28 LETTERE E COMMENTI
Venerdì 25 febbraio 2011
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PROPRIETA’: MEDITERRANEA S.P.A.
PATRUNO
Ma l’immagine italiana
nel mondo è un’altra
orrei farvi leggere le riflessioni di un italiano
residente all'estero in merito ad una conferenza tenuta qualche giorno fa da due noti
giornalisti italiani a Londra.
Il titolo era: «Cosa abbiamo imparato in questi
150 anni?». «Alla mia umile platea, ed è sotto
suggerimento di un grande consigliere che ho
deciso di attendere lo show chiamato “Cosa abbiamo imparato in 150 anni “ alla London Economic School a Londra. Io che da emigrante
orgoglioso ero già pronto a farmi un pieno di
cultura ed ero pronto a farmi raccontare storie e
aneddoti che hanno fatto grande il mio paese in
150 anni... Storie di grandi eroi e di grandi
politici... e invece mi trovo di fronte a due
V
Il mio appello
per rilanciare
il Belpaese
Ho letto con molta attenzione l’articolo
del dr. Giacovazzo, che mette in evidenza
le carenze morali dei «signori» (?) che ci
governano.
Ritengo, però, che le critiche, anche se
ineccepibili, ma isolate e, comunque, minoritarie non riescono a mandare a casa,
per un lungo riposto, chi ha infangato
l’Italia (vedasi i negativi commenti di tutte le nazioni europee e dell’America).
A mio modesto avviso l’unico modo per
liberarci del presidente Berlusconi, che -a
causa sua - potrà dedicarsi ad ogni forma
di divertimento, tenuto conto del potere
economico!, è - forse - l’alleanza fra tutte le
forze e correnti politiche, tanto da avere
in parlamento una maggioranza forte e
compatta.
Di conseguenza - per il bene supremo
dell’Italia -invito tutti i responsabili dei
vari partiti - anche minoritari - ad unirsi
in un unico blocco per liberarci della egemonia Berlusconiana.
Sono certo che il mio appello verrà
accolto per trasformare la nostra patria
in una nazione forte civile, morale e rispettata da tutte le nazioni, che - in questa
occasione, hanno criticato l’Italia non
certo in modo favorevole.
Aldo Basalisco
Bari
La Casta approva
soltanto aiuti
alle mini-caste
Se un povero cristo, per intenderci un
pensionato a 500 euro al mese, non paga in
tempo utile la bolletta dell'energia elet-
L
mediocre ballerine (Marco T. e Antonio P.) che
altro non fanno che parlarmi di Berlusconi e
Ruby....
Vorrei dire a questi gentiluomini... che io già so
che la politica del mio paese è corrotta... già so che
signori del potere, del mio Paese, dormono con
ragazzine... ma speravo almeno che voi... signori
della cultura... vi distaccaste dai pettegolezzi della
cronaca vera e ci regalavate una serata ricca di
cultura e storia... che noi avremmo tenuto conto e
ne avremmo discusso in futuro... Oh, menestrelli
del leggero e del mediocre... mi riempite la testa
con sottili considerazioni... dove va il futuro del
mio paese? E con qual diritto vi chiamate Giornalisti? Giornalista era Indro Montanelli... che fu
trica, bene che gli vada pagherà il dovuto
con gli interessi di mora.
Dura lex, sed lex dicevano i nostri avi.
E' giusto che una società civile si doti di
regole: io quando viaggio in auto e vedo il
semaforo verde passo tranquillamente,
perché sono sicuro che l'altro automobilista rimane fermo davanti a quello rosso.
Eppure nonostante queste regolette di
elementare civismo siano palesi ed elementari, c'è sempre qualche furbetto del
quartierino che fa il prepotente e tenta di
sovvertire le regole comuni.
Con il decreto milleproroghe tutti i partiti, quelli che nei talk show fanno finta di
darsela di santa ragione, si sono dichiarati disponibilissimi ad aiutare anche
quelle consorterie distratte e che hanno
sbagliato. Vale a dire: quei partiti che
hanno presentato in ritardo la richiesta di
rimborso elettorale, nelle scorse elezioni
regionali, non devono temere di perdere
nulla, godranno lo stesso del rimborso.
Finisce qui? Macché! Colpo di spugna
anche per quelle multe inflitte alle liste
per aver affisso manifesti abusivi durante
le elezioni dello scorso anno.
Nando Perri
Bari
Le invidie
per le imprese
del Cavaliere
capace di additare gli Italiani e chiamarli «incivili» per aver ucciso, senza processo e a testa in
giù, seppur fascista capo, Mussolini... «Incivili»
chiamò gli italiani (e voi sareste mai così coraggiosi da fare questo?).
Ho applaudito! Sì, ho applaudito, ma è stato
come schiaffeggiare il Cristo! Voi siete ballerine...
e Berlusconi è il vostro coreografo... e io nella mia
umiltà spero solo che il giorno che Berlusconi
decida di abbandonare il campo si porti dietro
anche voi... ballerine mediocri che altra balera
non troverete... e che precipiterete sul palcoscenico visto che avete deciso di fare lo spettacolo
senza rete...!
Con grande delusione...!"
Luigi Pastore
Ginosa (TA)
Risponde Valentino Losito
Per fortuna ci sono tante Italie nel mondo, non
solo l’Italia del bunga bunga. La vera Italia è quella
di Dante e Machiavelli, di Bernini e Leonardo.
Tutto il resto conta relativamente.
go.
Questo non accade, invece, per il Cavaliere, le cui bravate erotiche suscitano
in gran parte degli italiani, invidia e, addirittura, ammirazione.
Salvatore Rapisarda
Fasano (Brindisi)
pur di allearsi con la Lega nord e quando
non ci si riesce si diventa patrioti, così
come sono diventati fervidi patrioti anche quelli ai quali, fino a poco tempo fa, la
parola patria faceva venire l'orticaria. Ed
ora il 17 marzo vogliono addirittura appuntarsi al petto la coccarda tricolore,
dimenticando che in quella data il carnevale sarà già passato.
Francesco Berardino
Foggia
L’esempio
sbagliato
della nobildonna
E' polemica per un'intervista a Marina
Ripa di Meana andata in onda nel programma domenicale di Federica Panicucci. La gran dama ha detto di aver fatto
sesso a soli 8 anni con una cameriera
lesbica e che l'esperienza le è molto piaciuta. Trovo assurda la dichiarazione della Ripa di Meana: i rapporti sessuali a 8
anni non sono ammessi e lei avrebbe almeno dovuto dissociarsi, sostenendo almeno questo. A parlare era la stessa donna che, poco tempo fa, si scandalizzava sul
"calendario" dedicato a Sarah Scazzi, al
quale lei stessa aveva partecipato, salvo
poi dissociarsi. La ricordo mentre urlava
a un tronista. "Bestie, bestie, non si tratta
così una minorenne".
Romolo Ricapito
Bari
E' proprio vero. In Italia vigono due
criteri di giudizio morale: quello per i
potenti e quello per i "poveri cristi".
Sono certo che se, malauguratamente,
un giorno io fossi indagato per sfruttamento della prostituzione minorile (inorridisco solo a pensarci!) sarei guardato
come un appestato da parte di tutti: familiari, parenti, vicini di casa, amici, conoscenti, baristi, fruttivendoli, parroco,
sindaco, maresciallo e tutte le altre autorità religiose, civili e militari del luo-
Le lettere vanno indirizzate a
La Gazzetta del Mezzogiorno
Viale Scipione l’Africano 264, 70124 Bari
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fax 080/54.70.442
LETTERE E COMMENTI 29
Venerdì 25 febbraio 2011
Carte false
pur di allearsi
con i secessionisti
Se ci sentiamo tutti patrioti per il 17 marzo, dovrebbe essere un imperativo categorico per tutti quello di non allearsi con
un movimento secessionista, ma la sete
del potere spinge tutti, da destra a sinistra
passando per il centro, a fare carte false
Le infrastrutture
servono per
unire la Penisola?
Ieri ho avuto la (s)fortuna di leggere il
“Piano di potenziamento della rete autostradale” (novembre) 2010 di “Autostrade per l’Italia , è impressionante, basta
leggerlo per capire la fortissima diseguaglianza che c’è nella distribuzione dei piani di intervento tra Nord e Sud. Su 22
pagine, del libretto infatti, ben 20 sono
dedicate a lavori in corso al Centro-Nord,
fatta eccezione per l’ampliamento della 3°
corsia sulla A3 (Napoli-Pompei est/Scafati). Come si può pensare di festeggiare il
150° anniversario dell’ Unità nazionale se
le strategie di sviluppo del Paese non
coinvolgono il Sud tanto quanto il Nord?
Le infrastrutture servono a unire il Paese
e non a dividerlo ancora di più. È ovvio
che in questo modo “i moscerini siano più
veloci dei treni al Sud”! Se non ci sono le
autostrade come si può pensare allo sviluppo del settore ferroviario? L’Italia è
“una e indivisibile” o sbaglio? Intanto la
Festa del 17 Marzo si avvicina e il Paese
continua a correre “a due velocità” nettamente distinte! Altro che Benigni “…
non siam popolo perché siam divisi” non
dalle rivalità interne, ma dalle autostrade….
Daniele Fattibene
Andria
comuni, ha favorito la speculazione e l’istallazione selvaggia di
parchi eolici e fotovoltaici e impianti a biomasse slegati dagli
interessi diffusi sul territorio.
Infatti non è stato considerato il ruolo delle aziende agricole
per la produzione di energie rinnovabili in un sistema diffuso e
sostenibile di produzione energetica, attraverso microimpianti aziendali in alternativa alla creazione dei macro poli energetici ad alto impatto ambientale. E’ stato trascurato quanto
più volte la Cia ha proposto sull’esigenza di creare un’indi ANTONIO BARILE* tegrazione al reddito agricolo attraverso l’attività connessa di
produzione energetica da fonti rinnovabili. Nello stesso tempo
sono state volutamente ignorate le ricadute economiche sul
tessuto produttivo e sui cittadini pugliesi.
La Cia Puglia propone innanzitutto la moratoria e/o il respingimento delle richieste di
connessione dei grandi parchi eolici. fotovoltaici e di biomasse non autoctone, e di
assegnare nelle linee guida regionali la priorità alle connessioni e alle istallazioni richieste
dalla aziende agricole singole e associate. A questo scopo è necessario adeguare le linee
guida regionali che appaiono ancora molto timide nei confronti degli speculatori dei
certificati verdi. Nel contempo le nuove linee guida devono diventare la bussola di
riferimento per lo smaltimento della montagna di domande di autorizzazione dei macro
impianti.
La Cia Puglia chiede agli assessori regionali Stefano e Barbanente di istituire un tavolo di
concertazione sulle energie rinnovabili e gli impatti sul territorio agricolo con le organizzazioni professionali agricole e le Province pugliesi delegate al rilascio delle autorizzazioni.”
* Presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori Puglia
DAI CAMPI NO
ALLA SPECULAZIONE
ENERGETICA
>> CONTINUA DALLA PRIMA
E
cui si concede non solo di pulirsi il
didietro col tricolore, ma di essere
forza determinante al governo di un
Paese che dichiaratamente vuole
spaccare.
Ma “neoborbonico” non si può dire. Nostalgici, passatisti, patetici. Una vergogna da
tenere chiusa in una stanza come nei film
dell’orrore. E completamente cancellata dalla
storia. Premettiamo: dei Borbone ci può interessare tanto quanto. Così come della polemica se da loro si stesse meglio o peggio, in
un secolo in cui non è che abbondassero Stati
campioni del benessere o personaggi campioni di democrazia. Lasciamo stare la polemica
su chi fosse più ricco. E lasciamo stare la verità
storica che i Borbone non è che avessero minacciato nessuno, anzi si videro i garibaldini
in casa senza una dichiarazione di guerra e
senza che avessero mai detto: no, l’Italia non la
vogliamo. Anzi si trattava, e neanche segretamente, per farla insieme e federale. Ma mentre si trattava, qualcuno sparò. Diciamo che la
storia si fa anche così. E che un’Italia disunita
non avrebbe fatto grandi passi in avanti.
Lasciamo stare tutto. Ma la memoria è
un’altra cosa. E non si può negare a nessuno. E
nessun Paese che si voglia definire Paese, e
unito per giunta, può permettersi di tener
fuori una parte della sua storia. E non farne i
conti. Negli Stati Uniti si è combattuta, e contemporaneamente al Risorgimento, la più
atroce guerra civile del mondo occidentale, a Nord. E che comunque buttare come polvere
parte il genocidio dei nativi, gli “indiani” dei sotto il tappeto non serve a nessuno. Perché
film western. Ma hanno riconosciuto le ra- sono molti, e appassionati, e convinti fino alla
gioni dei perdenti e la loro festa nazionale la commozione. Da capire più che demonizzare,
festeggiano tutti insieme. Così la Francia con perché rappresentano anch’essi un Sud tenuto
sempre ai margini dal rela sua Rivoluzione. E la
sto del Paese, fuori dall’ItaGermania. E la Spagna. E
lia unita che va a festegl’Inghilterra dopo i Puritagiare se stessa peraltro nelni di Cromwell. E la stessa
la più grande disunità posfederale Svizzera, nata da
sibile.
un massacro fra i Cantoni.
Se questo è oscurantiMa anche in Italia si cosmo neoborbonico, si dica
mincia a riconoscere pari
pure. Chissà se è neobordignità ai morti di Salò, che
bonico chi si attende che,
stavano dalla parte sbagliaquando un capo del goverta ma chi combatte va rino si alza al mattino, la prispettato perché combatte e
ma cosa che faccia è guarbasta.
dare una cartina e vedere
Non un ricordo, non una
dove nel Sud manca un’aulapide, non un cenno sui
tostrada o un binario. E
libri di scuola, non un fiore IL RE Ferdinando IV di Borbone
agire. Guardare la cartina
per i meridionali che morirono per la loro terra. E non c’entrano nean- e vedere dove i giovani non hanno lavoro e
che i briganti, che vennero dopo e sono altra sono una generazione perduta. Guardare la
cosa. Ci possono essere morti di serie A e morti cartina e vedere dove la criminalità è più forte
di serie B? E’ vero che si cominciò a criticare il dello Stato che non c’è. Tutti i capi dei governi,
Risorgimento nel momento stesso in cui lo si da 150 anni, avrebbero dovuto e, a conti fatti,
faceva. Ma poi c’è anche un Risorgimento non l’hanno fatto.
Obiezione: ma proprio ora dobbiamo partradito che 150 anni dopo si legge ovunque nel
larne, ora che dobbiamo invece riscoprire le
Sud, e non solo nei numeri del divario.
Tutto questo anima i, pardon, Neoborbo- ragioni dello stare insieme in questo Paese?
nici, e gli altri movimenti meridionali, le cui Appunto, il problema è stare insieme, e come.
voglie di secessione non sono neanche lon- E poi, se non ora, quando?
tanamente paragonabili a quelle della Lega
Lino Patruno
FERRARA MIRENZI
Le lettere, di lunghezza non superiore alle 15 righe, devono indicare nome, cognome, indirizzo
e numero di telefono del Lettore.
Le lettere anonime non saranno pubblicate.
Sarà invece rispettata la volontà di quei Lettori che, in casi eccezionali chiederanno
la riservatezza pur indicando le loro generalità.
a Puglia deve dire basta alla grande speculazione
energetica e al mercato delle pratiche per le connessioni e le autorizzazioni che si è sviluppato in
modo distorto nella nostra regione. La Puglia, prima
che il nostro paesaggio agrario sia definitivamente compromesso dai grandi parchi energetici, deve passare alla produzione sostenibile di energie rinnovabili. Gli agricoltori devono essere i protagonisti principali della produzione delle
energie rinnovabili. La Cia Puglia condivide la promozione e lo
sviluppo dell'energia da fonti rinnovabili per i benefici sociali,
ambientali ed economici che la green economy può rappresentare per il nostro paese, ma pone altresì l'accento sulla
necessità che tutto ciò avvenga nel segno di uno sviluppo locale sostenibile e non come mera
occasione di speculazione o di impatto negativo per il territorio e il paesaggio.
In Puglia si pone una grande questione relativa alle energie rinnovabili, in particolare
del solare e dell’eolico, poiché vi sono richieste di connessione a Terna (Società proprietaria
della rete nazionale di energia elettrica) di una potenza di ben 48mila Megawatt, cioè il 40%
del totale nazionale delle richieste, che ammonta di 120mila Megawatt. E’ evidente che ci
troviamo di fronte a una richiesta abnorme, mossa dalla speculazione sui certificati verdi
proveniente da ogni parte d’Italia e d’Europa, che vede l’infiltrazione anche della criminalità organizzata. La Puglia è la prima regione italiana non solo per il numero delle
richieste di connessione a Terna, ma anche per la potenza già installata, costituita
prevalentemente da grandi impianti eolici, fotovoltaici e a biomasse importate, con gravi
ripercussioni ambientali in vari paesi del terzo mondo.
L’approvazione nel settembre 2010 con enorme ritardo, attesa da sette anni, da parte del
governo delle linee guida nazionali, unitamente all’assenza di controlli seri di regioni e
Un fiore per tutti nell’Italia unita
Italia, labirinto senza uscite
>> CONTINUA DALLA PRIMA
V
ale solo richiamare due segni efficaci, uno di dottrina e
l’altro normativo. Il primo, del valoroso Aldo Maria Sandulli (1915-1984), con titolo “Ombre sulle istituzioni” del
1971. La prescrizione di legge, del 1977, riconducibile ad
altro, grande maestro, Massimo Severo Giannini (1915-2000) che, nel
1980, nella veste di Ministro, consegna, un “Rapporto sulla pubblica
amministrazione”. Sulla rivista “Espansione” dell’ottobre di
quell’anno, manifesta soddisfazione per l’ordine del giorno approvato
dal Senato, il precedente 10 luglio, con direttive per la riforma
prospettata.”Se non saremo disturbati, -dichiara- se i miei colleghi di
governo mi lasceranno lavorare in pace……”. Dopo pochi giorni, nel
nuovo governo, formato il 18 ottobre 1980, non si ritrova tra ben 26
Ministri. Pubblica una nota, sul settimanale “L’Espresso” del 26
ottobre 1980, con il titolo “In eredità vi lascio…”.
Al termine di vent’anni di confusa amministrazione statale e
varate nuove norme di contabilità pubblica per tutti i soggetti dell’ordinamento, l’Italia avvia, così, dal
1981, la fase finale dell’assetto istituzionale repubblicano, voluta
dalla Costituzione per superare i
limiti delle politiche nazionali, costituiti da decisioni uguali ovunque e, per questo, inadeguate alle
diversità accentuate delle articolazioni territoriali di Penisola e
Isole. Attese deluse da divari su
divari! Inqualificabile, per ben
trent’anni, il modo di realizzare il
regionalismo, già descritto su
questo giornale, senza eccezioni
per alcuno, in base al relativo grado di responsabilità di qualsiasi
PRESIDENTE Charles De Gaulle
tipo, non solo politico e burocratico. Forse l’opinione pubblica ne
sa poco o niente anche perché si parla, s’ascolta e si legge di politica
pura e semplice, impiegando 200-250 parole, comprese quelle d’uso
comune, con le quali si può costruire un numero incredibile di frasi,
come, del resto, fanno i politici in salotti televisivi e su giornali.
Dominano una diffusa tendenza a trattare atti gravi e preoccupanti,
con rispettive cause ultime e penultime, e un’inspiegabile ostinazione
a non voler sapere o far sapere, se conosciuti, i fattori generatori
continui delle stesse. Solo avendone piena consapevolezza e rimuovendoli, si esce dal vicolo cieco ed è sempre sotto stretto controllo il
brodo di coltura di germi patogeni, tra i quali s’annidano pure quelli
che generano corruzione, illegalità, pretese allucinanti, lacerazioni
arroganti, fame di danaro e potere, deliri vari. La malavita organizzata mira ad infiltrarsi in ogni dove e ad inquinare ulterior-
mente il brodo. In tale clima, l’unica colpa è data solo ed esclusivamente all’altro.
Vanno diradati boschi e folti cespugli di norme e regolamenti e
varate prescrizioni sui legislatori, quanto a comportamenti e relativa
utilità all’Italia intera, responsabilità oggettiva per non attenta vigilanza e scelta di collaboratori tecnici e politici, rapporti corretti tra
poteri dello Stato senza animosità sommarie, casi di incompatibilità e
ineleggibilità, procedure di candidature di chi esercita attività o
funzioni particolari, numero complessivo decente di legislature per
la stessa persona (regionali, nazionali, europee), conflitti di interessi
rivelatisi, di fatto, numerosi e prima impensabili, compreso quello di
chi governa, con giuramento di fedeltà alla Costituzione, e, nel
contempo, minaccia secessione, non manifesta rispetto per bandiera
e inno nazionali e dichiara mire inconciliabili. Basterebbe il buon
senso, ma proprio l’assenza dello stesso è concausa del degrado
generale in espansione. E’ ovvio che non dovrebbero provvedere
quelli in carica. A nessuno si deve chiedere di segare, per intero, il
forte ed alto ramo d’albero sul quale è seduto. Vi rimarrebbe a vita. Il
popolo, che tollera l’assurdo, ha davanti a sé la seguente alternativa: 1)
Nel giro di un lustro, ritrovarsi popolo, in larga maggioranza, con
accresciuti, generali disagi economici, non di un paese povero ma di
un povero paese, confermando il timore del Presidente Charles De
Gaulle (1890-1970). Un gran numero di alti redditi, non tutti noti al
fisco, e spropositate, ingiustificabili distanze tra retribuzioni di e tra
dipendenti da organismi vari, che concorrono a produrre non trascurabili, negativi effetti sulla domanda di beni di consumo non solo
di massa, e danni per l’intero sistema produttivo; 2) Nello stesso arco
temporale, grande festa nazionale, voluta all’unanimità, dopo aver
accertato che l’enorme e paralizzante debito pubblico è sceso a circa il
30% del prodotto interno lordo(PIL), grazie ad un continuo, spettacolare fiume planetario di turisti, aggiuntivi ai consueti. Solo per
vedere di quale pasta siamo fatti, com’elettorato attivo e passivo, per
esserci ridotti così male, tra tante, stupende bellezze naturali, artistiche, paesaggistiche e con un retaggio culturale inenarrabile.
Bloccati nel vicolo cieco, con una legge elettorale incredibile per
premi di maggioranza che portano all’autoconvinzione d’aver ottenuto consensi pure dagli astenuti. Venuti in Italia, anche al fine di
annotare con cura, in ogni campo, quanto non si deve fare per favorire
o potenziare ordinato sviluppo, non solo economico, e serena convivenza del proprio paese. Le probabilità del primo caso sono davvero
alte, se non ci si sveglia. Irrefrenabile l’invito, all’attento osservatore
Giuseppe De Rita, a recuperare il suo articolo sul “Corriere della
Sera” del 27 settembre 1980 con il titolo “E’ ora di passare ad una
cultura dello sviluppo”, per rilevare e descrivere eventuali differenze
tra le profonde, endogene cause di preoccupazioni di allora e d’oggi. In
ogni caso, resta la speranza, da alimentare non poco, perché lo
stellone d’Italia guarda, ascolta e resta inattivo. Non tollera vilipendi.
Luigi Ferrara Mirenzi
POLIZIA MUNICIPALE
LA LEGGE REGIONALE
DARÀ PIÙ SICUREZZA
di GERO GRASSI
PD, VICEPRESIDENTE COMMISSIONE AFFARI SOCIALI DELLA CAMERA
N
el mese di gennaio partecipando alle celebrazioni
per S. Sebastiano, protettore della PM, ho appreso
informazioni che mi hanno indotto ad approfondire problematiche della Polizia Municipale. Ho
coinvolto direttamente l’assessore regionale Marida Dentamaro ed il presidente della Regione Nichi Vendola, che con
estrema disponibilità hanno evidenziato grande sensibilità
sull’argomento. L’appello è stato, dunque, raccolto. Parlavamo di una situazione di stallo in merito alla legge regionale
ormai vetusta, che di fatto rende difficile ed in taluni casi
impossibile, il lavoro degli operatori in Puglia.
Posso affermare con certezza che la Regione ha ripreso a
lavorare ad una legge sull’organizzazione e sul coordinamento della Polizia Muncipale. Obiettivo della legge è realizzare politiche integrate per la sicurezza delle persone e
delle comunità; dettare norme generali sull’organizzazione
funzionale dei servizi, delle attività e sul coordinamento degli stessi; migliorare l’efficacia e l’efficienza della PM su
tutto il territorio regionale. Il Corpo di Polizia locale, sottolinea l’articolo 8 della proposta di legge regionale “non può
costituire struttura intermedia di settori amministrativi più
ampi, né può essere posto alle dipendenze del dirigente e/o
responsabile di diverso settore amministrativo”.
STAMPELLA -In sintesi, il Corpo della PM non può essere
considerato una stampella dell’Amministrazione comunale,
chiamato a sopperire alle diverse deficienze che possono verificarsi nei settori amministrativi. La PM ha un ruolo importantissimo, che va chiarito con norme precise, al fine di
garantire serenità e sicurezza agli operatori e ai cittadini. La
proposta di Legge si compone di 25 articoli, che hanno
l’obiettivo di fare chiarezza in materia di sicurezza e indicare
linee guida per migliorare i servizi e facilitare il lavoro degli
operatori. Diamo uno sguardo veloce ai punti cardine fissati
dalla proposta. La Regione, ferma restando la competenza
dello Stato in materia di ordine pubblico e sicurezza, provvede a fissare i criteri generali per l’istituzione ed il funzionamento dei Corpi e dei servizi di Polizia locale; determinare le caratteristiche delle uniformi, dei mezzi e degli
strumenti operativi in dotazione; coordinare l’organizzazione, adottando atti di indirizzo e stabilendo gli standard organizzativi e la dimensione territoriale ottimale, per lo svolgimento delle funzioni fondamentali.
Ancora, deve mirare a migliorare la qualità della vita nei
piccoli e grandi centri, attraverso l’incremento della sicurezza urbana; deve promuovere formazione e aggiornamento
per tutto il personale; deve promuovere accordi ed intese con
gli organi dello Stato e con gli Enti locali, al fine di favorire la
collaborazione istituzionale a livello locale. L’articolo 3 riguarda la Provincia ed afferma “per l’esercizio delle proprie
competenze istituzionali, la Provincia istituisce un corpo di
Polizia Provinciale, con riferimento particolare all’attività
ittico-venatoria e di tutela dell’ambiente e del territorio…”.
L’articolo 4, invece, detta norme relative i Comuni. Pone in
essere una serie di punti, tutti molto importanti. Tra questi
ve ne è uno teso a stabilire un principio di sussidiarietà. Si
immagina un percorso didattico integrato tra operatori qualificati degli Enti locali ed il volontariato, finalizzato a nuove
modalità di intervento nelle periferie e nelle città.
Si fa riferimento anche alla promozione di progetti di maggior presidio sul territorio da parte del servizio di Polizia
Locale, da estendere, dove possibile, nelle fasce serali e notturne, mediante risorse destinate a tal fine dalla Regione,
presupposto essenziale per tutelare la sicurezza del personale coinvolto. Ed ancora, tra le competenze comunali previste: un più vasto programma di sicurezza urbana; la tutela
dell’ambiente; campagne informative finalizzate ad esaltare
le proprie radici culturali; attività di integrazione dei cittadini immigrati; azioni mirate a ridurre atti di inciviltà, e
molto altro. I progetti e gli obiettivi sono pregevoli, ma va
sottolineato che per dar loro concretezza sono necessari impegni di spesa. In tal senso ci viene in soccorso l’articolo 13
della Legge regionale, che stabilisce i criteri secondo i quali
la Regione concede contributi e promuove interventi.
FORMAZIONE -In ogni settore per essere competenti e
competitivi la formazione è basilare, motivo per cui ci sembra importante sottolineare la valenza dell’articolo 19, che
fornisce informazioni circa l’istituzione di una scuola regionale di Polizia locale. Previsti inoltre corsi di formazione,
qualificazione e aggiornamento. E’ istituito un apposito albo
regionale dei docenti al fine del conferimento degli incarichi.
Agli oneri derivanti dall’attuazione degli interventi previsti
dalla legge, si provvede con stanziamenti a carico del bilancio regionale. Se la Puglia, come giustamente sottolineato
dagli operatori del settore, vive una situazione di stallo, credo che passi in avanti li farà con l’approvazione della nuova
legge.
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