POLITICA EMIGRAZIONE CULTURA EMIGRAZIONE CULTURA SPORT Pubblicato il bando per i mutui per la prima casa Attivato il portale “Sardegna Migranti” Carbonia dedica un museo al carbone a pagina 10 a pagina 11 Costituita a San Vito l’Accademia delle launeddas Il Cagliari parte col piede sbagliato a pagina 7 Feste a Ussana Pula Gesico Gadoni e Arborea a pagina 30 a pagina 18 a pagina 14-17 IL MESSAGGERO SARDO DCOOS3568 NAZ / 028 / 2008 Mensile della Regione Autonoma della Sardegna per i Sardi nel mondo www.ilmessaggerosardo.com Anno XL / Agosto-Settembre 2008 Un’estate tranquilla L’isola meta di vacanza per vip e gente comune Ancora una volta, nonostante i timori più che giustificati della vigilia, il fascino della Sardegna è stato più forte della crisi economica e l’Isola è stata presa d’assalto da un esercito di vacanzieri. Sono tornati i vip ma soprattutto è arrivata tanta gente comune. Come sempre la parte del leone l’hanno fatta gli emigrati che a costo di qualsiasi sacrificio non rinunciano a rientrare nella terra natia almeno per le ferie estive. Per salutare il rientro a casa dei tantii paesani sparsi nel mondo sono state organizzate feste in molti centri dell’isola. Gadoni, Ussana, Pula, Genoni, Budoni e altri paesi hanno dedicato manifestazioni e convegni per ricordare la piaga dell’emigrazione. Anche i centri dell’interno, che si stanno spopolando, per qualche settimana sono stati rivitalizzati dalla presenza gioiosa di questi emigrati, dei loro figli e nipoti. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, con la signora Clio non è rimasto insensibile al richiamo della Sardegna e ha deciso di trascorrere le vacanze di ferragosto alla Maddalena, come faceva abitualmente il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi. Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha indossato i panni del nonno premuroso e ha trascorso gran parte dell’estate con la famiglia a Villa Certosa, trasformata in una dependance di Palazzo Chigi. Personaggi della politica, della finanza e dello spettacolo hanno confermato la loro preferenza per il mare della Sardegna. Non solo la Costa Smeralda e la Riviera del Corallo sono state prese d’assalto ma anche le località del Golfo di Cagliari, l’Ogliastra e le coste dell’Oristanese hanno richiamato torme di villeggianti. La stagione è trascorsa sostanzialmente serena. Dopo molti anni di devastazioni e di tragedie persino il fuoco ha concesso una tregua. La prevenzione e la vigilanza del servizio antincendio ha contenuto il numero dei roghi e i danni all’ambiente. Editoriale 2 Agosto-Settembre 2008 Bilancio soddisfacente di un’estate tranquilla È presto per fare bilanci, ma sembra che le funeste previsioni sull’andamento della stagione turistica in Sardegna siano state smentite. Dopo un avvio stentato, dovuto al protrarsi di una primavera fresca e instabile, l’estate è esplosa con un’ondata di forte calura a giugno e si è poi stabilizzata in luglio e agosto. Le temperature sono state elevate, ma nella norma; il maestrale ha soffiato con meno intensità e frequenza di altri anni, e forse anche per questo ci sono stati meno roghi e soprattutto meno incendi devastanti. Questo dato è tra i più importanti da sottolineare. Decisivo è stato il ruolo di prevenzione svolto dalla macchina del servizio antincendio con la collaborazione di tutti i comuni (mai come quest’anno si è assistito a una sistematica pulizia delle cunette e dei bordi delle strade da dove in passato sono divampati numerosi roghi). Non ci sono state invasioni di “alghe assassine” o di meduse. Agosto è filato liscio senza la consueta “rottura” di stagione dopo ferragosto. Anche questi fattori hanno influito sul buon andamento delle vacanze. È accertato che se il tempo “tiene”, chi può prolunga il periodo di ferie. Le premesse, con i venti di crisi e di recessione che soffiavano (e continuano a soffiare) su tutta l’Europa, non erano delle migliori. La lievitazione del prezzo del petrolio oltre ogni limite ipotizzabile, il balzo dei mutui sulla casa, il crescere frenetico del costo delle materie prime e, in particolare, quello del grano e di altri prodotti alimentari di base, con conseguente impennata senza controllo del costo della pasta e del pane, hanno fatto subito sentire il loro peso sulle tasche degli italiani. Le prospettive di un’ulteriore stretta economica che incombe sull’Europa come riflesso della pesante crisi degli Stati Uniti, hanno indotto molti a tagliare le spese superflue o, comunque, non indispensabili. Tra tutte quelle per l’auto e per le vacanze. Basta pensare che in agosto il mercato dell’auto ha subito un crollo superiore al 25% per rendersi conto delle dimensioni del problema. La vacanza estiva però è entrata nelle abitudini e difficilmente ci si rinuncia. Così, in base alle prime stime, è emerso che nonostante l’alto costo della benzina (che è rimasto elevato anche quando quello del petrolio ha cominciato a scendere) molti non hanno rinunciato al periodo di villeggiatura, anche se sono state ridotte le giornate di vacanza. Da più parti sono arrivate segnalazioni di sensibili riduzioni di presenze. In Sardegna la situazione sembra sia andata meglio che nel resto del Paese. Navi e aerei hanno trasportato nell’Isola centinaia di migliaia di turisti. Il porto di Olbia (con quello di Golfo Aranci) ha registrato un traffico record, grazie anche alla concorrenza tra diversi vettori che hanno proposto offerte vantaggiose. Anche a Porto Torres il traffico è stato intenso. Cagliari, dove opera in regime di monopolio la Tirrenia, sembra tagliata fuori da potenziali flussi. Se, come ha promesso il ministro dei Trasporti, accogliendo una richiesta del presidente della Regione Soru, a fine anno non verrà rinnovata la concessione per i collegamenti con la Sardegna alla Tirrenia, per l’Isola si apriranno nuove prospettive nei collegamenti marittimi. Il traffico aereo, con le rotte a basso costo con le principali città europee, ha fatto registrare punte record. Dall’aeroporto di Olbia-Costa Smeralda nel mese di agosto è partito o atterrato un aereo ogni due minuti. Anche Alghero e Cagliari hanno avuto un crescente volume di traffico. Non sono mancate lamentele di albergatori e ristoratori (qualcuno dovrebbe cominciare a recitare il mea culpa per la politica dei prezzi attuata in passato) ma il bilancio provvisorio della stagione si può considerare soddisfacente. Il fascino della Sardegna del suo mare ma anche della sua cultura e del suo entroterra hanno resistito alla stretta della crisi. Il turismo, come confermano i dati elaborati dall’Osservatorio Economico della Sardegna che ha eseguito una inchiesta su incarico della Regione, rappresenta sempre più una voce importante nell’economia dell’Isola. La spesa media per una vacanza in Sardegna è pari a 1.282 Euro, 150 Euro al giorno. La concorrenza nel settore è sempre più forte. La Sardegna deve giocarsi le sue carte puntando sulle sue straordinarie risorse naturali che vanno salvaguardate e valorizzate, e sulla qualità dei servizi offerti. La fascia di utenza su cui può e deve puntare la Sardegna ricerca e richiede queste caratteristiche. Puntando su queste potenzialità si può favorire l’allungamento della stagione, condizione per rendere sempre più stabile e consolidato il peso del turismo nella bilancia economica dell’Isola. Anche quest’anno non sono mancati aspetti negativi, disguidi e inconvenienti. In alcune zone l’eccessivo carico umano ha messo in crisi il sistema idrico. In alcuni giorni ci sono stati ritardi e disagi nei porti e negli aeroporti. Ma tutto sommato gli inconvenienti sono stati contenuti. Da più parti c’è stato segnalato che non accenna a modificarsi il comportamento incivile di molti bagnanti che lasciano le spiagge colme di rifiuti. Anche quando le amministrazioni comunali hanno provveduto a installare cestini per i rifiuti la mancanza di senso civico e di rispetto per l’ambiente hanno finito per prevalere. La campagna di sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente, delle spiagge e del mare non ha dato ancora i frutti sperati. Bisogna insistere nella consapevolezza che alla fine prevarrà il rispetto per se stessi e l’ambiente. Sommario 11 Carbonia dedica un museo alla cultura del carbone Editoriale 2 Bilancio soddisfacente di un’estate tranquilla Primo Piano di Massimo Carta 12 I fantini sardi da sempre protagonisti al Palio di Siena di Andrea Porcu 3 L’impegno della Regione per salvare le tombe del colle di Tuvixeddu di Andrea Frailis 7 Pubblicato il bando per la concessione dei mutui per l’acquisto della prima casa di Giuseppe Mereu 8 Varata la riforma dei consorzi industriali di Fabrizio Serra 9 Il Consiglio regionale ha approvato la legge che istituisce il Corecom di Fabrizio Serra Confermata La Maddalena come sede del G8 Speciale Emigrazione 14 Festa dell’emigrato a Ussana di Luigi Coppola 15 Il contributo degli emigrati al grande sviluppo di Pula di Antonello De Candia 16 Convegno a Gesico sulla nuova emigrazione di Marco Aresu Da Verona ad Arborea per rinsaldare un’amicizia 17 Gadoni punta sull’Eco museo e su “Funtana Raminosa” di Antonello De Candia Attualità 6 Vacanze di Napolitano a La Maddalena 10 Attivato il portale “Sardegna Migranti” di Gino Zasso 13 La Sardegna nel web di Andrea Mameli Una cagliaritana nel team per la lotta al linfoma di Lia Serreli Cultura 18 Costituita a San Vito l’Accademia delle launeddas di Pier Sandro Pillonca 19 In mostra a Sassari la collezione “Giuseppe Biasi” della Regione Sardegna di Luciana Satta Tesi di laurea su Biasi pittore sardo e orientalista 32 Islanda: l’isola del vento e della libertà di Nicola Lecca Paesi di Sardegna 20 Porto Torres: l’antica Turris Libisonis la patria dei martiri Gavino Proto e Gianmario di Salvatore Tola Bonnanaro: la storia di un feudo conteso di Franco Fresi Parliamo della Sardegna 21 La scomunica contro Joanni Maria Cadoni IL MESSAGGERO SARDO di Natalino Piras Mensile della Regione Autonoma della Sardegna per i Sardi nel mondo Parlando in Poesia Edito da “Messaggero Sardo società cooperativa a r.l.” Presidente Gianni De Candia Comitato di Direzione Gianni De Candia (responsabile), Marco Aresu, Luigi Coppola, Gianni Massa, Ezio Pirastu Redazione e Amministrazione Via Barcellona 2 - 09124 Cagliari Tel. 070 664214 - Fax 070 664742 Sito web www.ilmessaggerosardo.com [email protected] [email protected] Registrazione del Tribunale di Cagliari n. 4212 dell’11-4-1969 Iscrizione al R.O.C. n. 6415 Fotocomposizione, impaginazione Prestampa Via Nenni 133 Tel - Fax 070 883223 - 090450 Quartu S. E. Stampa Sarprint, stab. Tossilo - Macomer 22 Cento poesie a cura di Salvatore Tola Sport 30 Il Cagliari parte col piede sbagliato, travolto al Sant’Elia dalla Lazio di Andrea Frigo 31 Il vento e il mare della Sardegna esaltano la stagione delle regate di Sergio Casano Silvia Salis unica atleta a rappresentare la Sardegna alle Olimpiadi di Pechino di Andrea Porcu Rubriche 23 Dall’Italia 27 Dal Mondo Il Messaggero Sardo viene inviato gratuitamente agli emigrati e alle loro famiglie dalla Regione Sardegna. Per richiederlo scrivere al Messaggero Sardo, via Barcellona 2 - 09124 CAGLIARI o alla e-mail: [email protected] IL MESSAGGERO SARDO Primo Piano L’impegno della Regione per salvare le tombe del colle di Tuvixeddu di Andrea Frailis Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar della Sardegna che aveva accolto i ricorsi di un gruppo di imprese contro i vincoli imposti dalla Giunta regionale per un vizio di forma - Si cerca un accordo per la salvaguardia dell’importante area archeologica a guerra del colle”. Così l’hanno ribattezzata i cagliaritani, prendendo in prestito la definizione dalle schermaglie politiche che, ogni sette anni, vedono contrapposte le forze politiche. Ma, in questo caso, l’oggetto del contendere non è la più alta carica dello Stato, bensì il futuro di Tuvixeddu, uno dei colli sui quali è stata edificata la città capitale dell’Isola e sul quale un gruppo di costruttori vorrebbe realizzare insediamenti edilizi, ma si trovano a dover fare i conti con il vincolo imposto dalla giunta regionale. Vediamo di rendere più chiari i contorni della vicenda con un breve excursus di carattere storico; il colle di Tuvixeddu e quello vicino di Tuvumannu hanno ospitato gli insediamenti più antichi di Cagliari e oggi sono sede di un parco archeologico di grande interesse scientifico. La necropoli fenicio-punica con migliaia di tombe è stata recentemente definita la più vasta e interessante dell’intero bacino del Mediterraneo, ed è oggetto di studio da parte di esperti provenienti da tutto il mondo. I due maggiori quotidiani sardi hanno ospitato (nello stesso giorno) un articolo del professor Bartoloni docente di storia fenicia all’Università di Sassari, il quale (lungi dall’entrare nel merito della polemica sulle nuove costruzioni) ha disegnato con grande precisione storica i contorni di un sito di interesse mondiale. Le antiche tombe di Tuvixeddu sono state inserite, da più di un decennio, in un parco archeologico destinato alla loro tutela, ma le aree adiacenti sono state (e non da oggi) oggetto dell’interesse di alcuni gruppi di costruttori, sempre alla ricerca di aree edificabili in una città dove da tempo scarseggiano. Una procedura lunga, quella per ottenere le necessarie autorizzazioni per costruire, una procedura durata quasi quindici anni e passata attraverso un serrato confronto con l’ufficio regionale di tutela del paesaggio, la Regione e altri enti. Lo sbocco fu, nel Giugno del 2000, il voto favorevole del consiglio comunale ad un accordo di programma che prevedeva il riordino urbano e ambientale dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu; non poco cemento (565mila metri cubi su 48 ettari per un investimento di oltre 200 milioni di euro) ma anche quasi 65mila metri cubi di interventi di interesse pubblico, verde, aree destinate all’università, alla ricerca e ai servizi, oltre a venti ettari di parco archeologico. Un megapiano da 450 tra appartamenti e ville, destinate a 2.500 cagliaritani. In cantieri vennero aperti solo sei anni dopo, e gli uffici vendite cominciarono a mostrare “sulla carta” ai potenziali compratori “L appartamenti e case unifamiliari in una zona di grande prestigio e molto ambita per la straordinaria posizione panoramica. Su questo accordo un anno e mezzo fa è caduta la mannaia della giunta regionale che, confortata dalla lotta degli ambientalisti e con il parere favorevole dell’allora governo in carica, ha imposto il vincolo totale sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu. Una decisione, quella del governatore Renato Soru, che ha scatenato polemiche a non finire e ha dato avvio a una serie infinita di accuse, studi e pareri non sempre disinteressati, ma che soprattutto ha trasformato in “querelle” politica un confronto che avrebbe dovuto essere limitato a un confronto tecnico. Ma così non è stato e il “caso Tuvixeddu” è entrato a pieno titolo anche nella bagarre elettorale, con il risultato che le parti in causa si sono via via arricchite di nuovi proseliti, ma si sono confrontate con sempre meno chiarezza espositiva e i cagliaritani hanno capito ben poco della questione, non riuscendo soprattutto a individuare la vera posta in gioco. E così tra visite domenicali degli ambientalisti convinti sostenitori della necessità di un vincolo totale sui due colli, e manifestazioni anche pubbliche di impresari e dei loro operai, preoccupati i primi di perdere un “affare” consistente, e i secondi il loro posto di lavoro, si è andati avanti per circa cinquecento giorni, fino a che il Tribunale Amministrativo Regionale e, in seconda battuta, anche il Consiglio di Stato cui gli impresari e il comune di Cagliari si erano rivolti per chiedere la cancellazione dei vincoli, hanno emesso le loro sentenze, entrambe sfavorevoli alla Regione. In piena canicola ferragostana i cantieri sono stati riaperti, ma per poco; perché la Regione non si è arresa e ha ribadito la volontà che, sui colli cagliaritani pieni di vestigia storiche accanto a 3 una necropoli unica e irripetibile, non si realizzi nemmeno un metro cubo di insediamenti edilizi. Il governatore Soru e gli assessori all’urbanistica Gian Valerio Sanna e ai beni culturali Maria Antonietta Mongiu hanno spiegato ai giornalisti che la Regione non intende rinunciare al progetto di tutela di un’area archeologica così vasta e importante ma, nel contempo, vuole realizzare il suo piano con il consenso delle parti in causa sia pubbliche che private, in parole povere con i proprietari delle aree, ma anche con il comune di Cagliari. La Regione vuole acquisire l’area e, per fare questo, ha deciso di offrire in cambio ai privati la proprietà di altre aree oggi pubbliche sulle quali realizzare quegli insediamenti che il vincolo totale su Tuvixeddu e Tuvumannu impedisce. Ma perché questa nuova e imprevista svolta, proprio all’indomani del colpo di scure inferto da Tar e Consiglio di Stato ai primi provvedimenti di tutela ? Soru, Sanna e Mongiu lo hanno spiegato in conferenza stampa : in un decennio, dal 1997 anno dei primi divieti e fino al 2007, gli esperti hanno scoperto più di 1.100 nuove tombe e, in particolare, 430 nuove sepolture sono state trovate fuori dal perimetro del parco archeologico, e la circostanza ha fatto scattare il nuovo provvedimento di tutela. Dichiarazioni, quelle degli esponenti della giunta, che in qualche modo rispondono alle accuse degli imprenditori privati che avevano detto che le nuove tombe scoperte non potevano essere state scoperte fuori dal parco vincolato. Altra benzina sul fuoco. Perché la Regione ha offerto ai privati in cambio della proprietà sui colli le aree ex militari di viale Colombo e via Is Mirrionis, appena uscite dall’orbita delle stellette, nell’ambito del programma governativo di dismissione delle aree ritenute non più indispensabili alle esigenze della difesa. Una offerta che ha fatto andare su tutte le furie gli imprenditori privati, convinti che nel cambio ci avrebbero rimesso e non poco visti i consistenti investimenti fatti negli ultimi anni, ma che ha mandato in bestia anche il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, il quale ha sottolineato come quelle aree offerte ai privati, debbano in realtà transitare dalla Regione al Comune dopo la sdemanializzazione, e che quindi Soru stia trattando con beni dei quali non potrebbe avere la disponibilità. Il governatore è comunque intenzionato ad andare avanti; ricerca il dialogo e, a questo scopo, ha anche convocato e presieduto una riunione con la parte pubblica e quella privata; una riunione alla quale tutti hanno partecipato (anche coloro che alla vigilia l’avevano definita “irrituale”) ma che si è conclusa con un nulla di fatto. Il confronto va avanti alla ricerca di un’intesa capace di evitare nuovi appuntamenti in tribunale, anche se le bordate non sono del tutto cessate; gli imprenditori privati sospettano, e lo dicono apertamente, che la nuova iniziativa di Soru (che nelle more di uno scambio di aree ha emendato la legge che istituisce la commissione regionale per i beni naturali che dovrà imporre i nuovi vincoli) nasconda la volontà di imporre il progetto alternativo di sistemazione del colle, quelle firmato dall’architetto francese Clement. La Regione non si sottrae alla battaglia dialettica e risponde : “non capiamo perché sia stato interrotto anche il cantiere per la realizzazione della strada che passa per Tuvumannu”. 4 Dalla Francia con stima Caro Messaggero, finalmente Vi rileggo. Sono felicissimo di poter essere ancora al corrente delle attualità della Sardegna e non solo. Tutte le informazioni che trovo sia nel sito (abbastanza nuovo per me) sia nel giornale, mi riempiono di gioia. Ho appena ricevuto il giornale e solo a sentirlo nelle mani mi ha dato un certo conforto, abituato com’ero ad averlo regolarmente da tantissimi anni. Continuate sempre con lo stesso fervore nell’informarci di tutto quello che, nel male ma soprattutto nel bene, accade in Sardegna. Mia moglie è francese ma legge come me il Vostro giornale, e spesso traduce parte degli articoli che parlano di ambiente e di inquinamento, e li spedisce in Corsica alla sorella, che fa parte di un’associazione antinucleare e si è recata spesso in Sardegna per dimostrazioni. Vi prego di scusarmi per gli errori ma sono in Francia da 44 anni e non scrivo che raramente, avendo una buona segretaria. Tanti auguri per la ripresa del “nostro” Messaggero; continuate con la vostra bravura ad alleviare i nostri ricordi nostalgici della spensierata giovinezza. I più cordiali saluti. Filippo Mura - Route des Grands Jardins - Taillades Francia Caro Mura, il suo incoraggiamento ci stimola a fare sempre meglio. La posta dei lettori Sassari: emigrò in Argentina dove conobbe mia nonna, originaria dell’Isola del Giglio. Con lei formò una bella famiglia e sempre ci inculcarono l’amore per la terra natale, l’Italia. Per questo desidero conoscere qualcuno dei parenti rimasti in Sardegna perché mi aiutino a ricostruire l’altra parte della storia della mia famiglia che non conosco. Mio padre si chiama Antonio, ha 84 anni e il suo sogno è di avere notizie della sua famiglia in Italia. Grazie per questa meravigliosa possibilità che mi offrite. Nora Decandia - Bahia Blanca - Buenos Aires Argentina Cara Decandia, pubblichiamo la sua lettera sperando che qualche lettore del Messaggero possa aiutarla nella sua ricerca. Amante dei Tazenda Caro Messaggero, ho 33 anni e vivo a Savona, città nella quale sono nata da genitori sardissimi. Per questo anch’io mi ritengo sarda nel cuore. Ho sposato un uomo ligure che però, stando con me da ormai 18 anni, che ascolto in Tazenda da sempre, si è”sardizzato” più di me. Ho una figlia di 19 mesi, la mia vita!, e ascolta i Tazenda da quando era ancora nella mia pancia. Tutta questa premessa per chiedervi: posso ricevere Il Messaggero sardo che ho conosciuto a casa di un vicino? Michela Cuccu - via Triberti - Pallare (SV) Cercano i familiari del nonno Caro Messaggero, desidererei mettermi in contatto con qualche familiare di mio nonno. Lui si chiamava Nicola Decandia, era figlio di Francesco Decandia e di Maria Baul, e aveva un fratello che si chiamava Ignazio. Mio nonno si stabilì e mise su famiglia nella città di Viedma, nella Provincia del Rio Negro. Era nato a Perfugas, in provincia di Cara Cuccu, abbiamo inserito il suo nominativo tra i nostri abbonati. I soldi spesi per convegni Caro Messaggero, ho letto con tanto rammarico nell’ultimo numero le varie ricerche e studi/progetti riguardo Le origini dei cognomi Per poter rispondere alle domande sull’origine dei cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dai tre volumi del prof. Massimo Pittau, “Dizionario dei Cognomi di Sardegna”, Cagliari 2006, editrice “L’Unione Sarda” (www.pittau.it) MURRANCA Caro Messaggero, vi ringrazio per il giornale. Sono nata a Mogoro e da quarant’anni abito a Torino. Sarei interessata a conoscere l’origine del mio cognome. Murranca Mariangela Via S. Gregorio Magno, 7 - 10095 Grugliasco (TO) Cara Murranca, troviamo rappresentato il suo cognome, nell’isola, specie tra le province di Oristano, comprese Ales e Mogoro, e Cagliari, soprattutto tra Quartu S. Elena e Selargius. Come origine potrebbe essere in rapporto, forse come accrescitivo peggiorativo, con Murru “muso, grugno” di discendenza paleosarda o nuragica, come riscontriamo nel DES II 140; oppure sempre ad origine da Murru inteso come “grigio (di capello)” dal latino murinus (colore del topo). Rileviamo in antichi testi sardi anche cognome assonante al suo e cioè Moranca. ZARA Caro Messaggero, sto scrivendo per informarmi da dove proviene l’origine del mio cognome. Grazie a tutti voi per la vostra generosità ed i vostri modi di comunicazione e di solidarietà verso gli emigrati e gli ex emigrati. Zara Baingio - Via Montesile, 17 - 07044 Ittiri (SS) Caro Zara, ringraziamo per quanto espresso nei nostri confronti, che gratificano il nostro impegno. Come al solito le possibili origini del suo cognome sono variegate, potendo Zara avere origine ligure, come dimostra la presenza del cognome tra i numerosi testi che apposero la firma per il trattato, datato novembre 1173, stipulato tra Genova ed il marchese Guglielmo di Massa. Possibile anche discendenza prettamente sarda, soprattutto in relazione al suono della Z che potrebbe indirizzare l’origine verso tzara, nome sardo di pianta rampicante presente nelle siepi, o dzara che ci indirizza verso il significato di Ghiaia, oppure anche dal logudorese zara tradotto in “fortuna, dado”. Zara lo troviamo anche in S. Giusta di Oristano nel 1500. Maggiormente distribuito sul territorio sardo nella fascia centrale da Magomadas a Villagrande Strisaili. LECIS Caro Messaggero, oltre a farti conoscere il mio nuovo indirizzo, mi permetto di rinnovare la mia domanda per quanto concerne la ricerca delle origini del mio cognome (già richiesto il 6-2005) Lecis Luciano 787Bis, route de la Motte - 83720 Trans En Provence Caro Lecis, come vede è arrivato anche il suo turno. Variato il suo indirizzo, eccoci all’origine del suo cognome. Distribuito in una sorta di quadrilatero costituito da Cabras, Escalaplano, Isili ed Ussaramanna, ha origine comune a Leccis, con doppia C, e sta ad indicare, con il suffisso S, un plurale di famiglia, soprattutto nel Campidano, con probabile origine Agosto-Settembre 2008 l’emigrazione dei sardi (in questo caso in Olanda). Ricerche che con i lauti finanziamenti promossi dalla Regione a far conoscere le origini dell’emigrazione, come se questo fosse di utilità per noi emigrati in terra straniera, con inviti e discorsi/interviste addirittura fatti venire dalla Sardegna e gratuitamente spesati di tutto il loro soggiorno. Se si dovesse indagare veramente quante persone assisterebbero (non più di 20/30 o 40) presenze, e voglio anche sottolineare la pubblicità dei prodotti sardi, che per gustare un bicchiere di vino ed un assaggio di salame e formaggio ti domandano 30 euro d’ingresso. A nostro avviso la Regione della Sardegna o i responsabili in questo campo farebbero bene a utilizzare queste somme con ben altri progetti reali, come costruire case, dare la possibilità all’emigrato di poter tornare nella propria terra dopo tanti anni di sacrifici, assisterli nel rientro, far avere assistenze per i più deboli, agevolazioni per le case in affitto, e tante altre cose utili. Prendere almeno come esempio la Spagna che per i propri emigrati concede voli speciali ridotti con soggiorno nella propria terra ai 65 enni, ed altre iniziative come sopra citate. Queste dovrebbero essere le realtà di oggi, e non dibattiti e convegni che poi restano solo parole. Gli Olandesi conoscono benissimo la Sardegna e la loro cultura, ma il vero problema per tutti è raggiungere l’isola con i prezzi che corrono. Infine desidero precisare che in Amsterdam, non vi è nessun centro sardo attivo e frequentato. Il motivo perché non viene riconosciuto questo centro descritto, il cronista dovrebbe domandare informazioni al presidente dei circoli sardi in Olanda. Ringrazio per la vostra attenzione nel leggermi. A nome mio e di un gruppo di sardi di Amsterdam che condivide con me questa realtà. Cordiali saluti. Antonio Cogoni - Burg. Van Leeuwenlaan 194 Amsterdam dal nome Alesci, Alexi, Alessio, di bizantina memoria “Alexis”. Documentato in saggi antichi sardi, CDS II 44, anno 1410 come Lexis. Si riscontrano anche famiglie Leci da atti notarili, nel 1700 a Cagliari. SITZIA Caro Messaggero, Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla continuità del mensile. Vorrei avere notizie riguardo all’origine del mio cognome. Sitzia Lina - Via C. Pinchia, 10 - Torino Cara Sitzia, per quanto riguarda la provenienza del suo cognome, ritrovabile soprattutto tra le province di Oristano e Nuoro, potrebbe avere, come spesso accade, varie matrici: una dal campidanese sitzia che, nato da ciccia “berretto tondo di lana o panno senza visiera”, sta ad indicare un fiore dei campi, e si parla del crisantemo dei campi o bambagella. Potrebbe anche originare come variazione del cognome Citzia, con matrice omologa “ciccia”. Può anche corrispondere al campidanese sitzia “pietra focaia” ad origine latina siliceus-a. LILLIU Caro Messaggero, Vi ringrazio per la ripresa delle pubblicazioni e ne approfitto per avere notizie riguardo la provenienza del mio cognome. Lilliu Vincenzo - Via de Ferrari, 7 - 17026 Noli (SV) Caro Lilliu, cognome diffuso nel territorio isolano da Barumini, Macomer, Lotzorai, Nuxis, Orroli, Oristano e Tortolì. Potrebbe rappresentare una forma contratta del rustico campidanese Lilliu, che stava ad indicare come diminutivo e vezzeggiativo numerosi nomi personali maschili, da Emanuellinu, Raffaellinu. IL MESSAGGERO SARDO Caro Cogoni, registriamo il suo “rammarico” e manifestiamo il nostro stupore per il contenuto della sua lettera. Le va bene quello che fa la Spagna (agevolazioni sui viaggi aerei) e critica le iniziative della Regione Sardegna per soddisfare le richieste (ne siamo testimoni da molti anni) da tutte le comunità sarde sparse nel mondo. Lei sostiene che studiare le tematiche dell’emigrazione non è di alcuna utilità e non si rende conto che solo studiando un fenomeno e le sue cause si può riuscire a capirlo e a evitare che si ripeta con le stesse drammatiche dimensioni con cui a metà del secolo scorso ha investito la Sardegna. La Regione ha messo a disposizione altre risorse per far costruire case o dare assistenza a chi ha bisogno. E riconosce agli emigrati gli stessi diritti dei sardi residenti. Infine per quanto riguarda Amsterdam è vero che da molti anni (anche per responsabilità dei sardi di Amsterdam) non c’è più un circolo tradizionale, è però vero che c’è un’associazione costituita da sardi che è molto attiva e che organizza manifestazioni e iniziative di rilievo culturale. E lo fa senza risorse regionali. Se possiamo dare un consiglio a lei, al gruppo di sardi che condivide la sua opinione, e a tutti i sardi di Amsterdam, è quello di mettere da parte le sterili contrapposizioni e unire le forze per aprire un grande circolo di sardi nella principale città dell’Olanda. Anniversario di matrimonio Caro Messaggero, chi scrive è figlio di emigrati a Torino dal 1938, il loro paese natio è Villanova Monteleone, paese lasciato dopo il loro matrimonio, amato e ricordato con tanto affetto. Io e mia sorella siamo nati a Torino ma l’amore che i nostri genitori ci hanno trasmesso per la loro terra sin da bambini da quando ci portavano nel periodo estivo a trovare i nostri nonni al paese e godere delle bellezze dell’isola si è consolidato dagli anni ’90 quando ho acquistato la casa del nonno materno. Questo mi ha permesso di portare tutti gli anni con me nel periodo di vacanze estive i miei genitori ormai anziani a rivedere il loro paese natio. Il ritrovarsi con parenti, amici e paesani era motivo d’orgoglio e grande soddisfazione per loro. Il richiamo alle proprie radici era molto forte ma li consolava il fatto che il prossimo anno sarebbero ritornati così non sarebbe pesata la lontananza che li separava dalla loro amata Terra. Purtroppo dal 2000 la loro salute non ha più permesso il ritorno nell’Isola e questo li ha rattristati molto. Mi sono permesso di scriverti poiché i miei genitori “Maria e Domenico” che mensilmente ricevono il vostro Giornale, il 20 agosto faranno 70 anni di matrimonio. La mamma ha 91 anni il papà 97 anni. Sono genitori meravigliosi che ci hanno dato in questi lunghi anni a mia sorella e a me tanto amore e affetto da noi ricambiato. Sarei lieto se tu caro Messaggero in occasione del loro anniversario di matrimonio potresti ricordarli, sarebbe per loro e per noi figli una grande soddisfazione il sapere che il legame alla nostra Terra non si è mai interrotto anche grazie a voi. Baldinu Antonio - Via Stefano Tempia 9B - Torino Caro Baldinu, i tempi di realizzazione del giornale non ci hanno consentito di pubblicare tempestivamente la sua lettera. Siamo sicuri che seppure con ritardo i suoi splendidi genitori gradiranno lo stesso gli auguri del Messaggero sardo per i loro 70 anni di matrimonio. Casalinga in Francia Caro Messaggero, da tanto tempo ho desiderio di informarmi sui miei diritti di cittadina italiana. Abito in Francia nel Vaucluse dal 1962. Sono originaria della provincia di Sassari, sono nata negli anni ’30, dunque tempi del fascismo, assai tristi, e di miseria. Vorrei sapere se ho diritto alla pensione da casalinga dallo Stato Italiano. In Sardegna ho chiesto ma la risposta è stata negativa, non avendo versato contributi. Mi La posta dei lettori sembra una discriminazione totale verso le casalinghe. Sono mamma di tre figli e anche nonna. Lo Stato Francese mi versa ogni mese 185 euro. La mia nazionalità è italiana e anche la nostra Patria potrebbe fare un piccolo sforzo. Antonia Mura - Francia Cara Mura, abbiamo sintetizzato la sua lettera per confermarle quanto le hanno già detto gli enti a cui si è rivolta. Cogliamo l’occasione per ripetere che non diamo risposte private ma che pubblichiamo nel giornale le lettere che pongono quesiti che possono avere interesse generale. Le critiche “censurate” Caro Messaggero Sardo, durante un anno circa di dolorosa interruzione del giornale mi ero auspicato che con l’inizio della nuova gestione qualcosa potesse cambiare, invece, a quanto pare, tutto è rimasto tale e quale a prima! Ho sempre creduto in questo giornale che per lunghi anni, ogni mese mi portava una ventata d’aria fresca della mia amata terra lontana, e sono molto dispiaciuto di non provare più quella gioiosa sensazione di allora! Non vorrei credere che questo giornale, con la nuova gestione, abbia perso per strada le originarie caratteristiche di ideali, di indipendenza, di libera espressione e di quel reale senso di pluralismo che lo ha sempre contraddistinto. Insomma che non sia condizionato da poteri o lobby che tendono a filtrare i contenuti a loro piacimento, il che porterebbe un danno irreversibile al mondo degli emigrati sardi e in primo luogo a se stesso! Le spiegazioni che voi offrite per giustificare le numerose proteste che vi vengono rivolte da tanti sardi, circa la incompletezza e la non pubblicazione dei loro testi scritti sul giornale, non trovano solidarietà tra gli emigrati. Perché un giornale che si ritiene libero e pluralista deve dare spazio a tutti i suoi lettori in modo almeno soddisfacente, se non può fare di più, cosa che non riesce a realizzare. Se invece ci si ostina a seguire criteri di meritocrazia e di privilegi anche sul modo di selezionare i testi dei lettori che devono essere pubblicati, allora conviene chiudere bottega, perché finirebbe per diventare il giornale di pochi, anziché di tutti. 5 pensione e dedico il mio tempo a scrivere poesie. Da qualche anno ho cominciato anche a scrivere racconti. A questo proposito sono disposto a venderli alla casa di produzione di cui è direttore il regista Giovanni Columbu. Fatemi sapere come posso mettermi in contatto con lui. Bruno Vittorio Corona - loc. Darova, str. 138 - Timis (Romania) Caro Corona, abbiano riassunto la sua lunga lettera. La società si chiama Luches Srl, Piazza Repubblica 28 09125 Cagliari. Difficilmente si acquistano diritti d’autore di scrittori non affermati. Comunque abbiamo pubblicato anche il suo indirizzo fax. Per quanto riguarda la richiesta dell’origine del cognome l’abbiamo trasmessa al nostro esperto; dovrà pazientare e attendere il suo turno. I sacrifici di un emigrato Caro Messaggero, ricevevo il giornale da tre anni quando, ad un tratto, non è più arrivato. Poi rieccoti qui. Complimenti per le tante notizie e gli aggiornamenti sulla Sardegna, piena di tanti ricordi della mia gioventù. Io sono di Bonarcado, in provincia di Oristano, sono nato nel 1938. Per ben cinque anni ho fatto il pastore a “zeraccu messaiu” tra Bonarcado, Paulilatino e Santulussurgiu. Con molti sacrifici e con poco da mangiare. Eravamo schiavi dei padroni. Ci stavano i ricchi e noi poveri, senza neanche assistenza sociale. Comunque non rivoglio troppo annoiare. Manco dalla Sardegna dal 23 giugno 1958, esattamente 50 anni. Emigrato prima in Svizzera e poi in Australia dove ho conosciuto mia moglie, ci siamo sposati nel maggio del 1970. Poi nel marzo del 1973 siamo rientrati in Italia in provincia di Latina. Viviamo modestamente ma ho una bella famiglia: tre figli maschi, uno carabiniere, uno avvocato e uno operaio. Abbiamo fatto sacrifici per mandare i figli a scuola. Dal 2004 sono pensionato. Un saluto al Messaggero sardo con molto affetto. Salvatore Zanda - via san Biagio 4 - Castelforte (LT) Caro Zanda, pubblichiamo la sua testimonianza che aiuta tutti a ricordare i molti sacrifici fatti dagli emigrati per trovare condizioni di vita migliori per sé e per la propria famiglia. Mariano Bullita – via Barazza 42 – Pavignano – BI Il libretto in Banca Caro Bullita, siamo certi che è vittima di un fraintendimento e di una contraddizione. Comincia la sua lettera con l’auspicio che la nuova gestione segnasse una cambiamento e poi lamenta che sia stata persa l’indipendenza e la libertà di espressione. Il Messaggero sardo non è soggetto a nessuna lobby e a nessuna censura. Ogni mese riceviamo centinaia di lettere di apprezzamento e di consenso (che in gran parte archiviamo), e ogni tanto qualche critica che puntualmente pubblichiamo perché la critica è uno stimolo a fare sempre meglio. Abbiamo spiegato che durante l’anno di sospensione delle pubblicazioni abbiamo ricevuto tante lettere di protesta in particolare sulla cosiddetta tassa sul lusso. Quando sono riprese le pubblicazioni quella tassa è stata cancellata con un provvedimento della Corte Costituzionale. Che senso avrebbe pubblicare le lettere su una cosa che non esiste più? Cerchiamo di dare spazio a tutti senza alcuna “meritocrazia”. Speriamo di averla convinta e continui a seguirci con fiducia. Caro Messaggero, sono un’emigrata, mi trovo in Brianza da 45 anni. Ho lavorato nell’industria metalmeccanica e sono pensionata. Ho un libretto del Banco di Sardegna, della filiale di Isili, intestato a Boi Michelangela fu Efisio emesso il 14 novembre 1961. Io lavoravo come domestica e piano piano i soldi che risparmiavo li mandavo a mia madre. Volevo sapere se posso ancora avere quei soldi. Emigrato scrittore in Romania Caro Messaggero, sono un sardo emigrato in Romania da quattro anni. Sono sposato con una rumena. Conservo però la residenza a Turate, in provincia di Como, dove ho lavorato per tanti anni come operaio dopo essere stato in Germania. Sono nato a Bosa e di tanto in tanto ci torno in vacanza. Adesso sono in Boi Michelangela - via Manzoni - Ello (LC) Cara Boi, abbiamo riassunto la sua lunga e complicata lettera. In base alle sue indicazioni pensiamo che possa presentarsi allo sportello bancario e estinguere il libretto. Il recapito dello FASI Caro Messaggero, gradirei avere il recapito della Fasi per avere delucidazioni per una richiesta di abbattimento di barriere architettoniche. I miei abitano a Ozieri al quarto piano di una casa senza ascensore (94 scalini): mia madre ha 71 anni e mio padre 75. Maria Ortu - Via De Gasperi 6 - San Damiano D’Asti Cara Ortu, l’indirizzo della FASI, come quello delle altre Federazioni, si trova nella pagina riservata agli indirizzi dei Circoli che il giornale pubblica a mesi alterni. Comunque la Fasi si trova in via Daverio 7 - 20122 Milano, tel.- fax 02.54121891. 6 Attualità Vacanze di Napolitano a La Maddalena Ciampi ha trascorso le vacanze estive alla Maddalena per quatto anni, Napolitano ha scoperto l’isola lo scorso mese, ma, ha assicurato, ci tornerà C arlo Azeglio Ciampi ha trascorso le vacanze estive alla Maddalena per quattro anni, Giorgio Napolitano ha scoperto l’isola lo scorso mese, ma, ha assicurato, ci tornerà. Il Presidente della Repubblica è arrivato, con la moglie Clio, nella tarda mattinata di Ferragosto, e si è trattenuto fino al giovedì successivo: l’ha accolto quello che lì chiamano “punenti in fumu”, una maestralata che ha tenuto lontani da spiagge e scogliere turisti e residenti. Ma lui al bagno non ci ha voluto rinunciare e, a bordo dell’Argo, la stessa imbarcazione utilizzata da Ciampi, si è recato in una caletta a ridosso della minuscola ma vicinissima isola Chiesa. Come il suo predecessore, il Capo dello stato alloggia nella centrale palazzina del Comando marina, ospite dell’ammiraglio (maddalenino) Gildo Ugazzi. Qui, davanti all’ingresso, staziona stabilmente una piccola folla, soprattutto turisti che vogliono farsi riprendere vicino all’illustre ospite. Con tutti Napolitano, affabilissimo, scambia una parola: “Come stai, Alessandro?” dice accarezzando un bambino che poco prima il padre aveva chiamato per nome; “Ho finalmente conosciuto il vento della Maddalena”, aggiunge, rispondendo a una domanda di una graziosa signora fiorentina. Il giorno dopo, il secondo, foto Andrea Nieddu fortunatamente. il maestrale cala, fino a scomparire del tutto, e l’arcipelago si mostra così in tutto il suo splendore: “un paradiso”, come lo ha definito lo stesso presidente, L’occasione è propizia per dare sfogo all’intensa voglia di mare: ripetute soste a Caprera, soprattutto a Porto Palma, una spiaggia sempre affollata di bagnanti, e poi tappe nelle cale Cuticciu e Brillantina, sempre a Caprera, e quindi nelle meravigliose spiagge delle altre isole, Spargi, Budelli, Santa Maria, Razzoli. La sera un tuffo nel passato e nei ricordi: cena all’ammiragliato, con Mario Birardi, già segretario regionale del Pci, consigliere regionale, senatore e, da ultimo, sindaco della Maddalena. Entrambi i due vecchi compagni erano intimi di Enrico Berlinguer. E sicuramente hanno ricordato con nostalgia, i tempi di allora, ben diversi da quelli attuali. Un’altra cena fuori dal protocollo, Segnali positivi sulla stagione turistica Nonostante la crisi la Sardegna invasa dai vacanzieri - Navi e aerei hanno viaggiato a pieno carico - Lamentele di alberghi e ristoranti Sardegna, turismo in crisi. Ma chi l’ha detto? I dati, ancora estemporanei e, alla fine di agosto, non ufficiali, sembrano dimostrare il contrario e confermare come l’arrivo del Capo dello stato nell’isola non sia stata assolutamente un’eccezione. Certo, albergatori, baristi, commercianti in genere si lamentano, e il fatto può essere sintetizzato dall’equazione più gente, meno soldi. Sì, perché i turisti sembrano esser stati di più degli anni precedenti, in una stagione, peraltro, più lunga delle precedenti. Certo, il turismo è ancora soprattutto quello costiero, e le puntate nelle zone interne, grazie al costo della benzina e alle strade eternamente a rischio, diventano sempre più rare. Il 31 agosto, giorno tradizionale del contro-esodo, si sono imbarcate a Olbia, su navi e aerei, circa centomila persone, che, evidentemente, hanno trascorso le vacanze in Gallura. Nessun disagio rispetto a quanto accadeva alcuni anni fa, però, perché compagnie marittime e aeree hanno provveduto per tempo a intensificare le loro corse. Al momento le presenze nell’isola si possono quantificare solo su dati relativi alle partenze e, sotto questo aspetto, anche Alghero può sorridere: lo scalo aereo della Riviera del corallo ha fatto registrare un numero di partenze nettamente superiore a quello degli anni precedenti. Agosto-Settembre 2008 nella villa degli architetti Cini e Boero, che stanno realizzando la trasformazione delle opere ex militari in vista del G8 e il presidente ha avuto parole di elogio per il procedere dei lavori. Già, il summit della prossima estate: “Un G8 speciale come questo luogo” ha detto il presidente dopo una visita ispettiva ai lavori in corso all’ex ospedale e all’ex arsenale militari. L’hanno accompagnato, oltre al sindaco dell’isola Angioletto Comiti, il presidente della Regione Renato Soru (anche lui lì in vacanza per qualche giorno),. il sottosegretario Bertolaso, “ deus ex machina” dell’evento e il presidente della Provincia Pietrina Murrighile: “Vi faccio i complimenti – ha detto loro il capo dello stato – perché state dando prova di un’efficienza organizzativa senza precedenti, considerando la mole di lavoro e i tempi ristretti. Vedendo i progetti e i vostri impegni ho capito che l’Italia offrirà ai suoi ospiti qualcosa di straordinario. Sarà un G8 speciale come questo luogo”. Poi, rivolgendosi alla Murrighile: “In questa regione si sussegue una varietà di paesaggi e di colori che rendono l’ambiente esaltante, conservato al meglio: Beata la presidente di questa provincia perché è a capo di una delle zone più belle di questa splendida isola”. Era venuto in Sardegna diverse volte, a parlare con i contadini o i minatori del Sulcis o a presiedere riunioni nelle federazioni provinciali del partito, ma non era stato mai alla Maddalena. Di conseguenza una visita al compendio garibaldino di Caprera è d’obbligo. Anche qui espressioni di ammirazione per la sacralità del luogo: “Nel 2011 si svolgeranno le manifestazioni nazionali per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e farò in modo che anche Caprera venga inserita nel programma ufficiale delle celebrazioni. Sarà l’occasione che mi permetterà di tornare qui”. Infine, la mattina del 21, la partenza. Davanti all’ammiragliato la folla applaude e lui ringrazia, un tantino commosso. “Tornerò – promette – tornerò per il vertice del prossimo luglio. Perché, siatene certi, il G8 si farà qui”. L’affermazione della più alta carica dello stato è importante, ma non manca chi rema contro. Berlusconi, è noto, vorrebbe il summit a Napoli, e adesso sembra che stia scricchiolando anche la fede – ma non l’impegno – del sottosegretario Bertolaso. A Cagliari movimento normale nel porto, eccezionale nello scalo di Elmas, da cui sono decollati sessanta aerei, per riportare a casa quei villeggianti che hanno fatto segnare il tutto esaurito sia a Villasimius che a Santa Margherita. Alla Maddalena spiagge affollatissime, ma bar deserti, conseguenza anche del fatto che, in quelli del centro, si praticano prezzi differenziati per villeggianti (molto più cari) e per indigeni. Evidentemente si è preso a modello (sbagliando) il regime praticato dai traghetti. L’evento nuovo di quest’anno, comunque, consiste soprattutto nel fatto che, se a fine agosto porti e aeroporti erano sovraffollati per le partenze, lo erano anche per gli arrivi. In molti hanno scelto per le loro vacanze il placido settembre dell’isola. “La stagione tende ad allargarsi – dice Vincenzo Mareddu, presidente della Sogaer, la società di gestione dell’aeroporto di Elmas – e questo anche grazie al lavoro che è stato fatto con i voli low cost anche da parte della nostra struttura”. Il turista di settembre (in agosto vacanze per gli operai, il mese successivo per i dirigenti) è di solito il più facoltoso. Chissà che non riesca a mettere fine alle lamentele di albergatori, baristi e commercianti in genere. La stagione, comunque, si dilata, e forse, finalmente, si potrà dar vita al sogno, mai realizzato, del defunto Esit: “Oltre l’estate, dentro la Sardegna”. IL MESSAGGERO SARDO Primo Piano EDILIZIA Pubblicato il bando per la concessione dei mutui per l’acquisto della prima casa I contributi regionali a fondo perduto per l’acquisto della prima casa introdotti con la legge finanziaria 2008 - Il 28 giugno è stato pubblicato sul Buras il bando pubblico per la concessione dei contributi - Il termine per la presentazione delle domande scadrà dopo novanta giorni ono pronti al debutto i contributi regionali a fondo perduto per l’acquisto della prima casa introdotti con la legge finanziaria 2008. Lo scorso 28 giugno è stato pubblicato sul Buras il bando pubblico per la concessione dei contributi. Il termine per la presentazione delle domande scadrà dopo novanta giorni, poi sarà disposta la graduatoria degli aventi diritto al finanziamento, per il quale la Regione ha stanziato 25 milioni di euro. Il cammino dei contributi a fondo perduto inizia con l’approvazione della finanziaria 2008. La legge stanzia complessivamente 105 milioni 579 mila euro, di cui 80 milioni di risorse regionali per le annualità 2008 e 2009 e il restante di fondi statali per le annualità dal 2008 al 2010. La priorità è data alla copertura finanziaria dei mutui agevolati a tasso zero per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie, attivi già da qualche anno, il cui avviso pubblico permanente è scaduto lo scorso 31 gennaio. Della parte restante, il 60 per cento andrà a finanziare un nuovo programma di mutui agevolati, con tasso dimezzato per le famiglie con reddito fino a 21.536 euro e ridotto del 30 per cento per quelle che non arrivano a 35.894 euro. In quest’ultimo caso, se le coppie sono di nuova formazione, il tasso sarà comunque dimezzato. La misura su cui la Regione punta con più forza è però il contributo a fondo perduto, cui andranno le risorse restanti. Il 6 maggio, la Giunta regionale ha approvato il programma di intervento e le linee guida per la predisposizione del bando pubblico. Nella delibera sono stanziati 43 milioni 79 mila euro per la copertura dei vecchi mutui a tasso zero, mentre i restanti 62 milioni e mezzo sono suddivisi tra mutui a tasso agevolato, cui vanno 37 milioni e mezzo, e contributi a fondo perduto, per i quali sono stanziati 25 milioni. L’avviso pubblico per i mutui a tasso agevolato è stato pubblicato sul Buras l’11 aprile e scadrà il 31 dicembre (salvo proroghe). E’ prevista la concessione di oltre tremila mutui. Il programma di intervento prevede, per quanto riguarda i contributi, che essi favoriscano l’acquisto, la costruzione o il recupero della prima casa e che la massima priorità sia data al recupero di abitazioni esistenti, quindi all’acquisto finalizzato al recupero. Inoltre, deve essere prestata particolare attenzione alle coppie di nuova formazione e ai genitori single. I requisiti per l’accesso al contributo sono un reddito familiare annuo non superiore a 35.894 euro, possedere la cittadinanza europea o extracomunitaria, purché in regola con il permesso di soggiorno, avere la residenza anagrafica in Sardegna da almeno cinque anni, risiedere o lavorare in un Comune della stessa provincia in cui si vuole attuare l’intervento oggetto del contributo, non avere avuto diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione su un alloggio adeguato in tutto il territorio sardo negli ultimi tre anni, non avere mai avuto agevolazioni pubbliche per l’acquisto, il recupero o la costruzione di abitazioni. Il bando punta sulla semplificazione degli adempimenti a carico dei richiedenti, con l’amministrazione che si riserva di effettuare controlli a campione sulla documentazione presentata e sugli interventi edilizi effettuati. Il possesso dei requisiti per l’accesso al contributo, dei requisiti oggettivi dell’abitazione e delle condizioni utili ai fini della graduatoria viene autocertificato nella richiesta di contributo. Per i recuperi e le nuove costruzioni, la rispondenza degli interventi alle disposizioni del bando è S attestata con una semplice perizia redatta da un tecnico abilitato all’esercizio della professione (ad esempio, un perito edile iscritto all’albo professionale). In caso di nuova costruzione o recupero, il 75 per cento del contributo viene erogato in acconto e il restante 25 per cento a saldo, mentre per l’acquisto l’erogazione avviene in un’unica soluzione. Il bando prevede punteggi preferenziali per il recupero di abitazioni costruite prima del 1960. Sono assegnati punti extra anche alle coppie di nuova formazione, ai genitori single, alle famiglie con componenti disabili, a quelle più numerose e a quelle con il reddito più basso. In caso di parità in graduatoria è previsto che la precedenza vada al nucleo familiare con il reddito inferiore e, in caso di ulteriore parità, al richiedente più anziano. La Regione prevede di poter erogare, con i 25 milioni stanziati, oltre mille contributi. Per i redditi familiari fino a un massimo di 21.536 euro, il contributo potrà arrivare fino a 25 mila euro, mentre, per i redditi superiori a 21.536 euro e che non superano i 35.894 euro, si fermerà a 20 mila. In entrambi i casi, il contributo non potrà superare il 25 per cento della spesa massima sostenuta per l’intervento. Il bando pubblicato il 28 giugno scorso esclude dal contributo gli immobili di lusso e in particolare quelli accatastati nelle categorie A1 (abitazioni di tipo signorile), A8 (ville) e A9 (palazzi di eminenti pregi artistici o storici). In caso di acquisto, alla data di presentazione della domanda di contributo non deve essere stato ancora Interventi di contrasto alla povertà Decisi dalla Giunta regionale Arrivano 23 milioni di euro per gli interventi di contrasto alle povertà. L’8 luglio, la Giunta regionale ha deliberato lo stanziamento della somma per proseguire le azioni avviate lo scorso anno con un finanziamento di 5 milioni e mezzo. 15 milioni serviranno per aiutare le famiglie a pagare i servizi essenziali come l’affitto di casa, le bollette di luce, acqua e gas e la tassa sui rifiuti. Altri 6 milioni andranno a finanziare iniziative per le famiglie numerose (almeno quattro figli) che hanno un reddito insufficiente a coprire i bisogni primari: oltre ai servizi essenziali, gli aiuti copriranno anche spese come l’asilo nido, la baby sitter, le attività sportive o extrascolastiche. Altri 2 milioni riguarderanno persone e famiglie prive di cibo, abitazione e vestiario, come senzatetto e clochards. Le risorse per le prime due linee di intervento saranno ripartite tra i Comuni, mentre quelle relative alla terza linea andranno ai territori su cui sono operativi i Piani locali unitari dei servizi alla persona (Plus). Gli interventi sono rivolti a persone residenti in Sardegna da almeno due anni. La delibera prevede inoltre che ciascun Plus comprenda uno specifico Piano degli interventi di contrasto alla povertà, nel quale saranno indicate le iniziative programmate dai Comuni singoli o associati. 7 stipulato l’atto di cessione dell’immobile. L’alloggio non può essere acquistato da ascendenti o discendenti diretti o da altri componenti il nucleo familiare del richiedente e non può appartenere al patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica (sia che il richiedente il contributo sia il locatario, sia che l’immobile sia in fase di dismissione). In caso di nuova costruzione sono ammissibili al contributo soltanto gli interventi non ancora iniziati alla data di presentazione della domanda. La superficie utile abitabile dell’alloggio non può superare i 143 metri quadri, mentre quella non residenziale non deve superare i 57 metri quadri. La spesa oggetto del contributo regionale non può eccedere i 1.069,36 euro per metro quadro. Anche in caso di recupero, il contributo può essere assegnato soltanto agli interventi non ancora iniziati al momento della presentazione della domanda. L’alloggio da recuperare deve essere stato ultimato entro la fine del 1970 e mai ristrutturato da allora. La spesa massima ammissibile al contributo varia a seconda della tipologia di intervento: 477,16 euro al metro quadro per la manutenzione straordinaria, 670,23 euro al metro quadro per il restauro conservativo e 1.069,36 euro al metro quadro per la ristrutturazione edilizia. Per accedere al contributo, il reddito familiare (somma dei redditi imponibili di tutti i componenti il nucleo familiare) non può superare 35.894 euro. Il reddito viene però diminuito di 517 euro per ciascun figlio a carico e di un ulteriore 40 per cento del totale se proviene da lavoro dipendente. Il bando definisce anche gli standard minimi affinché un alloggio possa essere definito non adeguato (e dunque il suo possesso non costituire clausola di esclusione per il richiedente): un alloggio di due vani, esclusi cucina e servizi, è adeguato per due persone, mentre un alloggio di un vano è adeguato per una persona; per un nucleo di una o due persone, è adeguato un alloggio di almeno 45 metri quadri, per tre o quattro persone di 60 metri quadri, per cinque persone di 75 metri quadri e per sei o più persone di 95 metri quadri. La domanda di contributo può essere scaricata dal sito Internet http://www.regione.sardegna.it/bandoprimacasa/ e inviata per raccomandata al Servizio Edilizia Residenziale dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Può presentare domanda uno dei componenti il nucleo familiare che richiede il contributo, il figlio convivente che intende sposarsi entro un anno dalla data di presentazione della domanda e il figlio maggiorenne convivente non a carico agli effetti fiscali. La domanda deve contenere i dati identificativi dell’immobile oggetto dell’intervento e l’impegno del richiedente a non cederlo, a non affittarlo e ad abitarvi continuativamente per almeno cinque anni. Per le eventuali richieste di informazioni sono stati attivati la casella email [email protected] e il numero verde 800.811.188. I mutui agevolati ricalcano in parte il meccanismo di quelli a tasso zero il cui bando è andato in scadenza a gennaio. Possono coprire fino all’80 per cento della spesa ammissibile, per un importo massimo di 90 mila euro. La durata può essere ventennale, quindicennale o decennale e le rate, semestrali, possono essere a tasso fisso o variabile. L’agevolazione consiste nella riduzione del 50 per cento del tasso bancario per i redditi fino a 21.536 euro, del 30 per cento per i redditi superiori a 21.536 euro, del 50 per cento per l’acquisto finalizzato al recupero di immobili siti nei centri storici o nei piccoli Comuni, così come per le giovani coppie con reddito fino a 35.894 euro. Si intendono giovani coppie quelle sposate da non più di tre anni o che intendono sposarsi entro un anno dalla data di presentazione della domanda. In tutti i casi, l’agevolazione è applicata per venti semestralità in caso di mutui ventennali o quindicennali e per quattordici semestralità per i mutui decennali. Per l’accesso ai mutui agevolati è necessario che il reddito familiare non superi i 35.894 euro. Gli altri requisiti richiesti sono analoghi a quelli necessari per avere diritto al contributo a fondo perduto. Possono richiedere il mutuo agevolato anche gli emigrati che intendono trasferire la loro residenza in Sardegna. La domanda di mutuo deve essere presentata direttamente alla banca presso cui si intende contrarre il mutuo per l’avvio dell’istruttoria preliminare e, una volta conclusa positivamente quest’ultima, alla Regione. Giuseppe Mereu 8 Primo Piano Varata la riforma dei Consorzi industriali di Fabrizio Serra Il Consiglio regionale ha approvato la norma che riduce il numero degli enti: uno per provincia - Sono stati soppressi quelli di Prato Sardo, Predda Niedda, Chilivani, Iglesias, Siniscola, Tempio e della Valle del Tirso C on 39 voti favorevoli, 3 contrari e 15 astenuti, il Consiglio Regionale ha approvato la proposta di legge sulla riforma dei Consorzi industriali. Una legge che ha dovuto superare un iter davvero travagliato: 48 emendamenti, due articoli completamente riscritti, uno soppresso, due giorni di lavori in Aula, e cinque mesi in Commissione hanno alla fine dato via libera alla riforma che sintetizza in pratica l’indirizzo della Giunta e il testo proposto dalla Commissione. Con l’approvazione della riforma i Consorzi industriali che assumono le funzioni dei nuovi enti provinciali sono quelli di Cagliari, della Sardegna Centrale, del Nord-est Sardegna, dell’Oristanese, del Sulcis Iglesiente, di Sassari-Porto Torres-Alghero, di Tortolì e Arbatax e di Villacidro. Soppressi invece gli otto Consorzi di Nuoro-Pratosardo, Predda Niedda, Chilivani-Ozieri, Iglesias, Siniscola, Tempio Pausania e, infine, quello della Valle del Tirso. Da segnalare, in fase di voto finale dell’articolato, anche il via libera di Sinistra Autonomista e Socialisti – che si erano astenuti al momento della votazione del passaggio all’esame degli articoli – l’astensione del Centrodestra ed il voto contrario di Riformatori e di Mario Floris (Uds). Tra le modifiche che hanno caratterizzato il lungo lavoro dell’Aula da evidenziare quella sull’articolo 7 relativo al personale dei Consorzi soppressi e delle società controllate. Ai lavoratori in attività nei Consorzi al 20 dicembre 2007 è garantito il riassorbimento negli enti che subentrano a quelli soppressi, oppure, in alternativa, nelle Province e nei Comuni, con differenti priorità. Al personale non dirigente, inoltre, è garantito un trattamento economico non inferiore a quello percepito in precedenza. La riforma garantisce anche la continuità lavorativa al personale delle società controllate, mentre i dipendenti delle reti di acquedotto e fognature saranno trasferiti, insieme agli impianti, al gestore unico del sistema idrico. Tra le novità, inoltre, anche la liquidazione degli enti non facenti parte di ognuno dei nuovi Consorzi, che sarà realizzata da una terna con un liquidatore indicato dalla Regione, uno dalla Provincia ed uno in rappresentanza dei Comuni. Il collegio dei liquidatori ha novanta giorni di tempo per presentare un piano che deve essere approvato dalla Regione, ed attuato entro i successivi novanta giorni. Che la riforma dei Consorzi industriali potesse avere il via libera della Aula dopo un lungo dibattito lo si era intuito fin da subito. Durante la relazione il presidente della Commissione Industria Giovanni Giagu, si è soffermato sul fatto che “il testo arriva in aula dopo anni di confronti e dibattiti anche accesi”. Importante per Giagu “aver individuato un Consorzio per provincia con la possibilità anche dell’inserimento di comuni che decidano di far parte di un determinato Consorzio”. Inoltre, è stato deciso di far partecipare alla vita del Consorzio anche le associazioni imprenditoriali (le Camere di Commercio) “per permettere maggiore trasparenza e condivisione alle scelte”. Giagu si è soffermato anche sul ruolo “indispensabile” della Regione di indirizzo e di controllo, sulla necessità di tutelare il personale attuale e sulla scelta di ridurre e semplificare i consigli di amministrazione. Dunque, una riforma che parte dalla necessità di cambiamento e di razionalizzazione del settore e sull’importanza degli enti locali che devono essere i protagonisti di questo processo Un iter più spedito per il Master & Back Deciso dalla Giunta su proposta dell’assessore del Lavoro Nuova accelerazione per il Master & Back. L’ha stabilita la Giunta regionale che ha adottato, su proposta dell’assessore del Lavoro Romina Congera, una delibera che assicura la semplificazione delle procedure d’istruttoria delle pratiche e la conseguente velocizzazione dell’erogazione dell’assegno. “In sostanza – ha spiegato l’assessore Congera – ci siamo resi conto che i tempi necessari all’istruttoria delle pratiche finora utilizzati dagli uffici dell’Agenzia per il lavoro – struttura deputata alla gestione del programma Master & Back – non erano compatibili con quelli più immediati di avvio delle diverse attività formative e di inserimento lavorativo. Dovevamo quindi andare noi incontro alle esigenze dei giovani e non pretendere che questi si adeguassero ad una tempistica incompatibile con le loro legittime aspettative ed esigenze di adeguata formazione”. Con la delibera adottata ieri dalla Giunta parte quindi un nuovo corso per il Master and Back. Intanto – ha assicurato l’assessore Congera – darò da subito disposizioni affinché tutte le pratiche siano istruite entro 45 giorni e quindi verificata la loro idoneità. Dopo di ché tutte quelle regolari riceveranno il finanziamento, visto che abbiamo messo a disposizione del programma nuove risorse che assicureranno la liquidazione di tutte le istanze. Via libera anche allo strumento dell’autocertificazione, che permetterà un reale alleggerimento del lavoro istruttorio e che ben si colloca nel nuovo corso che la Regione si sta dando nella direzione dello snellimento e della semplificazione delle procedure amministrative. Agosto-Settembre 2008 Claudia Lombardo (FI), ha sottolineato come “la funzione dei Consorzi non può essere messa in discussione, ma posta al centro dello sviluppo della Sardegna”. Nella discussione generale è poi intervenuto criticamente Mario Floris (Uds), secondo cui la riforma “dovrebbe essere collocata nel più vasto processo di riforma delle Regione”. Per Pietro Pittalis (FI) in questa riforma “manca il coinvolgimento dei comuni, degli enti locali, delle associazioni produttive”. Secondo la socialista Maria Grazia Caligaris ci sono alcuni punti da valutare attentamente prima di procedere con la riforma, come “l’analisi dettagliata sul funzionamento e sui risultati dei Consorzi industriali negli ultimi anni”. Franco Ignazio Cuccu (Udc) ha riflettuto sul fatto che la “riforma si discute senza uno studio onesto della situazione” e con lo spirito di declassare i Consorzi “a grandi zone artigianali”. Ma la riforma può favorire il rilancio di un settore in forte difficoltà, che, soprattutto nella provincia di Nuoro registra il culmine del disagio – ha detto Vincenzo Floris (Pd) –. “Alcune incrostazioni anti industriali sono generate dalla gestione ambigua dei Consorzi”. I numeri della realtà regionali comunque danno la dimensione della crisi: una densità di un’industria ogni 1257 abitanti (1/97 a livello nazionale), il 10 per cento della forza lavoro (contro il 23 per cento), il 15 della produzione (rispetto al 24 per cento). Secondo Mario Diana (An) la legge di riordino “non può eludere alcune situazioni di natura giuridica”. Salvatore Mattana (Pd), ha chiesto che si lascino da parte “pregiudizi ed eccessivi moralismi”. Insomma, lungo il percorso del dibattito generale è emerso una duplice linea: per il centrodestra la riforma rappresenta il tentativo di esercitare un ferreo controllo sullo sviluppo industriale, mentre per la maggioranza è indispensabile riformare organismi superati dalle funzioni e dalla legislazione. Conclusa la discussione generale l’Assessore dell’Industria Concetta Rau ha definito la riforma “importante, che interviene in un momento ed in un contesto difficile per il settore industriale, non solo in Sardegna, ma a livello nazionale”. Anzi, ha sottolineato la Rau, in Sardegna la situazione si presenta con una leggera ma concreta negatività minore rispetto allo scenario nazionale, dato che rispetto al dato medio dell’1% degli ultimi anni di crescita del Pil nell’ultimo anno la Sardegna ha fatto registrare un 1,3%. L’assessore nella sua replica ha approfondito i molteplici aspetti del sistema industriale regionale, indicando i punti di debolezza che lo contraddistinguono e fornendo chiarimenti alle sollecitazioni venute dal dibattito generale. Dopo la votazione sul passaggio agli articoli si è avuta la discussione e la votazione dei primi articoli della riforma. Discussione lunghissima, che ha visto gli interventi di Paolo Maninchedda (Psd’Az), Roberto Capelli (Udc), Adriano Salis (Idv), Giorgio La Spisa (Fi), Renato Cugini (Sa), Giommaria Uggias (Misto), Pierangelo Masia (Sdi). Tra le modifiche alla legge anche il ruolo degli imprenditori che entrano nelle assemblee e nei consigli di amministrazione dei Consorzi industriali, nodo laborioso sciolto dopo un lungo dibattito. Nel dibattito sono intervenuti anche più volte Pietro Pittalis (Fi), Giovanni Giagu (Pd), Silvestro Ladu (Forza Paris), Giovanni Battista Orrù (Pd), Adriano Salis (Idv), Antonello Liori (An), Paolo Maninchedda (Psd’Az), Marco Meloni (Pd), Antonio Calledda (Pd), Luciano Uras (Prc), Giuseppe Cuccu (Pd) e Sergio Marracini (Udc). Dopo l’approvazione della legge, soddisfazione è stata espressa alla fine dall’assessore all’Industria, Concetta Rau, che ha preso la parola in Aula per ringraziare i consiglieri regionali e per elogiare il lavoro svolto dalla Commissione. “È una buona legge – ha detto l’assessore – che non cambia le sorti del sistema industriale ma contribuisce a migliorare le condizioni delle imprese sarde. È una legge semplice e snella, funzionale ai bisogni delle imprese. Sono valorizzati gli enti locali, i bilanci devono essere in pareggio e – ha concluso – sono state introdotte molte norme di armonizzazione dei vari livelli di governo”. IL MESSAGGERO SARDO Primo Piano Il Consiglio regionale ha approvato la legge che istituisce il Corecom Colmato un vuoto legislativo - La Sardegna era l’unica Regione che non si era adeguata alla legge nazionale opo 10 anni la Sardegna colma un vuoto legislativo in tema di comunicazioni. Alla fine, con 44 voti a favori e 22 astensioni (e nessun voto contrario, dato che l’opposizione ha deciso di astenersi) il Consiglio Regionale ha approvato la legge che istituisce il Comitato regionale per le comunicazioni, Corecom, “emanazione” della legge 249 del 1997, che istituiva l’Autorità nazionale. Si colma così un vistoso ritardo da parte della Regione Sardegna, ultima in Italia ad adottare l’organo di consulenza e di gestione delle amministrazioni regionali in tema di comunicazione, nonché organo funzionale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nonostante l’approvazione del provvedimento sia avvenuto senza voti contrari in fase di discussione non sono mancate le polemiche. “Sardegna buona ultima a non aver ottemperato alle direttive, con un ritardo imperdonabile”, ha detto il relatore Alessandro Frau, presidente della Seconda commissione, perché ha leso “i diritti dei cittadini sardi”. È grazie all’impegno di maggioranza e opposizione in Commissione, che è maturata questa proposta, frutto di lavoro e di mediazione, all’esame del Consiglio. La polemica è scoppiata subito dopo l’intervento del relatore: ad iniziare da Paolo Pisu (Prc), già presidente della Seconda commissione nella prima fase della legislatura, che ha definito il testo “debole, che non tiene conto della specialità dello Statuto regionale e prevede un Corecom terminale dell’Autorità nazionale, una sorta di passacarte”, con funzioni limitate, ben diverso della proposta dell’Arcos, l’Autorità regionale, autonoma nel ruolo, che una serie di freni, “soprattutto politici”, e l’attività “dilatoria della Giunta” hanno bloccato. Per Frau la proposta, “buona ed equilibrata”, prevede un Corecom “terzo e indipendente” rispetto al governo regionale. Per Maria Grazia Caligaris si tratta di “un altro segnale del restringimento dei margini dell’autonomia e di una specialità che soffre della forza politica di regioni ordinarie”, mentre Gavino Cassano (Riformatori) ha ricordato che la proposta di legge è arrivata in Aula “solo grazie al contributo decisivo dei consiglieri di minoranza”. Per Antonio Calledda (PD) questo provvedimento è uno strumento utile per la Sardegna ma forse sarebbe necessario un maggiore approfondimento. Il consigliere, inoltre, ha lanciato una sfida: “Le frequenze libere (cioè quelle non assegnate) devono essere gestite dalla Regione Sarda”. Giorgio La Spisa, capogruppo di Forza Italia, si è chiesto “quale è il vero motivo per cui si arriva oggi a esitare questa legge? Ormai – ha affermato La Spisa – siamo a fine legislatura e appare strana la fretta con cui, entro il mese di agosto, si devono nominare i componenti del Corecom”. Giudizio fortemente negativo anche da parte di Luciano Uras (Prc) sulla proposta di legge perché “non coglie le D esigenze della Sardegna”. Alla fine della discussione generale è intervenuto l’assessore alla Pubblica Istruzione Maria Antonietta Mongiu che ha detto che questa legge è “utile” e che, visti i ritardi con cui arriva in aula, “sarebbe necessario approvarla al più presto. Ciò darà la possibilità alla Sardegna di avere le concessioni e il trasferimento delle frequenze. Dunque, un’opportunità da non perdere”. Dopo la votazione al passaggio agli articoli, i lavori del Consiglio regionale sono ripresi con l’esame dell’articolato e degli emendamenti. È stato approvato in particolare l’emendamento 53 che ha sostituito gli articoli 1 e 2 del testo della Commissione, che stabilisce che il Corecom “è organo di consulenza, supporto, garanzia e gestione della Regione per l’elaborazione e l’attuazione delle politiche regionali nel settore delle comunicazioni”. Anche gli articoli 3 e 4 dell’articolato sono stati approvati dopo un lungo e approfondito dibattito che ha consentito, con alcuni emendamenti largamente condivisi, di rafforzare il ruolo di iniziativa e di controllo del Consiglio regionale in materia di comunicazione e informazione. In particolare è stato approvato un emendamento che “sancisce la tutela del pluralismo dei contenuti e dei mezzi informativi ad opera della Regione e valorizza le specificità”, assegna al Consiglio regionale, “attraverso la Commissione competente per l’informazione il compito di presentare entro 120 giorni una proposta di legge per individuare e organizzare le competenze regionali in materia di informazione e comunicazione”, in linea con l’articolo 3 della Costituzione. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 5 con un emendamento che prevede che sia “il Consiglio regionale con la collaborazione del Corecom, ad organizzare la Conferenza regionale in materia di comunicazione e dei temi connessi”. Al termine di un lungo dibattito in fase di votazione è stato sciolto il nodo di profilo istituzionale sulla presidenza del Comitato a un rappresentante della minoranza. I membri del Corecom saranno cinque e dureranno in carica cinque anni, con la possibilità di essere rieletti per non più di due mandati consecutivi. I Comuni dovranno comunicare al Comitato i provvedimenti sulle postazioni delle emittenti radiotelevisive e degli impianti di trasmissione, compresi quelli per la telefonia fissa o mobile. Soddisfazione per l’approvazione della legge è stata espressa dal presidente dell’Associazione della Stampa Sarda Francesco Birocchi. “Finalmente si è colmata una lacuna. Aspettavamo questa legge da dieci anni – ha detto – e l’attendevano anche gli utenti della telefonia che potranno risolvere per via breve gli eventuali problemi con le società telefoniche”. 9 Confermata La Maddalena come sede del G8 Dal presidente della Regione in Consiglio regionale Il presidente della Regione, Renato Soru ha riferito al Consiglio regionale, fugando i dubbi residui, che la scelta di La Maddalena (fatta dal precedente governo) come sede del G8 è stata confermata dal presidente Berlusconi, il quale ha avanzato anche un’ipotesi B, ma in caso di emergenza. Un’eventualità da mettere sempre nel conto. La Maddalena – ha detto il presidente della Giunta – si appresta a cambiare marcia: dopo tanti anni vissuti con il preponderante peso, nella sua economia, delle attività militari, si affronterà una nuova fase, legata alle attività civili e, in particolare al turismo. Il G8 sarà, per l’imponenza delle opere previste (la ristrutturazione dell’ex Arsenale della marina e dell’ospedale, gli alberghi, la sistemazione portuale di La Maddalena e Palau, l’adeguamento dell’aeroporto di Olbia, la viabilità di accesso) il battesimo ufficiale del nuovo corso. Sono stati stanziati 800 milioni di euro. L’arcipelago diventerà luogo di attrazione mondiale, una specie di biglietto da visita dell’intera isola. Si farà a tempo? Soru ha lasciato intendere di sì, anche se le difficoltà non sono poche. Le procedure saranno più sbrigative, ma entro ambiti rigorosi. Venticinque gli interventi in programma, alcuni con appalti gestiti dagli enti locali, altri dalla Regione. Ed è la garanzia di “massima trasparenza” e di tutela del sistema delle imprese locali che ha caratterizzato alcuni interventi. Roberto Capelli (Udc) ha definito “logisticamente ottima la scelta”, ma non si deve trascurare “la corsa contro il tempo”. Molte le attività in calendario, che non devono interferire con la stagione turistica. Giorgio La Spisa (Forza Italia) ha definito obiettiva la relazione di Soru, suggerendo che, per quanto possibile, le opere “siano spese bene” per il territorio e per l’imprenditoria sarda nella speranza che “la gabbia dei vincoli che incide sull’economia” non determini ritardi. Vargiu (Riformatori) ha detto che il G8 sarà “una grande occasione per promuovere l’intera Sardegna” e come tale va vissuto Anche Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha avanzato il timore che i tempi possano non essere rispettati e che gli appalti, con procedure urgenti, possano essere ostacolati dall’Ue. Paolo Antonio Licheri (Sinistra Arcobaleno) ha chiesto che l’occasione del vertice mondiale deve essere accompagnato da iniziative che portino all’attenzione la Sardegna “come isola di pace ed amicizia tra i popoli”. Matteo Sanna (An) ha riferito di voci di trasferimento a Taranto delle attività della Scuola di sottufficiali della Marina. Ha chiesto che sia garantita “una residua presenza dello Stato” (Marina militare), per evitare lo sbilanciamento dell’economia. 10 Attualità Attivato il portale “Sardegna Migranti” PREVIDENZA È dedicato alle informazioni riguardanti le migrazioni da e per la Sardegna Nel mese di agosto ha iniziato la sua attività il portale SardegnaMigranti, interamente dedicato alla comunicazione di informazioni riguardanti le migrazioni da e per la Sardegna. I destinatari sono gli emigrati sardi e gli immigrati che arrivano nell’isola da altri paesi, in particolare extraeuropei. Il sito include in una unica “home page” notizie sull’emigrazione e sull’immigrazione, considerati sezioni ed aspetti di un unico fenomeno, il movimento degli uomini nel mondo. Il portale contiene diverse sezioni. Uno spazio particolare è riservato a “Il Messaggero sardo”: nel portale infatti si possono consultare tutte le annate del giornale degli emigrati. Nel portale c’è anche uno spazio dedicato alle notizie e alle informazioni dell’Ultim’ora Per collegarsi basta digitare www.sardegnamigranti.it o andare nel sito della Regione www.regione.sardegna.it e poi cliccare sulla scritta “SardegnaMigranti”. SardegnaMigranti ci propone un’immagine della migrazione come fenomeno composito, vario, come fonte di ricchezza per la nostra isola, per gli aspetti economici, sociali, culturali. Gli emigrati e gli immigrati ricevono la stessa attenzione paritaria, per quanto sussistano differenze tra le due tipologie di movimento. Il sito vuole essere uno strumento di comunicazione immediata sullo stato della migrazione in Sardegna, fruibile da tutti i cittadini. Esso mette a disposizione degli interessati strumenti operativi pratici, per dare risposte certe e precise su problemi che investono il quotidiano. Nel sito si individuano due grosse macro aree: Sardi nel mondo e Accoglienza. I termini utilizzati per identificare le due “facce” del movimento migratorio in Sardegna sono indicative dell’approccio che la Regione e in particolare, l’Assessorato del Lavoro competente nella materia, dedicano al fenomeno. Sardi nel mondo, rivolto all’emigrazione, evoca un movimento degli emigranti verso l’esterno dell’isola che si traduce in momenti di intensa esperienza individuale e collettiva e occasione di arricchimento relazionale, culturale. La sezione presenta nel dettaglio le informazioni Esso analizza il percorso delle migrazioni e rende disponibili documenti che indicano l’organico dei circoli sardi nel mondo, la loro organizzazione, le norme di riferimento, gli organismi che svolgono funzioni di consulenza, decisione e indirizzo delle politiche emigratorie. L’emigrazione è un percorso difficoltoso e doloroso. Le storie di vita che da essa emergono sono spesso ricche di esperienza. Una sezione si occupa di raccontarne le dinamiche e l’evoluzione. Sempre presente Agosto-Settembre 2008 è la straordinaria esperienza del Messaggero Sardo, che per tanto tempo ha svolto il ruolo di collante, di anello di comunicazione tra i sardi sparsi nel mondo e la terra di origine. Accoglienza richiama l’ospitalità che caratterizza il rapporto tra i sardi e i migranti che scelgono la nostra isola come luogo di destinazione. La Sardegna si propone anche nei suoi atti formali come terra di pace e di accoglienza, premesse fondanti di un rapporto con le altre culture basato sullo scambio e sull’arricchimento reciproco. Nella sezione Accoglienza vengono presentate le associazioni cui partecipano primariamente gli immigrati presenti in Sardegna. Le associazioni allo stato attuale sono quasi venti, tendenzialmente espressione delle comunità di cittadini stranieri ma che coinvolgono anche tanti sardi. Vengono inoltre presentate le norme fondamentali per orientarsi nella legislazione nazionale e regionale, con gli atti politici e amministrativi che ne derivano. Uno spazio rilevante viene dato agli organismi che a diverso titolo e con variegate competenze partecipano a garantire un elevato livello di accoglienza dei migranti in Sardegna. Tra queste la Consulta per l’immigrazione, i Patronati Sindacali, le Prefetture, le Ambasciate e i Consolati. Lo spirito della L.R. 46/1990 si realizza ed è reso pregnante con l’equiparazione tra i cittadini italiani e stranieri nel momento in cui i servizi inerenti salute, casa, lavoro, istruzione,cultura, vengono messi a disposizione dei residenti in Sardegna senza distinzione di provenienza o appartenenza etnica. La filosofia che sottende il sito è quella di renderlo fruibile, trasparente, democratico, e quindi alla portata di tutti gli interessati. I diritti e i servizi descritti e le informazioni inerenti risultano disponibili immediatamente senza mediazioni di alcun tipo. Il portale SardegnaMigranti è sicuramente perfettibile, grazie all’apporto che vorranno dare tutti i cittadini interessati. L’immagine che esso trasmette è quello di una Sardegna che è stata e continua ancora ad essere una terra di comunicazione con altri popoli e altre culture. Una terra che percepisce l’importanza che hanno gli incontri tra i popoli, che se ben gestiti, sono portatori di scambio, nuove conoscenze e fonte di ricchezza per tutti coloro che liberamente vogliano usufruirne. Romina Congera Assessore del Lavoro ULTIM’ORA Referendum abrogativi: contributi agli elettori sardi residenti all’estero L’Assessorato degli Affari generali della Regione ha emanato una nota indirizzata a tutti i Comuni contenente le disposizione per i rimborsi dei contributi agli elettori sardi residenti all’estero per i tre referendum abrogativi regionali che si svolgeranno il 5 ottobre prossimo. Gli elettori sardi residenti all’estero hanno diritto a un contributo pari a euro 361,52 se provenienti dai Paesi europei e di euro 619,75 se provenienti dai Paesi extraeuropei. Hanno diritto al contributo gli emigrati iscritti all’anagrafe italiani residenti all’estero (Aire). Non hanno diritto al contributo gli elettori che si trovano all’estero per motivi di studio o per lavoro a tempo determinato. Per informazioni e possibile rivolgersi all’Ufficio relazioni con il pubblico al numero 070 606 7025. a cura di Giuseppe Foti Abolito dal 1° gennaio 2009 il divieto di cumulo per redditi di lavoro e pensione Dal 1° gennaio 2009 è abolito il divieto di cumulo tra pensione e redditi di lavoro sia per i lavoratori privati sia per quelli del pubblico impiego. La novità che era attesa da molti anni si è concretizzata il 18 giugno scorso con la pubblicazione del D.L. proposto dal Governo Berlusconi nel contesto della manovra finanziaria. La nuova normativa unifica in pratica tutte le regole per le diverse categorie di pensionati e dovrebbe contribuire a far diminuire il lavoro nero. La nuova normativa inoltre non solo riguarda i nuovi pensionati ma soprattutto anche quelli con decorrenza anteriore al gennaio 2009 soggetti se pensionati di anzianità a trattenute onerose. Le pensioni di vecchiaia. La normativa non riguarda i pensionati di vecchiaia liquidata con sistema retributivo. Per costoro infatti dal 2001 è stata già abolita ogni tipo di trattenuta sia nel caso di lavoro dipendente sia di quello autonomo. Pensioni di anzianità. Anche per questo tipo di pensionati fin dal 2003 sono stati liberati anche quelli titolari di pensione di anzianità con 40 anni di contributi o in alternativa con una età minima di 58 anni e 37 anni di contributi. In pratica ancor oggi che non è in possesso dei requisiti descritti era soggetto al divieto di cumulo o in caso di nuova attività versava all’INPS l’intero assegno nel caso in cui si rioccupasse come lavoratore dipendente. Nel caso invece di lavoro autonomo era ed è prevista una trattenuta parziale corrispondente al minimo tra il 30% della quota prevista o il 30% del reddito conseguito. In pratica l’Istituto di previdenza in caso di pensionato di anzianità che continuasse o che riprendesse a lavorare effettuava un duplice calcolo per individuare l’importo da trattenere. La trattenuta comunque non poteva superare il 30% del reddito conseguito. Dal 1° gennaio 2009 invece non è più effettuabile alcuna trattenuta così chi percepisce una pensione di 20.000,00 euro ed un reddito di lavoro autonomo di 15.000,00 recupererà non meno di 4.500,00 euro l’anno. Pensioni contributive. Dal 1° gennaio 2009 saranno abolite anche le trattenute per divieto di cumulo sulle pensioni contributive attualmente fortemente penalizzate rispetto a quelle retributive. L’attuale normativa infatti sancisce un taglio seppur graduato in base all’età all’atto della liquidazione della pensione con meno di 63 anni. In questo caso perdeva l’intera pensione in caso di lavoro dipendente; nel caso di lavoro autonomo la trattenuta ammontava al 50% della quota eccedente il trattamento minimo. Con la nuova normativa dal 1° gennaio 2009 le pensioni contributive sia quelle vecchie che quelle nuove diventeranno direttamente cumulabili con qualsiasi tipo di reddito. Invalidità e reversibilità Contrariamente alle attese la nuova normativa sul divieto di cumulo esclude le pensioni di invalidità e reversibilità. Si tratta di circa 5 milioni di pensionati che anche per il 2009 continueranno ad essere tartassati dalle trattenute sulle retribuzioni introdotte sin dal 1995 dal Governo Dini. IL MESSAGGERO SARDO Attualità Carbonia dedica un museo alla cultura del carbone Iniziativa del Comune per ricostruire, attraverso lettere, foto e documenti, uno spaccato antropologico della sua popolazione ttraverso ingiallite lettere, foto o altro ancora, Carbonia intende ricostruire lo spaccato antropologico della sua popolazione vissuta in città nei primi decenni di vita, quando vivere nel capoluogo carbonifero voleva dire affidarsi alla precarietà, alle altalenanti prospettive, al futuro incerto. Sono proprio questi sentimenti, paure o speranze, espresse con lettere inviate a parenti o amici in Sardegna o fuori Italia, che adesso il Comune di Carbonia vorrebbe recuperare per metterle insieme e costituire una sezione antropologica del Museo del carbone, ospitato nella Grande Miniera di Serbariu. Tale obiettivo è stato sottolineato dal Sindaco della città Salvatore Cherchi il quale ha scritto una lettera indirizzata agli emigrati, ai Circoli dei Sardi nel Mondo, ai cittadini di Carbonia e alle associazioni cittadine. Quest’anno Carbonia celebra i 70 anni di vita e uno degli obiettivi principali è appunto quello di ricostruire la vita delle prime e successive famiglie che arrivarono in questo posto dove tutto era grigio o nero. Ma soprattutto vorrebbe raccogliere documenti legati all’emigrazione che iniziò a metà degli anni Cinquanta. Tra i documenti testimoniali di particolare interesse c’è quello riguardante immagini o oggetti di culto o venerazione verso la Patrona dei minatori, Santa Barbara. È risaputo che il minatore delle gallerie carbonifere tenesse in grandissimo rispetto e venerazione Santa Barbara, di cui non c’era famiglia che non ne avesse un’immagine. “È utile ricevere in questo luogo, scrive il Sindaco Salvatore Cherchi, le vostre memorie delle esperienze di lavoro e di vita nelle miniere e/o nella città di Carbonia e di quelle dell’emigrazione. Potrete documentare tali memorie con lettere, foto o altro di cui vogliate far dono alla città per costituire un Centro di Documentazione A “Carbonia in migrazione - Memorie e creatività”. In particolare, aggiunge il Sindaco Cherchi, sarebbe utile avere, specialmente da chi è emigrato in zone minerarie, con urgenza prioritaria, immagini ed oggetti del culto di Santa Barbara, patrona dei minatori e dei lavoratori esposti a gravi pericoli. Intendiamo esporre tali doni sia nell’allestimento del museo già in corso, sia in una sala di deposito attivo aperto alle visite e ai laboratori didattici”. Chiunque fosse interessato alle richiamate donazioni potrà indirizzarle a “Laboratorio di Antropologia presso la Direzione del Museo del Carbone Grande Miniera di Serbariu - 09013 Carbonia (Carbonia Iglesias)”. Massimo Carta 11 L’appello del sindaco agli emigrati per contribuire a ricostruire una memoria condivisa Care Emigrate e Cari Emigrati, tante cittadine e tanti cittadini di Carbonia, oltre i vostri parenti ed amici, pensano a Voi e parlano di Voi con affetto. Siete persone preziose, di cui si è sentita la mancanza. Non più residenti, ma siete ancora con noi. Siete più presenti che assenti, per tanti affetti. È importante, pertanto, creare nuovi rapporti d’amicizia e di solidarietà fra la Comunità di cittadini residenti a Carbonia e le persone emigrate dalla città. La prima iniziativa, alla quale Vi invito a partecipare, ha luogo nella Grande Miniera di Serbariu dove è in corso d’allestimento, grazie ai doni fatti da molte persone, una sezione antropologica del Museo del carbone. E utile ricevere, in questo luogo, le vostre memorie delle esperienze di lavoro e di vita nelle miniere e/o nella città di Carbonia e di quelle dell’emigrazione. Potrete documentare tali memorie con lettere, foto o altro di cui vogliate far dono alla città per costituire un Centro di Documentazione “Carbonia in migrazione - Memorie e creatività”. In particolare, sarebbe utile avere, specialmente da chi è emigrato in zone minerarie, con urgenza prioritaria, immagini ed oggetti del culto di Santa Barbara, patrona dei minatori e dei lavoratori esposti a gravi pericoli. Intendiamo esporre tali doni sia nell’allestimento del museo già in corso, sia in una sala di deposito attivo aperto alle visite e ai laboratori didattici. I doni possono essere inviati al seguente indirizzo: Laboratorio di Antropologia presso la Direzione del Museo del Carbone - Grande Miniera di Serbariu 09013 Carbonia (Carbonia-Iglesias). Le informazioni telefoniche si possono avere telefonando ai numeri: 0781 670591; 0781 62727. I nomi dei donatari saranno inseriti dell’albo delle donatrici e dei donatori. Invito a partecipare all’iniziativa le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, le insegnanti e gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, le cittadine e i cittadini residenti a Carbonia, le associazioni culturali democratiche, le emigrate e gli emigrati, i Circoli e le associazioni degli emigrati sardi nel Mondo. Salvatore Cherchi Sindaco di Carbonia La miniera di Serbariu un sito strategico Dal 1937 al 1964 ha rappresentato una delle principali risorse energetiche del Paese Il Centro Italiano della Cultura del Carbone nasce nel 2006 come associazione tra il Comune di Carbonia e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, con lo scopo di gestire e valorizzare il sito della Grande Miniera di Serbariu. Il sito minerario di Serbariu, attivo dal 1937 al 1964, ha caratterizzato l’economia del Sulcis e rappresentato tra gli anni ’30 e ’50 una delle più importanti risorse energetiche d’Italia. Il complesso è stato recuperato e ristrutturato a fini museali e didattici. Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo ed include i locali della lampisteria, della galleria sotterranea e della sala argani. Nella lampisteria ha sede l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. L’ampio locale accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e videointerviste ai minatori. La galleria sotterranea mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive. La sala argani, infine, conserva intatte al suo interno le grandi ruote dell’argano con cui si manovrava la discesa e la risalita delle “gabbie” nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote o cariche di carbone. Nel Museo si trovano inoltre il bookshop, nel quale è possibile acquistare libri sull’argomento e gadgets, la caffetteria e una sala conferenze con 130 poltroncine e moderno impianto audio-video. 12 Attualità I fantini sardi che hanno nobilitato il Palio di Siena di Andrea Porcu L’ultimo Palio lo ha vinto Giuseppe Zedde - Il più vittorioso e famoso resta Andrea De Gortes, “Aceto” - Sono tanti quelli che hanno partecipato alla manifestazione a storia del palio di Siena è strettamente legata alla Sardegna e ai suoi fantini. L’ultimo, quello dell’Assunta, lo ha vinto Giuseppe Zedde, detto Gingillo. È un figlio d’arte: Antonio Zedde, detto “Valente”, nato a Noragugume nel 1942, padre di Giuseppe e di Virginio (altro fantino), ha messo il suo sigillo nel palio, vincendo due edizioni, nell’agosto del 1972 e nel luglio del 1976. L’isola ha da sempre un rapporto speciale con il quadrupede più elegante del mondo animale: il cavallo. Binomio inscindibile per tradizioni, cultura, lavoro e affetto. È molto probabilmente questa la ragione principale del successo dei nostri fantini, amati e coccolati, in terra di Toscana, dove vive una folta comunità di sardi. È già di tempo di palio e le contrade si preparano all’evento estivo che mobilita una grande folla. Sono stati diversi i fantini sardi o di origine isolana, che hanno partecipato in tempi passati e anche più recenti, alla manifestazione senese. Il leader indiscusso resta Andrea De Gortes, soprannominato “Aceto”. Ha vinto ben 14 edizioni del palio su 58 partecipazioni. Risultati che gli sono valsi il riconoscimento di “Re della Piazza”. Il primo successo, dell’allora 22enne fantino, nativo di Olbia, risale al 2 luglio del 1965. Chiamato dalla contrada dell’Aquila a montare “Topolone”, Aceto si impose in un palio straordinario. De Gortes era stato notato, per coraggio e determinazione, l’anno precedente. La fama e la fortuna di Aceto nascono così. Il fantino olbiese è stato legato per 19 anni alla contrada dell’Oca, con la quale ha vinto cinque edizioni della corsa. La carriera di Aceto sembrava terminata a metà degli anni 80, ma nessuno immaginava ancora di dover fare i conti con la sua testardaggine. L’ultima vittoria centrata da Aceto risale al 3 luglio del 1992. Il “re della piazza” tornò in sella, chiamato ancora dall’Aquila, che ambiva al successo, avendo ricevuto in sorte un forte cavallo, denominato “Galleggiante”. Aceto diede vita ad un duello acceso con un altro fantino isolano, Sebastiano Deledda, noto “Legno” che correva per la contrada Pantera. Una rivalità che si dimostrò evidente durante la gara. Aceto approfittò della clamorosa caduta dell’avversario L prendendo il comando della corsa e cogliendo un strepitoso trionfo. Dopo alcuni palii andati male, decise di ritirarsi definitivamente nel 1996. Ora Andrea De Gortes vive ad Asciano, vicino Siena, dove gestisce un allevamento di cavalli. E restiamo ad Asciano, dove è nato il 17 giugno del 1963, per parlare di un altro assoluto protagonista delle vicende del palio: Giuseppe Pes. detto il Pesse. È stato allievo di De Gortes. Ha esordito con il botto, nella rassegna, il 2 luglio del 1982, ad appena 19 anni. Una vittoria insperata per il fantino di chiare origini sarde, che in quell’occasione indossava il giubbetto della contrada del Montone. Giuseppe Pes entra nella storia del Palio nel 1997. Il 3 luglio viene chiamato dalla contrada della Giraffa per “guidare” un cavallo formidabile Lobi’s Andrea, ribattezzato Penna Bianca, a causa di una macchia sulla fronte. Pes non si smentisce e domina la corsa. È il settimo trionfo personale. Ma non basta. Ad agosto il Pesse, sempre con indosso il giubbetto della Giraffa, monta Quarnero. Parte in ritardo, ma è capace di una clamorosa rimonta. Arriva primo al traguardo e per la contrada è cappotto. Anno indimenticabile per Giuseppe Pes da Asciano, ma sangue tutto sardo. Ultimo successo nel 2000, il nono personale, con la maglia della contrada della Selva. Ultima gara finora quella del 2006. Bilancio comunque esaltante per il Pesse. 45 partecipazioni e ben 9 vittorie oltre ad una correttezza esemplare. Rare le squalifiche. Tra gli altri principali protagonisti della rassegna senese, è doveroso menzionare Salvatore Ladu, soprannominato “Cianchino”. Il fantino nativo di Bono, ha compiuto nel 2008, 50 anni. Eccellente il suo palmares: 46 partecipazioni e ben otto vittorie. Due volte primo con il giubbetto della contrada “Pantera”e altrettanto con quella di “Onda”. Un successo ciascuno con Nicchio, Montone, Tartuca e Bruco. Il primo trionfo, a vent’anni, risale al 16 agosto del 1978. Cianchino vince indossando il giubbetto della Pantera, montando il cavallo “Urbino”. Si lega alla contrada del Bruco, per cinque carriere consecutive tra il 79 e l’81, ma non riesce a vincere. Ma la grande impresa, con il Bruco, la centra nel 1996, montando Bella Speranza. Si aggiudica la gara nella quale balza al comando dopo il secondo giro. Il suo ultimo palio è datato 2 luglio 2005. Poi lo stop alle corse. Altro fantino, altre corse. Tre quelle vincenti per Massimo Coghe, detto “Massimino”, nativo di Norbello, in provincia di Oristano. L’oggi 44 enne Coghe, si è aggiudicato il palio nel luglio del 1994, sempre a luglio, ma nel 1998 e ultimo trionfo nell’agosto del 1999. Coghe ha corso ben 33 edizioni del palio. Ma ci sono altri fantini, forse meno conosciuti ai più, che hanno primeggiato nell’ambita corsa senese. Agosto-Settembre 2008 Due primi posti anche per Giovanni Antonio Casula, nativo di Oschiri, classe 1957. Soprannominato “Moretto”. Casula ha tagliato il traguardo da vincitore nell’agosto del 1983 e nello stesso mese, sei anni dopo. Tredici le sue partecipazioni al torneo. Sul podio più alto è salito nell’edizione di luglio 1979, Francesco Congiu, detto “Tremoto”. Il fantino nato a Serri, classe 1956, ha gareggiato 13 volte, tra il 1978 e luglio 1996. C’è tutto un elenco di altri sardi che hanno presenziato al palio, ma senza fortuna. Iniziamo, per rispetto, da chi non c’è più. Costantino Giuggia, detto “Morino”, nuorese, scomparso nel 1977, a soli 33 anni a Siena. Dodici le sue partecipazioni. Ha chiuso il conto con la vita anche Efisio Bulla, nativo di Bultei, deceduto tre anni fa, all’età di 72 anni. Gareggiò sei volte tra il 1962 e il 1969. Per dieci volte è sceso in Piazza a cercare gloria, Boris Pinna, detto Pinturicchio, classe 1971. Il fantino oristanese ha gareggiato tra il 1997 e il 2002. Stesso numero di corse per Antonio Cossu, classe 62, altro nuorese, denominato “Cattivo II”. Sette partecipazioni per un fantino che abbiamo già citato. Si tratta di Sebastiano Deledda, detto “Legno”, nativo di Lula, classe 1958. In gara tra il 1979 e il 1995. Resterà nella storia il suo duello con Aceto. Franco Casu, detto “Spirito”, classe 69, oristanese ha cercato di fare del suo meglio, in sei occasioni, tra il 1989 e il 1996. Tra le altre presenze, segnaliamo quelle di Pietro Migheli, detto Capretto, del fratello Luigi, detto Musino, Arturo Deiana, detto Pel di carota, Manolo Deiana, detto Ciclone e Renato Porcu. Nei primi anni 2000, è balzato agli onori della cronaca senese e non solo, nel bene e nel male come risultati, un altro fantino, originario di Silanus. Stiamo parlando di Dino Pes, soprannominato “Velluto”, nipote del più celebre Giuseppe, detto “il Pesse”. Il giovane Dino, classe 1980, ha partecipato otto volte al palio di Siena, senza mai vincere. Ci è andato vicino nel 2001 montando il cavallo Attilax. Negli ultimi metri di corsa ha ceduto lasciando campo libero a “Ugo Sancez”. Velluto si è distinto nel 2002 vincendo il palio di Fucecchio, montando il cavallo Mowgli. Si è ripetuto nel 2004, imponendosi al palio di Legnano per la contrada Sant’Ambrogio. Ancora a Siena, con la contrada il Bruco, Pes sfiora la vittoria nell’edizione del 2 luglio 2004. Una gara sofferta, con caduta, ma al traguardo viene preceduto dall’avversario Salasso della Giraffa. Seguono anni non fortunati. Dino Pes è rimasto nell’ambiente delle corse e oggi lavora e allena per preparare molti cavalli barberi di levatura (Berio, Delizia de Ozieri, ecc.). Lo scorso anno ha partecipato al palio di Asti, giungendo sorprendentemente quarto al traguardo. Infine la speranza di oggi. Si chiama Gianluca Fais, è nato a Siamanna, in provincia di Oristano nel 1981. Nel 2005, gareggia nel Palio di Asti. Corsa impeccabile su un terreno reso pesante dalla pioggia. Giunge in finale e mette in riga fantini del calibro di Trecciolino e del Pesse. L’anno successivo i primi importanti risultati. Vince il palio di Monticano, ottiene buoni piazzamenti in altre manifestazioni, vince due batterie, su quattro al palio di Siena. Diventa il fantino ufficiale della contrada della Lupa. È soprannominato “Vittorio”. Nel luglio 2007 ha primeggiato nel palio di Valdarno e quest’anno ha cominciato bene con la vittoria al palio di Buti, per la contrada san Nicolao. Ora vediamo che succederà al palio di Siena 2008. In bocca al lupo e forza Sardegna. IL MESSAGGERO SARDO Attualità Anche gli emigrati coinvolti nel progetto per realizzare l’“Archivio di Longevità della Sardegna” Pubblichiamo la lettera che il prof. Luca Deiana, dell’Università di Sassari, responsabile del progetto AKeA (A Kent’Annos) che studia i centenari, ha rivolto ai sardi fuori dall’Isola per completare la sua ricerca, estendendola agli emigrati, certi della fattiva collaborazione dei lettori de “Il Messaggero sardo”. L’équipe del prof. Deiana si occupa di centenari e di longevità da oltre 10 anni. In questo periodo ha certificato oltre 1.100 sardi che hanno superato l’età dei cento anni. La ricerca continua anche al di fuori della Sardegna per recuperare i nostri conterranei che hanno raggiunto i 100 anni. Carissimi Amici, ricordo con affetto l’esperienza positiva vissuta con voi durante il mandato da me espletato come Assessore Regionale al Lavoro della Regione Sardegna; non dimentico la vostra sensibilità e sardità espressa in tutte le occasioni e l’amore, sempre vivo, per la nostra gente e per la nostra terra “L’Isola dei Centenari” e anche se oggi, non mi occupo di politica, la stima nei vostri confronti rimane sempre forte. Già da undici anni, come molti di voi sanno, come docente della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Sassari, sono il responsabile del progetto AKeA (A Kent’Annos) che studia i centenari in tutti i 377 comuni della Sardegna e anche i nostri conterranei che vivono fuori dalla nostra isola. Già da tempo televisioni e giornali di tutto il mondo parlano dello studio sui centenari sardi: la KBS (Rai coreana) il 25/05/2008; la BBC - Horizon il 19/02/2008; il Corriere della Sera dell’08/04/2008; Rai 1 - Superquark il 26/06/2007; il Daily Mail del 27/01/2007; il Sole 24 ore del 31/07/2006; diverse pubblicazioni apparse sul Reader’s Digest di diversi stati; Panorama del 16/10/2004; il settimanale Oggi del 03/04/2002; la prestigiosa rivista scientifica “Science” del 16/03/2001 e moltissimi altri giornali e televisioni di tutto il mondo, in particolare numerosi lavori scientifici sono stati già pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Conoscendo la vostra generosità, vi chiedo la collaborazione per il completamento dell’“Archivio di Longevità della Sardegna”, al quale sto lavorando, e nel quale saranno elencati e studiate tutte le persone sarde che hanno superato l’età di 100 anni e saranno presi in considerazione solo i centenari che verranno certificati con la produzione degli atti di nascita o di morte. Il nostro archivio comprenderà tutti i centenari che sono vissuti nella nostra terra anche se deceduti molti anni fa, ovviamente, come già detto il tutto deve essere certificato con gli atti sopraccitati. I dati raccolti saranno custoditi e trattati secondo la legge sulla privacy. Vi chiedo di segnalarmi tutte le notizie, le informazioni e gli atti riguardanti le persone che hanno raggiunto i cento anni di età comprese le persone decedute molti anni fa ma che avevano compiuto i cento anni, comunque sardi ovunque essi siano nati e vissuti. La presente lettera potrà essere inviata anche ad altri concittadini sardi di vostra conoscenza che vorranno collaborare per la riuscita del progetto AKeA. Atti e certificazioni potranno essere inviati per fax al seguente numero +39 079 228275 o per mano o tramite posta al seguente indirizzo: Al Prof Luca Deiana - Responsabile del Progetto A.K.e.A - Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica Dipartimento di Scienze Biomediche Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Sassari Viale San Pietro 43/B – 07100 Sassari Per eventuali chiarimenti contattare le sottoelencate persone: Mariolina Marras o/e Antonella Pisanu al seguente n° telefonico +39 079 229775 e il Prof. Luca Deiana al seguente n. telefonico +39 079 228275 Email: [email protected] Certi di un vostro riscontro vi saluto e a Kent’Annos e piusu! Luca Deiana RICERCA Una cagliaritana nel team per la lotta al linfoma C’è anche una cagliaritana di 35 anni nel team di ricercatori che, guidati da Giorgio Inghirami, ha fatto un notevole passo avanti nella lotta al linfoma: l’equipe ha, infatti, scoperto un vaccino che permette di prevenire e contrastare l’oncogene Alk, che caratterizza e contraddistingue le cellule malate del linfoma anaplastico. Il lavoro, durato anni, è stato svolto nei laboratori del Cerms (Molinette) di Torino in collaborazione con il Department of Pathology and New York Cancer Center, New York University School of Medicine. Del team di ricercatori fa parte una giovane biologa cagliaritana, Valentina d’Escamard che lavora dal 2002 alla New York University come ricercatrice. Dopo la laurea conseguita a Cagliari nel 1998, durante l’ultimo anno di scuola di specializzazione (in Patologia clinica), Valentina d’Escamard si è trasferita a New York, dove nell’equipe del prof. Giorgio Inghirami, presso la New York University School of Medicine, ha preparato la sua tesi di specializzazione, che ha discusso a Cagliari nel dicembre del 2003. Dopo la specializzazione ha continuato il lavoro di ricerca nello stesso laboratorio di New York, proseguendo la collaborazione con il prof. Inghirami che si è recentemente trasferito a Torino. Valentina d’Escamard lavora e risiede tuttora a New York. Il lavoro ha portato ad iniettare un vaccino a Dna specifico per il gene Alk in alcune cavie, in seguito trattate con una dose letale di linfoma. Grazie al vaccino i topolini respingevano il linfoma e non si ammalavano. L’effetto del siero dura per tutta la vita. Sempre sugli animali i ricercatori hanno sperimentato il vaccino anche come cura. In questo caso alcune cavie malate sono state sottoposte alla classica chemioterapia, quindi è stato loro iniettato il siero che ha permesso di sconfiggere il linfoma nella maggior parte degli animali vaccinati. Quello anaplastico è un linfoma relativamente raro. Si contano circa 2500 malati in Europa e altrettanti negli Stati Uniti. Recentemente si è scoperto che l’Alk è anche espresso in modo errato in circa il 5 per cento degli adenocarcinomi del polmone (che colpiscono circa 12 mila persone in Europa). Tra qualche mese negli Stati Uniti partirà un trial in collaborazione con il Cerms delle Molinette, per sperimentare l’efficacia di questo trattamento sull’uomo. Solo al termine del trial si potrà finalmente avere il primo vero vaccino oncologico per i tumori umani positivi per questo oncogene. Lia Serreli 13 La Sardegna nel Web a cura di Andrea Mameli Scheletri in rete con Anthroponet Una mostra multimediale del materiale scheletrico umano rinvenuto nell’isola, dalla Preistoria alla fine dell’Impero romano. È Anthroponet: il primo esperimento in Italia (e uno dei pochi nel mondo) di classificazione digitale delle conoscenze antropologiche e storiche. Il progetto, nato con il sostegno finanziario della Regione Autonoma della Sardegna (POR Sardegna, Asse III - misura 3.13), si è sviluppato grazie alla collaborazione tra l’Università di Cagliari (Dipartimento di Biologia sperimentale, sezione di Scienze Antropologiche) e due imprese private sarde: la Società Applidea di Selargius, che ha il ruolo di coordinamento del progetto, di creazione e gestione del sito internet e della base dati associata, e la Società 3DDD di Quartu S.Elena (e sede operativa nel Parco Tecnologico di Pula) responsabile delle ricostruzioni tridimensionali. Alla riuscita del progetto collabora attivamente la Soprintendenza Archeologica della Sardegna. L’archivio telematico Anthroponet contiene informazioni utili a classificare le serie scheletriche: indicazioni geografiche, notizie generali, dati sugli inerenti, elementi archeologici e antropologici, datazioni, bibliografia, immagini fotografiche e ricostruzioni tridimensionali. Anthroponet consente ricerche libere o su base geografica e storica e permette di ricavare informazioni puntuali sulle caratteristiche dei singoli siti archeologici della Sardegna, oppure confrontare le caratteristiche di periodi o luoghi diversi. Le ricostruzioni digitali consentono inoltre di interagire direttamente e quindi di misurare alcuni reperti antropologici e archeologici di particolare interesse. Il sito internet ha anche finalità didattiche e divulgative, e per questo sono previste schede didattiche, un glossario, immagini e ricostruzioni tridimensionali. www.anthroponet.it Sardi iberici Deu Seu Sardu, il portale dei Sardi in Spagna, si rinnova. Ora la proposta di informazioni è più completa e articolata, con il coordinamento dei circoli Ichnusa di Madrid e San Salvador da Horta Barcellona. Notizie, approfondimenti, video e segnalazioni di iniziative fanno di questo sito un punto di riferimento importante. www.deuseusardu.com Un ausilio per l’autismo nato in Sardegna La necessità di dotare i tradizionali sistemi di comunicazione per immagini di tecniche moderne ha portato una piccola impresa sarda a realizzare il primo palmare per bambini autistici. Si chiama Alpaca e lo ha creato Sardiniaweb.it di Cagliari. Sperimentato con successo al Centro per l’Autismo dell’ospedale Brotzu di Cagliari, il palmare Alpaca viene fornito come ausilio, con immagini personalizzate da usare nella terapia e per la comunicazione, dalle Asl della Sardegna. www.comunicazionealternativa.it 14 Speciale Emigrazione Festa dell’emigrato ad Ussana Un convegno per ricordare il contributo dei lavoratori ussanesi in giro nel mondo La manifestazione è giunta alla nona edizione - Il paese ora punta su cultura e spettacolo Nelle foto di Cristian Moi, da sinistra, Luigi Coppola, l’assessore Baldovino Sedda, il sindaco Emidio Contini, l’assessore Claudia Orgiano. A fianco, foto di gruppo con il parroco don Giulio Madeddu A d agosto il Campidano è terra di calore, di sole a picco, di silenzi. Di voglia di stare all’ombra, a cogliere il refolo d’aria, in compagnia, a bere qualche bevanda dissetante e, magari, lasciar spazio alla nostalgia. Ussana, con i suoi quattromila abitanti, le sue tradizioni, ancora una volta ha scelto il mese d’agosto per festeggiare i suoi emigrati, sparsi in Europa e presenti anche nella lontana Australia, come ha rivelato una ricerca curata dall’assessore alla cultura Claudia Orgiano. Ussanesi che, nel periodo delle ferie, sentono il bisogno di tornare al Paese, sia che lavorino sia che abbiano smesso, dopo tanti anni, e godano della pensione. Il comune di Ussana, per la 9ª edizione della “Festa dell’emigrato”, ha fatto le cose con cura. Festoni per le vie del centro, un convegno, pranzo conviviale. Nel pomeriggio di sabato 9 agosto le strade di Ussana apparivano deserte. Non sembrava il momento migliore per organizzare un convegno su “I lavoratori ussanesi emigrati nel mondo”. Invece al Centro di Aggregazione sociale gli emigrati – una folta rappresentanza – erano presenti ed interessati a quanto l’assessore alle politiche sociali, Baldovino Sedda, l’assessore alla cultura Claudia Orgiano e il sindaco Emidio Contini avevano da comunicare. Assente per sopraggiunti impegni la parlamentare europea Giovanna Corda. Al dibattito ha dato il suo contributo anche Il Messaggero Sardo, con il ruolo svolto da tanti anni come strumento di comunicazione tra il mondo dell’emigrazione sarda e le Istituzioni regionali. È stata sottolineata anche la necessità di prendere piena coscienza, come ha dimostrato la recente Conferenza Regionale, dei profondi mutamenti maturati nell’emigrazione sarda, delle esperienze diverse che hanno portato le nuove generazioni dei sardi emigrati ad accumulare un enorme patrimonio di conoscenza e di cultura. Elementi preziosi per favorire migliori sinergie con l’Isola. In questa chiave gli amministratori di Ussana hanno voluto dare spazio al confronto. L’assessore Sedda ha ricordato la sua esperienza d’emigrato quando, dal 1960 al 1962, ragazzino visse in Germania con i genitori; i problemi difficili per un inserimento in un contesto sociale e culturale ben diverso da quello lasciato ad Ussana; il desiderio di migliorare la propria condizione economica e poter rientrare e, finalmente, la possibilità realizzata di un ritorno. Questa esperienza breve ma profonda lo porta oggi, anche come amministratore pubblico, ad avere una visione ben precisa del problema dell’immigrazione dai paesi africani. C’è, un problema, minimo, di fenomeni delinquenziali. Ciò non deve tuttavia impedire che sia attuata una forma di cooperazione con gli Stati dai quali provengono molti degli immigrati, per trovare adeguate soluzioni. Non si può dimenticare – ha concluso – quello che hanno vissuto generazioni d’emigrati sardi. L’assessore alla cultura Claudia Orgiano, attraverso un’accurata ricerca anagrafica, con tutte le difficoltà derivanti dal fatto che molti emigrati residenti all’estero non si sono iscritti all’apposita anagrafe istituita nel 1988, ha precisato che nel 1971 risultavano emigrati circa 300 ussanesi (all’epoca il paese contava su una popolazione di circa 2.500 residenti, oggi sono più di 4 mila). Emigrati che sono andati in Belgio, in Francia, in Olanda, in Germania, ma anche in Irlanda e, due, fino alla lontana Australia. In prevalenza operai, cuochi, manovali. Anche quattro laureati, a riprova di come stia cambiando l’emigrazione sarda, ed un artista di Agosto-Settembre 2008 valore come Fortunato Agus che, cagliaritano di nascita ed ussanese d’adozione, è emigrato in Belgio, dove vive, portando con sé la sua abilità di pittore e scultore. È quindi intervenuto il sindaco Emidio Contini. Ha svolto, in pratica, un resoconto di quanto l’amministrazione comunale ha fatto e sta facendo per migliorare le condizioni generali del paese, potenziare i servizi, creare condizioni di possibile sviluppo. Contini ha indicato come una risorsa il fatto che Ussana, la cui economia è stata caratterizzata in prevalenza del settore agricolo (50 anni fa gli ettari coltivati erano 1.500!), si trovi a circa 24 chilometri da Cagliari, a pochi passi dalla “Carlo Felice”, la più importante arteria isolana. Può godere dei vantaggi che una grande città offre ma può svilupparsi con ordine, senza frenesia, puntando a settori ben precisi che tengano conto delle attuali realtà produttive. Tra esse anche un diverso ruolo che la cultura in genere e il mondo dello spettacolo, in particolare, possono avere. Ha ricordato la costruzione di un’importante struttura teatrale, insieme con i comuni di Villasor, San Sperate, Monastir, Nuraminis e Samatzai. Infine ha voluto ricordare che l’amministrazione di Ussana intende proseguire nell’attività di promozione culturale e istituzionale con il progetto di condurre in visita a Roma i bambini che concludono il ciclo delle elementari e al Parlamento Europeo quelli che concludono le medie inferiori. Nel dibattito sono intervenuti alcuni degli emigrati, che hanno seguito con particolare attenzione il dibattito e preso atto dei progressi compiuti dal Paese. L’essere messi a conoscenza di quanto l’amministrazione sta facendo è un modo per coinvolgerli nei progetti, di attingere al contributo che la loro esperienza di lavoro e di vita maturata all’estero può dare. Luigi Coppola Piero e Caterina: nozze d’oro in limousine Nella sala del Centro Aggregazione Sociale di Ussana c’era anche lui, Piero Zonnedda, ussanese doc. Ha chiesto, intimidito, all’assessore Claudia Orgiano di dar lettura di una nota, scritta dai figli. La trascriviamo integralmente, corredata da due foto, scattate a 50 anni di distanza l’una dall’altra. “Cinquant’anni fa non avevano nemmeno i soldi per tornare ad Ussana e sposarsi. Ora addirittura la limousine ha portato gli sposi alla celebrazione delle nozze d’oro dalla loro casa alla chiesa di Bruxelles. Un’automobile lunga come un treno che porta impressi i tratti della parabola della vita dei nostri cari genitori: cioè Piero Zonnedda e Caterina Casula, l’uno di Ussana l’altra di Donori, che si sposarono per procura nel lontano 1957 e sono tornati all’altare dopo 50 anni”. “Il lavoro non mi consentiva di tornare e d’accordo con la mia fidanzata, pensammo di sposarci per procura”, racconta nostro padre che ha vissuto 50 dei suoi 74 anni in Belgio da emigrato. “La mancanza di soldi non mi scoraggiò. Cercai due testimoni ed andai in chiesa per sposarmi”. Pierò, come lo chiamano in Belgio, oggi agiato e senza problemi, ha conosciuto anche lui il triste e comune destino di molti italiani emigrati in Belgio: lavorare in miniera, a Mons in Vallonia. Nostra madre, Caterina fece lo stesso a Donori recandosi in chiesa con due testimoni. Nostro padre continua a raccontarci che segui col pensiero il percorso di nostra madre verso l’altare accompagnata da nostro nonno. Caterina raggiunse Piero in Belgio soltanto dopo molte settimane”. “Noi figli, un maschio e due femmine, abbiamo voluto, in occasione delle nozze d’oro far rivivere ai nostri genitori quel sogno, anche con una limousine adeguata alle grandi occasioni”. Ora, conclude la lettera, Piero e Caterina, innamorati da oltre 50 anni, fanno la spola tra la loro casa di Ussana e quella di Bruxelles, per andare a trovare i figli e i nipoti. Finalmente in vacanza, da ex emigrati. IL MESSAGGERO SARDO Speciale Emigrazione Il contributo degli emigrati al grande sviluppo di Pula Celebrata la prima Giornata dell’Emigrato pulese - “I primi turisti li abbiamo portati noi” - Medaglie ricordo all’emigrato residente più lontano e a quello partito da più tempo - Sono di Pula il Vice Presidente della Fasi e due presidenti di Circolo O ggi Pula è una delle realtà turistiche più significative della Sardegna, seconda solo ai grandi comprensori del Nord, la Costa Smeralda e la Costa del Corallo di Alghero, e contende a Villasimius il primato del Sud dell’Isola, grazie alla presenza nel suo territorio del Forte Village, considerato uno dei migliori “resort” del mondo, alle spiagge bianche di Santa Margherita e alla sua “spiaggetta” di Nora con le sue vestigia archeologiche di epoca romana, e al complesso golfistico de “Is Molas”. E le prospettive di sviluppo sono ulteriormente alimentate dal progetto per la realizzazione di un porto turistico, che ancora manca a Pula rispetto a Porto Cervo, Alghero e Villasimius. Il tutto senza che Pula abbia perso la sua caratteristica rurale, la sua fonte economica primaria: l’agricoltura e soprattutto la serricoltura. Un quadro decisamente positivo che riempie di orgoglio gli attuali amministratori, e nel contempo suscita commozione in chi, mezzo secolo fa, era stato costretto ad emigrare, a partire in cerca di un lavoro e di un pezzo di pane nelle regioni ricche del Nord Italia o all’Estero, e che sinceramente non avrebbe immaginato uno sviluppo così vorticoso del suo paese. E devono essere stati davvero tanti in quegli anni i ‘pulesi’ partiti in cerca di fortuna, centinaia e centinaia, che si sono fatti onore e si sono affermati anche nel movimento che ha dato vita alle Associazioni e ai circoli sardi nel mondo. Non è certo un caso che sia di Pula il vice Presidente della FASI (la Federazione dei Circoli Sardi in Italia) Simone Pisano, giovane intellettuale di seconda generazione brillantemente laureatosi a Pisa, e che altri due ‘pulesi’ siano presidenti di circolo: Franco Saddi di quello di Bareggio, in Lombardia e Fausto Soru, di quello di Sedan, in Francia, la cui Federazione lo ha eletto anche nella Consulta Regionale dell’Emigrazione. E il circolo di Sedan è intestato proprio alla “Città di Nora”, pur essendo Soru originario di Mandas da dove partì nel lontano 1949, ancora bambino, al seguito della sua famiglia. Ed è proprio grazie all’impegno e alla caparbietà di Fausto Soru, che è stato possibile realizzare questa manifestazione, per essere riuscito nella “l’impresa” di coinvolgere il Comune (Soru è anche consigliere comunale), la Pro loco e la FAES (la Federazione delle Associazioni di Tutela) a far celebrare la prima “Giornata dell’Emigrato Pulese”, una manifestazione che ha riscosso un grande successo di partecipanti, che hanno dato vita ad un acceso dibattito nell’aula consiliare del Municipio, con l’intervento del sindaco, Walter Cabasino e di alcuni assessori sul tema della giornata “Pula… quale futuro per gli emigrati”. Un confronto tra amministratori e ‘figli lontani’ portatore di proposte e di iniziative, oltre che di comprensibili critiche, ma indubbiamente costruttivo. Al punto da far assumere all’amministrazione in scadenza un impegno comunque a programmare per il prossimo anno una edizione più ricca di contenuti e di avvenimenti di contorno, che pure non sono mancati anche quest’anno. Si è iniziato con la Santa messa celebrata nella chiesa di San Giovanni Battista dal parroco don Benigno Lai. Poi tutti in Municipio dove il sindaco Cabasino ha rivolto un saluto di benvenuto e “ben tornati agli emigrati e agli ex emigrati, gli ambasciatori di Pula nel mondo, i primi costruttori dell’Europa”. La bella cittadina di oggi – ha detto il sindaco – è nata grazie anche a voi, che siete d’insegnamento per i giovani e credo di poter affermare che i settori alberghiero e agricolo hanno avuto impulso grazie alle vostre esperienze maturate in continente e all’estero. Noi viviamo nel presente senza la coscienza del passato – ha aggiunto il sindaco – la storia Nelle foto, Franco Saddi e Fausto Soru con il sindaco di Pula, Walter Cabasino; in alto, a destra, Pino Melis dell’emigrazione è la storia della nostra nazione e c’è un dato emblematico che lo conferma: sono ben 27 milioni gli italiani emigrati nel tempo! Questo incontro di oggi, rimandato di anno in anno, rappresenta un momento istituzionale importante per Pula che si interroga sul futuro dei suoi concittadini emigrati – ha sottolineato il sindaco – ma nonostante lo sviluppo che c’e stato non può certo esaudire il desiderio del ritorno di tutti coloro che lo vorrebbero. Anche perché oggi – ha concluso Cabasino – Pula si trova ad affrontare un fenomeno inverso, perché da terra di emigrazione siamo diventati terra di immigrazione per le popolazioni africane con tutte le problematiche connesse di accoglienza e di integrazione”. Franco Saddi, dopo aver portato il saluto del Presidente della FASI, Tonino Mulas, a nome dei 68 Circoli sardi in Italia, e del suo vice Simone Pisano, che trovandosi in Russia non ha potuto essere presente a questo importante incontro con gli amministratori del suo paese natale, ha sottolineato il coraggio dei primi emigrati di Pula. “Noi eravamo gli extracomunitari di oggi – ha detto Saddi – ci siamo realizzati, a costo di duri sacrifici, e i nostri figli hanno conservato la nostra tradizione. Noi siamo stati i primi promotori del turismo pulese, noi abbiamo portato gente e benessere, e non abbiamo mai staccato il cordone ombelicale con la nostra terra e vorremmo un riconoscimento dai nostri concittadini e dagli amministratori regionali”. Il presidente della Pro Loco, Paolo Trudu si è detto orgoglioso di essersi assunto assieme ai suoi collaboratori e all’amministrazione comunale l’impegno di sostenere questa manifestazione ed ha auspicato che possa proseguire nel tempo e che diventi un appuntamento annuale. L’Assessore all’Ambiente Lino Rascuna, dopo aver 15 affermato che “non eravamo diversi dagli immigrati di oggi, perché emigrazione è sinonimo di ricerca di un lavoro, ma – ha aggiunto – bisogna rispettare le regole dei Paesi ospitanti e i sardi le regole le hanno sempre rispettate. Hanno subito soprusi, ma poi si sono conquistati stima e fiducia, diventando anche pubblici amministratori, e mi piace citare un esempio per tutti:quello di Giovanna Corda, partita bambina da Carbonia al seguito del padre minatore, diventata prima sindaco del suo paese ospitante e poi addirittura parlamentare europea”. Il presidente dell’AITEF, nonché della FAES, Alberto Pisano, dopo aver ringraziato l’Amministrazione di Pula per aver sostenuto l’iniziativa, ha detto che “è una rarità che i Comuni si occupino di emigrazione, e la testimonianza più eloquente si è avuta in occasione della Conferenza Internazionale sull’Emigrazione che si è svolta a Cagliari nell’aprile scorso, alla quale hanno aderito solo tre-quattro Comuni! I politici sono ‘disinteressati’ dei problemi degli emigrati – ha detto polemicamente – parlano più di immigrati, mentre è sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo anche in questi giorni con gli sbarchi di clandestini su queste coste. La Sardegna continua a rimanere terra di emigrazione – ha detto Pisano – perché la Sardegna è terra di disoccupazione e i problemi rimangono tali. I giovani se ne stanno andando, non più con la valigia legata a spago, ma con la “24 ore”. L’intervento che è seguito è stato di un giovane, Carlo Loi, nella doppia veste di emigrato e di consigliere comunale. “Io lavoro in Belgio e mia moglie è figlia di emigrati. L’emigrazione di oggi è diversa – ha detto – i giovani sono istruiti, ne ho conosciuto tanti all’estero e tutti hanno combinato qualcosa di buono, ma il problema è che non si riesce a trovare un lavoro fisso: all’estero non esiste. In quanto alla Sardegna il problema è che non riesce a spendere i contributi europei”. L’on.le Mondino Ibba, consigliere regionale, ha replicato che “prima di cercare colpe, bisogna trovare soluzioni per risolvere i problemi e che l’Amministrazione regionale questo sta cercando di fare, il fatto è che la crisi che investe la Sardegna – ha detto Ibba – ha origini ben più lontane e più profonde, e che i problemi sono davvero tanti. Purtroppo è vero che oggi stiamo perdendo “i cervelli”, ma stiamo cercando di frenare questa emorragia e stiamo facendo in modo che possano rientrare in Sardegna una volta acquisite nuove esperienze e nuove professionalità”. L’assessore al bilancio del Comune, Luigi Fà, ha ricordato di essere emigrato, seppur per breve tempo, nel 1959: “mi mandarono a studiare in Continente, perché a Pula non c’erano le scuole medie e quando tornai nel ’62, non trovai più i miei amici, erano tutti emigrati con le loro famiglie”. Nel dibattito sono intervenuti alcuni emigrati Gianfranco Stazzi ha lamentato che “per un sardo è più facile costruirsi una casa all’estero che in Sardegna”. Il maresciallo Lucio Polichetti ha sostenuto che i giovani che emigrano vanno all’estero per guadagnare qualche soldo per potersi poi costruire la casa a Pula, ma i prezzi delle aree sono proibitivi. Al sindaco Cabasino trarre le conclusioni di una manifestazione positiva e di un dibattito proficuo con la consegna di medaglie e magliette che ricordano la prima Giornata dell’emigrato pulese a tutti i partecipanti e in particolare a Gianpiero Pinna emigrato di Farebersviller (nel Nord-est della Francia) e a Pino Melis,venuto dall’Olanda da Sneek, emigrato nel 1960, prima a Roma, poi in Germania, nel 1966 a Flettenberg e infine in Olanda, dove è sposato e risiede da 42 anni. Balli e canti del gruppo folk di Pula hanno accompagnato un pranzo a base di malloreddus e porchetto nell’agriturismo di Bingia Bonaria in onore dei tanti emigrati e dei loro familiari. Antonello De Candia 16 Speciale Emigrazione Convegno a Gesico sulla nuova emigrazione Successo per la festa dell’emigrato D alla Sardegna si emigra ancora e fra le motivazioni principali vi è sempre la mancanza di un lavoro, inoltre si vanno spopolando i paesi dell’interno dell’Isola (il 75% dei comuni ha visto diminuire la sua popolazione) che invecchia inesorabilmente. Sono alcuni dei dati emersi durante il Convegno sulla Nuova emigrazione (Politiche e programmi per prevenire lo spopolamento dei piccoli centri rurali della Sardegna) che si è svolto a Gesico l’8 agosto scorso ed è stato organizzato dall’Acli e dal Comune che, proprio per l’occasione, ha inaugurato il centro servizi “S’Ulivario”, una struttura riattata con poco più di 900 mila euro, come ha spiegato il sindaco di Gesico, Terenzio Schirru. Fra i partecipanti al convegno, che si è tenuto nell’ambito della Festa dell’Emigrato che ha richiamato numerosi abitanti che hanno lasciato negli anni scorsi il paese, oltre a Mauro Carta e Ottavio Sanna dell’Acli anche il vicepresidente della Federazione delle Associazioni dei sardi in Italia (Fasi), Simone Pisano. Fra i relatori, inoltre, una docente di Sociologia dell’Università di Cagliari, Aide Esu, una dell’Università di Helsinki, Leena Erika Vainio, e una economista dell’Università della Lituania, Dovilè Bengelite. Nello studio delle Acli di Gesico, nell’ambito dei lavori preparatori del Convegno, è emerso che i centri sardi in via di abbandono hanno un identikit ricorrente: raramente sono comuni costieri, sono situati in montagna o collina interna, hanno meno di 3.000 abitanti e si trovano distanti dalle grandi fasce urbane. Sono ben 142 (37%) i centri abitati (nel 2007) che si qualificano per una condizione di salute demografica grave o gravissima. I comuni in via di spopolamento delimitano un’area ben definita: partendo dal sud della pianura di Sassari si distribuiscono, quasi senza interruzione, lungo un’ampia fascia orientata in direzione sud-ovest che investe le regioni centrali dell’Isola e giunge sino alle colline della Trexenta, del Flumendosa e del Flumineddu. Un’area molto vasta, che occupa circa un terzo della superficie dell’Isola. Fra le province in condizione di malessere grave viene segnalata quella di Nuoro (75% dei Comuni nel 2007 avevano un saldo migratorio negativo) e di Oristano, mentre la provincia che registra lievi indici di saldo naturale e migratorio è quella di Olbia-Tempio. In particolare nella provincia Carbonia Iglesias, sempre nel 2007, 7 comuni su 23 hanno registrato un calo di abitanti (-30%); nella provincia del Medio Campidano, calo in 13 comuni su 28 (- 46%); in provincia di Oristano, 46 comuni su 88 (-52%); in provincia di Nuoro, 39 comuni su 52 (- 75%); in provincia Ogliastra, 11 comuni su 23 (- 47%); in provincia di Sassari, 30 comuni su 66 (- 45%); in provincia di Olbia Tempio, 4 comuni su 26 nel 2007 (-15%). Per quanto riguarda la Trexenta nel 2007 (secondo fonti Istat) Gesico, Ortacesus e San Basilio confermano il trend negativo del saldo migratorio. Mentre Senorbì e Barrali hanno avuto un trend positivo degli ultimi anni. Secondo l’Acli sinora in Sardegna non è stata intrapresa alcuna politica specifica contro lo spopolamento e probabilmente per due motivi: sia perchè per contrastare lo spopolamento e riequilibrare il sistema occorre un progetto di vasta portata inserito in una politica economica, territoriale e sociale di riequilibrio; sia perché vi sono sempre meno cittadini votanti, dunque minori e meno importanti scambi di consenso e meno iniziative economiche. Quella contro lo spopolamento – è stato spiegato nel Convegno – è pertanto una politica anzitutto regionale, frutto di una visione strategica secondo cui lo sviluppo è concepito in termini di vasi comunicanti entro il territorio, perché l’abbandono di paesi e aree ha forte implicazioni ambientali (degrado di zone già antropizzate), territoriali e socio-economiche (perdita di patrimoni di identità e pluralità, mancata valorizzazione di aree, appiattimento verso modelli insediativi urbani). Secondo Mauro Carta: “È necessario porsi l’obiettivo di un riequilibrio capace di superare il divario fra città e campagna. Cruciale la questione dei servizi essenziali: sanità, scuola, assistenza, collegamenti”. Negli ultimi 50 anni in Sardegna oltre un milione di persone, pari a più del 60% dell’attuale ammontare della popolazione, hanno trasferito la loro residenza pur restando in Sardegna. Circa il 40% di queste persone si è trasferita nel capoluogo Da Verona ad Arborea per rinsaldare un’amicizia La gioia di ritrovarsi e riscoprire ogni volta gli antichi legami che uniscono gli attuali abitanti di Arborea con i paesi dai quali provenivano gli agricoltori e gli allevatori che al momento della fondazione della città (allora venne chiamata Mussolinia) vennero chiamati ad abitarla. Un momento di incontro, che ormai si ripete da sei anni, utile per rinsaldare, appunto, quei legami,, per ricordare usi, costumi, tradizioni e riti che accomunano, che uniscono, che si vogliono salvare e tramandare con gelosa cura. L’appuntamento di Arborea quest’anno si è svolto nei primi due giorni di agosto, gli è stato dato il titolo “Piatti tipici delle etnie di Arborea” e ha avuto come attori principali, oltre all’Amministrazione comunale, i Comuni di Sermoneta (Lt), Zevi o (Vr) e Mortegliano (Ud), l’associazione Fogolar Furlan Sardegna, con la regia dell’Associazione dei sardi di Verona. Le cucine tipiche di queste popolazioni e il confronto tra antichi sapori e vecchie e sapienti elaborazioni, ha osservato il presidente del Circolo di Verona, Maurizio Solinas, non realizza una semplice operazione nostalgica o un momento puramente edonistico, ma la conferma di culture stratificate nel tempo, collegamenti storici, vicinanze forse insospettate. Si comunica e ci si conosce meglio: si guarda al passato, pensando all’oggi e preparando il futuro. Così le seadas con Agosto-Settembre 2008 della regione e nei centri dell’hinterland, mentre il 75% dei comuni sardi ha visto diminuire l’ammontare dei suoi abitanti. In generale negli ultimi 20 anni vi è stato uno spopolamento con migrazioni verso la costa e verso altre regioni italiane o estere. Così anche oggi si emigra e secondo fonti dell’Aire (2007) le mete dei sardi sono, nei primi dieci posti: 1) la Germania con 26.965 sardi (cioè il 29,2 % del totale degli emigrati); 2) Francia 22.907 (24,8%); 3) Belgio 11.853 (12,8%); 4) Svizzera 7.190 (7,8%); 5) Paesi Bassi 5.965 (6,5%); 6) Regno Unito 5.376 (5,8%); 7) Argentina 2.413 (2,6%); 8) Stati Uniti d’America 1.341 (1,5%); 9) Australia 1.251 (1,4%); 10) Spagna 1.163 (1,3%). È stato spiegato, inoltre, nel corso del Convegno che un riequilibrio delle popolazione all’interno dell’Isola può avere effetti positivi anche nell’occupazione, rivalutando settori come l’agricoltura oggi penalizzata a vantaggio dell’industria. Ma in una società sempre più “globalizzata” è importante anche guardare all’esperienza positiva di altre regioni europee dove, anche grazie al sistema telematico, si organizza una condizione di vita che valorizza le piccole comunità collegate tra loro da infrastrutture moderne e avanzate. Sono state così presentate le esperienze della Finlandia e della Lituania in tema di emigrazione e spopolamento. La Finlandia – ha spiegato fra l’altro Vainio – ha scommesso tutto sulla diffusione della banda larga e sulle nuove tecnologie dell’informazione, accompagnate da importanti programmi a sostegno della famiglia. Incentivi per il telelavoro, agevolazioni per i lavoratori pendolari, concessione di terreni e immobili ad uso gratuito ai giovani che vogliono proporre nuove iniziative imprenditoriali. Mentre la Lituania – ha detto Bengelite – sta attuando politiche a favore dei giovani e delle famiglie, in particolare sul tema del lavoro. Pisano della Fasi ha portato il saluto degli emigrati ricordando che 500 mila sono i sardi nella penisola italiana su 750 mila circa fuori dall’Isola. Cioè l’Italia è sempre un punto di attrazione per molti sardi che lasciano la propria terra. Pisano ha anche ricordato che vi è una nuova emigrazione verso il nord-est (oltre ai centri metropolitani industriali e le aree rurali del centro Italia) ed ha parlato delle seconde e terze generazioni che si sono ormai inserite spesso con successo e del ruolo importante dei Circoli. Marco Aresu miele e formaggio di Arborea si sono confrontate con i tortellini alla romagnola preparati dai cuochi giunti dalla Romagna , con le frittate alle erbe aromatiche cucinate da quelli giunti dal Friuli, le trippe alla veneta e i bigoli e sardele del Veneto, e con le laziali mezze maniche all’amatriciana. Non sono mancati i momenti di spettacolo col gruppo “Gli amici del folklore” di Nuoro, e lo spettacolo “Keltaloth: musiche dal mondo celtico”. Nell’ambito della manifestazione si è svolto anche un incontro, nella sede dello stabilimento caseario della “3A” , sui temi dello sviluppo del settore e sulle possibilità di iniziative comuni con analoghe strutture di altre regioni, All’incontro hanno partecipato col sindaco di Arborea , Bepi Costella, l’assessore della Cultura, Adriano Cossu, e il presidente della Pro-loco,Marco Pinna, l’assessore dei Flussi migratori della Regione Veneto, Oscar De Bona, il presidente della “3A”, Plinio Magnani e il presidente de Fogolar Furlan Sardegna. (R.P.) IL MESSAGGERO SARDO Speciale Emigrazione Gadoni punta sull’Eco museo e su “Funtana Raminosa” Dalla “Giornata dell’emigrato” proposte concrete per il futuro dell’antico sito minerario - L’Assessore Romina Congera: un convegno di qualità che esalta l’attività e il ruolo degli emigrati per promuovere la conoscenza e la cultura della Sardegna C erto non potevano bastare i dieci minuti concessi al professor Mario Sanges, archeologo di fama, per poter raccontare la storia affascinante e suggestiva, ma anche dolorosa e tormentata della miniera “Funtana Raminosa”, tema al centro del convegno organizzato in occasione dell’incontro annuale che si svolge a Gadoni per iniziativa della comunità degli emigrati guidata da Mario Agus, presidente della Federazione dei Circoli sardi in Olanda. Eppure l’illustre archeologo sassarese in così breve spazio di tempo ha catturato l’attenzione di tutti ripercorrendo ben 35 secoli di storia di questo importantissimo sito minerario, dando il là ad un dibattito ricco di interventi e di notizie che fanno ben sperare per un rilancio della miniera completamente ricuperata e inserita a pieno titolo nel Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna (riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità), come ha illustrato l’ing. Gianpiero Pinna, commissario dell’Ente Parco, artefice principale dello straordinario ricupero assieme ai minatori e ai tecnici dell’IGEA. E con il rilancio della miniera e la realizzazione dell’Ecomuseo, Gadoni punta ad un rilancio anche turistico ed occupazionale del territorio, come ha sottolineato ed auspicato il sindaco Angelo Secci, aprendo i lavori e portando il saluto dell’amministrazione ai tanti emigrati e agli ospiti presenti, ad iniziare dall’Assessore Regionale del Lavoro Romina Congera, ai consiglieri regionali Attilio Dedoni e Francesca Barracciu, recentemente eletta alla segreteria regionale del PD. Dopo l’intervento del sindaco, che nell’occasione ha voluto ricordare la figura del poeta locale Gabriele Ortu, scomparso di recente, è stato il parroco don Alessandro Floris a portare il saluto agli ospiti e agli emigrati, ribadendo quanto già detto durante l’omelia della Santa messa celebrata in mattinata, che “gli emigrati di Gadoni sono sempre stati attaccati a questa terra e che vi tornano non soltanto per trovare i vecchi genitori”. Un salto nel passato lo ha fatto rivivere il prof. Sanges parlando del più grande giacimento italiano di rame, già conosciuto in epoca nuragica, come testimoniano alcune fonderie dell’epoca e i lingotti trovati a “serra illisi” a Isili, tre dei quali si trovano esposti nel Museo archeologico di Cagliari. Quel rame che era indispensabile per la fusione del bronzo (miscelandolo con lo stagno) e che certamente è stato impiegato anche per realizzare i famosi bronzetti. Alla miniera di “Funtana Raminosa” hanno attinto un po’ tutti: fenici, punici, romani, e forse anche i saraceni sono arrivati fin qui nel 700 dopo Cristo a portarsi via la loro quota di tesoro. In quelle epoche ovviamente si parlava di scavi a cielo aperto, abbandonati subito dopo lo sfruttamento del minerale. Lo sfruttamento vero e proprio della miniera iniziò nell’800 grazie alle nuove tecnologie che consentirono di separare i vari minerali. A cavallo tra l’800 e il ’900 la miniera venne sfruttata da belgi e francesi che costruirono edifici e realizzarono la laveria. Addirittura nel 1930 il materiale estratto da Funtana Raminosa venne esportato negli Stati Uniti e gli americani riuscirono ad estrarre una quantità d’oro che riusciva a coprire le spese di trasporto! Quegli impianti sono stati ora ricuperati, dopo anni e anni di lavoro, e possono essere visitati. Così come tutta la tormentata storia di Funtana Raminosa può essere letta nella guida “Miniere al sole”, realizzata dal Geoparco e nelle guide del GAL Barbagie Mandrolisai. “La miniera di Funtana Raminosa – ha detto l’ingegner Pinna – è la storia degli uomini che ci hanno lavorato. Quella miniera rappresenta una grande vicenda produttiva, ma anche una grande vicenda sociale”. Purtroppo sono state smantellate strutture minerarie importanti – ha ricordato Pinna – come l’Argentiera e le miniere di Lula, ma siamo riusciti a salvare Funtana Raminosa, a ricuperarla e da questa miniera bisogna trarre frutto per costruire il futuro di questo territorio. È vero che Gadoni è lontano da tutti i centri turistici, ma è vicino al cuore della Sardegna. I geoparchi e geositi nel mondo sono visitati ogni anno da 80 milioni di persone – ha detto Pinna – a noi basterebbe che l’1% di questi flussi, cioè 80 mila persone, venissero in Sardegna per avere una ricaduta economica e occupazionale”. Alla dottoressa Tiziana Sassu (“sono una sarda di ritorno, anch’io sono figlia di emigrati”), il compito di illustrare il progetto dell’Eco Museo che sta portando avanti l’amministrazione comunale perché non si spopoli questo paese. “Non è una struttura – ha detto – ma è un vero e proprio processo culturale, in cui le persone residenti vanno aiutate a prendere coscienza per un miglioramento della qualità della vita, anche in un posto come Gadoni, alla periferia del mondo! Bisogna in sostanza far vedere che le persone che vivono qui sono felici. Noi stiamo facendo un lavoro di raccolta di testimonianze e finora gli anziani hanno aderito. Poi lo faremo con i giovani”. Il progetto dell’Eco Museo per riappropriarsi della memoria 17 storica è affidato all’architetto Stefano Soi. “Quello dell’architetto – ha detto – è un compito umile: deve riqualificare il centro storico di Gadoni, a cominciare dalle pavimentazioni delle strade. Un altro intervento riguarda la riqualificazione del territorio e in particolare dell’area di “Buzzoni”, un luogo di incontro presso il santuario: pensiamo di realizzare una strada che eviti l’abitato, fatta con materiali che consolidino il terreno. Poi ci occuperemo del Flumendosa e della foresta Corongia, 450 ettari di alberi d’alto fusto, ricca di grotte e di tacchi calcarei. In altre parole – ha concluso – si cerca di ridare slancio a Gadoni che è stato veramente un luogo di pane e rame!”. Dopo gli interventi di carattere storico e culturale Mario Agus ha riportato il dibattito sui temi dell’emigrazione. Ha ricordato che proprio per la crisi delle miniere Gadoni ha subito lo sradicamento di molte famiglie che sono dovute emigrare all’estero in cerca di lavoro. Agus ha auspicato che “le forze politiche sappiano cogliere le potenzialità espresse dagli emigrati e dalle loro associazioni, emerse nella Conferenza Internazionale di Cagliari, per una politica dell’emigrazione che sappia promuovere la cultura, ma anche incentivare il turismo e le produzioni sarde, e per creare occasioni di lavoro per i nostri figli e per le future generazioni”. L’Assessore Romina Congera, dopo essersi complimentata per l’organizzazione del convegno, ha dato notizia dell’approvazione in Commissione del Piano Triennale per l’Emigrazione e ha rivolto un plauso ai Circoli per l’attività che svolgono, di alto livello qualitativo per far conoscere la cultura sarda e di quella mineraria e non solo dei prodotti agro alimentari della nostra Isola. Dopo aver affermato che l’emigrazione sarda è una delle più coese, l’Assessore ha invitato ad un maggiore spirito di solidarietà per le migrazioni. “Se la tragedia di Marcinelle, ricordata da Mario Agus nel suo discorso, è stata una strage di nostri emigrati – ha detto l’Assessore – oggi ci sono le tragedie non meno gravi del mare, dove centinaia e centinaia di immigrati africani muoiono nel tentativo di raggiungere l’Italia e nella speranza di trovare un posto di lavoro”. Sono seguiti gli interventi di alcuni ospiti: Mario Viglino, Presidente del Circolo di Ginevra, ha portato il saluto della Federazione Svizzera. La Sardegna – ha detto – può essere fiera dei suoi emigrati che si sono adoperati per fare conoscere all’estero la storia, la cultura, i prodotti e le risorse naturali della loro Isola. A settembre a Ginevra, grazie al gemellaggio con il paese di Budoni, 50 studenti sardi verranno in Svizzera”. Anche Maria Antonietta Deroma, del circolo di Trento, in rappresentanza della FASI, ha detto di essere rimasta incantata vedendo questi luoghi: “onestamente non conoscevo neanche il nome di questo paese – ha detto – ho visto boschi stupendi, non c’è differenza con le Dolomiti. Sono anche contenta di aver assistito ad un convegno in cui non ho sentito solo lamentele, ma ho sentito storia, proposte e progetti”. L’on.le Attilio Dedoni ha detto che questi momenti di confronto e di dibattito sono importanti per parlare non solo sull’emigrazione, ma anche di progetti di sviluppo della Sardegna. Certo è difficile far apprezzare il turismo interno: c’è la necessità di costruire un sistema viario adeguato, altrimenti i croceristi che sbarcano a Cagliari, mai potranno venire a visitare questi luoghi. Bisogna puntare sulla identità, ma noi ne parliamo ma non sappiamo che cos’è. Bisogna prendere ad esempio la Catalogna. La Sardegna ha avuto una grande storia, prima di Roma, prima di Cartagine con il suo popolo di Nuragici. Riappropriamoci della nostra identità – ha detto Dedoni – bisogna insegnare la storia della Sardegna nelle scuole, fin dalla prima elementare. I Circoli dei sardi sono stati fondamentali per trasmettere i valori della Sardegna ai propri figli e per farla conoscere in tutto il mondo. Non abbiamo investito abbastanza sugli emigrati”. “Abbiamo rimesso in moto il nostro orgoglio – ha detto Francesca Barracciu, che qui è una di casa, essendo anche sindaco di Sorgono – stiamo facendo qualcosa per evitare che altri partano, la miniera di Funtana Raminosa è una ricchezza non solo di Gadoni, ma per l’intero territorio e per la Sardegna. Dopo aver ricuperato la miniera ora stiamo coinvolgendo anche l’Ente Foreste in questa politica per la tutela delle nostre risorse – ha detto – e già l’anno prossimo quando ci rincontreremo qui potremmo avere i primi risultati”. Antonello De Candia 18 Cultura Costituita a San Vito l’Accademia delle launeddas Per iniziativa di Luigi Lai con il fine di difendere e valorizzare i “sonos de canna” egli anni ’60 rischiavano l’estinzione. Oggi sono apprezzate e studiate in tutto il mondo. Le launeddas, strumento simbolo della millenaria tradizione musicale isolana, dal 12 luglio scorso hanno la loro Accademia: un luogo di eccellenza dove studiare, difendere e valorizzare i sonus de canna. L’idea è venuta a Luigi Lai, il più grande suonatore vivente, l’uomo che ha fatto conoscere le sonorità magiche delle launeddas in tutto il mondo. Quasi un segno del destino: l’Accademia sorge a San Vito, centro del Sarrabus, terra di impareggiabili suonatori e di perfetti ballerini. Da queste parti sono nati, o hanno vissuto, Austinu Vacca, Gioacchino e Giuannicu Cabras, Felicino Pili, Efisio Melis, Aurelio Porcu, i fratelli Emanuele e Antonio Lara. Nomi scolpiti nella memoria collettiva, uomini che hanno fatto ballare intere generazioni di sardi. Per la cerimonia di inaugurazione, sono arrivati a San Vito quattro sacerdoti: il parroco del paese don Antonio Usai, per sette anni missionario in Brasile, il suo vice don Giordano Podda, l’ex parroco don Giuseppe Pes, ora a Monastir, e il parroco di Barumini, don Aldo Carcangiu, grande amico del maestro. Don Usai benedice i locali dell’Accademia. Tra il pubblico, alcuni dei nomi più importanti del panorama musicale isolano: Elena Ledda, Mauro Palmas, Gavino Murgia. Tutti hanno parole di elogio e incoraggiamento per Luigi Lai. L’Accademia nasce senza contributi pubblici. Così ha voluto il maestro rifiutando l’offerta del Comune di San Vito. “Questo deve essere il luogo dove studiare la storia, l’evoluzione e i diversi linguaggi delle launeddas – dice Luigi Lai – oggi l’obiettivo è la qualità. Negli anni ’60 la priorità era salvare lo strumento dall’estinzione, ora bisogna tutelarlo dal pressappochismo e dalle improvvisazioni. Vedo in giro troppa “zavorra”, se non si garantisce qualità lo strumento è destinato a morire”. L’Accademia sarà aperta agli altri generi musicali. Luigi Lai non teme il confronto, trent’anni fa, con la partecipazione all’album “La Pulce d’Acqua” di Angelo Branduardi e al successivo tour nelle piazze di tutta Italia, ha inaugurato la stagione delle sperimentazioni. “Occorre dialogare con tutti. Ben vengano le contaminazioni. Il confronto non è mai negativo. Chi danneggia lo strumento e la tradizione sono i pessimi N suonatori-soffiatori che oggi girano per l’isola”. Luigi Lai, da anni, insegna a Cagliari alla scuola delle launeddas. Nel suo corso si è formata e continua a formarsi una nuova generazione di suonatori. I suoi consigli e le sue insistenze hanno permesso di produrre qualità. “L’importante è non fermarsi. Chi crede di aver imparato tutto non ha capito nulla. Io stesso, a 76 anni, posso dire di non sentirmi arrivato. Ci sono ancora tante cose da perfezionare”. Luigi Lai maestro de “sonos de canna” Erede di una lunga e gloriosa tradizione di suonatori di launeddas del Sarrabus Luigi Lai nasce a San Vito, rione Orrea-S’Arcu ’e Congiu, il 25 Luglio del 1932. Si avvicina alle launeddas da bambino. L’incontro con lo strumento avviene in occasione di una festa paesana. Rimane folgorato dalle sonorità magiche dei sonus de canna. Per giorni tormenta il padre, Vito, e la madre, Felicita Melis: vuole le launeddas ad ogni costo. La sua insistenza, alla fine, viene premiata: i genitori le acquistano per lui da un costruttore di Muravera. Luigi Lai, per mesi, non si stacca dallo strumento a tre canne. I primi passi sono da autodidatta. Impara da solo la respirazione a fiato continuo, insieme ad altri ragazzini di San Vito passa le giornate a provare e riprovare i brani della tradizione. Nei primi anni ’40 l’incontro decisivo con Antonio Lara, uno dei grandi interpreti, insieme ad Efisio Melis, dei sonus de canna. Sarà il suo maestro per sei anni consecutivi, da lui apprende tutti i segreti dello strumento. È uno studio lungo e minuzioso: Luigi Lai si reca a piedi da San Vito a Villaputzu per seguire le sue lezioni, lo accompagna alle feste paesane dove Lara viene chiamato per le processioni e i balli in piazza. Nel 1948, a soli sedici anni, l’esordio da suonatore: avviene a Barumini in occasione della Festa di Santa Lucia. Nel centro della Marmilla inizia la folgorante carriera di Luigi Lai. Da lì parte il lungo viaggio che lo condurrà nell’Olimpo dei grandi interpreti della tradizione musicale isolana. Come in tutte le belle storie, c’è però un periodo Agosto-Settembre 2008 A sentirlo non sembra. Le sonorità prodotte dalle sue launeddas e da quelle del suo allievo prediletto, Fabio Vargiolu, hanno qualcosa di magico: musica identitaria di altissimo livello. “Ascoltare Luigi Lai è sempre una grande emozione – dice Salvatore Atzeni, da 33 anni organizzatore del festival di Digione in Francia –. Ricordo la sua prima esibizione da noi. Il pubblico rimase incantato. Non riusciva a spiegarsi il miracolo di uno strumento suonato a fiato continuo”. “Luigi Lai è la storia – aggiunge Giuliano Marongiu, presentatore TV – una sua esecuzione vale un’intera serata. Nessuno come lui riesce a catturare l’attenzione della gente”. Tra il pubblico c’è anche un allievo speciale, Augusto Marini, di professione cardiologo. “Ho capito perché i suonatori di launeddas vivono a lungo – dice Marini – con il loro modo di suonare fanno ogni giorno terapia iperbarica, aumentando la presenza di ossigeno nel sangue”. Chiusa la cerimonia, l’attenzione dei presenti è tutta rivolta agli oggetti presenti nei locali. L’Accademia ospita i cimeli della carriera del maestro. Dentro le vetrine, i diversi tipi di launeddas. Ogni canna ha la sua caratteristica timbrica: fiorassiu, spinellu, mediana a pipia, punt’e organu. Nelle teche il primo stracasciu (astuccio per il trasporto dello strumento ndr.) costruito da Luigi Lai e le launeddas utilizzate nella tournée con Angelo Branduardi. Appesi al muro i manifesti dei suoi concerti in giro per il mondo, il diploma di cavaliere conferitogli da Francesco Cossiga e la pergamena del “Premio alla Carriera”, ricevuto a Cagliari in occasione del Jazz Expò 2007. E ancora: l’archivio fotografico e i tanti articoli dedicati a Luigi Lai dalla stampa locale, nazionale e internazionale, raccolti con pazienza da Gabriella Sanna. “Il suo è stato un contributo decisivo – dice il maestro – senza il suo aiuto non sarei mai riuscito a riordinare tutto il materiale custodito in cassetti e bauli”. All’Accademia sono intanto arrivate le prime iscrizioni. Il primo allievo però Luigi Lai ce l’ha in casa. È il nipote Riccardo, tre anni e mezzo, la musica nel sangue. Grazie ai preziosi insegnamenti del nonno comincia ad emettere le prime note. A lui e agli allievi che seguiranno le sue lezioni, Lugi Lai è pronto a regalare tutto il suo sapere. “A 76 anni il mio unico desiderio è che il Signore mi mantenga in salute. Ho ricevuto tanto dalla mia famiglia e dal mio pubblico, adesso è venuto il momento di seminare e io, statene certi, ho ancora tanto da dare”. Pier Sandro Pillonca buio. A metà degli anni ’50 la Sardegna viene invasa dalla cosiddetta musica civile. Valzer, tango, mazurka e, più tardi, twist e rock spazzano via i balli sardi. Fisarmoniche, batterie e chitarre elettriche prendono il posto dello strumento a tre canne. Nel 1956, Luigi Lai, è costretto a lasciare la Sardegna. Parte in Svizzera con la moglie Rosina. Fa il calzolaio ma non dimentica la musica. Nel paese d’Oltralpe rimane per 15 anni, poi, nel 1971, il rientro a San Vito. È il periodo in cui, lentamente, la gente si riavvicina ai temi dell’identità. I danni causati dal colonialismo materiale e culturale sono però incalcolabili. In Sardegna i suonatori di launeddas si contano sulle dita di una mano. È grazie all’opera di Luigi Lai e di pochi altri che lo strumento viene salvato dall’estinzione. Nascono le prime scuole di launeddas, si forma una nuova generazione di esecutori. Nel 1971 Luigi Lai viene chiamato ad accompagnare la processione di Sant’Efisio a Cagliari. Da allora la sua sarà una presenza continua, le note magiche del suo strumento faranno da colonna sonora alla sagra del Primo Maggio. Ma è fuori dai confini regionali che il maestro ottiene le più grandi soddisfazioni. Nel 1977, in tour con Angelo Branduardi, incanta le piazze di tutta Italia, poi arrivano i concerti nelle principali capitali europee, a New York, Tokyo, Sidney. Un’avventura lunga quarant’anni che il maestro porta ancora avanti con l’entusiasmo di un ragazzino. IL MESSAGGERO SARDO Cultura In mostra a Sassari la collezione “Giuseppe Biasi” della Regione Sardegna “Q uando si viene quaggiù per guardare le cose da vicino… e non si viaggia come le sardine dentro a una scatola o come le acciughe, in un barile… non si fatica a comprendere che questo non è un popolo barbaro. E la sua civiltà è nobile e antica”. Così il pittore Giuseppe Biasi parlava della sua amata Terra. La Sardegna, che era sempre stata descritta dagli antropologi dell’epoca come un luogo derelitto, oppresso dalla fame e devastato dalla malaria e dal banditismo, riconquistò finalmente, nelle opere di Biasi, la sua dignità. E proprio a questo grande artista, uno dei maggiori rappresentanti del primo Novecento sardo, è dedicata la mostra allestita a Sassari nell’ex convento del Carmelo, inaugurata giovedì 14 giugno alla presenza dell’Assessore ai Beni Culturali, Maria Antonietta Mongiu, e rimasta aperta al pubblico fino al 20 settembre. Si tratta del cosiddetto “Fondo Biasi”, la collezione delle opere di proprietà dell’Amministrazione Regionale, il più significativo corpus di lavori di un artista sardo oggi esistente in una raccolta pubblica e mai esposto fino ad ora nella sua totalità. La mostra, curata da Giuliana Altea e allestita da Antonello Cuccu e dalla Ilisso comprende 283 oli, tempere, ma anche chine, linoleografie e xilografie. Un viaggio a tutto tondo nell’arte di Biasi, attraverso i diversi aspetti della sua produzione: dalla pittura al disegno, fino all’incisione. Il fondo Biasi fu acquistato nel 1956 e, dopo l’acquisto da parte della Regione sarda, fu conservato nei depositi della Soprintendenza della città turritana, finché nel 1984 fu esposto in parte in due mostre, a Sassari e a Nuoro. Nel 2004, poi, la Regione lo affidò in custodia al Comune di Sassari in due depositi differenti, in attesa di una sistemazione definitiva. Alcuni dei dipinti più importanti sono stati oggi restaurati. Nei 1.600 metri quadri di spazi espositivi si è evitato di separare le opere che descrivono l’Isola da quelle che evocano l’Africa, preferendo piuttosto un ordine cronologico. Si è messa così in evidenza in modo chiaro l’evoluzione del linguaggio dell’artista. Allo stesso tempo le opere pittoriche non sono state separate dalla quelle grafiche, per dare maggiore risalto al legame inscindibile tra i due settori. La Sardegna popolare e l’Africa vivono attraverso gli occhi di questo artista sardo, influenzato dalla pittura secessionista e espressionista. Il “Fondo Biasi” raccoglie l’intera opera del pittore. Dal decorativismo degli anni Dieci di alcune grandi tele, all’olio “Processione nella Barbagia”, dove “lo sguardo dello spettatore si sposta bruscamente dalle figure in primo piano immerse nella penombra UDINE Tesi di laurea su Biasi pittore sardo e orientalista Presentata all’Università di Udine da una studentessa friulana che frequenta il Circolo sardo “Giuseppe Biasi, pittore orientalista: il suo harèm”, è il titolo della tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali che Lara Petricig, ha discusso il 13 febbraio scorso presso l’Università degli Studi di Udine (relatore professore Giovanni Curatola). Lara Petricig, ci ha segnalato il presidente Domenico Mannoni, è una simpatizzante del circolo sardo di Udine. “È la conclusione di un’attività di ricerca sull’artista sardo che aveva colpito la mia attenzione – ha sottolineato Lara Petricig – sfogliando di Rossana Bossaglia il catalogo, della Marsilio (Venezia, 1998), della mostra “Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 1830-1940”, tenutasi alla Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino, dal 13 settembre 1998 al 6 gennaio 1999. È da quel momento che sono iniziate le mie ricerche”. L’editore nuorese Ilisso è stato il punto di riferimento per le più recenti monografie dell’artista, a cui dal 2 ottobre al 4 novembre 2001 è stata dedicata una mostra personale nel complesso del Vittoriano a Roma. Giuseppe Biasi è nato a Sassari il 23 ottobre 1885, figlio di Giovanni Biasi, di antica famiglia veronese di origini aristocratiche e della sassarese Carolina Cipriani. È oggi da considerare il primo pittore moderno della Sardegna. Personaggio eclettico; esordì nel campo della grafica pubblicitaria verso il 1902 nei giornali goliardici della sua città e poi nel 1905 a Roma come illustratore dell’Avanti della Domenica, settimanale aperto all’arte al quale collaboravano artisti come Boccioni, Sironi, Balla e Severini. Da qui l’interesse per la pittura bidimensionale e poi per l’incisione di xilografie e cromolinografie. “Dapprima l’artista è attratto dai paesi vicino a Sassari, come Osilo e Ittiri, in seguito – ricorda Lara Petricig – si reca nel cuore dell’Isola; una terra spesso considerata selvaggia e desolata, diviene ora un seducente Eden popolato da genti elette e dalla dignità regale. Scene di vita comune, umili manifestazioni di paese con donne in gruppo, vestite con suggestivi costumi, dai riflessi orientali”. Balli e feste campestri, sono vissute da figure che assumono un ordine quasi gerarchico, dal sapore bizantino. L’artista guarda agli interni di chiese (che invitano alla preghiera e danno il senso vivo della spiritualità) a processioni e a cerimonie sacre, piene di colore, movimento e trasporto mistico; come le tre grandi tele del 1910 realizzate per la Biennale di Venezia del 1912, animate da personaggi tipici dei racconti deleddiani: Uscita dalla chiesa, Grande festa campestre e Processione in Barbagia. Coglie spazi di grande respiro, su fondali di cieli nuvolosi, donne alla fonte con alle spalle casupole di pietra scura e finestre ferrate incorniciate di bianco. Oppure descrive le architetture di certi paesi di montagna con la presenza di 19 sullo sfondo del paese illuminato dal sole”. Questo quadro segnò il debutto dell’artista alla Biennale di Venezia del 1909 e ne testimonia la fase secessionista giovanile, molto vicina all’illustrazione. La pennellata densa rivela invece, nella seconda metà degli anni Dieci, l’evoluzione stilistica del pittore. Risale a questi anni, precisamente al 1923, “Germana Lonati”, dipinto da Biasi a Bellagio, in Lombardia, e in cui si avverte l’influenza dell’austriaco Klimt. Il percorso espositivo conduce poi alla fase del suo lungo soggiorno in Nordafrica, dal 1924 al 1927, durante il quale la pittura diventa un’indagine sulle differenze, sul rapporto tra cultura occidentale e mondo “altro”. In questa fase spiccano studi dal vero di teste di uomini sudanesi, il nudo “Faisha”, del 1925, e le piccole tempere preparatorie alla fase di elaborazione di quadri più grandi. “Come colui che ha fatto il giro del mondo – spiegava l’artista sardo – svilupperò tutto l’enorme materiale raccolto e qualche cosa ne deve nascere. Tra l’arte egiziana e quella indiana di cui arriva qui l’ondata, ho subito una potente lavatura”. Spicca inoltre in questi ultimi lavori il richiamo alla pittura di Henri Matisse. Ancora, gli splendidi ritratti di fanciulle in abiti tradizionali, come “La Sposa di Ollolai”, “La Ragazza di Busachi”, “La Ragazza di Oliena” e “Il Ritratto di Mintonia”, del 1935 circa. Non basta. Nell’esposizione al Carmelo è possibile ammirare anche le incisioni, le linoleografie e le xilografie, che coprono un periodo che va dal 1912 al 1930. Si arriva quindi all’ultima stagione, con dipinti di un arcaismo definito “insieme rude e raffinato”, come la serie dei “Cantori”, gli “Obrieri con stendardi”, del 1937, i “Candelieri”, dove avvolta nella luce di un tardo pomeriggio di agosto si svolge la maggiore festa sassarese. L’olio “Il coro a quattro voci”, del 1936-37, segna poi il ritorno del pittore sulla scena nazionale, dopo anni di rapporti complessi con la critica. È questa anche l’opera considerata uno dei suoi più riusciti risultati nella seconda metà degli anni Trenta. Luciana Satta una sola figura in costume, quello originario, intatto. E poi giovani donne di Bono, di Nule, di Sarule, di Ollolai, di Desulo... con grandi occhi a mandorla pieni di sogni, vestite da sposa o con il viso incorniciato di veli e fazzoletti ricamati sostenuti sulla nuca da alte cuffie. Fanciulle dai corpi fragili e dai visi olivastri e pallidi, silenziose, camminano aggraziate chiuse nel severo abito tradizionale. Biasi, le fa scomparire dietro le stoffe preziose della tradizione: la donna sarda è simbolo di identità etnica”. Alla fine dell’aprile 1924, Biasi mosso da un’ostilità verso il regime fascista, prende congedo da Milano e parte per l’Africa settentrionale, la cui cultura si presenta ad apertura di secolo, uno dei possibili sbocchi della crisi d’identità dell’arte. Soggiorna a Tripoli, poi in Cirenaica e in Egitto dove al Cairo, il 25 febbraio 1927 espone con i colleghi egiziani del gruppo “La Chimera” (lo scultore Mahmud Mukhtar e il pittore Mahmud Said), storico evento con cui si fa risalire l’inizio del movimento artistico nazionalista in Egitto. Gli anni orientalisti (1924-27), sono caratterizzati da intenso lavoro; schizzi a matita e piccole tempere, di grande forza espressiva, sono da considerare la massima evoluzione artistica di Biasi. “Lavori – sottolinea Lara Petricig – che porterà con sé in Italia, per sviluppare poi opere di grandi dimensioni, ad olio, da far vagliare e presentare alle Mostre Internazionali D’Arte Coloniale, alle Quadriennali Nazionali di Roma e alle Biennali Internazionali di Venezia”. La giovane dottoressa ha ringraziato il relatore, prof. Giovanni Curatola, il Circolo dei Sardi di Udine e in particolar modo il presidente Domenico Mannoni per l’interesse e la disponibilità. 20 Paesi di Sardegna PORTO TORRES L’antica Turris Libisonis la patria dei martiri Gavino Proto e Gianuario Le radici antiche e le prospettive future del porto del Nord Sardegna L a città di Porto Torres, posta quasi al centro del golfo dell’Asinara, conta oggi 22.000 abitanti; e appare animata dai traffici legati al suo porto, importante sia per le merci che per i passeggeri, e dalle attività della zona industriale – dove è in funzione anche una centrale termoelettrica – che richiama lavoratori anche da Sassari e dagli altri centri vicini. Ma non è difficile trovare, sparsi qua e là nel centro abitato e nei dintorni, i segni del suo lungo passato. Le memorie dei martiri Gavino, Proto e Gianuario, ad esempio, ai quali è consacrata la grande basilica al centro della città, costruita in stile romanico pisano poco dopo il Mille. A loro è dedicata anche la piccola chiesa aggrappata su uno dei fianchi rocciosi che delimitano la spiaggia di Balai: in un punto così esposto alle burrasche che non ha tetto ma è rivestita da un grosso strato di cemento. Il piccolo tempio viene aperto soltanto a maggio, il mese della festa; allora, visitandolo, si capirà perché è stato costruito in questo punto: dal fianco sinistro ci si affaccia su un vano nella roccia che secondo la tradizione sarebbe stato il primo sepolcro dei tre martiri. D’altra parte la leggenda vuole che in questi luoghi affacciati sul mare sia avvenuto anche il loro supplizio. Per primo toccò a Gavino, che pure era arrivato per ultimo alla fede; egli era infatti un soldato di Roma, nativo del luogo – allora Turris Libisonis – e addetto, ai tempi di Diocleziano, alla cattura dei cristiani. Fu così che ebbe in custodia Proto e Gianuario, che erano stati ordinati sacerdoti a Roma. Ma le loro parole e il loro esempio lo convertirono alla vera fede, si fece battezzare e subito li liberò. Il governatore della città, Barbaro, lo fece torturare e lo condannò alla decapitazione. Antonio Cano, antico poeta e vescovo di Sassari, racconta in un suo edificante poemetto logudorese: «Asora sos ministros et issu bochinu / tensynt et ligaynt su beatu Gavinu / et cum grande furia prestu lu portayn / pro decapitarelu a sa rocha de Balay». Gli altri due santi, saputa la notizia, si consegnarono e fecero la stessa fine. I carnefici gettarono i loro corpi in mare, ma alcuni cristiani li recuperarono e li nascosero nella cripta scavata nella roccia al di sopra della spiaggia. Soltanto alcuni secoli più tardi – siamo sempre a mezzo tra la storia sacra e la leggenda – il giudice di Torres BONNANARO La tormentata storia di un feudo conteso Sorto nel Medioevo fu coinvolto come altri centri del Meilogu nelle lotte tra Giudicati Ora è un centro noto per la produzione di ciliegie Chi da Sassari va verso Cagliari trova il paese, dopo meno di 40 chilometri, sulla destra, a poca distanza dalla statale 131, Carlo Felice. Posto a 405 metri sul mare, sulle pendici sud-orientali del monte Pelao, ha una popolazione, dato del 2004, di 1.101 abitanti. Più in basso verdeggia la fertile piana tra Mores e di Bonorva, due altri centri tra i più vivaci del Meilogu. I 21,78 chilometri quadrati del territorio comunale, a forma di trapezio irregolare, confinano con Siligo a nord, Mores a est, Torralba a sud, e Borutta e Bessude a ovest. Il terreno, pianeggiante e a tratti collinare, come presso l’altura di Àrana e le sporgenze di Monte Santo, a forma di tronco di cono bordato alla sommità da rocce vulcaniche di forte impatto paesaggistico, si presta all’allevamento e alle diverse attività legate all’agricoltura. La storia del paese registra poche diversità nei confronti di buona parte degli altri paesi sardi: nascita medioevale, appartenenza al giudicato di Torres, dipendenza, di quasi rara armonia di convivenza, dai Doria che inclusero il villaggio nel piccolo stato feudale formato da loro stessi; e successiva inclusione nel Regnum Sardiniae nel 1323. La serena convivenza fu rotta però nel 1330 quando la ribellione dei Doria contro le truppe aragonesi, guidate da Raimondo Cardona, si scatenò proprio nel villaggio di Bonnanaro che rimase devastato dalla furia dei contendenti. Il paese, rimasto ai Doria, dovette poi subire nel 1348 un’epidemia di peste che lo spopolò quasi completamente. Quando, nel 1365, scoppiò la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, Bonnanaro, malamente difeso da Brancaleone Doria, venne occupato dall’esercito arborense. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del visconte di Barbona e vi restò fino al 1420. Venne incluso, nel 1445, nel feudo di Angelo Marongiu la cui discendenza finì nel 1479. La vedova del Marongiu, Rosa Gambella, cercò di riprendersi il paese ma il fisco si oppose e lo confiscò. La diatriba tra il fisco e la Gambella, che nel frattempo aveva sposato il viceré Ximén Pérez, assunze toni da romanzo (quando la Gambella morì si diede al marito la colpa di averla avvelenata per entrare in possesso dell’intero patrimonio) senza però che l’amministrazione reale si lasciasse sfuggire di mano il paese con il suo territorio. Fu poi il re stesso ad entrare in scena: nel 1482 sequestrò il feudo e ne fece dono a Enrico Henriquez, le cui figlie lo vendettero nel 1506 ad Alfonso Carrello. Ma il viaggio del feudo verso nuovi padroni non si fermò qui: passò alla famiglia Comprat e dopo la loro estinzione, avvenuta nel 1672, andò alla famiglia Miranda. Il viaggio continuò nel secolo XVIII, passando nelle mani di diversi feudatari, sempre in lotta con il fisco. Queste alterne vicende inasprirono l’animo degli abitanti del villaggio, fino al punto di esplodere nel 1795 con i moti antifeudali nella cui furia fu abbattuto il palazzo dell’amministarzione baronale. Nel 1821 Bonnanaro entrò a far parte della provincia di Alghero. Nel 1838 fu riscattato dagli ultimi padroni: i De Queralt. Solo nei primi decenni del Novecento (anche se va registrata una certa ripresa di ordine sociale nella seconda metà dell’Ottocento) il paese di Bonnanaro conobbe un sensibile sviluppo economico per merito di attività come la viticoltura e la cerealicoltura, e un inceremento della Agosto-Settembre 2008 Comita, che pregava per guarire da una malattia, vide in sogno Gavino a cavallo che gli prescriveva di recuperare i loro resti da Balai e di trasferirli in un luogo più adeguato: fu così che sorse la grande basilica che domina sulla cittadina dal monte Agellu. Oltre la stazione ferroviaria si trova invece l’Antiquarium, nel quale è raccolta una buona documentazione della vita e della civiltà locali nel tempo in cui questa era cittadina romana. In sale ampie e articolate disposte su due piani si trovano i numerosi reperti rinvenuti negli scavi. Al centro del piano terra campeggia un’ara marmorea intitolata a un certo Cuspius Felix, decorata con festoni, serpenti e altri simboli religiosi; vi è nominata la divinità egiziana Bubastis e documenta quindi la presenza qui, nell’epoca della sua costruzione, il I secolo dopo Cristo, dei culti orientali diffusi in varie parti dell’impero. I simboli cristiani contraddistinguono invece il mosaico che si può vedere al piano superiore: copriva la tomba di due sposi del IV secolo rinvenuta nella zona di Balai. Tutt’intorno alcuni sarcofaghi e numerose vetrine che mostrano una gran quantità di lucerne, vari tipi di vasi, anfore e oggetti della vita quotidiana del tempo. Adiacente all’Antiquarium è una vasta zona archeologica, che si può ugualmente visitare: vi campeggia il cosiddetto Palazzo del re Barbaro, ossia il persecutore dei martiri, ma è in realtà quel che resta di un edificio termale di notevoli dimensioni. Continuando invece lungo la strada che passa davanti all’Antiquarium si arriva in vista del tratto terminale del rio Mannu, proveniente dal Logudoro, e del grande ponte che si conserva prodigiosamente dal periodo romano: lungo 135 metri, si sostiene su sette arcate costruite in opus quadratum ovvero, come diremmo oggi, in cantoni, ed ha il piano di camminamento in salita perché oltre il fiume si leva una collinetta. Gli studiosi dicono che può essere stato costruito negli anni immediatamente successivi alla nascita di Cristo. È ancora in discrete condizioni, e d’altra parte è stato utilizzato sino a pochi decenni fa, in piena epoca automobilistica; ora si potrebbe dargli una sistemazione e inserirlo in un percorso pedonale collegato ai resti dell’antica città. Salvatore Tola popolazione che non riuscì, comunque, a iniziare dal 1961, a sfuggire alla piaga dell’emigrazione. Oggi Bonnanaro è un vivace centro agricolo in cui la produzione cerealicola, gli ortaggi e la frutta sostengono un’economia rurale invidiabile: soprattutto per merito delle rinomatissime ciliegie, cascata rosso-rubino che, al tempo giusto, sembra defluire dalle pendici delle colline fino a estuare lungo le strade interpoderali e la stessa Carlo Felice. Là più di una bancarella invita il viaggiatore a fermarsi per una rapida degustazione e un acquisto a buon prezzo. C’è anche una cantina sociale con ottimi vini. L’artigiano di un tempo che lavorava lini locali ha ceduto il passo ad attività artigianali legate all’edilizia. Il turista che va visitare Bonnanaro deve aspere che esiste in loco una sede per l’organizzazione del turismo equestre. Anche il patrimonio archeologico è un’attrattiva di prim’ordine. Domus de Janas e una ventina di nuraghi richiamano la memoria dell’antica civiltà del luogo, la fulgida Cultura di Bonnanaro, risalente all’età del Bronzo antico. Importanti anche le Tombe di giganti e l’ipogeo di Corana Moltana vicino all’abitato. Il patrimonio artistico e culturale è rappresentato da eleganti case a palattu, dalla chiesa di San Giorgio, costruita nel 1530, e da quella di Santa Maria, del 1660. Ai piedi del monte Pelao biancheggia la chiesa medioevale di San Basilio, nata come parrocchiale del villaggio di Nigor di cui esistono poche tracce. La chiesa settecentesca di Nostra Signora di Monte Arana svetta sul colle che domina l’abitato. A Bonnanaro è bene andarci durante la sagra delle ciliegie, o, l’8 settembre, per la festa di Nostra Signora di Arana: due giorni di genuina allegria con manifestazioni folcloristiche arricchite dal costume femminile locale, uno dei più belli dell’isola: camicia bianca e gonna di panno rosso o giallo; il busto di broccatello, indossato sulla camicia; il variopinto grembiule sopra la gonna; in testa il fazzoletto. Per le vie del paese si respira il profumo della festa, il profumo di un tempo che ha radici lontane. Franco Fresi IL MESSAGGERO SARDO Parliamo della Sardegna CONTOS La scomunica contro Joanni Maria Cadoni T erribile die quella del 4 aprile 1707, a Bosa. “In cena Domini”, vale a dire di giovedì santo, venne promulgata dal vescovo Gavino de Aquena la scomunica contro Joanni Maria Cadone, reo, dice una versione sostenuta anche da Fernando Pilia, di mancato pagamento delle decime. Si legge invece in un libro di Salvatorangelo Palmerio Spanu sui vescovi di Bosa, che Giovanni Maria Cadoni era ufficiale dei villaggi di Cuglieri e di Scano Montiferro. La scomunica gli venne inflitta in quanto “si era reso colpevole di avere nell’esercizio delle sue funzioni, imprigionato un chierico nonostante le intimidazioni vescovili”. Ce n’era ben donde per avere paura di quelle intimidazioni. Il cagliaritano Gavino de Aquena, che resse la diocesi di Bosa dal 1703 al 1722, anno della sua morte, apparteneva a una famiglia che già nel 1613 aveva dato un vescovo alla cittadina sul Temo. Frate minorita, prese laurea in teologia alla “Sapienza” di Roma, il 20 dicembre 1687. “Fu rettore dell’Università di Cagliari e predicatore di corte durante il regno di Filippo IV. Il 5 febbraio del 1697 fu nominato giudice di appellazioni per le cause ecclesiastiche della Sardegna”. Dice lo Spanu nel suo catalogo che a monte della scomunica contro Cadoni c’è “tutta una storia di preti concubini, anch’essi scomunicati, ma non troppo osservanti dell’anatema vescovile”. Forse è per questo che la terribilità della scomunica bisognava vieppiù caricarla della fortezza delle parole e delle scritture. Esiste il testo scritto in sardo della scomunica di Cadoni e lo si legge ancora oggi non senza provare qualche brivido. Una volta, nel 1972, fu pure letto da uno speaker in una trasmissione di Radio Sardegna cui partecipava su cuncordu di Orani. La registrazione in cassetta di quella trasmissione l’ha conservata Daniele Modolo che ebbe il testo della scomunica da un ricercatore che durante un lavoro su Eleonora d’Arborea trovò il documento nell’archivio della diocesi di Alghero. Un altro oranese, Peppe Camarda, restò come folgorato quando sentì la scomunica alla radio, detta con voce lenta e tremenda. A pronunziare la scomunica è l’apparato ecclesiastico, “indignos sacerdotes” dicono di sé i presbiteros in ossequiente umiltà, operanti “cun ispeciale commissione de s’Illustrissimu Segnore Don Gavinu de Acchena, pro Grassia de Deu e de sa Santa sede Apostolica, Piscamu de Bosa”. Ad ogni singola maledizione la maggior parte dei presenti deve rispondere “amme”, cioè amen. Si inizia con il richiamare contro “su duttu Juan Maria Cadone” la Trinità, “de manera chi sa potenzia de su Babbu istruada e sa sapidoria de su figgiu lu cunfundada, e s’amore de S’Ispiridu Santu l’abborrescada”. Tutto questo per l’eternità. A seguire, il “maladittu siat” è strutturato in una gerarchia decrescente. Si va dalla “santissima Vergine Maria Signora nostra” e si arriva ai “sacerdotes, chi sun ‘istados de Santu Pedru fin’a oe chi an celebradu e celebran su Sacru Sacrifiziu de sa Missa, e ana a celebrare fina a sa vine de su mundu”. Attraverso ci sono “sos Santos Apostolos”, i nove cori degli Anghelos, “tottu sos Santos Patriarcas, Profettas, Martires Cunfessores e Virgines e Viudas e de pius corteggianos de su chelu” e ancora in sopraggiunta “Summos Ponteffices, Cardinales, Archipiscamos e Piscamos”. Sembra l’elencazione di una invencible armada al servizio della Chiesa ufficiale. La scansione delle maledizioni dà l’idea di cosa volesse significare allora mettersi contro questa Chiesa ufficiale, quando ancora non era stato abolito il Sant’Uffizio, il tribunale dell’Inquisizione. “Maladittu siada”,sempre il povero duttu Cadone, “andende, caminande, dorminde e vigilande, e su diaulu l’istede sempere a manu destra, e lu molestede e lu offendada”. Che siano “pagasa e malas sas dies suas”, piene di suttamiserias e tribolazioni, e quando verrà giudicato che sia condannato “a sottoisforzu de pessamentos suos e ana a esses’sempes desvanessidos”. Ci fu tutto un cerimoniale per la recita della scomunica. “Il vescovo”, informa Salvatorangelo Palmerio Spanu, “disponeva che nelle chiese parrocchiali della diocesi il parroco e nove sacerdoti, ognuno con un cero acceso, rivestiti dei paramenti neri, dinnanzi alla croce coperta di nero, mentre le campane suonavano a morto, CULTURA Canta” già intituladu in italianu est bene cunzepidu e bene organizadu. Ma cussos cantadores sardos haeren una ’olta faeddadu in sardu! Cumprendo chi sos organizadores e sa presentadora no resessan a lu faeddare ca, culpevole sa mentalidade de sos genidores e de sa cultura de su tempus no lu tenen imprimidu in su bagagliu culturale insoro. Ma sos cantadores, chi sun totu de erenzia populare e benin dae biddas chi siguramente parte de sa zente forsis faeddat ancora in sardu in sos rapportos de su viver comunu, nessi custos podian proare a faeddare in sardu in su cursu de su programma. Ateru discursu simile meritat sa trasmissione de Giulianu Marongiu in “Sardegna1” ca in cussu “salotto” no si cantat ebbia, ma meda si arrejonat de cultura, de musica, de valorizare s’arte sarda. Arrejonende tra issos no b’hat unu chi mancu pro isbagliu ch’imbolat una peraula in sardu. Eppuru custas trasmissiones sun fattas dae sardos e subra de totu sun direttas e iscultadas in modu particulare dae sos sardos chi che viven fora. Unu severu giudisciu meritat custa emittente ca sas notiscias fùrridas chi passan in s’ora de sos telegiornales “o telediarios” como solu in sa variante campidanesa sun iscrittas gai male chi mi sento de consizare sos responsabiles de cussu programma de s’istudiare sa limba campidanesa in autores comente Luigi Cocco, Aquilinu Cannas e medas ateros chi in sos annos de s’Ischiglia han cullaboradu cun cussa rivista. E mancu male chi cussas notiscias iscurrevoles no las faghen passare pius in logudoresu ca in cussu nobile idioma si bidiat tota s’incumpetenzia e s’incapazidade de chie sa limba sarda no l’ischiat ne faeddare e ne iscriere. Cun custu annotu chi fatto no cherzo istabilire regulas pro iscrier sa limba sarda, ca medas iscrittores sa limba l’han accioroddada abbastanza in su tempus modernu. E so finas cuntentu chi hapan iscrittu in sardu, traduinde puru sa De sardu in sardu Riflessioni sull’utilizzo de sa limba Cando in sos meses de lampadas e triulas, comente semus como, sa calura est troppu forte, una cosa chi aggradesso meda est de mi sezzere sutta una alvure de figu (ca sa figu giughet sas fozas largas e s’umbra est fitta e sa friscura est de massimu consolu) e leggere in su “Messaggeriu Sardu” cosas e notiscias de sa terra mia. Gai su numeru de maju de custu periodicu chi cuntenet medas relatas de s’ultimu Cumbeniu subra s’emigrazione mi appascionat in tale manera chi no resesso a lu lassare finas chi no agabbo de leggere totu sos interventos de sos reladores bennidos da ’onzi parte de sa terra. Subra de totu m’allegrat sa relazione de Antiogu Cappai Cadeddu ca in custa occasione impittat una limba, sa sarda, chi medas ritenen appartanner a una categoria de zente inculta, retrogada e inzivile. Tant’est beru, comente zitat, chi esistit un’infinidade de articulos, istudios, relaziones, documentos e cant’ateru ancora chi faeddan de propositos, de programmas, de istruziones subra sa limba sarda, totu iscrittos in limba italiana. Finas custu giornale chi so legginde est iscrittu totu in italianu, fattu salvu calchi articulu in limba sarda chi onzi tantu calchi raru istimadore resessit a si fagher imprentare, e sa pagina “Parlando in poesia” – titulu italianu – curada dae Salvadore Tola naschidu disterradu. Finas sas duas retes televisivas chi rezzo cun sun satellite, Videolina e Sardegna1 tenen raramente programmas in limba sarda. Su programma de Videolina “Sardegna 21 pronunziassero per nove giorni di seguito l’anatema disposto”. Terribiles dies. Che il reo Joanne Cadone, continua la formula, non arrivi mai a ottenere lo stato che desidera, “mendicande e pedinde” vada di porta in porta e non trovi chi gli apra. “Su sole si l’iscurighe’ de die e sa luna de notte”, abbia occhi e non veda, tenga orecchie e sia sordo, avendo lingua resti muto, avendo mani sia storpio, avendo piedi sia zoppo e dalla testa ai piedi “siat de cada sorta piagadu e prudicadu e forma chi in su corpus no’ li restede ossu sanu”. Non basta. Che Dio Onnipotente lo castighi con la pazzia e furore d’intendimento. Vaghi “a manu in muru” nella punta di mezzogiorno, così come va un cieco nell’oscurità. “Nostru Segnore l’imbiet famene e confusione in tottu sas oras” e ancora peste e ancora lo castighi con povertà, febbri, deliri di freddo e “aere corrompidu”. La scomunica si allarga. “In tottu su tempus sou b’apada calamidades e calunnias”, le preghiere in suo favore si trasformino in peccato, “in custa prima generazione siat burradu dae su mundu de sos giustos e sa memoria sua siat posta in obbliu”. Neppure la damnatio memoriae mette fine al catalogo delle maledizioni. Ci sono ancora per il povero Cadoni “tempestas de lampos, tronos e tordigliones”. Se morirà bruciato che nessuno gli dia sepoltura. Da vivo si trascini sempre tribolato, vessato, calunniato, perseguitato e “opprimidu” e non ci sia nessuno che lo difenda. In finis non potevano non essere invocate sul reo le sette piaghe d’Egitto, il fuoco che distrusse Sodoma e Gomorra, e qualche altro ammennicolo. Si faceva allora processione dall’interno della chiesa sino alla porta centrale. Qui, con la faccia rivolta all’altare maggiore,il parroco “gettava tre pietre dietro la schiena, al di là della soglia, ripetendo l’anatema”. Casomai qualcuno o qualcuna non avesse sentito. Poi i sacerdotes si mettevano a cerchio intorno alla pila dell’acqua santa e lì spegnevano le candele dicendo: “Come si spengono le candele in quest’acqua, muoia l’anima di Giovanni Maria Cadoni, contumace e ribelle e scomunicato e discenda all’inferno, con quella di Giuda Apostata”. Seguivano un amen e tre fiat. Come dire che dopo la conclusione bisognava ricominciare daccapo. Almeno fino a quando “concludidas sas dittas maledisciones ana arresare sos dittos Sacerdotes a cor de salmu Deus Laudem meam e aggabadu chi appen custu presbiteriu, innantis de s’Altare maggiore, ana a cumprire su libru”. Chi sa se l’aure divina propendeva di più per le maledizioni o per le laudes. Per Giovanni Maria Cadoni, non si sa se la scomunica, intera o in parte, abbia davvero provocato tanta devastazione. Natalino Piras Bibbia in sardu, ma in logu de SA BIBBIA SACRA. Salvadore Ruju la podiat intitulare SAS ISCRITTURAS SAGRADAS chi est pius in armonia cun sa limba chi faeddan sos sardos. Cherzo concluere custas riflessiones cun su narrer chi sa connoschenzia de sa limba sarda si podet mezorare legginde totu sos autores chi iscrien in sardu, faghinde attenzione chi niunu giughet s’oro in sa pinna e chi sa mania de si ponner in cadrea podet esser debilesa de cadiunu. Su “Messaggeriu Sardu” podiat fagher logu in calchi mesa pagina a faeddare de chistiones de limba e consizare sos chi imbian poesias o prosas in sardu chi sa limba iscritta est differente dae comente si faeddat e no ha bisonzu de peraulas italianas comente in custu numeru in sa pagina de Salvadore Tola si legget una serrada de Tiberio Vacca: Ma su primu amore non si scorda mai e legginde su restu de sa pagina si bidet cantas peraulas italianas si podian eliminare. Custu no est solu debilesa de zente semplize ca, osservende bene, espressiones similes si nde leggen troppu finas in chie si est collocadu in cadreones mannos. Vittoriu Falchi Pubblichiamo l’intervento di Falchi come stimolo per una discussione sulla lingua sarda e sul suo utilizzo. Il “Messaggero Sardo”, anche in tempi in cui sa limba non suscitava troppo interesse nel dibattito politico, ha dato spazio alla questione pubblicando una pagina di poesie, interventi in sardo di Franziscu Masala, Paolu Pillonca, Natalino Piras e altri. Nella nuova edizione gli spazi sono ulteriormente cresciuti. Comprendiamo la passione e il fervore di Antiogu Cappai Cadeddu, Vittoriu Vargiu e tanti altri, che vorrebbero un utilizzo più esteso del sardo, ma riteniamo che per risvegliare l’interesse in chi non ha ancora acquisito questa sensibilità, si debba procedere con gradualità. Parlando in Poesia 22 Agosto-Settembre 2008 a cura di Salvatore Tola Sas picciocas bellas Cento poesie A nche Andrea Pintus, classe 1931, al momento di lasciare – nel 1955 – il villaggio nativo di Benetutti portava con sé la passione per la poesia, che è così diffusa in Sardegna; e ha continuato a coltivarla in tutti questi anni, abbandonando la lingua logudorese per l’italiana ma restando fedele alla rima, che predilige baciata. Di recente ha realizzato il sogno di raccogliere in un volume il meglio di questa sua produzione: il libro, che si intitola Cento poesie (e può essere richiesto all’Autore, via Recoaro 21, 27043 Broni; tel. 0385.53681), è stato realizzato con l’aiuto di Paolo Pulina – ben noto ai lettori del “Messaggero” –, pronto a dare una mano ad un conterraneo che, come lui, si è stabilito nella provincia di Pavia o, più precisamente, nell’Oltrepò pavese. La raccolta si divide in alcune sezioni che rispecchiano con immediatezza la vita e i modi di sentire dell’Autore: le prime due, “Broni” e “In Oltrepò”, sono tutte dedicate ai luoghi che lo hanno accolto e dove, a quanto sembra, si è molto ben adattato; seguono le tre, Io da ragazzo “La mia donna”, “La vita” e “L’amore”, nelle quali espone i propri sentimenti e ritorna a momenti della propria esistenza; mentre l’ultima, “Dediche”, comprende versi scritti per parenti ed amici. Due gli elementi che colpiscono. Il primo è la scarsa attenzione per i luoghi d’origine, Benetutti e la Sardegna, e la completa assenza di quella nostalgia che è sempre dominante tra i pensieri e le parole della maggioranza degli emigrati. Forse il suo adattamento al nuovo è stato più facile perché è andato a vivere in un piccolo centro, ed è rimasto fedele al mondo agricolo delle origini. Il secondo elemento è la semplicità e l’immediatezza dei contenuti: Paolo Pulina parla nella Presentazione di «componimenti semplici di un uomo semplice»; e Cristoforo Puddu (anch’egli collaboratore del “Messaggero”) ha definito quella di Pintus una poetica fondata sulla «densità emotiva delle persone semplici, senza retorica ed orpelli inutili». Riportiamo dal libro una poesia nella quale l’Autore riflette sulla – un po’ eccessiva – spensieratezza dei propri anni giovanili; e la facciamo seguire dalle composizioni di altri amici della nostra pagina che fermano l’attenzione su fasi o momenti dell’esistenza propria o di persone a loro vicine. Sa domo nadia Unu padronu Tante volte io mi divertivo a buttare un sasso nello stagno, per vedere un po’ di diversivo lì per lì con qualche compagno. Poi andavamo a farci un bagno e fresco e pulito ne uscivo; se della fortuna girava la ruota riuscivamo a pescare qualche trota. Questo succedeva da ragazzo: per cercar nidi e pescare andavo pazzo. Non avevo voglia di studiare, avevo solo voglia di giocare. Non ho voluto fare lo studente, giocare era per me più divertente; però oggi, di fronte alla gente, mi sento uno sconfitto, un perdente. In questo mondo sempre più evoluto ci vuole molto studio soprattutto. Oggi mi trovo pentito e castigato degli errori fatti nel passato; perciò, ragazzi, attenti a quel che fate: divertitevi pure, ma studiate. Andrea Pintus In sos tempos mios In tempos mios cando si binnennaiat sistemaimis in diversos furcones de sa menzus ua sos bellos budrones, e guasi s’interu jerru duraiat. Chinis’e furru cun piuer si usaiat pro che curare fozas e pupujones; tando fin’ecologicos ’uccones su ch’in sa Sardigna si mandigaiat. Gai pensende a cust’epoca brutta jà bido sos tempos mios da chi dromo lassendem’attristid’a bucc’asciutta! Cun sos produttos chimicos de como non soltanto s’ua ma totta sa frutta est guasta prima chi jompat a domo. Edoardo Turnu Su disizu profundu A sa cara isola mia Primmu chi sa terra impiedosa calet pesante subra mia, primmu chi lee s’ultima via lassende custa ’adde burrascosa, e chi che restet s’ammentu ebbia e su tempus cancellet dogni cosa, primmu chi de partire siet s’ora bi tia cherrer torrare ancora. Annamaria Cuccuru In sos tempos chi fia muratore tenia unu padronu maleittu, sempere in cantiere a caldu e frittu pro appressare su traballadore. Assuttu, chene buttiu de suore, ti mustraiat sas legges cun su dittu, si creiat padronu de s’infinittu in terra e mare ponzende terrore. Meda zente cun issu bi at piantu: poi chi s’at sutzadu pulpa e ossu los faghiat girare che cannucca. Como ch’est seppellidu in campusantu, dogn’andaccianu li passat addossu: mancu appena l’abberit sa ’ucca. Roberto Piras Chent’annos no est una die A tiu Tottoi Sias Tiu Tottoi augurios mannos Ca oe est su sou cumpleannu, in Suni festamos su pius mannu, est oe ch’at cumplidu sos chent’annos. Oe lu festamos che un’eroe, est su pius mannu de su paese, naschidu su millinoighentosese su mes’e austu su deghennoe. In sa vida ben’e male at passadu, tent’at momentos de dispiaghere ma già si at fattu onor’e lodes. In giovan’edade mancad’est sa muzere, a sa sola ses fizos at allevadu, bidu at da sos fizos sos nebodes. Mi’ chi chent’annos no est una die, ma tiu Tottoi los at contados e sos chent’annos che li sun passados, sos augurios retzi de ammie, cun saludu sentza perun’affannau a nos bider sanos un’ater’annu. Angelino Mocci Cantu mi est cara sa domo nadia ca naschere e crescere m’at bidu, comemte rundine chi tenet su nidu, fattu de ludu e paza a mesturia, Cantas nottes de frittu passadas cantende a lughe de istellas, cantaia sas picciocas bellas in sos balcones e in sas istradas, fun bellas e cheriana ammiradas comente santas in sas capellas, issas colcadas in su lettu caldu e deo no rientraia fin’a taldu. Cando rientraia fia sonnidu, mi drommia affacc’a su foghile, ma devia andare a cuile comente ai’a babu promittidu. A malagana che soe essidu mustrendemi cun babu tantu umile, faghia dua oras de caminu molt’e sonnu istraccu Pietrinu. Pietrino Canu Magia del passato Giunto all’età senile, nel passato volgo spesso lo sguardo, rivedendo nei tanti luoghi dove sono stato i momenti salienti, riflettendo, per quanto mi sostien la ricordanza dall’età prima, sugli avvenimenti ch’ebbero a suscitar con rilevanza emozioni profonde e sentimenti. Ma mi par strano, sembra tutto un mito, quasi che non sia io che interagito abbia nel tempo e nello spazio dove, inue est vivida sa famiglia in armonia, fizu dae chimbe sorres favoridu. De ampias istantzias formadu s’ambiente, fatt’apposta pro ospitare tanta zente. nel mistero caotico del mondo, ho solcato marosi; e strade nuove ho io percorso, eterno vagabondo. Soleggiada, cun vista a s’amena campagna, cun piatta larga e de figu una pianta, in sas fentanas vasos fioridos, Che ainu in sa mola cun puddas e su puddu canta canta. S’oju spatziat pianu e montagna, nd’ispiccat sa cheja sonos tinnidos. Tiberio Vacca Cumandante generale Fit già sonniende ’e godire in s’istatzu, de fronte a s’isoletta ’e Tavolara, sa pensione in cussa terra cara, cuntzedende riposu a mente e bratzu, cando, a sorpresa, ma sentza imbaratzu, l’at sighidu a pes de su Limbara un’imbasciada d’importantza rara, nende a Giuanne Frantziscu Siazzu: «Ses su nou cumandante generale De sos carabineris. Grande onore a tie e a totta canta sa Sardigna. Atzetta unu saludu augurale pro te e pro s’Arma de sorte in favore, illustre fizu ’e custa terra digna. Felice Puggioni Quando lasciai il paese natio Nel mio monte avevo lasciato diversi volatili, aquile e cervi, e a Bagnoregio ci ho trovato diversi rapaci che mi sono nuovi: vacche maremmane e bianchi bovi e diversa gente che Dio ha creato ed è giusto il proverbio ch’ho imparato: «Paese che vai usanze che trovi». Diversa gente diverse parole, diverse terre qui in continente, diversi detti diverso ambiente; ma quanto poco diversa la prole, come è uguale la luna e il sole e tutti i punti, levante e ponente. Sopportando quanto ho visto e sentito dal sessantanove che son trasferito. Pasquale Corrias Elio Veccia Truvaia sos boes in s’agliola cando mancu non tenia degh’annos, e sutta sa guida de sos mannos giraimis che ainu in sa mola. Chin sa pedr’a trazu a su cola cola ca tando fini tempos de affannos, e ca tzertos meres fini tirannos truvaimus sos boes pro sa ’entre sola. E dopo chi s trigu fit treuladu chin su triuttu fit a bentulare, e geo tenia in conca donzi giru. E poi chi su trigu fit bentuladu sas feminas puru fit a tribagliare ca passaian su trigu in su chiliru. Ma prima de ’ider su pane fattu colaian sa farin’in su sedattu Berteddu Craba Unu saludu cun su ’entu Angelinu Carboni, si lu crese, in Civitavecchia est naschiu, inie est ispuntadu e fioriu su millinoighentosvintisese. In istiu ch’enit calchi mese, carchi mese che benit in istiu, e lu tenzo caru e agradiu cando benit a Sagama su paese. Unu saludu ti mando cun su ’entu dae sos oros de Bosa Marina, istadinde allegru e cuntentu ca bi suni sas tuas raighina’. Como chi la tenzo in pensamentu saludami puru a Giuseppina. Pietro Frau IL MESSAGGERO SARDO Dall’Italia La scomparsa di Merù, il milanese che non dimenticava di essere sardo M olti in Sardegna hanno saputo della morte di Francesco Mereu, l’orefice e creatore di gioielli nativo di Dorgali ma operante a Milano, dalla “Nuova Sardegna” del 21 giugno. Sono poi comparsi altri articoli nei quali si parlava della sua prodigiosa ascesa, da manovale muratore a orologiaio a inventore, una volta ambientato nella grande città, di una “linea” di monili che vanno sotto il nome di “gioiello povero”. Questa sua attività, che aveva potuto potenziare anche grazie alla collaborazione dei fratelli giunti dal paese a dargli manforte, gli avevano dato ampia notorietà, sino all’assegnazione, alcuni anni fa, di un riconoscimento prestigioso come l’“Ambrogino d’oro”, riservato a chi si è distinto onorando il capoluogo lombardo. Sullo stesso giornale si leggeva che a Dorgali si stava per inaugurare una manifestazione, “Mastros durgalesos”, concepita per richiamare l’attenzione sulle attività che nel paese si svolgono nel campo dell’artigianato: «dai dolci tipici al pane carasau, alla lavorazione della ceramica, dei tappeti e della pelle, del ferro, del legno, fino alla lavorazione dell’oro e della filigrana». Più di un lettore avrà notato la coincidenza: gli artigiani di Dorgali lanciavano questo segnale della loro vitalità proprio nel momento in cui uno di loro, quello che meglio si era affermato fuori dell’isola, diceva il suo addio alla vita. D’altra parte Francesco Mereu, universalmente conosciuto come Merù, i rapporti col paese d’origine non li aveva mai interrotti, anzi: aveva ripristinato una vecchia casa, appartenuta alla nonna materna, e a ogni occasione era pronto a tornare. Anche per il concorso di poesia “Bardia”, ad esempio, in occasione del quale non solo forniva gli oggetti preziosi che venivano consegnati ai vincitori, ma partecipava con entusiasmo sia alla cerimonia di premiazione che al pranzo comunitario che si tiene subito dopo. In questo suo “pendolarismo”, che comprendeva anche i suoi soggiorni estivi a Porto Rafael, nei pressi di Palau, si esprime la lezione su come si debba interpretare il ruolo di emigrato: su come cioè sia giusto atteggiarsi per chi si trova a vivere lontano dalla propria terra, e non vuole fare torto né al paese della nascita e dei primi anni di vita né al luogo e alla gente dove si è trovato a vivere e lavorare in seguito. I lettori avranno presenti esempi dei troppi sardi che non sanno trovare questo equilibrio: da un lato ci sono nostri conterranei che, per quanto vivano in bellissime località d’Italia o di altri paesi, continuano a nutrirsi unicamente del rimpianto per l’isola lontana; dall’altro – anche se più rari – coloro che, una volta ambientatisi nella nuova residenza, tendono a dimenticare, e magari anche a disprezzare, il luogo da cui sono partiti. Per Merù i due “amori” avevano invece lo stesso peso. I giornali hanno dato conto di come si era inserito tra la buona società milanese, e godeva della stima e dell’amicizia di giornalisti e attori, imprenditori ed artisti. Ma chi lo ha visto in attività nel negozio di via Solferino si è reso conto che il tratto signorile e leggermente snob che aveva acquisito non gli impediva di essere affabile col più umile dei clienti, pronto a condurlo al più vicino bar (Como ti cùmbido) una volta conclusa la vendita. Ma la pur lontana Sardegna era presente in ogni momento della sua giornata e del suo lavoro. Tra le ultime sue creazioni c’era ad esempio il bracciale ornato da alcune pecorelle, tra le quali una nera; o la composizione in oro ispirata allo scacciapensieri (sa trunfa), il piccolo strumento musicale caro alla gente di campagna. Se doveva fare un dono – che non fosse un gioiello – si trattava il più delle volte di un prodotto fatto venire dalla Sardegna; e se organizzava una festa era capace di offrire un menù concepito e “sostanziato” come se non si fosse mai allontanato da Dorgali. Per questo, per quanto milanese d’adozione e dedito a viaggi in tutte le parti del mondo – per lavoro o per turismo –, avvertiva di tanto in tanto l’urgenza del ritorno al luogo d’origine. Tanto che uno dei suoi adagi preferiti recitava: «Ligademi in manos e in pese, ma ’ettademi in mesu a sos mios», “(trattatemi anche male), legatemi pure mani e piedi, ma gettatemi tra la mia gente”. Per questo ha voluto che il suo ultimo viaggio, dopo la morte, si concludesse ancora una volta a Dorgali, per consentirgli di riposare nella tomba di famiglia. Salvatore Tola VERGIATE Dodici candeline e una sezione giornalistica per il Premio Carant Sono Chiara Bonini, Laura Strada e Lorena Anello le vincitrici del Premio culturale Carant edizione 2008. Promossa e voluta dall’artista e poeta sardo Paolo Tolu, la manifestazione, svoltasi nella scuola media statale “Don Lorenzo Milani” di Vergiate (Va) ha tagliato il prestigioso traguardo della dodicesima edizione. In particolare la commissione per l’assegnazione del premio Carant, composta da Corrado Sartore, direttore dell’Eco del Verbano Magazine, dalle professoresse Maria Grazia Fiorà e Gisella Della Ferrera, e presieduta dallo stesso Tolu, dopo attenta valutazione dei lavori presentati dai Consigli di classe delle classi terze hanno deciso di premiare per la parte letteraria Chiara Bonini della terza A per aver composto un tema sui problemi dei preadolescenti e segnalare anche i lavori di Lorenzo Giardina e di Silvia Scolari, entrambi della terza B. Il primo premio per la migliore composizione artistica è stato, invece, assegnato a Laura Strada della terza D. Segnalati i lavori di Giorgia Cester (terza D), Sinea O’Neill (terza C) e Verna Lovina (terza B). Novità di quest’anno 23 SIENA Antonio Erdas Cavaliere della Repubblica Grande esperto di vini, di drink, cocktail che hanno assaporato uomini di Stato, imprenditori, attori, Antonio Erdas (nato a Villaurbana, in provincia di Oristano) ha lavorato in varie nazioni e in hotel di lusso ed ora dopo tanti anni è stato insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere. Come ha ricordato anche in un articolo la Nazione, Erdas ha alle spalle 40 anni di impegno prima in Inghilterra, Svizzera, Germania e da 29 anni si trova a Siena. Dopo il Park Hotel Siena ora è primo barman del Grand Hotel Continental. Nei suoi lunghi anni di lavoro ha proposto le sue specialità a vari personaggi fra cui il presidente Giorgio Napolitano, Rockfeller, Gianni Letta, Fausto Bertinotti ma anche Fabiola e Baldovino reali del Belgio, l’Aga Khan e una lunga schiera di attori, attrici, principi e imprenditori. SARONNO Rinnovato il Direttivo del circolo “Grazia Deledda” Aru confermato presidente Luciano Aru è stato confermato presidente del circolo sardo “Grazia Deledda” di Saronno. L’assemblea dei soci che ha rinnovato il Consiglio Direttivo si è tenuta il 20 gennaio scorso. Aru sarà affiancato da Iolanda Albai (vicepresidente vicario), Marcello Locci (vicepresidente), Giovanni Melis (tesoriere), Maria Panzalis (segretario) e dai consiglieri Iolanda Podda, Marinella Casu, Mario Gessa, Mario Brendas, Salvatore Ghiani, e Adelmo Cau. Il Collegio dei revisori è composto da Agnese Ibba (presidente), Mario Floris e Raffaele Taborelli. Il Collegio dei Probiviri è formato da Gino Quartu (presidente), Giuseppe Porcu e Luciana Ortu. del premio Carant è stata l’istituzione della sezione giornalistica, per la quale è stata premiata Lorena Anello della terza D grazie al suo reportage-sondaggio sulle riviste lette dai giovani. Alla brava Lorena è stata anche offerta l’opportunità di vedere pubblicato il suo elaborato sull’Eco del Verbano Magazine. «Un primo importante passo per quella che potrebbe essere una nuova “penna” dell’ambito giornalistico», ha commentato Corrado Sartore. Della stessa opinione l’ideatore del Carant, Paolo Tolu, che ha aggiunto: «Con la sezione giornalistica il Carant offre ulteriori opportunità espressive ai giovani, andando a scandagliare fra le inquietudini e offrendo uno strumento espressivo che potrebbe trasformarsi in una futura professione. Anche in questo caso ho voluto riproporre ai ragazzi delle scuole l’opportunità di vedere concretizzarsi il loro estro creativo. Occasione che io stesso ebbi nella mia adolescenza quando in Sardegna, e più precisamente a Carbonia, vinsi un premio analogo di 500 lire. Fu una gratificazione – ha evidenziato Tolu – che mi stimolò a proseguire nella continua ricerca dell’Io attraverso le mille sfaccettature dell’arte e credo che anche oggi i giovani possano trovare nella cultura un valido strumento per diventare gli uomini di domani». 24 Dall’Italia VERCELLI I balestrieri di Iglesias protagonisti alla rassegna “Fattoria in Città” P er iniziativa delle maggiori istituzioni pubbliche e private cittadine e provinciali, è andata via via consolidandosi la tradizione che vuole, a Vercelli, la primavera occasione d’incontri con l’arte e la cultura ma festeggiata anche con manifestazioni di gran richiamo popolare. Fra queste ultime, ancora una volta la “Fattoria in Città”, ospitata in un’ampia area di verde, ha riproposto per quattro giorni, uno squarcio di mondo agropastorale rappresentato con mostre, stand e molteplici esposizioni, in un clima festoso di sano divertimento e svago, molto gradito a un pubblico sempre più interessato e sempre più numeroso. E così, soprattutto per la gioia dei bambini, ecco in bella mostra mucche dalle razze più pregiate: le bianche bovine piemontesi; le pezzate nere Frisone (vere e proprie macchine da latte) le pezzate rosse di Oropa ed altre ancora. Tanti esemplari di vitelli e vitellini sono stati ammirati; così come le capre Saamen, note per il lungo vello bianco, quelle biellesi con i caprettini; e poi una gran varietà di uccelli ma anche animali da cortile: anatre, oche, pavoni, persino galli da combattimento, tutti ben esposti in ampi e agili spazi. Come in passato, anche in questa manifestazione la Regione Sardegna è presente con diverse rappresentanze, in stretto contatto e sostenuta dall’Associazione Culturale “G. Dessì” di Vercelli e dalle Associazioni del Comune di Vercelli che, quest’anno, è stata più che uno sponsor, una parte attiva nell’organizzazione e nella presentazione dei gruppi della Sardegna. In quest’opera di sostegno e fattiva collaborazione si sono particolarmente distinti i vertici dell’ASCOM nelle persone di Tony Bisceglia e Felix Lombardi, soprattutto in occasione dell’esibizione dei balestrieri di Iglesias. Protagonisti della manifestazione non potevano mancare gli espositori che dai propri stand hanno offerto i prodotti tipici delle regioni di appartenenza: si va dal pane appena sfornato, ai prodotti caseari, ai prosciutti di cinghiale, alle porchette e agli insaccati. Gli stand degli espositori sardi, come è ormai consuetudine, sono stati visitati da un gran numero di persone che hanno acquistato ogni ben di Dio offerto in gran quantità. Ad esempio “La pasta fresca” di Stefano Serra di Monastir, ha attirato un gran pubblico per la varietà e la qualità dei suoi prodotti. Tra le esposizioni dei prodotti relativi alle diverse varietà regionali del pane, una grande folla per tutta la durata della manifestazione ha visitato la mostra allestita dalla Pro-Loco di Villaurbana (Or). In questo stand è stato addirittura predisposto una sorta di museo del pane con vari esemplari di prodotti elaborati artisticamente. Inoltre, ai visitatori è stato offerto, nelle diverse forme, pane appena sfornato, tra cui “su coccoi”, pezzo forte della produzione sarda, oltre a “i suppas” e “su pani indorau”. Al riguardo va detto che Villaurbana ancora oggi produce grandi quantità di grano duro. Per antica MONZA Successo a Burago Molgara della manifestazione Sardegna in Brianza Organizzata dal circolo “Sardegna” Una mostra fotografica per sensibilizzare i giovani al rispetto del codice della strada La manifestazione Sardegna in Brianza, organizzata dal circolo di Vimercate -Concorezzo Monza, che si è svolta l’1 e il 2 giugno a Burago Molgora, uno dei 50 comuni della nuova provincia di Monza, ha riscosso un significativo successo. Il circolo “Sardegna” ha proposto una mostra di pittori sardi e brianzoli, la mostra degli antichi mestieri: ”dal Muleta Buraghese al Trebbiatore Oristanese”, una esposizione di prodotti eno-gastronomici della Sardegna, nonché una mostra fotografica sulla Sardegna, allestita dal Circolo fotografico Buraghese. L’iniziativa, voluta da Germano Rossi, era dedicata al figlio Paolo e altri tre amici Agosto-Settembre 2008 tradizione tante famiglie continuano a consumare abitualmente “su pani de trigu”, tipico pane casalingo. Inoltre tra le varie produzioniconfezioni di pane di pasta dura, sono particolarmente note, e apprezzate, in occasione delle feste, quelle che fanno de “su coccoi fattu in domu” un prodotto molto gustoso e gradevole anche sul piano artistico. Il sindaco di Villaurbana, Luca Casula, constatando il successo dei suoi espositori, con una punta d’orgoglio ha detto che aderendo all’Ente “Città del pane”, il suo Comune, dal 2002, è entrato ufficialmente nel circuito nazionale per la valorizzazione del pane casalingo. Nel contesto di questa festosa kermesse, naturalmente, tante altre attrazioni e spettacoli sono state presentate al pubblico, tra cui un volo di falconi e altri rapaci, sempre tenuti a bada da esperti falconieri; c’erano anche i ponies per brevi cavalcate dei bambini, nonché l’opportunità per gli stessi bambini e i loro genitori per un giro in città su carri di antica foggia trainati da pazienti e robusti cavalli. Un successo particolare ha riscosso l’esibizione della compagnia dei Balestrieri “Salvaterra” di Iglesias, ospite d’onore dell’edizione 2008 della “Fattoria”. Il Presidente della compagnia Antonello Falchi ha spiegato che l’associazione è stata costituita per la valorizzazione storica e culturale dell’Iglesiente. Con le varie attività (balestrieri, musici, figuranti, ecc) l’Associazione promuove e divulga la cultura e la storia di Villa di Chiesa (l’altro nome d’Iglesias) ma soprattutto intende far conoscere l’uso e l’arte del tiro con l’antica balestra. L’esibizione dei balestrieri è stata preceduta da un breve corteo di carattere medievale aperto dai tamburini, seguita da alcune dame dai costumi del tempo e chiuso da balestrieri con le antiche armi fedelmente riprodotte. Una curiosità: l’abito della moglie del Presidente Falchi, che precedeva il gruppo delle dame vestite con i costumi del tempo (1300 circa) è tratto da un affresco di Ambrogio Lorenzetti che si trova nel Comune di Siena e rappresenta il buono e cattivo governo. Infine, in omaggio alla città ospitanti, i balestrieri si sono sfidati per i quattro rioni storici di Vercelli e il palio è stato vinto dal quartiere Cervetto. Il tiro singolo al corniolo è stato vinto da Roberto Atzori. È indubbio che lo spettacolo offerto dalla compagnia dei Balestrieri di Iglesias nell’ambito della “Fiera in Città” del 2008, resterà a lungo impresso nella memoria dei Vercellesi. Gian Paolo Porcu di 20 anni, scomparsi cinque anni fa in un tragico incidente stradale, aveva la finalità di sensibilizzare i giovani al rispetto del codice della strada. Paolo Rossi e la sua famiglia hanno sempre amato la Sardegna e spesso vi tornavano in vacanza, anche per fare dei reportage turistico-archeologici, in quanto Germano Rossi è un giornalista che collabora con riviste turistiche. L’iniziativa di amicizia Brianza-Sardegna, si è svolta in due giorni. Domenica ci sono state le partite di calcio dei giovanissimi, organizzate dall’U.S. Buraghese, squadra dove militava Paolo Rossi, che ha coinvolto le rappresentative giovanili di grandi club. Molto apprezzati i balli sardi del Gruppo Folk “ICHNOS”, formato da emigrati sardi in Brianza, guidati dal maestro Gonario Ultei di Mamoiada, che con il suo organetto diatonico, ha suonato i miglior repertorio folkloristico della Sardegna. L’esibizione è avvenuta nella nuova piazza Matteotti, con lo sfondo della Chiesa parrocchiale. IL MESSAGGERO SARDO Dall’Italia TRENTO Convegno sul credito al circolo “G. Dessy” “S torie di Credito, Comunità e Potere - Istituti Locali di Credito in Trentino e Sardegna” è il tema di un convegno tenutosi a Trento l’11 giugno organizzato dal Circolo “Giuseppe Dessy”. Al convegno hanno partecipato docenti dell’Università di Siena, di Trento e di Sassari, e a conferma dell’interesse diffuso e dell’attenzione reciproca delle due comunità, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai, il Presidente della Federazione delle Cooperative Schelfi, rappresentanti del mondo delle Casse Rurali trentine e del Coopfidi di Sardegna nonché un folto pubblico .Dopo i saluti del presidente del Circolo, Tamponi, ha introdotto i lavori Costanzo Pazzona, socio del Circolo. La domanda di fondo era perché in Sardegna ci sono così poche Casse di Credito Cooperativo (due: Arborea e Cagliari) mentre nel Trentino-Sud Tirol sono numerosissime (99), rispettivamente i valori più bassi e più alti in Italia. La differente diffusione del credito cooperativo ha determinato una fisionomia del sistema creditizio molto accentrata in Sardegna e molto decentrata in Trentino. Da un punto di vista storico le cause sono molteplici e complesse e non hanno niente a che fare con la “presenza di un innato spirito cooperativo” nelle due regioni. Il prof. Conte (università di Siena) ha sottolineato come in Sardegna, dalla Carta De Logu in poi, l’attenzione al senso di comunità si sia indirizzata verso la sopravvivenza della società (fuoco, nemici, carestie, ecc.) piuttosto che verso obbiettivi di sviluppo. La cooperazione, da sempre presente in Sardegna, si sarebbe manifestata ad un livello più basso, di sopravvivenza appunto, rispetto ad altre zone del paese. Anche i Monti Frumentari, organismi che a partire dal XVII sec., sulla iniziale sollecitazione del Concilio di Trento, vengono introdotti per fornire prestiti in natura per la semina, hanno questa funzione di garantire la sopravvivenza della società nei periodi di carestia, quindi di tutela della comunità piuttosto che di sviluppo. Non assenza di cooperazione, quindi, ma una cooperazione diversa, specifica caratterizzò l’Isola nei secoli passati. Affrontando il tema della cooperazione di credito, il prof. Piluso, anche lui dell’Università di Siena, dopo aver sottolineato che in Sardegna non mancarono numerosi esperimenti in tal senso già dalla fine dell’800 (il più famoso è quello della Banca Popolare di Sassari che è rimasta attiva per oltre 100 anni) ha attribuito questa carenza alla storica debolezza complessiva del Mezzogiorno d’Italia, alla fragilità del tessuto bancario regionale ma soprattutto alla storia del più importante istituto di credito locale, il Banco di Sardegna. La visione centralistica del gruppo dirigente dell’ex ICAS presente nel Sassarese, la scelta di creare una banca “sarda” (ruolo in tal senso di Siglienti e della Banca d’Italia) evidenziavano uno schema di intervento che escludeva lo sviluppo cooperativo del credito. Quando nel 1927 si crearono le Casse Comunali di Credito Agrario e successivamente si affidarono la vigilanza sulle stesse e l’attivazione del servizio di corrispondenza al Banco di Sardegna, questo schema ha condizionato ed imbrigliato la possibilità di sviluppo dal basso di istituzioni creditizie cooperative. La storia creditizia del Trentino è ben differente. L’obbiettivo del confronto, ovviamente, non era quello di contrapporre modelli “buoni” (quello decentrato trentino) a modelli “meno buoni” (quello accentrato sardo) ma solamente evidenziare le peculiarità storiche ed economiche che hanno fatto da cornice ai due modelli. La dr.ssa Lonardini dell’Università di Trento, intervenuta in sostituzione del prof. Leonardi, ha esordito sottolineando come le cooperative di credito siano sorte in Trentino un po’ tardivamente rispetto ad altre zone dell’impero asburgico. Si svilupparono però velocemente perché venivano incontro alle esigenze previdenziali e creditizie dei ceti più umili raccogliendo le eccedenze comunitarie nei periodi prosperi per utilizzarle nel momento del bisogno. In questo quadro un ruolo importante hanno svolto i valori di solidarietà dei valligiani, il clima sociale di cooperazione tra le classi, l’intervento attivo della chiesa locale nel fornire supporto al benessere e sviluppo della comunità tramite questi organismi. Il fascismo, con la sua politica contraria alla cooperazione, non riuscì a bloccare lo sviluppo del movimento, sviluppo che dagli anni ’50 riprese massiccio. Attualmente le Casse di Credito Cooperativo nel Trentino-Sud Tirol sono di gran lunga la presenza più importante nel panorama creditizio assicurando circa il 70% dei depositi e l’80% degli impieghi della regione. Diametralmente opposta la situazione del sistema creditizio isolano delineata nell’intervento del prof. Vannini dell’Università di Sassari. Egli ha sottolineato che il sistema è concentrato, circa l’80% dei prestiti è assicurato da 4 banche, ed il credito agevolato ha un ruolo significativo. Se questi due aspetti hanno, o hanno avuto, effetti sul nostro sviluppo economico è materia aperta ed in discussione tra gli studiosi. Anche se non vi sono molti studi al riguardo, sembrerebbe che il sistema creditizio sardo non abbia brillato nel finanziamento dell’innovazione tecnica e delle imprese avanzate. È stato però sottolineato che anche in Sardegna i fenomeni cooperativi sembrano riprendere importanza come starebbe a dimostrare la diffusione dei Confidi (circa 1 impresa su 7 vi partecipa). 25 Se Sparta piange Atene (Trentino) non ride è stata la tesi di fondo dell’intervento del prof. Goglio dell’Università di Trento. Il sistema del credito cooperativo se indubbiamente ha molti punti di forza (il territorio è ben servito con uno sportello bancario ogni 1.000 abitanti) tuttavia ha pure dei punti di debolezza quali l’eccessivo localismo, la mancanza di economie di scala, ecc. Anche se i punti di debolezza sono tanti nondimeno il sistema del credito cooperativo ha ben supportato il tessuto produttivo fatto di piccole imprese, della cooperazione e delle famiglie con credito abbondante, tassi contenuti ed un basso livello di insolvenze. I recenti accordi con la DZ Bank, il colosso tedesco della cooperazione, si muovono in direzione di una necessaria apertura verso una operatività più in sintonia con un mondo esterno sempre più competitivo e dinamico. Il convegno si è avvalso del preziosissimo coordinamento del prof. Borzaga, ex preside della Facoltà di Economia dell’Università di Trento, che ha saputo stimolare gli interventi e suggerire ulteriori linee di riflessione sulla materia. Una tra tutte è la domanda se, in un mondo globalizzato che si muove verso strutture di ampie dimensioni e internazionali, c’è ancora spazio per organismi creditizi piccoli, democratici ed orientati alla comunità quali sono le Casse di Credito Cooperativo. La risposta è positiva in quanto le Casse Rurali non sono un residuo del passato di cui liberarsi quanto prima ma strumenti indispensabili per lo sviluppo delle comunità di riferimento. Anche negli U.S.A. le cosiddette Banche di Comunità (simili alle Casse di Credito Cooperativo) accordano una significativa percentuale dei crediti e non è casuale che, soprattutto nelle aree urbane, stia prendendo spazio il microcredito, finora ben sperimentato nelle zone meno sviluppate del mondo. L’incontro, per la qualità dei relatori e la partecipazione di pubblico,ha avuto un notevole successo ed una certa risonanza presso gli organi di informazione (TV RTTR, quotidiani) ed ha rafforzato la convinzione che il ruolo dei Circoli dei Sardi si può estendere anche a settori che forse, un tempo, erano appannaggio dei soli specialisti. Costanzo Pazzona BIELLA La scomparsa di Zia Virgina Mereu Socia decana del Circolo “Su Nuraghe” è mancata il 10 luglio - La figura di una donna che dalle miniere di Carbonia è passata alle fabbriche del Biellese in una scheda tratta da un’intervista rilasciata nel 1998 a Federica Chilà È mancata all’età di 94 anni Virginia Mereu o meglio, “zia Virginia”, come la chiamavano tutti, in assoluto la socia più anziana del Circolo Su Nuraghe. Emigrata a Biella nel 1961, ha dedicato una vita intera al lavoro, prima in Sardegna, dove vendeva frutta e verdura sulle piazze di Carbonia, poi nel Biellese come donna delle pulizie per numerose famiglie che l’apprezzavano per la sua onestà e per il suo lavoro instancabile. «Già – raccontava, illuminandosi d’improvvisa energia nel ripensare a quel periodo – qui a Biella nel ’60 era abbastanza facile trovare un impiego, in Sardegna, invece, dopo la chiusura delle miniere la gente veniva da me chiedendomi di mettere la merce in conto, pagavano quando potevano e con quel che avevano, così non si riusciva più a tirare avanti». Gli inizi, naturalmente non furono facili: «per trovare una casa da affittare ci dovemmo rivolgere ai miei datori di lavoro per le trattative; in quegli anni, infatti, i Biellesi non volevano affittare ai meridionali: “ci trattavano un po’ come oggi vengono trattati gli extracomunitari”». In seguito però le cose per zia Virginia migliorano: dopo un anno la raggiunsero dalla Sardegna il marito con i due figli rimasti nelll’Isola; inoltre, ricevette un’offerta di lavoro dal Santuario di Oropa che le permetteva di guadagnare qualcosa in più, «ricordo ancora le levatacce la domenica mattina per prendere l’autobus ed andare ad accendere le candele in chiesa». Dopo la morte del marito, nel ’76, zia Virginia ha continuato ad occuparsi dei figli, ormai grandi e dei nipoti, ben tredici e tutti residenti nel Biellese. Socia decana di Su Nuraghe, nelle feste importanti benediceva con il grano le persone e gli oggetti: a Cadelo, col cardinal Tarcisio Bertone, per il nuovo stendardo processionale del Circolo, piuttosto che a Biella per l’intitolazione della piazzetta dedicata ad Alberto Ferrero della Marmora. La sua partecipazione al Circolo è sempre stata molto attiva, realizzando piccoli lavori di cucito, insegnando antiche ricette di dolci tradizionali: «anche se ora la vista mi sta un po’ calando», diceva, mentre si spostava da una stanza all’altra alla ricerca di alcune foto per documentare i racconti della sua vita. Poi, ritornata con il suo prezioso sacchetto di ricordi, sul tavolo della cucina apparivano immagini note ad ogni famiglia di emigrati: la foto di gruppo scattata in Sardegna qualche giorno prima della partenza, quella dei bambini in costume tipico accanto alla maestra e sullo sfondo sempre lei, l’Isola, con i suoi colori forti appena intuibili sotto i giochi di luce del bianco e nero e i suoi paesaggi amati o forse odiati, ma impossibili da dimenticare. Dall’Italia 26 MAGENTA Tra cultura sport e solidarietà la festa degli amici della Sardegna Organizzata dal circolo “Grazia Deledda” è giunta alla terza edizione A nche quest’anno si è svolta a Magenta la festa dei sardi e amici della Sardegna. La manifestazione, giunta alla 3ª edizione, è stata organizzata dal Circolo Culturale Sardo “Grazia Deledda” in collaborazione con le associazioni locali – Admo, Aido, Ais, Avis, Le Stelle Di Lorenzo – e si è svolta nella tensostruttura di via Matteotti dal 17 maggio al 1° giugno 2008. È stata una grande occasione d’incontro fra sardi e le comunità locali. Da anni infatti il circolo sardo organizza varie iniziative culturali in collaborazione con enti e associazioni di Magenta. Questa edizione si è distinta per la varietà e la ricchezza delle iniziative: cultura, sport, spettacolo, folclore, artigianato e promozione di prodotti tipici sardi, nonché intrattenimento per bambini, donazione alla ricerca scientifica e solidarietà. Il 17 maggio ha aperto la manifestazione il torneo di calcetto organizzato dal gruppo giovani con varie squadre di associazioni ed enti locali: vigili del fuoco, Guardia di Finanza, Carabinieri, Croce bianca, C.V.P.S. Arluno; la squadra della società Sportiva Ticino Cuggiono, formata da giovani diversamente abili, ha giocato “la partita dell’amicizia”. Il torneo è proseguito a fine settimana fino alla serata del 31 maggio con le finali: è stato indubbiamente un momento importante per i nostri giovani. Importante appuntamento il 18 maggio con il convegno scientifico “Admo - Due proposte parallele per un ritorno alla vita” che ha avuto come relatore il Prof. Licinio Contu, fondatore e presidente dell’Admo Sardegna, in collaborazione con Avis e Aido locali. Nella mattinata invece si è celebrata nella Basilica di San Martino una messa con la partecipazione del gruppo Gent’Arrubia con costumi sardi e canti liturgici in lingua sarda. Agosto-Settembre 2008 La festa è proseguita il 22 maggio con la tradizionale degustazione di prodotti e vini sardi “Colori, profumi e sapori di Sardegna”. I sommelier presenti, Tonino Mulas di Dorgali e i fratelli Tonetti di Robecco, ci hanno guidato nella degustazione dei vini di provenienza dalle cantine sarde – Cantina del vermentino Monti-Gallura, Il Nuraghe, Cantina di Mogoro, Cantina di Santadi – con degustazione di prodotti tipici sardi delle ditte Salumificio Murru - Irgoli, Amalattea Formaggi - Villagrande Strisaili (Ogliastra), Caseificio Pinna - Sarule, Panificio Santu Pedru - Ovodda. Particolare attenzione è stata data alla cucina tipica sarda che i magentini hanno sempre apprezzato, nonchè agli spettacoli di folklore sardo. Nella serata si è esibito Fabio Melis con le launeddas, sulle cui musiche, il gruppo “Gent’arrubia” di Abbiategrasso, ha eseguito balli tradizionali. Sabato 24 maggio sono arrivati i “Tumbarinos De Gavoi”, portando grandi emozioni tra i sardi e non, con i loro suoni travolgenti. In occasione dei festeggiamenti per la Battaglia di Magenta abbiamo avuto il piacere di ospitare nella nostra festa l’Amministrazione Comunale con la delegazione francese. La serata di sabato 31 maggio è stata allietata in modo eccellente da “I Nur” del “Progetto Brinc@ promosso dall’Assessorato al Lavoro Regione Sardegna, che hanno coinvolto tutti a ballare il ballo sardo. Due serate sono state dedicate anche ai gruppi musicali locali e alla scuola di ballo figurato. L’ultima serata è stata allietata dal “Gruppo Gent’arrubia” di Abbiategrasso con uno spettacolo dal titolo “Il Ciclo Della Vita” con canti, balli e recite in lingua sarda. A fine serata: premiazione delle squadre che hanno partecipato al torneo di calcetto. Non sono mancate certo difficoltà, ma nella serata conclusiva del 1° giugno il Presidente Antonello Argiolas ha ringraziato i numerosi collaboratori che si sono prodigati per la buona riuscita della festa. GATTINARA PAVIA Al circolo “Cuncordu” serata per Grazia Deledda A un anno dalla morte di Gavino Ganzu, colonna del “Logudoro” Un viaggio di emozioni e di poesia per conoscere la Sardegna che Grazia Deledda ha saputo descrivere in modo così aulico e concreto nei suoi romanzi. Venerdì 20 giugno, nella sala convegni di villa Paolotti, è stata la notaio Rossana Lenzi, che nel 2000 ufficializzò la nascita dell’associazione Cuncordu, a raccontare “Grazia Deledda. Terra e gente di Sardegna”. La serata culturale, organizzata dal circolo Cuncordu – ci segnala Giuseppe Orrù responsabile della comunicazione del circolo di Gattinara – ha permesso ai presenti di scoprire la figura della più grande scrittrice dell’Isola, Premio Nobel per la letteratura nel 1926, non con una noiosa lezione accademica, ma con un vero e proprio viaggio di emozioni e figure. Rossana Lenzi, appassionata di letteratura, per preparare la serata di venerdì si è immersa nella lettura dei più celebri romanzi della Deledda. Ne ha carpito i passaggi più belli, più significativi e più aderenti alla realtà della Sardegna. Il suo lavoro di ricerca, però, non è finito qui. Rossana Lenzi si è anche cimentata nella ricerca di fotografie da abbinare agli stralci di romanzi che ha letto. Per una crudeltà aggiuntiva del destino, Gavino Ganzu – uno dei dirigenti “storici” del circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, quello che più ha fatto per rendere non episodici i momenti di fraternizzazione tra i soci – è scomparso, un anno fa, il 14 agosto 2007, nel periodo in cui la sede del “Logudoro” era chiusa per la tradizionale pausa agostana e buona parte degli emigrati sardi residenti a Pavia, con le loro famiglie, erano in vacanza nei paesi d’origine e nelle spiagge dell’isola natìa. Molti di loro, al diffondersi della notizia della morte di Gavino, hanno avuto un supplemento di commozione all’idea di non poterlo accompagnare per motivi logistici all’ultima dimora. Da Pavia avvertivo il rammarico che traspariva dalla voce del presidente del “Logudoro”, Gesuino Piga, e del presidente emerito del circolo e della Federazione nazionale delle Associazioni Sarde in Italia (FASI), Filippo Soggiu. Gavino Ganzu, nativo di Bono (il paese più importante della subregione del Gocèano, in provincia di Sassari, ai confini con il Nuorese), all’inizio del 1960, a 27 anni, era emigrato in Germania. Tre anni dopo ritornò in Italia avendo trovato un posto di lavoro alla Snia Viscosa di Pavia. Per dare un’idea di come Gavino avesse vissuto da emigrato, prima all’estero e poi nel nord Italia, intitolai il racconto della sua esperienza (pubblicato sulla rivista sarda “Ichnusa”, n. 10/1986) “All’inizio avevo perfino nostalgia dei tedeschi”. Proprio per la capacità dell’operaio Gavino di riflettere sulle sue vicende (lo chiamavamo “il filosofo”) lo coinvolsi nel 1999 nel progetto “Sa Limba” (la lingua), elaborato dalla FASI e approvato dall’Unione Europea: in pratica emigrati sardi di una certa età furono pregati di raccontare, nelle diverse varianti della lingua sarda, la propria vita e di rispondere alle domande poste dai ragazzi figli di emigrati sardi (lo scopo era quello di rafforzare una continuità intergenerazionale soprattutto attraverso l’accrescimento della comprensione e della tendenziale capacità di utilizzo della lingua sarda fuori dell’isola da parte dei giovani: una sintesi del discorso in sardo logudorese di Gavino, con traduzione in italiano, è facilmente reperibile in Internet digitando “Gavino Ganzu”). Tra i benemeriti soci fondatori, nel 1981, del “Logudoro”, Gavino aveva una capacità straordinaria: quella di sapersi rapportare con naturalezza ai soci, in particolare agli ultimi arrivati, facendo loro superare con la sua simpatia le difficoltà dell’iniziale ambientamento. Il circolo era per lui la seconda casa: e la paziente moglie Antioca, con i quattro figli, aveva perso presto il conto delle volte che Gavino telefonava per dire che le “esigenze della convivialità” gli impedivano il rientro previsto per il pranzo o per la cena. Negli ultimi tempi la malattia aveva minato il suo fisico forte. A un anno di distanza dal momento in cui la solida quercia ha dovuto cedere, non possiamo che riprendere una espressione che Gianni Brera (anche per lui e per molte autorità culturali, civili e militari di Pavia Gavino aveva cucinato il porcetto “alla sarda”) usava nel commiato finale dagli amici: “Ti sia lieve la terra”. Paolo Pulina IL MESSAGGERO SARDO Dal Mondo GERMANIA Una mostra dedicata alla Sardegna al Museo della Pastorizia di Hersbruck Per iniziativa del circolo “S’Unidade Sarda” di Norimberga Il circolo culturale sardo “S’Unidade sarda” di Norimberga, in collaborazione con il comune di Hersbruck, ha organizzato una mostra dedicata alla Sardegna, che è stata ospitata nel Museo della Pastorizia. La mostra intitolata “Sardegna ispiratione”, è rimasta aperta dal 30 maggio al 15 giugno. Il 14 giugno c’è stata una festa sarda alla quale sono intervenuti, tra gli altri – come ci ha scritto il segretario del circolo sardo, Vittorio Cau – il sindaco di Hersbruck, Wolfang Blattameier, il sindaco di Norimberga, Ulrich Maly, la rappresentante del consolato italiano a Norimberga, Maria Cambuli. Il sindaco di Hersbruck ha rivolto un ringraziamento ai dirigenti del circolo “S’Unidade Sarda” e un cordiale saluto alla Sardegna. Il segretario del circolo ha messo in risalto l’integrazione della comunità sarda con gli abitanti della cittadina tedesca e ha ringraziato quanti si sono prodigati per la riuscita della manifestazione. La direttrice del museo, Barbara Hormann e il suo collaboratore Christoph Gerling, hanno presentato un libro sulla cultura pastorale in Sardegna, dedicato al paese di Baunei. Il libro, ideato da Gerling, propone anche una ricca documentazione fotografica di Michaela Moritz, rispecchia i tempi di oggi non dimenticando il passato. È stato servito un pranzo tipico sardo con ravioli e gnocchetti, agnello allo spiedo e pecorino, accompagnati da cannonau, monica e vernaccia. Accompagnato dalla musica di Salvatore Seppe. Il successo è stato garantito dall’abilità culinaria dei coniugi Annetta e Salvatore Bitto, di Desulo, e di Salvatore Zoncheddu di Noragugume. SPAGNA Anche quest’anno, è stato accolto con successo il determinante contributo che l’Associazione dei Sardi in Spagna “Salvador d’Horta” di Barcellona ha fornito per la ricorrenza della Festa della Repubblica, in particolare per l’aver preso attivamente parte al ricevimento organizzato dal Consolato Generale d’Italia a Barcellona. Grazie all’abilità di cuochi giunti appositamente dall’ Isola, e all’allestimento di zone di degustazione e pubblicizzazione di prodotti tipici nei vari tavoli, un significativo pezzo di Sardegna ha accompagnato, nel giardino dell’Istituto Italiano di Cultura, gli invitati, tra cui, oltre alla Comunità italiana di Barcellona, erano presenti autorità locali e di consolati di altri paesi. Naturalmente han fatto da padrone, assieme ai vini, le specialità proposte, primi e secondi, tutte rigorosamente estratte dal ricettario più sincero e tradizionale della terra sarda. L’occasione ha naturalmente permesso, oltre che di rinnovare una tradizione pluriennale, anche di riaffermare, attraverso il nome dell’associazione, la presenza e il prestigio nella capitale catalana, di una numerosissima comunità sarda, probabilmente, all’interno del mondo dei cittadini italiani in Catalogna, una delle più numerose. Gusti di Sardegna a Barcellona per la Festa della Repubblica FRANCIA A Strasburgo il presidente Laconi visita il Circolo Sardi in Europa Accompagnato dal consultore Fausto Soru e dal tesoriere Benigno Puddu Il Presidente della Federazione dei Circoli Sardi in Francia, Francesco Laconi, ha visitato il CircoloSardi in Europa di Strasburgo. Laconi, che era accompagnato dal consultore Fausto Soru e da Benignoo Puddu, tesoriere della Federazione, è stato accolto dal presidente del circolo Angelo Maria Piu, che ha ricordato che l’associazione dei sardi è stata fondata nel 2000 e non ha mai ricevuto alcun finanziamento dalla Regione Sarda, nonostante Strasburgo sia un punto di riferimento importante per la Sardegna. Piu ha fatto notare inoltre che i tempi e i doveri dei Circoli sono mutati. Le nuove generazioni hanno delle esigenze aggiornate ai nostri tempi. E ora che la Regione Sarda – ha detto – adotti una politica più giusta sostenendo i Circoli che 27 ARGENTINA Una donna presidente del Circolo di Tucumán Rinnovato il Consiglio direttivo La professoressa Sara del Valle Paz, moglie di Vittorio Vargiu, è il nuovo presidente del Circolo Sardo di Tucumán. Il Consiglio direttivo, che resterà in carica per i prossimi tre anni, è stato eletto venerdì 1º agosto dall’assemblea ordinaria dei soci. Sara del Valle Paz sarà affiancata dal giovane Renzo Spuches (vicepresidente), Magdalena Simula (segretaria), Leonarda Toro Pinna (pro-segretaria), Marta Sai (tesoriere), Fabiana Ponce Steri (protesoriere) e dai consiglieri Mario Sanna, Ernesto Manca e Viviana Vargiu. I revisori dei Conti sono Giuseppe Loi, Alberto Sai, e Gustavo Utrera. Sara Paz, laureata in Filosofia, è docente presso l’Università Nazionale di Tucumán nella cattedra di “Didattica della Filosofia” ed è socia fondatrice del Circolo insieme al marito, Grand’Ufficiale Vittorio Vargiu, Consultore dell’Emigrazione e membro del Comitato di Presidenza della Consulta. All’assumere le funzioni, la presidentessa eletta ha espresso soddisfazione per l’onore e il senso di responsabilità che implica tale carica; e ha messo in rilievo il ruolo e la partecipazione di persone che senza avere ascendenza sarda, attraverso il suo legame come moglie o mariti di sardi o discendenti, sentono forte anche il legame con la Sardegna e la sua ricca cultura e tradizione. Ha concluso il suo intervento manifestando il proposito di tutto il Direttivo di continuare a lavorare per la crescita dell’associazione che ha già un alto riconoscimento nella comunità locale come entità rappresentativa della collettività italiana a Tucumán. Nella Foto il Presidente (in bianco) e il vicepresidente con i giovani del Circolo. veramente meritano e dando il via alla costituzione di una sola Federazione Europea dei Circoli Sardi. Il Presidente Francesco Laconi ha sentito la necessità di una presenza Sarda a Strasburgo, una delle Capitali d’Europa, per sostenere l’azione del circolo sardo. Si è detto favorevole, sostenuto anche dal consultore Fauto Soru e da Benigno Puddu a sollecitare l’intervento della Regione per aiutare i Circoli che stanno chiudendo causa di decessi e di mancanza d’interesse. L’Assemblea si è chiusa con il saluto della scrittrice Beatrice Kolberstein Pes, autrice del libro “All’ombra dei nuraghi”, e di suo marito, Pio Pes, sulla Sardegna archeologa. Il presidente Piu ha concluso la riunione ricordando le manifestazioni alle quali partecipa il Circolo Sardi in Europa. A maggio alla Festa dell’Europa, e alla iniziativa a favore degli handicappati; a giugno al Pellegrinaggio Italiano, il 7-8 ottobre al Salone Internazionale delle Associazioni. A dicembre, per Natale, è stata programmata una gita in Sardegna. 28 Dal Mondo Agosto-Settembre 2008 ARGENTINA FRANCIA L’Album della nostalgia del circolo di La Plata sull’emigrazione sarda Insediato il nuovo direttivo del circolo Domosarda di Parigi Riconoscimento dell’Università argentina per la raccolta fotografica Corsi di lingua e cultura italiana al circolo “Antonio Segni” Dal 1º giugno è in carica il nuovo Consiglio direttivo del circolo “Domosarda” di Parigi. Francesco Laconi, eletto presidente, sarà affiancato da Letizia Massidda (vice Il Circolo “Antonio Segni” di La Plata, come ogni anno, ha messo al centro della sua attività l`organizzazione di corsi di lingua e cultura italiana. Al termine è stata presentata l’opera teatrale “La Patente” di Luigi Pirandello, interpretata dagli alunni. L’evento culturale – ci ha segnalato la presidente del circolo, Giovanna Signorini Falchi – ha fatto parte dell‘inaugurazione del Salone delle Conferenze. Nell’occasione erano presenti il Vice Presidente della Camera dei Deputati Carlos Bonicatto, il presidente della FAILAP Cav. Franco Torchia. Il tenore Daniel Accevedo ha interpretato “Nessun Dorma”. C’è stata anche l’esposizione “Immagini della Sardegna”. Un momento molto toccante hanno vissuto i presenti con il taglio del nastro per 1’inaugurazione del Salone Culturale Sardegna e l’interpretazione degli Inni Nazionali Italiano e Argentino. Il Circolo sardo di La Plata ha participato, con una notevole manifestazione culturale alla “Settimana della Campagna”. Durante i tre giorni in cui si è svolta la celebrazione, è stato allestito lo stand “Expo-Sardegna 2008”, che ha proposto una mostra di materiale bibliografico, fotografico sul turismo, l’artigianato e la cucina sarda. Sono stati esposti anche documenti sull’emigrazione sarda in Argentina. Il circolo “Antonio Segni” ha partecipato, con una mostra fotografica alla “Giornata della Comunitá, della Lingua, della Cultura e dell’Intercultura”, che si è svolta a La Plata in occasione della VI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. II nostro Circolo – ci ha scritto Giovanna Signorini Falchi – ha partecipato con la mostra “L’Album della Nostalgia”. Abbiamo ricevuto il riconoscimento dell’Università Nazionale di La Plata per essere i pioneri in questo tipo di raccolta documentale, sull’immigrazione dei nostri antenati. L’“Album della Nostalgia” è stato inoltre riconosciuto e premiato da altre istituzioni italiane e argentine per le emozioni che suscita nel pubblico. GERMANIA Franco Sogus presidente del circolo “Rinascita” di Oberhausen Succede a Gianni Manca assorbito dagli impegni della presidenza della Federazione Il circolo “Rinascita” di Oberhausen ha eletto il nuovo consiglio direttivo e ha chiamato alla presidenza Franco Sogus, “storico” tesoriere della Federazione dei circoli sardi in Germania. Succede a Gianni Manca, assorbito dagli impegni della presidenza della Federazione, che mantiene comunque il ruolo di vicepresidente. Il Consiglio direttovo è composto inoltre da Elisio Manai, segretario amministrativo, da Ricardo Canopia, cassiere, e dai consiglieri Angela Manai,Cinzia Virdis, Pino Camporato, Giuseppe Scanu, Walter Cocco. Il Collegio dei Revisori dei conti. è composto da Mario Pisanu, Manuela Orrù, Gianluca Sogus. Il Collegio dei Proibiviri è costituito da Lucio Peis, Franco Melis, Giovanni Nairi. Il circolo di Oberhausen è sempre molto attivo e impegnato in numerevoli manifestazioni di promozione della cultura, dell’artigianato e dell’immagine della Sardegna, come dimostra la foto scattata in occasione della festa del 1º maggio. presidente), Rosalino Mastio (segretario), Giuseppe Guiso (tesoriere), Silvie Secci (vice segretario), Angela Bonifacci (vice tesoriere), e dai consiglieri GianMaria Scodinu, Natale Pascale, Silvia Leggeri. Il Collegio dei Revisore dei conti è composto da Franca Nioi e Battista Solinas. Il nuovo direttivo è stato presentato ai soci nell’assemblea del 1º giugno, dal nuovo segretario Mastio, che ha invitato il neo presidente Laconi ha prendere la parola per i ringraziamenti, in nome di tutto il direttivo eletto. Laconi ha ricordato che ha accettato con molto entusiasmo e onore l’incarico di formare e rilanciare l’associazione Domosarda, e ha chiesto l’unità e l’aiuto di tutti i soci, perché ci saranno molte difficoltà da affrontare, come la ricerca della nuova sede, un nuovo rapporto costruttivo con l’Assessorato del Lavoro. SVIZZERA I servizi offerti ai sardi in Argovia dal circolo “Amsicora” di Birr Il circolo “Amsicora” di Birr ha diffuso una nota sulle informazioni che fornisce ai sardi in Argovia I dirigenti del circolo mettono a disposizione la sede sociale con personale qualificato per disbrigo di domande di pensione italiana e svizzera; domande di pensioni di invalidità; chiarimenti su tutti i casi e tipi di infortuni, come impostare le pratiche e dove poter chiedere tutte le informazioni. Inoltre informazioni sul 2° pilastro, la famosa pension cassa (PPL); assistenze a connazionali e famiglie in stato di indigenza; CARTA I CARD iscrizione sulla famosa carta consolare che viene consegnata e trascritta per cinque anni con le riduzioni negli Hotel, Trenitalia, traversate marittime fino al 30%, biglietti aerei, con altre indicazioni. Informazioni su codice fiscale e carta di identità: nuova regola e nuova tassa sui passaporti. Ma anche acquisto prodotti sardi,acquisto vini e liquori sardi. Informazioni sulla Conferenza internazionale dell’emigrazione che si è tenuta a Cagliari del mese di aprile 2008; sulle elezioni regionali del 2009 con i vantaggi per chi rientra e i contributi ai votanti. Infine informazioni sulla nascita del corpo di ballo sardo. Per informazioni più dettagliate questi gli indirizzi: e-mail: [email protected], tel. 0041 56 444 11 12. IL MESSAGGERO SARDO Dal Mondo GERMANIA Chentu concas, chentu limbas Anche la Sardegna alla settimana delle lingue a Berlino - Un brano in limba di Francesco Masala I raggi del sole brillavano come i denti bianchi della signora africana che per la festa aveva deciso d´indossare un vestito grigio, con dei fiori arancioni, e si era fasciata il capo con un turbante. Era scalza. «Sapete che non esiste solo una lingua africana? Abbiamo tantissime lingue e dialetti africani! Sapete che i nomi delle persone hanno dei significati? Oggi, non vi leggo un testo come farebbero gli altri, vi volevo semplicemente dire che il mio nome significa Regalo di Dio. E per ogni spiegazione che troviamo nei nomi esiste una forma maschile e femminile. E poiché non posso raccontarvi la storia di tutti i nomi, ho scelto di dirvi solo quelli che hanno una corrispondenza nei giorni della settimana. Scoprirete che Kofi, nella lingua Twi, il primo nome di Kofi Anan, ci informa sul fatto che Kofi Anan è “colui che è nato venerdì”». Il 1º giugno era, e segnava l’ultimo giorno delle Wochen der Sprache und des Lesens in Neukölln (Le settimane delle lingue e delle letture di Nuovacolonia / www.sprachwoche-neukoelln.de). Neukölln è un quartiere di Berlino dove abitano tantissimi immigranti che organizzano spesso letture, testi della loro tradizione, feste ed eventi per promuovere la propria cultura,ed integrarsi ed affiancarsi alla cultura tedesca. In questo caso l’idea era quella di presentare scrittori sconosciuti e leggere dei testi tradizionali.La manifestazione era iniziata il 18 maggio. Con almeno cinque o sei eventi al giorno il responsabile Kazim Erdogan, il sindaco del quartiere Heinz Buschkowski e tanti aiutanti e volontari volevano avvicinare le persone con cui condividono gli stessi spazi urbani e che hanno le stesse problematiche sociali, volevano insegnare la comunicazione tra estranei, volevano che ognuno sappia chi è il propio vicino di casa. Lo slogan era: Varietà, tolleranza e comunicazione. L’ultimo giorno doveva essere speciale, fantastico, doveva essere su cuccuru. Gli organizzatori pensavano di concludere l´evento (le due settimane) facendo incontrare, piu o meno, cento persone che parlano cento lingue diverse, un Sprachmarathon (maratone di lingue). Avevano mandato una richiesta ad alcune istituzioni per trovare oratori. Alla fine si arrivò ad avere 109 lingue parlate, una di queste: il sardo. Ogni oratore aveva un minuto per leggere un testo a propria scelta. Poteva essere qualsiasi testo. Tantissimi hanno letto alcuni passi di romanzi, saggi e poesie di scrittori conosciuti come Baudelaire, Eminescu e Leopardi, alcuni hanno letto testi di newspaper che sono stati importanti per la loro cultura e qualcuno ha recitato poesie. Tre persone hanno cantato canzoni tradizionali, il cittadino degli Stati Uniti ha presentato the pledge to the flag (giuramento sulla bandiera), asserendo che era l’unico testo che conosceva a memoria, visto che i bambini nordamericani lo devono ripetere tutti i giorni prima che la scuola inizi. La signora coreana ha raccontato una favola tenendo un sole e una nuvola di carta fra le mani e facendoli dialogare assieme, istorchende sas boches, il sole aveva la voce chiara e femminile, la nuvola aveva la voce dura e maschile. Il lungo vestito di seta rosa, il trucco, le luci, le donavano un viso pallido, ma con un contorno interessante, sembrava essa fosse la regina della neve, perché scintillava come lo fanno i fiocchi a Febbraio. In due ore e mezza abbiamo sentito i suoni, le parole, le frasi che non solo fanno parte del nucleo di Nuovacolonia e di Berlino, ma dell’Europa e del Mondo. Tante persone indossavano abiti tipici o esclusivamente sciarpe e capellini che indicavano la collocazione, provenienza geografica ed etnicità. Era una giornata bellissima, calda, tranquilla, una magica quiete nell’aria piena di innocenza da parte degli spettatori che erano pronti a ingoiare l’anima e lo spirito di ognuno con gli occhi e le orecchie. Le signore turche avevano allestito un tavolino con caffè e biscotti e due donne cinesi cucinavano pasta con verdure all’aperto. Il luogo in cui ci siamo incontrati era un parco. Su una collina avevano piazzato un microfono e gli spettatori si sono seduti nell’erba fresca creando un circolo, curiosi di sentire anche sa limba nostra annunciata dal moderatore e giornalista Kemal Hür. Non ero sicura quale testo sarebbe stato giusto per dare un immagine corretta del sardo. Ho pensato di leggere Procurade e moderare di Frantziscu Ignazio Mannu (1796), non solo canzone, ma quasi l’inno nazionale della Regione. O una delle prime poesie di Grazia Deledda, America 29 e Sardigna (1893) che inizia con i versi “O limbatzu chi ammentas su romanu / durche faeddu de sa patria mea” sarebbe stato carino, ma troppo corto. A parte il fatto che abbiamo ricordato la Deledda già abbastanza nel 2006/07 per il anniversario (80 anni) del Premio Nobel. Persuasa da ciò ho deciso di leggere l’inizio del libricino Sa limba est s’istoria de su mundu di Frantziscu Masala. Prima di tutto per dare un piccolo hommage allo scrittore che, purtroppo, si è spento l’anno scorso, un altro motivo era che Masala era il presidente del Comitadu pro sa limba nel 1978; un uomo che incorporava la sarditudine. D’altro lato, parla direttamente delle sue prime esperienze con la lingua italiana, “la lingua della Patria” che certamente non era la sua lingua materna. Ogni rappresentante ha detto il suo nome, la lingua ed ha aggiunto qualche informazione suppletiva. “Il mio nome è Alexandra Porcu e leggo in sardo. Il sardo si parla in Sardegna, essa è una lingua romanza. La lingua, in generale, fa parte dell’identità di ogniuno di noi, come scoprire il mondo quando si è bambini. In Italia, sopratutto durante il periodo fascista , il popolo sardo, e con esso tutti i parlanti delle altre minoranze linguistiche presenti in Italia – altoatesini, francofoni, ecc. – erano costretti a non usare la propria lingua o i dialetti, perdendo così la loro identità, il loro spirito, in nome di un’italianizzazione forzata che iniziava a soffocarli. Anche Masala era uno di questi bimbi e racconta come il maestro a scuola lo picchiava se parlava sa limba de mama”. Poi ho letto l’incipit. Adoro la frase di Masala che consumava gli ultimi secondi del mio minuto di lettura: “Pro cussu, como chi so bezzu, s’idea mia est custa: de azotare subra sas manos a totus sos italianos chi no faeddant sa limba sarda”. Per me questa giornata è stata molto speciale perché non ho solo sentito il calore delle mani, della natura, della gioia di sentire la pace tra essere umani molto diversi e del conoscere cose sconosciute nella mia città, nella mia casa, nella mia conca. Guardavo negli occhi saggi del grande linguista Tullio de Mauro che è stato a Berlino per una relazione all’università intitolata Cos’è la lingua? Certamente neanch’io posso dare una risposta a questa domanda difficile, ma comunque, dopo aver vissuto la giornata nel parco delle favole, vi posso dire che la lingua è un Regalo di Dio. Alessandra Porcu ARGENTINA Il Circolo “Sardinia Insula” di Bahia Blanca alla Settimana dell’Italianità Il Circolo Sardo “Sardinia Insula” di Bahia Blanca e Sud Argentino ha partecipato, con uno spettacolo dedicato alla memoria degli emigranti, alla “VII Settimana dell’Italianità”. Il circolo sardo – ci hanno segnalato il presidente G. Pietro Borghero e la segretaria Maria Nieddu – ha presentato uno spettacolo di Narrazione di storie vere riguardanti gli emigrati. Alcuni dei protagonisti della rappresentazione hanno messo in scena la propria storia, suscitando viva emozione e commozione. È un rinnovarsi dei sentimenti di appartenenza alla terra d’origine e ai suoi valori. Lo spettacolo si è svolto il 4 giugno, Giorno dell’immigrante italiano, nella casa de la Cultura, in avenida Alem. Queste manifestazioni artistico-culturali vengono organizzate ogni anno, in occasione dell’anniversario della festa della Repubblica Italiana, dalla Comunità Italiana della zona di Bahia Blanca, per mezzo della F.E.I.S.A. (Federación de Entidades Italianas del Sur Argentino) alla quale ovviamente appartiene anche il circolo “Sardinia Insula”, con il sostegno del Consolato Generale d’Italia in Bahia Blanca. La “Settimana dell’Italianità” si è svolta dal 31 maggio al 8 giugno. Sono state realizzate conferenze, balli tradizionali, incontri corali, celebrazioni, narrazioni, proiezioni di film, ecc., con l’obbiettivo di risaltare l’identità italiana di numerosi emigrati e loro discendenti stabilitisi in questo vasto territorio. 30 Sport CALCIO Il Cagliari parte col piede sbagliato, travolto al Sant’Elia dalla Lazio La squadra rossoblù dopo il goal di Larrivey si illude per un’ora prima di essere travolta - Avanti in Coppa Italia, eliminata la Triestina N on poteva cominciare in modo peggiore l’avventura del nuovo Cagliari targato Allegri nel trentesimo campionato di serie A della sua storia, sconfitto per 4-1 dalla Lazio al Sant’Elia. Una batosta firmata Zarate (ventunenne argentino all’esordio nel calcio italiano, autore di una doppietta), Pandev e Foggia. Sì, proprio lui, il piccolo fantasista napoletano tornato da ex al Sant’Elia e autore di un’ottima prestazione (anche se ha giocato solo nel secondo tempo), nonostante i fischi dei tifosi cagliaritani. Esordio amaro, dunque, sulla panchina del Cagliari per Massimiliano Allegri. Il più giovane allenatore del campionato, con i suoi 41 anni compiuti lo scorso 11 agosto, debuttava come tecnico in serie A dopo aver militato, 15 anni fa, nel Cagliari da giocatore. Probabilmente sognava un inizio diverso, un esordio da ricordare. Invece la pesante sconfitta subita con la Lazio non gli farà certo dormire sonni tranquilli, anche se – è meglio chiarirlo subito – siamo appena alla prima giornata; si tratta pur sempre ancora di calcio d’agosto e nella storia dei recenti campionati, nel primo turno si sono spesso verificati risultati “pazzi” (come ha sottolineato lo stesso Allegri). Una conferma arriva dal fatto che nessuno delle cinque grandi – Inter, Roma, Juventus, Milan e Fiorentina – ha vinto, mentre hanno cominciato benissimo, come spesso accade, le neo promosse dalla serie B, con le vittorie di Chievo e Bologna (la squadra dell’ex tecnico rossoblu Arrigoni è andata a vincere, addirittura, sul campo del Milan di Ronaldinho). Risultati “pazzi”, appunto, come il 4-1 subito dal Cagliari nell’ultima domenica di agosto in un afoso pomeriggio al Sant’Elia. Già perché chi è andato via alla fine del primo tempo, o magari ha assistito solo ad un’ora di partita (cioè sino a quando Conti e compagni erano in vantaggio), mai potrebbe credere che poi sia finita così. La squadra di Allegri è partita bene, ha controllato senza problemi le offensive di Pandev e soci, pressando alto e coprendo tutti gli spazi. Ha colpito un palo, con Larrivey (schierato a sorpresa titolare al posto di Matri), ha sfiorato il gol con Conti (salvataggio sulla linea del biancoceleste Rozehnal) e poi è meritatamente passata in vantaggio con un bel gol dell’attaccante argentino. Nel secondo tempo, dopo aver avuto più d’una occasione per raddoppiare in contropiede, c’è stato il crollo. Inaspettato, tremendo. La svolta, in negativo, della partita, è giunta dopo un quarto d’ora della ripresa. Marchetti ha salvato in uscita su Mauri, ma Pandev ha ripreso la respinta e ha calciato a rete, con la porta vuota. Lopez ha tentato di ribattere, ma è scivolato goffamente, toccando il pallone con un braccio. Inevitabile il rigore, forse eccessivo il cartellino rosso per il difensore uruguaiano (ma il pallone sarebbe entrato in rete). Sta di fatto che il Cagliari è stato raggiunto da Zarate – che da dischetto ha spiazzato Marchetti – e con un uomo in meno. Senza il suo capitano, la squadra sarda è letteralmente crollata. Da quel momento in poi in campo si è vista una squadra sola, la Lazio, che ha tranquillamente “passeggiato” sui resti di un Cagliari allo sbando, che nel frattempo ha perso anche Pisano per infortunio. Incredibile lo shock subito dai rossoblù, incapaci di reagire dopo il rigore e l’espulsione, senza più idee né gambe. Allegri ha provato a salvare il salvabile, inserendo Magliocchetti in difesa, poi Lazzari e Matri per rivitalizzare il reparto offensivo, ma non c’è stato niente da fare. La Lazio ha dilagato, chiuso con un poker umiliante per il Cagliari, bello a metà. Ma in serie A le partite durano 95’, non si può giocare bene solo un tempo, o un’ora. Lo sanno bene i tifosi rossoblu che l’anno scorso hanno assistito al pessimo girone d’andata di una squadra che a tratti giocava anche meno, ma crollava alla prima situazione negativa subita. E spesso subiva delle goleade. Una squadra che pure era partita bene, vincendo a Napoli alla prima giornata (anche quello era calcio d’agosto, evidentemente...) per poi, però, inanellare una serie di risultati negativi impressionante, fino a chiudere il girone d’andata all’ultimo posto con soli 10 punti. Prima del miracolo finale, firmato da Ballardini. Ecco, visto che solitamente l’esperienza insegna sempre qualcosa, Allegri deve ripartire da questo precedente. Studiando gli errori commessi per apportare subito i necessari correttivi. Siamo solo alla prima giornata, ora c’è pure la sosta Agosto-Settembre 2008 per gli impegni della nazionale. Poi il 14 settembre si torna in campo, a Siena, contro una diretta concorrente allenata dall’ex Giampaolo. E lì ci saranno già in palio i punti che valgono doppio. E non si potrà più sbagliare. La squadra è la stessa che aveva brillantemente concluso il campionato scorso. Con la Lazio sono scesi in campo 10/11 del Cagliari della passata stagione, con l’unica eccezione del portiere. D’accordo, mancava il bomber Acquafresca, rimasto in panchina dopo le fatiche olimpiche, ma questo non può bastare per giustificare una simile debacle. È stato un crollo psicologico, senza dubbio, ma allora Allegri dovrà lavorare molto sull’aspetto nervoso dei suoi giocatori, oltre che su quello atletico. Visto il gran caldo e come era iniziata la partita, sembrava che la preparazione precampionato svolta nel centro sportivo di Assemini, anziché in montagna, come nelle passate stagioni, potesse dare una mano in più ai cagliaritani, abituati a certe temperature (anche il giorno prima della partita si erano allenati alle 15). Invece il Cagliari, dopo un’ora di gara, è calato vistosamente anche sul piano atletico, mentre le gambe dei giocatori laziali giravano a mille. Bisogna capire, però, se Allegri ha improntato la preparazione per un avvio di stagione arrembante (come fanno molte “piccole”, soprattutto le neo promosse, per mettere subito fieno in cascina in vista del ritorno), oppure per crescere partita dopo partita, sino a presentarsi nel pieno della forma per il rush finale di primavera. Staremo a vedere. Una sconfitta che Allegri ha commentato così: “La squadra ha fatto bene per un’ora, ma poi con il rigore è cambiato tutto. C’è stata l’espulsione, lo svantaggio e l’infortunio di Pisano. Ho dovuto fare due cambi obbligati. Avevo già capito che c’era bisogno di forze fresche, ma non ho potuto fare i cambi che avevo previsto. Comunque dobbiamo imparare a gestire meglio le situazioni che si presentano, soprattutto quelle difficili. La squadra ha perso ordine dopo il rigore; in occasione del secondo gol abbiamo commesso una serie di errori, poi ci siamo disuniti. Nel calcio ci sono episodi che cambiano le partite: Lopez è scivolato e la palla gli è finita sul braccio. C’è da imparare molto anche da queste situazioni. Bisognava essere più cinici, avrei preferito che si giocasse meno bene ma si facessero punti. Perché Larrivey titolare? Ha fatto un buon precampionato, si era allenato bene e lo vedo più simile ad Acquafresca, come prima punta, mentre Matri è più simile a Jeda”. Intanto la stagione ufficiale era cominciata con una vittoria, seppur striminzita, in Coppa Italia. Uno a zero in casa alla Triestina, squadra di serie B. Vittoria di misura, ottenuta su rigore, realizzato da Matri, dopo un precampionato di alti bassi, con luci e ombre e qualche preoccupazione che poi si è manifestata puntualmente, come abbiamo visto, alla prima giornata. La decisione di rinunciare alla classica preparazione atletica in altitudine vedremo se è stata azzeccata – o se è stata una scelta rischiosa – solo a fine stagione. Nelle prime amichevoli il Cagliari è stato “bastonato” in Portogallo, contro squadre più blasonate e avanti nella preparazione, ben figurando solo in alcune occasioni, come con il Parma, per esempio. Allegri, in fase di calcio mercato, era stato accontentato. Aveva chiesto la conferma del gruppo che aveva conquistato la storica salvezza con Ballardini in panchina, per ripartire da quella impresa. Con lo stesso spirito, la stessa voglia di ottenere i risultati attraverso il bel gioco. Cosa mica facile per chi lotta per non retrocedere. Dunque il suo compito era agevolato, perché si è trovato con un macchina già oleata e ben rodata, da non stravolgere. Pochissimi innesti, un gruppo coeso che lavora insieme da tempo, la conferma dell’attaccante (Acquafresca, ndr) che ti può garantire una quindicina di gol a stagione, fondamentale per chi vuole salvezza. Tutti i presupposti ci sono, ora tocca al giovane mister livornese non rompere il giocattolo e restituire al più presto il miglior volto al Cagliari. E chissà se il presidente Cellino non si sia già pentito di non aver confermato Ballardini... Andrea Frigo IL MESSAGGERO SARDO Sport VELA Il vento e il mare della Sardegna esaltano la stagione delle regate L’Isola si conferma luogo ideale per le competizioni veliche - I più grandi velisti del mondo hanno partecipato a numerose gare L a Sardegna anche quest’anno non ha tradito le attese della vigilia e si è confermata la regione leader per quanto riguarda le regate veliche, proponendo un calendario ricco di eventi, che hanno toccato tutte le località dell’Isola. A fare da apripista è stata Cagliari. Nell’ultima settimana di aprile, infatti, il Golfo degli Angeli ha ospitato la “Cagliari Cup”, organizzata dallo Yacht Club, regata valida come seconda tappa del circuito mondiale riservato ai monotipo RC 44, le imbarcazioni disegnate dal neozelandese Russell Coutts (vincitore di tre edizioni dell’America’s Cup) insieme con lo sloveno Andrej Justin. Il vento di maestrale ha regalato regate spettacolari e avvincenti, con protagonisti campioni del calibro di Russell Coutts, James Spithill, Vincenzo Onorato, tanto per fare qualche nome. Nei primi giorni di maggio nel capoluogo isolano si è disputato il campionato italiano Melges 24. Alla manifestazione, organizzata dalla sezione cagliaritana della Lega Navale Italiana, hanno partecipato 64 barche condotte da equipaggi di livello internazionale. Pluricampioni come Lorenzo Bressani, Flavio Favini, Dodo Gorla, Gabrio Zandonà, Nicola Celon, Matteo Ivaldi, tanto per citarne alcuni. Cinque le imbarcazioni sarde, tra cui Vis, timonata da Antonello Ciabatti, e Bajana, da Ignazio Cocco. Il tricolore Melges 24, vinto da Joe Fly, è stato solo un assaggio per le acque del Golfo degli Angeli che ai primi di luglio hanno fatto da scenario alle regate dell’Audi Med Cup, che ha visto come protagonisti i TP 52, scafi lunghi quasi 16 metri e larghi quattro, dotati di una superficie velica di oltre quattrocento metri quadri. A bordo molti equipaggi provenienti all’ultima edizione della Coppa America, che si è disputata a Valencia, in Spagna. L’Audi Cup è stata preceduta dalle regate internazionali dei Melges 32. Intanto la Costa Smeralda non è stata di certo a guardare: le acque galluresi hanno ospitato per tutto il mese di giugno regate prestigiose e mozzafiato. Il sipario della grande vela si è aperto a Porto Cervo, dove nella prima settimana di giugno si è disputato il Volvo Melges 24 World Championship. Alla spettacolare manifestazione, organizzata dallo Yacht Club Costa Smeralda, hanno partecipato 114 equipaggi in rappresentanza di 16 Paesi. Ha vinto Uka Uka Racing con al timone il triestino Lorenzo Bressani. Vittoria italiana anche nel Mondiale della classe J 24, che si è svolto dal 9 al 13 giugno, nelle acque smeraldine prospicienti il Circolo nautico di Arzachena. Oltre 70 gli equipaggi in gara provenienti da 15 nazioni. Si è imposto Fiamma Gialla con al timone Andrea Casale. Porto Cervo ha ospitato la seconda tappa del Circuito Europeo Farr 40 Mediterranean, che ha visto prevalere il plurititolato Nerone di Massimo Mezzaroma e Antonio ATLETICA LEGGERA Silvia Salis unica atleta a rappresentare la Sardegna alle Olimpiadi di Pechino Genovese di nascita è orgogliosa delle origini sarde della sua famiglia È ormai più che una promessa dell’atletica nazionale. Compie 23 anni a settembre e il suo cognome non smentisce le origini. Stiamo parlando di Silvia Salis, genovese di nascita, come il suo papà, Eugenio, ma tenace e determinata come i sardi. Sua mamma Tamara è umbra. E si sa che anche gli umbri non sono da meno in quanto a ospitalità e generosità. La stirpe dei Salis proviene da Sassari e li vivono gli zii della campionessa. A giugno scorso, un grande dispiacere familiare. La scomparsa di nonno Giovanni, papà di signor Eugenio. Ora, affettivamente, le attenzioni sono concentrate su nonna Antonietta. Silvia Salis è stata l’unica atleta a rappresentare la Sardegna alle Olimpiadi di Pechino. A vederla da vicino e non in gara, non sembrerebbe una che pratica una specialità di peso, anzi di lancio. È una graziosa martellista, che il 2008 se lo ricorderà a lungo. Più che passi, ha fatto lanci da gigante. Tanto da ottenere la misura minima per partecipare alla kermesse asiatica. Un susseguirsi di risultati, un continuo crescendo. È per il momento la terza italiana di sempre, ad aver superato i 70 metri di lancio nel martello. Il suo primato personale è di 70 metri e 42 centimetri, ma crediamo che la giovane e forte atleta, che definiamo sardogenovese, possa aspirare al ruolo di regina indiscussa della specialità in campo nazionale. È vero che deve “martellare” con due spietate concorrenti, come la primatista Clarissa Claretti e la veterana Ester Balassini, ma Silvia Salis non ha intenzione di cedere di un centimetro. “Io mi sento sarda, sono orgogliosa – ribadisce – mio padre dice che ho proprio la testa da sarda. Ogni volta che sono stata nell’isola a trovare i miei zii e ancora oggi, provo una grande emozione. L’ultima in ordine di tempo a Cagliari, dove non ero mai stata, per i Campionati italiani assoluti di atletica leggera”. Schietta e genuina, non manda mai a dire. Lo dice e basta. “Nel capoluogo sardo ho trascorso un week end di luglio meraviglioso, non solo per le gare, ma per l’accoglienza e la gentilezza che ho ricevuto. Ecco perché bisogna essere orgogliosi di avere un legame così forte con questa terra”. A proposito di Cagliari, Salis è stata incoronata vice campionessa d’Italia nel martello, lanciando l’attrezzo a 69,63, alle spalle della numero uno Claretti che ha vinto con il nuovo primato personale di 72,46. Silvia ha ereditato dal padre l’amore per lo sport. Signor Eugenio è attualmente direttore di due impianti 31 Sodo Migliori, con il tattico Vasco Vascotto. Al secondo gradino del podio gli australiani di Kokomo, seguiti da Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato. I Farr 40 sono stati un prologo per la Sardinia Rolex Cup, che è subito entrata in scena in Costa Smeralda. E il campionato mondiale a squadre, come è appunto ritenuta da tutti la Sardinia Rolex Cup, non ha tradito le attese della vigilia, confermando il grande spettacolo delle regate. Il titolo è andato a Bribon il team spagnolo, che fa capo a Re Juan Carlos, condotto dal mitico Pedro Campos, affiancato da Telefonica Vertigo e Nerone. Al secondo posto l’Italia con Adi TP42 Powered by Q8, DSK e Mascalzone Latino. Infine, a suggellare la stagione del mese di giugno in Costa Smeralda sono stati i maxi yacht, gioielli del mare che hanno “sfilato” alla Boat International Superyacht Regatta. L’attività velica della Costa Smeralda dopo una sosta, interrotta solo per il tradizionale Trofeo Formenton di mezzo agosto, è ripresa in settembre con la Maxi Yacht Rolex Cup e la Rolex Swan Cup. Intanto, ai primi di agosto a Cagliari è tornata la Sandalion Cup (ex Tiscali Cup), che ha visto “sfilare” per la veleggiata un centinaio di imbarcazioni, tra cui Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato, testimonial della manifestazione organizzata dall’Associazione Sandalion Mare Club. Alla fine di agosto invece a farla da padrona è stata la vela latina. A Stintino si è disputata la XXVI edizione del Trofeo Presidente della Repubblica organizzata dall’Associazione vela latina tradizionale e lo Yacht Club Sassari. Intanto, nella prima settimana di settembre il sipario sulle derive è calato al Poetto con il campionato italiano della classe Hobie Cat 16, l’acrobatico catamarano. È la terza volta che la competizione tricolore approda a Marina Piccola dove ha sede il Windsurfing Club Cagliari, il circolo che vanta la flotta più numerosa di multiscafi. Sergio Casano sportivi a Genova. Uno solo per l’atletica, l’altro polifunzionale, per la pratica di diverse discipline. “Da piccola ho praticato il nuoto, poi a 7 anni ho cominciato a fare atletica. La mia prima specialità è stata il salto in lungo. A 13 anni la svolta con i primi passi nel lancio del martello”. Silvia Salis ha contribuito quest’anno, al successo della nazionale italiana femminile nella Coppa Europa invernale di lanci, disputata a Spalato. Nella sua specialità è arrivata settima con la misura di m. 67,17. Ma la forte atleta sardo-genovese ha fatto ancora meglio a Savona nel Grand Prix di lanci, superando per la prima volta i 70 metri, precisamente 70.07. “Che dire, mia figlia sulla base dei test fisici che ha fatto, è molto forte, e non lo dico per vanto, ma perché è la realtà – racconta con soddisfazione papà Eugenio, 58 enne ex pallanuotista – rispetto ad altre atlete, della stessa età, ha maggiori potenzialità”. Silvia pensa a togliersi altre soddisfazioni. Partecipare alle Olimpiadi di Pechino a 22 anni, è stata, per lei, una gioia immensa, perché ha coronato un sogno. Ma sa che deve ancora imparare e migliorarsi. Non dimentica di avere origini sarde e la tenacia e la volontà, sono aspetti caratteriali che possiede. Avanti dritta verso la meta. Con l’allenamento e il sacrificio si può ambire a risultati importanti. Dopo essersi immersa nel “ giallo” della Cina, ora pensa a colorare d’oro gli altri anni della sua carriera sportiva. La testarda e combattiva Silvia, siamo convinti, che sgomiterà ancora a lungo per arrivare prima o tra le prime. Non per niente è una “che martella” fino in fondo, per giungere al traguardo. E anche nello studio sembra andare forte. Anche in questo caso, si fanno sacrifici, tra il tempo da dedicare allo sport e quello incentrato sulle lezioni e sui testi. Ma chi ha il cuore da leonessa e lo spirito da guerriero, non può temere niente e nessuno. Piedi in terra, sì, ma a testa alta, come i sardi, appunto, con tanta “Salis “ in zucca. Andrea Porcu IL MESSAGGERO SARDO Cultura 32 REPORTAGE DI VIAGGIO Islanda: l’isola del vento e della libertà Viaggio alla scoperta del più estremo Stato europeo Cultura e ingenuità Islanda: una terra arcaica, aspra, dalla natura violenta e prepotente. Valanghe improvvise che sotterrano paesi interi, eruzioni vulcaniche capaci di terrorizzare il sonno, orsi polari che viaggiano su iceberg, alla deriva, fiumi che si gonfiano e diventano minacciosi, cascate solenni, ghiacciai, distese immense di lava pietrificata, coperta qua e la da una sottile patina di muschio verde mandorla. E, ancora: silenzio, vento che piega i pochi alberi rimasti, cavalli selvatici che resistono immobili nel gelo e che, bianchissimi, si confondono con il manto della neve e con la nebbia. Cittadine popolate da persone silenziose in case, di lamiera ondulata, colorata in maniera sgargiante e capace di isolare dal gelo. Aeroporti mignon con la carta d’imbarco scritta a mano e nessun controllo di sicurezza, alcolici venduti a peso d’oro a orari prestabiliti, bambini che non hanno mai avuto paura, buio perenne, fili verdastri d’Aurora Boreale che colorano la notte come in un incantesimo. Decine e decine di voli internazionali che atterrano carichi di turisti provenienti da ogni dove con l’urgenza di scrollarsi di dosso la volgarità e il rumore del mondo. Laghi d’acqua calda in crateri lunari in cui poter fare il bagno sotto la neve, strade deserte, banche che aprono alle undici della mattina, stazioni di polizia inutili, carceri vuote, navi cariche di anfetamina che arrivano in porticcioli dimenticati dal mondo, mirtilli accolti come miracoli nei rari cespugli, librerie piene di clienti, chiese vuote, e nuovi palazzi che crescono come funghi nella capitale ormai sempre più popolata nonostante la sua totale assenza di estate: è questa l’Islanda. E quando ci si arriva per la prima volta si rimane in silenzio. Si osserva la potenza della natura, la sua armonia, il suo volto aspro e ci si commuove. L’ di Nicola Lecca Da questo numero “Il Messaggero sardo” si arricchisce della collaborazione di Nicola Lecca, giovane scrittore sardo, nato a Cagliari nel 1976, considerato uno dei più brillanti autori italiani. Ha scritto: Concerti senza orchestra (Marsilio, 1999 IV ediz.) finalista del Premio Strega, Premio Rhegium Julii per l’opera prima, Premio selezione Chiara, Premio Basilicata, Ritratto Notturno (Marsilio, 2000) Prix du Premier Roman, Ho visto tutto (Marsilio, 2003 II ediz.) Premio Hemingway, Hotel Borg (Mondadori, 2006 II ediz.) Premio della società lucchese dei lettori. Il suo saggio filosofico Di quasi tutto non ci accorgiamo è stato pubblicato dall’editore olandese Nexus. Sono le infinite gradazioni di verde, nelle montagne a stupire, sono le notti piene di luce, in giugno a sembrare impossibili, sbagliate. Sono i civilissimi islandesi ai primi posti nel mondo per durata della vita, per numero di libri letti, per libertà di stampa e per quantità di prole. Insomma, un paradiso in cui la povertà non c’è e in cui non c’è neanche il dolore. Nemmeno la morte fa paura e tutti sembrano abituati all’idea di doverle andare incontro. In Islanda nessuno mette da parte grossi risparmi. Si tende a vivere alla giornata: perché si ha paura delle catastrofi naturali e si ha consapevolezza che tutto può finire da un momento all’altro. Allora si tende a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. E ci si diverte. Ci si appassiona alla vita per paura che essa possa finire troppo presto. La si vive fino all’ultimo. Il quotidiano locale non ha quasi mai notizie rilevanti, ma enormi necrologi con poesie, immagini e lunghissimi scritti. In prima pagina titola “Oggi il sole non è sorto: forse sorgerà domani”. Oppure “Rubata autoradio in centro”: con la stessa gravità con cui Il Mattino di Napoli titolerebbe per una strage di camorra. Ultimamente, però, molti turisti hanno perso la vita per essersi avventurati nei ghiacciai da soli e senza esperienza. Un ragazzo israeliano venuto in Islanda a cercare il silenzio è morto congelato parlando con sua madre al telefonino. Nell’agonia continuava a bisbigliarle: “Sto morendo... sto morendo”. Ma cosa significa poter vivere su un’isola del genere? Abitare per sempre in un luogo totalmente aspro e lontano da tutto: capace di mantenere la sua personalità intatta nei secoli, rimanendo un paese ai confini della storia, mai toccato da guerre o da pestilenze, né da Crociate o da stragi? Cosa significa poter trascorrere l’infanzia nella più completa serenità e crescere sani bevendo ogni mattina un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo? Significa rinunciare a tante cose. Significa chiudersi in un guscio di cristallo e rimanere immobili mentre tutto il resto del mondo continua a girare. Significa illudersi che le sponde dell’isola siano i confini di un universo altero, protetto da un qualche Dio benevolo, innamorato del freddo. Sull’elenco telefonico, le persone sono ordinate per nome: si chiamano Aquila, Cespuglio, Rosa Rossa e non hanno un cognome, ma semplicemente l’indicazione del loro padre. Nella piscina comunale di Laugardaslaug, ogni mattina le perone anziane si ritrovano. Bacca ha 92 anni e, ogni giorno, nuota mezzo chilometro in stile libero. Poi si rilassa nelle pozze d’acqua calda con le sue amiche e parla di politica: nonostante la sua età indossa un costume rosa con le farfalle. Anche il primo ministro sta nuotando: lo si incontra spesso, per la strada e anche al supermercato. Peccato che i prezzi siano altissimi. Quasi tripli rispetto al resto del mondo. Ma i trasporti costano, e l’isola è lontana. Perfino le patate, qui, sono un lusso. Una pizza costa 26 Euro. Intanto, in una casa del centro (considerata antichissima perché costruita 80 anni fa), i bambini fanno colazione con lo Skyr (una specie di yogurt densissimo e aromatizzato alla vaniglia) e con le piadine di ceci guarnite di formaggio e di salmone affumicato. Gudmundur, figlio di Einar, ha 11 anni. Lui sta ripassando la lezione prima di entrare a scuola. È seduto al tavolo di un caffè nel centro di Reykjavik. È ottobre, ormai, e i turisti sono quasi tutti andati via. Infatti il locale, come il resto della città, è vuoto. I suoi genitori, intanto, puliscono il bancone e preparano le piadine di ceci per gli improbabili clienti. Fuori il vento fa cigolare le insegne dei negozi e costringe i passanti a camminare piano, facendo molta attenzione a non perdere l’equilibrio. “Non sei stanco di vivere qui?” gli domando. “No” risponde lui con serenità. “Non sei stanco di tutta questa pioggia, di questo vento, di essere bloccato qua: di non poter fare null’altro che le solite cose?”. “No: io qui sto bene e non voglio andare via. Il mondo è cattivo lontano dall’Islanda e io non lo voglio conoscere”. I genitori sorridono soddisfatti. Sono riusciti nel loro intento. E mentre il Presidente islandese, nella sua sontuosa residenza persa in mezzo alla lava, guarda con un certo orgoglio le ormai consuete fotografie esposte nel salone di casa sua e scattate insieme a Bill Clinton, George Bush e a tanti altri presidenti di Stati ben più popolati, per un momento smette di piovere. È un istante soltanto, ma tutti si fermano, come stregati dal raggio di sole che finalmente filtra dalle nuvole spesse e grigie come un fumo denso. “Mamma” – dice Gudmundur, e con la voce incantata continua” Guarda: guarda: il sole!”. © Copyright Nicola Lecca www.ilmessaggerosardo.com