La fabbrica della salute e la fabbrica della malattia La medicina semini dubbi Francesco Domenico Capizzi Indice PRESENTAZIONE ............................................................................................................................. 2 NOTE DELL’AUTORE ...................................................................................................................... 6 1 – La Medicina semini dubbi ............................................................................................................. 7 2 – Disarmonia sociale, diseconomia etica ....................................................................................... 10 3 – Indigenza e malattia ..................................................................................................................... 20 4 – La malattia fra omeostasi ed etiopatogenesi ............................................................................... 23 5 - Dal positivismo la medicina che conosciamo .............................................................................. 26 6 – La nuova peste ............................................................................................................................. 30 7 - Tabagismo: malattia tragica evitabile, catastrofe planetaria ........................................................ 33 8 - Chirurgia oncologica radicale, curativa, riduttiva, palliativa: ...................................................... 39 9 - Chirurgo biotech, chirurgia laparoscopica, chirurgia gentile: molti vantaggi, soliti limiti ......... 43 10 – Dubbi e interrogativi nell’era tecnologica ................................................................................. 45 11 - Eutanasia, fondamentalismo, azione caritatevole ...................................................................... 48 12 - Incongruenze e prospettive nelle varie epoche della Sanità Italiana ......................................... 50 13 - Uno sguardo al sistema sanitario americano .............................................................................. 54 14 - L’ospedale-dominio della medicina ........................................................................................... 58 15 - Una medicina inedita .................................................................................................................. 59 Conclusione........................................................................................................................................ 59 1 PRESENTAZIONE di Adriano Prosperi* “Dottore, mi dica la verità”: queste sono le parole che si dicono al medico. Parole non necessarie, perché sappiamo che il medico ci dirà la verità – quella verità che diciamo di voler conoscere ma che spesso si attende con paura come se fosse una sentenza capitale. Come dircela, starà a lui deciderlo: ma noi ci aspettiamo che le parole giuste gli siano suggerite dalla sua sensibilità, dal suo personale coinvolgimento nella sofferenza di colui che patisce – il paziente – senza per questo deflettere dal dovere suo che è quello di non ingannare mai. Il posto che il medico occupa nella vita delle persone ha una qualità mista di intimità umana e di distacco scientifico che non si ritrova in nessun altro profilo professionale. Dalla persona che nel bianco camice reca quasi un carattere sacro ci attendiamo non solo adeguata competenza scientifica ma anche una speciale familiarità coi segreti del corpo e della psiche: e a coronamento di un tipo ideale di umanità speriamo di trovare rarissime, preziose virtù di delicatezza, discrezione, disponibilità a calarsi nei nostri panni e a farsi carico delle miserie umane. Certo, quella dei medici non è la sola categoria dedita all’aiuto di chi soffre e capace di attraversare le barriere d’ogni genere che estraniano l’essere umano dal rapporto coi suoi simili. In un mondo secolarizzato dove si uccide in nome della religione e dove nuove frontiere sorgono di continuo sulle fondamenta del pregiudizio e dell’aggressività, ci sono molte iniziative di volontariato e di aiuto fraterno. Ma è a quelle dei medici che riconosciamo la capacità di unire immediatamente la volontà di aiutare e la capacità di farlo. Nessun altro sapere pone in equilibrio nel suo motto scienza e coscienza: due parole che spiegano perché davanti al bianco camice dell’uomo di medicina qualcosa ci fermi con un misto di timidezza e di fiducia. La verità, dunque: non il falso. Eppure tutti sappiamo bene che quella domanda che rivolgiamo al medico è mossa da due sentimenti, il timore e la speranza. Vi si uniscono il bisogno di sapere il vero e il desiderio di essere consolati. Come il burattino Pinocchio, anche noi chiediamo che sia addolcita la medicina quando è troppo amara. E la risposta non poteva mancare: l’offerta di illusioni e di dolci inganni che circonda la vasta area occupata dalla fabbrica della salute è immensa e va incontro in mille modi ai desideri di salute e di lunga vita dei clienti. Desideri in crescita costante da quando si è cominciato a chiedere alla medicina ciò che un tempo si chiedeva alla religione e a proiettare in questo mondo e in questa vita le aspettative di felicità che un tempo erano rinviate a dopo la morte. Le risposte che la medicina e l’igiene sono state capaci di dare in termini di allungamento della durata della vita e di riduzione o eliminazione delle sofferenze fisiche hanno cambiato il ruolo del medico e hanno fatto crescere a dismisura le istituzioni della salute. E’ accaduto così il mutamento più radicale fra i tanti che hanno investito la società contemporanea: quello che ha fatto sì che della salute collettiva si sia impadronito il potere politico. L’offerta di una medicina preventiva come strumento fondamentale per combattere le cause di malattie e di morte ha suscitato l’interesse del potere fin da quando più di due secoli fa il medico tedesco Johann Peter Frank intuì e descrisse le potenzialità di quella che definì come “polizia medica”. Certo, ci sono ancora grandi differenze tra le culture umane a questo proposito: ne è testimonianza la durezza della battaglia in corso negli Stati Uniti d’America intorno al piano del presidente Obama di estendere l’intervento 2 pubblico in modo da tutelare a spese dello stato la salute di tutta la popolazione. Fra la tradizione europea dello Stato sociale e quella del duro individualismo puritano della tradizione americana restano divaricazioni profonde di sensibilità e di presupposti. Ma si tratta di distinzioni e differenze tutto sommato marginali rispetto alla grandiosità della marcia della medicina nella realtà delle società umane. La crescita vertiginosa dell’importanza economica delle fabbriche della salute e dei connessi interessi finanziari e di potere è sotto gli occhi di tutti. Così come sono sotto gli occhi di tutti le terribili differenze esistenti fra mondo ricco e paesi del sottosviluppo. Lo si accenna solo per ricordare quanto sia diventato importante il ruolo dello stato e delle forze politiche nella promozione della salute pubblica e come su tutto questo sia cresciuta la seduzione di una pubblicità che ci vuole persuadere del prossimo raggiungimento di obbiettivi straordinari e definitivi nella lotta col male. In questo contesto la voce del medico che ci deve dire la verità risulta come affievolita dall’altoparlante pubblicitario delle grandi corporations, delle aziende farmaceutiche, dei poteri pubblici e di tutti coloro – aziende, correnti e fazioni politiche, trafficanti d’ogni genere – che corrono dietro all’irresistibile richiamo della montagna d’oro del bilancio della sanità. E il fascino stesso dell’atto sanitario assurto in certi casi a vertici di celebrità superumana rischia di fuorviare il cittadino e di deformare la voce che gli giunge dal medico. Nel frastuono di tanti e così potenti interessi riusciremo ugualmente a percepire la voce autentica del medico? La risposta a questa domanda dipende dall’esito di un esperimento . Questo libro è l’ esperimento. L’autore ha deciso di dirci la verità così come la vede e la conosce da medico: è una verità difficile , va in controtendenza, vuole scuotere i lettori e destarli dall’incanto delle sirene televisive che promettono l’arrivo di una prossima età felice di salute universale. Sarà ascoltata? Non è facile. Lo fa temere l’evidente e smisurata sproporzione dei mezzi tra la voce isolata di un medico e la potenza pervasiva di una pubblicità sorretta da giganteschi interessi e dal desiderio umano di essere sedotti e ingannati. Naturalmente qualcuno si chiederà se questa che viene qui raccontata sia la verità vera. Tra le difese che si alzeranno dentro la mente dei lettori prima ancora che da parte dei potenti mezzi di informazione degli interessi in gioco ci sarà anche questo dubbio. Né chi scrive queste righe può nutrire l’ambizione di essere ritenuto un garante credibile, un giudice in possesso di una superiore conoscenza della materia . Ma può almeno spiegare perché ha pensato di dover portare la sua testimonianza davanti al tribunale del lettore. Nessun titolo particolare autorizza lo scrivente a premettere queste parole al libro di Francesco Capizzi; nessuno, salvo una conoscenza dell’uomo e dell’opera sua professionale e umana che dura da quasi mezzo secolo. E’ su questa base che è possibile a chi scrive garantire l’autenticità e la profondità della vocazione a dedicarsi alla cura della salute che ha caratterizzato tutta la vita dell’autore. Questo libro raccoglie il frutto di un’esperienza e di una appassionata dedizione non solo all’esercizio della professione sanitaria ma anche a un impegno civile teso a comprendere il senso di quello che il medico fa e a ragionare sul contesto in cui lo fa. Ogni pagina di questo libro è ricca di dati preziosi e aggiornati tratti dalla sua esperienza e dalle sue ricerche. Il lettore deve sapere preliminarmente che a fondamento delle tesi dell’autore c’è non solo una verifica puntuale e scrupolosa su dati certi ma anche un deciso e convinto investimento di tutte le energie e le capacità intellettuali dell’autore per individuare ciò che non funziona nella medicina contemporanea, ciò che rende vane e ingannevoli le promesse di magnifiche sorti e progressive che ci vengono fatte ogni giorno dai retori della sanità. E’ probabile anche se deprecabile che la straordinaria ricchezza di informazioni e di idee che è concentrata in questo piccolo libro – piccolo ma pieno come un uovo e come un uovo tutto buono, per usare un’immagine che fu già di un grande storico – passerà quasi inosservata. Ma non sempre si avvera ciò che è probabile. E in ogni caso il contesto in cui 3 il libro di Francesco Capizzi giunge nelle mani dei lettori è tale da rendere avvertiti anche i lettori più distratti della necessità di guardare a quel che si muove nel rapporto tra medicina, società e politica. Oggi questioni gravissime, di vita e di morte, investono la professione del medico e il suo rapporto con le leggi del nostro paese e con le scelte che vengono fatte giorno dopo giorno al capezzale dei malati. Il libro viene pubblicato nel momento in cui il Parlamento italiano e l’opinione pubblica del nostro paese affrontano la proposta di legge sulle disposizioni di fine vita, definite anche “testamento biologico”. Suggeriamo perciò di cominciare a leggere questo libro non dalla prima pagina ma dal capitolo 11. Quello che vi si legge non ha niente a che spartire con le chiacchiere correnti di uomini politici in cerca di approvazione ecclesiastica. La limpida descrizione dei termini del problema con la distinzione tra eutanasia attiva ed eutanasia passiva e l’ampio orizzonte su cui viene proiettata la questione non sacrifica le convinzioni dell’autore a una astratta e impersonale normativa. Capizzi è contrario come medico alla eutanasia attiva: ma ci pone davanti alla sterilità dei fondamentalismi giuridici e religiosi richiamandoci alla realtà che il medico ben conosce: quella di malati ridotti a gusci pietrificati che percorrono sentieri di sofferenza in tempi e spazi desolati e immobili . L’opinione di Capizzi è che il medico che fermasse la sua opera intenzionalmente prima dell’accanimento terapeutico, anche in assenza di un testamento biologico, non dovrebbe essere giudicato passibile di reato. Chi è e si sente pienamente medico non sarà mai un esecutore obbediente di condanne capitali – si tratti di condanne a una vita forzata o a una morte tecnologicamente fredda e impersonale. L’atto compiuto nei confronti di chi ha perduto ogni coscienza di sé stesso deve obbedire a regole non ideologiche. Il rapporto che il medico matura con le persone è quello di chi sa che alla sua professione appartiene anche l’ufficio di accompagnare le persone nei loro ultimi istanti. Come ha spiegato molto bene un libretto delicato e finissimo di una dottoressa inglese (Iona Heath Modi di morire, trad. it. Bollati Boringhieri) la condizione umana resta segnata dalla esposizione alla malattia e alla morte in una misura che nemmeno le tecniche del mangiare le cose giuste e fare regolarmente gli esercizi salutistici in voga riescono a ridurre. E intanto il malato terminale diventa una presenza ingombrante, un tipo di umanità intollerabile, allontanato dalla vita civile e nascosto come una colpa e una vergogna, affidato nei momenti più gravi quasi solo alla presenza umana del medico. E’ da lui che sono richieste le risorse antiche della cultura per affrontare questo lato incancellabile della condizione umana: la poesia, la musica, possono rivelarsi così più efficaci e comunque più tollerabili dell’accanimento sanitario. La carità e la compassione, qualunque sia la loro fonte, giustificano l’operato responsabile di medici agnostici e religiosi, innanzitutto ispirati a libertà di coscienza e al principio dell’autodeterminazione, accomunati dai vincoli umani di una immanente debolezza e povertà.Il capitolo 11 di Francesco Capizzi è una testimonianza di guerra che viene dalla prima linea, da un combattente che ha dedicato la sua vita professionale a operare malati di gravissime patologie e che non si è mai tirato indietro da un compito affrontato come una missione in un contesto di gigantismo finanziario-politico di processi che avvengono col pretesto della salute. Nella sua decisione di rivolgersi alla folla dei lettori si può leggere una implicita diagnosi dello stato di salute della medicina pubblica in Italia e non solo in Italia: una diagnosi realistica. A fronte dei celebrati cantori dei progressi medici, che ci raccontano ogni giorno la favola di una inarrestabile marcia della vittoria sul cancro, di un mondo dove non si muore quasi più, ci sono le notizie di tragedie quotidiane: le persone continuano ad ammalarsi e a morire perchè le cause di morte mantengono la loro violenza. E intanto è la terra stessa dove viviamo che si infetta e si ammala per l’uso criminale che ne viene fatto e manda segnali gravissimi: segnali ignorati dalla macchina del potere finanziariopolitico che deve andare avanti a ogni costo, che ignora ogni richiamo, che si ribella e mette in mora i tentativi di introdurre qualche principio di interesse pubblico in un sistema 4 devastato dalla ricerca dell’utile privato. E poichè abbiamo evocato il percorso imboccato dal presidente americano Obama per introdurre nel suo paese una riforma sanitaria che protegga tutti e non solo i ricchi, segnaliamo su questo tema di grande attualità la lettura del capitolo 13 di questo libro: quello che Capizzi vi racconta sul sistema sanitario americano può servire a chi voglia leggere la cronaca quotidiana senza lenti deformanti. Ma, al di là dei singoli capitoli, è tutto questo libro che si offre non solo come un prontuario di conoscenze di primaria importanza ma anche e soprattutto come un progetto di nuovo e diverso assetto della cura della salute nell’attuale contesto sociale: se si vuole davvero ridurre l’incidenza delle malattie, l’autore ci chiede di recuperare la prospettiva di quei medici che cercavano le origini sociali del male. E’ per questo che Francesco Capizzi ci appare oggi come l’erede migliore della cultura illuministica di quel Bernardino Ramazzini che emerge qui come un modello umano e scientifico dell’autore. Dai tempi di Ramazzini l’umanità è cresciuta di numero ma sono anche cresciute le malattie generate da quella che Capizzi definisce la “disarmonia sociale”.Si potrà correggere in tutto o in parte questa disarmonia? Questo è il problema. Che non è un problema da affrontare con nuove e più raffinate e più imponenti tecnologie limitate all’ambito delle cittadelle sanitarie ma con una riforma che investa prima di tutto la società nel suo insieme e gli stili di vita che essa induce. Oggi, secondo l’analisi di Capizzi, il diritto alla salute viene confuso con elevati livelli qualitativi e quantitativi di farmaci e servizi, complessità tecnologiche e gestionali che imprimono ai presidii ospedalieri espansioni svettanti e irradianti potenza. Ne consegue il fenomeno della crescita dell’ospedale e del parallelo abbandono della città : la cittadella della salute cresce ai margini della città e si pone con essa in un rapporto di opposizione – da una parte la fabbrica della salute dall’altra la fabbrica della malattia; e la cura della malattia è diventata una guerra tecnologica i cui successi sono smentiti dal numero di vittime civili lasciate sul campo – un numero che non accenna a diminuire. * Professore di Storia moderna nella Scuola Superiore Normale di Pisa 5 Ci sono libri che piacciono e libri che meravigliano e muovono. C'è una bella differenza. Piacciono i libri belli, con la loro forma di sonata o di sinfonia. Ma i libri che meravigliano sono un'altra cosa: ti muovono, non ti lasciano come prima, si manifestano nel vivere. Un libro muove quando il suo mondo si scopre che è già qui e diventa il campo dell'esperienza umana, dove l'io mette a repentaglio se stesso fino a sciogliersi Isa e Paolo Bollini da " Libri che meravigliano e muovono", La Bottega dell‟Elefante, Bologna 2006 NOTE DELL’AUTORE I termini progresso e sviluppo, di memoria pasoliniana, subiscono equivoci nel linguaggio corrente come se l’un termine equivalesse all’altro: l’idealità di un progresso sociale è confusa con il pragmatismo economico dello sviluppo industriale e tecnologico, in disuso nella politica, nelle sedi della cultura e delle organizzazioni e aggregazioni sociali. Semplicemente, la parola progresso è sparita dal vocabolario quotidiano e assorbita da sviluppo. Non che i due concetti siano necessariamente contrapposti, anzi ambedue possono essere contenuti nel medesimo circolo virtuoso con il centro occupato dal bene comune. La lettura storica di ogni epoca dimostra la prevalenza dello sviluppo sul progresso e la marginalità del bene comune, fino a raggiungere divaricazioni estreme e conclusioni drammatiche. Questa constatazione vale anche per la Scienza e la Medicina, le cui finalità e realizzazioni si prestano a valutazioni differenti a seconda che siano esaminate con la lente del progresso o dello sviluppo. La stesura del libro in quindici capitoli intende dimostrare che la Medicina moderna, nata e cresciuta nell’epoca del positivismo, al pari delle dinamiche politiche e sociali, abbia finito con il perseguire un suo sviluppo clinico-tecnologico-organizzativo, necessario ed entusiasmante, piuttosto che un reale progresso nel contrastare le radici delle incalzanti malattie cronico-degenerative - il cancro, le malattie cardiocircolatorie e respiratorie, l’obesità, le cirrosi, le malattie autoimmuni e da stress, ecc. - sostenute in larga parte da fattori culturali e sociali che poco hanno a che vedere, in prima istanza, con la Sanità incentrata sulle attività diagnostico-terapeutiche che conosciamo. In altre parole, la Medicina è protesa a diagnosticare e curare, spesso con risultati deludenti, malattie evitabili ab initio, come dimostrato dalle sue vaste e concrete esperienze che testimoniano i limiti della sua stessa azione. Una Medicina assoggettata alle logiche dello sviluppo, insensibile al progresso come strumento di prevenzione della malattia, rischia di rimanere relegata nel ruolo di stabilizzatore culturale e sociale e di continuare ad abdicare al suo compito fondamentale: la tutela della salute. Conclusioni maturate nel corso della mia lunga pratica medico-chirurgica e didattica unitamente all’esercizio della ricerca scientifica e dell’approfondimento di studi umanistici in una visione unitaria della cultura: un insieme di discipline ed esperienze distinte fra loro soltanto da specifici linguaggi e tradizioni. Mi è stato possibile percorrere questa via grazie a molti uomini e donne esemplari, in particolare Giuseppe Dossetti, Giorgio Prodi, Maria Teresa Cacciari, mia sposa e studiosa instancabile. La mia storia professionale è iniziata con le Scuole chirurgiche italiana e francese, in particolare con Pietro Tagariello, Francois Feketé, Jean Loigue dai quali ho tratto la maggior passione per la Chirurgia generale Bologna, 16 marzo 2010 6 1 – La Medicina semini dubbi Introduzione In un‟assise di architettura sul finire degli anni ‟80 fu chiesto a Clemente Riva, vescovo ausiliare di Roma e studioso di Antonio Rosmini, cosa avrebbe preferito al centro della città: “una basilica, un teatro, una fontana”. La risposta inaspettata: “l’uomo e i suoi bisogni”. Non è facile verificare se le Istituzioni si organizzino davvero su questa centralità. Ad una domanda analoga rivolta a medici, e a responsabili di organizzazioni sanitarie, la risposta segnalerebbe la centralità del malato subordinata alla richiesta di ampliamenti dei presidii diagnostico-terapeutici: la cura della malattia, non la tutela della salute e della persona, è il fulcro del procedere istituzionale. Chi scrive appartiene al corpus medicus, alla disciplina chirurgia ovvero alla frazione estrema della medicina – l’artiglieria con teatri, campi, carte topografiche, addestramenti, vittorie e sconfitte - e darebbe risposte consone all‟impostazione anatomo-clinica, su cui sommamente si fonda la chirurgia, se non si fosse imbattuto in uno scritto di John Hunter1, non un sofista ma un chirurgo che all‟esercizio della professione dedicò l‟intera vita: giunse ad inocularsi del pus davanti agli allievi per sperimentare se avrebbe prevalso la blenorragia o la sifilide, optando la sua diagnosi per la prima che escludeva la seconda. Si ammalò di ambedue le affezioni, ne guarì e la notizia fece il giro del mondo. Nello scritto di Hunter si legge: “La chirurgia è come un’azione armata che conquista con la forza ciò che una società civilizzata potrebbe ottenere mediante una strategia”. Una considerazione che la maturità dell‟esperienza clinica rende sapienziale e attuale per le molte battaglie perse. Ma, il corpus medicus2 continua soltanto ad alleviare la sofferenza, si occupa della persona come “entità esterna ed estranea alla malattia”3 “…posta tra parentesi”6: il letto del malato trasformato in campo di investigazione e dominio di una scienza neutra come il suo prodotto, la medicina anatomo-clinica. “ Lei lamenta disturbi…ieri…e in passato? Si sdrai...qui ha dolore…e qui…e in questa parte?...Si sieda…trattenga il respiro…respiri…respiri profondamente…ora tossisca”: sintomi e segni che confluiscono in un quadro clinico astratto vivificato dalla pratica e mutevole nell‟esperienza, esprimono lesione anatomica, sottendono conferme diagnostiche, terapie e prognosi. L‟azione medica, attiva sull‟evento patologico, resta indifferente e solitaria di fronte a connessioni fra malattia, fattori patogeni e condizioni dell‟esistenza umana subordinata all‟espansione economico-produttiva e ad esigenze di consumi crescenti ed estenuanti, al punto da ergersi centrali nell‟assetto politico-istituzionale rispetto ad un diritto fondamentale: la tutela della salute. L‟esercizio della medicina – arte e carisma, geometria anatomica e calcolo topografico-bio-matematico - si affida a tecnologie che generano tecnologie, a macchine che producono macchine, all‟innovazione tecnica svincolata dal processo scientifico e dalla cultura incentrata sulla persona mentre riprendono forma concetti 1 Esercita la chirurgia nella seconda metà del „700 a Glasgow e Londra dove viene ammesso nella esclusiva corporazione dei medici perché ritenuto degno di un tale onore, per aver dimostrato cultura oltre che destrezza (M. Roberts, John Hunter. Med. Press. London 1929). Il superamento della distinzione corporativa fra medici e chirurghi avviene durante la Rivoluzione francese ( cfr. cap 3 nota 4 ). E‟ ricordato in anatomia chirurgica per il “canale femorale semimembranoso di Hunter” in cui si stendono nervo, arteria e vena omonimi. 2 Forse il più antico e possente sistema dottrinario normativo, teorico e insieme pratico. Da olistica la medicina diviene analitica a partire dalla metà del XIX secolo con lo svilupparsi e il progredire dell‟anatomia patologica, delle indagini strumentali e delle specializzazioni. La sua identità ha sempre coinciso con il Corpus medicus, la cui formazione, fino all‟epoca dei Lumi, era basata sulle tradizioni scritte e verbali comprensive delle ippocratiche e galeniche: in sostanza, sullo studio della Storia della medicina. La tecnologia e le ricerche strumentali biologiche e biochimiche degli ultimi due decenni le hanno impresso, alla medicina clinica in particolare, un moto di avvicinamento a maggiori prospettive di scientificità. 3 M.Foucault: La nascita della Clinica, Einaudi 1998 7 riferibili a “ l’homme machine”4 e impostazioni culturali e sociali di tipo lombrosiano e darwiniano5, essendo percepita come esaustiva la coltre tecnologica stesa su medicina e persone. “Le prostitute possiedono la prensilità dei piedi delle scimmie…i delinquenti non hanno la capacità di arrossire”10: asserzioni di Scuola positiva, mai del tutto accantonate, su corrispondenze antropometriche e deviazioni sociali, atavismi e stigmate genetiche10 che si congiungono all‟idea di malattia legata alla natura della persona e a misteriosi fattori genetici da scandagliare come il sottosuolo, il mare e lo spazio con metodiche che appartengono a geologi, fisici, astronomi ed astronauti. Concezioni che contribuiscono all‟occultamento dei legami fra scienza, tecnologia e medicina, cultura ed organizzazione sociale. Disconoscerli equivale a scindere le connessioni fra aereo-forza di gravità e l‟avventura di Lindberg, triangolo-dimensione spaziale e metodo pitagorico, pianofortepensiero musicale e storia personale di Chopin, e a ridurre la medicina a puro atto tecnico, “mezzo che supera lo scopo” 6 e ad esonerarla dalla sua missione “protesa verso il bene dei malati”7, come “il veicolo e la cavalcatura esonerano dal camminare e ne superano essenzialmente le capacità” 8. Su questa strada la medicina resta avulsa dalle situazioni che favoriscono la malattia: il cancro, sua declinazione estrema e compimento patologico totale, la malattia per eccellenza come eccellenti sono definite le complesse e costose strutture che lo diagnosticano e lo curano con risultati spesso deludenti (Fig. 1a,b) che dovrebbero indurre a rivedere strategie elette a verità: in realtà “ travestimenti ideativi che fanno prendere per vero ciò che è soltanto un metodo”9. Perché la scienza, tanto meno la medicina, “non poggia su un solido strato di roccia, l’ardita struttura si eleva come sopra una palude: edificio costruito su palafitte. La desistenza dal conficcarle più a fondo non significa che si sia trovato un terreno solido: ci si ferma quando si è soddisfatti ritenendo che i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura”10. Queste fra le ragioni della crisi di un arco storico che sorge nel positivismo, al quale sono sospesi scienza e medicina tecnicoorganicistica. Questa è la via che riduce il medico a semplice “terminale”11di apparati dirigistico-tecnocratici, la malattia a lesione anatomica e scoria sociale. Si compie quanto avvertito da Cunningham nel tardo positivismo:“sta esaurendosi il periodo copernicano sostituito da empirismo e concezione del mondo riconducibile a sole formule matematiche” 12. 4 L‟uomo si distingue soltanto per i suoi meccanismi complessi A sostenerlo fu Julien Offrov de la Mettrie, medico francese del 1748, nell‟epoca delle statue semoventi che si ammirano ancora nelle Cattedrali di Messina, Venezia, Monaco di Baviera, Praga 5 C.Lombroso, L‟uomo delinquente in rapporto all‟antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria, Bocca, Torino 1897, V edizione; L.Testut, Anatomia umana: anatomia descrittiva – istologia –sviluppo, UTET 1945, I edizione francese del 1909. 6 Georg W.F. Hegel, La Scienza della logica (1812), Laterza , 1988 7 Brano tratto dal codice conosciuto come” Giuramento di Ippocrate” che ogni medico pronuncia prima di esercitare la proofessione. Formulato da Ippocrate di Cos e dalla sua Scuola attorno al 430°a.c, , a questa tradizione si devono il rapporto etico e deontologico che lega il medico al malato, fra cui il segreto professionale e il principio che pone la medicina al servizio di tutta l‟umanità e al di sopra di qualsivoglia divisione. Il “Giuramento” fa parte di una settantina di opere, anche di altri autori, che costituiscono il Corpus Hippocraticum. Alcune osservazioni destano particolare interesse: sulla Scienza il cui "scopo e compito è lo scoprire qualcosa che prima non era scoperto e il cui essere scoperto sia preferibile al restare ignoto", sull‟anamnesi raccolta direttamente dalla persona per ricostruire il passato a vantaggio della condizione futura, sul determinismo ambientale giungendo ad affermare che l‟ambiente “determina in maniera imprescindibile chi in esso si trova”. Ciò, secondo lo scritto ippocratico, porta a spiegare l‟avversione dei Greci verso la tirannia essendo il loro carattere gioioso e solare determinato dal clima e dalle bellezze naturali. Un pensiero analogo in Montesquieu: “il potere assoluto corrompe assolutamente” (Montesquieu, "Lo spirito delle leggi", UTET 1974) 8 Arnold Gehlen. L'uomo nell'era della tecnica: problemi socio-psicologici della civiltà industriale, Sugar 1967 9 Edmund Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore 1983 10 Karl Popper, La logica della scoperta scientifica (1934), Einaudi, 1991 11 Umberto Galimberti: Il Corpo, Feltrinelli 2003 12 William Cunningham, The progress of capitalism in England. Cambridge University Press. 1916 8 L ‟inversione di tendenza è possibile a partire dalla ricomposizione dell‟unicità delle culture - umanistica e scientifica, separate da tradizioni e “differenziazioni del linguaggio”13 - e dalla riproposizione delle radici umanitarie della medicina: la tutela della salute come bene supremo della condizione umana, oggi immersa in un contesto “a-politico e a-storico”14 senza la speranza “del sabato come attesa e liberazione”15. Una umanità che rischia di divenire “una cosa nel senso più letterale della parola: c’era qualcuno e un attimo dopo non c’è nessuno” 16 . Figura 1 – La mortalità da tumore è stabile, e addirittura in aumento negli ultimi 40 anni (Associazione Italiana Registri Tumori, 2010). L’affinamento delle tecniche chirurgiche e l’utilizzazione di tecnologie avanzate e di farmaci innovativi non hanno influito sensibilmente sul risultato finale 13 Giorgio Prodi:Teoria e metodo in biologia e medicina, Clueb 1988 Gunter Anders, L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri 1963 15 George Steiner: Vere presenze, Garzanti 1999 16 Simone Weil, idem nota…… 14 9 2 – Disarmonia sociale, diseconomia etica Intendono scuotere queste pagine scritte da un medico che professa la chirurgia in Bologna, città affascinante e sintesi di storia a partire da un paradigma: la promulgazione del Liber Paradisus che marca la fine anticipata, rispetto alla lentezza dei secoli, della condizione di servi della gleba fino a promuovere processi di emancipazione delle classi subalterne e delle donne, conquiste di diritti civili e la costruzione di un poderoso apparato assistenziale e sanitario richiesto dall‟antica coscienza civica, frutto di una evoluzione culturale che ”conduce alla dialettica dell’Illuminismo,al contrasto fra la libertà e le libertà, fra uguaglianza materiale e formale, nel tentativo di dare concretezza alle emozioni della fraternità”1. Vogliono scuotere per la franchezza del linguaggio, e la ricchezza delle fonti, privo di veli e sottomissioni adatto ad una riflessione sul significato di salute e malattia nel contesto liberal-democratico in cui scienza e cultura dovrebbero essere pienamente libere di ricercare indirizzi autonomi, rispetto ai poteri economici e politici, al riparo da reprimende di tempi lontani. Non tanto lontani se l‟idealità scientifica, teorizzata tra i secoli XVII e XIX a partire da Francis Bacon2, trovasse ostacoli, fino a vanificare la sua indipendenza, nella realtà dello sviluppo industriale e nell‟espandersi di forti concentrazioni finanziarie: le esigenze industriali e belliche blandiscono le scienze, patrocinandole, per acquisire obiettivi predeterminati e solidali ad interessi particolari. E‟ vero che investire in ricerca comporti competitività e che un mancato suo sviluppo conduca ad arretramenti economici e sociali, ma è altrettanto vero che la libertà di ricerca scientifica deve essere garantita ed incoraggiata, mentre l‟industria è disposta a finanziare programmi finalizzati redditizi. Oggi larga parte della ricerca biomedica, come sostenuto da British Medical Journal e Lancet, si svolge presso laboratori industriali con segretazione dei risultati, fintantocchè il prodotto non venga propagandato e immesso nel mercato:“l'industria condiziona i meccanismi di validazione dell'informazione garantendosi la presenza di uomini fidati incaricati di redigere le linee-guida che condizioneranno le scelte terapeutiche di migliaia di medici. Le riviste scientifiche si dedicano a interventi di riciclaggio di materiale informativo fornito dalle industrie farmaceutiche" (Richard Horton, Lancet 2005) 3 . 1 Hans Mayer, I Diversi, Garzanti 1977 Medico e filosofo inglese, assume un atteggiamento critico verso quei medici che “dichiarano incurabili certe malattie anzicchè dichiarare la loro ignoranza e immergersi collettivamente nella ricerca” che, secondo Bacon, deve essere finanziata dal sovrano e da enti pubblici, a garanzia di libertà sul piano delle finalità e dell’organizzazione, con l’obbligo di mettere a disposizione di tutti i risultati ottenuti, positivi e negativi che siano. 3 Lancet, vol. 1 n. 6, dicembre 2005, citato nell’editoriale a firma di Marco Bobbio, che è anche autore del libro “Giuro di Esercitare la Medicina in Libertà e Indipendenza. Medici e industria”, Einaudi, 2004. Richard Smith, da 25 anni direttore del British Medical Journal , sostiene che le riviste scientifiche” sono diventate la longa manus dell' ufficio marketing delle industrie farmaceutiche " e che “la resa di un articolo mirato supera la pubblicità esplicita di molte migliaia di pagine”. Ne sono conseguenze episodi gravissimi in cui certe aziende sembrano badare più alla borsa che alla salute e alla incolumità dei cittadini: Merck ha sempre sostenuto di non conoscere i gravi rischi cardiocircolatori del Vioxx sino allo studio che portò la casa farmaceutica a ritirare dal mercato l’antinfiammatorio il 30 settembre 2004. Un articolo del New York Times del 24 aprile 2004 smentisce queste affermazioni, pubblicando uno scambio di e-mail avvenuto nel 2000 tra un ricercatore di Merck, che aveva segnalato la morte di una donna di 73 anni attribuibile al Vioxx, e un responsabile delle ricerche cliniche della compagnia, che gli chiese ripetutamente di cambiare opinione, classificando come “sconosciuta” la causa della morte, “così non solleviamo preoccupazioni”. Tra il 1999 e il 2004, il Vioxx è stato utilizzato da oltre 80 milioni di americani, è stato causa di infarto cardiaco o di ictus cerebrale fra le 88.000 e le 139.000 persone, con una mortalità da 80.000 a 130.000 in cinque anni di commercializzazione. Nell’ultimo anno di vendita, prima del ritiro dal commercio, il Vioxx ha fruttato 2.5 miliardi di dollari per un totale di 10 miliardi di dollari. .Coloro che hanno denunciato Merck sono almeno 4.600 nei soli USA (Fitzgerald GA, Coxibs and Cardiovascular Disease, N Engl J Med 2004;351, 1709; FDA 2005: "Summary minutes for the February 16, 17 and 18, 2005, Joint meeting of the Arthritis Advisory Committee and the Drug Safety and Risk Management Advisory Committee." Published on the internet, March 2005; Jüni P, et al. (2004). Risk of cardiovascular events and rofecoxib: cumulative meta-analysis. Lncet (published online 2004; Karha J , The sad story of Vioxx, and what we should learn from it Cleve Clin J Med 2004; 71, 933; Michaels, D. :DOUBT Is Their Product, Scientific American, 2005, 292 ; Okie, S, Raising the safety bar-2 10 Una scienza dipendente dai poteri politico-economici privilegerebbe interessi di parte e contribuirebbe alla definitiva decadenza della sua autonomia che, al contrario, va difesa con flussi di finanziamenti nazionali ed internazionali per una ricerca libera basata sulla curiosità scientifica come previsto dalla Carta europea 4. La ricerca privata, sebbene meritoria, pone seri dubbi in assenza di garanzie e bilanciamenti. Basti ricordare le vicende dei brevetti sui farmaci salvavita disponibili soltanto a fronte di ingenti risorse economiche: nel 1997 il Mandela medical act fronteggia l‟emergenza aids con una moratoria verso i brevetti mentre l‟indiana Cipla, nonostante le numerose diffide, offre ai Governi africani il farmaco al prezzo di 600 $ per ogni malato contro i 10-15.000 $ dell‟industria occidentale. Tre dozzine di compagnie multinazionali denunciano il Mandela Act, ma nel 2001 prevale la pressione dell‟opinione pubblica schierata con le ragioni impersonate da Mandela. Davvero, “nulla merita di essere comprato a prezzo di sangue umano”(J.J.Rousseau a F. Ivernois, Modern Intellectual History, 3,385, 2006 Cambridge Un. Press). La libertà di ricerca riguarda similmente il significato da attribuire a malattia e salute nell‟attuale contesto socio-politico i cui effetti sono riassumibili in due osservazioni: “le forze materiali vengono dotate di vita spirituale, l’esistenza umana è avvilita a forza materiale”5; ”gli strumenti servono a soddisfare i bisogni, poi i bisogni servono a possedere e ad usare gli strumenti. Quando il sistema dei bisogni ostacola il sistema degli strumenti, è il primo sistema e non il secondo ad essere modificato”6. I bisogni primari svaniscono a vantaggio di una società incentrata su modalità produttive che espropriano diritti fondamentali in cambio di consumi crescenti mentre la coscienza diviene “un semplice the FDA's coxib meeting, N Engl J Med. 2005 Mar 31;352, 1283; http://www.aduc.it/dyn/vioxx.html). Nel 1957 viene messo in commercio, con il nome di Contergan della Grünenthal, Il Talidomide, tranquillante consigliato alle gestanti come innocuo “visti i sette anni di ricerca sugli animali”. Quattro anni dopo si rivelerà responsabile di focomelia in oltre 10.000 bambini e di un numero incalcolabile di aborti spontanei. Fino al novembre del 1962, circa 5 milioni di pazienti ne assumeranno oltre 300 milioni di dosi. Nel 2002 i giornali riportano la notizia che le azioni dell 'industria farmaceutica Wyeth hanno subito un crollo del 19%, dopo che il governo americano ha bloccato una ricerca su 16.000 donne dopo la scoperta che il Prempo incrementa nelle donne il rischio di tumore al seno e di infarto. Attualmente sono 6 milioni le donne americane in menopausa che assumono questa cura, prescritta per ridurre le improvvise vampate di calore, con un fatturato di 2 miliardi di dollari. Nonostante ciò il farmaco non è stato ritirato dal commercio. Il Viagra non è stato ritirato nonostante negli USA nei primi quattordici mesi della sua commercializzazione siano stati segnalati 1.473 eventi avversi gravi dopo assunzione, tra cui 522 decessi, 517 infarti del miocardio, 199 accidenti cerebrovascolari, 271 casi di sincope/ipotensione e 161 casi di aritmia, e in breve tempo segnalazioni simili siano avvenute in Australia, Canada, Germania, Olanda ed in altre nazioni. Risulta notevole anche l'incidenza di effetti collaterali quali mal di testa (11-16%), vampate di calore (4-8,5%), dispepsia (4-8,5%), diarrea (4-5%), disturbi della vista (3-11%), congestione nasale (1-5%), priapismo, vertigini. Nel 2000 la Bayer, dichiarato insicuro dalle autorità USA l'Alka-Seltzer Plus, mise a punto un "Piano di azione per la crisi della PPA Alka-Seltzer” per continuare a contrastare, come faceva già da 20 anni, le prove di un legame fra somministrazione del prodotto e ictus cerebrale altamente letale. Documenti ritrovati negli uffici della compagnia hanno dimostrato come "la Bayer conoscesse da decenni i rischi legati all'uso di PPA e che la strategia della casa farmaceutica sia costato la vita a centinaia di pazienti”. Fu lanciata una campagna pubblica di rassicurazione alla cui ombra tenere nascosti i risultati dello studio e continuare a bloccare l'intervento del governo. Ciononostante, la casa introdusse sul mercato formulazioni edulcorate per bambini e dopo aver appreso che lo studio del 1999 stabiliva un legame tra PPA e ictus cerebrale, lanciò un assalto spietato alla metodologia e all'integrità dei ricercatori dell'Università di Yale che lo avevano condotto, malgrado i ricercatori fossero stati scelti dalla stessa Bayer fra coloro che in precedenza avevano espresso il loro scetticismo sul legame tra PPA e ictus cerebrale. Il mercato della PPA è stato stimato tra i 500 milioni e un miliardo di dollari all'anno.ee Soltanto negli USA, circa 100.000 persone/anno soccombono per reazioni avverse da farmaci, facendo diventare questa la quarta/sesta causa più frequente di morte ( J, Pomeranz BH, Corey PN. Incidence of adverse drug reactions in hospidalized patients. A meta-analysis of prospective studies ( JAMA, 2005, 279: 1200; Cohen JS. Should patients be given an initial low test dose of Sildenafil? Drug Saf. 2000,. 35, pp. 25; Mitka M. Some men who take Viagra die-why? JAMA 2000, 283, 592; Moore T.J.,Time to act on drug safety. JAMA, 1998, 279, 1571; Arou J, Incidence of adverse drug reactions in hospidalized patients. A meta-analysis of prospective studies. JAMA, 2004, 279, 1200) 4 Decisione del Parlamento europeo del 29 novembre 2007 sulla Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea (2007/2218) 5 “ Die Revolution von 1848 und das Prolietariat”, in Marx-Engels: Gesamtaus Gabe, Frankfurt 1925 6 Emanuele Severino, Studi di Filosofia, Adelphi 1984 11 accessorio dell’apparato economico omnicomprensivo”7: la salute cessa di appartenere alla cerchia dei beni supremi8 per una disattenzione sui nessi fra sviluppo socioeconomico, malattie e cause che si chiamano denutrizione e miseria nei Paesi sottosviluppati, errati stili di vita negli industrializzati (Fig 1). Ecco perchè le organizzazioni sanitarie incentrate su misure diagnostico-terapeutiche, essenziali per fronteggiare la malattia e i relativi turbamenti, non soddisfano il diritto alla salute: le innumerevoli azioni mediche - che scrutano, svelano e combattono - non incidono sulle radici e, in particolare, sulla percezione delle malattie che “varia in modo inversamente proporzionale a fattori sociali quali indigenza, solitudine, marginalità, ignoranza, precarietà lavorativa” (OMS, 2006). Il diritto alla salute viene confuso con elevati livelli qualitativi e quantitativi di farmaci e servizi, complessità tecnologiche e gestionali che imprimono ai presidii ospedalieri espansioni svettanti irradianti potenza e configurano le ragioni fisiche della malattia e un involontario suggerimento: la salute si raggiunge con modifiche da apportare al corpo, da riordinare e rendere immune con tecnologie e terapie complesse. Quel luogo della città e quel punto dell‟organismo suggeriscono la sensazione che non si muore ”per essersi ammalati, ma capita di ammalarsi perché si deve morire”9: la malattia diventa evento fatale e ineluttabile come la forza di gravità, l‟ospedale come Cape canaveral. Quando Bernard, Pasteur, Koch, Mendel 10, 11, 12, 13 dimostrarono la genesi biochimica, batteriologica ed ereditaria di alcune patologie e i medici furono in grado di controllare le infezioni, i chirurghi di operare e trapiantare organi, paradossalmente produssero l‟effetto involontario di oscurare le origini della malattia, come l‟enfasi posta sulle procedure diagnostico-terapeutiche ha sottratto l‟attenzione verso le reali cause di larga parte delle malattie. Il fascino emanato dall‟atto sanitario fuorvia come la scoperta del mycobacterium tubercolosis e le azioni per combattere la malattia misero in ombra la linfa del suo radicamento14: le precarie condizioni di vita igienico-alimentari, il sovraffollamento di abitazioni, le malsane condizioni di lavoro ben descritti da Dickens. Per combattere la tubercolosi si praticarono “cure d’aria ed elioterapia sulle sdraio di alberghi esclusivi” svizzeri, austriaci e meranesi e si costruirono i primi sanatori di lusso nel Davos e a Purkersdorf contribuendo, perfino, a creare un genere letterario alla moda folto di espressioni estetiche in Dumas, Gozzano e Mann: “Eccocci al sanatorio La Quiete col suo lungo fabbricato principale e le ali contigue; si stende bianco e rettilineo, in mezzo all'ampio giardino, assai piacevolmente adornato da grotte, pergolati e chioschetti rivestiti di corteccia d'albero, mentre dietro i tetti d'ardesia si ergono, imponenti verso il cielo, i monti verdi d'abeti e digradanti in piacevoli dirupi... Mobili bianchi, pratici, la tappezzeria pure bianca, resistente, lavabile, il pavimento di linoleum pulito, le tende di lino, semplici, di gusto moderno, rubinetti nichelati…la cura degli sdraio suddivisi ad ogni camera da 7 Theodor W. Adorno, Dialettica dell’Illuminismo (1947), Einaudi 1997 8 Costituzione italiana: art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”; art. 38 “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale” Organizzazione Mondiale della Sanità, Prologo della Costituzione (cfr. cap. 1 nota 20) 9 Umberto Galimberti. Il Corpo, Feltrinelli 1983 10 Claude Bernard: sostenne la necessità del metodo sperimentale nella ricerca medica rifiutando il carattere scientifico delle statistiche sebbene costruite su grandi numeri: “la statistica può servire solo per una Scienza basata sulla probabilità, mai per una Scienza sperimentale attiva, capace cioè di regolare i fenomeni secondo leggi determinate...; può servire solo a guidare l'osservatore nella ricerca di una causa indeterminata, ma non può mai arrivare ad una legge reale...: i fatti non sono mai identici e perciò la statistica non può essere altro che una enumerazione empirica di osservazioni”. (C.Bernard: Scienza, filosofia, letteratura, importanza della ragione. Bertani 1982) 11 Louis Pasteur: ottenne in permanenza la condizione di sterilità in una sostanza fermentabile se sottratta all'azione contaminante dell'aria. 12 A Robert Koch nel 1905 fu conferito il premio Nobel per la Medicina Gregor Mendel:, comprese le leggi della trasmissione ereditaria distinguendo i caratteri dominanti dai recessivi 14 E.F. Seker, J.Hoffmann “TBC 1870-1956, Electa 1991; G.Comacini, “La peste bianca, Milano e la lotta antitbc, 18821945, F.Angeli, 2004”. 13 12 tramezzi di vetro opaco”15. I primi sanatori pubblici antitubercolari furono inaugurati agl‟inizi del „900 quando la mortalità si era portata al 18% dal 70% di alcuni decenni prima. Analogamente accadde per la malaria. Scoperto l‟agente patogeno, l‟inoculazione cutanea da anofele diventò la responsabile dell‟endemia, l‟insalubrità delle terre paludose rimase a lungo dimenticata sebbene fosse la reale causa del binomio malattia-miseria: “…l’aria non buona, la terra paludosa, le fiumare mal indirizzate e l’habitazione cattive non potevano né possono dare o conservare famiglie d’altra sorte che povere, vili, infingarde, insolenti e di mal nome, che non trovando altro luogo in che posarsi verrebbero a scaricarsi costì” (Discorsi di cose create et non venute alla luce intorno al lago di Fucecchio e sua vicinanza, XVI secolo, in Memorie sul Padule di Fucecchio a cura di G. Micheli e A. Prosperi, Quaderni della Fondazione Bassi, Edizioni dell‟Erba 1990)16. Storia, letteratura e memoria popolare registrano spesso il rapporto di causa-effetto ancor prima che la ricerca epidemiologica, involontaria necrofora, disveli che l‟origine della malattia segue andamenti definiti riguardo a culture, appartenenze sociali, gruppi etnici, residenze urbane o extraurbane, varia da un continente all‟altro, da una regione all‟altra, da una condizione esistenziale ad un‟altra (Fig1): nelle società industriali prevalgono le malattie cardiovascolari, immunitarie, da stress, metaboliche, i tumori, l‟obesità, le affezioni renali, le lesioni traumatiche; nelle società sottosviluppate permangono le malattie infettive e disnutrizionali per insufficienze alimentari, abitative, fognarie, di acquedotti, servizi sanitari, fonti di energia, attrezzature, lavoro, istruzione, diritti fondamentali. 15 T. Mann, Tristan 1903, in Italia edito da Mondadori nel 1970 Pur estinta in Europa attorno al 1950, per le opere di risanamento ambientale, la malaria continua ad essere la più grave forma di parassitosi e la seconda malattia infettiva della Terra, dopo la tubercolosi, nonostante la farmacoterapia, con 500.000.000 di nuovi casi e 2.500.000 morti per anno, di cui il 90%, in larga parte bambini dell’Africa tropicale. 16 13 Fig. 2 - L‟attesa di vita, a partire dall‟infanzia, risente delle condizioni socio-economiche di gruppi omogenei di professionisti (I gruppo) e di lavoratori non qualificati (V gruppo) (OMS 2007) Constatazioni che potrebbero portare ad una differente classificazione di molte malattie o, meglio, di persone candidate ad ammalarsi: fumatori-non fumatori, bevitori-non bevitori, ricchi-poveri, europei-africani, ecc.. Ne deriverebbe, nella sostanza, che qualità e durata di vita sono migliorabili mediante condizioni e stili di vita adeguati, sebbene siano indiscutibili i meriti che la medicina scientifica ha acquisito nel travagliato processo di contrasto verso molte affezioni. E‟ opinabile, al contrario, ritenere che esistano nessi inscindibili fra medicina ed attenuazione od estinzione delle grandi malattie: la loro eradicazione va ricercata nei risanamenti ambientali e nelle migliorate condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni, a scelte politiche piuttosto che ad azioni mediche, a volte improntate ad eroismo ma impotenti. Infatti, “la mortalità da colera, tifo, tubercolosi, morbillo, scarlattina, difterite è regredita prima che venissero identificati gli agenti patogeni e resi disponibili i farmaci capaci di contrastarli. La progressiva scomparsa della tubercolosi, ad esempio, è da attribuirsi per il 92% al miglioramento delle condizioni di vita e solo all’8% agli antibiotici. La crescita delle popolazioni è stata condizionata in modo decisivo dal miglioramento della nutrizione e delle condizioni igienico-ambientali, prime fra tutte l’acqua potabile, la salubrità delle abitazioni, il corretto smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi”17. Bisogna ammettere che “le leggi di salute pubblica hanno fatto più che non i progressi della medicina scientifica” (G.Watt, The inverse care law today, Lancet,2002,360,252). Ecco perché l‟ospedale deve cessare di essere soltanto stabilimento di cura e asylum miserorum e rivolgersi alla società che dalle sue esperienze “risulterebbe attraversata e penetrata in abitudini, passioni e vizi, nella costituzione dell’aria e dei prodotti”18. Ma l‟ospedale prosegue, imperturbato, sul suo cammino di complessità e consumi crescenti di materiali ed apparecchiature, suggerimenti involontari al consumismo e all‟equazione diagnosi+terapie=guarigione: “una pillola per ogni male, la cura miracolosa dietro l’angolo” 19 . Non è casuale che la spesa farmaceutica aumenti e che in Italia abbia raggiunto il 14% in più con un incremento di ricette mediche del 7% (Agenzia italiana del farmaco, 2007), nonostante “ i farmaci realmente utili siano poco più di 300 mentre in commercio ne esistono 200.000 (OMS, 2007). Da aggiungere che i farmaci sono potenzialmente dannosi quanto più i loro principi siano attivi e che se ne fa largo abuso, spesso inutilmente, in lombalgie, dolori articolari, sciatica, diarree, stipsi, tossi, raffreddori, ecc. tanto da conferire credibilità al detto anglosassone che alcune affezioni spesso si risolvono in sette giorni con l’assunzione di farmaci e in una settimana senza farmaci. Contraddizioni fischianti (Tav. I) che “mordono, pungono e svegliano come un pugno sul cranio, una scure nel mare gelato che è in noi”20 alimentato dall‟impalpabile minimalismo, 17 Th. Mc Keown, The role of medicine: dream, mirage or nemesis. The Nuffield Provincial Hospitals Trust, London 1976; E. Fìsher, G. Welch, Avoiding the Unintended Consequences of Growth in Medical Care, Journal of American Medical Association 1999, 281, 446 18 Galimberti: Il Corpo, Feltrinelli 1983 19 Robert Scarpe, L’inganno crudele , Borla 1992 20 Franz Kafka: Lettera a Oskar Pollak, 27 gennaio 1904, in “Lettere”, a cura di F.Masini, Mondatori 1988 14 monumento all‟arte dell‟illudere: “Dormire a comando, riposare e accumulare energie con il confortevole cuscino magnetico…un bicchiere di nettare, il delizioso prugno ogni mattina riattiva e purifica...trattamento super-regale a base di pappa reale”, stimolatori del sistema immunitario supervitaminizzati, dentifrici a base di estratti d‟albero per mordere tronchi e sorridere alla clorofilla, ricostituenti, supposte effervescenti, rigeneranti massaggi alla cioccolata e al tabacco, rimodellamenti, allungamenti, accorciamenti, rigonfiamenti ... Inquinamento? Il Parlamento europeo ha elevato le quote consentite di pulviscolo atmosferico21 (Figg. 3,4). Su questa via si va incontro al disastro come rilevato dalla European Respiratory Society: “ farebbe osservare incrementi di rischi cardiovascolari del 24% con aumenti del 76% di mortalità” (10/12/2007, European Respiratory Society: 4, Ave Ste-Luce, 1003 Lausanne). Forse si tratta di un prezzo da pagare al subitaneo allargamento dell‟unità europea? C‟è ancora da chiedersi: “qu’est ce que est l’Europe? Une pensèe qui ne se contente jamais, une recherche desespérée qui fait sa gloire et sa tourmente” (Bernard le Bouyer de Fontanelle, membro dell‟Accademia delle Scienze di Parigi, in Pluralité des Mondes 1686, The Encyclopædia Britannica 1910-1911). Informazioni sugli eccessi di alcool? Si temono danni economici, ma restano disponibili cure disintossicanti e trapianti di fegato (Fig. 5,6; Tav.II). Incidenti stradali e sul lavoro? (Fig.7): ambulanze, elicotteri, assicurazioni. Iperalimentazione, ipertensione arteriosa, aterosclerosi, diabete? Pillole dimagranti, antiipertensivi, pompe insuliniche, protesi vascolari. Cancerogeni in circolazione?22 Anticancerogeni, interventi chirurgici, radiochemioterapici. Malattie da stress? Tranquillanti e psicoterapie. Tabagismo? Nel paniere Istat fin dal 1956, le sigarette contribuiscono al pil nazionale, mentre lo Stato elude l‟art.32 della Costituzione23. 21 Pulviscolo atmosferico: definizione generica di particolato, particolato sospeso, polveri sottili o polveri totali sospese, cioè l'insieme delle sostanze contenute nell‟aria: fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi prodotti dalla combustione incompleta provenienti da industria, traffico, inceneritori e assimilabili. Il diametro delle particelle varia da pochi nanometri fino ai 500 µm e oltre. Il pericolo maggiore è direttamente proporzionale alla sottigliezza delle particelle, particolarmente se al di sotto dei 10 nanometri, perché in grado di invadere la circolazione sanguigna e diffondersi a tutti gli apparati ed organi, nessuno escluso, penetrando nelle cellule e provocando perfino danneggiamenti del DNA. Questi effetti sono causa di morte ogni anno di 350.000 europei e di 8.500 italiani, con una riduzione media dell‟attesa di vita di 8.3 mesi, che equivalgono al 9% della mortalità per adulti al di sopra dei 30 anni per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali. E‟ ormai assodato che il microparticolato determini un incremento generalizzato significativo e costante di tutte le neoplasie e delle affezioni di tipo degenerativo ( specialmente in età pediatrica) a carico degli apparati cardiovascolare (aterosclerosi, infarti, ictus, ecc.), respiratorio (broncopneumopatie croniche, tumori polmonari e laringo-tracheali), digerente, uro-genitale, immunitario (è evidente il diffondersi costante di malattie autoimmunitarie), neurologico con fondati sospetti verso la sindrome di Alzheimer ( Annals of New York Academy of Sciences 903, 45, 2000; Enviromental Health Perspectives 112, 7, 2005; Nature 1, 2004; Particle and Fibre Toxicology 3, 13, 2006; Stroke 38, 915, 2007; The New England Journal of Medicine 1, 356, 2007; XXII Congresso nazionale della Società italiana di Chimica, Firenze settembre 2007; European Respiratory Society 2007) 22 Un esempio significativo: L’azione cancerogena del cloruro di vinile e del carbonile di nichel è stata segnalata dalla rivista “The Lancet” a partire dal 1971. Nel contempo la Montedison ha annunciato, non senza spargere e ricevere trionfalismi ed espressioni di soddisfazione, che la loro produzione è stata accresciuta del 50% ! Una segnalazione recente: “sussiste una correlazione fra esposizione ai pesticidi e insorgenza di morbo di Parkinson” (BMC Neurology online 2008, pubblicato il 18/4). Per l‟elenco dei cancerogeni in circolazione v.cap.6 tav. 1 23 Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS): I prodotti in commercio vengono distinti, ai fini impositivi, nelle seguenti categorie: le sigarette, i sigari ed i sigaretti, il tabacco da fumo trinciato, il tabacco da fiuto e da mastico. Tali prodotti, accomunati nella più generale categoria dei tabacchi lavorati, sono gravati da diverse imposte: l' IVA, che è pari al 20% del prezzo di vendita al pubblico al netto dell'IVA stessa, l'imposta di consumo, più comunemente detta accisa, correlata al prezzo di vendita al pubblico, varia in relazione alla categoria del prodotto, il dazio, che si applica solo qualora i prodotti provengano da paesi situati fuori dalla Unione Europea. Possiamo quindi dire che il prezzo finale di vendita al pubblico di un prodotto risulta dalla somma di più componenti, quelle fiscali sopraccitate alle quali si aggiungono l' aggio del rivenditore, nella misura fissa del 10% del prezzo, e la quota di spettanza del produttore. Facciamo un esempio per chiarire quanto detto. Se consideriamo, per le sigarette, un prezzo pari a 100 avremo, con i valori arrotondati, che: 58,5 verranno versate nelle casse dell' erario a titolo di accisa, 17 andranno, ugualmente, allo Stato per il pagamento dell' IVA, 10 ricompenseranno il rivenditore, 14,5 costituiranno l' incasso per il produttore. Come si può evincere lo Stato interviene in modo deciso sui tabacchi lavorati penalizzandone il consumo con una tassazione che sfiora il 75% del prezzo finale. Per chi fosse interessato ad un calcolo esatto delle componenti del prezzo dei prodotti, riportiamo le tabelle di ripartizione per le sigarette, i sigari ed i sigaretti, il tabacco da fumo trinciato ed il tabacco 15 Contraddizioni socio-economiche ed etico-politiche. E‟ la modernità del “comprare e vendere” come sostiene Moni Ovadia? Intanto la malattia continua ad essere rappresentata come male oscuro, individuale predisposizione, imprevedibile e fatale difetto genetico contro cui bisogna attrezzarsi. Fig. 1 - Tassi di mortalità nelle varie regioni geografiche del pianeta 8 Asia Orientale 7 Africa subsahariana Medio oriente milioni 6 5 4 Paesi industrializzati America latina 3 2 1 0 Asia meridionale 1960 1970 1980 1990 1995 RA % Figura 3 - Un tasso elevato di polveri sottili (PM10) produce un incremento significativo del tasso di mortalità (Area epidemiologica DSP-AUSL di Bologna, 2007) Mortalità generale in eccesso stimata a varie soglie di PM10 5 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 <10 <40 <60 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 anni da fiuto e da mastico fissate con decreto del Direttore Generale, dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Nelle tabelle di ripartizione, i prezzi e le sue componenti sono riferiti ad un chilogrammo convenzionale di prodotto. Per chilogrammo convenzionale si intendono 1000 pezzi per le sigarette, 200 pezzi per i sigari, 400 pezzi per i sigaretti” ( 31 luglio 2007 AAMS). 16 Figura 4 – Rapporto fra incremento della mortalità e disagio climatico percepito (Dipartimento di Epidemiologia ASL Roma E, 2007) Figura 5 – Larga parte delle malattie che conducono al trapianto di fegato, come per altri trapianti d‟organo, sono evitabili secondo l‟Organizzazione Mondiale di Sanità: in primo luogo la cirrosi (European Liver Transplant Registry 2008) Figura 6 - Sebbene rappresentino un progresso della medicina contemporanea, i trapianti d‟organo comportano rischi elevati e la necessità di seguire in permanenza schemi terapeutici che penalizzano la qualità di vita. (European Liver Transplant Registry 2008) Il costo della sola procedura di un trapianto assomma mediamente ad oltre 150.000 euro con permanenti oneri per evitare e respingere il possibile rigetto 17 Figura 7 – Esempio fruttuoso di azione preventiva rivolta ai traumi stradali (Area epidemiologia AUSL Bologna, 2007). L‟effetto del provvedimento isolato tende a ridurre la propria forza con il trascorrere del tempo. Un fenomeno analogo si è constatato con la legge Sirchia (cfr. Cap. 7). Andamento tassi mortalità per incidente stradale (anni 1993-2006 Provincia di Bologna) Patente a punti 30 Tasso standardizzato diretto per 100.000 25 20 15 10 Obbligo Casco per tutti 5 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Anni 18 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Tavola I – Larga parte dei fattori che favoriscono l’insorgenza di tumori è evitabile. Stili di vita ed errori dietetico-comportamentali sono alla base di circa il 90% delle malattie cronico-degenerative (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2007). Negli USA, e in genere nell’occidente industrializzato, la quota lipidica alimentare giornaliera costituisce il 40-60% delle calorie, mentre non dovrebbe superare il 2030%. Fattori di rischio specifici per tumori % Dieta 40-60 Tabacco 30 Alcool 3 Radiazioni 3 Inquinamento ambientale 1-5 Farmaci 2 Tavola II – Dati sul consumo di alcool in Italia ( Istituto Superiore di Sanità 2009). Nella Provincia di Bologna i forti bevitori giornalieri di alcool (consumatori di 3 o più bicchieri/bicchierini di vino/superalcolici) raggiungono quasi il 9% dei cittadini di età fra i 15 e i 69 anni. Particolarmente grave è il fenomeno della bevuta occasionale, almeno una volta al mese, ad alte dosi (oltre 6 bicchieri/bicchierini) che raggiunge livelli del 16%. In totale i bevitori a rischio di cirrosi e pancreatite sono stati il 22% nel 2006 e il 19% nel 2007 (Indagine PASSI 2006- 2008). 25% dei giovani si ubriaca almeno una volta/settimana 64 malattie correlabili all‟eccesso di consumo di alcool 164.000.000 euro/anno per pubblicizzare alcoolici 1.000.000 euro/anno per prevenire gli abusi di alcool 30.000 decessi/anno per abuso di alcool (4.000 sotto i 20 anni) 19 3 – Indigenza e malattia La decisione del 1793 di istituire un “comitato per l’abolizione di mendicità e malattie” si fonda sulla convinzione che le malattie siano causate “dalla indigenza e destinate a sparire con l’avvento di libertà, uguaglianza e fraternità”1. La medicina viene sostituita dal funzionariato e le strutture di cura, “paternalistiche ed autoritarie”, smantellate. Le intenzioni - giustizia sociale al posto del tocco regale2 e del medico carismatico naufragano fra interessi politici, corporazioni e instabilità istituzionali. Il Direttorio abroga le norme abolizionistiche: tanti nel ricovero continueranno a trovare un tetto, un giaciglio ed un conforto, se non altro. La medicina sopravvive nelle Accademie continuando ad impartire insegnamenti astratti: la mistificazione delle origini di larga parte delle malattie le permette di rinnovare il patto tacito per reimpiantarsi nel nuovo potere che sul terreno delle riforme sociali tende ad allinearsi al passato regime. Povertà e malattia rimangono un binomio inscindibile alla cui base sussistono fatalità, sventura e devianza: “l’uguaglianza formale davanti alla legge resta distinta dall’uguaglianza delle prospettive di vita” 3. Le tradizioni scientifico-umanistiche da Ippocrate a Plutarco a Ibn Khaldun, e a medici di tutte le epoche4, sostennero l‟influenza di fattori sociali ed economici su salute e malattia. Connessioni che diventano oggetto di studio e di attuazione della politica riformista di sovrani illuminati che individuano come principali obbiettivi l‟incremento demografico e la prosperità fisica da raggiungere con provvedimenti igienico-sanitari: istituzione di condotte sanitarie, decreti per evitare il consumo di cibo avariato e l‟uso di recipienti inidonei per il trasporto e la conservazione di alimenti. Tissot, von Swieten, Frank si mostrano consapevoli che il pieno successo dei programmi dipende dalla risoluzione del vero problema: l‟indigenza, causa principale di malattia. L‟assistenza pubblica, intanto, continua a subire forti contrasti da parte di interessi commerciali ed economici fino all‟attenuazione delle quarantene contro le epidemie. 1 Michel Vovelle, La mentalità rivoluzionaria, Laterza 1987. “La Miseria è un malattia infettiva. Chi né è colpito demoralizza tutti coloro con cui è in contatto” scrive Ernesto Rossi in “Abolire la Miseria”, Laterza 2001. Nell’Europa a 27 Paesi, il 20% dei minori al di sotto dei 18 anni è esposto a povertà; in Italia il 24%, cioè uno su quattro. La povertà minorile, che molto spesso viene sottovalutata o trascurata, non è legata solo alle risorse disponibili: vivere in povertà non vuol dire solo non disporre di risorse economiche, ma vivere con meno opportunità educative, in condizioni di minore sicurezza sociale, sanitaria e relazionale (http://www.andareoltre.org/) 2 Marc Bloch, I Re taumaturghi, Einaudi 1989 3 Hans Mayer: I Diversi, Garzanti 1977. 4 Ippocrate, (cfr. cap 1, nota 20; Platone: “La Repubblica”; Rudolf Virkow : Fugelli P. Med Rudolf Virkow som veiviser inn i den nye samfunnsmedisinen. Tidsskr Nor Lægeforen 1995; 115, 1091; ” Plutarco: a chi si stupisce nel vederlo impegnato anche in lavori umili replica: >lo lavoro per la comunità, non per me<; Abu Ali Ibn Abdallah Ibn Sina detto Avicenna lascia il suo principale contributo alla medicina nel "Canone” in cui tratta della salute, in particolare della tisi in termini di interazione con le condizioni psicologiche; Alfano di Salerno, medico ed abate del monastero di San Benedetto, è attento alle origini sociali della malattia; Ibn Rushd ritiene che “le verità sono soggette ad interpretazione a seconda della cultura; Iohn Locke sostiene che la cura del corpo e della mente individuale e sociale debbano andare di pari passo e a supporto della sua tesi cita “La Repubblica” di Platone.; Bernardo Ramazzini in "De morbis artificum diatriba" (1700), che è il prototipo istitutivo della medicina del lavoro, sostiene l’origine igienico-sociale delle malattie; 20 Le denunce, a partire da Engels, delle miserevoli condizioni dei lavoratori britannici sono occasione di programmi migliorativi fuori e dentro la fabbrica: sistemi di fognature e idrici nelle città, proibizione del lavoro infantile nelle industrie. Bismarck favorisce lo sviluppo della sanità Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ONU 1948 pubblica e nel 1883 introduce l‟assicurazione obbligatoria contro malattie ed infortuni. Si diffonde la Medizinalpolizei5, ma le terapie risultano inefficaci, le malattie falcidiano6, le epidemie si rivelano fenomeni biologici e insieme sociali per le modalità di crescita e diffusione legate al permanere di condizioni di scarsa igiene, sovraffollamento, carestie e denutrizione. Il colera e il vaiolo sostituiscono la peste e propendono per una selezione sociale - prediligono i quartieri poveri e popolosi confermando le teorie sull‟influenza dell‟azione politica su malattia e salute7: per Ippocrate “la democrazia produce cittadini sani, la tirannia sudditi malati” 4, secondo Platone“ un agente esterno basta a fare ammalare un corpo debole 4 , per Virkow i medici dovrebbero essere “i migliori avvocati dei poveri” 4. I rimedi terapeutici continuano a risentire per lungo tempo di vecchie e fantasiose prescrizioni – salassi, clisteri, erbe, unguenti, pietre preziose sminuzzate, impiastri - e di raccomandazioni accorate: “Ogni preservativo è ottimo, ogni rimedio lodevole, ma i voti, i digiuni, le orazioni e le elemosine sono l’adeguato antidoto”8. Per una calcolosi renale: "polvere di millepiedi, emulsione di semi di mefione, di viole rosse, di alchechengi, e, per cibo, brodo di gamberi bolliti e spremuti nel brodo di pollo, una gelatina formata con raspatura di corno di cervo ed infuso di vipere". La prescrizione diviene davvero difficile da realizzare quando si sottolinea la necessità che il fiore da utilizzare spicchi dal 28 al 30 luglio, “non un giorno in più né in meno”. In caso contrario la mistura smarrirebbe le proprietà curative. Per un‟asma: “latte di capra nera o rossa, da prendersi subito dopo un bicchiere di acqua stibiata purché la terapia sia intrapresa sotto il segno zodiacale del leone con il latte allungato con un terzo di acqua di viole e di bettonica" 9.Restano valide e profetiche le osservazioni del medico Bernardo Ramazzini: " Si propinano lenitivi, poi eccitanti, sciroppi di cui sarebbe doveroso non conoscere l'esistenza, indi purganti, ripetuti salassi e mille altri fastidi, tutto secondo il principio: non passi giorno che non sia stata prescritta una nuova ricetta. Suonano bene i versi di Orazio: come sanguisuga che, non appena ha afferrato qualcuno, non lascia la pelle se non quando è sazia di sangue" ( “De morbis diatriba”, Bologna 1700). Fra decotti e intrugli variopinti per ricchi, commiserazione per poveri e mistificazione per tutti, i medici non discostano il proprio operato dall‟ambito assistenziale, a volte caritatevole: se anche avessero voluto, avrebbero potuto sottrarsi al ruolo di stabilizzatori sociali e chiedere riforme di sistemi politici cristallizzati a favore dei poveri? “La prevenzione è preferibile alla cura… evitare droghe, eccitazioni e il ridere fino a scoppiare”10: suggerimenti di Erasmo all‟amico Gilles e ai prìncipi per impedire la vendita di vino acido e di pesce putrido, prescrizioni che tutti i medici avrebbero potuto impartire senza timore perché compatibili con i sistemi politico-sociali di cui sono parte integrante: non avrebbero osato spingersi oltre sebbene conoscessero le reali cause delle più diffuse Ogni persona ha diritto a un adeguato livello di vita che assicuri a lui e alla sua famiglia la salute e il benessere, inclusi il cibo, il vestiario, l’abitazione, l’assistenza medica e i servizi sociali necessari, e il diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, disabilità, vedovanza e vecchiaia. 5 J. P. Frank: primo sostenitore di una rigorosa legislazione igienica e sanitaria da parte dello Stato austriaco ed estensore di un manuale, “Sistema compiuto di Polizia medica”, tradotto in italiano e adottato dal 1779 al 1848 in tutto l’Impero asburgico. 6 L. Del Panta, Le epidemie nella storia demografica italiana (secoli XIV-XIX), Loescher, Torino 1980; M. L Betri, A. Pastore, L´arte di guarire. Aspetti della professione medica tra Medioevo ed Età contemporanea, Clueb 1993. 7 J.P. Frank, De Populorum miseria, morbum genitrice, Pavia 1790; A.Scotti, Malati e strutture ospedaliere dall’Età dei Lumi all’Unità, in Storia d’Italia, malattia e medicina, Einaudi 1994. 8 D.Bertoni, Storia della scuola popolare in Italia, Einaudi 1954). 10 citazioni di Roland H. Bainton in “Erasmo della cristianità”, Sansoni 1970 21 malattie e apparissero “gli uomini più potenti, perché papi e imperatori debbono sottostare ai loro ordini”11. Nel corso della visita a Bologna, appena conquistata da Giulio II, Erasmo si chiede se “ il papa ha più a che fare con Gesù Cristo o con Giulio Cesare avendo constatato un pesante fiscalismo verso i contadini delle campagne bolognesi, la cui intera fortuna consiste nel poter mungere due mucche e che fanno fatica a sostentare la famiglia, ai quali gli esattori papali chiedono impietosamente un ducato a testa”9. Osservazioni ardite, anche per Erasmo, che risentono di un contesto culturale in trasformazione. La Chiesa romana subisce la Riforma protestante e contrasterà con un suo proprio stile la svolta culturale che da tempo si sta configurando: pretenderà di fermare la terra processando Galileo per il suo volere diffondere le prove che, per dirla con Brecht, “la terra allegramente ruota intorno al sole e insieme a lei ruotano pescivendoli, mercanti, prìncipi e cardinali e perfino il papa”12. L‟umanesimo erasmiano e l‟universo newtoniano diffondono speranze di giustizia sociale. Presto le delusioni, chiare e forti: “venuta è l’ora meravigliosa che un principe possa con le armi meritarsi il paradiso più facilmente che con la preghiera.Sterminate questi cani rabbiosi” 13. Il protestantesimo intende ripristinare l‟ordine sociale, il cattolicesimo pretende da Galileo l‟abiura e inasprisce la stagione inquisitoria. La medicina tace e cura, il principio di fraternità viene sostituito con un rituale formale di giustizia14, scienza e cultura umanistica divorziano prevalendo l‟idea che scienza e medicina debbano mantenersi imperturbabili rispetto al corso della storia e ai bisogni reali della popolazione: neutre, impegnate soltanto in questioni strettamente tecniche. Razzismo e colonialismo divengono ricette contro il sottosviluppo, le necessità delle produzioni minerarie ed agrarie piegano la dignità delle persone, bambini compresi. Anche le democrazie liberali e la crescita inaudita di attività intellettuali non hanno potuto favorire la “presa di coscienza delle basi socio-economiche della malattia” e garantito “a tutti il modo di procacciarsi il necessario per vivere e prosperare con il lavoro, rinverdendo le montagne, risanando le campagne, costruendo case sane, sviluppando industrie che producono beni e ostacolando quelle che producono mali” 15,16. Infatti, l‟esercizio del diritto alla tutela della salute è legato alla conquista della dignità umana, “paradigma del superamento dell’indigenza” 17. 11 citazioni di Roland H. Bainton in “Erasmo della cristianità”, Sansoni 1970 11 D.Bertoni, Storia della scuola popolare in Italia, Einaudi 1954 12 Bertold Brecht: “La vita di Galileo” da Scritti teatrali , Einaudi, 2001 13 Sono le parole di Lutero nel corso della “Guerra dei contadini” che traccia una netta separazione fra riforma religiosa e sociale. 14 opera cit., nota 3 15 Tullio Rossi Doria, “Medicina sociale e socialismo ”, Mongini 1904 16 Benedetto Croce, "Storia d'Italia dal 1871 al 1915" , Adelphi 2004 17 Ernst Bloch: “Naturrecht und menschliche Wurde”, Ed. Wurde, Frankfurt 1961 22 4 – La malattia fra omeostasi ed etiopatogenesi 1 Gli organismi crescono e si espandono, si rinnovano e decrescono secondo le leggi dell‟omeostasi: “assenza di alterazioni nell’organismo nonostante le infinite variazioni dell’ambiente esterno per meccanismi che mantengono l’uniformità del mezzo interno”. Principi formulati da Bernard e da Cannon, confermati da Fisiologia e Biofisica moderne, noti come Dottrina dell’omeostasi di Cannon o semplicemente come omeostasi: autogoverno che riguarda ogni parte e funzione del corpo, la composizione, la vita e la missione della cellula, i fenomeni riparativi, le difese immunitarie, l‟evoluzione della specie. Agisce entro limiti subordinati alle condizioni psico-fisiche della persona, ai suoi stili di vita e all‟ambiente in cui vive: defedamenti, diabete, alcoolismo, tabagismo, alimentazione errata, consumo di droghe, obesità, assunzione di farmaci immunodepressivi, inquinamenti e stress (“colpisce il 22% dei lavoratori negli Stati membri della Unione Europea”, Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, 2005)2. Lo stato di malattia poggia essenzialmente su insufficienze e rotture dell‟omeostasi: una cellula o un gruppo di cellule perdono la sensibilità verso i sistemi di controllo e generano popolazioni cellulari autonome ed anarchiche, cioè una neoplasia; insoddisfazioni esistenziali portano ad alterazioni organiche per eccesso o insufficienza di alimenti e sostanze consumate; contatti con composti chimici innescano anomalie cellulari, allergie, malattie autoimmuni ed intolleranze alimentari; traumi fisici surriscaldano i meccanismi compensativi dell‟organismo; l‟assunzione di antibiotici e droghe agiscono su flora batterica e sistema immunitario, ecc. Se interpretata come conseguenza spontanea ed autonoma del discostamento dell‟equilibrio omeostatico dalle condizioni di base, la malattia diventa anomalia che appartiene soltanto all‟individuo: oggettiva lesione anatomica, scrutata da indagini, corredata da sintomi. Nell‟ambito di questa ipotesi, d‟ispirazione positivista, la soggettività del malato arretra di fronte all‟oggettività del quadro anatomo-patologico, decade a beneficio della dimensione biologica: l‟interezza della persona lascia il posto alla malattia parcellizzata e limitata ad uno o più organi. Se, al contrario, le alterazioni dell‟omeostasi vengono inquadrate nella storia complessiva della persona, non soltanto della lesione anatomica, la medicina si proietta oltre lo studio medico e la sua sala d‟attesa, acquisisce la capacità di entrare nella vita della persona e nella soggettività di altre persone in condizioni analoghe. In queste due concezioni, entrambe valide se integrate fra loro, è contenuta la variabilità dell‟idea di salute e malattia e delle differenti strategie politico-socio-sanitarie. E‟ limitata, infatti, a percentuali esigue l‟esistenza di patologie del tutto estranee a fattori esogeni. La medicina scientifica ha scelto di adottare la prima ipotesi che esula dall‟idea di salute e malattia condizionate dalla vita di ogni giorno, di un certo periodo storico, in determinate condizioni socio-economiche, in quella determinata società, in quella parte geografica. Non è casuale la carenza di etiopatogenesi nel primo Trattato di Medicina interna e nel Surgical Pathology di Ackerman, dotato di ben 913 illustrazioni fotografiche di pezzi anatomici con relativi esami microscopici, ma sprovvisto di riferimenti a fattori etiopatogenetici3. 1 Per etiopatogenesi si intende la genesi della malattia a partire da uno o più fattori esterni o interni all‟organismo Claude Bernard, cfr. Cap 4 nota 1; Walter Cannon, The supersensitivity of denervated structures,Macmillian X,245, New York 194; Th.C. Ruch and John F. Fulton, Medical Physiology and Biophysics, W.B. Saunders Company, Philadelphia 1954 3 L. V. Ackerman, Surgical Pathology , The C. Mosby Company, St.Louis 1953, aggiornato ed edito in Italia da “Il Pensiero scientifico”, 1975,1983. 2 23 Nel corso dei decenni, e fino ad oggi, si sono moltiplicate le pubblicazioni ad impianto generale e specialistico4 senza che siano emerse reali differenze culturali: il Cancer, Principle and Practice of Oncology di De Vita Helman e Rosemberg, riferimento autorevole presente nelle biblioteche pubbliche e private, nella edizione del 1987 dedica a epidemiologia ed etiopatogenesi il 2-3% di testo e di voci bibliografiche5. Nella sua quinta ed ultima edizione del 1997 fa appena cenno a generici fattori ambientali e stili di vita 6. Bisogna constatare che la medicina scruta il corpo come i navigatori gli astri: occupa una posizione centrale predefinita, neutrale ed imparziale con le conseguenze che ne derivano. Tab. 1 – L‟esercizio di una professione influenza l‟attesa di vita di una persona (studio condotto a Torino nel periodo 1981-1989; Marmot MG, Davey Smith G, Stansfeld S, et al. Health inequalities among British civil servants. The Whitehall II study. Lancet 1991; 337: 1387) 10 professioni con la più bassa mortalità 10 professioni con la più alta mortalità Coeff. fra 0,1 e 20 decessi Baristi, cuochi 149 ufficiali dell‟esercito 59 pavimentisti, lavoratori nella manutenzione dei binari 147 impiegati nelle banche 64 facchini, lavoratori alle stive 143 spazzini, lavoratori alle pulizie fabbri, forgiatori lavoratori delle fonderie lavoratori dell‟industria elettrica 139 137 129 126 commercianti 120 portieri, guardiani 112 Addetti all‟industria metallurgica e meccanica 106 impiegati nell‟industria della gomma impiegati nel settore elettrotecnico veterinari medici impiegati nell‟industri del ferro e dell‟acciaio ufficiali della pubblica amministrazione impiegati nell‟industria dei metalli e meccanica Insegnanti Coeff. fra 0,1 e 20 decessi 64 64 73 77 77 80 82 84 4 Hatlan I. Firminger, Atlas of Tumors Pathology, sponsored and supported by American Cancer Society, National Cancer Institute, National Institutes of Health, U.S. Public Health Service Ed. Armed Forces Institute of Pathology, Washington 1982; - W. Osler, Medicina interna , London 1892 - H.Harrison, Principi di Medicina interna, Vallardi, 1976-78-83 -J.Macleod, Medicina interna, Piccin 1956, 1973 - R.Bodley Scott, Medicina interna, Zanichelli 1983 - G.Introzzi , Trattato italiano di medicina interna, Sadea 1966 - D.J. Shearman: Diseases of the gastrintestinal tract and liver, Churchill Livengstone, London 1989 5 Vincent T. De Vita jr., Samuel Hellman, Steven A. Rosenberg, Cancer, principles and practice of Oncology. LinpcottRaven publishers, Philadelphia-New York 1985 6 idem, 1997 24 Fig.1 – Il livello di salute è influenzato da vari fattori, fra cui prevalgono le condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali (OMS 2007). Mortalità per classe sociale della famiglia Fonte: G. Costa, M. Cardano, M. Demaria (1998) Mortalità per superficie dell’abitazione Fonte: G. Costa, M. Cardano, M. Demaria (1998) Fig. 2 - Fattori socio economici condizionano lo stato di salute e l‟attesa di vita. (G. Costa, M. Cardano, M. Demaria, Torino,Storie di salute in una grande città. Ufficio di statistica dell‟Osservatorio ssocio-economico torinese, 1998.) 25 5 - Dal positivismo la medicina che conosciamo Il positivismo nasce nell‟Europa pacificata della seconda metà dell‟800, produttiva e con scambi commerciali intensi, dotata di tecnologie industriali e ad uso scientifico, con città che si espandono in una incessante crescita demografica per la sparizione delle grandi epidemie e l‟innalzamento dell‟età media di vita (Tavv. I, II). Si configura come un nuovo assetto politico-sociale guidato da una élite del capitalismo industriale insieme a chimici, medici, ingegneri, architetti, zoologi, farmacisti che godono di credito nella coscienza collettiva nel contesto di una visione ottimistica della realtà, rappresentata da indici quantitativi e incamminata verso un progresso materiale, intellettuale e morale: “la migliore pulizia personale, derivante dalla maggiore disponibilità di sapone e dal modico prezzo della biancheria di cotone, diminuisce il pericolo di infezioni; le città sono lastricate e dotate di fognature e acquedotti, maggiore attenzione è prestata ai servizi come l’eliminazione delle immondizie e la sepoltura dei morti” 1. Scienza e medicina si svincolano dalla metafisica, si specializzano in discipline, abbracciano il metodo della logica induttiva e della sperimentazione, divengono empiriche, pervadono ogni piega della cultura e della società. La malattia è intesa come discontinuità funzionale di un organo o dell‟intero organismo: “la vita è l’insieme delle funzioni che resistono alla morte, perciò la malattia altro non è che la morte resa possibile nella vita” (Bichat). Il passo è decisivo rispetto alla dogmatica “medicina degli umori” che lascia il posto a lesioni di organi, tessuti, cellule: “ la medicina scientifica ha come oggetto le mutate condizioni dell’organismo sofferente o di particolari organi malati,l’identificazione delle deviazioni dei fenomeni normali e la scoperta dei mezzi specifici razionali per il superamento delle condizioni patologiche. Non può essere buon medico chi non colloca la malattia in un punto del corpo” (Virkow). Non trova sostegno la convinzione di Claude Bernard che “la malattia si realizzi per una interdipendenza tra ambiente interno ed esterno” . Tavola I – Alcuni dati significativi in due differenti periodi. Per raggiungere un incremento demografico di 80 milioni sono occorsi cinque secoli a partire dal XIII. (R.Martuell et al., La Rivoluzione industriale, UTET 1967; M. Livi Bacci, Storia minima delle popolazioni, Loescher 1989; A. Cobalti, Disuguaglianze ed equità in Europa, Laterza 1993; A. Jansen, Famiglia e industria, Mondatori 1994) Inizi 1800 fine 1800 Popolazione europea Grandi Città n. abitanti in Europa Rete ferroviaria in Europa 188.000.000 23 4.000.000 km.1000 390.000.000 135 46.000.000 Km. 35.000 Produzione di carbone in Francia Volume di scambi commerciali in franchi francesi Titoli quotati in Borsa a Parigi 500.000 tonn 10 miliardi 28.000.000 tonn 60 miliardi anno1850:n.28 anno1890: n. 273 1 Th.S.Ashton, La rivoluzione industriale, Laterza 1998. Il fenomeno della sparizione della peste, che flagellava indiscriminatamente tutte le classi sociali, è tuttora avvolto da mistero. 26 Tavola II – Il periodo positivista, nel corso di 40 anni, ha mitigato in maniera poco significativo il tasso di mortalità infantile e puerperale e l‟attesa di vita. L‟incremento demografico italiano risulta limitato rispetto all‟insieme dei Paesi europei a causa dei ritardi nel miglioramento delle condizioni ambientali, nutrizionali, igienico-sanitari e sociali. (M.Dobb, Problemi di storia del capitalismo: 1821-1903, Editori Riuniti 1972; G. Luzzatto, Per una storia dell‟Economia italiana da 1861 al 1961, Laterza 1974 , G.Luzzato, Problemi di storia del capitalismo, Einaudi 1974; J. Prioux, La Rivoluzione industriale 1770-1880, Garzanti 1976; H.J. Habakkuk, M. Postan, La rivoluzione industriale ed i suoi sviluppi, a c. di V. Castronovo, Einaudi 1974; A.E. Musson, E. Robinson, Scienza e tecnologia nella rivoluzione industriale, Il Mulino 1970; AA.vari, Storia d‟Italia , Einaudi 1972) Popolazione italiana Popolazione Milano Roma Napoli Mortalità infantile Mortalità puerpere Attesa di vita Analfabetismo Corpo elettorale 1800 20.000.000 1820 120.000 1861 245.000 1861 430.000 1901 35.000.000 1901 500.000 1901 424.000 1901 548.000 1850 175/1000 1901 168/1000 1852 13/1000 1861 40 anni 1861 78% 1861 2% 1901 9/1000 1901 46 anni 1901 50% 1882 6% I progressi della chirurgia corrispondono all‟avanzamento tecnologico, alla fabbricazione dell‟acciaio, ad acquisizioni anatomo-patologiche, a misure antisettiche e, non ultimo, al contesto culturale che subordina il progresso sociale alla esaltazione di scienza e tecnologia. Billroth a Vienna, Kocher a Berna, Trendelemburg a Berlino, Pèan a Parigi, Lister a Edimburgo, Durante a Roma, Rizzoli a Bologna, Bassini a Padova, Bigelow a Boston, e contemporaneamente e a seguire molti altri in tutte le città, eseguono resezioni intestinali, gastriche, colon-rettali, operano su fegato, vie biliari, pancreas, milza, reni, cervello, apparato scheletrico. Theodor Billroth lega particolarmente il suo nome ad un intervento per la cura dell‟ulcera peptica e del cancro gastrico; appartiene, come gli altri colleghi, alla buona borghesia: suona pianoforte, violino e violoncello, è amico personale di Brahms che gli dedica il quartetto per archi op.51. Roentgen nel 1901 annuncia l‟utilità dei “raggi x”, riceve il Premio Nobel il cui importo di 50.000 corone versa all‟Università di Wurzburg e rifiuta di brevettare la scoperta convinto che “ogni invenzione appartiene all’umanità intera”; i coniugi Curie illustrano gli effetti terapeutici del radio. Dopo la clamorosa sperimentazione di Jenner, medico della campagna inglese, la vaccinazione è adottata in Francia e in Baviera nel 1805, in Gran Bretagna nel 1853 - il ritardo è dovuto a snobbismo accademico verso la scoperta dell‟oscuro medico - , in Danimarca e Svezia nel 1855, in Italia nel 1889 (Fig.1). Sono innumerevoli gli esempi di un avanzamento impetuoso tecnico-scientifico connesso alla medicina (Tav. III), che fonda le sue radici sull‟empirismo dell‟autopsia e dell‟istologia e nelle correlazioni fra sintomi e malattie con criteri nosologici2: nasce la medicina scientifica anatomo-clinica3. In questo processo vengono elisi gli aspetti soggettivi dei fenomeni clinici badando soprattutto al come e non alle ragioni: un orientamento che vale anche per l‟analisi storica intesa come un susseguirsi di popoli che scalzano altri popoli, 2 Classificazione sistematica delle malattie. La nosologia diviene possibile una volta stabilita la relazione fra quadro clinico e lesione anatomo-patologica, dunque a partire dal XIX secolo (v. anche cap.4). 3 D. Guthrie, Storia della medicina, Feltrinelli 1977; P.Darmon, Il furto dei cadaveri, in Per una Storia della malattia, Dedalo 1996; G.Cosmacini, L’arte lunga: Storia della medicina, Laterza 1997 27 guerre e lotte cicliche. Il razionalismo interpreta la malattia come segno di decadenza, corruzione e inadeguatezza personale e di interi strati sociali:“tutto non è che sifilide” (Des Esseintes in Controcorrente, J.K. Huysmans, 1884); “ le psicopatie sono in aumento: nel 1830 vi erano 10.000 pazzi, nel 1874 ve ne sono 80.000 ” 4 . Tavola III – Invenzioni e realizzazioni scientifico-tecniche nella seconda metà del 1800 (in corsivo quelle a carattere medico o affini) 1846 Anestesia generale con etere 1846 Asportazione di gozzo tiroideo 1851 Macchina rotativa per la stampa 1854 Motore a scoppio 1856 Fabbricazione dell’acciaio 1857 Telefono 1860 Individuazione del centro del linguaggio 1866 Leggi sui caratteri ereditari 1864 Scoperta dei batteri 1866 Collegamento telefonico Europa-Usa 1867 Dinamite 1879 Lampadina elettrica 1881 Ciclostile 1881 Mycobacterium tubercolosis 1883 Penna stilografica 1883 Colorazione per visualizzare i batteri 1885 Vaccinazione antitetanica 1888 Onde elettromagnetiche 1889 Vaccinazione in italia 1890 Calcolatrice a schede perforate 1891 Asepsi 1895 Raggi X 1867 Antisepsi 1871 Prima esofagectomia 1877 Disco fonografico 1879 Prima gastrectomia 1881 Vaccino carbonchio 1885 Vaccino antitetanico 1895 Telegrafo 1895 Cinema 1897 Telescrivente 1898 Proprietà del Radio 1899 Registratore magnetico 1899 Aspirina. Figura 1 – Effetti della prevenzione con vaccino su due malattie epidemiche che hanno seminato il terrore fra le popolazioni (Istituto Superiore di Sanità – CNEPS 2006) A partire dal 1873 una spirale recessiva agricola riverbera i suoi effetti sulle attività industriali e finanziarie5 nonostante il potenziale produttivo e tecnologico abbia raggiunto i più alti livelli, mentre il riemergere dei dazi protettivi riesuma le tradizionali conflittualità fra 4 G. Le Bon, Psicologia delle folle, Longanesi 1970) A.E. Musson, E. Robinson, Scienza e tecnologia nella rivoluzione industriale, Il Mulino 1970; H.J. Habakkuk, M. Postam, La rivoluzione industriale ed i suoi sviluppi, a c. di V. Castronovo, Einaudi, 1974; E. Hobisbawn, Rivoluzione industriale e rivolte nelle campagne, Editori riuniti 1992. 5 28 Nazioni tenute a freno dagli effetti elusivi delle conquiste coloniali e dalla finanza internazionale. La costruzione della torre Eiffel esibisce una grande capacità tecnologica ed estrattiva del ferro, una apoteosi visibile a tutti; in realtà, il lento declino è già cominciato. La politica risveglia i nazionalismi e percepisce la pressione degli apparati militari forti di tecnologie inaudite; le popolazioni continuano ad essere affamate, stanche ed afflitte da malattie che imperversano, deluse nella speranza di promozione sociale e di felicità esistenziale (Fig. 2): "la tisi, la scrofola, la rachitide tengono il campo più di prima, la pellagra va estendendo i suoi confini, la malaria co’ suoi tristi effetti ammorba gran parte della penisola, la sifilide serpeggia indisciplinata fra i cittadini ed in ispecie fra le milizie, il colera ha facile adito e attecchisce facilmente, il vaiolo rialza il capo, la difterite si allarga ogni giorno di più…la mortalità infantile, pari a circa il 50% della mortalità generale, è dovuta a infezioni gastroenteriche legate alla pessima situazione igienica di molte aree del Paese e al lavoro protratto nei mesi alti della gravidanza" 6 . La recessione raggiunge il culmine, mancano pane e lavoro, gli ulteriori rincari degli alimenti provocano una collera popolare irrefrenabile: il pane raggiunge i 50 cent/kg mentre il salario di un operaio si aggira sui 3-4 fr/giorno. Bava Beccaris ordina di sparare sulla folla ed è repressione:"d'altra parte abbiamo ragione di credere che il principale godimento delle classi minute stia nel non conoscere la loro umiliante inferiorità e gli ingiusti svantaggi, che non sarebbero svantaggi qualora passassero inavvertiti. Dalla religione emergono la vera sapienza, l'animo sinceramente fratellevole, la ben intesa non inorpellata eguaglianza, indarno sperata nei fremiti anarchici, nel virulento mendacio, nelle opere egoistiche dell'uomo e nel disordine” 7. Figura 2 – Nonostante le promesse, e le attese, il reddito pro-capite non cresce negli anni del positivismo (Università del Sannio - Facoltà di Economia) Politica ed Istituzioni non si avvedono che morbilità, mortalità e miseria restano a livelli elevati e concomitanti per insufficienze alimentari, inadeguatezze abitative e strutturali, mancanza di cure ed assistenza: “La rivoluzione industriale porta a fenomeni di disoccupazione favoriti dalla meccanizzazione dei processi produttivi, poi ad una caduta del potere di acquisto e infine al deterioramento delle condizioni di vita e di salute di larga parte della popolazione ”8. Prevalgono le ragioni di Stato e la conservazione dell‟ordine sociale sull‟effettivo bene comune. 6 Carlo Maggiorani, clinico medico romano, in audizione al Senato il 12 marzo 1873, in G.Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia 1348-1918, Laterza 1994. 7 cfr. Tav. II. L. Borghi, Educazione e autorità nell‟Italia moderna, La Nuova Italia 1951; D. Bertoni Jovine ,Storia della scuola popolare in Italia, Einaud 1954; G.Raffaele, “Istruzione ed educazione nell'ultimo cinquantennio borbonico”, in “Contributi per un bilancio del Regno Borbonico”, Fondazione Lauro Chiazzese 1990; P. Ziliani, F. De Sanctis e la riforma scolastica del 1861: sette lettere inedite a Quintino Sella, Libreria dello Stato 1998. 8 J.Rioux, La rivoluzione industriale 1770-1880, Garzanti 1976 29 6 – La nuova peste Il sarcasmo delle lobby del tabacco contrasta i risultati della sperimentazione animale, che confermano i dati epidemiologici sul cancro polmonare, con lo sbrigativo “I topi non devono fumare!”. I chiari rapporti di causa-effetto non avrebbero neppure richiesto il completo dipanamento degli specifici processi patogenetici per avviare progetti contro il tabagismo. Dal 1950 al 1980 il tasso di mortalità che riguarda il tumore del polmone è balzato in avanti del 225% nel sesso maschile e del 330% nel femminile e dal 1987 è divenuto la prima causa di morte per cancro in Italia e nel Mondo. Il 90% dei malati risulta essere fumatore da 15-20 anni. Le neoplasie colpiscono una persona su tre con una mortalità del 50%: vera epidemia assimilabile alla grande peste del 1347 in cui perì un terzo della popolazione europea. Le cause sono ascrivibili a vari fattori, fra cui il tabacco e quelli riscontrabili nei folti elenchi di cancerogeni in circolazione nell‟agricoltura, nell‟industria alimentare, nella produzione di energia, ecc. La International Agency Research of Cancer ha individuato 51 settori di rischio per esposizione a sostanze cancerogene con i relativi organi bersaglio (28 febbraio, 1996). La legislazione, ammettendo soglie di pericolosità per i composti chimici collocati sul mercato, ha imboccato il tentativo di ridurre i rischi. Infatti, la soglia minima ammessa è costituita da cifre arbitrarie, frutto di mediazioni politiche fra principi tecnici ed esigenze di mercato, come è avvenuto all‟epoca di Cernobyl con le molteplici interpretazioni sulle tracce radioattive. In realtà, è noto che ”le probabilità di trasformazione cellulare in relazione allo stimolo oncogeno devono partire da zero, cioè non esiste una soglia e aumentando lo stimolo le probabilità raggiungono il 100%” (G.Prodi, La biologia dei tumori, Ed.Ambrosiana 1979). Le leggi prevedono verifiche sulla potenzialità cancerogenetica di sostanze mediante prove semplici e ripetibili come il più usato ed economico test di Ames, basato sugli effetti in culture di colonie di salmonella. Non mancano le critiche imperniate sostanzialmente su un punto (Edward Goldsmith, Ecologist, Marzo 2006): una parte insignificante dei circa 70.000 agenti chimici presenti nell‟ambiente e delle 1.000 nuove sostanze prodotte ogni anno viene effettivamente testata. Strumenti atti a sperimentare tante sostanze chimiche non esistono e, in ogni caso, quando i test fossero realmente eseguiti verrebbero condotti su sostanze isolate e per un tempo limitato, mentre l‟esposizione di ogni persona avviene continuamente e ad opera di un vero e proprio cocktail di molteplici agenti che insieme potenziano la singola capacità oncogena, in laboratorio testata separatamente. Inoltre, può verificarsi un periodo di latenza tra l'esposizione e lo sviluppo di una malattia fino a 40 anni oppure configurarsi nelle generazioni successive come malattia congenita. Naturalmente le indagini, su una mole di composti chimici passata da 1.000.000 di tonnellate del 1930 a 500.000.000 di tonnellate di oggi e a fronte di sostanze registrate nel mercato comunitario che superano le 100.000, costituiscono un problema serio che può essere risolto mettendo in campo tutte le risorse, innanzitutto con scelte chiare ed efficaci che non si intravedono all‟orizzonte: meno del 10% del budget del National Cancer Institute degli USA, ad esempio, nel 2007 è stato destinato alla ricerca delle specifiche cause ambientali, cioè alla prevenzione primaria. Si potrebbe sospettare, perfino, che “ la prevenzione convenga soltanto ai cittadini” (R.Sharpe, The Cruel deception, Thorsons Publishing Group, U.K. 1988). La peste vera, quella sì, fu davvero una maledizione collettiva ed imparziale “sempre uguale a se stessa”1. Il cancro si propone come malattia del progresso, del secolo del 1 Hans Ruesch (USA) in Naked Empress - the Great Medical Fraud, CIVIS, Massagno/Lugano; dello stesso Autore in “Dal passato al presente, idee che hanno cambiato il mondo”: “L’Imperatrice nuda”, Prentice Hall, USA 2003. 30 progresso, suo misterioso lato oscuro e corollario. Innominabile, indicato per allusioni e parafrasi, non appare epidemico, agisce per decimazione silente, sembra appartenere all‟organizzazione sociale, paradigma dell‟entropia e segno di contraddizione: da un lato vengono implorati e ricercati antidoti per contrastarlo e sconfiggerlo, dall‟altro sono prodotte e inconsapevolmente desiderate sostanze che lo provocano. Si annunciano antivirus, vaccini, antineoangiogenetici, nuovi farmaci - statine, terapie geniche, scoperte di fattori ereditari e razziali, programmi per riparare i danni del DNA che posseggono un loro valore teorico ed operativo2 - che cadono presto nel dimenticatoio, mentre si continua a seguire la prassi secondo cui una nuova sostanza chimica è ammessa sul mercato, fatte salve alcune formalità, finché non si dimostri la sua pericolosità 3. C‟è da chiedersi perché tutto ciò accada nonostante il cosmo assomigli all‟orticello di casa, il genoma venga smontato e rimontato come un meccano, le clonazioni si gestiscano come gli elettrodomestici, la vita si generi in laboratorio. Una spiegazione va ricercata anche nel metodo per affrontare il problema, con l‟utilizzo di animali da laboratorio trascurando i dati epidemiologici: “ i modelli animali sono una imitazione della condizione umana. Gli esperimenti su animali sono, spesso, accorgimenti retorici: differenti tipi di animali e di protocolli possono sostenere o confutare teorie, provare e negare. Alla fine degli anni cinquanta, sebbene fosse noto il potere cancerogeno del catrame sullo scroto, - che generava un tipo di cancro tra gli spazzacamini - alcuni ricercatori applicarono catrame sulle orecchie di conigli e topi allo scopo di provare un dato già noto sugli esseri umani: i conigli svilupparono il cancro, non i topi. Cosa si sarebbe dovuto dedurre, che i conigli sono simili agli spazzacamini e i topi no?”4. Le reazioni di animali ad una sostanza, infatti, possono essere molto differenti da quelle registrate sull‟uomo: la penicillina è dannosa per la cavia, l‟aspirina per topi, cavie, scimmie, cani e gatti; la clorpromazina è dannosa per l‟uomo, ma non per i comuni animali da laboratorio; la stricnina non è mortale per scimmie, cavie e polli; il fungo amanita falloide è rosicchiato senza danni dal coniglio, la cicuta risulta innocua a cavalli, capre e topi; l‟insulina genera malformazioni in conigli, galline e topi; diete ricche di calorie riducono l'aterosclerosi nei conigli; l'arsenico non avvelena le pecore. Un fatto emblematico, fra i tanti: sebbene la capacità cancerogena dell‟amianto fosse nota dai primi del 1900, nel 1965 la New York Academy of Science la escluse sulla base di studi su animali mentre le persone continuavano a morire. In Italia soltanto dal 1992 sono proibiti l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto (legge 257/1992). Altri dubbi sorgono per le strategie contro il cancro. Esperienze pluriennali dimostrano la scarsa efficacia degli screening di massa nel ridurre il tasso di tumori in stadio avanzato: “I risultati nello screening dei tumori evidenziano soltanto una decuplicazione degli interventi 2 Nel 1971 l'amministrazione Nixon assume come obbiettivo fondamentale del suo mandato la lotta contro il cancro, ma ottenendo risultati deludenti: nei 20 anni successivi la mortalità per cancro risulterà aumentata del 6,3 3 Attuazione delle direttive 1999/45/CE e 2001/60/CE relative alla classificazione, all‟imballaggio e all‟etichettatura dei preparati pericolosi: “L’Istituto superiore di sanità è l’organismo incaricato di ricevere le informazioni relative ai preparati immessi sul mercato e considerati pericolosi per i loro effetti sulla salute o in base ai loro effetti a livello fisico e chimico, compresa la composizione chimica, disciplinati dal presente decreto. Qualora l’ Istituto Superiore di Sanità riscontri che per un prodotto vi sono state ripetute richieste di informazione, ne dà immediata comunicazione al responsabile dell’immissione sul mercato, nonché al Ministero della Salute. L’Istituto superiore di sanità e i centri antiveleni ritenuti idonei tengono una registrazione delle richieste di informazioni concernenti i prodotti contenuti nell’archivio. … L’Istituto superiore di sanità trasmette periodicamente, e comunque con una frequenza non superiore ad un anno, una relazione al Ministero della salute in merito alla consultazione dell’Archivio preparati-pericolosi da parte dei centri antiveleni ed alle eventuali problematiche connesse, evidenziando i dati epidemiologici anomali per l’eventuale attivazione delle attività di vigilanza del Ministero della salute” 4 Human Epidemiology and Animal Laboratory Correlations in Chemical Carcinigenesis, Coulston and Shubich eds. Ablex, 1997; J. Barnard; Scientific American, febbraio 1997; V.Coleman, Journal of the Royal Society of Medicine 2006:99, 463.. 31 chirurgici. Ed è’ questa la maggiore conseguenza degli screening” 5. Alle delusioni dei risultati (Fig 1;Tav. 1) va aggiunta la scarsa risposta dei cittadini: il paptest è utilizzato dal 60,8% e la densitometria ossea dal 30,7% delle donne6. Gli screening alimentano l‟idea rassicurante che si stia compiendo un‟azione preventiva: in realtà si tratta di tentare di realizzare una sequenza diagnosi(precoce?)-terapiaguarigione basata sul principio che un tumore piccolo sia dotato di una minore aggressività. Ma non sempre: il suo grado intrinseco di pervasione tissutale - che si esprime nella progressione crescita-invasione-diffusione - e le piccole dimensioni possono non collimare con una presunta minore aggressività. Queste delusioni devono indurre a prendere atto che la nuova peste si combatte soprattutto con scelte politico-sociali adatte a superare le compassate antitesi fra misure che prevengono e azioni che curano evitando “l’accorciarsi della distanza tra ricerca medica, industria e profitto, con conseguente crescita di sfiducia verso le istituzioni” 7 . Tavola 1 – II test su cui è basato lo screening per la diagnosi precoce dei tumori colo-rettali, comunemente e impropriamente denominato “prevenzione dei tumori colo-rettali”, rivela scarsa attendibilità ed efficacia clinica. Soltanto la colonscopia garantisce una effettiva diagnosi precoce dei tumori potendo individuare ed asportare eventuali polipi che sono all‟origine del tumore conclamato (esperienze compiute nel Minnesota nel 1999, in Danimarca e nella Contea di Nottingham nel 2002; T. Morikawa et al., FOBT and total colonscopy in the asyntomatic population, Gastroenterology 2005: 129, 422). Ricerca di sangue occulto nelle feci (Fecal Occult Blood Test: Fobt) *Sensibilità per il cancro *Sensibilità per i polipi > 1 cm. 65.8% 27.1% *Neoplasie (polipi > 1 cm. o cancro) riscontrate nel: 36% con FOBT risultato positivo 18.8% con FOBT risultato negativo Figura 1- La mortalità per cancro della mammella non ha subito variazioni significative 10 anni dopo l‟attivazione dello screening di massa in Gran Bretagna. “Le prove scientifiche ad oggi disponibili non mostrano un beneficio nella sopravvivenza dovuto allo screening. Le donne, i medici e i politici dovrebbero considerare questi dati attentamente quando devono decidere se seguire e finanziare programmi di screening” (O. Olsen, P.C. Gotiche, Screening fo breast cancer with mammography, Cochrane review, The Cochrane Library, Issue 4, 2001; Cancer Trends in England and Wales 1950-1999. Studies in Medical and Population Subjects, The stationery office, London 2000) Metodiche e risultati degli screening in Italia incominciano a suscitare seri dubbi (R.Volpi, L‟amara medicina, Mondadori 2008). 5 B. Bach et al. Computed tomography screening and lung cancer outcames. The Journal of american medical association 2007; 297: 953 6 Health For All 2006 7 H.G.Gadamer , Dove si nasconde la salute, Cortina 1994 32 7 - Tabagismo: malattia tragica evitabile, catastrofe planetaria Quando il fumo di tabacco era riservato alle classi abbienti, come i setter gordon agli aristocratici, segno distintivo di un potere visibile, agli inizi dello scorso secolo si comprese che l‟uso continuato della pipa fosse correlato a tumori di labbro inferiore, lingua e bocca. Fu chiaro che non al calore della combustione, bensì alle sostanze bruciate, era da ascrivere l‟origine di disturbi respiratori, tumori polmonari, infarti miocardici e arteropatie che tendevano, con frequenza preoccupante, a verificarsi nei tabagisti. Si fece strada l‟ipotesi che i danni potessero estendersi alle capacità intellettive, mentre raccoglieva credito la tesi opposta che attribuiva effetti benefici a fumo e nicotina. Nel Regno Unito i dubbi prevalsero tantoché nel 1908 (sic!) venne emanato il divieto di fumo per i minori di 16 anni. Nel descrivere la vasculopatia che porta il suo nome, Buerger osservò che la tromboangite obliterante si manifestava in soggetti forti fumatori con lesioni ischemiche e incessante dolore alle gambe per la compromissione di terminazioni nervose, piccoli vasi artero-venosi e linfatici. Pur confermata da tempo l‟origine tabagica dell‟affezione, ancor oggi si manifestano 12.6 nuovi casi/anno/100.000 adulti, di cui la metà sottoposti ad amputazione di arti nel volgere di pochi anni dall‟insorgere della malattia, senza considerare i casi di ostruzione dei vasi coronarici 1. Nel 1938 Pearl dimostra con una pubblicazione su “Science” che il fumo di tabacco riduce l'aspettativa di vita di 10 anni rispetto ai non fumatori 2. Sospetti e segnalazioni di una evidente crescita della frequenza di tumori polmonari, e da due a quattro volte di infarti miocardici, in fumatori non produrranno ricerche fino alla metà del secolo, allorchè vengono alla luce studi che confermano il rischio di cancro polmonare: 25-30 volte maggiore, proporzionale a quantità di tabacco consumato e al tempo trascorso in questa pratica ormai di moda e simbolo di modernità, virilità e successo 3. I dati statistici (Fig 1), sempre confutati con argomenti pretestuosi dalle potenti lobby produttrici di sigarette, che sostituiscono pipa e sigaro per la praticità d‟uso, il basso costo e per il fascinoso fumo sottile aspirabile, vengono confermati da ricerche biochimiche che identificano sostanze attive nel processo cariocinetico: nitrosamine, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, i pericolosissimi citocromo P4502A6 e il polonio 210, prodotti dalla combustione della nicotina e di altre componenti, che insieme, e sono oltre 4.000 (sic!), possiedono oltretutto azioni spasmizzanti sui piccoli vasi arteriosi di tutti gli organi, la proprietà di aumentare la temperatura corporea, di suscitare vere dipendenze tossicologiche ed attivare effetti analgesico-eccitatori, ecc. 4, 5 ( Tav. I). 1 L.Buerger, Thrombo-angiitis obliterans: a study of the vascular lesions leading to presenile spontaneous gangrene. Am J Med Sci 1908; 136: 567-80; G.Ceccarelli, Trattato Italiano di Chirurgia, Piccin 1961; JW. Olin: Thromboangiitis obliterans Buerger's disease, N Engl J Med 2000 , 343, 864. 2 Samet JM. Smoking Kills: Experimental Proof from the Lung Health Study. Annals Internal Medicine 2005, 142(4):299 3 Doll R, Hill AB, Smoking and carcinoma of the lung; preliminary report." Br. Med. J. , 1950, 30;2(4682):739 4 Hecht S.S., Tobacco carcinogenesis, their biomarkers and tobacco-induced cancer. Nature Rev. Cancer, 3,733, 2003 5 -OMS, International Classification Disease, X). La General Surgeon of USA ammise soltanto nel 1988 che la nicotina porta alla dipendenza come l’eroina e la cocaina e a vere crisi di astinenza. 33 Figura 1 – Relazione fra tabagismo ed insorgenza del cancro polmonare. (National Cancer Institute, 2003). Le compagnie produttrici di tabacco hanno contrastato questi dati sebbene risultino chiari e incontrovertibili da un secolo. Da 40 anni le multinazionali conoscono la presenza nel tabacco di Polonio 210, che hanno cercato inutilmente di rimuovere e nascosto i tentativi dei loro scienziati per “ non svegliare il gigante che dorme” (American Journal of Public Health, settembre 2008; SanitaNews.it). Tavola I – Sindrome da astinenza da nicotina. La sua intensità è condizionata da carriera del fumatore, contesto ambientale, stile di vita. Irrequietezza, irritabilità e insonnia Rabbia, frustrazione, depressione Deficit di concentrazione e difficoltà a lavorare Desiderio impellente di fumare Aumento dell‟appetito e incremento ponderale Stipsi ostinata Non si tratta, dunque, di vizio come comunemente si ritiene sia il consumo di tabacco, ma di una vera e propria tossico-dipendenza 5. La ricerca epidemiologica ha stabilito che il fumo di tabacco agisce da cancerogeno e da fattore degenerativo su tutti gli apparati, favorisce la leucemia e l‟insorgenza di linfomi, l‟ulcera peptica, l‟ipertensione, il diabete mellito, le cataratte, le paradontopatie, l‟ipoacusia, riduce la fecondità e ritarda lo sviluppo embrionale e fetale, crea disturbi al sonno, ecc. 6, 7. Molti dati dimostrano come il fumo di tabacco intacchi i meccanismi di difesa dell‟organismo attraverso gli agenti cancerogeni che si diffondono in tutte le parti del corpo, su organi apparentemente distanti, sul colon-retto ad esempio, il cui impianto neoplastico avviene in fumatori almeno 7 anni prima rispetto a soggetti non fumatori. E‟ ormai accertato che i tumori del colon - al terzo posto per frequenza - sono dovuti nel 75% dei casi a mutazioni cellulari dovute a vari fattori, fra cui il tabagismo 6. Il cancro del polmone, raro nei non fumatori, è divenuto nel corso degli ultimi 30 anni la prima causa di morte per tumore nei Paesi industrializzati con una responsabilità attribuita al fumo del 90-95% (tav. II), mostrando una stretta relazione fra probabilità di insorgenza del tumore e lunghezza e costanza della carriera di fumatore in proporzione alla dose giornaliera, anche minima, di sigarette consumate. Uno studio dell‟American Journal of 6 (J.Cancer Res Clin Oncol., on line 9 febbraio 2008) Viene danneggiata la qualità del sonno a causa dell’astinenza da nicotina. Questa constatazione induce a consigliare l’uso di farmaci che sostituiscano la nicotina in un programma di svezzamento da fumo (Chest. 2008; 133: 427). 7 34 Public Health del marzo 2007 conferma i rischi di tumore polmonare del 24% in più in persone esposte al fumo passivo. Tavola II - Il fumo nel mondo (9,10,17, 28, www.who.it) 2006: 1,100 miliardi di fumatori di cui 800 milioni nei Paesi in via di sviluppo 1/3 della popolazione mondiale sopra i 15 anni Tendenza a ridursi nelle fasce e zone ad alto reddito e ad aumentare nelle zone a basso reddito previsione 2025: 1 miliardo e seicentomila fumatori Decessi: 1990: > 3000.000 1998: > 4000.000 2005: 4.800000 ( 12% della mortalità globale 1 decesso/10 adulti 1 decesso/8 secondi) 2020: 8 milioni e mezzo 2030: 10 milioni Ignorare questi dati, non portarli a conoscenza di tutti, conduce a considerazioni erronee come l‟addebitare l‟incremento dei tumori polmonari al solo inquinamento ambientale o indulgere, anche da parte di medici, sul fumare poche sigarette al giorno: “ la rottura del DNA e l’innesto del processo tumorale nel polmone o in altri organi, per doppie sfilacciature che si fondono con altri cromosomi nella cellula, possono avvenire anche con quantità di fumo di sigarette ritenute comunemente davvero esigue “ 8. Il fumo comporta differenti aspettative di vita: circa 70 anni nel 50% dei forti fumatori contro l‟80% dei non-fumatori con una riduzione di 7.5 anni per i fumatori moderati e di ben 10 anni per gli accaniti 9. Nonostante l‟evidenza dei dati, in Italia il fumo continua ad essere causa di morte in 85-95.000 persone/anno di cui oltre la metà per tumore (Tav.III). La mortalità femminile appare minore rispetto alla evidenza della crescente diffusione del fumo di sigarette tra le donne. Il fenomeno si spiega con l‟epoca d‟inizio piuttosto recente rispetto alla lunghezza dei meccanismi patogenetici valutabili in 15-20 anni 10. La realizzazione di un programma vasto, articolato ed incisivo contro il fumo eviterebbe, nell‟arco di soli 10 anni, tumori del polmone in misura di almeno il 60% e a carico di altri organi del 15-20%; inoltre, dimezzerebbe le broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO), le arteriopatie, le cardiopatie, senza contare le altre numerose affezioni che rendono la qualità di vita scadente e senza la speranza di un invecchiamento soddisfacente. Non è raro conoscere persone obbligate ad ossigenoterapia continua a causa di una insufficienza polmonare da fumo di tabacco. Si tratta di risparmiare vite umane e disabilità in un numero confrontabile con i caduti e i feriti di una guerra mondiale e di recuperare gigantesche risorse economiche impegnate finora per tentare di limitare, con un rapporto inaccettabile fra costi e benefici, i danni provocati da una abitudine i cui effetti devastanti ormai si configurano come quelli di una catastrofica epidemia. Fra le malattie evitabili quelle tabacco-correlate occupano il primo posto ed un triste primato: nelle classi sociali disagiate e a bassa scolarità la mortalità è attribuibile per almeno il 50% all‟uso di tabacco e risulta doppia rispetto ad altre cause11. Dal 10 gennaio 2005, giorno della promulgazione della legge Sirchia, si è verificata una riduzione nelle vendite di sigarette senza il paventato crollo delle attività di ristorazione. Nel 2006 e 2007, come segnalato recentemente dall‟Istituto Superiore di Sanità, il calo si è attestato attorno al 5% con un recupero successivo di vendite dell‟1%, dimostrando che 8 W. Saunders, J. of Cancer 1979, 25, 443 Samet JM. Smoking Kills: Experimental Proof from the Lung Health Study. Annals Internal Medicine 2005, 142(4):299 10 Doll R. Mortality in relation to smoking, British Medical Journal 2004, 328, 1519 11 www.assfad.iss.it 9 35 non basta un solo provvedimento per convincere le persone a non fumare (Tav. IV). Lo stesso risultato si è verificato in Irlanda dove la legge è entrata in vigore il 29/3/2004 12. Sul piano della deterrenza, Lancet ha proposto di aumentare il prezzo delle sigarette del 50% per ottenere la contrazione della domanda, concludendo con una amara considerazione: “se la causa del tumore al polmone si fosse dimostrata di natura infettiva, già milioni e miliardi di euro sarebbero stati impegnati in campagne di eradicazione”13. Anche il nostro Istituto Superiore di Sanità, avvalendosi di uno studio della DOXA del 2006, concorda sulla capacità di inibizione sul consumo proveniente da un maggior costo di almeno 5 euro per pacchetto: gli effetti precoci, si prevede, provocherebbero la riduzione del 30-40% del consumo di tabacco. A misure dissuasive ben motivate, tuttavia, bisogna affiancare un‟opera capillare di educazione a partire dalle scuole materne per rivolgersi a luoghi di lavoro, comunità e singoli cittadini con lo scopo di contrastare i modelli relazionali ispirati alla cerimonia del fumo 14. I problemi posti dalla produzione e dal consumo di tabacco non sono circoscrivibili alla sola salute e ad un territorio (Tav. III). Il mercato del tabacco si avvale dello sfruttamento di bambini, contribuisce alla desertificazione del Pianeta in misura di almeno il 5% e allo spargimento di pesticidi, assorbe risorse economiche considerevoli soprattutto a danno di popolazioni meno abbienti e culturalmente indifese: in Bulgaria ed in Cina, ad esempio, una famiglia giunge a spendere il 20-25% ed oltre del reddito per l‟acquisto di sigarette. Inoltre, l‟industria del tabacco tende ad impoverire i Paesi già poveri o in via di sviluppo per l‟impiego infruttuoso di risorse umane ed economiche e consegnando loro un disvalore dagli effetti devastanti: il mercato del tabacco si dirige verso le Nazioni in via di sviluppo rappresentando il 7O% del consumo globale. Il suo allargamento prevede che entro i prossimi 20 anni il tasso di mortalità per tumori fumo-dipendenti raggiungerà il 75% del totale nel Pianeta se non verranno attivate misure serie in grado di fermare il fenomeno. A questo dato va aggiunta la proiezione epidemiologica secondo cui entro 12 anni le BPCO da fumo diventeranno la quinta causa di malattia e la terza causa di mortalità mondiale (www.smoke-freerupe.com), mentre le morti da fumo nel 2020 raggiungeranno gli 8.400.000 e nel 2030 i 10.000.000 di casi/anno14. Nessuna Istituzione, tanto meno la medicina, può distrarsi in una situazione tanto drammatica e permettersi di ignorare o esimersi dal divulgare dati e fatti concreti diffusamente sconosciuti ai cittadini (tav. V). 12 A.B. Ezzati, Estimates of global mortality attributable to smoking in 2000; The Lancet 2003, 362, 847 13 Annan K in UNICEF. The state of the world‟s children 1998. Oxford and NewYork: Oxford University Press for UNICEF Organizzazione Mondiale della Sanità, 2007; www.who.int/ 14 36 8, 15,-18 Tavola III - DATI RIGUARDANTI IL FUMO E I SUOI EFFETTI IN ITALIA . Va inclusa, secondo una ricerca recente, una correlazione fra comparsa di asma da fumatore ed ideazione suicida (Ann Allergy Asthma Immunol. 2008; 100: 439-46) *Fumatori n. : 15.000.000(5.5oo.ooo donne) da 15 a 24 anni = 33% da 25 a 44 anni = 39% da 45 a 64 anni =26% *Consumo: 51% = 20 sigarette/die 44 % =10-20 sigarette/die 5 % < 10 sigarette/die media/die n.14 sigarette media pro-capite n./anno:1550 (come in Europa) sigarette vs pipa-sigaro = 99% vs 1% inizio fumo: 80% in età adolescenziale minore reddito e scolarità: > fumo - per area geografica: > sud 37% (totale delle vendite) < nord-est 18% *Pneumologi-fumatori: 59% di cui il 25 % fuma ancora, il 34% ha fumato in passato *Medici-fumatori: tra il 33% di Trento e il 44% di Palermo *Medici di famiglia fumatori: 25% *Infermieri-fumatori: tra il 31% di Trento e il 38% di Genova *Acquisto di sigarette: 1961= n. 63 miliardi 1962= n. 56 miliardi (anno di origine del divieto di pubblicità dei prodotti del tabacco) 1985= 105 miliardi 1086-1992= 88 miliardi > 1996= 90 miliardi *Vendita di contrabbando: +13% del totale venduto (stima Guardia di Finanza) *Rinuncia a fumare : mai fumato 60% ex-fumatori 18% fumatori che desiderano smettere 75% (di questi l‟80% ha tentato almeno una volta) attuali fumatori che hanno tentato almeno una volta di smettere 36% fumatrici in gravidanza: 62% (70-80% ricomincia a fumare dopo il parto) fumatori che hanno chiesto aiuto al medico 4.6% ricordano la scritta sui pacchetti 83 % si dichiarano colpiti dalle scritte sui pacchetti e riduce il numero di sigarette fumate 12% dopo la Legge Sirchia (10.1.2005): decisi a smettere 19% riduzione vendite di sigarette= -5-6%/anno favorevoli al divieto: a.2005= 90,4 a.2006= 93.6 fumatori favorevoli al divieto: 85% *Vantaggi smettendo di fumare: < 40 anni di età , si evita la quasi totalità del rischio da fumo (dopo 2 a.) < 50 anni, si riducono i rischi di tumore del polmone e delle altre patologie (dopo 2 a.) *Rischi da fumo: ca. polmonare >90% ca. Laringe >95% ca. Lingua >95% ca. esofago 35-60% (sinergia con alcool) ca. stomaco 15-25% (sinergie con alcool) ca. pancreas 25-29% ca. colon-retto 25% ca. rene e vescica 25-30% arteriopatie >90% Neuriti 30% Enfisema polmonare >80% Morbo di Crohn 300% con più di 15 sigarette Malattia da reflusso gastro-esofageo e ulcera gastro-duodenale 200% Infarto cardiaco 4 / 5 infarti Ictus: +20 volte (soprattutto se associato a contraccettivi orali) diabete: 20% con 15-25 sigarette/die (soprattutto in donne) 40% con oltre 25 sigarette/die Cataratte: 70-100%. Il 20% delle cataratte sono soltanto da tabagismo sordità: 10-20% Decessi: 90mila/anno,1/6 delle morti/anno, 250 persone/die 5.600 donne per anno (fino agli anni ‟20 nessun decesso femminile per ca. polmonare) * Rischi da fumo passivo: dal 24 al 100% 15 Gold E.B. Surg.Oncol. Clin. North Am. 1992, 7,67 37 Tav. IV - Esperienza personale maturata in occasione di visite ambulatoriali consecutive degli ultimi 16 mesi. I dati indicano la quasi totale disinformazione sugli effetti del fumo. (Intervistati n. 1450-1470 fra malati e parenti, età 16-89 anni, età mediana a. 50-55, fumatori: 300-310, ex-fumatori: 120-130. Fumatori, non fumatori, età, sesso, provenienze geografiche, scolarità non fanno rilevare differenze significative nelle risposte) Persone intervistate su: Risposte conoscenza degli effetti del fumo soddisfacenti % 10-15 Conoscenza dei dati di mortalità in Italia % < 2-3 nel Mondo % <2-3 Tavola V – Ipotesi di programma multidisciplinare per l‟astensione dal fumo. *Azioni rivolte alla intera comunità: divulgazione capillare di dati specifici, e non generici, riguardanti le conseguenze del tabagismo arricchite da proposte di percorsi gratuiti per la disintossicazione e la valutazione dei danni prodotti dal fumo sulla persona, attività pedagogica continua a partire dalle scuole materne fino alla utilizzazione di tutti i canali di comunicazione, estensione del divieto di fumo all‟interno dell‟automobile, aumento del 50% del costo dei prodotti del tabacco, controlli severi sul contrabbando, rinuncia motivata da parte della Stato al trattamento del tabacco e alla sua commercializzazione, garanzie di aiuti concreti a produttori nazionali di tabacco e tabaccai per favorire la loro conversione commerciale *Proposte rivolte a fumatori per un percorso che conduca all‟astensione dal fumo: coinvolgimento del medico di famiglia, eventuale assistenza da parte di uno psichiatra, decisione sul giorno in cui devono risultare realizzate, nel più breve lasso di tempo, le seguenti azioni: lavaggio degli abiti normalmente utilizzati, lavaggio scrupoloso dell‟abitacolo della macchina, sparizione di portaceneri, accendini e sigarette, pulizia a fondo dell‟abitazione, avere a disposizione farmaci adatti per evitare la sindrome da astinenza e di un bocchino specifico per supplire alla gestualità, incremento dell‟esercizio fisico e delle occasioni di distrazione e di impegno, coinvolgimento di famiglia ed amici, evitare i fumatori per qualche settimana, destinare ad un progetto da realizzare la somma normalmente adoperata per l‟acquisto di sigarette *Testimonianza medica: medici ed infermieri fumatori (v. tav.II) si adoperino per smettere di fumare. Tutti i medici partecipino al programma di informazione. 38 8 - Chirurgia oncologica radicale, curativa, riduttiva, palliativa: l’impossibile quantificazione dell’iceberg Il National Cancer Institute degli USA stima che l'80% di tutti i tumori è dovuto a fattori noti, dei quali il 32% d‟origine alimentare; l‟International Agency for Research on Cancer dichiara che nel 2007 sono scomparse per cancro nel mondo circa 8.000.000 di persone mentre a 12.000.000 sono ammontati i nuovi casi, con una tendenza a colpire soprattutto i Paesi in via di sviluppo con circa 5.000.000 di decessi e 7.000.000 di nuovi casi/anno: l‟incremento è dovuto a condizioni e stili di vita malsani importati dai Paesi industrializzati. E‟ interessante confrontare queste constatazioni alle dichiarazioni pronunciate nel corso di una riunione internazionale de “L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica: Diffondere la radioterapia nei Paesi poveri.” Questo è il testo: “Già investiti 180.000.000 di dollari tra il 1980 e il 2006, di cui 55 in Africa. L’AIEA, da anni impegnata nella promozione dell’atomo contro il cancro nei Paesi a basso reddito, ammonisce che la crescita dei casi di tumore rischia di essere particolarmente alta nei Paesi in via di sviluppo e recentemente industrializzati e stima che oltre il 70% di tutti i decessi si verificheranno per tumore nei Paesi a medio e basso reddito. Tuttavia, pur essendo per molti casi di cancro la radioterapia una cura decisiva, nei Paesi in via di sviluppo molti malati non vi hanno accesso. C’è infatti una carenza di oltre 5.000 apparecchi per la radioterapia nel mondo e più di 30 Paesi africani e asiatici non ne dispongono affatto. La radioterapia costituisce un’opzione effettiva nel 50% dei pazienti. Per questo l’AIEA ha creato il Programma di azione per la terapia del cancro che in collaborazione con l’OMS mira ad aiutare i Paesi a basso reddito ad accrescere le capacità di terapia del tumore. Si stima che 1.000.000.000 di dollari sarebbe necessario per affrontare la crisi cancro nei Paesi in via di sviluppo” (Unesco World Forum 12/5/2007, Conferenza “Knowledge for Sustainable Development: The Future”, sessione Science, Technology and Innovation, Perspectives for Africa). A parte le fischianti contraddizioni di principio, la realtà descritta non corrisponde all‟esperienza clinica: la radioterapia non è “una cura decisiva per il cancro”. E‟ la chirurgia, con tutti i suoi limiti, a possedere un ruolo centrale nella strategia del trattamento dei tumori solidi: del 50% di guarigioni, due terzi sono ottenute dal solo intervento, un terzo dalla combinazione chirurgia-terapie adiuvanti (radio + chemioterapia), soltanto il 2-3% dalle sole terapie adiuvanti (Tav.1). Per comprendere la sostanziale staticità dei risultati che la chirurgia oncologica continua ad ottenere (cfr. Fig. I Cap. 1) è necessario appellarsi alle basi biologiche dei tumori. La chirurgia delude perché possiede una sua primitiva inefficacia: nel 15-70% delle persone affette da neoplasia si trovano, occultamente presenti, cellule tumorali nel sangue, nel midollo, nei vasi linfatici e nei linfonodi e in vari organi già al momento della diagnosi del tumore primitivo1. Tassi tanto elevati non devono portare a pensare che la totalità delle cellule migrate cresceranno come agglomerati metastatici: per fortuna, poche si annidano per merito della vigilanza dei meccanismi di difesa. La comparsa di metastasi tardive, anche dopo molti anni dalla asportazione del tumore primitivo, è spiegabile ammettendo lo sviluppo di colonie neoplastiche metastatiche che assumono diverse velocità di crescita e si manifestano in tempi differenti per ragioni insite nelle caratteristiche delle cellule e nei meccanismi, in massima parte ignoti, dei rapporti tumore-ospite. Questi presupposti confermano le incertezze biologiche sulla completa efficacia dell‟intervento demolitivo, anche se eseguito con intento radicale e nelle condizioni 1 Braun S et al, N Engl J Med 2005; 353: 793; Classification of isolated tumor cells and micrometastasis. Cancer 1999; 86:2668; Cancer staging manual, Sixth Edition, Springer-Verlag, New York, 2002 39 oncologiche più favorevoli: l‟asportazione del tumore in fase iniziale2 garantisce la sopravvivenza media a 5 anni3 del 50% dei malati affetti da carcinoma del polmone, del 75% di retto-colon e stomaco, del 90% della mammella4, del 6% dell‟ esofago, del 4 0% del pancreas5. Dati che indicano una significativa limitazione del principio di radicalità chirurgica nel trattamento del tumore in fase iniziale: la sua asportazione evidentemente non equivale alla completa eradicazione, la presunta radicalità chirurgica non coincide con la radicalità oncologica. Con il trascorrere del tempo dall‟intervento la constatazione si rende più evidente dovendo registrare ancora flessioni, a volte crolli, nei diagrammi di sopravvivenza a seconda di vari fattori fra cui le caratteristiche biologiche e la localizzazione primitiva del tumore6. Man mano che lo stadio della neoplasia si innalza, il tasso medio di sopravvivenza decade fino a valori davvero sconfortanti: a meno del 40% per le localizzazioni colon-rettali, renali, vescicali e prostatiche; il 10-20% per le gastriche, della mammella e dell‟apparato femminile; attorno allo 0% per polmone, esofago, fegato, pancreas, vie biliari 7 . La diffusione cellulare, locale e generale, l‟iceberg neoplastico minaccia l‟efficacia dell‟intervento fin dal principio dell‟iter terapeutico (Tab I). Nonostante possieda le caratteristiche del trattamento locale con una efficacia relativa, la chirurgia non cessa di rivelarsi, comunque, la migliore delle terapie oncologiche esistenti. L‟essenza dell‟intervento risiede in due fattori: anatomico per la rimozione della sorgente di cellule tumorali, biologico per il tentativo di modificare il rapporto di forza nel conflitto tumoreospite a vantaggio di quest‟ultimo. Sono effetti reali, ma in parte speranze riposte in diagrammi incerti che incombono su malati, parenti, medici. Allo scopo di ottenere la condizione di assenza anatomica di neoplasia, l‟atto chirurgico attua l‟asportazione sufficiente di tessuti malati in modo da conservare soltanto quelli sani; nella medesima direzione si muove l‟asportazione di ghiandole e vasi linfatici regionali, potenziali sedi di localizzazione metastatica. Si seguono protocolli diagnostico-terapeutici codificati, si applicano modelli collaudati di intervento chirurgico che, tuttavia, possono non fornire risultati soddisfacenti rispetto alle attese relative allo stadio di appartenenza del tumore. Le ragioni sono molteplici e risiedono in parte nella limitata attendibilità degli stessi metodi e criteri di indagine pre- e post-operatoria: il complesso di esami strumentali, per quanto sofisticati, risulta approssimativo (Tav. II). Lo studio istopatologico del tumore, 2 R0 è la condizione a cui aspira la chirurgia: il raggiungimento dell’assenza macro-microscopica di tumore al momento dell’esecuzione dell’intervento. R1 indica la permanenza di un residuo microscopico, R2 di un residuo macroscopico. In questi due casi l’intento exeretico assume un significato palliativo. Si tratta naturalmente di convenzioni empiriche che non possono tenere conto della eventuale presenza di iceberg neoplastici che permangono occulti 3 La classificazione clinica dei tumori per stadi si avvale del sistema TNM: T sta per tumore, con gradazioni da 1 a 4 ad indicare diversi livelli di infiltrazione nell’ambito dell’organo interessato, con eventuale coinvolgimento di un organo limitrofo (T4); N ha il significato di linfonodi con gradazione 1-2 per intendere l’impegno neoplastico dei linfonodi regionali(N1) o extraregionali (N2); M significa presenza di metastasi in altri organi. Lo stadio I si caratterizza per una infiltrazione superficiale del tumore con assenza di metastasi linfoghiandolari (N0) e d’organo (M0). 4 Il carcinoma della mammella è la neoplasia maligna più frequente tra le donne: in Italia oltre 27 mila nuovi casi/anno pari al 27% di tutti i tumori femminili, con una probabilità di ammalarsi del 6,3%, cioè una donna su 13, ed una mortalità di 11 mila decessi/anno ovvero il 18% dei decessi per cancro nel sesso femminile. La sopravvivenza media, libera da malattia, dopo cinque anni dall'intervento varia dal 65 all'85% ed è correlabile alla rete assistenziale. 5 “Il carcinoma del pancreas si colloca al quinto posto tra i tumori che sono causa del maggior numero di morti: 8.4 per 100 mila abitanti. L'incidenza e la mortalità sono in continuo aumento sin dagli anni trenta, i rischi maggiori sono legati al tabacco, all’alcool, al diabete, diete ad alto contenuto di carne, obesità, esposizione a pesticidi e derivati della benzina. La diagnosi tardiva, per la vaghezza dei sintomi iniziali, è responsabile di metastasi al momento della diagnosi nel 90% dei casi. Per questa ragione e per l’inutilità di asportare le metastasi, perché non migliorano minimamente la prognosi, soltanto il 4-15% dei malati risulta operabile con una sopravvivenza inferiore al 4% dopo 5 anni ( Wingo PA et al., Cancer statistics, Cancer J Clin 1995;45) 6 E’ in uso la regola dei 5 anni di sopravvivenza per decretare la guarigione da una neoplasia. Nella realtà clinica questo periodo, ovviamente, non tiene conto di un certo tasso di mortalità successiva per metastasi e della qualità di vita del paziente. 7 Istituto Superiore di Sanità. Centro nazionale di epidemiologia,s Sorveglianza e promozione della salute, Report 2007. 40 compiuto l‟intervento, costituisce il dato più affidabile in quanto ricavato dal pezzo anatomico intero. La medesima affidabilità non vale del tutto per il tessuto linfatico asportato: sono differenti le modalità di asportazione e i metodi isto-patologici adoperati. Quantità di tessuto linfatico e numero di linfonodi studiati possono variare 8 per i salti della stazione linfatica oppure per sottrazione alle normali indagini isto-patologiche. Tabella I - Risultati dopo intervento chirurgico radicale in malati neoplastici nei due stadi intermedi, a parte la localizzazione pancreatica, senza o con utilizzo di terapie adiuvanti. Soltanto il 10-15% dei tumori pancreatici viene operato in I stadio e, comunque, con risultati inaccettabili. La tendenza alla tardività dell‟intervento, anche se con percentuali differenti, accomuna in genere l‟esperienza clinica nel trattamento dei tumori. I risultati ottenuti, nel complesso e nelle varie localizzazioni, sono insoddisfacenti. (JP N Engl J Med 2004; 350:1200-1210; Macdonald JS, New Engl J Med 2001; Cunningham D,New Engl J Med 2006; Krook JE, New Engl J Med, 1991; Brit J Med 1995; Pignon JP, LACE Metanalysis, JCO 2006; NEJM 2004; ASCO 2005; ICO 2006). Organo Stadio sede di neoplasia Pancreas Stomaco Colon Retto polmone Esofago Sopravvivenza 5 anni con sola chirurgia % Sopravvivenza a 5 anni con chirurgia + t. adiuvante % <4 <4 35 I II (T3N0) III II (alto rischio) III II-III II IIIa II - III(T3N1) 20-30 Sopravviven za mediana con sola chirurgia ( mesi ) 18 Sopravvivenz a mediana con chirurgia +t. adiuvante (mesi) 23 26 36 80 59 47 31 20 88-92 64-78 58 47 25-30 83 78 43 39 26 16 52-59 49 39 19.5 Tabella II – Le indagini pre-operatorie tendono a sottostimare l‟iceberg neoplastico (J. Comput. Assist. Tomogr. 1999, 23 913; American Roentgen Ray Society 2006, 187, 1557; Radiology 2004, 232, 773; J.Comput. Assist.Tomogr. 2007, 31, 853, Am. J. Roentgenol. 2004, 183, 421; The Brit. J of Radiology 2008, 81, 10; Annals of Surgical Oncology; 2003: 10, 954; Chest 200: 132) Sede del tumore indagine Tac invasione locale (attendibilità) % 78-85 invasione linfonodi (attendibilità) % 51-85 metastasi (attendibilità) % 85-90 Polmone Esofago Stomaco Pancreas Retto Pet Tac + Pet Tac 75-83 Pet Eco-endo 90-95 Tac 50-55 Tac 60-65 Tac 89-94 Rmn 89-92 74 – 85 87- 92 50-65 60-100 54-89 50-55 49-55 80-82 82-92 90-98 95-100 74-80 95-100 75-80 75-80 81-95 80-84 8 - L’asportazione in blocco del tessuto linfatico loco-regionale allo scopo di eliminare eventuali metastasi. Non v’è ancora certezza sulla sua effettiva utilità ai fini della prognosi e tanto meno della linfadenectomia estesa. Soltanto nelle neoplasie gastriche, nello stadio medio, la linfadenectomia estesa dimostra un vantaggio in termini di tempo libero da tumore e di sopravvivenza in ragione di qualche punto percentuale, ma sempre nell’ambito di risultati generalmente insoddisfacenti. L’orientamento prevalente è di considerare il tumore una malattia d’organismo piuttosto che d’organo. Sono queste le ragioni principali della incompleta efficacia terapeutica della chirurgia a cui si cerca di porre rimedio, ottenendo risultati insoddisfacenti, con le terapie adiuvanti. La prognosi peggiora drasticamente in caso di coinvolgimento linfonodale loco-regionale e ancor più in presenza di metastasi a distanza. 41 Eco-endoscopia 92-97 76-85 - Legenda: Tac: Tomografia assiale computerizzata Rmn: Risonanza magnetica nucleare Pet: Tomografia ad emissione di positroni Eco-endoscopia: Ecografia mediante sonda endoscopica Volendo soffermarsi soltanto sulle incertezze fornite da questo esame, basterà notare che il numero di linfonodi positivi per metastasi è suscettibile di variazioni fino al 50% in più o in meno a causa della quantità di tessuto linfatico effettivamente asportato e del numero di linfonodi esaminati, a seconda delle procedure utilizzate. Si tratta di variabili che imprimono una tendenza generale a sotto-stadiare il tumore, non senza conseguenze: errori prognostici, esclusioni da terapie adiuvanti, difficoltà nella valutazione equiparata dei risultati ottenuti. Le stesse statistiche, che sono alla base della prevedibilità dei risultati a distanza di tempo, mantengono un alone di incertezza perché costruite sui soli parametri dettati dalla sopravvivenza a cinque anni, senza tenere conto di eventuali recidive neoplastiche in corso e della qualità di vita del malato9. Il migliore armamentario clinico, di cui la medicina dispone nella lotta contro il cancro, si frantuma se l‟iceberg neoplastico riemerge, nonostante il gesto chirurgico sia stato ineccepibile, magari eroico, e siano stati utilizzati i protocolli terapeutici più accreditati: ecco le ragioni che rendono insufficiente il solo metodo diagnostico-terapeutico. Tavola I – Numero di nuovi tumori per anno, in larga misura evitabili (OMS, 2007) POLMONE 1.250.000 (12,3 %) MAMMELLA 1.050.000 (10,4 %) COLON-RETTO 950.000 (9,4%) STOMACO 860.000 (8,7%) FEGATO 560.000 (5,6%) PROSTATA 540.000 (5,4%) CERVICE UTERINA 470.000 (4,7%) ESOFAGO 410.000 (4,1%) VESCICA 340.000 (3,3%) LINFOMI NH 290.000 (2,9%) 10 – F.D. Capizzi, Quaderni di chirurgia oncologica. Radicalità chirurgica, radicalita’ oncologica: tradizione o strategia? Ed. Pozzi 2002 42 9 - Chirurgo biotech, chirurgia laparoscopica, chirurgia gentile: molti vantaggi, soliti limiti Da decenni il sistema sanitario affronta il contrasto fra costi ed esigenza a limitarli, espansione della domanda di prestazioni e adeguamento delle dotazioni tecnologiche in rapida evoluzione1. La chirurgia risponde all‟offerta di tecnologie e si misura con la scarsità di risorse, attinge alla ricerca scientifica mentre abbandona la sua tradizionale tendenza demolitiva valorizzando le speranze di integrità fisica dei malati: negli anni ‟60, su pressione del movimento femminile scandinavo, matura l‟idea che i risultati nel trattamento dei tumori della mammella possano sovrapporsi a quelli conseguiti con un atto chirurgico conservativo, nella stessa epoca si affronta il problema degli interventi invalidanti per il carcinoma del retto e si dimostra che la strategia chirurgica conservativa può sostituirsi alle tecniche aggressive. In questo contesto, tendente al rispetto di tessuti e funzioni, viene accolta con inedita rapidità la chirurgia laparoscopica (Tav. 1), la cui nascita è il risultato di convergenze tecnologiche e di molteplici fattori: la necessità di ispezionare la cavità addominale, l‟esigenza di limitare l‟invasività e le sue conseguenze, ridurre quella sindrome che va sotto il nome di decorso post-operatorio2. La chirurgia laparoscopica è un accesso miniinvasivo alla cavità addominale mediato da un sistema tecnologico che crea una nuova interazione fra chirurgo, tecnologia e malato. I requisiti per la sicurezza ed il successo dell‟intervento laparoscopico sono i medesimi dell‟intervento tradizionale: la giusta indicazione nella scelta chirurgica e l‟esperienza della equipe, che si avvale di una vasta gamma tecnologica: dalle suturatici meccaniche al bisturi ad ultrasuoni fino a strumenti ed apparecchi, a volte inutilmente robotizzati3. L‟occhio e l‟azione del chirurgo si trasferiscono all‟interno della cavità addominale, che resta chiusa all‟aria-ambiente, acquisendo le caratteristiche di un mini-endoblocco operatorio. Tutte le patologie benigne sono candidabili all‟accesso laparoscopico; applicando severi criteri di selezione-esclusione la procedura può essere estesa a malati oncologici. I risultati complessivi si rivelano eccellenti per la patologia benigna, migliorativi per la patologia oncologica per quanto attiene l‟impegno del malato nel post-operatorio e nella convalescenza, ma nulli per una qualche influenza su tempo libero da tumore e sopravvivenza. Con la laparoscopia la chirurgia diviene gentile e, se utilizzata appieno, anche strumento per rendere più efficiente e meno invasivo il servizio reso ai cittadini. L‟entusiasmo suscitato dalla tecnica e dai risultati ottenuti, con il contributo alla umanizzazione dell‟ospedale e alla sua riorganizzazione, non contribuisca ad offuscare la strada che conduce alle origini della malattia. 1 cfr. cap 10 Si intende un complesso di fattori la cui presenza e intensità è relativa al tipo di intervento chirurgico, alla sua durata, all‟incisione, alla presenza di malattie preesistenti, all‟età e alle condizioni generali del malato, alla insorgenza di complicazioni. Un tipico decorso post-operatorio per un intervento addominale di impegno medio-grande prevede: dolore, immobilità intestinale per due-tre giorni con relativa astensione da acqua e cibo, possibile rialzo termico d‟origine traumatica, difficoltà a lasciare il letto precocemente. La tecnica laparoscopica sminuisce o addirittura annulla questa condizione di “malattia post-operatoria”. 3 Il termine robot - dal ceco robota: schiavitù, sfacchinata - viene usato per la prima volta nel lavoro teatrale in tre atti di Karel Capek : “I robot universali di Rossun” del 1920. E’ l’alba della fantascienza: “ …non so chiamare quei lavoratori artificiali, avevo pensato a labori, ma il termine mi pare troppo libresco. Chiamali robot…”. 2 43 Tavola 1 – La nascita e lo sviluppo della chirurgia laparoscopica, come per tutte le innovazioni mediche è legata strettamente al progresso tecnologico. 1901 1901 1910 1920 1924 1929 1934 1938 1965 1966 1970 1973 1974 1977 1978 1986 1987 1987 Kelling (Dresda) : I° laparoscopia sul cane utilizzando uno stetoscopio modificato e una candela Ott (Pietrburgo): I° laparoscopia diagnostica nella donna Jacobaeus (Stoccolma): con sonda ottica rudimentale ispeziona peritoneo, pleura e pericardio Ordnoff (Russia): inventa il trocar con valvola a tenuta Stone (USA), Steiner (USA): pubblicano esperienze di peritoneoscopia Kalk (Dresda) : inventa una sonda endoscopica fornita di lenti oblique a 135° Zollikofer (Berna): pratica il primo pneumoperitoneo Veress (Germania): inventa l‟ago protetto per provocare in sicurezza il pneumotorace invenzione della luce fredda Hopkins (USA): invenzione delsistema endoscopico a lenti invenzione della luce alogena Bercì (USA) pubblica la su esperienza in peritoneoscopia Hasson (Germania): propone un trocar che può attraversare la parete addominale senza rischi Semm ( Germania): inventa l‟insufflatore automatico Cushieri (G.B.) segnala l‟utilità diagnostica della laparoscopia telecamera computerizzata Semm (Germania): pubblica un manuale di laparoscopia operativa Mouret (Lione) Esegue la I° colecistectomia laparoscopica nell‟uomo 44 10 – Dubbi e interrogativi nell’era tecnologica Gli apparati tecnologici imprimono cambiamenti culturali ed antropologici tali che i livelli di civiltà e i progressi scientifici vengono identificati con il grado di sviluppo tecnologico, oggi particolarmente diffuso ed entusiasmante. L‟istintiva esaltazione della tecnologia conduce ad una sua elevazione a criterio di giudizio, a confondere progresso tecnologico con crescita culturale e sociale, a emarginare l‟impegno intellettuale: le qualità umane materialmente non percepibili divengono entità misurabili, scienza e medicina pratiche tecnicistiche, politica ed istituzioni amministrazioni contabili. L‟espansione dei sistemi tecnologici assume i connotati di una rivoluzione, nell‟ambito sanitario così profonda da scompaginare le tradizionali procedure e da accostare chirurghi e medici, attivi qualche lustro fa, a chirurghi-cerusici e fisiatri dell‟epoca galenica per la somiglianza dei mezzi utilizzati1. I progressi medici, derivati dall‟inappagante avanzamento tecnologico, irrompono nella formazione e nella trasmissione del sapere mentre oscurano il proscenio su cui si realizza l‟incontro con il paziente-utente-cliente-malato, anzi con il suo corpo: un insieme di organi ed apparati, terreni di cultura per lo sviluppo della malattia. Non senza conseguenze. Alla percezione di distacco, e a volte di inefficacia, nel rapporto medicomalato è dovuto il favore popolare verso le medicine alternative, non per la loro efficacia intrinseca ma per la propensione all‟ascolto da parte del terapeuta: i risultati dell‟agopuntura cinese, infatti, sono ugualmente positivi se gli aghi non vengono infissi nei punti tradizionali2, gli effetti derivanti dall‟omeopatia risiedono nel grado di attenzione prestata al malato3. Di Bella aveva esercitato tutt‟altro che la medicina clinica e oncologica, ma il suo metodo indusse molti ad entrare in un percorso privo di scientificità4. Le sole suggestioni di piazza non spiegano il fenomeno: Di Bella non curava l‟organo malato, e neppure la neoplasia, si limitava a prendere in carico la persona assillata dall‟angoscia. Ma, la medicina non può accontentarsi di un buon approccio con il malato: per incidere si trova a dovere impiegare massicce quantità di tecnologia che consolidano la convinzione generale di trovarsi di fronte ad un reale progresso scientifico in grado di 1 La chirurgia attuale crea una vera discontinuità con tutte le precedenti esperienze caratterizzate da una sostanziale stabilità tecnica e da lente progressive mutazioni che originano dalla corporazione dei barbieri-chirurghi a Parigi nel 1268. Vi fanno parte chirurghi "ad abito lungo" e barbieri "ad abito corto". Tra XV e XVI secolo i primi, meno grezzi, ottengono di poter seguire i corsi di anatomia presso l'Università in un latino appositamente volgarizzato, adatto al loro livello culturale. Data l‟occasione i medici della Facoltà incominciano a servirsi dell'opera dei barbieri-chirurghi per interventi su malati e dissezioni su cadaveri, sebbene la chirurgia continui ad essere considerata un‟arte inferiore alla medicina: se un chirurgo avesse richiesto una licenza di esercizio medico avrebbe dovuto sottoscrivere un atto notarile impegnandosi ad escludere la pratica di interventi chirurgici . La situazione rimane nebulosa, nonostante il titolo di esperto attribuito ai chirurghi acculturati, fino alla Rivoluzione francese durante la quale si realizzerà, come in tutta Europa, la fusione fra le due corporazioni. A partire dalla metà ‟800 la chirurgia compie un balzo in avanti, sospinta dalle conoscenze anatomiche, anatomo-patologiche e dalle acquisizioni tecnologiche, fino a divenire un importante volano della medicina clinica (L. A Andrè-Bonnet, Histoire générale de la chirurgie , Lyon 1955) 2 L‟agopuntura cinese, la cui origine e le cui basi affondano nel mito, si dimostra efficace anche se gli aghi non vengono infissi nei punti cruciali che la millenaria disciplina impone(D. Bringhaus et al., Agopuncture in patients with chronic low rach pain, a randomized and controlled trial, Arch. Intern. Med. 2006: 166, 450) 3 Per utilizzare un farmaco servono: dati di laboratorio che chiariscano il meccanismo d‟azione, dati desunti da una sperimentazione animale che indichino che funziona, studi su volontari sani che dimostrino che non fa male e che, magari, è più efficace di altri. L‟Omeopatia non risponde a nessuno di questi requisiti. Il meccanismo d‟azione? Ignoto. Dati sull‟animale? Nessuno. Studi su volontari? Nessuno. Gli effetti sugli ammalati non appaiono differenti dall‟effetto placebo. L‟editoriale dell‟ultimo numero di “ Lancet” sostiene che verifiche attendibili sotto ogni profilo hanno stabilito che la pratica omeopatica possegga soltanto una significativa azione ad effetto placebo 4 La sperimentazione del 1999 promossa dal Ministero della salute stabilì la inefficacia del cosiddetto "multitrattamento Di Bella, che verrà nominato dal Newsweek britannico il "Dr. Hope". Nel maggio del 2007 arriva la definitiva bocciatura da parte del Consiglio superiore di Sanità, che afferma di non avere alcun elemento adatto a dimostrare l'efficacia della multiterapia Di Bella. Pertanto, esclude una nuova sperimentazione clinica e giudica nociva la “multiterapia” 45 sconfiggere le malattie, in continua ascesa, in particolare le cronico-degenerative che sfiorano il 90% di tutte le patologie5 (fig. 1). Eppure, soltanto la limitazione a 5 gr. del consumo quotidiano di sale da cucina (sic!) salverebbe la vita a una moltitudine di persone e ridurrebbe l‟impegno nella costruzione di complessi e dispendiosi sistemi diagnostico-terapeutici2. Figura 1 - Le malattie cronico-degenerative risultano in crescita costante fino a rappresentare oggi larga parte della patologia umana. Sono evitabili in misura dell‟80% secondo l‟OMS. La spesa sanitaria in Italia, come in altri Paesi industrializzati, è essenzialmente destinata alla diagnosi e alla cura di questi grandi gruppi di malattie difficilmente e realmente guaribili. La strategia sanitaria a posteriori conduce a distorsioni culturali, errori progettuali e ad incompatibilità economiche6: il lievitare delle malattie, l‟incremento tecnologico e l‟espandersi della popolazione anziana fanno prevedere un appesantimento della spesa sanitaria ed assistenziale. Nel 2050 le persone oltre i 65 anni costituiranno il 34% della popolazione contro l‟attuale 17%, un quarto dei quali manifesta una pluralità di malattie, necessita di molteplici e complesse tecnologie sanitarie e consuma il doppio di farmaci rispetto all‟insieme di tutte le altre età (CENSIS 2006). Non è casuale che nelle sedi istituzionali e della politica si parli di livelli di sanità sostenibile a fronte di richieste esponenziali di prestazioni su base tecnologica (Tav. I), insostenibili in qualunque regime socio-economico perchè strutturate in sistemi complessi diagnostico-terapeutici con un rapporto insoddisfacente fra costi e benefici: "la medicina moderna sta diventando troppo cara per essere vitale, la spesa sanitaria italiana cresce più rapidamente del pil al punto che nel 2010 la forbice tra finanziamento statale e spesa rischia di aprire una voragine da 10 miliardi" (CEIS, VI rapporto 2008). Incertezze e inadeguatezze culturali ed organizzative che allontanano “ un confronto con la realtà che sta emergendo”7, se si insiste a considerare neutri gli apparati tecnologici: orientamento che contribuisce a minare il “patto sociale”8 e a rinchiudere la medicina in una bolla di indifferenza e di abdicazione al suo compito precipuo, “la tutela della salute come primo pensiero”9. La riscoperta della cultura incentrata sull‟uomo può orientare la potenza tecnologica verso i 5 Organizzazione Mondiale della Sanità 2007; Lancet 2007 (v.Tav.I). Di recente è stato sollevato il sospetto che Tac, mammografia ed esami radiologici in genere possano contribuire alle mutazioni cellulari in senso neoplastico (N Engl J Med 2007; 357: 2277). 6 D.Callahan, False Hopes. Why America’s Quest for Perfect Health Is a Receipe for Failure, Baldini e Castoldi 1998; G.Maciocco, Politica,salute e sistemi sanitari, Dipartimento di sanità pubblica, Università di Firenze 2008. 7 M. Heidegger, L’abbandono, Il nuovo Melangolo 2006 8 J.J. Rousseau: Il contratto sociale - 1763 - BUR 1994. Il patto è condizione indispensabile perché gli interessi dei singoli risultino identici a quelli del “corpo morale e collettivo” e sia possibile l’alienazione dei diritti fondamentali individuali a tutta la comunità. 9 Nuovo giuramento medico, Ginevra 1983 46 bisogni del vero oggetto di attenzione che “non è la persona, neppure la persona umana, né la sua sacralità, è semplicemente lui, quest’uomo” 10. Tavola I - Il numero delle principali postazioni tecnologiche pubbliche e private accreditate è in crescita, mentre i tempi per ottenere prestazioni specifiche non accennano a diminuire, anzi aumentano (Sanità in cifre, ed. Sic, Roma 2008) Strumenti a. Ecotomografia Tac Rmn Acceleratori lineari Gamma camere Analizzatori di immunochimica Ventilatori polmonari Apparecchi portatili per radioscopia Gruppi radiologici Tavoli operatori Totale n. 1999 2003 7.142 909 310 193 539 3.595 10.107 2.761 5.865 7.568 9.602 1.176 511 256 572 4.483 13.162 3.056 5.945 8.561 38.989 47.324 10 da“ Morale e Letteratura” di Simone Weil, ETS 1990. In palese sarcasmo verso posizioni filantropiche puramente verbali Dostoevskij fa dire: “ Amo l’umanità, ma quanto più ami l’umanità tanto meno amo gli uomini. Mi sono spinto fino a concepire di servire l’umanità al punto da salire sulla croce se ciò fosse necessario… Divento nemico degli uomini appena mi vengono a contatto. Quanto più odio gli uomini, tanto più si infiamma il mio amore per l’umanità. (da “ I fratelli karamazov, Einaudi 1954) 47 11 - Eutanasia, fondamentalismo, azione caritatevole In un dibattito dal largo richiamo mediatico la medicina non può esimersi dal discutere di eutanasia per l‟ambito sociale in cui l‟esercizio clinico sconfina, interagendo con morale ed etica. Intervento intenzionale e programmato, l‟eutanasia si prefigge lo scopo di interrompere la vita su richiesta della persona allorché le condizioni corrispondano a sofferenza e irreversibilità dello stato generale. La sua realizzazione fa scattare l‟accusa di omicidio secondo gli art.575 e 579 del C.P. e di istigazione ed aiuto al suicidio per l'art. 580 nonostante il movente poggi su sentimenti di compassione e la volontà del medico si collochi nella direzione opposta rispetto all‟omicidio volontario: la pietà non costituisce una giustificazione. I sostenitori dell‟eutanasia fondano la loro convinzione giuridica sul diritto soggettivo e personalistico sancito dall‟art. 13 della Costituzione e identificano nel principio religioso, secondo cui titolare della vita è soltanto Dio, il vero ostacolo alla sua applicazione. Gli avversari muovono dall‟art.2 della Costituzione che, sancendo il valore normativo della persona e del diritto alla vita, esclude l‟introduzione di leggi che violino l‟intangibilità della vita in quanto questa si eleverebbe al di sopra della stessa decisione personale a causa del limite invalicabile che risiede, appunto, nella tutela della vita. I medici sono contrari alla eutanasia attiva, mentre sono disponibili a dialogare sulla eutanasia passiva volontaria intesa come non-accanimento terapeutico. La Corte di cassazione definisce i casi in cui sia lecito sospendere un trattamento: ”quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento, secondo gli standards scientifici riconosciuti, che lasci supporre che la persona abbia la benché minima possibilità di un qualche sia pur flebile recupero della coscienza e di ritorno alla percezione del mondo esterno;sempre che la richiesta sia realmente espressiva, sulla base di elementi di prova chiari, concordanti e convincenti, della reale volontà del malato tratta dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti,prima di cadere in stato di incoscienza” (Sent.n. 21748,19/10/2007). Secondo la Convenzione europea su Diritti umani e Biomedicina, varata ad Oviedo il 4/4/1997, la sospensione dei trattamenti che si configurino in accanimento terapeutico è possibile se esiste il consenso scritto del malato, o dei familiari qualora non si trovi nelle condizioni di intendere e di volere. Nonostante l‟art.32 della Costituzione stabilisca che “nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e nel 2001 l'Italia abbia ratificato la Convenzione di Oviedo, non esiste ancora una legge che disciplini la materia e che renda attivo il dispositivo europeo. Il problema è stato dibattuto a lungo in Parlamento sotto la denominazione di “testamento biologico” e “dichiarazione anticipata di trattamento” ovvero “l’attestazione a futura memoria della volontà di una persona, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali ed eventualmente davanti a testimoni, riguardo a procedure terapeutiche estreme che intenderebbe accettare o rifiutare nel caso venisse a trovarsi nelle condizioni di incapacità ad esprimere il proprio consenso”. La proposizione fra i progressisti è stata giudicata uno strumento per estendere la libertà individuale di scelta e promozione del diritto all'autodeterminazione della persona, nello schieramento opposto è prevalso il timore che diventi l‟occasione per aprire le porte alla eutanasia: un cavallo di Troia. Per iniziativa di uno schieramento trasversale di parlamentari, in occasione del caso Eluana, la futura memoria, sottoscritta dalla persona nelle piene facoltà decisionali, verrebbe disattivata nel momento in cui si verificasse la perdita di coscienza: idratazione e nutrizione artificiale non sarebbero terapie ma supporti vitali e come tali non suscettibili di sospensione, anche se la dottrina medica le considera terapie ad ogni effetto e fra le più sofisticate, complesse e costose1. A sua volta, la Federazione nazionale degli Ordini dei 48 medici ha manifestato pregiudizi verso una legge che concepisca una qualche forma di testamento biologico in quanto "nulla deve intervenire nelle dinamiche della relazione medico-paziente, meno che mai una rigida previsione legislativa che verrebbe a violentare l'autonomia e la responsabilità dei contraenti, gli unici in possesso di tutti gli elementi per una scelta eticamente, civilmente e tecnicamente giusta. L’autonomia e la responsabilità sono da ricondurre all'interno della relazione medico-paziente: tale relazione è unica e irripetibile nel momento in cui rappresenta non solo un'alleanza sulle scelte terapeutiche, ma anche una consapevole condivisione di valori etici, di prospettive, di sofferenze e speranze". Mentre le decisioni legislative tardano, circola un modulo, sostenuto dal Consiglio nazionale dei notai, che intende assumere valore di supplenza del testamento biologico. In assenza di una legge ad hoc il documento non possiede valore vincolante per il medico, tuttavia nel caso fosse disatteso il rappresentante del malato acquisirebbe la facoltà di chiederne conto in tutte le sedi. La discussione sul testamento biologico ha pervaso tutta l‟opinione pubblica, in special modo dopo i casi Dolby ed Eluana: in gioco sono la libertà di coscienza e il principio del diritto all‟autodeterminazione. E‟ interessante che il 73% degli italiani risulti favorevole all‟istituzione del testamento, senza che si registrino differenze significative tra credenti e non credenti, e che larga parte sia contraria all‟eutanasia attiva (sondaggio a cura di “Observer, Science in Society”, realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nel 2007). Rimane difficile, sul piano scientifico ed etico, distinguere il limite sottile che corre fra nonaccanimento terapeutico, sedazione terminale ed eutanasia attiva: la coscienza e le assunzioni di responsabilità travalicano le definizioni, le normative e gli stessi atti istituzionali. Soprattutto, la questione mai dovrebbe essere affrontata utilizzando fondamentalismi giuridici e religiosi e tanto meno tattiche politiche. Occorrerebbe, piuttosto, partire dalla constatazione che malati ridotti a gusci pietrificati percorrono sentieri di sofferenza in tempi e spazi desolati e immobili. In questi casi, e solo in questi casi, la morte diviene un evento naturale, un atto caritatevole e compassionevole. A molti si è presentata l‟occasione di osservare queste condizioni e confessarsi nell‟intimo delle coscienze che cosa sarebbe stato auspicabile. Chi è rimasto estraneo a questa voragine non dovrebbe disquisire astrattamente su diritti e doveri, speranze e testimonianze. Il medico che fermasse la sua opera intenzionalmente prima dell‟accanimento terapeutico, anche in assenza di un testamento biologico, non dovrebbe essere giudicato passibile di reato, ma pienamente medico, e non esecutore di condanne capitali, verso chi ha perduto ogni coscienza di sé stesso: le accuse sarebbero ideologiche ed inumane. La carità e la compassione, qualunque sia la loro fonte, giustificano l‟operato responsabile di medici agnostici e religiosi, innanzitutto ispirati a libertà di coscienza e al principio dell‟autodeterminazione, accomunati dai vincoli umani di una immanente debolezza e povertà. 1 - F.D.Capizzi: Manuale di Nutrizione parenterale ed enterale, ed.Pozzi 1984 49 12 - Incongruenze e prospettive nelle varie epoche della Sanità Italiana Il primo riconoscimento dell‟importanza sociale della salute risale al 1888, con l‟istituzione della Direzione generale di sanità a cui vengono affidate responsabilità gestionali, e al 1890 con la legge Crispi che trasforma ospedali, case di assistenza e opere pie in Istituti pubblici. Nel 1945 l’Alto commissariato per l’igiene e la sanità acquisisce il mandato di “tutela della sanità pubblica con coordinamento e vigilanza su organizzazioni sanitarie ed enti che hanno lo scopo di prevenire e combattere le malattie sociali”: inizia la via assicurativo-previdenziale con enti mutualistici per statali nel 1953, coltivatori diretti nel 1954, artigiani nel 1956, commercianti nel 1960, addetti alla agricoltura e alle foreste nel 1963, e per magistrati, giornalisti, medici, lavoratori di singole aziende e fabbriche, ecc. Si consolidano forme assistenziali differenti e incontrollabili: un‟indagine ministeriale del 1967 rivela che le persone assistite ammontano a 68.000.000 (sic!) su una popolazione di 52.000.000 di abitanti e riscontra diffuse sperequazioni e disuguaglianze, frammentazioni organizzative e dispersione di risorse. Con la legge 132/68, nota come legge Mariotti, si istituiscono gli Enti ospedalieri attribuendone la competenza alle future Regioni. Nel 1978 nasce il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con caratteristiche e obiettivi simili ai corrispondenti di Gran Bretagna e Canada1: diritto universale alla salute e all‟assistenza sanitaria - con distribuzione equa, omogenea ed unitaria di attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione - erogate da Unità Sanitarie Locali (USL), coinvolgimento dei consigli comunali che eleggono il comitato di gestione delle USL con funzioni di indirizzo e controllo. La riforma verrà applicata in chiave campanilistico-burocratico-clientelare, indebolita per l‟emergere di interessi particolari e per i mai sopiti pregiudizi, e gravata di accuse: accentuazione delle disuguaglianze fra nord e sud, crescita di costi, disservizi e liste d‟attesa, costruzione di un nuovo baraccone burocratico. Le giustificazioni non mancano: impegno economico del 6,5% del pil, fra i più bassi dei Paesi industrializzati, e bilancio debitorio ereditato dagli enti disciolti. A partire dal 1991 le USL vengono commissariate dalle Regioni e nel 1994 trasformate in aziende sanitarie (legge 724): il SSN entra in una logica di mercato come Aziende Ospedaliere (AO) e Aziende Unità Sanitarie Locali (AUSL) che assumono personalità giuridica, acquisiscono beni nosocomiali comunali e provinciali e si dotano di bilanci autonomi. Una svolta legislativa analoga a quella attuata dal governo Thatcher nel Regno Unito. La sanità italiana si aziendalizza, formalmente non mettendo in discussione i principi universalistici dell‟assistenza, con l‟intento di imprimere efficienza, autonomia gestionale e risparmio 1 Gran Bretagna (1947) e Canada (1964) riconoscono il diritto dei cittadini alla tutela della salute istituendo il National Health Service (NHS), al quale il nostro Paese si ispirerà per la Riforma sanitaria del 1978 con la legge 833/78. Si va affermando in Europa il “welfare state”, risultato di un compromesso fra istanze capitaliste e socialiste, patrocinato da forze socialdemocratiche e progressiste di ispirazione cristiana in Germania e nei Paesi scandinavi, oltre ché nei Paesi succitati, basato sullo sviluppo di una economia mista regolata dalle politiche governative. Non è stato un semplice processo istitutivo, ma un percorso accidentato per resistenze ideologiche, corporative ed economiche. La Gran Bretagna, come altri Paesi, conobbe l’opposizione fortissima delle associazioni mediche sul nascere del NHS non tanto per l’estensione dell’assistenza a tutti i cittadini, ma soprattutto per l’egemonia dello Stato nella gestione della sanità. Il Royal College of Physician stigmatizzò la dura opposizione al NHS con queste parole: “I metodi della British Medical Association non sono stati appropriati alla leadership di una grande professione. Una intera generazione di medici è stata educata a denigrare la medicina inglese, a considerare il ministro della sanità come un suo nemico, a parlare con disprezzo dei servizi sanitari pubblici“ ( Webster C., The BMA and the NHS, Brit. Med. J., 1998; 317:45). Al momento prevalse la mentalità da bunker, attenuatasi con il passare del tempo fino all’inversione di rotta, allorché il governo Tatcher, nel suo tentativo di smontare il Servizio pubblico, dovette fare i conti con i medici nuovi acquisiti difensori del carattere universalistico del NHS. 50 svincolandosi da interessi locali e acquisendo un dinamismo insito nel costruendo sistema dualistico: AUSL, con prestazioni territoriali di igiene, sanità e diagnostico-terapeutiche di base, che acquistano dalle AO le prestazioni sanitarie complesse avvalendosi di finanziamenti statali-regionali proporzionati al numero di cittadini residenti secondo una quota capitaria di lire 1.550.000 annue; AO che producono prestazioni complesse da vendere alle AUSL secondo importi fissati dal sistema dei DRG (Diagnosis Related Groups2), utilizzato dagli ospedali privati degli USA per ricevere gli emolumenti per ogni singolo trattamento. La riforma, detta anche controriforma, non è stata attuata per quanto concerne la completa differenziazione in AUSL e AO: gran parte delle AUSL sono rimaste dotate di più ospedali e solo 102 ospedali sono AO e come tali svincolati dalle AUSL. Esistono oggi, pertanto, due regimi economici nell‟ambito dello stesso sistema sanitario aziendalizzato: le AUSL con o senza ospedali e le AO. Le prime ricevono emolumenti per quota capitaria, cioè a seconda del numero di residenti nella AUSL, indipendentemente dalle prestazioni erogate, comprese le ospedaliere; le seconde in ragione dei DRG prodotti, cioè delle prestazioni ospedaliere erogate. Pertanto, le AUSL, con o senza ospedale, propendono per un numero limitato di prestazioni: l‟ospedale di una AUSL subisce restrizioni sulla base delle disponibilità di risorse indipendentemente dalla domanda di prestazioni. Questa è una via che conduce all‟allungamento delle liste d‟attesa e a meccanismi strabici: da una parte la struttura deve rispondere alle richieste sanitarie, dall‟altra rispettare il budget assegnato. Per quanto possano essere dotati di intraprendenza per riuscire a coniugare il massimo numero di prestazioni con il più basso costo, senza comprometterne la qualità, i medici si trovano a subire una situazione penalizzante, risultando incomprensibile ai cittadini l‟allungamento inaudito delle liste d‟attesa soprattutto per interventi chirurgici e accertamenti diagnostici. I cittadini si trovano a dovere affidare le proteste alla propria individuale iniziativa e a missive inviate ad associazioni, giornali e dirigenze delle AUSL per ricavarne risposte generiche e insoddisfacenti. Le AO, percependo denaro dalla Regione in proporzione ai DRG esibiti, hanno necessità , al contrario delle AUSL, di erogare il maggior numero di prestazioni attingendo nei bacini di utenza delle AUSL anche se dotate di ospedali con strutture analoghe a quelle delle 2 – Il meccanismo dei DRG è stato adottato come conseguenza del mutamento di un principio contenuto nella Riforma del 1978: " i livelli delle prestazioni sanitarie devono essere, comunque, garantite a tutti i cittadini". Il mutamento è dovuto alla legge istitutiva del sistema aziendale sanitario del 1994 che introduce vincoli subordinati a "obbiettivi della programmazione socio-sanitaria nazionale e all'entità del finanziamento assicurato al SSN". Aziendalizzazione, tetto di spesa e programmazione necessitano di codifiche per il controllo delle prestazioni e la loro remunerazione. Viene scelto il sistema dei DRG, Diagnosis Related Group, sistema di classificazione che non si limita a registrare la pura erogazione, ma tiene conto di una logica organizzativa e definisce le similarità tra casi diversi attribuiti alla stessa categoria. Il Ministero della salute fornisce la seguente definizione dei criteri che sostanziano i DRG: “Categoria di pazienti ospedalieri definita in modo che essi presentino caratteristiche cliniche analoghe e richiedano per il loro trattamento volumi omogenei di risorse ospedaliere. Per assegnare ciascun paziente ad uno specifico DRG sono necessarie le seguenti informazioni: la diagnosi principale di dimissione, tutte le diagnosi secondarie, tutti gli interventi chirurgici e le principali procedure diagnostiche e terapeutiche, l’età, il sesso e la modalità di dimissione”. La versione attualmente utilizzata è la decima e ne subentreranno altre poiché è indispensabile aggiornare continuamente il valore assegnato ai DRG per le modifiche tecnico-gestionali, l’evoluzione della pratica medica e, sostanzialmente, per le ripercussioni che determinano sul finanziamento della sanità regionale. Il sistema di pagamento basato sui DRG ha come riferimento il Prospective Payment System in uso negli Stati Uniti dal 1983 adottato dalla Health Care Financing Administration. La tariffa di un DRG deriva da due elementi: il pagamento standardizzato nazionale aggiustato e il peso relativo attribuito a ciascun DRG. Il primo rappresenta il costo medio di un paziente ricoverato in un ospedale americano medio, il secondo indica l'indice di costo associato a ciascun DRG ed esprime il grado di "costosità relativa" del DRG rispetto al costo medio nazionale per dimissione. Il risultato ottenuto dal calcolo di questi elementi rappresenta il costo medio complessivo dell'assistenza ospedaliera per i ricoveri attribuiti a quel DRG, che comprende il costo della degenza intesa come servizio alberghiero, assistenza infermieristica, esami diagnostici, terapie mediche e interventi chirurgici, ricoveri in reparti di terapia intensiva e rianimazione,ecc. Il sistema dei DRG è operante nelle Aziende Ospedaliere per ottenere i necessari emolumenti dalla regione, nlle AUSL come indice di produttività in ragione del numero e del peso dei DRG prodotti e per ottenere o attribuire emolumenti per prestazioni godute da cittadini residenti fuori dal territorio competente dalla AUSL di appartenenza. 51 AO. Questa situazione, tipica di molte città in cui convivono AO e AUSL, viene riequilibrata sul piano economico dal meccanismo della compensazione: la AUSL rifonde l‟AO mediante il sistema dei DRG. Aumenta il lavoro burocratico senza vantaggio per i cittadini, i quali, del tutto disinteressati ed estranei ai meccanismi economici ripartitori fra AUSL e AO, compiono scelte basate su criteri individuali e familiari: vicinanza abitativa, presenzaassenza di specialità, liste d‟attesa, conoscenza diretta della struttura e del medico. Si finisce con il favorire una gestione economicistica del sistema sanitario: “l’assistenza sanitaria regolata dal mercato crea conflitti. Da una parte ci si attende che i medici forniscano un ampio ventaglio di servizi e i migliori trattamenti, dall’altra per contenere le spese al minimo devono limitarne l’uso e ridurre il tempo dedicato a ciascun malato… Questa crisi diventerà sempre più dura: i medici saranno costretti a scegliere tra l’interesse del malato e la propria sopravvivenza “ (Editoriale del “The New England Journal of Medicine” a firma del direttore scientifico: le polemiche provocarono il suo dimissionamento3). Nel 2001, mediante modifica dell‟articolo V della Costituzione, il Parlamento attribuisce alle Regioni l‟intera gestione sanitaria trasformando il Servizio sanitario nazionale in Servizio regionale, anche se è sembrato subito improbabile che potesse reggersi senza un fondo nazionale specifico come dimostrato dal riaffermarsi di una prassi consolidata di accordi Stato-Regioni, per la suddivisione delle risorse nazionali, e dalla relazione della Corte dei conti del 2007: ” L’attribuzione di tanta responsabilità alle Regioni ha comportato la definizione di livelli essenziali di assistenza come garanzia per ottemperare ai principi universalistici. Permane l’interrogativo sulla possibilità delle Regioni di assicurare il complesso delle prestazioni individuate come essenziali”. Si affacciano il federalismo fiscale e il concetto di sanità compatibile con le caratteristiche economico-produttive di ogni Regione, aprendo la strada al concretizzarsi di tante realtà differenziate sul piano nazionale senza risultati apprezzabili sotto il profilo di efficienza, risparmio e soddisfazione di cittadini ed operatori sanitari. La cronicità di mancati obbiettivi merita un commento a partire dalla riforma progenitrice istitutiva delle AUSL e delle AO. L‟aziendalizzazione della sanità pubblica avrebbe dovuto esercitare l‟effetto di rimuovere il monopolio delle strutture pubbliche collocando il SSN in un contesto competitivo di mercato ed attivare meccanismi e metodi tipici della imprenditoria privata: responsabilizzazione diretta nelle decisioni programmatiche ed economiche, efficienza e qualità, destrutturazione burocratica e innovazioni organizzative con recupero di risorse da reimpiegare, introduzione di sistemi premianti e sanzionatori verso operatori di ogni ordine e grado. I risultati mostrano differenze significative rispetto alle attese: sono cresciute le diseguaglianze fra nord e sud e fra le stesse Regioni, lievitate le liste d‟attesa, incrementati i costi, insoddisfazioni ed inefficienze. La stessa denominazione azienda sollecita perplessità circa la collocabilità sul mercato, con meccanismi di domanda ed offerta, del Servizio sanitario di un intero Paese e la sua strutturazione. I direttori generali di AUSL e AO rivestono il ruolo di vertice strategico e di responsabile della gestione complessiva: monocrati che redigono l‟atto aziendale, nominano il direttore amministrativo, il direttore sanitario, i direttori di dipartimento, il collegio di direzione, la direzione infermieristica, i direttori dei servizi amministrativi e di unità operative complesse e semplici di tipo medico, organizzativo ed amministrativo, in assenza di un consiglio di amministrazione e a fronte di budget spesso superiori a quelli di città in cui AUSL e AO sono ubicate (tab. 1). Gli interlocutori dei direttori generali sono i vertici regionali che, di fatto, si trovano a gestire il 70% delle intere risorse regionali avvalendosi di un numero esiguo di direttori generali da loro stessi nominati: una semplificazione eccessiva essendo“la sanità una delle più importanti attività del settore 3 J.P. Kassirer, Managed Care and the Morality of the Marketplace, The New England Journal of Medicine, 1995: 333; 50 52 pubblico e privato: le persone occupate ammontano a circa 1,4 milioni, oltre il 6% della forza-lavoro; il valore aggiunto diretto e indotto che ne deriva ammonta a 150 miliardi di euro, l'11,1% del prodotto interno lordo dell'intera economia nazionale; i servizi sanitari contribuiscono per il 7,1% alla ricchezza nazionale; la distribuzione di farmaci e prodotti medicali per il 2,4%; l'industria della salute per il rimanente 1,6%” (Centro studi di Confindustria, 2007). Nel contesto verticistico i medici sono esclusi da elaborazioni e progettazioni4, nonostante la responsabilità verso il malato resti immodificata e costretta a muoversi all‟interno di quadri di riferimento organizzativi predefiniti. Inquadrati come dirigenti aziendali, ai medici viene preclusa la facoltà di illustrare le ragioni della lunghezza delle liste d‟attesa5: il 41° rapporto del Censis6 ha riconosciuto nei lunghi tempi di attesa per visite, indagini strumentali e interventi chirurgici, con un peggioramento negli ultimi anni, il problema più grave del Servizio sanitario. Ritardi inaccettabili inducono molte persone, che non si trovano nelle condizioni di attendere, a rivolgersi alle attività libero-professionali: le attese di mesi o di anni si tramutano a volte persino in un solo giorno. Per l‟insieme di queste ragioni aumentano le delusioni: le tasse per la salute vengono vissute come onere superfluo e le strutture rischiano il declassamento per la percezione della prevalenza di azioni tese al contenimento dei costi. Una configurazione fortemente verticistica ed economico-tecnicistica, in assenza di forti segnali deontologici e politici, difficilmente lascia immaginare la formulazione di progetti a medio e lungo termine adatti a proporre ed attuare programmi che valorizzino la prevenzione primaria della malattia accanto alla medicina diagnostico-terapeutica. Gli ostacoli si annidano anche nel sistema-azienda applicato alla sanità: le aziende entrano nel mercato, agiscono in esso, si muovono nella logica della domanda e dell‟offerta, i cittadini si vedono offrire prestazioni per le quali sono stati impegnati capitali che abbisognano di lunghi tempi di ammortamento e conferiscono rigidità e passività al sistema sanitario. La politica amministra l‟esistente, l‟organizzazione sanitaria continua a collocarsi nel solo ambito anatomo-clinico, i medici e gli operatori sanitari avvertono la loro marginalità, i cittadini accolgono inconsapevoli ciò che è loro offerto. Tabella I – Budget di Comuni e SS regionale (ISTAT 2008). Per il 2010 è previsto un esubero di spesa di 10 miliardi (VI rapporto CEIS 2008): "Le Regioni registrano dati che confermano la netta divisione tra Nord e Sud. Se la media nazionale pro capite è di 1.744 euro Trentino Alto Adige, Lazio e Valle d'Aosta hanno una spesa superiore a 1.970 euro, mentre in Basilicata e Calabria la cifra scende sotto i 1.600". (VI Rapporto CEIS 2008) anno 2006 2007 Comuni SSN 82.247* 99.200* 84.529 * 103.68* *in miliardi di euro 4 Empoli, novembre 2007. La denuncia viene qui presentata come emblematica della emarginazione medica in ogni processo decisionale. Il problema è sentito acutamente su tutto il territorio nazionale, sebbene emerga molto raramente. 5 - In tema di licenziamento per giusta causa: “allorquando siano contestati al dipendente diversi episodi, il giudice di merito non deve valutarli separatamente, bensì globalmente, al fine di verificare se la loro rilevanza complessiva sia tale da minare la fiducia che il datore di lavoro deve poter riporre nel dipendente” (sentenza della corte di Cassazione, Pubblicata il 17/09/2007, a proposito di una caposala di Brescia licenziata per avere denunciato la presenza di farmaci scaduti in corsia) 6 41° Rapporto per il 2007 53 13 - Uno sguardo al sistema sanitario americano Gli americani non godono di buona salute nonostante i costi della loro organizzazione sanitaria abbia raggiunto il 16% del prodotto interno lordo. Una spesa tanto elevata potrebbe preludere ad una maggiore efficacia assistenziale rispetto ad altre Nazioni. L‟ Europa, ad esempio, impegna mediamente l‟8-9% del suo prodotto interno lordo, l‟Italia il 7%. Le critiche più radicali provengono da fonti americane: "Il nostro fallimento nell'offrire un'assicurazione sanitaria a tutti e a garantire un rapporto stabile e duraturo fra medici e malati si manifesta in un livello basso di qualità, accesso, efficienza, equità e risultati delle cure. Considerate le significative risorse devolute alla sanità dovremmo aspettarci un sistema sanitario migliore" 1. La situazione di precarietà assistenziale, imposta da un modello gravato dal più alto tasso di privato che si conosca (Tav. I), si può evincere da questa intervista: Sen. Marino: “Bello il film di Michael Moore. Bello e agghiacciante. Ma negli Usa ho visto anche di peggio!”.Gionalista:“Cosa c'è di peggio di una bambina lasciata morire perché senza assicurazione o di una donna la cui polizza viene annullata perché nello stipularla non aveva confessato di aver avuto la candida, cioè una banale infezione?” Sen. “Un'infermiera si ammalò e avrebbe avuto bisogno di un trapianto. Lavorava in un grande ospedale, era assicurata e quindi fu trapiantata. Quando dopo un anno la rividi, in un baretto di quelli che ci sono vicino ad ogni ospedale, scoppiò in lacrime: dopo il trapianto aveva perso il posto perché non poteva più sostenere i carichi di lavoro e con il lavoro aveva perso l'assicurazione sanitaria e quindi non riusciva più a pagarsi i farmaci antirigetto. Dopo qualche mese è morta" 2.Non è un caso che la sanità USA si trovi al 37° posto nella graduatoria dell‟OMS3: le persone sprovviste di copertura medica sono circa 50 milioni in continua ascesa da 15 anni con proiezioni future che confermano il dato (Tav. II). In questo gruppo sono incluse 800-900.000 persone con un introito annuo familiare medio lordo che ammonta a 75-80.000 $ non in grado di accedere ad assicurazioni private il cui costo, sebbene limitate ad alcune prestazioni per una famiglia di quattro persone fra i 18 e i 65 anni, senza malattie di rilievo in atto o trascorse, ammonta ad almeno 1.400 $ al mese. (Tav.III). Le assicurazioni, inoltre, tendono a privilegiare le prestazioni semplici a basso costo e rendimento elevato e trascurano quelle gravate da complessità assistenziale ed alti costi dai profitti finali imprevedibili. Nello stesso tempo i premi assicurativi variano in ragione direttamente proporzionale all'età dell'assicurato, alle sue condizioni attuariali di salute e soprattutto a rischi ed esposizioni a contrarre malattie. Questi criteri generali, applicati con precisione aritmetica sempre a maggior garanzia delle compagnie assicurative, creano una caduta di tutela proprio in quelle fasce bisognose che presentano rischi di ammalarsi e necessità di protezione e serenità future, per età ed infermità. Le differenze sociali ed economiche risultano evidenti nella disuguaglianza delle opportunità e dei diritti ad accedere al sistema di assistenza sanitaria: le famiglie in condizioni socio-economiche basse o medio-basse sono escluse da un'assistenza sanitaria decente. Nel 1992 il 70% degli americani si era dichiarato favorevole all‟adozione di un sistema sanitario di tipo universalistico come quello del Canada4tanto che il New York Times, il 7/12/2002, scriveva: “Se non facciamo qualcosa riguardo ai non assicurati l’intero sistema sanitario andrà incontro al collasso e il governo ne pagherà le conseguenze perché la gente dirà: quando è troppo è troppo!” Nulla fu fatto. Il voto popolare con il consueto 1 Karen Davis, Presidente del Commonwealth Fund, USA, 2007 2 Quotidiano “La Repubblica” del 17 agosto 2007. 3 - WHO 2007 4 N. Watzman, "Multinational Monitor", maggio 1992 54 astensionismo riconfermò l‟amministrazione. Lo stesso giornale dieci anni prima aveva scritto che agli americani “va insegnato a riconoscere i propri reali bisogni” 5. L‟amministrazione Clinton, come accade oggi con Obama, aveva impegnato molte energie per approdare ad un Servizio Sanitario Nazionale, ma riuscì soltanto ad ottenere l‟estensione dell‟assistenza sanitaria ai minorenni a causa di una feroce opposizione trasversale, in parte occulta, nei due schieramenti parlamentari. Anche Roosvelt nel 1935 e Truman nel 1945 avevano cercato, invano, di costruire un Sistema assicurativo nazionale all‟interno di un programma noto come Social Security Act. L‟attuale sistema in vigore, il Medicare per i pensionati e il Medicaid per i meno abbienti, si deve al periodo kennediano quando Johnson potè avvalersi di una larga maggioranza democratica nel Congresso, nonostante l‟opposizione frontale di holding assicurative e farmaceutiche e delle lobby mediche riunite nell‟American Medical Association sostenute dai parlamentari repubblicani. Nel 2006 l‟amministrazione Bush ha operato tagli nella già esigua spesa sanitaria destinata alle classi meno abbienti e nel 2007 ha posto il veto sulla legge approvata dai democratici che intendeva estendere l'assistenza ai bambini poveri. La sua contrarietà è stata motivata da una presunta mancanza di copertura finanziaria, nonostante fosse prevista la copertura di 35 miliardi di dollari provenienti da maggior tasse sulla vendita di sigarette. La decisione presidenziale mantiene tuttora esposti agli effetti della non-assistenza oltre 4.000.000 di bambini e almeno 30.000.000 di persone sotto la soglia di povertà 6. Il Sole 24 ore Sanità n. 5 del febbraio 2006 scrive: “Intanto le disuguaglianze nella copertura sanitaria uccidono negli Usa 84.000 persone/anno, a causa di razza e povertà”. Anche la nascita di assicurazioni private a basso costo (Health Maintenance Organizations), promosse da Reagan e Bush, che permettono ad aziende medio-piccole di garantire ai propri dipendenti il ricovero in determinati ospedali, il medico e la diagnostica, con esclusione dei farmaci compresi i salvavita, lasciano permanere una situazione preoccupante. Il sistema sanitario degli USA, oltretutto, non ha dimostrato capacità di protezione da disservizi ed errori verso gli utenti, anzi sembra avere svolto paradossalmente un ruolo attivo nell'insidiare la salute degli americani: negli ultimi dieci anni 225.000 americani, su 40.000.000 di ricoveri/anno, perdono la vita in conseguenza di infezioni nosocomiali, disservizi e trattamenti sanitari inopportuni od errati (tav. 3). Questi decessi rappresentano la terza causa di morte negli USA dopo le malattie dell‟apparato cardio-circolatorio e le neoplasie e precedono per rilevanza l‟ammontare dei casi da incidente stradale. E‟ bene sottolineare che in quella Società, pur fondata su individualismi e competitività e fenomeni di appropriazione ed espropriazione di diritti, le istanze sociali tendono a riemergere in forma solidale per iniziativa di gruppi o istituzioni-fondazioni che surrogano lo Stato nel suo ruolo di promotore e garante dell‟interesse collettivo: "nello sforzo di migliorare la qualità e controllare i costi della sanità, non possiamo perdere di vista il nostro impegno primario nei confronti dei malati, che è quello di tutelarne il benessere e gli interessi, inclusa la sensibilità per priorità e situazioni di vita" (American College of Physicians of USA, 2007). 5 Pear J., New York Times, 12 agosto 1992 6 Bristol N., Bush propose cutting Medicare budget, British Medica Journal 2006: 332, 379 55 Tavola I - Confronto fra Sistema sanitario degli USA e di altri Paesi riguardante la spesa complessiva 7 pubblica e privata STATI UNITI CANADA ITALIA FRANCIA GERMANIA GRAN BRETAGNA Spesa procapite (£) 6401 3326 2532 3287 3100 3374 Spesa/Pil (%) 15.3 10.1 8.9 11.1 10.7 9.1 8 9 10 11 12 Tavola II - L‟assistenza Sanitaria Americana in numeri , , , *Spesa sanitaria complessiva * Incremento di spesa previsto nel 2014 , 16,5% del Pil - Privata 54% - Pubblica 46% 18.7% Pil *Su 340 milioni di americani: - 46 milioni sono assistiti da Medicaid: gestita dai singoli Stati, copre gli indigenti (per un reddito inferiore a 25.000 $ a New York, a 4.800 in Texas) e, dall‟epoca di Clinton, i minorenni. Una scelta tuttora aspramente contestata 43 milioni sono assistiti da Medicare: a gestione federale,assicura l‟assistenza in qualsiasi ospedale ai cittadini al di sopra dei 65 anni e in pensione. Alcuni ospedali e medici, comunque, chiedono al malato un supplemento di spesa pari al 15%. Le tariffe concordate a priori fra Stato federale ed ospedali divengono il DRG, che costituisce il parametro di riferimento per il pagamento di prestazioni analoghe da parte di assicurazioni private; - 203 milioni da assicurazioni fornite dal datore di lavoro (60%), la cui estensione, in quanto a qualità e opportunità di assistenza, è variabile a seconda del ruolo svolto e dalla ricchezza dell‟azienda da cui si dipende In questo ambito sono 7 spesso offerti pacchetti di assistenza globale a basso costo: le Health Maintenance Organizations . - 47milioni sono privi di copertura, di questi circa la metà riesce ad acquistare una qualche forma di assicurazione, l‟altra metà può soltanto accedere all‟ospedale pubblico *Ospedali Pubblici: rappresentano il 7% del potenziale nazionale e si dividono in: - Ospedali di Contea, dipendono dal Comune e sono tenuti ad assicurare assistenza a tutti i cittadini; - Ospedali militari, dipendono dal governo federale e si occupano dei cittadini che hanno prestato servizio militare. Fondazioni: sono i grandi Ospedali come il Massacchussetts di Boston, lo Sloan Kettering di New York, la Mayo Clinic di Rochester, ecc. Privati: sono pochi e assomigliano alle nostre più comuni case di cura private Medici di famiglia: - Ne gode a vario titolo l‟84% degli americani - Ben oltre la metà ha avuto difficoltà all‟assistenza notturna - I farmaci sono spesso a carico del malato 7 Organization for Economic Co-operation and Development, indicators 2005 the industrialized world. J. of Health Affairs 2005; 24(4); 8 Anderson GF et al. Health Spending In the United States and the rest of Heffers, Health affaire, 2005 9 New Engl. J. Med. 2005, 353, 1516 10 Commonwealth Fund 2006, 2007 11 World Health Education Initiative 12 www.medicinenon.it 56 Tavola 3 – Decessi/anno per infezioni nosocomiali, errori ed inefficienze registrati su 40 milioni di ricoveri negli USA (13, 13, 14, 15, 16, 17) 12.000 per interventi chirurgici inutili 27.000 per errori di vario genere 80.000 per infezioni contratte in ospedale 106.000 per effetti negativi di farmaci somministrati Tavola – Effetti di presunti errori commessi da operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri, tecnici) o 7 8 provocati da disservizi e sviste , . In Italia: *decessi annui: 14.000-35.000 di cui il 50% evitabili *persone che riportano danni: 320.000/12 milioni di ricoveri/anno *errori nella prescrizione/somministrazione/consegna di farmaci:30% *eventi avversi da farmaci: 2.5% - 6.5% dei ricoveri *costi economici: 10 miliardi di euro (circa l‟1% del Pil) Negli USA: * 1 ricoverato su 5 subisce un danno iatrogeno di cui 1 su 30 sarà mortale * 140-220.000 morti/ anno/40 milioni di ricoveri In Gran Bretagna: * 17.157 i morti a causa di inefficienze Tavola - Categorie di errore nella gestione del farmaco 7 *prescrizione: errori nel nome, formulazione, abbreviazioni *trascrizione/interpretazione *preparazione e distribuzione * modalità e dosaggi nella somministrazione: - associazioni inopportune - alterazioni epato-renali e mancato adattamento del dosaggio - allergia nella stessa classe di farmaci - errato calcolo dei dosaggi. 13 Report: "To err is human", USA 2000, 483 Journal of the American Medical Association, 2004 15 - Il Sole 24 ore sanità, 4 sett. 2005 16 - B.Obama, Il Pensiero scientifico, Roma 2007 17 American Institute of Medicine, 2007 14 57 14 - L’ospedale-dominio della medicina “Un tale Esculapio ha ogni mattina da cinquanta a sessanta malati nella sua anticamera, ascolta le loro lamentale, li dispone in quattro file e ordina alla prima un salasso, alla seconda una purga, alla terza un clistere, alla quarta un cambiamento d’aria” 1. Si potrebbe ritenere avvenuta l‟espansione del confine individuale di malattia e l‟emergere di criteri razionali per comprendere, classificare e curare in modo mirato. No, ad agire è la medicina sospesa fra mistero e dignità sacerdotale. Bisogna attendere Paracelso per raggiungere l‟idea unitaria di malattia intesa come esaurimento dell’innato potere balsamico di autoguarigione2 da sierosità, suppurazioni e necrosi: al capezzale del malato segni e sintomi si materializzano, lo sguardo del medico penetra nell‟organismo attraverso le forme ordinate della malattia sostenuta da lesioni anatomiche, si rivolge al futuro fatto di diagnosi, terapie e prognosi interpretando malattia e cause nel solo ordine sanitario, tecnico e strutturale3, sebbene esistano valutazioni differenti che ritengono le condizioni di salute dipendenti da stili di vita e condizioni socio-economiche in misura del 40-50%, dall’ambiente e da predisposizioni dell’organismo del 20-30%, da prestazioni sanitarie del 10-15%4. Strutture e procedure sanitarie fin da Esculapio, per quanto avanzate, non garantiscono verità scientifiche, ma livelli di approssimazione5 mentre sempre più frequenti sono gli annunci ottimistici e acritici che eclissano il vero problema: nonostante l‟incessante ricerca scientifica e la vasta rete sanitaria, frutto di un impegno enorme economico e morale, la malattia assume un carattere epidemico con frequenti esiti sconfortanti che scompaginano il patto fiduciario con il malato, fino a dissolverlo e trasformarlo in terreno di scontro. Da alleati ad avversari67. Il medico è un quasi-prestanome, non agisce come Esculapio in solitudine, apprende dalle esperienze altrui e qualcosa trasmette ad altri contribuendo a formare la clinica e le tradizioni. La responsabilità dell‟esito finale gli appartiene, ma chiama in causa tutta la medicina e la sua storia: scelte culturali e dottrinarie, organizzative e pedagogiche. Il medico non è che un esile segmento nell‟ospedale-dominio della medicina per bastare a ristabilire l‟ordine delle verità. 1 R.Caton: Health temple in anciente Greece and the work carried on in them, Proc. Roy.Soc.Med. 1914, vol VII , cit. da D. Gubrie in Storia della medicina, Feltrinelli 1977 2 Considerato il Lutero della medicina, Paracelo, al secolo Phylippus Aureplus Theophrastus Bombastus von Hoheneim, sapeva di essere osteggiato dai colleghi e si autoeloggiava affermando “non entrai nelle grazie di alcuno, salvo dei malati che ho guarito…la mia barba ne sa più di voi e dei vostri scrittori, le fibie delle mie scarpe sono più sapienti di Galeno e di Avicenna” F.Medicus: “The scientific significance of Paracelsus”.Bull. Hist. Med., 1936, vol.IV 3 La nascita dell‟idea di ospedale può essere collocata all‟epoca del Concilio di Nicea del 325, che autorizzò i vescovi a istituire nosocomi in ogni città dotata di Cattedrale, e nel Concilio di Cartagine del 398 che promosse la costituzione di ospizi in prossimità delle chiese, probabilmente sul modello delle “Case della salute” già esistenti nelle comunità ebraiche. 4 T. Mckeown : The role of Medicine: dream, mirage or nemesis, The Nuffield Provincial Hospitals Trust, London 1976 5 cfr. cap. 8 nota10 6 Le controversie legali nel periodo 1994 – 2004, passate da 9.484 a 27.953 per anno, con un aumento del 67% nel solo 2007, hanno fatto scattare la medicina difensivistica: modo pedissequo di esercitare valutazioni cliniche ed applicare procedure diagnostico-terapeutiche in ottemperanza a formalità e criteri di prudenza in eccesso (Associazione nazionale per le imprese di assicurazione 2005; I° e II° Consensus conference sul risk-management in sanità 2004, 2007 58 15 - Una medicina inedita Conclusione L‟idea di un progresso illimitato, unitamente alla teoria smithiana1 di diffusione a macchia d‟olio di ricchezza e benessere, ha pervaso la società ed organizzato le conoscenze scientifiche e mediche come la cultura aristotelica il sistema tolemaico e la newtoniana il copernicano. L‟espansione tecnologica ha interagito con antropologia, etica ed istituzioni e reso prevalente la convinzione che tutte le malattie possano essere curate muovendo da basi empiriche e concentrando l‟attenzione sulla lesione anatomica. Intanto, la malattia assume caratteri epidemici e il diritto alla salute viene offuscato da rigogliose attività cliniche, neutre nonostante le ascendenze patologiche di cui la medicina possiede esperienze sterminate che, se inutilizzate, possono configurarla come istituzione dotata di vaste collezioni di casi clinici ben documentati, efficienti apparati tecnocratici e burocratici, raffinate normative e procedure, guarnite associazioni per la difesa del ruolo medico che decade. La medicina ha dimostrato di essere in grado di disegnare il genoma, manipolare cellule, clonare, demolire e ricostruire tessuti ed organi, trapiantarli, migliorare la condizione dei malati, alleviarne le sofferenze, guarirli e prolungarne artificialmente la vita. Ma non basta se la passione verso la professione non è soverchiata dalla compassione rivolta alle moltitudini di malati che troppo spesso non trovano soluzioni risolutive e definitive. Non può bastare se la pratica medica non testimonia i limiti della sua azione clinica, né promuove e difende la salute con azioni che combattano la malattia nei substrati culturali e sociali che la genera. Non è in gioco la medicalizzazione della società né l‟assoggettamento delle scelte individuali a decisioni altrui ma, al contrario, la realizzazione del primato del diritto alla salute senza sminuire il valore dell‟azione diagnostico-terapeutica. In un recente libro2 le istanze preventive vengono accostate impropriamente alle “politiche sanitarie del nazismo” ed a supporto si cita il testo di R.N.Proctor: “La guerra di Hitler al cancro” ( Cortina ed., 2000). Lo stato etico perseguiva “il bene supremo della razza ariana, la sua salute, la sua purezza”; la prevenzione della malattia è, diversamente in un regime liberale, diritto irrinunciabile e pilastro fondante del patto democratico. Espansioni delle attività diagnostico-terapeutiche non sono sostenibili per le crescenti richieste di prestazioni e per le accresciute esigenze di investire in strutture ed apparati tecnologici che sono destinati presto a divenire insufficienti ed obsoleti. Neppure appaiono giustificabili di fronte al lievitare di malattie (Tav. I) che impongono i loro pesi specifici: angustia e precarietà esistenziale, arretramento della ricchezza, impoverimento della povertà: “il 72% delle famiglie di malati neoplastici denuncia danni economici dovuti a permanenze in ospedale, cure, controlli clinici, debilitazione fisica e psicologica: il 38% subisce perdite fra i 700 e i 1.000 euro al mese, il 25% oltre ai 1.200 euro, il 22% dei malati lascia il lavoro ed il 13% è costretto a mettersi in aspettativa prolungata” 3; “Le famiglie che nel 2006 si sono impoverite per spese sanitarie impreviste, di cui si sono dovute fare carico, sono l'1,5% del totale cui si aggiunge il 3,7% che ha dovuto fare i conti con spese catastrofiche " (CEIS, VI rapporto 2008). La clinica avvicina povertà e ricchezza, le unisce nella speranza di guarigione; il disconoscimento dell‟origine della malattia alimenta la divisione sociale, allontana il senso di equità e di bene comune, favorisce soluzioni individuali, diseguali e di incerta efficacia, 1 Adam Smith: La ricchezza delle nazioni (1776), Editori Riuniti 1991 R.Volpi, La medicina amara, Mondatori 2008, pag.193 nota 14 3 Adnkronos 2008 2 59 a volte disperate, mentre il diritto alla tutela della salute sottace sconosciuto, non proclamato né rivendicato. Si realizza un vero paradosso: in luoghi definiti si diagnostica e si cura, in altri si conserva e si riproduce l‟humus su cui la malattia si sviluppa e da cui si propaga. Palesi incongruenze che vengono ricondotte a problematiche medico-assistenziali di ordine tecnico-economico che si tramutano in riforme, innovazioni strutturali, modalità e ripartizione di nuove fonti di finanziamento. Contraddizioni che conducono al decadimento del sistema sanitario, ai suoi prodromi maturati nello snaturamento dell‟ideale unitario preventivo-diagnostico-terapeutico-riabilitativo, soprattutto alla crisi di scienza e politica: lo svilimento dell‟autonomia scientifica e la centralità dei consumi che sovrastano ogni dinamica politico-sociale fino ad indebolire il “contratto sociale come forma di uguaglianza”4 e la democrazia che rischia di ridursi “a vuota apparenza”5. La derubricazione del diritto alla salute a diritto di diagnosi e cura lascia trasparire la rinuncia di politica e medicina all‟esercizio di una coscienza critica verso modelli di vita e di progresso che a volte sembrano dispiegarsi contro la persona. La tutela della salute, al contrario, dovrebbe portare ad impegni etici e morali e divenire campo di investimento e risparmio. In Europa, e sull‟intero Pianeta, i malati di cancro sono in aumento (Fig. 1). La notizia, riscontrabile sul sito del Parlamento europeo, ampiamente sconosciuta dai cittadini, creerebbe turbamento e allarme se diffusa con adeguatezza: oltre 2.000.000 di persone/anno nella sola Europa si ammalano di tumore dal quale, come ormai avviene da circa mezzo secolo, soltanto la metà guarisce. Secondo l'OMS nel corso della vita almeno un terzo della popolazione occidentale viene colpita da malattie cronico-degenerative, in costante crescita, in larga parte evitabili, difficilmente guaribili. Fra queste le malattie cardiovascolari, che nei Paesi europei sono causa di 4.300.000 vittime/anno. Di fronte a questa situazione, che ogni persona informata e responsabile non esiterebbe a definire catastrofica, “ il compito degli uomini di cultura è più che mai quello di seminare dubbi, non già di raccogliere certezze”6. Una medicina inedita può realizzare questo compito se intende riflettere la propria formidabile esperienza clinica su Istituzioni e Società: conoscenza e coscienza critica sulle forme della conoscenza e della coscienza individuale e collettiva. Una svolta epocale che richiede, per realizzarsi, particolari virtù piuttosto desuete ma riscontrabili in testimonianze, microstorie, immagini e metafore della nostra cultura: l‟umanesimo liberale di Erasmo8, la coerenza di More9, il coraggio di Lutero10, la libertà di Bellarmino se avesse prestato l‟occhio al telescopio 11, la genialità di Brunelleschi 12, la risolutezza di Haydn 13, l‟umiltà di Bach 14, l‟arditezza di Mozart 15, il non-conformismo di Chopin nelle “dissonanze che oltrepassano i limiti della convenienza”16, la compassione del Samaritano 17, la generosità di medici ed operatori di giustizia e pace che hanno agito e testimoniato nel silenzio e nel travaglio delle proprie coscienze. 10 ”il cinghiale nella vigna del Signore”.Nell’introduzione a Discorsi a tavola, Einaudi 1969 4 J.J. Rousseau: Il contratto sociale (1762), Ed. BUR 1994 N. Bobbio, L'età dei diritti , Einaudi 1990 6 N. Bobbio, Politica e cultura, Einaudi 1955 8 ricevuto il titolo di teologo dimostra avversità verso la tarda scolastica: gli viene sospesa la prebenda episcopale. A Bologna, mentre vi fa ingresso Giulio II, afferma che ”il papa si atteggia a Giulio Cesare”: esonerato dall’ incarico di tutore. Negli “Adagia” dimostra l’inutilità della guerra, mentre la polvere da sparo suscita vasti entusiasmi, muovendo dal detto di Pindaro: “ E’ dolce la guerra a chi non l’ha sperimentata”; 9 canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1935, in elenco fra i martiri della Chiesa anglicana; 7 , Delio Cantimori cita uno scritto di Lutero del 1522 “ Coloro che han capito il significato del mio richiamo alla pura e semplice parola divina non danno nessuna importanza che io sia un briccone o un santo”; Einaudi 1969 5 60 11 concede alla teoria copernicana il ruolo di strumento matematico “per descrivere fenomeni fisici”, la cui interpretazione, comunque, resta subordinata alla teologia agostiniano-tomistica; 12 “pare che il cielo della cupola abbia invidia ché continua a bersagliarla con saette, credendo che la sua fama abbia 7 quasi vinto l'altezza dell'aria” (Vasari in G. Fanelli, M. Fanelli: , La Cupola del Brunelleschi. Storia e futuro di una grande struttura, Mandragora 2004); 13 comunicata l’intenzione di comporre al di fuori delle influenze di corte, in risposta riceve da Estherazy un “calcio nel sedere” e l’ordine di lasciare il castello. Nelle sue opere conviveranno musica colta e musica d’uso; 14 va a piedi da Buxetehude, il più grande organista dell’epoca, ma rifiuta le offerte della figlia in sposa e del suo posto di maestro. La sua musica diverrà la più rappresentativa e la meno allineata dell’epoca, culmine e superamento; 15 smantellato il canone di Gluck, la corte teme riflessi sulle idee progressiste e contrasta il genio suggerendo a Giuseppe II la critica di ”avere usato troppe note” ne “Il flauto magico”; 16 Chopin riceve l’invito ad una composizione formale a fronte di un contesto aristocratico-altoborghese, tanto che il mirabile accordo dissonante conclusivo dell’introduzione della I° Ballata per decenni verrà trasformato in prevedibili accordi di quarta e di sesta. “Musique burocratique” secondo Satie che definiva le composizioni ”pedissequamente perfette ma inanimate come quelle di Muzio Clementi”; 17 “ una logica profondamente umana, libera, solidale, gratuita” (Commento di Luigi Bettazzi, Luca 10, 25-37) Tavola I – Larga parte delle malattie cronico-degenerative sotto elencate, che per la loro diffusione crescente hanno acquistato un carattere epidemico, sono evitabili mediante l‟adozione di misure informative e preventive individuali e collettive. In molte persone coesiste una molteplicità di fattori che favoriscono e aggravano la storia naturale della malattia. Le terapie, somministrate quasi sempre per tempi indeterminati, assumono molto spesso soltanto un carattere compensativo, correttivo e palliativo sui guasti provocati (Fonte: Ministero della salute, Adnkronos-salute 2007 ). Malattie Fattori scatenanti Tumori 121.000 nuovi casi/anno Agenti cancerogeni Tabagismo Dieta povera di fibre e ricca di carne Eccessi di alcool e superalcolici Inquinamento ambientale Scarsa attività fisica Radiazioni ionizzanti Obesità Onde elettromagnetiche? Obesità grave 6-9% della popolazione 20% di bambini Depressione-insoddisfazione-stress Errori dietetico-comportamentali Scarsa attività fisica, propaganda TV Predisposizione Diabete 4-11% della popolazione Obesità Errori dietetico-comportamentali Tabagismo Terapie cortisoniche prolungate Predisposizione Malattie cardiovascolari responsabili del 44% di tutti i decessi Tabagismo Errori dietetico-comportamentali Ipercolesterolemia Stress Scarsa attività fisica Obesità Diabete Polveri sottili Bronco-pneumopatie Tabagismo croniche ostruttive (BPCO) Polveri e polveri sottili Enfisema polmonare Inalazioni per esposizione professionale IV causa di morte Malattia da reflusso gastro-esofageo Cirrosi epatica il 40% è scoperta inaspettatamente Alcolismo Epatiti Errori dietetico-comportamentali Obesità Malattia da reflusso gastro-esofageo Incremento di 4-6 volte Tabagismo Stress Errori dietetico-comportamentali 61 in 10 anni Malattie autoimmuni Stress ne sono portatori 4.000.000 Conservanti alimentari e molecole chimiche di persone Intolleranze acquisite Fig. 1 – Nei Paesi industrializzati l‟incidenza complessiva dei tumori risulta in costante crescita nel periodo 1970-2010 Francesco Domenico Capizzi, medico e chirurgo, già professore di Chirurgia generale presso l‟Università di Bologna e direttore della Chirurgia generale dell‟Ospedale BellariaMaggiore di Bologna, attualmente opera presso Ospedali privati accreditati e convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale. E‟ tra i pionieri della Chirurgia laparoscopica e co-fondatore delle Associazioni culturali “Simone Weil” e “La Bottega dell‟Elefante”. 62 La crescita vertiginosa dell'importanza economica delle fabbriche della salute e dei connessi interessi finanziari e di potere è sotto gli occhi di tutti. Così come sono sotto gli occhi di tutti le terribili differenze esistenti fra mondo ricco e Paesi del sottosviluppo. Lo si accenna solo per ricordare quanto sia diventato importante il ruolo dello Stato e delle forze politiche nella promozione della salute pubblica e come su tutto questo sia cresciuta la seduzione dì una pubblicità che ci vuole persuadere del prossimo raggiungimento di obiettivi straordinari e definitivi nella lotta col male. In questo contesto la voce del medico che ci deve dire la verità risulta come affievolita dall'altoparlante pubblicitario delle grandi corporations, delle aziende farmaceutiche, dei poteri pubblici e di tutti coloro—aziende, correnti e fazioni politiche, trafficanti d'ogni genere — che corrono dietro all'irresistibile richiamo della montagna d'oro del bilancio della sanità. E il fascino stesso dell'atto sanitario assurto in cedi casi a vertici di celebrità superumana rischia di fuorviare il cittadino e di deformare la voce che gli giunge dal medico. Nel frastuono di anti e così potenti interessi riusciremo ugualmente a percepire la voce autentica del medico? La risposta a questa domanda dipende dall'esito di un esperimento. Questo libro è l'esperimento. L'autore ha deciso di dirci la verità così come la vede e la conosce da medico: è una verità difficile, va in controtendenza, vuole scuotere i lettori e destarli dall'incanto delle sirene televisive che promettono l'arrivo di una prossima età felice di salute universale. Sarà ascoltata? Non è facile. Lo fa temere l'evidente e smisurata sproporzione dei mezzi tra la voce isolata di un medico e la potenza pervasiva di una pubblicità sorretta da giganteschi interessi e dal desiderio umano di essere sedotti e ingannati. (Adriano Prosperi