non conosce soste. Dal citato Rapporto emergono anche dei volti “insospettabili” della povertà: innanzitutto famiglie e giovani sono i più colpiti dalla crisi: famiglie numerose con cinque o più componenti, ma in particolare i nuclei del Sud d’Italia con tre o più figli minori, passati dal 36% al 47%. «È indubbio», ha detto fra l’altro mons. Vittorio Nozza, «che i giovani hanno pagato in misura più elevata la crisi. Nella prospettiva di lungo periodo, italiana ed europea, le vulnerabilità dei giovani, unitamente ad alcune lentezze storiche, stanno frenando lo slancio dell’Italia verso il futuro, rischiando di determinare un ritardo con forti ripercussioni intergenerazionali». Difatti, sempre secondo il Rapporto, «solo un terzo dei giovani migliora la propria condizione sociale rispetto a quella dei genitori; più della metà di essi rimane ancorata al ceto sociale di provenienza ed una parte è costretta a scendere ad un gradino di benessere inferiore a quello dei propri genitori». Fenomeno, questo, che non si era mai verificato nel nostro Paese prima d’ora, e che rischia di intaccare il capitale di fiducia necessario a garantire sviluppo e promozione sociale nel tempo. Il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, nel commentare i dati, ha affermato: «Stiamo costruendo i poveri del futuro con questi giovani che non INSIEME PER - N. 50 3 E L DITORIALE avranno pensioni decenti». Dal canto suo, il Presidente della Fondazione, mons. Giuseppe Pasini, ha aggiunto che «è peggiorata la sorte dei precari, soprattutto giovani, perché crescono i lavoratori atipici con una retribuzione media mensile netta di 336 euro. E quale futuro pensionistico avranno questi giovani? Anziché ridurre il numero dei “già poveri”, stiamo accrescendo i poveri del futuro». C’è da augurarsi che chi ci governa trovi il modo di migliorare la situazione. Ma qualcosa dobbiamo fare anche noi. Al riguardo, un rilievo interessante ha fatto il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Mariano Crociata: «Anche lo stile di vita», ha osservato, «può divenire causa di povertà perché molte situazioni di indebitamento e indigenza derivano dall’incapacità di gestire in modo adeguato i consumi, in rapporto alla effettiva disponibilità economica». In altre parole, troppi consumi finiscono per impoverire anche quelli che potrebbero arrivare tranquillamente alla fine del mese. Già Benedetto XVI, il 14 novembre dello scorso anno, aveva lanciato un appello per un urgente cambio di stili di vita, guardando non soltanto ai fatti di casa nostra, ma anche a ciò che succede in tanti Paesi dove si continua a morire di fame e di malattia. Sono tante le spese superflue che si possono ridurre, perché molti bisogni sono “indotti” dal martellamento pubblicitario. Quindi il farne a meno non solo non ci danneggia, ma ci aiuta a sentirci meno poveri, ci fa capire quali sono le cose veramente essenziali e necessarie alla nostra vita. Provare per credere. Angelo Montonati 4 INSIEME PER - N. 50 ETTERE Un commosso ricordo di suor Lia alla pittrice Susanna Gaiba, a cui dobbiamo il bel ritratto della Beata Elisabetta “ringiovanita”, riceviamo questa lettera indirizzata alle consorelle di Roma, che volentieri pubblichiamo. Care Sorelle Maestre Pie, con questa mia lettera vi chiedo di perdonarmi se non ho rispettato i tempi che mi ero prefissata per la conclusione della statua della bellissima ed amatissima Madre Elisabetta Renzi; alcune vicende personali mi hanno costretta a rimandarne la conclusione. “Rimandare” non è forse il termine più appropriato, è un termine convenzionale che noi usiamo, perché sono convinta che tutto abbia un suo significato. Presto comunque vorrei fosse da voi a Roma! E farò il possibile perché sia così. Nel frattempo Madre Elisabetta mi ha fatto conoscere meglio alcune sorelle, fra cui suor Pia di Bologna che spero tanto guarisca presto; altrettanto spero per suor Adele, che ho avuto il piacere di conoscere a Roma diversi anni fa. Conoscervi meglio per me significa una grande ricchezza, per questo devo ringraziare Madre Elisabetta! Desidero inoltre comunicare a voi tutte che sono con voi nel dolore della perdita di suor Lia che ho conosciuto tramite suor Pia che mi ha presentato a lei. Desideravo condividere con voi tutte le parole che ella mi ha espresso tre giorni prima della sua morte perché sono molto belle. Parlavamo d’arte ed ella mi ha espresso il suo amore per la poesia; e io le ho detto che scrivo poesie e condivido la sua passione. Allora suor Lia mi ha detto: «Io non scrivo poesie ma penso che poesia è vedere i piedini di un bambino correre verso le braccia aperte della sua mamma, coglierne lo sguardo, perché in quello sguardo si vede Gesù». Era bellissima suor Lia mentre mi diceva queste cose… Ha anche scherzato con me, e quando ho visto alzarsi la sua piccola mano piegata che era trattenuta da un bendaggio dove spuntava l’ago per la flebo, non ho potuto fare a meno di baciare quella deliziosa piccola bianca mano. Come era stupita e felice suor Lia, le avevo promesso che sarei tornata a trovarla, ma lei ha pensato di fare di meglio molto meglio… Arrivederci suor Lia e grazie per quei 20 minuti d’amore che mi hai regalato, valgono tanto di più e tu lo sai! Inoltre grazie a te suor Pia, per avermi presentato la tua sorella bellissima. Vi abbraccio tutte care sorelle con tanto ma tanto affetto. Susanna Gaiba D CON LA CHIESA Dall’ottobre 2012 l’“Anno della Fede” A MEZZO SECOLO DAL CONCILIO VATICANO II SI AVVERTE L’ESIGENZA DI RAFFORZARE L’IMPEGNO MISSIONARIO DELLA CHIESA PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE. IL NUOVO DICASTERO “AD HOC” ISTITUITO DAL PAPA P er la seconda volta, in 45 anni, viene istituito un “Anno della Fede”: lo ha annunciato Benedetto XVI precisando che esso si aprirà l’11 ottobre 2012 – cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II da parte del beato Giovanni XXIII – e si concluderà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo. Il primo Anno della Fede era stato indetto da Paolo VI nel 1967, millenovecentesimo anniversario del martirio dei santi Pietro e Paolo. Il Pontefice ha poi precisato il perché dell’iniziativa, dicendo: «Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio… sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione». Questo ultimo accenno si lega ad un’altra importante decisione di Benedetto XVI, che nel settembre dello scorso anno ha istituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, affidandone la presidenza all’arcivescovo Rino Fisichel- la. In occasione del primo incontro promosso da questo dicastero sul tema “Nuovi Evangelizzatori per la Nuova Evangelizzazione” il 16 ottobre scorso, il Papa ha definito il Pontificio Consiglio «uno strumento prezioso per identificare le grandi questioni che si agitano nei diversi settori della società e della cultura contemporanea» e aggiungendo che esso «è chiamato ad offrire un aiuto particolare alla Chiesa nella sua missione soprattutto all’interno di quei Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati indifferenti, se non addirittura ostili alla Parola di Dio. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù, il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera». Durante questo convegno, mons. Fisichella ha spiegato come la secolarizzazione e il relativo indebolimento della fede abbiano confuso gli uomini generando una vera e propria crisi antropologica, aggiungendo che tale fenomeno ha toccato anche parti rilevanti del clero e della Chiesa cattolica. Di qui la necessità di una Nuova Evangelizzazione fuori, ma anche dentro la Chiesa. Nel corso dei lavori è stata chiamata in causa anche la parrocchia, definita da qualcuno un «gigante addormentato». Tra i campi in cui si intende e concentrare le attività della Nuova Evangelizzazione, mons. Fisichella ha indicato la liturgia, la confessione, l’Eucaristia, la famiglia, la cultura, l’impegno politico e civile, l’immigrazione e la comunicazione. E qui i cristiani sono chiamati a dare il meglio di sé: «Essere evangelizzatori», sono ancora parole del Pontefice, «non è un privilegio, ma un impegno che proviene dalla fede». Il 2012 potrà essere davvero la risposta che la Chiesa si aspetta dai fedeli. Angelo Montonati INSIEME PER - N. 50 5 XXXIII CAPITOLO GENERALE Madre Carla Bertani Superiora Generale LE 35 DELEGATE PROVENIENTI DAI PAESI IN CUI OPERANO LE MAESTRE PIE HANNO ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO DELLA CONGREGAZIONE NEL CORSO DEL XXXIII CAPITOLO GENERALE SVOLTOSI A GINESTRETO. MOMENTI DI PREGHIERA E DI SENTITA FRATERNITÀ HANNO SCANDITO LE TAPPE DEI LAVORI A sinistra, dall’alto: l’icona del Capitolo e la preghiera di chiusura del sessennio 20062011. Sotto: il gruppo delle delegate durante il pellegrinaggio a Lanciano e Loreto. Sopra, la Messa di apertura del Capitolo presieduta dal vescovo di Rimini mons. Lambiasi. 6 INSIEME PER - N. 50 adre Carla Bertani è la nuova Superiora Generale delle Maestre Pie dell’Addolorata. Con lei, nel corso del XXXIII Capitolo Generale sono state elette suor Anna Maria Iannetti, Vicaria Generale, suor Serena Pinotti, Segretaria Generale, e le consigliere suor Carla Raggini e suor Elvira Ariemma, mentre suor Augusta Conti è stata confermata nell’incarico di Economa Generale. Ed ecco alcuni cenni essenziali sull’importante evento. Il gruppo di 35 delegate capitolari, provenienti da ognuno dei paesi dove le Maestre Pie operano, si è radunato a Ginestreto (PU) la serata del 3 luglio 2011 per iniziare gli Esercizi Spirituali. I sei giorni di preghiera e riflessione guidati da p. Luigi Brena S.J. sono serviti per creare un clima di ascolto e di apertura allo Spirito. Il giorno 8 luglio il corso di esercizi si è concluso con un momento di preghiera che ha voluto dare conclusione al sessennio, appena trascorso, nel quale le Maestre Pie avevano approfondito il tema dell’essere radicate in Cristo Crocifisso e Risorto. Il giorno 9 luglio è stato dedicato ad un pellegrinaggio che le ha aiutate a focalizzare due aspetti tipici della spiritualità propria: l’Eucaristia, con la visita al santuario del miracolo eucaristico di Lanciano, e la Vergine Maria, con una sosta al santuario di Loreto. A Lanciano hanno partecipato alla santa Messa M INSIEME PER - N. 50 7 XXXIII CAPITOLO GENERALE celebrata da p. Santiago Gonzalez Silva, che ha seguito il XXXIII Capitolo come osservatore e consulente. A Loreto la recita del rosario nelle varie lingue in uso nella congregazione ha contribuito ad alimentare la devozione a Maria e a rafforzare l’unità tra le sorelle. L’apertura ufficiale del Capitolo è avvenuta a Coriano, culla della famiglia religiosa, presso la tomba della Beata Elisabetta Renzi il 10 luglio. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, che nella sua omelia ha tracciato il profilo della nostra famiglia religiosa offrendoci un sapiente programma di cammino con uno sguardo di fede e speranza per il nostro futuro nella Chiesa. Ha fatto seguito un momento di preghiera simbolica, nel cortile, attorno ad un fuoco alimentato da legni tipici portati da ogni paese in cui operano le Maestre Pie. Il fuoco della “koinonia”, della vita fraterna vissuta in coerenza al carisma che la Beata Elisabetta ci ha lasciato, arde ora in altre cinque nazioni che lo arricchiscono con le diversità delle loro culture. Nel pomeriggio, a Ginestreto, un secondo momento di preghiera ha dato spazio alla presentazione dell’icona dell’ultima cena, inizio della 8 INSIEME PER - N. 50 prima “koinonia” cristiana, e ha aperto il Capitolo con l’appello delle delegate capitolari e il saluto della Superiora Generale, madre Lina Rossi. I lavori sono iniziati con la presentazione della relazio- ne sullo stato dell’Istituto fatta da madre Lina Rossi e dall’economa generale, suor Augusta Conti, e sono continuati nelle giornate seguenti con momenti di assemblea e lavori di gruppo per riprendere in mano Nella pagina accanto dall’alto: l’appello delle delegate nella sala capitolare; l’incontro con padre Santiago Gonzalez Silva che ha seguito i lavori come osservatore e consulente. Sopra: l’elezione della Presidenza del Capitolo e, sotto, la relazione del Presidente dell’MPA prof. Stefano Nanni sull’attività del Movimento. lo strumento di lavoro, riflettere sui testi presentati, modificarli e approvarli. Ci sono stati interventi anche da parte del dr. Guaitoli e del dr. Sartoni, che hanno dato relazione di tre realtà operative (Amministrazione delle opere educativo-socio-assistenziali, Cooperativa Girasole M.P.D.A, Centro Renzi di Riccione Mare) che affiancano, sostengono ed esplicitano alcune delle nostre opere apostoliche, e il cui contributo ha permesso a queste attività di continuare in modo efficace, qualificato, ma soprattutto coerente al nostro carisma. Un’altra giornata particolarmente bella è stata quella del 17 luglio, che ha visto intervenire al Capitolo il Consiglio del Movimento per l’Alleluia per unirsi alle Capitolari per INSIEME PER - N. 50 9 XXXIII CAPITOLO GENERALE il pranzo e per vivere insieme un momento di fraternità. Nel pomeriggio, il presidente Stefano Nanni ha presentato la relazione delle attività e dello stato del movimento, concludendo con delle domande stimolo alle capitolari e all’Istituto stesso sulle aspettative che le religiose Maestre Pie hanno nella collaborazione del movimento laicale con il vivere ed esplicitare il carisma della Beata Elisabetta Renzi. I giorni 18 e 19 luglio erano stati programmati per dare spazio all’elezione della Superiora Generale e del suo Consiglio. Ha preceduto l’elezione l’adorazione eucaristica protratta nella notte per invocare lo Spirito Santo e per disporre gli animi e il cuore a conoscere e ad acco- 10 INSIEME PER - N. 50 Il gruppo delle delegate capitolari al termine dei lavori. Sotto, il nuovo Consiglio Generale della Congregazione: da sinistra sr. Serena Pinotti (Segretaria Generale), sr. Elvira Ariemma (Consigliera Generale), Madre Carla Bertani (Superiora Generale), sr. AnnaMaria Iannetti (Vicaria Generale) e sr. Carla Raggini (Consigliera Generale). A destra, la cerimonia di preghiera a chiusura del Capitolo. gliere il volere di Dio per il nuovo gruppo direttivo della famiglia religiosa delle Maestre Pie. La seconda parte dei lavori, pur continuando ad esaminare e ad approvare i testi dello strumento di lavoro, è stata dedicata alla revisione delle norme dei precedenti Capitoli e alle proposte da attuare nel nuovo sessennio. Ogni sezione veniva presentata all’assemblea e approvata per formare il documento finale delle deliberazioni capitolari, che verranno a suo tempo consegnate ad ogni Maestra Pia per l’attuazione. Le giornate di lavoro sono state scandite dalla preghiera quotidiana e da momenti particolari di preghiera guidati dalle capitolari di ogni nazione con lo stile proprio di ogni cultura, facendoci partecipi di tradizioni e rituali tipici delle loro terre. Questa condivisione anche nella preghiera ha aiutato molto ad arricchirci e ad apprezzare come il carisma lasciatoci da Madre Elisabetta continua ad essere dono e manifestazione dell’amore di Dio fra tante genti, in varie parti del mondo. Il 23 luglio un ultimo momento di preghiera e la celebrazione eucaristica hanno dato l’invio ad ogni capitolare di portare il profumo della vita fraterna rinnovata e vissuta con coerenza e allegrezza di spirito ad ogni comunità e ad ogni Maestra Pia per continuare ad essere scintille di vita nuova nei paesi e nei luoghi dove il Signore continua a chiamarci. Suor AnnaMaria Iannetti INSIEME PER - N. 50 11 I NTERVISTA PARLA LA NUOVA SUPERIORA GENERALE, MADRE CARLA BERTANI «Rieccomi in Italia dopo 31 anni in Louisiana» ORIGINARIA DI GATTEO, PROVIENE DA UNA FAMIGLIA LEGATISSIMA ALLA CONGREGAZIONE, CON DUE SORELLE E DUE ZIE PATERNE MAESTRE PIE. LA VOCAZIONE MISSIONARIA LE NACQUE PRESTO, MA PER REALIZZARLA DOVETTE ASPETTARE, DEDICANDOSI ALL’INSEGNAMENTO. NEGLI STATI UNITI SI È OCCUPATA DI HANDICAPPATI MENTALI IN QUALITÀ DI ESPERTA LOGOPEDISTA. TRA GLI IMPEGNI PRIORITARI INDIVIDUATI DAL CAPITOLO GENERALE, ACCANTO A QUELLO DELLE RELAZIONI FRATERNE C’È QUELLO DI UN PIÙ INTENSO APOSTOLATO VOCAZIONALE 12 INSIEME PER - N. 50 D urante il recente Capitolo generale, madre Carla Bertani è stata eletta alla guida della Congregazione. L’abbiamo raggiunta prima che partisse per un viaggio in Louisiana e Messico, e gentilmente ci ha concesso una intervista in cui, tra l’altro, ci ha parlato della sua vocazione missionaria. Cominciamo dall’argomento cardine del Capitolo, la vita fraterna. Come mai avete scelto questo tema? Madre Lina, un anno e mezzo fa, aveva mandato una lettera a tutte noi, invitandoci a riflettere su alcuni ambiti della nostra vita di Congregazione, in modo da individuare l’aspetto più bisognoso di attenzione e rivitalizzazione, e da questo sondaggio era emerso che il settanta per cento delle risposte dava come tema da affrontare durante il Capitolo proprio quello della vita comunitaria, delle relazioni fraterne. E quindi ci siamo mosse su quella scia avendo accanto a noi padre Santiago Gonzalez Silva, il sacerdote clarettiano che ci ha seguito nella preparazione e ha fatto da moderatore ai lavori, con una presenza, all’infuori delle votazioni e della lettura dei verbali delle votazioni, molto discreta, ma anche molto incoraggiante. Ha parlato due volte all’Assemblea capitolare ed era inoltre disponibile per la segreteria del Capitolo, per rispondere ad eventuali domande. Ma accanto all’argomento delle relazioni fraterne si è discusso del nostro rapporto con l’autorità e dell’apostolato vocazionale, un settore che vogliamo veramente incrementare in questi sei anni in tutte le nazioni, non solo in Messico, in Brasile, in Louisiana, in Bangladesh, nello Zimbabwe, ma anche in Italia, anzi soprattutto in Italia, perché è dove c’è stata una stasi più lunga. E questo è stato il mandato del Capitolo. Adesso verranno fuori le Deliberazioni capitolari, stiamo sistemando tutto il materiale che è stato elaborato per dargli una veste tipografica adeguata. Quanto è durato il Capitolo? Dal 10 al 23 luglio; prima avevamo fatto una settimana di esercizi, a Ginestreto con tutte le capitolari, e poi il 10 abbiamo aperto i lavori a Coriano recandoci davanti alla tomba della Fondatrice dove abbiamo fatto una preghiera anche simbolica della nostra internazionalità. Ispirandoci al motto che era stato scelto – koinonia (comunione), un fuoco che arde – ave- Madre Carla Bertani con le precedenti Superiore Generali Madre Lina Rossi e Madre Luisa Falsetti. Pagina accanto: lettura della preghiera proposta dalle delegate dello Zimbabwe. vamo collocato un braciere, nel quale ogni delegazione ha portato i legni tipici della propria nazione. Abbiamo cominciato con l’ulivo e la vite, che sono tipici dell’Italia, dove il carisma è nato. Poi abbiamo alimentato il braciere con quelli di ogni nazione, esprimendo quello che ciascuna di esse porta all’internazionalità per arricchirla, cioè i doni tipici della propria cultura. Quante eravate? Eravamo trentacinque, di cui quasi la metà veniva da fuori Italia: una percentuale di rappresentanti, questa volta, maggiore che nei Capitoli precedenti, anche perché le missioni continuano a crescere ed è necessario che ci sia appunto questa presenza anche di persone, di lingue e di culture diverse. Questo è anche un buon segno. Adesso però vorrei che mi raccontasse qualche cosa anche sulla sua vita, sulla sua vocazione, come è nata… Lei di dov’è? Di Gatteo, qui vicino. Sono la terza di tre figli, due femmine, entrambe suore Maestre Pie, e un maschio che è sposato. Si fa fatica a dire qual è il momento in cui ti nasce la vocazione, però devo dire che dalla religiosità dei miei genitori io ho percepito, anche da giovane, l’anelito missionario: c’era, ad esempio, un incoraggiamento continuo da parte di mia madre perché dei soldini che mi dava ogni settimana, prima ancora di spen- derli ne mettessi via un quinto per i missionari, perché ne conoscevamo alcuni, che venivano in parrocchia. Quindi maturò in me il desiderio di andare in Africa, come missionaria. Come mai in Africa? Perché i missionari che conoscevamo venivano principalmente da là. Quando poi le Maestre Pie vennero nel mio paese, non solo frequentammo l’asilo da loro, ma esse ci prepararono ai sacramenti, ci seguirono nella nostra crescita spirituale, e quindi ci nutrirono, veramente, anche in questo desiderio. A me piaceva quello che loro facevano, questo essere coinvolte con i giovani, con i bambini, nella parrocchia. C’erano anche le suore di Don Guanella, ma stavano solo nel collegio. Io non volevo lavorare in cucina o nel guardaroba, volevo INSIEME PER - N. 50 13 I NTERVISTA impegnarmi nell’apostolato attivo. E dopo le elementari, le medie e le scuole superiori, qui a Rimini a 18 anni conseguii il diploma di maestra elementare e quindi entrai in noviziato, a Roma. Probabilmente la decisione definitiva la maturai nei due anni di noviziato, nel momento in cui dovetti scegliere tra farmi una famiglia e avere figli, oppure seguire questo desiderio che avevo dentro di essere del Signore e per il Signore, come missionaria. Dopo un momento di crisi, superato con l’aiuto del Direttore spirituale, dissi: «Va bene Signore, hai vinto Tu». A vent’anni feci la prima professione e insegnai per quattro anni a Roma, nella scuola elementare della borgata del Trullo, svolgendo anche tanta attività nella parrocchia, officiata dai Cappuccini, dove c’erano quat- 14 INSIEME PER - N. 50 trocento bambini, quindi eravamo molto impegnate. Però mi ci trovai molto bene. Da lì poi mi chiesero di venire a Rimini, dove insegnai per tre anni. Quindi niente missione subito… Nel 1972, dopo avere emesso i voti temporanei, scrissi una lettera alla Superiora generale di allora, Madre Tina Gasperoni, chiedendole appunto di andare in missione. A quell’epoca la Congregazione aveva una sola casa all’estero, in Louisiana negli Stati Uniti, dove già si trovava una mia zia, anch’essa Maestra Pia, sorella di papà.In famiglia, come vede, il nostro Istituto è ben rappresentato, perché c’è stata un’altra sorella di mio padre, sempre Maestra Pia, ma qui in Italia. Quando la zia partì per gli Stati Uniti io avevo quattro anni, e quindi la conobbi bene solo da quattor- dicenne, perché lei era tornata temporaneamente in Italia dopo dieci anni. Parlavamo tanto della missione, e fu subito chiaro che, come Maestra Pia, io non sarei potuta andare in Africa, ma in Louisiana, e quindi già mi preparavo per quella destinazione. Però non ricevetti alcuna risposta dalla Superiora generale e ogni volta che lei magari chiedeva la disponibilità, io la davo, ma non era accolta. Così decisi di non insistere oltre: sarei partita solo per volontà del Signore, non per una forzatura mia. Poi mia zia, siccome le avevano diagnosticato un tumore al seno, nel 1975 rientrò definitivamente in Italia, sia pure a malincuore; lei avrebbe desiderato morire in missione, ma cedette alle insistenze della sua famiglia e tornò. Furono due anni benedetti per me, perché potei conoscere meglio la zia, che mi parlava sempre della Louisiana. Il 28 agosto 1977, quando feci la professione perpetua, lei stava molto male ed era già ricoverata in ospedale: sarebbe deceduta il 30 novembre a soli 51 anni. Però poco dopo il suo rientro le avevo rivelato che avevo fatto domanda per andare nelle missioni, e lei mi disse: «Carla, mi fai così contenta!». Poi aggiunse: «Guarda, vai, vai, fai anche quello che non ho potuto fare io». Allora prima della professione perpetua scrissi nuovamente alla Superiora generale, dicendole con molto rispetto che non volevo forzarle la mano, ma che ero ancora disponibile, e che se un giorno ci fosse stato bisogno di qualcuno in missione, io ci sarei andata molto La preghiera all’inizio del Capitolo nel cortile della Casa Madre, attorno a un fuoco (simbolo della “koinonia”) alimentato da legni tipici di ogni paese in cui operano le Maestre Pie. Pagina accanto: Madre Carla durante l’intervista. volentieri. Poiché anche quella lettera non ebbe risposta, mi misi il cuore in pace dicendo: «Signore, a tuo tempo, se questo deve avvenire, avverrà». Ormai lei aveva smesso di pensarci… Certo, anche perché successivamente, esattamente a febbraio del 1978, io mi ammalai a causa di due vertebre del collo che mi si erano spostate, per cui avevo un nervo rimasto incastrato che mi faceva un male tremendo. Dovetti sospendere l’insegnamento per due mesi, perché portavo uno di quei collarini duri e alti che mi impedivano certi movimenti. La ripresa fu lunga, ma il mio cruccio più grande non era tanto il dolore fisico, quanto il vedere dileguarsi il mio sogno: chi- pensavo tra me manda in missione una persona ammalata? Così mi dissi: «Ok Carla, vorrà dire che l’Italia diventerà la tua missione». Rassegnata, ritenendo che il Signore volesse questo da me, cercando di vivere in pieno la mia attività di educatrice continuai a insegnare, anche perché pian piano mi ero ripresa e stavo bene. Ma ecco che nel maggio 1979 Madre Tina e la sua Vicaria mi invitano a raggiungerle a Gatteo, dove si stava dedicando una grotta della Madonna di Lourdes, e sulla via del ritorno Madre Tina mi dice: «Suor Carla, alla missione ci stai ancora pensando?». Io musica migliore non l’avevo mai sentita … Ricordo che ero seduta sul sedile posteriore della Cinquecento su cui viaggiavamo e risposi: «Sì, Madre!». E lei: «Ma i tuoi cosa diranno?». «Madre, ai miei ci penso io». Aggiunsi che mi ero ripresa e stavo bene. Così il 13 settembre 1979 partii per la Louisiana: ero la persona più felice del mondo, perché finalmente il sogno si avverava. Sono tornata recentemente per il Capitolo generale dopo trentuno anni di permanenza laggiù. Come reagirono in famiglia alla Sua partenza per la missione? Il maschio era sposato, le due sorelle suore Maestre Pie e Suo padre con due sorelle religiose… I genitori sarebbero rimasti soli… INSIEME PER - N. 50 15 I NTERVISTA Madre Carla accolta a Sicuicho nella sua prima visita in Messico. Sotto, la preghiera proposta dalle delegate della Louisiana durante il Capitolo. Pagina accanto: il candelabro simbolo dell’internazionalità del carisma della Congregazione. Con mio padre non ci furono problemi: era un uomo di fede, fece il sacrestano a Gatteo per trentacinque anni, pregava molto, mi dava proprio l’idea del monaco, era molto riservato, stava bene con il Signore. Mi diceva: «Sai Carla, fra una Messa e l’altra io sto lì e prego per voi tre». Mia mamma invece è più attiva, più estroversa e, pur essendo anch’essa una donna di fede, fece più fatica ad accettare la mia partenza. Infatti, quando annunciai la mia decisione, lei disse: «Ma non è possibile, sono quasi tre anni che non ti sento dire più niente». Le spiegai che l’avevo fatto di proposito, ma ciò non voleva dire che il desiderio non ci fosse. In quel periodo, lei veniva a trovarmi da 16 INSIEME PER - N. 50 Gatteo – io ero a Rimini a insegnare– tutte le settimane, e mi disse che non mi avrebbe dato il permesso, perché allora i genitori dovevano firmare per una figlia che voleva andare in missione. Noi Maestre Pie non siamo nate come congregazione missionaria, lo siamo diventate dopo, e allora i genitori dovevano dare il consenso. «Io non firmo» mi ripeté. Al che replicai: «Mamma, se io fossi sposata e mio marito andasse negli Stati Uniti, mi diresti di stare a casa?». Risposta: «Ma quello è un caso diverso». Allora le dissi: «Va bene, se veramente non mi vuoi dare il permesso, aspetterò che tu muoia, poi me ne andrò». A quel punto intervenne papà: «Carla, fai quello che devi fare, alla mamma ci penso io». Poi cambiò idea anche mamma ragionando così, da brava romagnola: «Ma se devo morire io perché vada in missione lei, è meglio che la mandi adesso. Dirò anch’io sì al Signore». Poi vidi nei miei genitori tanta gioia perché io ero contenta. Incontrò delle difficoltà all’inizio della Sua missione? Inizialmente sì perché gli Stati Uniti non riconoscevano il mio titolo di studio l’abilitazione magistrale - ma soltanto il liceo, e quindi mi consideravano come una “high school graduate”, cioè una che ha fatto la scuola superiore, che da loro però non conferisce un diploma: per ottenerlo occorre frequentare l’università. Così dovetti ricominciare da capo, conseguii il Baccalaureato e poi il Master, specializzandomi in logopedia, per la riabilitazione del linguaggio e della parola, siccome avevo a che fare con gli handicappati mentali. Per trentun anni, in Louisiana, ho sempre lavorato con loro riuscendo, grazie alla logopedia, a comunicare e a migliorare la comunicazione, le relazioni e la vita dei ragazzi. Mentre studiavo ero responsabile di un dormitorio con quarantotto bambini, i più piccoli di tre-quattro anni. Per dieci anni andai a scuola – questo mi servì anche per imparare bene l’inglese che non sapevo – iniziando l’università e laureandomi là: anche quella fu una bella esperienza, che mi mise a contatto con i giovani americani del tempo e quindi anche con la cultura di quello che, essendomi trasferita negli Stati Uniti, consideravo ormai come il mio popolo, la mia terra, dove sarei morta. Successivamente mi chiesero di occuparmi anche di amministrazione, e diventai l’amministratrice della scuola: avevamo a quell’epoca centocinquantadue tra bambini e ragazzi, adesso ne abbiamo duecentodue tra adulti e giovani. Successivamente iniziammo anche le case-famiglia per handicappati mentali, ne abbiamo tre e anche di quelle ero responsabile. In sostanza, ha finito per fare anche cose che magari non avrebbe mai pensato di fare… Mi viene in mente il titolo della biografia della vostra Fondatrice, “Elisabetta e l’imprevisto”, anche a Lei è capitato qualcosa di simile … Infatti, il Signore ti mette nel cuore i desideri, poi come questi si avverano è veramente un mistero. Lui ci prende per mano e dopo si aprono le porte… Nel 1993 sono stata eletta consigliera e ho ricoper- to l’incarico per tre sessenni, pur rimanendo in Louisiana: per diciotto anni sono venuta almeno due volte all’anno in Italia per le riunioni del Consiglio. Ora è arrivato l’imprevisto della elezione a Superiora generale. Faremo del nostro meglio, siamo una squadra, io e le quattro consigliere: suor AnnaMaria Iannetti, che è la Vicaria generale; suor Serena Pinotti, bolognese, Segretaria generale; poi suor Carla Raggini, anche lei di Gatteo (io e lei siamo le ultime “ragazze” di Gatteo), e suor Elvira Ariemma, di Pesaro come suor AnnaMaria Iannetti, che presentemente è dovuta tornare in Brasile, a Colinas, perché lì l’anno scolastico va da gennaio a dicembre, quindi sono nel mezzo della scuola. Comunque rimarrà in Brasile il tempo necessario per instradare altre consorelle, poi verrà qui. Naturalmente c’è anche suor Augusta Conti, la nostra Economa generale, che è stata riconfermata in questo incarico. Adesso qual è il suo programma? Ritornare in Louisiana per dare le consegne a chi prenderà il mio posto: siccome la scuola di cui sono direttrice è diocesana, dovevo dare un preavviso prima di lasciare la direzione; da lì mi sposterò in Messico, prima di ritornare in Italia, poi comincerò la visite canoniche alle varie comunità in Italia, Brasile e Bangladesh. Non rimane che augurare buon lavoro alla nuova équipe eletta dal Capitolo Generale. E lo facciamo di cuore. Angelo Montonati INSIEME PER - N. 50 17 E DUCARE Così ricordano le loro educatrici DUE EX-ALUNNE DELLE MAESTRE PIE E UN’ALUNNA DEL LORO LICEO A RIMINI PARLANO DELLA LORO ESPERIENZA VISSUTA ALLA LUCE DEL CARISMA DELLA BEATA ELISABETTA. NE ESCE UN QUADRO A DIR POCO COMMOVENTE, PIENO DI GRATITUDINE PER CIÒ CHE HANNO RICEVUTO NEL PERIODO PIÙ DELICATO DELLA LORO FORMAZIONE IN UNA SCUOLA DOVE SI IMPARA A LAVORARE CON IMPEGNO E PASSIONE E CI SI PREPARA NEL MODO MIGLIORE AD AFFRONTARE LA VITA «Mi hanno trasmesso il loro carisma» «Mi ha dato forza quell’atmosfera speciale che ho respirato, assorbito e metabolizzato» Q le persone, ad amare Dio. Mentre scrivo questi semplici pensieri, mi passano le loro immagini tutte davanti: alcune di loro non ci sono più; altre, per fortuna, sono ancora qui, che lavorano per una umanità migliore. Sono davvero certa di questo: oggi, di scuole, ce ne sono anche troppe; tutti vogliono formare lo “strumento testa”, quasi fosse qualcosa che qualcun altro deve usare o riempire. Ma poche sono le scuole che si occupano di umanità. Ed è questo, secondo me, il senso dell’ormai famosa espressione “emergenza educativa”. Inutile ripetere al riguardo parole famose o concetti espressi meglio da altri. Loro, le Maestre Pie, invece lo fanno ogni giorno: si occupano della persona degli alunni, li seguono con affetto e apprensione nella loro crescita, e anche in altri ambiti al di fuori della scuola; sanno collaborare davvero con le fami- uando ho cominciato il mio lavoro di docente nella Scuola Magistrale delle Maestre Pie di Rimini, avevo 25 anni: mi sentivo molto preparata poiché fresca di studi, molto entusiasta della sfida che mi si apriva di fronte, quasi incredula che ciò stesse capitando proprio a me, e molto timorosa per il forte senso di responsabilità che stranamente percepivo. Ho affrontato classi di ragazzi che avevano appena 6 o 7 anni meno di me, e che mi guardavano con rispetto e avevano timore di me! E io mi chiedevo cosa fare, e cercavo… un libretto di istruzioni! Non c’era! Incredibile: oggi, tutto ha un libretto di istruzioni, ma proprio tutto! Possibile non ci fosse da qualche parte? (Confesso che poi ho scoperto che anche per il mestiere di genitore non esistono istruzioni!). È stato proprio questo il momento in cui ho capito: 18 INSIEME PER - N. 50 intanto, non dovevo temere, perché avevo sicuramente il supporto forte degli studi fatti; ma ciò che mi ha dato forza e mi ha condotto fino ad oggi, è stata quella atmosfera speciale che ho respirato, assorbito e metabolizzato in tutti gli anni di crescita e formazione, passati in una famiglia forte, e in una scuola seria e tenace. Ho avuto infatti la fortuna di studiare alla scuola delle Maestre Pie di Rimini, negli anni dalla Scuola per l’infanzia fino all’ Istituto Magistrale. Qui ho passato, come tutti, momenti belli e momenti difficili; ho incontrato tante suore, quasi solo suore, a dire il vero. Con il loro “fare” e il loro “essere” (che in verità si chiama “carisma”), mi hanno trasmesso il loro modo di vivere la vita. Senza far rumore, senza tante “prediche”, in modo davvero semplice e quasi spontaneo, mi hanno insegnato ad amare lo studio, ad amare il mondo, ad amare Francesca Canarecci durante una lezione al liceo “Maestre Pie” di Rimini, dove insegna. glie (e non solo a parole); e con noi docenti laici, lottano per un futuro, dove speriamo che l’uomo ritorni ad essere tale, al di là delle cose, degli egoismi, degli arrivismi, della spacconeria, dei soldi, delle crisi economiche, degli esempi poco edificanti e della tentazione di sentirsi dio. Mi sento di dire che, se oggi sono in grado di lavorare con impegno e passione e di credere nel mio lavoro, lo devo sicuramente a questo insegnamento che ho ricevuto e che ancora ricevo. Anzi, alle volte sento che un po’ di quel carisma speciale delle Maestre Pie fa parte anche di me. Lo vedo nel mio modo di essere docente, moglie e madre. Lo vedo negli occhi dei miei studenti. Lo vedo nella voglia di entrare ogni mattina in classe con grinta; e nello spirito che anima tutti noi docenti delle scuole Maestre Pie, che amiamo sorridere e crediamo davvero in quello che facciamo, e nel modo in cui lo facciamo, cioè secondo l’insegnamento della Beata Elisabetta: ferme e materne ad un tempo, prevenendo e convincendo. Lo vedo nell’amore con cui riesco a pensare agli anni passati a scuola, e alle insegnanti che ho avuto e che, in modo direi profetico e illuminato, mi hanno formato ed accompagnato a quello che sono. Francesca Canarecci, insegnante del Liceo della comunicazione e scienze umane “Maestre Pie”, Rimini Una scuola decisiva per la mia formazione «Entrare qui è come essere presi per mano...» I l ruolo assunto da questa scuola nel contribuire alla mia formazione personale è stato decisivo. Grazie a questo cammino che, purtroppo, dovrà interrompersi l’anno prossimo, ho assunto padronanza di una preziosa parola tanto pronunciata quanto fraintesa, specie al giorno d’oggi: Verità. Verità verso lo studio, Verità verso noi stessi e verso la realtà sociale circostante. Entrare in questa scuola è come essere presi per mano ed essere portati in una dimensione in cui ogni persona gode di un grande rispetto reciproco e continuo, e in un contesto che riesce a conciliare la trasmissione del Sapere con la Fede, lasciando in una condizione non indifferente le persone che potrebbero essere titubanti nel senINSIEME PER - N. 50 19 E DUCARE tirsi avvolte da quest’ultimo aspetto: la Libertà. Essere liberi, comportarsi da liberi e rispettare il prossimo in quanto libero. Dunque, un bagaglio di insegnamenti da portare appresso tutta la vita, da mostrare e far comprendere a chi ci circonda. Operazione non sempre semplice, ma degna di un nostro impegno personale attraverso ogni forma di comunicazione a noi disponibile. Concludo con una parola banale, ma sentita: Grazie. Grazie per l’esistenza di queste scuole di vita e di questi docenti in grado di renderle tali che riescono a rendere Cultura e Umanità due viaggiatori inseparabili nel cammino della vita. Valentina Damiani, IV A Liceo della comunicazione Maestre Pie, Rimini Sono state “sorelle” nel mio cammino «Frequentando l’Istituto magistrale nel collegio di Rimini, ero contornata da molte suore presenti in ogni nostra attività... ciascuna di esse ha scavato profondamente nel mio animo» 20 INSIEME PER - N. 50 N on è senza commozione che mi accingo a parlare delle “mie” Suore, delle “mie” Maestre Pie. Fin dalla fanciullezza le ho incontrate e nell’adolescenza ha avuto modo di “rivederle” nelle riunioni della Gioventù Femminile di Azione Cattolica a Borgo Maggiore. Però il “tuffo” è avvenuto nel lontano 1947, frequentando l’Istituto Magistrale a Rimini come educanda. Così, in collegio e a scuola ero contornata da molte suore onnipresenti in ogni nostra attività educativa, ricreativa e formativa di vario genere. Talune sono state presenze forti, altre… discrete, ma tutte con lo stesso carisma della Beata Elisabetta Renzi per aiutarci a crescere, per affrontare la vita come donne e come future maestre. Ciascuna di esse, in vario modo, ha scavato profondamente nel mio animo e io ho subito sempre il loro “fascino”; i loro cari volti sereni, pensosi o sorridenti sono rimasti scolpiti nel mio cuore e, di alcune, ho ancora il ricordo delle voci. In particolare vorrei citare suor Bianca Foletti che ha seguito con tanta preghiera la nascita del mio primogenito Stefano nel dicembre 1958. Trattandosi di un podalico dell’ultima ora, i rischi erano vari e difficili da superare, con esito davvero incerto… Entrando in sala parto, ho visto sulla parete un quadretto con suor Bianca, a metà busto, che sorridendo mi disse: «Marisa, non preoccuparti. Io pregherò la Madonna. Tuo figlio nascerà sano e salvo!». Ed io, molto stupita: «Suor Bianca!?!...». E sparì. Stefano è nato in venti minuti e ha vagito subito. I medici si sono molto meravigliati perché erano ben consapevoli dei seri rischi dovuti alla posizione del bambino e avevano già avvertito mio marito… che anche a me aveva accennato qualcosa… e io ho detto: «Salvate tutti e due, se no… il bimbo». Sono convinta che mio figlio è vivo e sano per merito delle preghiere e delle sofferenze di suor Bianca, che proprio in quel periodo è stata operata. È una testimonianza vera per cui potrei veramente mettere le mani sul Vangelo. Di Maestre Pie sante ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno sempre. Deo gratias! Ho voluto e voglio molto bene a tante Maestre Pie: a quelle di allora che sono in Cielo o Marisa Ferri, tuttora legata da profonda amicizia con le Maestre Pie. ancora fra noi, alle Un’aula della scuola frequentata da Valentina Damiani. altre, assai numerose, incontrate lungo il percorso delle mia vita fino ad oggi. Di ognuna m’è rimasta l’impronta quando la testimonianza è stata fedele e il tempo non ha scalfito ciò che il cuore e la mente hanno captato, incontrandole. A distanza di anni e di decenni, il mio affetto, la mia gratitudine per ognuna sono sempre sinceri e veramente grandi. Con alcune poi è nata ed è rimasta un’amicizia cara: sono incontri d’anime che lasciano un bel solco dentro e ciò diventa forza, speranza, consolazione, anelito di vita. Non ho cercato l’amicizia di nessuna suora, ma, grazie a Dio, nel mio cuore se ne sono annidate parecchie e io lodo e benedico il Signore per queste care Maestre Pie che con la loro fede hanno dato l’esempio di bontà, di pazienza, di ascolto… Sono state e sono le “sorelle” del mio cammino e nella preghiera non le ho dimenticate mai… e so che il loro ricordo orante non mi manca mai… Se, talvolta, alcune sono più presenti di altre, è segno che fra me e loro c’è una comunione d’anima più forte. Vi sono “sinfonie” che solo Dio conosce e permette per il bene reciproco. Comunque, “unicuique suum” dicevano i latini e… ciascuna di esse avrà ricevuto o riceverà giustamente il premio dal Padre che sta nei Cieli. E io… continuerò a dire il mio grazie ad ogni “mia” Maestra Pia con amore fraterno e con la mia piccola, riconoscente preghiera. Marisa Ferri INSIEME PER - N. 50 21 M ISSIONI MESSICO Prima tappa messicana per Madre Carla Bertani L o scorso 1° ottobre, nella nostra comunità operante tra gli indios di Zicuicho, nello stato messicano di Michoacán, abbiamo ricevuto la visita di Madre Carla Bertani, nostra nuova Superiora Generale. Questa è stata motivo di grande festa per tutta la comunità scolastica del “Colegio V Centenario”: alunni, genitori e amici di noi Maestre Pie dell’Addolorata. Per onorare la sua visita è stata organizzata una festa di benvenuto, durante la quale sono stati presentati balli tipici da parte degli alunni della scuola e delle mamme che compongono il consiglio direttivo. Ci hanno onorato della loro presenza anche il Parroco della comunità, Padre Ramón Machuca, e altre personalità 22 INSIEME PER - N. 50 in rappresentanza delle autorità locali. Abbiamo poi avuto la gioia di condividere il pranzo, preparato dalle mamme, che si è distinto per la grande varietà di piatti tipici messicani e che Madre Carla ha gustato con grande piacere. Per la nostra comunità dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, la visita di Madre Carla è stata una grande benedizione e ci sentiamo privilegiate per essere state la prima comunità da lei visitata qui in Messico. La ringraziamo per il suo affetto e la sua presenza tra noi e la accompagniamo con le nostre preghiere. Suor Lizbeth, MPdA Momenti del caloroso benvenuto dato a Madre Carla dagli indios del Michoacán nel “Colegio V Centenario”, con alunni, genitori e amici delle Maestre Pie. INSIEME PER - N. 50 23 M ISSIONI ZIMBABWE «Che bella lezione di vita per me!» C hiunque accoglie un bambino come questo nel mio nome accoglie me (Mt 18,13). Non trovo le parole appropriate per esprimere la felicità che provo nel donare totalmente la mia vita al Signore attraverso il servizio ai bambini più poveri ed emarginati nella bella terra di Mhondoro, nello Zimbabwe. Mhondoro è un villaggio di 10.000 abitanti, di cui il 90% cattolici. La sua terra non è fertile, poiché situata in una zona montagnosa e rocciosa, ma nonostante questo, la gente a forza di lavorarla ha ricavato piccole aree per seminare il mais e alcuni vegetali; per loro è molto importante la produzione di granoturco con il quale preparano il loro cibo quotidiano. Poiché Mhondoro non offre lavoro, le famiglie si muovo- 24 INSIEME PER - N. 50 UNA MAESTRA PIA RACCONTA LA SUA AVVENTURA DI CARITÀ NELLO ZIMBABWE PRESSO LA CASA FAMIGLIA “MARIELE” TRA I PICCOLI OSPITI, MOLTI DEI QUALI AFFETTI DA AIDS: «VIVERE IN UN CONTESTO DI GRANDE POVERTÀ MATERIALE E MORALE MI FA AMARE ANCORA DI PIÙ QUESTA TERRA E LA SUA GENTE, TRA CUI DEVO SEMINARE SPERANZA DANDO IL MEGLIO DI ME» no costantemente alla ricerca di nuove opportunità e in qualche modo ciò provoca la disgregazione dei nuclei familiari e contemporaneamente la trasmissione dell’Aids. In questa regione, la percentuale delle persone affette da Aids è molto alta e il numero di bambini orfani e contemporaneamente infetti da que- sta patologia costituisce uno dei grandi problemi da affrontare. Un altro problema è l’accettazione di questi piccoli da parte dei loro stessi familiari quando sanno che sono stati contagiati o sono nati già con questa malattia; la dottoressa Maria Grazia Buggiani, venuta a contatto con questa realtà attraverso il lavoro nel suo ospedale, ha fondato una Casa Famiglia, la “Mariele Children’s Home”, allo scopo di accogliere questi piccoli e offrire loro una qualità di vita dignitosa. Da pochi mesi noi Maestre Pie dell’Addolorata dirigiamo questa casa famiglia, nella quale vivono 41 bambini di differenti età. Il 50 per cento di essi hanno contratto l’Aids alla nascita, alcuni con buone possibilità di sopravvivenza, altri con scarse. La Pagina accanto: la Casa famiglia nel villaggio di Mhondoro. Qui sopra: suor Magdalena con alcuni dei 41 piccoli ospiti accolti nella struttura. nostra missione principale consiste nel curare la loro formazione integrale come persone, il loro inserimento consapevole e responsabile nella vita cristiana, familiare, sociale e scolastica, aiutandoli così ad avere un appropriato equilibrio tra fede e vita, cercando di valorizzare le loro qualità umane e cristiane perché raggiungano una buona maturità. Vivere in questa realtà mi fa sentire la voce di Gesù che dice: Lasciate che i bambini vengano a me (Mt 19,14). Contemporaneamente scopro il volto di Cristo sofferente in ciascuno di questi piccoli che, nonostante il dolore per la malattia che li ha colpiti, sono felici, pieni di sogni e speranze; vivono con tale intensità che mi insegnano a vedere le cose positive della vita, le opportunità che essa mi dà, non solo quello che mi manca. Vivere in una comunità nella quale si ha solo l’essenziale per vivere, nella quale il cibo non è vario, i vestiti sono umili e semplici, mi aiuta ad apprezzare tutto ciò che Dio mi ha dato fino a questo momento cominciando dal dono più importante, la vita, poi la salute, una famiglia che mi ha offerto il meglio di sé. Stare in mezzo ad una cultura tanto diversa dalla mia, una cultura nella quale vedo tanta povertà, tanto bisogno, nella quale a volte si ha solo lo stretto necessario per vivere, incredibilmente mi fa amare ancora di più questa terra, la sua gente, mi fa desiderare di stare vicino alla sua gente e cercare di essere una di loro, senza al contempo perdere la mia identità. È come se il mio cuore appartenesse a ciascuno di questi bambini; credo che realmente il Signore mi abbia chiamato a servire in questa terra. Devo gettare un seme di speranza in ogni persona che incontro nella mia quotidianità e questo mi dà forza, mi dà il desiderio di dare il meglio di me e, attraverso di me, il meglio della mia Congregazione. L’Africa è una terra che dà vita e in abbondanza; bisogna solo saperla scoprire e aprire il cuore affinché questa abbondanza porti frutto. È questo ciò che devo fare: aprire il cuore per amare questa terra nella quale il Signore mi ha chiamata e così poter portare frutto e frutto in abbondanza. Suor Magdalena Valadez Gónzalez, MPdA INSIEME PER - N. 50 25 M OVIMENTO PER L’ALLELUIA A Maracanaú (Ceará) I l 14 agosto 2011, con una immensa gioia nel cuore, i membri del Movimento per l’Alleluia hanno rinnovato le loro promesse di appartenenza al movimento. Questo giorno è divenuto per noi motivo di triplice commemorazione: prima di tutto la nascita al Cielo della Beata Elisabetta, poi l’anniversario dell’apertura della missione in Brasile (25 anni) e infine il rinnovo delle nostre promesse. Ogni comunità delle Maestre Pie in Brasile assieme ai rispettivi gruppi MPA hanno fatto festa in questo giorno. Nel Ceará il rinnovo si è svolto durante la messa vespertina con la presenza di amici laici e suore di altre 3 comunità. Subito dopo, come una sola famiglia, ci siamo trovati per un momento di condivisione fraterna nella comunità “Oasi Beata Elisabetta Renzi” a Messejana dove la delegata della Superiora Generale suor Karla Cilene si è congratulata con i presenti a nome anche dell’Istituto. Approfittando del momento ci ha resi partecipi di alcune novità sul nuovo governo generale e ha chiesto di accompagnare questo momento di transizione con le nostre preghiere; inoltre ci ha rivolto parole di incoraggiamento invitandoci a perseverare nel carisma delle Maestre Pie dell’Addolorata. In questa bellissima data abbiamo implorato dal profondo dei nostri cuori: “Aiutaci, o Madre, ad essere come te”. Gleidson Gabriel, coordinatore MPA per Maracanaú 26 INSIEME PER - N. 50 In Brasile l’MPA rinnova le promesse Il suggestivo rito si è svolto lo scorso 14 agosto, durante la Messa vespertina, con la quale si è anche concluso il venticinquesimo anniversario dell’apertura della missione delle Maestre Pie nel Paese. La giornata si è conclusa nella casa delle suore con un momento di fraternità che ha visto una grande partecipazione della gente del luogo A Canto do Buriti U n anno è passato... e come per magia, ci siamo sentiti ancora avvolti dallo Spirito Santo e pieni di grande gioia partecipando al momento di preghiera in cui si sono celebrati 25 anni di amore e di predilezione per i poveri e i bisognosi: il Giubileo della Missione in Brasile il 14 agosto 2011. L’emozione ha preso possesso del nostro essere e nel giorno tanto atteso, insieme alla nostra comunità di “Maria, Madre del Crocifisso”, a Canto do Buriti, abbiamo rinnovato le promesse come laici appartenenti al Movimento per l’Alleluia. Tutti vestiti di bianco con la maglia del Giubileo, le lam- Qui sopra e nella pagina accanto: due momenti della cerimonia del rinnovo della promessa da parte del gruppo MPA di Canto do Buriti. pade accese e al suono del canto della Beata Elisabetta, abbiamo fatto la processione di ingresso e alla presenza della Chiesa, nella persona del celebrante don Vespasiano Rosa de Carvalho, del nostro parroco e delle Maestre Pie suor Susanna e suor Celecina, abbiamo seguito un bel rituale guidato da suor Susanna. Le nostre lampade hanno occupato un posto di rilievo, essendo rimaste accese sino alla fine della celebrazione. Consapevoli dell’amore infinito di Dio per tutte le creature, con la forza della nostra vocazione cristiana e sotto la benedizione di Maria Addolorata, abbiamo promesso di vivere, con la forza data dallo Spirito Santo, gli impegni del battesimo, secondo la spiritualità della Beata Elisabetta. Le abbiamo chiesto di sostenere la nostra crescita nella fede, vissuta nella vita quotidiana che si alimenta ai piedi di Gesù Cristo crocifisso e risorto. Interceda per noi perché possiamo vivere sotto la grande visione di Dio, donandoci un cuore aperto e generoso, nobile, forte e incapace di chiudersi, dandoci la grazia di guardare in ogni fratello la scintilla che Dio ha posto quando è stato creato a sua immagine. Alla fine della santa Messa ci siamo trovati presso la casa delle suore per un momento delizioso di festa con sorrisi, abbracci, dolci e succhi di frutta. Questi momenti ci aiutano a capire la fonte dove sta Dio, respirare il mistero di Lui, godere della sua presenza e poter diffondere il suo profumo nella vita delle persone e del mondo. Ci fanno desiderare, come diceva la Beata Elisabetta, «che io resti sempre sotto la grande visione di Dio». Alzira Alves de Moura INSIEME PER - N. 50 27 M OVIMENTO PER L’ALLELUIA A Colinas (Maranhão) A nche a Colinas, nello stato del Maranhão, il 14 agosto alcuni laici hanno rinnovato le promesse di vivere come laici nel Movimento per l’Alleluia (MPA). In esso siamo invitati a fare l’esperienza del carisma di Madre Elisabetta e a viverlo sempre di più facendo parte della famiglia religiosa delle Maestre Pie. Nella parrocchia di nostra Signora della Consolazione è stata rinnovata la promessa durante la celebrazione della Messa domenicale. È seguito un momento fraterno con la partecipazione dei laici, delle suore e dei sacerdoti della parrocchia. Il gruppo MPA di Colinas. Preghiamo perché Dio benedica ogni membro del movimento e di questa famiglia religiosa, perché ciascuno possa vivere sempre più con amore, disponibilità, coerenza e fede la missione cui Dio ha chiamato ciascuno. E Madre Elisabetta continui a intercedere per noi sempre di più. A Messejana Q uella del 14 agosto 2011 è stata la quarta notte di festeggiamenti nella comunità cristiana di San Bernardo a Messejana. È stata anche una giornata speciale per noi del gruppo MPA, che siamo rimasti insieme per dare a questo luogo un bagno di calore umano e preparando l’ambiente con molto affetto e dedizione per ricevere tutti quelli che di lì a poco sarebbero arrivati, in modo particolare le suore Maestre Pie dell’Addolorata e i laici di Messejana e di Maracanaù che avrebbero rinnovato le loro promesse. È stato un momento nuovo e diverso per la nostra area pastorale 28 INSIEME PER - N. 50 denominata “Seminario Serafico” e guidata dai Frati Cappuccini. C’è stata una grande partecipazione della gente del luogo, ulteriormente motivata dalla Festa del Papà che in Brasile si festeggia la seconda domenica del mese d’agosto, e tutto ha concorso perché vivessimo un bellissimo pomeriggio. La santa Messa ha avuto inizio alle 16.30, officiata dal cappuccino padre Ademir, presenti i due gruppi di Maracanaù e Messejana. Il momento del rinnovo della promessa è stato qualcosa di molto gratificante e gioioso per tutti noi. Finita la celebrazione noi laici e invitati siamo andati nella comunità delle suore per vivere un momento di fraternità e condivisione con discorsi, foto e scambi. Ci siamo messi d’accordo sulla possibilità che possano emettere la promessa, dopo adeguata preparazione, alcune persone che hanno espresso il desiderio di far parte del Movimento. L’incontro è stato qualcosa che ha segnato la nostra vita e ci ha incoraggiati ad essere perseveranti. Sentiamo di essere una presenza forte in mezzo a questa gente e desideriamo essere un seme di fede come Madre Elisabetta ha saputo esprimere tanto bene nella sua vita. MPA di Messejana N OTIZIE Gioia e festa a Madrid per la GMG 2011 “R adicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Questa frase di san Paolo, tema della Giornata Mondiale della Gioventù, mi riporta alla mente tanti momenti belli vissuti alla GMG di Madrid, quindi, queste righe saranno semplicemente un fare memoria e uno scorrere veloce delle esperienze che più mi hanno segnata in quelle giornate. Prima di tutto, rivivo i giorni bellissimi trascorsi a Madrid assieme ai miei giovani di Urbania, al nostro parroco, don Piero Pellegrini e agli amici che hanno vissuto con noi l’intera settimana. Pur essendo per me la quinta GMG, devo ammettere che l’entusiasmo, la gioia, la festa, lo stupore, sono stati sempre qualcosa di nuovo! Poi le catechesi, che assieme a tanti giovani delle Marche abbiamo accolto nella bellissima chiesa parrocchiale dedicata alla Beata María Ana Mogás, nel quartiere Tres Olivos. Una suora ricorda i momenti più belli dell’esperienza vissuta assieme ai giovani di Urbania durante la recente Giornata Mondiale della Gioventù Infatti, uno dei momenti più densi è stato proprio quello delle catechesi, durante i quali i vescovi ci hanno guidato, attraverso un bellissimo dialogo, a scoprire Cristo, roccia salda della nostra vita su cui possiamo fondare la fede. Ancora ricordo i momenti di festa e di accoglienza lungo le vie della città nella Messa d’inaugurazione, l’arrivo del Santo Padre e la Via Crucis… Eravamo talmente tanti che ci consideravamo fortunati se riuscivamo ad arrivare vicino a un maxischermo! In effetti, pur fra tanti disagi, la GMG è sempre una festa indescrivibile! L’ultima esperienza è stato il mandato ad essere testimoni. A Quatro Vientos, il Santo Padre, facendoci dono di una piccola croce, ci ha inviati nel mondo a rendere testimonianza dell’amore di Cristo, che abbiamo toccato con mano, anche in questa bella esperienza della GMG. Ho accolto e mi porto nel cuore le parole del Santo Padre: “…affido a tutti i presenti questo grande compito: portate la conoscenza e l’amore di Cristo a tutto il mondo. Egli vuole che siate suoi apostoli nel ventunesimo secolo e messaggeri della sua gioia. Non deludetelo!”. Queste parole del Papa sono state, infatti, l’incoraggiamento più grande al mio ritorno da Madrid, perché la GMG 2011 ha coinciso con la conclusione del mio servizio in Urbania, dove ero stata mandata 12 anni fa. Quindi il mandato che il Papa ci ha affidato, per me ha voluto dire partire, con una benedizione grande, verso una nuova realtà del nostro Istituto - la comunità di Bologna - che mi ha accolto e dove ora mi trovo. Suor Soledad León Frías INSIEME PER - N. 50 29 N OTIZIE Quel Cristofer pareva proprio Renato Zero P er affrontare meglio il caldo della stagione estiva abbiamo pensato di far trascorrere agli ospiti una mattinata diversa dalle altre invitando un giovane talento, Cristofer Di Luca, ad imitare Renato Zero. Ha lasciato in tutti la voglia di riascoltarlo. Ed ecco come le ospiti presenti hanno giudicato lo spettacolo: Cristofer è stato bravissimo e gli diciamo di ritornare al più presto possibile per regalarci la sua simpatia e la sua melodia. (Anna Turri) Ho vissuto una domenica diversa ascoltando Renato Zero nella sua semplicità di un ragazzino. (Isora) Mi sono emozionata e non avevo occhi per non perdere neppure una canzone e i movimenti del ragazzo. (Alba) Mi è piaciuto tanto tantissimo. (Iole M.) Le canzoni sono state interpretate molto bene perché sono un inno alla vita e hanno tutte un senso vero. (Livia) Il ragazzo è incantevole. Gli auguro una carriera brillante e che possa donare a chi lo ascolta il suo sorriso e la sua canzone. (Miriam) È stato un bel momento e ha emozionato tutti. (Germana) Cristofer sembrava un vero Renato Zero e un cantante eccezionale. (Anna D.) È stata un’esperienza eccezionale e non so esprimere la 30 INSIEME PER - N. 50 mia gioia. (Irma) Per l’età che il ragazzo ha, è stato bravo, molto bravo e la sua strada sarà lunga. (Mario) Sono stato felice e di una gioia infinita. (Amedeo) Cristofer è stato un fenomeno e mi ha emozionata moltissimo. (Dina) Il ragazzo ha cantato molto, molto bene. Con i suoi occhi, con i capelli e i movimenti ha interpretato in modo eccezionale il vero cantante. (Maria) Lo spettacolo è stato ottimo. (Luigino) Tutto molto bello e speriamo che il cantante venga ancora. (Lea) È stato uno spettacolo fuori dal normale. L’attore è stato speciale. Ha interpretato in modo vero le canzoni e il modo di fare. Si è capito che Cristofer ha una famiglia unita dove ci si vuole bene. Il ragazzo ogni tanto cercava il volto della mamma e del papà per approvazione. Il fratello Den gli faceva una carezza sulla spalla e a noi tutti ha regalato un sorriso. (Anna Terenzi) Vorrei ascoltarlo ancora, perché mi è piaciuto molto molto. (Augusta T.) Bravissimo, meraviglioso! Lo invito a ritornare. (Iole) Il ragazzo è stato simpaticissimo. (Savia) Mi è piaciuto molto e mi fa piacere se ritorna ancora. (Augusta P.) Mi è piaciuto abbastanza. (Desdemona) È stato bello e vorremmo ascoltarlo ancora. (Pasquina e Lea) Lo spettacolo è stato grazioso, simpatico e il ragazzo è stato bravo, anzi bravissimo e gli auguro un brillante avvenire come cantante. (Elsa) Il ragazzo è stato bravo e lo spettacolo ci è piaciuto molto. Lo aspettiamo ancora presto. (Livia G. e Iole C.) Lo spettacolo mi è piaciuto tanto sia per le canzoni che per la dolcezza del ragazzo. Spero che ritorni presto. (Assunta) Cristofer, un ragazzo sensibile, con talento e pieno di vita Che bello come racconta la sua mamma, “un dono di Dio”. Oggi ha regalato a noi del personale sanitario, alle suore, agli ospiti della casa “La Quiete” felicità e tanta tanta allegria. Grazie e torna presto da noi. (Luminita IP.) Con grande sorpresa, Cristofer (Renato Zero), un eccezionale imitatore, che ha per la sua età un forte talento, ha regalato ai nostri ospiti un’ora diversa, ricca di emozioni nel giorno del Signore (domenica). Negli occhi degli ospiti si intravvedeva gioia e serenità. Un abbraccio a Cristofer e rallegramenti ai suoi genitori per l’amore che danno ai propri figli (Zamira e Rosaria) È stato uno spettacolo indescrivibile e le canzoni sono state significative e interpretate ad OK (Giuseppina). girare per Cattolica in trenino! L a gita con il trenino è una cosa meravigliosa per gli ospiti e per le suore di Cattolica. Vedere la città nei suoi punti più suggestivi ci fa sentire orgogliosi di abitarvi. È stato bello, il 13 settembre scorso, girare per le vie, ma ancora più bello fermarsi nella piazza centrale “Primo Maggio”, davanti al Kursal e vicino alla gelateria Pimpi. Mentre tutti gli ospiti sono rimasti sul trenino, il personale di assistenza ha servito a ciascuno su dei vassoi un bel gelato sfuso, alla frutta. Gli ospiti sono rimasti molto contenti di questo viaggio e un po’ dispiaciuti di ritornare a casa. A cura del Pensionato “La Quiete”, Cattolica INSIEME PER - N. 50 31 L IBRI Francesco Agnoli PERCHÉ NON POSSIAMO ESSERE ATEI N Perché non possiamo essere atei. Il fallimento dell’ideologia che ha rifiutato Dio Piemme pagg. 317 Euro 16,50 Laurence Roux-Fouillet ella cultura contemporanea prende sempre più piede l’idea che l’ateismo sia una forma superiore di conoscenza e di moralità, una conseguenza logica delle scoperte scientifiche, del progresso tecnico, delle valutazioni storiche sul passato dell’umanità. In realtà, oggi come ieri, rimangono assolutamente intatte le stesse domande di senso sul mondo, sull’uomo, sul perché della vita e dell’universo. In questo volume si esaminano le attuali conoscenze scientifiche sull’evoluzione, sull’origine della vita e della materia, e si analizzano le radici ideologiche dell’ateismo: quelle passate – il nazionalismo, il razzismo, l’eugenetica e il socialismo comuni- MAMMA, SONO STRESSATO V Mamma, sono stressato. Guida pratica antistress San Paolo pagg. 275 Euro 16,00 32 INSIEME PER - N. 50 sta – e quelle odierne, cioè l’utopia dell’immortalità biologica tramite manipolazione genetica e clonazione, e il risultato è uno solo, come ci conferma la storia: ogni ateismo si è sempre tradotto in una forma di fede assoluta e dogmatica nell’uomo, nella scienza e nella politica; una fede che, inseguendo il paradiso in terra, vi ha invece realizzato l’inferno peggiore: pensiamo a ciò che hanno significato il nazismo hitleriano e il comunismo nell’Est europeo con i loro lager e i loro gulag, dandoci la migliore dimostrazione che la vera libertà non sta nel radicale rifiuto di Dio e che, di conseguenza, l’uomo non può (e non deve) essere ateo. Angelo Montonati ostro figlio ha spesso mal di pancia, teme verifiche a scuola, fatica ad addormentarsi? Potrebbe trattarsi di stress, una realtà oggi molto diffusa tra i bambini, anche se protetti e coccolati. Questo libro, di una nota sofrologa e rilassologa francese, si rivolge con linguaggio semplice ed efficace ai genitori di bambini dai 6 ai 12 anni per aiutarli a identificare lo stress nei loro figli esaminandone i sintomi fisici, psicologici e comportamentali, e ad affrontarne le conseguenze. In sostanza, l’autrice propone strategie antistress adatte alla vita quotidiana del bambino, esercizi che i genitori possono fare coi figli o insegnare loro a fare da soli quando è necessario, in modo da renderli autonomi e rassicurarli circa le loro capacità di risolvere le situazioni di stress. Queste pagine – ecco ciò che le rende particolarmente interessanti e preziose – sono frutto dell’esperienza di medico dell’autrice, la quale nel suo ambulatorio riceve non solo adulti che hanno delle buone ragioni per essere stressati a causa della crisi economica, di un lavoro stancante, di un capo tirannico o di problemi di salute, ma anche bambini che descrivono gli effetti di ciò che noi qualifichiamo come stress a scuola, con i compagni, durante l’attività. Giustamente i genitori si devono preoccupare, ma sentite che cosa ci dice l’autrice: «Se vostro figlio è stressato, è molto fortunato perché insegnandogli fin da ora come affrontare le difficoltà della vita, gli fornite degli strumenti utili per sempre». Una lettura, questa, davvero anti-stress per tutti. Angelo Montonati