ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Lo screening mammografico in un’ottica centrata sulla persona Rita Siani, Camilla Paganucci, Caterina Primi Nella popolazione femminile dei paesi industrializzati, il tumore della mammella è la neoplasia più diffusa. Il rischio, per le donne italiane, di ammalarsi di cancro della mammella entro i 70 anni è di circa il 5-6% (una donna ogni 17-20). Tenendo conto dell’elevata sopravvivenza delle donne colpite da carcinoma mammario, si può desumere che in Italia vivono oggi oltre 250.000 donne che hanno esperito questa malattia con tutte le implicazioni relative all’assistenza, al disagio psicologico e sociale. Questi dati confermano che il carcinoma mammario rappresenta una malattia a carattere sociale anche per l’Italia e indicano la necessità che risorse adeguate vengano destinate per affrontare questo problema di sanità pubblica. A differenza di altri tumori per cui è ipotizzabile un’efficace prevenzione primaria, per il tumore della mammella è necessario un intervento di prevenzione secondaria in cui il presupposto è il test della mammografia; tale esame permette di riconoscere la neoplasia in una fase preclinica e consente una prognosi del tumore mammario che, se in fase iniziale, permette interventi più conservativi. In Italia, alcune città e regioni hanno attivato programmi di screening rivolti alla popolazione femminile residente; sono invitate al controllo mammografico le donne comprese nel range 50-70 anni. Questi programmi registrano sempre una maggiore partecipazione come risulta dai dati raccolti dal G.I.S.Ma. (Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico). 1 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Lo screening mammografico risulta essere uno strumento efficace nel ridurre la mortalità per tumore mammario nelle donne oltre i 50 anni di età. Il test di screening è rappresentato dalla mammografia con periodicità biennale. Nel 1993 l’EUROSOMA (European Society for Mastology) (Wald, Chamberlain, Hackshaw, 1993) ha emesso un documento di consenso nel quale vengono riportati i risultati di sei studi; i dati sono relativi ad una riduzione di mortalità cumulativa pari al 24%. Tale documento inoltre pone l’enfasi sull’efficacia dello screening mammografico considerandolo così tra gli interventi di sanità pubblica cui si deve attribuire un ruolo prioritario. Le stime del rapporto costo/efficacia di un programma di screening mammografico dimostrano che questi servizi sono economicamente più vantaggiosi di altri interventi di sanità pubblica attualmente già in uso in Italia. È tuttavia condizione indispensabile per la realizzazione di un programma di screening la partecipazione della popolazione bersaglio; sembra essere un requisito fondamentale per il successo del programma la presenza nella popolazione dello screening di una cultura preventiva; ansia per il risultato, paura del tumore, paura delle radiazioni o del dolore durante l’esame e scarsa fiducia nell’efficacia dello screening e della terapia possono essere ostacoli alla partecipazione. Risulta importante nella prevenzione dei tumori femminili il ruolo attivo della donna nella gestione della sua salute (Champion & Scott, 1993). Numerose ricerche condotte nell’ambito della psicologia sociale della salute hanno approfondito l’analisi di correlati psicologici legati ai comportamenti finalizzati alla diagnosi precoce dei tumori al seno (Cope, 1992; Budden,1995). Nello studio dei comportamenti sanitari e di quelli legati alla malattia ha avuto un’ampia diffusione, tra i modelli teorici, il costrutto del locus of control (Rotter, 1954); Il concetto di locus of control si è originariamente sviluppato all’interno della teoria dell’apprendimento sociale di Rotter (1966). Questa teoria sostiene che i rinforzi che un individuo ottiene dall’ambiente sociale siano cruciali per lo sviluppo di credenze circa gli effetti di un evento. Un individuo impara cioè, in base alle proprie esperienze, ad attribuire la causa, o meglio l’origine di un evento, all’interno di se stesso oppure all’esterno. Questa concezione si traduce nel costrutto del locus of control, che quindi può essere di due tipi: locus of control interno, quando un evento viene percepito come dipendente dal proprio comportamento; locus of control esterno, quando viene percepito come dipendente da fattori esterni. Il fatto di possedere un certo tipo di controllo sugli eventi influenza non solo – come abbiamo detto – la percezione degli eventi, ma anche il tipo di comportamenti messi in atto. Per esempio, chi possiede un tipo di locus of control fortemente interno si dimostra una persona attiva, orientata all’obiettivo e determinata; al contrario di chi possiede un tipo di locus esterno che dimostra di essere più passivo e di possedere scarsa fiducia negli effetti delle proprie azioni (Hersh & Sheibe, 1967). Le tipologie emergenti da questo modello non sono però sempre così nette, cioè un individuo non necessariamente risulta un puro interno o un puro esterno (Wallston, Wallston & De Vellis, 1978). 2 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Molte ricerche hanno messo in evidenza quanto i comportamenti di una persona possano essere associati al grado di “internalità” o “esternalità” dimostrato: per esempio, è stata analizzata la relazione tra tipo di locus e capacità di gestire l’ansia (Strassemberg, 1973), o ancora tra locus e motivazione al lavoro (Vidotto, Pegoraro & Argentero, 1998). Wallston, Wallston, Kaplan & Maides (1976) in particolar modo indagano la relazione tra stile attributivo e percezione della propria salute. Gli autori hanno ipotizzato, in base all’osservazione di medici che sollecitavano in pazienti diabetici un tipo di controllo attivo della propria malattia, che il tipo di locus of control potesse influenzare l’atteggiamento e il comportamento di un individuo riguardo alla propria salute. Per studiare tale relazione gli Autori misero a punto nel 1976 una scala per la misurazione del tipo di credenze basata su un concetto unidimensionale, ricalcando la concezione originale di Rotter, del locus of control: la Health Locus of Control Scale (HLC). La scala doveva misurare, infatti, il costrutto del locus of control secondo un concetto unidimensionale-bipolare di cui gli estremi erano appunto il locus interno (Internal Health Locus of Control – IHLC) e il locus esterno (Chance Health Locus of Control – CHLC). In base ad alcuni lavori, anche precedenti al loro (Levenshon, 1974), che suggerivano la multidimensionalità del costrutto, gli Autori ampliarono la scala inserendo una terza dimensione, chiamata altri potenti, (Powerful Health Locus of Control – PHLC) che considerarono come un’estensione del locus of control esterno. Sembrava infatti sensato distinguere tra un controllo percepito totalmente dovuto al caso e alla fortuna da uno dovuto alle figure presenti in ambito medico. Da questa nuova acquisizione nacque la Multidimensional Locus of Control Scale (MHLC) (Wallston et al., 1978). Questo nuovo strumento contiene un totale di diciotto item suddivisi in tre subscale: 1) locus of control interno, 2) esterno, e 3) altri potenti. I risultati ottenibili con questo strumento non riguardano solo le tre tipologie pure: interno, esterno e altri potenti; infatti, i punteggi ottenuti da un soggetto alle tre subscale possono dare adito a tipologie miste in base al quale si stabilisce una tendenza individuale stabile nella tendenza a credere gli eventi sotto il proprio controllo (locus of control internal) o sotto il controllo dell’ambiente (locus of control external). Nelle situazioni relative alla salute le persone possono essere talvolta molto dipendenti dai familiari o dal personale sanitario; in molte situazioni di cura è realistico credere che le azioni degli altri possano influenzare il proprio stato di salute, in particolare quando gli “altri” sono i medici o i tecnici. La creazione della scala Multidimensional Health Locus of Control (MHLC) (Wallston, Wallston e De Vellis, 1978) ha lo scopo di affrontare da un punto di vista multidimensionale il comportamento sanitario; con questo strumento è possibile separare le opinioni che la salute individuale sia controllabile (anche da altre persone), dalle credenze che la salute sia determinata da eventi casuali. Tra le numerose ricerche che hanno studiato il rapporto tra MHLC e comportamenti nella sfera della salute (per una rassegna vedi Norman & Bennett, 1995) solo alcuni lavori hanno preso in esame lo stile attributivo (tipo di locus of control) e comportamento di prevenzione al tumore alla mammella, e quindi risulta evidente l’importanza di un ulteriore 3 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 approfondimento della relazione tra costrutto del locus e comportamenti in ambito di prevenzione al tumore alla mammella; a tale scopo questo lavoro si propone di indagare in tale ambito avendo come target della propria indagine quelle donne che aderiscono allo screening mammografico. Si è inoltre cercato di indagare l’atteggiamento da parte delle donne verso questo tipo di esame allo scopo di avere una maggiore conoscenza di quello che sanno riguardo a questo test. I risultati di questo studio possono fornire utili informazioni in ambito di educazione alla salute, in particolare nella messa a punto di campagne di promozione alla salute mirate al raggiungimento di un numero sempre maggiore di donne per coinvolgerle nei comportamenti preventivi e di diagnosi precoce. Metodo e tecniche Partecipanti Il campione è composto da 343 donne con età media di 57.7 anni (± 5.7). Le donne sono state tutte contattate tramite lettera di invito all’interno di un programma di screening promosso in alcuni comuni nella provincia di Firenze e Prato dal Centro Studi per la Prevenzione Oncologica (C.S.P.O). Procedura La prova è stata somministrata alle donne dopo che avevano concluso l’esame nelle unità mobili in presenza di personale sanitario; il tempo impiegato in media da ciascuna donna è stato di circa 20 minuti. Strumenti Alle donne veniva somministrato un libretto costituito da una scheda informativa nella quale si raccoglievano, oltre ai dati socioanagrafici, i dati circa l’adesione al programma di screening sottoponendosi ad esame mammografico (1 item chiedeva con quale frequenza veniva praticata) e circa la pratica dell’autopalpazione (1 item chiedeva con quale frequenza veniva praticata). Il libretto conteneva inoltre, in ordine randomizzato, la scala MHLC e una scala per la misura dell’atteggiamento verso l’esame mammografico. MHLC (Multidimensional Health Locus of Control) È stata somministrata la Forma A del Multidimensional Health Locus of Control di Wallston, Wallston & De Vellis (1978). Il questionario viene utilizzato come misura delle credenze delle persone circa il controllo che sentono di avere nell’ambito della propria salute; la scala è strutturata su tre dimensioni diverse: la prima riguarda un tipo di controllo interno sulla salute e quindi la credenza che questa dipenda soprattutto dai propri 4 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 comportamenti (internal); la seconda riguarda invece la credenza che la propria salute dipenda dagli altri, in particolare modo dai medici (powerful); la terza riguarda invece la credenza che la propria salute sia frutto del caso e quindi di fattori accidentali (external). Lo strumento è composto da 18 item, su ognuno dei quali viene richiesto di esprimere il grado di accordo o disaccordo. Scala di atteggiamento verso l’esame mammografico Dall’analisi della letteratura e dalle informazioni raccolte attraverso colloqui con personale specializzato nella tecnica mammografica, sono state preparate 50 affermazioni relative alle seguenti aree: una prima area che riguarda l’aspetto emotivo con cui le donne considerano la mammografia; una seconda che riguarda le credenze che le persone hanno nei riguardi dell’esame e del tumore al seno; una terza area che tiene conto delle informazioni che possono arrivare attraverso le campagne divulgative e, infine, una quarta area che riguarda l’influenza che il personale sanitario può avere sull’eventuale decisione di effettuare l’esame. La prima versione a 50 item è stata somministrata ad un campione di 68 donne con le stesse caratteristiche (età, livello di istruzione etc.) del campione preso in esame per la ricerca. Per ogni item le donne dovevano esprimere il loro accordo/disaccordo, utilizzando una scala di tipo Likert a 5 punti. Si è quindi proceduto all’eliminazione degli item di difficile comprensione e di quelli non discriminanti. Ne è risultata la versione definitiva a 42 item che è stata somministrata al campione dell’indagine. Risultati, discussione e conclusioni Come abbiamo visto, tra i requisiti per la realizzazione di un programma di screening risultano indispensabili: 1) la partecipazione della popolazione bersaglio; 2) la conoscenza dei correlati psicologici delle donne che aderiscono al programma di screening mammografico. Nel campione preso in esame le donne hanno nella maggioranza dei casi un livello di istruzione medio-basso e sono inattive dal punto di visto lavorativo; tuttavia, dichiarano di essersi già sottoposte al test della mammografia e di avere praticato l’autopalpazione. Questi risultati possono sembrare in contraddizione con i dati ottenuti dall’ISTAT (2000) sulle abitudini sanitarie, dove risulta una maggiore azione preventiva nelle donne con titolo di studio più elevato e che sono professionalmente impegnate. Può fornire ulteriori informazioni conoscere lo stile attributivo delle donne partecipanti; dai risultati ottenuti alle tre scale del MHLC risulta un punteggio più elevato alla scala di locus internal e alla scala di locus powerful; le donne che si sottopongono al test sembrano percepire la loro salute sotto il loro controllo personale o sotto quello di “altri” significativi. Questi risultati sono concordi con ricerche precedenti su stile attributivo e comportamenti sanitari; chi dichiara uno stile attributivo interno tende ad assumere comportamenti rivolti alla promozione del proprio benessere. 5 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Le donne risultano essere protagoniste attive della loro salute ma, con l’avanzare dell’età, sembrano affidarsi al “sapere medico”. Come negli studi di Holm e coll. (1999) le donne sottoposte a screening percepiscono la loro salute sotto il controllo di “altri”. Nel campione esaminato risulta inoltre, per quanto riguarda la correlazione tra i fattori, l’indipendenza tra internal ed external, mentre il fattore powerful correla con ambedue gli altri fattori. Nella fascia di età considerata, gli “altri” sembrano quindi avere un ruolo determinante nella gestione della propria salute, anche tra chi dimostra un controllo interno della propria salute. Risulta di particolare importanza il ruolo del medico nella promozione di comportamenti volti alla propria salute e in particolare alla adesione al programma di screening. Questo dato viene confermato nei risultati ottenuti nella scala di atteggiamento, con il fattore “ruolo del medico”. Come emerso in altri lavori (Segnan et al., 1998; Giorni et al., 1999), il medico può essere un importante fonte di informazione e sensibilizzazione delle donne per quanto riguarda il test. Questi risultati mettono in primo piano l’importanza di programmi rivolti ai medici perché siano più sensibilizzati ed informati sulla presenza della campagna di screening sul territorio di loro competenza. L’importanza di una corretta informazione trova conferma anche dal delinearsi, come primo fattore alla scala di atteggiamento, delle “credenze“ delle donne verso il test; sembra quindi che le informazioni trasmesse da fonti non scientifiche abbiano un peso nel determinare l’atteggiamento delle donne che si sottopongono allo screening, in modo particolare in quelle meno scolarizzate, che abbiamo visto essere la maggioranza nel nostro campione. Questo risultato ci porta a evidenziare l’importanza della semplicità e della chiarezza che un messaggio deve avere nell’informare questo tipo di utenza; altrimenti il rischio è quello di non riuscire a raggiungere questa fascia della popolazione, che sembra basarsi solo sul “sentito dire”, che non sempre corrisponde ad un’informazione corretta. Emerge inoltre un terzo fattore che risulta spiegare la componente emotiva dell’atteggiamento delle donne verso questo esame. È senza dubbio una componente importante che sembra essere condivisa da tutte le partecipanti (non troviamo alcuna differenza per il livello di scolarità), e che non sembra diminuire con l’esperienza, cioè con il numero di volte che si sono sottoposte all’esame. Si può ipotizzare che la paura che le donne provano non sia rivolta al test, ma al risultato ottenibile; ciò spiegherebbe la condizione emotiva che si mantiene stabile anche nelle donne che hanno già avuto l’esperienza dello screening mammografico. La paura sembra essere una condizione uguale per tutte e che si mantiene nel tempo. Questo risultato pone in evidenza la necessità di un’adeguata informazione e preparazione del personale tecnico che deve essere in grado di far fronte alla stato di paura della donna ogni volta che si presenta allo screening. Nell’analisi delle relazioni tra i fattori della scala MHLC e della scala di atteggiamento troviamo una correlazione tra un’attribuzione di tipo esterna e il fattore credenze; di nuovo abbiamo una conferma dell’importanza di un’informazione semplice e chiara per favorire un atteggiamento delle donne ad essere protagoniste attive della promozione della loro salute. 6 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Il diffondersi di certe credenze può essere concorde con un attribuzione causale di tipo esternal più orientata verso una percezione di controllo della malattia legata al caso e quindi in antitesi con un programma di prevenzione. Possiamo concludere facendo alcune osservazioni sull’uso della scala MHLC in ambito di screening mammografico. Dai risultati ottenuti risulta confermata la struttura a tre fattori ipotizzata da Wallston el al. (1978) ottenendo degli indici di coerenza interna soddisfacenti per ciascuna delle scale, simili a quelli ottenuti in altre ricerche. L’uso del MHLC in ambito di screening mammografico può risultare utile allo scopo esplorativo di mettere in evidenza certe relazioni tra stile attributivo e comportamento di adesione allo screening; tuttavia, dai risultati ottenuti con l’analisi della regressione il tipo di locus non sembra essere capace di predire il comportamento delle donne nell’ambito di prevenzione al tumore al seno. Si può ipotizzare che il costrutto del Health locus of control, pur essendo specifico per il campo della salute, non sia in grado di predire un comportamento sanitario come quello di adesione allo screening mammografico. Come emerso dai nostri risultati, l’atteggiamento delle donne verso questo test ha una struttura multidimensionale, che mette in luce fattori specifici che intervengono nella adozione di comportamenti preventivi al tumore al seno. Data l’importanza del costrutto del health locus of control, sembra auspicabile la messa a punto di uno strumento specifico per questo ambito allo scopo di ottenere una maggiore capacità predittiva. Inoltre, si possono evidenziare altri spunti di riflessione; alcuni relativi ai ruoli che le emozioni svolgono per l’esecuzione del test, altri al ruolo specifico che gli operatori sanitari rivestono nel programma di screening. Se la donna porta la paura dell’esame e del dolore per la compressione, la vergogna di scoprirsi il seno e l’ansia per la risposta , l’operatore porta la stanchezza di un lavoro alquanto ripetitivo e la non conoscenza dei costrutti psicologici per cui in un forte stato d’ansia anche una corretta informazione viene respinta e l’operatore può esperire un senso di inefficacia. Riconoscere, senza negare o sminuire il vissuto emotivo che la donna porta, accettare incondizionatamente le richieste e i dubbi relativi all’informazione, essere autentici nell’approccio con la donna e quindi aver sempre molto chiaro qual è lo scopo per cui l’operatore esegue il test, è senza dubbio un processo che favorisce inevitabilmente risultati significativi e permette di stabilire la breve ma efficace relazione che si sviluppa tra l’operatore e la paziente. Ma se è semplice auspicare quanto sopra, da un punto di vista operativo la questione è più complessa. Perciò sarebbe auspicabile l’introduzione, nell’ambito descritto, di un’ottica centrata sulla persona che prenda in considerazione sia i fattori relativi alla donna che esegue la mammografia, sia quelli riferiti al ruolo dell’operatore il quale potrà rapportarsi efficacemente sul piano umano senza abdicare al suo ruolo scientifico. Uno sviluppo della formazione rogersiana in campo sanitario che promuova le condizioni necessarie e sufficenti permetterebbe infatti una maggior consapevolezza dei processi e dei fenomeni che sorgono tra operatori ed utenti. Maggior consapevolezza significa anche cambiamento di atteggiamenti e comportamenti 7 PDF Creator - PDF4Free v2.0 http://www.pdf4free.com ACP - Rivista di Studi Rogersiani - 2002 dell’operatore (tono della voce, postura, qualità nel “toccare”, sguardo, ecc.), i quali presumibilmente favorirebbero nelle utenti la modificazione dei costrutti rigidi ed invalidanti, indirizzando le loro attribuzioni sulla salute verso un locus interno e rendendole in definitiva protagonista attive nel processo. Se le stime del rapporto costo/efficacia di un programma di screening mammografico dimostrano che sono economicamente più vantaggiosi di altri interventi di sanità pubblica attualmente già in uso in Italia, è indubbio che la formazione umanistica rogersiana può ulteriormente favorire e mantenere tali stime. Bibliografia BUDDEN L. (1995), Young women’s breast self-examination knowledge and practice, «Journal of Community Health Nursing», 12 (1), pp. 23-32. CHAMPION V. & SCOTT C. (1993), Effects of procedura\belief intervention on breast self-examination performance, «Research in Nursing and Health», 16 (3), pp. 163-170. COPE D.G. (1992), Self-Esteem and the Practice of Breast Self-Examination, «Western Journal of Nursing Research», 14 (5), pp. 618-631. GIORGI D., GIORDANO L., PACI E., ZAPPA M. (1999), Organizzazione e valutazione epidemiologica di un programma di screening mammografico, «Attualità in Senologia», suppl. n. 1, anno VIII. HERSH P.D. & SHEIBE K.E. 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