VoceVallesina
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Anno 60° - N. 41 settimanale della Diocesi di Jesi
euro 1
www.vocedellavallesina.it
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
ITALIA 5
FAMIGLIE
Allarme maltempo
in Sardegna con
morti e dispersi
In Italia 700.000
minori sarebbero
a rischio
I
N
l Consiglio dei ministri
ha stanziato 20 milioni
di euro e la Cei un
milione di euro dai fondi
dell’otto per mille
6
1953
2013
Domenica 24 novembre 2013
contiene IP
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
7
ella Giornata
mondiale dei diritti
dell’infanzia il Kiwanis,
Club di Jesi, propone
due manifestazioni
CONVEGNO REGIONALE DELLA CHIESA MARCHIGIANA: DAL 22 AL 24 NOVEMBRE AD ANCONA E LORETO
Andando verso le periferie esistenziali
La Chiesa Marchigiana si sta preparando al convegno regionale
sulla vita e sulla trasmissione della fede. Ed ognuna delle tredici
diocesi ha preso parte ai lavori
preparatori iniziati due anni fa. Il
vicario per la pastorale di Jesi don
Mariano Piccotti ha presentato il
convegno a Jesi, nella rinnovata
sala “Luigi Domenico Valeri” del
Museo Diocesano, evidenziando
i temi che saranno trattati e le
modalità di adesione della diocesi.
Alla tre giorni saranno presenti 37 delegati
della Vallesina scelti tra il consiglio pastorale diocesano e le nove unità pastorali che
si uniranno ai settecento di tutta la regione
tra i quali la metà sono laici e il 13% sono
giovani, segno di attenzione di tutta la Chiesa alla dimensione e alla vita del laicato. Il
cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei
vescovi italiani e mons. Luigi Conti, presidente dei vescovi delle Marche, apriranno
il convegno nel pomeriggio del venerdì 22
novembre alle Muse di Ancona. La trasmissione della fede, l’accoglienza delle fragilità
umane, il dialogo con la cultura e le alleanze
educative sono alcuni degli argomenti dei
quali si parlerà nelle relazioni degli esperti
e nei lavori dei 24 gruppi. «Un segno della
collaborazione tra le chiese diocesane delle
Marche – ha spiegato don Mariano - è stata
la promozione degli incontri dedicati ai divorziati e ai risposati e l’apertura degli ora-
Mariano, Pizzicotti Elisabetta, Possanzini
Massimo, Ricci Duilio,
Strappa Maurizio, Testadiferro Beatrice, Vissani
Sr Anna Maria.
Come seguire il convegno
tori, con la collaborazione sostanziosa della
Regione Marche. Anche a Jesi abbiamo iniziato la seconda serie di riunioni con coloro che hanno sperimentato la fragilità della
loro famiglia per sostenerli nella difficoltà e
sono attivi alcuni oratori parrocchiali in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano».
Il progetto alla base del 2° convegno delle
Chiese delle Marche, a distanza di venti
anni dal primo appuntamento del 1993, ha
dimostrato tutta la sua attualità confermando la bontà del lavoro svolto nel solco
del Sinodo sulla nuova evangelizzazione.
Ora occorre declinare con coraggio l’icona
biblica “Alzati e và…(Atti 8, 26-40) scelta
per riflettere sul tema del convegno, inoltrandoci nelle periferie esistenziali indicateci da papa Francesco.
I delegati della Diocesi
La scelta è avvenuta nel Consiglio pastorale
diocesano; successivamente si è cercato di
coprire le 9 unità pastorali, per proseguire la pastorale con questa nuova struttura.
Quindi si è fatta attenzione per la presenza
di alcuni giovani. Cinque di questi sono stati
anche nel comitato preparatorio. Due (Marcuccini e Vissani) sono anche conduttori dei
gruppi. I delegati sono: Angeloni M. Antonietta, Barboni Don Nello, Bartolucci Elisena, Bartolucci Leonardo, Bartolucci Marta,
Campo Michele, Capogrossi Emilio, Carleo
Andrea, Cimarossa Sr. Francesca, Collamati Francesco, Collamati Vito, Conti Claudio, D’Aurizio Marco, Feretti Sr Maria Rosa,
Gentili Lorenzo, Giampaoletti Luca, Giuliani Pina, Gresti Giacomo, Lodari Egizia
Maria, Magnanelli Don Vittorio, Marasca
don Cristiano, Marasca Serena, Marcuccini Alessandra, Massaccio fr. Michele, Nardella Giuseppe, Papadia Giuseppe, Petrozzi Roberto, Perticaroli Paolo, Piccotti Don
Sul sito della Diocesi di Jesi, all’indirizzo http://www2.glauco.it/jesi/diocesi/2013_convegno_ecclesiale_marchigiano.htm la possibilità di seguire
in diretta il Convegno Ecclesiale di
Loreto.
In diretta su Radio Duomo Senigallia 95.2 MHz www.diocesisenigallia.
eu venerdì 22 novembre - In dialogo – Teatro delle Muse Ancona (dalle
17 alle 19,45 e il recital “In memoria
di me” dalle 21,15 alle 23. Sabato 23
novembre - Memoria e Condivisione
– Palacongressi Loreto dalle 9,30 alle
11,30. Domenica 24 novembre – Per
camminare insieme – Palacongressi Loreto Dalle 9,15 alle 13. Domenica 24
novembre – Santa Messa conclusiva –
Santuario Loreto ore 16.
Dal sito http://convegno2013.chiesacattolicamarche.it/
LA SPACCATURA NEL POPOLO DELLE LIBERTÀ SI UNISCE AI PROBLEMI DI ALTRI PARTITI IN UN MOMENTO DELICATO PER IL NOSTRO PAESE
Solo un generoso sostegno al governo può garantire l’Italia
I pesanti problemi che, non da oggi,
frenano il nostro cammino – debito pubblico, disoccupazione, crisi
aziendali, burocrazia, malavita organizzata - ricevono un aggravio non indifferente dal ribollire della situazione interna dei nostri maggiori partiti.
Primo fra tutti quello di Berlusconi
che, dopo un travaglio di mesi legato
alla sua vicenda giudiziaria personale, sfocia in un totale rovesciamento
della situazione con la trasformazione del vecchio partito Pdl nel riesumato Forza Italia, il “nuovo” partito
che affida ogni delega solo al fondatore e provoca una rilevante scissione promossa dai “governativi”. È una
scissione che può aggravare il tutto
come potrebbe anche costituire motivo di chiarezza e di snellimento nel
cammino del governo. Dipende dagli
attori perché la rottura va ricercata
non tanto nel programma in generale propugnato dalle due parti quanto
nella interpretazione che si deve dare
alle vicende personali di un leader. Alfano difende Berlusconi ma non vuole
che una condanna passata in giudicato – problema del tutto personale – si
rifletta sulla vita del governo. Di contro i berlusconiani di ferro non intendono prescindere dal vincolo tra vita
di governo e condanna del loro capo.
Una condanna che, paradossalmente,
dovrebbe essere superata e magari
ignorata in nome di una leale collaborazione per cui, ancor più paradossalmente, il parlamento - legislatore per
sua natura - dovrebbe ostacolare la
legge da lui stesso promossa e voluta.
Meraviglia non poco la disinvolta
avventura politica di questi giorni
che vede, per volontà di uno, la trasformazione del Pdl in “Forza Italia”
con un’assemblea che vota all’unanimità e senza dibattito. Una specie di assolutismo interno al partito
che richiama quello del M5S dove
le decisioni dei gruppi parlamentari
vengono dettate o bocciate dal solo
Grillo che opera dall’esterno come
vero padrone di un partito di proprietà del tutto personale.
L’Italia ha, così, in parlamento, due
grandi partiti che non conoscono la
democrazia interna e che contrastano clamorosamente con altri due
partiti che, pur con tutte le loro difficoltà e problemi interni, conducono
proprio in queste settimane e fino a
dicembre, una battaglia democratica
delle cosiddette primarie alla luce
del sole e nel totale rispetto di un’eventuale alternativa interna democratica. Sono il Partito Democratico
e la Lega Nord che stanno dando una
lezione di vera democrazia pur nei
limiti di una situazione generale che
affonda le sue redici in una crisi mai
conosciuta così pesante dalla fine
della guerra ad oggi.
Se poi teniamo presente la disgregazione di Scelta Civica (il partito
promosso da Monti-Casini) avvenuta
in contemporanea alla scissione del
Pdl, completiamo un quadro politico
parlamentare pieno di incognite, che
potrebbe avere due possibili sviluppi.
L’uno favorevole al governo perché,
eliminata dalla maggioranza l’ala
che punta alla crisi e alle elezioni, si
potrebbe ottenere un passo più sollecito nell’attuazione del programma.
L’altro sviluppo potrebbe essere dato
dallo scadere del parlamento in una
arrabbiata opposizione che vedrebbe
uniti grillini e berlusconiani, decisi a
farla pagare al governo non più delle
larghe intese, ma, ormai, delle intese ristrette seppure più omogenee.
Quanto in questa prospettiva, non
certo ottimista, potrà incidere la lodevole intesa tra il presiedente della
repubblica e il capo del governo, unita alla buona volontà di parlamentari, è tutto da vedere.
È ora di dire: Dio salvi l’Italia? Alla
storia la risposta.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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della
culturaesocietà
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
DEL PIÙ E DEL MENO
Il (mal) tempo che fu e che sarà
di Giuseppe Luconi
Riparliamo del tempo, sempre attuale, nei discorsi, quando supera i limiti
dell’ordinaria amministrazione. Il vento
(piuttosto sostenuto) e la pioggia (caduta con una certa insistenza, senza interruzione lunedì e martedì scorsi) hanno
tenuto banco. Il maltempo si è abbattuto in particolare sulla nostra regione.
Nel pesarese ci sono state tre vittime.
Dalle nostre parti, l’Esino ha tracimato,
allagando la campagna circostante, e il
vento ha abbattuto qualche pianta (una
inezia rispetto a quel che è successo
nelle Filippine, ma quel tanto sufficiente
per entrare, come ho detto, nelle conversazioni di piazza e di caffè).
Mentre scrivo, mi arriva la previsione per
i prossimi giorni. Da martedì 19 a lunedì
25 «una profonda saccatura artica farebbe
irruzione nel Mediterraneo occidentale, favorendo dapprima piogge intense e insistite sul nostro paese, e in un secondo tempo,
anche un’azione fredda dovuta al rientro
verso est della goccia artica». Siamo solo a
metà novembre: se queste sono le premesse, ci aspetta un inverno molto rigido e tormentato: forse uno dei più brutti. O addirittura – visto che in varie parti della terra
si registrano cataclismi senza precedenti
- brutto come non mai.
In realtà, nessuno può dire che cosa ci
aspetta. Sappiamo però che di inverni
brutti ce ne sono stati anche nella nostra regione. Gli esperti fanno sapere,
per esempio, che più di un secolo fa, nel
1894, il mese di gennaio fu glaciale: precipitazioni nevose da tragedia, come a
Cantiano di Cagli dove una valanga seppellì due case, uccidendo una donna con
due bambini.
Per quanto riguarda le piogge, invece, lo
storico jesino Tommaso Baldassini ri-
cordava i danni provocati dalla pioggia
caduta ininterrottamente per ventiquattr’ore «con grandissimo impeto» nel
1765, in piena estate (21 luglio). Piovve
così tanto che l’Esino, «gonfio di acque,
non solo abbatté il suo ponte e demolì la
chiusa che serviva per uso del molino a
grano del Franciolini, ma, rotti gli argini,
con somma rapidità talmente inondò le
campagne che schiantò alberi e cagionò
danni notabilissimi anche alle case, alcune delle quali rovinarono dalle fondamenta, e il terreno restò parecchi giorni
allagato». Quattordici anni dopo un’altra
piena travolgeva la chiesetta che un secolo prima era stata costruita in prossimità
del ponte San Carlo, sul luogo del martirio di San Settimio.
E, per chiudere: pochi sanno che nel
1963 il metereologo italiano più popolare,
«Frate indovino» (sì, proprio lui, quello
del famoso calendario), collocava Jesi tra
le città più piovose d’Italia. Per frequenza
di precipitazioni (media annua) eravamo al terzo posto dopo Firenze e Napoli
e prima di Milano e Torino. Per abbondanza di precipitazioni, con 631 millimetri, eravamo quarti, alle spalle di Genova
(870 mm), Milano (765) e Napoli (679) e
davanti a Sassari (558).
congratulazioniCecilia
Il 10 ottobre Cecilia Cuicchi si è laureata in ingegneria
biomedica. Congratulazioni e auguri per un futuro pieno di soddisfazioni sia in campo professionale che in
quello umano. Un abbraccio forte dai genitori Claudio
e Francesca Fioretti, dalle sorelle Cinzia e Carolina,
nonché dai nonni Cesare e Lalla, Aldesino e Antonietta.
AVIS PROVINCIALE: IL 23 NOVEMBRE A JESI ORE 11
Un pullman dedicato alla donazione
“Scopri la gioia di donare”. È lo slogan che
campeggia nell’autobus delle Autolinee Crognaletti dedicato all’Avis provinciale che da
qualche mese sta coprendo la tratta Serra
de Conti-Montecarotto-Ancona attraverso
i comuni di Moie di Maiolati Spontini, Jesi,
Chiaravalle, Falconara, San Marcello, Monsano, Belvedere Ostrense. In mostra le più
belle città della provincia di Ancona e il sorriso dei giovani volontari donatori di sangue.
L’idea è quella di promuovere e divulgare
Delegazione
ASSONAUTICA
l’importanza della donazione nell’ambito
della campagna “Scopri la gioia di donare”
partita tre anni fa con la società Talk di Milano. La presentazione ufficiale del mezzo è
prevista per sabato 23 novembre alle ore 11
nel piazzale antistante i giardini pubblici di
Jesi. L’Avis provinciale coglie l’occasione per
ringraziare Daniele Crognaletti per la sensibilità e la generosità dimostrata nello Sport,
ma anche nel mondo del volontariato e la
promozione del Dono.
Autoscuole
CORINALDESI s.r.l.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “PIETRE DA SALVARE”
Antiche scritte in pietra
Nel pomeriggio del 25 ottobre al Palazzo della Signoria
di Jesi si è svolta la cerimonia di presentazione del libro
“Pietre da salvare”. Non poteva che svolgersi nella Sala
Maggiore del Palazzo della
Signoria gremita di persone
l’incontro per il libro “Pietre da salvare” di Alessandro
Alessandroni. Il presidente del
Circolo Ferrini, curatore del
libro, ha esordito ringrazian-
do i presenti tra cui l’assessore alla Cultura
del comune di Jesi, il dottor Luca Butini, la
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e per
la presenza, il Comandante della Compagnia
dei Carabinieri di Jesi. Ha ricordato che vi
sono tante altre pubblicazioni su Jesi, tra
le più recenti quella dell’Archeoclub “Arche Aesis frammenti di storia” e “Conoscere Jesi” di Luconi e Coccola, per cui forse
non si sarebbe dovuto pubblicare altro. Ha
voluto specificare, però, che questo sulle
“Pietre da salvare” è un focus sui particolari per renderli più leggibili e per interessare
alla loro vicenda storica. Ha asserito che in
questi ultimi anni l’incidenza delle piogge
acide sui manufatti di marmo è stata micidiale al punto da rendere illeggibili alcune
scritte dei monumenti. Questo libro trae le
sue origini da una serie di conferenze che
Alessandro Alessandroni ha tenuto ai soci del
Circolo Ferrini negli anni 2006/7. Conferenze associate a veri e propri tour per la città
antica. Il libro vede solo ora la luce per una
serie di rimaneggiamenti che ne hanno ritardato la stampa. Merito della dott.ssa Laura
Barbacci che ha provveduto alla revisione e
all’impaginazione del libro. Non ultimo, la
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi con
lungimirante e illuminata consapevolezza
ha atteso il maturarsi dell’opera procrastinando di anno in anno l’aiuto finanziario
ed aprendo, per l’occasione, la prestigiosa
Quadreria per la visita a quanti hanno partecipato alla presentazione. Ben undici associazioni culturali si sono rese disponibili
a contribuire all’organizzazione dell’evento: l’Archeoclub, Italia Nostra, la Novaesis,
l’Emporio delle Parole, la Res Humane, il
Circolo Cittadino, la Fidapa (Federazione
italiana donne arte professioni affari), il Rotary club ed il Lions club di Jesi, Fondazione Federico II, Club Occidente. È stato ottenuto il Patrocinio del Comune di Jesi, per
questo si ringrazia il sindaco Massimo Bacci,
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
e il patrocinio del Consolato
Onorario della Federazione Russa grazie al Console Onorario prof. Armando
Ginesi. Sono intervenuti in
vario modo e svolgendo osservazioni, suggerimenti e
commentando il libro il prof.
Antonio Ramini ed il prof.
Armando Ginesi. Il contenuto del libro, ricco di molte
illustrazioni, vuole ricordare
a tutti gli jesini il loro passato, le cui vestigia sono presenti ovunque
nel centro storico, vestigia che il più delle
volte passano inavvertite agli occhi distratti
dei passanti. Due sono le parti in cui è suddiviso il libro: la prima descrive le cose o gli
avvenimenti in ordine cronologico seguendo
i periodi storici durante i quali le cose o i
fatti ad esse connessi si sono verificati. Nel
secondo capitolo è stato dato un ordine topografico, prendendo in esame cose o avvenimenti di maggior rilievo, man mano che si
presentavano seguendo i percorsi di alcune
passeggiate all’interno del centro storico e
nelle zone immediatamente circostanti. Dopo
aver proiettato e commentato alcune immagini tra le più rare e suggestive, il presidente
del circolo Ferrini ha dato la parola all’Autore. Questi, esibendo delle macrofotografie
dell’emblema esposto sopra il palazzo Colocci–Vespucci, ha spiegato che esso rappresenta
una grande croce cristiana ed è una sintesi gesuitica di Gesù e di sua madre Maria, rappresentati rispettivamente da una croce al centro
dello scudo e da una grande “M” con un giglio
sotto una corona. Non sono stati dimenticati i
poeti dialettali jesini, tra cui Renato Fazi del
quale è stata recitata la poesia “Spigolando
per S. Piedro”. Ricordando che Alessandro
Alessandroni non è nato a Jesi ma ci è venuto “solo da trent’anni” il presidente ha chiuso
la serata dicendo, riferendosi all’Autore, “de
esse ‘no jesino so’ contento, non esse ‘n sampietrino me dispiace”. Tra il compiacimento
dei presenti si è chiusa la serata.
n.s.
foto Vincenzoni
Il libro “Pietre da salvare” sarà offerto
agli abbonati di amicizia a Voce della
Vallesina che sottoscrivono la quota di
40 euro. È possibile rinnovare l’abbonamento in redazione o presso le Librerie
“Arte Fede e Fantasia” a Jesi e “Ludovico” a Moie.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi
di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per
Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi
Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia
regione
scusateilbisticcio
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
CONTRÒLLATI, BEPPE!
(rimbrotto bonario)
Dice, a Grillo, Casaleggio
(guru savio e “casareccio”):
Non ecceder nel dileggio,
non scader nel pecoreccio.
AL RISTORANTE
Cambio di consonante… segna-gradimento
Gl’inservienti più cortesi
sono pure i più contesi.
SEMPRE MEGLIO DEL DR HOUSE
Cambio di vocale… rassicurante
Torna periodicamente alla ribalta – e anche recentemente
se ne è riparlato – il tema della cosiddetta clownterapia. Il
medico, per mettere a loro agio i piccoli pazienti, si traveste
da… pagliaccio (con annesso naso finto a forma di pomodorino
rosso). Come dire: CAMICI COMICI.
Rovistando tra i miei scartafacci, trovo una notizia riguardante
questo fenomeno, risalente addirittura al 1997. Impazza negli
ospedali americani il metodo della risata “terapeutica”. Il
titolo era Patch Adams.
Che dire? Certo il metodo volutamente burbero e brusco del
dr House non è fatto per conquistare la fiducia dei bimbetti
alle prese con la bua.
OMOGRAFIE INGANNEVOLI
ART – BRIEF – TOLL
Potreste imbattervi in uno qualsiasi di questi tre vocaboli
monosillabici sia scorrendo un testo inglese che tedesco.
Ma, in ognuna di queste due lingue, ciascuno di essi ha un
significato radicalmente diverso. Sapreste assegnare ad ogni
vocabolo i due rispettivi significati?
Significati: ARTE – BREVE – LETTERA – MANIERA – PAZZESCO –
PEDAGGIO.
***
Soluzione del gioco precedente:
NB – La prima parola si riferisce al significato inglese; la
seconda a quello tedesco.
BALD = CALVO – PRESTO
FUSS = CONFUSIONE – PIEDE
WADE = GUADARE – POLPACCIO
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Ammalati, prezioso tesoro della Chiesa
Cari fratelli e sorelle ammalati, non considerativi solo soggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa. Voi avete un vostro posto, un ruolo specifico nella parrocchia e in
ogni ambito ecclesiale. La vostra presenza, silenziosa ma più
eloquente di tante parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione a quelle di Cristo
crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente
e anche gioiosa della vostra condizione, sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vergognatevi di essere un tesoro prezioso della Chiesa.
Papa Francesco, ai partecipanti al pellegrinaggio dell’Unitalsi, 9 novembre 2013.
lapulce
Restaurazione
Due manifestoni colorati supportati da pieghevoli esplicativi
annunciavano per due fine-settimana di fine ottobre e primi
di novembre altrettante serie di conferenze presso l’Hotel
City di Ancona promosse dall’Associazione “Oriente-Occidente” col patrocinio di Regione, Banca Marche, API-raffineria
nonché gli interventi di esimii docenti universitari. Tematica: “Restaurazione dell’Ordine temporale e spirituale”. E ora
attenti al sottotitolo esplicativo (?): “Disfatta delle potenze
d’inciampo lungo le vie della pìetas”. Non ho motivi per valutare la cosa. Mi permetto solo di raccomandare una maggior
trasparenza dei titoli, nonché di fugare un innegabile, forte
sapore “nostalgico-apocalittico-reazionario”.
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
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CONCERTO D’AUTUNNO DEGLI ‘AMICI DELLA MUSICA’ IN RICORDO DI VITALIANA BASTUCCI
Con amore, da una pianista russa
Chi ha conosciuto Vitaliana Bastucci non può facilmente dimenticarla. Di spiccata personalità,
dinamica, estroversa, a lungo si è
prodigata per risvegliare interesse
intorno alle iniziative degli ‘Amici
della Musica’; in tempi, per altro,
in cui scarse erano le proposte di
musica cameristica che per questo era riguardata da molti come
un genere musicale impopolare o
semisconosciuto se non addirittura superato. I soci e quanti amano
l’arte delle belle armonie gliene sono
grati. Hanno voluto meritatamente
dedicarle, il 10 novembre, il primo dei
‘Concerti d’autunno’. Avrebbe dovuto
essere un evento speciale e infatti così è
stato per la presenza di una prodigiosa
pianista, Lyudmyla Konovalova. Versatile, in grado di affrontare esperienze
sia di concertista che di accompagnatrice, si è laureata in Russia all’Università
Pedagogica di Stato e distinta in vari
concorsi. Svolge attualmente un’intensa
attività nel suo paese.
Prima di dare inizio al concerto oltre
a Maria Teresa Boccoli, presidente
dell’associazione, Vitaliana Bastucci è stata affettuosamente ricordata
dall’avv. Giancarlo Tomassetti, suo
cugino. Facendosi prima portavoce
degli auguri formulati agli ‘Amici’ da
Anna Lida Bastucci, ha rilevato poi
come a Vitaliana, sua sorella, sia da
riconoscere il merito di aver ampliato
gli orizzonti culturali della città contribuendo a consolidare il prestigio
della ‘Società Amici della Musica’.
Lyudmila Konovalova è entrata in sala
quasi in punta di piedi ed è andata in-
contro al pianoforte come ad un amico
instaurando subito con lui un dialogo
intimo, esclusivo, palpitante. Pagine
non tra le più conosciute di J.S. Bach
e di Muzio Clementi erano nella prima parte del programma. Del primo,
il ‘Concerto Italiano’, una partitura a
valenza poetica, solare che si distingue
originalmente nella produzione di J.S.
Bach. Richiama la visione di quella che
era già immaginata come la terra della
gioia di vivere. Scherzoso, animato, il
primo movimento accenna vagamente ad echi di danze e di canti popolari:
calmo, trasognato è il secondo, mentre
nel terzo si riaccende vivacemente l’esultanza. Rapide variazioni d’umore invece nella Sonata op. 40 di M. Clementi,
organista, pianista, compositore quasi
autodidatta contemporaneo di Mozart
con il quale gareggiò a Vienna. È richiesta un’interpretazione particolarmente
attenta alle dettagliate definizioni dei
movimenti, nel contesto dei quali distintamente balenano improvvise tensioni. Rigore e fantasia si intrecciano
senza contrastarsi.
Grandi autori anche nella seconda
parte del concerto con pagine,
anche questa volta, di non frequente esecuzione. Meno conosciute di altre sono le ‘4 Mazurche op. 17’ di F. Chopin, alle
quali hanno fatto seguito, dello
stesso compositore, i ‘Notturni
op.15 e op. 27’. Sono ritornate in
mente le parole di Eugène Delacroix che così descriveva la casa
di Nohant in cui soggiornava
Chopin: ‘Le melodie suonate da
Chopin uscendo dalla finestra
si confondevano con il canto degli usignoli e il profumo delle rose’. Brillante
il finale con una parafrasi con variazioni
di F. Liszt del ‘Valzer di Mefistofele’ dal
‘Faust’ di C. Gounod: una travolgente
cascata di note.
La pianista ha salutato il pubblico con
due bis. Il primo è stato un frammento
musicale di un balletto, ‘Le petit prince’
di Glebov, alias Asaf’ev Boris Vladimirovich, critico musicale e compositore russo vissuto nella prima metà del
secolo scorso. Poi ancora Chopin. Un
incantesimo.
Sarà un ‘Concerto Lirico’ il prossimo
appuntamento degli ‘Amici della Musica’. Il soprano Lee Son Yun, accompagnata al pianoforte da Francesca
Matacena, presenterà arie di Pergolesi,
Vivaldi, Puccini, Rossini, Verdi. Come
consuetudine la manifestazione avrà
luogo nella Sala del Lampadario del
Circolo Cittadino di Jesi (ore 17:30)
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nella foto: Lyudmyla Konovalova accanto
al M° Giuseppe Di Chiara, direttore artistico della ‘Società Amici della Musica’.
JESI: DAL 25 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE PRESSO IL PALAZZO DEI CONVEGNI
“Flowers on the road” di Paolo Roscini
Dal 25 novembre al 2 dicembre presso il Palazzo dei Convegni a Jesi sarà
possibile visitare la mostra fotografica
di Paolo Roscini, intitolata “Flowers on
the road”. Quello di Roscini, fotografo
appassionato e stimato, è un gradito
ritorno: nel 2008 aveva esposto con
successo la sua personale intitolata
“Ritaglia di natura” sempre a Palazzo
dei Convegni”. «Si tratta di una serie di
fotografie scattate in bianco e nero – ci
spiega l’autore, nato a Jesi nel ‘61 - e
stampate in camera oscura da tradizionali pellicole fotografiche su carta da
disegno sensibilizzata con emulsione
sensibile ai sali d’argento. L’idea di questa mostra nasce da immagini catturate ai margini delle strade delle nostre
periferie, in mezzo alle aiuole spartitraffico, ai bordi dei campi, nei giardini
non curati dove esiste una vegetazione
fatta di fili d’erba, arbusti e fiori che
crescono sulla poca terra tra le crepe
dell’asfalto e del cemento e aspettano
la pioggia per fiorire ed emanare i loro
profumi».
Cresciuto nel quartiere di San Giuseppe, Roscini oltre alla fotografia è impegnato anche in parrocchia, dove svolge
il servizio di catechista per i bambini
delle elementari, mentre a Sant’Antonio Abate segue il gruppo delle medie
inferiori. «Un giorno percorrendo le
strade periferiche della mia città, inco-
fotografia per circoli ed amministrazioni locali. Nel 2011 nel corso della
decima edizione di “Paper, print and
book” aveva tenuto un workshop in
collaborazione con il liceo artistico
“Mannucci” di Fabriano sulla stampa
con emulsione ai sali d’argento su carta per acquarello. In quell’occasione
Roscini, che fa parte anche del gruppo
fotografico “frammenti di luce”, aveva
esposto presso il museo della carta e
della filigrana di Fabriano una mostra
dal titolo “Dialogo con la mia terra”. Ora
è il turno di “Flowers on the road”. «Ho
voluto raccogliere e fotografare queste
piantine in studio, per evidenziarne la
bellezza l’eleganza delle forme e i particolari, per fissare su carta ciò che i miei
occhi avevano scoperto con stupore e
con pazienza. La tecnica adottata, frutto di alcuni anni di sperimentazioni, mi
alla Cnh di Jesi - Ma la curiosità mi ha permette di dare una terza dimensione
portato a fermarmi ad osservare atten- all’immagine registrata con il mezzo
tamente, mi sono così accorto che in fotografico, quella tattile-sensoriale
mezzo ai cespugli e ai ramoscelli, che derivante dalla carta costruita sapiensembravano morti, spuntavano fiori temente dai mastri cartai in quel di
dalle forme insolite ai quali era diffi- Fabriano e quella sensoriale data dal
cile dare un nome. Prima di allora ero ricordo dell’emozione provata al mopassato molte volte in quei luoghi, ma mento dello scatto». La mostra “Flola fretta non mi aveva permesso di ve- wers on the road” è aperta dalle ore 17
alle 20 nei giorni feriali, mentre il sadere».
Nel suo curriculum Paolo Roscini può bato e la domenica al mattino dalle ore
vantare diverse pubblicazioni su riviste 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.
locali e regionali, tiene inoltre corsi di
Giuseppe Papadia
lonnato nel traffico delle ore di punta,
il mio sguardo è caduto su questa vegetazione non curata che a prima vista
suscita in me un senso di disordine –
racconta Roscini, che nella vita lavora
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attualità
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
È UN FENOMENO SEMPRE PIÙ DIFFUSO NELLA SOCIETÀ
Responsabilità nulla o limitata
Il liberismo economico
non è cristiano
di Remo Uncini
Siamo di fronte a mutamenti politici derivati da una
crisi economica che ha messo in discussione la finanza
e con essa lo sviluppo del paese che interrompendosi
ha prodotto capovolgimenti finanziari. Se non partiamo
dall’analisi sulla crisi e di come abbia influito sui ceti
popolari, sia quelli poveri, sia quelli del ceto-medio,
non capiamo perché la politica dei partiti che li
dovrebbero rappresentare non riescono più a farlo. Il
ceto popolare ha paura di perdere le conquiste sociali.
Vuole un cambiamento della politica in cui la crisi non
si faccia più pagare soltanto dai meno abbienti ma che
si spalmi su tutti i ceti della società, specialmente quelli
più ricchi. Il ceto-medio vede il pericolo di perdere
il ruolo che aveva acquisito, quello di essere la fascia
intermedia tra povertà e ricchezza, dove la casa, lo
stipendio, l’istruzione, la sanità non venivano messe
in discussione. Ultimamente ci si trova ad affrontare
una povertà in cui le sicurezze sociali ed economiche
vengono meno. Un tempo era scontata la realizzazione
professionale dei figli, bastava farli studiare per
inserirli nel mondo del lavoro. Oggi invece i genitori,
impegnando i propri risparmi, si trovano a gestire con
le pensioni, figli istruiti, ma disoccupati. Quello che
emerge dalla crisi, è la povertà delle nuove generazioni
rimaste senza futuro. Il liberismo economico aveva
proclamato ricchezze raggiungibili da tutti, diventate
invece irraggiungibili per molti. Veniva predicato
che bastava darsi da fare, avere una buona istruzione
e lavorare sodo. La crisi ha dimostrato che non è
vero. Il liberismo non è fonte di maggior democrazia.
Aumentando la concorrenza economica si generano
nuovi egoismi, si abolisce ogni forma di controllo da
parte dello Stato che non programma più, non investe
ma rimane a guardare il mercato libero:“meno Stato,
più impresa”. Il potere economico basato sull’accumulo
è utilizzabile solo da pochi. Il liberismo economico
si è dimostrato fonte di disuguaglianze, non tutti
hanno le stesse opportunità, chi è svantaggiato è il
povero che non riesce ad inserirsi nei meccanismi di
concorrenza. È un sistema che non tutela tutti, non si
hanno protezioni economiche, ma si viene solo inseriti
in un meccanismo di vendita per guadagnare presto e
bene. Per questo, porre dei controlli nella produzione,
tutelare i lavoratori, garantire le pensioni, la sanità,
diventa un costo per la società e per l’impresa. In Cina
e in India i lavoratori costano meno perché non c’è
nessuna tutela a carico dello Stato. Le imprese, libere
di sfruttare la manodopera, pensano solo agli utili. Lo
sfruttamento dell’uomo è contrario al cristianesimo.
Dalla “Rerum Novarum di papa Leone XIII del 15
maggio 1891 alla Popolorum Progressio di papa Paolo
VI del 26 marzo 1967 a tutte le encicliche del ‘900 fino
alla Dottrina Sociale della Chiesa, lo sfruttamento come
mezzo di produzione viene condannato alla pari della
schiavitù. Papa Francesco, ultimamente, confrontandosi
con il Presidente della Repubblica “si è raccomandato di
fare ogni sforzo per creare lavoro”. La nostra fede deve
testimoniare il desiderio di una società giusta e solidale.
di Riccardo Ceccarelli
C’è un’inflazione di responsabilità. Nel
senso della parola. L’ho usata anch’io
spesso, e quasi quasi ora me ne vergogno. Non perché non ci creda o non la
condivida più, ma perché mettendomi
sulla stessa lunghezza d’onda di chi la
pronuncia e vedendo che è diventata
una parola vuota, e pure di moda, provo un senso di profondo disagio per il
rischio reale che si corre di agire allo
stesso modo. I politici, ad esempio, ce
l’hanno sempre in bocca: tutti la invocano e la chiedono. Agli altri. È come
una litania, una ripetizione pressoché
ossessiva. Tanto che mi è venuto il
dubbio sul suo significato e sulla sua
definizione. Leggo così sul Vocabolario Treccani: responsabilità: «il fatto,
la condizione e la situazione di essere
responsabile, cioè che risponde delle
proprie azioni e dei propri comportamenti, rendendone ragione e subendone le conseguenze». Non avevo
dubbi che riguardasse la sfera della
coerenza, della verità del proprio operare rispondendone fino in fondo a se
stessi e agli altri. Ovviamente ognuno
è testimone dei propri limiti, delle fragilità e delle incoerenze. Accettarle e
superarle fa parte di quella responsabilità cui ciascuno è chiamato. Senza
sbandierarne la parola ai quattro venti
come richiesta perentoria e senza mettere sul piatto della bilancia il peso del
proprio coinvolgimento e del proprio
esempio, come si diceva un tempo.
Tutti a richiedere responsabilità. Una
richiesta corale. E ho l’impressione che
la richiesta cada nel vuoto. Perché è
più una richiesta che una assunzione
diretta di responsabilità. Talmente la
società è sfilacciata, talmente ognuno
prova a salvaguardare il proprio guscio,
talmente egoistica e miope è la visione della vita sostenuta da un pensiero
“debole”, che la responsabilità cui si fa
appello non raggiunge alcun obiettivo.
Essa dovrebbe far riferimento o essere
espressione di valori profondi, di convinzioni altrettanto connaturate al proprio essere e al proprio esistere, a una
dimensione non soltanto scenografica
del proprio porsi verso gli altri, soprattutto quando questo è un servizio.
Politico, sociale o altro ancora, perché
quando si ha un ruolo che riguarda
la comunità, è sempre un servizio e
ad esso la responsabilità va correlata.
Diversamente, pur pronunciata essa
diventa, oltre che insignificante, un
paravento dietro al quale nascondersi
e un mezzo per confondere o peggio
ancora per ingannare la buona fede altrui. In un contesto dove la finzione o
il non essere completamente corretti è
diventato il modo di comportarsi più
comune, accettato e quasi giustificato,
lo spazio per la responsabilità verso se
stessi e gli altri si restringe e si attenua.
Tanto da non sentirla più come un valore, invocandola però per gli altri. Un
atteggiamento del quale a volte non ci
si rende neanche conto, tanto è comune e prassi consolidata, ecco perché la
responsabilità è una parola vuota, spesso nulla o limitata. Per farla diventare
o essere quello che essa è, risposta del
proprio agire innanzitutto, è necessario, credo, far riferimento al dovere,
alla titolarità personale cioè di impegni
inderogabili verso la propria persona e
quella degli altri, in quella solidarietà
che ci stringe e ci accomuna. Dovere e
doveri che spesso diventano subalterni
ai diritti, come scrive Benedetto XVI
nell’enciclica Caritas in Veritate (n. 43),
che si trasformano così in arbitrio: «l’esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri», tale che la responsabilità riguarda solo gli altri, che,
non vedendola in quanti la chiedono e
non recependone l’invito, ne diventano
gli unici imputabili. Quando si chiede
responsabilità è necessario darne prova in prima persona, altrimenti pur
ascoltando, si fa orecchio da mercante
e l’invito diventa un ennesimo esempio di conformismo istituzionale, peggiorando ulteriormente la situazione,
fornendo l’impressione (o la prova?)
che dietro l’invito alla responsabilità si
nasconde l’interesse personale. I giochi
sono ormai talmente scoperti da non
destare più tanta meraviglia. Una riflessione e una costatazione piene di amarezza che si deduce dall’atmosfera che
si respira, che non azzera però, anzi fa
risplendere quanti della responsabilità
più vera hanno fatto quotidiana norma di vita. Che provano a essere lievito
nella massa. Sarà dura. Lo sarà meno se
cresceranno di numero. Aggiungendoci quel poco che possiamo fare. Poco,
che però deve essere quel tutto che è
nelle nostre possibilità.
SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA SALUTE E SICUREZZA
Lavoro: Enel, al via la sesta edizione
Il Presidente e l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel, Paolo
Andrea Colombo e Fulvio Conti, hanno
inaugurato il 18 novembre all’Auditorium
Enel di Roma, la Settimana Internazionale della Salute e Sicurezza 2013, l’iniziativa di Enel giunta alla sua sesta edizione
che promuove il valore della salute e sicurezza come impegno quotidiano di ogni
dipendente dell’azienda e delle imprese
appaltatrici. Durante la giornata di apertura sono intervenuti il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il Segretario
Generale del Ministero del Lavoro Paolo
Pennesi. Negli ultimi 5 anni gli indici di
frequenza e di gravità degli infortuni sul
lavoro del personale Enel e delle imprese
appaltatrici si sono ridotti rispettivamente del 52% e del 17%, mentre il numero
di infortuni gravi e mortali si è ridotto
dell’80%.
T E R R E L E M E N T A R I
Novità?
di Silvano Sbarbati
Negli ultimi mesi, frequentando per curiosità… curiosa i cosiddetti social-network, mi sono reso conto, seppure da
neofita, che ogni giorno sullo schermo
del computer appaiono centinaia di novità. Voglio dire novità: ovvero notizie di
persone, di gruppi di persone, di animali
finanche (e non pochi). Il tutto condito da
immagini e da filmati. E ogni giorno – con
il semplice gesto di accendere un computer – di queste novità ne accadono numerose. Inoltre, fatto non trascurabile, tra
queste novità ci sono anche quelle che
riguardano la citazione di frasi o detti di
persone più o meno famose. Queste frasi
il più delle volte hanno la caratteristica
di apparire sullo schermo incorniciate
con sfondi di varia natura: come se fossero veri e propri quadri da appendere alle
pareti. Per me, e per molti credo, sono
comunque novità e a leggere tutto (interessante e meno interessante) si rischia quotidianamente
l’indigestione. In più ci sono da
mettere in conto tutte le novità
che minuto per minuto ci ripetono
televisione e radio. Insomma, chi
più ha novità più ne mette. Così,
ho dovuto fare i conti con questa
specie di “indigestione”; un effetto che rende le novità vere (quelle
che ci capitano direttamente, tra le mura
di casa o in giro per le strade o le case di
altri) piuttosto forti. Ovvero vere, ovvero
piene di quella concretezza che le novità
dei social network sembrano (sembrano?)
non avere. Siamo nel ventunesimo secolo,
mi ripeto. Sei ormai datato e il tuo pollice non riesce a digitare le lettere del telefonino con la stessa velocità del pollice
degli adolescenti e dei giovani. Alla fine,
questa è una realtà di fatto. Potrei anche
considerarla una concreta novità della
mia vita ordinaria. Cosicché mi resta per
consolazione godermi il paesaggio delle
colline alla destra e alla sinistra del fiume Esino. Lui, il fiume, non è nuovo ma,
talvolta, lo diventa… come è capitato di
recente. Buone novità a tutti.
Nella foto, uno scorcio del fiume Esino
dal Ponte Pio, nella giornata del 12 novembre.
attualità
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DAL MICROCREDITO AI PROGETTI: A CHI TOCCA PORTARLI AVANTI? PERCHÉ RIMPROVERIAMO SEMPRE I PRETI?
Mettersi in gioco con passione e competenza
Dopo la pagina sul microcredito da parte di Andrea Bordoni e
dopo il dialogo in assemblea diocesana e tra noi preti e diaconi
sento quanto sia importante ciò
che vedo realizzarsi nella proposta illustrata, non solo nel merito,
ma anche nel metodo.
Un laico e un gruppo di laici, in
comunione con la Caritas e con
il parroco (penso) ha il coraggio
di pensare e portare avanti una
risposta alla crisi del momento.
Appunto il microcredito. Tempo
fa a Montecarotto altri laici hanno raccontato alcuni loro progetti.
Ne ho sentito parlare bene. Uno
mi ha detto subito: dovremmo
farlo anche noi. Io ho risposto:
forza, pensa, progetta, mettiti in
gioco! Risposta: lo deve fare la
parrocchia. E io: chi è la parrocchia? Il parroco? O uno, due, tre
laici che si mettono insieme, studiano, progettano, camminano, ci
provano?
Il prete dentro e i laici fuori?
Perché rimproverare sempre i
preti che non prendono iniziativa
e non si accollano i progetti? Mi
pare che ancora siamo a tirarci
i sassi e nascondere la mano. A
pretendere che altri facciano. Io
non credo che dobbiamo restare
ancorati ad una visione che vede
il prete dentro la chiesa e i laici
fuori. Io pure sono fuori, quando
mi interesso di situazioni da sostenere, a cominciare dalle coppie
per fare degli esempi. In un articolo
di Uncini su Voce di qualche tempo fa, si diceva di riaprire la scuola per ministeri ai nuovi servizi di
cui la chiesa ha bisogno in questo
momento. E si riferiva – penso - a
quelli di animazione sociale. Ben
vengano. Ma prima, dovremmo
cercare di studiare e coniugare con
più persone possibili, la dottrina
sociale della Chiesa! E iniziare qualche progetto. Appunto come quello
sul microcredito.
Don Mariano Piccotti
e dalle famiglie. I laici pure sono
dentro, quando sono disposti ad
ospitare altri in casa per leggere,
meditare e attualizzare la Parola. O quando sanno guidare con
competenza un gruppo di canto
o anche il catechismo, cercando
di metterci dentro tutto il proprio
vissuto umano e di fede, senza
fare solo i piccoli teologi. Tanto
Nell’immagine i relatori all’incontro di Montecarotto a settembre
dedicato alla crisi e promosso dalla
parrocchia in collaborazione con
l’amministrazione comunale.
MALTEMPO IN SARDEGNA:morti e disagi
21 NOVEMBRE ALLE GRAZIE:la festa della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma
Una regione messa alle strette dal maltempo, la Sardegna, in particolare le
zone di Olbia, Nuoro e Tempio, non
lontano dalla Costa Smeralda in cui si
è abbattuto dalla mattinata di lunedì
18 il ciclone Cleopatra, mettendo in ginocchio l’isola. Numerosi i morti e i dispersi,
(accertati a 17 al primo pomeriggio del 19
novembre) a causa delle esondazioni e degli
allagamenti. Sono bastate poche ore di piogge abbondanti a stravolgere la quotidianità
sarda, costringendo molti ad abbandonare
perfino le loro abitazioni. L’Anas ha dovuto
chiudere alcuni tratti della rete stradale, forti i disagi anche sulla linea ferroviaria e nei
collegamenti aerei e marittimi, mentre l’abbondanza delle acque ha fatto crollare ponti,
isolato paesi, e chiudere scuole. Il nubifragio,
ha spiegato il sindaco di Olbia, ha provocato l’esondazione di numerosi fiumi e corsi
d’acqua, sommergendo gran parte della città. Ampi tratti di strada sono sprofondati, e
in alcuni punti l’acqua ha raggiunto i 2 metri allagando i primi piani delle case. È stata
attivata l’intera rete dei soccorsi, dalla protezione civile al 118, ai vigili del fuoco, che
hanno provveduto a una forte mobilitazione.
Una situazione assolutamente inaspettata
che sembra non concedere tregua. Sono stati
presi importanti provvedimenti dall’amministrazione comunale di Olbia, per le giornate
Il 21 novembre sarà riproposta in città la
celebrazione della festa alla Virgo Fidelis,
Patrona dell’Arma dei Carabinieri. La funzione religiosa, presieduta dal Vescovo,m.
Gerardo Rocconi, sarà alle 16 al Santuario
della Madonna delle Grazie e parteciperanno il comandante della Compagnia, Cap.
Mauro Epifani, i suoi sottoposti (ufficiali,
sottufficiali, graduati e carabinieri semplici),
nonché le rappresentanze delle altre forze
dell’ordine del territorio (Polizia, Guardia
di Finanza, Vigili Urbani, Vigili del Fuoco),
oltre ai volontari aderenti alle tante associazioni volontaristiche operanti in città e
sul territorio. Immancabile l’adesione dei
rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma che si vorranno stringere agli uomini della “Benemerita” in una
giornata ricca di spiritualità che si propone come momento di incontro con l’intera
popolazione civile; quella moltitudine rappresentata alla funzione religiosa dal primo
cittadino, Massimo Bacci, dal Presidente
del Consiglio comunale, Daniele Massaccesi, e da altri amministratori pubblici. La
cerimonia semplice e, al tempo stesso, fortemente partecipata sarà accompagnata dai
canti sacri eseguiti dal Coro “Regina della
Pace”, diretto dal M° Diego Pucci e accompagnati all’organo dal M° Fabiola Frontalini.
La scelta della Madonna, Virgo Fidelis, a
protettrice dell’Arma del Carabinieri risale a 64 anni or sono; l’11 novembre del
1949, infatti, il Papa di allora, Pio VII, firmò la bolla nella quale si dichiarava “la Beatissima Vergine Maria Massima Patrona
Celeste presso Dio della grande famiglia
chiamata Arma dei Carabinieri”. Da quel
momento, ogni anno, il 21 novembre, si festeggia la Virgo Fidelis e si ricordano i caduti nella battaglia di Culqulabert; evento
che diede il via alla venerazione della Vergine quale Patrona. Quella battaglia si svolse il 21 novembre del 1941 e costò il sacrificio della vita a tanti degli appartenenti ad
un intero battaglione dell’Arma dei Carabinieri. Quel tragico evento convinse i vertici militari e religiosi ad attivarsi per far si
che quel tragico evento diventasse un momento di riflessione e di preghiera per gli
uomini in divisa vocati sia alla difesa della
Patria che alla salvaguardia della sicurezza
dei cittadini.
Vito si è augurato di poter sempre più vedere
il binomio microcredito e macrosperanze. L’imprenditore Pieralisi ha detto che la situazione
attuale richiede il “soluzioni radicali, altrimenti dobbiamo prendere atto del lento declino o,
come di solito viene chiamato, della decrescita felice: la decrescita c’è, ma la felicità no.”
Il direttore generale di Banca Marche Luciano
Goffi ha riconosciuto che l’erogazione del credito senza garanzie ha portato a situazioni ne-
gative ma ha puntualizzato che «non è vero che
il sistema bancario è in difficoltà: si è ridotto il
credito erogato rispetto agli altri Paesi europei.
Ci sono imprese che ce la stanno facendo. Il segreto è valorizzare il Made in Italy che tutti ci
invidiano: la soluzione è investire sul capitale
e sulle persone. Chi fa microcredito deve dare
maggiore attenzione al sociale. Una prospettiva di ripresa, pur leggera, c’è.”
Agnese Testadiferro
La grande famiglia dei Carabinieri
Si mobilita la rete
di martedì e mercoledì le scuole resteranno
chiuse. Sono in corso anche sopralluoghi negli asili per verificare l’entità dei danni. Nel
frattempo le città si sono mobilitate passando
attraverso la rete, è stato creato un gruppo su
Facebook “apriamo le nostre case ai concittadini”, con lo scopo di mettere a disposizione
posti letto per centinaia di sfollati. Non mancano problemi riguardanti le linee elettriche,
con black out in molte zone dell’isola, per cui
l’Enel ha messo in campo 500 uomini fra tecnici, operai e incaricati del centro operativo.
Anche il presidente del consiglio Enrico Letta
è stato informato dell’evolversi della situazione direttamente dal capo della protezione civile, concordando sul fatto che il governo si
impegnerà a far fronte all’emergenza. La perturbazione che ha mandato in tilt l’isola porterà nei prossimi giorni piogge e maltempo
su buona parte del paese, il dipartimento della protezione civile ha lanciato l’allerta, sono
previsti venti forti e burrasche in particolare
nel sud Italia.
Sedulio Brazzini
Manuela Bocchini
Foto Sir
CONVEGNO LIONS CLUB: C
redito e microcredito a confronto
La ripresa, pur lenta, sta arrivando
“Credito e Microcredito” a confronto il 16 novembre per iniziativa dei Clubs Lions della III
Circoscrizione Distretto 180/A Italy presso il
Centro Direzionale Esagono di Jesi. Numerosi i
relatori che hanno portato la loro esperienza
di direttori, imprenditori, docenti e professionisti nel settore dell’economia, del commercio
e della finanza. Sono intervenuti Gennaro Pieralisi, presidente Gruppo Pieralisi Jesi; Luciano
Goffi, direttore generale Banca Marche; Massimo Albonetti, consigliere Odcec Ancona (Ordine dei Commercialisti e degli esperti Contabili); Giuseppe Alessandrini, office distrettuale
“Tema di Studio” e moderatore della giornata;
Antonio Gitto, docente di economia aziendale
all’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara;
Mario Pepe, presidente Fidimpresa soc. di microcredito ed educazione finanziaria Ancona;
Giorgio Piloni, direttore Fimcost Ancona (Finanziaria Marchigiana Consorzio Servizi Turismo);
Massimo Saccardi, direttore Confapi Pesaro
Urbino (Confederazione Italiana della Piccola
e Media Industria); Fabrizio Tito, titolare studio TM & Partners Analisi Finanziaria e Pianificazione Patrimoniale. A fare gli onori di casa
il presidente del club jesino Piero Bologna e la
presidente della III Circoscrizione Lions Club
Matilda Amina Murani Mattozzi la quale definisce questa giornata “importante per confrontarsi e far emergere aspetti di vita che coinvolgono tutti, per osservare la realtà da punti
di vista diversi e conoscere iniziative positive di
microcredito create anche dai soci, tra i quali
il Lions Club di Fano grazie alla testimonianza
del dott. Paolini sul libretto della solidarietà”.
Il governatore del distretto 180/A Raffaele di
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regione
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
INTERNI DI CHIESE (2): l’abbazia di San Vittore di Genga
Una chiesa “perfetta”
Stavolta i miei lettori mi dovranno perdonare due cose, parlando della chiesa abbaziale di
San Vittore di Genga. Primo, che sconfino nella diocesi di Fabriano (il mio programmino riguarderebbe solo quella di Jesi). Secondo, che
intendo parlare di una chiesa notissima “gloria
dell’architettura romanica italiana” (Serra). E
allora perché lo faccio? Intanto perché, data
la vicinanza, possiamo considerarla “nostra”
(ma forse sconfinerò anche verso il mare, con
Chiaravalle). E poi perché la chiesetta di Villa
Salvati, delineata nel precedente articolo, mi
ha richiamato quest’altra costruzione. Lontanissima nello stile e nel tempo dalla prima (si
parla del 1070/80!), ma accomunata idealmente
dallo slancio verticale dell’interno, dal biancore
delle superfici e dall’impianto centrale. Come
si sa, non starò qui a farne una descrizione
storico-artistica: Cherubini nell’ultima edizione del suo Arte medievale nella Vallesina le
dedica ben dieci pagine, con magnifiche foto.
Mio interno è rilevarne la valenza “spirituale”
(encomiabili a questo proposito le “uscite” del
Centro di Castelplanio,come la recente visita
“spirituale”alla splendida cattedrale di Osimo).
Potremmo così quasi chiamarla una “spiritualità della pietra”: che il turismo un po’ chiassoso
e commerciale delle Grotte di Frasassi (peraltro
vera miniera d’oro per la zona!) non riesce cer-
to a percepire. Con biglietteria e bus che partono dal lontano piazzale e vanno direttamente
all’ingresso, San Vittore rimane appartata e silenziosa per i più: e per certi versi non è male.
Contempliamola dunque anzitutto dall’esterno,
quasi in fusione con le altissime pareti rocciose della Gola (anche 4-500 metri sul livello del
fiume). La chiesa è stata del resto costruita con
quelle stesse pietre, che l’ingegno umano e la
sua tensione spirituale hanno quasi trasfigurato in canto di adorazione e di bellezza al Creatore. Accentuata ai nostri tempi dalla scoperta
delle favolose Grotte. Che i monaci benedettini
non conoscevano, ma che l’hanno costruita al
ritmo di quell’“Ora et labora” dove l’orazione
diventa lavoro e il lavoro è adorazione e lode
al Creatore per le rudezza delle rocce, per le
acque (anche sulfuree) che scorrono attorno,
per l’imponenza delle masse montuose sovrastanti. A tutto questo noi, figli di Darwin e di
Theilard de Chardin, aggiungiamo lo stupore
per la dimensione evolutiva che questo luogo richiama. I numerosi fossili (è stato trovato
una specie di squalo che qui nuotava milioni di
Affido
perché lo faccio?
Le famigLie affiDatarie raccontano...
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anni quando c’era un mare quasi tropicale), le
numerose grotte abitate in tempi preistorici e
la stessa scavatura della Gola fatta per milioni
di anni dal timido ma tenace fiume Sentino (carico anch’esso di storia per la celebre battaglia
fra Romani e Galli-Sanniti nel 295 a.C., finita
1-0…). Tutto può richiamare al visitatore l’interrogativo sul senso della storia: che per il credente trova il suo fulcro in “Cristo ieri, oggi, nei
secoli” (Ebr 13,8).
Ma vogliamo deciderci ad entrare? Ecco, sostiamo sui gradini d’ingresso, e (specie se è
una bella giornata di sole) assaporiamo la luce
soffusa e l’equilibrio dell’interno. Dove verticalità (dovuta soprattutto a quattro poderose colonne-pilastro centrali) e orizzontalità si
fondono in armonia. Qui una sfera (simbolo di
perfezione divina) può rimanere iscritta dentro la dimensione quadrato-cubica (simbolo
dei quattro punti cardinali del globo): qui Cielo
e Terra sembrano uniti e pacificati. E viene da
pensare alla struttura centrale delle chiese d’Oriente, di cui la Santa Sofia di Costantinopoli è
insuperata e splendida madre e maestra (perfino delle moschee). Non per nulla San Vittore
richiama i legami della nostra sponda adriatica
con il mondo bizantino. La sua cupola-tiburio
si apparenta addirittura a modelli di tradizione
armena. Ulteriori motivi, tutti questi, per dilatare la dimensione pensosa a quanto dovrebbe
avvicinarci sia all’ortodossia cristiana che il monoteismo islamico.
Gesù diceva che se a Gerusalemme tacevano i
fanciulli avrebbero gridato le pietre. Ma, per chi
affina gli “orecchi del cuore”, le pietre gridano e
cantano anche a San Vittore di Frasassi.
[email protected]
dendrolemura
a cura di Elena Mancinelli
La Jesinità
È la schiettezza,
la sincerità.
Lo Jesino
quello che t’ha da dì
tel dice, ‘ntel manna a dì
con semplicità, con educaziò
come mamma ja ‘mparado,
ma senza tanti giri e ghirigori,
lo Jesino
quel che cià ‘nte la bocca,
cià ‘ntel côre.
È un vero amigo,
se c’hai bisogno
sempre ce poi contà,
se t’ha da fa ‘n piacere
ce se spacca
e non vôle manco sentitte
a ringrazià.
È schivo, non invadente,
però cià ‘na finezza
nel criticà le cose de stò monno
che al pari altri
non ce stà.
Sornione, quando meno te l’aspetti
je scappa fôri tante verità,
ma co’ sobrietà, senza fa dispetti.
È allegro, compagnone,
mai superficiale,
ma quanno entra
dentro casa sua,
chiude la porta
e allora è mejo
che non t’ampicci
de l’affari sua.
Siria: l’aiuto
della Custodia
Non accenna a ridimensionarsi
la crisi che sta colpendo la popolazione siriana. I frati della
Custodia di Terra Santa, sono
rimasti in Siria, per dare l’assistenza necessaria e sostengono
i più bisognosi. “In Siria adesso
si ha davvero bisogno di tutto, dal cibo alle medicine, ma
soprattutto di ritrovare la speranza e il senso della vita. In
alcuni casi i religiosi pagano
ai cristiani l’affitto delle case
e inoltre – afferma padre Pizzaballa, Custode di Terra Santa – ogni convento francescano
ospita da mesi ormai circa 100
famiglie che hanno perso la
casa”. Sono 11 i frati rimasti
a prendersi cura della popolazione siriana e ad offrire pasti
quotidiani nelle mense aperte
nei conventi francescani. La
questione siriana è delicata e
i civili sono inermi davanti alla
ferocia di quanto sta accadendo: la preghiera è uno strumento indispensabile, ma è urgente
sostenere la popolazione massacrata, con un aiuto concreto.
Continua padre Pizzaballa:
“Chiedo a chi può, oltre a pregare, di mandare aiuti. Non
materie prime perché non possono entrare, ma il denaro necessario per comprare ciò che
è indispensabile per vivere a
tantissime famiglie povere. Aiutateci a sostenere la popolazione siriana e a dare un appoggio
concreto a tutti frati e i religiosi che vivono in Siria, perché
possano continuare a essere un
segno di speranza per tutti.”
Proprio in virtù del sostegno fattivo, l’associazione ha lanciato
una raccolta fondi, da far giungere ai frati francescani in Siria
a favore della gente, cui si auspica aderiscano anche le parrocchie d’Italia. Per ognuno sarà
possibile sostenere la Siria con
una piccola offerta, indirizzata al conto dell’associazione di
Terra Santa e diretta ai bisogni
dei siriani. Per inviare le offerte
è attivo un conto dedicato: ATS –
Associazione di Terra Santa Banca Popolare Etica – IBAN: IT67
W050 18121010 0000 0122691
BIC CODE: CCRTIT2T84A Causale: Emergenza Siria.
Ats pro terra sancta è l’organizzazione non governativa senza
fine di lucro della Custodia di
Terra Santa, con sede a Gerusalemme, Roma e Milano. Ats
è presente in Siria attraverso i
frati francescani ad Aleppo, Damasco, Homs e in tanti villaggi
al confine con la Turchia e il Libano. Il Presidente è padre Pizzaballa.
psicologiaesocietà
KIWANIS INTERNAZIONALE CLUB DI JESI
Diritti dell’infanzia
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
La mente e l’anima
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colloqui con lo psicologo
UN SOGNO DA COLTIVARE TRA NOI UOMINI (= MASCHI)
Verso un 25 novembre… inutile!
Nella ricorrenza della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, che cade il 20 novembre, il Kiwanis Internazionale, Club
di Jesi, vuole evidenziare quanto gravi siano i problemi che
interessano i bambini e che, purtroppo, restano lungi dall’essere risolti. Questo perché non viene svolta un’adeguata politica di prevenzione che coinvolga le numerose associazioni
di volontariato e le strutture pubbliche, nell’ottica della
sussidiarietà. Da una recente indagine da parte della Cismai
(coordinamento italiano contro il maltrattamento e l’abuso
dell’infanzia) e dell’associazione Terres des hommes, sono
emersi dati sconvolgenti, relativi alle violenze perpetrate nei
confronti dei bambini e degli adolescenti. Circa 700.000 minori sarebbero a rischio e i servizi sociali avrebbero in carico solo
il 16% dei bambini, per casi di maltrattamenti (circa 50.000).
Questi sono soggetti a trascuratezza materiale e/o affettiva
(52,7%), a violenza assistita (16,6%), abuso sessuale (6,7%), a
maltrattamento fisico (4,8), a patologie delle cure (12,8%).
L’obiettivo che ci si deve prefiggere è quello di una valida opera di prevenzione, prima di tutto a livello familiare, evitando
l’utilizzo di giochi violenti e la connessione con siti pedofili e
pedopornografici. Importante è la prevenzione che deve essere praticata nelle scuole per evitare i frequenti episodi di
bullismo. Ma non sempre tutto ciò è sufficiente. Assistiamo a
una crescente emergenza dovuta all’aumento delle famiglie in
povertà che è sempre più causa di fenomeni di disagio e di
comportamenti criminali nei confronti dei bambini.
Il Kiwanis Club Jesi auspica che, in uno sforzo comune, le associazioni che si occupano dell’infanzia si riuniscano per costituire l’osservatorio per l’infanzia e l’adolescenza onde avviare
procedure standard di registrazione e omogeneità dei sistemi
di classificazione. Solo con una valida struttura di controllo si
può riuscire a censire i bambini che subiscono maltrattamenti
e sottoporli a tutela e interventi socio sanitari. Il Club Jesi per
sabato 23 novembre ha promosso due appuntamenti. Gazebo
diritti dell’Infanzia in Piazza Pergolesi (di fronte al Santuario
delle Grazie) nel pomeriggio dalle 16 alle 19, dove il presidente Luca Allegrini, il past president Francesco Bravi ed altri
soci jesini presiederanno l’area per informare i cittadini della
Giornata dell’Infanzia “XX novembre.
Conviviale serale con la presenza dell’assessore ai servizi sociali di Jesi Marina Campanelli, per conoscere le attività dell’Amministrazione a favore dei Diritti dell’Infanzia e
sull’Affido Familiare. Marco Gianfelici che presenterà la propria esperienza di Affido, con due figli naturali e sei in affido.
di Federico Cardinali
Lunedì prossimo è il 25 novembre. Un
brutto giorno per noi uomini (= maschi).
Un giorno di vergogna. È la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU
quattordici anni fa.
Oggi, però, non voglio parlare di donne.
Ma di uomini. Anzi, vorrei proprio che
fossimo noi uomini, da soli, a scambiarci
questi pensieri. Perché se ancora abbiamo bisogno di una giornata per chiederci
come eliminare dalla faccia della terra la
violenza contro le donne, è un brutto segno. È segno che non abbiamo ancora scoperto che donne e uomini siamo abitanti
della medesima terra e, insieme, le due
facce della medesima umanità.
Giornali e televisione negli ultimi giorni ci hanno bombardato con la storia di
Emanuela e Serena – così venivano chiamate le due ragazzine di 14 e 15 anni che
dopo la scuola si recavano in un appartamento, a Roma, per incontrare i clienti
del sesso. Giornalisti, psicologi, sociologi, medici che cercavano con il loro
sapere di illuminare le ragioni profonde
(!) che avrebbero portato due minorenni
a vivere un’esperienza tanto distruttiva:
problemi in famiglia, genitori disattenti
o addirittura complici, insegnanti distratti o incapaci come educatori; il valore
dei soldi messo al primo posto come un
idolo al quale sacrificare perfino il proprio corpo – che è, poi, anche la propria
anima; modelli proposti da altre donne,
anch’esse giovani, che si vendono, senza
neanche nascondersi tanto, al ricco e potente di turno…
Ma una domanda è sfuggita ai più. Chi
ha portato queste due ragazzine (e chi sa
quante altre di cui non si parla sui giornali)
a prostituirsi? Chi andava in quell’appartamento per sfruttare Emanuela e Serena?
Chi pagava per farle venire perfino in casa
propria e approfittare di un corpo giovane
abitato da una mente ancora incapace di
valutare e di decidere della propria vita?
Non erano forse uomini (= maschi)? Uomini che, in cambio di soldi, si arrogavano
il diritto di comprare un corpo, come se
questo non fosse una persona. Avrebbero
agito allo stesso modo con la propria figlia
quattordicenne o quindicenne? E quella
ragazzina che ‘compravano’ per fare sesso
non aveva forse il diritto ad essere guardata e rispettata allo stesso modo?
Lo so che certi modelli che lo sport o la
politica o lo spettacolo ci mettono davanti sono una grande tentazione: se così si
comportano i grandi, allora significa che
si può fare. Anzi, significa che bisogna fare
così se vuoi essere grande. E non ci accorgiamo che, invece, uomini di questo genere altro non sono che modelli, piccoli e
meschini, di miseria e di povertà.
Si dice: ma è la donna che si prostituisce,
quindi se io ci vado e le pago il dovuto (!),
che male faccio? Ma abbiamo mai pensato, noi uomini, che una donna che si prostituisce è soltanto una schiava? Che per
arrivare a fare questa vita ha accumulato
violenze su violenze? E che ancora oggi è
soltanto un oggetto nelle mani degli sfruttatori?
Altra situazione. Arrivano gli immigrati
clandestini. Tutti sappiamo che la maggior
parte di quelle donne, che pure riescono
ad arrivare, hanno subito violenze e stupri
nel lungo viaggio che le ha portate fin qui.
Non sono gli uomini (= maschi) che fanno questo?
Ancora. Molti aborti si fanno in Italia. Le
statistiche dicono che stanno diminuendo,
ma sono sempre troppi. Sappiamo bene
che un aborto è un trauma per la donna
che lo subisce. Anche chi lo decide liberamente, in realtà lo subisce. Per ragioni
economiche, o per ragioni sociali o culturali.
Qui la domanda diventa: dov’è l’uomo?
Quell’uomo che incontrandosi con lei ha
dato origine a una vita, dov’è, adesso che
lei deve recarsi in ospedale e subire un intervento che lascerà il segno, non solo nel
suo corpo, ma anche e soprattutto nella
sua anima?
Potremmo continuare: donne che, in certi paesi, per uscire di casa devono imprigionare il proprio corpo dentro sacchi
neri; donne cui è proibito perfino andare
a scuola; donne mutilate perché devono
ricordare che non hanno alcun diritto a
vivere una sessualità normale. Donne che
sono semplicemente proprietà dell’uomo.
Ma qui, oggi, ci fermiamo.
Con un invito. Proviamo a coltivare una
domanda dentro di noi e a parlarne ogni
volta che la vita ce ne dà l’occasione: come
possiamo, noi uomini (= maschi), far sì
che il 25 novembre diventi quanto prima
una giornata inutile, perché – finalmente
– abbiamo smesso di fare violenza alle nostre compagne di strada?
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
CUPRAMONTANA: A
l Centro Famiglia “Il Grappolo” incontri di formazione e gruppi a tema attivati grazie al Comune e alla Regione
Per le neo-mamme: gioie e difficoltà post partum
Grazie ad un bando regionale il Comune di Cupramontana è riuscito
ad attivare, da settembre scorso, il
Centro Famiglia “Il Grappolo” e lo
ha affidato all’Associazione Genitori
Santa Caterina, ente di promozio-
ne sociale attivo da anni nel settore
educativo e formativo.
Il Centro si propone di divenire, con
il coinvolgimento ed il contributo
anche di altre realtà associative un
punto di riferimento per le famiglie,
in grado di offrire informazioni sui
servizi, sulle risorse e sulle opportunità offerte dal territorio; uno spazio
aperto a tutti, dove incontrarsi, confrontarsi e condividere le proprie
esperienze ed i propri bisogni. Un
luogo di crescita sia singolare che
collettivo finalizzato allo sviluppo
della persona e del benessere familiare e alla promozione di maggiori
rapporti e di solidarietà anche tra
generazioni diverse.
Aperto gratuitamente a tutte le famiglie, anche dei paesi limitrofi, viene gestito dalla dott.ssa Di Domenico Marianna, psicologa clinica e
consulente familiare.
L’apertura del Centro al pubblico,
nella sede in Via N. Sauro 21, è prevista due volte a settimana: il martedì mattina dalle 8.30 alle 10.30, e il
giovedì pomeriggio dalle 17 alle 19.
Il calendario di attività prevede la
realizzazione di incontri di formazione, eventi culturali e gruppi di
incontro a tema. Una prima serie
di tre incontri su emozioni, paure e
conflitti è stata presentata nel mese
di ottobre con la collaborazione del
dott. Petrucci e della dott.ssa Spaccia. Per il mese di novembre si stanno definendo gli ultimi dettagli per
un corso di educazione alimentare
e una proposta di “incontri di gruppo” per neo-mamme, per affrontare
insieme il periodo post-parto, per
confrontarsi e crescere nel ruolo di
mamma e donna, con le sue gioie e
difficoltà.
Il gruppo si incontrerà nella sede del
Centro per cinque martedì dal 19
novembre al 17 dicembre, dalle 9,30
alle 11.
Chiunque avesse interesse ai corsi
suddetti o desidera essere informato per le altre attività in programma, può contattare il Centro via
e-mail: centrofamigliailgrappolo@
gmail.com o tramite il numero: 320
6741274.
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vitaecclesiale
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
CON IL PASSO DEL CONCILIO: DICHIARAZIONE DIGNITATIS HUMANAE
Dignità della persona e libertà religiosa
Un piccolo ma decisivo atto
L’incontro sulla dichiarazione Dignitatis humanae è stato posto a conclusione del ciclo
degli appuntamenti dedicati al Concilio Vaticano II dall’Unità pastorale di Castelplanio,
Poggio San Marcello, Rosora e Montecarotto. Come a significare che la riflessione sulla
dignità della persona è il naturale approdo
di ogni azione pastorale.
Sebbene la forma assunta da questo atto
conciliare, nell’ambito della “gerarchia” dei
documenti, lo collochi in fascia bassa, dopo
le Costituzioni e i Decreti, il tema è stato e
continua ad essere di straordinaria rilevanza,
toccando le corde più profonde del cattolicesimo.
Questo breve testo, in apparenza minore, ha
rappresentato un documento decisivo nella
svolta dei rapporti tra Chiesa ed epoca moderna, sotto tre aspetti: la relazione tra la
fede e la verità, il rapporto tra la Chiesa e lo
Stato moderno e il rapporto tra la fede cristiana e le religioni del mondo.
Il travagliato cambiamento di prospettiva
determinato dalla maturazione del tema della libertà religiosa, può essere esemplificato
dal tenace dibattito che si sviluppò nelle due
ultime sessioni (1964-1965) intorno alla prima redazione conciliare del testo, che risale
al 1963 e che subì numerose revisioni. Determinante fu la partecipazione di periti di
grande valore come P. Pavan, il principale
estensore della Pacem in terris, e J. Courtney
Murray, l’esperto americano dei rapporti tra
Chiesa e Stato.
La materia era di quelle scottanti, infatti il
diritto alla libertà religiosa è stato l’ultimo
ad essere accolto dalla Chiesa in fatto di
diritti umani, chiudendo così il suo lungo
conflitto con la moderna esperienza delle libertà personali e politico-istituzionali
(Tommasi, 2012). Solo poco più di un secolo
prima Gregorio XVI poteva dire che la libertà di coscienza era un errore velenosissimo a
cui apre il sentiero quella piena e smodata
libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato (Mirari vos. Sull’indifferentismo e per condannare
la libertà di coscienza, di stampa, di pensiero e di culto).
Il celebre discorso del 1953 del papa Pacel-
Il breve testo della Dignitatis
humanae ha rappresentato
un documento decisivo nei
rapporti tra Chiesa ed epoca
moderna, sotto tre aspetti:
la relazione tra la fede e
la verità, il rapporto tra la
Chiesa e lo Stato moderno e il
rapporto tra la fede cristiana
e le religioni del mondo
li ai giuristi cattolici è un’ottima sintesi del
pensiero del magistero preconciliare in tema
di libertà religiosa, sebbene rappresenti già
un’attenuazione delle posizioni più rigide. Il
discorso, infatti, si muove attorno a due elementi.
1.
Ciò che non corrisponde alla verità non
ha diritto all’esistenza, alla propaganda,
all’azione: l’errore non ha diritti.
2. Poiché la religione cattolica è la vera
religione, in quanto portatrice dell’unica verità, lo Stato, in nome del maggior
bene comune, può essere tollerante nei
confronti delle religioni non cattoliche,
ma non le può riconoscere, non potendo condividere l’errore. È, questo, uno
dei cardini dei Patti Lateranensi del ’29,
da cui era disceso il principio dei “culti
ammessi” di epoca fascista.
Con il Concilio si consoliderà il transito
dall’idea di tolleranza a quella di libertà religiosa. Ciò che prima la Chiesa riteneva inaccettabile cedimento allo spirito illuministico
e positivistico del tempo, ora diventava inevitabile necessità di confronto.
I diritti della persona, più che della verità, che vennero esaltati dallo sviluppo delle
Costituzioni degli Stati sovrani e neutrali, di
fronte al crescente pluralismo religioso, e
dalla cruciale Dichiarazione universale del
1948, vennero fondati non sulle concessioni
della Chiesa, o dello Stato, ma sulla dignità
stessa della persona, che non viene meno
anche quando questa dovesse cadere in errore. A questo non fu estranea la riflessione
sviluppata nella Pacem in terris in ordine
alla dignità umana (cfr. Voce Vallesina 30
giugno 2013).
Una sorprendente attualità
La grande attualità della Dignitatis humanae, particolarmente in rapporto alla laicità
dello Stato e al ruolo pubblico delle religioni,
è stata recentemente ribadita in occasione
del 1700° anniversario dell’Editto di Milano
del 313 d.C. Il vivace dibattito scaturito dal
discorso di S. Ambrogio del Card. Scola ne è
la testimonianza.
In ogni caso, il riconoscimento, per taluni il
rammarico, dell’attuale sostanziale tramonto della cristianità consente di evidenziare
alcuni aspetti, strettamente legati ai temi
della libertà religiosa.
Il primo è il ruolo dello Stato laico che tutela e promuove la libertà religiosa in regime
di pluralismo confessionale e culturale. La
laicità dell’ordinamento, come emerge ad
esempio dalla Costituzione italiana, di stampo decisamente personalista, non comporta
l’indifferenza o il neutralismo dello Stato di
fronte alle religioni, secondo la tradizione
laicista, ma la positiva garanzia e cura di un
effettivo esercizio di valori e diritti, tra cui
quelli religiosi, che precedono e trascendono lo Stato stesso.
In questo modo, non si presuppone solo il
diritto negativo a non essere impediti nell’esercizio della propria libertà ed il dovere
dello Stato a non impedire, ma soprattutto il diritto positivo a professare pubblicamente la propria fede, o la propria non-fede, ed il dovere dello Stato a garantire tale
diritto, necessariamente entro i limiti posti
dal rispetto del bene comune temporale.
Tutto ciò non mette in risalto solo il conosciuto aspetto dell’obiezione di coscienza,
che diventa un ottimo indicatore della qualità democratica dello Stato, ma fa emergere anche i “debiti limiti” dell’esercizio del
diritto positivo da parte di cittadini di altra
cultura e religione, inseriti, più che integrati, nei diversi tessuti sociali.
Nei nostri ambiti multietnici ad elevata
mobilità sociale, questi sono aspetti di difficile soluzione, probabilmente non superabili dai soli appelli alla libertà religiosa, ma
dall’individuazione di diritti e limiti sulla
base delle circostanze concrete che un territorio o una frazione sociale si trovano ad
affrontare.
Il secondo riguarda il superamento della ricorrente e mai sopita tentazione della
Chiesa cattolica di considerarsi ancora in
regime di cristianità, cercando di mantenere posizioni di privilegio nel suo rapporto
con i poteri, fino alle espressioni negative
della “religione civile” che è tentata di assumere su di sé. Alla Chiesa cattolica è stato
sempre rimproverato di reclamare la libertà per sé dove si trova in minoranza e di rifiutare di concederla quanto è in condizione di maggioranza (Costa, 2013).
Su questo punto la Dignitatis humanae
rappresenta un vero e proprio cambiamento di direzione della Chiesa nel suo insieme
(Scola, 2012). La Chiesa non rivendica solo
la libertà di opinione e di adempiere i riti
della propria religione, ma il vero ed autentico diritto della persona di osservare e
testimoniare il suo culto privato e pubblico,
ordinandoli secondo i precetti della sua religione, nell’ambito dei già ricordati “debiti
limiti”.
Altro aspetto, che si lega strettamente al
successivo, è la decisa e permanente necessità dell’opzione democratica, quale garanzia contro le intolleranze che spirano nelle
nostre società plurali di inizio millennio.
Sulla base dell’esercizio della democrazia e
del riequilibrio delle opportunità, vengono
richieste nuove basi culturali e sociali della
convivenza, un reciproco difficilissimo apprendimento, affinché le molte differenze
presenti nella nostra società sappiano dare
vita ad un processo storico di “meticciato di
civiltà e culture” (Costa, 2013).
Naturale presupposto, infine, almeno per
quanto riguarda il nostro paese, è la improrogabile necessità di dare concretezza legislativa ad una disciplina sulla libertà religiosa che
dopo più di due decenni di infruttuosi tentativi parlamentari, e in modo complementare
all’attuale regime pattizio delle intese tra Stato ed alcune confessioni religiose, applichi finalmente il dettato dei principi fondamentali
della nostra Costituzione.
Giancarlo Uncini, Castelplanio
ANNO DELLA FEDE: A ROMA IL 24 NOVEMBRE SARÀ ESPOSTA PER LA PRIMA VOLTA L’URNA CON LE RELIQUIE DI SAN PIETRO
Tanti i segni di speranza nei dodici mesi tra il popolo di Dio
Una grande dimostrazione di vitalità e dinamismo dei credenti. È stato questo l’Anno
della Fede secondo mons. Rino Fisichella,
presidente del Pontificio Consiglio per la
promozione della Nuova Evangelizzazione
che, questa mattina, ha presentato in Sala
Stampa Vaticana gli eventi conclusivi di
questi dodici mesi, voluti da Benedetto XVI.
Domenica prossima, Papa Francesco consegnerà l’Esortazione apostolica “Evangelii
gaudium”.
Otto milioni e mezzo i pellegrini che si
sono recati presso la Tomba di Pietro durante l’Anno della Fede, vissuto – spiega
mons. Rino Fisichella – con grande intensità
dal popolo di Dio in ogni parte del mondo:
“Spesso, abituati come siamo a evidenziare
i fattori di crisi, dimentichiamo di guardare
anche ai tanti segni positivi e di speranza
che sono realmente presenti nella Chiesa”.
Tanti i segni che hanno scandito questi dodici mesi. Tra tutti, mons. Fischella ricorda
le numerose testimonianze delle minoranze
cristiane in contesti di sofferenza e povertà
e l’ora di Adorazione eucaristica contemporanea in tutto il mondo: “In quel momento
Cristo è stato veramente il cuore del mondo.
Io questo non lo potrò mai dimenticare”.
Concluderanno l’Anno della Fede, voluto
da Benedetto XVI e proseguito in sintonia
spirituale e pastorale da Papa Francesco, tre
eventi: il prossimo 21 novembre, la “Giornata pro orantibus” con la visita del Santo
Padre al Monastero delle Monache Camaldolesi all’Aventino: “Il Papa si fermerà
in preghiera con le monache, che in questi
anni hanno aperto il loro monastero alla
condivisione della lectio divina e della mensa dei poveri”.
Un esempio quindi di come dalla preghiera
sfoci il servizio ai poveri, ai deboli, a quanti sono nelle periferie”. Sabato 23 novembre
sarà la volta della Giornata dei catecumeni
con testimonianze dei neofiti che in Paesi
come Italia e Francia - ha detto mons Fisi-
teremo, anche in questa circostanza, l’universalità della Chiesa”.
Infine domenica prossima, 24 novembre, festa di Cristo Re, la Messa conclusiva dell’Anno
della Fede, in Piazza San Pietro. Momenti salienti saranno l’esposizione per la prima volta
dell’urna contenente frammenti delle reliquie
dell’Apostolo Pietro e la consegna da parte di
Papa Francesco dell’Esortazione Apostolica
Evangelii gaudium, che sarà presentata ufficialmente alla stampa martedì 26 novembre:
“Nel programma originario doveva essere
consegnata la Lettera Enciclica di Papa Benedetto XVI. Poi sappiamo cosa è avvenuto
chella - hanno un’età media tra i 20 e i 40 a febbraio, ciò che è avvenuto a marzo, e la
anni. Il Papa incontrerà 500 adulti che si decisione anche da parte del Santo Padre,
preparano a ricevere il Battesimo, prove- Papa Francesco, di pubblicare la sua Enciclinienti da 47 Paesi del mondo: “Dalla Rus- ca sulla fede Lumen Fidei nel corso dell’ansia, dalla Moldavia, dalla Bosnia Erzegovina, no. Quindi con l’Esortazione apostolica,
dall’Egitto, dal Marocco, dall’Algeria, dalla l’Anno della Fede si conclude ma l’impegno
Cina, dalla Mongolia, da Cuba… sperimen- continua con l’evangelizzazione”.
vitaecclesiale
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 21 novembre
Ore 8: Incontro con studenti del Liceo classico in
Assemblea di classe
Ore 16: Santuario delle Grazie, S. Messa con i Carabinieri nella festa della Virgo Fidelis
Ore 18: Senigallia, incontro formativo per volontari Avulss
Ore 21: Visita Pastorale a Castelbellino incontro
con RnS
22-23 novembre
Loreto, Convegno su Evangelizzazione nelle Marche
Domenica 24 novembre
Ore 16: Loreto, solenne concelebrazione di chiusura dell’Anno della Fede
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Lunedì 25 novembre
Ore 20.30: Visita Pastorale Castelbellino, Incontro
con Consiglio Comunale
Martedì 26 novembre
Ore 10: Visita Pastorale a Pantiere, visita ai Malati
Ore 18: Avulss, incontro con i nuovi volontari
Ore 21.15: Parrocchia Regina della Pace, incontro
con i genitori dei Cresimandi
Mercoledì 27 novembre
Ore 10: Visita Pastorale a Castelbellino St. Visita
ai Malati
Ore 19: S. Messa con i collaboratori di Voce della
Vallesina
Giovedì 28 novembre
Visita Pastorale a Castelbellino St.
Ore 10: Visita ai Malati
Ore 18: S. Messa
Ore 18.30: Adorazione Eucaristica
Ore 21:Incontro con i Catechisti
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
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24 NOVEMBRE 2013
CRISTO
RE DELL’UNIVERSO
Dal Vangelo secondo Luca
(23,35-43)
Giudei. Uno dei malfattori appesi alla
croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma
l’altro lo rimproverava: «Neanche tu
hai timore di Dio, benché sia condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le
nostre azioni, egli invece non ha fatto
nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno». Gli rispose:
«In verità ti dico, oggi sarai con me nel
paradiso».
Storia di un amore… “perdente”
Sul trono regale della croce, Gesù porta a compimento il progetto originario
del Padre: fare di tutta umanità, di ogni
tempo e luogo, la sua famiglia per sempre (Gesù chiamava questo progetto:
Regno). E dichiara primo cittadino di
questo regno un uomo sbagliato, fallato.
Dall’alto della croce il Signore compie il
giudizio di Dio: rende giusti (= “giustifica”), perdona e dona il Regno a tutti,
a partire dagli ultimi, dagli scarti dell’umanità. Gesù arriva nel punto più lontano dal Padre (la morte) per essere più
vicino a noi che siamo i lontani.
Qui si capisce bene in che senso Gesù
è Re e qual è la salvezza che porta. È un
re che esercita la sua libertà nel servizio; e l’unico suo potere è amare fino
al dono totale di sé: alla morte,e alla
morte di croce. Non è questo, quello
che l’uomo si attende. Ma Dio è questo
uomo che muore per amore e solo per
amore: e Dio è così. Si fa condannare
alla nostra stessa pena per stare con noi.
“SALVA TE STESSO”: dicono a Gesù
i devoti atei, i capi del popolo. Questa
proposta fatta a Gesù rappresenta la
più grande aspirazione dell’uomo, che,
mosso dalla paura della morte, cerca di
salvarsi da questa mettendo in atto l’antica, collaudata strategia dell’avere, del
potere e dell’apparire (molto di moda
Sabato 30 novembre
Ore 15: Visita pastorale a Pantiere, incontro con i
ragazzi del Catechismo
Ore 17: San Marcello, Convegno su scienza e fede
Domenica 1° dicembre
Ore 10: Visita pastorale a Pantiere, S. Messa
Ore 11.30: Visita Pastorale a Castelbellino, S. Messa
Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa e Mandato dei Catechisti
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE
CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI
FONDATO NEL 1953
della
LA PAROLA DELLA DOMENICA
In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù
dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se
stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».
Anche i soldati lo schernivano, e gli si
accostavano per porgergli dell’aceto,
e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei,
salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei
Venerdì 29 novembre
Ore 10: Visita Pastorale a Castelbellino St. visita
ai Malati
Ore 18.30: Sede Azione Cattolica, Lectio Divina
Ore 21: Visita Pastorale a Castelbellino St. incontro con i Fidanzati
Voce
dellaVallesina
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Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
oggi); una strategia ansiogena che alla perché debole, gratuito, “offerto”, confine produce guerra, egoismo, aliena- segnato, provato, fedele all’uomo fino
zione, vera morte e altre paure che av- alla fine.
velenano la vita sociale.
Noi ci domandiamo: ma la croce di Noi insistiamo a chiedere e suggeriaGesù non è l’epilogo di un amore falli- mo a Dio, di usare la forza, la potenza,
i miracoli ad effetti speciali per mettere
to?
Ai nostri occhi abituati a vedere e con- a posto le cose e ripulire il mondo, disiderare efficienti e vincenti i poten- chiarando così perdente la sua strategia.
ti, i capi di casa nostra, specie quelli Ma Gesù, il volto umano del Padre, non
circondati sempre da piccoli uomini scende dalla croce. E questo per noi è
e ballerine, e sudditi eleganti, piegati tanto: è tutto.
e ossequiosi “all’idolo”, l’opera di sal- Qualunque altro prodigio Gesù avesvezza che Gesù porta a termine sulla se potuto fare a nostro favore, non ci
croce sembra non avere alcuna rile- avrebbe persuaso del suo amore. Sarebvanza né sociale, né politica, né re- be stato un atto di potenza e di esibiligiosa. Gesù appare religiosamente zione: una mercanzia inutile, che “non
un maledetto, politicamente un im- salva”, di cui anche oggi ne vorremmo
potente, socialmente un fallito. Tutto fare a meno.
è successo, niente è cambiato; anzi è
peggio di prima, perché il male sembra E infine una proposta: impariamo
aver vinto. Ma proprio questa morte sempre di più a scorgere in quel volè la vittoria decisiva sul male di fondo to tumefatto, che “non ha bellezza
della nostra realtà umana. E la risposta alcuna” il vero volto di Dio, intento a
alla domanda di prima la troveremo se dettare a quelli che ci provano a cresaremo capaci di fermarci a contem- dere in Lui (specie alla Chiesa, spesso
plare il Crocifisso, per vedere un Dio tentata di prendere le scorciatoie del
unicamente impegnato ad essere vici- potere, dell’avere e dell’apparire per
no ad un uomo fallito, e che proclama costruire il Regno di Dio) l’unica, fecon tutto sé stesso che l’unica energia conda strategia capace di vincere “il
capace di neutralizzare la morte; anzi, peccato del mondo”: quella dell’amore
capace di fecondare anche la morte, è “perdente”, della solidarietà all’uomo e
un amore “perdente” cioè forte, vitale della compassione.
DAL 26 NOVEMBRE. AL PALAZZO DEI CONVEGNI E ALL’ARENA
Mostra di presepi a Verona e a Jesi
Qualche anno fa (2007) la Confraternita Maestri Presepai di Jesi
è stata invitata a partecipare alla
prestigiosa rassegna internazionale di Verona con un “esemplare”
di grandi dimensioni, secondo la
sua tradizione (ci sono voluti due
tir!). Quest’anno, quasi all’estremo
opposto, vi partecipa per la 30.a
edizione il duo (marito e moglie)
Giorgio Massera e Oriana Bolletta
con una serie di deliziosi, artistici presepi quasi in miniatura, che
costituisce la loro specialità. Sede
dell’esposizione le arcate della
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Galeati Industrie Grafiche, Imola
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla FISC
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
celebre Arena. Per informazione
vedere il sito www.presepiarenaverona.it
Tempi: 30 novembre-19 gennaio
2014, aperto tutti i giorni, festivi
compresi, ore 9-20. Chi non voles-
Il numero è stato chiuso in redazione
martedì 19 novembre alle 19 e stampato alle 6 del 20 novembre.
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs
196/2003 (Codice privacy) si comunica
che i dati dei destinatari del giornale
sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la
sicurezza e la riservatezza. Saranno
se scomodarsi più di tanto, potrà
ammirare (e lodevolmente magari
anche acquistare) consimili presepi a Jesi nel Palazzo dei Convegni
esposti dal 26 novembre al 1° dicembre.
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
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della
pastorale
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
ORDINE FRANCESCANO SECOLARE: LE PROMESSE NEL RICORDO DELLA PATRONA
La festa della speranza cristiana
Ti esalto Dio mio Re, canterò in
eterno a Te, io voglio lodarti, Signor,
e benedirti. Alleluia!”. Con questo
canto di fede e di amore, preludio
della Solennità di Cristo, Re dell’universo, che conclude l’Anno liturgico, il Coro della parrocchia di San
Francesco d’Assisi ha dato inizio,
domenica 17 novembre alla Messa delle 11.30, celebrata da padre
Fernando Mariani con l’assistenza dei diaconi Guido Gianangeli e
Antonio Quaranta. Straordinaria
la partecipazione di giovani, adulti, anziani, richiamati non solo dal
precetto festivo, ma anche dalla
celebrazione di due eventi molto
significativi per il ruolo dei laici
francescani nella Chiesa: il rinnovo
della “professione”, cioè della promessa di fedeltà a Cristo da parte di
sorelle e fratelli dell’ Ordine francescano secolare di Jesi e il 50° Anniversario di “professione” nell’Ofs di
una di loro, Maria Catani Mattioni. Nel breve colloquio con Maria
prima della Messa, lei mi ha detto:
“Mi sembra un sogno... Provo una
grande gioia e ringrazio il Signore
per questi 50 anni di Fraternità. E
lo ringrazio pure per avermi concesso di poter festeggiare in ottobre
60 anni di matrimonio, le nozze di
diamante”. Fedeltà a tutta prova!
Così, in un clima di francescana letizia, alla presenza dei ministri Angela Sagramola e Maria Antonietta
Turri, i laici delle due Fraternità di
Jesi hanno concluso le celebrazioni
in onore della Patrona Santa Elisabetta d’Ungheria. Un modello
per tutti i cristiani laici, chiamati
a vivere nel mondo le Beatitudini
evangeliche. “Elisabetta, morta a con Maria Mattioni, dall’ambone,
soli 24 anni, ha vissuto il Vangelo hanno invitato le sorelle e i fratelli
in tre stati di vita: ragazza, sposa e dell’Ofs a rivolgere in coro al Simadre, vedova”. Così padre Maria- gnore la seguente preghiera per il
ni, assistente dell’Ofs, ha ricordato “Rinnovo della promessa” secondo
la Santa. Spiegando poi il Vangelo la Regola:
delle “realtà ultime” (Lc 21,5-19) “Ti rendiamo grazie, Signore, per
ha richiamato l’attenzione sulla la chiamata all’Ordine Francescafine del mondo e sulla vita eterna: no Secolare. Ti chiediamo perdono
«Questo mondo dovrà finire, il sole per tutte le nostre manchevolezze,
si spegnerà... Ci è promesso un al- fragilità e trasgressioni contro la
tro mondo, ma non conosciamo promessa fatta di vita evangelica e
né il quando né il come di questi contro la Regola. Concedi benigno
eventi. Le sofferenze di cui parla la che proviamo il fervore e lo slancio
Sacra Scrittura, presenti anche nel del primo giorno, quando siamo
mondo di oggi, sono le doglie del entrati a far parte
parto perché possa sbocciare una della Fraternità. Rinnuova vita, la vita accesa da Cri- noviamo ancora la
sto nel grembo del vecchio mondo nostra promessa di
peccatore. Oggi è la festa della spe- vita evangelica seconranza cristiana: la vita del mondo do la Regola dell’Orche verrà. “La nostra cittadinanza dine
Francescano
è nei cieli”, scrive l’apostolo Paolo Secolare fino al tere il traguardo è la fine della corsa mine dei nostri giorni.
ma anche il fine della corsa». Dalle Dacci pure di vivere
realtà ultraterrene all’impegno nel sempre in concordia con i nostri
presente, con un invito a cammi- fratelli e di dare ai giovani la testinare nella fede e nell’amore: «Noi monianza di un così grande dono
siamo vincitori con Gesù, ma a da te ricevuto, cioè della vocazione
patto che rimaniamo uniti a Lui francescana, affinché riusciamo ad
e rendiamo conto della speranza essere testimoni e strumenti della
che è in noi, ciascuno nella propria missione della Chiesa tra gli uomivocazione». Padre Mariani ha poi ni annunciando Cristo con la vita
espresso la riconoscenza dei Frati e e con la parola. Amen”. L’offerta di
dei laici francescani a Maria Cata- sé insieme al “pane” e al “vino” per
ni Mattioni per il prezioso servizio l’Eucaristia ha sigillato l’impegno
che ha prestato nella chiesa di San per una vita di fedeltà a Cristo e
Francesco d’Assisi per tanti anni e alla Chiesa. Il Coro innalza l’inno
che offre ancora oggi, con grande di lode: “Alto e glorioso Dio, illumigenerosità.
na le tenebre del cuore mio, dammi
una fede retta, speranza certa, cariIl dono della vocazione francescana tà perfetta...”
Dopo l’omelia, Angela Sagramola
Maria Crisafulli
Santa Elisabetta d’Ungheria
Accanto all’altare
nel sacro silenzio
appare la grande regina
vestita di damascata bellezza.
Sul capo una corona dorata
le mani raccolte nel grembo
custodiscono rose dal tenue colore.
Fiori che per la grandezza del cuore
saranno domani
pezzi di pane fragrante
soave profumo di Cristo
che prende sembianze del povero.
Elisabetta d’Ungheria
regina di un regno mortale
donata interamente all’Eterno Sovrano
con cristiana pazienza
hai attraversato la notte della bufera.
Fra gioie e dolori
hai fatto del tuo cuore indomito
un tabernacolo d’Amore.
Innamorata del poverello Francesco
hai trasformato le vie della tua Tu-
 RadiODuomo
SenigalliainBlu•95,2Mhz
ringia
in oasi di carità
dove l’eco augurale di pace e bene
brillava tutt’uno con il sole.
Il tuo nome scritto nei cieli,
custodito per sempre nel palmo di
Dio,
resiste all’usura del tempo
mentre infiamma d’amore e di speranza
le sorelle e i fratelli
che camminano con in mano il vangelo e la regola.
Con te, sorella maggiore,
per amore di Cristo
proviamo a deporre i suntuosi vestiti
mentre l’animo
ritrovata la nativa bellezza
intonerà con rinnovata gratitudine,
il cantico all’Altissimo Signore.
Donatella David
LE DUE FRATERNITÀ FRANCESCANE SECOLARI
S. Elisabetta d’Ungheria
Il cammino dell’unica espressione
dell’Ordine Francescano Secolare anche nella nostra diocesi si sta confermando
un punto forte della
spiritualità di comunione francescana. Per
le nostre due fraternità secolari assistite
dai frati Minori e Cappuccini, l’occasione è
venuta dalla celebrazione del triduo della santa Patrona
Elisabetta di Ungheria nel convento
dei Frati Cappuccini. Nei tre pomeriggi dal 13 al 16 novembre il giovane
frate Cappuccino padre Andrea Spera
ha trattato la figura di Santa Elisabetta di Ungheria; curando in maniera
eccellente il profilo sulla santità della
Protettrice dell’Ordine Francescano
Secolare. Per i numerosi francescani
presenti, quelli di padre Andrea, sono
stati momenti di riflessione e attualizzazione molto importanti e ogni sera
diversi.
Al termine del triduo abbiamo conosciuto Elisabetta come: donna con il
cuore rivolto al Signore, sposa e madre e povera tra i poveri per amore di
Gesù. L’oratore non si è soffermato
soltanto sulla sua santità, ma si è preoccupato di conoscere e farci conoscere che cosa Elisabetta oggi lascia
in eredità per la nostra vita di francescani secolari. S. Elisabetta fin dall’in-
fanzia cresce in una cultura cristiana
e si rivela molto incline molto attenta
alla vita interiore. Evidentemente ci
troviamo di fronte ad una persona che
il Signore ha curato con sapienza negli
anni della sua crescita fino a farla divenire una donna contemplativa.
Dopo la morte prematura del marito,
Elisabetta deve sopportare molte sofferenze e umiliazioni. Accetta la croce con fede e amore.
Mi piace ricordare una qualità sottolineata da una delle ancelle: “Perfetta
letizia nel cuore e grande rispetto e
amore verso le sue ancelle.
Sensibile alla situazione degli indigenti, fa distribuire tutte le riserve
dei suoi magazzini, paga i debiti di
chi si trova nell’impossibilità, vende
i mobili, serve e lava personalmente
gli emarginati e gli ulcerati, assiste i
lebbrosi, si prende cura della sepoltura dei defunti. Sempre con il sorriso
sul volto e la gioia nel cuore”.
Come da programma, le tre sere si
sono concluse con la Messa del vescovo Mons. Gerardo Rocconi nella chiesa
dei Cappuccini. Nell’omelia, il vescovo, ha ricordato ai tanti presenti la
spiritualità di S. Elisabetta.
Al termine, il Vescovo ha benedetto
il “Pane di S. Elisabetta” distribuito a
tutti i presenti; invitati poi ad un’Agape fraterna nel salone della Parrocchia.
Emilio Capogrossi
LORETO: o
ltre 800 capi scout Agesci
Si interrogano sulla Fede
Quasi 2500 capi Agesci, Associazione Guide e
Scouts Cattolici Italiani, che si incontrano per
confrontarsi e riflettere sul mandato della trasmissione della fede e della evangelizzazione attraverso il linguaggio dell’esperienza scout: è in sintesi
il Convegno Fede dell’associazione che si è svolto
dal 15 al 17 novembre in tre città d’Italia: Trento,
Catania e Loreto. Nelle Marche, sono stati ospitati
più di 800 capi. Oltre alle tavole rotonde di approfondimento con esperti e capi dell’associazione, ci
sono stati anche momenti di preghiera, vissuti in
basilica e nelle vie del centro di Loreto e la possibilità di far conoscere le bellezze del territorio
ai moltissimi capi arrivati da tutte le regioni d’Italia. Uno dei momenti più importanti di questi
tre giorni è la veglia di preghiera del venerdì con la
Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle 12,30 e alle19,03
Il Palazzo e dintorni il giovedì
alle 12,45 e alle 19,20
storia della Vergine Maria e l’importanza del suo
eccomi incondizionato. Un momento di preghiera
comunitario, preludio all’incontro con l’altro nella
parte itinerante, vissuto per gruppi di formazione
che ha portato i partecipanti a incontrare e conoscere i volontari dell’Oikos, della Lega del Filodoro, della Comunità Papa Giovanni XXIII, della
Comunità Volontari per il Mondo, della Comunità
Capodarco,del centro di riabilitazione Santo Stefano e dell’associazione Hotel House.
indiocesi
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
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AZIONE CATTOLICA. IL PRESIDENTE NAZIONALE FRANCO MIANO ALLA FESTA D’INIZIO DELL’ANNO ASSOCIATIVO IN DIOCESI
Credenti con il cuore aperto sulle strade del mondo
“Persone nuove in Cristo Gesù:
Corresponsabili della Gioia di vivere”. Questo il titolo scelto dalla
Presidenza nazionale di Azione
Cattolica per l’anno 2013-2014 e
questo anche lo sfondo che ha visto, nella giornata di domenica 3
novembre, tutta l’Azione Cattolica
jesina riunirsi per l’avvio delle attività associative. Presso il Centro
Pastorale diocesano, sin dalla mattina, gli aderenti di ogni settore
(ragazzi, giovanissimi, giovani e
adulti) si sono ritrovati insieme
per riflettere sul tema associativo
dell’anno e per iniziare, con una
giornata di festa e convivialità, le
attività dell’anno. Occasione ancor più speciale per la presenza del
Presidente nazionale, Franco Miano, che nel pomeriggio si è unito
all’assemblea, come suo desiderio
personale da tempo.
La mattinata è iniziata con la meditazione, tenuta dal Presidente
diocesano Alessandra Marcuccini, sul Vangelo che l’AC nazionale
ha scelto come guida per l’anno
associativo: Matteo 22, 1-14, la famosa parabola con la quale Gesù
paragona il Regno dei Cieli ad un
re che imbandisce la tavola per le
nozze del figlio e che, vistosi abbandonato dagli invitati, chiama
alle nozze tutti quelli che si trovano per la strada. Secondo la riflessione di Alessandra si possono
individuare tre elementi nei quali
questo Vangelo diventa “vitale”: il
primo è la “sala delle feste”. Essa
all’inizio rimane vuota e viene
spontaneo chiedersi perché gli invitati non arrivino. Forse perché
un Dio che “invita” è davvero impegnativo; preferiremmo quasi un
Dio che, invece, “impone” la nostra
partecipazione. Dio ci chiama tutti
alla gioia, ma sta a noi domandarci
se vogliamo far parte veramente di
questa festa. Il secondo elemento è costituito dall’ “abito nuziale”.
Cosa significa questo abito? Se io
voglio fare festa con gli altri devo
necessariamente avere l’ “abito
dell’amore”. Con tale abito si passa dal giudizio e dall’indifferenza all’amore e all’accoglienza nei
confronti dell’altro. Infine l’ultimo
ambiente sul quale Alessandra ha
portato l’attenzione è stato quello
della “strada”. Si deve essere capaci di parlare del Dio della festa che
ci chiama ad essere capaci di partecipare alla festa dell’amore; festa
che non è da intendersi soltanto
in senso escatologico, ma che è
qui ed ora! Questa sala delle feste
che Gesù presenta altro non sono
se non il nostro mondo e la nostra
quotidianità, nei quali dobbiamo
essere pronti a chiamare l’altro, il
lontano e il diverso al medesimo
amore. Desiderio d’incontro e di
fare festa insieme: questo il compi-
to che l’Azione Cattolica ricava da
questa pagina di Vangelo.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo
fraterno consumato insieme, la
nostra associazione ha avuto la
gioia di avere la presenza del Presidente nazionale Franco Miano
con il quale abbiamo riflettuto
sul tema “Persone nuove in Cristo
Gesù: corresponsabili della gioia di vivere”. Questo ultimo anno
del triennio associativo 2011-14,
con questa attenzione alla cittadinanza e al bene comune, riassume gli altri due. Il riferimento
alla “persona” è essenziale; il bene
comune è “per le persone”. Secondo le riflessioni di Miano, questo
rispetto alla persona si deve tradurre come attenzione concreta
ai luoghi “vitali” per gli uomini e
le donne di oggi: la vita, il lavoro,
la politica. “Corresponsabili della gioia di vivere” non significa
soltanto la condivisione di singoli aspetti della realtà ecclesiale,
ma “sentire con la Chiesa” l’unica
grande missione che è l’annuncio
del Vangelo. Si tratta di un atteggiamento spirituale, un vero e
proprio “stile”. Come credenti, e
come aderenti di Azione Cattolica, noi abbiamo una bella notizia
da condividere ed è da questo che
parte ogni forma di corresponsabilità. La parola “Cittadinanza”
non è riconducibile al mero giudizio e usufrutto di chi fa politica; occorre entrare nell’ottica di
una cittadinanza mondiale. Come
aderenti di Azione Cattolica, ha
concluso Miano, “non possiamo
non avere il cuore aperto al mondo intero”.
La giornata si è conclusa con i ringraziamenti e la Santa Messa celebrata dal Vescovo, don Gerardo,
che ha sottolineato come l’Azione
Cattolica sia veramente “lo sviluppo di un servizio all’uomo che
vale”. A noi, aderenti e simpatizzanti, il compito di portare avanti
l’impegno nella vita di ogni giorno.
Michele Cerasa
A MARZABOTTO PER RICORDARE UNA DELLE PAGINE PIÙ TERRIBILI DELL’ITALIA DOVE VISSE IL MONACO E PADRE CONCILIARE
Don Giuseppe Dossetti: con Dio e con la storia
Hitler disse: “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza. Dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente.” Queste parole agghiaccianti sono
impresse in una lapide affissa al muro di cinta del piccolo cimitero di Casaglia di Marzabotto. Ancor più agghiacciante è vedere
i fori delle pallottole di fucili e mitragliatori
sulle croci di ferro e sul muro interno del cimitero, sparati a mezzo metro d’altezza per
colpire anche i bambini.
Domenica 10 novembre 65 persone hanno preso parte ad un’uscita a Montesole di
Marzabotto, organizzata dal gruppo adulti
di Azione Cattolica, Masci Jesi 1 e dal CCIC
(Centro Culturale I Care) della parrocchia
di San Giovanni Battista, per visitare i luoghi dove tra il 1985 e il 1996, anno della sua
morte, visse don Giuseppe Dossetti, costituente, padre conciliare e fondatore dell’ordine monastico “Piccola famiglia dell’Annunziata”.
È impossibile scindere la figura di Dossetti dal luogo dove visse gli ultimi anni della
sua vita monastica: in realtà non fu il monaco a sceglierlo, ma l’arcivescovo di Bologna,
il cardinal Biffi, che a metà degli anni 80
gli propose di far rivivere quel luogo, come
simbolica ma anche concreta riconciliazione tra Dio e la comunità locale duramente
messa alla prova dagli avvenimenti del 1944.
Chi meglio di Dossetti avrebbe potuto riuscire nell’intento in considerazione del fatto
che tutta la sua vita si ispirò al motto “con
Dio e con la storia”? Di storia lungo la stradina, il “sentiero della memoria”, che sale
dal parcheggio dove si lasciano i mezzi fino
all’eremo se ne respira parecchia: in successione nei 4 km circa si incontrano i ruderi
della frazione di Caprara
di Sopra, abitato fino al 29
settembre del 1944, i ruderi della chiesa ed il cimitero di Casaglia. È impressionante leggere le tabelle
poste nei pressi di quelle
pietre rimaste a testimoniare una delle pagine più
terribili della nostra storia
avvenuta in quella settimana tra il 29 settembre
e il 5 ottobre del ’44. Interi
nuclei familiari ammassati e rinchiusi in una
stanza di casa e dentro la piccola chiesa, trucidati con le bombe a mano e poi incendiate
mentre all’esterno i carnefici facevano festa
suonando la fisarmonica; altri presi e condotti all’interno del piccolo cimitero dove i
boia erano ad attenderli con mitragliatrici
e fucili, sparando basso per colpire anche i
bambini. E chi era momentaneamente riuscito a scappare veniva rincorso, torturato
e ucciso, mentre le donne e le ragazze venivano violentate prima di essere anch’esse
sterminate. Dov’era Dio in tutto questo, è
la domanda che molti di noi si sono posti
realizzando quanto avvenne in quei luoghi;
Dio era nei corpi di chi soffriva ci siamo
sentiti rispondere dal monaco che abbiamo incontrato nel pomeriggio, non certo
con le bande criminali, nonostante sulla
fibbia delle loro cinture vi fosse impressa la
scritta “Gott mit uns”, Dio è con noi. Ma la
domanda “dov’era Dio” che spesso ci poniamo riflettendo su fatti del genere dovrebbe
anche spingerci a porci un’altra domanda: e
l’uomo, dov’era? Dov’era finita la coscienza
umana che ha permesso che avvenisse tutto questo, ma anche Dachau, Auschwitz,
Sabra e Chatila, Sarajevo, la Siria? Come
si può essere crudeli e contemporaneamente avere la coscienza tranquilla, come
Hitler ordinava alle sue truppe? Crudeltà
e coscienza non possono andare d’accordo
e proprio per questo motivo don Dossetti
invitava ad avere una coscienza vigile affinché quanto accaduto non debba ripetersi. E
questo è stato anche il motivo che, negli ultimi anni della sua vita, attraverso la formazione dei Comitati in difesa della Costituzione, a seguito di attacchi provenienti da
alcune parti politiche sostenute dai media,
lo ha spinto a spendersi a difesa della carta costituzionale che egli stesso, nel 1946,
contribuì a redigere. A chi lo accusava di
ritenere la Costituzione più sacra dell’Eucaristia, don Giuseppe rispondeva che essa
costituisce, in un’epoca di deriva politica e
morale come quella in atto di cui già allora,
nel 1994, se ne avvertivano le prime avvisaglie, una barriera ben solida e comunque
non monolitica in quanto in essa sono contenute le regole che ne prevedono la possibilità di apportare modifiche.
E’ il “con Dio e con la storia” accennato in
precedenza che animerà la sua partecipa-
zione al Concilio, delegato dell’allora arcivescovo di Bologna cardinal Lercaro. Ed è
lo stesso Dossetti che ispirò o addirittura c’è
chi sostiene che fu sua la stesura del discorso che il cardinal Lercaro tenne il 7 dicembre 1962 nel quale sosteneva che “il tema
centrale del Concilio deve essere la chiesa dei
poveri”. Un Dossetti quindi perfettamente
in linea con quelli che saranno i dettati del
Concilio in cui il rinnovamento della Chiesa
sarebbe dovuto transitare attraverso un’attenzione ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, e
proprio attraverso di loro la Chiesa stessa
diventa povera, piccola, ultima.
Una povertà molto ben rappresentata anche dall’ultima dimora terrena di Dossetti;
quel piccolo e spoglio cimitero di Casaglia
che conserva il ricordo dell’ultimo dramma
vissuto da gente povera e innocente ed una
tomba umile e spoglia, senza una foto, solo
una targa col nome, data di battesimo e di
morte ed una semplice croce di ferro.
Massimo Raffaeli
Foto Massaccesi
Nelle immagini la tomba di Dossetti e una
memoria del dramma di Marzabotto.
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inmemoria
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
15° ANNIVERSARIO:il nipote dottor Piergiovanni Rocchi ricorda don Mario Bagnacavalli e il suo stile di vita
Amore per il prossimo e dedizione ai più deboli
Il 22 novembre 1998 ci lasciava
monsignor Mario Bagnacavalli,
parroco del Duomo e di San Pietro Apostolo a Jesi, Don Mario per
tutti. Ogni anno abbiamo perpetrato il ricordo di questa eletta figura
sacerdotale sino ad oggi, quindicesimo anniversario della sua scomparsa, anche sulla “Voce della Vallesina”, giornale a don Mario tanto
caro, che chi scrive riceve regolarmente mantenendosi con la sua lettura vicino ai luoghi di nascita, mai
dimenticati.
Quindici anni sono tanti e tali da
poter anche spegnere ricordi, sensazioni, emozioni, ma nel nostro
caso non è così. Don Mario non è
stato soltanto sacerdote, curatore
di anime, studioso di teologia, ma
uomo di cultura e di infinita esigenza di conoscenza, con costante
anelito a una esaltante sazietà del
sapere mai sopita, alla continua
ricerca della Fede, arma inebriante
per la comprensione della labilità e
fragilità umana.
Quali elementi, l’amato zio Don
Mario, ha utilizzato per raggiungere il suo intento, il fine perenne
della sua esistenza illuminata? L’amore per il prossimo, la dedizione
verso i più deboli e i malati, l’assidua preghiera, lo studio costante
anche della psicologia umana, e la
poesia.
Sì, la poesia, con incantevoli odi
che fanno scrivere al professor
Vittorio Massaccesi, nella presentazione del libro “Mario Bagnacavalli-Poesie” nell’articolo intitolato:
“Poeta dell’Intimo”, nel paragrafo
conclusivo: “Se concludendo, vogliamo elevarci sulla poesia di Don
Mario per coglierne la forza ed il
significato essenziale, possiamo
dire che egli ci offre con il linguaggio del grande poeta una visione
dinamica della vita, aperta al
bene, all’amore, alla bellezza delle
cose umane e divine, saldamente
ancorata alla fede che sostiene la
missione del curato di anime, un
curato serenamente pellegrinante verso la Metasponda là dove si
conclude la avventura terrestre,
dove… assapora speranze di un
giorno senza fine dove finisce il
vento”. (Mario Bagnacavalli-Poesie,
pag.21; volume promosso dalla
Fondazione Cassa di Risparmio
di Jesi, con curatori della raccolta Mons. Costantino Urieli e Prof.
Vittorio Massaccesi).
Credo che nella vita di ognuno vi
siano dei libri che rappresentano
più di una semplice lettura, magari
più volte ripresa, una lettura illuminante che concede forza in momenti difficili.
A parte il libro citato, tra quelli dallo scrivente più amati ve ne sono
due, il primo è quello donatomi da
mia madre, Clotilde (sorella di Don
Mario ed il cui costante dolcissimo
ricordo è sempre unito a quello dei
miei cari scomparsi, che riposano
nel Cimitero di Jesi, i nonni, mio
padre, mia madre, la cara indimenticata Jolanda, e naturalmente Zio
Don Mario) dal titolo “Giuseppe
Moscati, il Medico Santo” di Giorgio Papasogli, edizioni Paoline,
1991.
Non posso non confessare che ogni
volta che rileggo tale libro, mi commuovo, come mi commuovo rivedendo il piccolo libro “I Canti della
Scarpara” Ellemme editore 1986,
che custodisco gelosamente avendo
in prima pagine la dedica di Don
Bagnacavalli, che ricevetti in dono
il 28/01/1987 e che cita:”A Giovanni, così aperto alle infinite sollecitudini di ogni problema umano, con
affetto, Zio don Mario”.
Spero geneticamente aver ereditato almeno in piccola parte questa
incredibile tensione vitale e questa
luce esistenziale.
Come mi mancano gli incontri, le
discussioni, gli scambi di opinione, la condivisione di momenti tristi o gioiosi nella casa canonica di
San Pietro Apostolo, affacciata sul
“sagrato” ove si affacciano anche i
“due campanili” (dalla poesia: “Due
Campanili”, pag 111 del volume
Mario Bagnacavalli-Poesie”), il rapporto c’è sempre, ma ora mantenuto in termine metafisico con impegno spirituale, ma diciamocelo con
umana condizione, non è mai come
l’antropico contatto.
Ci avviciniamo al Santo Natale ed
allora non può non essere citata la
poesia “Natale” (Mario Bagnacavalli-Poesie, pag 41):”
Natale!
Sul davanzale
c’è un po’ di neve
e un bucaneve.
Vestito Enrico
tutto di festa
vi ha messo pure
dei granellini
2008
2013
di buon panico.
Oh, meno male,
che gli uccellini,
non abbian poi,
coi lor piccini
quest’oggi
proprio a morir
di fame.
Perché Signore,
senz’altro noi,
le tue creature,
saremmo pure
morte di fame
se non avesse,
lassù dal Cielo,
il tuo Divino,
Gesù Bambino
portato in terra,
tra tante bacche
d’allor e di pino,
un po’ di pane
della tua grazia
che il cuore sazia,
d’eternità.
Tracimano da questi meravigliosi
versi, incredibili e convincenti messaggi di Fede, Speranza e Carità.
Spero al più presto poter essere a
Jesi, città natia, e camminare nella strada intitolata a Don Mario
Bagnacavalli perché mi sembrerà
di incontrarlo e riviverlo nella sua
splendida umanità, con l’affetto di
sempre, riconfermando quanto affermato dal Presidente Luigi Pieralisi in occasione della presentazione
del più volte citato libro di poesie
(presentazione avvenuta in Jesi il 4
giugno del 1999) laddove afferma:
...e per ricordare quello che Don
Mario Bagnacavalli ha rappresentato per l’intera Comunità..”.
Piergiovanni Rocchi
notiziebrevi
1° dicembre: Giornata dell’Adesione Unitalsi
L’associazione Unitalsi celebra la Giornata dell’Adesione nella prima
domenica di Avvento. In ogni sottosezione italiana si promuove una
celebrazione per rinnovare l’impegno responsabile e il dono della
propria vita al servizio dei fratelli. A Jesi l’Adesione sarà nel corso della
Santa Messa al Santuario delle Grazie domenica 1
dicembre alle 16. «Il servizio nell’Unitalsi è servizio
di carità e di speranza – scrive la presidente
Antonia Giordano nella sua lettera di invito ai soci
- è un mezzo per comunicare la propria passione e
il desiderio di camminare insieme in un percorso
comune e partecipato perché gli ammalati siano sempre più soggetti.
Non facciamo dell’Unitalsi un hobby, non sentiamoci unitalsiani solo
una volta l’anno durante il pellegrinaggio ma viviamo al meglio e in
solidarietà questa grande festa in occasione della quale ciascun socio
ribadisce l’impegno nel servizio della carità per valorizzare il dono
dell’amore servizievole».
9 dicembre: Madonna di Loreto
La festa della Madonna di Loreto nella sera della Venuta sarà celebrata
dall’Unitalsi jesina lunedì 9 dicembre presso la parrocchia Madonna
del Divino Amore di Jesi. Alle 17,45 la preghiera del Rosario, alle 18,30
la celebrazione eucaristica e l’accensione del tradizionale falò per
accompagnare, secondo la tradizione, il viaggio della Santa Casa al colle
di Loreto.
Santa Cecilia
Anniversario
Sabato 23 novembre il coro polifonico “D. Brunori” di Moie animerà
la liturgia delle 18.30 in Cattedrale a Jesi per la Festa di Santa Cecilia
patrona dei musicisti.
Roberta Giuliani
“….Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto
il mio rifugio….”
(salmo 100)
In ricordo di Roberta nel 5° anniversario del suo passaggio dalla vita
terrena alla vita eterna, pregheremo insieme a lei presso la chiesa del
Divino Amore sabato 23 novembre
durante la celebrazione eucaristica
delle 18,30.
Si ringrazia quanti vorranno unirsi
nella preghiera.
I familiari
Ricordo
Giuseppe Costarelli
detto “Peppe”
Chi non conosceva Peppe? E infatti
al suo funerale l’11 novembre, presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, ad Angeli di Rosora, erano in
tantissimi (nonostante le condizioni
atmosferiche), a salutare, applaudire e piangere un uomo che con i
suoi modi aperti, ridenti, diretti e
buoni verso tutti, era capace di mettere insieme giovani e meno giovani
e rapportarsi a ciascuno senza differenza di età. Dal negozio di Peppe si
usciva più allegri, quasi contagiati da
quei suoi amabili e buffi modi e dal
suo desiderio di accontentare ogni
esigenza, sempre. Nel mondo della
musica, mondo variegato e a volte
stravagante, Peppe, ha dato possibilità a sé e agli altri che lo hanno conosciuto, di realizzare concretamente questa espressione artistica, in
tutti i suoi molteplici aspetti. Anche
per questo si sono ritrovati in tanti a
suonare e a cantare per lui in una liturgia toccante e coinvolgente.
La sua inconfondibile vita, che a
volte spiegava aiutandosi con le Parabole di Gesù, insieme alla sua simpatica risata, anche nei momenti più
difficili della sua vita, lo hanno reso
davvero unico ed irrepetibile, una
sorta di personaggio che rimarrà nei
cuori di quanti lo hanno conosciuto.
Ed ora da lassù, Peppe, continua a
guardarci con la tua simpatia e la
tua semplicità ricca di Amore.
Anna Rita Giampaoletti
Voce della Vallesina
Per i ricordi
delle persone care
0731.208145
cultura
VocedellaVallesina
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ALLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA: UN POETA MARCHIGIANO ALLA CORTE DI FEDERICO II E ACCANTO A SAN FRANCESCO
La mano che scrisse ‘Il Cantico delle Creature’
Che le Marche abbiano avuto un ruolo di
primissimo piano nella genesi della lingua
italiana potrebbe essere ritenuta un’ipotesi
assurda. È attendibile per il prof. Gualtiero
De Santi, docente di Letteratura Comparata
all’Università di Urbino, saggista e studioso
eclettico. Si interessa anche di filosofia, di
teatro, di arti figurative, di cinema. Numerose sono le sue pubblicazioni e le biografie di
personaggi dello spettacolo. Diversi i premi e
i riconoscimenti ottenuti.
Nell’ottobre del 2013 il prof. De Santi era
venuto a Jesi per presentare nella sede della
Fondazione Federico II una conferenza su un
argomento che aveva suscitato molto interesse: ‘Il Pianto delle tre Marie e la letteratura
del Duecento’. Nell’occasione aveva parlato
di un personaggio a cui quasi mai accenna la
storia della letteratura italiana, ma che appare
di fondamentale importanza nello studio delle prime forme letterarie della nostra lingua
nazionale: Guglielmo Divini da Lisciano
a cui la ‘lauda delle tre Marie’ è attribuita. È
ora ritornato sull’argomento che ha ampliato
e ulteriormente approfondito. Il 29 ottobre,
accogliendo l’invito del prof. Sandro Franconi,
ha tenuto per la Libera Università per Adulti
una relazione su “Guglielmo Divini da Lisciano: dai versi mondani al Cantico delle Creature”.
Intrigante è il personaggio esaminato, la cui
storia risulta difficile ricostruire data la scarsità delle fonti. Nacque intorno alla metà del
XII secolo a Lisciano, nel Piceno. Va premesso che su questo territorio era allora abbondantemente fiorita, sotto la reggenza del
vescovo ascolano Presbiterio, una letteratura
minore in volgare. Ascoli era a quel tempo
una città molto vivace, sia culturalmente, sia
economicamente, essendo crocevia di scambi e di attività commerciali. Guglielmo Divini
doveva avere già una notevole fama di verseggiatore se nel luglio del 1167, in occasione di
liana’ dalla quale nascerà con caratteri propri la lingua volgare.
una visita ad Ascoli di Enrico VI e di sua moglie, Costanza d’Altavilla, compose per loro
un encomio. La lirica fu declamata durante il
banchetto che aveva fatto seguito alla solenne
cerimonia celebrata nella cattedrale dall’Arcivescovo, al quale è pure attribuito un panegirico da lui stesso composto in onore della
coppia regale e recitato in chiesa. L’encomio
piacque tanto che Guglielmo Divini fu acclamato sul posto ‘Rex versuum’, ottenendo da
Enrico VI il titolo di gentiluomo. Restò così
alla corte dei due reggenti durante i tre mesi
in cui essi si fermarono ad Ascoli. Farà poi
parte del seguito quando Costanza raggiungerà Jesi dove darà alla luce Federico II. Più
tardi, preceduto dalla fama di ‘Re dei versi’, si
trasferirà alla corte di Sicilia dove gli sarà affidata l’educazione del giovane principe svevo. A proposito: qualcuno ha ipotizzato che
fosse lui il vero padre di Federico II. Si stenta
a crederlo. Enrico VI sapeva sicuramente far
bene i conti, suoi e di sua moglie. Non essendo certo di cuore tenero, Guglielmo Divini da
Lisciano non l’avrebbe ‘passata liscia’ se i conti non fossero tornati.
In ogni modo Guglielmo restò per qualche
tempo in Sicilia. È allora molto probabile che,
vista la sua abilità letteraria e la stima di cui
godeva presso la corte, abbia sensibilmente
contribuito alla formazione della ‘Scuola sici-
L’incontro con S. Francesco
Ma che cosa ha a che fare Guglielmo
Divini con il ‘Cantico delle Creature’?
Per scoprirlo occorre riprendere in
considerazione la sua vita. Lasciata la
Sicilia, in data non definita, Guglielmo ritorna nelle Marche. Si reca allora a trovare sua sorella, suora in un
convento di S. Severino. Qui era ospitato anche San Francesco. Più volte il
Poverello di Assisi era venuto nelle Marche
per visitare Fabriano, Sarnano, Osimo e altri
luoghi dove aveva fatto molti proseliti. Il giorno successivo all’incontro con lui, in seguito
anche ad una visione premonitrice avuta durante la notte, Guglielmo Divini da Lisciano
decide di entrare nell’ordine del Poverello di
Assisi con il nome di Fra’ Pacifico. San Francesco gli chiederà di andare in Francia per
istituire l’ordine dei francescani e poiché Guglielmo conosceva bene anche la musica, gli
affiderà inoltre il compito di musicare salmi
e laudi da cantare e recitare nei luoghi che
avrebbe visitato.
Ma veniamo al ‘Cantico’. È da tenere presente che San Francesco scriveva in un latino
semplice, ma rigoroso, che egli usò anche nel
compilare le regole dell’ordine. Quando compose nella chiesa di S. Damiano, tra il 1224
e il 1225, il ‘Cantico delle Creature’ egli era
cieco. Poteva allora solo dettare e si suppone
che lo abbia fatto avendo accanto proprio Fra’
Pacifico. Un esame puramente critico dell’opera rivela una forte ispirazione e una intensa emozione. Attraverso il Creato, afferma
Fra’ Leone, S. Francesco contemplava Dio. Il
prof. De Santi scopre però in essa anche caratteri che richiamano gli ambienti letterari
del tempo, come il senso allegorico della natura e l’eleganza raffinata del sentire. Osserva
inoltre che la costruzione del testo rimanda ai
salmi di David, dei quali sembrano imitate la
mancanza di rime regolari e le numerose assonanze. Si tratta di versi irregolari, ma musicali come nelle ‘laudi’ che prevedevano ritmo
e cantabilità.
La conclusione, in breve. L’ipotesi più plausibile, secondo il relatore, è che San Francesco,
conoscendo l’abilità letteraria di Fra’ Pacifico,
abbia chiesto a lui di redigere il suo ispirato
‘Cantico’, al quale però il redattore avrebbe
conferito una veste letteraria appropriata,
eleganza formale e musicalità.
Che cos’altro comunque è possibile attribuire
a Guglielmo Divini, alias Fra’ Pacifico? Purtroppo oltre al famoso elogio per Enrico VI e
Costanza d’Altavilla e al ‘Pianto delle tre Marie’ non sappiamo altro di lui. Niente sembra
che sia rimasto di questo famoso, misterioso
verseggiatore. Tutto svanito nel nulla. Eppure
non pochi devono essere stati i meriti di Guglielmo Divini, sia come poeta mondano che
come poeta religioso. Una plausibile spiegazione è che, essendo egli entrato nell’ordine francescano e avendo rinunciato ad ogni
forma di vanità, la sua produzione sia andata
dispersa o distrutta. Interessandosi di lui e
del ruolo che egli potrebbe aver avuto nella
letteratura italiana delle origini, gli studiosi
convengono tuttavia che siano state la Marche, non l’Umbria l’area in cui più abbondantemente fiorì la poesia mistica delle origini,
favorita senz’altro dalla diffusione del francescanesimo. È il riconoscimento di un’antica
vocazione delle Marche per la poesia; nella
quale si avrebbe forse difficoltà a credere se
non fosse nato nella nostra terra anche Giacomo Leopardi.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nella foto: il prof. Gualtiero De Santi, a destra,
accanto al prof. Giancarlo Vecci, presidente
della Luaj.
IL PRIMO DICEMBRE UN CONVEGNO ALLA CASA DELLE CULTURE DI ANCONA SULLE RELAZIONI TRA PALESTINESI E ISRAELIANI
Commercio equo, attivismo e nonviolenza per sanare il conflitto
Una nuova iniziativa di Fair Trade Fair Peace per rafforzare il
proprio percorso insieme ad altre realtà attive in modo nonviolento e affrontare concretamente il conflitto. Domenica 1
dicembre dalle 14.30 alle 18.30 ad Ancona, presso la Casa delle Culture, via Vallemiano 46 si incontreranno i rappresentanti
di associazioni e cooperative impegnate nel migliorare le condizioni di vita e le relazioni tra palestinesi e israeliani. L’incontro è organizzato dalla Rete di Economia Etica e Solidale
REES Marche nell’ambito del progetto “Fair Trade Fair Peace”,
progetto di commercio equo tra un’organizzazione palestinese,
Bethlehem Fair Trade artisans, e una israeliana, Sindyanna of
Galilee. Insieme agli artigiani di Betlemme e all’associazione
di donne che opera nella popolazione araba del nord di Israele,
interverranno anche Cospe (ONG capofila del progetto), Operazione Colomba (Corpo Nonviolento di pace della comunità
Papa Giovanni XXIII), Mondo Solidale (Cooperativa sociale di
commercio equo delle Marche), Combactants for peace (palestinesi e israeliani che hanno abbandonato le armi e combattono per la pace), Rete Eco (Ebrei contro l’occupazione e le
ingiustizie perpetrate dallo Stato di Israele nei confronti della
popolazione palestinese), Donne in nero (rete internazionale
di donne contro le guerre), Anarchist against the wall (gruppo
israelo-palestinese di azione nonviolenta contro il muro), Viaggi e miraggi (cooperativa di turismo responsabile), Amnesty
International (comunità globale di difensori dei diritti umani). La prima parte dell’incontro, dedicata alla presentazione
delle diverse attività in Palestina e Israele si chiuderà con un
intervento di Andrea Merli, docente di Storia del Medioriente
al Master in Cooperazione Internazionale di Pavia, sulla percezione del conflitto da parte delle due popolazioni.
Durante la pausa si esibirà in versione acustica il gruppo musicale QUT, che il 27 dicembre inizierà un tour musicale a sostegno del progetto Fair Trade Fair Peace.
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VocedellaVallesina
24 novembre 2013
SANTUARIO DELLE GRAZIE: il 23 novembre i cori “Regina della Pace” e “Agugliano”
Con gli spiritual verso il Natale
I componenti il coro “Regina della Pace” rinnovano la tradizione di celebrare la ricorrenza
di Santa Cecilia, Patrona della Musica. La festa liturgica, come ben si sa, è quella classica
del 22 novembre, ma i gruppi e le associazioni musicali dilettantistiche spostano la data
alla fine settimana più vicina. Quest’anno il
“Regina della Pace” ha scelto il sabato 23 novembre come giornata dedicata al ricordo della Santa; festeggiamento che si concretizzerà
con l’esecuzione, a partire dalle 21,15, di un
concerto di brani sacri e religiosi nel santuario dedicato alla Madonne delle Grazie. Anche quest’anno, però, i “ragazzi” del M° Diego
Pucci non saranno soli; oltre a poter contare
sull’accompagnamento all’organo da parte del
M° Fabiola Frontalini, tradizione vuole che in
occasione di questa sentita ricorrenza il coro
jesino inviti altre realtà musicali che si ispirano agli stessi principi dello stare assieme per
concorrere all’interpretazione di musiche appositamente scritte per gruppi. Ecco allora che
per l’occasione arriveranno a Jesi i componenti
il “Gruppo Corale Agugliano”, una formazione
musicale diretta dal M° Paola Agostinoni che,
al pari del complesso corale jesino, proporrà
musiche ispirate alla sacralità, con particolare
riferimento al canto Spiritual. Oltre a questo
genere musicale, sempre apprezzato dal pubblico, il “Gruppo” ci introdurrà all’atmosfera
del prossimo Natale con l’esecuzione di canti
della tradizione nazionale ed internazionale.
Detto dell’evento in programma sabato sera
alle 21,15 nella chiesa della Madonna delle
Grazie e ringraziati i religiosi che in essa esercitano il loro ministero Sacerdotale, riportiamo un breve profilo della giovane romana
Cecilia. Visse al tempo di Urbano nella prima
metà del terzo secolo; secondo alcuni era di
famiglia nobile che abbracciò la fede cristiana
coinvolgendo nella sua scelta anche il marito,
il nobile Valeriano. Eravamo al tempo delle
persecuzioni dei cristiani, all’epoca delle uccisioni di massa e dell’escursione di questa gente
dalla sepoltura. Questo perché, secondo una
credenza, avrebbero scoraggiato altre conversioni. Valeriano e suo fratello, Triburzio, da
lui convertito, si dettero da fare per seppellire quei martiri, ma vennero scoperti, arrestati
e condannati a morte soprattutto per avere a
loro volta convertito Massimo, l’ufficiale che
doveva condurli in prigione. Cecilia cominciò
a recarsi sulla tomba dei tre per pregare, ma fu
convocata dal giudice Almachio e a sua volta
condannata a morte; morte per soffocamento.
Si narra che Cecilia invece di morire cantava
lodi al Signore, cosa che indusse i suoi persecutori a decidere di darle fuoco, ma le fiamme
non la bruciarono. Neanche questo, però, sortì
l’effetto sperato da chi la voleva morta che decise di intraprendere la strada della decapitazione, ma tre colpi di spada non riuscirono a
staccarle la testa dal collo e a questo punto il
boia decise di lasciarla sul patibolo, in mezzo
al sangue. Un’agonia durata tre giorni, fatto
questo che produsse una lunga serie di conversioni al cristianesimo. Fu sepolta nelle catacombe di San Callisto, accanto alla cripta dei
Papi. Passeranno sei secoli prima che i resti
di Santa Cecilia lascino le catacombe il corpo
della Santa fu ritrovato e aperto; il suo corpo
era in ottimo stato di conservazione.
Per trovare posto nella basilica a Lei dedicata
in Trastevere. Era l’anno 821. Nel 1599, durante lavori nella basilica decisi in previsione
dell’anno Santo del 1.600.
TEATRO IN MUSICA DEI VOLONTARI TELEFONO AZZURRO
In “viaggio” al Teatro Valeria Moriconi
Jesi, 9 novembre. Un sabato
pomeriggio immersi nell’incantevole atmosfera di uno
spettacolo teatrale in musica,
in cui si sono sapientemente alternate parti recitate ed
esibizioni del coro. Con “Il
Viaggio” i volontari del Telefono Azzurro hanno voluto
ricordare l’importanza della
Convenzione Onu per l’infanzia che ha sancito i diritti
dei bambini il 20 novembre
1989. Enorme consenso da
parte del pubblico alle attrici Jaqueline Fox e Stefania Gresti, e
soprattutto alla piccola Veronica
Cacciamani. Particolarmente apprezzabile l’accompagnamento
musicale al pianoforte di Sara
Bonci e Marco Giulianelli; alla
chitarra di Massimo Petrolati; al
basso di Marco Basili e alle percussioni di Eugenio Gregorini.
Per citare alcuni tra I brani che
hanno riscosso più successo: Elton Jonh (Can you feel the love
tonight), Nicola Piovani (La vita
è bella), Lucio Dalla (Canzone)
e Michael Jackson (Heal
the world).Non si possono
dimenticare l’importante
lavoro di regia di Sergio
Roscini e la direzione artistica di Giovanni Frulla
che ha scritto anche il testo teatrale. Il bellissimo
Teatro Valeria Moriconi ha
fatto da cornice ad un’originale e gradevole rappresentazione che ha visto
l’associazione
Telefono
Azzurro ancora una volta
protagonista con la sua attività
di sensibilizzazione e di collaborazione per un “viaggio” nel
futuro di ogni bambino.
M. F.
Cioccolaltro
La Cooperativa Sociale Mondo Solidale Onlus è una rete di cittadini
che opera nel territorio marchigiano per promuovere il commercio equo, un’economia solidale e
sostenibile e una cultura di pace.
A Jesi Mondo Solidale ha una
bottega in Via Mura Occidentali.
La Sede e il Magazzino regionale
hanno organizzato presso la Chiesa di San Niccolò, dal 30 novembre all’8 dicembre la mostra intitolata Cioccolaltro.
Omg
“Storie della regina
Teodolinda”
Teodolinda fu regina dei Longobardi perché andata in sposa prima ad Autari poi al successore
Agilulfo. Il ciclo degli affreschi con
le “Storie della regina Teodolinda”
e una numerosa iconografia del
duomo di Monza costituiscono
l’originale scenografia per realizzare la prima assoluta della pocket
opera intitolata “Il Sogno di Teodolinda”. L’opera andrà in scena
presso la Chiesa jesina di San Niccolò sabato 23 novembre alle 18
col patrocinio dell’Associazione
Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, Commanderia ex Val Esino.
Ingresso gratuito.
A Senigallia
per Carlo Urbani
La Compagnia Teatrale Millepiedi presenta, sabato 23 novembre
alle 17 (e in replica alle 21), presso il Teatro la Fenice di Senigallia,
lo spettacolo “Forza venite gente” dedicato al ricordo del grande
medico marchigiano Carlo Urbani. La rappresentazione, organizzata dalla Global Consulting
di Ancona in collaborazione con
l’Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus, ha il patrocinio della
Regione Marche, della Provincia
di Ancona e dei Comuni di Senigallia e Castelplanio. Informazioni
spettacolo: tel. 071 2814978 - mail:
[email protected]
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VocedellaVallesina
24 novembre 2013
INTERVISTA ALL’AVVOCATO CATANI SUGLI ARRIVI IN CITTÁ
Sinergie per rilanciare il turismo
Passata ormai la stagione estiva in cui la
nostra città ha ricevuto un notevole e insolito movimento di turisti, abbiamo chiesto
all’avv. Giancarlo Catani, consigliere delegato in materia di turismo del Comune di
Jesi, come l’amministrazione si è mossa per
risollevare la città in questo settore e quali
sono i progetti futuri a riguardo.
Può farci una fotografia del turismo a Jesi
durante la trascorsa estate?
Hanno visitato la città soprattutto turisti
stranieri, attirati anche grazie a iniziative
promosse dal Comune, ad esempio, la riduzione del 50% sul prezzo di ingresso alla
Pinacoteca Civica; oppure, per non lasciare allo sbaraglio i turisti che non sono mai
stati qui, abbiamo fissato in alcune giornate un appuntamento alle undici in Piazza
della Repubblica, per poterli guidare nella
visita alla città. Infine, abbiamo stipulato
degli accordi con agenzie di trasporto del
territorio, affinché i turisti potessero raggiungere anche le località marittime come
Senigallia.
Le nostre chiese e il Museo Diocesano suscitano interesse?
Sicuramente sì, ma bisognerebbe rivedere
gli orari del museo: il problema è che rimane aperto al pubblico solamente per poche
ore durante la giornata e un turista non si
ferma per un lungo periodo dalle nostre
parti. Perciò capita che se ne vada senza
aver avuto l’occasione di vederlo. Ma ci piacerebbe inserire il Museo in questo circu-
ito, soprattutto perché l’amministrazione è
attenta e sensibile a questo proposito, solo
dovrebbero essere strette maggiori sinergie
con il sistema del museo.
Quali progetti ha in cantiere il Comune per
questo settore? Come è coinvolta la Diocesi?
Abbiamo fatto una convenzione, ancora in
fase di attuazione, con MSC e Costa Crociere per portare i croceristi dal porto di
Ancona a Jesi, in cui sono stati coinvolti anche gli esercizi commerciali e gli albergatori per valorizzare il profilo dell’accoglienza
e dell’ospitalità in questa città. Stiamo cercando di vendere Jesi come città di Federico
II, in particolare ai turisti del mondo tedesco. Come dicevo prima per il museo, nei
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DOPO IL PROGETTO PER IL RECUPERO DEGLI ALIMENTI
Perché non siamo tutti a spreco zero?
Jesi Comune “a spreco zero” alimentare. Risale a pochissime settimane
or sono l’assunzione di un preciso
impegno, da parte dell’Amministrazione comunale e di circa 60 soggetti
che gestiscono mense o supermercati,
uomini e donne impegnati nel volontariato e l’Azienda servizi alla persona. Tutti questi soggetti hanno messo
a punto le modalità tecnico operative
del recupero e della distribuzione di
pasti non porzionati e di prodotti non più
commercializzabili o prossimi alla scadenza.
La lodevole iniziativa, dopo tutta un serie di
incontri tenutisi nei mesi e nelle settimane
scorse, ha preso regolarmente il via con tanto di manifesti affissi negli appositi spazi che
la pubblicizzavano. Non tutti, però, pare
l’abbiano letti, come pure si ha l’impressione
che non tutti i soggetti interessati abbiano
partecipato alle riunioni; non si spiegherebbe diversamente lo spettacolo che si può vedere nella periferia della zona commerciale.
Qui, a poche decine di metri da un grosso
supermercato, da un centro commerciale,
da magazzini agro-alimentari e da uffici, è
possibile imbattersi in cumuli di alimenti
vegetali gettati a ridosso della linea ferroviaria. In quegli “scarti” c’è di tutto: dalle verze
alle zucchine, dal peperoncino alle zucche,
dall’insalata al radicchio e persino alcuni
kiwi visibilmente passati di maturazione. E
non basta. Poco più avanti è possibile vedere un paio di pupi in gesso in frantumi oltre
ad altre indecenze. Chi sono stati gli autori di tale scempiaggine? Non certo persone
votate alla lotta allo spreco. Se proprio volevano disfarsi di queste verdure potevano
percorrere la strada della donazione a persone bisognose o enti caritatevoli.
Sedulio Brazzini
DA RIMINI: CORSI DI TAGLIO E CUCITO PER TUTTI
Impara l’arte per uso familiare
confronti della Diocesi c’è una grande disponibilità a ricomprendere le nostre chiese e il museo in questo percorso.
Una domanda forse un po’ scontata: perché
secondo lei un turista dovrebbe fermarsi a
Jesi?
Ovvio, perché è una bellissima città. E proprio per questo motivo è stata ricreata la
Consulta del Turismo, per rilanciare tutti i
punti di interesse di Jesi così da portare dei
risultati anche sul fronte del benessere economico. L’idea sarebbe quella di proporre
al turista un percorso che comprenda le
maggiori attrattive della città: la Pinacoteca,
l’Enoteca Regionale, il Teatro Pergolesi e il
Museo della Stampa.
Ilaria Stronati
“Mettila da parte”, è il detto più caro ai nostri
saggi. Si parla di un “saper fare”, in questo
caso, che ha preso il via negli ultimi tempi,
lungo la riviera romagnola e non solo. Un
boom di corsi di taglio e cucito con l’arrivo
dell’autunno hanno iniziato a riempire l’agenda dei riminesi. Sono corsi ad uso familiare, che permettono anche ai più giovani di
acquisire una nuova capacità: metter mano ai
propri abiti. Se ne scrive in un articolo pubblicato dal settimanale diocesano “Il Ponte”
di Rimini nel numero del 27 ottobre. Negli
ultimi anni le iscrizioni registrano una fascia
d’età progressivamente più bassa. Il numero
dei ragazzi che vogliono imparare a cambiare
cerniere o fare orli ai pantaloni è in aumento.
I corsi danno la possibilità di sistemare qual-
che capo con la macchina da cucire messa a
disposizione dalle Acli o portando la propria.
Questo tipo di corsi vengono tenuti anche
all’istituto Callegari di Rimini e nei centri
ricreativi aziendali. Non manca all’appello
nemmeno l’università Aperta di Rimini che
sforna tre corsi distinti: ad ottobre è partito
quello sulle “astuzie della maglia”, a gennaio ne partiranno altri due dedicati a ferro e
uncinetto. Si sta diffondendo un interesse
generale per quei mestieri e quelle attività
professionali che sembravano perduti. Prender consapevolezza delle proprie capacità
creative e manuali, rende ad ognuno quella
soddisfazione che spinge a mettersi in gioco
per imparare.
Manuela Bocchini
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24 novembre 2013
MAJOLATI SPONTINI: celebrato l’Anniversario della nascita di Gaspare Spontini a ricordo del grande musicista e benefattore
Si rinnovano ogni anno l’affetto e la gratitudine
Un anno spontiniano
Il solito calore, il consueto affetto è stato dimostrato dai Majolatesi per Gaspare Spontini, in
occasione della cerimonia per
l’Anniversario della nascita del
Musicista, celebrata con la stessa
magia domenica scorsa. A Majolati è sempre vivo il sentimento di
gratitudine verso il Benefattore e
l’Istitutore dell’Amministrazione
di Carità Spontini che con i suoi
lasciti ha creato le più importanti
istituzioni pubbliche.
La prima parte della commemorazione si è svolta nella chiesa
di Santo Stefano, con la solenne
messa di suffragio celebrata dal
parroco don Marco Cecconi con
il diacono Augusto Abatelli.
Erano presenti tutte le autorità
civili majolatesi con il Gonfalone
comunale scortato dai due Vigili, la Reggenza guidata dal presidente Pierluigi Ruggeri, la Giunta
comunale e numerosi consiglieri
con il sindaco Giancarlo Carbini, la Superiora delle Suore di
Sant’Anna cui è affidata la cura
dell’Ospizio Spontini, una rappresentanza degli anziani ricoverati
nell’Ospizio Spontini, la Società Filarmonica Gaspare Spontini
che ha accompagnato la liturgia
e tanta gente ancora legata con
gratitudine al progetto filantropico che il Musicista ha riservato al
suo paese.
Come da tradizione è stato utilizzato il famoso calice Spontini
donato dal Musicista al fratello
Antonio, parroco di Majolati, che
meriterebbe di essere collocato
al Museo Spontini insieme ai registri di nascita e morte del Musicista.
Dopo la liturgia, animata dalla Società Filarmonica Gaspare Spontini, le autorità e i riconoscenti Majolatesi hanno raggiunto in corteo
la casa natale di Gaspare Spontini,
posta all’inizio del paese accompagnati dalle note della banda
musicale. Nel giardino della casa
natale di Spontini, ben tenuto ed
ordinato, si è svolta la cerimonia
con la deposizione della corona
d’alloro che oltre ad onorare l’artista, vuole ricordare il noto episodio nel quale lo stesso Spontini, al
termine della Messa dell’Epifania,
si recò presso la Casa natale e qui,
abbracciando l’abitazione, ringraziò Dio, ancora una volta, perché
da quell’umile luogo lo aveva elevato ai successi presso le più importanti corti mondiali. Questo
episodio fu raccontato dal priore
Ruggero Colini e trasmesso dallo storico Francesco Colini nella
fondamentale biografia spontiniana. Nel rispetto di una tradizione
mai interrotta, la Società Filarmonica Gaspare Spontini ha eseguito
l’Allegro Marziale tratto dai balli
del primo atto de La Vestale.
Il 2013 è stato un anno molto importante per la cultura spontiniana; infatti, domenica 10 febbraio,
presso il Teatrino di Corte di Palazzo Reale di Napoli, è stata presentata La fuga in maschera. Tra
Luglio e Ottobre, prima al Semperoper di Dresda poi al Théâtre
des Champs-Elysées di Parigi, per
oltre una decina di recite complessive, è stata presentata La Vestale.
Nell’ambito della nota manifestazione Trivio e Quadrivio, domenica 4 agosto, è stata invitata la
signora Bruna Baglioni che ha ricordato le sue partecipazioni a La
Vestale, in Italia, Francia e Spagna.
Inoltre la signora Baglioni è stata
interprete nell’unica rappresentazione de La Vestale nel paese natale di Spontini avvenuta nel 1974.
Lunedì 5 agosto, presso il salone
della Scuola Pia d’Istruzione e d’Insegnamento, è stata presentata una
nuova ed importante ricerca spontiniana: La Musica vocale da camera di Gaspare Spontini della dott.
ssa Elisa Morelli e le registrazioni
delle stesse arie su cinque cd raccolti in una confezione della Tactus.
Sabato 12 ottobre, il Festival Pergolesi Spontini, al Teatro Moriconi di Jesi, ha presentato un
bellissimo programma dedicata a La Vestale e al cinema muto
italiano del prima Novecento.
MAIOLATI SPONTINI: la celebrazione del 4 Novembre a Moie e nel castello di Scisciano
È tornata la bandiera dei Reduci e dei combattenti
Una festa sobria, partecipata e condivisa.
Protagoniste tante vite che hanno attraversato il tempo, trasportate velocemente altrove. Storie diventate radici, che offrono
oggi, a ogni uomo, donna, bambino il senso
di vivere in una realtà ricca di valore grazie all’impegno, ai sogni e alle speranze che
sono stati sostanza alla loro esistenza. La Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate,
celebrata a Moie il 10 novembre, è iniziata
alle ore 8.30, nell’Abbazia Santa Maria, con
la messa in suffragio per i Caduti di tutte le
guerre celebrata dal vescovo Gerardo Rocconi, che ha rivolto un pensiero particolare
alle vittime del tifone Haiyan nelle Filippine. Alle ore 9.15 il corteo, accompagnato
dalle note della Banda musicale “L’Esina”, si
è diretto fino al monumento ai caduti, dove
è stata deposta una corona alla presenza di
autorità civili e religiose, amministratori,
consiglieri comunali, del dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “C. Urbani” Nicola Brunetti, dei cittadini. La prima
riflessione è stata del sindaco dei ragazzi
Michele Meloni, che ha evidenziato il valore dell’Unità d’Italia e la gratitudine verso
tutti coloro che sono morti per la libertà. A
Michele, giunto al termine del suo mandato,
il sindaco Giancarlo Carbini ha donato una
pergamena e la medaglia spontiniana. «Un
riconoscimento che il Comune conferisce
solitamente alle persone che si sono particolarmente distinte e che Michele merita – ha
spiegato Carbini – per l’impegno, la passione e la giovanile serietà con cui ha svolto
l’importante compito in questi anni. Spero
che insieme ai giovani possiamo costruire
un futuro migliore. Le nostre generazioni,
trarietà di sua moglie». Il frammento di una
storia, che svela l’anima piena d’incanto dei
tanti ragazzi che hanno aperto con la loro
vita i nostri orizzonti.
Tiziana Tobaldi
Il vento autunnale ha sparso le note del “Piave” e dell’Inno d’Italia per tutto il castello
di Scisciano a ricordare la fine della prima
guerra mondiale e la brutalità di tutte le
che non hanno conosciuto il dramma della
guerra, che vivono nella nuova Europa, nella
pace e nella democrazia, debbono rispetto e
riconoscenza ai tanti che caddero sul campo
e a quanti si sacrificarono e combatterono
per l’edificazione di uno stato democratico,
per costruire un futuro di pace».
Ha partecipato alla cerimonia la sezione di
Moie dell’Associazione combattenti e reduci, che ha potuto festeggiare anche il ritorno
della bandiera dopo il restauro. «Il vessillo
ormai logorato dal tempo –ha commentato
il sindaco - aveva assoluta necessità di un intervento da parte di una mano esperta. Per il
difficile compito si è offerta una signora del
posto: una novantenne coetanea degli ultimi
cinque iscritti dell’associazione di Moie, il
cui rappresentante più anziano è il 95enne
Federico Priori. La signora è Nevrasina Piccioni, vedova Contadini, che ha un ulteriore forte legame con gli eventi. Si chiama in
questo modo, infatti, perché suo padre, soldato della prima guerra mondiale, di stanza
in una località con quel nome, aveva fatto la
promessa di chiamare così una figlia se fosse
tornato vivo. E così fece nonostante la con-
Dopo il film “Lo Schiavo di Cartagine” è stato proiettato il più famoso film italiano del cinema muto,
il colossal “Cabiria” (1914), per
la regia di Giovanni Pastrone, da
un soggetto di Gabriele d’Annunzio, con colonna sonora eseguita
in diretta dall’orchestra con tanta
musica di Gaspare Spontini tratta
soprattutto da La Vestale e dal Fernand Cortez.
Infine il 25 ottobre, al Teatro Pergolesi, è stata presentata la cantata
Gott segne den Konig secondo la
ricostruzione del Maestro Alessandro Lattanzi.
A questo bisogna aggiungere che
sono in corso importanti lavori al
museo Spontini, sono stati realizzati nuovi impianti di riscaldamento e climatizzazione, il nuovo impianto illuminante; il restauro edile
delle parti più critiche, il restauro
ligneo degli infissi e delle porte interne, recuperando anche la ferramenta originaria. Rimane da compiere l’impermeabilizzazione del
tetto, la sostituzione delle grondaie
e la pittura interna. Al momento della riapertura il Museo potrà
avvalersi di nuovi spazi espositivi
ricavati nelle stanze al piano terra
che saranno tutte dedicate alla documentazione biografica ed artistica di Gaspare Spontini e Celeste
Erard.
Marco Palmolella
Moie: Chiusura del
distretto sanitario
Dal 19 novembre la sede del Distretto sanitario di Moie, in via Trieste, resterà chiusa per
circa un mese per consentire l’ultimazione
dell’ampliamento. Tutte le attività verranno
trasferite nei presidi di Jesi, Cupramontana e
Montecarotto. L’intervento è iniziato lo scorso luglio e riguarda, al piano terra, l’ampliamento della sala di attesa e la creazione di un
nuovo front office. Dagli spazi prima utilizzati
da attività comunali verrà creata una sede per
la guardia medica, un locale per le vaccinazioni e tre salette per prelievi. Al primo piano, la
superficie aggiuntiva sarà destinata a una sala
infermieri, ad un ambulatorio ginecologico e
ad un consultorio e corsi pre-parto. L’investimento per il Comune è di 80 mila euro.
Per l’Etiopia
e la Tanzania
guerre che portano morti e distruzione. Le
stesse note della Banda “L’Esina” che hanno
accompagnato la deposizione della corona
di alloro sul cippo ai caduti accolte dalla piccola rappresentanza dei cittadini, dal sindaco Carbini con il gonfalone e i vigili Dottori
e Beltrani, dal parroco don Marco Cecconi,
dal diacono Augusto Abbatelli e dagli ospiti
di Villa Jolanda che avevano preso parte alla
celebrazione domenicale in chiesa alle 10.
La cerimonia commemorativa si è svolta poi
a Maiolati Spontini con la Santa Messa nella chiesa di Santo Stefano e il corteo fino al
Monumento ai Caduti, con l’accompagnamento della Filarmonica “G. Spontini”.
L’Associazione Il Battito che Unisce Onlus, in
collaborazione con la parrocchia Santa Maria
delle Moie e con il patrocinio del Comune di
Maiolati Spontini, presenta La Compagnia
dei dilettanti… ma non troppo in “Le pillole
d’Ercole”, commedia brillante in due atti di
C.M. Hennequin e F.C. Bilhaud, regia di Walter
Ricci. Due le rappresentazioni in programma
al Teatro Comunale di Maiolati Spontini: sabato 23 novembre alle 21 e domenica 24 novembre ore 17. Il ricavato sarà devoluto per
la costruzione del campus scolastico nella
missione carmelitana di Chang’ombe in Tanzania e un contributo alla missione in Etiopia
delle missioni estere Cappuccini. Prevendita
dei biglietti a Moie presso “Il Petalo” di Ballarini Santino - via Risorgimento, 24 (tel.0731
703028), Edicola Libreria Ludovico - via Risorgimento, 94 (tel. 0731 704726).
v
arte
V
della
È stata inaugurata sabato 16
novembre la mostra fotografica di
Giampiero Barchiesi che rimarrà aperta al pubblico fino al primo
dicembre presso la Chiesa di San
Bernardo, in via Valle 3 di Jesi. La
fotografia di Barchiesi, essenziale
e complessa, si fissa su una serie
di “Specchi”, e l’immagine si replica,
quasi ossessivamente, in uno spazio nuovo capace di suscitare nel
fruitore un senso di straniamento e
dispersione. L’artista accentua l’autonomia delle forme, la loro capa-
cità metamorfica e conferisce alle
immagini una nuova consapevolezza. Il tempo (ponte) della solita ora,
proietta lo spettatore dentro un’angosciosa riproduzione del tempo
scandito in un vecchio orologio
che, posto di fronte a un specchio,
si ripete all’infinito. Il senso che ne
scaturisce è quello di spaesamento:
nello spettatore rimane una sensazione di impotenza di fronte al
divenire incessante e inarrestabile
del tempo. Nella serie “Salva con
nome”, realizzata tra il 2009 e il
2011, Barchiesi lavora ad una ricerca sui generis, quasi avveneristica,
in cui tenta di far dialogare la fotografia con il computer.
Con una sottile critica al nostro
nuovo modello culturale hi-tech
che fa del computer lo strumen-
to di persuazione di
massa per eccellenza,
l’artista smaschera l’ipocrisia di una società
bramosa di interagire con lo schermo, la
tendenza ad assorbire
il linguaggio operativo,
proprio del computer,
per sentirsi parte di
una nuova sterminata
comunità/community.
Barchiesi tocca dunque trame esistenziali, complesse,
che riflettono (con e senza specchi) il nostro rapporto non solo con
la tecnologia, ma con un nuovo io
collettivo, affetto da solitudine e
alienazione. Fissa l’immagine sulla
pellicola e la rende sempre attualizzabile al qui e ora, e sebbene non
percepisca la fotografia come strumento di rivelazione, l’autore ricostruisce la realtà così come essa si
manifesta all’io più profondo.
“Ogni cosa ha la sua morale, se si è
capaci di trovarla” – scrive Lewis
Carroll, così la fotografia di Barchiesi sposta il suo punctum oltre il
punto di vista morale ampliandolo
alla responsabilità etica di chi costruisce immagini sulle immagini
del mondo (Valerio Dehò).
Margherita Teodori
17
notiziebrevi
FOTOSENSIBILE: in mostra alla chiesa di San Bernardo fino al primo dicembre
La laboriosa fotografia di Giampiero Barchiesi
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
22 e 24 novembre: il Falstaff al Pergolesi
Nuovo allestimento del Falstaff di Giuseppe Verdi in chiusura
di cartellone della 46esima Stagione Lirica di Tradizione
del Teatro Pergolesi di Jesi. L’ultima opera di Verdi
andrà in scena a Jesi occasione dei 120 anni dalla prima
rappresentazione del titolo e del bicentenario della nascita
del grande compositore. Venerdì 22 novembre alle 20.30,
con replica domenica 24 novembre alle 16 andrà in scena
il nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini
in coproduzione con Ente Concerti Marialisa De Carolis di
Sassari.
Camerata, il 24 novembre concerto d’organo
L’Associazione Organistica Vallesina onlus propone, per
il 24 novembre, alle 17.30, l’esibizione di Alessandro
Bianchi, presso la chiesa della Natività della Vergine a
Camerata Picena. Il concerto è inserito nella rassegna “Suoni
dal passato”, giunta alla XIX edizione. L’attuale chiesa
della Natività della Vergine è stata costruita nel 1854 e
custodisce, oltre all’organo, una tela con la “Natività di
Maria” restaurata nel 2006, un Crocifisso ligneo che rimanda
chiaramente alla Trinità del Masaccio.
Regalità e Apostolato
Domenica 24 novembre, Solennità di Cristo Re dell’universo,
con la quale si conclude l’Anno liturgico e l’Anno della Fede,
nella chiesa “Madonna del Divino Amore” le associazioni
“Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo” e “Apostolato
della Preghiera” della Diocesi di Jesi si incontreranno, alle
9.30, per meditare e pregare insieme. Alle 11 i partecipanti
si uniranno alla Comunità parrocchiale per la Messa solenne
che sarà celebrata dal parroco don Mario Massaccio.
L’incontro di spiritualità è aperto a tutti i fedeli e agli altri
gruppi ecclesiali.
A PASSEGGIO FRA SUGGESTIVI E LUOGHI RICCHI DI RISORSE NATURALI
Nettuno, Gaeta e Isola di Ponza
28 novembre: Apostolato della preghiera
Gli incontri mensili dell’associazione diocesana “Apostolato
della preghiera” inizieranno giovedì 28 novembre, ultimo
giovedì del mese, nella chiesa di San Francesco di Paola, con
il seguente programma: ore 17 Adorazione eucaristica; ore
18 Celebrazione della Santa Messa officiata dall’Assistente
spirituale don Vittorio Magnanelli. L’invito a partecipare e a
pregare è rivolto a tutti i fedeli e ai gruppi ecclesiali della
Diocesi.
30 novembre: Colletta Alimentare
Sabato 30 novembre si terrà la 17° Giornata Colletta
Alimentare anche in Vallesina. Vanni Valori è il responsabile
della Colletta Alimentare per Jesi, Cupramontana,
Castelplanio e chiede la collaborazione di persone disponibili
in altri paesi della Vallesina per allargare la raccolta. Chi
Tutto ha avuto inizio all’alba di una
bellissima giornata di sole, per il
gruppo organizzato da padre Benedetto Giacobbi della parrocchia
San Pietro Martire, quando sabato
7 settembre è partito alle 4 con un
pullman diretto a toccare luoghi
di intensa bellezza. Il primo arrivo in tarda mattinata al Santuario
di S. Maria Goretti a Nettuno, uno
dei monumenti più interessanti
della città. L’edificio storico custodisce la statua della Madonna venuta dall’Inghilterra nel periodo in
cui in seguito allo scisma anglicano
vennero confiscati tutti i beni provenienti dai monasteri e dalle altre
strutture cattoliche. I nettunensi
considerano prodigioso l’evento
che portò quel simulacro nella loro
cittadina. Durante il secolo scorso
furono effettuati ben tre restauri.
Il monumento si sviluppa su due
piani: a pianterreno la bella chiesa dedicata alla Madonna e ai santi Sebastiano e Rocco; nella cripta
sono custodite le spoglie di Santa
Maria Goretti, ivi traslate nel 1929.
In ripresa del viaggio a seguito del
pranzo in un accogliente ristorante,
il tour ha proseguito per Gaeta fermandosi ad ammirare la bellissima
montagna spaccata, un complesso che si incastona nel contesto di
tre fenditure della roccia a cui segue una scalinata di 35 gradini che
conduce alla profonda e suggestiva
fenditura centrale, che secondo la
tradizione cristiana si sarebbe formata alla morte di Cristo. Il santuario è sede dei missionari del Pime.
Nel 1434 dall’alto dei due costoni
di roccia che hanno dato origine
al nome si staccò un macigno che
andò ad incastrarsi più in basso tra
le pareti della fenditura. Su di esso
venne realizzata una piccola cappella dedicata al Crocifisso (sec. XIV).
Salendo sulla piccola cupola si può
ammirare lo strapiombo su cui è situata. Una visita libera alla città di
Gaeta ha concluso la prima giorna-
ta di pellegrinaggio con rispettiva
sistemazione in hotel a cui ha fatto
seguito una piacevole cena di condivisione. La colazione sempre in hotel ha dato inizio al secondo giorno
di visite presso l’affascinante Isola di
Ponza, la partenza con il traghetto
ha condotto il gruppo fino “all’isola
delle isole” ricca di spiagge frastagliate e rocciose composte da caolino e tufi a dimostrazione dell’origine vulcanica dell’isola, e numerose
grotte sottomarine. Fiorente centro
religioso e commerciale nel medioevo, grazie all’opera dei monaci benedettini, i quali eressero l’abbazia
di Santa Maria. Città che ha avuto
un ruolo religioso sempre molto rilevante. A chiusura del weekend il
rientro da Ponza per riprendere il
pullman verso casa. A conclusione
del viaggio numerose impressioni
positive sui luoghi visitati. Una passeggiata all’aria aperta verso luoghi
predisposti a intense riflessioni.
m.b.
desidera dare una mano può contattare Vanni (email vanni.
[email protected] - cell. 380/3309809). «Quest’anno ci sono
ragioni in più per partecipare – spiega Valori - il Papa invita
a rispettare e a tutelare la persona e la vita umana, a dare
il giusto valore al cibo e ad andare incontro ai bisogni dei
più poveri. La comunità europea che dal 1987 ha istituito un
programma di aiuto per le famiglie indigenti concluderà la
distribuzione alla fine del 2013 provocando effetti devastanti
sulle fasce più deboli della popolazione.»
5-9 dicembre: per “Amici di Raoul Follereau”
Il gruppo di Jesi “Amici di Raoul Follereau” organizzerà,
come negli anni passati, con il patrocinio del comune di
Jesi, la 40° mostra di lavori artigianali a sostegno dei malati
di lebbra. La mostra si svolge presso la sala del Palazzo
dei Convegni da giovedì 5 a lunedì 9 dicembre con orario
9-12 e 16-19. Il nome di Raoul Follereau scrittore, poeta
e giornalista francese, morto nel 1977, è ricordato oggi
per il suo impegno nella lotta contro la lebbra e per le sue
numerose campagne a favore della pace e delle popolazioni
più povere. La lebbra o morbo di Hansen, grazie ai progressi
nella prevenzione e nella cura, ha ridotto la sua diffusione,
senza tuttavia essere estirpata. Si ringraziano tutti coloro
che vorranno contribuire alla buona riuscita della mostra.
I SACERDOTI FANNO TANTO PER TUTTI NOI
Con un’Offerta possiamo ringraziarli tutti
VICINO AI SACERDOTI, VICINO AL CUORE DELLA CHIESA
Ognuno di noi è parte della Chiesa. La Chiesa è
cosa mia, io le appartengo e lei mi appartiene. Se
credo in Gesù Cristo, se ho questa speranza dentro il cuore, e non la disperazione, è merito suo,
è della Chiesa che mi ha accolto. Perciò mi sento
responsabile: tocca anche a me contribuire
perché questa Chiesa possa accogliere tanti
altri come me.
Al cuore di tutto l’Eucarestia. E con Essa i sacerdoti. Vicini. E lontani, lontanissimi, che mai vedrò
ma che esistono e hanno bisogno di me, perché
io appartengo a loro e loro a me.
Don Donato, a Roma è parroco di una delle
26.000 parrocchie italiane, e fa parte della
Chiesa. Così come anche don Luigi a Rimini, don
Giancarlo a Lamezia Terme, don Antonio a Napoli
e via via, insieme a tutti i 37.000 sacerdoti diocesani, compresi quelli anziani e malati. Tutti sono
nel cuore della nostra Chiesa.
La responsabilità di provvedere economicamente al loro sostentamento torna su ogni fedele,
proprio come un tempo, alle origini, quando
tutto cominciò. Questione di “dovere” penserà
qualcuno. Giusto. Prima ancora è questione di
“fede” e di “affetto”, che danno senso al dovere.
Innanzitutto c’è questo pensiero. Allora l’offerta,
destinata esclusivamente al loro sostentamento,
smette di essere un semplice esborso di denaro
e diventa un gesto di comunione. Questo il
senso della Giornata Nazionale che si celebra il
24 novembre.
Comunione e libertà di donare. Il tempo donato
è un gesto d’amore importante, verso il prossimo
e verso Dio. E il Signore ama chi dona e chi “si”
dona con gioia. Siamo liberi di donare tempo,
sorrisi, confortare e aiutare. E liberi di sostenere
economicamente la Chiesa anche tramite una
piccola offerta destinata non solo al nostro
parroco, ma a ogni “don” che si è offerto di servire Gesù e la Chiesa attraverso un “sì” alla Sua
chiamata.
Maria Grazia Bambino
CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI?
Ognuno di noi. Per se stesso, ma anche a nome della famiglia o di
un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore
corrisponda ad una persona fisica.
COME POSSO DONARE?
● Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto
centrale sostentamento clero – Erogazioni liberali, via Aurelia 796
00165 Roma”
● Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati
sul sito www.insiemeaisacerdoti.it
● Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero
della tua diocesi.
La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it
● Con carta di credito CartaSì,
chiamando
il numero verde CartaSì 800-825 000 o donando on line su
www.insiemeaisacerdoti.it
DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE?
All’Istituto Centrale Sostentamento Clero, a Roma. Che le
distribuisce equamente tra i circa 37 mila preti diocesani.
Assicura così una remunerazione mensile tra 883 euro netti al
mese per un sacerdote appena ordinato, e 1.380 euro per un
vescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengono anche circa
3 mila preti ormai anziani o malati, dopo una vita intera a servizio
del Vangelo e del prossimo. E 600 missionari nel Terzo mondo.
PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUÒ PROVVEDERE DA SOLA
AL SUO PRETE?
L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e
fedeli, e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della
“Chiesa-comunione” delineata dal Concilio Vaticano II.
ESISTONO REALTÀ IN CUI
I SACERDOTI SONO
L'UNICA LUCE. AIUTALI
A TENERLA ACCESA
A difesa delle creature, di terra e acqua, dono di
Dio. Don Maurizio Patriciello, parroco di San
Paolo apostolo a Caivano, è oggi voce di tanti
senza voce nella Terra dei fuochi. Un’area di due
milioni di abitanti tra le province di Napoli e
Caserta, dove da anni bruciano senza sosta roghi
tossici, controllati dalla camorra. Un business
senza fine, alimentato dallo smaltimento illegale
di rifiuti tossici da parte di imprese di tutta Italia,
nel silenzio di amministratori e politici corrotti o
collusi con i clan. “L’anticamera dell’inferno” l’ha
definita un comandante del Corpo Forestale.
Oggi la mortalità sul territorio è doppia rispetto
al resto del Paese. Non c’è ormai una famiglia
che non conti uno o due vittime. Hanno dai 9 ai
55 anni i nomi di quelli che don Maurizio ricorda nelle celebrazioni.
“La terra avvelenata e tradita avvelena e tradisce
l’uomo - dice il sacerdote - oggi i rifiuti vengono
sia interrati, sia bruciati per non lasciare tracce”.
DOMANDE E RISPOSTE
SULLE OFFERTE
INSIEME AI SACERDOTI
CHE DIFFERENZA C’È TRA OFFERTE PER I SACERDOTI
E L’OBOLO RACCOLTO DURANTE LA MESSA?
È diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dà il suo contributo al parroco. Che può trattenere dalla cassa parrocchiale una
piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento. È pari a
0,0723 euro al mese per abitante. E nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci
mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in
aiuto alla quota capitaria.
In Italia, tra diffuse violazioni ambientali e cambiamenti climatici, sono sempre più numerosi i
preti diocesani che si dedicano a questa nuova
evangelizzazione, attraverso la custodia del creato. Perché dalla salvaguardia del patrimonio
naturale dipendiamo per la salute e la vita. Don
Patriciello non è solo. L’intera Chiesa è con lui.
Dai vescovi e parroci campani a tutti i fedeli italiani che sostengono la sua missione, anche
attraverso le Offerte per il sostentamento. Segno
di vicinanza e corresponsabilità verso i nostri
preti diocesani, che si fanno pane spezzato nell’annuncio del Vangelo e nel servizio ai più deboli.
PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE?
Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione
degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno
strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli.
Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione:
comportano un piccolo esborso in più ma indicano una scelta di
vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% del fabbisogno, e
dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all'8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale.
E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane.
PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”?
Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.
paginaperta
JESI
VocedellaVallesina
24 novembre 2013
19
Artisti locali per i dissuasori
San Marco: una fonte di squallori
segna il profilo di un tempietto” e sopra
in alto la statuetta di san Marco. Mi ha
interessato il boccaglio al centro – un
brutto muso che lamenta la mancanza
dell’acqua che un tempo doveva sgorgare proprio dalla sua bocca e che ora,
comunque, continua a sgorgare in abbondanza sulla vasca in basso. Un’acqua
freschissima ma dichiarata non potabile
da tanti decenni (chissà da quanto tempo non si analizza più: che ci possa essere qualche sorpresa positiva?). Sopra il
boccaglio una scritta incisa da decifrare:
richiama forse un precedente restauro.
Conclusione. Quella fonte un tempo vita
per tanti nonni e bisnonni, un capitale
storico di prim’ordine, non può essere ancora abbandonata così: erbacce da
tutte le parti, foglie morte e vive che ballano, uno sportello sottostante all’antico
getto super-arrugginito e cascante, muri
indecenti…
Penso che con una spesa relativamente
modesta si possa ridare un minimo di
decoro ad un “punto” della nostra storia,
della nostra città e della nostra ecologia.
L’amministrazione faccia un preventivo
e ce lo faccia conoscere. Se nelle Marche
abbiamo trovato un mecenate per il Colosseo di Roma, chi ci dice che non sia
possibile trovare un mecenatino a Jesi
per una piccola opera che farebbe onore
a tutti? Del resto fa parte della manutenzione ordinaria della città, quella che ci
aveva assicurato il sindaco.
v.m.
CALCIO: La Jesina si prepara a ricevere l’Isernia
A Macerata un’occasione perduta
Domenica scorsa si è giocato a Macerata, gara di
cui, in fase di commento. si potrebbe dire
“Maceratese-Gironda Verardi (l’arbitro) ovvero l’accoppiata vincente”. Infatti sui due
piatti della bilancia ci sono stati da una parte (Jesina) almeno due rigori non concessi
e un giocatore espulso; dall’altra (Maceratese) un rigore concesso anche se dubbio.
“Sono sconcertato per quanto successo – ha
dichiarato il presidente Marco Polita – perché la gara è stata condizionata dall’arbitro,
che ci ha negato due rigori e ne ha concesso uno dubbio alla Maceratese”.
Seppure battuta, la Jesina ha fornito una
bella prestazione, ricevendo i complimenti
degli stessi avversari, a cominciare dal tecnico della formazione di casa, Massimiliano Favo (“Una Jesina da applausi”, ha scritto
un cronista del posto).
La partita in breve. La Maceratese nel primo tempo ha dovuto subire l’iniziativa dei
leoncelli, che hanno avuto più di un’occa-
della
DAL COORDINATORE DEL FAI SUL CORSO MATTEOTTI
IL PALAZZO E DINTORNI
Che l’opera dell’avv. Alessandro
Alessandroni, (“Pietre da salvare”) edita poche settimane fa
grazie all’impegno del Circolo
Contardo Ferrini e alla nipote
dell’autore Laura Barbacci, abbia
ricevuto l’applauso e il ringraziamento di tanti, non deve proprio
meravigliare se si tiene presente
che trattasi di una paziente e intelligente ricerca e descrizione di
beni storici e artistici che assolutamente dobbiamo apprezzare e salvare.
Compulsando il libro qua e là guidato
da curiosità di vario genere, mi imbatto nella minuta descrizione della fonte
di S. Marco, sita in viale della Vittoria
e nota a tutti gli jesini per la sua vetustà, per la sua originalità e per la sua
tanta utilità per i nostri avi. Ma di tutta
la descrizione, quello che mi ha lasciato di stucco, è stato l’aver letto che la
struttura “costituisce un colpo d’occhio
che qualifica questo punto della città,
mortificato purtroppo dallo stato di abbandono….”. E mi son detto: “Ma sarà
proprio così o Alessandroni è un po’
troppo pessimista?”
E vado a vedere chiedendo collaborazione alla mia inseparabile bicicletta. Apro
il cancelletto di ferro arrugginito e scendo la scaletta (Non è vero, avvocato, che
non si può scendere fino alla pavimentazione sottostante quattro metri: è pressoché tutto aperto!). Ma che disastro!
Che abbandono! Alessandroni avrebbe
potuto usare parole anche più pesanti
per richiamare l’attenzione su un monumento, (sì, monumento in quanto
struttura di valore storico prima ancora
che artistico, ma che merita tutta la nostra attenzione anche perché si trova nel
cuore della città e lungo il viale più noto
e più importante).
Ho fatto anche delle foto non riferite
all’abbandono in generale (chè la foto
non renderebbe: bisogna vedere) ma alla
parete centrale “una modanatura che
v
V
sione per passare in vantaggio. Invece, a
due minuti dal riposo, è stata la Maceratese a realizzare, guarda caso con l’ex jesino
Gabrielloni. Ed è stato un altro ex jesino,
Cavaliere, a firmare il secondo gol, su rigore, alla ripresa del gioco. La Jesina ha accorciato le distanze al quarto d’ora con Nicola
Cardinali ed era vicina al pareggio se l’arbitro non avesse sorvolato su un grosso fallo
ai danni di Pierandrei, provocando le vivaci
proteste degli jesini che ci hanno guadagnato l’espulsione di Sebastianelli e il terzo
gol (firmato Donzelli) dei locali, in vantaggio numerico.
Domenica prossima la Jesina riceverà la
visita dell’Isernia, una squadra che non dovrebbe preoccupare più di tanto. Viene da
un pareggio interno (1-1) con il Pesaro, è
terz’ultima in classifica con un ruolino non
esaltante; in dodici partite ha totalizzato 7
punti, ha messo a segno sei gol e ne ha subiti venti.
gilus
Il mio intervento riguarda la
nuova viabilità di Corso Matteotti: non entrerò nel merito della
scelta effettuata dall’attuale Amministrazione Comunale, che in
questi giorni sta ricevendo vari
giudizi, anche contrastanti, ma
mi limiterò ad alcune riflessioni
sul tema del decoro urbano che
tale soluzione inevitabilmente ha
prodotto. Mi sembra interessante approfondire la questione relativa alla presenza
dei novanta “dissuasori” in cemento che
sono stati posizionati in fila indiana lungo la
parte “alta” di Corso Matteotti, fino all’Arco
Clementino, per separare la pista ciclabile
dalla viabilità delle auto. È scontato che i dispositivi chiamati “dissuasori” siano prima
di tutto dispositivi atti “a dissuadere” e nel
caso specifico, la loro mancanza avrebbe sicuramente vanificato l’esistenza stessa della
pista ciclabile; a causa del solito malcostume che purtroppo caratterizza una parte
dei nostri concittadini, i ciclisti si sarebbero
costantemente ritrovati la pista sbarrata da
qualche automobile lasciata in sosta vietata. Rifletto sul fatto che al giorno d’oggi, con
tutta la diffusione che ha avuto e sta avendo
in Europa il fenomeno delle piste ciclabili, si
sarebbe dovuta trovare una soluzione esteticamente meno impattante e soprattutto tale
da non diventare un’opportunità, per i soliti
balordi, di imbrattare gli stessi “panettoni”,
come qualcuno li ha già ironicamente battezzati, con delle scritte offensive. Ahimè la
scelta è stata fatta e penso sia difficile tornare indietro. Tuttavia sono convinto che tale
situazione possa anche essere un’opportunità. Mi spiego meglio: perché non prevedere un intervento di “Urban Art” nel centro
storico di Jesi? Non credo sia mai stato realizzato niente di simile, almeno all’interno
della parte antica della città. Sarebbe bello
poter coinvolgere degli “Street artist” locali
e chiedere loro di dipingere i dissuasori per
ricercare un nuovo equilibrio tra antico e
moderno, tra tradizione e innovazione.
Sono fiducioso che la mia idea possa almeno essere presa in considerazione.
Luca Tombari
Responsabile del Gruppo FAI
di Jesi e Vallesina
BASKET LEGA GOLD C
laudio Baldi ancora al fianco dell’Aurora
Fileni Bpa della co-capolista Trento
La striscia di vittorie casalinghe della Fileni
Bpa si è interrotta contro la corazzata Barcellona. Domenica scorsa i siciliani hanno
espugnato il PalaTriccoli vincendo 91 a 87
una gara comunque equilibrata ed emozionante, decisa dalla grande prova da tre
punti degli isolani (ben 42 per cento). «C’è
grande amarezza per questa sconfitta – aveva detto il tecnico jesino, Piero Coen (nella
foto di Candolfi, con Mason Rocca) a fine
partita. – Barcellona, però, è una squadra
super attrezzata ed ha dei tiratori di categoria superiore come Collins. Abbiamo avuto
la palla del pareggio ma l’abbiamo persa. Di
positivo c’è la prestazione di Jesi, che ha dimostrato di essere una squadra che non
molla mai anche in situazioni difficili». Per
evitare il ko casalingo, non sono bastati i 23
punti di Goldwire, reo di aver perduto proprio la palla del possibile pareggio. La classifica dopo l’ottavo turno di andata: Veroli,
Torino, Brescia, Barcellona, Biella, Trento
12; Trapani, Capo d’Orlando 10; Ferentino,
Verona, Fileni Bpa Jesi, Napoli 6; Trieste,
Casale Monferrato 4; Imola 2; Forlì 0 punti.
Oggi, domenica 24 novembre, gli arancioblu vanno a far visita al Trento (ore 18.30),
squadra che fa parte del treno delle capolista. Il tecnico Buscaglia dispone di una buona rosa, dove spiccano l’ex jesino Elder, il
play Forray ed il giovane Baldi Rossi.
Della famiglia dei partner della Fileni Bpa
continuerà a fare parte anche Claudio Baldi,
titolare dell’omonima società che fornisce
consulenze su brevetti e marchi ad un grandissimo numero di aziende del centro Italia.
Per la Baldi si tratta dell’ottavo anno al fianco dell’Aurora Basket.
Giuseppe Papadia
IL 17 NOVEMBRE: c ampionato Rugby serie “B”
Un pubblico numeroso segue la squadra
ELLEFFE BALDI RUGBY JESI ‘70 - vs –
AMATORI PARMA = 13 – 3 (punti: 4 a 1)
Elleffe-Baldi Rugby Jesi ‘70 non delude
le aspettative della tifoseria e, dopo due
sconfitte subite in trasferta, mantiene
l’imbattibilità sul campo casalingo vincendo contro l’Amatori Parma per 13-3 e
riuscendo a mettere in cassaforte quattro
preziosi punti per la classifica finale del
campionato di serie B. Il primo tempo si
chiude con un punteggio di 10-3 con una
prima punizione segnata da Luca Feliciani
ed una meta trasformata di Matteo Mancinelli, intervallate dal calcio dell’Amatori
Parma in seguito al cartellino giallo per il
Leoncello Antonio Rea. Il secondo tempo ha visto la squadra di casa dominare il
gioco, lasciando poche pericolose azioni
alla squadra ospite che è stata comunque
egregiamente tamponata dalla difesa jesina. La ripresa si è chiusa con un parziale
di 3-0.
L’incontro è stato impegnativo, con azioni
veloci ed appassionanti che hanno riscaldato il numeroso pubblico, componente
fondamentale della squadra e fattore decisivo per le vittorie casalinghe.
La prossima partita sarà in trasferta e si
svolgerà il 1 dicembre alle ore 14.30 contro il Livorno Rugby.
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