Le top five
Le top five
a cura della libreria Modusvivendi
Saggistica
Narrativa
Tascabili
1 R. Menéndez Salmòn - Il correttore - Marcos y Marcos
1 R. Saviano - Vieni via con me - Feltrinelli
1 A. Camilleri - Gran Circo Taddei - Sellerio
2 M. Mazzantini - Nessuno si salva da solo - Mondadori
2 N. Vendola - C'è un'Italia migliore - Fandango
2 N. Ammaniti - Io e te - Einaudi
3 P. Harding - L'ultimo inverno - Neri Pozza
3 P. Mastrocola - Togliamo il disturbo - Guanda
3 B. Monroy - Elegia delle donne morte - Navarra
4 J. Franzen - Libertà - Einaudi
4 T. Judt - Guasto è il mondo - Laterza
4 R. Gary - La vita davanti a sé - Neri Pozza
5 D. Solstad - Timidezza e dignità - Iperborea
5 J. Ratzinger - Gesù di Nazaret - Libreria editrice Vaticana
5 E. Hilsenrath - Il nazista e il barbiere - Marcos y Marcos
Storia
UN EROE
IN SICILIA
SERGIO BUONADONNA
ENERALE — disse La Masa
a Garibaldi — venga con me
a Gibilrossa dove io ho tremila picciotti e insieme ai vostri mille
puntiamo su Palermo». E a Gibilrossa
egli avrebbe detto rivolgendosi a Bixio:
«Nino, domani a Palermo». Verità, leggenda? Certamente mito. Fatto sì è che
«quell’avventuriero tutto capelli e tutto
barba» (parole di Tomasi di Lampedusa) il 27 maggio 1860 ingannò i Borboni
puntando i cannoni verso Corleone,
ma scese a Palermo dalla parte opposta, entrò dal Ponte dell’Ammiragliato,
sbaragliò il nemico e continuò la marcia trionfale dei Mille. Ma l’unità d’Italia aveva già scritto la sua pagina gloriosa e spettacolare a Salemi e subito dopo
nella battaglia di Calatafimi. Nel 1860
Salemi contava 23 mila abitanti, più del
doppio di adesso, e ancor oggi tutti conservano l’orgoglio di essere stati «la prima capitale dell’Italia liberata» ed il 14
maggio fu completa l’adesione alla
causa nazionale che si espresse con «il
desiderio che la Sicilia concorra anch’essa alla fondazione dell’unità e dell’indipendenza della penisola».
Quante brutte notizie per gli uccelli
di malaugurio nel breve saggio È tornato Garibaldicon cui Giovanni Russo celebra i 150 anni d’Italia rievocando il
suo reportage lungo la Spedizione dei
Mille, accompagnato nella accurata e
appassionata ricognizione siciliana da
Marsala a Milazzo da storici come Massimo Ganci, custodi di patrie memorie
(Giuseppe Cascio Favara) e i versi di
Giovanni Pascoli.
«G
GIOVANNI
RUSSO
È tornato
Garibaldi
Edizioni
Avagliano
Pagine 71
Euro 6,20
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Teatro
UN MONDO
DI CIECHI
ste storie è la convinzione che
hanno avuto queste donne nel
ritenersi colpevoli di quanto
loro successo e di dover tacere,
per una distorta interpretazione dell’amore. Meccanismo
più che consueto e ben conosciuto nell’universo femminile.
Storie, dunque, di donne vittime ma che, in qualche modo,
sono state involontarie complici di chi ha fatto loro del male. In qualche modo conniventi — anche se la parola può
sembrare offensiva — perché
non hanno saputo reagire, per
paura, per convenzione, per
troppo amore, e sono rimaste
avvolte in una ragnatela di silenzio, quello stesso silenzio
che le ha trascinate in un vortice di distruzione. Storie dolorose addolcite dallo stile narrativo della Monroy, che non è
mai pietas, ma rabbia che si traduce in poesia.
E mentre queste sei donne
piegate da un dolore che le ha
rese vittime senza via d’uscita
si ritrovano a cercare conforto
in una chiesa, qualcuno racconta loro, invece, due storie di
donne che, pur se in maniera
folle e violenta, si sono ribellate.
«Quando ho deciso di scrivere queste storie — racconta
Beatrice Monroy, autrice di
racconti, testi teatrali e radiofonici — ho fatto una scaletta che di base conteneva questi
Vincenzina
deve vivere con
il fardello
del fratello mafioso
rinnegato da tutta
la famiglia dopo
che si è pentito
IL LIBRAIO
SERGIO BUSCEMI: “CHE BELLA VITA NELLA VILLA ROMANA”
una ricostruzione puntuale e precisa. Sfogliando le
pagine di L’antica villa romana del casale di Piazza
Armerina, verità storiche e curiosità di Enzo Cammarata, si ha l’impressione di visitare realmente questo monumento — dice Sergio Buscemi della “Stupor mundi” di Enna — Ambiente per ambiente, grazie all’utilizzo del reportage fotografico,
l’autore racconta la vita che animava queste stanze e spiega il significato dei miti che sono raffigurati nei mosaici. Interessante
l’appendice del testo, dedicata alle rovine di Morgantina».
a. f.
«È
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elementi: leggere Cespedes,
Duras, Chedid, vedere come
nel tempo altre donne siano
riuscite a fare una vera rappresentazione della donna senza
concedere nulla al sentimentalismo e al ruolo di eroine che invece tendono a dare i maschi
nelle loro rappresentazioni del
femminile, allargare ogni racconto nei dettagli intimi, evitare le frasi brevi che tagliano in
mezzo una situazione dando
per scontato cose che invece
scontate non sono. I fatti devono essere strettamente realistici, niente barocchismi e allontanarsi dalla realtà. Storie verosimili, e lo sono, perché sono
storie che ho ascoltato in giro in
quella sorta di strani circoli di
confidenze improvvise che
delle volte scaturiscono tra
donne, quando, improvvisamente, si passa da un discorso
leggero al racconto, narrato come se niente fosse, di un abuso.
Credo che l’orco stia acquattato lì, in questa leggerezza, e di
questo m’interessava narrare».
Leggerezza, paura, amore,
colpevolizzazione. Qualunque
sia la motivazione, certo è che
tra le pieghe di questo coacervo
di sentimenti, si nasconde l’incolpevole complicità — altro
dolore nella loro interiorità lacerata — di molte donne, che,
sovente, consente ad altri di accanirsi su di loro, con la violenza, l’egoismo, le parole, ma anche con i silenzi che uccidono.
ON è detto che ciò di cui l’uomo
parla sia o esista in quanto realmente si rivela. Molte cose esistono
prima ancora di essere verificabili, tangibili, corrispondenti a verità o meno. Sono
eppure non sono, si vedono ma vanno oltre il vedibile. La domanda quindi su come
possiamo capire ciò che vediamo, se è solo pensabile, se è constatabile, universale,
accertabile, si è perpetuata nei secoli complicandosi ed arricchendosi. Proprio sulla
capacità o incapacità di vedere, si sviluppa la Trilogia degli occhiali di Emma Dante, il cui testo teatrale, composto da Acquasanta, Il castello della Zisae Ballariniè
stato da poco pubblicato. Ciò che dunque
si presentava al momento di andare in scena come un canovaccio, o un semplice
studio, è stato riscritto, sviluppato, sino a
divenire un libretto in cui la Dante ci racconta la potenza del suo teatro.
Cosa vedono i personaggi di Emma
Dante? Uno spazio che potremmo dire
aperto al vuoto, ma che è vuoto solo apparentemente o solo per chi non vuole vedere nulla. Ognuno di loro è cieco e chissà che
la cecità non sarebbe meglio della vista,
anche quella acutissima del falco, poiché
essi in fondo con i loro non occhi spingono lo sguardo molto più in là di quello che
secondo un principio fuorviante di “normalità” dovrebbero. Essi vedono ciò che
desiderano. «Inforcano gli occhiali — come scrive l’autrice nella nota introduttiva
— Sono mezzi ciechi, malinconici e alienati. Si soffiano il naso e sbavano. Perdono
lacrime e sudore. Perché amano follemente… Non c’è trama in trilogia degli occhiali, così come non ce ne è nella vita…»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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VALERIA FERRANTE
N
EMMA
DANTE
Trilogia
degli occhiali
Edizioni
Rizzoli
Pagine 96
Euro 13
Repubblica Palermo
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UN MONDO DI CIECHI UN EROE IN SICILIA