NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 29 marzo 2015 Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Andrea Fagioli Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 QUARESIMA...... UNA RIFLESSIONE SULLA SETTIMANA SANTA ... Gli Aforismi di DEL CORONA illustre figlio dei Signori di Norcia, Ltempo ’avvedutosi che i più degli uomini del suo salivano in superbia per la scienza, trepidò di rimanere più lunga pezza nel mondo, e a cinquanta miglia da Roma in un luogo ove erano state le orge imperiali, andò a cercare nelle ombre ospitali di un deserto il raggio della sapienza celeste. Panegirico di San Benedetto, 1876 Nuova vita per i tesori della Biblioteca storica omincia la Settimana Santa e C nella Domenica delle Palme assistiamo all’ingresso trionfale di Cristo a Gerusalemme. Gesù, che è Dio, si accontenta come trono di un asinello. Abbiamo molto da imparare da questa scena. In realtà ogni cristiano può e deve diventare trono di Cristo. Se Gesù, per regnare nella nostra anima ponesse come condizione di trovare in noi un luogo perfetto, avremmo dei buoni motivi per disperarci. Tuttavia Gesù accetta di avere per trono un povero animale, mite e disprezzato. Vi sono centinaia di animali più belli, più abili, più crudeli. Ma Cristo ha scelto lui come cavalcatura per presentarsi come Re al suo popolo. Gesù non sa che farsene della forza, dell’astuzia, della crudeltà, della bellezza appariscente ma vuota. Il Signore apprezza la gioia di un cuore giovane, il passo semplice, la voce sincera, gli occhi limpidi, l’orecchio attento alla sua parola d’amore. Soltanto così potrà regnare pienamente nella nostra anima. Lasciamogli prendere possesso dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre azioni! Scacciamo soprattutto l’amor proprio, che è il più grande ostacolo dell’instaurarsi del regno di Cristo in noi. Sforziamoci di essere umili, senza appropriarci di meriti che non sono nostri. Come si sarebbe coperto di ridicolo l’asinello, se si fosse appropriato degli evviva e degli applausi che le persone rivolgevano al Maestro! Ricordiamoci che Gesù non ha mai inteso la propria esistenza come ricerca del potere, come corsa al successo, come volontà di dominio sugli altri. Al contrario, Egli ha rinunciato ai privilegi della sua uguaglianza con Dio, ha assunto la condizione di servo divenendo simile agli uomini, ha obbedito al progetto del Padre fino alla morte sulla Croce. In cambio dell’amore ha ricevuto odio e ingratitudine. La pagina del Vangelo che meditiamo nella Domenica delle Palme ci ricorda anche questo. L’entusiasmo della gente non dura a lungo. Pochi giorni dopo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, le stesse persone che lo avevano acclamato, chiederanno a gran voce la sua morte. Noi pure ci lasceremo trascinare da un entusiasmo passeggero? In questa settimana di grazia, Dio ci passa accanto, facciamogli posto nelle nostre anime. Stendiamo a terra i nostri cuori, più che le palme o i rametti d’ulivo. Cerchiamo di essere umili, austeri, comprensivi con gli altri. Questo è l’omaggio che Gesù si aspetta da noi. Con la Settimana Santa avremo l’occasione di rivivere i momenti fondamentali della nostra Redenzione. Non dimentichiamo che per giungere con Cristo nella sua gloria è necessario che penetriamo prima nel suo Olocausto e che ci uniamo alla sua morte sul Calvario . Facciamoci guidare in questo da Maria Santissima. Chiediamole di ottenere per noi la grazia che questi giorni lascino una traccia profonda nelle nostre anime; che siano, per ognuno di noi, l’occasione di conoscere più a fondo l’Amore di Dio, per poterlo diffondere intorno a noi. Primo Piano della SETTIMANA DI ALEXANDER DI BARTOLO i è concluso venerdì scorso il progetto finanziato dalla Regione Toscana, Direzione generale competitività del sistema regionale e sviluppo delle competenze, sul bando 2013, la cui graduatoria era stata pubblicata nell’aprile 2014. Il settore Biblioteche archivi e istituzioni regionali aveva infatti concesso, sulla base del progetto presentato, un contributo pari a 2644 euro. L’altra metà del costo, di pari importo, è invece a carico della struttura che ha potuto beneficiare di un importante somma messa a disposizione da una squadra di ciclismo amatoriale che organizza nella zona del Valdarno periodiche gare benefiche il cui ricavato va ad enti senza scopi di lucro. Il progetto, in tre fasi, e durato un anno, ha riguardato la spolveratura di materiale librario antico e moderno eseguito con macchinari a norma; la disinfestazione degli ambienti con appositi antiparassitari naturali e l’apposizione di sistemi per il controllo della temperatura e dell’umidità. Con le somme a disposizione della Biblioteca e quelle della Regione, sono stati spolverati oltre 190 metri lineari di materiali librario, per lo più antico, e sono stati disinfestati i tre grandi ambienti della Biblioteca, la Sala Antica, quella Moderna e il magazzino di deposito. Le finalità del progetto erano infatti quelle ricordate dalla legge 42 del 2004, quindi il miglioramento delle S condizioni ambientali del patrimonio librario in subordine alla valorizzazione del patrimonio stesso. «Il Piano di rilancio della Biblioteca – ci ricorda il direttore don Francesco Ricciarelli – iniziato nel 2012 con i fondi CEI, sta proseguendo proprio nella prospettiva a lungo termine che ci eravamo dati. Avevamo programmato di mettere in campo tutte quelle azioni che potessero in qualche modo tendere a una maggior tutela, oltre che ad una efficace fruizione cercando di reperire più risorse possibili, anche all’esterno». Gli interventi straordinari ammessi a contributo dalla Regione costituiscono infatti un’occasione di rilancio per la Biblioteca, che ha già richiesto formalmente di poter entrare a far parte del circuito bibliotecario di zona così da poter condividere on line il suo importante patrimonio librario, oltre 35mila volumi e periodici introvabili in altre biblioteche di zona, se non spostandosi a Firenze o Pisa. Tra gli obiettivi dell’anno in corso ci sono infatti il trasferimento sul catalogo on line del Polo Biblioteche Ecclesiastiche di oltre 2000 record catalografici (schede di libri posseduti quindi), una maggiore attenzione all’utenza attraverso la creazione di cataloghi tematici (sulla storia locale o sui preti scrittori), oltre che la collaborazione con altri centri di ricerca e istituti culturali della zona, come l’Accademia degli Euteleti o la Fondazione Montanelli di Fucecchio. Già attivo da oltre due anni lo scambio librario che ha permesso di poter acquisire al patrimonio oltre cento volumi senza alcun costo a carico della struttura. Importanti anche le donazioni giunte in questo ultimo periodo, tra cui un piccolo fondo librario proveniente dalla Certosa di Farneta, che ha permesso di arricchire il settore delle agiografie e quello della spiritualità certosina, di cui la Biblioteca del Seminario era mancante. L’intervento di spolveratura, la fase più consistente del progetto, è stata eseguita dall’azienda Simatec, e ha permesso di migliorare le condizioni di vita del patrimonio librario antico ma anche di evidenziare, per la biblioteca, le tecniche di conservazione e di manutenzione ordinaria più adatte alla sopravvivenza del libro, essendo gli operatori di quell’azienda da più di dieci anni impegnati in lavori similari in archivi e biblioteche di tutta la Toscana. «A conclusione di questo progetto – ribadisce il Direttore – ci preme ringraziare la Regione per la disponibilità dimostrata e tutti coloro che hanno contribuito con la loro competenza e perizia nei lavori svolti». II TOSCANA OGGI LA DOMENICA 29 marzo 2015 PASTORALE GIOVANILE......... LITURGIA PENITENZIALE IN VISTA DELLA PASQUA n occasione della S. Pasqua la pastorale Ipenitenziale giovanile organizza una liturgia per i ragazzi che vorranno accostarsi al sacramento della confessione. «Martedì 31 marzo, dalle ore 21.30, nella chiesa di S.Cristiana a S.Croce sull’Arno, sacerdoti e frati saranno disponibili per le confessioni. Facendo nostro l’invito di Papa Francesaco («ogni volta che ci confessiamo, Dio ci abbraccia e fa festa») invitiamo tutti i giovani della diocesi a partecipare all’evento. Ufficio Pastorale Giovanile CONCERTI D’ORGANO DELLA CORALE BALDUCCI urante il periodo pasquale saranno tre gli D appuntamenti con il Coro «Monsignor Cosimo Balducci» della Città di San Miniato, che eseguirà tre concerti di musica sacra sotto la direzione del maestro Simone Faraoni e accompagnato all’organo dal maestro Matteo Venturini. Il primo dei tre concerti – tutti alle 21.30 con ingresso gratuito – è fissato per venerdì 17 aprile a Ponte a Cappiano, nella chiesa di San Bartolomeo. Sabato 25 aprile ci sarà il secondo appuntamento nell’antica pieve di Larciano Castello, intitolata a san Silvestro. Nel corso della serata sarà ricordato il 31° anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco don Agostino Beniamino Cecchin. Il terzo ed ultimo concerto di Pasqua avrà luogo a Fucecchio, presso il Santuario Santa Maria delle Vedute il giorno venerdì 15 maggio, festa liturgica della Beata Vergine Maria di Montenero, patrona della Toscana. Tale concerto è finalizzato alla sensibilizzazione e alla raccolta fondi per la costruzione di un oratorio ed è promosso dall’associazione di volontariato “La Calamita onlus” di Fucecchio che sostiene da tempo il progetto, consistente nella realizzazione di un edificio in piazza Salvo D’Acquisto, destinato ad accogliere un centro di aggregazione, l’oratorio, e un parco giochi per bambini abili e disabili. Nel mese di maggio, sempre nel territorio comunale fucecchiese, è in programma un altro concerto che si terrà la sera di sabato 30 (ore 21.15), nella Chiesa di Querce, elevata a santuario nel 1951 col nome di “Santa Maria della Querce”. Sarà un evento da non perdere: rappresenterà un atto di devozione unico e particolare poiché avverrà in occasione della visita della statua internazionale della Madonna di Fatima pellegrina. Il concerto, totalmente dedicato alla figura della Madonna e pensato per solisti, coro, pianoforte e organo, è organizzato dalla Comunità parrocchiale di Galleno, in collaborazione con il Gruppo donatori di sangue Fratres di Galleno. NOTIZIE DALLA DIOCESI Serra Club, il fascino di S. Chiara che ha conquistato Dacia Maraini DI GRAZIA BUGGIANI* ercoledì 18 marzo all’Auditorium del Seminario Vescovile di San Miniato si è tenuta una conversazione promossa dal Serra Club di questa città e aperta al pubblico sul libro di Dacia Maraini «Chiara di Assisi, elogio della disobbedienza». La presidente Grazia Buggiani ha presentato le finalità del nostro movimento e ha letto i curriculum dei relatori. La prof.ssa Laura Baldini, docente di Lettere in pensione con alti incarichi in importanti Fondazioni culturali Samminiatesi ha inquadrato il periodo storico e letterario dell’epoca di Santa Chiara, specificando che il Medioevo non è quel periodo buio come tanti possono pensare, ma un fiorire di commerci e quindi di viaggi, non solo per lavoro, ma anche per raggiungere i luoghi santi. Illustra la struttura del libro che prima è epistolare, poi diventa diario e ritorna epistolare. Chiara giovinetta incontra Francesco quando il ragazzo si spoglia davanti alla città e al Vescovo Guido e con questo gesto simbolico dà inizio a una vita di totale dedizione ai valori evangelici. Lentamente Chiara decide di farsi monaca, nonostante la sua famiglia avesse scelto per lei un marito. Si imprigiona a vita per sua libera scelta. In quel periodo c’era il convento o il matrimonio, che era una prigione anche peggiore. Si rifugia da Francesco e dai suoi frati che la portano a San Damiano dove rimarrà in clausura, vestendosi di sacco, dormendo su un pagliericcio e vivendo del cibo che i frati avevano elemosinato per lei e per le sue consorelle che l’avevano seguita. Chiara ha patito molto il fatto di non poter uscire a evangelizzare, soccorrere i poveri, chiedere l’elemosina, cibo o lavoro per sostenersi, ma non si ribella a questa regola e obbediente, vive all’insegna della povertà assoluta e della libertà di non possedere. L’autrice dà una ricostruzione di Chiara molto viva grazie agli scritti raccolti per il processo di canonizzazione e all’insieme delle testimonianze delle consorelle da dove affiora una Chiara paziente, sempre pronta ad aiutare, la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire che, se doveva rimproverare, lo faceva con garbo e se la consorella non capiva, si metteva a piangere per convincerla. Riusciva a guarire le consorelle malate e qualche “mammolo” (bambino) che Le portavano in convento con l’imposizione delle mani. La sua voce con personalità forte e decisa, seppur chiusa in clausura, e in presenza dei pochi scritti, 4 lettere a Agnese di Boemia, il suo testamento e la Regola delle monache Clarisse, è stata rivoluzionaria in quel periodo storico e la sua fama conosciuta e apprezzata anche M fuori dall’Italia. Ha sopportato per 28 anni una malattia che l’ha costretta all’immobilità e questo aspetto l’accomuna alla malattia e alla morte della sorella dell’autrice, Yuki Maraini. L’autrice si appassiona, da laica, alla spiritualità di Chiara, alla sua rinuncia ai beni materiali come garanzia di libertà con una coerenza che non è mai venuta meno. Dopo un lungo applauso la parola passa al secondo relatore Can. Francesco Ricciarelli, sacerdote e parroco della nostra Diocesi che dirige la Scuola Diocesana di Formazione Teologica, è direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi e Pro rettore del Seminario. Don Ricciarelli confida di essere rimasto affascinato dalla figura di santa Chiara: la sua radicalità evangelica e la sua forza infatti sono capaci di “parlare” a distanza di secoli, anche a un’autrice dichiaratamente laica come la Maraini. L’autrice offre all’interno del suo libro interpretazioni razionaliste e anti-clericali, cadendo in numerosi errori di prospettiva e imprecisioni, al tempo stesso però manifesta un’autentica sete di spiritualità. Questa esigenza si incarna nel suo alter ego romanzesco, Chiara Mandalà, una giovane tormentata in cerca di se stessa. L’anoressia della ragazza offre il primo appiglio per gettare un ponte verso il medioevo, facendo leva sui digiuni e le penitenze delle sante medievali (la santa anoressia). Gli aspetti della vita di Santa Chiara sui quali la Maraini ritorna più volte, grazie alla scrittura circolare resa possibile dallo stile diaristico, sono: la povertà, la verginità, la clausura, la penitenza, la mitezza nel comandare, i miracoli di guarigione. In molti casi la chiave di lettura offerta è quella dell’emancipazione della donna dal controllo ecclesiale e maschile e la ricerca di una più profonda libertà all’interno del chiostro. Curiosamente la scrittrice dedica ben due excursus all’eresia catara, un fenomeno estraneo alla spiritualità di Chiara d’Assisi. Il catarismo viene in qualche modo trasfigurato dalla scrittrice e presentato come movimento di ritorno alla purezza del Vangelo contro la corruzione della Chiesa cattolica. In realtà si trattò di un’eresia dualista, caratterizzata dal rifiuto della corporeità in tutti i suoi aspetti, diametralmente opposta all’enfasi francescana sull’umanità di Cristo. Sono destituiti di fondamento storico anche i presunti caratteri di femminismo e pauperismo attribuiti all’eresia catara. Un altro excursus ispirato da un vieto anti-clericalismo è quello riguardante la misoginia dei padri della Chiesa. Interessanti sono le considerazioni della Maraini riguardanti il voto di povertà, come antidoto al consumismo e alla mercificazione dell’altro. Un altro concetto su cui l’autrice insiste è la destinazione universale dei beni, presente nel francescanesimo (ma anche nei padri della Chiesa, ndr). Da un punto di vista cristiano i voti di castità, povertà e obbedienza vanno messi in relazione a Cristo: modello dell’amore verginale nella dedizione totale al Padre e ai fratelli; Figlio che tutto riceve dal Padre e tutto a Lui restituisce; Figlio tutto rivolto a fare la volontà del Padre, che si fa obbediente fino alla morte di croce. Questo fondamento cristologico dei voti non è presente nel libro della Maraini, ma grazie ad alcuni passaggi in cui la scrittrice abbandona l’impostazione illuminista e razionalista, la dimensione mistica viene recuperata: «La volontà divina va vissuta con una consegna di sé così generosa che può nascere solo dall’amore». Questa scelta di amore si incarna infine nel personaggio di Chiara Mandalà, che annuncia il suo imminente ingresso in convento. Lasciate alle spalle le insicurezza dell’adolescente, la ragazza dà alla scrittrice alcune risposte genuinamente ispirate. Forse sono le parole di una monaca clarissa che la Maraini racconta di aver incontrato. L’alter ego della scrittrice approfondisce nelle ultime pagine del libro il senso della consacrazione monastica sulle orme di santa Chiara: «In un’epoca di infedeltà teorizzate e praticate con disinvoltura, la costanza durissima di Chiara credo ci possa insegnare ancora qualcosa. Un esempio straordinario. Io lo sento e vorrei che lo sentisse anche lei» – «Il corpo può praticare la castità senza essere torturato. Per pura gioia d’amore». * presidente Serra Club San Miniato TOSCANA OGGI LA DOMENICA 29 marzo 2015 Festa grande per il giubileo di Suor Gesualda e Suor Redenta Cinquant’anni di preghiera delle Claustrali di Fucecchio DI STEFANO BODDI ella storia della salvezza sono state innumerevoli le chiamate operate da Dio nell’Antico Testamento. Tutti i destinatari si sono rivelati determinanti per il Suo progetto anche se ad una prima analisi sembravano essere veramente poco adatti. Erano infatti persone umili, deboli, povere, ma docili e veramente timoratedi Dio. Quando poi, nel Nuovo Testamento, Gesù stesso scelse i Dodici, lo fece con poche parole: «vieni e seguimi». Queste parole, uscite dalla bocca del figlio di Dio, furono percepite dagli apostoli con suono armonico, affabile, rassicurante, ma allo stesso tempo perentorio, come se non vi fosse altra scelta da fare. Gli Apostoli infatti, non tentennarono un istante, non si fecero domande, lasciarono tutto e lo seguirono. Anche oggi, a distanza di oltre duemila anni il Signore non si stanca di chiamare, entra silenzioso nei cuori di ragazzi e ragazze, gli sussurra con voce amabile il desiderio di seguirlo, una seduzione che non ha eguali. Deve essere successo così a Casal di Principe in provincia di Caserta quando nel 1956 il Signore iniziò a far sentire la sua voce nel cuore di Angela e Amalia Corvino, due giovani ragazze che forse avevano altri progetti in testa come tutte le loro amiche del tempo. Una famiglia, la loro, veramente benedetta dal Signore. I genitori, Pasquale e Francesca hanno dato alla luce 7 figli, cinque femmine e due maschi. La mamma Francesca da bambina avvertì anch’essa la chiamata del Signore ma i genitori si opposero a questa scelta e così, in futuro, si innamorò di Pasquale, un bel giovinotto di famiglia assai cattolica e praticante. Nella nascita e nella storia dei loro figli, in qualche modo il Signore ha ultimato l’opera rimasta «incompiuta» con mamma Francesca: tre delle cinque sorelle femmine, sono divenute religiose di Clausura e le altre, così come i fratelli maschi, sono tutti felicemente sposati con figli e nipoti. N Ma il Signore quando chiama non usa mezze frasi, chi viene individuato non ha scampo, rimane sedotto come Geremia, si abbandona alla Sua volontà e si fida totalmente di Lui. Angela e Amalia decidono così di entrare come collegiali nel Monastero di Aversa dove successivamente, il 19 Marzo del 1965, si donano per sempre al Signore prendendo il nome di suor Maria Gesualda e suor Maria Redenta. È stata la stessa chiamata che fu per gli apostoli, a far decidere a divenire suore a due giovanissime ragazze, è vero, ma la scelta della clausura è stata la scelta più forte. Seguendo le orme dei loro Santi fondatori e protettori, Francesco e Chiara d’Assisi, le monache clarisse si dedicano principalmente alla preghiera, non possono uscire dai Monasteri se non per grave motivo e si offrono quali strumenti della carità verso i bisognosi.Mosse dallo spirito di Carità, dopo 11 anni trascorsi nel Monastero di Aversa, suor Maria Gesualda e suor Maria Redenta arrivarono a Fucecchio in aiuto alle consorelle che versavano in gravi problemi, specialmente di salute e dopo due anni, visto che la situazione non migliorava, decisero di rimanervi e giorno dopo giorno, anno dopo anno, siamo giunti ad oggi, Domenica 22 Marzo dell’anno del Signore 2015. Nella Chiesa del Monastero di San Salvatore tutta la comunità cristiana ha partecipato all’ Eucaristica presieduta da mons. Andrea Cristiani Arciprete di Fucecchio e concelebrata da molti sacerdoti giunti per festeggiare il bellissimo traguardo dei 50 anni di Professione Religiosa di suor Maria Gesualda e suor Maria Redenta e per ringraziare il Signore di questo grande dono che ha fatto alla Chiesa. Era presente anche p. Vincenzo Coli, che è stato custode del Sacro Convento di Assisi. Ha guidato il canto il Coro della Collegiata di Fucecchio. Il dono delle Suore di clausura è un dono grande, grandissimo. Il loro silenzio e la preghiera che ininterrottamente giorno dopo giorno sale al Cielo, è ossigeno per il mondo.Vivere «nascoste», isolate e circondate dalle mura dei monasteri, le identificano come le religiose «inutili, inattive, inoperose». Certamente la clausura implica una separazione materiale con il mondo. Ciò non vuole dire che le suore non siano solidali con esso, che non ne condividano le speranze e i dolori, che non prestino un servizio agli altri perché ritirate. In realtà servono tutti gli uomini e partecipano alla costruzione del Regno dei cieli con la vita contemplativa nell’ardore della preghiera che è servizio fraterno offerto gratuitamente a tutto il mondo. La loro condizione di vita gli impedisce di vedere i "frutti" delle loro preghiere, ma sono certo che il Signore si serva di loro nel migliore dei modi, e il raccolto arriverà copioso dalle mani di Dio, per le invocazioni costanti di queste umili, povere e docilisorelle, innamorate del loro Sposo che è sceso in loro come «sigillo del loro cuore». San Lazzaro, trionfa la contrada del Poggio i aggiudica in un Sassoluto predominio il Palio di San Lazzaro la contrada del Poggio, che domenica 22 marzo, ha ottenuto il cencio della trentacinquesima edizione della famosa competizione di Ponte a Elsa. La prima senza lo storico presidente Nilo Mascagni, tiene a sottolineare il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini. Tiro alla fune, gara dei carretti, corsa dei cerchioni e gioco delle mattonelle: queste le discipline in cui si sono sfidati grandi e piccini. Grande la soddisfazione di don Lido Freschi, parroco della frazione. Quest’anno il «Cencio» è stato creato da Laura Panno. Dice l’artista: «L’opera che ho donato a don Lido Freschi per il palio, nasce per cogliere la realtà di un giovane abbandonato al sonno nell’oblio di se stesso. Molti giovani rinunciano alla vita negando nel vagabondaggio l’operatività quotidiana. La nostra società tende ad emarginare il povero e il diverso. Se non si partecipa alla produttività economica, non si è in grado di provvedere a se stessi dando pane e dignità alla propria vita. Oggi le città sono piene di giovani migranti nelle strade, dormono a terra su cartoni, avvolti in sacchi a pelo. Depressi, si abbandonano ad un sonno chimico per dimenticare la gioia di vivere». Un’opera dunque che legge i segni dei tempi, un San Lazzaro dei nostri giorni che ha il volto dell’uomo di oggi. III DOVE VA LA GENETICA, CONVEGNO AMCI A SAN MINIATO FRANCESCO SARDI abato 21 Marzo a San Miniato nei locali Simportantissimo di Palazzo Grifoni si è tenuto un convegno dal titolo «Dove va la genetica?», organizzato dall’ Associazione Medici Cattolici Italiani con l’aiuto della Fondazione Carismi e dell’Azienda Usl 11 di Empoli. A portare i saluti della diocesi l’amministratore mons. Morello Morelli che ha ricordato i preparativi del vescovo Tardelli in ordine a quest’evento e ha fatto un auspicio ai presenti: «voi che siete operatori nel campo medico, sappiate portare ai pazienti lo spirito del Buon Samaritano: conciliate esperienza scientifica e umiltà d’animo». Nell’introduzione la nozione di Genetica è stata riportata dal dott. Sergio De Cesaris, presidente Amci a San Miniato e promotore dell’evento: la Genetica è la materia che studia i geni, responsabili di tutte le attività degli esseri viventi al fine di poter intervenire su di essi, manipolandoli. I risvolti giuridici, deontologici, ed etici sono per ciò notevoli. Come afferma, per esempio, Edoardo Boncinelli, professore di biologia e genetica dell’Università vita salute di Milano: «Esiste un metodo che consente di modificare il genoma di animali e piante. E per quanto riguarda l’uomo? Qualcuno in realtà potrebbe approfittare della ricerca per giocare con la legge di natura». La questione viene ribadita dal dott. Stefano Giannoni, vicepresidente Amci San Miniato: «Non sempre la soluzione di malattie ha portato ad un rispetto della vita dell’uomo: basti pensare alla manipolazione genetica dell’embrione». «Come Giovanni Paolo II insegna “la vita è sacra”; dunque non tutto ciò che è possibile fare è lecito fare». Siamo in un periodo in cui «tutti sono convinti che fare l’esame del Dna e i test genetici in primis renda tutti immortali». Questo è stato il monito della dottoressa Sabrina Rita Giglio, che ha sottolineato che «il Dna non si cambia con la parola. È un messaggio di Dio. Quindi non abusiamone». Don Andrea pio Cristiani, consulente spirituale dell’Amci, si è poi soffermato su un punto: «In realtà Dio ha reso l’uomo libero di amare, ma anche di odiare». Ma di fronte al mistero della vita tutti devono interrogarsi: «in un minuscolo ovulino c’è l’intera esistenza voluta da Dio». Più tecnico e più specifico è stato l’intervento sulle immunodeficienze tenuto da Mario d’Elios professore di Medicina interna all’università di Firenze. Interessante, poi, è stato il piccolo dibattito innescato dalla relazione della dottoressa Claudia Clivi definitasi “un’intrusa” in quanto collaboratrice del Centro Italiano Sessualità e Fertilità, una banca del seme per le fecondazioni eterologhe. La nozione fondamentale riguarda la diagnosi preimpianto e la possibilità di diagnosticare una malattia genetica dell’embrione prima dell’impianto. L’intervento del pubblico ha posto un quesito: perché non si pone attenzione all’ovulo e allo spermatozoo invece che all’embrione? Il fatto che si possa fare qualcosa non giustifica, tuttavia, il «poter giocare con la vita». Il dott. Renato Colombai, Direttore Sanitario Usl 11 Empoli ha concluso i lavori ricordando un libretto, «Breve storia del verbo essere» di Andrea Moro: «il verbo essere ha sempre bisogno di un avverbio, un aggettivo, un sostantivo per essere compiuto». In un mondo in cui tutti vogliono essere dobbiamo ricordare che in realtà soltanto Uno può dire «Io sono». IV TOSCANA OGGI 29 marzo 2015