AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 30/08/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Disagi e problemi per i nuovi ticket? Segnalali nella rubrica dei commenti sul sito
www.ilrestodelca...
6
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Nuovi ticket: una partenza tra file, dubbi e incertezze
7
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Ticket, primo giorno di passione Ecco come fare per usare l'Isee
8
30/08/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
"Ticket? Colpa di Errani non di Berlusconi"
9
30/08/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
"Imposizione del Governo? No, abusi della Regione"
10
30/08/2011 La Voce di Romagna - Forli
La Regione tratta ancora sui ticket
11
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
) OSPEDALE «Ottimo reparto di cardiologia, ma vanno migliorati i p...
12
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
«Speculazioni sulla morte di Laura» La sorella della vittima accusa Ancisi
13
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Tutti i recapiti per consegnare i moduli
14
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Autocertificazione: le indicazioni dell' Ausl
15
30/08/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
La Provincia unica diventa "Romagna city"
16
30/08/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Nuovi ticket, file per ritirare i moduli
17
30/08/2011 Corriere di Romagna
Lettere al corriere
18
30/08/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Primo giorno con largo afflusso ma senza caos
21
30/08/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
"Esami accurati per la paziente"
22
30/08/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
"Magici Mondi" alla Classense
23
30/08/2011 La Voce di Romagna - Forli
Ausl replica al medico "Quel codice verde non è mai stato rosso"
24
AREA VASTA E REGIONE
30/08/2011 La Voce di Romagna - Forli
Come cambia il ticket sanitario
26
30/08/2011 L'Informazione di Bologna
15mila chiamate a Cup 2000
27
SANITÀ NAZIONALE
30/08/2011 Corriere della Sera - ROMA
Tbc, 52 i bimbi positivi si insedia la commissione
29
30/08/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
San Raffaele, debiti record da un miliardo e mezzo
30
30/08/2011 Corriere della Sera - MILANO
L'OSPEDALE «DIFFUSO»
32
30/08/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
La battaglia del cavallo che liberò i malati di mente
33
30/08/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Il Paese dei bambini obesi L'Italia prima in Europa
36
30/08/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
La clinica dove si curano i piccoli con latte e poca tv
38
30/08/2011 Il Sole 24 Ore
I debiti del San Raffaele sfiorano quota 1,5 miliardi
39
30/08/2011 La Repubblica - Palermo
Sanità, scatta la revoca per la gara sulle forniture
41
30/08/2011 La Repubblica - Napoli
Medicina, oltre quattromila ai test
42
30/08/2011 La Repubblica - Roma
Al via la commissione La Polverini tranquillizza "Non c'è un'epidemia"
43
30/08/2011 La Repubblica - Roma
Allarme Tbc, altri 18 bambini positivi Si allarga il periodo, cinque nati a febbraio
44
30/08/2011 La Repubblica - Genova
Regione, il Galliera non cura il mal di pancia
46
30/08/2011 La Repubblica - Bologna
Si possono consegnare i moduli anche in farmacia
47
30/08/2011 La Repubblica - Bologna
Tutti in fila per l'autocertificazione tra sportelli assediati e telefoni in tilt
48
30/08/2011 La Repubblica - Bologna
Ticket, Lusenti rassicura Pd e cattolici "Allo studio correttivi per le famiglie"
49
30/08/2011 La Repubblica - Nazionale
Arriva dottor Skype cure, diagnosi e consulti navigano sullo smartphone
50
30/08/2011 La Stampa - NAZIONALE
San Raffaele, bilancio choc una voragine di 1,5 miliardi
52
30/08/2011 Il Messaggero - roma
Deceduta in ospedale indagati due medici
53
30/08/2011 Il Messaggero - roma
Tbc, 52 i bambini contagiati positivi cinque nati a febbraio
54
30/08/2011 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Cinquemila già in regola. Ma con l'Isee
55
30/08/2011 Il Secolo XIX - GENOVA
All'Asl3 arriva Grossi l'esperta dei numeri
56
30/08/2011 Il Secolo XIX - GENOVA
«I RISARCIMENTI PER I DISAGI DELLA GRONDA PER IL NUOVO OSPEDALE DEL
PONENTE»
57
30/08/2011 Il Secolo XIX - GENOVA
Galliera-Burlando, alta tensione
58
30/08/2011 MF
Mistero Deloitte sul San Raffaele
59
AUSL RAVENNA
17 articoli
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 3
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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ravenna
AUSL RAVENNA
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30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 2
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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Nuovi ticket: una partenza tra file, dubbi e incertezze
Primo giorno di rincari per visite, ricette ed esami. A creare problemi
FRANCESCO MONTI
Di FRANCESCO MONTI COME forse era prevedibile, l'esordio del nuovo sistema di ticket regionali è stato
piuttosto faticoso. Ieri, giorno di entrata in vigore dei rincari su prescrizioni di farmaci, visite ed esami
specialistici, l'Ufficio relazioni con il pubblico dell'Ausl e i vari sportelli informazioni dell'azienda hanno avuto il
loro da fare per rispondere ai dubbi dei cittadini. A creare problemi è soprattutto il meccanismo di
autocertificazione del reddito: da ieri, gli appositi moduli sono disponibili nelle sedi Ausl, agli sportelli Cup,
nelle farmacie e negli ambulatori, ma anche nelle sedi di Caf, patronati, sindacati e associazioni di categoria.
Ricordiamo che, al di sotto dei 36.152 euro lordi, si è esenti da ticket su farmaci e visite, ma a dover essere
calcolato è il reddito del nucleo familiare fiscale, composto da coniugi e familiari a carico. Deve essere
presentato un modulo per ogni componente della famiglia. L'AZIENDA sanitaria - che parla di «maggior
afflusso agli sportelli aziendali, ma senza particolari criticità» - fa sapere cho oltre 400 cittadini della provincia
hanno già consegnato il modello di autocertificazione. E ricorda che chi è già esente dal ticket in base al
reddito o all'età continuerà a non pagare. Lo stesso vale per i cittadini affetti da patologie croniche o
invalidanti, per i quali, però, l'esenzione è limitata alle prescrizioni di specialistica ambulatoriale o di farmaci
prescritti per la patologia che ha determinato la stessa esenzione. LE VOCI raccolte all'uscita del Centro
medicina e prevenzione descrivono un certo disorientamento tra gli utenti, che cercano di raccapezzarsi tra
fasce di reddito ed eventuali esenzioni. Alessandro Ruggeri non ha ancora provveduto a dotarsi del
documento: «Ho chiesto qualche informazione, ma non ho ancora approfondito come vada calcolato il
reddito. Non so se faccio parte della fascia di esenzione». Marco Fiore, invece, ha appena compilato il suo
modulo di autocertificazione. «La procedura è un po' laboriosa - racconta - ma sono riuscito a sbrigarla.
L'esenzione? Credo non riguardi me, sono al di sopra dei 36 mila euro». «Per ora ho solo dato un'occhiata ai
cartelli informativi, ma non so molto di come funzionino i nuovi ticket - ammette Mirco Liverani. - Per quanto
mi riguarda, non sono contrario a come sono state definite le fasce di reddito. L'autocertificazione? Ne so
poco, ma dovrò informarmi presto. Spero sia un modo per ridurre code inutili». ANGELINA Rossi e il figlio
Boris Gatta si sono presentati al Cmp per una visita prenotata da tempo (e quindi pagata secondo i vecchi
criteri), ma ne hanno approfittato per ritirare gli appositi moduli. «Ora li leggeremo, e cercheremo di capire in
che fascia di reddito rientriamo» spiegano. Ettore Baccarini, invece, ha già avuto un 'incontro ravvicinato' con
il nuovo sistema: «Insomma devo portare sempre con me questo modulo? Che seccatura» sbuffa.
«Stamattina sono stato in farmacia, e ho speso molto più del solito - aggiunge. - Purtroppo sono considerato
tra i 'ricchi', cioè quelli che non rientrano nella fascia di esenzione. Anche perché il reddito familiare
comprende anche quello di mia moglie, nonostante siamo in regime di separazione dei beni e presentiamo
dichiarazioni dei redditi separate. Mi pare un'assurdità: io sono un pensionato, perché dobbiamo essere
sempre noi a pagare?». PER Patrizia Bernardi, invece, non dovrebbe cambiare quasi nulla. «Sono invalida dice - e quindi esentata dal ticket. Se poi verrà fuori che qualche provvedimento riguarda anche me, a quel
punto mi porrò il problema».
AUSL RAVENNA
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30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale
Pag. 18
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ticket, primo giorno di passione Ecco come fare per usare l'Isee
La Regione ci ripensa e rivede i criteri per il calcolo dei redditi
E' STATO un vero e proprio assalto al telefono quello che ha contraddistinto la giornata di ieri, la prima
dell'introduzione dei ticket sanitari in Emilia Romagna. Il call center messo in piedi dalla Regione (numero
verde 800 033 033) ha risposto a più di 15.000 telefonate nell'arco della giornata, con picchi di oltre 1.900
chiamate tra le 10 e le 11 di ieri mattina. Sul campo (farmacie, punti di prenotazione, Caf e patronati) si sono
registrati in Regione diversi disagi, legati più alla difficoltà di comprendere in modo chiaro tutti i passaggi della
procedura di autocertificazione del reddito che ad ingorghi e 'assalti' agli sportelli. Intanto, migliaia di cittadi in
regione hanno già consegnato il modulo compilato: solo a Bologna sono a quota 5.462.
AUSL RAVENNA
8
30/08/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 21
(diffusione:30000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Bartolini (Pdl): è la Regione che ha deciso il sistema per pagare ricette e visite sanitari, infatti punisce le
famiglie e premia i single
"Ticket? Colpa di Errani non di Berlusconi"
«La Regione Emilia-Romagna non si smentisce mai: appena può penalizza le famiglie». Parole di Luca
Bartolini, consigliere regionale Pdl, sull'entrata in vigore dei nuovi ticket sanitari su ricette farmaceutiche,
visite, esami specialistici. "Il sistema per il pagamento dei ticket è stato deciso dalla Regione e non dal
Governo - sottolinea Bartolini - infatti la rimodulazione varata da Vasco Errani non ha tenuto in minima
considerazione la tutela delle famiglie, specie di quelle numerose. Infatti le fasce di reddito su cui viene
calcolato l'ammontare del ticket si basa sul reddito familiare lordo. La Regione, al solito, preferisce favorire chi
non ha famiglia o le coppie conviventi e le coppie di fatto. Esempio: se una persona che vive sola dichiara un
reddito di 35mila euro è esentato dal pagare il ticket. Invece una famiglia di operai, marito e moglie che
lavorano guadagnando 19mila euro a testa, e due figli da mantenere, è costretta a pagarlo. Non è giusto, non
è un sistema equo e infatti come Pdl abbiamo chiesto con un'interrogazione alla Regione di rivedere i
parametri per rimodulare il ticket. Magari si potrebbe introdurre l'Isee o un quoziente familiare, sennò il
pagamento del ticket è un provvedimento iniquo sbilanciato sulle spalle delle famiglie».
AUSL RAVENNA
9
30/08/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 17
(diffusione:30000)
"Imposizione del Governo? No, abusi della Regione"
RAVENNA - "Falsità e demagogia nelle decisioni della Giunta regionale sui ticket sanitari e nelle dichiarazioni
dell'Assessore Lusenti". Non usa giri di parole il consigliere regionale del Pdl Gianguido Bazzoni, secondo cui
"i ticket sulle prestazioni sanitarie e sui farmaci sono presentati come un'imposizione malvagia del Governo
che le Regioni ed i cittadini devono subire senza ragione". "In realtà - spiega Bazzoni - la gravissima crisi
impone a tutti di valutare riduzioni di spese e il servizio sanitario non può chiamarsi fuori, visto che
rappresenta quasi l'80% di tutte le spese della Regione. E' falso che i ticket vengano messi per
un'imposizione del Governo; in realtà la regione Emilia-Romagna faceva già pagare un ticket uguale per tutti
su pronto soccorso, laboratorio, visite specialistiche ecc. La novità, per quel che riguarda anche i farmaci, è
che la Regione ha creato un meccanismo che penalizza le famiglie, dal momento che ha previsto esenzioni e
gradualità del ticket in base al reddito familiare, in modo che anche redditi bassi, ma sommati, fanno scattare
il pagamento. Si verifica così una situazione paradossale in cui il figlio 15enne di una coppia sposata con
reddito di 20mila euro a testa paga il ticket (20+20= 40 che è superiore alla soglia esente dei 36 mila euro),
mentre il figlio 15enne di una coppia non sposata regolarmente con un reddito di 35mila euro a testa (35+35
farebbe 70) non paga nessun ticket, così come non lo pagano i suoi genitori". Sul tema interviene anche
Alberto Ferrero di Fli: "Noi di Fli - spiega - abbiamo sempre chiesto che si passasse al quoziente familiare,
così che le famiglie, soprattutto quelle con persone a carico, avessero delle facilitazioni. In questo caso
invece ed è decisamente scandaloso, si utilizza una sorta di quoziente familiare al contrario".
AUSL RAVENNA
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Bazzoni (Pdl):"Falsità e demagogia"
30/08/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 10
(diffusione:30000)
La Regione tratta ancora sui ticket
L'appello della Cgil: troviamo una soluzione più equa
ROMA - I ticket "una misura odiosa, ma inevitabile a causa dei vincoli imposti dal governo" e dunque "bene
ha fatto la Regione a modularne la riscossione in base al reddito. Lo ha detto ieri Vincenzo Colla, il segretario
regionale della Cgil, che ha presentato ieri un piano per definire le fasce di reddito Irpef differenziate e il
passaggio allo strumento dell'Isee, considerato più equilibrato. Ma questo, puntualizza Colla, "è solo un
motivo in più per bollare ancora una volta le scelte del governo, che non fa nulla contro l'evasione fiscale né
tantomeno mette mano a una moderna legislazione sui diritti e i doveri delle coppie di fatto". "Pieno appoggio
alla giunta", assicura il capogruppo del Pd in Regione, dopo le polemiche cha hanno investito l'esecutivo per
modalità di calcolo delle esenzioni che penalizzano le coppie spostate e le famiglie numerose a favore di
conviventi e single. Quanto all'introduzione dell'Isee per il calcolo delle esenzioni, Monari conferma che sarà
fatta una valutazione "per capire se sia lo strumento più adeguato - ha detto - per raggiungere l'obiettivo di
una maggiore equità che favorisca le famiglie numerose. Non so nemmeno se l'Isee sia lo strumento più
adeguato: forse c'è bisogno addirittura di crearne uno ad hoc". "Stiamo già lavorando per mettere a punto uno
strumento che introduca ancora maggiore equità", ha risposto in giornata Lusenti. Quelli imposti dal governo,
ha detto l'assessore, "avrebbero causato un doppio danno. Al Servizio sanitario regionale, perché una parte
delle prestazioni sarebbero andate al privato. E ai cittadini e alle famiglie piùdeboli". Per questo, ha spiegato
Lusenti, "abbiamo deciso di rimodularli partendo dalla legge che regola la compartecipazione, con riferimento
ai redditi familiari lordi". I tempi dettati dal governo "ci hanno portato a utilizzare lo strumento più immediato",
cioè l'autocertificazione, ma in viale Aldo Moro si sta già lavorando per approdare a uno strumento più equo:
"Uno strumento già previsto e ribadito il 23 agosto scorso, quando la Regione ha siglato un'intesa con le
organizzazioni sindacali e le associazioni del tavolo per l'imprenditoria ricorda l'assessore - sull'applicazione
delle nuove modalità di contribuzione alla spesa per i soggetti non esenti". In quell'occasione, i firmatari si
sono impegnati "a condividere un percorso per individuare strumenti più puntuali di valutazione della
condizione economico-patrimoniale di ciascuna famiglia, a cui fare riferimento per l'applicazione delle quote di
partecipazione della spesa - ha detto Lusenti- partendo dallo strumento Isee". "Stiamo lavorando per mettere
a punto uno strumento di maggiore equità", dice l'assessore Lusenti
AUSL RAVENNA
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'assessore alla Sanità di via Aldo Moro, Carlo Lusenti, rivede il progetto delle fasce Isee
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 15
(diffusione:165207, tiratura:206221)
) OSPEDALE «Ottimo reparto di cardiologia, ma vanno migliorati i pasti» IN DATA 27 agosto sono stato
dimesso dal reparto di cardiologia dell'ospedale di Ravenna e vorrei far sapere a tutti i lettori del giornale che
il nostro reparto di cardiologia ha raggiunto l'eccellenza nella cura dei degenti. Tutti vengono trattati come
persone, con rispetto, decoro e dignità. Un'attenzione particolare viene prestata anche alle persone anziane.
Credo che il nostro ospedale, per quanto riguarda il reparto di cardiologia, possa tranquillamente reggere il
confronto con i migliori ospedali. Il punto negativo riguarda invece i pasti, a mio avviso davvero davvero non
all'altezza della struttura. Non mi spiego come in un reparto così al top per il servizio, possano essere serviti
dei pasti del genere. Se da un lato credo sia giusto mettere in evidenza il livello della nostra cardiologia,
dall'altro penso che si debba segnalare anche la lamentela per la qualità dei pasti offerti ai pazienti, in modo
da stimolare il miglioramento della situazione attuale. Amos Bonetti Ravenna
AUSL RAVENNA
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
) OSPEDALE «Ottimo reparto di cardiologia, ma vanno migliorati i p...
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 12
(diffusione:165207, tiratura:206221)
«Speculazioni sulla morte di Laura» La sorella della vittima accusa Ancisi
«UNO SPUDORATO e volgare utilizzo a fini politici di un evento doloroso». La bufera su Alvaro Ancisi non si
placa. Dopo la diffusione del video 'taroccato' sui soccorsi della 28enne modenese Laura Cavazzuti, morta la
notte del 25 giugno in ospedale dopo un malore per cause naturali mentre si trovava al bagno Toto di Marina
di Ravenna, anche la famiglia della giovane grida tutta la propria indignazione. E lo fa attraverso una lettera
scritta dalla sorella di Laura, che prima accusa Ancisi di avere strumentalizzato la vicenda «per sostenere la
sua battaglia nei confronti dei locali balnerari di Marina di Ravenna», poi al capogruppo della Lista per
Ravenna chiede di «non utilizzare mai più questo video», annunciando inoltre che «nei prossimi giorni
contatterò la polizia postale al fine di ottenere la rimozione di ogni copia del video da internet e mi muoverò
affinché tutte le copie presenti presso le televisioni vengano distrutte». Per la sorella di Laura, già l'ampia eco
data dai media alla notizia della sua morte non aveva fatto altro che «aggiungere sofferenza, rabbia e
soprattutto senso di violazione al dolore già immenso della mia famiglia». E la successiva diffusione del
'documentario', ripreso dai tg nazionale e oggi «fuori controllo», ha aggiunto «un senso si incredulità». E
riguardo a una delle accuse che Ancisi aveva rivolto ai gestori del Toto nel video choc, cioè che mentre la
giovane era agonizzante la gente continuava a ballare, la sorella precisa che il fatto «non ha provocato in me
nemmeno un millesimo della rabbia e della tristezza che ho provato nel venire a conoscenza del video». E
subito arrivano le prime reazioni da parte di esponenti di maggioranza, che invitano Ancisi a scusarsi. «Il
danno ai familiari della ragazza - scrive Matteo Cavicchioli, capogruppo Pd, riferendosi al video definito «una
sgradevole messa in scena» - è probabilmente irreparabile, ma credo che un formale atto di scuse si renda
necessario. Ancisi è un politico esperto e saprà fare ciò che gli chiedo nella maniera più appropriata, senza
ulteriori strumentalizzazioni. In caso le scuse non arrivino, provvederò a chiedergliele nel prossimo consiglio
comunale». DURO anche Alberto Pagani, segretario dei Democratici di Ravenna: «Spero che, per Ancisi,
questa sia una lezione che gli serva ad imparare a non strumentalizzare il dolore e le tragedie degli altri».
«Non devo scusarmi di nulla - replica il leader di LpR , soprattutto non posso rispondere a una lettera che non
ho ricevuto». E aggiunge: «Dell'onestà del mio operato di amministratore comunale rispondo alla mia
coscienza e basta, non avendo alcun interesse da difendere» a differenza di «quelli che continuano ad
attaccarmi e a offendermi, cercando di intimidirmi e zittirmi solo per avere voluto far conoscere la verità sul
contesto in cui una ragazza ha trovato la morte in spiaggia». l. p.
AUSL RAVENNA
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VIDEO CHOC E IL PD ATTACCA: «ORA SI SCUSI CON LA FAMIGLIA»
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 2
(diffusione:165207, tiratura:206221)
I moduli di autocertificazione del reddito vanno riconsegnati assieme alla copia del documento di identità.
Possono essere inviati via fax ai numeri 0544-286604 (distretto di Ravenna), 0546-601407 (Faenza) e 0545214600 (Lugo), oppure tramite posta elettronica certificata (Pec) all'indirizzo ausl110ra.uffprotocollo@pec.
ausl.ra.it. Possono inoltre essere consegnati direttamente in vari punti aziendali Ausl Image:
20110830/foto/6797.jpg
AUSL RAVENNA
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Tutti i recapiti per consegnare i moduli
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 2
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Autocertificazione: le indicazioni dell' Ausl
L'AUSL ha diffuso un vademecum sull'autocertificazione. -Va compilata da tutti coloro che NON sono esenti,
da chi ha l'esenzione per patologia (per tutte le prestazioni e farmaci che non riguardano la stessa patologia),
da ogni singolo componente del nucleo familiare (anche minori, per i quali firma il genitore). - Il modulo deve
essere compilato in duplice copia e deve essere allegata sempre la fotocopia di un documento d'identità. Per
i minori è sufficiente il documento di identità del genitore che autocertifica. - Per assistenza nella
compilazione l'utente può avvalersi della consulenza di patronati, Caf, associazioni di categoria, ecc. L'autocertificazione può essere consegnata, unitamente alla copia del documento, presso: a) tutti gli sportelli
dell'Ausl; b) i Caf e patronati; c) gli sportelli delle strutture sanitarie private convenzionate se il cittadino
esegue le prestazioni presso una di queste strutture (Malatesta Novello, S. Lorenzino, Columbus, Terme S.
Agnese, Arcade). NON può essere consegnata presso le farmacie, i medici di medicina generale, i pediatri di
libera scelta. L'autocertificazione può anche essere inoltrata, unitamente a copia del documento d'identità: a)
per raccomandata A.R. a: Ausl Cesena - viale Ghirotti 286 - 47521 Cesena (FC); b) per fax al numero 0547
1792065 c) per e-mail certificata a: [email protected].
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TICKET
30/08/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 6
La Provincia unica diventa "Romagna city"
Balzani: «Basta una legge ordinaria» Mattarelli parla di «area metropolitana»
RAVENNA. Parte dalla Costituzione per certificare che «se si vuole, si può fare». Per difendere la proposta di
istituire la provincia unica della Romagna, il sindaco di Forlì Roberto Balzani cita la carta fondativa della
Repubblica e chiama alla mobilitazione l'opinione pubblica per convincere la politica locale della validità
dell'idea in termini di razionalizzazione dei servizi e di risparmio delle risorse. In città ha trovato il sostegno di
Sauro Mattarelli, presidente Casa Oriani fautore di una Romagna City, del mondo repubblicano, della Uil e
l'apertura del presidente della Provincia Claudio Casadio. «La Costituzione - precisa Balzani - è molto chiara,
il mutamento delle circoscrizioni provinciali può avvenire su iniziative dei Comuni in accordo con la R e g i o n
e e b a s t a u n a legge ord inaria votata d a l P a r l amento che in questo caso sarebbe poco più di una notif
ica. È quindi u n a m e r a questione di volontà politica. Sembra un parad o s s o m a questa volta può essere
veramente l'opinione pubblica a fare la differenza». Incassata l'ape rtura del presidente della Provincia
Claudio Casadio, come già riportato dal Corriere il mese scorso, e di qualche esponente dell'opposizione, di
parte del Pd forlivese e riminese, del mondo imprenditoriale e parzialmente del sindaco di Ravenna che dice
«sulla proposta non si è buttato via», Balzani punta ora ad ottenere l'espressione favorevole dei consigli
comunali. «I Comuni non possono nascondersi dietro difficoltà di tipo amministrativo. Spesso la politica è
prigioniera di luoghi comuni e costruzioni mentali. Occorre superare ogni rigidità. Credo sia un progetto di
grande importanza per lo Stato. Per la prima volta si lavora a una proposta non per dividere un territorio ma
per unirlo». Pensa a un laboratorio politico il sindaco di Forlì, nel quale far nascere un a n u o v a s t r u t t u r
a a m m i n istrativa che a p p l i c h i davvero pol i t i c h e i n u n'ottica di area vasta e n o n c o m e avviene
ora, frutto, assicura, «di logiche di mediazione fra le città». A tratteggiare i c aratteri del nuovo so ggetto
amministrativo ci pensa Sauro Mattarelli che allarga l'orizzonte e parla esplicitamente di «area
metropolitana». «L'idea è quella di una Romagna City, frutto della razionalizzazione delle risorse in favore di
sistemi urbanistici, logistici e culturali comuni. Penso a un progetto unificante come quello di Ravenna
capitale europea della cultura». Una Romagna City che non teme la proposta di abolizione delle province e si
distingue dall'idea della regione Romagna. «Siamo contrari alla regione Romagna perché è una risposta
difensiva a un'esigenza di razionalizzazione. Personalmente sono favorevole all'abolizione delle province in
favore di entità territoriali capaci di superare l'a ttuale sistema». Chiara Bissi Sauro Mattarelli Sopra, il palazzo
della Provincia di Ravenna e il sindaco di Forlì Roberto Balzani
AUSL RAVENNA
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SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA
30/08/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
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Nuovi ticket, file per ritirare i moduli
Critiche dall'opposizione: sarebbe stato meglio il quoziente familiare
RAVENNA. t L'avvio ieri dei ticket sanitari in regione si è svolto senza particolari criticità. In provincia di
Ravenna si è comunque registrato un prevedibile incremento nell'afflusso delle persone per il ritiro dei moduli
per l'autoce rtificazione del reddito agli sportelli aziendali, ai punti informativi e agli urp. La maggior parte degli
accessi ha riguardato richieste di chiarimento, che in qualche caso potrebbero aver determinato anche
rallentamenti, ed il ritiro dei moduli. Oltre 400 cittadini hanno già consegnato ai servizi aziendali il modello di
autocertificazione. I nuovi ticket sono infatti stabiliti in base a fasce di reddito che ogni cittadino dovrà
autocertificare, attraverso un modulo da compilare per ogni componente del nucleo familiare, una sola volta.
«E' bene sottolineare - fanno sapere dall'Ausl di Ravenna - che ci sono due mesi di tempo per mettersi in
regola con il pagamento dell'ev ent uale ticket aggiuntivo. In questa prima fase di applicazione, tutte le
prestazioni e consegna di farmaci, vengono garantite a tutti i cittadini, anche se sprovvisti di
autocertificazione, applicando il ticket precedentemente in vigore. Inoltre le nuove modalità non sono
applicate a tutte le persone già esenti in base al reddito, all'età, alla patologia cronica e alle altre condizioni
previste». Una nota a parte meritano invece i cittadini esenti per patologie croniche o invalidanti e per malattie
rare, per i quali l'esenzione si limitava alle prestazioni ambulatoriale e di farmaci prescritti per il trattamento
della patologia che ha determinato l'esenzione, e che da ieri per tutte le altre prestazioni dovranno presentare
l'autocertificazione per garantire un corretto calcolo del ticket. Critico il consigliere comunale del Pdl
Gianguido Bazzoni: «La Regione, per la solita demagogia, ha creato un meccanismo che penalizza le
famiglie, prevedendo esenzioni e gradualità del ticket in base al reddito familiare, in modo che anche redditi
bassi, ma sommati, fanno scattare il pagamento». Pertanto «si arriva al paradosso che il figlio 15enne di una
coppia sposata con reddito di 20mila euro a testa paga il ticket, mentre il figlio di una coppia non sposata con
un reddito di 35mila euro a testa non paga nessun ticket». Sul tema è intervenuto anche il coordinatore
comunale di Futuro e Liberta, Alberto Ferrero che chiede di «passare ad un 'imposizione utilizzando il
quoziente familiare, così che le famiglie, ed in particolar modo quelle con persone a carico abbiano delle
facilitazioni evitando che sia la semplice sommatoria dei redditi dei vari componenti la famiglia a determinare
il pagamento de ll 'imposta, non tenendo conto della sua effettiva composizione». E comunque un sistema
molto più equo sarebbe stato quello dell'Isee, che avrebbe fornito un'immagine molto più veritiera della
situazione della famiglia. Ieri giornata "calda" nelle farmacie
AUSL RAVENNA
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SANITA'
30/08/2011
Corriere di Romagna
Pag. 22
Lettere al corriere
Numerosi eventi recenti hanno un segno inequivocabile: si tratta di questioni che hanno richiesto o
richiedono, per essere affrontati con successo e lungimiranza, un approccio istituzionale romagnolo, aperto,
integrato, legato al territorio ma anche a scenari molto più ampi, europei, globali. Sul versante commerciale e
imprenditoriale, la costituzione di un ente fieristico della Romagna, con Rimini capofila; annessa a questo, la
riorganizzazione dei trasporti: a cominciare dall'opportuna costituzione della holding degli aereoporti di
Romagna (con Rimini e Forlì, ma sarebbe auspicabile anche un allargamento ad altre realtà entro una scala
regionale ed extraregionale); sul versante dei saperi e della ricerca, la nuova concezione del multi campus
romagnolo all'interno dell'Alma Mater derivante dagli effetti dei decreti Gelmini (che invoca, al di là del
mancato finanziamento del governo centrale, un nuovo protagonismo, anche delle istituzioni comunali e
provinciali, nella valorizzazione dell'università e della ricerca applicata, nonché nel costruire nuovi assi tra
innovazione e sistema produttivo) o, ancora, un'organizzazione del sistema della formazione professionale e
della "rete politecnica" volta alla specializzazione e alle vocazioni territoriali entro un campo vasto di natura
sistemica, con un forte coordinamento regionale. Ancora, sul versante delle questioni aperte, non prive di
aspetti problematici: si lavora da tempo per riorganizzare su larga scala il sistema sanitario romagnolo tramite
la cosiddetta "area vasta"; anche qui si è constatata, in maniera nitida, la necessità di un coordinamento più
forte tra i comuni e le provincie (e forse sarebbe davvero interessante aprire un ragionamento su un'unica
Ausl romagnola, all'insegna della qualità dei servizi al cittadino, della massima efficienza e della riduzione dei
costi tramite investimenti e organizzazione delle spese tramite azioni di scala: credo si dovrebbe avviare uno
studio di fattibilità rigoroso, pensando, prima di tutto, al bene dei cittadini fruitori dei servizi, e poi ad altre
esigenze, con uno sguardo per così dire "dal basso"); ma da tempo si lavora anche sul versante del trasporto
pubblico locale per un'unica azienda romagnola: al di là delle potenzialità, connesse anche a necessità legate
al mantenimento dei servizi nella compatibilità di bilanci sempre più stretti (a causa degli errori di un governo
nazionale fallimentare), si constatano difficoltà legate anche all'intreccio di vari livelli istituzionali. Ancora di un
approccio di sistema romagnolo necessitano risorse straordinarie, e ad oggi non ancora sfruttate appieno
entro una visione europea e nuovi orizzonti legati alla trasformazione repentina della società, come quelle
legate al patrimonio culturale e ai suoi beni (da quelle raccolte nei Comuni più grandi a quelle disseminate in
quelli più piccoli) ma anche al paesaggio e alla fruizione turistica (da quella della costa a quella naturalistica e
connessa ai borghi dell'entroterra e della collina, al parco delle foreste casentinesi, e poi alle città d'arte e al
patrimonio storico da scoprire o riscoprire un po' ovunque). Sempre più occorrono una visione larga e il
coraggio di innovare: il laboratorio di Ravenna e della Romagna come capitale europea della cultura nel 2019
costituisce un affascinantissimo banco di prova e di sperimentazione per misurare la nostra capacità di "fare
sistema" (ciò che suggerisce l'Europa e che quasi impongono alcuni processi di scala globale). Si tratta solo
di alcuni esempi che mostrano quanto possa essere utile e proficuo un ragionamento su una più forte
strutturazione istituzionale, di scala romagnola, che superi le attuali tre provincie di Forlì-Cesena, Ravenna e
Rimini, all'interno di una rinnovata concezione della Regione stessa. Peraltro sono in corso, proprio su scala
regionale, processi di innovazione importanti come la costituzione della città metropolitana a Bologna e i
processi di sempre più stretto raccordo tra Modena e Reggio (con una possibile allargamento anche a Parma
e Piacenza). Insomma sono in atto processi di movimento che la politica, non solo quella istituzionale, deve
saper cogliere. Non è un caso dunque che importanti organizzazioni di categoria e sindacali abbiano già
espresso pieno apprezzamento per l'idea della Provincia unica, oltre a singole personalità della politica e
intellettuali, o che entro questa dimensione si muovano significative esperienze - guarda caso legate al
campo della cultura e della valorizzazione del territorio - come il progetto URCA (Unione Regionale Cultura e
Arte) - Cooperative in rete per la cultura, moderno ed originale modello organizzativo a "rete di imprese"
AUSL RAVENNA
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Provincia unica Guardiamo al futuro
30/08/2011
Corriere di Romagna
Pag. 22
AUSL RAVENNA
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messo a punto da FederCultura Turismo Sport e avviato proprio nell'area della Romagna (Forlì-Cesena,
Ravenna, Rimini, ma anche circondario Imolese), ove si registra una concentrazione eccezionale di
cooperative culturali, aderenti a Confcooperative, o la rete delle Case museo dei poeti e degli scrittori di
Romagna (recentemente approdato anche sul web: con un portale curato dalla Fondazione Casa di Oriani,
da cui è possibile avere informazioni sulle attività delle diverse Case museo e sulle iniziative comuni:
http://www.casemuseoromagna.it/). Si tratta di esempi che dal presente gettano lo sguardo al futuro, avendo
a cuore la massima valorizzazione del nostro territorio superando confini e aprendosi con più decisione al
contesto regionale, a quello nazionale ed internazionale. Il fatto che questo si incroci con gli attuali
ragionamenti intorno ad una sempre più stretta interazione dei Comuni, associando molte delle loro funzioni o
unendosi in forme inedite - non per tagliare costi (come il governo in maniera bislacca e senza visione
d'insieme sostiene) ma per renderli più efficienti in tempi di crisi - ci dice che occorre assolutamente
approfondire questi percorsi e in tempi ragionevolmente brevi. Si discute molte delle provincie in questo
periodo, il Pd nazionale molto opportunamente ha proposto un processo di accorpamento e quella della
Provincia unica romagnola - lanciata da Roberto Balzani, presente nel suo programma di mandato, scaturito
da un ampio confronto, anche in seno al centro-sinistra, e che personalmente sostengo da tempo - appare
davvero una possibilità concreta per mettere in atto questa idea: che, oltre a tantissimi cittadini e numerose
organizzazioni, figure politiche e istituzionali come i riminesi Roberto Piva (consigliere regionale del PD) ed
Emma Pettiti (unica candidata alla segreteria del PD riminese) o, da ultimo, il Presidente della Provincia di
Ravenna Claudio Casadio, ma a Ravenna anche una giovane rappresentante del PD come Serena
Fagnocchi, la condividano, la reputino una proposta interessante e una "buona base di partenza", è davvero
un buon segno. Non resta che proseguire. Con rigore e coraggio, e soprattutto sguardo al futuro. Chi intende
conservare ciò che c'è o chi, per conservare, sostiene che la provincia sia fonte di identità (quando si sa che
questi aspetti sono legati, semmai, ai Comuni, o ad altri spazi culturali e territoriali) o chi ancora sminuisce
senza entrare nel merito delle questioni, credo debba essere invitato ad un maggiore realismo ma anche, al
contempo, ad un rinnovato sforzo progettuale. Thomas Casadei Consigliere regionale PD Domenica 28
agosto. Alle 9: 30 inizia il lavoro del marinaio di salvataggio. Termina alle 18:30 . Oggi doveva essere il giorno
di sciopero dei salvataggi, invece erano loro a svolgere servizio in mare. Giornata dura, difficile, con un mare
mosso molto pericoloso. Onde e correnti mettevano in difficoltà serie turisti e riminesi. In acqua ci sono tante
persone da osservare nei loro movimenti, le loro bracciate nel mare in burrasca. - Ho visto il salvataggio
salvare la vita a quei quattro bambini, li ha caricati sul moscone lottando tra le onde mettendo a rischio la sua
stessa vita. E poi fischiava con il fischietto tutta la giornata per cercare di fare stare la gente più vicino alla
riva, ma qualcuno non ascoltava!! Sono andato vicino alla torretta quando il salvataggio è rientrato e gli ho
stretto la mano. Poteva essere mio figlio!! Ma se non c'erano loro oggi quanta gente sarebbe affogata?
Racconta così un signore, bagnante che oggi ha visto questo con i suoi occhi. I salvataggi hanno dimostrato
in questa giornata difficile tutta la loro professionalità. Una media di 6 interventi a salvataggio. Bambini
salvati, anziani, giovani, adulti, coloro che erano in difficoltà serie. I salvataggi sono assolutamente
indispensabili e non basta il solo brevetto. Per imparare ad uscire in mare aperto e mosso con il moscone
occorrono almeno tre anni di sevizio in mare. Imparare a conoscerlo il mare, come varcare le onde e come
recuperare una persona che rischia di affogare, e rientrare a riva evitando pure di toccare con il remo le
persone che sono in acqua. Se non fossero stati presenti i salvataggi oggi sarebbe stata una giornata
pessima per i signori bagnini. Sarebbero affogate tante persone. Giornate come quella di oggi devono fare
riflettere tutti e ringraziare i marinai di salvataggio per la loro costanza e impegno nel lavoro svolto con serie
capacità. Un cittadino riminese e un salvataggio Rimini Al momento in cui mi accingo a scrivere le mie solite
cavolate, non è ancora dato sapere che cosa partorirà il tanto atteso incontro, fra il «nostro» non più amato
premier Berlusconi e il «vero » premier, ancora per ora, Bossi, anche se non più celodurista. Ciò che invece
si può tentare di prevedere, sono le conseguenze che si potrebbero scatenare all'interno del PdL e della
Lega. «La Padania» titola a tutta pagina «Ha vinto la Lega. Le nostre richieste sono state accolte». I pidiellini,
30/08/2011
Corriere di Romagna
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AUSL RAVENNA
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per contro, hanno affermato più volte che non ci stanno più a seguire, come cagnolini scodinzolanti, la Lega,
facendo capire che, se così fosse, ci potrebbero essere pesanti ripercussioni all'interno del partito. In sintesi,
potrebbe saltare il «tappo». A questo punto si deve presumere che, entrambe la fazioni siano ben armate,
pronte ad intervenire duramente. E questo, per una parte, sarà sicuramente così, perchè se vince uno, perde
l'altro. Non ci sono santi che tengano. E allora se vince la Lega si dovrebbe scatenare il terremoto in casa
PdL e coloro che sotto sotto contestano, da tempo, il «nostro», dovrebbero uscire allo scoperto. Se vince il
PdL, ecco che la stessa fine la dovrebbe fare Bossi, anche se molti segnali dicono chiaramente che la sua
«fine» è vicina. Ma ci potrebbe essere una terza ipotesi. Uno scambio di favori che però scontenterebbe sia
le basi della Lega che del PdL. Ecco, comunque sia, se le parole hanno ancora un loro significato, ma alle
pagliacciate ci siamo abituati da tempo, questo è quanto potrebbe accadere. Vediamo. Restiamo in trepida
attesa. Comunque sia, qualsiasi cosa accada, alla fine chi ci rimette veramente, è quel popolino che viene
indicato come sovrano, solo quando fa comodo. Alessandro Marini Lugo di Romagna
30/08/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 17
(diffusione:30000)
RAVENNA - L'Ausl traccia un bilancio della prima giornata di introduzione dei nuovi ticket sanitari,
caratterizzata, come prevedibile, da un maggior afflusso di persone agli sportelli aziendali, ai punti informativi
e agli urp, ma non si sono registrate particolari criticità. Oltre 400 cittadini hanno già consegnato ai servizi
aziendali il modello di autocertificazione. In questa prima fase di applicazione, tutte le prestazioni e consegna
di farmaci, vengono garantite a tutti i cittadini, anche se sprovvisti di autocertificazione, applicando il ticket
precedentemente in vigore. L'autocertificazione va compilata una sola volta per ogni componente del nucleo
familiare, salvo eventuali modifiche della fascia di reddito. I dati saranno registrati nell'anagrafe sanitaria con il
relativo codice di fascia di reddito. E' bene che in questa prima fase, i cittadini portino con sé al momento
della richiesta di prestazioni, il modulo di autocertificazione.
AUSL RAVENNA
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Primo giorno con largo afflusso ma senza caos
30/08/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 16
(diffusione:30000)
"Esami accurati per la paziente"
hanno evidenziato patologie acute in atto. La paziente nel corso del percorso diagnostico eseguito è stata
trattata con antidolorifici ed anti infiammatori ed alle 23.00 circa la sintomatologia risultata notevolmente
attenuata; la paziente ha rifiutato di essere ricoverata ed ha chiesto di essere dimessa. Anche questo
contrasta con la sottolineatura che nell'articolo evidenziava che alla paziente non era stato proposto il
ricovero dopo 9 ore di attesa. Dichiarare quindi una presenza di nove ore al Pronto Soccorso, dopo il
percorso diagnostico complesso a cui è stata sottoposta la signora, pare francamente pretestuoso. Riguardo
l'articolo pubblicato sulla Voce sabato 27 agosto dal titolo "La mia odissea al Pronto Soccorso" arriva la
risposta dell'Ausl di Ravenna che pubblichiamo integralmente. Il caso segnalato è stato trattato in modo
adeguato. Non si è trattato di 9 ore di attesa o di sosta in Pronto Soccorso come si è inteso sottolineare
apostrofando questo caso come malasanità. In questo caso è stato svolto un iter diagnostico-terapeutico
articolato che è consistito nell'effettuazione di due consulenze specialistiche, esami radiologico, ecografico e
di laboratorio, nonché nell'effettuazione di terapia antalgica, cioè di un pacchetto di prestazioni che richiede
un'organizzazione complessa per essere eseguito in successione clinica corretta. Un simile percorso, se
appropriatamente fosse stato svolto in regime ambulatoriale, avrebbe richiesto tempi molto superiori. La
paziente giungeva con mezzo proprio alle ore 14.50 del 24.8. u.s. al Pronto Soccorso del Presidio
Ospedaliero di Ravenna per una sintomatologia caratterizzata da dolore addominale ai quadranti inferiori, che
si protraeva dal giorno precedente. Il Medico del Pronto Soccorso disponeva la terapia antidolorifica
immediata e gli accertamenti diagnostici del caso, tra cui gli esami di laboratorio, la visita ginecologica, che
non rilevava patologia acuta in atto di competenza, una radiografia dell'addome, visita chirurgica ed ecografia
dell'addome. Tutte le suddette indagini non Prendiamo atto della risposta dell'Ausl di Ravenna, sottolineando
comunque come in nessuna parte dell'articolo si parli di "malasanità", né la signora abbia mai messo in
dubbio la professionalità di medici ed infermieri sottolineando, piuttosto, il suo disagio nelle attese tra un
esame e l'altro, in preda a dolori che lei stessa - nonostante non ci fossero 'patologie acute' in atto - ha
definito lancinanti.
AUSL RAVENNA
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Le spiegazioni dell' Ausl sul ricovero della 47enne ravennate
30/08/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 12
(diffusione:30000)
RAVENNA - Parte venerdì prossimo, alla biblioteca Classense, "Magici Mondi", la rassegna che intende
indagare su alcune modalità contemporanee di pratica pittorica. Cinque gli artisti in mostra: Mattia Battistini,
Simone Gardini, Pierpaolo Miccolis, Francesco Petrosillo e Ettore Tripodi. La mostra è realizzata nell'ambito
del progetto "Bimba mia Bimbo mio" promosso dalla Fondazione Dopo di Noi, in collaborazione con Cna
Provinciale. Partner del progetto Comune di Ravenna, Provincia di Ravenna, Ausl, Fondazione Ravenna
manifestazioni e Camera di Commercio.
AUSL RAVENNA
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"Magici Mondi" alla Classense
30/08/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 25
(diffusione:30000)
Ausl replica al medico "Quel codice verde non è mai stato rosso"
CERVIA - L'Ausl di Ravenna contesta, punto per punto, il racconto del medico-turista, riportato su queste
pagine, sull'"avventura fantozziana" prima al Punto di Primo Intervento del San Giorgio di Cervia, poi all'
ospedale di Ravenna. "Non corrisponde al vero che il codice verde si sia tramutato in codice rosso, in questo
caso, infatti, il paziente sarebbe stato trasferito all'ospedale di Ravenna con un'ambulanza del 118 e non con
il taxi sanitario, trasporto secondario che si effettua solo per codici non di gravità - si legge nella velina dell'
Ausl - Altro aspetto non corrispondente al vero riguarda le dichiarazioni sulla smobilitazione del Piano di
Rinforzo estivo del personale. La dotazione di personale infermieristico in servizio il giorno 22 agosto, data a
cui è riferito l'episodio, era quello programmato nel Piano di Rinforzo e, pertanto oltre all'abituale presenza
base di un operatore infermiere, vi era la presenza di un operatore di rinforzo". Questa la ricostruzione dei
fatti dell'Azienda Sanitaria: "Il paziente si è rivolto al Punto di Primo Intervento il 22 agosto alle 12.54 per un
trauma cranico contusivo con ferita lacero contusa del cuoio capelluto, senza riferire perdita di coscienza.
L'esame neurologico era negativo; pertanto il paziente è stato suturato e medicato, secondo una normale
tempistica. Il medico di guardia ha richiesto il trasporto in ambulanza alle 14.10 per via ordinaria trattandosi di
un codice verde con obiettività neurologica negativa; dal trasporto infermi è stato comunicato che vi
sarebbero stati tempi di attesa prolungati, pertanto la moglie del paziente ha chiesto se si potevano
allontanare, ma veniva loro detto di rimanere entro l'ospedale. Quando poi è arrivata l'ambulanza alle 15.37 il
paziente non rispondeva alla chiamata; si è quindi chiamato il numero di cellulare riportato in scheda ed il
paziente è giunto autonomamente dall'esterno della struttura - continua la ricostruzione - E' stato quindi
trasportato a Ravenna dove ha eseguito una Tac cerebrale, negativa per lesioni traumatiche ed è ritornato a
Cervia in ambulanza, da cui è stato dimesso alle 19.37 con prescrizione di desutura dopo 8 giorni, terapia
antibiotica e foglio di avvertenze per trauma cranico. Quanto all'approvvigionamento dei materiali di
medicazione, che secondo quanto riportato, sarebbero stati mancanti, faremo un approfondimento con la
guardia medica. Si segnala che gli approvvigionamenti sono regolamentati in modo sistematico con check list
e non risulta che siano pervenute richieste di fornitura". San Giorgio L'Ausl replica al medico-turista
AUSL RAVENNA
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Avventura fantozziana: "Non è così"
AREA VASTA E REGIONE
2 articoli
30/08/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 20
(diffusione:30000)
Come cambia il ticket sanitario
Tutto quello che c'è da sapere sulle nuove modalità
CESENA - A seguito delle numerose richieste di informazioni rivolte ieri dai cittadini agli sportelli dell'Azienda
Usl di Cesena e al numero verde regionale, in merito alle modalità di compilazione dell'autocertificazione
necessaria all'applicazione dei nuovi ticket per l'assistenza ambulatoriale specialistica e farmaceutica in
vigore proprio da ieri, si ritiene utile fornire le precisazioni alle domande più frequenti. Tali specificazioni sono
utilizzate anche per un aggiornamento in tempo reale del materiale informativo disponibile per il cittadino sul
sito internet dell'Ausl di Cesena (www.ausl-cesena.emr.it): si invitano pertanto i cittadini a controllare
periodicamente anche le informazioni on line, o a rivolgersi al numero verde del Servizio sanitario regionale
800 033 033, con telefonata gratuita sia da fisso che da cellulare, nei giorni feriali dalle 8,30 alle 17,30 e il
sabato dalle 8,30 alle 13.30. Chi deve compilare l'autocertificazione? Tutti coloro che NON sono esenti, chi
ha l'esenzione per patologia (per tutte le prestazioni e farmaci che non riguardano la stessa patologia), ogni
singolo componente del nucleo familiare (anche minori, per i quali firma il genitore) Come compilare
l'autocertificazione? Il modulo deve essere compilato in duplice copia - deve essere allegata sempre la
fotocopia del documento di identità (carta d'identità, passaporto, patente di guida, patente nautica, libretto
pensione, patentino abilitazione conduzione impianti termici, porto d'armi). Per i minori è sufficiente il
documento di identità del genitore che autocertifica. Per assistenza nella compilazione l'utente può avvalersi
della consulenza di Patronati, CAF, Associazioni di categoria, ecc. Come consegnare l'autocertificazione?
L'autocertificazione può essere consegnata unitamente ad una copia del documento presso: a) tutti gli
sportelli aziendali sottoindicati b) i CAF e Patronati sottoindicati c) gli sportelli delle strutture sanitarie private
convenzionate se il cittadino esegue le prestazioni presso una di queste strutture (Malatesta Novello, S.
Lorenzino, Columbus, Terme S. Agnese, Arcade). Non può essere consegnata, invece, presso le Farmacie, i
Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta. L'operatore che riceve il modulo vi appone il timbro,
la data e firma su entrambe le copie. Consegna una copia all'utente e trattiene una copia. L'autocertificazione
può anche essere inoltrata unitamente a copia del documento d'identità: a) per raccomandata A.R. a: AUSL
Cesena - viale Ghirotti 286 - 47521 Cesena (FC) b) per fax al numero 0547 17 92 065 c) per e-mail certificata
a: [email protected]. Si raccomanda di allegare copia del documento di identità Si può delegare
un'altra persona per la consegna della propria autocertificazione? Qualora l'interessato sia impossibilitato alla
consegna dell'autocertificazione ai punti di raccolta sopra indicati, può delegare una terza persona previa
compilazione e sottoscrizione di delega. Il delegato, al momento della consegna, deve esibire un proprio
documento di identità e il documento di identità del delegante/interessato. Dove si trovano i moduli per
l'autocertificazione? Presso i seguenti Sportelli dell'Azienda USL: Cesena Ospedale Bufalini presso Piastra
Servizi - P.zzale Giommi, Punti informativi e portinerie - Viale Ghirotti, Ufficio Relazioni con il Pubblico - Viale
Ghirotti, Cesena C.so Cavour 180: Sportello Unico, Cesena P.zza A. Magnani: Punto Informativo, Mercato
Saraceno: Sportello Unico - Portineria Punto Informativo, San Piero in Bagno: Sportello Unico - Portineria
Punto Informativo Savignano Ospedale Santa Colomba: Sportello Unico e Portineria/Punto Informativo
Gambettola: Sportello Unico Cesenatico: Ospedale Marconi: Sportello Unico - Portineria Punto Informativo
Sogliano: Sportello di Comunità c/o Studi Medici di Medicina Generale, P. Garibaldi 17. Presso i CAAF Patronati -Sindacati e loro sedi periferiche. Presso le farmacie private e pubbliche territoriali. Presso gli
ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Sul sito internet dell'Azienda USL
www.auslcesena.emr.it e della Regione www.saluter.it. Presso le strutture sanitarie private convenzionate
con l'Azienda Usl In fila al Cup dove si prenotano, e si pagano, visite ed esami al Bufalini
AREA VASTA E REGIONE
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Domanda/risposta
30/08/2011
L'Informazione di Bologna
Pag. 3
15mila chiamate a Cup 2000
«Solo nella città di Bologna sono restati attivi per tutta la giornata 131 operatori di cui 23 al call center (che
normalmente opera con 12) - fa sapere il Cup 2000 Nelle ore di punta è stata data risposta a circa 400
cittadini all'ora. Alle 17 le chiamate in entrata erano oltre 15.000. Molti hanno lavorato ininterrottamente per
10 ore e molti altri sono rientrati per garantire la funzionalità dei servizi. Nella giornata di oggi verrà
ulteriormente potenziato l'impegno organizzativo e tecnologico del personale specializzato nello sviluppo
software per rispondere all'esigenza dei cittadini».
AREA VASTA E REGIONE
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Accordo firmato con Federfarma, Afm Spa e Farmacie comunali 131 operatori al lavoro, 23 solo per il call
center
SANITÀ NAZIONALE
24 articoli
30/08/2011
Corriere della Sera - Roma
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tbc, 52 i bimbi positivi si insedia la commissione
Codacons: il marito dell'infermiera malato nel 2004 Policlinico Gemelli La direzione dell'ospedale comunica
che «non è mai giunta, né da dipendenti, né dalle strutture preposte, segnalazione di patologie
tubercolotiche»
Clarida Salvatori
Ancora una volta, il bollettino dei positivi alla tubercolosi viene aggiornato. Al rialzo. Proprio nella giornata in
cui il Codacons insinua un dubbio tremendo: il marito dell'infermiera infetta è stato o no malato di Tbc nel
2004?
Con i nuovi 18 casi, emersi tra i 300 neonati sottoposti al test tra venerdì e sabato, la conta - ancora parziale arriva a 52 (dunque il 7,3 per cento dei quasi 1.500 bambini richiamati). Undici maschi e sette femmine, che
risultano nati a luglio (1), a giugno (5), a maggio (3), aprile (2), marzo (altri 2) e soprattutto a febbraio (5). Il
che comporta che quasi certamente verranno ampliati i controlli anche ai nati a gennaio e forse anche agli
ultimi mesi del 2010. La stessa governatrice del Lazio, Renata Polverini, soltanto ieri aveva infatti annunciato.
«Se ci fossero dei positivi a febbraio valuteremo se estendere i controlli».
Ma a tenere banco, ieri, è stato il giallo che vede protagonista il marito dell'infermiera da cui tutto il caso Tbc
al Gemelli è scaturito. Secondo il Codacons, infatti, che ha anche presentato un esposto in Procura, l'uomo
avrebbe contratto la malattia molti anni prima della moglie, nel 2004. «Desta sconcerto che il Gemelli non
abbia fatto le visite periodiche obbligatorie alla dipendente», commentano dall'associazione dei consumatori,
che contro l'ospedale ha già raccolto decine di denunce di famiglie con bimbi risultati positivi al test della Tbc.
«L'infermiera lavora da due anni e mezzo nel reparto neonatale. Ed è per questo che l'associazione ha
chiesto alla presidente della Regione di far identificare tutti, bambini e adulti, che negli ultimi due anni e
mezzo hanno avuto contatto con la donna».
Della notizia del contagio dell'uomo, però, non c'è una conferma ufficiale. Interpellati, Nas e Procura non
smentiscono e parlano di «ulteriori accertamenti». Immediata invece la replica del Gemelli. «La direzione del
Policlinico universitario dichiara che non è mai giunta, né da parte della dipendente cui è stata diagnosticata
Tbc, né da parte delle autorità sanitarie competenti, segnalazione di patologia tubercolotica, di cui sarebbe
stato affetto un familiare dell'infermiera. Tutti gli altri aspetti saranno chiariti nelle opportune sedi».
E intanto, ieri, si è insediata la Commissione di indagine regionale. «La sua nascita - ha detto la Polverini non presuppone alcuna epidemia. Questa è una parola che in questo momento non è necessario e utile
usare». Gli auguri, le speranze e le rassicurazioni però non bastano più ad alcuni genitori. Che continuano a
sfogarsi. E lo fanno anche sul sito del Corriere. Significative le parole di un «babbo», si firma così, di uno dei
1.500 bimbi coinvolti. «Hanno iniziato a subire, a pochi mesi o addirittura giorni di vita, la solita ingiustizia,
quell'infame tiritera a cui siamo ormai avvezzi - scrive -. Non mi fermerò finché i responsabili non salteranno
fuori e non pagheranno. Dovesse diventare lo sport quotidiano del mio avvocato». E la chiusa promette
vendetta. «Tanto poi sono gli Altri a rimetterci, giusto? Beh, eccoli questi Altri, stanno arrivando».
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Sanità Ieri registrati 18 casi, fra i quali cinque neonati nati a febbraio
30/08/2011
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San Raffaele, debiti record da un miliardo e mezzo
Certificata una voragine di duecento milioni Gli esperti Deloitte Piano di salvataggio in 15 giorni, altrimenti a
metà settembre la Procura chiederà il fallimento Il patrimonio netto è precipitato sotto lo zero (contro i 28
milioni di attivo stimati finora)
Mario Gerevini
MILANO - Debiti lievitati a cifre record e, per la prima volta, una voragine certificata nei bilanci di 210 milioni
di euro. L'ospedale San Raffaele è sull'orlo del baratro: senza un'immediata iniezione di capitali il crac è
inevitabile. La Fondazione Monte Tabor, la holding che guida il polo ospedaliero, sfiora il miliardo e mezzo di
indebitamento consolidato (500 milioni in più rispetto alle stime iniziali). E, cosa mai vista finora, il patrimonio
netto è diventato ampiamente negativo (210 milioni contro i 28 in attivo del bilancio approvato solo due mesi
fa). Ed è questo il vero «buco».
È la fotografia contabile al 30 giugno così come emerge dal documento consegnato ieri al nuovo consiglio di
amministrazione targato Vaticano dagli esperti della Deloitte. Ora rimangono 15 giorni di tempo per
presentare il piano di salvataggio, stilato anche con l'aiuto del risanatore di Parmalat Enrico Bondi: altrimenti
a metà settembre la Procura chiederà il fallimento.
Il cambio di rotta non è più procrastinabile, anche se il fondatore don Luigi Verzé non vuole rassegnarsi a
essere tagliato fuori, come dimostra la lettera inviata la scorsa settimana ai nuovi consiglieri di
amministrazione indicati dalla Santa Sede e dall'Università Vita Salute (in rappresentanza di una charity
internazionale disposta a investire un miliardo di dollari): «Sento viva l'esigenza di parteciparvi la mia forte
preoccupazione - ha scritto il sacerdote - in relazione al futuro della Fondazione alla quale ho dedicato, si può
ben dire, tutta la mia vita». Ma il comunicato diffuso ieri al termine del cda è perentorio: «Sarà garantita la
continuità dello spirito della Fondazione. È necessaria, però, una discontinuità gestionale». In sintesi: l'era di
don Verzé sembra davvero tramontata.
Del resto, i guai finanziari del San Raffaele sono legati proprio alle scelte compiute dal prete manager e dai
suoi fedelissimi soprattutto con la creazione di società per business alternativi alla cura dei malati. Lo
sottolinea sempre il comunicato di ieri: «Le variazioni rilevate (nei conti, ndr) sono legate principalmente
all'emergere di potenziali passività relative a garanzie concesse dalla Fondazione per conto di società del
Gruppo». L'indebitamento della Edilraf raggiunge i 40 milioni di euro: è la società di costruzioni in cui è stato
socio anche Pierino Zammarchi della Diodoro Costruzioni, poi liquidato con modalità (e soldi) che sono
oggetto di indagine. Sono, poi, 39,5 i milioni di debiti riconducibili ad altre controllate, tra cui la Vds Export che
sovrintende alle proprietà immobiliari e alle piantagioni in Brasile. Mentre gli impegni di leasing per la
Airviaggi della Nuova Zelanda, che ha acquistato un jet per gli spostamenti di don Verzé, raggiungono i 10
milioni di euro. Altre spese responsabili della voragine sono quelle a favore della Blu Energy, creata per
fornire l'energia al San Raffaele (50% Fondazione, 50% Giuseppe Grossi, già definito il re delle bonifiche e
imputato nel processo milanese Montecity-Santa Giulia): i flussi di cassa vedono uscite per 3,6 milioni nel
2009, 27 nel 2010 e 15 nel 2011.
Gli esperti indipendenti della Deloitte hanno, poi, cancellato con un colpo di spugna tutte le rivalutazioni
contabili create nel bilancio di fine giugno con l'obiettivo di pompare artificialmente gli asset in vista di
eventuali dismissioni. «Le passività ammontano a 1.476 milioni di euro - riassume il comunicato -. Di questi
431 milioni sono legati a leasing, factoring e alle garanzie concesse».
Il cda ha nominato, poi, la manager Maurizia Squinzi nuovo direttore amministrativo, al posto di Mario
Valsecchi, che si è dimesso a fine luglio dopo gli interrogatori in Procura. La prossima riunione è fissata per
lunedì 5 settembre con la creazione, salvo sorprese, della pluriannunciata NewCo, la società dedicata
all'attività core in cui gli investitori dovranno fare confluire i fondi. L'obiettivo l'ha ripetuto, con toni rispettosi
ma duri, il giurista e neoconsigliere Giovanni Maria Flick a don Verzé: «Noi siamo qui per salvare il San
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Il cda Risposta a don Verzé: il Vaticano è qui per salvare l'ospedale Rischio fallimento
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Raffaele, anche se forse qualcuno non l'ha ancora capito».
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Simona Ravizza
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La vicenda Il debito
Dall'esame dei conti effettuato dal Cda della Fondazione Monte Tabor, la holding che guida il San Raffaele,
è emerso che i debiti dell'ospedale hanno sfiorato il miliardo e mezzo di euro (500 milioni in più rispetto alle
stime iniziali). In particolare le passività ammontano a 1.476 milioni, di cui 431 milioni legate a leasing,
factoring e garanzie connesse
Il buco
Per la prima volta è stata certificata nei bilanci anche una voragine di 210 milioni di euro. Cosa mai vista
finora, il patrimonio netto è precipitato sotto lo zero contro i 28 milioni in attivo stimati finora
Il rischio crac
Senza un'iniezione di capitali il crac è inevitabile. Restano 15 giorni per presentare un piano di salvataggio,
diversamente la Procura chiederà il fallimento
Al lavoro
Foto: Il superconsulente Enrico Bondi: con Renato Botti ha due settimane di tempo per scongiurare di dover
portare in tribunale i libri del San Raffaele
Foto: Fondatore A destra don Luigi Verzé In alto il San Raffaele (Imagoeconomica/ Newpress)
30/08/2011
Corriere della Sera - Milano
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L'OSPEDALE «DIFFUSO»
SERGIO HARARI
Nei prossimi sei mesi nella nostra regione sono previsti una serie di provvedimenti che, se non modificano in
modo sostanziale la geografia della Sanità, ne segnano però la nuova rotta. Si parte dalla riduzione di 1.180
posti letto, l'istituzione di 800 letti di cure intermedie, l'avvio del progetto Chronic Related Group (CReG) per i
malati cronici e l'istituzione di pacchetti integrati di attività ambulatoriali (MAC, macroattività ambulatoriali ad
alta integrazione e complessità).
Si assiste, infatti, a una progressiva riduzione dei posti letto per raggiungere l'obiettivo di 4 letti ogni mille
abitanti dettato dalle normative nazionali (in passato erano 6 letti ogni mille abitanti), gran parte delle attività
prima gestite in day hospital vengono trasferite alla gestione ambulatoriale e vengono create strutture
«cuscinetto» tra l'ospedalizzazione vera e propria e il domicilio, le cosiddette strutture intermedie, a bassa
attività assistenziale. Vengono poi sperimentati nuovi modelli sui malati cronici che dovrebbero garantirne una
migliore gestione al domicilio e ridurne i ricoveri.
Si passa, insomma, a una assistenza più domiciliare e sul territorio, meno costosa e, forse, più efficace e
meno disagevole.
È un passaggio importante che riguarderà tutti i cittadini, oggi abituati a pensare all'ospedale come solo,
ultimo punto di riferimento per la loro salute, e la cui centralità verrà di molto ridimensionata.
I nosocomi, sempre più tecnologici e costosi, circoscrivono così la loro funzione alla sola fase acuta di
malattia o all'intervento chirurgico, senza tempi morti organizzativi ma anche senza possibilità di ritardare la
dimissione di un paziente di un giorno o di ricoverare un malato se non realmente indicato. Uno dei punti sui
quali Regione Lombardia batte è infatti quello dell'appropriatezza: ricoveri solo se strettamente necessari e
per il tempo indispensabile, tutto il resto fuori dall'ospedale, sul territorio e al domicilio.
Anche l'organizzazione dei nuovi ospedali della nostra regione va in questa direzione, oggi pensata per
intensità di cure. In questo modello, sviluppato per razionalizzare i percorsi e risparmiare il personale, la
scelta di dove ricoverare il malato non si basa più solo sul tipo di malattia o di organo interessato,
l'insufficienza renale in nefrologia o la polmonite in pneumologia, ma avviene soprattutto in base alla gravità
del caso: paziente gravissimo che necessita di cure molto intensive, soggetto meno critico che può non
essere sorvegliato minuto per minuto, eccetera.
In questo scenario quegli ospedali diventati centri di eccellenza per la Sanità di tutto il Paese, e le nuove
strutture in fase di sviluppo, dovranno essere supportati nel difficile compito di riorganizzare le loro attività,
spesso non solo rivolte all'acuto in senso stretto, immaginando una forte integrazione con le attività
ambulatoriali e sul territorio.
Nei prossimi mesi assisteremo a un cambiamento nelle modalità di utilizzo della Sanità da parte dei cittadini,
tutti ne dovranno prendere atto.
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MENO RICOVERI, PIÙ CURE DOMICILIARI
30/08/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 44
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La battaglia del cavallo che liberò i malati di mente
L'animale rimane il simbolo della riforma psichiatrica
Dialogo di CLAUDIO MAGRIS con PEPPE
I l 12 giugno 1972, il presidente della Provincia di Trieste riceve una lettera firmata «Marco Cavallo», in cui
l'animale, che ha sentito l'odore del mattatoio cui è verosimilmente destinato, rivendica il diritto a un meritato
pensionamento, dichiarandosi pronto a continuare a svolgere il suo lavoro, documentando la sua capacità di
farlo e testimoniando la volontà di molti suoi amici umani, viventi nello stesso Ospedale psichiatrico di Trieste,
di provvedere al suo sostentamento vita natural durante e di pagare alla Provincia la medesima cifra che
ricaverebbe dalla sua vendita. Il 30 ottobre dello stesso anno la giunta provinciale di Trieste delibera la
vendita del cavallo in dotazione dell'Ospedale psichiatrico dal 1959 e addetto al trasporto di biancheria, rifiuti
di cucina e altro materiale, decidendo di sostituirlo con un motocarro.
È così che comincia la storia di Marco Cavallo, che non sarà venduto e non morirà, anzi continua a vivere e a
galoppare per il mondo, portando in groppa il malato che ha scritto per lui quella lettera e molti altri suoi
compagni di sventura. Diventerà il simbolo, ilare e picaresco, di quella liberazione che è stata la cosiddetta
riforma Basaglia, la legge 180 che ha trasformato l'istituzione manicomiale e soprattutto la condizione di molti
dei suoi degenti e che non sarebbe stata possibile senza l'impegno di tanti che hanno lottato per essa e di
quel presidente destinatario della lettera di Marco Cavallo, Michele Zanetti.
Basaglia e i suoi colleghi che hanno condotto quella battaglia non hanno mai negato la malattia mentale né
ceduto ad alcuna «ideologia». Non a caso alcuni rapporti nati, nel fervore della lotta, con l'abborracciato e
facilone estremismo movimentista degli anni Settanta sono sfociati nello scontro avvenuto a Trieste nel
settembre 1977 nel corso del terzo Reseau di alternativa alla psichiatria. Gli psichiatri basagliani (non solo
loro, anche altri pure estranei al gruppo, ma soprattutto loro) hanno costretto a vedere quella realtà che ogni
ideologia copre e mistifica: la realtà dell'essere umano e della sua sofferenza. Un malato non cessa di essere
una persona, cui la Costituzione attribuisce dignità e inalienabili diritti civili. Non si riduce soltanto alla sua
malattia; tutti sappiamo che un uomo malato di cancro non è un cancro. Invece il «pazzo» - parola vaga che
indicava confusamente le cose più diverse, dalla malattia mentale al disadattamento sociale - era, per la
sensibilità corrente, pressoché solo un'incarnazione della follia; non una persona, ma una malattia. Pure i
fattori sociali chiamati in causa dalla nuova psichiatria non sono astrazioni ideologiche, bensì elementi che
concorrono alla malattia; un cardiopatico è certo malato di cuore, ma se abita al ventesimo piano senza
ascensore ciò contribuisce al suo male.
A testimoniare il carattere non ideologico della riforma è ad esempio la rivendicazione anche della punibilità
del malato che commetta reati, perché la dignità comporta pure responsabilità e doveri. La questione della
punibilità rimanda alle angosciose e arcaiche condizioni degli ospedali psichiatrici giudiziari. La commissione
parlamentare presieduta dal senatore Marino, che ha visitato i sei ospedali psichiatrici che sono attivi e che
trattengono ancora 1400 internati, ha riferito al presidente Napolitano, che ha pubblicamente espresso la sua
pena, invitando la commissione e il Parlamento ad arrivare in tempi rapidissimi alla chiusura di questi
ospedali.
Ma anti-ideologico è anche l'elemento giocoso, la capacità di creare momenti di festa e di inventare la vita
anche nella dura guerra contro il dolore. Ne è una prova tangibile pure Marco Cavallo, il destriero azzurro
come quelli di Franc Marc costruito da Vittorio Basaglia in un laboratorio corale di degenti, artisti, infermieri,
medici e tanti amici. Quel cavallo ha iniziato a girare il mondo il 25 febbraio 1973, quando Franco Basaglia ha
spaccato con una panchina di ghisa il muro di cinta dell'Ospedale psichiatrico triestino - il muro della
reclusione - perché Marco Cavallo era così grande che non riusciva a passare attraverso l'uscita normale. Da
allora sono cominciati i suoi viaggi nei più diversi Paesi, viaggi da cui nascevano spettacoli, poesie, incontri in
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L'incontro A colloquio con Peppe Dell'Acqua. La lotta di Trieste contro i manicomi La norma Con la legge 180
è stato restituito il pieno diritto di cittadinanza ai degenti
30/08/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
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cui i singoli contributi e le storie drammatiche da cui nascevano si fondevano in una creatività diffusa che
sarebbe piaciuta a Novalis o a Lautréamont. È stato uno scrittore e poeta dalla fantasia metamorfica, Giuliano
Scabia, a scrivere questa storia, in un libro affascinante e plurimo - scritto fra il 1973 e il 1976 e ora
ripubblicato, Marco Cavallo. Da un ospedale psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del
teatro e della cura (ed. Alphabeta Verlag, Merano, pp. 247, € 20) - che contiene pure testi di Franco Basaglia,
Umberto Eco, e un racconto dei viaggi del corsiero azzurro, scritto da Peppe Dell'Acqua ed Elisa Frisaldi.
È a Peppe Dell'Acqua che chiedo, incontrandolo a Trieste, cos'è stato, cos'è, cosa potrà ancora essere
Marco Cavallo. Direttore del Dipartimento di salute mentale, Dell'Acqua è stato ed è uno dei protagonisti più
concreti, più vivi di quel percorso di liberazione. Rigoroso e ironico, autorevole e fraterno, consapevole della
complessità di ogni destino che non è mai solo un caso clinico e insieme aperto alla misteriosa semplicità
della vita, Dell'Acqua smentisce già con il suo modo di essere ogni «ideologia». Nel suo libro Non ho l'arma
che uccide il leone ha raccontato con precisione e felicità narrativa l'avventura della rivoluzione psichiatrica,
ascoltando tante voci prima inascoltate di chi non poteva parlare e cogliendone non solo il dolore o l'infamia
che l'ha provocato, ma anche la sorgiva creatività, quella capacità d'infanzia e di favola che talora perfino la
sventura e la violenza non riescono a soffocare del tutto.
Cos'è stato veramente, gli chiedo, Marco Cavallo, quale è stata la sua strada?
Dell'Acqua - Marco Cavallo è la storia della libertà riconquistata dagli internati. È il testimone di una
restituzione: il diritto di cittadinanza a tutti i cittadini, anche se folli. È una grande straordinaria macchina
teatrale che la visionarietà di Giuliano Scabia ha reso capace di testimoniare storie intense, singolari e
collettive, felici e drammatiche. Testimone di una svolta epocale, il cavallo è l'evidenza della «possibilità»
riaffermata contro il destino segnato e ineluttabile della malattia mentale, come di ogni altra condizione
umana di oppressione, di fragilità, di limitazione di libertà. Forse è per questo che non ha smesso mai di
viaggiare.
Magris - Quale è stato l'impatto di Marco Cavallo sui ricoverati, sul gruppo che vi ha lavorato, su chi invece
se ne è tenuto in disparte? C'è stato qualche malato che lo ha rifiutato? Talvolta si ha comprensibilmente
paura di uscire da una reclusione; la si desidera come si desidera la tana. Ci si rifugia nel disagio per sentirsi
paradossalmente protetti dalla difficoltà di cercare la vita vera e dalla frustrante amarezza di non poterla
raggiungere...
Dell'Acqua - Vedi, i matti non hanno costruito Marco Cavallo. Solo Dino Tinta, un paziente del reparto sudici,
saliva sulla pedana e quando fu pronto il corpo del cavallo, non ci fu verso, volle entrare nella sua pancia. I
matti hanno costruito qualcosa che faccio fatica a definire. Qualcosa di più duraturo. Hanno riempito la pancia
del cavallo di storie e di desideri: l'orologio che Tinta desiderava più di ogni altra cosa, il porto con le navi e il
capitano della giovinezza di Ondina, le tante agognate Marie, il paio di scarpe nuove... Quel 25 febbraio un
corteo di più di 600 matti attraversa con il cavallo le vie della città. L'uscita non può che essere festosa e
tuttavia contiene paure profonde. Sembra ora veramente possibile che si potrà andare per il mondo ognuno
con la sua storia. Zoran Pangher non uscì quel giorno. Poco più di 40 anni, carsolino, colto, orfano, i genitori
morti in un campo di concentramento nazista, in collegio prima e in manicomio dopo, si oppose a quella festa.
L'ipotesi, soltanto l'idea, che il manicomio potesse finire lo terrorizzava. Nelle lunghe e rigorose discussioni
cercava di dirci che a San Giovanni c'erano i matti veri e che Basaglia era incosciente se solo pensava che
potessero vivere altrove. Solo quelli come lui, forse, che matti non erano, avrebbero potuto uscire. Anzi non
avrebbero mai dovuto essere rinchiusi. Ma, aggiungeva, lui, perseguitato da sempre e da sempre impedito ad
una sua normale vita, non poteva che restare in manicomio. Era suo diritto restarci. Quel cavallo con le sue
promesse di libertà per tutti lo disorientava. Comprese che il manicomio veramente poteva sparire. La sua
angoscia divenne incontenibile. Il bisogno di «certezza» di Zoran segnerà negli anni a venire il percorso
difficile e durissimo del cambiamento.
Magris - Non c'è stato forse, in qualche momento, un pericolo di entusiasmo facile, l'illusione di aver risolto
festosamente i problemi? Alcuni degli stessi psichiatri protagonisti della vostra battaglia come Rotelli, una
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delle figure guida, e alcuni pazienti si erano opposti alla sortita di Marco Cavallo, temevano che quello
squarcio nel muro desse la falsa idea di aver creato il mondo nuovo, mentre le cose erano e talora sono
ancora terribili.
Dell'Acqua - L'opposizione all'uscita del cavallo, quella animatissima e crudele discussione che per quasi
tutta la notte del sabato precedente alla festa coinvolse Basaglia, che voleva l'uscita, gli artisti e tutti noi
(anch'io, anche se capivo poco, volevo l'uscita) costruì un'altra immagine del cavallo: «l'animale della buona
coscienza», così lo chiamò Rotelli. L'animale che avrebbe potuto mettere a tutti l'anima in pace davanti alle
orribili condizioni del manicomio invece di denunciarle. Il compromesso fu un volantino che diceva degli
internati, del lavoro degli infermieri, della lentezza del cambiamento di fronte ai bisogni violenti degli internati
di casa, di lavoro, di relazioni.
Magris - Marco Cavallo ha creato spettacoli, poesie, favole, testi letterari, lirici e teatrali. Pensi che
quell'esperimento - a parte il suo valore liberatorio terapeutico, che è la cosa più importante - possa incidere
direttamente sul linguaggio letterario o, per poterlo fare, debba essere tradotto, filtrato da una scrittura
letteraria, come nel libro di Scabia?
Dell'Acqua - Credo che il filtro del linguaggio letterario, della traduzione poetica, come tu dici, sia stato e sia
utilissimo. È quasi banale citare Alda Merini, John Nash, il premio Nobel, nel racconto di A Beautiful Mind. E
tanto altro ancora.
Magris - La storia di Marco Cavallo è finita o continua, e come?
Dell'Acqua - Il cavallo continua a correre senza sosta, nei più diversi Paesi, anche oltre oceano. Dovunque
va c'è sempre qualcuno che deve dire, denunciare, domandare: ...quando ero ricoverato, mi hanno legato per
una settimana... io ho visto mio figlio dietro una porta chiusa per più di 15 giorni... mio padre è morto dopo
una settimana che era legato a letto nel servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari... Viaggia per
allontanare la smemoratezza che rischia di cancellare dal presente ogni traccia del passato profondo; per
restituire ai giovani una storia che non hanno potuto sapere. Ha cominciato a fermarsi davanti ai servizi
psichiatrici chiusi, vigilati da sgradevoli telecamere, dove le persone sono legate; davanti ai luoghi dove le
persone muoiono di psichiatria, davanti al dolore degli ospedali psichiatrici giudiziari e delle carceri, davanti ai
centri di salute mentale vuoti, sporchi e privi di significato, davanti alle cliniche private, private di senso, che
privano le persone di futuro e di storia: cliniche e imprese sempre sostenute dai contribuenti con centinaia di
milioni di euro che ogni anno bruciano al di fuori di ogni sensata politica di salute mentale senza produrre un
briciolo di salute nel Lazio, in Piemonte, in Sicilia, in Lombardia, in Puglia, in Emilia Romagna.
È per questo che vuole continuare a correre.
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Malattia e arte
Opera collettiva ilare e picaresca Marco Cavallo (nella foto) è una macchina teatrale di legno e cartapesta,
dal colore azzurro: un'opera collettiva realizzata nel 1973 dentro il manicomio di Trieste, di cui era direttore
Franco Basaglia. S'ispira a un cavallo in carne ed ossa, adibito al trasporto della biancheria nell'ospedale
psichiatrico, che fu salvato dal macello. Divenne il simbolo della volontà di liberare i malati di mente da una
psichiatria antiquata, fondata sulla reclusione, contro la quale Basaglia si batté fino alla riforma del 1978, che
sancì la chiusura dei manicomi.
Foto: La sfida del 1973 Qui sopra: il corteo di «Marco Cavallo», nel quale si distinguono, da destra, Giuliano
Scabia, Dino e Vittorio Basaglia. «Marco Cavallo» venne portato fuori dal manicomio San Giovanni di Trieste,
aprendo una breccia nel muro di cinta, il 25 febbraio 1973. A volere l'iniziativa fu il direttore dell'ospedale
psichiatrico Franco Basaglia (1924-1980), nella foto a destra
30/08/2011
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Il Paese dei bambini obesi L'Italia prima in Europa
A otto anni, uno su tre è grasso. Il medico: meglio educare che tassare le bibite
Adriana Bazzi
PARIGI - Aeroporto di Linate, sabato scorso: una coppia italiana, con una bambina di due-tre anni, attende
l'imbarco per Parigi. Il padre prende un biberon, lo riempie a metà di Coca Cola, diluisce con acqua (forse
perché «pura» fa male?) e lo offre alla figlia. Che gradisce. Non ha finito: apre un pacchetto di patatine e
glielo allunga. La bimba è magra, ma se questo è l'andazzo, avrà molte probabilità di andare a ingrossare le
file degli italiani sovrappeso e obesi che, oggi, sono già una ventina di milioni.
Secondo il settimo rapporto dell'Istituto Auxologico di Milano sull'obesità, reso noto quest'anno, tra i 45 e i 64
anni, solo un uomo su tre è normopeso, mentre, per le donne, il rapporto è di uno a uno. Ma il guaio sono i
bambini. A otto anni, età in cui si raggiunge il picco, il 36 per cento è in sovrappeso o obeso: un dato che ci fa
guadagnare il primo posto in Europa per obesità infantile (nelle classifiche degli adulti, invece, non siamo
messi male).
«L'obesità sta crescendo del 2,5 per cento ogni cinque anni, in maniera lineare - precisa Michele Carruba
esperto di obesità e farmacologo all'Università di Milano - ma il fenomeno potrebbe esplodere con il
contributo delle nuove generazioni».
Il problema dell'obesità affonda le sue radici negli anni Cinquanta: da allora gli italiani hanno cominciato a
modificare la loro dieta e a ridurre l'attività fisica. In America è nato prima e già nel 1943 la Metropolitan Life
Insurance Company, una compagnia di assicurazioni, aveva introdotto tabelle di riferimento (riviste nel 1983)
su peso e altezza, di uomini e donne, «desiderabili»: desiderabili o «ideali», come poi sono stati definiti,
perché erano legati a un minore rischio di mortalità.
«Anche oggi - precisa Carruba - quando si dice che l'indice di massa corporea (un parametro che mette in
relazione peso e altezza) o la misura della circonferenza della vita sono normali significa che sono correlati al
più basso rischio di andare incontro a malattie o addirittura di morire per le complicanze dell'obesità».
Il peso (corporeo) degli italiani, dunque, è in crescita: colpa del cambiamento delle abitudini alimentari, ma
soprattutto della mancanza di attività fisica dovuta, a partire dagli anni Cinquanta, al miglioramento dei
trasporti, del riscaldamento (al caldo si consumano meno calorie, mentre l'aria condizionata fa ingrassare
perché spinge a mangiare di più), di certe condizioni lavorative che richiedevano grandi sforzi fisici. L'obesità
non è soltanto un problema estetico, ma mette a repentaglio la salute. È, infatti, causa di diabete, di
ipertensione, di artrosi, di malattie respiratorie e di patologie cardiovascolari (come è stato più volte
sottolineato al congresso dell'European Society of Cardiology in corso a Parigi).
Non esiste nemmeno il cosiddetto «paradosso dell'obesità», secondo il quale alcuni obesi vivrebbero più a
lungo di coetanei normopeso, soprattutto quando hanno superato i 65 anni: uno studio, presentato a Parigi da
Clara Carpeggiani del Cnr di Pisa, spiega questa maggiore sopravvivenza con il fatto che questi pazienti
vengono trattati più aggressivamente, per malattie spesso legate proprio all'obesità, rispetto agli altri.
«I danni provocati dall'eccesso di peso - dice ancora Carruba - si presentano dopo un certo periodo di tempo
e, se si diventa obesi da bambini, le complicazioni arriveranno prima e ridurranno le aspettative di vita di una
persona». Come arginare allora il fenomeno dell'obesità perché non si trasformi da epidemia a pandemia nel
nostro Paese? Non tanto con le tasse sulle bibite, come ha appena deciso il governo francese, ma con
l'educazione. «Un'indagine condotta a Milano - dice ancora Carruba - dimostra che il problema è anche
culturale: i figli di persone senza titolo di studio hanno il doppio di probabilità di essere obesi rispetto ai figli
dei laureati».
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Alimentazione Dagli anni 50 cambiata la dieta e ridotta l'attività fisica
30/08/2011
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Foto: Salute
Foto: «Se si è sovrappeso da piccoli, le complicazioni arriveranno prima»
SANITÀ NAZIONALE
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30/08/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 33
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La clinica dove si curano i piccoli con latte e poca tv
Il programma In cura duemila pazienti Corsi e campagne di informazione nelle scuole della città «Fake food»
Il professor Ludwig: «Il fast food fa male, ma più subdolo è il fake food, quello elaborato chimicamente»
Matteo Persivale
BOSTON - Il professor David Ludwig recita statistiche e aneddoti terrificanti sull'obesità infantile - il numero di
bambini obesi è raddoppiato negli Usa dal 1980 al 1995, una bimba sua paziente a tre anni pesava 45 chili e
oggi che ne ha 14 ne pesa 200, gli effetti della sindrome metabolica sul fegato dei bambini obesi sono
provocati «dallo stesso meccanismo che produce il foie gras nelle oche» - sfoggiando lo stesso sorriso
sereno con il quale si è fatto fotografare mentre ritirava l'assegno da sette milioni di dollari che un'azienda
privata, un colosso delle scarpe sportive, ha versato al suo ospedale per stabilire il «New Balance Foundation
Center for Childhood Obesity Prevention, Clinical Research and Care» del Boston Children's Hospital.
La donazione - chi produce articoli sportivi si rende conto che un futuro di americani obesi seduti sul divano è
un futuro fallimentare per chi vende scarpette da corsa - ha messo Ludwig, endocrinologo e docente
all'università di Harvard tra i massimi specialisti di obesità infantile, a capo dell'istituto meglio finanziato e
attrezzato per la «guerra all'obesità». Il programma del professor Ludwig, anche se la struttura ospedaliera
del Boston Children's è modernissima, è inaspettatamente low-tech: si basa sulle diete, sul supporto
psicologico e sull'informazione (è scettico sull'utilità a lungo termine della chirurgia, vedi il bypass gastrico). Al
momento il programma ha in cura duemila piccoli pazienti al Boston Children's (da anni al numero 1 delle
classifiche dei migliori ospedali pediatrici americani come quella della rivista US News), e le campagne
d'informazione raggiungono decine di migliaia di bambini delle scuole cittadine e dei sobborghi con corsi e
conferenze forniti dal centro. Tutti i programmi verranno allargati: Ludwig coordina il lavoro di endocrinologi,
dietologi e psicoterapeuti. Con forte enfasi sul ruolo delle famiglie - genitori e parenti e insegnanti coinvolti in
prima persona - nel controllo dell'alimentazione dei pazienti. Nella «guerra all'obesità», spiega, lo zucchero è
il nemico principale, molto più dei grassi (addirittura Ludwig spiega che i latticini sono in certi casi indicati per
chi, obeso, soffre di «resistenza all'insulina», uno scompenso nella digestione degli zuccheri). Le regole
fondamentali, di semplicità disarmante, non arrivano neppure a formare un decalogo: sono quattro (bere solo
acqua e latte, niente bibite zuccherate; mangiare alimenti meno elaborati possibile e ricchi di fibra; fare attività
fisica ogni giorno e ridurre il tempo sedentario davanti al computer o alla tv; se viene la tentazione di fare il
bis, aspettare 20 minuti perché nel frattempo la sensazione di fame potrebbe passare senza bisogno di
mangiare ancora).
Il fast food? «Fa male, ma il pericolo più subdolo è il fake food, il cibo fasullo come l'ho definito - spiega
Ludwig, che al tema ha dedicato un libro -. Alimenti apparentemente normali ma tanto elaborati chimicamente
da essere dannosi sotto il profilo nutrizionale: sono ovunque. Il cibo sano è cibo semplice, meno lavorato è
meglio è. Le famiglie devono controllare e educare, ma l'industria degli alimentari deve assumersi la
responsabilità di mettere sul mercato cibi meno lavorati. Imporre regole più severe? Basterebbe che
lavorassero insieme con le autorità sanitarie».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: L'esperto Il professor David Ludwig
SANITÀ NAZIONALE
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A Boston Il miglior centro pediatrico americano e un metodo «all'antica»: sport e cibi poco elaborati
30/08/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 45
(diffusione:334076, tiratura:405061)
I debiti del San Raffaele sfiorano quota 1,5 miliardi
Forti passività in Brasile Nuovo board il 5 settembre
Carlo Festa
MILANO
Passività per quasi 1,5 miliardi, rispetto al miliardo di fine marzo, e un patrimonio netto che sprofonda in
negativo a oltre 200 milioni. Sono numeri impietosi che danno idea della gravità della crisi dell'ospedale San
Raffaele di Milano: ancora più pesanti, se mai ce ne fosse stato bisogno, rispetto ai dati di solo qualche mese
fa.
Sono i numeri di fronte ai quali si sono trovati il super consulente Enrico Bondi, il risanatore di Parmalat, e il
consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor: quel nuovo consiglio,
voluto dal Vaticano per salvare l'ospedale di Don Luigi Verzè, riunitosi ieri per esaminare la situazione
economico finanziaria e patrimoniale al 30 giugno predisposta dal consulente contabile Deloitte.
I nodi del salvataggio
«I numeri sono peggiorati rispetto a quelli di soli pochi mesi fa e resta da capire se, in questa situazione, sarà
ancora possbile avviare un concordato in continuità». Il commento è di un addetto ai lavori vicino alla
trattativa. C'è scetticismo sulla strada che potrebbe essere seguita per il salvataggio. Con questi numeri (con
le passività salite a quasi 1,5 miliardi su un patrimonio netto pesantemente negativo) una delle opzioni resta
dunque, una volta riconosciuta per il gruppo l'insolvenza, l'ammissione alla procedura di amministrazione
straordinaria prevista dalla Legge Marzano.
Il tempo a disposizione per scegliere un percorso di salvataggio non è molto. Il consiglio si è dato
appuntamento al 5 settembre per una prima analisi delle linee guida del progetto di risanamento. Dopo di che
mancheranno una decina di giorni alla scadenza di metà settembre, la data fatidica del 15 settembre entro la
quale è stata richiesta la presentazione di un piano dalla Procura di Milano, con il Pm Luigi Orsi in campo, in
accordo con il presidente della sezione fallimentare, Filippo Lamanna. In caso contrario verrà presentata
un'istanza di fallimento.
Gli interrogativi sui bilanci
Restano senza risposta numerose domande. La prima riguarda il lavoro di Deloitte, che nel giro di pochi
mesi ha redatto due analisi dei conti molto diverse fra loro. In particolare, le passività hanno toccato 1,476
miliardi, di cui 431 milioni legati a leasing, factoring e alle garanzie concesse. Il patrimonio netto è stato anche
rettificato da Deloitte (a valore storico) e risulta negativo per 210 milioni. Nell'analisi precedente risultava
invece positivo per 28 milioni anche sulla base di perizie che avevano rivalutato alcuni attivi.
È pur vero che il Mol è ancora positivo, ma rispetto alle stime passate hanno avuto un peso le passività per
le garanzie concesse dalla Fondazione per conto delle società brasiliane del gruppo, non solo asset
ospedalieri ma anche fazende dedite alla coltivazione nell'area di Salvador de Bahia.
Come mai Deloitte ha fornito due versioni così diverse? Resta da capire se siano stati utilizzati principi più
prudenziali oppure se i revisori abbiano avuto la possibilità, in questo secondo controllo, di mettere le mani su
documenti contabili prima non disponibili: prospetti che potrebbero essere emersi dopo l'ingresso del nuovo
Cda (ieri è stata nominata Maurizia Squinzi con la carica di direttore amministrazione e finanza) e soprattutto
dopo il suicidio di Mario Cal, il braccio destro di Don Luigi Verzè che si è tolto la vita in luglio lasciando una
lunga scia di sospetti sulla gestione dell'ospedale.
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PROTAGONISTI
Enrico Bondi
L'ex presidente e ad
SANITÀ NAZIONALE
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Sanità. Rivisti i conti dell'ospedale: il patrimonio netto è negativo per 210 milioni
30/08/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 45
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE
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di Parmalat è stato nominato superconsulente della Fondazione San Raffaele
del Monte Tabore: sta affrontando il lavoro
di ricostruzione contabile.
Don Luigi Verzè
Fondatore dell'ospedale San Raffaele, nel riassetto di luglio, con l'azzeramento del precedente consiglio
d'amministrazione, ha mantenuto la carica di presidente ma senza deleghe operative.
Foto: Riassetto. L'ospedale San Raffaele a Milano
30/08/2011
La Repubblica - Palermo
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Sanità, scatta la revoca per la gara sulle forniture
Il manager dell'ospedale Garibaldi ha deciso il definitivo accantonamento
L'ASSESSORE Massimo Russo l'aveva definita un «modello vincente». Ieri il manager dell'ospedale
Garibaldi di Catania, Angelo Pellicanò, ha revocato la gara da settanta milioni di euro per l'acquisto di
forniture ospedaliere al centro di polemiche.
Sulla gara si era pronunciata l'Autorità nazionale di Vigilanza sui contratti, che aveva dichiarato le procedure
«viziate e illegittime». Una revoca definitiva in "autotutela", quella di Pellicanò, in nome della trasparenza,
come dichiara il manager: «Abbiamo assunto questa decisione per dare un segnale di trasparenza sia ai
cittadini che alle aziende partecipanti».
Al centro della vicenda c'è il sistema di valutazione dei prezzi affidato ad una commissione, il cui
responsabile era Salvatore Riolo, ex dipendente della società prima classificata nella gara, nonché
consulente della Covidien, altra concorrente nella gara e piazzatasi seconda. Riolo, che aveva interrotto in
modo traumatico il suo rapporto di lavoro con una delle multinazionali che avevano preso parte alla gara, si
era difeso dicendo di non aver avuto un ruolo diretto nella gara e di essere stato scelto per le sue capacità «di
altissimo livello». Ad esprimersi contro la gara, era stata l'Autorità di Vigilanza che aveva ravvisato «la
mancanza di prezzi a base d'asta e significativo margine di discrezionalità». Tanto da ipotizzare «possibili
turbative» tra le imprese e la violazione del Codice dei contratti, nonché carenze di trasparenza. L'ospedale,
che era l'ente che aveva indetto la gara, si era difeso, ed era stato sempre Pellicanò a rispondere sostenendo
che la gara era stata vinta da chi aveva fatto la proposta più vantaggiosa in termini di prezzo e qualità.
Maa fare precipitare le cose, c'era stato l'arresto di uno dei componenti della commissione di Valutazione,
Massimo Civello, accusato di concussione, nel gennaio scorso. Dopo l'arresto di Civello, la gara venne
espletata in un solo giorno nonostante ci fossero 147 lotti da valutare.
Ieri, la decisione di revocarla. c. c.
Foto: Massimo Russo
SANITÀ NAZIONALE
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Il provvedimento Il bando da 70 milioni era finito nel mirino dell'authority
30/08/2011
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Federico II, record italiano: "Professione ambìta come l'oro" Peperoni, presidente dell'Ordine "Selezione
meritocratica"
(carlo franco)
SULLA Federico II e sulla Seconda Università sta per abbattersi l'annuale valanga di aspiranti medici e
ingegneri. L'impatto avverrà il 5 settembre e l'ondata, a differenza dell'uragano "Irene" che ha risparmiato
New York, travolgerà tutte le facoltà. Il numero che più impressiona alla vigilia dei test di ammissione alle
facoltà che iniziano oggi per gli atenei privati e il 5 settembre per quelli pubblici - è quello relativo alle
domande per l'iscrizione a Medicina: 4.099, quasi quattrocento in più di quelle presentate al San Raffaele di
Milano e millecinquecento in più di Roma. Egualmente fuori controllo le previsioni che si riferiscono all'ateneo
bolognese (2937 domande di iscrizione), a quello barese (1529) e alla Statale di Milano (2870).
Cifre da capogiro che se, da una parte, confermano il fascino indistruttibile del «camice bianco» del medico,
dall'altra evidenziano i limiti e le disfunzioni dell'università italiana sempre più pachidermica e fuori dagli
standard europei. Il boom degli aspiranti medici, tra l'altro, riporta di attualità la tesi ribadita ancora ieri dal
professore Andrea Lenzi, coordinatore della Conferenza dei presidi di Medicina, secondo cui «la professione
medica è considerata un bene rifugio. Come l'oro». E questo è tanto più valido nei periodi di recessione acuta
perché nell'immaginario collettivo la scelta di medicina garantisce, fin dagli esordi, una identità precisa e la
certezza di un lavoro ben remunerato». Il segretario del Cun sostiene anche che i giovani scelgono questa
facoltà attratti dal mito del dottore esaltato dalle fiction televisive, ma anche dalla certezza che in futuro
neanche tanto lontano ci sarà bisogno di tanti nuovi medici, addirittura ventimila entro il 2018. È una tesi
indubbiamente suggestiva e, in parte, anche non priva di fondamento, ma, restando con i piedi a terra, il
presidente dell'Ordine dei medici di Napoli esprime preoccupazioni ben più concrete. «Sarebbe auspicabile dice Gabriele Peperoni - che il ministero dell'Istruzione favorisse una selezione meritocratica, in base alla
quale le aspiranti matricole possano presentare domanda presso diverse università italiane, le quali
procederanno all'ammissione secondo una graduatoria che verrà stilata tenendo conto dei voti riportati
nell'ultimo biennio e dell'esame di diploma».
Basta con la mortificante lotteria dei quiz, insomma, che appiattisce e annulla la competitività e obbliga gli
studenti, e le loro famiglie, a sobbarcarsi gli oneri della preparazione ai test.
La riforma, tra l'altro, è obbligata anche per allineare l'università italiana a quelle degli altri paesi europei, che
questo passo in avanti lo hanno già compiuto ricavandone grandi vantaggi.
Ma torniamo ai numeri degli iscritti ai test che, anche per Ingegneria, Matematica e Ingegneria fisica, sono da
capogiro e fanno registrare un aumento del 55%. C'è da essere seriamente preoccupati, insomma: alla
Cattolica del Sacro Cuore di Roma gli iscritti sono 7333 e, all'interno di questa cifra, le studentesse sono il
doppio dei colleghi maschi: 4477 contro 2879. I posti, però, sono 282 e, quindi, verrà ammesso solo uno
studente su ventisei. Che chi sa se e quando smaltiranno la delusione. Alla Federico II un calcolo dettagliato
non è ancora possibile perché le domande non sono state ancora tutte registrate, ma la tensione è già alle
stelle. E a Monte Sant'Angelo, che ospiterà gli studenti della Federico II, e alla Mostra d'Oltremare, che
accoglierà quelli della Sun, stanno preparando le aule e la tensostruttura per non farsi travolgere. (carlo
franco) © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.medicina.unina.it
www.comune.napoli.it
Foto: LA PROVA A sinistra, studenti a una delle prove di accesso universitarie
SANITÀ NAZIONALE
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Medicina, oltre quattromila ai test
30/08/2011
La Repubblica - Roma
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Al via la commissione La Polverini tranquillizza "Non c'è un'epidemia"
La governatrice: è una questione delicata che richiede competenza I risultati del lavoro d'indagine saranno
resi noti tra novanta giorni
ENTRANO ed escono da un ingresso secondario per evitare di incrociare i giornalisti. Assicurano, per bocca
della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini (l'unica a parlare) che «non comunicheranno nulla, se
non agli organi competenti perché si tratta di un'indagine delicata che va illustrata al termine del percorso».
Bisognerà attendere 90 giorni, insomma, per conoscere i risultati della commissione d'inchiesta sulla Tbc che
si è insediata ieri nella sede della Regione Lazio.
A guidarla sarà Vincenzo Vullo, ordinario di malattie infettive alla Sapienza. Con lui ci saranno Mario
Giuseppe Alma (direttore Uoc Broncopneumologia e Tisiologia del San Camillo), Piero Borgia (dirigente di
Asp-Laziosanità), Enrico Girardi (direttore Uoc Epidemiologia clinica Spallanzani), Giuseppe Ippolito (direttore
scientifico Spallanzani), Leonardo Palombi (professore ordinario di Igiene Università di Tor Vergata) e Amalia
Vitagliano (dirigente regionale responsabile dell'area sanità pubblica e sicurezza alimentare).
Ieri sera, per la prima volta, hanno partecipato alla quotidiana riunione dell'unità di coordinamento
dell'emergenza che emette i bollettini con i nuovi casi. Da oggi avranno modo di indagare con «ampi poteri di
accesso, ispezione e verifica documentale, nonché di audizione di dirigenti», per venire a capo di ciò che è
successo al Gemelli tra l'infermiera ammalata e il potenziale contagio che ha coinvolto quasi 1.500 neonati.
Di una cosa è certa la Polverini: «La nascita di questa commissione non presuppone alcune epidemia. È una
parola che in questo momento non è assolutamente necessario né utile usare. Non c'è alcuna epidemia». E
questo nonostante, dopo gli ultimi casi, è diventato necessario allargare lo spettro dei controlli anche ai nati
nel mese di febbraio. Senza escludere di poter andare ancora più indietro nel tempo. Sull'eventualità, però, la
governatrice frena: «In questo momento - spiega - ascolto solo ciò che dicono gli specialisti del settore. È una
questione delicata che richiede anni di studio, conoscenza e competenza». La commissione, in ogni caso,
indagherà unicamente su ciò che è avvenuto al Gemelli.
Nessun altro ospedale (né le procedure che vengono adottate nelle altre strutture) finirà sotto la lente dei
sette medici che la compongono. «La commissione - prosegue la Polverini - nasce con uno scopo preciso,
cioè seguire questo particolare caso». Per tutto il resto, vale quanto previsto a livello nazionale dal ministero
della Salute. «Il ministro Fazio - conclude la governatrice - ha inviato una circolare nella quale richiama le
linee guida nazionali. Su quelle, il Lazio si è già attivato. Ha scritto a tutte le strutture per avere informazioni
rispetto a quello che ognuna di loro fa. Se non risponderanno nei prossimi giorni saranno richiamati». (m. fv.)
SANITÀ NAZIONALE
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L'inchiesta Insediato l'organismo di sette medici con a capo Vullo della Sapienza
30/08/2011
La Repubblica - Roma
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Allarme Tbc, altri 18 bambini positivi Si allarga il periodo, cinque nati a
febbraio
In totale sono 52 casi. Il Codacons: il marito dell'infermiera malato nel 2004 Il policlinico: non ci è mai giunta
alcuna segnalazione della patologia da parte della donna
MAURO FAVALE
IL CONTAGIO si estende anche a febbraio. Dai nuovi test effettuati venerdì e sabato su 300 bambini nati
all'ospedale Gemelli, sono risultati positivi anche 5 bambini nati a febbraio. In totale, ieri, è arrivato il numero
record di 18 contagiati.
Così, si arriva ad un totale di 52 casi su 729 test effettuati con una percentuale, finora del 7,13%. A questi si
aggiunge il caso dell'unica bambina che ha sviluppato la malattia attualmente sotto terapia e ricoverata al
Bambin Gesù.
La decisione di allargare lo spettro e comprendere anche i 208 bambini venuti alla luce a febbraio ha dato i
suoi primi frutti. L'infermiera dalla quale sarebbe partito il contagio, insomma, era portatrice del bacillo della
Tbc anche allora. Finora la donna, ricoverata allo Spallanzani da un mese, non è stata ancora ascoltata né
dai carabinieri del Nas, né dai magistrati né, tantomeno, dalla commissione d'indagine regionale che si è
insediata ieri. Chi per primo riuscirà a parlarle, dovrà chiederle anche se è vero quanto ha denunciato ieri il
Codacons in un esposto presentato in procura. Secondo i consumatori, infatti, «il marito dell'infermiera
avrebbe avuto la Tbc nel 2004 e desta sconcerto che il Gemelli non abbia fatto le visite periodiche
obbligatorie alla dipendente ogni anno».
Un nuovo fronte al quale il Gemelli replica: «Da noi - spiegano dalla direzione del policlinico - non è mai
giunta né da parte della dipendente cui è stata diagnosticata la Tbc né da parte delle autorità competenti
segnalazione di patologia tubercolotica, di cui sarebbe stato affetto un familiare dell'infermiera». Insomma,
una precisazione che non smentisce la notizia («ricevuta da fonte certa», assicura l'avvocato Carlo Rienzi,
presidente del Codacons) contenuta nell'esposto presentato dai consumatori. Un dato che getta una nuova
luce sulle modalità con cui l'infermiera (che pure era stata vaccinata contro la Tbc) può aver contratto la
malattia.
Il Gemelli, in ogni caso, difende il suo operato: «Tutti gli aspetti relativi alla vicenda saranno chiariti nelle
opportune sedi, con le quali il policlinico sta collaborando fattivamente, fornendo i necessari chiarimenti che di
volta in volta vengono richiesti. La direzione del Gemelli, dichiara altresì che massima è stata l'attivazione
della struttura sin dall'insorgenza del problema».
Eppure il Codacons insiste.
Chiede alla Polverini «di far identificare tutti, bambini e adulti che negli ultimi due anni e mezzo (ma anche
prima, negli altri reparti) hanno avuto contatto con la donna e controllare la loro eventuale positività alla
malattia». Inoltre,i consumatori considerano «sconcertante che non siano state controllate anche le centinaia
di mamme che hanno allattato nello stesso nido dove si trovavano i neonati e come loro a contatto col
morbo». E, considerando il diritto alla salute superiorea quello alla privacy, chiedono alla Regione «di rendere
pubbliche le generalità dell'infermiera».
«No a nuove cacce all'untore», però, avverte il presidente della commissione politiche sanitarie del
Campidoglio, l'immunologo Ferdinando Aiuti.
Le tappe IL CONTAGIO L'infermiera del Gemelli, affetta da Tbc, ha contagiato molti dei bambini nati tra
febbraio e luglio. Il Codacons: "Il marito malato di Tbc nel 2004" I CONTROLLI Proseguono da oltre 10 giorni
i controlli sui bimbi nati al Gemelli tra marzo e luglio. Anche i nati a febbraio risultano contagiati I POSITIVI Il
bollettino della Regione parla di 18 nuovi contagi. In totale, i positivi all'esame sono 52, più la bimba malata di
Tbc e ricoverata al Bambin Gesù
SANITÀ NAZIONALE
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L'ALLARME TBC
30/08/2011
La Repubblica - Roma
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Foto: IL GEMELLI È in questo ospedale che i neonati sono venutia contatto con l'infermiera affetta da Tbc
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30/08/2011
La Repubblica - Genova
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Regione, il Galliera non cura il mal di pancia
Si allarga il fronte dei consiglieri contrari al dirottamento di fondi sul nuovo ospedale Spaventa l'onere di
cinque milioni l'anno, che dovranno essere versati per 15 anni
GIUSEPPE FILETTO
SI ALLARGA il fronte dei consiglieri regionali contrari al dirottamento di fondi pubblici sul Nuovo Galliera.
«Soprattutto in questo momento - ripete Valter Ferrando - con una situazione finanziaria che crolla da tutte le
parti e quando si tagliano servizi ovunque». Ferrando non è voce isolata: oltre ad essere il vice capogruppo
del Pd in Regione, assicura che i mal di pancia su questo progetto si levano pure dai suoi colleghi Giancarlo
Manti, Sergio Scibilia e Alessio Cavarra.
Non solo. Ieri, dopo le prese di posizione di Stefano Quaini (Italia dei Valori) sono usciti i colleghi di partito
Nicolò Scialfa (capogruppo), Maruska Piredda e a sorpresa pure l'assessore Marylin Fusco (anche vice
presidente della giunta regionale). «Quella del Galliera è un'operazione da discutere - precisa Scialfa - è
inaccettabile che la Regione partecipi con un terzo della spesa totale (180 milioni di euro, ndr) e poi si carichi
anche gli interessi del mutuo». Circa 5 milioni di euro l'anno, per 15 anni. «Non siamo nelle condizioni di
sopportare questa ulteriore spesa», ha detto ieri Claudio Burlando dalle colonne del Secolo XIX. «Non
possiamo accollarci oneri e mutui aggiuntivi, che devono andare a carico della Fondazione», ripete. Il
presidente della Regione, però, conferma l'impegno su Carignano, perché c'è la necessità di costruire un
ospedale per una parte notevole di città (Centro, Valbisagno, Foce) e perché la struttura è ormai vetusta. Nel
passo indietro del Governatore di fatto si legge la presa di posizione del Partito Democratico. Anche se
l'assessore al Bilancio, Pippo Rossetti, dalla Sardegna dove è in vacanza, ricorda la parola data alla Curia (in
particolare all'arcivescovo Angelo Bagnasco) e in campagna elettorale: «Tutti i documenti votati finora dalla
maggioranza vanno in una certa direzione e penso che Burlando non ponga il problema se fare o no il nuovo
ospedale, quanto invece su come e dove reperire i fondi». Comunque, è certo che sulla scia dei tre consiglieri
della Federazione della Sinistra, che su Repubblica hanno lanciato la "crociata" contro lo sperpero di soldi, si
è messa metà maggioranza di centrosinistra. Matteo Rossi, Alessandro Benzi e Giacomo Conti hanno
annunciato che non voteranno alcun provvedimento riguardante contenimento della spesa pubblica e tagli: a
costo di mandarea bagno la maggioranza.
D'altra parte, da tempo Ferrando e Quaini ritengono che il progetto del Nuovo Galliera sbaglia i tempi: «Un
ospedale da 400 posti non risolve i problemi della sanità nell'area metropolitana - precisa Ferrando- ne
servono almeno 700, da realizzare soltanto costruendone uno a Cornigliano che copra Ponente e
Valpolcevera». Su questa stessa lunghezza d'onda è anche la Lega Nord. Il capogruppo Edoardo Rixi,
insieme ai consiglieri Francesco Bruzzone (segretario regionale del Carroccio) e Maurizio Torterolo, ricorda
che la sua proposta di un unico ospedale a Ponente è datata di un anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I personaggi Marylin Fusco Matteo Rossi Claudio Burlando PER SAPERNE DI PIÙ galliera.it
www.partitodemocratico.it
Foto: L'ospedale Galliera al centro delle polemiche
SANITÀ NAZIONALE
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LE SCELTE DELLA POLITICA
30/08/2011
La Repubblica - Bologna
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Si possono consegnare i moduli anche in farmacia
Ripa di Meana: "Ma il tema dell'Isee non è al momento all'ordine del giorno"
ENRICO MIELE
SONO entrati ufficialmente in vigore gli aumenti su ricette farmaceutiche e esami clinici. Tra sabatoe lunedì si
sono recati agli sportelli oltre 13mila cittadini mentre 5.400 sono i moduli per l'autocertificazione già
riconsegnati nelle mani dell'Ausl. Si tratta della dichiarazione dei redditi necessaria per stabilire l'ammontare
degli aumenti sui ticket (rincari che variano a seconda della fascia di appartenenza). Il sistema sanitario
bolognese sembra quindi aver retto l'impatto con una novità che ha portato non pochi grattacapi ai manager
della sanità emiliana. Come conferma anche il direttore generale dell'Ausl Francesco Ripa di Meana che loda
lo sforzo fatto dall'azienda per informare i cittadini: «Ieri non c'è stato alcun calo di prestazioni, nessuno è
stato rimandato indietro e tuttii referti sono stati consegnati ai pazienti». Certo il numero verde e il fax ha
funzionato a singhiozzo per tutta la giornata «ma l'aumento delle telefonate è stato del 600%». Diverso il
discorso sull'eventuale introduzione dell'Isee nel conteggio dei rincari (novità che agevolerebbe le famiglie,
ora penalizzate ai fini del calcolo dal cumulo dei redditi): «Ogni meccanismo per aumentare l'equità è il
benvenuto - taglia corto il numero uno dell'Ausl - ma il tema dell'Isee non è all'ordine del giorno».
Nel frattempo, nelle prossime due settimane si attende l'assalto dei cittadini agli sportelli ed infatti l'obiettivo
sarà di «potenziare ancor di più il personale». Grazie alla convenzione firmata dall'azienda sanitaria felsinea
e Federfarma, da domani sarà anche possibile portarei moduli in una delle 190 farmacie della città. In ogni
caso ci sarà qualche giorno per "digerire" la novità. Fino al 17 settembre è possibile pagare il vecchio ticket
senza alcuna certificazione del reddito. L'Ausl darà 60 giorni di tempo per saldare l'eventuale differenza (dopo
aver consegnato l'autocertificazione). Terminato il periodo di rodaggio, scatterà l'operazione "tolleranza zero":
senza autocertificazione si pagherà automaticamente il ticket massimo (per alcuni esami, come una Tac, può
arrivare a 70 euro). Ma al momento l'Ausl non ha previsto alcun controllo sulle eventuali dichiarazioni false (o
incorrette). «Nel giro di un paio di mesi- precisa Ripa di Meana- effettueremo controlli a campione». Verifiche
a carico del personale dell'azienda sanitaria con l'ausilio delle banche dati del fisco. Infine per ridurre al
minimo i disagi dei cittadini l'Ausl ha richiamato dalla ferie molti lavoratori, aumentato gli straordinari, senza
contare l'acquisto dei moduli (circa 200mila per una spesa di 2mila euro).
Nessuno costo aggiuntivo, conclude però il direttore, «le spese per noi sono marginali visto che si fa tutto
attraverso il sistema informatico».
Foto: Francesco Ripa di Meana
SANITÀ NAZIONALE
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Il bilancio A partire da domani. L'Ausl soddisfatta: il sistema ha retto, telefonate aumentate del 600%
30/08/2011
La Repubblica - Bologna
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Tutti in fila per l'autocertificazione tra sportelli assediati e telefoni in tilt
La soddisfazione di chi ce l'ha fatta e lo sconforto dei farmacisti per le code al banco
ROSARIO DI RAIMONDO
TRA novità, punti interrogativi e code, la rivoluzione dei ticket piomba in Regione con un sistema che
ovviamente è ancora tutto da rodare. Cup presi d'assalto, il numero verde a disposizione degli utenti intasato,
il fax dell'Ausl a cui inviare le autocertificazioni compilate fuori uso. I farmacisti denunciano: «La gente viene
qui e non sa cosa fare, soprattutto anziani e stranieri». A tutto ciò si aggiunge anche la possibile introduzione
dell'Isee, necessario a calcolare le fasce di reddito interessate dai ticket dopo la levata di scudi a difesa delle
famiglie, «penalizzate» dal sistema attuale. I primi disagi colpiscono in mattinata l'ambulatorio per i prelievi
del Malpighi, dove decine di persone aspettano, numerino alla mano, il proprio turno. «C'è un'ora di attesa in
più rispetto all'orario di prenotazione - racconta Chiara - in teoria avrei già dovuto finire». All'interno della
struttura, un'impiegata spiega le novità, consegna fogli e depliant, indirizza a destra e a sinistra: «Allora
signora, questo è il foglio per autocertificare il reddito. Deve compilarlo e inviarlo all'Ausl assieme a quelli
della sua famiglia».
I numerosi Cup della città si sono iempiti fin dalle prime ore del mattino. Giovani, meno giovani, anziani,
italiani e stranieri: tutti a cercare di districarsi dalla trafila burocratica necessaria d'ora in poi a pagare
medicinali o a prenotare visite specialistiche. Lunghe file ai Cup di via Mengoli, via Tiarini e via Montebello. In
quello del padiglione 17 del Sant'Orsola-Malpighi, un centinaio di persone attende con impazienza il proprio
turno, facendo la spola col bar vicino per ingannare l'attesa. Gli impiegati velocizzano come possono le
pratiche necessarie. E qualcuno, dopo aver aspettato per molto tempo, ce la fa. Come Roberto, che esce
baldanzoso dal Cup con i suoi fogli timbrati in mano: «Si dai, ho aspettato un po' ma almeno ora dovrebbe
essere tutto completato». Il numero verde messo a disposizione dalla Regione per a v e r e i n f o r m a z i o n
i (800.033.033) resta intasato per molte ore. Anche il "servizio di pagamento on-line dei ticket di visite ed
esami specialistici prenotati attraverso il Cup" è sospeso. E sul sito del Comune di Bologna, si rischia di fare
confusione: «Chi ha un reddito complessivo familiare lordo inferiore ai 36.153 euro non pagherà il ticket per
farmaci ed esami». Però la precisazione è relativa solo agli aumenti in vigore da ieri (visto che il calcolo delle
esenzioni varia tra i ticket nuovi e quelli vecchi). Ma è dalle farmacie che partono critiche severe al nuovo
sistema. Dice il dottor Boldini, della farmacia S. Antonio: «Perdiamo venti minuti con ogni cliente per spiegare
come funziona l'autocertificazione. La gente viene qui, chiede, non sa come fare. Soprattutto gli stranieri: ma
lei si rende conto cosa vuol dire quando vengono le badanti delle persone anziane che non hanno idea dei
cambiamenti in corso?». Più diplomatica Roberta Dondarini, direttrice della farmacia di piazza Maggiore: «Si
tratta del primo giorno, è normale che ci sia un po' di confusione. Noi comunque facciamo quel che
possiamo». Alcuni clienti, una ventina, hanno potuto comprare i medicinali senza autocertificazione. «Fino al
diciassette settembre siamo autorizzati a fornire farmaci anche a chi non è "in regola" - assicura la Dondarini
-.
Dopo, verrà fatta pagare la fascia più alta». Chi in questi giorni acquista medicinali senza aver ancora
specificato la fascia di reddito alla quale appartiene, ha sessanta giorni di tempo per pagare il ticket.
PER SAPERNE DI PIÙ www.saluter.it www.cgilbo.it
Foto: Il materiale informativo in distribuzione nei Cup
SANITÀ NAZIONALE
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Primo giorno del nuovo sistema: Cup presi d'assalto e disagi all'ambulatorio Malpighi Il racconto
30/08/2011
La Repubblica - Bologna
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Ticket, Lusenti rassicura Pd e cattolici "Allo studio correttivi per le
famiglie"
La Cgil: "Serve più equità, passare in fretta all'Isee" Galletti dell'Udc annuncia un ricorso al Tar per la
disparità di trattamento sul calcolo degli scaglioni di reddito che penalizza le coppie sposate
ELEONORA CAPELLI
PRIMO giorno dei nuovi ticket: l'assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, parla di «avvio senza
particolari criticità» e getta acqua sul fuoco delle polemiche. Di fronte ai mugugni nel Pd, ai dubbi della Cgil,
alle indicazioni della Caritas, alle accuse della Curia, oltre che agli attacchi dell'opposizione, l'assessore
promette di «individuare uno strumento di maggiore equità». Oggetto del contendere è infatti il sistema da ieri
in vigore per calcolare la tassa aggiuntiva su farmaci, esami e visite, che in Emilia Romagna si basa solo sul
reddito familiare lordo, cioè il cumulo dei redditi dei coniugi e degli altri membri della famiglia. In questo modo
una coppia sposata raggiunge più facilmente gli scaglioni più alti (si sommano i redditi dei coniugi ma non dei
conviventi), mentre non si tiene in considerazione il numero dei figli o dei familiari a carico.
«Abbiamo rimodulato i ticket partendo dalla legge che regola la dini più deboli e le famiglie in difficoltàe più
numerose, per questo continueremoa lavorare per mettere a punto modalità più avanzate di valutazione del
reddito». La Cgil, che con Danilo Gruppi aveva chiesto correzioni dei ticket, ieri con il segretario regionale
Vincenzo Colla ha chiesto di «passare in fretta dall'Irpef all'Isee per la certificazione dei redditi».
Ma intanto i ticket sono partiti con le autocertificazioni, e per questo l'Udc preannuncia il ricorso al Tar, sulla
base della disparità di trattamento nelle diverse fasi di attuazione dei nuovi rincari. «Abbiamo dato mandato ai
nostri legali di presentare ricorso al Tar - ha detto Gian Luca Galletti, parlamentare Udc - la Regione blocchi
immediatamente l'applicazione del ticket sanitario che è un gran pasticcio, lo si faccia partire da ottobre dopo
aver introdotto il criterio Isee». Anche Pdl e Lega si sono scagliati ieri contro i ticket "all'emiliana" («Si
penalizzano le famiglie, almeno bisogna introdurre uno sgravio in base al numero dei figli») mentre l'Idv con
Liana Barbati ha chiesto di controllare con più attenzione le autocertificazioni. «I ticket sono necessari e
improrogabili, per le scelte sbagliate del Governo - ha detto la consigliera dipietrista - ma per come sono stati
introdotti e modulati diverse categorie di persone sono state penalizzate.
L'assessore potrebbe ascoltare un po' di più le numerose critiche, chiediamo con forza un controllo capillare
sulle esenzioni». Nel primo giorno dei nuovi ticket, erano in molti ad avere ancora dubbi: dalle 10 alle 11 di
ieri al numero verde sono arrivate 1.900 telefonate. SPORTELLLI In coda ieri agli sportelli del Cup per
compilare e consegnare i moduli per i nuovi ticket sanitari
Foto: compartecipazione, con riferimento ai redditi familiari lordi - ha spiegato Lusenti in una nota - i tempi
imposti dal Governo ci hanno portato a utilizzare lo strumento più immediato, che è l'autocertificazione. Ma
stiamo già lavorando per mettere a punto uno strumento di maggiore equità». Il problema era già all'ordine
del giorno: il 23 agosto, nel firmare l'intesa con sindacati e associazioni, l'impegno era quello di «individuare
strumenti più puntuali di valutazione della situazione economico-patrimoniale di ciascuna famiglia, partendo
dallo strumento Isee». Si può pensare anche a uno strumento ad hoc, come ha detto Marco Monari,
capogruppo Pd, dopo la riunione del gruppo dei democratici in Regione. «Prendiamoci il tempo che ci serve ha detto Monari - per costruire un Isee ad hoca maggior tutela delle famiglie e dei nuclei numerosi. Forse ci
sarà bisogno di creare uno strumento apposito».
In ogni caso l'obbiettivo della Regione è quello di «tutelare i citta-
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA I CITTADINI E LA SALUTE La sanità in regione
30/08/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 23
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La nuova frontiera della telemedicina Dalla Gran Bretagna il progetto più ambizioso: servizio attivo 24 ore su
24 In Italia esperienze a macchia di leopardo: al nord i maggiori investimenti
MICHELE BOCCI
GUARDARE il proprio medico negli occhi mentre spiega la diagnosi, fargli vedere i risultati degli esami e
magari quella macchia spuntata sulla spalla. Il tutto senza muoversi da casa ma fissando lo schermo di un
computer o di uno smartphone. L'Inghilterra vuole disegnare una nuova frontiera per la telemedicina: i dottori
comunicheranno con i pazienti attraverso Skype. Il progetto è stato illustrato al Times da Bruce Keogh, il
direttore dell'Nhs (il Servizio sanitario nazionale): «Aprirebbe le porte a un servizio 24 ore su 24, sette giorni
su sette. Inoltre abbatterebbe le barriere geografiche con cui molti pazienti devono fare i conti». Il programma
gratuito per le chiamate video più noto al mondo diventerebbe la chiave per un nuovo sistema di assistenza.
Le associazioni dei malati inglesi hanno storto un po' la bocca, ammettendo la nuova modalità solo in certi
casi, soprattutto puntualizzando che non bisogna ridurre il tempo che i medici dedicano ai pazienti.
Il presidente della Società italiana di telemedicina è Gianfranco Gensini, preside di Medicina a Firenze.
L'idea di usare Skype non gli sembra campata in aria. «Se servea dare un'occasione in più di contatto con il
medico, ben venga - dice - Non dobbiamo pensare solo alla visita nello studio del dottore di famiglia ma a
tutte quelle persone che hanno rapporti continui con il loro medico ad esempio perché devono fare una
terapia anticoagulante orale. Il professionista in quei casi deve valutare come sta andando il trattamento
farmacologico ma anche tranquillizzare il malato. E per questo Skype può servire. La telemedicina potrebbe
far pensare a una spersonalizzazione della medicina ma in realtà può dare un grande supporto a chi sta
male».
In Italia l'uso dell'informatica nel sistema sanitario funziona a macchia di leopardo. Una Asl attiva un progetto
importante per assistere a casa grazie alla Rete chi ha lo scompenso cardiaco, quella accanto costringe gli
anziani malati a fare la coda agli ambulatori per un banale controllo. «L'interesse sta crescendo ma non si
investe ancora abbastanza. Non raggiungiamo i livelli dei paesi di riferimento in Europa, come Danimarca,
Svezia e Inghilterra». A parlare è Marco Paparella dell'osservatorio Ict (che sta per Information e
communication technology) in sanità del Politecnico di Milano dove di recente hanno realizzato uno studio
nazionale.È stata presa in considerazione la telemedicina ma anche, tra l'altro, la gestione informatica delle
cartelle cliniche o della distribuzione farmaceutica. A investire in tecnologie sono soprattutto le Regioni del
nord.
Dello stato della telemedicina nel nostro paese parla sempre Gensini: «Molti progetti in corso riguardano
diabete e scompenso. Ci sono Asl dove i medici sono in grado di valutare a distanza peso,
elettrocardiogramma, frequenza cardiaca dei pazienti. Purtroppo in Italia, a fronte di tante sperimentazioni,
non ci sono molti progetti organici di utilizzo di queste tecnologie. La Regione più avanti in questo campo è la
Lombardia». Anche in Emilia Romagna, come in altre regioni del centro nord, ci sono progetti di telemedicina
attivi. L'assessore alla salute Carlo Lusenti crede nelle pontenzialità della tecnologia. «È un grandissimo
supporto per i sistemi di cura, uno strumento che non può sostituire il rapporto diretto tra paziente e chi lo
assiste, medico o infermiere, ma che può essere di grandissimo aiuto per l'assistenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA RADIOLOGIA In Toscana i radiologi possono guardare in tempo reale tac
e risonanze fatte in un altro ospedale CARDIOLOGIA La Lombardia ha attivato da tempo la telemedicina per
seguire a casa pazienti con scompenso cardiaco PNEUMOLOGIA La Asl di Ferrara tiene sotto controllo
grazie alla rete pazienti con problemi respiratori cronici GERIATRIA In Piemonte gli anziani invieranno dati
(peso, glicemia pressione, ecc.) a una centrale gestita da medici
Telemedicina 920 79 1970 1989 80 1% percentuale sulla spesa complessiva delle Asl % percentuale
investita dalle Asl del nord 24 21 9euro ore su euro la spesa per ogni cittadino in tecnologie informatiche al
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Arriva dottor Skype cure, diagnosi e consulti navigano sullo smartphone
30/08/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 23
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE
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nord 24 milioni la cifra spesa dalle Asl italiane per lo sviluppo delle tecnologie informatiche la spesa per ogni
cittadino in tecnologie informatiche al sud lla disponibilità del medico su Skype secondo il progetto inglese
alla Sapienza si sperimenta il primo elettrocardiogramma a distanza il primo progetto di telemedicina
internazionale: dopo il terremoto in Armenia gli Usa offrirono alla Russia consulti a distanza % la riduzione
degli accessi al pronto soccorso dei malati cronici se assistiti con la telemedicina PER SAPERNE DI PIÙ
www.salute.gov.it www.repubblica.it
30/08/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 22
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San Raffaele, bilancio choc una voragine di 1,5 miliardi
Peggiorano i conti dell'ospedale di don Verzè: c'è il rischio fallimento
FABIO POLETTI MILANO
Sempre peggio. I conti della Fondazione Monte Tabor dell'ospedale San Raffaele vanno sempre peggio. Le
ottimistiche previsioni di inizio estate che davano la disastrata creatura di Don Verzè sull'orlo di un baratro
profondo un miliardo di euro, sono state ampiamente superate dagli esperti finanziari di Deloitte che a tempo
di record hanno fatto la radiografia all'ospedale. I numeri parlano da soli: passività per 1 miliardo e 476 milioni
di euro e patrimonio netto negativo per 210 milioni di euro. Questo ultimo dato aggiunge preoccupazione a
preoccupazione, anche perché le ultime rilevazioni davano un segno positivo - anche se per solo 28 milioni di
euro - almeno a questo ultimo indicatore. Il cda si è dato appuntamento a lunedì 5 settembre per iniziare a
studiare il piano di risanamento dell'azienda ma i tempi sono strettissimi. Dieci giorni appena - fino a metà
mese - prima che la Procura di Milano che da tempo ha acceso un riflettore sui conti dell'ospedale, ne decreti
il fallimento. L'ultima chance per ridare ossigeno all'ospedale malato prevede tagli e ancora tagli. E un
possibile cambio dello statuto con un progressivo ridimensionamento fino all'estromissione di Don Verzè, il
prete manager - più manager che sacerdote giura chi lo conosce bene - che ancora guida l'ospedale,
ancorato per il suo salvataggio alla finanza vaticana. Qualche manovra per l'assestamento del San Raffaele
già si vede. Da giovedì il nuovo direttore amministrativo e finanza della fondazione Monte Tabor sarà
Maurizia Squinzi, top manager con un pedigree lungo così maturato tra Seat, Rcs e Poste italiane. Sarà lei a
sedere sulla poltrona di lasciata libera da Mario Valsecchi, dopo l'avviso di garanzia della Procura per falso in
bilancio e false scritture contabili che ha tagliato le gambe al suo predecessore. Un cambio della guardia
obbligato, ammettono al San Raffaele dove i problemi sono però ben altri. Il buco da 1,5 miliardi di euro
spaventerebbe chiunque. Nell'analisi di Deloitte si fotografano «potenziali passività relative a garanzie
concesse dalla Fondazione per conto di società del gruppo». I creditori intanto bussano con insistenza. Ci
sono fornitori che avanzano pagamenti da 500 giorni. Il solo comparto sanitario - una delle eccellenze italiane
- fa da argine al tracollo definitivo. Ma di lavoro da fare ce n'è fin troppo. Sotto la scure del cda cadranno le
scelte sbagliate di Don Verzè, investimenti faraonici che alla fine hanno portato l'ospedale al tracollo:
investimenti su investimenti per l'autonomia energetica del San Raffaele, per il centro di medicina molecolare,
per l'università. Ancora più decisi i tagli su quelle spese lontane dal core business della struttura sanitaria: dai
lussuosi hotel in Sardegna alla società neozelandese con il marchio dell'ospedale per gestire l'aereo privato
di Don Verzè alle coltivazioni di manghi in Brasile. Tra le ipotesi allo studio c'è quella della costituzione di una
bad company che si faccia carico di tutte le passività e dei rami destinati ad essere dismessi. Nella nota
stilata dal cda sotto stretto controllo del Vaticano si parla apertamente di «una soluzione tecnica che
consenta di marcare la necessaria discontinuità gestionale, pur garantendo la continuità dello spirito della
Fondazione». Che il piano possa riuscire e possa essere considerato attuabile dalla Procura è tutto da
vedere. Ma di sicuro nella «discontinuità gestionale» c'è l'obbligatorio addio al San Raffaele di Don Verzè,
che dopo aver lamentato in una lettera al nuovo cda marchiato Santa Sede la sua estromissione dalle
decisioni della società, ha voluto presiedere ugualmente la riunione.
500
giorni di ritardo La disastrata situazione finanziaria del San Raffaele ha colpito anche i fornitori dell'ospedale:
ce ne sono alcuni che aspettano pagamenti da 500 giorni
Foto: Nel mirino
Foto: Nella prossima riunione del cda del San Raffaele saranno passati al setaccio anche gli investimenti
faraonici di don Verzè (accanto), che hanno inciso sul bilancio dell'ospedale
Foto: Il futuro Tra le ipotesi allo studio c'è quello della costituzione di una bad company: si farebbe carico
delle passività e dei rami della Fond azione Monte Tabor dell'ospedale San Raffaele che saranno dismessi
SANITÀ NAZIONALE
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MILANO, IL 5 SETTEMBRE IL CDA INIZIA A STUDIARE IL PIANO DI RISANAMENTO
30/08/2011
Il Messaggero - Roma
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(diffusione:210842, tiratura:295190)
Due medici dell'ospedale di Sulmona - uno in servizio nel reparto di cardiologia e l'altro in quello di medicina
sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo dal sostituto procuratore, Maria Teresa
Leacche, nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di una paziente. Si tratta di Maria Fancello, 66 anni, di Roma,
deceduta venerdì scorso all'ospedale di Sulmona a causa di uno spasmo cardiaco. La donna, in vacanza con
il marito a Cocullo, si era recata all'ospedale dopo una crisi respiratoria con febbre alta e dolore allo sterno.
Arrivata al pronto soccorso è stata spostata in vari reparti, a causa della mancanza di posti letto, per finire in
otorinolaringoiatria, nonostante fosse debilitata e sottoposta a ossigenazione forzata. Dall'autopsia conclusasi nella serata di ieri - è emerso che la morte sarebbe sopraggiunta per le conseguenze di una
polmonite in corso che ha portato problemi al cuore. Tra sessanta giorni sono attesi gli esami istologici sugli
organi della vittima grazie ai quali si potrà giudicare se la donna è stata sottoposta ad adeguati trattamenti
terapeutici da parte dei medici. Il provvedimento del pubblico ministero è stato adottato per poter dare luogo a
un'inchiesta penale.
SANITÀ NAZIONALE
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Deceduta in ospedale indagati due medici
30/08/2011
Il Messaggero - Roma
Pag. 35
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Tbc, 52 i bambini contagiati positivi cinque nati a febbraio
Per cautela i test saranno estesi a tutto il mese di gennaio
MAURO EVANGELISTI
Non sarà il controllo di massa ventilato da una parte dal presidente dell'Asp (agenzia regionale per la sanità)
Lucio D'Ubaldo e dal Codacons. Ma l'esito di ieri dei controlli sui neonati passati dal nido del Policlinico
Gemelli costringerà, probabilmente, ad ampliare la forbice. Si era partiti per fare i test solo ai 1.271 bimbi nati
fra marzo e luglio. Quando ci si è accorti che c'erano numerosi neonati di marzo positivi, si è deciso di
richiamare anche quelli di febbraio. Doveva essere il confine del periodo finestra del contagio, ma ieri si è
scoperto che cinque neonati di febbraio sono positivi al test della tubercolosi. Quasi scontato che ora, in
forma cautelare, si richiamino anche i neonati di gennaio. Attenzione: non c'è ancora una conferma ufficiale.
Ma appare assai probabile che si debba andare oltre a febbraio per una ovvia forma di cautela. I dati diffusi
ieri (riferiti a parte dei test di venerdì e a tutti quelli di sabato) hanno complessivamente (compresi i cinque di
febbraio) aggiunto diciotto casi di positività. Questo significa che ora i bimbi contagiati sono 52. Non va
dimenticato, poi, che al Bambino Gesù è ricoverata una bimba di cinque mesi, nata al Gemelli, malata di
tubercolosi polmonare, ma ancora non è dimostrato il collegamento con il caso dell'infermiera. Vediamo nel
dettaglio il bilancio illustrato ieri sera dall'unità di coordinamento che sta gestendo il caso dell'infermiera
malata di tubercolosi al Gemelli: «I 18 nuovi casi positivi sono riferiti ai risultati dei 300 test effettuati nelle
giornate di venerdì e sabato scorsi. Complessivamente ad oggi sono state effettuate 917 visite e test di cui
sono pervenuti 729 risultati, dei quali 52 emersi come positivi, con una media di 7,13%. Riguardo i nuovi 18
casi positivi, si tratta di undici maschi e sette femmine, dei quali 5 nati nel mese di febbraio, 2 nel mese di
marzo, 2 nel mese aprile, 3 nel mese di maggio, 5 nel mese di giugno e 1 nel mese di luglio Ricordiamo che
la positività al test non significa malattia ma esprime l'avvenuto contatto con il bacillo. Pertanto, anche sui
nuovi 18 neonati positivi sono stati già programmati ulteriori controlli e sarà proposta la profilassi prevista dal
protocollo predisposto dall'Unità di coordinamento regionale. I genitori sono già stati informati. La profilassi,
definita anche dalle linee guida internazionali, evita il rischio di sviluppare la malattia a seguito dell'avvenuto
contatto con il micobatterio. Dei neonati risultati positivi fino ad oggi e sottoposti agli ulteriori controlli previsti
nessuno è risultato ammalato». Per oggi «sono stati fissati ulteriori 155 controlli». «Si conferma pertanto che
entro domani tutti i bambini interessati saranno stati sottoposti a visita e test, come previsto dal protocollo
medico». Dall'unità di coordinamento hanno anche sottolineato la percentuale dei bimbi contagiati sul totale
di quelli controllati: poco più del 7 per cento, un dato che secondo gli esperti è comunque basso. Sempre ieri
si è insediata la commissione dei sette esperti voluto dal presidente Renata Polverini per indagare su quanto
successo al Gemelli. E' presieduta dal professor Vincenzo Vullo e avrà tre mesi di tempo per dare delle
risposte. Ha spiegato Renata Polverini: «L'obiettivo di questa commissione è quello di fare chiarezza da un
punto di vista sanitario e amministrativo sulla questione che riguarda il Policlinico Gemelli rispetto al caso
dell'infermiera affetta dal morbo della tubercolosi. È un'indagine delicata che verrà poi illustrata alla fine del
percorso, al termine dei 90 giorni, a meno che non ci siano eventi da comunicare ad hoc. Sotto la lente della
commissione non ci saranno assolutamente altri ospedali».
Foto: In alto, il Policlinico Gemelli e il laboratorio per i prelievi Fino ad ora lo screening ha coinvolto oltre
novecento bambini nati tra febbraio e luglio
Foto: Il presidente della Regione Renata Polverini durante la prima riunione della commissione che dovrà
indagare sui casi di contagio da tubercolosi al Gemelli
SANITÀ NAZIONALE
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SANITÀ Prima riunione della commissione, previsti per oggi altri 155 esami
30/08/2011
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 2
(diffusione:165207, tiratura:206221)
I moduli per l'autocertificazione si possono ritirare anche nelle farmacie
SAVERIO MIGLIARI
di SAVERIO MIGLIARI DICIOTTO giorni per mettersi in regola. Non sessanta come comunicato in queste
settimane. È questa la novità emersa dalla conferenza stampa convocata ieri dall'Ausl nella sede di via
Castiglione. Entro il 17 settembre, infatti, ci sarà un regime di tolleranza per tutti coloro che chiederanno le
prestazioni senza avere presentato il nuovo modulo dell'autocertificazione: verranno garantiti i servizi e
potranno saldare l'eventuale differenza di spesa con un conguaglio entro sessanta giorni. Ma dalla mattina
del 18, senza modulo si rientra automaticamente nella fascia di reddito più alta. I cittadini che andranno in
farmacia per richiedere prestazioni o farmaci dovranno presentarsi quindi con il modello, che possono
recuperare al Cup, negli sportelli dell'Ausl, nelle farmacie o sul sito internet dell'azienda sanitaria. La Regione
ha inoltre confermato l'intenzione di introdurre il modello Isee per il calcolo del reddito famigliare: non c'è una
data certa per l'entrata in vigore di questa novità, e fino ad allora si dovrà continuare con l'autocertificazione.
UN'ALTRA importante novità riguarda le farmacie: proprio ieri mattina Federfarma e Afm hanno stretto un
accordo con l'Ausl che li impegna a distribuire (e poi ricevere e consegnare all'azienda) i moduli di
autocertificazione del reddito. Un grosso aiuto per i cittadini che, quindi, ora potranno contare su 190 luoghi
sparsi per la provincia dove poter consegnare queste carte. Proprio oggi il direttore generale Francesco Ripa
di Meana dialogherà con le strutture sanitarie private accreditate, per aggiungerle a questa lunga lista. Anche
i patronati, Caaf, sindacati e associazioni di categoria daranno assistenza nel compilare i moduli, anche se
ufficialmente non rientrano nella rete organizzata dall'Asl. Ma è probabile che si facciano carico anche della
consegna dei moduli all'azienda sanitaria. Intanto arrivano i primi (confortanti) numeri. In appena un giorno e
mezzo, ieri e sabato pomeriggio, sono 13mila i cittadini che si sono recati agli sportelli dell'Ausl. Oltre 25mila i
moduli già ritirati, e 5.462 sono già stati riconsegnati, regolarizzando così la propria posizione. Delle
autocertificazioni consegnate ieri (5.112), 3.331 sono state portate agli sportelli, 80 presso gli Urp o altri punti
aziendali, 600 via fax e 121 all'indirizzo di posta elettronica certificata. Per poter rispondere all'aumento di
chiamate d'informazione è stato implementato il serivio di assistenza telefonica. L'aumento delle chiamate è
già stato stimato: il 600% in più in pochi giorni. INTANTO il direttore generale dell'Ausl rassicura: «In questa
prima giornata è andato tutto bene e non ci sono stati casi di ritardo o di rifiuto delle prestazioni. Vorrei
sottolineare che molti operatori degli sportelli sono rientrati dalle ferie per rispondere a questa nuova
esigenza di informazione. Inoltre in queste mattinate abbiamo messo un operatore di sala nei punti dove si
possono ritirare i moduli, che farà evitare le file agli sportelli e consegnerà direttamente i nuovi fogli da
compilare». Per quanto riguarda il Cup, ecco i numeri della giornata di ieri: solo in città sono restati attivi per
tutta la giornata 131 operatori di cui 23 al call center (che normalmente opera con 12). Nelle ore di punta è
stata data risposta a circa 400 cittadini ogni sessanta minuti. Alle 17 le chiamate in entrata erano oltre 15.000.
Molti hanno lavorato ininterrottamente per 10 ore e molti altri sono rientrati per garantire la funzionalità dei
servizi. «VERRANNO effettuati dei controlli nei prossimi mesi su questi modelli di autocertificazione, come
quelli che effettuiamo spesso tramite i nostri software - ha spiegato Luca Baldino, direttore amministrativo
dell'Ausl -. Assieme all'agenzia delle entrate verificheremo che quanto dichiarato sia vero».
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Cinquemila già in regola. Ma con l'Isee
30/08/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 24
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All'Asl3 arriva Grossi l'esperta dei numeri
L'ULTIMA tessera è stata definita, la Asl3 ha un nuovo direttore sanitario che dal 115 settembre andrà a
completare il team direttivo guidato dal direttore generale Corrado Bedogni (genovese e genoano ma con una
carriera professionale che si è svolta tutta in Piemonte), già affiancato dall'avvocato piemontese Piero
Giuseppe Reinaudo come responsabile amministrativo. È la dottoressa Ida Grossi, già direttore sanitario
della Asl di Novara per un decennio e poi, dal 2006, responsabile medico della Asl di Biella, dove ha avuto un
ruolo di primo piano per la creazione del nuovo ospedale. «Sono nata nel 1954 a Voghera, gli anni non si
nascondono perchè vogliono dire esperienza dice - il mio percorso è lombardo: studi all'Università di Pavia e
poi tutte le tappe all'interno dell'amministrazione, da ispettore, vicedirettore e direttore dal 2000 alla direzione
sanitaria della Asl di Novara, infine a Biella». Ha un appartamento ad Arenzano, acquistato più di
quarant'anni fa dal padre. E in Liguria si sente a casa. Grossi intende portare soprattutto razionalità negli
uffici della Asl3 genovese: specializzata in Igiene e statistica medica, «ho ritenuto da subito di dovermi
approcciare alla matematica anche se ostica. Dicevo: i numeri quando li vedo, devo poterli interpretare senza
affidarmi ad altri. Da soli dicono poco, bisogna capire cosa esprimono». Chiamata mettere ordine nella sanità
della Asl, «ma soprattutto ad aiutare per le mie competenze il direttore generale Bedogni che conosco e
stimo da anni, professionalmente e umanamente. Credo sia un requisito importante. E posso dire che saremo
un team affiatato».
SANITÀ NAZIONALE
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SANITÀ, LA NOMINA
30/08/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 24
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«I RISARCIMENTI PER I DISAGI DELLA GRONDA PER IL NUOVO
OSPEDALE DEL PONENTE»
••• I SOLDI di Autostrade, che si è impegnata a risarcire i disagi per la costruzione della Gronda, riversati sul
nuovo ospedale del ponente. È questa l'idea che sta facendo breccia presso una serie di esponenti del
Partito Democratico. «Nel pre-contratto del 2006 - spiega Alessandro De Venuto, presidente del circolo
Sanità del Pd - Autostrade si impegna a versare una quota dal 3,5 a un massimo del 5 per cento a titolo di
compensazione per i lavori della Gronda. A questo punto, la proposta che potrebbe fare il Comune sarebbe
quella di destinare quel denaro, senza tanti rivoli dispersivi, alla costruzione del nuovo ospedale del
ponente». La proposta sarà all'ordine del giorno dell'incontro di sabato prossimo alle 18, "Salute e stato
sociale nelle scelte di uscita dalla crisi", in progamma alla festa democratica. Riguardo alla posizione
espressa da Burlando, De Venuto è categorico: «Le perplessità di Burlando sono legittime. Non possiamo, in
questo momento più che mai, prevedere ulteriori spese a carico dei cittadini. Soprattutto fino a che ci sarà la
necessità di riorganizzare la sanità del ponente. Tuttavia non si può nemmeno affossare il progetto del nuovo
Galliera, arrivato troppo avanti». Guardando alla sanità come a un sistema di vasi comunicanti, i fondi di
Autostrade potrebbero rivelarsi risolutivi.
SANITÀ NAZIONALE
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TENTAZIONE TRA I DEMOCRATICI
30/08/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 24
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Galliera-Burlando, alta tensione
L'istituto: «Tornare indietro sarebbe devastante». Ma anche parte del Pd critica l'operazione
ROBERTO SCULLI
«TORNARE indietro ora, con un progetto in fase così avanzata, sarebbe devastante». Poche parole filtrano
dai vertici del Galliera, ufficialmente blindati dietro a un "no comment", eppure bastano, per descrivere
l'umore ai piani alti dell'ospedale di Carignano, dopo l'altolà di Claudio Burlando. «Possiamo spendere
cinquantadue milioni, non un centesimo di più», ha detto il presidente della Regione. Significa che la
ristrutturazione del nuovo ospedale, alle condizioni indicate nel piano economico finanziario presentato dal
Galliera, non può andare avanti. Claudio Montaldo, assessore regionale alla Sanità, è, se possibile, ancora
più netto di Burlando: «Un terzo della cifra indicata a suo tempo, il resto deve venire da valorizzazioni
immobiliari, razionalizzazioni. Se fossimo in una fase espansiva, forse sarebbe diverso. Ma, oggi, non
possiamo permetterci di andare oltre». Non ci sarà nessuna impegno della Regione per coprire un maxi
mutuo trentennale, come richiesto dal Galliera, nessuna spesa aggiuntiva per interessi o attrezzature.
Nessuna disponibilità a compensare i 180 milioni di euro - contro i 160 preventivati nel 2008 - che, secondo
l'ultima previsione, sarebbero necessari per ammodernare l'ospedale. Il vice presidente del Galliera, l'ex
prefetto Giuseppe Romano, non vuole entrare in polemica: «Come avvenuto in questi anni di intenso lavoro
per la realizzazione del nuovo ospedale - spiega- non ritengo opportuno rilasciare alcuna dichiarazione». Ma i
vertici dell'ospedale sono in fibrillazione: «Che il Galliera copra due terzi delle spese per il nuovo ospedale è
un caso più unico che raro. La Regione ha preso l'impegno di mantenere un finanziamento adeguato. Ed è
difficile pensare che in un bilancio come quello della Regione non si possa trovare spazio per sostenere
l'operazione». Problema finanziario, quello che riguarda il nuovo Galliera, ma anche politico. Un pezzo della
maggioranza di centro sinistra, del nuovo ospedale della Duchessa, così come ha preso forma, non ne vuole
sapere, e minaccia di fare ostruzionismo su tutta la caldissima partita della sanità. «Non si possono chiedere
sacrifici ai liguri, quando si finanzia con soldi pubblici un'operazione di questa portata». Su questa linea non ci
sono soltanto Sinistra e Libertà e Rifondazione Comunista, ma anche Idv e parte del Pd, come il consigliere
Valter Ferrando: «Abbiamo esaminato una proposta in tempo di pace, ora, finanziariamente parlando, siamo
in tempo di guerra. Senza contare che il ponente continua ad aver bisogno di un nuovo ospedale da setteottocento posti letto. Che si faccia a Villa Bombrini, il nuovo Galliera». Paolo Veardo, assessore comunale e
consigliere di amministrazione del Galliera, getta acqua sul fuoco: «Credo che ci siano gli estremi per
rientrare nei parametri finanziari chiesti dalla Regione, anche perché parte dei 180 milioni sono investimenti
che riguardano attrezzature come delle tac, quindi sarebbero stati richiesti a prescindere dalla realizzazione
del nuovo ospedale». Prima l'ospedale del ponente, poi il resto. Oltre all'aspetto finanziario, c'è anche questo
elemento, sostenuto da diversi pezzi del Pd, ad aver sparigliato le carte. Veardo la vede diversamente:
«L'ospedale di vallata è un'altra cosa. Il nuovo Galliera è stata una scelta condivisa da Comune, Provincia e
Regione. E adesso il progetto è così avanti che non è più possibile tornare indietro. Fermo restando che la
Regione dal suo punto di vista, in questo momento di estrema difficoltà economica, fa bene a fare grande
attenzione».
180
milioni
la spesa per l'operazione I costi per il nuovo Galliera sono aumentati di 20 milioni di euro
52
milioni
il tetto di investimento La Regione Liguria è disponibile a investire al massimo questa cifra
Foto: Il plastico del progetto per la realizzazione del nuovo progetto di Carignano
SANITÀ NAZIONALE
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CLIMA ROVENTE DOPO L'ALTOLÀ ALLE RICHIESTE DI AUMENTO DEL FINANZIAMENTO REGIONALE
30/08/2011
MF
Pag. 7
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Mistero Deloitte sul San Raffaele
Usati criteri più rigidi: le passività salgono così a 1,476 miliardi di cui 431 milioni legati a leasing, factoring e
garanzie. E il patrimonio netto passa da positivo per 28 milioni a negativo per 210. La Squinzi nuovo cfo
Manuel Follis
Qualcosa non torna osservando gli ultimi numeri di bilancio comunicati dal San Raffaele. Anzi, le nuove cifre
aprono spazi d'interpretazione tutt'altro che rassicuranti sul lavoro di ricognizione svolto da Deloitte.
L'ospedale milanese è alle prese da mesi con un difficile risanamento finanziario, con margini di manovra
sempre più risicati, la possibilità concreta del fallimento all'orizzonte e il faro della procura milanese sempre
più luminoso sullo sfondo. In questo quadro, il cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor si
è riunito ieri per esaminare la situazione economico finanziaria e patrimoniale al 30 giugno predisposta
appunto da Deloitte. Dal documento, rispetto alle stime presentate all'inizio dell'estate, «sono state rilevate
variazioni legate principalmente all'emergere di potenziali passività relative a garanzie concesse dalla
Fondazione per conto di società del gruppo». In particolare, «le passività ammontano a 1,476 miliardi, di cui
431 milioni legati a leasing, factoringe alle garanzie concesse», mentre il patrimonio nettoè passato da
positivo per 28 milioni a negativo per 210 milioni. Il fatto che desta qualche perplessità è che la precedente
valutazione relativa al primo trimestre, a compendio e integrazione del piano di ristrutturazione realizzato
dall'advisor Borghesi Colombo & Associati, era stata effettuata dalla medesima Deloitte poco prima
dell'estate. Che cosa è accaduto di così travolgente da modificare in modo tanto marcato una fotografia
scattata una manciata di settimane? Il comunicato diffuso ieri spiega che il valore del patrimonio netto è stato
rettificato «sulla base dei principi contabili riferiti alle società per azioni», quindi senza considerare le
valutazioni effettuate da terze parti o le eventuali offerte (per valori superiori a quelli esposti nei vecchi bilanci)
ricevute per gli asset. La domanda è: perché? Perchè aggiungere passività «potenziali» non realistiche? E
perché calcolare il patrimonio sulla base del peggior scenario possibile? Un metodo così fortemente
improntato al pessimismo potrebbe far pensare a una volontà di chiarezza estrema circa lo stato di salute
dell'ospedale. La nota precisa infatti che «i principi contabili risultano prudenziali e considerano le attività del
gruppo sulla base dei valori storici». Ma questo giro di vite sui numeri offre il fianco anche ad altre
interpretazioni che puntano il dito sulla lettura eccessivamente pessimistica dei conti. Ed emerge persino il
sospetto che un bilancio peggiore permetta un rimborso dei creditori più sostenibile. In sostanza, l'eventuale
salvataggio alla fine risulterebbe assai meno costoso per il Vaticano. Né manca chi continua a sostenere che
l'obiettivo finale della Santa Sede sia far confluire il Policlinico Gemelli (che ha confermato quanto scritto da
MF-Milano Finanza sulla grave situazione finanziaria) assieme al Bambin Gesù, all'ospedale San Pio da
Pietrelcina e allo stesso San Raffaele in un polo della sanità cattolica. In tutto questo il nodo dei creditori non
è secondario. Le difficoltà dell'ospedale milanese sono emerse proprio in seguito all'aumentare dei decreti
ingiuntivi da parte dei fornitori, che attendono pagamenti per quasi 500 milioni. Il piano realizzato da Borghesi
e da Bain prevede un concordato in continuità (l'unica soluzione per evitare il fallimento) che da un lato
necessita di un'iniezione di liquidità, dall'altro non contempla stralci o rinunce da parte dei creditori, peraltro
chiamati a dare il loro via libera al concordato. Quando a cavallo tra giugno e luglio è spuntata l'offerta del
Vaticano per il salvataggio del San Raffaele (alternativa a quella dell'imprenditore Giuseppe Rotelli, patron
del gruppo San Donato) molti avevano tirato un sospiro di sollievo. Era arrivato il cavaliere più bianco
possibile e proprio la solidità e lo spessore di un soggetto come il Vaticano avevano convinto molti degli attori
coinvolti nella vicenda San Raffaele a spingere per una soluzione che portasse Oltretevere. Tanto più che il
regista dell'operazione era nientemeno che il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Eppure da
allora non è stato messo sul tavolo nemmeno un euro e i presunti capitali che dovevano essere raccolti
all'estero si sono liquefatti nel caldo d'agosto, o quantomeno nessuno ne parla più. In questo contesto cresce
SANITÀ NAZIONALE
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A DISTANZA DI POCHE SETTIMANE LA SOCIETÀ DI REVISIONE FORNISCE NUOVA VERSIONE DEI
CONTI
30/08/2011
MF
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SANITÀ NAZIONALE
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il nervosismo, i sospetti hanno modo di proliferare e non manca chi rimpiange l'offerta di Rotelli,
professionista del settore sanitario che certamente agiva mosso da interessi imprenditoriali, ma che era
anche pronto a mettere sul piatto 250 milioni cash e ad accollarsi tutti i debiti dell'ospedale. In questo
contesto va inserita anche la lettera inviata dal fondatore del San Raffaele, Don Verzè, ai membri dell'attuale
cda. Lettera nella quale il presidente della Fondazione si chiede se le iniziative in via di formazione siano
coerenti con gli scopi ideali dell'istituto o se, al contrario, i membri del cda intendano procedere ad una sorta
di liquidazione di fatto dell'iniziativa. Nella lettera Don Verzè peraltro ricorda che il potere di nomina del cda
spetta ancora a lui e ai suoi fedelissimi, i sigilli. Il consiglio ieri ha intanto «conferito dal 1° settembre a
Maurizia Squinzi la carica di direttore amministrazione e finanza». La Squinzi era stata proposta da Arnaldo
Borghesi, e la sua nomina fa pensare che verrà confermato l'incarico all'advisor finanziario, mentre al
momento non è chiaro se anche Bain rimarrà operativa sul progetto. Il cda, conclude il comunicato, «si è dato
appuntamento al 5 settembre per una prima analisi delle linee guida del progetto di risanamento, con
l'obiettivo di definire una soluzione tecnica che consenta di marcare la discontinuità gestionale, pur
garantendo la continuità dello spirito della Fondazione». (riproduzione riservata)
Foto: Tarcisio Bertone
Foto: Maurizia Squinzi
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