La riabilitazione in psichiatria Dr.ssa M. F. Pantusa Che cos’è la riabilitazione Ri-acquisire abilità , evidentemente perdute in relazione al : - disturbo psichico - o alle sue conseguenze - oppure legate alla risposta ambientale al disturbo stesso Destinatari dell’intervento • Paziente • Ambiente La riabilitazione si configura come l’insieme degli interventi volti a favorire l’integrazione del paziente riabilitato in una comunità riabilitata RIABILITAZIONE Obiettivi finali : 1. Integrazione sociale 2. Autonomia 3. Qualità della vita Riabilitazione Avere 1. Ricostruzione soddisfazione e successo in una attività scelta del senso di sé 2. Riduzione della disabilità 3. Riacquisizione di abilità e comportamenti socialmente competenti Miglioramento qualità della vita Vivere in un luogo decente di propria scelta Avere amici, rapporti e conoscenze nel proprio ambiente RIABILITAZIONE 1. Qualunque sia il disturbo è sempre possibile individuare aree sane 2. E’ sempre possibile rapportarsi con esse mettendo tra parentesi le parti malate 3. Che è utile mantenere separati i due contesti, quello della terapia e quello della riabilitazione Riabilitazione: modelli teorici Teoria di riferimento Modello operativo Funzioni privilegiate Limiti Cognitivo comportamentale Psicosociale Privilegia il riapprendimento di abilità accuratamente standardizzate. Tende ad ignorare le dinamiche familiari ed i bisogni profondi. Psicoeducativo Mediazione tra paziente e famiglia per contenere le recidive tramite una corretta compliance farmacologica. Assenza di un progetto globale ed eccessiva valorizzazione del farmaco. Sistemica Sistemico Centrato sulla lettura e ridefinizione dei contesti familiari. Non funziona con le famiglie rrigide e prive di aspettative. Sistemica + Comportamentale Multicontestuale Il riapprendimento sociale procede di pari passo con la gestione familiare. Trascura le dinamiche intrapsichiche. Psicodinamica Psicodinamico “Psicoterapia” intensiva volta alla ristrutturazione del senso di sé. Costosa e lunga formazione degli operatori, confusione con la sfera più propriamente terapeutica. RIABILITAZIONE L’intervento riabilitativo fornisce: 1. 2. 3. 4. Sostegno emotivo e materiale spingendo a “farcela da solo” Assicura un contenimento emozionale e sintomatologico sia attraverso la relazione con l’operatore sia nella cultura della tolleranza e dell’accettazione del gruppo Costante spinta all’esame di realtà Apprendimento del nuovo Spazio terapeutico Riabilitazione Spazio riabilitativo Ci si occupa di pazienti Si fanno progetti con utenti Passività del paziente Partecipazione dell’utente Si lavora in un sistema tendenzialmente chiuso Si lavora in un sistema tendenzialmente aperto Si elabora un tipo di transfert privilegiato Si utilizzano diversi tipi di transfert Centralità della figura terapeutica Centralità della costellazione riabilitativa Esiste uno scopo generale scarsamente definito (ad esempio “la guarigione”) Non ci sono scopi generali, ma solo scopi parziali definiti, volta per volta, dell’incremento delle abilità Riabilitazione Volontariato Sociale Cooperative di lavoro Fomentare l’uso di specifiche abilità scelte dall’utente Progetto riabilitativo Ridurre gli handicap ambientali Riabilitatore Progetto terapeutico DSM Prevenzione Sicurezza sociale Sociale Il problema della cronicità Il momento cruciale e qualificante della prassi psichiatrica non è tanto il controllo della crisi, quanto piuttosto la fase successiva della riabilitazione e del reinserimento del paziente nella comunità. Gritti e Maj, 1984 Il problema della cronicità Nello psicotico cronico risultano compromesse: 1. La dimensione temporale 2. La dimensione spaziale 3. Il ruolo sociale Il problema della cronicità • Riduzione fino all’interruzione dei processi di comunicazione • Regressione psichica Disabilità Modello tassonomico delle disabilità Relazioni sociali Abilità lavorative Cura personale Disabilità L’esito sociale dei disturbi psichici è correlato: • Variabili sociodemografiche: (età,sesso, civile, residenza) • Diagnosi • Abilità sociali • Rete sociale • Psicopatologia Le fasi dell’intervento riabilitativo • Invio • Metodologia dell’accoglimento • Valutazione Perché valutare? • La valutazione consente di misurare i progressi del pz e l’efficacia degli interventi riabilitativi • La valutazione è un percorso che porta ad affinare le capacità e l’abilità professionale dell’operatore: si valuta anche il proprio operato • La valutazione protegge dal rischio di cronicità “una perenne sala d’attesa in cui il malato rimane , o per molto o per sempre, ad attendere il benestare d’ingresso in società” Gli strumenti della valutazione • NON STRUTTURATI : colloqui con il pz e la sua famiglia, osservazione diretta del pz • STRUTTURATI: interviste strutturate e semistrutturate, questionari Gli strumenti della valutazione Perché una misurazione sia oggettiva deve essere: - Valida: misura effettivamente ciò che vuole misurare - Attendibile: il risultato è indipendente da chi lo somministra L’assessment nella riabilitazione E’ l’insieme di tutte le procedure finalizzate alla raccolta delle informazioni rilevanti per impostare e monitorare l’agire riabilitativo. L’assessment nella riabilitazione • Diagnosi riabilitativa • Obiettivi riabilitativi • Intervento riabilitativo Diagnosi riabilitativa E’ l’identificazione delle aree in cui vengono rilevate specifiche disabilità Obiettivi Criteri di scelta • • • • Accrescere la stima di sé Procedere per passi graduali Non essere impazienti Negoziati Obiettivi • • • • • • • • Negoziazione Aiutare il pz a rendersi conto del problema Motivarla al cambiamento Sceglier un obiettivo realistico Definirlo in termini operativi Scomporlo nelle abilità necessarie Identificare le risorse Definire i premi Esercitarsi nelle abilità necessarie Intervento riabilitativo • Relazione intensa e significativa • Atmosfera di sostegno, accoglienza e tolleranza • Definizione obiettivo specifico • Scomposizione in compiti elementari • Tempi • Valutazione ed autovalutazione Aree da esplorare nella valutazione delle disabilità • • • • • Cura personale Abitazione Lavoro Compagni e famiglia Spazio sociale e ricreativo M. Spivak Gli strumenti della valutazione 1. DAS II: Disability assessment schedule 2. CAN:Camberwell Assessment of Need DAS II: Disability Assessment Schedule 1. 2. 3. 4. 5. Comportamento generale Ruoli sociali Comportamento in ospedale Possibili fattori modificanti Giudizio globale sul grado di adattamento DAS II: Disability Assessment Schedule Istruzioni per l’uso • • • • • Chi deve compilare il modulo Fonti d’informazione Come operare una valutazione Criteri di base per la valutazione Pazienti ospedalizzati DAS II: Disability Assessment Schedule Comportamento generale • • • • Cura di sé Ipoattività Rallentamento Ritiro sociale DAS II: Disability Assessment Schedule Adeguatezza nei ruoli sociali • • • • • • • • Partecipazioni alle attività familiari Ruolo di coniuge (affettivo e sessuale) Ruolo di genitore Ruolo sessuale Contatti sociali Ruolo lavorativo (svolto o cercato) Interessi ed informazioni Comportamento in situazioni d’emergenza DAS II: Disability Assessment Schedule • • • • • • • • Paziente in ospedale Rallentamento motorio Ipoattività Iperattività Conversazione Ritiro sociale Interesse per gli svaghi Discorsi fatui o incomprensibili Posture anomale o manierismi DAS II: Disability Assessment Schedule Paziente in ospedale • • • • Comportamento pericoloso o violento Tendenza a rimanere a letto Aspetto personale Comportamento durante i pasti • • • • Visite ricevute Visite a casa Necessità di controllo per ragioni di sicurezza Motivazioni del controllo Contati con il mondo esterno DAS II: Disability Assessment Schedule Fattori modificanti • • • • Risorse specifiche : attività, interessi, competenze,ambiente,relazioni sociali Fattori di rischio : ambiente,salute fisica,caratteristiche Atmosfera familiare :figura chiave,contatto,coinvolgimento, controllo,rifiuto,privacy Supporto esterno : cercato, ricevuto,accesso al lavoro) DAS II: Disability Assessment Schedule Valutazione globale Giudizio globale dell’operatore sul livello di adattamento sociale del paziente DAS II: Disability Assessment Schedule Assegnazione dei punteggi • • • • Aree cura di sé e comportamento generale : da 0 a 5 Paziente in ospedale : da 0 a 2 Fattori modificanti: - risorse e rischio da 0a1 - Atmosfera familiare da 0 a 3 Valutazione globale : da 0 a 5 DAS II: Disability Assessment Schedule Assegnazione dei punteggi • Punteggio grezzo • Punteggio bilanciato (medio) CAN:Camberwell Assessment of Need “Ciò di cui un individuo necessita per essere in grado di acquistare, mantenere o recuperare un accettabile livello di indipendenza sociale o di qualità della vita” National Health Service and Community Care Act (1990) CAN:Camberwell Assessment of Need Maslow:- bisogni fisiologici di base - bisogni più elevati Bradshaw:-bisogni percepiti -bisogni espressi -bisogni normativi -bisogni comparativi CAN:Camberwell Assessment of Need Perché valutare i bisogni? 1-i Servizi devono essere in grado di rispondere alle specifiche problematiche degli utenti di un determinato territorio 2-bisogna dimostrare che gli interventi sono realmente efficaci CAN:Camberwell Assessment of Need Perché valutare i bisogni? 1-misurare l’assetto di base dei bisogni di un nuovo pz 2- tracciare un profilo longitudinale dei bisogni di un pz 3- verificare l’impatto di un determinato intervento su un gruppo di utenti con bisogni simili 4- verificare il carico di lavoro degli operatori 5- confrontare l’impatto sui bisogni di due CSM CAN:Camberwell Assessment of Need Perché la CAN? 1-semplicità d’uso 2-lega il soddisfacimento del bisogno all’esito globale degli interventi 3-approccio “negoziale” (prospettiva pz ed operatore 4-è lo strumento più utilizzato a livello europeo CAN:Camberwell Assessment of Need • • • • • • Vantaggi: Adeguate proprietà psicometriche Compilabile in 30 minuti Utilizzabile da molte figure professionali Considera sia il punto di vista degli utenti che degli operatori Valuta sia i bisogni soddisfatti che quelli insoddisfatti Valuta l’aiuto ricevuto sia dagli amici che dai servizi CAN:Camberwell Assessment of Need • • • CAN –R : ricerca (tipo e grado di aiuto ricevuto e la soddisfazione) CAN – C:clinica (tipo e grado di aiuto ricevuto) CANSAS : forma abbreviata CAN:Camberwell Assessment of Need 1. Alloggio 2. Alimentazione 3. Cura della casa 4. Cura di sé 5. Attività quotidiane 6. Salute fisica 7. Sintomi psicotici 8. Informazioni su dist e ter. 9. Disagio psic. 10. Sicurezza personale 11. Sicurezza per gli altri 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Abuso d’alcool Abuso di farmaci Vita di relazione Vita di coppia Vita sessuale Cura dei figli Istruzione di base Telefono Trasporti Denaro Sussidi CAN:Camberwell Assessment of Need - - Somministrazione Può essere intervistato: 1) utente (U) 2) familiare (F) 3) staff (S) Spiegare lo scopo dell’intervista Dare tempo per la risposta CAN:Camberwell Assessment of Need Se esiste una discrepanza tra la valutazione dell’utente e quella dello staff non bisogna attribuire un punteggio di sintesi, ma bisogna mantenere le due valutazioni separate perché sono un’importante fonte di informazione. Molti studi (Slade 96-98, La salvia 2000) hanno rilevato discrepanze tra le due valutazioni: • i pz riportano un numero superiore di bisogni insoddisfatti. • Gli operatori riportavano un numero maggiore di bisogni nelle aree che riguardavano i sintomi psicotici e le attività quotidiane, • i pz invece riportavano un maggior numero di bisogni sia per i sintomi psicotici che per i trasporti. • .Il disaccordo tra staff è pz è maggiore quanto più basso è il livello di funzionamento globale del pz. CAN:Camberwell Assessment of Need 0 = nessun problema Punteggio (nessun bisogno) 1 = nessun problema/problema moderato grazie all’aiuto fornito (bisogno soddisfatto) 2=problema grave 9=sconosciuto (bisogno insoddisfatto) (l’intervistato non sa o rifiuta di rispondere) I nuovi cronici: problemi e prospettive OBIETTIVI Valutare e comparare in un campione di pazienti cronici ambulatoriali e residenziali: • Aspetti clinico terapeutici • Disabilità • Psicopatologia Campione Gruppo 1: • N. 46 pz ambulatoriali lungo-assistiti • M/F 34/12 • Età media 46.15±13.64 Gruppo 2: • N. 54 pz in trattamento socio-riabilitativo residenziale • M/F 34/20 • Età media 48.72 ±11.24 Campione • Questionario socio-anagrafico • TRE-3 • BPRS • VGF Campione % 80 70 60 50 40 Gruppo I Gruppo II 30 20 10 0 Co f niu ig li ge fra t gen ne alt s s elli ito un ro ri o Diagnosi 10% 5% 6% Schiz Schizoaff P.D. Rit. Ment. 79% Diagnosi vs sede 35 % 30 25 20 15 Gruppo I Gruppo II 10 5 0 PD S Rit D. S S S S . M Sch chiz. chiz. chiz. chiz. chiz. en Ca dis. Ind par res t. iz . t . if Caratteristiche psicopatologiche TRE-3 e BPRS Gruppo I Gruppo II 70 60 50 40 30 20 P=.004 10 0 Po s Ne g Co mp TO T BP RS Disabilità: VGF Gruppo I Gruppo II 50 % 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1 2 (>60) (60-50) 3 (49-31) 4 (<31) Regressione VGF vs BPRS r= -. 690** Regressione: VGF vs TRE-3 r=.798** r = - .798** Regressione: VGF vs TRE-3 sintomi negativi e positivi r -.705** r -.533** r.705** Regressione: VGF vs TRE-3 sintomi comportamentali r r=r=-.533 -.622** - .798 Caratteristiche cliniche P =.000 60 50 40 30 Gruppo I Gruppo II 20 10 0 E tà eso rd Lat en za Du rat a me si r iab Farmaci % 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Gruppo I Gruppo II Ne t ssu ipici no ati pic i dep tip /a t ot ip Conclusioni • • • • Bisogni assistenziali intensivi Lungo intervallo di tempo tra esordio ed inizio del trattamento L’inserimento residenziale rappresenta una collocazione “provvisoriamente definitiva” Uso elevato di antipsicotici tipici nei trattamenti residenziali GRAZIE Carico familiare e malattie mentali Carico familiare e malattie mentali Il termine di “Carico Familiare", o Family Burden secondo la letteratura anglosassone, si riferisce all’impatto negativo che patologie a carattere cronico ed invalidante possono avere sulla famiglia. Carico familiare e malattie mentali In ambito psichiatrico il problema appare particolarmente evidente per due ordini di motivi: a) le malattie mentali gravi incidono fortemente sul comportamento relazionale ed adattivo delle persone che ne sono affette, b) l’affermarsi del processo di deistituzionalizzazione ha determinato un sempre maggiore coinvolgimento delle famiglie per l’assistenza quotidiana dei pazienti. Carico familiare e malattie mentali • Carico Oggettivo:effettiva presenza di specifiche condizioni comunemente ritenute problematiche o di eventi avversi che hanno un effetto negativo sulla vita dei familiari del malato, osservabili e quantificabili secondo un indice di gravità • Carico Soggettivo :disagio percepito e riferito causalmente a problemi e/o difficoltà e/o eventi avversi riconducibili alla quotidianità del rapporto e dell’assistenza del paziente. Carico familiare e caratteristiche del caregiver Diversi studi hanno riconosciuto che le caratteristiche specifiche del caregiver, che possono giocare un ruolo determinante nel predire i livelli di carico, comprendono : • • • • il sesso l’età la relazione con il paziente, la disponibilità di sistemi di supporto. Dell’Acqua et al 2000, (2) hanno riscontrato una relazione inversa tra carico familiare ed abilità sociali della famiglia e queste variavano in relazione con le aspettative, l’età, il genere, la classe sociale e il grado di istruzione. Carico familiare e caratteristiche cliniche Il carico associato all’assistenza dei pazienti schizofrenici è ben documentato. McDonnel et al 2003, (3) hanno riportato nella schizofrenia, tra i fattori in grado di predire outcomes negativi per il caregiver: • la presenza di sintomi negativi, • comportamenti aggressivi, • frequenti ospedalizzazioni • minore durata di malattia. Magliano et al 2006, (4), in uno studio comparativo tra schizofrenia e malattie fisiche hanno trovato tra i familiari di pazienti schizofrenici un minore supporto sociale ricevuto e più elevati livelli di carico soggettivo. Carico familiare e caratteristiche cliniche La condizione dei caregivers dei pazienti con psicosi affettive è stata meno studiata in letteratura. Perlik et al 2004, (5) hanno trovato che nei familiari di pazienti bipolari, così come per la schizofrenia, il carico risultava correlato a: • ipercoinvolgimento emotivo e condizionava negativamente l’aderenza al trattamento. Nello studio di Schmid et al, 2007,(6) il carico dei familiari di pazienti bipolari correlava, soprattutto, con: • la gestione quotidiana della malattia • con diversi aspetti della relazione con il paziente. Heru et al, 2004, (7) nella depressione unipolare hanno evidenziato livelli di carico inferiori a quelli riscontrabili nel disturbo bipolare. Carico familiare e caratteristiche cliniche • Numerosi sono gli studi che riguardano le sindromi demenziali. I risultati indicano che : • i disturbi del comportamento, • dell’umore • i sintomi psicotici rappresentano la principale fonte di stress per il caregiver, comportano un incremento del carico assistenziale e costituiscono una delle principali cause di istituzionalizzazione del malato (8,9). Carico familiare e disabilità Una variabile clinica in grado di predire i livelli di carico familiare è rappresentata dallo scarso funzionamento sociale dei pazienti. • Bortolotti et al, 2004, (10) hanno riscontrato in un campione di pazienti psichiatrici, con diagnosi di Schizofrenia, Disturbi Psicotici correlati e Disturbo di Personalità, una correlazione positiva tra carico familiare e disabilità sociale. Le aree di disabilità che risultavano più fortemente correlate erano l’ipoattività e i problemi lavorativi. • Perlick et al, 2006, (11) hanno rilevato nella schizofrenia che la disabilità sociale era in grado di predire il 20% di variabilità del carico familiare. Carico familiare e malattie mentali: conclusioni Appare evidente dai dati della ricerca che in un modello territoriale di assistenza psichiatrica i servizi di salute mentale debbano porsi tra gli obiettivi di lavoro la riduzione del disagio, della sofferenza e del peso globale del caregiving. Spazio terapeutico Riabilitazione Spazio riabilitativo Ci si occupa di pazienti Si fanno progetti con utenti Passività del paziente Partecipazione dell’utente Si lavora in un sistema tendenzialmente chiuso Si lavora in un sistema tendenzialmente aperto Si elabora un tipo di transfert privilegiato Si utilizzano diversi tipi di transfert Centralità della figura terapeutica Centralità della costellazione riabilitativa Esiste uno scopo generale scarsamente definito (ad esempio “la guarigione”) Non ci sono scopi generali, ma solo scopi parziali definiti, volta per volta, dell’incremento delle abilità RIABILITAZIONE • Malattia: condizione fisica o mentale descrivibile in termini di sintomi • Menomazione: funzione compromessa dalla malattia • Disabilità: perdita o compromissione dei ruoli sociali per effetto della menomazione • Handicap: svantaggio sociale