NOTIZIARIO
DELLA DIOCESI
DI S. MINIATO
29 marzo 2015
Piazza del Seminario,13
56028 San Miniato (Pisa)
tel. e fax 0571/400434
[email protected]
Notiziario locale
Direttore responsabile:
Andrea Fagioli
Coordinatore diocesano:
Francesco Ricciarelli
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
QUARESIMA......
UNA RIFLESSIONE
SULLA
SETTIMANA
SANTA
...
Gli Aforismi di
DEL CORONA
illustre figlio dei Signori di Norcia,
Ltempo
’avvedutosi
che i più degli uomini del suo
salivano in superbia per la scienza,
trepidò di rimanere più lunga pezza nel
mondo, e a cinquanta miglia da Roma in un
luogo ove erano state le orge imperiali, andò
a cercare nelle ombre ospitali di un deserto il
raggio della sapienza celeste.
Panegirico di San Benedetto, 1876
Nuova vita per i tesori
della Biblioteca storica
omincia la Settimana Santa e
C
nella Domenica delle Palme
assistiamo all’ingresso trionfale di
Cristo a Gerusalemme. Gesù, che è
Dio, si accontenta come trono di un
asinello. Abbiamo molto da
imparare da questa scena. In realtà
ogni cristiano può e deve diventare
trono di Cristo. Se Gesù, per regnare
nella nostra anima ponesse come
condizione di trovare in noi un
luogo perfetto, avremmo dei buoni
motivi per disperarci. Tuttavia Gesù
accetta di avere per trono un povero
animale, mite e disprezzato. Vi sono
centinaia di animali più belli, più
abili, più crudeli. Ma Cristo ha
scelto lui come cavalcatura per
presentarsi come Re al suo popolo.
Gesù non sa che farsene della forza,
dell’astuzia, della crudeltà, della
bellezza appariscente ma vuota. Il
Signore apprezza la gioia di un
cuore giovane, il passo semplice, la
voce sincera, gli occhi limpidi,
l’orecchio attento alla sua parola
d’amore. Soltanto così potrà regnare
pienamente nella nostra anima.
Lasciamogli prendere possesso dei
nostri pensieri, delle nostre parole e
delle nostre azioni! Scacciamo
soprattutto l’amor proprio, che è il
più grande ostacolo dell’instaurarsi
del regno di Cristo in noi.
Sforziamoci di essere umili, senza
appropriarci di meriti che non sono
nostri. Come si sarebbe coperto di
ridicolo l’asinello, se si fosse
appropriato degli evviva e degli
applausi che le persone rivolgevano
al Maestro!
Ricordiamoci che Gesù non ha mai
inteso la propria esistenza come
ricerca del potere, come corsa al
successo, come volontà di dominio
sugli altri. Al contrario, Egli ha
rinunciato ai privilegi della sua
uguaglianza con Dio, ha assunto la
condizione di servo divenendo
simile agli uomini, ha obbedito al
progetto del Padre fino alla morte
sulla Croce.
In cambio dell’amore ha ricevuto
odio e ingratitudine. La pagina del
Vangelo che meditiamo nella
Domenica delle Palme ci ricorda
anche questo. L’entusiasmo della
gente non dura a lungo. Pochi
giorni dopo l’ingresso di Gesù a
Gerusalemme, le stesse persone che
lo avevano acclamato, chiederanno a
gran voce la sua morte. Noi pure ci
lasceremo trascinare da un
entusiasmo passeggero? In questa
settimana di grazia, Dio ci passa
accanto, facciamogli posto nelle
nostre anime. Stendiamo a terra i
nostri cuori, più che le palme o i
rametti d’ulivo. Cerchiamo di essere
umili, austeri, comprensivi con gli
altri. Questo è l’omaggio che Gesù si
aspetta da noi.
Con la Settimana Santa avremo
l’occasione di rivivere i momenti
fondamentali della nostra
Redenzione. Non dimentichiamo che
per giungere con Cristo nella sua
gloria è necessario che penetriamo
prima nel suo Olocausto e che ci
uniamo alla sua morte sul Calvario .
Facciamoci guidare in questo da
Maria Santissima. Chiediamole di
ottenere per noi la grazia che questi
giorni lascino una traccia profonda
nelle nostre anime; che siano, per
ognuno di noi, l’occasione di
conoscere più a fondo l’Amore di
Dio, per poterlo diffondere intorno
a noi.
Primo Piano della SETTIMANA
DI ALEXANDER DI BARTOLO
i è concluso venerdì scorso il
progetto finanziato dalla
Regione Toscana, Direzione
generale competitività del
sistema regionale e sviluppo delle
competenze, sul bando 2013, la
cui graduatoria era stata
pubblicata nell’aprile 2014. Il
settore Biblioteche archivi e
istituzioni regionali aveva infatti
concesso, sulla base del progetto
presentato, un contributo pari a
2644 euro. L’altra metà del costo,
di pari importo, è invece a carico
della struttura che ha potuto
beneficiare di un importante
somma messa a disposizione da
una squadra di ciclismo
amatoriale che organizza nella
zona del Valdarno periodiche gare
benefiche il cui ricavato va ad enti
senza scopi di lucro.
Il progetto, in tre fasi, e durato un
anno, ha riguardato la
spolveratura di materiale librario
antico e moderno eseguito con
macchinari a norma; la
disinfestazione degli ambienti con
appositi antiparassitari naturali e
l’apposizione di sistemi per il
controllo della temperatura e
dell’umidità.
Con le somme a disposizione
della Biblioteca e quelle della
Regione, sono stati spolverati oltre
190 metri lineari di materiali
librario, per lo più antico, e sono
stati disinfestati i tre grandi
ambienti della Biblioteca, la Sala
Antica, quella Moderna e il
magazzino di deposito. Le finalità
del progetto erano infatti quelle
ricordate dalla legge 42 del 2004,
quindi il miglioramento delle
S
condizioni ambientali del
patrimonio librario in subordine
alla valorizzazione del patrimonio
stesso. «Il Piano di rilancio della
Biblioteca – ci ricorda il direttore
don Francesco Ricciarelli – iniziato
nel 2012 con i fondi CEI, sta
proseguendo proprio nella
prospettiva a lungo termine che ci
eravamo dati. Avevamo
programmato di mettere in campo
tutte quelle azioni che potessero in
qualche modo tendere a una
maggior tutela, oltre che ad una
efficace fruizione cercando di
reperire più risorse possibili, anche
all’esterno».
Gli interventi straordinari ammessi
a contributo dalla Regione
costituiscono infatti un’occasione
di rilancio per la Biblioteca, che ha
già richiesto formalmente di poter
entrare a far parte del circuito
bibliotecario di zona così da poter
condividere on line il suo
importante patrimonio librario,
oltre 35mila volumi e periodici
introvabili in altre biblioteche di
zona, se non spostandosi a Firenze
o Pisa. Tra gli obiettivi dell’anno in
corso ci sono infatti il
trasferimento sul catalogo on line
del Polo Biblioteche Ecclesiastiche
di oltre 2000 record catalografici
(schede di libri posseduti quindi),
una maggiore attenzione
all’utenza attraverso la creazione
di cataloghi tematici (sulla storia
locale o sui preti scrittori), oltre
che la collaborazione con altri
centri di ricerca e istituti culturali
della zona, come l’Accademia
degli Euteleti o la Fondazione
Montanelli di Fucecchio. Già
attivo da oltre due anni lo scambio
librario che ha permesso di poter
acquisire al patrimonio oltre cento
volumi senza alcun costo a carico
della struttura. Importanti anche
le donazioni giunte in questo
ultimo periodo, tra cui un piccolo
fondo librario proveniente dalla
Certosa di Farneta, che ha
permesso di arricchire il settore
delle agiografie e quello della
spiritualità certosina, di cui la
Biblioteca del Seminario era
mancante.
L’intervento di spolveratura, la fase
più consistente del progetto, è
stata eseguita dall’azienda Simatec, e ha permesso di migliorare le
condizioni di vita del patrimonio
librario antico ma anche di
evidenziare, per la biblioteca, le
tecniche di conservazione e di
manutenzione ordinaria più
adatte alla sopravvivenza del libro,
essendo gli operatori di
quell’azienda da più di dieci anni
impegnati in lavori similari in
archivi e biblioteche di tutta la
Toscana.
«A conclusione di questo progetto
– ribadisce il Direttore – ci preme
ringraziare la Regione per la
disponibilità dimostrata e tutti
coloro che hanno contribuito con
la loro competenza e perizia nei
lavori svolti».
II
TOSCANA OGGI
LA DOMENICA
29 marzo 2015
PASTORALE GIOVANILE.........
LITURGIA
PENITENZIALE
IN VISTA
DELLA PASQUA
n occasione della S. Pasqua la pastorale
Ipenitenziale
giovanile organizza una liturgia
per i ragazzi che vorranno
accostarsi al sacramento della
confessione.
«Martedì 31 marzo, dalle ore 21.30, nella
chiesa di S.Cristiana a S.Croce sull’Arno,
sacerdoti e frati saranno disponibili per
le confessioni.
Facendo nostro l’invito di Papa
Francesaco («ogni volta che ci
confessiamo, Dio ci abbraccia e fa festa»)
invitiamo tutti i giovani della diocesi a
partecipare all’evento.
Ufficio Pastorale Giovanile
CONCERTI
D’ORGANO
DELLA CORALE
BALDUCCI
urante il periodo pasquale saranno tre gli
D
appuntamenti con il Coro «Monsignor
Cosimo Balducci» della Città di San Miniato,
che eseguirà tre concerti di musica sacra sotto la
direzione del maestro Simone Faraoni e
accompagnato all’organo dal maestro Matteo
Venturini.
Il primo dei tre concerti – tutti alle 21.30 con
ingresso gratuito – è fissato per venerdì 17
aprile a Ponte a Cappiano, nella chiesa di San
Bartolomeo.
Sabato 25 aprile ci sarà il secondo
appuntamento nell’antica pieve di Larciano
Castello, intitolata a san Silvestro. Nel corso
della serata sarà ricordato il 31° anniversario di
ordinazione sacerdotale del parroco don
Agostino Beniamino Cecchin. Il terzo ed ultimo
concerto di Pasqua avrà luogo a Fucecchio,
presso il Santuario Santa Maria delle Vedute il
giorno venerdì 15 maggio, festa liturgica della
Beata Vergine Maria di Montenero, patrona
della Toscana. Tale concerto è finalizzato alla
sensibilizzazione e alla raccolta fondi per la
costruzione di un oratorio ed è promosso
dall’associazione di volontariato “La Calamita
onlus” di Fucecchio che sostiene da tempo il
progetto, consistente nella realizzazione di un
edificio in piazza Salvo D’Acquisto, destinato
ad accogliere un centro di aggregazione,
l’oratorio, e un parco giochi per bambini abili e
disabili.
Nel mese di maggio, sempre nel territorio
comunale fucecchiese, è in programma un altro
concerto che si terrà la sera di sabato 30 (ore
21.15), nella Chiesa di Querce, elevata a
santuario nel 1951 col nome di “Santa Maria
della Querce”. Sarà un evento da non perdere:
rappresenterà un atto di devozione unico e
particolare poiché avverrà in occasione della
visita della statua internazionale della
Madonna di Fatima pellegrina. Il concerto,
totalmente dedicato alla figura della Madonna
e pensato per solisti, coro, pianoforte e organo,
è organizzato dalla Comunità parrocchiale di
Galleno, in collaborazione con il Gruppo
donatori di sangue Fratres di Galleno.
NOTIZIE
DALLA
DIOCESI
Serra Club, il fascino di S. Chiara
che ha conquistato Dacia Maraini
DI
GRAZIA BUGGIANI*
ercoledì 18 marzo
all’Auditorium del
Seminario Vescovile
di San Miniato si è
tenuta una conversazione
promossa dal Serra Club di
questa città e aperta al pubblico
sul libro di Dacia Maraini
«Chiara di Assisi, elogio della
disobbedienza».
La presidente Grazia Buggiani
ha presentato le finalità del
nostro movimento e ha letto i
curriculum dei relatori.
La prof.ssa Laura Baldini,
docente di Lettere in pensione
con alti incarichi in importanti
Fondazioni culturali
Samminiatesi ha inquadrato il
periodo storico e letterario
dell’epoca di Santa Chiara,
specificando che il Medioevo
non è quel periodo buio come
tanti possono pensare, ma un
fiorire di commerci e quindi di
viaggi, non solo per lavoro, ma
anche per raggiungere i luoghi
santi.
Illustra la struttura del libro che
prima è epistolare, poi diventa
diario e ritorna epistolare.
Chiara giovinetta incontra
Francesco quando il ragazzo si
spoglia davanti alla città e al
Vescovo Guido e con questo
gesto simbolico dà inizio a una
vita di totale dedizione ai valori
evangelici.
Lentamente Chiara decide di
farsi monaca, nonostante la sua
famiglia avesse scelto per lei un
marito. Si imprigiona a vita per
sua libera scelta. In quel periodo
c’era il convento o il
matrimonio, che era una
prigione anche peggiore. Si
rifugia da Francesco e dai suoi
frati che la portano a San
Damiano dove rimarrà in
clausura, vestendosi di sacco,
dormendo su un pagliericcio e
vivendo del cibo che i frati
avevano elemosinato per lei e
per le sue consorelle che
l’avevano seguita. Chiara ha
patito molto il fatto di non
poter uscire a evangelizzare,
soccorrere i poveri, chiedere
l’elemosina, cibo o lavoro per
sostenersi, ma non si ribella a
questa regola e obbediente, vive
all’insegna della povertà
assoluta e della libertà di non
possedere. L’autrice dà una
ricostruzione di Chiara molto
viva grazie agli scritti raccolti per
il processo di canonizzazione e
all’insieme delle testimonianze
delle consorelle da dove affiora
una Chiara paziente, sempre
pronta ad aiutare, la prima ad
alzarsi e l’ultima ad andare a
dormire che, se doveva
rimproverare, lo faceva con
garbo e se la consorella non
capiva, si metteva a piangere per
convincerla. Riusciva a guarire le
consorelle malate e qualche
“mammolo” (bambino) che Le
portavano in convento con
l’imposizione delle mani. La sua
voce con personalità forte e
decisa, seppur chiusa in
clausura, e in presenza dei pochi
scritti, 4 lettere a Agnese di
Boemia, il suo testamento e la
Regola delle monache Clarisse,
è stata rivoluzionaria in quel
periodo storico e la sua fama
conosciuta e apprezzata anche
M
fuori dall’Italia. Ha sopportato
per 28 anni una malattia che
l’ha costretta all’immobilità e
questo aspetto l’accomuna alla
malattia e alla morte della
sorella dell’autrice, Yuki
Maraini. L’autrice si appassiona,
da laica, alla spiritualità di
Chiara, alla sua rinuncia ai beni
materiali come garanzia di
libertà con una coerenza che
non è mai venuta meno.
Dopo un lungo applauso la
parola passa al secondo relatore
Can. Francesco Ricciarelli,
sacerdote e parroco della nostra
Diocesi che dirige la Scuola
Diocesana di Formazione
Teologica, è direttore
dell’Ufficio Comunicazioni
Sociali della Diocesi e Pro
rettore del Seminario.
Don Ricciarelli confida di essere
rimasto affascinato dalla figura
di santa Chiara: la sua radicalità
evangelica e la sua forza infatti
sono capaci di “parlare” a
distanza di secoli, anche a
un’autrice dichiaratamente laica
come la Maraini.
L’autrice offre all’interno del suo
libro interpretazioni
razionaliste e anti-clericali,
cadendo in numerosi errori di
prospettiva e imprecisioni, al
tempo stesso però manifesta
un’autentica sete di spiritualità.
Questa esigenza si incarna nel
suo alter ego romanzesco,
Chiara Mandalà, una giovane
tormentata in cerca di se stessa.
L’anoressia della ragazza offre il
primo appiglio per gettare un
ponte verso il medioevo,
facendo leva sui digiuni e le
penitenze delle sante medievali
(la santa anoressia).
Gli aspetti della vita di Santa
Chiara sui quali la Maraini
ritorna più volte, grazie alla
scrittura circolare resa possibile
dallo stile diaristico, sono: la
povertà, la verginità, la clausura,
la penitenza, la mitezza nel
comandare, i miracoli di
guarigione. In molti casi la
chiave di lettura offerta è quella
dell’emancipazione della donna
dal controllo ecclesiale e
maschile e la ricerca di una più
profonda libertà all’interno del
chiostro.
Curiosamente la scrittrice
dedica ben due excursus
all’eresia catara, un fenomeno
estraneo alla spiritualità di
Chiara d’Assisi. Il catarismo
viene in qualche modo
trasfigurato dalla scrittrice e
presentato come movimento di
ritorno alla purezza del Vangelo
contro la corruzione della
Chiesa cattolica. In realtà si
trattò di un’eresia dualista,
caratterizzata dal rifiuto della
corporeità in tutti i suoi aspetti,
diametralmente opposta
all’enfasi francescana
sull’umanità di Cristo. Sono
destituiti di fondamento storico
anche i presunti caratteri di
femminismo e pauperismo
attribuiti all’eresia catara.
Un altro excursus ispirato da un
vieto anti-clericalismo è quello
riguardante la misoginia dei
padri della Chiesa.
Interessanti sono le
considerazioni della Maraini
riguardanti il voto di povertà,
come antidoto al consumismo e
alla mercificazione dell’altro.
Un altro concetto su cui l’autrice
insiste è la destinazione
universale dei beni, presente nel
francescanesimo (ma anche nei
padri della Chiesa, ndr).
Da un punto di vista cristiano i
voti di castità, povertà e
obbedienza vanno messi in
relazione a Cristo: modello
dell’amore verginale nella
dedizione totale al Padre e ai
fratelli; Figlio che tutto riceve
dal Padre e tutto a Lui
restituisce; Figlio tutto rivolto a
fare la volontà del Padre, che si
fa obbediente fino alla morte di
croce.
Questo fondamento
cristologico dei voti non è
presente nel libro della Maraini,
ma grazie ad alcuni passaggi in
cui la scrittrice abbandona
l’impostazione illuminista e
razionalista, la dimensione
mistica viene recuperata: «La
volontà divina va vissuta con
una consegna di sé così
generosa che può nascere solo
dall’amore».
Questa scelta di amore si
incarna infine nel personaggio
di Chiara Mandalà, che
annuncia il suo imminente
ingresso in convento. Lasciate
alle spalle le insicurezza
dell’adolescente, la ragazza dà
alla scrittrice alcune risposte
genuinamente ispirate. Forse
sono le parole di una monaca
clarissa che la Maraini racconta
di aver incontrato.
L’alter ego della scrittrice
approfondisce nelle ultime
pagine del libro il senso della
consacrazione monastica sulle
orme di santa Chiara: «In
un’epoca di infedeltà teorizzate
e praticate con disinvoltura, la
costanza durissima di Chiara
credo ci possa insegnare ancora
qualcosa. Un esempio
straordinario. Io lo sento e
vorrei che lo sentisse anche lei»
– «Il corpo può praticare la
castità senza essere torturato.
Per pura gioia d’amore».
* presidente Serra Club
San Miniato
TOSCANA OGGI
LA DOMENICA
29 marzo 2015
Festa grande per il giubileo di Suor Gesualda e Suor Redenta
Cinquant’anni di preghiera
delle Claustrali di Fucecchio
DI
STEFANO BODDI
ella storia della
salvezza sono
state
innumerevoli le
chiamate operate da Dio
nell’Antico Testamento.
Tutti i destinatari si sono
rivelati determinanti per il
Suo progetto anche se ad
una prima analisi
sembravano essere
veramente poco adatti.
Erano infatti persone
umili, deboli, povere, ma
docili e veramente
timoratedi Dio. Quando
poi, nel Nuovo
Testamento, Gesù stesso
scelse i Dodici, lo fece con
poche parole: «vieni e
seguimi». Queste parole,
uscite dalla bocca del figlio
di Dio, furono percepite dagli apostoli
con suono armonico, affabile,
rassicurante, ma allo stesso tempo
perentorio, come se non vi fosse altra
scelta da fare. Gli Apostoli infatti, non
tentennarono un istante, non si fecero
domande, lasciarono tutto e lo seguirono.
Anche oggi, a distanza di oltre duemila
anni il Signore non si stanca di chiamare,
entra silenzioso nei cuori di ragazzi e
ragazze, gli sussurra con voce amabile il
desiderio di seguirlo, una seduzione che
non ha eguali.
Deve essere successo così a Casal di
Principe in provincia di Caserta quando
nel 1956 il Signore iniziò a far sentire la
sua voce nel cuore di Angela e Amalia
Corvino, due giovani ragazze che forse
avevano altri progetti in testa come tutte
le loro amiche del tempo.
Una famiglia, la loro, veramente
benedetta dal Signore. I genitori, Pasquale
e Francesca hanno dato alla luce 7 figli,
cinque femmine e due maschi. La
mamma Francesca da bambina avvertì
anch’essa la chiamata del Signore ma i
genitori si opposero a questa scelta e così,
in futuro, si innamorò di Pasquale, un bel
giovinotto di famiglia assai cattolica e
praticante. Nella nascita e nella storia dei
loro figli, in qualche modo il Signore ha
ultimato l’opera rimasta «incompiuta»
con mamma Francesca: tre delle cinque
sorelle femmine, sono divenute religiose
di Clausura e le altre, così come i fratelli
maschi, sono tutti felicemente sposati con
figli e nipoti.
N
Ma il Signore
quando chiama
non usa mezze
frasi, chi viene
individuato non ha
scampo, rimane
sedotto come
Geremia, si
abbandona alla Sua
volontà e si fida
totalmente di Lui.
Angela e Amalia decidono così di entrare
come collegiali nel Monastero di Aversa
dove successivamente, il 19 Marzo del
1965, si donano per sempre al Signore
prendendo il nome di suor Maria
Gesualda e suor Maria Redenta.
È stata la stessa chiamata che fu per gli
apostoli, a far decidere a divenire suore a
due giovanissime ragazze, è vero, ma la
scelta della clausura è stata la scelta più
forte. Seguendo le orme dei loro Santi
fondatori e protettori, Francesco e Chiara
d’Assisi, le monache clarisse si dedicano
principalmente alla preghiera, non
possono uscire dai Monasteri se non per
grave motivo e si offrono quali strumenti
della carità verso i bisognosi.Mosse dallo
spirito di Carità, dopo 11 anni trascorsi
nel Monastero di Aversa, suor Maria
Gesualda e suor Maria Redenta arrivarono
a Fucecchio in aiuto alle consorelle che
versavano in gravi problemi, specialmente
di salute e dopo due anni, visto che la
situazione non migliorava, decisero di
rimanervi e giorno dopo giorno, anno
dopo anno, siamo giunti ad oggi,
Domenica 22 Marzo
dell’anno del Signore
2015.
Nella Chiesa del
Monastero di San Salvatore
tutta la comunità cristiana
ha partecipato all’
Eucaristica presieduta da
mons. Andrea Cristiani
Arciprete di Fucecchio e
concelebrata da molti
sacerdoti giunti per
festeggiare il bellissimo
traguardo dei 50 anni di
Professione Religiosa di
suor Maria Gesualda e suor
Maria Redenta e per
ringraziare il Signore di
questo grande
dono che ha fatto
alla Chiesa. Era
presente anche p.
Vincenzo Coli, che
è stato custode del
Sacro Convento di
Assisi. Ha guidato
il canto il Coro
della Collegiata di
Fucecchio.
Il dono delle Suore
di clausura è un
dono grande,
grandissimo. Il loro
silenzio e la
preghiera che
ininterrottamente giorno dopo giorno
sale al Cielo, è ossigeno per il
mondo.Vivere «nascoste», isolate e
circondate dalle mura dei monasteri, le
identificano come le religiose «inutili,
inattive, inoperose». Certamente la
clausura implica una separazione
materiale con il mondo. Ciò non vuole
dire che le suore non siano solidali con
esso, che non ne condividano le speranze
e i dolori, che non prestino un servizio
agli altri perché ritirate. In realtà servono
tutti gli uomini e partecipano alla
costruzione del Regno dei cieli con la vita
contemplativa nell’ardore della preghiera
che è servizio fraterno offerto
gratuitamente a tutto il mondo. La loro
condizione di vita gli impedisce di vedere
i "frutti" delle loro preghiere, ma sono
certo che il Signore si serva di loro nel
migliore dei modi, e il raccolto arriverà
copioso dalle mani di Dio, per le
invocazioni costanti di queste umili,
povere e docilisorelle, innamorate del
loro Sposo che è sceso in loro come
«sigillo del loro cuore».
San Lazzaro, trionfa la contrada del Poggio
i aggiudica in un
Sassoluto
predominio
il Palio di
San Lazzaro la
contrada del Poggio,
che domenica 22
marzo, ha ottenuto
il cencio della
trentacinquesima
edizione della
famosa
competizione di
Ponte a Elsa. La
prima senza lo
storico presidente
Nilo Mascagni,
tiene a sottolineare
il sindaco di San
Miniato Vittorio
Gabbanini.
Tiro alla fune, gara dei carretti,
corsa dei cerchioni e gioco
delle mattonelle: queste le
discipline in cui si sono sfidati
grandi e piccini. Grande la
soddisfazione di don Lido
Freschi, parroco della frazione.
Quest’anno il «Cencio» è stato
creato da Laura Panno. Dice
l’artista: «L’opera che ho
donato a don Lido Freschi per
il palio, nasce per cogliere la
realtà di un giovane
abbandonato al sonno
nell’oblio di se stesso. Molti
giovani rinunciano alla vita
negando nel vagabondaggio
l’operatività quotidiana. La
nostra società tende ad
emarginare il
povero e il
diverso. Se non
si partecipa alla produttività
economica, non si è in grado
di provvedere a se stessi dando
pane e dignità alla propria
vita. Oggi le città sono piene
di giovani migranti nelle
strade, dormono a terra su
cartoni, avvolti in sacchi a
pelo. Depressi, si
abbandonano ad un sonno
chimico per dimenticare la
gioia di vivere». Un’opera
dunque che legge i segni dei
tempi, un San Lazzaro dei
nostri giorni che ha il volto
dell’uomo di oggi.
III
DOVE VA
LA GENETICA,
CONVEGNO AMCI
A SAN MINIATO
FRANCESCO SARDI
abato 21 Marzo a San Miniato nei locali
Simportantissimo
di Palazzo Grifoni si è tenuto un
convegno dal titolo «Dove
va la genetica?», organizzato dall’
Associazione Medici Cattolici Italiani con
l’aiuto della Fondazione Carismi e
dell’Azienda Usl 11 di Empoli.
A portare i saluti della diocesi
l’amministratore mons. Morello Morelli che
ha ricordato i preparativi del vescovo
Tardelli in ordine a quest’evento e ha fatto
un auspicio ai presenti: «voi che siete
operatori nel campo medico, sappiate
portare ai pazienti lo spirito del Buon
Samaritano: conciliate esperienza scientifica
e umiltà d’animo».
Nell’introduzione la nozione di Genetica è
stata riportata dal dott. Sergio De Cesaris,
presidente Amci a San Miniato e promotore
dell’evento: la Genetica è la materia che
studia i geni, responsabili di tutte le attività
degli esseri viventi al fine di poter
intervenire su di essi, manipolandoli. I
risvolti giuridici, deontologici, ed etici sono
per ciò notevoli.
Come afferma, per esempio, Edoardo
Boncinelli, professore di biologia e genetica
dell’Università vita salute di Milano: «Esiste
un metodo che consente di modificare il
genoma di animali e piante. E per quanto
riguarda l’uomo? Qualcuno in realtà
potrebbe approfittare della ricerca per
giocare con la legge di natura».
La questione viene ribadita dal dott. Stefano
Giannoni, vicepresidente Amci San Miniato:
«Non sempre la soluzione di malattie ha
portato ad un rispetto della vita dell’uomo:
basti pensare alla manipolazione genetica
dell’embrione». «Come Giovanni Paolo II
insegna “la vita è sacra”; dunque non tutto
ciò che è possibile fare è lecito fare».
Siamo in un periodo in cui «tutti sono
convinti che fare l’esame del Dna e i test
genetici in primis renda tutti immortali».
Questo è stato il monito della dottoressa
Sabrina Rita Giglio, che ha sottolineato che
«il Dna non si cambia con la parola. È un
messaggio di Dio. Quindi non
abusiamone».
Don Andrea pio Cristiani, consulente
spirituale dell’Amci, si è poi soffermato su
un punto: «In realtà Dio ha reso l’uomo
libero di amare, ma anche di odiare».
Ma di fronte al mistero della vita tutti
devono interrogarsi: «in un minuscolo
ovulino c’è l’intera esistenza voluta da Dio».
Più tecnico e più specifico è stato
l’intervento sulle immunodeficienze tenuto
da Mario d’Elios professore di Medicina
interna all’università di Firenze.
Interessante, poi, è stato il piccolo dibattito
innescato dalla relazione della dottoressa
Claudia Clivi definitasi “un’intrusa” in
quanto collaboratrice del Centro Italiano
Sessualità e Fertilità, una banca del seme per
le fecondazioni eterologhe. La nozione
fondamentale riguarda la diagnosi preimpianto e la possibilità di diagnosticare
una malattia genetica dell’embrione prima
dell’impianto. L’intervento del pubblico ha
posto un quesito: perché non si pone
attenzione all’ovulo e allo spermatozoo
invece che all’embrione? Il fatto che si possa
fare qualcosa non giustifica, tuttavia, il
«poter giocare con la vita».
Il dott. Renato Colombai, Direttore
Sanitario Usl 11 Empoli ha concluso i lavori
ricordando un libretto, «Breve storia del
verbo essere» di Andrea Moro: «il verbo
essere ha sempre bisogno di un avverbio, un
aggettivo, un sostantivo per essere
compiuto». In un mondo in cui tutti
vogliono essere dobbiamo ricordare che in
realtà soltanto Uno può dire «Io sono».
IV
TOSCANA OGGI
29 marzo 2015
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