Per
Rivista trimestrale Novembre 2011 - N. 50 - Sped. in A.P. Art.2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Forlì TAXE PERCUE “TASSA RISCOSSA” RIMINI FERROVIA
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N
MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA
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I
E
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CONCLUSO IL XXXIII CAPITOLO GENERALE
Madre Carla Bertani
Superiora Generale
E
Per
I N S I E M E
Rivista trimestrale dell’Istituto
MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA
Novembre 2011 - N. 50 - anno XVII
Proprietario/Editore:
Istituto Maestre Pie dell’Addolorata
Autorizzazione del Tribunale di Rimini
N. 2/94 del 10/2/94
MISSIONI
La Casa famiglia
“Mariele” che a
Mhondoro (Zimbabwe) accoglie
41 bambini, molti
dei quali affetti
da Aids.
Direzione, Redazione e Amministrazione:
Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini
Tel. 0541/714711 - Fax 0541/714781
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MPA
I gruppi brasiliani del
Movimento per l’Alleluia hanno rinnovato
il 14 agosto scorso la
promessa a Canto do
Buriti, Maracanaú,
Colinas e Messejana.
Direttore Responsabile:
Angelo Montonati
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Carlo Toresani - Cecilia Montonati
Sede Legale:
Istituto Maestre Pie dell’Addolorata
Viale Vaticano 90 - 00165 Roma
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47049 Viserba (Forlì)
2
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intestato a: Istituto Maestre Pie
dell’Addolorata - B.E. Renzi
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SOMMARIO
pagare la crisi sono
3 Asoprattutto
i giovani
di Angelo Montonati
tappa messicana
per Madre Carla Bertani
22 Prima
di Sr. Lizbeth
commosso ricordo
Lia
4 Undidi suor
Susanna Gaiba
bella lezione
di vita per me!»
24 «Che
di Sr. Magdalena Valadez Gónzalez
2012
5 Dall’ottobre
l’“Anno della Fede”
di Angelo Montonati
Brasile l’MPA rinnova le promesse:
26 InMaracanaú
di Gleidson Gabriel
Carla Bertani
6 Madre
Superiora Generale
di Sr. AnnaMaria Iannetti
Brasile l’MPA rinnova le promesse:
26 InCanto
do Buriti
di Alzira Alves de Moura
in Italia
12 «Rieccomi
dopo 31 anni in Louisiana»
di Angelo Montonati
Brasile l’MPA rinnova le promesse:
e Messejana
28InColinas
a cura delle sezioni locali MPA
hanno trasmesso
il loro carisma»
18 «Mi
di Francesca Canarecci
e festa a Madrid
29 Gioia
per la GMG 2011
di Sr. Soledad León Frías
Una scuola decisiva
la mia formazione
19 perdi Valentina
Damiani
Cristofer pareva proprio
Renato Zero
30 Quel
Che bello girare per Cattolica in trenino!
a cura di “La Quiete”
20
Sono state “sorelle”
nel mio cammino
di Marisa Ferri
32Libri
a cura di Angelo Montonati
E
DITORIALE
A pagare la crisi sono
soprattutto i giovani
ra il 2009 e il 2010, secondo l’Istat,
sono stati quantificati in 8 milioni
e 272mila gli italiani che vivono in
situazione di povertà relativa, pari
al 13,8% dell’intera popolazione. Lo afferma il Rapporto 2011 (il nono della serie) su
Povertà ed esclusione sociale in Italia che
è stato presentato a Roma presso la pontificia Università Gregoriana il 17 ottobre
scorso - giornata che l’Onu ha dedicato in
tutto il mondo alla povertà - dalla Caritas
Italiana e dalla Fondazione Zancan.
Il Rapporto, dal titolo emblematico “Poveri
di diritti”, ci dice che c’è un peggioramento
rispetto all’anno precedente: in dodici mesi
i poveri sono infatti aumentati di 462mila
unità. Ma, al di là delle cifre statistiche,
parlano chiaramente al riguardo i dati forniti dalle Caritas, che fotografano realisticamente la situazione dei vari territori: le
organizzazioni caritative diocesane, il cui
impegno si è moltiplicato negli ultimi tre
anni grazie anche alla generosa risposta dei
fedeli, continuano a registrare un aumento
costante delle persone che si presentano ai
Centri di Ascolto e ai servizi da esse promossi: negli ultimi quattro anni, il loro
numero è cresciuto del 19,8%, mentre quasi
il 70% proviene dal Mezzogiorno d’Italia.
Un esempio significativo ci viene dalle tradizionali mense. Nel maggio scorso erano
ben 449 quelle gestite dalle Caritas: 164
attive al Nord, 119 al Sud, 108 al Centro,
58 nelle isole. Da notare che solo poche,
meno di due su dieci, sono co-finanziate
dal sistema pubblico di welfare. In totale,
nel 2009 esse hanno erogato circa 6 milioni
di pasti, in media 16mila al giorno, mentre
vi prestano servizio circa 22mila persone,
per il 94% volontari. Ancora: i servizi di
erogazione dei beni primari (guardaroba e
pacchi viveri) per contrastare la povertà
sono stati 2905. Inoltre non bisogna dimen-
T
ticare le nuove iniziative attivate per far
fronte all’emergenza della crisi ricorrendo
al Fondo di solidarietà creato da 131 diocesi (nel 2010 erano 108): si tratta di microcredito socio-assistenziale, di botteghe solidali o carte magnetiche di spesa, di sportelli di inserimento lavorativo e di progetti di
sostegno al disagio abitativo, quest’ultimo
aumentato del 23,6%. Non entriamo nei
particolari, questo può bastare a dare
un’idea della fantasia della carità, che non
conosce soste.
Dal citato Rapporto emergono anche dei
volti “insospettabili” della povertà: innanzitutto famiglie e giovani sono i più colpiti
dalla crisi: famiglie numerose con cinque o
più componenti, ma in particolare i nuclei
del Sud d’Italia con tre o più figli minori,
passati dal 36% al 47%. «È indubbio», ha
detto fra l’altro mons. Vittorio Nozza, «che
i giovani hanno pagato in misura più elevata la crisi. Nella prospettiva di lungo periodo, italiana ed europea, le vulnerabilità dei
giovani, unitamente ad alcune lentezze storiche, stanno frenando lo slancio dell’Italia
verso il futuro, rischiando di determinare
un ritardo con forti ripercussioni intergenerazionali». Difatti, sempre secondo il
Rapporto, «solo un terzo dei giovani migliora la propria condizione sociale rispetto a
quella dei genitori; più della metà di essi
rimane ancorata al ceto sociale di provenienza ed una parte è costretta a scendere
ad un gradino di benessere inferiore a quello dei propri genitori». Fenomeno, questo,
che non si era mai verificato nel nostro
Paese prima d’ora, e che rischia di intaccare
il capitale di fiducia necessario a garantire
sviluppo e promozione sociale nel tempo.
Il direttore della Fondazione Zancan,
Tiziano Vecchiato, nel commentare i dati,
ha affermato: «Stiamo costruendo i poveri
del futuro con questi giovani che non
INSIEME PER - N. 50
3
E
L
DITORIALE
avranno pensioni decenti». Dal
canto suo, il Presidente della
Fondazione, mons. Giuseppe Pasini, ha aggiunto che «è peggiorata
la sorte dei precari, soprattutto
giovani, perché crescono i lavoratori atipici con una retribuzione
media mensile netta di 336 euro. E
quale futuro pensionistico avranno
questi giovani? Anziché ridurre il
numero dei “già poveri”, stiamo
accrescendo i poveri del futuro».
C’è da augurarsi che chi ci governa trovi il modo di migliorare la
situazione. Ma qualcosa dobbiamo
fare anche noi. Al riguardo, un
rilievo interessante ha fatto il
Segretario
Generale
della
Conferenza Episcopale Italiana,
mons. Mariano Crociata: «Anche
lo stile di vita», ha osservato, «può
divenire causa di povertà perché
molte situazioni di indebitamento
e indigenza derivano dall’incapacità di gestire in modo adeguato i
consumi, in rapporto alla effettiva
disponibilità economica». In altre
parole, troppi consumi finiscono
per impoverire anche quelli che
potrebbero arrivare tranquillamente alla fine del mese. Già Benedetto
XVI, il 14 novembre dello scorso
anno, aveva lanciato un appello
per un urgente cambio di stili di
vita, guardando non soltanto ai
fatti di casa nostra, ma anche a ciò
che succede in tanti Paesi dove si
continua a morire di fame e di
malattia. Sono tante le spese superflue che si possono ridurre, perché
molti bisogni sono “indotti” dal
martellamento
pubblicitario.
Quindi il farne a meno non solo
non ci danneggia, ma ci aiuta a
sentirci meno poveri, ci fa capire
quali sono le cose veramente
essenziali e necessarie alla nostra
vita. Provare per credere.
Angelo Montonati
4
INSIEME PER - N. 50
ETTERE
Un commosso ricordo di suor Lia
alla pittrice Susanna Gaiba, a cui dobbiamo il
bel ritratto della Beata Elisabetta “ringiovanita”, riceviamo questa lettera indirizzata alle consorelle di Roma, che volentieri pubblichiamo.
Care Sorelle Maestre Pie, con questa mia lettera vi
chiedo di perdonarmi se non ho rispettato i tempi che
mi ero prefissata per la conclusione della statua della
bellissima ed amatissima Madre Elisabetta Renzi;
alcune vicende personali mi hanno costretta a rimandarne la conclusione. “Rimandare” non è forse il
termine più appropriato, è un termine convenzionale
che noi usiamo, perché sono convinta che tutto abbia
un suo significato. Presto comunque vorrei fosse da
voi a Roma! E farò il possibile perché sia così.
Nel frattempo Madre Elisabetta mi ha fatto conoscere meglio alcune sorelle, fra cui suor Pia di
Bologna che spero tanto guarisca presto; altrettanto spero per suor Adele, che ho avuto il piacere di
conoscere a Roma diversi anni fa. Conoscervi meglio per me significa una grande ricchezza, per
questo devo ringraziare Madre Elisabetta!
Desidero inoltre comunicare a voi tutte che sono
con voi nel dolore della perdita di suor Lia che ho
conosciuto tramite suor Pia che mi ha presentato a
lei. Desideravo condividere con voi tutte le parole
che ella mi ha espresso tre giorni prima della sua
morte perché sono molto belle. Parlavamo d’arte
ed ella mi ha espresso il suo amore per la poesia; e
io le ho detto che scrivo poesie e condivido la sua
passione. Allora suor Lia mi ha detto: «Io non scrivo poesie ma penso che poesia è vedere i piedini di
un bambino correre verso le braccia aperte della
sua mamma, coglierne lo sguardo, perché in quello
sguardo si vede Gesù».
Era bellissima suor Lia mentre mi diceva queste
cose… Ha anche scherzato con me, e quando ho
visto alzarsi la sua piccola mano piegata che era
trattenuta da un bendaggio dove spuntava l’ago
per la flebo, non ho potuto fare a meno di baciare
quella deliziosa piccola bianca mano. Come era
stupita e felice suor Lia, le avevo promesso che
sarei tornata a trovarla, ma lei ha pensato di fare di
meglio molto meglio… Arrivederci suor Lia e grazie per quei 20 minuti d’amore che mi hai regalato,
valgono tanto di più e tu lo sai!
Inoltre grazie a te suor Pia, per avermi presentato la
tua sorella bellissima. Vi abbraccio tutte care sorelle
con tanto ma tanto affetto.
Susanna Gaiba
D
CON LA CHIESA
Dall’ottobre 2012
l’“Anno della Fede”
A MEZZO SECOLO DAL CONCILIO VATICANO II SI AVVERTE L’ESIGENZA DI
RAFFORZARE L’IMPEGNO MISSIONARIO DELLA CHIESA PER UNA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE. IL NUOVO DICASTERO “AD HOC” ISTITUITO DAL PAPA
P
er la seconda volta, in
45 anni, viene istituito
un “Anno della Fede”:
lo ha annunciato Benedetto
XVI precisando che esso si
aprirà l’11 ottobre 2012 – cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II da parte del beato Giovanni XXIII – e si concluderà
il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo.
Il primo Anno della Fede era
stato indetto da Paolo VI nel
1967, millenovecentesimo
anniversario del martirio dei
santi Pietro e Paolo. Il Pontefice ha poi precisato il perché dell’iniziativa, dicendo:
«Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del
Concilio… sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza
di rafforzarla e approfondirla
a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva
non tanto celebrativa, ma
piuttosto missionaria, nella
prospettiva, appunto, della
missione ad gentes e della
nuova evangelizzazione».
Questo ultimo accenno si lega
ad un’altra importante decisione di Benedetto XVI, che
nel settembre dello scorso
anno ha istituito il Pontificio
Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione,
affidandone la presidenza
all’arcivescovo Rino Fisichel-
la. In occasione del primo
incontro promosso da questo
dicastero sul tema “Nuovi
Evangelizzatori per la Nuova
Evangelizzazione” il 16 ottobre scorso, il Papa ha definito
il Pontificio Consiglio «uno
strumento prezioso per identificare le grandi questioni che
si agitano nei diversi settori
della società e della cultura
contemporanea» e aggiungendo che esso «è chiamato ad
offrire un aiuto particolare
alla Chiesa nella sua missione
soprattutto all’interno di quei
Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati
indifferenti, se non addirittura
ostili alla Parola di Dio. Il
mondo di oggi ha bisogno di
persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è
Lui stesso la strada della vita;
persone che tengano prima di
tutto esse stesse lo sguardo
fisso su Gesù, il Figlio di Dio:
la parola dell’annuncio deve
essere sempre immersa in un
rapporto intenso con Lui, in
un’intensa vita di preghiera».
Durante questo convegno,
mons. Fisichella ha spiegato
come la secolarizzazione e il
relativo indebolimento della
fede abbiano confuso gli uomini generando una vera e
propria crisi antropologica,
aggiungendo che tale fenomeno ha toccato anche parti
rilevanti del clero e della
Chiesa cattolica. Di qui la necessità di una Nuova Evangelizzazione fuori, ma anche
dentro la Chiesa. Nel corso
dei lavori è stata chiamata in
causa anche la parrocchia,
definita da qualcuno un
«gigante addormentato».
Tra i campi in cui si intende e
concentrare le attività della
Nuova Evangelizzazione,
mons. Fisichella ha indicato
la liturgia, la confessione,
l’Eucaristia, la famiglia, la
cultura, l’impegno politico e
civile, l’immigrazione e la
comunicazione. E qui i cristiani sono chiamati a dare il
meglio di sé: «Essere evangelizzatori», sono ancora parole del Pontefice, «non è un
privilegio, ma un impegno
che proviene dalla fede». Il
2012 potrà essere davvero la
risposta che la Chiesa si
aspetta dai fedeli.
Angelo Montonati
INSIEME PER - N. 50
5
XXXIII CAPITOLO GENERALE
Madre Carla Bertani
Superiora Generale
LE 35 DELEGATE PROVENIENTI DAI PAESI IN
CUI OPERANO LE MAESTRE PIE HANNO ELETTO
IL NUOVO CONSIGLIO DELLA CONGREGAZIONE NEL CORSO DEL XXXIII CAPITOLO
GENERALE SVOLTOSI A GINESTRETO. MOMENTI
DI PREGHIERA E DI SENTITA FRATERNITÀ
HANNO SCANDITO LE TAPPE DEI LAVORI
A sinistra, dall’alto: l’icona del Capitolo e la
preghiera di chiusura del sessennio 20062011. Sotto: il gruppo delle delegate durante
il pellegrinaggio a Lanciano e Loreto. Sopra,
la Messa di apertura del Capitolo presieduta
dal vescovo di Rimini mons. Lambiasi.
6
INSIEME PER - N. 50
adre Carla Bertani
è la nuova Superiora Generale delle Maestre Pie dell’Addolorata. Con lei, nel corso del
XXXIII Capitolo Generale
sono state elette suor Anna
Maria Iannetti, Vicaria Generale, suor Serena Pinotti, Segretaria Generale, e le consigliere suor Carla Raggini e
suor Elvira Ariemma, mentre
suor Augusta Conti è stata
confermata nell’incarico di
Economa Generale.
Ed ecco alcuni cenni essenziali sull’importante evento.
Il gruppo di 35 delegate capitolari, provenienti da ognuno
dei paesi dove le Maestre Pie
operano, si è radunato a
Ginestreto (PU) la serata del
3 luglio 2011 per iniziare gli
Esercizi Spirituali. I sei giorni di preghiera e riflessione
guidati da p. Luigi Brena S.J.
sono serviti per creare un
clima di ascolto e di apertura
allo Spirito. Il giorno 8 luglio
il corso di esercizi si è concluso con un momento di
preghiera che ha voluto dare
conclusione al sessennio, appena trascorso, nel quale le
Maestre Pie avevano approfondito il tema dell’essere
radicate in Cristo Crocifisso
e Risorto.
Il giorno 9 luglio è stato dedicato ad un pellegrinaggio
che le ha aiutate a focalizzare
due aspetti tipici della spiritualità propria: l’Eucaristia,
con la visita al santuario del
miracolo eucaristico di Lanciano, e la Vergine Maria,
con una sosta al santuario di
Loreto. A Lanciano hanno
partecipato alla santa Messa
M
INSIEME PER - N. 50
7
XXXIII CAPITOLO GENERALE
celebrata da p. Santiago Gonzalez Silva, che ha seguito il
XXXIII Capitolo come osservatore e consulente. A Loreto
la recita del rosario nelle varie
lingue in uso nella congregazione ha contribuito ad alimentare la devozione a Maria
e a rafforzare l’unità tra le
sorelle.
L’apertura ufficiale del
Capitolo è avvenuta a Coriano, culla della famiglia
religiosa, presso la tomba della Beata Elisabetta Renzi il 10
luglio. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal
vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, che
nella sua omelia ha tracciato
il profilo della nostra famiglia
religiosa offrendoci un sapiente programma di cammino
con uno sguardo di fede e
speranza per il nostro futuro
nella Chiesa. Ha fatto seguito
un momento di preghiera
simbolica, nel cortile, attorno
ad un fuoco alimentato da
legni tipici portati da ogni
paese in cui operano le
Maestre Pie. Il fuoco della
“koinonia”, della vita fraterna
vissuta in coerenza al carisma
che la Beata Elisabetta ci ha
lasciato, arde ora in altre cinque nazioni che lo arricchiscono con le diversità delle
loro culture.
Nel pomeriggio, a Ginestreto,
un secondo momento di preghiera ha dato spazio alla presentazione dell’icona dell’ultima cena, inizio della
8
INSIEME PER - N. 50
prima “koinonia” cristiana,
e ha aperto il Capitolo con
l’appello delle delegate
capitolari e il saluto della
Superiora Generale, madre
Lina Rossi.
I lavori sono iniziati con la
presentazione della relazio-
ne sullo stato dell’Istituto
fatta da madre Lina Rossi e
dall’economa generale,
suor Augusta Conti, e sono
continuati nelle giornate
seguenti con momenti di
assemblea e lavori di gruppo per riprendere in mano
Nella pagina accanto dall’alto:
l’appello delle delegate nella sala
capitolare; l’incontro con padre
Santiago Gonzalez Silva che ha
seguito i lavori come osservatore
e consulente. Sopra: l’elezione
della Presidenza del Capitolo e,
sotto, la relazione del Presidente
dell’MPA prof. Stefano Nanni
sull’attività del Movimento.
lo strumento di lavoro, riflettere sui testi presentati,
modificarli e approvarli.
Ci sono stati interventi anche
da parte del dr. Guaitoli e del
dr. Sartoni, che hanno dato
relazione di tre realtà operative (Amministrazione delle
opere educativo-socio-assistenziali, Cooperativa Girasole M.P.D.A, Centro Renzi
di Riccione Mare) che affiancano, sostengono ed esplicitano alcune delle nostre opere apostoliche, e il cui contributo ha permesso a queste
attività di continuare in modo
efficace, qualificato, ma
soprattutto coerente al nostro
carisma.
Un’altra giornata particolarmente bella è stata quella del
17 luglio, che ha visto intervenire al Capitolo il Consiglio
del Movimento per l’Alleluia
per unirsi alle Capitolari per
INSIEME PER - N. 50
9
XXXIII CAPITOLO GENERALE
il pranzo e per vivere insieme
un momento di fraternità. Nel
pomeriggio, il presidente
Stefano Nanni ha presentato
la relazione delle attività e
dello stato del movimento,
concludendo con delle
domande stimolo alle capitolari e all’Istituto stesso sulle
aspettative che le religiose
Maestre Pie hanno nella collaborazione del movimento
laicale con il vivere ed esplicitare il carisma della Beata
Elisabetta Renzi.
I giorni 18 e 19 luglio erano
stati programmati per dare
spazio all’elezione della Superiora Generale e del suo
Consiglio. Ha preceduto
l’elezione l’adorazione eucaristica protratta nella notte
per invocare lo Spirito Santo
e per disporre gli animi e il
cuore a conoscere e ad acco-
10
INSIEME PER - N. 50
Il gruppo delle delegate capitolari al termine dei lavori. Sotto, il
nuovo Consiglio Generale della Congregazione: da sinistra sr.
Serena Pinotti (Segretaria Generale), sr. Elvira Ariemma (Consigliera
Generale), Madre Carla Bertani (Superiora Generale), sr. AnnaMaria
Iannetti (Vicaria Generale) e sr. Carla Raggini (Consigliera Generale). A destra, la cerimonia di preghiera a chiusura del Capitolo.
gliere il volere di Dio per il
nuovo gruppo direttivo della
famiglia religiosa delle
Maestre Pie.
La seconda parte dei lavori,
pur continuando ad esaminare e ad approvare i testi dello
strumento di lavoro, è stata
dedicata alla revisione delle
norme dei precedenti Capitoli
e alle proposte da attuare nel
nuovo sessennio. Ogni sezione veniva presentata all’assemblea e approvata per formare il documento finale
delle deliberazioni capitolari,
che verranno a suo tempo
consegnate ad ogni Maestra
Pia per l’attuazione.
Le giornate di lavoro sono
state scandite dalla preghiera
quotidiana e da momenti particolari di preghiera guidati
dalle capitolari di ogni nazione con lo stile proprio di ogni
cultura, facendoci partecipi di
tradizioni e rituali tipici delle
loro terre. Questa condivisione anche nella preghiera ha
aiutato molto ad arricchirci e
ad apprezzare come il carisma
lasciatoci da Madre Elisabetta
continua ad essere dono e
manifestazione dell’amore di
Dio fra tante genti, in varie
parti del mondo.
Il 23 luglio un ultimo momento di preghiera e la celebrazione eucaristica hanno
dato l’invio ad ogni capitolare di portare il profumo della
vita fraterna rinnovata e vissuta con coerenza e allegrezza di spirito ad ogni comunità
e ad ogni Maestra Pia per
continuare ad essere scintille
di vita nuova nei paesi e nei
luoghi dove il Signore continua a chiamarci.
Suor AnnaMaria Iannetti
INSIEME PER - N. 50
11
I
NTERVISTA
PARLA LA NUOVA SUPERIORA GENERALE, MADRE CARLA BERTANI
«Rieccomi in Italia
dopo 31 anni in Louisiana»
ORIGINARIA DI GATTEO,
PROVIENE DA UNA FAMIGLIA LEGATISSIMA ALLA
CONGREGAZIONE, CON
DUE SORELLE E DUE ZIE
PATERNE MAESTRE PIE. LA
VOCAZIONE MISSIONARIA
LE NACQUE PRESTO, MA PER
REALIZZARLA DOVETTE
ASPETTARE, DEDICANDOSI
ALL’INSEGNAMENTO. NEGLI
STATI UNITI SI È OCCUPATA
DI HANDICAPPATI MENTALI
IN QUALITÀ DI ESPERTA
LOGOPEDISTA. TRA GLI
IMPEGNI PRIORITARI INDIVIDUATI DAL CAPITOLO
GENERALE, ACCANTO A
QUELLO DELLE RELAZIONI
FRATERNE C’È QUELLO DI
UN PIÙ INTENSO APOSTOLATO VOCAZIONALE
12
INSIEME PER - N. 50
D
urante il recente Capitolo generale, madre Carla Bertani è
stata eletta alla guida della
Congregazione. L’abbiamo
raggiunta prima che partisse
per un viaggio in Louisiana e
Messico, e gentilmente ci ha
concesso una intervista in cui,
tra l’altro, ci ha parlato della
sua vocazione missionaria.
Cominciamo dall’argomento
cardine del Capitolo, la vita
fraterna. Come mai avete
scelto questo tema?
Madre Lina, un anno e mezzo
fa, aveva mandato una lettera
a tutte noi, invitandoci a
riflettere su alcuni ambiti
della nostra vita di Congregazione, in modo da individuare l’aspetto più bisognoso
di attenzione e rivitalizzazione, e da questo sondaggio era
emerso che il settanta per
cento delle risposte dava
come tema da affrontare
durante il Capitolo proprio
quello della vita comunitaria,
delle relazioni fraterne. E
quindi ci siamo mosse su
quella scia avendo accanto a
noi padre Santiago Gonzalez
Silva, il sacerdote clarettiano
che ci ha seguito nella preparazione e ha fatto da moderatore ai lavori, con una presenza, all’infuori delle votazioni e della lettura dei verbali delle votazioni, molto
discreta, ma anche molto
incoraggiante. Ha parlato due
volte all’Assemblea capitolare ed era inoltre disponibile per la segreteria del
Capitolo, per rispondere ad
eventuali domande. Ma accanto all’argomento delle relazioni fraterne si è discusso
del nostro rapporto con l’autorità e dell’apostolato vocazionale, un settore che vogliamo veramente incrementare in questi sei anni in tutte
le nazioni, non solo in Messico, in Brasile, in Louisiana,
in Bangladesh, nello Zimbabwe, ma anche in Italia, anzi
soprattutto in Italia, perché è
dove c’è stata una stasi più
lunga. E questo è stato il
mandato del Capitolo. Adesso verranno fuori le Deliberazioni capitolari, stiamo
sistemando tutto il materiale
che è stato elaborato per dargli una veste tipografica adeguata.
Quanto è durato il Capitolo?
Dal 10 al 23 luglio; prima
avevamo fatto una settimana
di esercizi, a Ginestreto con
tutte le capitolari, e poi il 10
abbiamo aperto i lavori a
Coriano recandoci davanti
alla tomba della Fondatrice
dove abbiamo fatto una preghiera anche simbolica della
nostra internazionalità. Ispirandoci al motto che era stato
scelto – koinonia (comunione), un fuoco che arde – ave-
Madre Carla Bertani con le precedenti Superiore Generali
Madre Lina Rossi e Madre Luisa Falsetti. Pagina accanto: lettura della preghiera proposta dalle delegate dello Zimbabwe.
vamo collocato un braciere,
nel quale ogni delegazione ha
portato i legni tipici della propria nazione. Abbiamo cominciato con l’ulivo e la vite, che
sono tipici dell’Italia, dove il
carisma è nato. Poi abbiamo
alimentato il braciere con
quelli di ogni nazione, esprimendo quello che ciascuna di
esse porta all’internazionalità
per arricchirla, cioè i doni
tipici della propria cultura.
Quante eravate?
Eravamo trentacinque, di cui
quasi la metà veniva da fuori
Italia: una percentuale di rappresentanti, questa volta,
maggiore che nei Capitoli
precedenti, anche perché le
missioni continuano a crescere ed è necessario che ci
sia appunto questa presenza
anche di persone, di lingue e
di culture diverse.
Questo è anche un buon
segno. Adesso però vorrei
che mi raccontasse qualche
cosa anche sulla sua vita,
sulla sua vocazione, come è
nata… Lei di dov’è?
Di Gatteo, qui vicino. Sono la
terza di tre figli, due femmine,
entrambe suore Maestre Pie, e
un maschio che è sposato. Si
fa fatica a dire qual è il
momento in cui ti nasce la
vocazione, però devo dire che
dalla religiosità dei miei genitori io ho percepito, anche da
giovane, l’anelito missionario: c’era, ad esempio, un
incoraggiamento continuo da
parte di mia madre perché dei
soldini che mi dava ogni settimana, prima ancora di spen-
derli ne mettessi via un quinto
per i missionari, perché ne
conoscevamo alcuni, che
venivano in parrocchia.
Quindi maturò in me il desiderio di andare in Africa,
come missionaria.
Come mai in Africa?
Perché i missionari che conoscevamo venivano principalmente da là. Quando poi le
Maestre Pie vennero nel mio
paese, non solo frequentammo l’asilo da loro, ma esse ci
prepararono ai sacramenti, ci
seguirono nella nostra crescita spirituale, e quindi ci nutrirono, veramente, anche in
questo desiderio. A me piaceva quello che loro facevano,
questo essere coinvolte con i
giovani, con i bambini, nella
parrocchia. C’erano anche le
suore di Don Guanella, ma
stavano solo nel collegio. Io
non volevo lavorare in cucina
o nel guardaroba, volevo
INSIEME PER - N. 50
13
I
NTERVISTA
impegnarmi nell’apostolato
attivo. E dopo le elementari,
le medie e le scuole superiori, qui a Rimini a 18 anni
conseguii il diploma di maestra elementare e quindi
entrai in noviziato, a Roma.
Probabilmente la decisione
definitiva la maturai nei due
anni di noviziato, nel momento in cui dovetti scegliere tra
farmi una famiglia e avere
figli, oppure seguire questo
desiderio che avevo dentro di
essere del Signore e per il
Signore, come missionaria.
Dopo un momento di crisi,
superato con l’aiuto del Direttore spirituale, dissi: «Va
bene Signore, hai vinto Tu».
A vent’anni feci la prima
professione e insegnai per
quattro anni a Roma, nella
scuola elementare della borgata del Trullo, svolgendo
anche tanta attività nella parrocchia, officiata dai Cappuccini, dove c’erano quat-
14
INSIEME PER - N. 50
trocento bambini, quindi eravamo molto impegnate. Però
mi ci trovai molto bene. Da lì
poi mi chiesero di venire a
Rimini, dove insegnai per tre
anni.
Quindi niente missione subito…
Nel 1972, dopo avere emesso
i voti temporanei, scrissi una
lettera alla Superiora generale
di allora, Madre Tina
Gasperoni, chiedendole appunto di andare in missione. A
quell’epoca la Congregazione
aveva una sola casa all’estero,
in Louisiana negli Stati Uniti,
dove già si trovava una mia
zia, anch’essa Maestra Pia,
sorella di papà.In famiglia,
come vede, il nostro Istituto è
ben rappresentato, perché c’è
stata un’altra sorella di mio
padre, sempre Maestra Pia,
ma qui in Italia. Quando la zia
partì per gli Stati Uniti io
avevo quattro anni, e quindi la
conobbi bene solo da quattor-
dicenne, perché lei era tornata
temporaneamente in Italia
dopo dieci anni. Parlavamo
tanto della missione, e fu subito chiaro che, come Maestra
Pia, io non sarei potuta andare
in Africa, ma in Louisiana, e
quindi già mi preparavo per
quella destinazione. Però non
ricevetti alcuna risposta dalla
Superiora generale e ogni
volta che lei magari chiedeva
la disponibilità, io la davo, ma
non era accolta. Così decisi di
non insistere oltre: sarei partita solo per volontà del Signore,
non per una forzatura mia. Poi
mia zia, siccome le avevano
diagnosticato un tumore al
seno, nel 1975 rientrò definitivamente in Italia, sia pure a
malincuore; lei avrebbe desiderato morire in missione, ma
cedette alle insistenze della
sua famiglia e tornò. Furono
due anni benedetti per me,
perché potei conoscere meglio
la zia, che mi parlava sempre
della Louisiana. Il 28 agosto
1977, quando feci la professione perpetua, lei stava molto
male ed era già ricoverata in
ospedale: sarebbe deceduta il
30 novembre a soli 51 anni.
Però poco dopo il suo rientro
le avevo rivelato che avevo
fatto domanda per andare nelle
missioni, e lei mi disse: «Carla,
mi fai così contenta!». Poi
aggiunse: «Guarda, vai, vai,
fai anche quello che non ho
potuto fare io». Allora prima
della professione perpetua
scrissi nuovamente alla
Superiora generale, dicendole
con molto rispetto che non
volevo forzarle la mano, ma
che ero ancora disponibile, e
che se un giorno ci fosse stato
bisogno di qualcuno in missione, io ci sarei andata molto
La preghiera all’inizio del Capitolo nel cortile della Casa
Madre, attorno a un fuoco (simbolo della “koinonia”) alimentato da legni tipici di ogni paese in cui operano le Maestre Pie. Pagina accanto: Madre Carla durante l’intervista.
volentieri. Poiché anche quella lettera non ebbe risposta,
mi misi il cuore in pace dicendo: «Signore, a tuo tempo, se
questo deve avvenire, avverrà».
Ormai lei aveva smesso di
pensarci…
Certo, anche perché successivamente, esattamente a febbraio del 1978, io mi ammalai a causa di due vertebre
del collo che mi si erano spostate, per cui avevo un nervo
rimasto incastrato che mi
faceva un male tremendo.
Dovetti sospendere l’insegnamento per due mesi, perché portavo uno di quei collarini duri e alti che mi impedivano certi movimenti. La
ripresa fu lunga, ma il mio
cruccio più grande non era
tanto il dolore fisico, quanto
il vedere dileguarsi il mio
sogno: chi- pensavo tra me manda in missione una persona ammalata? Così mi
dissi: «Ok Carla, vorrà dire
che l’Italia diventerà la tua
missione». Rassegnata, ritenendo che il Signore volesse
questo da me, cercando di
vivere in pieno la mia attività
di educatrice continuai a
insegnare, anche perché pian
piano mi ero ripresa e stavo
bene. Ma ecco che nel maggio 1979 Madre Tina e la sua
Vicaria mi invitano a raggiungerle a Gatteo, dove si
stava dedicando una grotta
della Madonna di Lourdes, e
sulla via del ritorno Madre
Tina mi dice: «Suor Carla,
alla missione ci stai ancora
pensando?». Io musica migliore non l’avevo mai sentita … Ricordo che ero seduta
sul sedile posteriore della
Cinquecento su cui viaggiavamo e risposi: «Sì, Madre!».
E lei: «Ma i tuoi cosa diranno?». «Madre, ai miei ci
penso io». Aggiunsi che mi
ero ripresa e stavo bene. Così
il 13 settembre 1979 partii
per la Louisiana: ero la persona più felice del mondo,
perché finalmente il sogno si
avverava. Sono tornata recentemente per il Capitolo
generale dopo trentuno anni
di permanenza laggiù.
Come reagirono in famiglia
alla Sua partenza per la missione? Il maschio era sposato, le due sorelle suore Maestre Pie e Suo padre con due
sorelle religiose… I genitori
sarebbero rimasti soli…
INSIEME PER - N. 50
15
I
NTERVISTA
Madre Carla accolta a Sicuicho nella sua prima visita in Messico. Sotto, la preghiera proposta dalle delegate della Louisiana durante il Capitolo. Pagina accanto: il candelabro simbolo
dell’internazionalità del carisma della Congregazione.
Con mio padre non ci furono
problemi: era un uomo di
fede, fece il sacrestano a
Gatteo per trentacinque anni,
pregava molto, mi dava proprio l’idea del monaco, era
molto riservato, stava bene
con il Signore. Mi diceva:
«Sai Carla, fra una Messa e
l’altra io sto lì e prego per voi
tre». Mia mamma invece è
più attiva, più estroversa e,
pur essendo anch’essa una
donna di fede, fece più fatica
ad accettare la mia partenza.
Infatti, quando annunciai la
mia decisione, lei disse: «Ma
non è possibile, sono quasi tre
anni che non ti sento dire più
niente». Le spiegai che l’avevo fatto di proposito, ma ciò
non voleva dire che il desiderio non ci fosse. In quel periodo, lei veniva a trovarmi da
16
INSIEME PER - N. 50
Gatteo – io ero a Rimini a
insegnare– tutte le settimane,
e mi disse che non mi avrebbe
dato il permesso, perché allora i genitori dovevano firmare
per una figlia che voleva
andare in missione. Noi
Maestre Pie non siamo nate
come congregazione missionaria, lo siamo diventate dopo,
e allora i genitori dovevano
dare il consenso. «Io non
firmo» mi ripeté. Al che replicai: «Mamma, se io fossi sposata e mio marito andasse
negli Stati Uniti, mi diresti di
stare a casa?». Risposta: «Ma
quello è un caso diverso».
Allora le dissi: «Va bene, se
veramente non mi vuoi dare il
permesso, aspetterò che tu
muoia, poi me ne andrò». A
quel punto intervenne papà:
«Carla, fai quello che devi
fare, alla mamma ci penso
io». Poi cambiò idea anche
mamma ragionando così, da
brava romagnola: «Ma se
devo morire io perché vada in
missione lei, è meglio che la
mandi adesso. Dirò anch’io sì
al Signore». Poi vidi nei miei
genitori tanta gioia perché io
ero contenta.
Incontrò delle difficoltà
all’inizio della Sua missione?
Inizialmente sì perché gli
Stati Uniti non riconoscevano il mio titolo di studio l’abilitazione magistrale - ma
soltanto il liceo, e quindi mi
consideravano come una
“high school graduate”, cioè
una che ha fatto la scuola
superiore, che da loro però
non conferisce un diploma:
per ottenerlo occorre frequentare l’università. Così
dovetti ricominciare da capo,
conseguii il Baccalaureato e
poi il Master, specializzandomi in logopedia, per la riabilitazione del linguaggio e
della parola, siccome avevo a
che fare con gli handicappati
mentali. Per trentun anni, in
Louisiana, ho sempre lavorato con loro riuscendo, grazie
alla logopedia, a comunicare
e a migliorare la comunicazione, le relazioni e la vita
dei ragazzi. Mentre studiavo
ero responsabile di un dormitorio con quarantotto bambini, i più piccoli di tre-quattro
anni. Per dieci anni andai a
scuola – questo mi servì
anche per imparare bene l’inglese che non sapevo – iniziando l’università e laureandomi là: anche quella fu una
bella esperienza, che mi mise
a contatto con i giovani americani del tempo e quindi
anche con la cultura di quello
che, essendomi trasferita
negli Stati Uniti, consideravo
ormai come il mio popolo, la
mia terra, dove sarei morta.
Successivamente mi chiesero
di occuparmi anche di amministrazione, e diventai l’amministratrice della scuola:
avevamo a quell’epoca centocinquantadue tra bambini e
ragazzi, adesso ne abbiamo
duecentodue tra adulti e giovani. Successivamente iniziammo anche le case-famiglia per handicappati mentali,
ne abbiamo tre e anche di
quelle ero responsabile.
In sostanza, ha finito per fare
anche cose che magari non
avrebbe mai pensato di fare…
Mi viene in mente il titolo della biografia della vostra Fondatrice, “Elisabetta e l’imprevisto”, anche a Lei è capitato
qualcosa di simile …
Infatti, il Signore ti mette nel
cuore i desideri, poi come
questi si avverano è veramente un mistero. Lui ci prende
per mano e dopo si aprono le
porte… Nel 1993 sono stata
eletta consigliera e ho ricoper-
to l’incarico per tre sessenni,
pur rimanendo in Louisiana:
per diciotto anni sono venuta
almeno due volte all’anno in
Italia per le riunioni del
Consiglio. Ora è arrivato l’imprevisto della elezione a
Superiora generale. Faremo
del nostro meglio, siamo una
squadra, io e le quattro consigliere: suor AnnaMaria
Iannetti, che è la Vicaria generale; suor Serena Pinotti, bolognese, Segretaria generale; poi
suor Carla Raggini, anche lei
di Gatteo (io e lei siamo le
ultime “ragazze” di Gatteo), e
suor Elvira Ariemma, di Pesaro come suor AnnaMaria
Iannetti, che presentemente è
dovuta tornare in Brasile, a
Colinas, perché lì l’anno scolastico va da gennaio a dicembre, quindi sono nel mezzo
della scuola. Comunque rimarrà in Brasile il tempo
necessario per instradare altre
consorelle, poi verrà qui.
Naturalmente c’è anche suor
Augusta Conti, la nostra Economa generale, che è stata riconfermata in questo incarico.
Adesso qual è il suo programma?
Ritornare in Louisiana per
dare le consegne a chi prenderà il mio posto: siccome la
scuola di cui sono direttrice è
diocesana, dovevo dare un
preavviso prima di lasciare la
direzione; da lì mi sposterò in
Messico, prima di ritornare
in Italia, poi comincerò la
visite canoniche alle varie
comunità in Italia, Brasile e
Bangladesh.
Non rimane che augurare
buon lavoro alla nuova équipe eletta dal Capitolo Generale. E lo facciamo di cuore.
Angelo Montonati
INSIEME PER - N. 50
17
E
DUCARE
Così ricordano
le loro educatrici
DUE EX-ALUNNE DELLE MAESTRE PIE E UN’ALUNNA DEL LORO LICEO A RIMINI
PARLANO DELLA LORO ESPERIENZA VISSUTA ALLA LUCE DEL CARISMA DELLA
BEATA ELISABETTA. NE ESCE UN QUADRO A DIR POCO COMMOVENTE, PIENO
DI GRATITUDINE PER CIÒ CHE HANNO RICEVUTO NEL PERIODO PIÙ DELICATO DELLA LORO FORMAZIONE IN UNA SCUOLA DOVE SI IMPARA A LAVORARE
CON IMPEGNO E PASSIONE E CI SI PREPARA NEL MODO MIGLIORE
AD AFFRONTARE LA VITA
«Mi hanno trasmesso
il loro carisma»
«Mi ha dato forza quell’atmosfera speciale che ho respirato,
assorbito e metabolizzato»
Q
le persone, ad amare Dio.
Mentre scrivo questi semplici
pensieri, mi passano le loro
immagini tutte davanti: alcune di loro non ci sono più;
altre, per fortuna, sono ancora qui, che lavorano per una
umanità migliore.
Sono davvero certa di questo:
oggi, di scuole, ce ne sono
anche troppe; tutti vogliono
formare lo “strumento testa”,
quasi fosse qualcosa che
qualcun altro deve usare o
riempire. Ma poche sono le
scuole che si occupano di
umanità. Ed è questo, secondo me, il senso dell’ormai
famosa espressione “emergenza educativa”. Inutile
ripetere al riguardo parole
famose o concetti espressi
meglio da altri.
Loro, le Maestre Pie, invece
lo fanno ogni giorno: si occupano della persona degli alunni, li seguono con affetto e
apprensione nella loro crescita, e anche in altri ambiti al di
fuori della scuola; sanno collaborare davvero con le fami-
uando ho cominciato il mio lavoro di
docente nella Scuola
Magistrale delle Maestre Pie
di Rimini, avevo 25 anni:
mi sentivo molto preparata
poiché fresca di studi, molto
entusiasta della sfida che mi
si apriva di fronte, quasi incredula che ciò stesse capitando proprio a me, e molto
timorosa per il forte senso
di responsabilità che stranamente percepivo.
Ho affrontato classi di ragazzi che avevano appena 6 o 7
anni meno di me, e che mi
guardavano con rispetto e
avevano timore di me! E io
mi chiedevo cosa fare, e cercavo… un libretto di istruzioni! Non c’era! Incredibile:
oggi, tutto ha un libretto di
istruzioni, ma proprio tutto!
Possibile non ci fosse da
qualche parte? (Confesso che
poi ho scoperto che anche
per il mestiere di genitore
non esistono istruzioni!).
È stato proprio questo il
momento in cui ho capito:
18
INSIEME PER - N. 50
intanto, non dovevo temere,
perché avevo sicuramente il
supporto forte degli studi fatti;
ma ciò che mi ha dato forza e
mi ha condotto fino ad oggi, è
stata quella atmosfera speciale che ho respirato, assorbito e
metabolizzato in tutti gli anni
di crescita e formazione, passati in una famiglia forte, e in
una scuola seria e tenace.
Ho avuto infatti la fortuna di
studiare alla scuola delle
Maestre Pie di Rimini, negli
anni dalla Scuola per l’infanzia fino all’ Istituto
Magistrale. Qui ho passato,
come tutti, momenti belli e
momenti difficili; ho incontrato tante suore, quasi solo
suore, a dire il vero.
Con il loro “fare” e il loro
“essere” (che in verità si
chiama “carisma”), mi hanno
trasmesso il loro modo di
vivere la vita. Senza far rumore, senza tante “prediche”,
in modo davvero semplice e
quasi spontaneo, mi hanno
insegnato ad amare lo studio,
ad amare il mondo, ad amare
Francesca Canarecci durante una lezione al liceo
“Maestre Pie” di Rimini, dove insegna.
glie (e non solo a parole); e
con noi docenti laici, lottano
per un futuro, dove speriamo
che l’uomo ritorni ad essere
tale, al di là delle cose, degli
egoismi, degli arrivismi, della
spacconeria, dei soldi, delle
crisi economiche, degli esempi poco edificanti e della tentazione di sentirsi dio.
Mi sento di dire che, se oggi
sono in grado di lavorare con
impegno e passione e di credere nel mio lavoro, lo devo
sicuramente a questo insegnamento che ho ricevuto e
che ancora ricevo. Anzi, alle
volte sento che un po’ di quel
carisma speciale delle Maestre Pie fa parte anche di me.
Lo vedo nel mio modo di
essere docente, moglie e madre. Lo vedo negli occhi dei
miei studenti. Lo vedo nella
voglia di entrare ogni mattina
in classe con grinta; e nello
spirito che anima tutti noi
docenti delle scuole Maestre
Pie, che amiamo sorridere e
crediamo davvero in quello
che facciamo, e nel modo in
cui lo facciamo, cioè secondo
l’insegnamento della Beata
Elisabetta: ferme e materne
ad un tempo, prevenendo e
convincendo. Lo vedo nell’amore con cui riesco a pensare
agli anni passati a scuola, e
alle insegnanti che ho avuto e
che, in modo direi profetico e
illuminato, mi hanno formato
ed accompagnato a quello
che sono.
Francesca Canarecci, insegnante del Liceo della comunicazione e scienze umane
“Maestre Pie”, Rimini
Una scuola decisiva
per la mia formazione
«Entrare qui è come essere presi per mano...»
I
l ruolo assunto da questa
scuola nel contribuire alla
mia formazione personale è stato decisivo.
Grazie a questo cammino
che, purtroppo, dovrà interrompersi l’anno prossimo, ho
assunto padronanza di una
preziosa parola tanto pronunciata quanto fraintesa, specie
al giorno d’oggi: Verità.
Verità verso lo studio, Verità
verso noi stessi e verso la
realtà sociale circostante.
Entrare in questa scuola è
come essere presi per mano
ed essere portati in una
dimensione in cui ogni persona gode di un grande
rispetto reciproco e continuo,
e in un contesto che riesce a
conciliare la trasmissione del
Sapere con la Fede, lasciando
in una condizione non indifferente le persone che potrebbero essere titubanti nel senINSIEME PER - N. 50
19
E
DUCARE
tirsi avvolte da quest’ultimo
aspetto: la Libertà. Essere
liberi, comportarsi da liberi e
rispettare il prossimo in quanto libero. Dunque, un bagaglio di insegnamenti da portare appresso tutta la vita, da
mostrare e far comprendere a
chi ci circonda. Operazione
non sempre semplice, ma
degna di un nostro impegno
personale attraverso ogni
forma di comunicazione a noi
disponibile.
Concludo con una parola banale, ma sentita: Grazie.
Grazie per l’esistenza di queste scuole di vita e di questi
docenti in grado di renderle
tali che riescono a rendere
Cultura e Umanità due viaggiatori inseparabili nel cammino della vita.
Valentina Damiani, IV A
Liceo della comunicazione
Maestre Pie, Rimini
Sono state “sorelle” nel mio cammino
«Frequentando l’Istituto
magistrale nel collegio di
Rimini, ero contornata
da molte suore presenti
in ogni nostra attività...
ciascuna di esse ha
scavato profondamente
nel mio animo»
20
INSIEME PER - N. 50
N
on è senza commozione che mi accingo
a parlare delle “mie”
Suore, delle “mie” Maestre
Pie. Fin dalla fanciullezza le
ho incontrate e nell’adolescenza ha avuto modo di
“rivederle” nelle riunioni
della Gioventù Femminile di
Azione Cattolica a Borgo
Maggiore.
Però il “tuffo” è avvenuto nel
lontano 1947, frequentando
l’Istituto Magistrale a Rimini
come educanda. Così, in collegio e a scuola ero contornata da molte suore onnipresenti in ogni nostra attività educativa, ricreativa e formativa
di vario genere. Talune sono
state presenze forti, altre…
discrete, ma tutte con lo stesso carisma della Beata
Elisabetta Renzi per aiutarci
a crescere, per affrontare la
vita come donne e come future maestre.
Ciascuna di esse, in vario
modo, ha scavato profondamente nel mio animo e io ho
subito sempre il loro “fascino”; i loro cari volti sereni,
pensosi o sorridenti sono
rimasti scolpiti nel mio cuore
e, di alcune, ho ancora il
ricordo delle voci.
In particolare vorrei citare
suor Bianca Foletti che ha
seguito con tanta preghiera la
nascita del mio primogenito
Stefano nel dicembre 1958.
Trattandosi di un podalico
dell’ultima ora, i rischi erano
vari e difficili da superare,
con esito davvero incerto…
Entrando in sala parto, ho
visto sulla parete un quadretto con suor Bianca, a metà
busto, che sorridendo mi
disse: «Marisa, non preoccuparti. Io pregherò la Madonna.
Tuo figlio nascerà sano e
salvo!». Ed io, molto stupita:
«Suor Bianca!?!...». E sparì.
Stefano è nato in venti minuti e ha vagito subito. I medici
si sono molto meravigliati
perché erano ben consapevoli dei seri rischi dovuti alla
posizione del bambino e avevano già avvertito mio marito… che anche a me aveva
accennato qualcosa… e io ho
detto: «Salvate tutti e due, se
no… il bimbo».
Sono convinta che mio figlio
è vivo e sano per
merito delle preghiere e delle sofferenze di suor
Bianca, che proprio in quel periodo è stata operata.
È una testimonianza vera per cui
potrei veramente
mettere le mani sul
Vangelo. Di Maestre Pie sante ce ne
sono state, ce ne
sono e ce ne saranno sempre. Deo
gratias!
Ho voluto e voglio
molto bene a tante
Maestre Pie: a
quelle di allora che
sono in Cielo o
Marisa Ferri, tuttora legata da profonda
amicizia con le Maestre Pie.
ancora fra noi, alle
Un’aula della scuola
frequentata da Valentina
Damiani.
altre, assai numerose, incontrate lungo il percorso delle
mia vita fino ad oggi. Di
ognuna m’è rimasta l’impronta quando la testimonianza è stata fedele e il
tempo non ha scalfito ciò che
il cuore e la mente hanno
captato, incontrandole. A
distanza di anni e di decenni,
il mio affetto, la mia gratitudine per ognuna sono sempre
sinceri e veramente grandi.
Con alcune poi è nata ed è
rimasta un’amicizia cara:
sono incontri d’anime che
lasciano un bel solco dentro e
ciò diventa forza, speranza,
consolazione, anelito di vita.
Non ho cercato l’amicizia di
nessuna suora, ma, grazie a
Dio, nel mio cuore se ne sono
annidate parecchie e io lodo
e benedico il Signore per
queste care Maestre Pie che
con la loro fede hanno dato
l’esempio di bontà, di pazienza, di ascolto… Sono state e
sono le “sorelle” del mio
cammino e nella preghiera
non le ho dimenticate mai…
e so che il loro ricordo orante
non mi manca mai… Se, talvolta, alcune sono più presenti di altre, è segno che fra
me e loro c’è una comunione
d’anima più forte.
Vi sono “sinfonie” che solo
Dio conosce e permette per il
bene reciproco.
Comunque, “unicuique suum”
dicevano i latini e… ciascuna
di esse avrà ricevuto o riceverà giustamente il premio dal
Padre che sta nei Cieli.
E io… continuerò a dire il
mio grazie ad ogni “mia”
Maestra Pia con amore fraterno e con la mia piccola,
riconoscente preghiera.
Marisa Ferri
INSIEME PER - N. 50
21
M
ISSIONI
MESSICO
Prima tappa messicana
per Madre Carla Bertani
L
o scorso 1° ottobre,
nella nostra comunità
operante tra gli indios
di Zicuicho, nello stato messicano di Michoacán, abbiamo ricevuto la visita di Madre
Carla Bertani, nostra nuova
Superiora Generale. Questa è
stata motivo di grande festa
per tutta la comunità scolastica del “Colegio V Centenario”: alunni, genitori e
amici di noi Maestre Pie
dell’Addolorata. Per onorare
la sua visita è stata organizzata una festa di benvenuto,
durante la quale sono stati
presentati balli tipici da parte
degli alunni della scuola e
delle mamme che compongono il consiglio direttivo.
Ci hanno onorato della loro
presenza anche il Parroco
della comunità, Padre Ramón
Machuca, e altre personalità
22
INSIEME PER - N. 50
in rappresentanza delle autorità locali.
Abbiamo poi avuto la gioia
di condividere il pranzo,
preparato dalle mamme, che
si è distinto per la grande
varietà di piatti tipici messicani e che Madre Carla ha
gustato con grande piacere.
Per la nostra comunità dei
Sacri Cuori di Gesù e di
Maria, la visita di Madre
Carla è stata una grande
benedizione e ci sentiamo
privilegiate per essere state
la prima comunità da lei
visitata qui in Messico. La
ringraziamo per il suo affetto e la sua presenza tra noi e
la accompagniamo con le
nostre preghiere.
Suor Lizbeth, MPdA
Momenti del caloroso benvenuto dato a
Madre Carla dagli indios del Michoacán
nel “Colegio V Centenario”, con alunni,
genitori e amici delle Maestre Pie.
INSIEME PER - N. 50
23
M
ISSIONI
ZIMBABWE
«Che bella lezione
di vita per me!»
C
hiunque accoglie un
bambino come questo
nel mio nome accoglie
me (Mt 18,13). Non trovo le
parole appropriate per esprimere la felicità che provo nel
donare totalmente la mia vita
al Signore attraverso il servizio ai bambini più poveri ed
emarginati nella bella terra di
Mhondoro, nello Zimbabwe.
Mhondoro è un villaggio di
10.000 abitanti, di cui il 90%
cattolici. La sua terra non è
fertile, poiché situata in una
zona montagnosa e rocciosa,
ma nonostante questo, la gente
a forza di lavorarla ha ricavato
piccole aree per seminare il
mais e alcuni vegetali; per
loro è molto importante la
produzione di granoturco con
il quale preparano il loro cibo
quotidiano.
Poiché Mhondoro non offre
lavoro, le famiglie si muovo-
24
INSIEME PER - N. 50
UNA MAESTRA PIA
RACCONTA LA SUA AVVENTURA DI CARITÀ NELLO
ZIMBABWE PRESSO LA CASA
FAMIGLIA “MARIELE” TRA I
PICCOLI OSPITI, MOLTI DEI
QUALI AFFETTI DA AIDS:
«VIVERE IN UN CONTESTO
DI GRANDE POVERTÀ MATERIALE E MORALE MI FA
AMARE ANCORA DI PIÙ
QUESTA TERRA E LA SUA
GENTE, TRA CUI DEVO SEMINARE SPERANZA DANDO IL
MEGLIO DI ME»
no costantemente alla ricerca
di nuove opportunità e in
qualche modo ciò provoca la
disgregazione dei nuclei familiari e contemporaneamente la trasmissione dell’Aids.
In questa regione, la percentuale delle persone affette da
Aids è molto alta e il numero
di bambini orfani e contemporaneamente infetti da que-
sta patologia costituisce uno
dei grandi problemi da affrontare. Un altro problema è
l’accettazione di questi piccoli da parte dei loro stessi
familiari quando sanno che
sono stati contagiati o sono
nati già con questa malattia;
la dottoressa Maria Grazia
Buggiani, venuta a contatto
con questa realtà attraverso il
lavoro nel suo ospedale, ha
fondato una Casa Famiglia,
la “Mariele Children’s Home”, allo scopo di accogliere
questi piccoli e offrire loro
una qualità di vita dignitosa.
Da pochi mesi noi Maestre
Pie dell’Addolorata dirigiamo questa casa famiglia,
nella quale vivono 41 bambini di differenti età. Il 50 per
cento di essi hanno contratto
l’Aids alla nascita, alcuni con
buone possibilità di sopravvivenza, altri con scarse. La
Pagina accanto: la Casa famiglia nel villaggio di Mhondoro.
Qui sopra: suor Magdalena
con alcuni dei 41 piccoli ospiti
accolti nella struttura.
nostra missione principale
consiste nel curare la loro
formazione integrale come
persone, il loro inserimento
consapevole e responsabile
nella vita cristiana, familiare,
sociale e scolastica, aiutandoli così ad avere un appropriato equilibrio tra fede e
vita, cercando di valorizzare
le loro qualità umane e cristiane perché raggiungano
una buona maturità.
Vivere in questa realtà mi fa
sentire la voce di Gesù che
dice: Lasciate che i bambini
vengano a me (Mt 19,14).
Contemporaneamente scopro
il volto di Cristo sofferente in
ciascuno di questi piccoli
che, nonostante il dolore per
la malattia che li ha colpiti,
sono felici, pieni di sogni e
speranze; vivono con tale
intensità che mi insegnano a
vedere le cose positive della
vita, le opportunità che essa
mi dà, non solo quello che mi
manca. Vivere in una comunità nella quale si ha solo
l’essenziale per vivere, nella
quale il cibo non è vario, i
vestiti sono umili e semplici,
mi aiuta ad apprezzare tutto
ciò che Dio mi ha dato fino a
questo momento cominciando dal dono più importante,
la vita, poi la salute, una
famiglia che mi ha offerto il
meglio di sé.
Stare in mezzo ad una cultura
tanto diversa dalla mia, una
cultura nella quale vedo tanta
povertà, tanto bisogno, nella
quale a volte si ha solo lo
stretto necessario per vivere,
incredibilmente mi fa amare
ancora di più questa terra, la
sua gente, mi fa desiderare di
stare vicino alla sua gente e
cercare di essere una di loro,
senza al contempo perdere la
mia identità. È come se il
mio cuore appartenesse a ciascuno di questi bambini;
credo che realmente il
Signore mi abbia chiamato a
servire in questa terra. Devo
gettare un seme di speranza
in ogni persona che incontro
nella mia quotidianità e questo mi dà forza, mi dà il desiderio di dare il meglio di me
e, attraverso di me, il meglio
della mia Congregazione.
L’Africa è una terra che dà
vita e in abbondanza; bisogna solo saperla scoprire e
aprire il cuore affinché questa abbondanza porti frutto. È
questo ciò che devo fare:
aprire il cuore per amare questa terra nella quale il Signore
mi ha chiamata e così poter
portare frutto e frutto in
abbondanza.
Suor Magdalena Valadez
Gónzalez, MPdA
INSIEME PER - N. 50
25
M
OVIMENTO PER L’ALLELUIA
A Maracanaú
(Ceará)
I
l 14 agosto 2011, con una
immensa gioia nel cuore, i
membri del Movimento per
l’Alleluia hanno rinnovato le
loro promesse di appartenenza al movimento. Questo giorno è divenuto per noi motivo
di triplice commemorazione:
prima di tutto la nascita al
Cielo della Beata Elisabetta,
poi l’anniversario dell’apertura della missione in Brasile
(25 anni) e infine il rinnovo
delle nostre promesse. Ogni
comunità delle Maestre Pie in
Brasile assieme ai rispettivi
gruppi MPA hanno fatto festa
in questo giorno. Nel Ceará il
rinnovo si è svolto durante la
messa vespertina con la presenza di amici laici e suore di
altre 3 comunità. Subito dopo,
come una sola famiglia, ci
siamo trovati per un momento
di condivisione fraterna nella
comunità “Oasi Beata Elisabetta Renzi” a Messejana dove la delegata della Superiora
Generale suor Karla Cilene si
è congratulata con i presenti a
nome anche dell’Istituto. Approfittando del momento ci ha
resi partecipi di alcune novità
sul nuovo governo generale e
ha chiesto di accompagnare
questo momento di transizione con le nostre preghiere;
inoltre ci ha rivolto parole di
incoraggiamento invitandoci
a perseverare nel carisma
delle Maestre Pie dell’Addolorata. In questa bellissima data
abbiamo implorato dal profondo dei nostri cuori: “Aiutaci, o
Madre, ad essere come te”.
Gleidson Gabriel, coordinatore MPA per Maracanaú
26
INSIEME PER - N. 50
In Brasile l’MPA
rinnova le promesse
Il suggestivo rito si è svolto lo scorso 14 agosto, durante la Messa
vespertina, con la quale si è anche concluso il venticinquesimo anniversario dell’apertura della missione delle Maestre Pie nel Paese. La giornata si è conclusa nella casa delle suore con un momento di fraternità
che ha visto una grande partecipazione della gente del luogo
A Canto do Buriti
U
n anno è passato... e
come per magia, ci
siamo sentiti ancora avvolti
dallo Spirito Santo e pieni di
grande gioia partecipando al
momento di preghiera in cui
si sono celebrati 25 anni di
amore e di predilezione per i
poveri e i bisognosi: il Giubileo della Missione in Brasile il 14 agosto 2011.
L’emozione ha preso possesso del nostro essere e nel
giorno tanto atteso, insieme
alla nostra comunità di
“Maria, Madre del Crocifisso”, a Canto do Buriti, abbiamo rinnovato le promesse
come laici appartenenti al
Movimento per l’Alleluia.
Tutti vestiti di bianco con la
maglia del Giubileo, le lam-
Qui sopra e nella pagina
accanto: due momenti della
cerimonia del rinnovo della
promessa da parte del gruppo
MPA di Canto do Buriti.
pade accese e al suono del
canto della Beata Elisabetta,
abbiamo fatto la processione
di ingresso e alla presenza
della Chiesa, nella persona
del celebrante don Vespasiano
Rosa de Carvalho, del nostro
parroco e delle Maestre Pie
suor Susanna e suor Celecina,
abbiamo seguito un bel rituale guidato da suor Susanna.
Le nostre lampade hanno
occupato un posto di rilievo,
essendo rimaste accese sino
alla fine della celebrazione.
Consapevoli dell’amore infinito di Dio per tutte le creature, con la forza della nostra
vocazione cristiana e sotto la
benedizione di Maria Addolorata, abbiamo promesso di
vivere, con la forza data dallo
Spirito Santo, gli impegni del
battesimo, secondo la spiritualità della Beata Elisabetta.
Le abbiamo chiesto di sostenere la nostra crescita nella
fede, vissuta nella vita quotidiana che si alimenta ai piedi
di Gesù Cristo crocifisso e
risorto. Interceda per noi perché possiamo vivere sotto la
grande visione di Dio, donandoci un cuore aperto e generoso, nobile, forte e incapace
di chiudersi, dandoci la grazia di guardare in ogni fratello la scintilla che Dio ha
posto quando è stato creato a
sua immagine.
Alla fine della santa Messa
ci siamo trovati presso la
casa delle suore per un
momento delizioso di festa
con sorrisi, abbracci, dolci e
succhi di frutta.
Questi momenti ci aiutano a
capire la fonte dove sta Dio,
respirare il mistero di Lui,
godere della sua presenza e
poter diffondere il suo profumo nella vita delle persone
e del mondo.
Ci fanno desiderare, come
diceva la Beata Elisabetta,
«che io resti sempre sotto la
grande visione di Dio».
Alzira Alves de Moura
INSIEME PER - N. 50
27
M
OVIMENTO PER L’ALLELUIA
A Colinas (Maranhão)
A
nche a Colinas, nello
stato del Maranhão, il 14
agosto alcuni laici hanno rinnovato le promesse di vivere
come laici nel Movimento per
l’Alleluia (MPA). In esso
siamo invitati a fare l’esperienza del carisma di Madre
Elisabetta e a viverlo sempre
di più facendo parte della
famiglia religiosa delle Maestre Pie. Nella parrocchia di
nostra Signora della Consolazione è stata rinnovata la
promessa durante la celebrazione della Messa domenicale. È seguito un momento
fraterno con la partecipazione
dei laici, delle suore e dei sacerdoti della parrocchia.
Il gruppo MPA di Colinas.
Preghiamo perché Dio benedica ogni membro del movimento e di questa famiglia
religiosa, perché ciascuno
possa vivere sempre più con
amore, disponibilità, coerenza
e fede la missione cui Dio ha
chiamato ciascuno. E Madre
Elisabetta continui a intercedere per noi sempre di più.
A Messejana
Q
uella del 14 agosto 2011
è stata la quarta notte di
festeggiamenti nella comunità cristiana di San Bernardo a
Messejana. È stata anche una
giornata speciale per noi del
gruppo MPA, che siamo
rimasti insieme per dare a
questo luogo un bagno di
calore umano e preparando
l’ambiente con molto affetto
e dedizione per ricevere tutti
quelli che di lì a poco sarebbero arrivati, in modo particolare le suore Maestre Pie
dell’Addolorata e i laici di
Messejana e di Maracanaù
che avrebbero rinnovato le
loro promesse. È stato un
momento nuovo e diverso
per la nostra area pastorale
28
INSIEME PER - N. 50
denominata “Seminario Serafico” e guidata dai Frati
Cappuccini. C’è stata una
grande partecipazione della
gente del luogo, ulteriormente motivata dalla Festa del
Papà che in Brasile si festeggia la seconda domenica del
mese d’agosto, e tutto ha
concorso perché vivessimo
un bellissimo pomeriggio.
La santa Messa ha avuto inizio alle 16.30, officiata dal
cappuccino padre Ademir,
presenti i due gruppi di
Maracanaù e Messejana. Il
momento del rinnovo della
promessa è stato qualcosa di
molto gratificante e gioioso
per tutti noi. Finita la celebrazione noi laici e invitati siamo
andati nella comunità delle
suore per vivere un momento
di fraternità e condivisione
con discorsi, foto e scambi. Ci
siamo messi d’accordo sulla
possibilità che possano emettere la promessa, dopo adeguata preparazione, alcune
persone che hanno espresso il
desiderio di far parte del
Movimento. L’incontro è stato
qualcosa che ha segnato la
nostra vita e ci ha incoraggiati
ad essere perseveranti.
Sentiamo di essere una presenza forte in mezzo a questa
gente e desideriamo essere un
seme di fede come Madre
Elisabetta ha saputo esprimere tanto bene nella sua vita.
MPA di Messejana
N
OTIZIE
Gioia e festa a Madrid per la GMG 2011
“R
adicati e fondati
in Cristo, saldi
nella fede”. Questa frase di san Paolo, tema
della Giornata Mondiale della
Gioventù, mi riporta alla mente tanti momenti belli vissuti
alla GMG di Madrid, quindi,
queste righe saranno semplicemente un fare memoria e
uno scorrere veloce delle
esperienze che più mi hanno
segnata in quelle giornate.
Prima di tutto, rivivo i giorni
bellissimi trascorsi a Madrid
assieme ai miei giovani di
Urbania, al nostro parroco,
don Piero Pellegrini e agli
amici che hanno vissuto con
noi l’intera settimana.
Pur essendo per me la quinta
GMG, devo ammettere che
l’entusiasmo, la gioia, la festa,
lo stupore, sono stati sempre
qualcosa di nuovo!
Poi le catechesi, che assieme a
tanti giovani delle Marche
abbiamo accolto nella bellissima chiesa parrocchiale dedicata alla Beata María Ana Mogás,
nel quartiere Tres Olivos.
Una suora ricorda i momenti
più belli dell’esperienza vissuta
assieme ai giovani di Urbania
durante la recente Giornata
Mondiale della Gioventù
Infatti, uno dei momenti più
densi è stato proprio quello
delle catechesi, durante i quali
i vescovi ci hanno guidato,
attraverso un bellissimo dialogo, a scoprire Cristo, roccia
salda della nostra vita su cui
possiamo fondare la fede.
Ancora ricordo i momenti di
festa e di accoglienza lungo
le vie della città nella Messa
d’inaugurazione, l’arrivo del
Santo Padre e la Via Crucis…
Eravamo talmente tanti che
ci consideravamo fortunati
se riuscivamo ad arrivare
vicino a un maxischermo!
In effetti, pur fra tanti disagi,
la GMG è sempre una festa
indescrivibile!
L’ultima esperienza è stato il
mandato ad essere testimoni.
A Quatro Vientos, il Santo
Padre, facendoci dono di una
piccola croce, ci ha inviati nel
mondo a rendere testimonianza dell’amore di Cristo, che
abbiamo toccato con mano,
anche in questa bella esperienza della GMG.
Ho accolto e mi porto nel
cuore le parole del Santo
Padre: “…affido a tutti i presenti questo grande compito:
portate la conoscenza e
l’amore di Cristo a tutto il
mondo. Egli vuole che siate
suoi apostoli nel ventunesimo
secolo e messaggeri della sua
gioia. Non deludetelo!”.
Queste parole del Papa sono
state, infatti, l’incoraggiamento più grande al mio ritorno da
Madrid, perché la GMG 2011
ha coinciso con la conclusione del mio servizio in Urbania,
dove ero stata mandata 12
anni fa. Quindi il mandato che
il Papa ci ha affidato, per me
ha voluto dire partire, con una
benedizione grande, verso
una nuova realtà del nostro
Istituto - la comunità di Bologna - che mi ha accolto e dove
ora mi trovo.
Suor Soledad León Frías
INSIEME PER - N. 50
29
N
OTIZIE
Quel Cristofer
pareva proprio Renato Zero
P
er affrontare meglio il
caldo della stagione
estiva abbiamo pensato
di far trascorrere agli ospiti
una mattinata diversa dalle
altre invitando un giovane
talento, Cristofer Di Luca, ad
imitare Renato Zero. Ha
lasciato in tutti la voglia di
riascoltarlo.
Ed ecco come le ospiti presenti hanno giudicato lo spettacolo:
Cristofer è stato bravissimo e
gli diciamo di ritornare al più
presto possibile per regalarci
la sua simpatia e la sua melodia. (Anna Turri)
Ho vissuto una domenica
diversa ascoltando Renato
Zero nella sua semplicità di
un ragazzino. (Isora)
Mi sono emozionata e non
avevo occhi per non perdere
neppure una canzone e i movimenti del ragazzo. (Alba)
Mi è piaciuto tanto tantissimo. (Iole M.)
Le canzoni sono state interpretate molto bene perché
sono un inno alla vita e hanno
tutte un senso vero. (Livia)
Il ragazzo è incantevole. Gli
auguro una carriera brillante
e che possa donare a chi lo
ascolta il suo sorriso e la sua
canzone. (Miriam)
È stato un bel momento e ha
emozionato tutti. (Germana)
Cristofer sembrava un vero
Renato Zero e un cantante
eccezionale. (Anna D.)
È stata un’esperienza eccezionale e non so esprimere la
30
INSIEME PER - N. 50
mia gioia. (Irma)
Per l’età che il ragazzo ha, è
stato bravo, molto bravo e la
sua strada sarà lunga. (Mario)
Sono stato felice e di una
gioia infinita. (Amedeo)
Cristofer è stato un fenomeno e mi ha emozionata moltissimo. (Dina)
Il ragazzo ha cantato molto,
molto bene. Con i suoi occhi,
con i capelli e i movimenti ha
interpretato in modo eccezionale il vero cantante. (Maria)
Lo spettacolo è stato ottimo.
(Luigino)
Tutto molto bello e speriamo
che il cantante venga ancora.
(Lea)
È stato uno spettacolo fuori
dal normale. L’attore è stato
speciale. Ha interpretato in
modo vero le canzoni e il
modo di fare. Si è capito che
Cristofer ha una famiglia unita
dove ci si vuole bene. Il ragazzo ogni tanto cercava il volto
della mamma e del papà per
approvazione. Il fratello Den
gli faceva una carezza sulla
spalla e a noi tutti ha regalato
un sorriso. (Anna Terenzi)
Vorrei ascoltarlo ancora, perché mi è piaciuto molto
molto. (Augusta T.)
Bravissimo, meraviglioso!
Lo invito a ritornare. (Iole)
Il ragazzo è stato simpaticissimo. (Savia)
Mi è piaciuto molto e mi fa
piacere se ritorna ancora.
(Augusta P.)
Mi è piaciuto abbastanza.
(Desdemona)
È stato bello e vorremmo
ascoltarlo ancora. (Pasquina
e Lea)
Lo spettacolo è stato grazioso, simpatico e il ragazzo è
stato bravo, anzi bravissimo
e gli auguro un brillante avvenire come cantante. (Elsa)
Il ragazzo è stato bravo e lo
spettacolo ci è piaciuto molto. Lo aspettiamo ancora presto. (Livia G. e Iole C.)
Lo spettacolo mi è piaciuto
tanto sia per le canzoni che
per la dolcezza del ragazzo.
Spero che ritorni presto.
(Assunta)
Cristofer, un ragazzo sensibile, con talento e pieno di vita
Che bello
come racconta la sua mamma,
“un dono di Dio”. Oggi ha
regalato a noi del personale
sanitario, alle suore, agli
ospiti della casa “La Quiete”
felicità e tanta tanta allegria.
Grazie e torna presto da noi.
(Luminita IP.)
Con grande sorpresa, Cristofer (Renato Zero), un eccezionale imitatore, che ha
per la sua età un forte talento,
ha regalato ai nostri ospiti
un’ora diversa, ricca di emozioni nel giorno del Signore
(domenica). Negli occhi degli ospiti si intravvedeva
gioia e serenità. Un abbraccio a Cristofer e rallegramenti ai suoi genitori per l’amore
che danno ai propri figli
(Zamira e Rosaria)
È stato uno spettacolo indescrivibile e le canzoni sono
state significative e interpretate ad OK (Giuseppina).
girare per Cattolica in trenino!
L
a gita con il trenino è una cosa meravigliosa per gli ospiti e per le suore di
Cattolica.
Vedere la città nei suoi punti più suggestivi
ci fa sentire orgogliosi di abitarvi. È stato
bello, il 13 settembre scorso, girare per le
vie, ma ancora più bello fermarsi nella
piazza centrale “Primo Maggio”, davanti
al Kursal e vicino alla gelateria Pimpi.
Mentre tutti gli ospiti sono rimasti sul trenino, il personale di assistenza ha servito a
ciascuno su dei vassoi un bel gelato sfuso,
alla frutta. Gli ospiti sono rimasti molto
contenti di questo viaggio e un po’ dispiaciuti di ritornare a casa.
A cura del Pensionato
“La Quiete”, Cattolica
INSIEME PER - N. 50
31
L
IBRI
Francesco Agnoli
PERCHÉ NON POSSIAMO ESSERE ATEI
N
Perché non
possiamo essere
atei. Il fallimento
dell’ideologia che
ha rifiutato Dio
Piemme
pagg. 317
Euro 16,50
Laurence Roux-Fouillet
ella cultura contemporanea prende sempre più
piede l’idea che l’ateismo
sia una forma superiore di conoscenza e di moralità, una conseguenza logica delle scoperte
scientifiche, del progresso tecnico, delle valutazioni storiche
sul passato dell’umanità. In
realtà, oggi come ieri, rimangono assolutamente intatte le
stesse domande di senso sul
mondo, sull’uomo, sul perché
della vita e dell’universo. In
questo volume si esaminano le
attuali conoscenze scientifiche
sull’evoluzione, sull’origine
della vita e della materia, e si
analizzano le radici ideologiche
dell’ateismo: quelle passate – il
nazionalismo, il razzismo, l’eugenetica e il socialismo comuni-
MAMMA, SONO STRESSATO
V
Mamma,
sono stressato.
Guida pratica
antistress
San Paolo
pagg. 275
Euro 16,00
32
INSIEME PER - N. 50
sta – e quelle odierne, cioè
l’utopia dell’immortalità biologica tramite manipolazione genetica e clonazione, e il risultato è
uno solo, come ci conferma la
storia: ogni ateismo si è sempre
tradotto in una forma di fede
assoluta e dogmatica nell’uomo,
nella scienza e nella politica;
una fede che, inseguendo il paradiso in terra, vi ha invece realizzato l’inferno peggiore: pensiamo a ciò che hanno significato
il nazismo hitleriano e il comunismo nell’Est europeo con i
loro lager e i loro gulag, dandoci
la migliore dimostrazione che la
vera libertà non sta nel radicale
rifiuto di Dio e che, di conseguenza, l’uomo non può (e non
deve) essere ateo.
Angelo Montonati
ostro figlio ha spesso mal
di pancia, teme verifiche a
scuola, fatica ad addormentarsi? Potrebbe trattarsi di
stress, una realtà oggi molto diffusa tra i bambini, anche se protetti e coccolati. Questo libro, di
una nota sofrologa e rilassologa
francese, si rivolge con linguaggio semplice ed efficace ai genitori di bambini dai 6 ai 12 anni
per aiutarli a identificare lo stress
nei loro figli esaminandone i
sintomi fisici, psicologici e comportamentali, e ad affrontarne le
conseguenze. In sostanza, l’autrice propone strategie antistress
adatte alla vita quotidiana del
bambino, esercizi che i genitori
possono fare coi figli o insegnare loro a fare da soli quando è
necessario, in modo da renderli
autonomi e rassicurarli circa le
loro capacità di risolvere le situazioni di stress. Queste pagine –
ecco ciò che le rende particolarmente interessanti e preziose –
sono frutto dell’esperienza di
medico dell’autrice, la quale nel
suo ambulatorio riceve non solo
adulti che hanno delle buone
ragioni per essere stressati a
causa della crisi economica, di
un lavoro stancante, di un capo
tirannico o di problemi di salute,
ma anche bambini che descrivono gli effetti di ciò che noi
qualifichiamo come stress a
scuola, con i compagni, durante
l’attività. Giustamente i genitori
si devono preoccupare, ma sentite che cosa ci dice l’autrice:
«Se vostro figlio è stressato, è
molto fortunato perché insegnandogli fin da ora come affrontare le difficoltà della vita, gli
fornite degli strumenti utili per
sempre». Una lettura, questa,
davvero anti-stress per tutti.
Angelo Montonati
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Insieme Per - Maestre Pie dell`Addolorata