un oggetto di carta
-1CIBO
Cosmicomics
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La parola controcultura è fuorviante. Adottarla per descrivere la propria proposta è controproducente, è come ammettere di essere una seconda via di ripiego a quella ufficiale. Ma esistono arte o cultura di primo o secondo piano?
Le parole “arte” e “cultura” sono due termini-ombrello sotto i quali si raccolgono settori, movimenti, opere che sembrerebbero impossibili da accostare, eppure… Quindi per decidere cosa riteniamo artistico, l’unica via è lasciare che
il nostro gusto personale sia l’unico criterio col quale valutare un prodotto.
Ecco il termine esatto per definire un’ ”opera d’arte”: un prodotto.
La Gioconda è un prodotto, il Giovane Holden è un prodotto, i fumetti dell’Uomo Ragno sono un prodotto. Può cambiare la rilevanza storica, il peso nello sviluppo estetico comune, ma ciò non preclude che
sia Leonardo Da Vinci che Jack Kirby siano due artisti fatti e finiti.
Peccato che molta gente preferisca affidare i propri gusti in fatto di lettura, musica, quadri a qualcun’altro, dando così largo ad un industria anche in questi
campi dove dovrebbe essere l’ultimo aspetto da prendere in considerazione.
Tutto questo per dire cosa? Semplicemente che Ordnung non si propone come
prodotto migliore, né tantomeno inferiore a qualsiasi altra rivista o libro o
quant’altro. Semplicemente si affaccia alla mente di te che stai leggendo senza pretese ma con voglia di produrre. Produrre un oggetto senza bisogno di
supporto dall’esterno, senza la benedizione di critici affermati, di editor “alti”
o case editrici. Produrre pensieri ed elucubrazioni nella testa di chi ha deciso
di partecipare a questo progetto, di chi leggerà questi scritti ed osserverà le
illustrazioni, di chi vedrà la copertina di Ordnung e si chiederà che cos’è…
Ordnung è una serie di idee concretizzate su carta. È la voglia di fare che
supera il tedio e il quieto vivere seguendo le proprie idee. A prescindere.
1.
(auto)cannibalismo p.4
(Valentina Salandi)
2.
Cervella in the kitchen
3.
Gesù: Il cibo e la non conformizzazione
4.
How to cook a lovely bug
p.8
(Danilo Quo Vadis)
p.12
(Kresko)
p.16
(Simone Elli & Sergio Baccilieri)
5.
Poesia per dimagrirep.22
(Luca Giuseppe Tagliabue)
6.
La società ti nutrep.26
(YFedeY)
7.
Acque di luce, fonti di vita e piscio fresco
p.30
(Storie Moderne)
8.
Problemi col cibop.36
(Alba)
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INDICE
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Mangiare. Fino alla nausea. Rapporto scorretto con me stessa, col mio corpo, con i miei pensieri. Rapporto scorretto con voi, con le parole, con i sensi.
Viscere inscatolate, sesso in salamoia, brandelli di religione fritta, frattaglie di politica ed istruzione. Arte saltata in padella, cuore in flambè,
occhi con contorno di ipocrisia, mani sottaceto. Ho degustato il migliore
sangue presente sul mercato, ho degustato le vostre assurde teorie al vapore, ho degustato l’insipido sugo dei vostri corpi, ho degustato… Odore
di pelle scottata, molli corpi di fanciulle, bambini immersi nella vita prima degli aborti, cartilagine attorno alla rotula delle ginocchia di un vecchio, ombelichi odoranti di intestini tenue e crasso. Saliva cosparsa sulla
tavola, limone spruzzato nelle orecchie, midollo dei vostri pensieri e lacrime salate sulle guance gonfie di lividi. Ho mangiato tutta me stessa, per
rigettarmi di nuovo, ho mangiato ogni parte del tuo corpo, succhiandola
sino all’essiccazione, ho divorato idee e libri colmi di immagini, mi sono
rifocillata del latte più acre delle vostre mammelle. Ho lasciato scorrere
il tempo, affinché i vostri liquidi acquistassero maggiore delizia. Invano.
Fame che si ritorce nel mio stomaco, fame eterna, come la lupa dantesca,
fame perenne per volermi eternamente bene, fame distruttiva alla ricerca
della soddisfazione insoddisfatta. Ho annusato il fetore dei vostri figli, ho
annusato il sudore degli animali. Ho mangiato mia madre e mio padre
con il dispiacere, ho soffocato mia sorella per lasciarla stagionare a testa
in giù, ho squartato la pancia delle madri e vi ho trovato solo fumo, ho
ispezionato la vostra mente ed analizzato ogni vostro movimento e vi ho
trovato solo mediocrità, ho leccato ciò che di dolce potevate produrre
e ne sono rimasta disgustata. Mi sono assaggiata le dita dei piedi, mi
sono mangiata tutte le unghie, mi sono nutrita delle mie fotografie, mi
sono macellata per conoscermi meglio. Bovini aperti e mosche appoggiate sulle loro vischiosità, donne nascoste dentro corpi di leoni ed agnelli
che nascondevano conigli, che nascondevano quaglie, che nascondevano
vermi, umani con la testa rasata e volti caprini, gambe disossate e grandi
grosse larghe pance al mercato nero, seni succhiati e molli, orecchie che
pendono dal mio collo, denti nascosti sotto i cuscini in attesa del topo.
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Mi sono infilata la testa tra le gambe per divorarmi fino in fondo, mi sono
infilata dita nella bocca per assaporare l’amaro del mondo che tocco,
mi sono infilata obbiettività nell’ombelico per trascinarla dentro di me.
Trippa di adolescente gettata nella spazzatura, responsabilità venduta
sui banchi della carne, sperma fresco nelle bacinelle servito con uova di
struzzo, capelli nelle pagine dei libri e misto di polmoni gonfiati nell’acqua
salata. Ho cercato l’equilibrio nell’abbuffata, ho inghiottito nervosamente
il tuo sguardo, ho cercato nel cannibalismo dei sensi l’amore, ma vi ho
trovato solo carne calda, dura e pulsante di vita. Adoro cucinare filosofia
ed introspezione, tentare una nouvelle cuisine, mischiare le croste delle
cadute con i liquidi della guarigione, succhiare sangue dalle vostre arterie, cercare senso nel mordermi ed annusarmi la pelle. Ci siamo mangiati tutti. Ci siamo mangiati la morale. Ci siamo mangiati tutti. Ci siamo
mangiati per sentirci bene. Ogni giorno cerco la preda più allettante per
raggiungere lo stato di quiete. Ogni giorno sperimento il mio sapore per
scaricare la mia fame infinita. Ci si mangia, ammuffendoci le viscere, ci
si mangia, per dare sale a questa vita, ci si mangia, per colmare la nostra
mancanza di senso, ci si mangia, per riuscire a sopravvivere. Grasso che
cola, libidine appesa ai fili, cantine con cervelli stappati, caffé di cenere
umana servito ai fast foods. Yogurt di palpebre fermentato, frittura di
natiche alla televisione, frullato di parole prima delle elezioni, cannucce
che succhiano materia grigia per la lobotomizzazione, vivisezione umana
su soggetti non volontari, pubblicità ingozzata dalla massa, riviste porno
a dosaggio elevato per tredicenni vuoti, guinzagli per colli di bambini con
un osso in bocca. Autocannibalismo nella mia camera, autocannibalismo nella mia testa, autocannibalismo insaziabile. Ho fame, le mie fauci
necessitano pelle. Ho fame, le mie richieste raggiungono gli estremi. Ho
fame di emozioni e parole appese ai fili. Perché il vostro midollo l’ho
già succhiato tutto. Perché il vostro aroma mi ha fatto stare male. Ed
ora non posso far altro che creare quiete, nutrendomi dei miei succhi.
24FEB2005
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(AUTO)CANNIBALISMO
di Valentina Salandi
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Mi chiamo Salandi Valentina, abito in provincia di Como. Anni fa
tenevo una fanzine underground, Llorda’zine, che riaprirà i battenti fra pochi mesi. Disegno ovunque, scrivo e faccio tutto ciò senza alcuna ambizione, solo per il piacere di farla. Cucino molto, anche la
pasta fatta in casa, faccio quasi tutto in casa, dalle marmellate, ai gelati, dai canditi alle conserve...ecc... Lavoro come salumiera e commessa in una Coop. Sono nata il 6 marzo del 1987 e mi piace il vino.
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www.fotolog.com/llordx
[email protected]
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..yellow submarine. Nasce in estate a Como nel 1981, nasce giallo. Fin
dall’adolescenza sono vicino al circuito underground auto producendo fanzine (Up!up!, Nark, No class) a carattere artistico e musicale.
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Passa buone giornate con amici dipingendo e confrontandosi, cosi inizia
la produzione di Disegni Matti taccuino indipendente incentrato su disegni
e pensieri...
Si ha l’idea di essere una blues band e si ha il concetto di unire i macchiaioli toscani con gli espressionisti tedeschi con l’uso di bombolette, rulli e
lunghe aste contro pareti solitamente fatiscenti. Einsturzende neubauten.
Cucina molto, beve e fotocopia una ‘zine Cane amaro: disegni, pensieri,
racconti illustrati bianco nero angoscia pessimismo in penombra.
Espone ed installa nel corso degli anni in gallerie, cinema e squats. Predilige luoghi dove può organizzare e dirigere a suo piacimento spazio colori e
musica. Los Crudos.
Segue le formiche e gira un po’ per l’Europa sempre dipingendo, si stabilizza a Dublino dove pare che i suoi personaggi, animali e paesaggi abbiamo
trovato colore cibo e sorrisi.
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Dipinge su ogni supporto personaggi non integrati nella società freak out.
Apre la sua visione artistica ad un arte libera ed istintiva iniziando a
dipingere anche su pareti e mura di aree dismesse e dimenticate, dipinge
di giorno e di notte, nello studio ed en plein air con o senza permessi.
[email protected]
www.daniloquovadis.com
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gono. L’alienazione che pubblicità e lavoro vogliono portarci, va respinta.
Gesù, un simbolo non di una religione quanto più di una filosofia di vita. Un uomo lontano da tutta la confusione istituzionale che
si è andata a creare nei secoli con la chiesa e una sempre più rigorosa caccia a idoli e simbologie legate più all’uomo e al possesso che
a Dio. Ma non è questa la sede per una discussione di tale materia;
cercherò di fare una breve esposizione su quello che è il rapporto di
Gesù con il cibo e al non “possesso” di esso. Tra le molteplici esperienze riportate dal Nuovo Testamento di Gesù alle prese col cibo, tenterò
di analizzare il “grande rifiuto”, ovvero con l’incontro di Gesù col Diavolo. Qui mi appoggio al grande libro di E. Fromm: “Avere o Essere?”.
Satana, che di fatto è il simbolo di una società basata sul consumismo e
sull’avere, mette alla prova quello che è il bisogno primario di ogni uomo:
nutrirsi; dopo che “il figlio di Dio” digiuna per quaranta giorni e quaranta
notti nel deserto, e qui ci riconduciamo all’esodo: Abramo mise in salvo il
suo popolo portandolo nel deserto, una terra priva di acqua, vegetazione
e animali, per lasciare che l’uomo vivesse di “essere” nutrendosi del “giusto” senza eccedere; la creatura dal piede caprino gli si avvicinò e disse:
«Se tu sei figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane». E il brillante,
sapendo che mai avrebbe preso ordini da lui rispose: «Non di solo pane
vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Evidente,
quantomeno ovvio, sottolineare che qui Gesù non rinuncia al cibo per
mero senso di pregio, ma perché a chiederlo era l’immagine di una società dedita all’ingordigia e dell’idea che bisogna mangiare più per abitudine che per vera necessità. Qui il Maestro rinuncia a priori a qualsiasi
tentazione che non sia portata da una richiesta di natura umana e non
distorta, come spesso sono quelle portate dalle meccaniche malate della
società: il senso di immortalità che porta il possesso, il potere, la fama.
Frutto tutto questo di una non realizzazione della natura dell’uomo.
La vera ribellione che si può attuare nei confronti di una società che
sempre più ci vuole ingordi e autodistruttivi è essere buoni, attenti ai
problemi altrui e sempre più concentrati sui veri sentimenti che ci spin-
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Va scomparendo:
Va scomparendo perfino
l’intelligenza dei fanciulli,
e gli adulti non hanno più memoria:
anche la lingua va morendo,
né ci sarà la Neolingua a salvarci:
ci saranno solo dei segni
e dei grugniti…
se appena qualcuno mostrerà
di comprendere, si dirà:
“è intelligente”!
E continueremo
ad ingannarci:
illusi di aver capito.
David Maria Turoldo, “O sensi miei…”, in “Poesie 1948-1988”,
Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2002.
Note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano Erba.
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-INNER VISIONGESU’: IL CIBO E LA NON CORFORMIZZAZIONE
di Kresko
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Sono Kresko, un amante di ogni cosa che stimola la mia passione attiva.
Suono il sax e faccio rumore negli Agamotto. Colleziono dischi e faccio il
Dj per portare un po’ di sano groove in giro e contrastare, per quanto mi
sia possibile, l’egemonia delle major e la loro campagna di standardizzazione musicale. Ho deciso di scrivere questa rubrica, Inner Vision, per
approfondire temi semplici e non, cercando di avvicinarmi all’essenza più
spirituale delle cose. La mia curiosità, di fatto, mi porta sempre a farmi
mille domande. E io non posso esimermi dal cercare delle risposte.
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[email protected]
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La porta aveva una membrana d’oro. E’ stato sufficiente poggiare il
mio tredicesimo cordone ventrale flaccido perché per osmosi un maitre
aprisse alla mia umida presenza il meraviglioso ristorante. Alle volte si
è disposti a pagare molto più che comune seta per mangiare bene. Non
è questione di lussuria, sono occasioni di gala, rarità speciali, è solo
la volontà di sentirsi più contenti del normale. Nelle possibilità, certo,
che poi a noi basta un po’ di amorevolezza. Era il suo compleanno, Nemertine era splendida quella sera. Badate, non perché era agghindata
con spugne di lusso, la sua cuticola non era di certo avvolta da panni
impregnati di champagne. Non è fatta così. E’ semplice, terribilmente
intelligente, con un sorriso collageno tanto felice che a me risulterebbe
magnifica anche se si presentasse vestita d’alga una sera sotto casa. In
tutta sincerità star comodi nei vestiti dei teredini non mi spiace affatto,
anzi. Quella sera non c’era certo roba magra per farfalle, ma succulenze
da chef d’alto bordo: un mio amico mi ha consigliato quel ristorante
proprio per le prelibatezze curate e ricercate, novità che pur avendo
un babbo geniale in cucina non potrei mai assaggiare in larva. Ricordo
l’impaccio: come un solitario avanzavo tra i tavoli strisciando incerto e
con poca eleganza mi sdraiai su un cuscino porifero. Più impaccio quando l’epidermide pluristratificata di lei contraeva gli anelli, in evidente
stato di rosea timidezza. Non abboccammo ai vini del prezziario, gli ami
restano corti anche in serate di festa: la carta degli acquitrini contava
beveraggi con costi dai venti humus in su. Quel che attendevamo, che è
poi quello di cui vi voglio parlare, è la pietanza clue della serata, quella
per cui il ristorante avanguardista era divenuto famoso. Il Morto, si chiamava. Secondo nuove e progressiste teorie nell’est del prato si ipotizza
che questo piatto sia incredibilmente nutriente e non occorra di essere
supportato da scavi economicamente insostenibili. Pare che queste decomposizioni siano eccelse per nutrizione, rinvigoriscano le plance e le
invertebre, possano dare a tutti il sostentamento senza che si nuoti in
mari di terra scavando con la nuca nel sottosuolo per tutto il corso della
vita. In uno spazio ristretto: un morto basta per un prato intero. Sarà,
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appoggio la filosofia, specialmente in questi tempi di grama carestia che
crisi vuole non si trovi nemmeno più un filo d’erba da condire con un
qualche aceto di muffa. Figurarsi se c’è per tutti la possibilità di trovare
per diritto una buccia di banana. Era servito bene, il cameriere in tenuta
verde agro ci ha portato la pietanza in maniera ineccepibile: tutto così
perfetto da giustificare il conto setoso da saldare. Una ratatouille di ife
chitinacee intorno. Un dito macerato su letto di pascolo: tanto bello da
non essere affatto ripugnante. Un mignolo: dicono sia la parte più tenera
e pregiata, infaustamente dichiarata la più piccola tra venti uguali sebbene bastasse tranquillamente a sfamare almeno sei commensali. Roba
morta però, si riconosceva vagamente qualcosa di simile a un carapace,
l’unghia di questo gigantesco essere immondo. Riconoscendolo un po’ di
liquido psedocelomatico sale, vi assicuro, sceveravo lume intestinale di
anello in anello. Sarà anche stata colpa di quel signorotto che mi trovavo
di fianco: era evidentemente maldestro e maleducato, chiassoso e grassoccio, buone maniere mancanti, tipico dei viscidi vermi arricchiti e zeppi di ignorantaggine. Quell’avido parassita societario aveva un apparato
boccale orrendo, esageratamente largo, colmo di stiletti che perforavano
il cibo che ingurgitava facendo colare sulla cuticola succhi truculenti e
ingialliti. Una voracità buona per un batterio e non certo per un raffinato
locale. Bastava però girarsi dall’altra parte, bastava non avere il senso
della vista, sorridere a Nemertine e farsi con lei coraggio. Dimenticare
le nostre tradizioni a base di terriccio. E’ buono, condito bene, torbato
con una qualche ricetta che non riuscirei per eccellenza della cucina a
ricostruire, è assai gentile all’osmosi delle anelloidi intermedie. Li fanno
anche sotto spirito, sono in commercio dita in barattolo, scuoie di pelle
arrostite e perfino sotto sale, van bene le ossa da grattuggiare su cibi
che necessitano di sapore o di frittura. Certo non è munifico il pensiero:
conoscevo un aracnide alle primarie che era nato da un nido di galle
moltiplicatesi in seno ad un cadavere di ammazzato: quelli con il piombo
fuso dentro nuocciono alla salute, sono ferrigni, tumorati, è sempre bene
scartare i cibi che volutamente hanno deciso di fare la guerra. Quelli
che ci sono andati di mezzo, mi racconta Sipunculoideo che lavora alla
Worms, risultano solitamente più teneri, facili alla decomposizione. Prossimamente organizzerò una cena con la ex classe quarta secernentea
qui, siamo rimasti soddisfatti. Comunque sia è indubbio che il terriccio
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HOW TO COOK A LOVELY BUG
di Simone Elli & Sergio Baccilieri
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Elli Simone, 1989, Cantù. Al pennello.
Baccilieri Sergio, 1983, Inverigo. Alla penna.
Questi due giovani e poco promettenti artisti nacquero e crebbero, ma poi
non troppo. Si conobbero al “MondoDelleUova” ed in questa sognante associazione ingegnarono quanto avete letto e osservato. Ma non solo.
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è difficile da lavorare, non può sfamare tutti se per tre steli da rivoltare
c’è bisogno di un mese di scavi da far di testa. E se li si fa di coda si
sperperano generazioni di adenophorei immigrati e prataioli. Occorre effettivamente pensare per il bene e la sostenibilità dei prati a trovar morti,
pensare che si possono effettivamente mangiare e che possono perfino
essere buoni. Senza spender 50 humus in un ristorante chic, sia chiaro.
E’ cosa facile fare una frittura di frattaglie in disfacimento e il prezzo è bassissimo. Sono gustose anche le ectasie dei plessi emorroidali.
Tutte ricette poco costose: l’offerta è alta perchè di uomini ne muoiono
sempre. Il nutrimento è incredibile, forse sfamerà e salverà i prati dalla
siccità, dicono. Basta che come sempre la disparità non dia all’osmosi
di pochi radici di carote e tuberi e alla fame dei tanti pezzi di cadavere sotterrati. Dio ci scampi dalla corruzione delle galline, insomma.
[email protected]
www.mondodelleuova.it
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Avevo pensato di iniziare questa lettera con vari complimenti,
poi, come il riflesso di una reflex
avevo pensato di iniziarla con qualche insulto!
solo per attirare l’attenzione
per evitare che
parallele, e poi intrecciate
alla noia
le mie parole finissero in un cestino della spazzatura (voglio sperare,
almeno quello, differenziata!).
questa poesia è una piccola parte di me, clonata grazie alla stampa,
e spedita a tutti gli indirizzi
corrispondenti ad amici, speranze, illusioni…
POESIA PER DIMAGRIRE
di Luca Giuseppe Tagliabue
mi strafogo,
caccio in bocca porzioni gigantesche
le deglutisco
sussultando,
senza qualcosa da bere
tutto si fermerebbe a metà
soffocandomi.
lascio andare il mio lato selvaggio
uso le mani
sporco per terra
mi ci rotolo…
cosa cerco?
La vita eterna!
spalmo il tonno e il formaggio sulla faccia
mi masturbo
immaginandomi
bambini che muoiono di fame.
perfavoreleggiilmiolavoro
e poi dimmi chenepensi
tu,amico/a, potente sconosciuta/o
consumismo ed opulenza
i miei genitori.
sono l’adiposo egoismo
che siede
alla tua tavola.
curriculum: nato nel ’71.dipolmato.chitarrista/urlatore rock.
sanguebianco(dal greco…).innamoratoconvinto.poetadapoco.dasempremestesso…
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[email protected]
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Luca Giuseppe Tagliabue detto Sfaso.
Per me le poesie sono uno sfogo. Invece di spaccare qualcosa, accendo il PC e digito cazzate. E così mi libero dei miei pesi. Sono un po’
antico anagraficamente ma eterno coglione dentro. Per farvela breve
prima di scoprire che ho il “sangue bianco”, dopo avere scritto i miei
sfoghi, li cancellavo. Dopo la scoperta ho iniziato a tenerli. Poi la voglia
di condividerli mi ha portato a partecipare a vari concorsi, e a pubblicare un libretto autoprodotto che si intitola MALDITO (Edizioni SIMPLE
www.edizionisimple.it - www.stampalibri.it, disponibile anche alla
fumetteria Cosmicomics di Carugo!). Lavoro nelle mie sale prova a
Muggiò e oltre a scrivere poesie suono con un gruppo che si chiama, appunto, SANGUE BIANCO (www.thebronze.it/sanguebianco).
Ogni tanto suoniamo, ogni tanto mi invitano a leggere le mie poesie nei locali
della zona MI-MB-CO. La “poesia per dimagrire” è venuta fuori senza sforzo,
morbida e liscia, abbastanza soddisfacente. Ne ho fatte anche di più grosse…
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Fumetteria Cosmicomics: [email protected]
Cosmic Swamp Records: [email protected]
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Maschera la pigrizia con la scusa del poco tempo a disposizione. Nel frattempo suona la batteria nei Death Valley e il basso negli Agamotto, molto
saltuariamente porta avanti il suo progetto noise Geisha Mon Amour, scribacchia, si appresta ad inaugurare la sua etichetta discografica, Cosmic
Swamp Records, e colleziona fumetti in maniera compulsiva. Rimpiange
i 15 anni quando i pensieri principali erano metter le mani su qualsiasi
gruppo punk gli passasse sotto tiro, il primo amore e le droghette ridarole; teme la vecchiaia molto più della morte. In passato ha suonato in un
sacco di gruppi punk/hc che raramente sono usciti dalle quattro mura del
garage, ha gestito una piccola etichetta di demotapes grind/crust e pubblicato un paio di fanzines (Freak of Nature & Going Nowhere). Guardare il telegiornale lo fa ammattire ed incazzare più del dovuto, ma questo poco importa. Lavora in una fumetteria e adora il suo gatto Cialda.
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ACQUE DI LUCE, FONTI DI VITA E PISCIO FRESCO
di Storie Moderne
che persino Gesù, durante l’ultima cena, avesse offerto nel Sacro Graal il
proprio piscio. Addirittura alcuni credono che “l’acqua santa” battesimale
non sia altro che una deviazione morbida dall’originale “bagno nel piscio”.
Allora, precisiamo una cosa: non sono stato io a mettere in giro la
voce che Gianni Morandi mangia la merda. Cazzo, sembra quasi che
di qualsiasi stronzata epica che esce dal web, Storie Moderne ne sia
l’occulto architetto. Se Gianni Morandi mangia la merda, saranno fatti
suoi! È una decisione che va rispettata, siamo in un paese libero o no?
Riporto di seguito alcune righe:
Io per esempio, non mangio la merda, ma dico di farlo, così invoglio la
gente a provare. La stessa cosa è per il bere la propria urina: dico “BEVO
PISCIO” così la gente ci crede e vuole provare. Lo faccio da un sacco di tempo ormai e mi sono sempre trovato bene. Mi dà un sacco di soddisfazioni.
Gli amici mi dicono: “Storie, con ‘sta storia del BEVO PISCIO e MANGIO
MERDA ti sei sputtanato.”
E perché? Perché Eleonora Brigliadori può dire di esser guarita dal cancro bevendo l’urina e io no? Solo perché lei le chiama “Acque di luce” ?
Gli Egizi, Esseni, Giudeocristiani ed in seguito alcune piccole chiese cristiane, sette eretiche, ma quasi tutti i Maghi e le Streghe detti “pagani
o contadini” dei secoli scorsi, utilizzavano l’Orina anche per aspergere
ovvero frizionare il corpo dei loro adepti; di queste utili usanze ne è rimasta traccia anche nel cattolicesimo, infatti ai bambini si asperge il
capo con “acqua santa” per battezzarli; questo rito proviene proprio dal
“battesimo” che si effettuava per immersione (battismos, in greco significa immersione) in acqua corrente finito il quale il neobattezzato beveva e si aspergeva il corpo con la sua Orina ovvero con l’acqua santa.
Per quanto riguarda il Sacro Graal, vi suggerisco questo illuminante
paragrafo:
http://www.disinformazione.it/eleonora_brigliadori.htm
La ricerca del santo “Graal”, di cui parla la tradizione religiosa Cristiana,
che contiene la “fonte della giovinezza e della guarigione” è il calice che
la tradizione afferma essere stato utilizzato da Gesù di Nazareth, con i
suoi discepoli per bere “l’acqua della vita” che era di colore Oro. Esso
conteneva semplicemente l’Orina che essi hanno regolarmente bevuto
con lui, dopo essere stati iniziati a questa tecnica, la sera della santa cena od ultima cena; l’Orinoterapia era in uso presso gli Esseni di
cui Gesù era un rabbino/maestro e presso gli iniziati Giudeo-Cristiani.
Io dico che bevo piscio perché mi piace, mentre lei sostiene di essere guarita
dal cancro. E allora? Che cazzo me ne frega? Se io dico di bere la mia urina,
devo per forza avere il cancro? Non posso dire di berla perché mi piace?
Questo sito è straordinario nella sua capacità di sviscerare l’argomento
“bere piscio” con naturalezza e semplicità
http://spazioinwind.libero.it/risvegliodiadamo/urinoterapia.htm .
Subito dopo mi dicono: “Ma tu dici di berla ma alla fine non la bevi davvero.”
Per questo motivo, indipendentemente dalle abitudini quotidiane personali, mi sono sentito in dovere di comunicare a più gente possibile che bere
la propria urina fa bene e quindi fare da testimonial al sacro gesto terapeutico. In realtà ho fatto di più. Ho creduto così fortemente nella causa, che ho
Tratto
da:
Ok. E allora? Io lo faccio per motivi religiosi. Ci sono teorie che sostengono che l’urinoterapia sia una pratica che risalga alla notte dei tempi e
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La Brigliadori in una intervista afferma: Secondo Hamer, tutte le terapie
naturali hanno la loro ragione d’essere, perciò basta digiunare o praticare l’omeopatia per risolvere un problema. che uno decida di guarire
con i colori, con le “acque di luce” o con l’urinoterapia, va sempre bene.
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prodotto personalmente una bevanda a base di urina, la PISCIO FRESCO.
Tratto
da:
http://www.anael.org/italiano/urinoterapia/index.htm
Dopo questa ultima considerazione, spero di avervi convinto a bere il
vostro piscio, farlo bere ai vostri amici ogni mattina e riempirci la Jacuzzi per farci un bell’idromassaggio. Probabilmente la prossima volta riuscirò a dirvi cosa ne fa Gianni Morandi della propria urina, vi basti
per ora sapere, cari lettori, che sappiamo già con certezza cosa Gianni Morandi fa delle proprie feci. E credo che sia più che sufficiente.
Questo articolo è stato scritto in gran parte durante le mie pause pranzo.
Se non ho avuto problemi a scrivere di bere piscio e di mangiare merda
mangiando, credo che anche voi non dovreste aver problemi a leggerlo.
Cordialmente vostro,
Storie Moderne.
Piscio Fresco è una bevanda a base di urina sacra prodotta personalmente dagli sciamani delle grotte paleocristiane in Cappadocia. Viene
distillata in botti di Palissandro e distribuita solo via Etere. Le bottiglie sono ancora in produzione limitata, ma se troviamo più sciamani,
forse riusciamo a commercializzare il prodotto in modo più capillare.
Concluderei citando un altro sito di approfondimento giallo-piscio:
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Ci sono due conoscenze: una umana e l’altra divina. Una è la conoscenza acquisita dall’uomo e l’altra è quella che viene da Dio, attraverso la
luce della natura. In virtù di questo ci sono due tipi di medicine: quella
dell’uomo e quella ispirata da Dio.[…] Dobbiamo ricordare che come tutti
gli esseri umani al principio della vita, abbiamo bevuto la nostra urina.
Quando eravamo nel ventre materno e al formarsi gli organi genitali, i
reni funzionarono e da quel momento cominciammo a bere la nostra
urina. […] La Saggezza di Dio é grandiosa e sa che l’orina é sacra e
per questo la vita si sviluppa nel mare di orina del liquido amniotico.
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Storie Moderne legge le mimiche facciali dei personaggi ritratti e le fa esplodere in fumetti (im)probabili ed estremi.
Finestra sul paradosso dissacrante, volgare e blasfema, affronta i temi
più viscerali della società contemporanea: handicap fisici e mentali, barriere architettoniche e culturali, truffe morali e burocratiche.
Frantuma le fondamenta del condizionamento, sublima i luoghi comuni
senza i filtri del super-ego e vi porta in un mondo dove il “vorrei dire ma
non posso” non esiste.
Uno tra i più controversi e discussi autori di satira politica e di costume
presenti sul web. Creatore di Analdo, Uovo Mano, Falco Nathan e molti
altri personaggi.
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www.storiemoderne.com
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Alberto Trebbi, industrial designer dalla provincia di Como.
Progettazione, Grafica, Musica, Viaggi, Cucina, Birra, Amici sono i miei
interessi.
Partecipo attivamente a ORDNUNG per contribuire a portare una ventata
di aria fresca e indipendente in questa società stagnante.
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[email protected]
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Il tema del prossimo numero di Ordnung sarà LA RIPRODUZIONE.
Che tipo di riproduzione: seriale, sessuale, della specie, di falsi? A voi sta decidere come interpretare l’argomento. Abbandonate luoghi comuni e inibizioni e
scalfite la superficie con forza grazie alle vostre opere.
Ordnung non fa distinzioni tra ideologie o credi, ma promuove il singolo con una
formula collettiva.
Ogni forma d’espressione è più che benvenuta: scrittura (racconti, interviste,
poesie, ricette, recensioni, del sano cut-up, etc etc), illustrazione (disegni, pitture, collage, disegni tecnici, etc etc), fotografia e via a seguire.
ORDNUNG è in bianco e nero.
Per i testi scritti non ci sono limiti di battute (certo, magari non mandateci il
vostro romanzo), mentre per illustrazioni, foto et similia lo spazio massimo è di
due pagine in formato A5.
Allegate anche una vostra breve biografia di circa 1000 battute ed i contatti che
volete fornire, il tutto verrà pubblicato in appendice al numero sul quale verrete
pubblicati.
ORDNUNG non è a scopo di lucro, e soprattutto è totalmente autoprodotta,
quindi niente retribuzione per il vostro lavoro. Semplicemente è un’ occasione
di produrre qualcosa di stimolante e farla girare.
La data di scadenza per la consegna dei lavori è il 31/10/2011
L’invito è aperto a tutti, quindi non esitate a chiedere informazioni e a inviare i
vostri lavori a questo indirizzo:
[email protected]
ORDNUNG è un progetto di:
YFedeY
Organizzazione & coordinamento:
YFedeY & Alba
Progetto grafico:
YFedeY & Alba
Realizzazione grafica & impaginazione:
Alba
Ordnung è un’autoproduzione COSMICOMICS
Potete trovare ORDNUNG nella FUMETTERIA COSMICOMICS, in via Toti 46,
Carugo (Co), o richiederla a questo indirizzo: [email protected]
Potete contattare Alba al seguente indirizzo: [email protected]
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