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Non dev’essere una coincidenza il fatto che oggi, durante l’assemblea della curia romana, dedicata
in questo periodo alla scambio degli auguri natalizi, davanti a una platea di prelati in gonna lunga,
pellicce al collo e addobbi roccocò che neppure Moira Orfei possiede, Benedetta Sedicesima sia
sbottata e abbia gridato: “Basta brutte checche! Vi voglio più maschie. No! Solo maschie”. Il suo
segretario particolare, spostato il ciuffo che gli oscurava la vista della sala, gli ha ricordato che la
Chiesa viene spesso accusata di essere misogina e che la frase appena pronunciata poteva essere
letta come un invito alla marginalizzazione delle donne dall’Ecclesia. E’ così che alla fine è entrata
nella Storia l’espressione: “Solo Dio può decidere se siete maschie o femminucce, capito?!”.
I sacerdoti seduti nelle poltroncine sotto il trono papale si davano di gomito, scambiandosi dei
rassegnati “Ci risiamo con la predica sul buon gusto”. L’ufficio stampa del Vaticano, come sempre in questi casi, quando Benedetta Sedicesima perde la pazienza con le colleghe in sottana, ha
sospirato e rivolto lo sguardo al Cielo. Un chirichetto lì vicino giura d’averlo sentito pregare: “Gesù
Santissimo come rimedio alle cazzate di questa isterica repressa?”. Il chirichetto, ulteriormente interrogato, giura che dall’Alto non è arrivata nessuna risposta. Una lampadina luciferina s’era però
accesa nella testa dell’ufficio stampa.
“L’altro giorno non abbiamo sottoscritto la “Dichiarazione sui diritti dei disabili” perché non c’era
un riferimento all’aborto, ieri abbiamo detto che è meglio un frocio impiccato di uno sposato col
suo moroso, oggi… Oggi… Oggi… Ah! Usiamo la parola “Gender” che fa figo ed esterofilo, ’sto
latino ha rotto il cazzo. Attacchiamo le persone trans e con un sol colpo rendiamo prigionieri i corpi
dei trans, degli uomini e delle donne. Sono un genio, Sua Santità me lo deve riconoscere. Mi farò
prestare per un mese quel suo bel paggetto svizzero, come premio”. Scondinzolando felice sino alla
più vicina tastiera, eccolo battere solerte lo stringato comunicato rilasciato dalla Santa Sede, che
qui, per dovere di cronaca, riportiamo.
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CITTA’ DEL VATICANO, 22 DIC 2008 – DURANTE L’UDIENZA TRADIZIONALMENTE
DEDICATA ALLO SCAMBIO DEGLI AUGURI NATALIZI, PAPA BENEDETTO XVI HA RIVOLTO UN ACCORATO APPELLO. ”NON SONO UNA ROCK STAR. SONO IL VOSTRO
CAPO. SOPRA DI ME C’E’ SOLO DIO, CHE PARLA PER VOCE MIA E M’IMPONE DI RICORDARVI CHE SOLO LUI, IDDIO NOSTRO SIGNORE, PUO’ DECIDERE SE SIAMO
MASCHI O FEMMINE, COMUNQUE SEMPRE CARNEFICI DELL’ALTRUI FELICITA’.
BUON NATALE, FRATELLI E SORELLE”.
Maurizio Cecconi
http://www.puta.it
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Santissimo Padre,
mi chiamo Samantha, ho 29 anni e vivo a Bologna. Fino a qualche anno fa venivo etichettata dai
media italiani come uno dei papaboys. Ebbene si, fino all’anno 2000 avevo ancora il mio pisellino.
Ma Le anticipo subito che non usavo quello per le mie preghiere e per i miei pellegrinaggi. Avevo
il berrettino inneggiante il raduno. Eravamo tantissimi. Giocavamo insieme, cantavamo e dedicavamo molto tempo alla preghiera. Qualche anno dopo, così come Lei ha seguito la vocazione, o
come la chiamano altri “la chiamata”, anch’io ho vissuto qualcosa di simile: non sarei mai stata felice se avessi dovuto continuare a vivere con l’inadeguatezza di quel corpo, che seppur dono divino
e naturale, bisogna ammettere che di errori ne ha palesati parecchi nel corso dei secoli dei secoli.
Non c’è molto da stupirsi quando il progresso medico scientifico permette di migliorare un corpo
che, per esempio, prima non poteva camminare bene.
Adeguare il proprio corpo a quel che ciascun individuo percepisce di essere e di voler vivere è una
grande emancipazione, possibile solo da pochi decenni. Ci siamo lasciati alle spalle atroci sofferenze e inutili schiavitù fisiche. Nei paesi più avanzati questo tipo di intervento è offerto al cittadino
con tutti gli strumenti del caso che permettono di valutare consapevolmente l’impatto che avrà
sull’intera persona, sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psichico.
Dopo l’intervento posso dire con sicurezza di aver migliorato la mia condizione: sono più felice, appagata, serena, sicura. I medici mi hanno tenuta sotto osservazione e continuano a rassicurarmi sul
fatto che tutto è andato per il meglio. Ma un aspetto continua a restare irrisolto, ed è il mio rapporto
con Lei. Ho appreso dai giornali del Suo anatema contro le persone che come me affrontano una
transizione di genere. Volevo testimoniarLe che la mia fede è rimasta intatta, nessun bisturi e nessun indumento sono riusciti a interferire con quello che è il mio essere religiosa. Davvero non riesco
a comprendere questo Suo violento accanimento contro una fedelissima praticante e sostenitrice
della buona novella.
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Pensi che per questo Natale ero intenzionata a mettere insieme la prima formazione di papagirls,
e mostrare a Lei e al mondo quanto fervore caritatevole può nascondersi dietro quell’immagine
falsata dai media e dall’opinione pubblica in generale. La prima uscita prevedeva la distribuzione
gratuita di cibo ai senza fissa dimora e una fiaccolata di fronte alla chiesa di San Petronio. Non
posso credere che Lei preferisca destinarci un futuro di oscurità, pentimento e autocommiserazione. Non posso credere che la chiesa possa schiacciare con una semplice parola, a mio avviso pronunciata d’impulso, tante vite pronte a sascrificarsi per gli altri e contribuire alla realizzazione di
un mondo migliore. Attenderò, insieme a molte persone che vivono un’esperienza simile alla mia,
una spiegazione, un cenno, magari delle scuse. In caso contrario, radunerò comunque le pecorelle
in questione e agiremo senza la guida di un pastore.
Le auguro un sereno Natale.
Bruno Pompa
http://brunopompa.wordpress.com
La storia del papa e del Gender penso di averla letta e riletta cento volte oggi: francamente non
riuscivo a sorprendermi, sarebbe stato un shock sentirgli urlare piuttosto “Buona Natale a tutte le
trans!”. Insomma ci vedevo la bigotteria di sempre, la bigotteria del papa. Una variabile di “contesto”, però, sovvertiva l’ordine delle cose: perchè parlare di Gender a ridosso Natale, in sala Clementina, nello scambio di auguri con la curia? Perchè caratterizzare un momento così formale e
tradizionale con un commento che per quanto alto nei riferimenti allude più alla vittoria di Luxuria
all’Isola che al freddo della mangiatoia? Questo francamente è l’aspetto che ancora non mi spiego,
e che alla fine mi risulta più oscuro di quel groviglio di argomentazioni che passa dalla salvezza
delle foreste tropicali a quella dell’uomo. Con l’illusione che qualcuno le foreste tropicali le abbia
poi salvate. Bisogna allinearsi alla volontà del creatore, restare indentici a noi stessi, dice Ratzinger.
Purtroppo, però, si invecchia innanzitutto, e perciò si cambia: colore dei capelli, espressione del
viso, numero di scarpe. Questo per natura, secondo la volontà del creatore cioè. Accanirsi contro
il cambiamento vuol dire imbracciare lo scontro con le aspirazioni che lo producono, mettere in
dubbio la liceità del desiderio, di qualunque desiderio. Volutamente parlo di cambiamento anzichè
di gender, perchè è quello il reale antagonista della volontà del creatore, non di certo un chirurgo
di Casablanca.
Riportare questa dimensione a quella più ristretta dell’identità sessuale vuol dire far calzare al
Ciclope la scarpa di Cenerentola: è un esempio troppo parziale, al punto da sembrare in malafede e
strumentale. Perchè se Dio non ha creato Eva Robin’s (pentendosene, secondo me), non ha neanche
creato la bomba atomica, il falso in bilancio o ad esempio le Farc in Colombia. In questi casi sì
l’autodistruzione dell’uomo è un fatto evidente, e le letture sono colme di farisei che ottimamente
rappresenterebbero la profezia di quel modello. Di trans, invece, nemmeno l’ombra. Insomma ci
sono messaggi più chiari nelle Scritture, problemi più urgenti ed evidenti nella realtà. Oppure c’è
l’evergreen della mangiatoia, vuota e fredda che aspetta il bambinello: un pontefice dovrebbe saper
svolazzare sull’argomento per ore nei giorni che precedono il Natale.
Ma c’è un aspetto più cupo e vagamente rivoluzionario nelle parole di Ratzinger, ed è contenuto
nel passaggio che precede il suo attacco alle teorie di genere. Cito da “La Repubblica”: Basta con
gli “eventi cattolici come concerti”, in cui il Papa è “come una rockstar”. Il Papa non è una rockstar.
“Analisi in voga tendono a considerare queste giornate (quelle mondiali della gioventù, ndr) come
una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso
ecclesiale con il Papa quale star”. “Con o senza la fede - ha aggiunto - questi festival sarebbero in
fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio”.Che la religione
dimentichi il valore del rituale di massa, del bagno di folla (teorizzati dai più grandi sociologi) abdicandone paternità e proprietà al mondo della musica rock e dei rave ha davvero del paradossale.
Pare che lui quel giorno a Bologna non riuscisse a distinguere fra Giovanni Paolo II e Bob Dylan: e
dire che uno dei due era vestito tutto in bianco. A un pontefice sia data, per carità, la piena libertà
di scegliere lo stile del suo pontificato. Ma non di dire cavolate a raffica, assimilando la Giornate
Mondiali della Gioventù ai concerti di Madonna e soprattutto uscendo da questo infelice confronto
affermando la vittoria tra i due di ààMadonna, che riesce a contaminare lo stile del fedele più di
quanto la religione possa sui costumi dei groupies “Lasciate che i bambini vengano a me” disse
Gesù, un’altra di quelle volte in cui anzichè parlare di trans parlò d’altro. Ed era un sacco di secoli
fa, prima della club culture e degli anni d’oro del rock.
Vincenzo Branà
http://omoios.blogosfere.it/
MAURIZIO CECCONI
BRUNO POMPA
e VINCENZO BRANA’
VI AUGURANO
buone feste
Bologna 2008
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