Aprile 2009 - Anno 11 (n° 125)
Mensile della
Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco
VI SUPPLICHIAMO IN NOME DI CRISTO:
LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO
Questa è la buona notizia; il Regno di
Dio non è più solo da attendere nel
futuro: “è in mezzo a voi”. Per entrarvi
bisogna credere all’amore di Dio Padre
che si manifesta attraverso Gesù
convertirsi dal peccato, che è radice di
tutti i mali. Ce lo ha ricordato il
sacerdote con un pizzico di cenere sul
capo
all’inizio
della
Quaresima.
Conversione: è una parola che non ci
sorprende più, tante sono le volte che
l’abbiamo sentita risuonare nelle nostre
riunioni, anche perché siamo portati a
pensare che debbano essere gli altri a
convertirsi. Tutto sommato a noi
sembra di essere dei buoni cristiani. E
questa è pericolosa presunzione, se
pensiamo che i santi erano i primi a
sentire il bisogno di convertirsi, perché
ogni giorno scoprivano nella loro vita
qualcosa che non era ancora del tutto
secondo Dio. Figuriamoci noi che santi
non siamo. Davvero se diciamo che
siamo senza peccati, inganniamo noi
stessi, e la verità non è in noi. Se
riconosciamo i nostri peccati, Dio che è
fedele e giusto ci perdonerà i peccati e
ci purificherà da ogni colpa. Si esige
però una specie di salutare “lavaggio di
cervello”, fatto secondo gli schemi del
pensare – sentire - agire del Vangelo,
senza trucchi, né riserve e questo non
avviene una volta per tutte; la nostra
conversione non sarà mai abbastanza
compiuta, siamo chiamati a viverla
continuamente. Ogni anno, ogni giorno
della nostra vita, deve essere un esame
di coscienza di fronte al Vangelo, una
confessione del nostro peccato, un
riconoscimento dell’amore di Dio su di
noi. Si tratta di un vero e proprio
passaggio dall’egoismo all’amore, dalla
difesa al dono di sé; san Paolo usa
espressioni come “morire e risorgere”,
“uomo vecchio e uomo nuovo”, “nuova
creatura”. La conversione è una novità
continua, progressiva, incalzante,mai
realizzata appieno, un cambiamento
continuo. Vivere è cambiare, e essere
perfetto è aver cambiato spesso.
invece che pensare al passato, si
proietti verso l’avvenire e rinnovi, con
l’aiuto di Dio, la sua vita”. Citai in
quell’occasione san Francesco di Sales,
che
parla
delle
“nostre
care
imperfezioni”. Spiegai: Dio detesta le
mancanze, perché sono mancanze.
D’altra parte, però, in un certo senso,
ama le mancanze in quanto danno
occasione a lui di mostrare la sua
misericordia e a noi di restare umili e di
capire e compatire le mancanze del
prossimo.
Non si tratta di cambiare per cambiare:
questo sarebbe instabilità; si tratta di
aprirsi incessantemente alla novità di
vita portata da Cristo. Solo chi si
converte ogni giorno si fa santo. E
dopo il riconoscimento dei propri
peccati, c’è un gesto che rende
manifesta la volontà di convertirsi:
è la confessione dei peccati che
diventa
proclamazione
della
misericordia di Dio.
Conversione e confessione non hanno
mai fine, non solo perché non cessiamo
di averne bisogno, ma soprattutto
perché Dio non smette mai di chiamarci
pazientemente di attirarci nell’orbita del
suo amore per farci diventare creature
nuove. Così scrive san Paolo : “quando
uno è unito a Cristo è una creatura
nuova: le cose vecchie sono passate:
tutto è diventato nuovo. E questo viene
da Dio che ci ha riconciliati con sé per
mezzo di Cristo… “Vi supplichiamo in
nome
di
Cristo:
lasciatevi
riconciliare con Dio”. Davanti a noi
c’è l’opportunità della confessione in
occasione della Pasqua. Questa è la
nostra certezza: Dio ha pietà di chi si
pente e dona la usa pace a chi si
converte;solo così possiamo giungere
completamente rinnovati a celebrare la
Pasqua di Resurrezione. Giunga a tutti
un sincero augurio di Buona Pasqua!
+++++++
“RADICATI E FONDATI
IN CRISTO,
SALDI NELLA FEDE”
Don Giuseppe
PAPA LUCIANI E LA COSCIENZA
DI ESSERE UMILI PECCATORI
“Il mondo ha bisogno di una “speranza
salda e affidabile”: non di un ideale o di
un sentimento, ma di una persona
viva, Gesù Cristo”. È questo uno dei
messaggi che il Papa lancia ai giovani
per la XXIV Giornata Mondiale della
Gioventù.
La speranza, infatti, dovrebbe essere al
centro della nostra vita e della nostra
missione di cristiani. Soprattutto ai
nostri giorni. Soprattutto per noi
giovani. Noi che siamo chiamati, tutti i
giorni, ad affrontare gli ostacoli che la
Qualcuno dirà: ma se io sono un
povero peccatore? Gli rispondo come
risposi ad una signora sconosciuta, che
s’era confessata da me molti anni fa.
Essa era scoraggiata perché – diceva aveva. avuto una vita moralmente
burrascosa “Posso chiederle – dissi –
quanti anni ha?”. “Trentacinque”.
“Trentacinque! Ma lei può viverne altri
quaranta o cinquanta e fare ancora un
mucchio di bene. Allora, pentita com’è,
2
del
mondo,
che
hanno
vissuto
positivamente l’incontro con lo Spirito
Santo.
La
gioia
della
festa
e
l’entusiasmo spirituale, sperimentati
durante quei giorni, sono stati un
segno eloquente della presenza dello
Spirito di Cristo. Nella speranza di
rivivere quell’atmosfera, è stato, nel
frattempo, lanciato anche un altro dei
messaggi per la nuova giornata
mondiale della gioventù: “Radicati e
fondati in Cristo, saldi nella fede”. I
giovani saranno, dunque, guidati dalle
parole di Paolo per tutto il loro
cammino che parte adesso per vivere i
momenti più significativi a Madrid. Il
personaggio che è stato scelto per la
prossima GMG è l’esempio che la
Chiesa vuole proporre a tutti i giovani.
Paolo, infatti, dopo una vita “mondana”
vive un forte momento di conversione
che lo porterà a riporre tutta la sua
fede in Cristo che diventerà parte
fondamentale della sua vita ed, inoltre,
ad iniziare un’evangelizzazione dei
popoli.
Come lui, anche tutti i giovani, devono
riuscire a far diventare Gesù la “nostra
grande e vera speranza” e attraverso
un impegno spirituale, apostolico e
sociale, cercare di testimoniarlo e
trasmetterlo agli altri.
vita ci presenta: difficoltà negli studi,
mancanza di lavoro, incomprensioni in
famiglia, crisi nelle relazioni di amicizia
o nella costituzione di una coppia,
problemi di salute o disabilità.
Ed è proprio in questi momenti difficili,
in particolare, che Papa Benedetto
XXVI ci esorta ad attingere e a cercare
nel nostro cuore la speranza, per
poterla tenere viva in noi; le sole
qualità personali e i beni materiali non
bastano ad assicurarla negli animi
umani. Ciò di cui abbiamo bisogno lo
dobbiamo ricercare in Dio e non in noi
stessi.
Chiaro e forte diventa, quindi, il
richiamo della Parola di Dio: “Maledetto
l’uomo che confida nell’uomo e pone
nella
carne
il
suo
sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore”.
Per avvicinare il nostro animo a Lui,
invece, dobbiamo prima di tutto
liberare il nostro cuore e dimostrarci
aperti e desiderosi all’accoglienza.
E una delle tappe che spesso i giovani
vivono come preparazione a questo
cammino verso l’amore e la vera
speranza donataci da Dio è la GMG. E,
appunto
perché
considerato
un
momento molto importante per la
crescita cristiana di un giovane, il Papa
cerca di tenere viva la nostra
partecipazione e l’attenzione. Trascorsi,
infatti, pochi mesi dalla scorsa giornata
dei giovani di Sydney, Benedetto XXVI
ha voluto dedicare la celebrazione
eucaristica del 5 aprile, in piazza San
Pietro alla consegna della croce che è
stata in Australia nel 2008, ai giovani
dell’Arcidiocesi di Madrid. Questo è un
piccolo simbolo che porta con sé un
grande
significato:
un
impegno
costante dedicato alla preparazione
della celebrazione della GMG che si
terrà nel 2011 nella capitale spagnola.
Dopo il grande evento dello scorso
anno, ha commentato il Papa, il ricordo
è ancora presente nel pensiero di tutti
quei giovani, provenienti da ogni parte
Erika
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c’è un passaggio anche di personalità, si
staccano dai genitori e cercano la
“solidarietà” in un gruppo ad immagine e
somiglianza e si attaccano a valori
superficiali (vedi vestirsi solo con cose di
marca o vestirsi tutti uguali).
I RAGAZZI
E LA SESSUALITA’
Per aiutare i nostri figli a vedere la
sessualità
come
affettività
bisogna
cercare di dialogare senza tabù e senza
disagio. A volte siamo per primi noi
genitori in difficoltà ad affrontare questi
discorsi e facciamo in modo che gli amici
dei nostri figli spieghino loro la sessualità
magari danno nozioni sbagliate o
eccessive. Certo a volte dialogare è
difficile proprio perché solo loro che si
chiudono e non ci permettono di entrare
in argomento, ma con pazienza e
trovando i momenti favorevoli bisogna
cercare di confrontarsi e parlare senza
vergogna
tranquillamente,
dare
informazioni
con
comprensione
rispettando l’autostima dei nostri ragazzi.
Al giorno d’oggi assistiamo ad un
abbassamento
dell’età
del
primo
rapporto e la verginità viene vissuta
come una cosa negativa invece di
pensare che la verginità è un cammino
che si fa con una persona che si vuole
veramente bene per arrivare a costruire
qualcosa di importante.
Questi esempi negativi ci vengono dati
dalla televisione perciò il nostro compito
di genitori è spiegare loro perché sono
sbagliati
e
cambiando
programma
televisivo se non adatto.
Infine un concetto importante è quello
che a non dare regole non si hanno
problemi con i figli, anzi, ma soprattutto
per il proprio figlio questo atteggiamento
vuol dire che di LUI NON CE NE IMPORTA
NIENTE! FACCIA QUELLO CHE VUOLE!
Ultimo pensiero è che non si può essere
confidenti e amici dei nostri figli, perché
questo comporta un’insicurezza nel figlio.
Bisogna dare un certo tipo di indirizzo o
modello.
Nell’ incontro mensile organizzato dal
Circolo “NOI” della nostra Parrocchia per
i genitori, si è trattato il tema: I ragazzi
e la sessualità” relatore della serata il
dott.
Fabrizio
Varalta,
psicologopsicoterapeuta presso il CERRIS dell’Ulss
20 di Verona un centro che si occupa di
problematiche relative ad abuso sui
minori e inoltre a relazioni con genitori in
affido e genitori adottivi.
Il dott. Varalta subito ci chiarisce un
fondamento dell’educazione e cioè che
nell’educare ci vogliono regole autorevoli
perché chi cresce ha dei confini da
rispettare. Poche regole, ma chiare e
siano uniformi e concordi tra i genitori.
Infatti tutti i casi di attualità che si
sentono sempre più spesso in tv e nei
giornali, succedono perché non ci sono
più regole da rispettare. I giovani di oggi
vivono la loro sessualità senza affettività.
Sono sempre più alla ricerca di qualcosa
da imitare nel modo di vestirsi in tv, nel
modo di comportarsi nella moda e sui
giornali e nel provare al più presto certe
situazioni per non perdere il passo con i
propri coetanei. Ecco che anche la
sessualità rientra in questo esempio.
Infatti la vivono non come qualcosa da
curare, e difendere e vivere con affetto
ma come qualcosa da provare sempre
più in anticipo rispetto ai loro amici, solo
come un piacere momentaneo. Negli
adolescenti cambiando il proprio corpo,
Anna
4
tempo, dire loro con umiltà “mi informo
perché adesso non so come risponderti”,
ma dare comunque sempre una risposta
perché
per
educare
è
necessario
continuare a mantenere un ruolo
genitoriale. I figli non hanno bisogno di
amici ma di modelli, di riferimenti certi.
La fiducia non c'entra quando c'è bisogno
di regole; se non si è capaci di imporre
dei criteri di scelta il figlio penserà che al
genitore non importi niente di lui perché
niente gli viene trasmesso. Le domande
sulla sessualità che arrivano dai figli non
vanno mai banalizzate o prese con
ironia, perché derivano da una situazione
di ansia legata alla corporeità e ad un
momento difficile che il ragazzo sta
vivendo. Qui è necessario fargli capire
che il sesso non è un modo per
dimostrare il proprio essere, ma una
tappa legata dall'affettività, dove la
disgiunzione di amore e rapporto fisico è
espressione di un disagio. Quando il
legame tra due persone è solo di
attrazione corporea non è vero amore
ma una scelta di tipo consumistico dove
difendersi da possibili complicazioni di
tipo affettivo. Quelle sì che, certamente,
comportano impegno e responsabilità,
ma portano l'individuo a crescere con
saldi valori personali.
I RAGAZZI
E LA SESSUALITÀ
Fin dai primi anni il bambino inizia a
conoscere il suo corpo e a sentire il
bisogno di gestire questo corpo. Per
crescere ha bisogno di individuarsi nei
suoi genitori e l'espressione della sua
corporeità
è
strettamente
legata
all'affettività. Col passaggio dall'infanzia
all'adolescenza
questo
bisogno
di
identificazione nell'adulto è sempre più
forte, ma mentre un tempo esistevano
tappe che segnavano lo stacco da
ragazzo ad adulto (servizio militare, fine
degli studi, entrata nel modo del
lavoro...) oggi per compiere questa fase
di passaggio non resta che esprimerla
attraverso la sessualità. Vivere il sesso
precocemente, oggi per i ragazzi è
dimostrare agli altri che si è diventati
adulti e la trasgressione esprime un “io ci
sono”, un modo di esserci. Purtroppo non
sempre i ragazzi sono preparati a vivere
coscientemente la loro sessualità, perché
questo avviene in un periodo difficile
della loro vita in cui avvengono
cambiamenti repentini del proprio corpo
che spesso faticano ad accettare, devono
adattarsi a nuove condizioni di vita e a
nuovi amicizie... La compagnia dove il
ragazzo si integra non è un caso ma una
scelta personale che egli fa in base alla
stima che ha di sé stesso. Più ha avuto
risposte dai suoi genitori e meno avrà
bisogno di ricercare informazioni sul
sesso
dagli
amici,
che
spesso
trasmettono
concetti
distorti
ed
estremizzati. Purtroppo tante volte
arrivano ai genitori richieste implicite od
esplicite riguardo ai loro dubbi sulla
sessualità, ma i disagi che i genitori
hanno vissuto loro stessi sono quelli che
impediscono di dare ai figli risposte
adeguate. I figli non sono mai troppo
piccoli per ricevere un'informazione,
perché quando fanno la domanda sono
già pronti a ricevere la risposta. Se
l'emotività o l'imbarazzo bloccano il
genitore, è giusto che si possa prender
Chiara
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Ogni pluralità di orientamenti e di
soluzioni che scaturisce dalle diversità
delle circostanze debbono essere però
moralmente accettabili.
Il cristiano infatti, che Dio ha lasciato
libero e responsabile davanti alle
soluzioni
concrete
delle
realtà
temporali, è chiamato a dissentire da
una concezione di relativismo morale,
nociva per la stessa vita democratica.
La quale ha bisogno di fondamenti
veri e solidi, vale a dire, di principi
etici che per la loro natura e il loro
ruolo fondamentale nella vita sociale
non sono “negoziabili”.
L’impegno dei cattolici nella politica si
richiama direttamente alla dottrina
morale e sociale cristiana, che ha
come fondamento la centralità della
persona. Ogni comunità che non
ponesse alla sua base una retta
concezione della persona sarebbe
costruita
su
una
struttura
democratica alquanto fragile, perché
è il rispetto della persona stessa che
rende possibile la partecipazione
democratica.
L’azione politica si confronta con
principi morali che non ammettono
deroghe, eccezioni o compromesso
alcuno. L’impegno si fa quindi più
evidente e carico di responsabilità
dinanzi
a
esigenze
etiche
fondamentali e irrinunciabili: è in
gioco l’essenza dell’ordine morale, al
servizio della persona e del bene
comune, nel rispetto della giustizia
sociale, del principio di solidarietà
umana e di quello di sussidiarietà, in
vista della costruzione del bene
comune della comunità e della società
stessa.
QUI HABET AURES
AUDIENDI, AUDIAT!
La vita in un sistema politico
democratico non potrebbe svolgersi
proficuamente
senza
l’attivo,
responsabile,
generoso
coinvolgimento da parte di tutti,
cristiani compresi,
“sia pure con
diversità e complementarità di forme,
livelli,
compiti
e
responsabilità”
(Giovanni Paolo II – Crhistifideles laici
n° 42).
Le attività politiche mirano infatti
volta per volta alla realizzazione
estremamente concreta del vero bene
umano e sociale in un contesto
storico,
geografico,
economico,
tecnologico
e
culturale
ben
determinato.
Sul piano della militanza politica
concreta, il carattere di alcune scelte
in ambito sociale, le strategie per la
realizzazione di un determinato valore
di fondo, le possibilità diverse di
interpretare le teorie politiche, la
complessità stessa della politica
portano generalmente a una pluralità
di liste, civiche o di partito, all’interno
delle quali i cattolici possono scegliere
di esercitare il loro diritto-dovere di
costruzione della vita civile della
comunità.
Principi tratti dalla Nota dottrinale,
approvata dal Sommo Pontefice Giovanni
Paolo II, nella sessione ordinaria del
21.11.2002 della Congregazione per la
Dottrina della Fede.
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La prima omelia contiene anche il
suo testamento spirituale che, come
Lui afferma, lascia a tutti noi come
messaggio di amore per il prossimo.
Anche Sua Ecc. il Vescovo l'ha
voluto ricordare come Colui che ha
vissuto
mettendo
in
pratica
1'insegnamento
evangelico
della
carità per aiutare tutti quelli che si
presentavano alla sua porta senza
curarsi dell' orario e della sua
stanchezza fisica: sempre disponibile
a mettersi in ascolto dei guai di tutti,
distribuendo semplici e sagge parole
e, talvolta, anche aiuti economici.
Ha continuato nell'indicarlo come un
vero
esempio
di
carità,
di
benevolenza e di paternità verso il
prossimo. Ringraziamo Dio per averci
fatto
dono
di
questo
mirabile
sacerdote che, a Pai come a
Bardolino, si è sempre e solo speso
per il bene degli altri.
Chi fosse interessato ad avere una
copia del libretto lo può trovare nella
chiesa
Parrocchiale
di
Pai
in
concomitanza con le celebrazioni
eucaristiche
oppure
chiedendo
direttamente
al
presidente
dell'associazione.
GRAN FOLLA
IN CHIESA A PAI
IN RICORDO
DI DON GIOVANNI
Nella chiesa di San Marco Evangelista,
traboccante di fedeli sabato 28
febbraio 2009, si è commemorato il
sesto anniversario della morte di don
Giovanni Andreoli già parroco di Pai
dal 1978 al 2003, anno della sua
morte.
Prima della S. Messa concelebrata da
sua Eccellenza Mons. Andrea Veggio e
da don Giuseppe Cacciatori parroco di
Torri e Pai è stato presentato un
nuovo libretto quale raccolta delle
omelie che il caro parroco ha tenuto
durante il suo servizio pastorale alla
comunità.
La scritta posta all'interno della
chiesa, sopra la porta d'ingresso "QUI
SI ENTRA PER AMARE DIO E SI ESCE
PER AMARE IL PROSSIMO" è stata
scelta per titolare il volumetto
presentato
da
Giorgio
Bertelli,
presidente della nuova associazione
"Amici di Don Giovanni Andreoli", sorta
per poter raccogliere il maggior
numero di testimonianze al fine
d'iniziare la causa di beatificazione del
nostro sacerdote.
Convinti che sia proprio questo il
modo migliore per ricordarlo e per
rendergli grazie di quanto ha fatto
per noi anche quando già molto
ammalato si donava agli altri senza
riserve.
Il libretto rispecchia fedelmente il
formato dei quaderni che Don Giovanni
usava per stendere le sue omelie ed è
impostato seguendo il calendario
liturgico cioè partendo dall'Avvento
per arrivare alla festività di Cristo Re.
Daniele
7
crisma. E' un momento quanto mai
importante per la vita di ogni comunità
diocesana che, raccolta attorno al suo
Pastore, rinsalda la propria unità e la
propria fedeltà a Cristo, unico Sommo ed
Eterno Sacerdote. Alla sera, nella Messa in
Cena Domini si fa memoria dell'Ultima
Cena quando Cristo si è dato a tutti noi
come nutrimento di salvezza, come
farmaco di immortalità: è il mistero
dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita
cristiana. In questo Sacramento di
salvezza il Signore ha offerto e realizzato
per tutti coloro che credono in Lui la più
intima unione possibile tra la nostra e la
sua vita. Col gesto umile e quanto mai
espressivo della lavanda dei piedi, siamo
invitati a ricordare quanto il Signore fece
ai suoi Apostoli: lavando i loro piedi
proclamò in maniera concreta il primato
dell'amore, amore che si fa servizio fino al
dono di se stessi, anticipando anche così il
sacrificio supremo della sua vita che si
consumerà il giorno dopo sul Calvario.
Secondo una bella tradizione, i fedeli
chiudono il Giovedì Santo con una veglia
di preghiera e di adorazione eucaristica
per rivivere più intimamente l'agonia di
Gesù al Getsemani.
Il Venerdì Santo è la giornata che fa
memoria della passione, crocifissione e
morte di Gesù. In questo giorno la liturgia
della Chiesa non prevede la celebrazione
della Santa Messa, ma l'assemblea
cristiana si raccoglie per meditare sul
grande mistero del male e del peccato che
opprimono l'umanità, per ripercorrere, alla
luce della Parola di Dio e aiutata da
commoventi gesti liturgici, le sofferenze del
Signore che espiano questo male. Dopo
aver ascoltato il racconto della passione di
Cristo, la comunità prega per tutte le
necessità della Chiesa e del mondo, adora
la Croce e si accosta all'Eucaristia,
consumando le specie conservate dalla
Messa in Cena Domini del giorno
precedente. Come ulteriore invito a
meditare sulla passione e morte del
Redentore e per esprimere l'amore e la
partecipazione dei fedeli alle sofferenze di
Cristo, la tradizione cristiana ha dato vita
a varie manifestazioni di pietà popolare,
processioni e sacre rappresentazioni, che
IL TRIDUO PASQUALE:
CHE COS'È?
Siamo giunti alla vigilia del Triduo
Pasquale. I prossimi tre giorni, giovedì,
venerdì e sabato, vengono comunemente
chiamati "santi" perché ci fanno rivivere
l'evento centrale della nostra Redenzione;
ci riconducono infatti al nucleo essenziale
della fede cristiana: la passione, la morte e
la risurrezione di Gesù Cristo. Sono giorni
che potremmo considerare come un unico
giorno: essi costituiscono il cuore ed il
fulcro dell'intero anno liturgico come pure
della vita della Chiesa. Al termine
dell'itinerario quaresimale, ci apprestiamo
anche noi ad entrare nel clima stesso che
Gesù visse allora a Gerusalemme.
Vogliamo ridestare in noi la viva memoria
delle sofferenze che il Signore ha patito
per noi e prepararci a celebrare con gioia,
domenica prossima, "la vera Pasqua, che il
Sangue di Cristo ha coperto di gloria, la
Pasqua in cui la Chiesa celebra la Festa
che è l'origine di tutte le feste".
Nel Giovedì Santo, la Chiesa fa memoria
dell'Ultima Cena durante la quale il
Signore, la vigilia della sua passione e
morte,
ha
istituito
il
Sacramento
dell'Eucaristia e quello del Sacerdozio
ministeriale. In quella stessa notte Gesù ci
ha lasciato il comandamento nuovo, il
comandamento dell'amore fraterno. Prima
di entrare nel Triduo Santo, ma già in
stretto collegamento con esso, ha luogo in
ogni Comunità diocesana la Messa
Crismale, durante la quale il Vescovo e i
sacerdoti
del
presbiterio
diocesano
rinnovano le promesse dell'Ordinazione.
Vengono anche benedetti gli olii per la
celebrazione dei Sacramenti: l'olio dei
catecumeni, l'olio dei malati e il sacro
8
ha più alcun potere su di Lui. Con la sua
morte Egli ha sconfitto il male per sempre
ed ha fatto dono a tutti gli uomini della
vita stessa di Dio. Per antica tradizione,
durante la Veglia Pasquale, i catecumeni
ricevono il Battesimo, per sottolineare la
partecipazione dei cristiani al mistero
della morte e della risurrezione di Cristo.
Dalla splendente notte di Pasqua, la gioia,
la luce e la pace di Cristo si espandono
nella vita dei fedeli di ogni comunità
cristiana e raggiungono ogni punto dello
spazio e del tempo.
Far memoria dei misteri di Cristo significa
anche vivere in profonda e solidale
adesione all'oggi della storia, convinti che
quanto celebriamo è realtà viva ed attuale.
Portiamo dunque nella nostra preghiera la
drammaticità di fatti e situazioni che in
questi giorni affliggono tanti nostri fratelli
in ogni parte del mondo. Noi sappiamo che
l'odio, le divisioni, le violenze non hanno
mai l'ultima parola negli eventi della
storia. Questi giorni rianimano in noi la
grande speranza: Cristo crocifisso è risorto
e ha vinto il mondo. L'amore è più forte
dell'odio, ha vinto e dobbiamo associarci a
questa vittoria dell'amore. Dobbiamo
quindi ripartire da Cristo e lavorare in
comunione con Lui per un mondo fondato
sulla pace, sulla giustizia e sull'amore. In
quest'impegno, che tutti ci coinvolge,
lasciamoci guidare da Maria, che ha
accompagnato il Figlio divino sulla via
della passione e della croce e ha
partecipato, con la forza della fede,
all'attuarsi del suo disegno salvifico. Con
questi sentimenti, formulo fin d'ora i più
cordiali auguri di lieta e santa Pasqua a
tutti voi, ai vostri cari e alle vostre
Comunità.
mirano
ad
imprimere
sempre
più
profondamente
nell'animo
dei
fedeli
sentimenti di vera partecipazione al
sacrificio redentivo di Cristo. Fra queste
spicca la Via Crucis, pio esercizio che nel
corso degli anni si è arricchito di
molteplici
espressioni
spirituali
ed
artistiche legate alla sensibilità delle
diverse culture. Sono così sorti in molti
Paesi santuari con il nome di "Calvaria", ai
quali si giunge attraverso un'erta salita
che richiama il cammino doloroso della
Passione, consentendo ai fedeli di
partecipare all'ascesa del Signore verso il
Monte della Croce, il Monte dell'Amore
spinto fino alla fine.
Il Sabato Santo è segnato da un profondo
silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono
previste
particolari
liturgie.
Mentre
attendono
il
grande
evento
della
Risurrezione, i credenti perseverano con
Maria nell'attesa pregando e meditando.
C'è bisogno in effetti di un giorno di
silenzio, per meditare sulla realtà della
vita umana, sulle forze del male e sulla
grande forza del bene scaturita dalla
Passione e dalla Risurrezione del Signore.
Grande importanza viene data in questo
giorno alla partecipazione al Sacramento
della riconciliazione, indispensabile via per
purificare il cuore e predisporsi a
celebrare
intimamente
rinnovati
la
Pasqua. Almeno una volta all'anno
abbiamo bisogno di questa purificazione
interiore di questo rinnovamento di noi
stessi. Questo Sabato di silenzio, di
meditazione, di perdono, di riconciliazione
sfocia nella Veglia Pasquale, che introduce
la domenica più importante della storia, la
domenica della Pasqua di Cristo. Veglia la
Chiesa accanto al nuovo fuoco benedetto e
medita la grande promessa, contenuta
nell'Antico e nel Nuovo Testamento, della
liberazione definitiva dall'antica schiavitù
del peccato e della morte. Nel buio della
notte viene acceso dal fuoco nuovo il cero
pasquale, simbolo di Cristo che risorge
glorioso. Cristo luce dell'umanità disperde
le tenebre del cuore e dello spirito ed
illumina ogni uomo che viene nel mondo.
Accanto al cero pasquale risuona nella
Chiesa il grande annuncio pasquale:
Cristo è veramente risorto, la morte non
9
allargavano dall’Istituto della Misericordia
dove suor Faustina si trovava, verso tutta
la città e tutto il mondo. Gesù chiese
espressamente alla suora che la seconda
domenica di Pasqua fosse dedicata alla sua
misericordia con una celebrazione pubblica
e solenne. Le chiese inoltre di prepararsi a
questa festa con una novena del
incomincia il Venerdì Santo e si conclude il
sabato prima della seconda domenica di
Pasqua. E Gesù ha detto chiaramente: Con questa novena voi chiedete la
conversione del mondo intero, cosicché ogni
anima conosca la misericordia del Signore e
glorifichi l’infinita sua bontà.
Perciò
la
Domenica
della
Divina
Misericordia sarà tutta una invocazione ad
ottenere da Gesù il suo perdono, il suo
aiuto, la sua grazia, perché viviamo per Lui
morto e risorto, in attesa di goderlo sempre
per tutta l’eternità.
Giovanni Paolo II dichiarò suor Faustina
beata
nel
1993,
promulgò
contemporaneamente l’Enciclica “Dives in
Misericordia”; dichiarò santa suor Faustina
nel 2000, istituendo contemporaneamente
anche la festa della Divina Misericordia;
morì la sera del 2 aprile 2005 mentre di
celebrava – era sabato prefestivo! – la
Messa della seconda domenica di Pasqua!
Che dire di più?
L’istituzione di questa festa della divina
Misericordia
sembra
proprio
essere
suggellata dal grande cuore e dalla grande
anima di questo splendido Papa. E mi
sembrerebbe di mancare in qualche cosa,
se io non accennassi brevemente anche
alla Coroncina della Divina Misericordia.
Gesù stesso l’ha chiesta a suor Faustina.
Per impararla per chi ne avesse buona
volontà posso suggerire modestamente di
sintonizzarsi su radio Maria, alle ore 15 di
ogni venerdì; oppure per chi si sveglia
perché abituato a dormire poco, ogni notte
alle 3 viene recitata una “devotissima”
coroncina della misericordia. E si può
sempre domandare a coloro che fra noi la
conoscono.
Mi pare che Gesù chieda ben poco,
rispetto a tutto quello che ha fatto per noi
e allora perché non cerchiamo di
accontentarlo?
Raffaella
LA DOMENICA della
DIVINA MISERICORDIA
Essa ricorre esattamente la domenica
successiva a Pasqua, in questo caso sarà
il 19 aprile, cioè in quella domenica che in
passato era chiamata “Domenica in Albis”
(In albis, dal latino in bianco) perché molti
convertiti già adulti, vestiti di bianche
tuniche, ricevevano il Battesimo.
La Domenica della Divina Misericordia è
stata istituita dal carissimo Papa Giovanni
Paolo II, quando proclamò santa suor
Faustina Kowalska, polacca come lui ed il
cui convento era a Plock, proprio poco
distante da Cracovia, dove Giovanni Paolo
II era stato come Arcivescovo.
Perché il Papa è arrivato ad istituire
questa domenica con tanto entusiasmo e
tanta speranza?
Dobbiamo partire proprio da quella suor
Faustina appena nominata sopra. Ed a
questo riguardo mi sono bene documentata
leggendo attentamente la biografia di
questa suora. Nata nell’agosto del 1905
entrò in convento a 24 anni circa; di
famiglia poverissima, che aveva dieci figli,
senza cultura, in convento svolgeva gli
incarichi più umili come una domestica
tuttofare. Eppure per incarico del suo
direttore spirituale, scrisse sei quaderni
dove ha scritto delle apparizioni che Gesù
le ha fatto e di quanto le ha richiesto nel
febbraio del 1931, Gesù le si presentò
vestito di bianco con due raggi che
uscivano dal suo cuore: uno chiaro ed uno
rosso a ricordo dell’acqua e del sangue
usciti dal suo fianco, sulla croce, come
simbolo del perdono e della grazia donati a
noi con la sua Redenzione. Le apparve
anche nel 1934 e questi due raggi si
10
Che quella voce sia risuonata per Don
Leone, nel primo mattino di martedì,
quando il suo cuore ha cessato di battere,
è la consolante certezza che rischiara
nella luce della fede il nostro riunirci
intorno
alle
sue
spoglie
per
la
celebrazione eucaristica.
La sua scomparsa, subitanea, ma non
improvvisa, poiché la sua salute già da
dieci anni era minata da un male
implacabile, ci ha tutti addolorati.
Don Leone se n'è andato senza far
rumore, nel silenzio, senza disturbare
nessuno, come era nel suo desiderio e
nello stile che ha caratterizzato i 40 anni
della sua vita sacerdotale.
Ordinato sacerdote il 27 giugno 1943, Don
Leone fu dapprima nominato vicario
cooperatore a Montorio, dove svolse il
suo apostolato sia tra i giovani che con
gli adulti, in modo encomiabile, tanto che
quando nel 1953 si rese vacante la
parrocchia, il Vescovo lo giudicò idoneo
ad assumere la responsabilità di parroco
di quella importante comunità.
Erano però gli anni nei quali Montorio
subiva una rapida trasformazione e un
ampio sviluppo, che domandavano una
intensificazione di attività pastorali tali
da compromettere la sua salute già
precaria.
Perciò - nel 1961 - chiese di essere
trasferito in un'altra parrocchia che a
quel tempo era meno impegnativa: gli fu
affidata questa parrocchia di Torri, che
guidò, come parroco, per 17 anni.
Ma sentendo ancora una volta che le sue
condizioni di salute non gli consentivano
la serenità necessaria per un efficace
servizio pastorale ad una parrocchia che
nell'arco di questi anni aveva assunto
una nuova fisionomia per i sempre
crescenti
problemi
pastorali
legati
prevalentemente
al
fenomeno
del
turismo, domandò di essere esonerato
dal ministero di parroco.
Desiderò rimanere però in questa sua
comunità, che ha sempre amato e dalla
quale sempre si è sentito ricambiato
nell'amore, offrendo il suo continuo
servizio, umile e discreto, pur nei limiti
DON LEONE ROINA
Nella ricorrenza del 25° anniversario
della scomparsa del carissimo don Leone,
pubblichiamo
l’omelia
che
Mons.
Giuseppe Amari, Vescovo di Verona, ha
tenuto durante il suo funerale. La
comunità tutta ricorda, con affetto
riconoscente,
il
pastore
saggio
e
illuminato, ricco di spiritualità e di
umanità.
Con
la
sua
luminosa
testimonianza di vita, vissuta sempre
come dono, sia nei momenti sereni come
in quelli bui del dolore più profondo, ha
insegnato a noi tutti che il nostro essere
cristiani diventa veramente autentico se
vissuto in unione con Dio e a servizio dei
fratelli.
“Noi abbiamo riconosciuto e creduto
all’amore che Dio ha per noi” (1Gv. 4,16)
Carissimi,
quando muore un sacerdote, un uomo
cioè che, accogliendo la chiamata di Dio
ha consacrato tutta intera la sua vita alla
causa del regno di Dio, più forte di ogni
rimpianto è la fiduciosa speranza che lo
scomparso abbia già udito la voce del
Figlio di Dio: "bene servo buono e fedele,
prendi parte alla gioia del tuo Signore".
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consentiti dalle sue forze che andavano
decrescendo, fino a quando - martedì
scorso - lo colse la morte, alla quale si
era preparato con tutta la sua vita.
Per Don Leone, infatti, la morte non è
stata che l'incontro definitivo con Cristo,
morto e risorto, al quale tende tutto
l'itinerario
quaresimale
che
stiamo
vivendo e che il vangelo, appena
ascoltato, ci ha presentato in una pagina
di intensa drammaticità, nell'atto in cui si
consegna come dono supremo di amore
all'umanità.
Che cosa fu la morte per Cristo?
Fu un improvviso buio a mezzogiorno; fu
un angoscioso sentimento di solitudine;
fu la vana attesa di quelli che
aspettavano Dio a staccarlo dalla croce
per non lasciarlo morire.
E Dio non venne: lo lasciò morire, lo
lasciò seppellire. Non che l'avesse
abbandonato, ma le sue vie e le sue ore
non sono le nostre vie e le nostre ore.
Quando più nessuno aspettava, quando
sembrava che tutto fosse finito disperatamente finito - risuscitò per
sempre. Non diversamente avverrà a
tutti coloro che credono in Cristo: ai
nostri poveri occhi, come ci ha ricordato
la prima lettura - sembreranno morire,
ma essi entreranno nella vita eterna e
Dio li risusciterà, beati, in quel giorno di
infinita giovinezza, che egli solo conosce.
Ma se questo è il senso della morte,
secondo Cristo, quale senso Egli diede
alla vita?
Ci ha detto che il valore della vita non
sta nel possesso, nel dominio, ma nel
rendersi utili agli altri e alla società.
"Sono
venuto
per
servire",
disse
ripetutamene.
Chi vive unicamente per sé, non vive; chi
invece vive per gli altri, ingrandisce la
propria vita ad ogni bisogno che soccorre
e la moltiplica ad ogni fratello che
conforta ed eleva.
Istituendo l'Eucarestia, Egli ha potuto
dire che il suo corpo era un corpo
interamente "dato" agli altri, e il suo
sangue era un sangue interamente
"versato" per gli altri.
E volle che il suo corpo e il suo sangue
con
la
comunione
eucaristica
diventassero alimento alla vita di servizio
e di amore per gli altri, per tutti gli altri,
senza alcuna preferenza se non quella
della necessità più urgente e più grande.
Questo, carissimi, è il senso della vita
per il cristiano: non il possesso egoistico,
ma il dono generoso. E don Leone seppe
fare della sua vita un dono.
Lo fece come un padre che altro non ha
a cuore che il bene dei figli.
Proprio questa sua paternità costituisce il
tratto più significativo e riassuntivo della
sua vita sacerdotale, e la esprimeva con
particolare affabilità nei confronti delle
famiglie, che sempre incoraggiava e che
aiutava nel superare tensioni o divisioni.
La sua bontà d'animo lo rendeva pure
capace di amicizia con chiunque:
credente o non credente, giovane o
anziano, ricco o povero.
Ma la sua paternità sacerdotale trovava
la sua più congeniale espressione nella
celebrazione
del
sacramento
della
confessione e nella direzione spirituale
per le quali era molto stimato e
attraverso le quali faceva sentire il suo
animo vibrante di padre comprensivo e
di pastore zelante.
Era seguito e ascoltato volentieri anche
nella sua predicazione, soda e precisa,
semplice e concreta, schiva di raffinate
elucubrazioni
culturali,
dalla
quale
traspariva, nell'affetto del sentimento, la
sua vita.
Una vita che, seppur illuminata da un
volto sorridente, era tuttavia segnata
profondamente dalla sofferenza che a più
riprese si è scolpita nel suo animo
sensibile e, soprattutto in questi ultimi
anni, anche nel suo corpo.
E fu proprio questa sofferenza che lo
rese ancor più attento e sensibile alle
sofferenze e ai problemi degli altri che
sapeva confortare - infondendo speranza
e coraggio - perché lui stesso vi aveva
trovato soluzione nella preghiera e
nella fede, sostenuto nel contempo
anche dall'amicizia - preziosa nella sua
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delicatezza - dei confratelli che gli sono
stati vicini, e ai quali tutti va il mio e il
vostro ringraziamento.
Mi sia, tuttavia, consentito esprimere
una particolare riconoscenza a don
Amadio, suo successore nella guida di
questa parrocchia, perché gli è stato
accanto, con premurose attenzioni, come
fratello ed amico; e alla Signorina
Caterina Boschi, che non si è risparmiata
fatiche nel servirlo con umile dedizione.
Carissimi, fra poco le spoglie mortali di
Don Leone lasceranno questa chiesa, che
fu la sua chiesa, punto più alto della sua
spiritualità sacerdotale e luogo di
convergenza e di unità di tutta la
comunità di Torri.
La sua salma però non abbandonerà la
sua gente. Troverà riposo nel vostro
cimitero, tra i vostri morti, assieme ai
parroci che l'hanno preceduto.
Per questo, mentre partecipo il mio
sentimento
di
vivo
dolore
e
di
condoglianza ai nipoti e parenti, sento il
dovere di ringraziarli per aver rinunciato,
con non piccolo sacrificio, ad avere le
spoglie mortali di Don Leone, che
l'affetto naturale avrebbe desiderato
fossero
sepolte
nel
cimitero
di
Sommacampagna,
accanto
ai
suoi
genitori e alle tre sorelle.
d ora riprendiamo la celebrazione
dell'Eucarestia, che è di suffragio, e nel
contempo di ringraziamento al Signore
per il bene che ha operato anche
attraverso il ministero sacerdotale di Don
Leone.
Dal cielo, dove Cristo l'ha chiamato con
sé a vita nuova, accanto alla Vergine, di
cui era tanto devoto, egli prega e - ne
siamo certi - benedice ancora una volta
la sua gente che ha amato come un
padre.
CELEBRAZIONI DELLA
SETTIMANA SANTA
DOMENICA DELLE PALME
ore 09.45 Benedizione delle Palme per
le famiglie presso il Centro
Giovanile.
ore 10.00 S. Messa delle Famiglie.
ore 11.00 Benedizione delle Palme
presso oratorio SS. Trinità.
Processione.
ore 11.15 S. Messa della Comunità.
ore 17.00 Vespero.
- GIOVEDÌ SANTO -
ore 15.00 - 19.00 Confessioni.
ore 20.30 Messa in “Coena Domini”.
ore 21.30 Adorazione Eucaristica
notturna.
- VENERDÌ SANTO -
ore 07.30
Lodi - Adorazione Eucaristica.
ore 15.00 Celebrazione della Passione
del Signore.
ore 20.30 Via Crucis per le vie del paese.
- SABATO SANTO ore 07.30
Lodi - Preghiera al Crocefisso.
ore 21.30 Veglia
Pasquale
Battesimo.
DOMENICA DI PASQUA
ore 07.00 S. Messa.
ore 08.30 S. Messa.
ore 10.00 S. Messa delle Famiglie.
ore 11.15 S. Messa Solenne.
Dalla registrazione dell'omelia pronunziata
da Mons. Vescovo alle esequie di Don Leone
Roina il giorno 29 marzo 1984 a Torri del
Benaco (VR).
ore 17.00 Vespero Solenne.
ore 18.00 S. Messa.
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con
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+ CELEBRAZIONI DELLA LITURGIA +
PARROCCHIA DI TORRI
- ORARIO FESTIVO SABATO:
ORE 18.00 - S. MESSA
DOMENICA: ORE 8.30/10.00/11.15/18.00 - S. MESSA
- DALLA DOMENICA DI PASQUA ORE 07.00 – S. MESSA
PARROCCHIA DI PAI
- ORARIO FESTIVO SABATO:
ORE 19.30 - S. MESSA
DOMENICA: ORE 10.00 - S. MESSA
SABATO 25 APRILE SAN MARCO EVANGELISTA - FESTA PATRONALE
ORE 10.00 – S. MESSA SOLENNE E BENEDIZIONE DELLE AUTOMOBILI
- AVVISO L’Assemblea dei Soci del Circolo NOI, nell’incontro del 23 Marzo 2009
ha deliberato di proporre, oltre al GREST dei mesi di LUGLIO e
AGOSTO, un soggiorno in Colonia Marina per il mese di GIUGNO.
Per esigenze organizzative si prega di dare la propria adesione
entro il 10 APRILE.
Seguiranno informazioni al merito.
L’Assemblea del Circolo NOI
PARROCCHIA DI TORRI
HANNO RICEVUTO
IL BATTESIMO
È nata CHIARA - congratulazioni
a mamma Paola e papà Mauro
È nato ALICIA - congratulazioni
a mamma Samanta e papà Manuele
PARROCCHIA DI TORRI
LORENZO
BELEN
MARIANNA
MICHELE
È nato ALESSIA - congratulazioni
a mamma Enrica e papà Bruno
PARROCCHIA DI PAI
GIANLUCA
È nata NATALIA - congratulazioni
a mamma Andrea e papà Ivo
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Aprile 2009 - parrocchia di torri del benaco