VoceVallesina v V della della Anno 60° - N. 41 settimanale della Diocesi di Jesi euro 1 www.vocedellavallesina.it Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi ITALIA 5 FAMIGLIE Allarme maltempo in Sardegna con morti e dispersi In Italia 700.000 minori sarebbero a rischio I N l Consiglio dei ministri ha stanziato 20 milioni di euro e la Cei un milione di euro dai fondi dell’otto per mille 6 1953 2013 Domenica 24 novembre 2013 contiene IP Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi 7 ella Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia il Kiwanis, Club di Jesi, propone due manifestazioni CONVEGNO REGIONALE DELLA CHIESA MARCHIGIANA: DAL 22 AL 24 NOVEMBRE AD ANCONA E LORETO Andando verso le periferie esistenziali La Chiesa Marchigiana si sta preparando al convegno regionale sulla vita e sulla trasmissione della fede. Ed ognuna delle tredici diocesi ha preso parte ai lavori preparatori iniziati due anni fa. Il vicario per la pastorale di Jesi don Mariano Piccotti ha presentato il convegno a Jesi, nella rinnovata sala “Luigi Domenico Valeri” del Museo Diocesano, evidenziando i temi che saranno trattati e le modalità di adesione della diocesi. Alla tre giorni saranno presenti 37 delegati della Vallesina scelti tra il consiglio pastorale diocesano e le nove unità pastorali che si uniranno ai settecento di tutta la regione tra i quali la metà sono laici e il 13% sono giovani, segno di attenzione di tutta la Chiesa alla dimensione e alla vita del laicato. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani e mons. Luigi Conti, presidente dei vescovi delle Marche, apriranno il convegno nel pomeriggio del venerdì 22 novembre alle Muse di Ancona. La trasmissione della fede, l’accoglienza delle fragilità umane, il dialogo con la cultura e le alleanze educative sono alcuni degli argomenti dei quali si parlerà nelle relazioni degli esperti e nei lavori dei 24 gruppi. «Un segno della collaborazione tra le chiese diocesane delle Marche – ha spiegato don Mariano - è stata la promozione degli incontri dedicati ai divorziati e ai risposati e l’apertura degli ora- Mariano, Pizzicotti Elisabetta, Possanzini Massimo, Ricci Duilio, Strappa Maurizio, Testadiferro Beatrice, Vissani Sr Anna Maria. Come seguire il convegno tori, con la collaborazione sostanziosa della Regione Marche. Anche a Jesi abbiamo iniziato la seconda serie di riunioni con coloro che hanno sperimentato la fragilità della loro famiglia per sostenerli nella difficoltà e sono attivi alcuni oratori parrocchiali in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano». Il progetto alla base del 2° convegno delle Chiese delle Marche, a distanza di venti anni dal primo appuntamento del 1993, ha dimostrato tutta la sua attualità confermando la bontà del lavoro svolto nel solco del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Ora occorre declinare con coraggio l’icona biblica “Alzati e và…(Atti 8, 26-40) scelta per riflettere sul tema del convegno, inoltrandoci nelle periferie esistenziali indicateci da papa Francesco. I delegati della Diocesi La scelta è avvenuta nel Consiglio pastorale diocesano; successivamente si è cercato di coprire le 9 unità pastorali, per proseguire la pastorale con questa nuova struttura. Quindi si è fatta attenzione per la presenza di alcuni giovani. Cinque di questi sono stati anche nel comitato preparatorio. Due (Marcuccini e Vissani) sono anche conduttori dei gruppi. I delegati sono: Angeloni M. Antonietta, Barboni Don Nello, Bartolucci Elisena, Bartolucci Leonardo, Bartolucci Marta, Campo Michele, Capogrossi Emilio, Carleo Andrea, Cimarossa Sr. Francesca, Collamati Francesco, Collamati Vito, Conti Claudio, D’Aurizio Marco, Feretti Sr Maria Rosa, Gentili Lorenzo, Giampaoletti Luca, Giuliani Pina, Gresti Giacomo, Lodari Egizia Maria, Magnanelli Don Vittorio, Marasca don Cristiano, Marasca Serena, Marcuccini Alessandra, Massaccio fr. Michele, Nardella Giuseppe, Papadia Giuseppe, Petrozzi Roberto, Perticaroli Paolo, Piccotti Don Sul sito della Diocesi di Jesi, all’indirizzo http://www2.glauco.it/jesi/diocesi/2013_convegno_ecclesiale_marchigiano.htm la possibilità di seguire in diretta il Convegno Ecclesiale di Loreto. In diretta su Radio Duomo Senigallia 95.2 MHz www.diocesisenigallia. eu venerdì 22 novembre - In dialogo – Teatro delle Muse Ancona (dalle 17 alle 19,45 e il recital “In memoria di me” dalle 21,15 alle 23. Sabato 23 novembre - Memoria e Condivisione – Palacongressi Loreto dalle 9,30 alle 11,30. Domenica 24 novembre – Per camminare insieme – Palacongressi Loreto Dalle 9,15 alle 13. Domenica 24 novembre – Santa Messa conclusiva – Santuario Loreto ore 16. Dal sito http://convegno2013.chiesacattolicamarche.it/ LA SPACCATURA NEL POPOLO DELLE LIBERTÀ SI UNISCE AI PROBLEMI DI ALTRI PARTITI IN UN MOMENTO DELICATO PER IL NOSTRO PAESE Solo un generoso sostegno al governo può garantire l’Italia I pesanti problemi che, non da oggi, frenano il nostro cammino – debito pubblico, disoccupazione, crisi aziendali, burocrazia, malavita organizzata - ricevono un aggravio non indifferente dal ribollire della situazione interna dei nostri maggiori partiti. Primo fra tutti quello di Berlusconi che, dopo un travaglio di mesi legato alla sua vicenda giudiziaria personale, sfocia in un totale rovesciamento della situazione con la trasformazione del vecchio partito Pdl nel riesumato Forza Italia, il “nuovo” partito che affida ogni delega solo al fondatore e provoca una rilevante scissione promossa dai “governativi”. È una scissione che può aggravare il tutto come potrebbe anche costituire motivo di chiarezza e di snellimento nel cammino del governo. Dipende dagli attori perché la rottura va ricercata non tanto nel programma in generale propugnato dalle due parti quanto nella interpretazione che si deve dare alle vicende personali di un leader. Alfano difende Berlusconi ma non vuole che una condanna passata in giudicato – problema del tutto personale – si rifletta sulla vita del governo. Di contro i berlusconiani di ferro non intendono prescindere dal vincolo tra vita di governo e condanna del loro capo. Una condanna che, paradossalmente, dovrebbe essere superata e magari ignorata in nome di una leale collaborazione per cui, ancor più paradossalmente, il parlamento - legislatore per sua natura - dovrebbe ostacolare la legge da lui stesso promossa e voluta. Meraviglia non poco la disinvolta avventura politica di questi giorni che vede, per volontà di uno, la trasformazione del Pdl in “Forza Italia” con un’assemblea che vota all’unanimità e senza dibattito. Una specie di assolutismo interno al partito che richiama quello del M5S dove le decisioni dei gruppi parlamentari vengono dettate o bocciate dal solo Grillo che opera dall’esterno come vero padrone di un partito di proprietà del tutto personale. L’Italia ha, così, in parlamento, due grandi partiti che non conoscono la democrazia interna e che contrastano clamorosamente con altri due partiti che, pur con tutte le loro difficoltà e problemi interni, conducono proprio in queste settimane e fino a dicembre, una battaglia democratica delle cosiddette primarie alla luce del sole e nel totale rispetto di un’eventuale alternativa interna democratica. Sono il Partito Democratico e la Lega Nord che stanno dando una lezione di vera democrazia pur nei limiti di una situazione generale che affonda le sue redici in una crisi mai conosciuta così pesante dalla fine della guerra ad oggi. Se poi teniamo presente la disgregazione di Scelta Civica (il partito promosso da Monti-Casini) avvenuta in contemporanea alla scissione del Pdl, completiamo un quadro politico parlamentare pieno di incognite, che potrebbe avere due possibili sviluppi. L’uno favorevole al governo perché, eliminata dalla maggioranza l’ala che punta alla crisi e alle elezioni, si potrebbe ottenere un passo più sollecito nell’attuazione del programma. L’altro sviluppo potrebbe essere dato dallo scadere del parlamento in una arrabbiata opposizione che vedrebbe uniti grillini e berlusconiani, decisi a farla pagare al governo non più delle larghe intese, ma, ormai, delle intese ristrette seppure più omogenee. Quanto in questa prospettiva, non certo ottimista, potrà incidere la lodevole intesa tra il presiedente della repubblica e il capo del governo, unita alla buona volontà di parlamentari, è tutto da vedere. È ora di dire: Dio salvi l’Italia? Alla storia la risposta. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 v V della culturaesocietà VocedellaVallesina 24 novembre 2013 DEL PIÙ E DEL MENO Il (mal) tempo che fu e che sarà di Giuseppe Luconi Riparliamo del tempo, sempre attuale, nei discorsi, quando supera i limiti dell’ordinaria amministrazione. Il vento (piuttosto sostenuto) e la pioggia (caduta con una certa insistenza, senza interruzione lunedì e martedì scorsi) hanno tenuto banco. Il maltempo si è abbattuto in particolare sulla nostra regione. Nel pesarese ci sono state tre vittime. Dalle nostre parti, l’Esino ha tracimato, allagando la campagna circostante, e il vento ha abbattuto qualche pianta (una inezia rispetto a quel che è successo nelle Filippine, ma quel tanto sufficiente per entrare, come ho detto, nelle conversazioni di piazza e di caffè). Mentre scrivo, mi arriva la previsione per i prossimi giorni. Da martedì 19 a lunedì 25 «una profonda saccatura artica farebbe irruzione nel Mediterraneo occidentale, favorendo dapprima piogge intense e insistite sul nostro paese, e in un secondo tempo, anche un’azione fredda dovuta al rientro verso est della goccia artica». Siamo solo a metà novembre: se queste sono le premesse, ci aspetta un inverno molto rigido e tormentato: forse uno dei più brutti. O addirittura – visto che in varie parti della terra si registrano cataclismi senza precedenti - brutto come non mai. In realtà, nessuno può dire che cosa ci aspetta. Sappiamo però che di inverni brutti ce ne sono stati anche nella nostra regione. Gli esperti fanno sapere, per esempio, che più di un secolo fa, nel 1894, il mese di gennaio fu glaciale: precipitazioni nevose da tragedia, come a Cantiano di Cagli dove una valanga seppellì due case, uccidendo una donna con due bambini. Per quanto riguarda le piogge, invece, lo storico jesino Tommaso Baldassini ri- cordava i danni provocati dalla pioggia caduta ininterrottamente per ventiquattr’ore «con grandissimo impeto» nel 1765, in piena estate (21 luglio). Piovve così tanto che l’Esino, «gonfio di acque, non solo abbatté il suo ponte e demolì la chiusa che serviva per uso del molino a grano del Franciolini, ma, rotti gli argini, con somma rapidità talmente inondò le campagne che schiantò alberi e cagionò danni notabilissimi anche alle case, alcune delle quali rovinarono dalle fondamenta, e il terreno restò parecchi giorni allagato». Quattordici anni dopo un’altra piena travolgeva la chiesetta che un secolo prima era stata costruita in prossimità del ponte San Carlo, sul luogo del martirio di San Settimio. E, per chiudere: pochi sanno che nel 1963 il metereologo italiano più popolare, «Frate indovino» (sì, proprio lui, quello del famoso calendario), collocava Jesi tra le città più piovose d’Italia. Per frequenza di precipitazioni (media annua) eravamo al terzo posto dopo Firenze e Napoli e prima di Milano e Torino. Per abbondanza di precipitazioni, con 631 millimetri, eravamo quarti, alle spalle di Genova (870 mm), Milano (765) e Napoli (679) e davanti a Sassari (558). congratulazioniCecilia Il 10 ottobre Cecilia Cuicchi si è laureata in ingegneria biomedica. Congratulazioni e auguri per un futuro pieno di soddisfazioni sia in campo professionale che in quello umano. Un abbraccio forte dai genitori Claudio e Francesca Fioretti, dalle sorelle Cinzia e Carolina, nonché dai nonni Cesare e Lalla, Aldesino e Antonietta. AVIS PROVINCIALE: IL 23 NOVEMBRE A JESI ORE 11 Un pullman dedicato alla donazione “Scopri la gioia di donare”. È lo slogan che campeggia nell’autobus delle Autolinee Crognaletti dedicato all’Avis provinciale che da qualche mese sta coprendo la tratta Serra de Conti-Montecarotto-Ancona attraverso i comuni di Moie di Maiolati Spontini, Jesi, Chiaravalle, Falconara, San Marcello, Monsano, Belvedere Ostrense. In mostra le più belle città della provincia di Ancona e il sorriso dei giovani volontari donatori di sangue. L’idea è quella di promuovere e divulgare Delegazione ASSONAUTICA l’importanza della donazione nell’ambito della campagna “Scopri la gioia di donare” partita tre anni fa con la società Talk di Milano. La presentazione ufficiale del mezzo è prevista per sabato 23 novembre alle ore 11 nel piazzale antistante i giardini pubblici di Jesi. L’Avis provinciale coglie l’occasione per ringraziare Daniele Crognaletti per la sensibilità e la generosità dimostrata nello Sport, ma anche nel mondo del volontariato e la promozione del Dono. Autoscuole CORINALDESI s.r.l. PRESENTAZIONE DEL LIBRO “PIETRE DA SALVARE” Antiche scritte in pietra Nel pomeriggio del 25 ottobre al Palazzo della Signoria di Jesi si è svolta la cerimonia di presentazione del libro “Pietre da salvare”. Non poteva che svolgersi nella Sala Maggiore del Palazzo della Signoria gremita di persone l’incontro per il libro “Pietre da salvare” di Alessandro Alessandroni. Il presidente del Circolo Ferrini, curatore del libro, ha esordito ringrazian- do i presenti tra cui l’assessore alla Cultura del comune di Jesi, il dottor Luca Butini, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e per la presenza, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Jesi. Ha ricordato che vi sono tante altre pubblicazioni su Jesi, tra le più recenti quella dell’Archeoclub “Arche Aesis frammenti di storia” e “Conoscere Jesi” di Luconi e Coccola, per cui forse non si sarebbe dovuto pubblicare altro. Ha voluto specificare, però, che questo sulle “Pietre da salvare” è un focus sui particolari per renderli più leggibili e per interessare alla loro vicenda storica. Ha asserito che in questi ultimi anni l’incidenza delle piogge acide sui manufatti di marmo è stata micidiale al punto da rendere illeggibili alcune scritte dei monumenti. Questo libro trae le sue origini da una serie di conferenze che Alessandro Alessandroni ha tenuto ai soci del Circolo Ferrini negli anni 2006/7. Conferenze associate a veri e propri tour per la città antica. Il libro vede solo ora la luce per una serie di rimaneggiamenti che ne hanno ritardato la stampa. Merito della dott.ssa Laura Barbacci che ha provveduto alla revisione e all’impaginazione del libro. Non ultimo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi con lungimirante e illuminata consapevolezza ha atteso il maturarsi dell’opera procrastinando di anno in anno l’aiuto finanziario ed aprendo, per l’occasione, la prestigiosa Quadreria per la visita a quanti hanno partecipato alla presentazione. Ben undici associazioni culturali si sono rese disponibili a contribuire all’organizzazione dell’evento: l’Archeoclub, Italia Nostra, la Novaesis, l’Emporio delle Parole, la Res Humane, il Circolo Cittadino, la Fidapa (Federazione italiana donne arte professioni affari), il Rotary club ed il Lions club di Jesi, Fondazione Federico II, Club Occidente. È stato ottenuto il Patrocinio del Comune di Jesi, per questo si ringrazia il sindaco Massimo Bacci, Point AUTOMOBIL CLUB d’ITALIA e il patrocinio del Consolato Onorario della Federazione Russa grazie al Console Onorario prof. Armando Ginesi. Sono intervenuti in vario modo e svolgendo osservazioni, suggerimenti e commentando il libro il prof. Antonio Ramini ed il prof. Armando Ginesi. Il contenuto del libro, ricco di molte illustrazioni, vuole ricordare a tutti gli jesini il loro passato, le cui vestigia sono presenti ovunque nel centro storico, vestigia che il più delle volte passano inavvertite agli occhi distratti dei passanti. Due sono le parti in cui è suddiviso il libro: la prima descrive le cose o gli avvenimenti in ordine cronologico seguendo i periodi storici durante i quali le cose o i fatti ad esse connessi si sono verificati. Nel secondo capitolo è stato dato un ordine topografico, prendendo in esame cose o avvenimenti di maggior rilievo, man mano che si presentavano seguendo i percorsi di alcune passeggiate all’interno del centro storico e nelle zone immediatamente circostanti. Dopo aver proiettato e commentato alcune immagini tra le più rare e suggestive, il presidente del circolo Ferrini ha dato la parola all’Autore. Questi, esibendo delle macrofotografie dell’emblema esposto sopra il palazzo Colocci–Vespucci, ha spiegato che esso rappresenta una grande croce cristiana ed è una sintesi gesuitica di Gesù e di sua madre Maria, rappresentati rispettivamente da una croce al centro dello scudo e da una grande “M” con un giglio sotto una corona. Non sono stati dimenticati i poeti dialettali jesini, tra cui Renato Fazi del quale è stata recitata la poesia “Spigolando per S. Piedro”. Ricordando che Alessandro Alessandroni non è nato a Jesi ma ci è venuto “solo da trent’anni” il presidente ha chiuso la serata dicendo, riferendosi all’Autore, “de esse ‘no jesino so’ contento, non esse ‘n sampietrino me dispiace”. Tra il compiacimento dei presenti si è chiusa la serata. n.s. foto Vincenzoni Il libro “Pietre da salvare” sarà offerto agli abbonati di amicizia a Voce della Vallesina che sottoscrivono la quota di 40 euro. È possibile rinnovare l’abbonamento in redazione o presso le Librerie “Arte Fede e Fantasia” a Jesi e “Ludovico” a Moie. Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia regione scusateilbisticcio (ghiribizzi lessicali) PeterPun (con la u) www.peterpun.it CONTRÒLLATI, BEPPE! (rimbrotto bonario) Dice, a Grillo, Casaleggio (guru savio e “casareccio”): Non ecceder nel dileggio, non scader nel pecoreccio. AL RISTORANTE Cambio di consonante… segna-gradimento Gl’inservienti più cortesi sono pure i più contesi. SEMPRE MEGLIO DEL DR HOUSE Cambio di vocale… rassicurante Torna periodicamente alla ribalta – e anche recentemente se ne è riparlato – il tema della cosiddetta clownterapia. Il medico, per mettere a loro agio i piccoli pazienti, si traveste da… pagliaccio (con annesso naso finto a forma di pomodorino rosso). Come dire: CAMICI COMICI. Rovistando tra i miei scartafacci, trovo una notizia riguardante questo fenomeno, risalente addirittura al 1997. Impazza negli ospedali americani il metodo della risata “terapeutica”. Il titolo era Patch Adams. Che dire? Certo il metodo volutamente burbero e brusco del dr House non è fatto per conquistare la fiducia dei bimbetti alle prese con la bua. OMOGRAFIE INGANNEVOLI ART – BRIEF – TOLL Potreste imbattervi in uno qualsiasi di questi tre vocaboli monosillabici sia scorrendo un testo inglese che tedesco. Ma, in ognuna di queste due lingue, ciascuno di essi ha un significato radicalmente diverso. Sapreste assegnare ad ogni vocabolo i due rispettivi significati? Significati: ARTE – BREVE – LETTERA – MANIERA – PAZZESCO – PEDAGGIO. *** Soluzione del gioco precedente: NB – La prima parola si riferisce al significato inglese; la seconda a quello tedesco. BALD = CALVO – PRESTO FUSS = CONFUSIONE – PIEDE WADE = GUADARE – POLPACCIO lacitazione A cura di Riccardo Ceccarelli Ammalati, prezioso tesoro della Chiesa Cari fratelli e sorelle ammalati, non considerativi solo soggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa. Voi avete un vostro posto, un ruolo specifico nella parrocchia e in ogni ambito ecclesiale. La vostra presenza, silenziosa ma più eloquente di tante parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione a quelle di Cristo crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente e anche gioiosa della vostra condizione, sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vergognatevi di essere un tesoro prezioso della Chiesa. Papa Francesco, ai partecipanti al pellegrinaggio dell’Unitalsi, 9 novembre 2013. lapulce Restaurazione Due manifestoni colorati supportati da pieghevoli esplicativi annunciavano per due fine-settimana di fine ottobre e primi di novembre altrettante serie di conferenze presso l’Hotel City di Ancona promosse dall’Associazione “Oriente-Occidente” col patrocinio di Regione, Banca Marche, API-raffineria nonché gli interventi di esimii docenti universitari. Tematica: “Restaurazione dell’Ordine temporale e spirituale”. E ora attenti al sottotitolo esplicativo (?): “Disfatta delle potenze d’inciampo lungo le vie della pìetas”. Non ho motivi per valutare la cosa. Mi permetto solo di raccomandare una maggior trasparenza dei titoli, nonché di fugare un innegabile, forte sapore “nostalgico-apocalittico-reazionario”. VocedellaVallesina 24 novembre 2013 v V della 3 CONCERTO D’AUTUNNO DEGLI ‘AMICI DELLA MUSICA’ IN RICORDO DI VITALIANA BASTUCCI Con amore, da una pianista russa Chi ha conosciuto Vitaliana Bastucci non può facilmente dimenticarla. Di spiccata personalità, dinamica, estroversa, a lungo si è prodigata per risvegliare interesse intorno alle iniziative degli ‘Amici della Musica’; in tempi, per altro, in cui scarse erano le proposte di musica cameristica che per questo era riguardata da molti come un genere musicale impopolare o semisconosciuto se non addirittura superato. I soci e quanti amano l’arte delle belle armonie gliene sono grati. Hanno voluto meritatamente dedicarle, il 10 novembre, il primo dei ‘Concerti d’autunno’. Avrebbe dovuto essere un evento speciale e infatti così è stato per la presenza di una prodigiosa pianista, Lyudmyla Konovalova. Versatile, in grado di affrontare esperienze sia di concertista che di accompagnatrice, si è laureata in Russia all’Università Pedagogica di Stato e distinta in vari concorsi. Svolge attualmente un’intensa attività nel suo paese. Prima di dare inizio al concerto oltre a Maria Teresa Boccoli, presidente dell’associazione, Vitaliana Bastucci è stata affettuosamente ricordata dall’avv. Giancarlo Tomassetti, suo cugino. Facendosi prima portavoce degli auguri formulati agli ‘Amici’ da Anna Lida Bastucci, ha rilevato poi come a Vitaliana, sua sorella, sia da riconoscere il merito di aver ampliato gli orizzonti culturali della città contribuendo a consolidare il prestigio della ‘Società Amici della Musica’. Lyudmila Konovalova è entrata in sala quasi in punta di piedi ed è andata in- contro al pianoforte come ad un amico instaurando subito con lui un dialogo intimo, esclusivo, palpitante. Pagine non tra le più conosciute di J.S. Bach e di Muzio Clementi erano nella prima parte del programma. Del primo, il ‘Concerto Italiano’, una partitura a valenza poetica, solare che si distingue originalmente nella produzione di J.S. Bach. Richiama la visione di quella che era già immaginata come la terra della gioia di vivere. Scherzoso, animato, il primo movimento accenna vagamente ad echi di danze e di canti popolari: calmo, trasognato è il secondo, mentre nel terzo si riaccende vivacemente l’esultanza. Rapide variazioni d’umore invece nella Sonata op. 40 di M. Clementi, organista, pianista, compositore quasi autodidatta contemporaneo di Mozart con il quale gareggiò a Vienna. È richiesta un’interpretazione particolarmente attenta alle dettagliate definizioni dei movimenti, nel contesto dei quali distintamente balenano improvvise tensioni. Rigore e fantasia si intrecciano senza contrastarsi. Grandi autori anche nella seconda parte del concerto con pagine, anche questa volta, di non frequente esecuzione. Meno conosciute di altre sono le ‘4 Mazurche op. 17’ di F. Chopin, alle quali hanno fatto seguito, dello stesso compositore, i ‘Notturni op.15 e op. 27’. Sono ritornate in mente le parole di Eugène Delacroix che così descriveva la casa di Nohant in cui soggiornava Chopin: ‘Le melodie suonate da Chopin uscendo dalla finestra si confondevano con il canto degli usignoli e il profumo delle rose’. Brillante il finale con una parafrasi con variazioni di F. Liszt del ‘Valzer di Mefistofele’ dal ‘Faust’ di C. Gounod: una travolgente cascata di note. La pianista ha salutato il pubblico con due bis. Il primo è stato un frammento musicale di un balletto, ‘Le petit prince’ di Glebov, alias Asaf’ev Boris Vladimirovich, critico musicale e compositore russo vissuto nella prima metà del secolo scorso. Poi ancora Chopin. Un incantesimo. Sarà un ‘Concerto Lirico’ il prossimo appuntamento degli ‘Amici della Musica’. Il soprano Lee Son Yun, accompagnata al pianoforte da Francesca Matacena, presenterà arie di Pergolesi, Vivaldi, Puccini, Rossini, Verdi. Come consuetudine la manifestazione avrà luogo nella Sala del Lampadario del Circolo Cittadino di Jesi (ore 17:30) Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nella foto: Lyudmyla Konovalova accanto al M° Giuseppe Di Chiara, direttore artistico della ‘Società Amici della Musica’. JESI: DAL 25 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE PRESSO IL PALAZZO DEI CONVEGNI “Flowers on the road” di Paolo Roscini Dal 25 novembre al 2 dicembre presso il Palazzo dei Convegni a Jesi sarà possibile visitare la mostra fotografica di Paolo Roscini, intitolata “Flowers on the road”. Quello di Roscini, fotografo appassionato e stimato, è un gradito ritorno: nel 2008 aveva esposto con successo la sua personale intitolata “Ritaglia di natura” sempre a Palazzo dei Convegni”. «Si tratta di una serie di fotografie scattate in bianco e nero – ci spiega l’autore, nato a Jesi nel ‘61 - e stampate in camera oscura da tradizionali pellicole fotografiche su carta da disegno sensibilizzata con emulsione sensibile ai sali d’argento. L’idea di questa mostra nasce da immagini catturate ai margini delle strade delle nostre periferie, in mezzo alle aiuole spartitraffico, ai bordi dei campi, nei giardini non curati dove esiste una vegetazione fatta di fili d’erba, arbusti e fiori che crescono sulla poca terra tra le crepe dell’asfalto e del cemento e aspettano la pioggia per fiorire ed emanare i loro profumi». Cresciuto nel quartiere di San Giuseppe, Roscini oltre alla fotografia è impegnato anche in parrocchia, dove svolge il servizio di catechista per i bambini delle elementari, mentre a Sant’Antonio Abate segue il gruppo delle medie inferiori. «Un giorno percorrendo le strade periferiche della mia città, inco- fotografia per circoli ed amministrazioni locali. Nel 2011 nel corso della decima edizione di “Paper, print and book” aveva tenuto un workshop in collaborazione con il liceo artistico “Mannucci” di Fabriano sulla stampa con emulsione ai sali d’argento su carta per acquarello. In quell’occasione Roscini, che fa parte anche del gruppo fotografico “frammenti di luce”, aveva esposto presso il museo della carta e della filigrana di Fabriano una mostra dal titolo “Dialogo con la mia terra”. Ora è il turno di “Flowers on the road”. «Ho voluto raccogliere e fotografare queste piantine in studio, per evidenziarne la bellezza l’eleganza delle forme e i particolari, per fissare su carta ciò che i miei occhi avevano scoperto con stupore e con pazienza. La tecnica adottata, frutto di alcuni anni di sperimentazioni, mi alla Cnh di Jesi - Ma la curiosità mi ha permette di dare una terza dimensione portato a fermarmi ad osservare atten- all’immagine registrata con il mezzo tamente, mi sono così accorto che in fotografico, quella tattile-sensoriale mezzo ai cespugli e ai ramoscelli, che derivante dalla carta costruita sapiensembravano morti, spuntavano fiori temente dai mastri cartai in quel di dalle forme insolite ai quali era diffi- Fabriano e quella sensoriale data dal cile dare un nome. Prima di allora ero ricordo dell’emozione provata al mopassato molte volte in quei luoghi, ma mento dello scatto». La mostra “Flola fretta non mi aveva permesso di ve- wers on the road” è aperta dalle ore 17 alle 20 nei giorni feriali, mentre il sadere». Nel suo curriculum Paolo Roscini può bato e la domenica al mattino dalle ore vantare diverse pubblicazioni su riviste 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 20. locali e regionali, tiene inoltre corsi di Giuseppe Papadia lonnato nel traffico delle ore di punta, il mio sguardo è caduto su questa vegetazione non curata che a prima vista suscita in me un senso di disordine – racconta Roscini, che nella vita lavora 4 v V della attualità VocedellaVallesina 24 novembre 2013 È UN FENOMENO SEMPRE PIÙ DIFFUSO NELLA SOCIETÀ Responsabilità nulla o limitata Il liberismo economico non è cristiano di Remo Uncini Siamo di fronte a mutamenti politici derivati da una crisi economica che ha messo in discussione la finanza e con essa lo sviluppo del paese che interrompendosi ha prodotto capovolgimenti finanziari. Se non partiamo dall’analisi sulla crisi e di come abbia influito sui ceti popolari, sia quelli poveri, sia quelli del ceto-medio, non capiamo perché la politica dei partiti che li dovrebbero rappresentare non riescono più a farlo. Il ceto popolare ha paura di perdere le conquiste sociali. Vuole un cambiamento della politica in cui la crisi non si faccia più pagare soltanto dai meno abbienti ma che si spalmi su tutti i ceti della società, specialmente quelli più ricchi. Il ceto-medio vede il pericolo di perdere il ruolo che aveva acquisito, quello di essere la fascia intermedia tra povertà e ricchezza, dove la casa, lo stipendio, l’istruzione, la sanità non venivano messe in discussione. Ultimamente ci si trova ad affrontare una povertà in cui le sicurezze sociali ed economiche vengono meno. Un tempo era scontata la realizzazione professionale dei figli, bastava farli studiare per inserirli nel mondo del lavoro. Oggi invece i genitori, impegnando i propri risparmi, si trovano a gestire con le pensioni, figli istruiti, ma disoccupati. Quello che emerge dalla crisi, è la povertà delle nuove generazioni rimaste senza futuro. Il liberismo economico aveva proclamato ricchezze raggiungibili da tutti, diventate invece irraggiungibili per molti. Veniva predicato che bastava darsi da fare, avere una buona istruzione e lavorare sodo. La crisi ha dimostrato che non è vero. Il liberismo non è fonte di maggior democrazia. Aumentando la concorrenza economica si generano nuovi egoismi, si abolisce ogni forma di controllo da parte dello Stato che non programma più, non investe ma rimane a guardare il mercato libero:“meno Stato, più impresa”. Il potere economico basato sull’accumulo è utilizzabile solo da pochi. Il liberismo economico si è dimostrato fonte di disuguaglianze, non tutti hanno le stesse opportunità, chi è svantaggiato è il povero che non riesce ad inserirsi nei meccanismi di concorrenza. È un sistema che non tutela tutti, non si hanno protezioni economiche, ma si viene solo inseriti in un meccanismo di vendita per guadagnare presto e bene. Per questo, porre dei controlli nella produzione, tutelare i lavoratori, garantire le pensioni, la sanità, diventa un costo per la società e per l’impresa. In Cina e in India i lavoratori costano meno perché non c’è nessuna tutela a carico dello Stato. Le imprese, libere di sfruttare la manodopera, pensano solo agli utili. Lo sfruttamento dell’uomo è contrario al cristianesimo. Dalla “Rerum Novarum di papa Leone XIII del 15 maggio 1891 alla Popolorum Progressio di papa Paolo VI del 26 marzo 1967 a tutte le encicliche del ‘900 fino alla Dottrina Sociale della Chiesa, lo sfruttamento come mezzo di produzione viene condannato alla pari della schiavitù. Papa Francesco, ultimamente, confrontandosi con il Presidente della Repubblica “si è raccomandato di fare ogni sforzo per creare lavoro”. La nostra fede deve testimoniare il desiderio di una società giusta e solidale. di Riccardo Ceccarelli C’è un’inflazione di responsabilità. Nel senso della parola. L’ho usata anch’io spesso, e quasi quasi ora me ne vergogno. Non perché non ci creda o non la condivida più, ma perché mettendomi sulla stessa lunghezza d’onda di chi la pronuncia e vedendo che è diventata una parola vuota, e pure di moda, provo un senso di profondo disagio per il rischio reale che si corre di agire allo stesso modo. I politici, ad esempio, ce l’hanno sempre in bocca: tutti la invocano e la chiedono. Agli altri. È come una litania, una ripetizione pressoché ossessiva. Tanto che mi è venuto il dubbio sul suo significato e sulla sua definizione. Leggo così sul Vocabolario Treccani: responsabilità: «il fatto, la condizione e la situazione di essere responsabile, cioè che risponde delle proprie azioni e dei propri comportamenti, rendendone ragione e subendone le conseguenze». Non avevo dubbi che riguardasse la sfera della coerenza, della verità del proprio operare rispondendone fino in fondo a se stessi e agli altri. Ovviamente ognuno è testimone dei propri limiti, delle fragilità e delle incoerenze. Accettarle e superarle fa parte di quella responsabilità cui ciascuno è chiamato. Senza sbandierarne la parola ai quattro venti come richiesta perentoria e senza mettere sul piatto della bilancia il peso del proprio coinvolgimento e del proprio esempio, come si diceva un tempo. Tutti a richiedere responsabilità. Una richiesta corale. E ho l’impressione che la richiesta cada nel vuoto. Perché è più una richiesta che una assunzione diretta di responsabilità. Talmente la società è sfilacciata, talmente ognuno prova a salvaguardare il proprio guscio, talmente egoistica e miope è la visione della vita sostenuta da un pensiero “debole”, che la responsabilità cui si fa appello non raggiunge alcun obiettivo. Essa dovrebbe far riferimento o essere espressione di valori profondi, di convinzioni altrettanto connaturate al proprio essere e al proprio esistere, a una dimensione non soltanto scenografica del proprio porsi verso gli altri, soprattutto quando questo è un servizio. Politico, sociale o altro ancora, perché quando si ha un ruolo che riguarda la comunità, è sempre un servizio e ad esso la responsabilità va correlata. Diversamente, pur pronunciata essa diventa, oltre che insignificante, un paravento dietro al quale nascondersi e un mezzo per confondere o peggio ancora per ingannare la buona fede altrui. In un contesto dove la finzione o il non essere completamente corretti è diventato il modo di comportarsi più comune, accettato e quasi giustificato, lo spazio per la responsabilità verso se stessi e gli altri si restringe e si attenua. Tanto da non sentirla più come un valore, invocandola però per gli altri. Un atteggiamento del quale a volte non ci si rende neanche conto, tanto è comune e prassi consolidata, ecco perché la responsabilità è una parola vuota, spesso nulla o limitata. Per farla diventare o essere quello che essa è, risposta del proprio agire innanzitutto, è necessario, credo, far riferimento al dovere, alla titolarità personale cioè di impegni inderogabili verso la propria persona e quella degli altri, in quella solidarietà che ci stringe e ci accomuna. Dovere e doveri che spesso diventano subalterni ai diritti, come scrive Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate (n. 43), che si trasformano così in arbitrio: «l’esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri», tale che la responsabilità riguarda solo gli altri, che, non vedendola in quanti la chiedono e non recependone l’invito, ne diventano gli unici imputabili. Quando si chiede responsabilità è necessario darne prova in prima persona, altrimenti pur ascoltando, si fa orecchio da mercante e l’invito diventa un ennesimo esempio di conformismo istituzionale, peggiorando ulteriormente la situazione, fornendo l’impressione (o la prova?) che dietro l’invito alla responsabilità si nasconde l’interesse personale. I giochi sono ormai talmente scoperti da non destare più tanta meraviglia. Una riflessione e una costatazione piene di amarezza che si deduce dall’atmosfera che si respira, che non azzera però, anzi fa risplendere quanti della responsabilità più vera hanno fatto quotidiana norma di vita. Che provano a essere lievito nella massa. Sarà dura. Lo sarà meno se cresceranno di numero. Aggiungendoci quel poco che possiamo fare. Poco, che però deve essere quel tutto che è nelle nostre possibilità. SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA SALUTE E SICUREZZA Lavoro: Enel, al via la sesta edizione Il Presidente e l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel, Paolo Andrea Colombo e Fulvio Conti, hanno inaugurato il 18 novembre all’Auditorium Enel di Roma, la Settimana Internazionale della Salute e Sicurezza 2013, l’iniziativa di Enel giunta alla sua sesta edizione che promuove il valore della salute e sicurezza come impegno quotidiano di ogni dipendente dell’azienda e delle imprese appaltatrici. Durante la giornata di apertura sono intervenuti il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il Segretario Generale del Ministero del Lavoro Paolo Pennesi. Negli ultimi 5 anni gli indici di frequenza e di gravità degli infortuni sul lavoro del personale Enel e delle imprese appaltatrici si sono ridotti rispettivamente del 52% e del 17%, mentre il numero di infortuni gravi e mortali si è ridotto dell’80%. T E R R E L E M E N T A R I Novità? di Silvano Sbarbati Negli ultimi mesi, frequentando per curiosità… curiosa i cosiddetti social-network, mi sono reso conto, seppure da neofita, che ogni giorno sullo schermo del computer appaiono centinaia di novità. Voglio dire novità: ovvero notizie di persone, di gruppi di persone, di animali finanche (e non pochi). Il tutto condito da immagini e da filmati. E ogni giorno – con il semplice gesto di accendere un computer – di queste novità ne accadono numerose. Inoltre, fatto non trascurabile, tra queste novità ci sono anche quelle che riguardano la citazione di frasi o detti di persone più o meno famose. Queste frasi il più delle volte hanno la caratteristica di apparire sullo schermo incorniciate con sfondi di varia natura: come se fossero veri e propri quadri da appendere alle pareti. Per me, e per molti credo, sono comunque novità e a leggere tutto (interessante e meno interessante) si rischia quotidianamente l’indigestione. In più ci sono da mettere in conto tutte le novità che minuto per minuto ci ripetono televisione e radio. Insomma, chi più ha novità più ne mette. Così, ho dovuto fare i conti con questa specie di “indigestione”; un effetto che rende le novità vere (quelle che ci capitano direttamente, tra le mura di casa o in giro per le strade o le case di altri) piuttosto forti. Ovvero vere, ovvero piene di quella concretezza che le novità dei social network sembrano (sembrano?) non avere. Siamo nel ventunesimo secolo, mi ripeto. Sei ormai datato e il tuo pollice non riesce a digitare le lettere del telefonino con la stessa velocità del pollice degli adolescenti e dei giovani. Alla fine, questa è una realtà di fatto. Potrei anche considerarla una concreta novità della mia vita ordinaria. Cosicché mi resta per consolazione godermi il paesaggio delle colline alla destra e alla sinistra del fiume Esino. Lui, il fiume, non è nuovo ma, talvolta, lo diventa… come è capitato di recente. Buone novità a tutti. Nella foto, uno scorcio del fiume Esino dal Ponte Pio, nella giornata del 12 novembre. attualità VocedellaVallesina 24 novembre 2013 v V della 5 DAL MICROCREDITO AI PROGETTI: A CHI TOCCA PORTARLI AVANTI? PERCHÉ RIMPROVERIAMO SEMPRE I PRETI? Mettersi in gioco con passione e competenza Dopo la pagina sul microcredito da parte di Andrea Bordoni e dopo il dialogo in assemblea diocesana e tra noi preti e diaconi sento quanto sia importante ciò che vedo realizzarsi nella proposta illustrata, non solo nel merito, ma anche nel metodo. Un laico e un gruppo di laici, in comunione con la Caritas e con il parroco (penso) ha il coraggio di pensare e portare avanti una risposta alla crisi del momento. Appunto il microcredito. Tempo fa a Montecarotto altri laici hanno raccontato alcuni loro progetti. Ne ho sentito parlare bene. Uno mi ha detto subito: dovremmo farlo anche noi. Io ho risposto: forza, pensa, progetta, mettiti in gioco! Risposta: lo deve fare la parrocchia. E io: chi è la parrocchia? Il parroco? O uno, due, tre laici che si mettono insieme, studiano, progettano, camminano, ci provano? Il prete dentro e i laici fuori? Perché rimproverare sempre i preti che non prendono iniziativa e non si accollano i progetti? Mi pare che ancora siamo a tirarci i sassi e nascondere la mano. A pretendere che altri facciano. Io non credo che dobbiamo restare ancorati ad una visione che vede il prete dentro la chiesa e i laici fuori. Io pure sono fuori, quando mi interesso di situazioni da sostenere, a cominciare dalle coppie per fare degli esempi. In un articolo di Uncini su Voce di qualche tempo fa, si diceva di riaprire la scuola per ministeri ai nuovi servizi di cui la chiesa ha bisogno in questo momento. E si riferiva – penso - a quelli di animazione sociale. Ben vengano. Ma prima, dovremmo cercare di studiare e coniugare con più persone possibili, la dottrina sociale della Chiesa! E iniziare qualche progetto. Appunto come quello sul microcredito. Don Mariano Piccotti e dalle famiglie. I laici pure sono dentro, quando sono disposti ad ospitare altri in casa per leggere, meditare e attualizzare la Parola. O quando sanno guidare con competenza un gruppo di canto o anche il catechismo, cercando di metterci dentro tutto il proprio vissuto umano e di fede, senza fare solo i piccoli teologi. Tanto Nell’immagine i relatori all’incontro di Montecarotto a settembre dedicato alla crisi e promosso dalla parrocchia in collaborazione con l’amministrazione comunale. MALTEMPO IN SARDEGNA:morti e disagi 21 NOVEMBRE ALLE GRAZIE:la festa della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma Una regione messa alle strette dal maltempo, la Sardegna, in particolare le zone di Olbia, Nuoro e Tempio, non lontano dalla Costa Smeralda in cui si è abbattuto dalla mattinata di lunedì 18 il ciclone Cleopatra, mettendo in ginocchio l’isola. Numerosi i morti e i dispersi, (accertati a 17 al primo pomeriggio del 19 novembre) a causa delle esondazioni e degli allagamenti. Sono bastate poche ore di piogge abbondanti a stravolgere la quotidianità sarda, costringendo molti ad abbandonare perfino le loro abitazioni. L’Anas ha dovuto chiudere alcuni tratti della rete stradale, forti i disagi anche sulla linea ferroviaria e nei collegamenti aerei e marittimi, mentre l’abbondanza delle acque ha fatto crollare ponti, isolato paesi, e chiudere scuole. Il nubifragio, ha spiegato il sindaco di Olbia, ha provocato l’esondazione di numerosi fiumi e corsi d’acqua, sommergendo gran parte della città. Ampi tratti di strada sono sprofondati, e in alcuni punti l’acqua ha raggiunto i 2 metri allagando i primi piani delle case. È stata attivata l’intera rete dei soccorsi, dalla protezione civile al 118, ai vigili del fuoco, che hanno provveduto a una forte mobilitazione. Una situazione assolutamente inaspettata che sembra non concedere tregua. Sono stati presi importanti provvedimenti dall’amministrazione comunale di Olbia, per le giornate Il 21 novembre sarà riproposta in città la celebrazione della festa alla Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma dei Carabinieri. La funzione religiosa, presieduta dal Vescovo,m. Gerardo Rocconi, sarà alle 16 al Santuario della Madonna delle Grazie e parteciperanno il comandante della Compagnia, Cap. Mauro Epifani, i suoi sottoposti (ufficiali, sottufficiali, graduati e carabinieri semplici), nonché le rappresentanze delle altre forze dell’ordine del territorio (Polizia, Guardia di Finanza, Vigili Urbani, Vigili del Fuoco), oltre ai volontari aderenti alle tante associazioni volontaristiche operanti in città e sul territorio. Immancabile l’adesione dei rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma che si vorranno stringere agli uomini della “Benemerita” in una giornata ricca di spiritualità che si propone come momento di incontro con l’intera popolazione civile; quella moltitudine rappresentata alla funzione religiosa dal primo cittadino, Massimo Bacci, dal Presidente del Consiglio comunale, Daniele Massaccesi, e da altri amministratori pubblici. La cerimonia semplice e, al tempo stesso, fortemente partecipata sarà accompagnata dai canti sacri eseguiti dal Coro “Regina della Pace”, diretto dal M° Diego Pucci e accompagnati all’organo dal M° Fabiola Frontalini. La scelta della Madonna, Virgo Fidelis, a protettrice dell’Arma del Carabinieri risale a 64 anni or sono; l’11 novembre del 1949, infatti, il Papa di allora, Pio VII, firmò la bolla nella quale si dichiarava “la Beatissima Vergine Maria Massima Patrona Celeste presso Dio della grande famiglia chiamata Arma dei Carabinieri”. Da quel momento, ogni anno, il 21 novembre, si festeggia la Virgo Fidelis e si ricordano i caduti nella battaglia di Culqulabert; evento che diede il via alla venerazione della Vergine quale Patrona. Quella battaglia si svolse il 21 novembre del 1941 e costò il sacrificio della vita a tanti degli appartenenti ad un intero battaglione dell’Arma dei Carabinieri. Quel tragico evento convinse i vertici militari e religiosi ad attivarsi per far si che quel tragico evento diventasse un momento di riflessione e di preghiera per gli uomini in divisa vocati sia alla difesa della Patria che alla salvaguardia della sicurezza dei cittadini. Vito si è augurato di poter sempre più vedere il binomio microcredito e macrosperanze. L’imprenditore Pieralisi ha detto che la situazione attuale richiede il “soluzioni radicali, altrimenti dobbiamo prendere atto del lento declino o, come di solito viene chiamato, della decrescita felice: la decrescita c’è, ma la felicità no.” Il direttore generale di Banca Marche Luciano Goffi ha riconosciuto che l’erogazione del credito senza garanzie ha portato a situazioni ne- gative ma ha puntualizzato che «non è vero che il sistema bancario è in difficoltà: si è ridotto il credito erogato rispetto agli altri Paesi europei. Ci sono imprese che ce la stanno facendo. Il segreto è valorizzare il Made in Italy che tutti ci invidiano: la soluzione è investire sul capitale e sulle persone. Chi fa microcredito deve dare maggiore attenzione al sociale. Una prospettiva di ripresa, pur leggera, c’è.” Agnese Testadiferro La grande famiglia dei Carabinieri Si mobilita la rete di martedì e mercoledì le scuole resteranno chiuse. Sono in corso anche sopralluoghi negli asili per verificare l’entità dei danni. Nel frattempo le città si sono mobilitate passando attraverso la rete, è stato creato un gruppo su Facebook “apriamo le nostre case ai concittadini”, con lo scopo di mettere a disposizione posti letto per centinaia di sfollati. Non mancano problemi riguardanti le linee elettriche, con black out in molte zone dell’isola, per cui l’Enel ha messo in campo 500 uomini fra tecnici, operai e incaricati del centro operativo. Anche il presidente del consiglio Enrico Letta è stato informato dell’evolversi della situazione direttamente dal capo della protezione civile, concordando sul fatto che il governo si impegnerà a far fronte all’emergenza. La perturbazione che ha mandato in tilt l’isola porterà nei prossimi giorni piogge e maltempo su buona parte del paese, il dipartimento della protezione civile ha lanciato l’allerta, sono previsti venti forti e burrasche in particolare nel sud Italia. Sedulio Brazzini Manuela Bocchini Foto Sir CONVEGNO LIONS CLUB: C redito e microcredito a confronto La ripresa, pur lenta, sta arrivando “Credito e Microcredito” a confronto il 16 novembre per iniziativa dei Clubs Lions della III Circoscrizione Distretto 180/A Italy presso il Centro Direzionale Esagono di Jesi. Numerosi i relatori che hanno portato la loro esperienza di direttori, imprenditori, docenti e professionisti nel settore dell’economia, del commercio e della finanza. Sono intervenuti Gennaro Pieralisi, presidente Gruppo Pieralisi Jesi; Luciano Goffi, direttore generale Banca Marche; Massimo Albonetti, consigliere Odcec Ancona (Ordine dei Commercialisti e degli esperti Contabili); Giuseppe Alessandrini, office distrettuale “Tema di Studio” e moderatore della giornata; Antonio Gitto, docente di economia aziendale all’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara; Mario Pepe, presidente Fidimpresa soc. di microcredito ed educazione finanziaria Ancona; Giorgio Piloni, direttore Fimcost Ancona (Finanziaria Marchigiana Consorzio Servizi Turismo); Massimo Saccardi, direttore Confapi Pesaro Urbino (Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria); Fabrizio Tito, titolare studio TM & Partners Analisi Finanziaria e Pianificazione Patrimoniale. A fare gli onori di casa il presidente del club jesino Piero Bologna e la presidente della III Circoscrizione Lions Club Matilda Amina Murani Mattozzi la quale definisce questa giornata “importante per confrontarsi e far emergere aspetti di vita che coinvolgono tutti, per osservare la realtà da punti di vista diversi e conoscere iniziative positive di microcredito create anche dai soci, tra i quali il Lions Club di Fano grazie alla testimonianza del dott. Paolini sul libretto della solidarietà”. Il governatore del distretto 180/A Raffaele di 6 v V della regione VocedellaVallesina 24 novembre 2013 INTERNI DI CHIESE (2): l’abbazia di San Vittore di Genga Una chiesa “perfetta” Stavolta i miei lettori mi dovranno perdonare due cose, parlando della chiesa abbaziale di San Vittore di Genga. Primo, che sconfino nella diocesi di Fabriano (il mio programmino riguarderebbe solo quella di Jesi). Secondo, che intendo parlare di una chiesa notissima “gloria dell’architettura romanica italiana” (Serra). E allora perché lo faccio? Intanto perché, data la vicinanza, possiamo considerarla “nostra” (ma forse sconfinerò anche verso il mare, con Chiaravalle). E poi perché la chiesetta di Villa Salvati, delineata nel precedente articolo, mi ha richiamato quest’altra costruzione. Lontanissima nello stile e nel tempo dalla prima (si parla del 1070/80!), ma accomunata idealmente dallo slancio verticale dell’interno, dal biancore delle superfici e dall’impianto centrale. Come si sa, non starò qui a farne una descrizione storico-artistica: Cherubini nell’ultima edizione del suo Arte medievale nella Vallesina le dedica ben dieci pagine, con magnifiche foto. Mio interno è rilevarne la valenza “spirituale” (encomiabili a questo proposito le “uscite” del Centro di Castelplanio,come la recente visita “spirituale”alla splendida cattedrale di Osimo). Potremmo così quasi chiamarla una “spiritualità della pietra”: che il turismo un po’ chiassoso e commerciale delle Grotte di Frasassi (peraltro vera miniera d’oro per la zona!) non riesce cer- to a percepire. Con biglietteria e bus che partono dal lontano piazzale e vanno direttamente all’ingresso, San Vittore rimane appartata e silenziosa per i più: e per certi versi non è male. Contempliamola dunque anzitutto dall’esterno, quasi in fusione con le altissime pareti rocciose della Gola (anche 4-500 metri sul livello del fiume). La chiesa è stata del resto costruita con quelle stesse pietre, che l’ingegno umano e la sua tensione spirituale hanno quasi trasfigurato in canto di adorazione e di bellezza al Creatore. Accentuata ai nostri tempi dalla scoperta delle favolose Grotte. Che i monaci benedettini non conoscevano, ma che l’hanno costruita al ritmo di quell’“Ora et labora” dove l’orazione diventa lavoro e il lavoro è adorazione e lode al Creatore per le rudezza delle rocce, per le acque (anche sulfuree) che scorrono attorno, per l’imponenza delle masse montuose sovrastanti. A tutto questo noi, figli di Darwin e di Theilard de Chardin, aggiungiamo lo stupore per la dimensione evolutiva che questo luogo richiama. I numerosi fossili (è stato trovato una specie di squalo che qui nuotava milioni di Affido perché lo faccio? Le famigLie affiDatarie raccontano... Incontro di sensibilizzazione/informazione sull’affido familiare Martedì 26 novembre 2013 ore 18.00 presso lo Spazio Incantato - Via Ancona, 37 - Jesi Possibilità di Parcheggio nel piazzale antistante la mensa “Il Quirino” in V. Bellagamba 1/ter. con passaggio pedonale nella corte interna. koine Keen On InventIng netwOrKIng educatIng Uno spazio per. . . AZIENDA SERVIZI ALLA PERSoNA centro per le famiglie L’iniziativa è finanziata dalla Regione Marche delibera DGR n. 1216/2012 Lo Spazio incantato Via Ancona, 37 - Jesi - Tel. 0731.214861 - www.lospazioincantato.it - [email protected] Servizio integrato affiDo aSp ambito 9 c/o Comune di Jesi - P.zza Indipendenza, 1 - Tel. 0731.538424 www.comune.jesi.an.it/ambito9 - [email protected] - aSUr av n. 2 Via Guerri, 9/11 - Jesi - Tel. 0731.534676 anni quando c’era un mare quasi tropicale), le numerose grotte abitate in tempi preistorici e la stessa scavatura della Gola fatta per milioni di anni dal timido ma tenace fiume Sentino (carico anch’esso di storia per la celebre battaglia fra Romani e Galli-Sanniti nel 295 a.C., finita 1-0…). Tutto può richiamare al visitatore l’interrogativo sul senso della storia: che per il credente trova il suo fulcro in “Cristo ieri, oggi, nei secoli” (Ebr 13,8). Ma vogliamo deciderci ad entrare? Ecco, sostiamo sui gradini d’ingresso, e (specie se è una bella giornata di sole) assaporiamo la luce soffusa e l’equilibrio dell’interno. Dove verticalità (dovuta soprattutto a quattro poderose colonne-pilastro centrali) e orizzontalità si fondono in armonia. Qui una sfera (simbolo di perfezione divina) può rimanere iscritta dentro la dimensione quadrato-cubica (simbolo dei quattro punti cardinali del globo): qui Cielo e Terra sembrano uniti e pacificati. E viene da pensare alla struttura centrale delle chiese d’Oriente, di cui la Santa Sofia di Costantinopoli è insuperata e splendida madre e maestra (perfino delle moschee). Non per nulla San Vittore richiama i legami della nostra sponda adriatica con il mondo bizantino. La sua cupola-tiburio si apparenta addirittura a modelli di tradizione armena. Ulteriori motivi, tutti questi, per dilatare la dimensione pensosa a quanto dovrebbe avvicinarci sia all’ortodossia cristiana che il monoteismo islamico. Gesù diceva che se a Gerusalemme tacevano i fanciulli avrebbero gridato le pietre. Ma, per chi affina gli “orecchi del cuore”, le pietre gridano e cantano anche a San Vittore di Frasassi. [email protected] dendrolemura a cura di Elena Mancinelli La Jesinità È la schiettezza, la sincerità. Lo Jesino quello che t’ha da dì tel dice, ‘ntel manna a dì con semplicità, con educaziò come mamma ja ‘mparado, ma senza tanti giri e ghirigori, lo Jesino quel che cià ‘nte la bocca, cià ‘ntel côre. È un vero amigo, se c’hai bisogno sempre ce poi contà, se t’ha da fa ‘n piacere ce se spacca e non vôle manco sentitte a ringrazià. È schivo, non invadente, però cià ‘na finezza nel criticà le cose de stò monno che al pari altri non ce stà. Sornione, quando meno te l’aspetti je scappa fôri tante verità, ma co’ sobrietà, senza fa dispetti. È allegro, compagnone, mai superficiale, ma quanno entra dentro casa sua, chiude la porta e allora è mejo che non t’ampicci de l’affari sua. Siria: l’aiuto della Custodia Non accenna a ridimensionarsi la crisi che sta colpendo la popolazione siriana. I frati della Custodia di Terra Santa, sono rimasti in Siria, per dare l’assistenza necessaria e sostengono i più bisognosi. “In Siria adesso si ha davvero bisogno di tutto, dal cibo alle medicine, ma soprattutto di ritrovare la speranza e il senso della vita. In alcuni casi i religiosi pagano ai cristiani l’affitto delle case e inoltre – afferma padre Pizzaballa, Custode di Terra Santa – ogni convento francescano ospita da mesi ormai circa 100 famiglie che hanno perso la casa”. Sono 11 i frati rimasti a prendersi cura della popolazione siriana e ad offrire pasti quotidiani nelle mense aperte nei conventi francescani. La questione siriana è delicata e i civili sono inermi davanti alla ferocia di quanto sta accadendo: la preghiera è uno strumento indispensabile, ma è urgente sostenere la popolazione massacrata, con un aiuto concreto. Continua padre Pizzaballa: “Chiedo a chi può, oltre a pregare, di mandare aiuti. Non materie prime perché non possono entrare, ma il denaro necessario per comprare ciò che è indispensabile per vivere a tantissime famiglie povere. Aiutateci a sostenere la popolazione siriana e a dare un appoggio concreto a tutti frati e i religiosi che vivono in Siria, perché possano continuare a essere un segno di speranza per tutti.” Proprio in virtù del sostegno fattivo, l’associazione ha lanciato una raccolta fondi, da far giungere ai frati francescani in Siria a favore della gente, cui si auspica aderiscano anche le parrocchie d’Italia. Per ognuno sarà possibile sostenere la Siria con una piccola offerta, indirizzata al conto dell’associazione di Terra Santa e diretta ai bisogni dei siriani. Per inviare le offerte è attivo un conto dedicato: ATS – Associazione di Terra Santa Banca Popolare Etica – IBAN: IT67 W050 18121010 0000 0122691 BIC CODE: CCRTIT2T84A Causale: Emergenza Siria. Ats pro terra sancta è l’organizzazione non governativa senza fine di lucro della Custodia di Terra Santa, con sede a Gerusalemme, Roma e Milano. Ats è presente in Siria attraverso i frati francescani ad Aleppo, Damasco, Homs e in tanti villaggi al confine con la Turchia e il Libano. Il Presidente è padre Pizzaballa. psicologiaesocietà KIWANIS INTERNAZIONALE CLUB DI JESI Diritti dell’infanzia VocedellaVallesina 24 novembre 2013 La mente e l’anima v V della 7 colloqui con lo psicologo UN SOGNO DA COLTIVARE TRA NOI UOMINI (= MASCHI) Verso un 25 novembre… inutile! Nella ricorrenza della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, che cade il 20 novembre, il Kiwanis Internazionale, Club di Jesi, vuole evidenziare quanto gravi siano i problemi che interessano i bambini e che, purtroppo, restano lungi dall’essere risolti. Questo perché non viene svolta un’adeguata politica di prevenzione che coinvolga le numerose associazioni di volontariato e le strutture pubbliche, nell’ottica della sussidiarietà. Da una recente indagine da parte della Cismai (coordinamento italiano contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia) e dell’associazione Terres des hommes, sono emersi dati sconvolgenti, relativi alle violenze perpetrate nei confronti dei bambini e degli adolescenti. Circa 700.000 minori sarebbero a rischio e i servizi sociali avrebbero in carico solo il 16% dei bambini, per casi di maltrattamenti (circa 50.000). Questi sono soggetti a trascuratezza materiale e/o affettiva (52,7%), a violenza assistita (16,6%), abuso sessuale (6,7%), a maltrattamento fisico (4,8), a patologie delle cure (12,8%). L’obiettivo che ci si deve prefiggere è quello di una valida opera di prevenzione, prima di tutto a livello familiare, evitando l’utilizzo di giochi violenti e la connessione con siti pedofili e pedopornografici. Importante è la prevenzione che deve essere praticata nelle scuole per evitare i frequenti episodi di bullismo. Ma non sempre tutto ciò è sufficiente. Assistiamo a una crescente emergenza dovuta all’aumento delle famiglie in povertà che è sempre più causa di fenomeni di disagio e di comportamenti criminali nei confronti dei bambini. Il Kiwanis Club Jesi auspica che, in uno sforzo comune, le associazioni che si occupano dell’infanzia si riuniscano per costituire l’osservatorio per l’infanzia e l’adolescenza onde avviare procedure standard di registrazione e omogeneità dei sistemi di classificazione. Solo con una valida struttura di controllo si può riuscire a censire i bambini che subiscono maltrattamenti e sottoporli a tutela e interventi socio sanitari. Il Club Jesi per sabato 23 novembre ha promosso due appuntamenti. Gazebo diritti dell’Infanzia in Piazza Pergolesi (di fronte al Santuario delle Grazie) nel pomeriggio dalle 16 alle 19, dove il presidente Luca Allegrini, il past president Francesco Bravi ed altri soci jesini presiederanno l’area per informare i cittadini della Giornata dell’Infanzia “XX novembre. Conviviale serale con la presenza dell’assessore ai servizi sociali di Jesi Marina Campanelli, per conoscere le attività dell’Amministrazione a favore dei Diritti dell’Infanzia e sull’Affido Familiare. Marco Gianfelici che presenterà la propria esperienza di Affido, con due figli naturali e sei in affido. di Federico Cardinali Lunedì prossimo è il 25 novembre. Un brutto giorno per noi uomini (= maschi). Un giorno di vergogna. È la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU quattordici anni fa. Oggi, però, non voglio parlare di donne. Ma di uomini. Anzi, vorrei proprio che fossimo noi uomini, da soli, a scambiarci questi pensieri. Perché se ancora abbiamo bisogno di una giornata per chiederci come eliminare dalla faccia della terra la violenza contro le donne, è un brutto segno. È segno che non abbiamo ancora scoperto che donne e uomini siamo abitanti della medesima terra e, insieme, le due facce della medesima umanità. Giornali e televisione negli ultimi giorni ci hanno bombardato con la storia di Emanuela e Serena – così venivano chiamate le due ragazzine di 14 e 15 anni che dopo la scuola si recavano in un appartamento, a Roma, per incontrare i clienti del sesso. Giornalisti, psicologi, sociologi, medici che cercavano con il loro sapere di illuminare le ragioni profonde (!) che avrebbero portato due minorenni a vivere un’esperienza tanto distruttiva: problemi in famiglia, genitori disattenti o addirittura complici, insegnanti distratti o incapaci come educatori; il valore dei soldi messo al primo posto come un idolo al quale sacrificare perfino il proprio corpo – che è, poi, anche la propria anima; modelli proposti da altre donne, anch’esse giovani, che si vendono, senza neanche nascondersi tanto, al ricco e potente di turno… Ma una domanda è sfuggita ai più. Chi ha portato queste due ragazzine (e chi sa quante altre di cui non si parla sui giornali) a prostituirsi? Chi andava in quell’appartamento per sfruttare Emanuela e Serena? Chi pagava per farle venire perfino in casa propria e approfittare di un corpo giovane abitato da una mente ancora incapace di valutare e di decidere della propria vita? Non erano forse uomini (= maschi)? Uomini che, in cambio di soldi, si arrogavano il diritto di comprare un corpo, come se questo non fosse una persona. Avrebbero agito allo stesso modo con la propria figlia quattordicenne o quindicenne? E quella ragazzina che ‘compravano’ per fare sesso non aveva forse il diritto ad essere guardata e rispettata allo stesso modo? Lo so che certi modelli che lo sport o la politica o lo spettacolo ci mettono davanti sono una grande tentazione: se così si comportano i grandi, allora significa che si può fare. Anzi, significa che bisogna fare così se vuoi essere grande. E non ci accorgiamo che, invece, uomini di questo genere altro non sono che modelli, piccoli e meschini, di miseria e di povertà. Si dice: ma è la donna che si prostituisce, quindi se io ci vado e le pago il dovuto (!), che male faccio? Ma abbiamo mai pensato, noi uomini, che una donna che si prostituisce è soltanto una schiava? Che per arrivare a fare questa vita ha accumulato violenze su violenze? E che ancora oggi è soltanto un oggetto nelle mani degli sfruttatori? Altra situazione. Arrivano gli immigrati clandestini. Tutti sappiamo che la maggior parte di quelle donne, che pure riescono ad arrivare, hanno subito violenze e stupri nel lungo viaggio che le ha portate fin qui. Non sono gli uomini (= maschi) che fanno questo? Ancora. Molti aborti si fanno in Italia. Le statistiche dicono che stanno diminuendo, ma sono sempre troppi. Sappiamo bene che un aborto è un trauma per la donna che lo subisce. Anche chi lo decide liberamente, in realtà lo subisce. Per ragioni economiche, o per ragioni sociali o culturali. Qui la domanda diventa: dov’è l’uomo? Quell’uomo che incontrandosi con lei ha dato origine a una vita, dov’è, adesso che lei deve recarsi in ospedale e subire un intervento che lascerà il segno, non solo nel suo corpo, ma anche e soprattutto nella sua anima? Potremmo continuare: donne che, in certi paesi, per uscire di casa devono imprigionare il proprio corpo dentro sacchi neri; donne cui è proibito perfino andare a scuola; donne mutilate perché devono ricordare che non hanno alcun diritto a vivere una sessualità normale. Donne che sono semplicemente proprietà dell’uomo. Ma qui, oggi, ci fermiamo. Con un invito. Proviamo a coltivare una domanda dentro di noi e a parlarne ogni volta che la vita ce ne dà l’occasione: come possiamo, noi uomini (= maschi), far sì che il 25 novembre diventi quanto prima una giornata inutile, perché – finalmente – abbiamo smesso di fare violenza alle nostre compagne di strada? Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI CUPRAMONTANA: A l Centro Famiglia “Il Grappolo” incontri di formazione e gruppi a tema attivati grazie al Comune e alla Regione Per le neo-mamme: gioie e difficoltà post partum Grazie ad un bando regionale il Comune di Cupramontana è riuscito ad attivare, da settembre scorso, il Centro Famiglia “Il Grappolo” e lo ha affidato all’Associazione Genitori Santa Caterina, ente di promozio- ne sociale attivo da anni nel settore educativo e formativo. Il Centro si propone di divenire, con il coinvolgimento ed il contributo anche di altre realtà associative un punto di riferimento per le famiglie, in grado di offrire informazioni sui servizi, sulle risorse e sulle opportunità offerte dal territorio; uno spazio aperto a tutti, dove incontrarsi, confrontarsi e condividere le proprie esperienze ed i propri bisogni. Un luogo di crescita sia singolare che collettivo finalizzato allo sviluppo della persona e del benessere familiare e alla promozione di maggiori rapporti e di solidarietà anche tra generazioni diverse. Aperto gratuitamente a tutte le famiglie, anche dei paesi limitrofi, viene gestito dalla dott.ssa Di Domenico Marianna, psicologa clinica e consulente familiare. L’apertura del Centro al pubblico, nella sede in Via N. Sauro 21, è prevista due volte a settimana: il martedì mattina dalle 8.30 alle 10.30, e il giovedì pomeriggio dalle 17 alle 19. Il calendario di attività prevede la realizzazione di incontri di formazione, eventi culturali e gruppi di incontro a tema. Una prima serie di tre incontri su emozioni, paure e conflitti è stata presentata nel mese di ottobre con la collaborazione del dott. Petrucci e della dott.ssa Spaccia. Per il mese di novembre si stanno definendo gli ultimi dettagli per un corso di educazione alimentare e una proposta di “incontri di gruppo” per neo-mamme, per affrontare insieme il periodo post-parto, per confrontarsi e crescere nel ruolo di mamma e donna, con le sue gioie e difficoltà. Il gruppo si incontrerà nella sede del Centro per cinque martedì dal 19 novembre al 17 dicembre, dalle 9,30 alle 11. Chiunque avesse interesse ai corsi suddetti o desidera essere informato per le altre attività in programma, può contattare il Centro via e-mail: centrofamigliailgrappolo@ gmail.com o tramite il numero: 320 6741274. 8 v V della vitaecclesiale VocedellaVallesina 24 novembre 2013 CON IL PASSO DEL CONCILIO: DICHIARAZIONE DIGNITATIS HUMANAE Dignità della persona e libertà religiosa Un piccolo ma decisivo atto L’incontro sulla dichiarazione Dignitatis humanae è stato posto a conclusione del ciclo degli appuntamenti dedicati al Concilio Vaticano II dall’Unità pastorale di Castelplanio, Poggio San Marcello, Rosora e Montecarotto. Come a significare che la riflessione sulla dignità della persona è il naturale approdo di ogni azione pastorale. Sebbene la forma assunta da questo atto conciliare, nell’ambito della “gerarchia” dei documenti, lo collochi in fascia bassa, dopo le Costituzioni e i Decreti, il tema è stato e continua ad essere di straordinaria rilevanza, toccando le corde più profonde del cattolicesimo. Questo breve testo, in apparenza minore, ha rappresentato un documento decisivo nella svolta dei rapporti tra Chiesa ed epoca moderna, sotto tre aspetti: la relazione tra la fede e la verità, il rapporto tra la Chiesa e lo Stato moderno e il rapporto tra la fede cristiana e le religioni del mondo. Il travagliato cambiamento di prospettiva determinato dalla maturazione del tema della libertà religiosa, può essere esemplificato dal tenace dibattito che si sviluppò nelle due ultime sessioni (1964-1965) intorno alla prima redazione conciliare del testo, che risale al 1963 e che subì numerose revisioni. Determinante fu la partecipazione di periti di grande valore come P. Pavan, il principale estensore della Pacem in terris, e J. Courtney Murray, l’esperto americano dei rapporti tra Chiesa e Stato. La materia era di quelle scottanti, infatti il diritto alla libertà religiosa è stato l’ultimo ad essere accolto dalla Chiesa in fatto di diritti umani, chiudendo così il suo lungo conflitto con la moderna esperienza delle libertà personali e politico-istituzionali (Tommasi, 2012). Solo poco più di un secolo prima Gregorio XVI poteva dire che la libertà di coscienza era un errore velenosissimo a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato (Mirari vos. Sull’indifferentismo e per condannare la libertà di coscienza, di stampa, di pensiero e di culto). Il celebre discorso del 1953 del papa Pacel- Il breve testo della Dignitatis humanae ha rappresentato un documento decisivo nei rapporti tra Chiesa ed epoca moderna, sotto tre aspetti: la relazione tra la fede e la verità, il rapporto tra la Chiesa e lo Stato moderno e il rapporto tra la fede cristiana e le religioni del mondo li ai giuristi cattolici è un’ottima sintesi del pensiero del magistero preconciliare in tema di libertà religiosa, sebbene rappresenti già un’attenuazione delle posizioni più rigide. Il discorso, infatti, si muove attorno a due elementi. 1. Ciò che non corrisponde alla verità non ha diritto all’esistenza, alla propaganda, all’azione: l’errore non ha diritti. 2. Poiché la religione cattolica è la vera religione, in quanto portatrice dell’unica verità, lo Stato, in nome del maggior bene comune, può essere tollerante nei confronti delle religioni non cattoliche, ma non le può riconoscere, non potendo condividere l’errore. È, questo, uno dei cardini dei Patti Lateranensi del ’29, da cui era disceso il principio dei “culti ammessi” di epoca fascista. Con il Concilio si consoliderà il transito dall’idea di tolleranza a quella di libertà religiosa. Ciò che prima la Chiesa riteneva inaccettabile cedimento allo spirito illuministico e positivistico del tempo, ora diventava inevitabile necessità di confronto. I diritti della persona, più che della verità, che vennero esaltati dallo sviluppo delle Costituzioni degli Stati sovrani e neutrali, di fronte al crescente pluralismo religioso, e dalla cruciale Dichiarazione universale del 1948, vennero fondati non sulle concessioni della Chiesa, o dello Stato, ma sulla dignità stessa della persona, che non viene meno anche quando questa dovesse cadere in errore. A questo non fu estranea la riflessione sviluppata nella Pacem in terris in ordine alla dignità umana (cfr. Voce Vallesina 30 giugno 2013). Una sorprendente attualità La grande attualità della Dignitatis humanae, particolarmente in rapporto alla laicità dello Stato e al ruolo pubblico delle religioni, è stata recentemente ribadita in occasione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano del 313 d.C. Il vivace dibattito scaturito dal discorso di S. Ambrogio del Card. Scola ne è la testimonianza. In ogni caso, il riconoscimento, per taluni il rammarico, dell’attuale sostanziale tramonto della cristianità consente di evidenziare alcuni aspetti, strettamente legati ai temi della libertà religiosa. Il primo è il ruolo dello Stato laico che tutela e promuove la libertà religiosa in regime di pluralismo confessionale e culturale. La laicità dell’ordinamento, come emerge ad esempio dalla Costituzione italiana, di stampo decisamente personalista, non comporta l’indifferenza o il neutralismo dello Stato di fronte alle religioni, secondo la tradizione laicista, ma la positiva garanzia e cura di un effettivo esercizio di valori e diritti, tra cui quelli religiosi, che precedono e trascendono lo Stato stesso. In questo modo, non si presuppone solo il diritto negativo a non essere impediti nell’esercizio della propria libertà ed il dovere dello Stato a non impedire, ma soprattutto il diritto positivo a professare pubblicamente la propria fede, o la propria non-fede, ed il dovere dello Stato a garantire tale diritto, necessariamente entro i limiti posti dal rispetto del bene comune temporale. Tutto ciò non mette in risalto solo il conosciuto aspetto dell’obiezione di coscienza, che diventa un ottimo indicatore della qualità democratica dello Stato, ma fa emergere anche i “debiti limiti” dell’esercizio del diritto positivo da parte di cittadini di altra cultura e religione, inseriti, più che integrati, nei diversi tessuti sociali. Nei nostri ambiti multietnici ad elevata mobilità sociale, questi sono aspetti di difficile soluzione, probabilmente non superabili dai soli appelli alla libertà religiosa, ma dall’individuazione di diritti e limiti sulla base delle circostanze concrete che un territorio o una frazione sociale si trovano ad affrontare. Il secondo riguarda il superamento della ricorrente e mai sopita tentazione della Chiesa cattolica di considerarsi ancora in regime di cristianità, cercando di mantenere posizioni di privilegio nel suo rapporto con i poteri, fino alle espressioni negative della “religione civile” che è tentata di assumere su di sé. Alla Chiesa cattolica è stato sempre rimproverato di reclamare la libertà per sé dove si trova in minoranza e di rifiutare di concederla quanto è in condizione di maggioranza (Costa, 2013). Su questo punto la Dignitatis humanae rappresenta un vero e proprio cambiamento di direzione della Chiesa nel suo insieme (Scola, 2012). La Chiesa non rivendica solo la libertà di opinione e di adempiere i riti della propria religione, ma il vero ed autentico diritto della persona di osservare e testimoniare il suo culto privato e pubblico, ordinandoli secondo i precetti della sua religione, nell’ambito dei già ricordati “debiti limiti”. Altro aspetto, che si lega strettamente al successivo, è la decisa e permanente necessità dell’opzione democratica, quale garanzia contro le intolleranze che spirano nelle nostre società plurali di inizio millennio. Sulla base dell’esercizio della democrazia e del riequilibrio delle opportunità, vengono richieste nuove basi culturali e sociali della convivenza, un reciproco difficilissimo apprendimento, affinché le molte differenze presenti nella nostra società sappiano dare vita ad un processo storico di “meticciato di civiltà e culture” (Costa, 2013). Naturale presupposto, infine, almeno per quanto riguarda il nostro paese, è la improrogabile necessità di dare concretezza legislativa ad una disciplina sulla libertà religiosa che dopo più di due decenni di infruttuosi tentativi parlamentari, e in modo complementare all’attuale regime pattizio delle intese tra Stato ed alcune confessioni religiose, applichi finalmente il dettato dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Giancarlo Uncini, Castelplanio ANNO DELLA FEDE: A ROMA IL 24 NOVEMBRE SARÀ ESPOSTA PER LA PRIMA VOLTA L’URNA CON LE RELIQUIE DI SAN PIETRO Tanti i segni di speranza nei dodici mesi tra il popolo di Dio Una grande dimostrazione di vitalità e dinamismo dei credenti. È stato questo l’Anno della Fede secondo mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione che, questa mattina, ha presentato in Sala Stampa Vaticana gli eventi conclusivi di questi dodici mesi, voluti da Benedetto XVI. Domenica prossima, Papa Francesco consegnerà l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Otto milioni e mezzo i pellegrini che si sono recati presso la Tomba di Pietro durante l’Anno della Fede, vissuto – spiega mons. Rino Fisichella – con grande intensità dal popolo di Dio in ogni parte del mondo: “Spesso, abituati come siamo a evidenziare i fattori di crisi, dimentichiamo di guardare anche ai tanti segni positivi e di speranza che sono realmente presenti nella Chiesa”. Tanti i segni che hanno scandito questi dodici mesi. Tra tutti, mons. Fischella ricorda le numerose testimonianze delle minoranze cristiane in contesti di sofferenza e povertà e l’ora di Adorazione eucaristica contemporanea in tutto il mondo: “In quel momento Cristo è stato veramente il cuore del mondo. Io questo non lo potrò mai dimenticare”. Concluderanno l’Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI e proseguito in sintonia spirituale e pastorale da Papa Francesco, tre eventi: il prossimo 21 novembre, la “Giornata pro orantibus” con la visita del Santo Padre al Monastero delle Monache Camaldolesi all’Aventino: “Il Papa si fermerà in preghiera con le monache, che in questi anni hanno aperto il loro monastero alla condivisione della lectio divina e della mensa dei poveri”. Un esempio quindi di come dalla preghiera sfoci il servizio ai poveri, ai deboli, a quanti sono nelle periferie”. Sabato 23 novembre sarà la volta della Giornata dei catecumeni con testimonianze dei neofiti che in Paesi come Italia e Francia - ha detto mons Fisi- teremo, anche in questa circostanza, l’universalità della Chiesa”. Infine domenica prossima, 24 novembre, festa di Cristo Re, la Messa conclusiva dell’Anno della Fede, in Piazza San Pietro. Momenti salienti saranno l’esposizione per la prima volta dell’urna contenente frammenti delle reliquie dell’Apostolo Pietro e la consegna da parte di Papa Francesco dell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, che sarà presentata ufficialmente alla stampa martedì 26 novembre: “Nel programma originario doveva essere consegnata la Lettera Enciclica di Papa Benedetto XVI. Poi sappiamo cosa è avvenuto chella - hanno un’età media tra i 20 e i 40 a febbraio, ciò che è avvenuto a marzo, e la anni. Il Papa incontrerà 500 adulti che si decisione anche da parte del Santo Padre, preparano a ricevere il Battesimo, prove- Papa Francesco, di pubblicare la sua Enciclinienti da 47 Paesi del mondo: “Dalla Rus- ca sulla fede Lumen Fidei nel corso dell’ansia, dalla Moldavia, dalla Bosnia Erzegovina, no. Quindi con l’Esortazione apostolica, dall’Egitto, dal Marocco, dall’Algeria, dalla l’Anno della Fede si conclude ma l’impegno Cina, dalla Mongolia, da Cuba… sperimen- continua con l’evangelizzazione”. vitaecclesiale VocedellaVallesina 24 novembre 2013 LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 21 novembre Ore 8: Incontro con studenti del Liceo classico in Assemblea di classe Ore 16: Santuario delle Grazie, S. Messa con i Carabinieri nella festa della Virgo Fidelis Ore 18: Senigallia, incontro formativo per volontari Avulss Ore 21: Visita Pastorale a Castelbellino incontro con RnS 22-23 novembre Loreto, Convegno su Evangelizzazione nelle Marche Domenica 24 novembre Ore 16: Loreto, solenne concelebrazione di chiusura dell’Anno della Fede Ore 21: Incontro a carattere vocazionale Lunedì 25 novembre Ore 20.30: Visita Pastorale Castelbellino, Incontro con Consiglio Comunale Martedì 26 novembre Ore 10: Visita Pastorale a Pantiere, visita ai Malati Ore 18: Avulss, incontro con i nuovi volontari Ore 21.15: Parrocchia Regina della Pace, incontro con i genitori dei Cresimandi Mercoledì 27 novembre Ore 10: Visita Pastorale a Castelbellino St. Visita ai Malati Ore 19: S. Messa con i collaboratori di Voce della Vallesina Giovedì 28 novembre Visita Pastorale a Castelbellino St. Ore 10: Visita ai Malati Ore 18: S. Messa Ore 18.30: Adorazione Eucaristica Ore 21:Incontro con i Catechisti a cura di don Corrado Magnani [email protected] 9 24 NOVEMBRE 2013 CRISTO RE DELL’UNIVERSO Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43) Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio, benché sia condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Storia di un amore… “perdente” Sul trono regale della croce, Gesù porta a compimento il progetto originario del Padre: fare di tutta umanità, di ogni tempo e luogo, la sua famiglia per sempre (Gesù chiamava questo progetto: Regno). E dichiara primo cittadino di questo regno un uomo sbagliato, fallato. Dall’alto della croce il Signore compie il giudizio di Dio: rende giusti (= “giustifica”), perdona e dona il Regno a tutti, a partire dagli ultimi, dagli scarti dell’umanità. Gesù arriva nel punto più lontano dal Padre (la morte) per essere più vicino a noi che siamo i lontani. Qui si capisce bene in che senso Gesù è Re e qual è la salvezza che porta. È un re che esercita la sua libertà nel servizio; e l’unico suo potere è amare fino al dono totale di sé: alla morte,e alla morte di croce. Non è questo, quello che l’uomo si attende. Ma Dio è questo uomo che muore per amore e solo per amore: e Dio è così. Si fa condannare alla nostra stessa pena per stare con noi. “SALVA TE STESSO”: dicono a Gesù i devoti atei, i capi del popolo. Questa proposta fatta a Gesù rappresenta la più grande aspirazione dell’uomo, che, mosso dalla paura della morte, cerca di salvarsi da questa mettendo in atto l’antica, collaudata strategia dell’avere, del potere e dell’apparire (molto di moda Sabato 30 novembre Ore 15: Visita pastorale a Pantiere, incontro con i ragazzi del Catechismo Ore 17: San Marcello, Convegno su scienza e fede Domenica 1° dicembre Ore 10: Visita pastorale a Pantiere, S. Messa Ore 11.30: Visita Pastorale a Castelbellino, S. Messa Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa e Mandato dei Catechisti Ore 21: Incontro a carattere vocazionale SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI FONDATO NEL 1953 della LA PAROLA DELLA DOMENICA In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Venerdì 29 novembre Ore 10: Visita Pastorale a Castelbellino St. visita ai Malati Ore 18.30: Sede Azione Cattolica, Lectio Divina Ore 21: Visita Pastorale a Castelbellino St. incontro con i Fidanzati Voce dellaVallesina v V Direttore responsabile Beatrice Testadiferro Comitato editoriale: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Lombardi Responsabile amministrativo Antonio Quaranta Proprietà: Diocesi di Jesi Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 oggi); una strategia ansiogena che alla perché debole, gratuito, “offerto”, confine produce guerra, egoismo, aliena- segnato, provato, fedele all’uomo fino zione, vera morte e altre paure che av- alla fine. velenano la vita sociale. Noi ci domandiamo: ma la croce di Noi insistiamo a chiedere e suggeriaGesù non è l’epilogo di un amore falli- mo a Dio, di usare la forza, la potenza, i miracoli ad effetti speciali per mettere to? Ai nostri occhi abituati a vedere e con- a posto le cose e ripulire il mondo, disiderare efficienti e vincenti i poten- chiarando così perdente la sua strategia. ti, i capi di casa nostra, specie quelli Ma Gesù, il volto umano del Padre, non circondati sempre da piccoli uomini scende dalla croce. E questo per noi è e ballerine, e sudditi eleganti, piegati tanto: è tutto. e ossequiosi “all’idolo”, l’opera di sal- Qualunque altro prodigio Gesù avesvezza che Gesù porta a termine sulla se potuto fare a nostro favore, non ci croce sembra non avere alcuna rile- avrebbe persuaso del suo amore. Sarebvanza né sociale, né politica, né re- be stato un atto di potenza e di esibiligiosa. Gesù appare religiosamente zione: una mercanzia inutile, che “non un maledetto, politicamente un im- salva”, di cui anche oggi ne vorremmo potente, socialmente un fallito. Tutto fare a meno. è successo, niente è cambiato; anzi è peggio di prima, perché il male sembra E infine una proposta: impariamo aver vinto. Ma proprio questa morte sempre di più a scorgere in quel volè la vittoria decisiva sul male di fondo to tumefatto, che “non ha bellezza della nostra realtà umana. E la risposta alcuna” il vero volto di Dio, intento a alla domanda di prima la troveremo se dettare a quelli che ci provano a cresaremo capaci di fermarci a contem- dere in Lui (specie alla Chiesa, spesso plare il Crocifisso, per vedere un Dio tentata di prendere le scorciatoie del unicamente impegnato ad essere vici- potere, dell’avere e dell’apparire per no ad un uomo fallito, e che proclama costruire il Regno di Dio) l’unica, fecon tutto sé stesso che l’unica energia conda strategia capace di vincere “il capace di neutralizzare la morte; anzi, peccato del mondo”: quella dell’amore capace di fecondare anche la morte, è “perdente”, della solidarietà all’uomo e un amore “perdente” cioè forte, vitale della compassione. DAL 26 NOVEMBRE. AL PALAZZO DEI CONVEGNI E ALL’ARENA Mostra di presepi a Verona e a Jesi Qualche anno fa (2007) la Confraternita Maestri Presepai di Jesi è stata invitata a partecipare alla prestigiosa rassegna internazionale di Verona con un “esemplare” di grandi dimensioni, secondo la sua tradizione (ci sono voluti due tir!). Quest’anno, quasi all’estremo opposto, vi partecipa per la 30.a edizione il duo (marito e moglie) Giorgio Massera e Oriana Bolletta con una serie di deliziosi, artistici presepi quasi in miniatura, che costituisce la loro specialità. Sede dell’esposizione le arcate della Composizione grafica Giampiero Barchiesi Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola Spedizione in abbonamento postale Associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) celebre Arena. Per informazione vedere il sito www.presepiarenaverona.it Tempi: 30 novembre-19 gennaio 2014, aperto tutti i giorni, festivi compresi, ore 9-20. Chi non voles- Il numero è stato chiuso in redazione martedì 19 novembre alle 19 e stampato alle 6 del 20 novembre. Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno se scomodarsi più di tanto, potrà ammirare (e lodevolmente magari anche acquistare) consimili presepi a Jesi nel Palazzo dei Convegni esposti dal 26 novembre al 1° dicembre. utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Tel. 0731.208145, Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Codice fiscale 00285690426 Questo giornale è stampato su carta riciclata. ABBONAMENTO ANNUO 35 EURO DI AMICIZIA 50 EURO SOSTENITORE 100 EURO 10 v V della pastorale VocedellaVallesina 24 novembre 2013 ORDINE FRANCESCANO SECOLARE: LE PROMESSE NEL RICORDO DELLA PATRONA La festa della speranza cristiana Ti esalto Dio mio Re, canterò in eterno a Te, io voglio lodarti, Signor, e benedirti. Alleluia!”. Con questo canto di fede e di amore, preludio della Solennità di Cristo, Re dell’universo, che conclude l’Anno liturgico, il Coro della parrocchia di San Francesco d’Assisi ha dato inizio, domenica 17 novembre alla Messa delle 11.30, celebrata da padre Fernando Mariani con l’assistenza dei diaconi Guido Gianangeli e Antonio Quaranta. Straordinaria la partecipazione di giovani, adulti, anziani, richiamati non solo dal precetto festivo, ma anche dalla celebrazione di due eventi molto significativi per il ruolo dei laici francescani nella Chiesa: il rinnovo della “professione”, cioè della promessa di fedeltà a Cristo da parte di sorelle e fratelli dell’ Ordine francescano secolare di Jesi e il 50° Anniversario di “professione” nell’Ofs di una di loro, Maria Catani Mattioni. Nel breve colloquio con Maria prima della Messa, lei mi ha detto: “Mi sembra un sogno... Provo una grande gioia e ringrazio il Signore per questi 50 anni di Fraternità. E lo ringrazio pure per avermi concesso di poter festeggiare in ottobre 60 anni di matrimonio, le nozze di diamante”. Fedeltà a tutta prova! Così, in un clima di francescana letizia, alla presenza dei ministri Angela Sagramola e Maria Antonietta Turri, i laici delle due Fraternità di Jesi hanno concluso le celebrazioni in onore della Patrona Santa Elisabetta d’Ungheria. Un modello per tutti i cristiani laici, chiamati a vivere nel mondo le Beatitudini evangeliche. “Elisabetta, morta a con Maria Mattioni, dall’ambone, soli 24 anni, ha vissuto il Vangelo hanno invitato le sorelle e i fratelli in tre stati di vita: ragazza, sposa e dell’Ofs a rivolgere in coro al Simadre, vedova”. Così padre Maria- gnore la seguente preghiera per il ni, assistente dell’Ofs, ha ricordato “Rinnovo della promessa” secondo la Santa. Spiegando poi il Vangelo la Regola: delle “realtà ultime” (Lc 21,5-19) “Ti rendiamo grazie, Signore, per ha richiamato l’attenzione sulla la chiamata all’Ordine Francescafine del mondo e sulla vita eterna: no Secolare. Ti chiediamo perdono «Questo mondo dovrà finire, il sole per tutte le nostre manchevolezze, si spegnerà... Ci è promesso un al- fragilità e trasgressioni contro la tro mondo, ma non conosciamo promessa fatta di vita evangelica e né il quando né il come di questi contro la Regola. Concedi benigno eventi. Le sofferenze di cui parla la che proviamo il fervore e lo slancio Sacra Scrittura, presenti anche nel del primo giorno, quando siamo mondo di oggi, sono le doglie del entrati a far parte parto perché possa sbocciare una della Fraternità. Rinnuova vita, la vita accesa da Cri- noviamo ancora la sto nel grembo del vecchio mondo nostra promessa di peccatore. Oggi è la festa della spe- vita evangelica seconranza cristiana: la vita del mondo do la Regola dell’Orche verrà. “La nostra cittadinanza dine Francescano è nei cieli”, scrive l’apostolo Paolo Secolare fino al tere il traguardo è la fine della corsa mine dei nostri giorni. ma anche il fine della corsa». Dalle Dacci pure di vivere realtà ultraterrene all’impegno nel sempre in concordia con i nostri presente, con un invito a cammi- fratelli e di dare ai giovani la testinare nella fede e nell’amore: «Noi monianza di un così grande dono siamo vincitori con Gesù, ma a da te ricevuto, cioè della vocazione patto che rimaniamo uniti a Lui francescana, affinché riusciamo ad e rendiamo conto della speranza essere testimoni e strumenti della che è in noi, ciascuno nella propria missione della Chiesa tra gli uomivocazione». Padre Mariani ha poi ni annunciando Cristo con la vita espresso la riconoscenza dei Frati e e con la parola. Amen”. L’offerta di dei laici francescani a Maria Cata- sé insieme al “pane” e al “vino” per ni Mattioni per il prezioso servizio l’Eucaristia ha sigillato l’impegno che ha prestato nella chiesa di San per una vita di fedeltà a Cristo e Francesco d’Assisi per tanti anni e alla Chiesa. Il Coro innalza l’inno che offre ancora oggi, con grande di lode: “Alto e glorioso Dio, illumigenerosità. na le tenebre del cuore mio, dammi una fede retta, speranza certa, cariIl dono della vocazione francescana tà perfetta...” Dopo l’omelia, Angela Sagramola Maria Crisafulli Santa Elisabetta d’Ungheria Accanto all’altare nel sacro silenzio appare la grande regina vestita di damascata bellezza. Sul capo una corona dorata le mani raccolte nel grembo custodiscono rose dal tenue colore. Fiori che per la grandezza del cuore saranno domani pezzi di pane fragrante soave profumo di Cristo che prende sembianze del povero. Elisabetta d’Ungheria regina di un regno mortale donata interamente all’Eterno Sovrano con cristiana pazienza hai attraversato la notte della bufera. Fra gioie e dolori hai fatto del tuo cuore indomito un tabernacolo d’Amore. Innamorata del poverello Francesco hai trasformato le vie della tua Tu- RadiODuomo SenigalliainBlu•95,2Mhz ringia in oasi di carità dove l’eco augurale di pace e bene brillava tutt’uno con il sole. Il tuo nome scritto nei cieli, custodito per sempre nel palmo di Dio, resiste all’usura del tempo mentre infiamma d’amore e di speranza le sorelle e i fratelli che camminano con in mano il vangelo e la regola. Con te, sorella maggiore, per amore di Cristo proviamo a deporre i suntuosi vestiti mentre l’animo ritrovata la nativa bellezza intonerà con rinnovata gratitudine, il cantico all’Altissimo Signore. Donatella David LE DUE FRATERNITÀ FRANCESCANE SECOLARI S. Elisabetta d’Ungheria Il cammino dell’unica espressione dell’Ordine Francescano Secolare anche nella nostra diocesi si sta confermando un punto forte della spiritualità di comunione francescana. Per le nostre due fraternità secolari assistite dai frati Minori e Cappuccini, l’occasione è venuta dalla celebrazione del triduo della santa Patrona Elisabetta di Ungheria nel convento dei Frati Cappuccini. Nei tre pomeriggi dal 13 al 16 novembre il giovane frate Cappuccino padre Andrea Spera ha trattato la figura di Santa Elisabetta di Ungheria; curando in maniera eccellente il profilo sulla santità della Protettrice dell’Ordine Francescano Secolare. Per i numerosi francescani presenti, quelli di padre Andrea, sono stati momenti di riflessione e attualizzazione molto importanti e ogni sera diversi. Al termine del triduo abbiamo conosciuto Elisabetta come: donna con il cuore rivolto al Signore, sposa e madre e povera tra i poveri per amore di Gesù. L’oratore non si è soffermato soltanto sulla sua santità, ma si è preoccupato di conoscere e farci conoscere che cosa Elisabetta oggi lascia in eredità per la nostra vita di francescani secolari. S. Elisabetta fin dall’in- fanzia cresce in una cultura cristiana e si rivela molto incline molto attenta alla vita interiore. Evidentemente ci troviamo di fronte ad una persona che il Signore ha curato con sapienza negli anni della sua crescita fino a farla divenire una donna contemplativa. Dopo la morte prematura del marito, Elisabetta deve sopportare molte sofferenze e umiliazioni. Accetta la croce con fede e amore. Mi piace ricordare una qualità sottolineata da una delle ancelle: “Perfetta letizia nel cuore e grande rispetto e amore verso le sue ancelle. Sensibile alla situazione degli indigenti, fa distribuire tutte le riserve dei suoi magazzini, paga i debiti di chi si trova nell’impossibilità, vende i mobili, serve e lava personalmente gli emarginati e gli ulcerati, assiste i lebbrosi, si prende cura della sepoltura dei defunti. Sempre con il sorriso sul volto e la gioia nel cuore”. Come da programma, le tre sere si sono concluse con la Messa del vescovo Mons. Gerardo Rocconi nella chiesa dei Cappuccini. Nell’omelia, il vescovo, ha ricordato ai tanti presenti la spiritualità di S. Elisabetta. Al termine, il Vescovo ha benedetto il “Pane di S. Elisabetta” distribuito a tutti i presenti; invitati poi ad un’Agape fraterna nel salone della Parrocchia. Emilio Capogrossi LORETO: o ltre 800 capi scout Agesci Si interrogano sulla Fede Quasi 2500 capi Agesci, Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, che si incontrano per confrontarsi e riflettere sul mandato della trasmissione della fede e della evangelizzazione attraverso il linguaggio dell’esperienza scout: è in sintesi il Convegno Fede dell’associazione che si è svolto dal 15 al 17 novembre in tre città d’Italia: Trento, Catania e Loreto. Nelle Marche, sono stati ospitati più di 800 capi. Oltre alle tavole rotonde di approfondimento con esperti e capi dell’associazione, ci sono stati anche momenti di preghiera, vissuti in basilica e nelle vie del centro di Loreto e la possibilità di far conoscere le bellezze del territorio ai moltissimi capi arrivati da tutte le regioni d’Italia. Uno dei momenti più importanti di questi tre giorni è la veglia di preghiera del venerdì con la Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle 12,30 e alle19,03 Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 storia della Vergine Maria e l’importanza del suo eccomi incondizionato. Un momento di preghiera comunitario, preludio all’incontro con l’altro nella parte itinerante, vissuto per gruppi di formazione che ha portato i partecipanti a incontrare e conoscere i volontari dell’Oikos, della Lega del Filodoro, della Comunità Papa Giovanni XXIII, della Comunità Volontari per il Mondo, della Comunità Capodarco,del centro di riabilitazione Santo Stefano e dell’associazione Hotel House. indiocesi VocedellaVallesina 24 novembre 2013 v V della 11 AZIONE CATTOLICA. IL PRESIDENTE NAZIONALE FRANCO MIANO ALLA FESTA D’INIZIO DELL’ANNO ASSOCIATIVO IN DIOCESI Credenti con il cuore aperto sulle strade del mondo “Persone nuove in Cristo Gesù: Corresponsabili della Gioia di vivere”. Questo il titolo scelto dalla Presidenza nazionale di Azione Cattolica per l’anno 2013-2014 e questo anche lo sfondo che ha visto, nella giornata di domenica 3 novembre, tutta l’Azione Cattolica jesina riunirsi per l’avvio delle attività associative. Presso il Centro Pastorale diocesano, sin dalla mattina, gli aderenti di ogni settore (ragazzi, giovanissimi, giovani e adulti) si sono ritrovati insieme per riflettere sul tema associativo dell’anno e per iniziare, con una giornata di festa e convivialità, le attività dell’anno. Occasione ancor più speciale per la presenza del Presidente nazionale, Franco Miano, che nel pomeriggio si è unito all’assemblea, come suo desiderio personale da tempo. La mattinata è iniziata con la meditazione, tenuta dal Presidente diocesano Alessandra Marcuccini, sul Vangelo che l’AC nazionale ha scelto come guida per l’anno associativo: Matteo 22, 1-14, la famosa parabola con la quale Gesù paragona il Regno dei Cieli ad un re che imbandisce la tavola per le nozze del figlio e che, vistosi abbandonato dagli invitati, chiama alle nozze tutti quelli che si trovano per la strada. Secondo la riflessione di Alessandra si possono individuare tre elementi nei quali questo Vangelo diventa “vitale”: il primo è la “sala delle feste”. Essa all’inizio rimane vuota e viene spontaneo chiedersi perché gli invitati non arrivino. Forse perché un Dio che “invita” è davvero impegnativo; preferiremmo quasi un Dio che, invece, “impone” la nostra partecipazione. Dio ci chiama tutti alla gioia, ma sta a noi domandarci se vogliamo far parte veramente di questa festa. Il secondo elemento è costituito dall’ “abito nuziale”. Cosa significa questo abito? Se io voglio fare festa con gli altri devo necessariamente avere l’ “abito dell’amore”. Con tale abito si passa dal giudizio e dall’indifferenza all’amore e all’accoglienza nei confronti dell’altro. Infine l’ultimo ambiente sul quale Alessandra ha portato l’attenzione è stato quello della “strada”. Si deve essere capaci di parlare del Dio della festa che ci chiama ad essere capaci di partecipare alla festa dell’amore; festa che non è da intendersi soltanto in senso escatologico, ma che è qui ed ora! Questa sala delle feste che Gesù presenta altro non sono se non il nostro mondo e la nostra quotidianità, nei quali dobbiamo essere pronti a chiamare l’altro, il lontano e il diverso al medesimo amore. Desiderio d’incontro e di fare festa insieme: questo il compi- to che l’Azione Cattolica ricava da questa pagina di Vangelo. Nel pomeriggio, dopo il pranzo fraterno consumato insieme, la nostra associazione ha avuto la gioia di avere la presenza del Presidente nazionale Franco Miano con il quale abbiamo riflettuto sul tema “Persone nuove in Cristo Gesù: corresponsabili della gioia di vivere”. Questo ultimo anno del triennio associativo 2011-14, con questa attenzione alla cittadinanza e al bene comune, riassume gli altri due. Il riferimento alla “persona” è essenziale; il bene comune è “per le persone”. Secondo le riflessioni di Miano, questo rispetto alla persona si deve tradurre come attenzione concreta ai luoghi “vitali” per gli uomini e le donne di oggi: la vita, il lavoro, la politica. “Corresponsabili della gioia di vivere” non significa soltanto la condivisione di singoli aspetti della realtà ecclesiale, ma “sentire con la Chiesa” l’unica grande missione che è l’annuncio del Vangelo. Si tratta di un atteggiamento spirituale, un vero e proprio “stile”. Come credenti, e come aderenti di Azione Cattolica, noi abbiamo una bella notizia da condividere ed è da questo che parte ogni forma di corresponsabilità. La parola “Cittadinanza” non è riconducibile al mero giudizio e usufrutto di chi fa politica; occorre entrare nell’ottica di una cittadinanza mondiale. Come aderenti di Azione Cattolica, ha concluso Miano, “non possiamo non avere il cuore aperto al mondo intero”. La giornata si è conclusa con i ringraziamenti e la Santa Messa celebrata dal Vescovo, don Gerardo, che ha sottolineato come l’Azione Cattolica sia veramente “lo sviluppo di un servizio all’uomo che vale”. A noi, aderenti e simpatizzanti, il compito di portare avanti l’impegno nella vita di ogni giorno. Michele Cerasa A MARZABOTTO PER RICORDARE UNA DELLE PAGINE PIÙ TERRIBILI DELL’ITALIA DOVE VISSE IL MONACO E PADRE CONCILIARE Don Giuseppe Dossetti: con Dio e con la storia Hitler disse: “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza. Dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente.” Queste parole agghiaccianti sono impresse in una lapide affissa al muro di cinta del piccolo cimitero di Casaglia di Marzabotto. Ancor più agghiacciante è vedere i fori delle pallottole di fucili e mitragliatori sulle croci di ferro e sul muro interno del cimitero, sparati a mezzo metro d’altezza per colpire anche i bambini. Domenica 10 novembre 65 persone hanno preso parte ad un’uscita a Montesole di Marzabotto, organizzata dal gruppo adulti di Azione Cattolica, Masci Jesi 1 e dal CCIC (Centro Culturale I Care) della parrocchia di San Giovanni Battista, per visitare i luoghi dove tra il 1985 e il 1996, anno della sua morte, visse don Giuseppe Dossetti, costituente, padre conciliare e fondatore dell’ordine monastico “Piccola famiglia dell’Annunziata”. È impossibile scindere la figura di Dossetti dal luogo dove visse gli ultimi anni della sua vita monastica: in realtà non fu il monaco a sceglierlo, ma l’arcivescovo di Bologna, il cardinal Biffi, che a metà degli anni 80 gli propose di far rivivere quel luogo, come simbolica ma anche concreta riconciliazione tra Dio e la comunità locale duramente messa alla prova dagli avvenimenti del 1944. Chi meglio di Dossetti avrebbe potuto riuscire nell’intento in considerazione del fatto che tutta la sua vita si ispirò al motto “con Dio e con la storia”? Di storia lungo la stradina, il “sentiero della memoria”, che sale dal parcheggio dove si lasciano i mezzi fino all’eremo se ne respira parecchia: in successione nei 4 km circa si incontrano i ruderi della frazione di Caprara di Sopra, abitato fino al 29 settembre del 1944, i ruderi della chiesa ed il cimitero di Casaglia. È impressionante leggere le tabelle poste nei pressi di quelle pietre rimaste a testimoniare una delle pagine più terribili della nostra storia avvenuta in quella settimana tra il 29 settembre e il 5 ottobre del ’44. Interi nuclei familiari ammassati e rinchiusi in una stanza di casa e dentro la piccola chiesa, trucidati con le bombe a mano e poi incendiate mentre all’esterno i carnefici facevano festa suonando la fisarmonica; altri presi e condotti all’interno del piccolo cimitero dove i boia erano ad attenderli con mitragliatrici e fucili, sparando basso per colpire anche i bambini. E chi era momentaneamente riuscito a scappare veniva rincorso, torturato e ucciso, mentre le donne e le ragazze venivano violentate prima di essere anch’esse sterminate. Dov’era Dio in tutto questo, è la domanda che molti di noi si sono posti realizzando quanto avvenne in quei luoghi; Dio era nei corpi di chi soffriva ci siamo sentiti rispondere dal monaco che abbiamo incontrato nel pomeriggio, non certo con le bande criminali, nonostante sulla fibbia delle loro cinture vi fosse impressa la scritta “Gott mit uns”, Dio è con noi. Ma la domanda “dov’era Dio” che spesso ci poniamo riflettendo su fatti del genere dovrebbe anche spingerci a porci un’altra domanda: e l’uomo, dov’era? Dov’era finita la coscienza umana che ha permesso che avvenisse tutto questo, ma anche Dachau, Auschwitz, Sabra e Chatila, Sarajevo, la Siria? Come si può essere crudeli e contemporaneamente avere la coscienza tranquilla, come Hitler ordinava alle sue truppe? Crudeltà e coscienza non possono andare d’accordo e proprio per questo motivo don Dossetti invitava ad avere una coscienza vigile affinché quanto accaduto non debba ripetersi. E questo è stato anche il motivo che, negli ultimi anni della sua vita, attraverso la formazione dei Comitati in difesa della Costituzione, a seguito di attacchi provenienti da alcune parti politiche sostenute dai media, lo ha spinto a spendersi a difesa della carta costituzionale che egli stesso, nel 1946, contribuì a redigere. A chi lo accusava di ritenere la Costituzione più sacra dell’Eucaristia, don Giuseppe rispondeva che essa costituisce, in un’epoca di deriva politica e morale come quella in atto di cui già allora, nel 1994, se ne avvertivano le prime avvisaglie, una barriera ben solida e comunque non monolitica in quanto in essa sono contenute le regole che ne prevedono la possibilità di apportare modifiche. E’ il “con Dio e con la storia” accennato in precedenza che animerà la sua partecipa- zione al Concilio, delegato dell’allora arcivescovo di Bologna cardinal Lercaro. Ed è lo stesso Dossetti che ispirò o addirittura c’è chi sostiene che fu sua la stesura del discorso che il cardinal Lercaro tenne il 7 dicembre 1962 nel quale sosteneva che “il tema centrale del Concilio deve essere la chiesa dei poveri”. Un Dossetti quindi perfettamente in linea con quelli che saranno i dettati del Concilio in cui il rinnovamento della Chiesa sarebbe dovuto transitare attraverso un’attenzione ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, e proprio attraverso di loro la Chiesa stessa diventa povera, piccola, ultima. Una povertà molto ben rappresentata anche dall’ultima dimora terrena di Dossetti; quel piccolo e spoglio cimitero di Casaglia che conserva il ricordo dell’ultimo dramma vissuto da gente povera e innocente ed una tomba umile e spoglia, senza una foto, solo una targa col nome, data di battesimo e di morte ed una semplice croce di ferro. Massimo Raffaeli Foto Massaccesi Nelle immagini la tomba di Dossetti e una memoria del dramma di Marzabotto. 12 v V della inmemoria VocedellaVallesina 24 novembre 2013 15° ANNIVERSARIO:il nipote dottor Piergiovanni Rocchi ricorda don Mario Bagnacavalli e il suo stile di vita Amore per il prossimo e dedizione ai più deboli Il 22 novembre 1998 ci lasciava monsignor Mario Bagnacavalli, parroco del Duomo e di San Pietro Apostolo a Jesi, Don Mario per tutti. Ogni anno abbiamo perpetrato il ricordo di questa eletta figura sacerdotale sino ad oggi, quindicesimo anniversario della sua scomparsa, anche sulla “Voce della Vallesina”, giornale a don Mario tanto caro, che chi scrive riceve regolarmente mantenendosi con la sua lettura vicino ai luoghi di nascita, mai dimenticati. Quindici anni sono tanti e tali da poter anche spegnere ricordi, sensazioni, emozioni, ma nel nostro caso non è così. Don Mario non è stato soltanto sacerdote, curatore di anime, studioso di teologia, ma uomo di cultura e di infinita esigenza di conoscenza, con costante anelito a una esaltante sazietà del sapere mai sopita, alla continua ricerca della Fede, arma inebriante per la comprensione della labilità e fragilità umana. Quali elementi, l’amato zio Don Mario, ha utilizzato per raggiungere il suo intento, il fine perenne della sua esistenza illuminata? L’amore per il prossimo, la dedizione verso i più deboli e i malati, l’assidua preghiera, lo studio costante anche della psicologia umana, e la poesia. Sì, la poesia, con incantevoli odi che fanno scrivere al professor Vittorio Massaccesi, nella presentazione del libro “Mario Bagnacavalli-Poesie” nell’articolo intitolato: “Poeta dell’Intimo”, nel paragrafo conclusivo: “Se concludendo, vogliamo elevarci sulla poesia di Don Mario per coglierne la forza ed il significato essenziale, possiamo dire che egli ci offre con il linguaggio del grande poeta una visione dinamica della vita, aperta al bene, all’amore, alla bellezza delle cose umane e divine, saldamente ancorata alla fede che sostiene la missione del curato di anime, un curato serenamente pellegrinante verso la Metasponda là dove si conclude la avventura terrestre, dove… assapora speranze di un giorno senza fine dove finisce il vento”. (Mario Bagnacavalli-Poesie, pag.21; volume promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, con curatori della raccolta Mons. Costantino Urieli e Prof. Vittorio Massaccesi). Credo che nella vita di ognuno vi siano dei libri che rappresentano più di una semplice lettura, magari più volte ripresa, una lettura illuminante che concede forza in momenti difficili. A parte il libro citato, tra quelli dallo scrivente più amati ve ne sono due, il primo è quello donatomi da mia madre, Clotilde (sorella di Don Mario ed il cui costante dolcissimo ricordo è sempre unito a quello dei miei cari scomparsi, che riposano nel Cimitero di Jesi, i nonni, mio padre, mia madre, la cara indimenticata Jolanda, e naturalmente Zio Don Mario) dal titolo “Giuseppe Moscati, il Medico Santo” di Giorgio Papasogli, edizioni Paoline, 1991. Non posso non confessare che ogni volta che rileggo tale libro, mi commuovo, come mi commuovo rivedendo il piccolo libro “I Canti della Scarpara” Ellemme editore 1986, che custodisco gelosamente avendo in prima pagine la dedica di Don Bagnacavalli, che ricevetti in dono il 28/01/1987 e che cita:”A Giovanni, così aperto alle infinite sollecitudini di ogni problema umano, con affetto, Zio don Mario”. Spero geneticamente aver ereditato almeno in piccola parte questa incredibile tensione vitale e questa luce esistenziale. Come mi mancano gli incontri, le discussioni, gli scambi di opinione, la condivisione di momenti tristi o gioiosi nella casa canonica di San Pietro Apostolo, affacciata sul “sagrato” ove si affacciano anche i “due campanili” (dalla poesia: “Due Campanili”, pag 111 del volume Mario Bagnacavalli-Poesie”), il rapporto c’è sempre, ma ora mantenuto in termine metafisico con impegno spirituale, ma diciamocelo con umana condizione, non è mai come l’antropico contatto. Ci avviciniamo al Santo Natale ed allora non può non essere citata la poesia “Natale” (Mario Bagnacavalli-Poesie, pag 41):” Natale! Sul davanzale c’è un po’ di neve e un bucaneve. Vestito Enrico tutto di festa vi ha messo pure dei granellini 2008 2013 di buon panico. Oh, meno male, che gli uccellini, non abbian poi, coi lor piccini quest’oggi proprio a morir di fame. Perché Signore, senz’altro noi, le tue creature, saremmo pure morte di fame se non avesse, lassù dal Cielo, il tuo Divino, Gesù Bambino portato in terra, tra tante bacche d’allor e di pino, un po’ di pane della tua grazia che il cuore sazia, d’eternità. Tracimano da questi meravigliosi versi, incredibili e convincenti messaggi di Fede, Speranza e Carità. Spero al più presto poter essere a Jesi, città natia, e camminare nella strada intitolata a Don Mario Bagnacavalli perché mi sembrerà di incontrarlo e riviverlo nella sua splendida umanità, con l’affetto di sempre, riconfermando quanto affermato dal Presidente Luigi Pieralisi in occasione della presentazione del più volte citato libro di poesie (presentazione avvenuta in Jesi il 4 giugno del 1999) laddove afferma: ...e per ricordare quello che Don Mario Bagnacavalli ha rappresentato per l’intera Comunità..”. Piergiovanni Rocchi notiziebrevi 1° dicembre: Giornata dell’Adesione Unitalsi L’associazione Unitalsi celebra la Giornata dell’Adesione nella prima domenica di Avvento. In ogni sottosezione italiana si promuove una celebrazione per rinnovare l’impegno responsabile e il dono della propria vita al servizio dei fratelli. A Jesi l’Adesione sarà nel corso della Santa Messa al Santuario delle Grazie domenica 1 dicembre alle 16. «Il servizio nell’Unitalsi è servizio di carità e di speranza – scrive la presidente Antonia Giordano nella sua lettera di invito ai soci - è un mezzo per comunicare la propria passione e il desiderio di camminare insieme in un percorso comune e partecipato perché gli ammalati siano sempre più soggetti. Non facciamo dell’Unitalsi un hobby, non sentiamoci unitalsiani solo una volta l’anno durante il pellegrinaggio ma viviamo al meglio e in solidarietà questa grande festa in occasione della quale ciascun socio ribadisce l’impegno nel servizio della carità per valorizzare il dono dell’amore servizievole». 9 dicembre: Madonna di Loreto La festa della Madonna di Loreto nella sera della Venuta sarà celebrata dall’Unitalsi jesina lunedì 9 dicembre presso la parrocchia Madonna del Divino Amore di Jesi. Alle 17,45 la preghiera del Rosario, alle 18,30 la celebrazione eucaristica e l’accensione del tradizionale falò per accompagnare, secondo la tradizione, il viaggio della Santa Casa al colle di Loreto. Santa Cecilia Anniversario Sabato 23 novembre il coro polifonico “D. Brunori” di Moie animerà la liturgia delle 18.30 in Cattedrale a Jesi per la Festa di Santa Cecilia patrona dei musicisti. Roberta Giuliani “….Il mio bene è stare vicino a Dio: nel Signore Dio ho posto il mio rifugio….” (salmo 100) In ricordo di Roberta nel 5° anniversario del suo passaggio dalla vita terrena alla vita eterna, pregheremo insieme a lei presso la chiesa del Divino Amore sabato 23 novembre durante la celebrazione eucaristica delle 18,30. Si ringrazia quanti vorranno unirsi nella preghiera. I familiari Ricordo Giuseppe Costarelli detto “Peppe” Chi non conosceva Peppe? E infatti al suo funerale l’11 novembre, presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, ad Angeli di Rosora, erano in tantissimi (nonostante le condizioni atmosferiche), a salutare, applaudire e piangere un uomo che con i suoi modi aperti, ridenti, diretti e buoni verso tutti, era capace di mettere insieme giovani e meno giovani e rapportarsi a ciascuno senza differenza di età. Dal negozio di Peppe si usciva più allegri, quasi contagiati da quei suoi amabili e buffi modi e dal suo desiderio di accontentare ogni esigenza, sempre. Nel mondo della musica, mondo variegato e a volte stravagante, Peppe, ha dato possibilità a sé e agli altri che lo hanno conosciuto, di realizzare concretamente questa espressione artistica, in tutti i suoi molteplici aspetti. Anche per questo si sono ritrovati in tanti a suonare e a cantare per lui in una liturgia toccante e coinvolgente. La sua inconfondibile vita, che a volte spiegava aiutandosi con le Parabole di Gesù, insieme alla sua simpatica risata, anche nei momenti più difficili della sua vita, lo hanno reso davvero unico ed irrepetibile, una sorta di personaggio che rimarrà nei cuori di quanti lo hanno conosciuto. Ed ora da lassù, Peppe, continua a guardarci con la tua simpatia e la tua semplicità ricca di Amore. Anna Rita Giampaoletti Voce della Vallesina Per i ricordi delle persone care 0731.208145 cultura VocedellaVallesina 24 novembre 2013 v V della 13 ALLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA: UN POETA MARCHIGIANO ALLA CORTE DI FEDERICO II E ACCANTO A SAN FRANCESCO La mano che scrisse ‘Il Cantico delle Creature’ Che le Marche abbiano avuto un ruolo di primissimo piano nella genesi della lingua italiana potrebbe essere ritenuta un’ipotesi assurda. È attendibile per il prof. Gualtiero De Santi, docente di Letteratura Comparata all’Università di Urbino, saggista e studioso eclettico. Si interessa anche di filosofia, di teatro, di arti figurative, di cinema. Numerose sono le sue pubblicazioni e le biografie di personaggi dello spettacolo. Diversi i premi e i riconoscimenti ottenuti. Nell’ottobre del 2013 il prof. De Santi era venuto a Jesi per presentare nella sede della Fondazione Federico II una conferenza su un argomento che aveva suscitato molto interesse: ‘Il Pianto delle tre Marie e la letteratura del Duecento’. Nell’occasione aveva parlato di un personaggio a cui quasi mai accenna la storia della letteratura italiana, ma che appare di fondamentale importanza nello studio delle prime forme letterarie della nostra lingua nazionale: Guglielmo Divini da Lisciano a cui la ‘lauda delle tre Marie’ è attribuita. È ora ritornato sull’argomento che ha ampliato e ulteriormente approfondito. Il 29 ottobre, accogliendo l’invito del prof. Sandro Franconi, ha tenuto per la Libera Università per Adulti una relazione su “Guglielmo Divini da Lisciano: dai versi mondani al Cantico delle Creature”. Intrigante è il personaggio esaminato, la cui storia risulta difficile ricostruire data la scarsità delle fonti. Nacque intorno alla metà del XII secolo a Lisciano, nel Piceno. Va premesso che su questo territorio era allora abbondantemente fiorita, sotto la reggenza del vescovo ascolano Presbiterio, una letteratura minore in volgare. Ascoli era a quel tempo una città molto vivace, sia culturalmente, sia economicamente, essendo crocevia di scambi e di attività commerciali. Guglielmo Divini doveva avere già una notevole fama di verseggiatore se nel luglio del 1167, in occasione di liana’ dalla quale nascerà con caratteri propri la lingua volgare. una visita ad Ascoli di Enrico VI e di sua moglie, Costanza d’Altavilla, compose per loro un encomio. La lirica fu declamata durante il banchetto che aveva fatto seguito alla solenne cerimonia celebrata nella cattedrale dall’Arcivescovo, al quale è pure attribuito un panegirico da lui stesso composto in onore della coppia regale e recitato in chiesa. L’encomio piacque tanto che Guglielmo Divini fu acclamato sul posto ‘Rex versuum’, ottenendo da Enrico VI il titolo di gentiluomo. Restò così alla corte dei due reggenti durante i tre mesi in cui essi si fermarono ad Ascoli. Farà poi parte del seguito quando Costanza raggiungerà Jesi dove darà alla luce Federico II. Più tardi, preceduto dalla fama di ‘Re dei versi’, si trasferirà alla corte di Sicilia dove gli sarà affidata l’educazione del giovane principe svevo. A proposito: qualcuno ha ipotizzato che fosse lui il vero padre di Federico II. Si stenta a crederlo. Enrico VI sapeva sicuramente far bene i conti, suoi e di sua moglie. Non essendo certo di cuore tenero, Guglielmo Divini da Lisciano non l’avrebbe ‘passata liscia’ se i conti non fossero tornati. In ogni modo Guglielmo restò per qualche tempo in Sicilia. È allora molto probabile che, vista la sua abilità letteraria e la stima di cui godeva presso la corte, abbia sensibilmente contribuito alla formazione della ‘Scuola sici- L’incontro con S. Francesco Ma che cosa ha a che fare Guglielmo Divini con il ‘Cantico delle Creature’? Per scoprirlo occorre riprendere in considerazione la sua vita. Lasciata la Sicilia, in data non definita, Guglielmo ritorna nelle Marche. Si reca allora a trovare sua sorella, suora in un convento di S. Severino. Qui era ospitato anche San Francesco. Più volte il Poverello di Assisi era venuto nelle Marche per visitare Fabriano, Sarnano, Osimo e altri luoghi dove aveva fatto molti proseliti. Il giorno successivo all’incontro con lui, in seguito anche ad una visione premonitrice avuta durante la notte, Guglielmo Divini da Lisciano decide di entrare nell’ordine del Poverello di Assisi con il nome di Fra’ Pacifico. San Francesco gli chiederà di andare in Francia per istituire l’ordine dei francescani e poiché Guglielmo conosceva bene anche la musica, gli affiderà inoltre il compito di musicare salmi e laudi da cantare e recitare nei luoghi che avrebbe visitato. Ma veniamo al ‘Cantico’. È da tenere presente che San Francesco scriveva in un latino semplice, ma rigoroso, che egli usò anche nel compilare le regole dell’ordine. Quando compose nella chiesa di S. Damiano, tra il 1224 e il 1225, il ‘Cantico delle Creature’ egli era cieco. Poteva allora solo dettare e si suppone che lo abbia fatto avendo accanto proprio Fra’ Pacifico. Un esame puramente critico dell’opera rivela una forte ispirazione e una intensa emozione. Attraverso il Creato, afferma Fra’ Leone, S. Francesco contemplava Dio. Il prof. De Santi scopre però in essa anche caratteri che richiamano gli ambienti letterari del tempo, come il senso allegorico della natura e l’eleganza raffinata del sentire. Osserva inoltre che la costruzione del testo rimanda ai salmi di David, dei quali sembrano imitate la mancanza di rime regolari e le numerose assonanze. Si tratta di versi irregolari, ma musicali come nelle ‘laudi’ che prevedevano ritmo e cantabilità. La conclusione, in breve. L’ipotesi più plausibile, secondo il relatore, è che San Francesco, conoscendo l’abilità letteraria di Fra’ Pacifico, abbia chiesto a lui di redigere il suo ispirato ‘Cantico’, al quale però il redattore avrebbe conferito una veste letteraria appropriata, eleganza formale e musicalità. Che cos’altro comunque è possibile attribuire a Guglielmo Divini, alias Fra’ Pacifico? Purtroppo oltre al famoso elogio per Enrico VI e Costanza d’Altavilla e al ‘Pianto delle tre Marie’ non sappiamo altro di lui. Niente sembra che sia rimasto di questo famoso, misterioso verseggiatore. Tutto svanito nel nulla. Eppure non pochi devono essere stati i meriti di Guglielmo Divini, sia come poeta mondano che come poeta religioso. Una plausibile spiegazione è che, essendo egli entrato nell’ordine francescano e avendo rinunciato ad ogni forma di vanità, la sua produzione sia andata dispersa o distrutta. Interessandosi di lui e del ruolo che egli potrebbe aver avuto nella letteratura italiana delle origini, gli studiosi convengono tuttavia che siano state la Marche, non l’Umbria l’area in cui più abbondantemente fiorì la poesia mistica delle origini, favorita senz’altro dalla diffusione del francescanesimo. È il riconoscimento di un’antica vocazione delle Marche per la poesia; nella quale si avrebbe forse difficoltà a credere se non fosse nato nella nostra terra anche Giacomo Leopardi. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nella foto: il prof. Gualtiero De Santi, a destra, accanto al prof. Giancarlo Vecci, presidente della Luaj. IL PRIMO DICEMBRE UN CONVEGNO ALLA CASA DELLE CULTURE DI ANCONA SULLE RELAZIONI TRA PALESTINESI E ISRAELIANI Commercio equo, attivismo e nonviolenza per sanare il conflitto Una nuova iniziativa di Fair Trade Fair Peace per rafforzare il proprio percorso insieme ad altre realtà attive in modo nonviolento e affrontare concretamente il conflitto. Domenica 1 dicembre dalle 14.30 alle 18.30 ad Ancona, presso la Casa delle Culture, via Vallemiano 46 si incontreranno i rappresentanti di associazioni e cooperative impegnate nel migliorare le condizioni di vita e le relazioni tra palestinesi e israeliani. L’incontro è organizzato dalla Rete di Economia Etica e Solidale REES Marche nell’ambito del progetto “Fair Trade Fair Peace”, progetto di commercio equo tra un’organizzazione palestinese, Bethlehem Fair Trade artisans, e una israeliana, Sindyanna of Galilee. Insieme agli artigiani di Betlemme e all’associazione di donne che opera nella popolazione araba del nord di Israele, interverranno anche Cospe (ONG capofila del progetto), Operazione Colomba (Corpo Nonviolento di pace della comunità Papa Giovanni XXIII), Mondo Solidale (Cooperativa sociale di commercio equo delle Marche), Combactants for peace (palestinesi e israeliani che hanno abbandonato le armi e combattono per la pace), Rete Eco (Ebrei contro l’occupazione e le ingiustizie perpetrate dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese), Donne in nero (rete internazionale di donne contro le guerre), Anarchist against the wall (gruppo israelo-palestinese di azione nonviolenta contro il muro), Viaggi e miraggi (cooperativa di turismo responsabile), Amnesty International (comunità globale di difensori dei diritti umani). La prima parte dell’incontro, dedicata alla presentazione delle diverse attività in Palestina e Israele si chiuderà con un intervento di Andrea Merli, docente di Storia del Medioriente al Master in Cooperazione Internazionale di Pavia, sulla percezione del conflitto da parte delle due popolazioni. Durante la pausa si esibirà in versione acustica il gruppo musicale QUT, che il 27 dicembre inizierà un tour musicale a sostegno del progetto Fair Trade Fair Peace. 14 v V della arte VocedellaVallesina 24 novembre 2013 SANTUARIO DELLE GRAZIE: il 23 novembre i cori “Regina della Pace” e “Agugliano” Con gli spiritual verso il Natale I componenti il coro “Regina della Pace” rinnovano la tradizione di celebrare la ricorrenza di Santa Cecilia, Patrona della Musica. La festa liturgica, come ben si sa, è quella classica del 22 novembre, ma i gruppi e le associazioni musicali dilettantistiche spostano la data alla fine settimana più vicina. Quest’anno il “Regina della Pace” ha scelto il sabato 23 novembre come giornata dedicata al ricordo della Santa; festeggiamento che si concretizzerà con l’esecuzione, a partire dalle 21,15, di un concerto di brani sacri e religiosi nel santuario dedicato alla Madonne delle Grazie. Anche quest’anno, però, i “ragazzi” del M° Diego Pucci non saranno soli; oltre a poter contare sull’accompagnamento all’organo da parte del M° Fabiola Frontalini, tradizione vuole che in occasione di questa sentita ricorrenza il coro jesino inviti altre realtà musicali che si ispirano agli stessi principi dello stare assieme per concorrere all’interpretazione di musiche appositamente scritte per gruppi. Ecco allora che per l’occasione arriveranno a Jesi i componenti il “Gruppo Corale Agugliano”, una formazione musicale diretta dal M° Paola Agostinoni che, al pari del complesso corale jesino, proporrà musiche ispirate alla sacralità, con particolare riferimento al canto Spiritual. Oltre a questo genere musicale, sempre apprezzato dal pubblico, il “Gruppo” ci introdurrà all’atmosfera del prossimo Natale con l’esecuzione di canti della tradizione nazionale ed internazionale. Detto dell’evento in programma sabato sera alle 21,15 nella chiesa della Madonna delle Grazie e ringraziati i religiosi che in essa esercitano il loro ministero Sacerdotale, riportiamo un breve profilo della giovane romana Cecilia. Visse al tempo di Urbano nella prima metà del terzo secolo; secondo alcuni era di famiglia nobile che abbracciò la fede cristiana coinvolgendo nella sua scelta anche il marito, il nobile Valeriano. Eravamo al tempo delle persecuzioni dei cristiani, all’epoca delle uccisioni di massa e dell’escursione di questa gente dalla sepoltura. Questo perché, secondo una credenza, avrebbero scoraggiato altre conversioni. Valeriano e suo fratello, Triburzio, da lui convertito, si dettero da fare per seppellire quei martiri, ma vennero scoperti, arrestati e condannati a morte soprattutto per avere a loro volta convertito Massimo, l’ufficiale che doveva condurli in prigione. Cecilia cominciò a recarsi sulla tomba dei tre per pregare, ma fu convocata dal giudice Almachio e a sua volta condannata a morte; morte per soffocamento. Si narra che Cecilia invece di morire cantava lodi al Signore, cosa che indusse i suoi persecutori a decidere di darle fuoco, ma le fiamme non la bruciarono. Neanche questo, però, sortì l’effetto sperato da chi la voleva morta che decise di intraprendere la strada della decapitazione, ma tre colpi di spada non riuscirono a staccarle la testa dal collo e a questo punto il boia decise di lasciarla sul patibolo, in mezzo al sangue. Un’agonia durata tre giorni, fatto questo che produsse una lunga serie di conversioni al cristianesimo. Fu sepolta nelle catacombe di San Callisto, accanto alla cripta dei Papi. Passeranno sei secoli prima che i resti di Santa Cecilia lascino le catacombe il corpo della Santa fu ritrovato e aperto; il suo corpo era in ottimo stato di conservazione. Per trovare posto nella basilica a Lei dedicata in Trastevere. Era l’anno 821. Nel 1599, durante lavori nella basilica decisi in previsione dell’anno Santo del 1.600. TEATRO IN MUSICA DEI VOLONTARI TELEFONO AZZURRO In “viaggio” al Teatro Valeria Moriconi Jesi, 9 novembre. Un sabato pomeriggio immersi nell’incantevole atmosfera di uno spettacolo teatrale in musica, in cui si sono sapientemente alternate parti recitate ed esibizioni del coro. Con “Il Viaggio” i volontari del Telefono Azzurro hanno voluto ricordare l’importanza della Convenzione Onu per l’infanzia che ha sancito i diritti dei bambini il 20 novembre 1989. Enorme consenso da parte del pubblico alle attrici Jaqueline Fox e Stefania Gresti, e soprattutto alla piccola Veronica Cacciamani. Particolarmente apprezzabile l’accompagnamento musicale al pianoforte di Sara Bonci e Marco Giulianelli; alla chitarra di Massimo Petrolati; al basso di Marco Basili e alle percussioni di Eugenio Gregorini. Per citare alcuni tra I brani che hanno riscosso più successo: Elton Jonh (Can you feel the love tonight), Nicola Piovani (La vita è bella), Lucio Dalla (Canzone) e Michael Jackson (Heal the world).Non si possono dimenticare l’importante lavoro di regia di Sergio Roscini e la direzione artistica di Giovanni Frulla che ha scritto anche il testo teatrale. Il bellissimo Teatro Valeria Moriconi ha fatto da cornice ad un’originale e gradevole rappresentazione che ha visto l’associazione Telefono Azzurro ancora una volta protagonista con la sua attività di sensibilizzazione e di collaborazione per un “viaggio” nel futuro di ogni bambino. M. F. Cioccolaltro La Cooperativa Sociale Mondo Solidale Onlus è una rete di cittadini che opera nel territorio marchigiano per promuovere il commercio equo, un’economia solidale e sostenibile e una cultura di pace. A Jesi Mondo Solidale ha una bottega in Via Mura Occidentali. La Sede e il Magazzino regionale hanno organizzato presso la Chiesa di San Niccolò, dal 30 novembre all’8 dicembre la mostra intitolata Cioccolaltro. Omg “Storie della regina Teodolinda” Teodolinda fu regina dei Longobardi perché andata in sposa prima ad Autari poi al successore Agilulfo. Il ciclo degli affreschi con le “Storie della regina Teodolinda” e una numerosa iconografia del duomo di Monza costituiscono l’originale scenografia per realizzare la prima assoluta della pocket opera intitolata “Il Sogno di Teodolinda”. L’opera andrà in scena presso la Chiesa jesina di San Niccolò sabato 23 novembre alle 18 col patrocinio dell’Associazione Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, Commanderia ex Val Esino. Ingresso gratuito. A Senigallia per Carlo Urbani La Compagnia Teatrale Millepiedi presenta, sabato 23 novembre alle 17 (e in replica alle 21), presso il Teatro la Fenice di Senigallia, lo spettacolo “Forza venite gente” dedicato al ricordo del grande medico marchigiano Carlo Urbani. La rappresentazione, organizzata dalla Global Consulting di Ancona in collaborazione con l’Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus, ha il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Ancona e dei Comuni di Senigallia e Castelplanio. Informazioni spettacolo: tel. 071 2814978 - mail: [email protected] vallesina VocedellaVallesina 24 novembre 2013 INTERVISTA ALL’AVVOCATO CATANI SUGLI ARRIVI IN CITTÁ Sinergie per rilanciare il turismo Passata ormai la stagione estiva in cui la nostra città ha ricevuto un notevole e insolito movimento di turisti, abbiamo chiesto all’avv. Giancarlo Catani, consigliere delegato in materia di turismo del Comune di Jesi, come l’amministrazione si è mossa per risollevare la città in questo settore e quali sono i progetti futuri a riguardo. Può farci una fotografia del turismo a Jesi durante la trascorsa estate? Hanno visitato la città soprattutto turisti stranieri, attirati anche grazie a iniziative promosse dal Comune, ad esempio, la riduzione del 50% sul prezzo di ingresso alla Pinacoteca Civica; oppure, per non lasciare allo sbaraglio i turisti che non sono mai stati qui, abbiamo fissato in alcune giornate un appuntamento alle undici in Piazza della Repubblica, per poterli guidare nella visita alla città. Infine, abbiamo stipulato degli accordi con agenzie di trasporto del territorio, affinché i turisti potessero raggiungere anche le località marittime come Senigallia. Le nostre chiese e il Museo Diocesano suscitano interesse? Sicuramente sì, ma bisognerebbe rivedere gli orari del museo: il problema è che rimane aperto al pubblico solamente per poche ore durante la giornata e un turista non si ferma per un lungo periodo dalle nostre parti. Perciò capita che se ne vada senza aver avuto l’occasione di vederlo. Ma ci piacerebbe inserire il Museo in questo circu- ito, soprattutto perché l’amministrazione è attenta e sensibile a questo proposito, solo dovrebbero essere strette maggiori sinergie con il sistema del museo. Quali progetti ha in cantiere il Comune per questo settore? Come è coinvolta la Diocesi? Abbiamo fatto una convenzione, ancora in fase di attuazione, con MSC e Costa Crociere per portare i croceristi dal porto di Ancona a Jesi, in cui sono stati coinvolti anche gli esercizi commerciali e gli albergatori per valorizzare il profilo dell’accoglienza e dell’ospitalità in questa città. Stiamo cercando di vendere Jesi come città di Federico II, in particolare ai turisti del mondo tedesco. Come dicevo prima per il museo, nei v V della 15 DOPO IL PROGETTO PER IL RECUPERO DEGLI ALIMENTI Perché non siamo tutti a spreco zero? Jesi Comune “a spreco zero” alimentare. Risale a pochissime settimane or sono l’assunzione di un preciso impegno, da parte dell’Amministrazione comunale e di circa 60 soggetti che gestiscono mense o supermercati, uomini e donne impegnati nel volontariato e l’Azienda servizi alla persona. Tutti questi soggetti hanno messo a punto le modalità tecnico operative del recupero e della distribuzione di pasti non porzionati e di prodotti non più commercializzabili o prossimi alla scadenza. La lodevole iniziativa, dopo tutta un serie di incontri tenutisi nei mesi e nelle settimane scorse, ha preso regolarmente il via con tanto di manifesti affissi negli appositi spazi che la pubblicizzavano. Non tutti, però, pare l’abbiano letti, come pure si ha l’impressione che non tutti i soggetti interessati abbiano partecipato alle riunioni; non si spiegherebbe diversamente lo spettacolo che si può vedere nella periferia della zona commerciale. Qui, a poche decine di metri da un grosso supermercato, da un centro commerciale, da magazzini agro-alimentari e da uffici, è possibile imbattersi in cumuli di alimenti vegetali gettati a ridosso della linea ferroviaria. In quegli “scarti” c’è di tutto: dalle verze alle zucchine, dal peperoncino alle zucche, dall’insalata al radicchio e persino alcuni kiwi visibilmente passati di maturazione. E non basta. Poco più avanti è possibile vedere un paio di pupi in gesso in frantumi oltre ad altre indecenze. Chi sono stati gli autori di tale scempiaggine? Non certo persone votate alla lotta allo spreco. Se proprio volevano disfarsi di queste verdure potevano percorrere la strada della donazione a persone bisognose o enti caritatevoli. Sedulio Brazzini DA RIMINI: CORSI DI TAGLIO E CUCITO PER TUTTI Impara l’arte per uso familiare confronti della Diocesi c’è una grande disponibilità a ricomprendere le nostre chiese e il museo in questo percorso. Una domanda forse un po’ scontata: perché secondo lei un turista dovrebbe fermarsi a Jesi? Ovvio, perché è una bellissima città. E proprio per questo motivo è stata ricreata la Consulta del Turismo, per rilanciare tutti i punti di interesse di Jesi così da portare dei risultati anche sul fronte del benessere economico. L’idea sarebbe quella di proporre al turista un percorso che comprenda le maggiori attrattive della città: la Pinacoteca, l’Enoteca Regionale, il Teatro Pergolesi e il Museo della Stampa. Ilaria Stronati “Mettila da parte”, è il detto più caro ai nostri saggi. Si parla di un “saper fare”, in questo caso, che ha preso il via negli ultimi tempi, lungo la riviera romagnola e non solo. Un boom di corsi di taglio e cucito con l’arrivo dell’autunno hanno iniziato a riempire l’agenda dei riminesi. Sono corsi ad uso familiare, che permettono anche ai più giovani di acquisire una nuova capacità: metter mano ai propri abiti. Se ne scrive in un articolo pubblicato dal settimanale diocesano “Il Ponte” di Rimini nel numero del 27 ottobre. Negli ultimi anni le iscrizioni registrano una fascia d’età progressivamente più bassa. Il numero dei ragazzi che vogliono imparare a cambiare cerniere o fare orli ai pantaloni è in aumento. I corsi danno la possibilità di sistemare qual- che capo con la macchina da cucire messa a disposizione dalle Acli o portando la propria. Questo tipo di corsi vengono tenuti anche all’istituto Callegari di Rimini e nei centri ricreativi aziendali. Non manca all’appello nemmeno l’università Aperta di Rimini che sforna tre corsi distinti: ad ottobre è partito quello sulle “astuzie della maglia”, a gennaio ne partiranno altri due dedicati a ferro e uncinetto. Si sta diffondendo un interesse generale per quei mestieri e quelle attività professionali che sembravano perduti. Prender consapevolezza delle proprie capacità creative e manuali, rende ad ognuno quella soddisfazione che spinge a mettersi in gioco per imparare. Manuela Bocchini www.citroen.it CITROËN C3 PICASSO BENZINA, GPL, DIESEL ALLO STESSO PREZZO. A NOVEMBRE PUOI SCEGLIERE A 12.990 EURO: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 Seduction BENZINA Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream Seduction Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP Seduction DIESEL TI ASPETTIAMO XXXXXXXXXXXXXXXX. 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Offerta valida fino al 30/11/2013. Le foto sono inserite a titolo informativo. 16 v V della vallesina VocedellaVallesina 24 novembre 2013 MAJOLATI SPONTINI: celebrato l’Anniversario della nascita di Gaspare Spontini a ricordo del grande musicista e benefattore Si rinnovano ogni anno l’affetto e la gratitudine Un anno spontiniano Il solito calore, il consueto affetto è stato dimostrato dai Majolatesi per Gaspare Spontini, in occasione della cerimonia per l’Anniversario della nascita del Musicista, celebrata con la stessa magia domenica scorsa. A Majolati è sempre vivo il sentimento di gratitudine verso il Benefattore e l’Istitutore dell’Amministrazione di Carità Spontini che con i suoi lasciti ha creato le più importanti istituzioni pubbliche. La prima parte della commemorazione si è svolta nella chiesa di Santo Stefano, con la solenne messa di suffragio celebrata dal parroco don Marco Cecconi con il diacono Augusto Abatelli. Erano presenti tutte le autorità civili majolatesi con il Gonfalone comunale scortato dai due Vigili, la Reggenza guidata dal presidente Pierluigi Ruggeri, la Giunta comunale e numerosi consiglieri con il sindaco Giancarlo Carbini, la Superiora delle Suore di Sant’Anna cui è affidata la cura dell’Ospizio Spontini, una rappresentanza degli anziani ricoverati nell’Ospizio Spontini, la Società Filarmonica Gaspare Spontini che ha accompagnato la liturgia e tanta gente ancora legata con gratitudine al progetto filantropico che il Musicista ha riservato al suo paese. Come da tradizione è stato utilizzato il famoso calice Spontini donato dal Musicista al fratello Antonio, parroco di Majolati, che meriterebbe di essere collocato al Museo Spontini insieme ai registri di nascita e morte del Musicista. Dopo la liturgia, animata dalla Società Filarmonica Gaspare Spontini, le autorità e i riconoscenti Majolatesi hanno raggiunto in corteo la casa natale di Gaspare Spontini, posta all’inizio del paese accompagnati dalle note della banda musicale. Nel giardino della casa natale di Spontini, ben tenuto ed ordinato, si è svolta la cerimonia con la deposizione della corona d’alloro che oltre ad onorare l’artista, vuole ricordare il noto episodio nel quale lo stesso Spontini, al termine della Messa dell’Epifania, si recò presso la Casa natale e qui, abbracciando l’abitazione, ringraziò Dio, ancora una volta, perché da quell’umile luogo lo aveva elevato ai successi presso le più importanti corti mondiali. Questo episodio fu raccontato dal priore Ruggero Colini e trasmesso dallo storico Francesco Colini nella fondamentale biografia spontiniana. Nel rispetto di una tradizione mai interrotta, la Società Filarmonica Gaspare Spontini ha eseguito l’Allegro Marziale tratto dai balli del primo atto de La Vestale. Il 2013 è stato un anno molto importante per la cultura spontiniana; infatti, domenica 10 febbraio, presso il Teatrino di Corte di Palazzo Reale di Napoli, è stata presentata La fuga in maschera. Tra Luglio e Ottobre, prima al Semperoper di Dresda poi al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, per oltre una decina di recite complessive, è stata presentata La Vestale. Nell’ambito della nota manifestazione Trivio e Quadrivio, domenica 4 agosto, è stata invitata la signora Bruna Baglioni che ha ricordato le sue partecipazioni a La Vestale, in Italia, Francia e Spagna. Inoltre la signora Baglioni è stata interprete nell’unica rappresentazione de La Vestale nel paese natale di Spontini avvenuta nel 1974. Lunedì 5 agosto, presso il salone della Scuola Pia d’Istruzione e d’Insegnamento, è stata presentata una nuova ed importante ricerca spontiniana: La Musica vocale da camera di Gaspare Spontini della dott. ssa Elisa Morelli e le registrazioni delle stesse arie su cinque cd raccolti in una confezione della Tactus. Sabato 12 ottobre, il Festival Pergolesi Spontini, al Teatro Moriconi di Jesi, ha presentato un bellissimo programma dedicata a La Vestale e al cinema muto italiano del prima Novecento. MAIOLATI SPONTINI: la celebrazione del 4 Novembre a Moie e nel castello di Scisciano È tornata la bandiera dei Reduci e dei combattenti Una festa sobria, partecipata e condivisa. Protagoniste tante vite che hanno attraversato il tempo, trasportate velocemente altrove. Storie diventate radici, che offrono oggi, a ogni uomo, donna, bambino il senso di vivere in una realtà ricca di valore grazie all’impegno, ai sogni e alle speranze che sono stati sostanza alla loro esistenza. La Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate, celebrata a Moie il 10 novembre, è iniziata alle ore 8.30, nell’Abbazia Santa Maria, con la messa in suffragio per i Caduti di tutte le guerre celebrata dal vescovo Gerardo Rocconi, che ha rivolto un pensiero particolare alle vittime del tifone Haiyan nelle Filippine. Alle ore 9.15 il corteo, accompagnato dalle note della Banda musicale “L’Esina”, si è diretto fino al monumento ai caduti, dove è stata deposta una corona alla presenza di autorità civili e religiose, amministratori, consiglieri comunali, del dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “C. Urbani” Nicola Brunetti, dei cittadini. La prima riflessione è stata del sindaco dei ragazzi Michele Meloni, che ha evidenziato il valore dell’Unità d’Italia e la gratitudine verso tutti coloro che sono morti per la libertà. A Michele, giunto al termine del suo mandato, il sindaco Giancarlo Carbini ha donato una pergamena e la medaglia spontiniana. «Un riconoscimento che il Comune conferisce solitamente alle persone che si sono particolarmente distinte e che Michele merita – ha spiegato Carbini – per l’impegno, la passione e la giovanile serietà con cui ha svolto l’importante compito in questi anni. Spero che insieme ai giovani possiamo costruire un futuro migliore. Le nostre generazioni, trarietà di sua moglie». Il frammento di una storia, che svela l’anima piena d’incanto dei tanti ragazzi che hanno aperto con la loro vita i nostri orizzonti. Tiziana Tobaldi Il vento autunnale ha sparso le note del “Piave” e dell’Inno d’Italia per tutto il castello di Scisciano a ricordare la fine della prima guerra mondiale e la brutalità di tutte le che non hanno conosciuto il dramma della guerra, che vivono nella nuova Europa, nella pace e nella democrazia, debbono rispetto e riconoscenza ai tanti che caddero sul campo e a quanti si sacrificarono e combatterono per l’edificazione di uno stato democratico, per costruire un futuro di pace». Ha partecipato alla cerimonia la sezione di Moie dell’Associazione combattenti e reduci, che ha potuto festeggiare anche il ritorno della bandiera dopo il restauro. «Il vessillo ormai logorato dal tempo –ha commentato il sindaco - aveva assoluta necessità di un intervento da parte di una mano esperta. Per il difficile compito si è offerta una signora del posto: una novantenne coetanea degli ultimi cinque iscritti dell’associazione di Moie, il cui rappresentante più anziano è il 95enne Federico Priori. La signora è Nevrasina Piccioni, vedova Contadini, che ha un ulteriore forte legame con gli eventi. Si chiama in questo modo, infatti, perché suo padre, soldato della prima guerra mondiale, di stanza in una località con quel nome, aveva fatto la promessa di chiamare così una figlia se fosse tornato vivo. E così fece nonostante la con- Dopo il film “Lo Schiavo di Cartagine” è stato proiettato il più famoso film italiano del cinema muto, il colossal “Cabiria” (1914), per la regia di Giovanni Pastrone, da un soggetto di Gabriele d’Annunzio, con colonna sonora eseguita in diretta dall’orchestra con tanta musica di Gaspare Spontini tratta soprattutto da La Vestale e dal Fernand Cortez. Infine il 25 ottobre, al Teatro Pergolesi, è stata presentata la cantata Gott segne den Konig secondo la ricostruzione del Maestro Alessandro Lattanzi. A questo bisogna aggiungere che sono in corso importanti lavori al museo Spontini, sono stati realizzati nuovi impianti di riscaldamento e climatizzazione, il nuovo impianto illuminante; il restauro edile delle parti più critiche, il restauro ligneo degli infissi e delle porte interne, recuperando anche la ferramenta originaria. Rimane da compiere l’impermeabilizzazione del tetto, la sostituzione delle grondaie e la pittura interna. Al momento della riapertura il Museo potrà avvalersi di nuovi spazi espositivi ricavati nelle stanze al piano terra che saranno tutte dedicate alla documentazione biografica ed artistica di Gaspare Spontini e Celeste Erard. Marco Palmolella Moie: Chiusura del distretto sanitario Dal 19 novembre la sede del Distretto sanitario di Moie, in via Trieste, resterà chiusa per circa un mese per consentire l’ultimazione dell’ampliamento. Tutte le attività verranno trasferite nei presidi di Jesi, Cupramontana e Montecarotto. L’intervento è iniziato lo scorso luglio e riguarda, al piano terra, l’ampliamento della sala di attesa e la creazione di un nuovo front office. Dagli spazi prima utilizzati da attività comunali verrà creata una sede per la guardia medica, un locale per le vaccinazioni e tre salette per prelievi. Al primo piano, la superficie aggiuntiva sarà destinata a una sala infermieri, ad un ambulatorio ginecologico e ad un consultorio e corsi pre-parto. L’investimento per il Comune è di 80 mila euro. Per l’Etiopia e la Tanzania guerre che portano morti e distruzione. Le stesse note della Banda “L’Esina” che hanno accompagnato la deposizione della corona di alloro sul cippo ai caduti accolte dalla piccola rappresentanza dei cittadini, dal sindaco Carbini con il gonfalone e i vigili Dottori e Beltrani, dal parroco don Marco Cecconi, dal diacono Augusto Abbatelli e dagli ospiti di Villa Jolanda che avevano preso parte alla celebrazione domenicale in chiesa alle 10. La cerimonia commemorativa si è svolta poi a Maiolati Spontini con la Santa Messa nella chiesa di Santo Stefano e il corteo fino al Monumento ai Caduti, con l’accompagnamento della Filarmonica “G. Spontini”. L’Associazione Il Battito che Unisce Onlus, in collaborazione con la parrocchia Santa Maria delle Moie e con il patrocinio del Comune di Maiolati Spontini, presenta La Compagnia dei dilettanti… ma non troppo in “Le pillole d’Ercole”, commedia brillante in due atti di C.M. Hennequin e F.C. Bilhaud, regia di Walter Ricci. Due le rappresentazioni in programma al Teatro Comunale di Maiolati Spontini: sabato 23 novembre alle 21 e domenica 24 novembre ore 17. Il ricavato sarà devoluto per la costruzione del campus scolastico nella missione carmelitana di Chang’ombe in Tanzania e un contributo alla missione in Etiopia delle missioni estere Cappuccini. Prevendita dei biglietti a Moie presso “Il Petalo” di Ballarini Santino - via Risorgimento, 24 (tel.0731 703028), Edicola Libreria Ludovico - via Risorgimento, 94 (tel. 0731 704726). v arte V della È stata inaugurata sabato 16 novembre la mostra fotografica di Giampiero Barchiesi che rimarrà aperta al pubblico fino al primo dicembre presso la Chiesa di San Bernardo, in via Valle 3 di Jesi. La fotografia di Barchiesi, essenziale e complessa, si fissa su una serie di “Specchi”, e l’immagine si replica, quasi ossessivamente, in uno spazio nuovo capace di suscitare nel fruitore un senso di straniamento e dispersione. L’artista accentua l’autonomia delle forme, la loro capa- cità metamorfica e conferisce alle immagini una nuova consapevolezza. Il tempo (ponte) della solita ora, proietta lo spettatore dentro un’angosciosa riproduzione del tempo scandito in un vecchio orologio che, posto di fronte a un specchio, si ripete all’infinito. Il senso che ne scaturisce è quello di spaesamento: nello spettatore rimane una sensazione di impotenza di fronte al divenire incessante e inarrestabile del tempo. Nella serie “Salva con nome”, realizzata tra il 2009 e il 2011, Barchiesi lavora ad una ricerca sui generis, quasi avveneristica, in cui tenta di far dialogare la fotografia con il computer. Con una sottile critica al nostro nuovo modello culturale hi-tech che fa del computer lo strumen- to di persuazione di massa per eccellenza, l’artista smaschera l’ipocrisia di una società bramosa di interagire con lo schermo, la tendenza ad assorbire il linguaggio operativo, proprio del computer, per sentirsi parte di una nuova sterminata comunità/community. Barchiesi tocca dunque trame esistenziali, complesse, che riflettono (con e senza specchi) il nostro rapporto non solo con la tecnologia, ma con un nuovo io collettivo, affetto da solitudine e alienazione. Fissa l’immagine sulla pellicola e la rende sempre attualizzabile al qui e ora, e sebbene non percepisca la fotografia come strumento di rivelazione, l’autore ricostruisce la realtà così come essa si manifesta all’io più profondo. “Ogni cosa ha la sua morale, se si è capaci di trovarla” – scrive Lewis Carroll, così la fotografia di Barchiesi sposta il suo punctum oltre il punto di vista morale ampliandolo alla responsabilità etica di chi costruisce immagini sulle immagini del mondo (Valerio Dehò). Margherita Teodori 17 notiziebrevi FOTOSENSIBILE: in mostra alla chiesa di San Bernardo fino al primo dicembre La laboriosa fotografia di Giampiero Barchiesi VocedellaVallesina 24 novembre 2013 22 e 24 novembre: il Falstaff al Pergolesi Nuovo allestimento del Falstaff di Giuseppe Verdi in chiusura di cartellone della 46esima Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi. L’ultima opera di Verdi andrà in scena a Jesi occasione dei 120 anni dalla prima rappresentazione del titolo e del bicentenario della nascita del grande compositore. Venerdì 22 novembre alle 20.30, con replica domenica 24 novembre alle 16 andrà in scena il nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari. Camerata, il 24 novembre concerto d’organo L’Associazione Organistica Vallesina onlus propone, per il 24 novembre, alle 17.30, l’esibizione di Alessandro Bianchi, presso la chiesa della Natività della Vergine a Camerata Picena. Il concerto è inserito nella rassegna “Suoni dal passato”, giunta alla XIX edizione. L’attuale chiesa della Natività della Vergine è stata costruita nel 1854 e custodisce, oltre all’organo, una tela con la “Natività di Maria” restaurata nel 2006, un Crocifisso ligneo che rimanda chiaramente alla Trinità del Masaccio. Regalità e Apostolato Domenica 24 novembre, Solennità di Cristo Re dell’universo, con la quale si conclude l’Anno liturgico e l’Anno della Fede, nella chiesa “Madonna del Divino Amore” le associazioni “Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo” e “Apostolato della Preghiera” della Diocesi di Jesi si incontreranno, alle 9.30, per meditare e pregare insieme. Alle 11 i partecipanti si uniranno alla Comunità parrocchiale per la Messa solenne che sarà celebrata dal parroco don Mario Massaccio. L’incontro di spiritualità è aperto a tutti i fedeli e agli altri gruppi ecclesiali. A PASSEGGIO FRA SUGGESTIVI E LUOGHI RICCHI DI RISORSE NATURALI Nettuno, Gaeta e Isola di Ponza 28 novembre: Apostolato della preghiera Gli incontri mensili dell’associazione diocesana “Apostolato della preghiera” inizieranno giovedì 28 novembre, ultimo giovedì del mese, nella chiesa di San Francesco di Paola, con il seguente programma: ore 17 Adorazione eucaristica; ore 18 Celebrazione della Santa Messa officiata dall’Assistente spirituale don Vittorio Magnanelli. L’invito a partecipare e a pregare è rivolto a tutti i fedeli e ai gruppi ecclesiali della Diocesi. 30 novembre: Colletta Alimentare Sabato 30 novembre si terrà la 17° Giornata Colletta Alimentare anche in Vallesina. Vanni Valori è il responsabile della Colletta Alimentare per Jesi, Cupramontana, Castelplanio e chiede la collaborazione di persone disponibili in altri paesi della Vallesina per allargare la raccolta. Chi Tutto ha avuto inizio all’alba di una bellissima giornata di sole, per il gruppo organizzato da padre Benedetto Giacobbi della parrocchia San Pietro Martire, quando sabato 7 settembre è partito alle 4 con un pullman diretto a toccare luoghi di intensa bellezza. Il primo arrivo in tarda mattinata al Santuario di S. Maria Goretti a Nettuno, uno dei monumenti più interessanti della città. L’edificio storico custodisce la statua della Madonna venuta dall’Inghilterra nel periodo in cui in seguito allo scisma anglicano vennero confiscati tutti i beni provenienti dai monasteri e dalle altre strutture cattoliche. I nettunensi considerano prodigioso l’evento che portò quel simulacro nella loro cittadina. Durante il secolo scorso furono effettuati ben tre restauri. Il monumento si sviluppa su due piani: a pianterreno la bella chiesa dedicata alla Madonna e ai santi Sebastiano e Rocco; nella cripta sono custodite le spoglie di Santa Maria Goretti, ivi traslate nel 1929. In ripresa del viaggio a seguito del pranzo in un accogliente ristorante, il tour ha proseguito per Gaeta fermandosi ad ammirare la bellissima montagna spaccata, un complesso che si incastona nel contesto di tre fenditure della roccia a cui segue una scalinata di 35 gradini che conduce alla profonda e suggestiva fenditura centrale, che secondo la tradizione cristiana si sarebbe formata alla morte di Cristo. Il santuario è sede dei missionari del Pime. Nel 1434 dall’alto dei due costoni di roccia che hanno dato origine al nome si staccò un macigno che andò ad incastrarsi più in basso tra le pareti della fenditura. Su di esso venne realizzata una piccola cappella dedicata al Crocifisso (sec. XIV). Salendo sulla piccola cupola si può ammirare lo strapiombo su cui è situata. Una visita libera alla città di Gaeta ha concluso la prima giorna- ta di pellegrinaggio con rispettiva sistemazione in hotel a cui ha fatto seguito una piacevole cena di condivisione. La colazione sempre in hotel ha dato inizio al secondo giorno di visite presso l’affascinante Isola di Ponza, la partenza con il traghetto ha condotto il gruppo fino “all’isola delle isole” ricca di spiagge frastagliate e rocciose composte da caolino e tufi a dimostrazione dell’origine vulcanica dell’isola, e numerose grotte sottomarine. Fiorente centro religioso e commerciale nel medioevo, grazie all’opera dei monaci benedettini, i quali eressero l’abbazia di Santa Maria. Città che ha avuto un ruolo religioso sempre molto rilevante. A chiusura del weekend il rientro da Ponza per riprendere il pullman verso casa. A conclusione del viaggio numerose impressioni positive sui luoghi visitati. Una passeggiata all’aria aperta verso luoghi predisposti a intense riflessioni. m.b. desidera dare una mano può contattare Vanni (email vanni. [email protected] - cell. 380/3309809). «Quest’anno ci sono ragioni in più per partecipare – spiega Valori - il Papa invita a rispettare e a tutelare la persona e la vita umana, a dare il giusto valore al cibo e ad andare incontro ai bisogni dei più poveri. La comunità europea che dal 1987 ha istituito un programma di aiuto per le famiglie indigenti concluderà la distribuzione alla fine del 2013 provocando effetti devastanti sulle fasce più deboli della popolazione.» 5-9 dicembre: per “Amici di Raoul Follereau” Il gruppo di Jesi “Amici di Raoul Follereau” organizzerà, come negli anni passati, con il patrocinio del comune di Jesi, la 40° mostra di lavori artigianali a sostegno dei malati di lebbra. La mostra si svolge presso la sala del Palazzo dei Convegni da giovedì 5 a lunedì 9 dicembre con orario 9-12 e 16-19. Il nome di Raoul Follereau scrittore, poeta e giornalista francese, morto nel 1977, è ricordato oggi per il suo impegno nella lotta contro la lebbra e per le sue numerose campagne a favore della pace e delle popolazioni più povere. La lebbra o morbo di Hansen, grazie ai progressi nella prevenzione e nella cura, ha ridotto la sua diffusione, senza tuttavia essere estirpata. Si ringraziano tutti coloro che vorranno contribuire alla buona riuscita della mostra. I SACERDOTI FANNO TANTO PER TUTTI NOI Con un’Offerta possiamo ringraziarli tutti VICINO AI SACERDOTI, VICINO AL CUORE DELLA CHIESA Ognuno di noi è parte della Chiesa. La Chiesa è cosa mia, io le appartengo e lei mi appartiene. Se credo in Gesù Cristo, se ho questa speranza dentro il cuore, e non la disperazione, è merito suo, è della Chiesa che mi ha accolto. Perciò mi sento responsabile: tocca anche a me contribuire perché questa Chiesa possa accogliere tanti altri come me. Al cuore di tutto l’Eucarestia. E con Essa i sacerdoti. Vicini. E lontani, lontanissimi, che mai vedrò ma che esistono e hanno bisogno di me, perché io appartengo a loro e loro a me. Don Donato, a Roma è parroco di una delle 26.000 parrocchie italiane, e fa parte della Chiesa. Così come anche don Luigi a Rimini, don Giancarlo a Lamezia Terme, don Antonio a Napoli e via via, insieme a tutti i 37.000 sacerdoti diocesani, compresi quelli anziani e malati. Tutti sono nel cuore della nostra Chiesa. La responsabilità di provvedere economicamente al loro sostentamento torna su ogni fedele, proprio come un tempo, alle origini, quando tutto cominciò. Questione di “dovere” penserà qualcuno. Giusto. Prima ancora è questione di “fede” e di “affetto”, che danno senso al dovere. Innanzitutto c’è questo pensiero. Allora l’offerta, destinata esclusivamente al loro sostentamento, smette di essere un semplice esborso di denaro e diventa un gesto di comunione. Questo il senso della Giornata Nazionale che si celebra il 24 novembre. Comunione e libertà di donare. Il tempo donato è un gesto d’amore importante, verso il prossimo e verso Dio. E il Signore ama chi dona e chi “si” dona con gioia. Siamo liberi di donare tempo, sorrisi, confortare e aiutare. E liberi di sostenere economicamente la Chiesa anche tramite una piccola offerta destinata non solo al nostro parroco, ma a ogni “don” che si è offerto di servire Gesù e la Chiesa attraverso un “sì” alla Sua chiamata. Maria Grazia Bambino CHI PUÒ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI? Ognuno di noi. Per se stesso, ma anche a nome della famiglia o di un gruppo parrocchiale. Importante è che il nome del donatore corrisponda ad una persona fisica. COME POSSO DONARE? ● Con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto centrale sostentamento clero – Erogazioni liberali, via Aurelia 796 00165 Roma” ● Con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it ● Con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it ● Con carta di credito CartaSì, chiamando il numero verde CartaSì 800-825 000 o donando on line su www.insiemeaisacerdoti.it DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE? All’Istituto Centrale Sostentamento Clero, a Roma. Che le distribuisce equamente tra i circa 37 mila preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile tra 883 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, e 1.380 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengono anche circa 3 mila preti ormai anziani o malati, dopo una vita intera a servizio del Vangelo e del prossimo. E 600 missionari nel Terzo mondo. PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUÒ PROVVEDERE DA SOLA AL SUO PRETE? L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e fedeli, e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della “Chiesa-comunione” delineata dal Concilio Vaticano II. ESISTONO REALTÀ IN CUI I SACERDOTI SONO L'UNICA LUCE. AIUTALI A TENERLA ACCESA A difesa delle creature, di terra e acqua, dono di Dio. Don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo apostolo a Caivano, è oggi voce di tanti senza voce nella Terra dei fuochi. Un’area di due milioni di abitanti tra le province di Napoli e Caserta, dove da anni bruciano senza sosta roghi tossici, controllati dalla camorra. Un business senza fine, alimentato dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte di imprese di tutta Italia, nel silenzio di amministratori e politici corrotti o collusi con i clan. “L’anticamera dell’inferno” l’ha definita un comandante del Corpo Forestale. Oggi la mortalità sul territorio è doppia rispetto al resto del Paese. Non c’è ormai una famiglia che non conti uno o due vittime. Hanno dai 9 ai 55 anni i nomi di quelli che don Maurizio ricorda nelle celebrazioni. “La terra avvelenata e tradita avvelena e tradisce l’uomo - dice il sacerdote - oggi i rifiuti vengono sia interrati, sia bruciati per non lasciare tracce”. DOMANDE E RISPOSTE SULLE OFFERTE INSIEME AI SACERDOTI CHE DIFFERENZA C’È TRA OFFERTE PER I SACERDOTI E L’OBOLO RACCOLTO DURANTE LA MESSA? È diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dà il suo contributo al parroco. Che può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento. È pari a 0,0723 euro al mese per abitante. E nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria. In Italia, tra diffuse violazioni ambientali e cambiamenti climatici, sono sempre più numerosi i preti diocesani che si dedicano a questa nuova evangelizzazione, attraverso la custodia del creato. Perché dalla salvaguardia del patrimonio naturale dipendiamo per la salute e la vita. Don Patriciello non è solo. L’intera Chiesa è con lui. Dai vescovi e parroci campani a tutti i fedeli italiani che sostengono la sua missione, anche attraverso le Offerte per il sostentamento. Segno di vicinanza e corresponsabilità verso i nostri preti diocesani, che si fanno pane spezzato nell’annuncio del Vangelo e nel servizio ai più deboli. PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE C’È GIÀ L’8XMILLE? Offerte e 8xmille sono nati insieme. Nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora l’Offerta copre circa il 3% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all'8xmille. Ma vale la pena far conoscere le Offerte perché questo dono indica una scelta consapevole di vita ecclesiale. E raggiunge anche i sacerdoti di parrocchie piccole e lontane. PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILI”? Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno. paginaperta JESI VocedellaVallesina 24 novembre 2013 19 Artisti locali per i dissuasori San Marco: una fonte di squallori segna il profilo di un tempietto” e sopra in alto la statuetta di san Marco. Mi ha interessato il boccaglio al centro – un brutto muso che lamenta la mancanza dell’acqua che un tempo doveva sgorgare proprio dalla sua bocca e che ora, comunque, continua a sgorgare in abbondanza sulla vasca in basso. Un’acqua freschissima ma dichiarata non potabile da tanti decenni (chissà da quanto tempo non si analizza più: che ci possa essere qualche sorpresa positiva?). Sopra il boccaglio una scritta incisa da decifrare: richiama forse un precedente restauro. Conclusione. Quella fonte un tempo vita per tanti nonni e bisnonni, un capitale storico di prim’ordine, non può essere ancora abbandonata così: erbacce da tutte le parti, foglie morte e vive che ballano, uno sportello sottostante all’antico getto super-arrugginito e cascante, muri indecenti… Penso che con una spesa relativamente modesta si possa ridare un minimo di decoro ad un “punto” della nostra storia, della nostra città e della nostra ecologia. L’amministrazione faccia un preventivo e ce lo faccia conoscere. Se nelle Marche abbiamo trovato un mecenate per il Colosseo di Roma, chi ci dice che non sia possibile trovare un mecenatino a Jesi per una piccola opera che farebbe onore a tutti? Del resto fa parte della manutenzione ordinaria della città, quella che ci aveva assicurato il sindaco. v.m. CALCIO: La Jesina si prepara a ricevere l’Isernia A Macerata un’occasione perduta Domenica scorsa si è giocato a Macerata, gara di cui, in fase di commento. si potrebbe dire “Maceratese-Gironda Verardi (l’arbitro) ovvero l’accoppiata vincente”. Infatti sui due piatti della bilancia ci sono stati da una parte (Jesina) almeno due rigori non concessi e un giocatore espulso; dall’altra (Maceratese) un rigore concesso anche se dubbio. “Sono sconcertato per quanto successo – ha dichiarato il presidente Marco Polita – perché la gara è stata condizionata dall’arbitro, che ci ha negato due rigori e ne ha concesso uno dubbio alla Maceratese”. Seppure battuta, la Jesina ha fornito una bella prestazione, ricevendo i complimenti degli stessi avversari, a cominciare dal tecnico della formazione di casa, Massimiliano Favo (“Una Jesina da applausi”, ha scritto un cronista del posto). La partita in breve. La Maceratese nel primo tempo ha dovuto subire l’iniziativa dei leoncelli, che hanno avuto più di un’occa- della DAL COORDINATORE DEL FAI SUL CORSO MATTEOTTI IL PALAZZO E DINTORNI Che l’opera dell’avv. Alessandro Alessandroni, (“Pietre da salvare”) edita poche settimane fa grazie all’impegno del Circolo Contardo Ferrini e alla nipote dell’autore Laura Barbacci, abbia ricevuto l’applauso e il ringraziamento di tanti, non deve proprio meravigliare se si tiene presente che trattasi di una paziente e intelligente ricerca e descrizione di beni storici e artistici che assolutamente dobbiamo apprezzare e salvare. Compulsando il libro qua e là guidato da curiosità di vario genere, mi imbatto nella minuta descrizione della fonte di S. Marco, sita in viale della Vittoria e nota a tutti gli jesini per la sua vetustà, per la sua originalità e per la sua tanta utilità per i nostri avi. Ma di tutta la descrizione, quello che mi ha lasciato di stucco, è stato l’aver letto che la struttura “costituisce un colpo d’occhio che qualifica questo punto della città, mortificato purtroppo dallo stato di abbandono….”. E mi son detto: “Ma sarà proprio così o Alessandroni è un po’ troppo pessimista?” E vado a vedere chiedendo collaborazione alla mia inseparabile bicicletta. Apro il cancelletto di ferro arrugginito e scendo la scaletta (Non è vero, avvocato, che non si può scendere fino alla pavimentazione sottostante quattro metri: è pressoché tutto aperto!). Ma che disastro! Che abbandono! Alessandroni avrebbe potuto usare parole anche più pesanti per richiamare l’attenzione su un monumento, (sì, monumento in quanto struttura di valore storico prima ancora che artistico, ma che merita tutta la nostra attenzione anche perché si trova nel cuore della città e lungo il viale più noto e più importante). Ho fatto anche delle foto non riferite all’abbandono in generale (chè la foto non renderebbe: bisogna vedere) ma alla parete centrale “una modanatura che v V sione per passare in vantaggio. Invece, a due minuti dal riposo, è stata la Maceratese a realizzare, guarda caso con l’ex jesino Gabrielloni. Ed è stato un altro ex jesino, Cavaliere, a firmare il secondo gol, su rigore, alla ripresa del gioco. La Jesina ha accorciato le distanze al quarto d’ora con Nicola Cardinali ed era vicina al pareggio se l’arbitro non avesse sorvolato su un grosso fallo ai danni di Pierandrei, provocando le vivaci proteste degli jesini che ci hanno guadagnato l’espulsione di Sebastianelli e il terzo gol (firmato Donzelli) dei locali, in vantaggio numerico. Domenica prossima la Jesina riceverà la visita dell’Isernia, una squadra che non dovrebbe preoccupare più di tanto. Viene da un pareggio interno (1-1) con il Pesaro, è terz’ultima in classifica con un ruolino non esaltante; in dodici partite ha totalizzato 7 punti, ha messo a segno sei gol e ne ha subiti venti. gilus Il mio intervento riguarda la nuova viabilità di Corso Matteotti: non entrerò nel merito della scelta effettuata dall’attuale Amministrazione Comunale, che in questi giorni sta ricevendo vari giudizi, anche contrastanti, ma mi limiterò ad alcune riflessioni sul tema del decoro urbano che tale soluzione inevitabilmente ha prodotto. Mi sembra interessante approfondire la questione relativa alla presenza dei novanta “dissuasori” in cemento che sono stati posizionati in fila indiana lungo la parte “alta” di Corso Matteotti, fino all’Arco Clementino, per separare la pista ciclabile dalla viabilità delle auto. È scontato che i dispositivi chiamati “dissuasori” siano prima di tutto dispositivi atti “a dissuadere” e nel caso specifico, la loro mancanza avrebbe sicuramente vanificato l’esistenza stessa della pista ciclabile; a causa del solito malcostume che purtroppo caratterizza una parte dei nostri concittadini, i ciclisti si sarebbero costantemente ritrovati la pista sbarrata da qualche automobile lasciata in sosta vietata. Rifletto sul fatto che al giorno d’oggi, con tutta la diffusione che ha avuto e sta avendo in Europa il fenomeno delle piste ciclabili, si sarebbe dovuta trovare una soluzione esteticamente meno impattante e soprattutto tale da non diventare un’opportunità, per i soliti balordi, di imbrattare gli stessi “panettoni”, come qualcuno li ha già ironicamente battezzati, con delle scritte offensive. Ahimè la scelta è stata fatta e penso sia difficile tornare indietro. Tuttavia sono convinto che tale situazione possa anche essere un’opportunità. Mi spiego meglio: perché non prevedere un intervento di “Urban Art” nel centro storico di Jesi? Non credo sia mai stato realizzato niente di simile, almeno all’interno della parte antica della città. Sarebbe bello poter coinvolgere degli “Street artist” locali e chiedere loro di dipingere i dissuasori per ricercare un nuovo equilibrio tra antico e moderno, tra tradizione e innovazione. Sono fiducioso che la mia idea possa almeno essere presa in considerazione. Luca Tombari Responsabile del Gruppo FAI di Jesi e Vallesina BASKET LEGA GOLD C laudio Baldi ancora al fianco dell’Aurora Fileni Bpa della co-capolista Trento La striscia di vittorie casalinghe della Fileni Bpa si è interrotta contro la corazzata Barcellona. Domenica scorsa i siciliani hanno espugnato il PalaTriccoli vincendo 91 a 87 una gara comunque equilibrata ed emozionante, decisa dalla grande prova da tre punti degli isolani (ben 42 per cento). «C’è grande amarezza per questa sconfitta – aveva detto il tecnico jesino, Piero Coen (nella foto di Candolfi, con Mason Rocca) a fine partita. – Barcellona, però, è una squadra super attrezzata ed ha dei tiratori di categoria superiore come Collins. Abbiamo avuto la palla del pareggio ma l’abbiamo persa. Di positivo c’è la prestazione di Jesi, che ha dimostrato di essere una squadra che non molla mai anche in situazioni difficili». Per evitare il ko casalingo, non sono bastati i 23 punti di Goldwire, reo di aver perduto proprio la palla del possibile pareggio. La classifica dopo l’ottavo turno di andata: Veroli, Torino, Brescia, Barcellona, Biella, Trento 12; Trapani, Capo d’Orlando 10; Ferentino, Verona, Fileni Bpa Jesi, Napoli 6; Trieste, Casale Monferrato 4; Imola 2; Forlì 0 punti. Oggi, domenica 24 novembre, gli arancioblu vanno a far visita al Trento (ore 18.30), squadra che fa parte del treno delle capolista. Il tecnico Buscaglia dispone di una buona rosa, dove spiccano l’ex jesino Elder, il play Forray ed il giovane Baldi Rossi. Della famiglia dei partner della Fileni Bpa continuerà a fare parte anche Claudio Baldi, titolare dell’omonima società che fornisce consulenze su brevetti e marchi ad un grandissimo numero di aziende del centro Italia. Per la Baldi si tratta dell’ottavo anno al fianco dell’Aurora Basket. Giuseppe Papadia IL 17 NOVEMBRE: c ampionato Rugby serie “B” Un pubblico numeroso segue la squadra ELLEFFE BALDI RUGBY JESI ‘70 - vs – AMATORI PARMA = 13 – 3 (punti: 4 a 1) Elleffe-Baldi Rugby Jesi ‘70 non delude le aspettative della tifoseria e, dopo due sconfitte subite in trasferta, mantiene l’imbattibilità sul campo casalingo vincendo contro l’Amatori Parma per 13-3 e riuscendo a mettere in cassaforte quattro preziosi punti per la classifica finale del campionato di serie B. Il primo tempo si chiude con un punteggio di 10-3 con una prima punizione segnata da Luca Feliciani ed una meta trasformata di Matteo Mancinelli, intervallate dal calcio dell’Amatori Parma in seguito al cartellino giallo per il Leoncello Antonio Rea. Il secondo tempo ha visto la squadra di casa dominare il gioco, lasciando poche pericolose azioni alla squadra ospite che è stata comunque egregiamente tamponata dalla difesa jesina. La ripresa si è chiusa con un parziale di 3-0. L’incontro è stato impegnativo, con azioni veloci ed appassionanti che hanno riscaldato il numeroso pubblico, componente fondamentale della squadra e fattore decisivo per le vittorie casalinghe. La prossima partita sarà in trasferta e si svolgerà il 1 dicembre alle ore 14.30 contro il Livorno Rugby. Scegli di farti accompagnare nel 2014 dalle pagine di Voce della Vallesina Da sessant’anni la Voce della diocesi di Jesi Voce della Vallesina, dal 1953, racconta la vita della nostra terra con uno sguardo alla Chiesa e al mondo per offrire immagini e riflessioni di vicinanza e di speranza uno scatto tante storie abbonamento ordinario | 35euro nuovo abbonamento | 30euro abbonamento amico | 40euro abbonamento sostenitore | 50euro Anna V. Vincenzoni Voce della Vallesina 2014 abbonamenti UNO SCATTO tante storie Agli abbonati di amicizia sarà offerto il libro “Pietre da salvare” Anna Virginia VINCENZONI Associazione Culturale Voce della Vallesina Agli abbonati sostenitori sarà donato il libro “Uno scatto, tante storie” Come abbonarsi In redazione i giorni feriali dalle 9 alle 12,30; lunedì e martedì dalle 9.30 alle 19 Versamento sul conto corrente postale numero 13334602 intestato a Diocesi di Jesi - Voce della Vallesina Versamento su conto corrente bancario: IT74 X 06055 21205 000000010696 intestato a Diocesi di Jesi - Voce della Vallesina Presso il negozio di articoli sacri “Arte Fede e Fantasia” - Jesi, viale della Vittoria n.16, tel. 0731.202400 A Moie, presso edicola libreria “Ludovico” - via Risorgimento n.94 , tel. 0731.704726