Il Rider-Waite Tarot è il mazzo più diffuso e apprezzato al mondo. Il motivo principale è dato dalle splendide figure art-déco, realizzate ai primi del Novecento da Pamela Colman-Smith per accompagnare un libro tanto famoso quanto incompreso: The pictorial key to the Tarot, di Arthur Edward Waite. Dietro le immagini affascinanti si intravede il progetto di Waite, un eminente studioso che con le sue opere ha segnato profondamente il mondo occultistico anglosassone: C'è una tradizione segreta riguardo ai tarocchi, così come c'è una Dottrina Segreta al loro interno. Ne ho seguito una parte secondo i limiti stabiliti per argomenti di questo genere e secondo le leggi dell'onore . Con queste oscure parole Waite, capo di una delle fazioni più potenti dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, introduceva "La Dottrina senza veli", il capitolo della sua opera in cui spiegava i significati, gli usi rituali e le tecniche divinatorie legate ai "suoi" tarocchi. Quest'opera narra la vita di Waite e, per la prima volta al pubblico italiano, svela quella Dottrina Segreta che egli nascose nei "78 Arcani della Volontà". IS BN: 88-86131-03-8 © Edizioni d'Arte Lo Scarabeo Corso Svizzera 31 - 10143 Torino - Italia Illustrazioni: Pamela Colman-Smith Grafica: Pietro Alligo Redazione: Rossella Ferrero, Renato Berra I diritti di traduzione, riproduzione. adattamento totale o parziale del testo e delle illustrazioni (compresi film didattici, copie fotostatiche e microfilm) sono riservati in tutti i paesi Finito di stampare nel mese di settembre 1993 presso Studio Imagine – Torino Printed in Italy pag. 141 ₤. dono GIORDANO BERTI TAROCCHI RIDER-WAITE STORIA, RITI INIZIATICI E PRATICHE DIVINATORIE DI ARTHUR E. WAITE EDIZIONI D'ARTE LO SCARABEO Cronistoria dei tarocchi 1442 Nel Registro dei Mandati del ducato estense è documentato l'acquisto di «carte da triomphi per i cavalieri». E il primo documento conosciuto relativo al ludus triomphorum, che nei secoli successivi diventerà famoso col nome di gioco dei tarocchi. Nel corso del Quattrocento il ludus triomphorum diventa uno dei giochi di carte più diffusi nelle corti dell'Italia del Nord. Ciò che rimane dei circa trenta mazzi miniati conservati nelle collezioni pubbliche e private di Europa e Stati Uniti è indiscutibilmente riferibile alle famiglie Visconti-Sforza di Milano e agli Estensi di Ferrara. 1456 Nel De Multipliciti ludo, il giurista ferrarese Ugo Trotti qualifica i trionfi come gioco di puro ingegno. Intorno al 1480, invece, nel Sermones de Ludo cum Aliis un anonimo predicatore domenicano inveisce contro il gioco dei trionfi definendolo «opus diaboli». In seguito fornisce una lista delle figure, le cui denominazioni sono identiche a quelle entrate nell'uso comune. 1460 ca. Un anonimo incisore ferrarese realizza un mazzo di carte passate alla storia come «Tarocchi del Mantegna», in cui sono riscontrabili numerose analogie con i tarocchi miniati. Secondo gli storici si trattava di un gioco didattico poiché riproduce esattamente l'ordine universale, secondo lateologia, e l'ordine del mondo. 1521 Pietro Aretino scrive le Pasquinate per l'elezione di Adriano VI , una raccolta di sonetti dove i cardinali riuniti in Conclave vengono ironicamente designati con il nome di ciascun trionfo. Trent'anni più tardi lo storico comasco Paolo Giovio utilizzerà lo stesso motivo satirico per deridere i partecipanti al lungo Conclave seguito alla morte di Paolo III. 1534 Nel Gargantua di François Rabelais il tarau appare nella lunga lista dei giochi preferiti dal protagonista È la più antica testimonianza relativa alla presenza dei tarocchi in Francia. Il primo mazzo francese oggi conosciuto viene stampato a Lione, nel 1557, da Catelin Geofroy, il quale si ispira soltanto per le ventidue figure trionfali ai tarocchi italiani. 1570 Nel Discorso perché fosse trovato il gioco del tarocco un anonimo autore definisce le carte «figure geroglifiche» e per spiegarle le divide in due gruppi, uno relativo «a cose morali e terrene», l'altro «a cose celesti e divine». In sintesi, dei tarocchi viene proposta una lettura morale, etica e religiosa: servono a capire le miserie della vita e ad accostarsi a Dio. 1660 Gli incisori parigini Jean Noblet e Jacques Vieville stampano un nuovo tipo di carte che nel secolo successivo diventano famose col nome di "Tarocchi Marsigliesi". Nel corso del Settecento, questo modello si diffonde in Francia, Svizzera e Italia del Nord, dove i locali fabbricanti di carte si vedono costretti ad adeguare la propria produzione alla nuova moda. 1781 Nell'ottavo volume di Monde Primitif, Antoine Court de Gebelin analizza un mazzo di "Tarocchi marsigliesi" affermandone, per primo, l'origine egizia. Secondo l'archeologo essi sono le pagine del leggendario Libro di Thoth, il dio egizio inventore della scrittura e patrono delle arti magiche. 1784 Un esoterista parigino di nome Etteilla (pseud. Di JeanbFrançois Alliette) pubblica Manière de se recréer avec un jeu de cartes nommées tarot . Seguendo le teorie di Court de Gebelin, afferma che nel corso dei secoli le figure dei tarocchi sono state riprodotte in modo imperfetto, perciò egli le ridisegna trasformandole in un manuale magico e in un mazzo per predire il futuro. Queste carte, chiamate Libro di Thot, sono le prime create esplicitamente per scopi cartomantici. 1856 Elifas Levi (pseud. di Alphonse Louis Costant) stampa il Dogme et Rituel de la Magie, dove critica le convinzioni di Court de Gebelin e Etteilla e afferma che in realtà i tarocchi vennero disegnati dagli antichi qabbalisti ebrei e tramandati nei secoli sotto forma di figure geroglifiche: le ventidue lettere dell'alfabeto ebraico. 1863 Paul Christian (pseud. di Jean Baptiste Pitois) in L'Homme Rouge des Touileries espone un complesso sistema astromantico basato sulle figure dei tarocchi. Nell' Histoire de la Magie, stampato nel 1871, lo stesso autore descrive l'uso iniziatico dei tarocchi presso la Società della Rosa Croce. 1885 William Westcott, già membro della Societas Rosacruciana in Anglia e fondatore dell'Hermetic Order of the Golden Dawn, compone il Magical Ritual of Sanctum Regnum, un manuale in cui le ventidue figure trionfali dei tarocchi illustrano le fasi che conducono il mago al compimento della Grande Opera Magica: la conquista del potere della mente sulla materia. 1889 Stanislas de Guaita, capo dell'Ordre Cabbalistique de la Rose-Croix, fa disegnare al suo segretario Oswald Wirth un nuovo Libro di Thoth, Les 22 Arcanes duTarot Kabbalistique, contenente i dogmi dell'occultismo moderno, che verrà stampato in tiratura limitata a 100 esemplari. 1889 Papus (pseud. di Gerard Encausse), membro dell'Ordre Cabbalistique de la Rose Croix e fondatore dell'Ordre Massonique de Martinistes, dà alle stampe Le Tarot des Bohémièns, dove identifica nei ventidue Arcani Maggiori le fasi della caduta di Adamo nel Mondo materiale e, viceversa, i gradini che permettono agli uomini di ritornare alla condizione edenica. 1896 René Falconnier, basandosi sulle indicazioni fornite da Paul Christianin L'HommeRougedesTuileries, pubblica Les XXII Lames Hermétiques du Tarot Egyptièn, il primo mazzo di tarocchi ispirato direttamente all'arte egizia. 1909 Papus pubblica Le Tarot divinatoire, un manuale contenente un nuovo Tarocco di impronta egizianeggiante disegnato da Gabriel Goulinat. 1910 Arthur Edward Waite, capo di una delle fazioni della Golden Dawn, pubblica The pictorial key to the Tarot, un'opera dedicata alla mistica dei tarocchi e alla divinazione, illustrata con le figure di uno splendido mazzo in stile preraffaellita dipinto da un'adepta della G.·.D.·., Pamela Colman-Smith. 1912 Aleister Crowley, scacciato dalla Golden Dawn, svela alla rivista The Equinox i misteri del Liber T, cioè le segrete attribuzioni dei tarocchi comunicate agli iniziati dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata. 1927 Oswald Wirth stampa Le Tarot des Immagiers du Moyen Age, un sunto delle interpretazioni esoteriche dei tarocchi realizzate dai capi scuola storici del movimento occultista francese. Il volume venne accompagnato da un mazzo di Arcani Maggiori inventato da Wirth per armonizzare i dogmi della Qabbalah e dell'Alchimia, con i gradi simbolici della Massoneria. 1944 La «Grande Bestia», come si autodefiniva Aleister Crowley, pubblica The Book of Thoth in edizione limitata a 500 copie per i membri dell'Ordo Templi Orientis. Il volume contiene le 78 figure di un nuovo mazzo di sua invenzione, il Thoth Tarot, disegnato da Frieda Harris. 1987 Nascono le Edizioni d'Arte Lo Scarabeo ad opera di un'équipe di eclettici personaggi accomunati dalla passione per la grafica d'autore, i tarocchi e il mondo della magia. Nel giro di pochi anni Lo Scarabeo diventa una delle aziende leader nel campo della pubblicazione di nuovi tarocchi, con un catalogo di circa 40 mazzi disegnati dai più grandi illustratori contemporanei, oltre a numerosi studi storici e manuali di divinazione. I Tarocchi Rider-Waite Nel corso della sua vita Waite sviluppò un'attività letteraria prodigiosa: scrisse 56 libri e ne tradusse, o pubblicò quaranta altri; scrisse quaranta rituali per i due ordini che aveva diretto; conservò sostanziosi appunti per decine di altre opere. Degli studi di Waite, quelli sulla Qabbalah, sul Graal e sui Rosacroce sono ancora accettati dagli storici, pur con qualche riserva; le ricerche sulla Massoneria sono ormai superate mentre i lavori mistici, poetici e favolistici non sono mai menzionati. In pratica Waite viene ricordato dagli appassionati di esoterismo per le sue traduzioni in inglese delle opere di Elifas Levi e, soprattutto, per il mazzo che accompagna The pictorial key to the tarot (1911), uno studio sui tarocchi tanto famoso quanto incompreso.1 Per i membri della G.·.D.·., come si è detto, le settantotto carte dei tarocchi epitomavano la saggezza egiziana, mentre la sequenza numerica degli Arcani Maggiori, essendo paragonata alle lettere dell'alfabeto ebraico, veniva associata con i sentieri dell'Albero della Qabbalah. Così, quando i membri dell'ordine progredivano di grado veniva spiegato loro il simbolismo degli Arcani Maggiori appropriato a quel grado.2 Waite, però, non era soddisfatto né dei tarocchi tradizionali né delle carte ideate per l'ordine da Westcott e Mathers. Perciò, ai tempi della fondazione del Rito Indipendente Rettificato decise di creare un mazzo interamente nuovo affidandone la realizzazione a una giovane artista americana, Pamela Colman Smith, che si era unita alla G.·.D.·. nel 1901. Durante lo scisma del 1903 la Smith aveva aderito alla fazione di Waite presumibilmente perché, come sostiene lo stesso Waite, «amava le sue cerimonie senza pretendere di capirne le implicazioni interiori». Ma egli, riconoscendo che la Smith era un'artista di grande immaginazione e con enormi qualità psichiche, intuì che sotto la propria guida ella avrebbe potuto produrre un mazzo di tarocchi artisticamente gradevole e, cosa più importante, con una carica simbolica tale da porli tra le più grandi realizzazioni create non solo per scopi divinatori.3 Waite guidò la Smith disegno per disegno affinché le figure «contengano interiormente ciò che appartiene ai Grandi Misteri, nei sentieri dei quali sto lavorando». Ma anziché ispirarsi alla moda egizianista della G.·.D.·., Waite preferì riferirsi a quel gusto rinascimentale che già aveva ispirato La prima edizione di quest'opera venne stampata da Rider nel 1910 con il titolo The key to the tarot. Le illustrazioni in bianco e nero vennero aggiunte nell'edizione del 1911 e contemporaneamente fu stampato il mazzo di carte a colori. Le seconda edizione del libro è del 1971, ristampata nel '74, '78, '80, '84, '86. Il "Rider-W alte Tarot” ebbe grande successo soprattutto negli Stati Uniti, dove già nel 1918 la De Laurence & Co. ne iniziava la pubblicazione senza l'autorizzazione della Rider. Nel 1920 il mazzo venne ridisegnato da Jesse Burns-Parke e sotto tale forma venne accolto dalla B.O.T.A. - Builders of the Adytum, una fratellanza ermetica fondata da Paul Foster Case (1884-1954), già membro della G.·.D.·. nel Tempio "Thoth-Hermes" di Chicago. Altre interessanti elaborazioni grafiche del "Rider-Waite Tarot” sono il "New Astrological Tarot", Zolar Publ., New York, 1974 e il "Royal Fez Moroccan Tarot" disegnato da Michel Hobdell per U.S. Games Systems, New York, 1978. È importante notare che, a partire dagli anni '70, il Rider-Waite Tarot ha cominciato a venire interpretato da entusiasti sannyasin glia luce della filosofia di Rajneesh. Cfr. ad esempio il manualetto di Mario Montano, Il tarocco intuitivo, Stampa Alternativa , Milano,' 1990, contenente interessanti tecniche di meditazione. 2 I tarocchi della G.·.D.·. venivano copiati dagli adepti sulla base degli insegnamenti impartiti nel Liber T, un manoscritto compilato da Mathers e Westcott. Il Liber T è stato pubblicato per la prima volta da Israel Regardie (19(171985), che fu segretario di Crowley, assieme a tutti i rituali della G.·.D.·. in The Golden Dawn: an account of the teachings, rites and cerimonies, 4 voll., Lewellyn Publ., Saint Paul-Minnesota, 1937-1940: 2ª ed. 2 voll., 1971 (trad. it. La magia della Golden Dawn, 4 voll., Mediterranee, Roma, 1980). Il " G.·.D.·. Tarot" è stato disegnato da Robert Wang nel 1987 e stampato dall'Aquarian Press. 3 Informazioni dettagliate sulla vita e le opere di P. C. Smith sono in S. Kaplan, The Encyc lopaedia of Tarot, vol. III, U.S. Games Systems Inc., Stamford, 1990, pp. 1-45. 1 i pittori preraffaelliti e simbolisti. In effetti, certe carte numerali sembrano addirittura copiate dai cinquecenteschi "Tarocchi Sola-Busca", che Waite aveva certamente visto in qualche opera sulla storia delle carte da gioco. Dal punto di vista formale, però, cioè per quanto riguarda la "sceneggiatura" delle singole carte, è evidente che Waite si ispirò alle descrizioni fornite da Mathers e Westcott nel Liber T, cioè nei manoscritti sui tarocchi che dovevano venire studiati dagli adepti della G.·.D.·. e ridisegnati da ciascuno per uso personale. È altrettanto evidente, comunque, lo sforzo eseguito da Waite e dalla Smith per sviluppare in modo originale le sommarie indicazioni del Liber T. Dal punto di vista simbolico, infatti, i "Tarocchi Rider-Waite" sono pregni di riferimenti al ciclo del Graal e alla letteratura rosacrociana, temi che erano già stati anticipati in The Hidden Church and the Holy Graal (1909). Specificamente, nell'articolo intitolato "The Hallows of the Graal mistery rediscovered in the talismans of the Tarot", Waite aveva associato quattro simboli ricorrenti nei romanzi del Graal con i semi degli Arcani Minori, coppe, bastoni, spade e pentacoli ( sic!), uniformandosi alla nuova impostazione in uso nella G.·.D.·.4 Riguardo al contenuto di The pictorial key... è difficile dare un giudizio univoco, a causa della sua sconcertante ambivalenza. Da un lato è evidente il rigore storico messo in atto da Waite nel rifiutare tutto quanto è stato scritto sui tarocchi dagli occultisti in quanto non sostenuto da adeguate prove documentarie. D'altro canto, però, egli stesso si allinea con le tradizionali posizioni occultistiche affermando: «I tarocchi incarnano la rappresentazione simbolica di idee universali comprendenti tutte le idee implicite che la mente umana è in grado di concepire. È in questo senso, perciò, che essi rimandano ad una Segreta Dottrina, che è stata creata da una minoranza di eletti, radicati nella consapevolezza dei legami tra Microcosmo e Macrocosmo: legami, questi, che restano sconosciuti all'uomo comune. Questa Dottrina Segreta, la cui esistenza si ritiene si perda nella notte dei tempi, è stata tramandata misteriosamente ed è testimoniata da scritti e filosofie di pensiero come quella alchemica e quella qabbalistica, dai misteri dei Rosacroce, o ancora dalla corporazione massonica che ne costituisce una sintesi vivente, per coloro in grado di interpretare il suo reale significato. Dietro questa Dottrina Segreta si dà per certo vi sia una esperienza o una pratica da cui la dottrina stessa è giustificata [...]. Per quanto riguarda invece i principi dei tarocchi, bisogna ricordare che una considerevole parte della Dottrina Segreta in questione è stata rappresentata negli emblemi pittorici alchemci. [...] Non intendo affermare che i tarocchi costituiscano un esempio di trasposizione della Dottrina Segreta nelle raffigurazioni [alchemiche] e che furono imitati dagli scrittori ermetici: ma ciò che voglio dire è che furono forse uno dei primissimi esempi di questa arte. E anche il più cattolico, perché non sono [...] una derivazione di nessuna scuola o letteratura di occultismo; né dell'Alchimia, né della Qabbalah, dell'Astrologia o della Magia Cerimoniale; ma, come ho detto, [i tarocchi] sono la rappresentazione di idee universali per mezzo di simboli universali, ed è nella combinazione di questi simboli - in ogni luogo - che rivelano la Dottrina Segreta». 5 È evidente che Waite, quando parla della Dottrina Segreta, si riferisce non solo alla leggendaria "filosofia occulta" che si sarebbe perpetuata nei secoli all'interno di certe società segrete, ma anche agli insegnamenti impartiti all'interno delle fratellanze di cui egli entrò a far parte. Non a Tale modifica venne iniziata da Mathers in un banale trattatello di cartomanzia, The Tarot, its occult signification, use in fortune telling and method of play (London, 1888), che non ha avuto grande fortuna. 5 Cit. da A. E. Waite, The pictorial key to the tarot, Rider, Londra, 1911, p. 59-62, traduzione di Rossella Ferrero. I testi alchemici cui si riferisce Waite sono il De lapide philosophico (1678) di Lambsprink e il Mutus Liber (1697) di Altus In entrambe le opere -ma non sono le uniche- le illustrazioni presentano in certi casi una straordinaria affinità con alcune carte dei tarocchi. Ho avuto modo di notare, in un'altra occasione, che questa somiglianza deriva dall'applicazione delle stesse fonti iconografiche, cioè i manuali iconologici rinascimentali, a diverse strutture allegoriche: le carte da gioco, i trattati alchemici, le pitture cortesi eccetera. Cfr. AA. VV. , Tarocchi: gioco e magia alla corte degli estensi , (a cura di G. Berti - A. Vitali), Nuova Alfa, Bologna, 1987. catalogo della mostra tenutasi a Ferrara, Castello Estense, settembre 1987 - gennaio 1988. 4 caso, nel capitolo intitolato "The Tarot and the Secret Tradition", si esprimeva in questi termini: «Vi è una tradizione segreta riguardo ai tarocchi, così come vi è una Dottrina Segreta al loro interno; ho seguito una parte di essa senza eccedere, secondo i limiti stabiliti per argomenti di questo genere e secondo le leggi dell'onore. Tale tradizione consiste in due parti, e dato che una di esse è stata trasposta negli scritti, sembra di conseguenza che possa essere tradita in qualsiasi momento, la qual cosa non significa, come ho dichiarato, che la seconda [i. e. la dottrina esoterica] non sia stata così tramandata fino ad oggi e sia mantenuta nascosta da pochi adepti. [...] Ho tuttavia detto tutto ciò che [...] ci si poteva aspettare o richiedere in quei circoli esterni [la G.·.D.·. in the Outer] in cui non possono essere pretese capacità di ricerche specialistiche». 6 Allora, considerate queste reticenze, in cosa consiste il valore di The pictorial key...? Waite sostiene, nella presentazione del volume, che se qualcuno in passato avesse scritto il vero messaggio delle carte «non ci sarebbe stato bisogno di spiegarne il significato molto tempo dopo». Ma più avanti afferma: «Gli Arcani Maggiori sono anche stati trattati nell'altro metodo che ho menzionato, e Grand Orient nel suo Manuale di Cartomanzia, sotto l'apparenza di un metodo di divinazione trascendentale ha offerto il risultato di certe interpretazioni [...] come conseguenza di una casuale combinazione ottenuta grazie al mescolamento e alla distribuzione delle carte. [...] I metodi dimostrano anche come gli Arcani Maggiori siano stati adattati ai sistemi di divinazione piuttosto che derivati o appartenuti ad essi. I comuni significati divinatori che saranno dati nella terza parte sono attribuzioni largamente arbitrarie, o il prodotto di una intuizione secondaria e non colta; o tutt'al più, appartengono al soggetto sul piano più basso, lontano dall'intendimento originale. Se davvero i tarocchi avessero le loro radici nella divinazione, dovremmo fare una capatina in posti molto strani per cercarne le origini: nell'arte della stregoneria o nelle cerimonie dei sabba, piuttosto che nella Dottrina Segreta. Le due classi di significati che sono attribuite ai tarocchi nel mondo superiore e inferiore, e il fatto che nessun occultista o scrittore abbia tentato di assegnare qualcosa di diverso da un significato divinatorio agli Arcani Minori, giustifica anche l'ipotesi che le due serie non appartengono alla medesima matrice. È possibile che la loro unione sia stata effettuata [...] da una combinazione delle carte minori da gioco con la serie filosofica, e dall'adattamento di entrambe ad un gioco di fortuna [i. e. d'azzardo]. Successivamente avrebbe potuto esser stata adattata a quell'altro gioco di fortuna che è la divinazione o predizione del futuro. Dovrebbe essere chiaro qui che io non sto negando la possibilità della divinazione, ma trovo a ridire, quale mistico, sugli indirizzi che portano la gente su questi passi, come se non avessero nessuna relazione con la ricerca mistica [ ...] ».7 Quindi, coerente con il suo misticismo, Waite attribuiva alle tecniche divinatorie un ruolo non solo subordinato, ma addirittura finalizzato all'evoluzione spirituale dell'individuo che le pratica. Negli anni seguenti la pubblicazione di The pictorial key..., ebbe modo di chiarire meglio il suo pensiero sui tarocchi. In particolare va citato uno scritto indirizzato ai membri della F. .R. .C. ., intitolato "The Tarot and the Rosy Cross", che tratta il rapporto tra gli Arcani Maggiori e i sentieri dell'Albero della Qabbalah. Ma soprattutto è indispensabile citare le parole finali di un articolo, "The Great Symbols of the Tarot", pubblicato su Shadows of Life and Thought (1938) il suo libro di memorie: «Bisogna capire -affermò Waite- che l'essenza dell'occultismo dipende dall'intuizione e dall'invenzione personale. Levi disse di avere ricevuto la sua "iniziazione" solo da Dio e dalle sue ricerche personali; ma molti ammiratori francesi e inglesi non hanno esitato ad affermare il suo rapporto con gli Ordini e i Riti Massonici. In questo modo il tarocco è diventato un insieme di nozioni senza alcun legame con la realtà». Cit. da A. E. Waite, op. cit., p. 68-69 ibidem, p. 63-65. Il manuale citato all'inizio del brano è The handbook of cartomancy, fortune telling and occult divination, Redway, London, 1891, scritto dallo stesso Waite, sotto lo pseudonimo Grand Orient, rielaborando il contenuto di un vecchio manuale americano, Future fate foretold by the stars (1865). Riguardo al rapporto tra Arcani Maggiori e Minori, Waite ha probabilmente ragione, sebbene gli studi più recenti non abbiano ancor dato risposta a questo enigma. 6 7 Lo studio del tarocco, sostiene Waite, va approfondito individualmente: «C'è una spiegazione dei Trionfi Maggiori ottenibile attraverso quella combinazione delle figure che appartiene al più alto ordine della Verità Spirituale, ma non è possibile comunicarla perché giace all'interno del proprio Santuario. Ognuno deve trovare i più alti significati, manipolare i messaggi e modificare la loro combinazione, in modo da costruire un insieme organico la cui rappresentazione deve avvenire nella mente. È senza il caleidoscopio delle cose esteriori che la Quieta Luce può salire all'interno della mente, in quello stato di purezza che è la Vita dell'Anima in Dio». 8 Con queste affermazioni Waite giustificava l'uso occultistico delle figure del tarocco, le loro differenti interpretazioni concepite nelle varie scuole, e la creazione di nuovi insiemi legati alle diverse tensioni spirituali. 8 A. E. Waite, op. cit., p. 190 e p. 195. I simboli degli Arcani Maggiori Il testo di questo capitolo e dei successivi riproduce quasi interamente le parti centrali del trattato sui tarocchi di Waite.9 Tramite una lunga serie di annotazioni abbiamo cercato di rendere il più possibile chiaro un testo scritto con uno stile ormai desueto e reso ancor più oscuro da numerosi riferimenti a simboli e concetti tratti dalle più diverse tradizioni esoteriche. Naturalmente sarebbe stato impossibile chiarire ogni pensiero, ma invitiamo i lettori a non lasciarsi scoraggiare dalla difficoltà del testo, soprattutto per i primi cinque Arcani, e confidiamo nella diligenza di coloro che vorranno approfondire individualmente la ricerca. Per una migliore comprensione del testo, inoltre, raccomandiamo i lettori di tenere come costante riferimento i tre diagrammi qabbalistici riprodotti alle pagine 17, 20 e 21 (nota mia: qui pag. 13 e 15). Il testo che segue è tratto da The pictorial key to the tarot , Rider, Londra, 1911, pp. 72-160, ed è stato tradotto da Rossella Ferrero. Tutte le parentesi quadre sono state inserite dal traduttore per chiarire concetti o termini poco chiari nella stesura originale. 9 I - IL MAGO Un giovane vestito da mago, con l'atteggiamento del dio Apollo, un sorriso aperto e fiducioso e lo sguardo vivo. Sopra la sua testa vi è il misterioso segno dello Spirito Santo, lo spirito della vita, raffigurato come un filo continuo, senza capo né coda, che forma un 8 rovesciato orizzontalmente. Intorno ai fianchi, a mo' di cintura, ha un serpente che si morde la coda. È noto ai più come un simbolo convenzionale dell'eternità, ma qui indica più specificamente l'eternità raggiunta nello spirito.10 Nella mano destra del Mago vi è un bastone alzato verso il cielo, mentre la mano sinistra indica la terra. Questo duplice segno è noto nei gradi più alti dei Misteri; esso rappresenta la discesa della grazia, della virtù e della luce, originate dall'alto e attratte verso il basso. Suggerisce dunque la padronanza e la comunicazione dei poteri e dei doni dello spirito. Sul tavolo davanti al Mago vi sono i simboli dei quattro semi dei tarocchi, che rimandano simbolicamente agli elementi della vita comune; giacciono di fronte all'adepto come cose inanimate, ed egli le adatta ai suoi voleri. In basso vi sono rose e gigli, i flos campi e i Lilium convallium, mutati in fiori da giardino, a rappresentare la coltivazione delle aspirazioni. Questa carta simbolizza il movente divino nell'uomo, che rispecchia Dio, la volontà di liberarsi dai suoi legami con ciò che è in cielo. È anche l'unità e la completezza dell'individuo ad ogni livello, e in un senso più elevato è il pensiero nella sua fissità. Con un ulteriore riferimento a ciò che ho definito il segno della vita e la sua connessione col numero 8, è opportuno rammentare che lo gnosticismo cristiano parla della rinascita in Cristo come trasformazione "dentro l'Ogdoade". Il numero mistico è definito la Gerusalemme Superiore, la terra in cui scorrono latte e miele, lo Spirito Santo e la Terra del Signore. Secondo il Martinismo, l'8 è il numero di Cristo 11 10 L'8 è, presso tutte le tradizioni religiose,il numero dell'equilibrio cosmico: la Rosa dei venti, i raggi della Ruota della Legge buddhista, i petali del loto eccetera. Nel simbolismo cristiano il numero 8 corrisponde al Nuovo Testamento, mentre il 7 corrisponde all'Antico Testamento. In particolare, l'ottavo giorno è il simbolo della resurrezione del Cristo, come premessa di risurrezione dell'uomo trasfigurato dalla grazia divina. Riguardo al serpente che si morde la coda è ovviamente l'Ouroboros, simbolo gnostico che racchiude nello stesso tempo le idee di eternità del tempo e di ritorno ciclico, ma anche di autofecondazione e unione di tutti i principi opposti. 11 Credo utile completare le note con citazioni tratte da "I Trionfi dei Tarocchi", un documento non ufficiale della G.·.D.·. scritto dalla soror Quaestor Lucis (nome mistico di Harriet Davidson, moglie di R. W. Felkin): «Il Mago rappresenta l'unione e l'equilibrio dei poteri elementali; egli è l'Adepto che consacra sull'altare gli "strumenti minori" (coppa, pentacoli, spada e bastone). Il Mago, inoltre, è connesso con beth, il sentiero che porta da Kether a Binah; perciò questa carta rispecchia anche l'intelletto, che immagazzina la conoscenza e la riversa nella "Casa della Vita": Binah.» Cit. da I. Regardie, La magia della Golden Dawn, Mediterranee, Roma, 1979, vol. IV, pag, 208. Riguardo al Martinismo cfr. ivi, nota 44. I simboli degli Arcani Minori Nel Cap. III di The pictorial key... , Waite abbandona completamente le speculazioni esoteriche per descrivere i significati divinatori dei suoi tarocchi. L'autore si sofferma sul fatto che il mazzo degli Arcani Maggiori va distinto nettamente dagli Arcani Minori per il suo contenuto filosofico e avverte che «nella versione dei Tarocchi presentata da questo libro, tutte le carte numerate degli Arcani minori, ad eccezione dei soli Assi, sono decorati con figure o illustrazioni per rappresentare -ma senza essere esaustive- il significato divinatorio ad esse correlato. Coloro che sono dotati di facoltà di riflessione e d'intuizione oltre la media -non sto parlando di preveggenza- potranno osservare che in molti Arcani Minori vi sono vaghe indicazioni convogliate dai disegni, che sembrano sovrapporsi e aggiungersi ai valori divinatori stabiliti. È meglio evitare il frainteso specificando definitivamente che, eccetto rare situazioni [...] le variazioni non devono essere guardate come suggestioni di un simbolismo profondo e extradivinatorio». 12 Da questo brano potrebbe sembrare che Waite negasse alla divinazione qualsiasi carattere "illuminante" ma sappiamo che non è così. Anzitutto, per accedere al grado di Adeptus Minor egli dovette studiare il Liber T e le segrete attribuzioni dei tarocchi della G.·.D.·., e certamente conosceva sia le istruzioni collaterali chiamate "L'Albero della Vita proiettato in una Sfera Solida", cioè le attribuzioni astronomiche e astrologiche dei tarocchi, sia il "Libro del Concorso delle Forze", dov'era descritta la preparazione delle cosiddette "tavolette angeliche", utili a evocare entità ultraterrene; in entrambe le istruzioni gli Arcani Minori avevano notevole importanza, essendo collegati ai trentasei Decani dello Zodiaco. 13 Sette e Dieci di Bastoni dai "Tarocchi Sola-Busca" È comunque possibile che Waite abbia evitato qualsiasi cenno a tali operazioni non solo per mantenere il segreto iniziatico, ma anche, e forse soprattutto, per il fatto che all'epoca in cui scrisse The pictorial key... egli aveva già abbandonato i rituali magici della G.·.D.·., avendo iniziato a costruire il sistema cerimoniale che troverà piena applicazione nella F.·.R.·.C.·. 12 13 A. E. Waite, The pictorial key... , pp. 168-169. Cfr. I. Regardie, op. cit., vol. IV, pp. 216 ss. In ogni caso, da una lettura completa dell'introduzione allo studio degli Arcani Minori e dalla descrizione delle singole carte è possibile constatare alcune "aperture", rispetto a un'interpretazione degli Arcani Minori, che lasciano intravvedere una loro possibile utilizzazione in ambiti diversi da quello magico-divinatorio: «Ho detto che questi Arcani Minori non sono stati tradotti in un linguaggio che trascende quello della divinazione [...] ma il campo delle possibilità divinatorie è inesauribile [...]. Quando le figure, nel caso presente, vanno oltre il significato convenzionale devono essere prese come punti di possibile sviluppo lungo le stesse linee; e questa è una delle ragioni per cui le raffigurazioni collegate ai quattro semi forniranno un grande aiuto all'intuizione. [...] Il puro valore numerico e le scarne parole dei significati sono insufficienti in se stessi; ma le rappresentazioni figurate sono come porte che aprono in mondi inaspettati, o come svolte improvvise in una strada diritta che attraversa lande desolate. [...] I quattro semi delle carte dei Tarocchi saranno descritti ora secondo le rispettive classi d'immagine cui appartengono, e l'accordo dei loro significati scaturirà da più fonti». 14 Il Rider-Waite Tarot ha avuto un successo enorme non solo in virtù del grande potere di suggestione delle immagini ideate dall'occultista, ma anche grazie all'estrema sensibilità grafica di Pamela Colman-Smith. Sarebbe stato interessante riportare, accanto ai significati divinatori proposti da Waite, anche i concetti maturati nel corso del tempo all'interno di scuole iniziatiche, o nati dalla fantasia di "scolari indipendenti". Ma alla fine ci siamo risolti a lasciare le cose come stanno, affidando ai lettori il compito di meditare sulle singole illustrazioni e costruire un loro personale schema simbolico. 14 Le descrizioni degli Arcani Minori sono tratte da A. E. Waite, op. cit., pp. 170-280; traduzione di Rossella Ferrero. RE DI BASTONI La natura fisica ed emotiva che si attribuisce a questa carta è seria, ardente, agile, animata, veemente, nobile. Il Re tiene ritto un bastone che germoglia, ed indossa, come i tre sovrani degli altri semi che gli corrispondono, quello che è chiamato un cappuccio di sostenimento della corona. Egli si collega con il simbolo del leone, che è raffigurato sul pannello retrostante del suo trono. Significati divinatori: Uomo bruno, cordiale, gentiluomo di campagna, generalmente sposato, onesto e coscienzioso. La carta rappresenta anche l'onestà e può significare anche notizie riguardanti un'eredità inaspettata. A rovescio: Buono ma severo; austero e tuttavia tollerante. RE DI COPPE Tiene un corto scettro nella mano sinistra e una grande coppa nella destra; il suo trono è posto sul mare; su un lato vi è una nave che beccheggia e sull'altro un delfino che salta. È implicito che il seme di Coppe si riferisca naturalmente all'acqua, che compare infatti in tutte le carte di figure reali. Significati divinatori: Uomo biondo, d'affari, di legge oppure divinità; responsabile, disposto a favorire il Consultante; ancora equità, arte e scienza, includendo coloro che operano nel campo scientifico, artistico o legale; creatività. A rovescio: Disonestà, uomo che fa il doppio gioco; furfanteria, estorsione, ingiustizia, vizio, scandalo, rapina, considerevole perdita. RE DI SPADE Egli siede in giudizio, tenendo sguainato il simbolo del suo seme. Egli richiama, ovviamente, il Simbolo convenzionale della Giustizia negli Arcani Maggiori, e può rappresentare questa virtù, ma egli è piuttosto il potere di vita e di morte, in virtù del suo compito. Significati divinatori: Qualsiasi cosa che derivi dall'idea del giudizio e da tutte le sue connessioni: potere, comando autorità, attitudine politica, legge, prerogative della corona, e così via. A rovescio: Crudeltà, perversione, barbarie, perfidia, cattive intenzioni. RE DI PENTACOLI La figura non richiede nessuna particolare spiegazione; il volto è piuttosto scuro, però suggerisce coraggio, con un qualcosa di letargico, d'indolente. La testa di toro può essere notata quale un simbolo ricorrente sul trono. Il segno di questo seme è rappresentato attraverso una raffigurazione del pentacolo che simbolizza la corrispondenza dei quattro elementi nella natura umana e quello dal quale essi possono essere governati. In molti antichi mazzi di tarocchi questo seme è ritenuto equivalente alla moneta corrente, al denaro. Non ho inventato io la sostituzione dei pentacoli e non ho particolari motivi per sostenere questo cambiamento, rispetto all'altra versione. Ma il senso complessivo dei significati divinatori è a favore di un qualche mutamento, poiché non accade che le carte trattino esclusivamente di questioni di denaro. Significati divinatori: Valore, intelligenza pratica, affari e normali attività intellettive, talvolta attitudine matematica e cultura in questo campo; successo in questi ambiti. A rovescio: Vizio, debolezza, abiezione, perversità, corruzione, pericolo. L'arte della divinazione ANTICO METODO CELTICO Questo procedimento, che Waite afferma fosse usato privatamente in Inghilterra, Scozia e Irlanda, è oggi noto come "Croce celtica". È uno dei metodi di divinazione più facili da seguire per ottenere una risposta ad una precisa domanda. Per prima cosa occorre scegliere il Significatore, cioè la carta che rappresenterà la persona o la materia su cui si pone il quesito, che va posta scoperta sul tavolo. Poi bisogna mescolare le carte facendole ruotare di mezzo giro a ogni taglio del mazzo. Dopo avere eseguito tre volte questa operazione occorre voltare la Prima Carta del mazzo e metterla sopra il Significatore dicendo: «Questa lo protegge». Tale carta rappresenta l'influenza che riguarda la persona o la materia della consultazione, oppure l'atmosfera in cui operano altre correnti. Voltare la Seconda Carta e porla per traverso sulla prima, dicendo: «Questa gli si oppone.» Essa mostra la natura degli ostacoli. Se è una carta favorevole, le forze contrarie non saranno importanti, oppure potrebbe indicare che qualcosa di buono in se stesso non genererà niente di buono in questo caso particolare. Voltare la Terza Carta e porla sopra al Significatore, dicendo: «Questa lo incorona.» Essa rappresenta: a) lo scopo o l'ideale del Consultante riguardo alla questione; b) il massimo che può essere ottenuto nelle attuali circostanze, ma che non si è ancora realizzato. 0) Significatore 1) Ciò che lo copre 2) Ciò che gli si oppone 3) Ciò che lo incorona 4) Ciò che è sotto di lui 5) Ciò che è dietro di lui 6) Ciò che è davanti a lui 7) Egli stesso 8) La sua casa 9) Sue speranze o timori 10) Ciò che accadrà Voltare la Quarta Carta e porla alato del Significatore, dicendo: «Questa è ciò che sta sotto di te.» Essa mostra le fondamenta o le basi della questione, che si sono già manifestate e che il Significatore ha fatto proprie. Voltare la Quinta Carta e porla sotto al Significatore, dalla parte dalla quale sta guardando, dicendo: «Questa è dietro di lui.» Essa rivela l'influenza che è appena passata, o che adesso si sta esaurendo. Voltare la Sesta Carta e porla a lato del Significatore, dalla parte verso la quale è rivolto, dicendo: «Questa è davanti a lui». Essa mostra l'influenza che sta per mettersi in azione e che opererà nel prossimo futuro. Le carte risultano ora disposte a croce, con il Significatore al centro, coperto dalla prima carta. Le prossime quattro carte saranno voltate in successione e poste una sopra l'altra, in una fila a destra della croce. La prima di queste, cioè la Settima Carta, rappresenta lui stesso, il Significatore, sia esso una persona o una cosa, e mostra la sua posizione sociale o il suo atteggiamento nella circostanza in esame. L'Ottava Carta rappresenta la sua casa, il suo ambiente e le tendenze che vi operano e che possono avere un effetto sulla questione; per esempio la sua posizione nella vita, l'influenza degli amici intimi, e così via. La Nona Carta mostra speranze o timori riguardanti la questione. La Decima carta rappresenta ciò che accadrà: il risultato finale, il culmine a cui si giungerà grazie alle influenze mostrate dalle altre carte che sono state scoperte durante la divinazione. È su questa carta in particolare che l'indovino deve concentrare le sue facoltà intuitive e la sua memoria basandosi però sui significati divinatori ufficiali. Potrebbe incarnare qualsiasi cosa che è già emersa nella divinazione dalle altre carte sul tavolo, compreso il Significatore stesso; riguardare lui in persona o la materia in esame, non escluse alcune illuminazioni riguardo i significati più profondi, soprattutto se quest'ultima carta risulta appartenere agli Arcani Maggiori. L'operazione è ora conclusa; ma può accadere che l'ultima carta sia di difficile interpretazione e che non sia possibile ricavarne una sentenza o decisione finale, oppure che non indichi la conclusione della questione; perciò potrebbe essere utile ripetere la consultazione. In questo caso si prende la Decima Carta come Significatore, al posto di quella usata precedentemente. Il mazzo deve essere nuovamente mescolato e tagliato per tre volte, poi le prime dieci carte vanno disposte nella stessa maniera di prima. Con questo sistema si potrà ottenere una più precisa idea di "Ciò che accadrà". Se in una divinazione la Decima Carta risulta essere una "carta di Corte" degli Arcani Minori, è segno che il soggetto del quesito è una persona rappresentata da questa carta, e che il futuro del Consultante dipende principalmente da essa. In tal caso è utile prendere la carta in questione come Significatore di una nuova consultazione per scoprire qual è la natura della sua influenza e a quali esiti conduca. INDICE 5 Cronistoria dei Tarocchi 9 Waite: scrittore dalle molte doti 14 La Golden Dawn 22 La Rosacroce di Waite 26 I Tarocchi Waite 32 I Simboli degli Arcani Maggiori 58 I Simboli degli Arcani Minori 93 Tavola dei messaggi divinatori 104 L'arte della divinazione 120 Note