Anno IX N° 547
Il Seme
Cappellania de
della Polizia
Polizia di
di Stato,
Basilica Concattedrale
Concattedrale di
di
Santa Maria
Maria Salome
Salome
Veroli e
Santuario Ss. Trinità
Torrice Fr.
XXX DOMENICA DE TEMPO ORDINARIO
Vangelo Lc 18, 9-14
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del
fariseo.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per
alcuni che avevano l’intima presunzione di essere
giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era
fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio,
ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini,
ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo
pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago
le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava
nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il
petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa
sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà
umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Dio ha
riconciliato a sé
il mondo in
Cristo,
affidando a noi
la parola della
riconciliazione.
Commento tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli
festivi" Anno C
don Adriano Caricati
Resi giusti dall'amore
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del
fariseo
"Non volendo aspettare che Dio mi esaudisca, non volendo permettere che Dio a suo tempo
mostri di aver esaudito la mia preghiera, mi procuro per mio conto l'esaudimento della
preghiera. Constato che ho pregato con devozione, e in questa constatazione consiste la
soddisfazione procurata dall'esaudimento. La mia preghiera è esaudita. In questo ho la mia
ricompensa. Visto che mi sono esaudito da solo, Dio non mi esaudirà": così, lucidamente,
annota D. Bonhoeffer.
Ma cosa vuol dire, realmente, pregare? È invocare o contemplarsi? Non sembra una domanda
peregrina, se solo ci si sofferma a cogliere gli atteggiamenti, così diametralmente opposti,
dipinti da Gesù nella parabola odierna.
1. La ragione che spinge Gesù a raccontare questa parabola è descritta all'inizio del brano:
"Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano
gli altri" (v. 9). Al fondo c'è una errata valutazione di sé dinnanzi a Dio, tanto da mettere in
questione la propria salvezza.
La prima tipologia, attribuita al fariseo, delinea l'atteggiamento dell'uomo zelante, pio e devoto
che, pur esordendo con un ringraziamento, non riesce a fare altro che lodare se stesso per la sua
bontà e rettitudine. L'elenco delle "buone azioni compiute" si infarcisce di giudizio sferzante nei
confronti di tutti coloro che non possono competere con il suo ricco campionario di opere
meritorie. Evidentemente Gesù, descrivendo con dovizia di particolari tutte le azioni compiute
da quest'uomo, non intende condannarle in sé, come azioni disdicevoli.
Né si può condannare, nell'atteggiamento di quest'uomo, tutto il movimento farisaico, diffuso in
Israele ai tempi di Gesù e che godeva di grande stima e considerazione in larghi strati del
popolo. Quanto Gesù sottolinea è finalizzato a mettere in guardia da certe derive che possono
riguardare tutti, nella loro pratica religiosa, farisei di ieri e di sempre.
La tipologia opposta è dipinta da Gesù attraverso la figura di un pubblicano. Egli, al contrario
del primo, è consapevole del suo peccato e si presenta dinnanzi a Dio a capo chino, nell'atto
dell'invocazione e della richiesta di perdono.
Il pubblicano è un peccatore pubblico, probabilmente un venduto alla potenza straniera, Roma,
per conto della quale raccoglie tributi esosi, non lesinando di arrotondare il proprio stipendio a
scapito dei suoi concittadini. È certamente inviso al suo popolo e considerato un traditore e uno
strozzino.
Il contrasto è stridente e, per certi versi, imbarazzante anche per noi. Perché in ballo non vi è
solo il confronto tra due diversi "stili di preghiera". C'è il modo di intendere il rapporto con Dio
e il modo di accogliere la sua salvezza! Dunque un'alternativa che ci riguarda da vicino e nella
quale ci costa una certa fatica decidere da che parte schierarci.
2. Si racconta che, nella Francia del Seicento, attraversata dal Giansenismo, ci fossero, presso il
monastero di Port-Royal, delle monache "caste come angeli, superbe come demoni". Avevano
ingabbiato la loro pratica religiosa in un formalismo rigido tale da aver dimenticato il cuore del
cristianesimo: Dio, in Gesù suo Figlio, ci usa misericordia. Ed il Suo Amore, solo Lui, è capace
di giustificarci, di "farci santi". Tutte le nostre azioni, pratiche religiose, ascesi, non sono che
"risposta" grata e umile al dono di Grazia, gratuito e preveniente, di Dio che giustifica.
La loro stessa vocazione religiosa e la chiamata alla castità erano divenute motivo di orgogliosa
superbia e, quindi, di auto-salvezza, più che di umile gratitudine nei confronti di Colui che le
chiamava e le manteneva fedeli alla loro vocazione.
Il cuore del cristianesimo sta qui. Nella dinamica virtuosa di chiamata e risposta, nel dialogo
d'amore del Padre e del Figlio, nello Spirito Santo, che si apre graziosamente, fino a inserire
tutti noi, l'intera umanità, in questa relazione e dunque nella salvezza. Il pubblicano l'ha capito e
può godere e gioire di questo amore! Il fariseo presume di non averne bisogno: si è già autoassolto! Si è, forse non del tutto consapevolmente, auto-escluso!
L'eucaristia che celebriamo è simile a una grande invocazione, nella quale, all'umile confessione
del nostro peccato, segue sempre la proclamazione efficace del perdono che Dio ci accorda (alla
fine dell'atto penitenziale, nella preghiera silenziosa del ministro dopo la proclamazione del
vangelo, nelle parole di consacrazione del calice del vino, nel Padre nostro, nella fractio panis).
Viviamo la celebrazione eucaristica con questo atteggiamento di grande umiltà e, dunque, di
vero ringraziamento.
Halloween? No, grazie! Sono Cattolico
Tra i vari attacchi che la religione cristiana sta subendo vi è anche la festa di halloween che coincide con le
nostre celebrazioni dei Santi. Importata dagli Stati Uniti assieme a molti film e spettacoli degradanti, sta
dilagando anche nel nostro Bel Paese in cui vive il Vicario di Cristo. Il 31 ottobre, è una data importante
non soltanto nella cultura celtica, ma anche nel satanismo. E’ uno dei quattro sabba delle streghe. I primi
tre segnavano il tempo per le stagioni benefiche: il risveglio della terra dopo l’inverno, il tempo della
semina, il tempo della messe. Il quarto sabba (31 ottobre) celebrava la fine della "stagione calda", del sole
e l'inizio della "stagione delle tenebre e del freddo" della fame e della morte. La celebrazione di halloween
ha origini pagane e pone le sue radici nella civiltà Celtica. Infatti, gli antichi Celti, che vivevano in ciò che
oggi è la Francia, l’Inghilterra, la Scozia, il Galles, celebravano la vigilia del nuovo anno, il 31 ottobre, in
onore di samhain, il principe della morte. I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei
morti ritornavano per creare confusione e caos fra i viventi. La festa doveva placare samhain e gli spiriti
dei defunti. La vigilia di samhain e altre pratiche occulte hanno dato origine a molte delle tradizioni che
oggi fanno parte di halloween.
La festa cattolica romana di Ognissanti non è legata ad halloween. Venne instaurata da papa Gregorio IV
nell’anno 840. D’altronde originariamente si celebrava in maggio e non il 1° novembre. Fu nel 1048 che
Odilo de Cluny decide di spostare la celebrazione cattolica all’inizio di novembre al fine di detronizzare il
culto a samhain. La parola halloween ha origini cattoliche, infatti, nella tradizione Cattolica, il 1°
novembre è il giorno nel quale vengono festeggiati tutti i Santi. Il giorno dedicato ad "Ogni Santi" (in
inglese All Saints' Day) aveva una denominazione antica: All Hallows' Day. Presso i popoli dell'antichità la
celebrazione di "Ogni Santi" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1°
Novembre era chiamata "All Hallows' Eve" (Even significa sera) che venne abbreviato in Hallows'
Even, poi in Hallow-e'en ed infine in Halloween.
La storia della zucca
Il simbolo di halloween è la zucca intagliata con la faccia. Questo è probabilmente il segno più popolare
associato alla festa. Deriva da una leggenda che parla dell’incontro fra un uomo irlandese di nome “Stingy
Jack” e il diavolo, al quale vendette l’anima. Halloween, nonostante non lo si dica come invece si dovrebbe,
è una ricorrenza magica (di fatto, la magia è esercitare potere, in modo occulto, nei confronti di
qualcuno). Il mondo dell’occulto così lo definisce: “è il giorno più magico dell’anno, è il capodanno di tutto
il mondo esoterico, è la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana”. La Bibbia invece afferma:
«Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro» (Isaia 5,20).
I simboli
Pipistrelli, gatti neri, la luna piena, streghe, fantasmi… questi simboli hanno poco a che vedere con la
vigilia di samhain. Si tratta però di simboli usati nel mondo dell’occulto che hanno trovato un posto
naturale nella festa di halloween. Le notti di luna piena sono il momento ideale per praticare certi riti
occulti. I gatti neri vengono associati alle streghe per superstizione (si credeva che le streghe
potessero trasferire il loro spirito in un gatto, e per questo ne avevano sempre uno. Ai pipistrelli vengono
attribuite capacità occulte perché hanno caratteristiche di uccello (che nel mondo dell’occulto sono simbolo
dell’anima) e di demonio (perché vivono nelle tenebre). Nel medioevo si credeva che sovente il diavolo si
trasformava in pipistrello. Diviene così chiara la ragione per cui il pipistrello è diventato parte di
halloween. Negli Stati uniti succede un fenomeno curioso: la vigilia di Ognissanti scompaiono dei gatti neri.
La protezione degli animali di Chicago, sorpresa dall’esplosione di questo fenomeno di scomparse
misteriose alla fine di ottobre, ha deciso di evitare l’adozione di questi neri felini durante la stagione di
halloween.
L’importanza dell’occulto
Le origini di halloween sono strettamente connesse alla magia, alla stregoneria e al satanismo. Gli adepti
del satanismo e della magia riconoscono nel 31 ottobre uno dei giorni più importanti nell’anno: la vigilia di
un nuovo anno per la stregoneria. Halloween apre una porta all’influsso occulto nella vita delle persone
L’enfasi di halloween, è sulla paura, sulla morte, sugli spiriti. la stregoneria, la violenza, i demoni. E i
bambini sono particolarmente influenzabili in questo campo. L’industria cinematografica ha contribuito
abbondantemente al dannoso influsso di halloween promovendone e glorificandone i contenuti. Molte
persone sono state coinvolte nel mondo dell’occulto a causa dell’influenza di halloween e dei film, in quanto
questi suggeriscono che possiamo possedere capacità soprannaturali.
Che cosa dice la Bibbia.
Halloween non si trova nella Bibbia. Però la Parola di Dio è il libro che contiene i principi divini che si
applicano in modo pratico in tutti i settori della vita quotidiana. Studiandola attentamente si possono
scoprire delle indicazioni che potrebbero riferirsi a questo genere di festa. Il primo riferimento lo troviamo
nel Nuovo Testamento. Nella seconda lettera che Paolo ha scritto a Timoteo egli dice che
«Dio non ci ha dato uno spirito di paura, ma uno spirito di forza, di amore e disciplina» (2a lettera a Timoteo
1,7).
Se pensiamo a case stregate, pipistrelli, spiriti, streghe Jack- o –
Lanterne… il loro denominatore comune è la paura che incutono. Ma Dio dà ai suoi uno spirito di forza,
non di paura! Gli altri passaggi sono molto più espliciti. Sono rivolti al popolo di Dio, quello che Lui ha
scelto per essere santo, speciale, messo da parte per mostrare quali sono le intenzioni di Dio per gli uomini.
Indico solo tre riferimenti.
«Quando sarai entrato nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà, non imparerai a imitare le pratiche
abominevoli di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a e chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi
esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, ne incantatore, né chi consulta gli
spiriti, ne chi dice la fortuna, né negromante, perché il Signore detesta chiunque fa queste cose.
A motivo di queste pratiche abominevoli, il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te. Tu
sarai integro verso il Signore Dio tuo; poiché quelle nazioni, che tu spodesterai, danno ascolto agli astrologi e
agli indovini. A te, invece, il Signore, il tuo Dio, non lo permette». (Deuteronomio 18,9-14)
«Le cose occulte appartengono al Signore, il nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per
sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge». (Deuteronomio 29,29)
«Non rivolgetevi ai medium e ai maghi: non consultateli, per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono il
Signore, il vostro Dio». (Levitico 19,31)
Conclusioni
Questo testo è stato scritto per i cristiani, per aiutarli a valutare le loro attività in questo giorno, e per
coloro che vogliono sapere quali sono i pensieri di Dio su questa festa. La Bibbia afferma che la luce non
ha niente in comune con le tenebre (2a Lettera ai Corinzi 6,14). La mia convinzione è che se sono un
cristiano e se amo il Signore, non posso permettermi di partecipare a una festa in cui il Signore Gesù non
ha posto, anzi, che va contro la Sua volontà.
«Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele». (Lettera agli Efesini 5,11)
«Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato,
perché le compiamo». (Lettera agli Efesini 2,10)
Proprio in questo momento il mondo intero – e ogni persona! – si trova in mezzo a un combattimento
spirituale. Non dimenticare perciò di pregare per un muro di protezione della tua casa, per la tua famiglia
e per gli altri. Un passaggio biblico ci insegna quale deve essere l’atteggiamento dei cristiani per uscire
vittoriosi dal confronto con il mondo delle tenebre.
«Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo. Il nostro
combattimento infatti non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i
dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate esistere nel giorno malvagio, e restare in piedi
dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi:
rivestitevi della corazza della giustizia. Mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della
pace. Prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del
maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. Pregate in ogni
tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica: vegliate a questo scopo con ogni
perseveranza». (Lettera agli Efesini 6,11–18)
Osservazione a satanisti e streghe
Ci sono streghe, satanisti, occultisti che affermano di non adorare satana, oppure di non credere che esiste.
(E’ comunque strano che un satanista non creda all’esistenza di satana). Ma anche se un satanista dice di
non adorare satana, le Sacre Scritture affermano in modo chiaro e inequivocabile che le pratiche e i diritti
pagani, satanici e magici sono di origine demonica. Perfino la legge “fai ciò che vuoi, ma non far male a
nessuno” è una forma di ribellione contro Dio – il suo inizio è stato nel giardino di Eden. Forse anche tu sei
implicato in cose occulte – consapevolmente o in modo inconsapevole. In questo momento il Signore ti offre
il perdono per tutto quello che hai fatto, e ti dà la possibilità di diventare Suo figlio:
«Se confessiamo i nostri peccati, egli (Dio) è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni
iniquità». (1a Lettera di Giovanni 1,9)
«A tutti quelli che l’hanno ricevuto (che hanno ricevuto Gesù) egli (Dio) ha dato il diritto di diventar figli di
Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome (nel nome di Gesù) ». (Vangelo di Giovanni 1,12)
La pozione magica.
Il druida di un noto fumetto si presenta come un saggio sacerdote e un filosofo. Insegna alla gioventù
l’essenza della vita e, dunque, il senso della morte. Secondo la religione celtica, questa non era altro che un
viaggio. La vita continuava altrove. Dedicando il loro culto alla natura, i celti praticavano anche sacrifici
animali e umani.
Il costume di halloween
Nella cerimonia celtica i partecipanti dovevano vestirsi con pelli e testa
d’animali al fine d’acquisire la forza dell’animale rappresentato e spaventare così gli spiriti malvagi
che erano presenti. Nel corso del tempo i costumi si sono trasformati fino a rappresentare il soggiorno dei
morti, rendendo così a samhain il culto che gli è dovuto.
Soltanto simboli?
Forse, leggendo tutte queste informazioni su halloween, dirai: ”Può anche darsi che questa festa abbia
origini occulte, ma io non me ne occupo quando faccio festa. Dopo tutto sono soltanto dei simboli… le
zucche, le candele, i costumi e tutto il resto”.
Soltanto simboli? I Simboli non hanno significato?
Una croce sono soltanto due linee perpendicolari? Se questi simboli non hanno alcun significato, perché
non togliere la croce dalla chiesa e sostituirla per esempio con una svastica o un cranio con due tibie
incrociate? Ovviamente questo sarebbe blasfemo – e altrettanto ovviamente i simboli non sono privi di
significato!
Attenzione, pericolo!
“Perché non intagliare zucche, travestirsi e cavalcare una scopa? In queste cose non c’è niente di male.
Sappiate tuttavia che esistono forze spirituali e malefiche, e che ci sono persone che non giocano quando
invocano i morti e cercano il contatto con le forze occulte.
Mentre le celebrazioni religiose cristiane dei defunti e dei santi che
vengono celebrate in giorni vicini hanno lo scopo di farci meditare sulla permanenza
temporanea in questo mondo e di riavvicinarci alla comunione con i defunti (anche quelli
dimenticati!) con lo scopo di pregare per alleviare la loro permanenza e sofferenza nel
Purgatorio e di venerare i Santi (per noi esempio di come deve essere vissuto il Vangelo),
Halloween, al contrario, è estranea a questo contesto di preghiera (nessun aderente si sogna
di recitare il Rosario per i defunti o di andare a Messa per i medesimi, durante tale festa) ed
inserisce i partecipanti in una atmosfera pagana che in certi locali acquista contorni sexy.
Non solo, ma in tale atmosfera precristiana o anticristiana molti prendono "dimestichezza"
con l'horror e le streghe in modo da non più temere tali prodotti infernali. Non è quindi
difficile scoprire, per chi è veramente cristiano, il vero regista di tale festa alternativa alle
celebrazioni cristiane dei santi e dei defunti. Si tratta di quel personaggio che non ha più
discendenza
che
lo
ricordi.
Padre Amorth: "Con Halloween si osanna il male"
“Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l'uso della ragione e
sia sempre più malata. Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo. Il
quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona.
Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi
e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e
depressi, potenziali suicidi”. La condanna è dell'esorcista della Santa Sede, già
presidente dell'associazione internazionale degli esorcisti, il modenese padre Gabriele
Amorth. I macabri mascheramenti, le invocazioni apparentemente innocue altro non
sarebbero, per l'esorcista, che un tributo al principe di questo mondo: il diavolo. «Mi
dispiace moltissimo che l'Italia, come il resto d'Europa, si stia allontanando da Gesù il Signore
e, addirittura, si metta a omaggiare satana», dice l' esorcista secondo il quale «la festa di
Halloween è una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco. L'astuzia del
demonio sta proprio qui. Se ci fate caso tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente.
Anche il peccato non è più peccato al mondo d'oggi. Ma tutto viene camuffato sotto forma
di esigenza, libertà o piacere personale». «L'uomo - conclude padre Amorth - è
diventato il dio di se stesso, esattamente ciò che vuole il demonio». E ricorda che intanto, in
molte città italiane, sono state organizzate le «feste della luce», una vera e propria
controffensiva ai festeggiamenti delle tenebre, con canti al Signore e giochi innocenti per
bambini...
27 - Domenica - 30.a Tempo Ordinario - S.
Fiorenzo vescovo, Delia
Il povero grida e il Signore l’ascolta
__________________________________
31 - Giovedì - 30.a Tempo Ordinario - S.
Lucilla, S. Quintino
Salvami, Signore, per il tuo amore
__________________________________
28 - Lunedì - 30.a Tempo Ordinario - Ss.
SIMONE e GIUDA
Per tutta la terra si diffonde il loro
annuncio
__________________________________
1 - Venerdì - 30.a Tempo Ordinario TUTTI I SANTI
Ecco la generazione che cerca il tuo volto,
Signore
__________________________________
__________________________________
29 - Martedì - 30.a Tempo Ordinario - S.
Ermelinda, S. Massimiliano, Michela
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
__________________________________
30 - Mercoledì - 30.a Tempo Ordinario - S.
Germano vescovo, Benvenuta
Nella tua fedeltà ho confidato, Signore
2 - Sabato - 30.a Tempo Ordinario COMMEMORAZIONE DEI FEDELI
DEFUNTI
Sono certo di contemplare la bontà del
Signore nella terra dei viventi
_________________________________
Basilica Concattedrale
di Santa Maria
Salome
Chiesa
dell’Annunziata
Veroli
Domenica la S. Messa
si celebra alle ore
17,30 nella Chiesa di
S. Agostino
1 Novembre Santa
Messa alle ore 17,30 in
S. Agostino
Cappellania della
Polizia di Stato
•
28 Ufficio Min.
•
29 Ufficio Min.
•
30 Stradale
•
31 Ass.ne Palatucci
•
01 Festivo
•
02 Istituto
Superiore
3383013264
Santuario Ss. Trinità
Torrice
Sabato
Ore 19,30 Rosario
Santa Messa alle
ore 20,00
Domenica
Santa Messa alle
ore 10,00
31 Santa Messa
prefestiva ore 19,00
1 Novembre messa
alle ore 10,00
2 novembre messa
ore 19,00
0646535574 3346903285
3383013264
Il valore delle Indulgenze
La ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita in tutti noi il ricordo di chi ci
ha lasciato e il desiderio di rinnovare nella preghiera quegli affetti che con i nostri cari ci
hanno tenuto uniti durante la loro vita terrena. E' ciò che esprimiamo con il termine suffragio,
parola che deriva dal verbo latino suffragari che significa: soccorrere, sostenere aiutare. In
vari modi la Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti: con la
celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità, con
l'applicazione delle indulgenze. In particolare su questa pratica, ultimamente un po'
trascurata, vogliamo soffermare il nostro pensiero.
Che cosa sono le indulgenze.
Leggiamo dal catechismo la definizione. L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena
temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele debitamente disposto, e a
determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra della
redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei
Santi.
Al di là del linguaggio, sempre piuttosto tecnico nelle formulazioni ufficiali, cerchiamo di
tradurre il tutto in termini più semplici. La teologia cattolica insegna che ogni nostro peccato
ha una duplice conseguenza genera una colpa e comporta una pena.
Mentre la colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento dell'amicizia con
Dio, è rimessa dall'assoluzione sacramentale nella confessione, (attraverso la quale Dio
cancella l'offesa ricevuta), la pena permane anche oltre l'assoluzione. Allontaniamo da noi
ogni pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge, analogamente a quanto avviene nel
codice penale per i reati commessi contro la legge degli uomini. La pena di cui parliamo è una
conseguenza che deriva dalla natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio è
anche contaminazione e corruzione dell'uomo. I nostri peccati infatti rendono sempre più
faticoso ricostruire l'amicizia con Dio e superare quella inevitabile inclinazione al male che
permane anche dopo la remissione sacramentale, come conseguenza del peccato stesso.
Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua a
darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché riprenda l'emorragia. Il nostri
corpo deve faticare per ricostruire il tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci
veramente guariti. Il peccato è una ferita dell'anima e anche dopo il nostro pentimento e
l'assoluzione sacramentale rimane come una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a
ricadere proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente
rimarginata, si riapra proprio nello stesso punto. Le indulgenze che possiamo acquistare anche
per noi stessi (esempio il perdono d'Assisi o le indulgenze dell'Anno Santo) sono come un
medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il peccato e sanciscono la
nostra volontà di aderire pienamente al progetto di Dio. Pensiamo ancora cosa avviene quando
l'amicizia tra due viene infranta. Essa si ricostruirà ma con fatica; anche dopo che l'offesa è
stata perdonata, rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con il tempo e la reciproca
buona volontà non si rimuovono completamente le cause e i ricordi del litigio. Ora noi non
possiamo certamente dubitare della volontà di Dio di riammetterci alla sua piena comunione,
ma dobbiamo dubitare delle nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni
affetto malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di purificazione. La pena
temporale non è quindi da concepire come una vendetta di Dio ma come il tempo necessario a
noi per rigenerare la nostra capacità di amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale
esige d'essere compiuta in questa vita come riparazione, o in Purgatorio come purificazione.
Nel cammino terreno il cristiano dovrà quindi vedere come mezzi di purificazione, che
facilitano il cammino verso la santità: le varie prove e la sofferenza stessa, l'impegno nelle
opere di carità, la preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l'acquisto delle
indulgenze.
Ma poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere a quella
perfezione che ci permetterebbe di essere, immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi
alla piena comunione con Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di purificazione anche
dopo la nostra morte, in quella particolare condizione, (tradizionalmente chiamata
Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al termine del nostro esilio terreno e in
attesa di giungere alla piena comunione con Dio. Leggiamo ancora nel Catechismo: "Coloro
che muoiono nell'amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della propria
salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la
santità necessaria per entrare nella gioia di Dio":
La comunione dei Santi.
E' a questo punto necessario introdurre un altro elemento importante per la comprensione
delle indulgenze che applichiamo ai nostri defunti.
In questo cammino di perfezione e di purificazione non siamo soli, ma come i rocciatori
impegnati in una scalata siamo legati gli uni agli altri da un legame invisibile, ma reale, che la
Chiesa chiama Comunione dei Santi. Abbiamo infatti la consapevolezza di appartenere alla
stessa famiglia dei figli di Dio e la certezza che quanto ognuno di noi opera o soffre, in
comunione con Cristo e come offerta a Padre, produce frutti di bene a favore di tutti. Dice il
Catechismo: "Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli in Cristo, di coloro che sono
pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione, dei beati in cielo;
tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Noi crediamo che in questa comunione l'amore
misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere."
In questo contesto possiamo affermare l'importanza delle preghiere di suffragio e le
indulgenze con le quali soccorriamo i nostri defunti, abbreviando i tempi della loro
purificazione. Consideriamo quindi un'opera altamente meritoria ricordare coloro che ci
hanno fatto del bene, continuare a sentirci a loro vicini e solidali nel cammino di purificazione
che stanno compiendo nel Purgatorio. E ancora più meritevole appare poi la preghiera rivolta
a Dio per le anime più abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella devozione
alle Anime Sante del Purgatorio che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Non
è da ritenersi cosa superata l'applicazione di Messe e suffragi in favore di chi pure non
abbiamo conosciuto direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime che attualmente
si trovano in uno stato di attesa e di bisogno; un modo per farsi amici, come direbbe Vangelo,
che "ci accolgano un giorno nelle dimore eterne".
La preghiera per i defunti
Rispetto per i morti
Presso tutte le religioni, fin dai tempi più remoti, è diffuso il rispetto, il culto per i defunti. Mausolei sono
stati costruiti in loro ricordo; le imbalsamazioni in uso presso certi popoli, le offerte, i riti sacrificali,
dimostrano quanto sia sentito il dovere di onorare coloro che ci hanno lasciato per una vita oltre la morte.
Per molti è un preciso dovere di gratitudine per il bene ricevuto, a partire dal dono della vita, ai valori
intellettuali, morali, materiali con cui i nostri cari ci hanno beneficato durante la vita. Purtroppo sovente
questo nobile sentimento viene espresso in maniera errata, con ostentazione di potere e ricchezza che non
servono assolutamente al defunto, tanto meno a purificarlo dai peccati commessi durante la vita.
Una tomba di marmo pregiato, una cassa di legno prezioso, un funerale sfarzoso… sono il più delle volte
spreco inutile di denaro che avrebbe potuto essere devoluto a opere di grande valore sociale e caritativo,
di cui il defunto avrebbe goduto un grande beneficio.
Solidarietà con i defunti
La morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le “tre” Chiese: peregrinante, purificante,
trionfante, rimangono strettamente unite come vasi comunicanti: i beni di una si riversano sulle altre. E’
una verità di fede che proclamiamo nel simbolo apostolico quando affermiamo: "credo nella comunione
dei santi".
Con queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei
beati in cielo, questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i nostri patroni, i parenti, gli
amici, le persone che abbiamo amato).
Le anime del Purgatorio invece si trovano in una condizione per la quale non possono più meritare per sé
stessi; mentre noi abbiamo possibilità di aiutarli, di lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro
purificazione.
Da sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con particolari riti e preghiere. La liturgia
esequiale onora il corpo del defunto in cui Dio è stato presente mediante la Grazia dei Sacramenti e
spinge lo sguardo all’ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà glorioso per ridare vita ai
corpi e renderli partecipi della sua gloria.
Il più grande desiderio dell’uomo è vincere la morte, che trova la risposta certa in Gesù morto e risorto,
salito al cielo per preparare un posto per ciascuno di noi. Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha
promesso: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi
prenderò con me, perché anche voi siate dove sono io" (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia esequiale è una
celebrazione pasquale: un momento in cui i fedeli, mentre pregano per il defunto, affidandolo alla
misericordia di Dio, ravvivano la propria fede e speranza in Cristo che tutti attende nel suo regno di
amore.
Una delle preghiere recita: "Dio, Padre misericordioso, tu ci doni la certezza che nei fedeli defunti si
compie il mistero del tuo Figlio, morto e risorto: per questa fede che noi professiamo, concedi al nostro
fratello che si è addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella gioia della risurrezione".
Come aiutare i nostri defunti
La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a
raggiungere la pienezza della vita eterna.
L’aiuto più efficace è la S. Messa, la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione
Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo
offrire a Dio per le anime dei defunti.
La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo
aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto
gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in
Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati. Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine
per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso,
pregheranno per noi.
Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l'aggiunta dopo il Gloria,
di una invocazione per i defunti: l'Eterno riposo.
Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti
di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.
Le Indulgenze
La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle "indulgenze". Queste
ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati.
Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa
traendo dal suo tesoro "spirituale", costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da
tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli "condoni" alle anime dei defunti quella pena che
altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.
L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, mediante: visite
alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa. Si può lucrare l’indulgenza plenaria
a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.
Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti.
Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo).
A questa si aggiungono le tre solite condizioni
Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre.
Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al
giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.
INDULGENZA PLENARIA
per i nostri defunti
Possiamo acquistare a favore delle anime del Purgatorio
l'indulgenza plenaria (una sola volta) dal mezzogiorno del 1°
novembre fino a tutto a tutto il giorno successivo nel modo
seguente:
vistando una chiesa
e recitando il Credo e il Padre Nostro
Sono inoltre da adempiere queste tre condizioni:
*confessione sacramentale
Questa condizione può essere adempiuta parecchi giorni prima o
dopo. Con una confessione si possono acquistare più indulgenze
plenarie, purché permanga in noi l'esclusione di qualsiasi affetto al
peccato, anche veniale.
*comunione eucaristica
*preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice
recitando Padre Nostro e Ave Maria
La stessa facoltà alle medesime condizioni è concessa nei giorni dal
1° all' 8 novembre al fedele che devotamente visita il cimitero e
anche soltanto mentalmente prega per i fedeli defunti
«Io sono sgomenta nel vedere quanto si trascurano e si dissipano gli aiuti che la Chiesa ci
offre con tanta abbondanza, mentre le povere Anime del Purgatorio li sospirano con tanto
amore e languiscono nel dolore!» (Ven. Caterina Emmerich)
1 NOVEMBRE. CHE COSA TROVEREMO NELL'ALDILÀ?
«Nessuno è mai venuto a dirmelo», risponde qualcu
no... Ebbene, ce l'ha detto Dio, perché ci rendiamo conto del nostro destino eterno: È stabilito che
gli uomini muoiano e, dopo la morte, vi è il giudizio (Eb. 9, 27).
Ci sono due giudizi:
- uno personale per ciascun'anima, subito dopo la morte: Senza riguardi personali, Dio giudica
ciascuno secondo le sue opere (I Pt. 1, 17);
- l'altro universale: Quando il Figlio dell'uomo (Cristo) verrà nella sua gloria con tutti i suoi
angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno radunate davanti a lui tutte le genti, ed
egli separerà gli uni dagli altri (Mt. 25, 31.32).
Dopo il primo giudizio, che cosa avviene dell'anima?
- Se è senza peccato e totalmente purificata dai peccati commessi, va in Paradiso: Servo buono e
fedele, prendi parte alla gloria del tuo Signore (Mt. 25, 23).
- Se è in peccato veniale (leggero) o non si è totalmente purificata dai peccati commessi, va in
Purgatorio: Lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato tutto il debito (Mt. 18, 30).
Se è in peccato mortale e non ha voluto chiederne perdono a Dio, va all'inferno: Legatelo mani e
piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt. 22, 13).
Quanto dureranno il Paradiso e l'Inferno?
Il Paradiso e l'Inferno dureranno eterni:
Se ne andranno i giusti alla vita «eterna». Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco «eterno»,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt. 25, 46.41).
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
2 NOVEMBRE. IL PURGATORIO
Il Purgatorio è il patimento temporaneo (cioè non eterno) della privazione di Dio (non si vede e
non si gode Dio), e di altre pene che tolgono dall'anima ogni resto di peccato, per renderla degna
della piena comunione con la Trinità divina: E canterò di quel secondo regno dove l'umano
spirito si purga e di salire al ciel diventa degno. Dante, Purgatorio, I, 4-6 L'esistenza del
Purgatorio e la possibilità di aiutare le Anime che vi si trovano sono due verità di fede insegnate
dalla Chiesa. Tra i molti passi biblici che ce ne parlano, ricordiamo questo di S. Paolo, il quale
con linguaggio fortemente espressivo, ci avverte di stare molto attenti a costruire il nostro edificio
spirituale, perché alla fine sarà provato col fuoco: se l'opera resisterà, riceveremo la ricompensa;
se invece sarà esca per il fuoco, finirà bruciata; tuttavia «il peccatore si salverà, come attraverso
il fuoco» (Cf. 1 Cor. 3, 10-15). Fin dalle sue prime origini, la Chiesa di Cristo ha sempre
insegnato l'esistenza del Purgatorio. Tutte le liturgie antiche hanno preghiere per i Defunti e, nel
corso dei secoli, sono sorte numerose Istituzioni religiose con l'intento di aiutare le Anime del
Purgatorio.
Il Concilio di Trento, nella sua «Professione di Fede Tridentina», ordina a tutti i vescovi,
sacerdoti, teologi, predicatori, catechisti, professori di teologia questa Professione di Fede:
«Credo fermamente che c'è il Purgatorio». Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione - Lumen
Gentium - parla delle anime che hanno lasciato questo mondo e vengono purificate nell'Aldilà;
nell'art. 11 dice:. «questa fede della Chiesa fu rivolta da sempre e anzitutto con venerazione e
affetto agli Apostoli e Martiri di Cristo... e ricordiamo la viva Comunione dei santi con i nostri
fratelli e sorelle già nella Beatitudine del Paradiso o ancora stanno nel Purgatorio, come ci hanno
tramandato i Concili di Firenze e di Trento...». Chi perciò nega l'esistenza del Purgatorio è eretico
e non va creduto. Lasciamo che se ne faccia personalmente i conti, quando andrà di Là a vedere...
D'altra parte, se è vero, come ci insegna la Bibbia, che nulla di macchiato può entrare nel Cielo:
«nulla vi entrerà di impuro» (Ap. 21, 27), tutti quelli che muoiono macchiati anche di minime
colpe, dovrebbero essere condannati al fuoco dell'Inferno... Il Purgatorio apre perciò il cuore alla
speranza a quanti - e sono il numero stragrande - non hanno potuto in questa vita raggiungere
quella santità per la quale siamo stati creati.
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
Nota: Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve
credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa» (Codice di Diritto Canonico, Can. 751).
3 NOVEMBRE. NEL PURGATORIO SI SOFFRE
L'argomento è molto importante (perché, prima o poi la cosa ci toccherà da vicino) ed è
determinante a procurare il nostro aiuto a quanti vi si trovano. Per questo sarà trattato a lungo nei
capitoli che seguono. Facciamoci subito una domanda: «Chi va in Purgatorio?». Ci vanno quelle
Anime che lasciano questo mondo macchiate di peccati veniali (leggeri), ed anche non totalmente
purificate dai peccati confessati. La gravità più o meno grande di una colpa morale si giudica
dalla violazione della Legge di Dio (i dieci Comandamenti): Legge che ogni persona saggia,
rispettosa e amante di Dio, procura di conoscere per non offenderlo e per non dover scontare
dopo questa vita i suoi falli. La disobbedienza alla Legge di Dio comporta sempre due tristi
effetti: l'offesa a Dio e l'impurità dell'anima. L'offesa a Dio viene perdonata dalla Confessione;
l'impurità invece che si è contratta deve essere tolta per mezzo di preghiere, mortificazioni ed
opere di carità, le quali hanno il compito di ristabilire nell'anima l'amore a Dio, turbato dal
peccato. L'anima che passa da questo mondo alla vita eterna, non totalmente purificata dalle
colpe commesse, anche se confessate, deve completare la sua purificazione nel Purgatorio. Ci è
facile capire che molto poche sono le anime le quali, lasciando questo mondo, possono entrare
direttamente nella felicità del Cielo. Infatti per essa si richiede un totale distacco dalle creature e
una pienezza d'adesione alla volontà di Dio non facilmente raggiungibile in questa vita. La
stragrande parte delle anime deve compiere questo perfezionamento oltre la vita, prima di entrare
nel possesso di Dio.
Le pene del Purgatorio sono di due specie: la pena del danno, che consiste nella privazione della
visione di Dio; e la pena del senso che è la purificazione dolorosa da ogni indebito attaccamento
alle creature. Tutte e due le pene durano fino a quando l'Anima ha raggiunto la totale
purificazione, richiesta per entrare nella comunione perfetta con Dio e perciò nella sua visione
beatifica: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8).
«Se l'uomo potesse vedere la cura che Dio ha dell'anima, ne avrebbe stupore e confusione. E noi
che ne avremo l'utilità o il danno, non ne facciamo alcuna stima» (S. Caterina da Genova).
PREGHIERE
DE PROFUNDIS
Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono: perciò avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l’anima mia
spera nella tua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. Israele
attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la
redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
GIACULATORIE
Dolcissimo Signore Gesù, ti prego di voler esaudire, per i meriti della tua santissima vita,
questa preghiera che ti rivolgo per tutti i defunti di tutti i tempi, soprattutto quelli per i
quali non si prega mai. Ti prego di supplire a tutto ciò che quest’anime hanno trascurato
nell’esercizio delle tue lodi, del tuo amore, della riconoscenza, della preghiera, delle virtù e
di tutte le altre opere buone che esse avrebbero potuto compiere e che non hanno compiuto o
che hanno compiuto con troppa imperfezione. Amen.
Cuore divino di Gesù, converti i peccatori, salva i moribondi, libera le anime sante del
Purgatorio.
PER COLORO CHE MUOIONO OGNI GIORNO
Si potrebbero salvare dall’inferno molte anime se mattino e sera si recitasse questa
preghiera indulgenziale con tre Ave Maria per coloro che muoiono il giorno stesso.
“O Misericordiosissimo Gesù, che bruciate di un sì ardente amore per le anime, Vi scongiuro, per l’agonia del
Vostro Santissimo Cuore e per i dolori della Vostra Madre Immacolata, di purificare con il Vostro Sangue tutti i
peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso, Cuore agonizzante di Cristo, abbiate
pietà dei morenti”. Tre Ave Maria.
O Gesù, Signore pietoso, dona ai Defunti l’eterno ripos Santa Maria, vergine della
Santa Maria, vergine della notte.
Noi t'imploriamo di starci vicino quando incombe
il dolore,
e irrompe la prova, e sibila il vento della
disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero
degli affanni,
o il freddo delle delusioni o l'ala severa della
morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
Nell'ora del nostro Calvario, tu,
che hai sperimentato l'eclisse del sole,
stendi il tuo manto su di noi, sicché fasciati dal
tuo respiro,
ci sia più sopportabile la lunga attesa della
libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre la sofferenza
dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete il tempo
amaro di chi è solo.
notte
Spegni i focolai della nostalgia nel cuore dei
naviganti,
e offri loro la spalla perché vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari che faticano in
terre lontane.
E conforta, col baleno struggente degli occhi
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le
nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell'oscurità ti metterai
vicino a noi
e ci sussurrerai che anche tu, vergine
dell'Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro
volto
e sveglieremo insieme l'aurora. Cosi Sia
Don Tonino Belloo.
Puoi seguire un pensiero al giorno su
Don Angelo Maria Oddi
Il Cappellano Coordinatore Nazionale Vicario
Per l’assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato
Via Panisperna, 200 00184 Roma E- Mail [email protected]
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