Con il Patrocinio di
Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 25 maggio 2015 – ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015
«IN OCCASIONE DELLA PARTECIPAZIONE DELL’AUSTRIA ALL’EXPO 2015»
WIENER SYMPHONIKER
Direttore ÁDÁM FISCHER
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 - 1791)
SINFONIA N.35 IN RE MAGGIORE K 385 «HAFFNER»
Allegro con spirito; Andante; Minuetto e trio; Presto
SINFONIA N. 36 IN DO MAGGIORE K 425 «LINZ»
Adagio. Allegro spiritoso; Poco Adagio; Minuetto e trio; Presto
SINFONIA N. 38 IN RE MAGGIORE K 504 «PRAGA»
Adagio. Allegro; Andante; Presto
_______________
WIENER SYMPHONIKER
Direttore Principale: Philippe Jordan/ Direttori Onorari: Georges Pretre, Wolfgang Sawallisch.
I Wiener Symphoniker sono l’Orchestra sinfonica e gli ambasciatori culturali responsabili in grande
misura della vita musicale della città. La cura del “suono viennese” e i progetti innovativi, occupano
una posizione centrale nelle attività dell’Orchestra, presentatasi sulla scena nel 1900 con il nome di
Wiener Concertverein con Ferdinando Lowe sul podio e nel corso della sua storia ha dato i natali a
molte opere famose, che ora sono nel repertorio abituale, come la Nona Sinfonia di Bruckner, i GurreLieder di Schönberg, il Concerto per la mano sinistra di Ravel e il Libro con i sette sigilli di Schmidt.
Direttori famosi si sono alternati sul podio, regalando all’Orchestra il suo carattere sonoro speciale:
Bruno Walter, Richard Strauss, Wilhelm Furtwangler, Oswald Kabasta, Georg Szell e Hans
Knappertsbusch, per finire con Karajan e Sawallisch. Sono seguiti Carlo Maria Giulini, Josef Krips,
Gennadi Roshdestwenskji, Rafale Fruhbeck de Burgos, Vladimir Fedosejev e da ultimo Fabio Luisi.
Direttori ospiti sono stati Bernstein, Maazel, Mehta, Abbado, Kleiber, Celibidache. Con l’ingresso
dello svizzero Philippe Jordan come direttore principale nella stagione 2014/15 i Wiener
Symphoniker sono entrati in una nuova era, che avrà un focus speciale sulla musica contemporanea
e sulle commissioni, in collaborazione con gli Artits in Residence. I Wiener Symphoniker eseguono
ogni stagione oltre 150 concerti e rappresentazioni teatrali, di cui la maggior parte ha luogo nelle sale
dei viennesi Konzerthaus e Musikverein. Dal 1946 ogni estate sono l’Orchestra in residence del
Festival di Bregenz, dove suonano alle rappresentazioni operistiche sul lago e in numerosi concerti
sinfonici. Inoltre dal 2006 prestano la loro opera nelle produzioni operistiche del Theater an der Wien,
sottolineando così il loro ruolo di punta nella vita musicale viennese.
ÁDÁM FISCHER
Nato nel 1949 a Budapest, ha studiato composizione e direzione d’orchestra prima a Budapest e poi
nella classe di Hans Swarovsky a Vienna. Un primo impegno è stato come direttore al Teatro
dell'Opera di Graz. In seguito è stato nominato direttore principale all'Opera di Helsinki, al Teatro di
Stato di Karlsruhe e al Bayerische Staatsoper di Monaco. Tra il 1981-1983 è stato Direttore musicale
a Friburgo, tra il 1987-1992 a Kassel, tra il 2000-2005 al Teatro Nazionale di Mannheim. Nel 2007 è
stato nominato direttore artistico della Hungarian State Opera di Budapest. Dirige regolarmente nei
più grandi teatri d'opera in Europa e negli Stati Uniti. L'inizio della sua collaborazione con la
Staatsoper di Vienna risale al 1973. Qui ha diretto molte nuove produzioni. Nel 1984 ha debuttato
all'Opera di Parigi con "Il Cavaliere della Rosa", nel 1986 alla Scala con "Il Flauto Magico", nel 1994
alla Metropolitan Opera di New York con "Otello" e nel 1989 alla Royal Opera House Covent
Garden di Londra con "Il Pipistrello". Nel 2001 ha diretto "L’Anello dei Nibelunghi" per la prima
volta a Bayreuth. Ha collaborato con: Wiener Philharmoniker, Wiener Symphoniker, Orchestra della
Tonhalle di Zurigo, l'Orchestre de Paris, London Philharmonic, London Philharmonia Orchestra, la
Royal Philharmonic, Chicago e Boston Symphony Orchestra, Tokyo Metropolitan Orchestra, NHK
Symphony Orchestra, nonché con la Filarmonica Nazionale Ungherese e l’Orchestra della Radio
ungherese, di cui è direttore principale dal 2006. Nel 1987 è stato co-fondatore del Festival Haydn a
Eisenstadt, dove ha fondato l’Orchestra austro-ungarica Haydn Philharmonie con la quale, tra 1987
e il 2001, ha inciso l’Integrale delle Sinfonie di Haydn nel Castello Esterházy. Le sue incisioni, tra le
quali ricordiamo “La Regina di Saba” di Goldmark e “Il Castello di Barbablù” di Bartok, hanno
ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Dal 1998 è anche direttore principale dell'Orchestra da
Camera nazionale danese a Copenhagen, con ha già eseguito tutte le Opere “serie” di Mozart.
Attualmente è impegnato nella registrazione di tutte le Sinfonie di Mozart.
SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI.
É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE.
WOLFGANG AMADEUS MOZART
SINFONIA N.35 IN RE MAGGIORE K 385 «HAFFNER»
Dopo aver composto circa quaranta Sinfonie fra il 1764 e il 1780, negli ultimi dieci anni della
sua vita Mozart ebbe un rapporto estremamente saltuario con questo genere musicale.
Stabilitosi definitivamente a Vienna nel 1781, per imporsi al pubblico della capitale dovette
concentrarsi soprattutto sulle forme allora più in voga, il concerto per pianoforte e l'opera, e
dedicare le sue residue energie a brani cameristici e vocali di facile vendibilità presso gli editori.
Del resto per le sue molte accademie del periodo 1782-1786 non aveva necessità di scrivere
nuove Sinfonie, visto che poteva ricorrere tranquillamente a quelle scritte negli anni precedenti,
apportando all'occorrenza piccoli cambiamenti nell'orchestrazione e aggiungendo
eventualmente un minuetto a quelle in tre soli movimenti per andare incontro alle abitudini del
pubblico viennese. Così, in quell'ultimo decennio, videro la luce solo sei lavori nel genere
sinfonico - uno nel 1782 (K. 385 "Haffner"), uno nel 1783 (K. 425 "Linz"), uno nel 1786 (K. 504
"Praga") e tre nel 1788 (K. 543, K. 550, K. 551) - ma ciascuno di essi costituisce senz'altro un
capolavoro. Il primo lavoro di questa straordinaria serie, la scintillante ed euforica Sinfonia in re
maggiore "Haffner" K. 385, nacque in realtà come arrangiamento di un lavoro precedente, ma
non di una Sinfonia, bensì di una Serenata. Nel luglio del 1782, infatti, mentre era alle prese con
le prove della Entführung aus dem Serail (che sarebbe andata in scena il 16 di quello stesso mese al
Nationaltheater di Vienna), con i duri contrasti epistolari con suo padre Leopold a proposito
dei suoi progetti nuziali e, nonostante quelli, con i preparativi per il suo matrimonio con
Konstanze Weber (celebrato poi il 4 agosto nel duomo di Santo Stefano a Vienna), aveva
ricevuto dal padre l'invito di comporre al più presto una Serenata per conto di Sigmund
Haffner, figlio del defunto borgomastro di Salisburgo che sei anni prima gli aveva già
commissionato la celebre Serenata K. 250/248b. La nuova Serenata per la famiglia Haffner
nacque dunque in grandissima fretta, in un periodo di attività febbrile, senza che Mozart
potesse dedicarle una particolare attenzione; lo dimostra anche il fatto che quando pochi mesi
dopo, nel febbraio del 1783, ebbe bisogno di una nuova Sinfonia per un accademia da tenersi a
Vienna in marzo e si fece spedire dal padre la partitura della Serenata per poterla «rimodernare»
trasformandola in una Sinfonia, scrisse con meraviglia: «La mia nuova Sinfonia Haffner mi ha
positivamente sorpreso, dato che non me ne ricordavo nemmeno una nota». Gli interventi
apportati da Mozart al brano composto per Salisburgo furono molto semplici: sopprimere due
degli originari sei movimenti che costituivano la Serenata (la Marcia iniziale e il secondo
Minuetto), aggiungere flauti e clarinetti nei movimenti estremi e altri piccoli ritocchi
all'orchestrazione. La Sinfonia K. 385 deve probabilmente il suo brio spensierato e il suo
smagliante colore orchestrale con trombe e timpani proprio al fatto di essere stata concepita
inizialmente come Serenata, genere leggero e di intrattenimento, brillante e disimpegnato per
antonomasia. Ma in realtà proprio la maturità espressiva e la sapienza di scrittura raggiunte in
questo lavoro (tutti i movimenti, tranne il Menuetto, come è ovvio, guardano al modello della
forma sonata), nato con pochissime modifiche dalla costola di una Serenata, la dice lunga sulla
straordinaria evoluzione compiutasi nello stile compositivo di Mozart. L'Allegro con spirito si
impone fin dal perentorio e trascinante salto d'ottava iniziale, da cui trae vita l'intero
movimento, come una pagina solare e dai colori sfavillanti, ricca di energia e buonumore. Dopo
un Andante delicato e poetico e un breve e vigoroso Menuetto, si giunge al Finale (Presto), un
movimento di irresistibile vivacità ritmica e coloristica, costruito fondendo la forma sonata con
quella di rondò e basato su continui contrasti tra forte e piano, il cui tema d'apertura cita quasi
letteralmente l'aria di Osmin nel terzo atto della coeva Entführung, «Ha! Wie will ich
triumphieren».
SINFONIA N. 36 IN DO MAGGIORE K 425 «LINZ»
In una lettera del 31 ottobre 1783 Mozart scriveva al padre: «Martedì 4 novembre darò un
concerto in teatro, ma, non avendo portato con me nessuna Sinfonia, ne sto componendo una
a gran velocità, perché devo terminarla per questa data». Il concerto era fissato nella città di
Linz, dove egli si trovava di passaggio durante il viaggio che da Salisburgo lo avrebbe portato a
Vienna. Per completare un programma di musiche già stilato mancava solo un pezzo d'apertura,
sicché ci si rivolse a lui. Mozart lo scrisse frettolosamente, in poco meno d'una settimana,
aggiungendo al suo catalogo una pagina bifronte, un'opera che, mentre si congeda dal
sinfonismo della Haffner, si affaccia sul misterioso silenzio di tre anni in cui matura la stagione
delle ultime quattro Sinfonie. La Sinfonia di Linz K. 425 formula a pagine alterne il debito del
suo autore nei confronti dell'arte di Joseph Haydn. Fuori dettaglio, lo spirito del collega
suggestiona il concepimento di un'introduzione lenta all'Allegro iniziale, una strategia che, fra il
1780 e il 1782, Haydn aveva praticato in una dozzina di occasioni. Quello della Linz non è
ancora il complesso ed esteso corpo che prelude la Sinfonia di Praga, ma ne è l'esplicito
presupposto. Nondimeno, la concezione haydniana e quella mozartiana differiscono nella
sostanza. Se infatti, per il primo l'accumulo della tensione sortisce dal sottile incunearsi di stralci
melodici che acquisteranno piena voce solo nell'Allegro, nel salisburghese la porta per trattenere
l'esondazione del materiale tematico è chiusa dal giro di chiave dell'armonia, dal progressivo
intricarsi della dimensione verticale della musica. Nella Linz il digradare del basso è la guida
meno ovvia per un rapido disorientamento della percezione auditiva. Con ciò, l'introduzione di
Mozart (Adagio) avanza promesse d'una temperie emotiva che nel seguito dell'opera saranno
con puntualità mantenute. Gli unisoni che inaugurano la pagina paiono l'obbligata concessione
a un'opera che, come si è detto, era d'apertura a un'accademia musicale. Le trombe e i timpani
ne rappresentano il giusto corredo. Ma l'altro volto è quello del ripiegamento su sonorità intime
quali sono preannunciate dal delicato motivo lanciato dai fagotti e dall'oboe. In conclusione, è
fra questi due poli, l'appariscente e il preziosismo fuggevole, che la Linz divarica le sue maniere.
Il gesto monumentale è ribadito poco dopo nell'Allegro, dove il tema principe, affidato
inizialmente al quartetto degli archi su una sonorità tenue, è replicato dal clangore della piena
orchestra: si tratta di un'esplosione che poi giustifica il seguente passo marziale sui bassi
passeggiati di viole e violoncelli, nonché l'episodio di musica turca in minore che fonda il
secondo tema. Ma l'elemento tematico decisivo della Sinfonia in do maggiore si leva nelle
misure conclusive dell'esposizione, sulle corde dei violini primi. Sembra un effimero tessuto
connettivo, materiale anodino, e invece nello sviluppo acquista un ruolo prioritario, degno d'un
ancor più vasto credito al termine della ripresa, in corrispondenza della nobile coda. Il secondo
movimento, Poco adagio, in fa maggiore, mantiene curiosamente i timpani, ma fa anche un uso
dei fiati assolutamente estraneo alla prassi del puro rivestimento coloristico, consentendogli
invece di interagire con gli archi. È specialmente l'episodio centrale che avanza i momenti di
maggiore bellezza. In realtà, si tratta di una sezione di sviluppo, ma sono le scale ascendenti
seguite da un doppio salto d'ottava che fendono drammaticamente la pagina. Il Minuetto si
muove ancora al passo di Haydn, tradito da un andamento rustico e pesante, scandito
ritmicamente dal battito cadenzato delle percussioni. Col Trio l'atmosfera cambia, in grazia di un
decisivo alleggerimento. Il Presto finale possiede un primo tema di piglio operistico,
drammatizzato di nuovo dalla contrapposizione del quartetto degli archi con l'orchestra nella
sua interezza. Talvolta l'invenzione indugia in passi di routine, ma l'affiorare del secondo tema
segna l'episodio più originale dell'intera Sinfonia: nella tonalità della dominante si leva un
disegno di tre crome che ripiega puntualmente su se stesso.
SINFONIA N. 38 IN RE MAGGIORE K 504 «PRAGA»
La Sinfonia «Praga» fu completata da Mozart il 6 dicembre del 1786 e deve il suo nome alla città
nella quale fu eseguita per la prima volta, il 19 gennaio dell'anno successivo. Mozart aveva
trovato a Praga la considerazione e il successo di pubblico che non riusciva a ottenere a Vienna,
dove il suo sostentamento continuava a basarsi essenzialmente sulle lezioni private e sulle
accademie; in una lettera all'amico Gyrowetz che partiva per l'Italia troviamo queste parole
eloquenti: «Oh uomo fortunato! Come sarei felice di viaggiare con Lei! Guardi, devo ancora
dare una lezione per guadagnare qualcosa!». Questa situazione determinò, per reazione, una
profondità di pensiero creativo ancora maggiore; come scrisse il biografo mozartiano, Hermann
Abert: «La sua concezione del mondo si allontanò poco a poco da quanto lo circondava e la sua
arte divenne sempre più soggettiva; il lato passionale, "demoniaco" della sua natura prese il
sopravvento, come dimostra tra l'altro l'arricchimento armonico e contrappuntistico della sua
scrittura». Il monumentale movimento di apertura della “Praga” (Adagio - Allegro), il più ampio
brano sinfonico composto da Mozart, rappresenta una delle più eloquenti dimostrazioni delle
affermazioni di Abert. La maestosa Introduzione, con la sua complessità armonica e la densità del
discorso tematico, richiama alcune atmosfere del “Don Giovanni”, l'opera che Mozart avrebbe
composto proprio per il Teatro Nazionale di Praga (in quello stesso 1787 che vide la prima
esecuzione della Praga): la seconda parte dell'Introduzione, in particolare, con il colore cupo del
modo minore e l'alternanza tra piano e forte, sembra anticipare la musica legata al
Commendatore (dall’opera Don Giovanni). L'orizzonte si rasserena di colpo all'inizio
dell'esposizione con il ritorno al modo maggiore. Il tema principale è formato da diversi motivi:
la sincope dei violini primi, il cantabile dei secondi, viole, celli e bassi, anch'esso sincopato, un
motivo in crome ribattute dei violini primi e un elemento discendente dì flauti e oboi che non
riapparirà più nell'esposizione, ma costituirà il materiale principale dello sviluppo. Non meno
complessa è la successiva sezione, il cui inizio è segnato dal forte dell'intera orchestra, costituita
da tre motivi che torneranno più volte, quasi a mo' di ritornello. La transizione verso la tonalità
della dominante non è altro che una zona di elaborazione di alcuni dei motivi che aprivano
l'esposizione. Il secondo tema, di pacato lirismo, viene subito ripetuto nel modo minore,
ricollegandosi così idealmente all'Introduzione. L'episodio che conclude l'esposizione è basato sui
tre motivi a piena orchestra che chiudevano, posti in diverso ordine e inframmezzati da
un'ultima apparizione del tema principale. Lo sviluppo si basa inizialmente sulla combinazione e
l'elaborazione di due motivi: quello discendente visto all'inizio dell'esposizione, poi mai più
riapparso, e il ribattuto di crome del quale si è sottolineata la parentela con il “Flauto Magico”.
Allorché ricompaiono i tre motivi «ritornello» sembra che ci si avvii verso la ripresa, ma la
ricomparsa del tema principale è soltanto una falsa ripresa, come evidenzia il repentino
passaggio al modo minore: si tratta in sostanza di una rìtransizione tra lo sviluppo e la vera
ripresa, che è leggermente modificata e abbreviata rispetto all'esposizione. Il primo elemento
tematico del secondo movimento (Andante) ha evidenti rapporti di parentela con uno dei motivi
principali del movimento di apertura e nella sua prosecuzione si caratterizza per un ricco
cromatismo che informerà di sé gran parte del brano. Il secondo elemento del primo gruppo
tematico, un motivo balzante esposto dagli archi all'unisono, viene poi brevemente elaborato.
Le tensioni armoniche giungono al loro apice nello sviluppo, nel quale sono i motivi del primo
gruppo a venire riccamente elaborati in un discorso sempre più teso e drammatico, prima che la
ripresa riporti alla serenità iniziale. La Praga è priva di Minuetto. Molte congetture sono state fatte
al riguardo, nessuna delle quali appare del tutto soddisfacente. Ci si limiterà qui a sottolineare
come Mozart avesse già operato altre volte una scelta di questo genere, a esempio nella Sinfonia
in sol maggiore K. 318 e in quella in do maggiore K. 338. Nel Finale (Presto) ritroviamo per alcuni
aspetti la complessità formale del movimento di apertura: a partire dal secondo tema il
succedersi degli episodi ricalca l'esposizione e porta alla sonora e festosa conclusione.
PROSSIMI CONCERTI
Mercoledì 27 maggio 2015 - ore 21.00 (Biblioteca Umanistica - Corso Garibaldi 116 - Milano)
(CONCERTO FUORI ABBONAMENTO)
Liuto PEYMAN KAFSHDOOZHA
Musiche di J. S. BACH
Biglietti: Posto unico € 1,00
Mercoledì 27 maggio 2015 - ore 20.30 (Auditorium San Fedele - P.zza San Fedele, 4 Milano)
(CONCERTO FUORI ABBONAMENTO a favore di “Emmerouge”)
Pianista PIER FRANCESCO FORLENZA - Violinista PAOLO ZORDANAZZO Violoncellista ALEX JELLICI
“Chiaroscuri”
L. V. BEETHOVEN Sonata per vl. e pf. in fa magg. op. 24 “Primavera”- C. DEBUSSY Sonata per vl. e pf. - F.
SCHUBERT Trio in mi bem. magg. op. 100
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 10,00
Mercoledì 3 giugno 2015 - ore 21.00 (Teatro Dal Verme)
(Valido per Serie A+F; F; COMBINATA1; F1; ORFEO 1)
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI – Dir. e Solista ALEXANDER LONQUICH – Pianista
CRISTINA BARBUTI
L. v. BEETHOVEN Sonata op. 90 - J. BRAHMS Seconda Serenata per pianoforte a quattro mani (trascr. di J.
Brahms) - L. v. BEETHOVEN Concerto n.5 in mi bemolle maggiore op. 73 “Imperatore”
Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00
Lunedì 8 giugno 2015 - ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio)
(Valido per Serie A+F; F; COMBINATA 2; F2; ORFEO 2)
Violinista ILYA GRINGOLTS
N. PAGANINI Capricci 1 – 2 – 3 – 4 - S. SCIARRINO 6 Capricci - N. PAGANINI Capricci 19 – 20 –
21 – 22 – 23 – 24 - E. YSAYE Sonata n. 5
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
«GLI AMICI PROPONGONO …»
Nell’ambito del “Nordic Festival 2015: I Boreali”
* Teatro Filodrammatici - via Filodrammatici, 1 - Milano
Sabato 30 maggio 2015 - ore 20.30
«Acts Deeply Voiced»
Una performance di teatro-danza dedicata a J. Sibelius, nel 150° anniversario della nascita.
Biglietti: Intero € 13,00 - Ridotto € 10,00
Biglietteria SERATE MUSICALI
* Mostrami Factory @Folli 50.0 - via Folli, 50 - Milano
Domenica 31 maggio 2015 - ore 19.30
«Omaggio a Sibelius» Concerto dell’Orchestra finlandese di Imatra.
Biglietti: Ingresso libero
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario Valeria Bonfante
Hans Fazzari
Isabella Bossi Fedrigotti
***
Roberto Fedi
Soci Fondatori
Ugo Friedmann
Carla Biancardi
Camilla Guarneri
Franco Cesa Bianchi
Vincenzo Jorio
Giuseppe Ferreri
Lucia Lodigiani
Emilia Lodigiani
Mario Lodigiani
Enrico Lodigiani
Paolo Lodigiani
Luisa Longhi
Maria Candida Morosini
Stefania Montani
Rainera e Mario Morpurgo
Gianfelice Rocca
G.B. Origoni Della Croce
Luca Valtolina
Adriana Ragazzi Ferrari
Amici Benemeriti
Giovanna e Antonio Riva
Alvise Braga Illa
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Tolluto
Ulla Gass
Maria Luisa Vaccari
Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina
Erika Rottensteiner
Beatrice Wehrlin
Società del Giardino
Soci
Amici
Antonio Belloni
Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci
Umberto Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Maria Brambilla Marmont
Carlo e Angela Candiani
Giancarlo Cason
Nicoletta Colombo
Egle Da Prat
Piero De Martini
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Silvana Fassati
Carlo e Anna Ferrari
Giuliana File Finzi
Bianca e Roberto Gabei
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Eugenia Godani
Ferruccio Hurle
Giuliana e Vittorio Leoni
Maurizia Leto di Priolo
Giuseppe Lipari
Gabriella Magistretti
Eva Malchiodi
Giuseppina Maternini
Lucia ed Enrico Morbelli
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Denise Petriccione
Giuseppe Pezzoli
Gian Pietro Pini
Giustiniana Schweinberger
Antonietta Scroce
Paola e Angelo Sganzerla
Maria Luisa Sotgiu
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Mediaset
Quirino Principe
Giuseppe Barbiano di
Gianfelice Rocca
Belgiojoso
Fondazione Rocca
Ugo Carnevali
Carlo Sangalli
Roberto De Silva
Fondazione Cariplo
Roberto Formigoni
Luigi Venegoni
Gaetano Galeone
Giuseppe Ferreri
Società del Giardino
Banca Popolare di Milano
Gianni Letta
Camera di Commercio di
Mario Lodigiani
Milano
Roberto Mazzotta
Publitalia
Francesco Micheli
*****
Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco
Silvio Garattini
Robert Parienti
Martha Argerich
Marina Berlusconi
*****
Cecilia Falck
Vera e Fernanda Giulini
Emilia Lodigiani
Maria Grazia Mazzocchi
Conservatorio G. Verdi Milano
Francesca Colombo
Stefania Montani
Cristina Muti
Simonetta Puccini
Rosanna Sangalli
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky
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