Settembre 2013
n. 46
Ricorda, Canta e Cammina
Progetto Benessere Terza Età
Autunno
Feste religiose importanti del periodo autunnale
29 Settembre - S.S. Michele, Gabriele e Raffaele
1
Ottobre
-
S. Teresa del Bambin Gesù
4
Ottobre
-
S. Francesco di Assisi
7
Ottobre
-
B.V. Maria del Rosario
1 Novembre
-
Tutti i Santi
2 Novembre
-
Comm. di Tutti i Defunti
8 Dicembre
-
Immacolata Concezione
Diamo il benvenuto a...
Maddalena Bruno
Mario Dutto
Marianna Bruna
Gemma Fossaluzza
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Compagni di Viaggio
Padre, apri loro la porta,
La porta del tuo cielo,
La porta del tuo cuore.
A questi tuoi figli saliti da Te
Assunta Brondetta
Apri la porta della felicità.
2
Anna Conti
Prima festa con i famigliari.
In un clima molto festoso, sabato 24 agosto, ci siasiamo ritrovati con i famigliari per trascorrere una piacevole giornata insieme. La giornata è iniziata verso le
ore 10,30 ed ha previsto, nell’accoglienza, la possibilità
di vedere i lavori svolti dagli ospiti con il prezioso aiuto
di alcuni volontari ed operatori che, nel periodo invernale, svolgono l’attività a cadenza settimanale. E’ stato
anche possibile vedere i risultati dell’ attività di arteterapia e il percorso fatto insieme nell’estate, con i bambini di “Estate Ragazzi”. Contemporaneamente si è potuto godere della proiezione di varie diapositive degli ospiti
impegnati nelle numerose attività proposte.
Alle 12,30 abbiamo condiviso, sotto il tendone montato nel cortile, una prelibata
“polentata” con spezzatino e salsiccia condito con un buon bicchiere di vino. Nel pomeriggio, verso le 15,30, la Corale “Cantalegher”
ha dato prova della bravura dei coristi con un applauditissimo concerto che si è svolto, grazie al bel
tempo, fuori all’aperto. La giornata è terminata col
ringraziare il Signore di questa bella esperienza
nella Santa Messa celebrata sotto il tendone alle ore 17,00; al termine la corale “Cantalegher” ha
concluso la giornata col canto “Signore delle cime”,
permettendoci di ricordare, non solo le persone
che hanno perso la vita in montagna, ma anche i nostri ospiti e
gli amici che hanno condiviso esperienze con noi ed ora vivono
nella pace e nella gioia di Dio Padre.
Considerata la buona riuscita e l’entusiasmo delle persone che
hanno partecipato a questa iniziativa si pensa di organizzare,
almeno una volta all’anno questo tipo di evento dedicato alla
condivisione tra ospiti, familiari, operatori e volontari della casa.
Un grazie a tutti i parenti presenti alla manifestazione ed un grazie di cuore agli operatori e ai volontari
che sono stati preziosi per la riuscita di questa iniziativa.
Silvio Invernelli
3
IL SAPORE DELL’AUTUNNO:
i colori intensi ci inducono al desiderio di ripartire
Forse un tempo, meno frenetico del mondo attuale, ci portava ad assaporare di più anche il
cambiamento delle stagioni, ognuna con bellezza ineccepibile e sicuramente unica. Mi è capitato di leggere un racconto, che ora condivido con voi, di un ragazzo di oggi che cerca di
riportarsi nel passato per gustare le emozioni che l’autunno portava alle persone.
“Nei suoi frequenti viaggi nel tempo Riccardo si diverte a
scoprire come vivevano i bambini nel passato.
La maestra gli ha dato un compito difficile
stavolta: parlare del sapore dell’Autunno. E
lui non sa che scrivere! Pensa e ripensa a cosa la mamma porta in tavola in questo periodo
e proprio non gli viene in mente niente. Le
mele ci sono tutto l’anno, le pere idem, le
fragole e le ciliegie si mangiano pure a Natale.
In un baleno salta sulla sua macchina del tempo e torna indietro nell’autunno dei suoi nonni da bambini.
Trova un ambiente molto diverso: case più piccole, meno strade
asfaltate, poche macchine e tanti, tanti bambini che giocano
in strada.
In strada si sente profumo forte di mosto, di
acqua e fango nelle pozzanghere ancora colme di
pioggia. I bambini giocano e dalle tasche piene
di roba tirano fuori castagne, noci, mandorle e
ghiande.
I cortili non hanno il
prato erboso o i giardini, i cortili
sono pieni di alberi da frutto; Riccardo ne scorge alcuni che vede per la
prima volta: il caco, il melograno, il
melocotogno, le mele e le pere. Sui muri i pergolati di uva matura bianca e
rossa.
D’un tratto si illumina e capisce che
sapore ha l’autunno, il sapore di questa frutta che oggi troviamo al mercato e vediamo in tavola e
che al tempo dei nonni si coglieva dagli alberi e si portava
direttamente a casa.
Anche stavolta il viaggio di Riccardo è
stato interessante …”
E il tuo Autunno che sapore ha?
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Questa è la risposta che ognuno di noi può dare in modi sicuramente differenti, secondo
l’animo in cui viviamo nel nostro presente.
Ormai, anche noi dobbiamo dire addio ai momenti passati all’aperto gustando il calore del
sole, alle gite “fuori porta”, anche nei boschi di
Bernezzo, alle lunghe giornate estive. L'estate
ormai non è più che un ricordo immortalato in
una manciata di foto, mentre l'autunno, più severo, si sta annunciando.
Già lo si intravede nei tramonti sempre più precoci, nelle temperature che scendono, nelle piogge più insistenti, nella natura che perde quel
suo verde carico e abbagliante. È già tempo di felpe ma anche di nuovi progetti.
Sì, perché secondo me, ogni stagione porta con sé un'idea di rinascita, di rinnovamento. E anche l'autunno, malgrado il sole più tenue e il clima più inclemente inducano una certa malinconia, è una stagione di nuovi inizi e di nuovi propositi.
A Casa Don Dalmasso ripartono infatti con entusiasmo le iniziative di animazione che si articolano durante tutta la settimana:
Lunedì:
GINNASTICA DOLCE
ALLENA-MENTE
Martedì:
PALESTRA DI VITA
Mercoledì: ATTIVITA’ OCCUPAZ.
TOMBOLA
Giovedì:
PALESTRA DI VITA
(piccolo gruppo)
Venerdì:
GINNASTICA DOLCE
ATTIVITA’ CULTURALI
dalle ore 10,00 alle ore 11,00
dalle ore 15,00 alle ore 16,30
dalle ore 09,30 alle ore 11,00
dalle ore 09,30 alle ore 11,00
dalle ore 15,00 alle ore 16,00
dalle ore 10,30 alle ore 11,30
dalle ore 15,00 alle ore 16,00
dalle ore 15,00 alle ore 16,30
Inoltre l’ultimo lunedì di ogni mese continueremo, come sempre, la festa dei compleanni con
tutti gli anziani del territorio, allietati dalla musica di Elio, Anselmo, Roberto e Giovanni.
E allora……avanti tutta e
B U O N A U T U N N O !!!!!!!!!
Silvio Invernelli
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IL QUADRO DELLA MIA ESISTENZA:
una tavolozza piena di colori!
(Riflessione di P. Angelo Brusco)
Quando l’estate perde il suo vigore aprendo le
porte all’autunno, uno dei fenomeni che mi
riempie di attonito stupore è il cambiamento
del colore delle foglie.
Ho presente la tavolozza di colori che si distende, nel mese di ottobre, sulle colline ammantate di vigneti, sui boschi che variano dagli intensi colori giallo-rossi al bianco
delle montagne più alte già innevate sullo sfondo….
La festa cromatica celebrata dalla natura
nella stagione autunnale non parla solo
agli occhi. Anche lo spirito se ne nutre,
cogliendone il valore simbolico. Infatti, il
sapere che quello sfoggio di bellezza è
causato dal venir meno della linfa mi fa
pensare alla vecchiaia. Quel periodo del
percorso esistenziale non è spesso denominato l’autunno della vita?
Ora che sono entrato nella stagione
dell’età anziana, vorrei che questo periodo della mia esistenza fosse un quadro in
cui possa ancora dipingere scene di bellezza, una pagina dove scrivere poesie significative, uno spartito da cui escono vibranti melodie, un altare da quale continuare a rivolgere al Signore una gioiosa preghiera.
Come accade alle foglie, l’affievolirsi delle energie fisiche e la riduzione delle attività
possono favorire l’emergere di nuovi colori, cioè potenzialità prima disattese, rendendo vere le parole del Salmo 92: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno
vegeti e rigogliosi”.
Tra le molte pennellate che vorrei aggiungere al quadro della mia esistenza, ve n’è
una che s’impone con forza. E’ la capacità di saper scorgere con sempre maggiore
chiarezza il filo d’oro dell’amore di Dio che ha legato insieme i vari momenti del mio vivere. Avverto il desiderio di questo sguardo, necessario
per mettere sempre maggior ordine e armonia
nella trama della mia esperienza, per ricevere e
dare il perdono, per poter dire grazie a tante
persone che hanno fatto un tratto di strada con
me - scaldandomi con il loro affetto, aprendo il
mio spirito a nuovi orizzonti, sanando le mie ferite -, per arricchire la tavolozza del mio cuore
con i colori della speranza.
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Le vacanze sono finite,si ritorna a scuola, al lavoro,
ma il ricordo dei bei giorni pieni di sole, è ancora vivo nel nostro cuore. L’estate se n’è andata, le giornate possono ancora essere calde, ma di notte e
nelle prime ore del mattino, la temperatura scende,
preannunciando che sta arrivando l’autunno, stagione in cui la natura si prepara a lungo per il riposo invernale.. Si procede agli ultimi raccolti ed è tempo di vendemmia. Le foglie, i frutti , il verde un po’ spento di
fine estate lascia il posto a tonalità di giallo,
ocra e rosso come se l’arcobaleno passando tra i rami abbia colorato le foglie.
Tutto questo è bellissimo , sembra che la
mano di un pittore abbia dipinto la natura
che si addormenta in un sonno leggero.
Un periodo particolare che non porta con
sé solo la bellezza di una stagione decadente ma anche aspetti negativi e fastidiosi capaci di far piombare, una consistente parte
della popolazione, in una
strana e irritabile letargia.
Una letargia che ha un nome
preciso: astenia autunnale.
(se sei interessato…
vedi articolo seguente)
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Astenia autunnale:
cos’è e come si cura la stanchezza stagionale
Si tratta di una sindrome i cui sintomi, riconoscibilissimi, sono da imputarsi all'arrivo del freddo e all'accorciarsi delle giornate a causa del ritorno all'ora solare. Difficoltà a svegliarsi al
mattino, stanchezza fisica, difficoltà di concentrazione, irritabilità e debolezza diffusa: sono
questi i modi in cui si manifesta l'astenia autunnale, sindrome di cui soffre l'80% degli italiani.
Disagio temporaneo e facilmente superabile, quello dell'astenia autunnale è tuttavia un problema al quale è possibile reagire con alcuni semplici accorgimenti capaci, nel loro insieme,
di ripristinare i processi fisiologici messi in crisi dall'arrivo dell'autunno. L'astenia autunnale,
infatti, si affronta adottando uno stile di vita più sano ed equilibrato rispetto agli eccessi estivi.
In effetti, prima e fondamentale regola per ritrovare la giusta energia è
ripristinare un ciclo sonno-veglia adatto alla stagione. Bisogna sforzarsi
di creare le condizioni per un corretto riposo notturno. La sera è quindi
necessario evitare di consumare bevande eccitanti quali alcool, caffè e
tè, nemiche di un buon sonno ristoratore.
Un ruolo importante lo gioca anche l'alimentazione che, nel
periodo autunnale, deve essere organizzata in maniera differente rispetto alle altre stagioni. L'unico pasto realmente abbondante, infatti, deve essere la colazione: in questo modo
avremo a disposizione tutte le energie necessarie a far ingranare la giornata e la routine quotidiana.
Al fine di evitare pesantezza e sonnolenza a pranzo bisogna preferire la leggerezza a piatti
elaborati e molto conditi. Allo stesso modo, la cena deve comprendere cibi facilmente digeribili: in questo modo la digestione non andrà a incidere sulla qualità del sonno notturno.
Un'attenzione particolare va poi rivolta al movimento: svolgere attività
fisica aiuta, paradossalmente, a recuperare energia e concentrazione fisica aiutandoci, allo stesso modo, a prendere sonno e a farci
dormire meglio.
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Alcune attività dell’estate
Attività con altre
strutture.
A Bernezzo:
“Festa ’nsema”
A Monterosso:
“Case senza frontiere”
Festa di San Giacomo
Gita ai Cumbalot
Attività con i
bambini di
“Estate Ragazzi”
Gita al mare
“Vado Ligure”
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PASTORE CATERINA
(intervista di Debora Rosso)
Sono nata il 20 febbraio 1921, molto attesa dai miei genitori,
dopo la nascita di due maschietti. Abitavamo a Madonna
dell’Olmo nella zona del mulino, e la mia mamma, molto premurosa, ci cresceva con molto entusiasmo. Mio papà lavorava
in proprio come falegname e, quando ero ancora molto piccola,
decise di unirsi ad altri artigiani in un laboratorio di falegnameria in Cuneo, perciò ci trasferimmo nel capoluogo. Frequentai
l’asilo infantile, feci la Comunione e ricevetti il Sacramento
della Cresima nel Duomo di Cuneo.
Era una bella vita! Trovarci tutti insieme ed essere tanto amati
dai nostri genitori!
Ma la felicità, purtroppo, durò poco: la mamma si ammalò di nefrite durante la gravidanza della sua quarta bambina. Un professore
che l’aveva presa in cura le consigliò di abortire per poter garantirle
la vita. Ma per la mamma, che era molto religiosa, abortire significava uccidere una povera vita innocente: non accettò e rifiutò la
proposta del medico.
Nacque così Maria Felicita. Molto presto fu portata all’Ospedale
dei bambini dove, all’età di sette mesi, nel 1928, morì. Un mese
dopo morì anche la mamma che intanto era gravemente peggiorata.
La perdita della mamma cambiò radicalmente la mia vita; ancora ragazzina venni mandata in
una famiglia di contadini a pascolare le mucche, girare il fieno e raccogliere le castagne.
A quattordici anni andai a Torino, alla Casa della Giovane. Le suore mi sistemarono come persona di servizio presso una famiglia in corso Regina Margherita. Presso la loro casa mi trovavo molto bene. Avevo imparato molte cose e, per loro, cucinavo, pulivo e custodivo il loro figliolo di appena sette mesi. Il mio principale mi aprì un libretto in banca, al portatore, dove ogni mese, puntualmente e rigorosamente mi versava il salario.
Dopo poco più di un anno che ero in quella famiglia mi arrivò
una lettera da casa, dove era richiesto il mio ritorno. Ripresi così
a lavorare a Bernezzo, alla Casa del Mugnaio Menardi. Anche
qui mi trovavo molto bene soprattutto grazie alla signora Anna
che era una vera mamma per me e mi proteggeva in tutti i modi.
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Mi sposai all’età di sedici anni con un giovane di Bernezzo di nome Ezio, che avevo conosciuto tramite l’interessamento della mugnaia, mia principale. C’era tanta miseria in quel periodo,
ma anche tanta pace..
Dopo quindici mesi nacque la primogenita Germana e dopo due anni nacque Maria Franca.
La pace durò poco perché Mussolini dichiarò guerra alla Francia, tutti i giovani dovettero partire per servire la Patria, era il 1940. Anche il mio caro Ezio partì, prima a Fossano, poi a Cuneo, Demonte ed Entracque. Nel 1944 andò in Francia con le truppe di presidio. Lavorava nella posta militare, gli piaceva quel lavoro. Ma una notte i militari francesi misero sulla finestra
dove dormivano i militari italiani una bomba ad orologeria: fu una strage. Un giovane militare
di Trieste morì sventrato. Ezio fu ferito gravemente ai piedi. Dopo qualche mese ci fu lo sbandamento. A casa non sapevamo più niente dei nostri cari. Ci domandavamo: dove saranno? Saranno ancora vivi o saranno stati uccisi? Nell’autunno del 1945 Ezio tornò finalmente a casa.
Nel 1947 nacque nostro figlio Giorgio e nel 1955 nacque
Silvio. Ora i nostri figli sono tutti sposati, sono padri e
madri di famiglia. E io sono nonna di tredici nipoti e dieci
pronipoti. Cucinare è stato l’hobby per eccellenza nella
mia vita. Spesso mi alzavo presto la mattina per preparare
qualche delizia. I secondi sono i piatti che mi riescono
meglio, soprattutto l’arrosto: è squisito.
Sono sempre stata molto credente, ogni domenica andavo a messa e facevo il catechismo ai
bambini. Ancora ora partecipo alla messa del mercoledì e del sabato qui in struttura. Nella mia
vita ho letto tutta la Bibbia. Il passo che reputo più vero e intenso è La Resurrezione. Se Gesù
è risorto, risorgeremo anche noi, Lui ce l’ha dimostrato. Questa
Verità mi fa vivere la vecchiaia molto serenamente..
La domenica pomeriggio, poi, spesso si passeggiava, facevo lunghe passeggiate con mio marito. Mi piaceva molto guardare i fiori,
li coltivavo anche nel mio orto.
Un’altra grande passione che mi ha accompagnata per tutta la vita
è stata la lettura. Leggevo libri di avventura e mi tenevo aggiornata sulle notizie attraverso i
giornali. Seguivo anche i telegiornali, quando, dopo gli anni ’50, la televisione entrò nelle nostre case.
Sono stata molto soddisfatta della mia vita: è stata ricca di gioie. I figli che nascono, vederli
crescere, il giorno della prima comunione, la nascita dei nipoti, e anche la mia vecchiaia è una
gioia: sto bene e sono circondata dall’affetto dei miei cari.
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DAO SILVIO
“ho la passione per gli alpini e i
carabinieri”
Mi chiamo Silvio Costanzo Pasquale, anche se
uso solo Silvio, sono nato a Elva il 6 aprile del
1947. Mio padre si chiamava Armando Aldo
(segretario comunale in diversi comuni della
Val Maira tra cui Bernezzo), la madre si chiama Maria (attualmente ospite nella Casa Protetta di Caraglio). Dopo aver vissuto alcuni anni ad Elva ci siamo trasferiti a San Damiano Macra, dove abbiamo abitato per una decina di anni. In seguito
ci siamo trasferiti a Caraglio. Dopo la morte del padre siamo ritornati a Bernezzo.
Sono il primogenito di quattro figli (Riccardo, Spartaco e Marilena
deceduta nel 2009). Ho frequentato le scuole elementari, ho poi iniziato la scuola professionale ma successivamente ho deciso di
non proseguire gli studi. In seguito ho intrapreso diversi lavori tra i
quali uno presso la carpenteria “CMC” metallica di Caraglio, dove,
a causa di un incidente sul lavoro, ho subito un danno al braccio
destro e un forte shock.
Nell’arco degli anni ho poi avuto problemi
di salute. Nel 1994 mi veniva quindi proposto l’inserimento semiresidenziale nella comunità alloggio di Caraglio e nel 2008
l’inserimento residenziale presso la comunità “Valentina”, con la frequentazione del
Centro “Il Castello”.
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Attualmente le condizioni di salute sono migliorate, e mi trovo bene presso la Residenza
“Casa Don Dalmasso”, spesso accompagno Paola (segretaria della struttura) in farmacia per
ritirare i farmaci per gli ospiti; al ritorno ci fermiamo al bar per gustarci un buon caffè dove spesso incontro anche alcuni amici. In questa occasione mi fa piacere mettermi il cappello da carabiniere che mi aveva regalato il maresciallo di Caraglio. Parte del sabato e della domenica li trascorro con il fratello
Riccardo, facendo anche visita a mia madre.
Come “hobby” sono abbonato alle riviste mensili
“L’Alpino” e “Il Carabiniere” che leggo con interesse, specie se posso condividerle con degli operatori. La passione per gli alpini e per le divise
l’ho appresa dal padre e dal nonno Costanzo, entrambi sottoufficiali degli alpini. Ho la tessera di
socio della sezione ANA di Cuneo. Inoltre mi piace ritagliare e raccogliere stemmi e distintivi
dell’arma e farli vedere agli amici. Oltre a questi interessi un mio
sogno sarebbe stato quello di fare il vicebrigadiere dei carabinieri
come“capopattuglia”.
Come automobile mi piace la 112 Alfa
dei carabinieri; l’animale preferito è
l’aquila (mi ricorda l’infanzia quando
la vedevo volare ad Elva), mentre la
cosa che mi piace di più mangiare è il
vitello tonnato.
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IL CAPOFAMIGLIA
A cura di Pietro Piumetti
A Palestra di Vita si è parlato del capofamiglia. E’ stato
detto che nel passato all’uomo spettava il potere giuridico (l’autorità) sulla moglie e sui figli, questa autorità
veniva conferita alla moglie solo in mancanza del marito.
La Costituzione italiana con l’art. 144
prevedeva la figura del
“capofamiglia” che attribuiva all’uomo in quanto rappresentava la principale fonte di reddito. Con la riforma del diritto della famiglia del’75 la figura
del “capofamiglia” è stata abolita, servendo solo più per i dati anagrafici;
nell’89 viene poi definitivamente soppresso l’art. 144 del “capofamiglia”.
Uomo e donna acquistano gli stessi diritti-doveri e sono tenuti a contribuire ai bisogni della famiglia.
Ma come si stava in famiglia quando all’uomo spettava il potere
giuridico sulla moglie e sui figli?
- Era sempre lui a decidere;
- Spesso i matrimoni venivano combinati e non c’era alcuna intesa;
- L’uomo era il padrone, la donna la schiava;
- C’era solo da lavorare non si parlava d’altro;
- Anche se non si era d’accordo bisognava abbassare la testa;
- Se l’uomo era buono e aveva buon senso si poteva anche ragionare;
- Quando l’uomo aveva un brutto carattere ed era prepotente era un’ inferno.
- Era l’uomo a dover contribuire ai bisogni economici della famiglia.
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Come si sta oggi in famiglia con la parità uomo donna?
- Meglio se uomo e donna hanno buon senso e si ascoltano;
- Peggio, in quanto molti uomini chiedono alla donna di contribuire economicamente e continuano a fare i padroni;
- Così, così, in quanto sono aumentati i lavori della donna.
Conclusione
Ben venga il superamento del “capofamiglia”, la parità uomo donna, però ci
vuole anche buon senso, buona volontà, ascolto dell’altro, rispetto reciproco, non prepotenza e tanta pazienza perché ci sia benessere.
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Palestra di Vita è
“Pensare positivo!”
Durante un incontro di Palestra di Vita abbiamo parlato di questo magico incontro del martedì e grazie
all’intervento dello Psicologo Pietro Piumetti è stato chiesto agli ospiti: “Quali sono le motivazioni che ti portano a partecipare alla
Palestra di vita?”
Liberamente, ma stimolati dal conduttore, alcuni ospiti hanno risposto così:
Musso G. “ Mi tira sù “
Piacentin M. “ Sentire cose belle “
Così anche Dao S., Re A., Fontaluzza G.
Pellegrino R. “Imparare “
Bruno M. “ Per svariarmi un po’ “
Giraudo R. “ Per sfogarmi “
Martino C. “ Per imparare qualche cosa e sentire delle novità dagli
altri “
Settimo L. “ Per stare con gli altri “
Unnia C. “ Per risvegliare le cose lontane e ricordarle e anche per
rispettarci di più “
Pastore C. “ Perché mi piace stare in compagnia “
Dopo queste motivazioni Pietro pone un’altra domanda:
Se non ci fosse la Palestra di Vita?
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Alcuni ospiti hanno risposto:
Fantini M. “ Mancherebbe tutto, la Palestra di Vita ci aiuta a continuare la vita “
Re A. “ Mancherebbe qualcosa “
Piacentin M. “ Si parlerebbe di meno
tra di noi “
Il gruppo “ Non ci si conoscerebbe
così bene “
Il gruppo che si è creato il martedì
mattino è un gruppo aperto, insieme si cerca di vedere tutto il positivo che c’è intorno a noi, insieme con l’auto mutuo aiuto cerchiamo di risolvere i piccoli problemi della quotidianità e non solo, con
l’allenamento mentale cerchiamo di mantenere “vivo” il nostro cervello, con i momenti di rilassamento facciamo scricchiolare le nostre ossa, nel momento dell’appello ricordiamo ai nostri compagni
di viaggio chi siamo e qualcosa in più……….e poi la Palestra di Vita
è proprio il motore di tutta l’animazione!!!!!!!
Patrizia
Da non perdere:
Martedì 5 novembre
Festeggiamo gli
800 INCONTRI di
“Palestra di Vita”
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LA SCUOLA DI una volta:
ricordi di un tempo passato
Con l’arrivo dell’autunno durante un incontro di
Palestra di Vita abbiamo parlato della scuola.
“Ai nostri tempi era quasi un lusso riuscire ad andare a scuola, non in tutti i paesi c’era la scuola e
soprattutto non c’erano le comodità che ci sono
adesso.
Le case erano lontane, sparse nelle campagne, spesso la scuola era la canonica della
chiesa e noi raggiungevano questi luoghi a piedi, percorrendo lunghi tragitti. Molte
volte per non rovinare le scarpe le tenevano in mano e le infilavamo prima di entrare
nel portone della scuola.
D’inverno chi arrivava prima degli altri accendeva la
stufa a legna. A turno i nostri genitori o i nonni portavano della legna per riscaldarsi.
Le classi spesso erano numerose, di soli maschi, di sole
femmine oppure miste, c’erano le pluriclassi soprattutto in campagna.
Tutte le mattine le maestre, che erano severissime, ci facevano l’ispezione di pulizia:
osservavano le unghie, le orecchie, il collo.
Prima di iniziare la lezione recitavamo la preghiera guardando il Crocifisso che si trovava sempre in alto, dietro la cattedra.
Quando entrava il Direttore o l’Insegnante, tutti noi ci alzavano in piedi e dicevamo:
“ Buongiorno !”
I bambini indossavano una blusa nera e le bambine un
grembiule nero, tutti e due con un fiocco blu.
La maestra indossava un grembiulone nero e in mano aveva sempre la bacchetta che serviva per bacchettare le dita
degli scolari.
Dovevamo portare molto rispetto alla maestra e dovevamo
rivolgerci usando una forma di cortesia” Lei”.
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Chiedevamo l’intervento della maestra usando l’espressione “ Signora maestra” e mai
chiamandola per nome.
Non c’erano maestri speciali, tranne il prete per la lezione di religione e una signora
che insegnava “lavoro femminile”
Non esisteva il libretto dei giudizi per comunicare a casa il nostro rendimento scolastico, ma i nostri genitori ricevevano le note tre volte l’anno.
Quando eravamo indisciplinati, non facevamo il compito, disturbavamo la lezione, dimenticavamo il materiale scolastico, per punizione la maestra ci faceva inginocchiare
dietro la lavagna con i chicchi di granoturco o il guscio delle noci rotte sotto le ginocchia.
L’ispettore si presentava sempre in giacca e cravatta e assisteva agli esami dell’ultimo
giorno di scuola.
Noi scolari nella cartella fatta di pezza o di cartone avevamo poche cose: un quaderno, un libro, un astuccio di legno con la matita, la
gomma e, per scrivere usavamo il cannello con il
pennino: lo intingevamo nell’inchiostro che tenevamo nel calamaio, infilato nell’apposito buco del
banco. A volte le lezioni si facevano anche fuori.
I banchi erano robusti, di legno, a due posti, con il
sedile e il piano di appoggio tutto di un pezzo. Il piano era inclinato per favorire una corretta posizione della colonna vertebrale.
La scuola durava fino alle 13, poi si tornava a casa, sempre a piedi, naturalmente.
Nel pomeriggio dovevamo eseguire i compiti per il
giorno seguente, ma prima dovevamo aiutare i genitori nei lavori della campagna, in casa, dovevamo badare ai fratelli più piccoli……….
Spesse volte facevamo i compiti di notte nella stalla
perché era il luogo più caldo alla fioca luce del lume a
petrolio; bisognava stare molto attenti a non far cadere le macchie d’inchiostro sul quaderno!”
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Buon
Autunno
20
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Ricorda, Canta e Cammina Autunno