POLITICA
EMIGRAZIONE
CULTURA
EMIGRAZIONE
CULTURA
SPORT
Pubblicato
il bando
per i mutui per
la prima casa
Attivato
il portale
“Sardegna
Migranti”
Carbonia
dedica
un museo
al carbone
a pagina 10
a pagina 11
Costituita
a San Vito
l’Accademia
delle
launeddas
Il Cagliari
parte
col piede
sbagliato
a pagina 7
Feste
a Ussana
Pula
Gesico
Gadoni
e Arborea
a pagina 30
a pagina 18
a pagina 14-17
IL
MESSAGGERO
SARDO
DCOOS3568
NAZ / 028 / 2008
Mensile della Regione
Autonoma della Sardegna
per i Sardi nel mondo
www.ilmessaggerosardo.com
Anno XL / Agosto-Settembre 2008
Un’estate tranquilla
L’isola meta di vacanza
per vip e gente comune
Ancora una volta, nonostante i timori più che giustificati
della vigilia, il fascino della Sardegna è stato più forte della
crisi economica e l’Isola è stata presa d’assalto da un
esercito di vacanzieri. Sono tornati i vip ma soprattutto è
arrivata tanta gente comune. Come sempre la parte del
leone l’hanno fatta gli emigrati che a costo di qualsiasi
sacrificio non rinunciano a rientrare nella terra natia
almeno per le ferie estive. Per salutare il rientro a casa dei
tantii paesani sparsi nel mondo sono state organizzate
feste in molti centri dell’isola. Gadoni, Ussana, Pula,
Genoni, Budoni e altri paesi hanno dedicato
manifestazioni e convegni per ricordare la piaga
dell’emigrazione. Anche i centri dell’interno,
che si stanno spopolando, per qualche settimana
sono stati rivitalizzati dalla presenza gioiosa
di questi emigrati, dei loro figli e nipoti.
Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano,
con la signora Clio non è rimasto insensibile al richiamo
della Sardegna e ha deciso di trascorrere le vacanze
di ferragosto alla Maddalena, come faceva abitualmente
il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi.
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha indossato
i panni del nonno premuroso e ha trascorso gran parte
dell’estate con la famiglia a Villa Certosa,
trasformata in una dependance di Palazzo Chigi.
Personaggi della politica, della finanza e dello spettacolo
hanno confermato la loro preferenza per il mare
della Sardegna. Non solo la Costa Smeralda
e la Riviera del Corallo sono state prese d’assalto ma anche
le località del Golfo di Cagliari, l’Ogliastra e le coste
dell’Oristanese hanno richiamato torme di villeggianti.
La stagione è trascorsa sostanzialmente serena.
Dopo molti anni di devastazioni e di tragedie persino
il fuoco ha concesso una tregua. La prevenzione
e la vigilanza del servizio antincendio ha contenuto
il numero dei roghi e i danni all’ambiente.
Editoriale
2
Agosto-Settembre 2008
Bilancio soddisfacente di un’estate tranquilla
È presto per fare bilanci, ma sembra che le funeste
previsioni sull’andamento della stagione turistica in
Sardegna siano state smentite. Dopo un avvio stentato,
dovuto al protrarsi di una primavera fresca e instabile,
l’estate è esplosa con un’ondata di forte calura a giugno
e si è poi stabilizzata in luglio e agosto.
Le temperature sono state elevate, ma nella norma; il
maestrale ha soffiato con meno intensità e frequenza di
altri anni, e forse anche per questo ci sono stati meno
roghi e soprattutto meno incendi devastanti. Questo dato
è tra i più importanti da sottolineare. Decisivo è stato il
ruolo di prevenzione svolto dalla macchina del servizio
antincendio con la collaborazione di tutti i comuni (mai
come quest’anno si è assistito a una sistematica pulizia
delle cunette e dei bordi delle strade da dove in passato
sono divampati numerosi roghi).
Non ci sono state invasioni di “alghe assassine” o di
meduse. Agosto è filato liscio senza la consueta “rottura”
di stagione dopo ferragosto. Anche questi fattori hanno
influito sul buon andamento delle vacanze. È accertato
che se il tempo “tiene”, chi può prolunga il periodo di ferie.
Le premesse, con i venti di crisi e di recessione che
soffiavano (e continuano a soffiare) su tutta l’Europa,
non erano delle migliori. La lievitazione del prezzo del
petrolio oltre ogni limite ipotizzabile, il balzo dei mutui
sulla casa, il crescere frenetico del costo delle materie
prime e, in particolare, quello del grano e di altri prodotti
alimentari di base, con conseguente impennata senza
controllo del costo della pasta e del pane, hanno fatto
subito sentire il loro peso sulle tasche degli italiani. Le
prospettive di un’ulteriore stretta economica che incombe
sull’Europa come riflesso della pesante crisi degli Stati
Uniti, hanno indotto molti a tagliare le spese superflue o,
comunque, non indispensabili. Tra tutte quelle per l’auto
e per le vacanze. Basta pensare che in agosto il mercato
dell’auto ha subito un crollo superiore al 25%
per rendersi conto delle dimensioni del problema.
La vacanza estiva però è entrata nelle abitudini e
difficilmente ci si rinuncia. Così, in base alle prime stime,
è emerso che nonostante l’alto costo della benzina (che è
rimasto elevato anche quando quello del petrolio ha
cominciato a scendere) molti non hanno rinunciato
al periodo di villeggiatura, anche se sono state ridotte
le giornate di vacanza.
Da più parti sono arrivate segnalazioni di sensibili
riduzioni di presenze. In Sardegna la situazione sembra
sia andata meglio che nel resto del Paese. Navi e aerei
hanno trasportato nell’Isola centinaia di migliaia di
turisti. Il porto di Olbia (con quello di Golfo Aranci) ha
registrato un traffico record, grazie anche alla
concorrenza tra diversi vettori che hanno proposto offerte
vantaggiose. Anche a Porto Torres il traffico è stato
intenso. Cagliari, dove opera in regime di monopolio la
Tirrenia, sembra tagliata fuori da potenziali flussi. Se,
come ha promesso il ministro dei Trasporti, accogliendo
una richiesta del presidente della Regione Soru, a fine
anno non verrà rinnovata la concessione per i
collegamenti con la Sardegna alla Tirrenia, per l’Isola si
apriranno nuove prospettive nei collegamenti marittimi.
Il traffico aereo, con le rotte a basso costo con le principali
città europee, ha fatto registrare punte record.
Dall’aeroporto di Olbia-Costa Smeralda nel mese di agosto
è partito o atterrato un aereo ogni due minuti.
Anche Alghero e Cagliari hanno avuto un crescente
volume di traffico.
Non sono mancate lamentele di albergatori e ristoratori
(qualcuno dovrebbe cominciare a recitare il mea culpa per
la politica dei prezzi attuata in passato) ma il bilancio
provvisorio della stagione si può considerare
soddisfacente. Il fascino della Sardegna del suo mare
ma anche della sua cultura e del suo entroterra
hanno resistito alla stretta della crisi.
Il turismo, come confermano i dati elaborati
dall’Osservatorio Economico della Sardegna che ha
eseguito una inchiesta su incarico della Regione,
rappresenta sempre più una voce importante
nell’economia dell’Isola. La spesa media per una vacanza
in Sardegna è pari a 1.282 Euro, 150 Euro al giorno.
La concorrenza nel settore è sempre più forte. La
Sardegna deve giocarsi le sue carte puntando sulle sue
straordinarie risorse naturali che vanno salvaguardate e
valorizzate, e sulla qualità dei servizi offerti. La fascia di
utenza su cui può e deve puntare la Sardegna ricerca e
richiede queste caratteristiche.
Puntando su queste potenzialità si può favorire
l’allungamento della stagione, condizione per rendere
sempre più stabile e consolidato il peso del turismo nella
bilancia economica dell’Isola. Anche quest’anno non sono
mancati aspetti negativi, disguidi e inconvenienti.
In alcune zone l’eccessivo carico umano ha messo
in crisi il sistema idrico. In alcuni giorni ci sono stati
ritardi e disagi nei porti e negli aeroporti. Ma tutto
sommato gli inconvenienti sono stati contenuti.
Da più parti c’è stato segnalato che non accenna a
modificarsi il comportamento incivile di molti bagnanti
che lasciano le spiagge colme di rifiuti. Anche quando le
amministrazioni comunali hanno provveduto a installare
cestini per i rifiuti la mancanza di senso civico e di rispetto
per l’ambiente hanno finito per prevalere.
La campagna di sensibilizzazione per il rispetto
dell’ambiente, delle spiagge e del mare non ha dato ancora
i frutti sperati. Bisogna insistere nella consapevolezza
che alla fine prevarrà il rispetto per se stessi e l’ambiente.
Sommario
11 Carbonia dedica un museo alla cultura del carbone
Editoriale
2 Bilancio soddisfacente di un’estate tranquilla
Primo Piano
di Massimo Carta
12 I fantini sardi da sempre protagonisti al Palio di Siena
di Andrea Porcu
3 L’impegno della Regione per salvare le tombe
del colle di Tuvixeddu di Andrea Frailis
7 Pubblicato il bando per la concessione dei mutui
per l’acquisto della prima casa di Giuseppe Mereu
8 Varata la riforma dei consorzi industriali
di Fabrizio Serra
9 Il Consiglio regionale ha approvato la legge
che istituisce il Corecom di Fabrizio Serra
Confermata La Maddalena come sede del G8
Speciale Emigrazione
14 Festa dell’emigrato a Ussana di Luigi Coppola
15 Il contributo degli emigrati al grande sviluppo di Pula
di Antonello De Candia
16 Convegno a Gesico sulla nuova emigrazione
di Marco Aresu
Da Verona ad Arborea per rinsaldare un’amicizia
17 Gadoni punta sull’Eco museo e su “Funtana Raminosa”
di Antonello De Candia
Attualità
6 Vacanze di Napolitano a La Maddalena
10 Attivato il portale “Sardegna Migranti”
di Gino Zasso
13 La Sardegna nel web di Andrea Mameli
Una cagliaritana nel team per la lotta al linfoma
di Lia Serreli
Cultura
18 Costituita a San Vito l’Accademia delle launeddas
di Pier Sandro Pillonca
19 In mostra a Sassari la collezione “Giuseppe Biasi”
della Regione Sardegna di Luciana Satta
Tesi di laurea su Biasi pittore sardo e orientalista
32 Islanda: l’isola del vento e della libertà di Nicola Lecca
Paesi di Sardegna
20 Porto Torres: l’antica Turris Libisonis la patria
dei martiri Gavino Proto e Gianmario di Salvatore Tola
Bonnanaro: la storia di un feudo conteso di Franco Fresi
Parliamo della Sardegna
21 La scomunica contro Joanni Maria Cadoni
IL MESSAGGERO SARDO
di Natalino Piras
Mensile della Regione Autonoma della Sardegna
per i Sardi nel mondo
Parlando in Poesia
Edito da “Messaggero Sardo società cooperativa a r.l.”
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Stampa Sarprint, stab. Tossilo - Macomer
22 Cento poesie
a cura di Salvatore Tola
Sport
30 Il Cagliari parte col piede sbagliato, travolto al Sant’Elia
dalla Lazio di Andrea Frigo
31 Il vento e il mare della Sardegna esaltano la stagione
delle regate di Sergio Casano
Silvia Salis unica atleta a rappresentare la Sardegna
alle Olimpiadi di Pechino di Andrea Porcu
Rubriche
23 Dall’Italia
27 Dal Mondo
Il Messaggero Sardo viene inviato gratuitamente agli emigrati e alle loro famiglie dalla Regione Sardegna.
Per richiederlo scrivere al Messaggero Sardo, via Barcellona 2 - 09124 CAGLIARI o alla e-mail: [email protected]
IL
MESSAGGERO
SARDO
Primo Piano
L’impegno della Regione
per salvare le tombe
del colle di Tuvixeddu
di Andrea Frailis
Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar della Sardegna
che aveva accolto i ricorsi di un gruppo di imprese contro i vincoli imposti
dalla Giunta regionale per un vizio di forma - Si cerca un accordo
per la salvaguardia dell’importante area archeologica
a guerra del colle”.
Così l’hanno ribattezzata
i cagliaritani, prendendo in
prestito la definizione dalle
schermaglie politiche che, ogni
sette anni, vedono contrapposte
le forze politiche. Ma, in questo
caso, l’oggetto del contendere
non è la più alta carica dello
Stato, bensì il futuro di
Tuvixeddu, uno dei colli sui
quali è stata edificata la città
capitale dell’Isola e sul quale un
gruppo di costruttori vorrebbe
realizzare insediamenti edilizi,
ma si trovano a dover fare i
conti con il vincolo imposto dalla
giunta regionale.
Vediamo di rendere più chiari i
contorni della vicenda con un
breve excursus di carattere
storico; il colle di Tuvixeddu e
quello vicino di Tuvumannu
hanno ospitato gli insediamenti
più antichi di Cagliari e oggi
sono sede di un parco archeologico di grande
interesse scientifico. La necropoli fenicio-punica
con migliaia di tombe è stata recentemente definita
la più vasta e interessante dell’intero bacino del
Mediterraneo, ed è oggetto di studio da parte di
esperti provenienti da tutto il mondo. I due
maggiori quotidiani sardi hanno ospitato (nello
stesso giorno) un articolo del professor Bartoloni
docente di storia fenicia all’Università di Sassari,
il quale (lungi dall’entrare nel merito della
polemica sulle nuove costruzioni) ha disegnato
con grande precisione storica i contorni di un sito
di interesse mondiale.
Le antiche tombe di Tuvixeddu sono state inserite,
da più di un decennio, in un parco archeologico
destinato alla loro tutela, ma le aree adiacenti
sono state (e non da oggi) oggetto dell’interesse
di alcuni gruppi di costruttori, sempre
alla ricerca di aree edificabili in una città
dove da tempo scarseggiano.
Una procedura lunga, quella per ottenere le
necessarie autorizzazioni per costruire, una
procedura durata quasi quindici anni e passata
attraverso un serrato confronto con l’ufficio
regionale di tutela del paesaggio, la Regione e altri
enti. Lo sbocco fu, nel Giugno del 2000, il voto
favorevole del consiglio comunale ad un accordo di
programma che prevedeva il riordino urbano e
ambientale dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu;
non poco cemento (565mila metri cubi su 48 ettari
per un investimento di oltre 200 milioni di euro)
ma anche quasi 65mila metri cubi di interventi di
interesse pubblico, verde, aree destinate
all’università, alla ricerca e ai servizi, oltre a
venti ettari di parco archeologico. Un megapiano
da 450 tra appartamenti e ville, destinate a 2.500
cagliaritani.
In cantieri vennero aperti solo sei anni dopo,
e gli uffici vendite cominciarono a mostrare
“sulla carta” ai potenziali compratori
“L
appartamenti e case unifamiliari in una zona di
grande prestigio e molto ambita per la
straordinaria posizione panoramica.
Su questo accordo un anno e mezzo fa è caduta la
mannaia della giunta regionale che, confortata
dalla lotta degli ambientalisti e con il parere
favorevole dell’allora governo in carica, ha
imposto il vincolo totale sui colli di Tuvixeddu e
Tuvumannu. Una decisione, quella del
governatore Renato Soru, che ha scatenato
polemiche a non finire e ha dato avvio a una serie
infinita di accuse, studi e pareri non sempre
disinteressati, ma che soprattutto ha trasformato
in “querelle” politica un confronto che avrebbe
dovuto essere limitato a un confronto tecnico. Ma
così non è stato e il “caso Tuvixeddu” è entrato a
pieno titolo anche nella bagarre elettorale, con il
risultato che le parti in causa si sono via via
arricchite di nuovi proseliti, ma si sono
confrontate con sempre meno chiarezza espositiva
e i cagliaritani hanno capito ben poco della
questione, non riuscendo soprattutto a
individuare la vera posta in gioco.
E così tra visite domenicali degli ambientalisti
convinti sostenitori della necessità di un vincolo
totale sui due colli, e manifestazioni anche
pubbliche di impresari e dei loro operai,
preoccupati i primi di perdere un “affare”
consistente, e i secondi il loro posto di lavoro,
si è andati avanti per circa cinquecento giorni,
fino a che il Tribunale Amministrativo Regionale
e, in seconda battuta, anche il Consiglio di Stato
cui gli impresari e il comune di Cagliari
si erano rivolti per chiedere la cancellazione
dei vincoli, hanno emesso le loro sentenze,
entrambe sfavorevoli alla Regione.
In piena canicola ferragostana i cantieri sono stati
riaperti, ma per poco; perché la Regione non si è
arresa e ha ribadito la volontà che, sui colli
cagliaritani pieni di vestigia storiche accanto a
3
una necropoli unica e irripetibile, non si realizzi
nemmeno un metro cubo di insediamenti edilizi.
Il governatore Soru e gli assessori all’urbanistica
Gian Valerio Sanna e ai beni culturali
Maria Antonietta Mongiu hanno spiegato ai
giornalisti che la Regione non intende rinunciare
al progetto di tutela di un’area archeologica così
vasta e importante ma, nel contempo, vuole
realizzare il suo piano con il consenso delle parti
in causa sia pubbliche che private, in parole
povere con i proprietari delle aree, ma anche
con il comune di Cagliari. La Regione vuole
acquisire l’area e, per fare questo, ha deciso di
offrire in cambio ai privati la proprietà di altre
aree oggi pubbliche sulle quali realizzare quegli
insediamenti che il vincolo totale su Tuvixeddu
e Tuvumannu impedisce.
Ma perché questa nuova e
imprevista svolta, proprio
all’indomani del colpo di scure
inferto da Tar e Consiglio di
Stato ai primi provvedimenti di
tutela ? Soru, Sanna e Mongiu
lo hanno spiegato in conferenza
stampa : in un decennio, dal
1997 anno dei primi divieti e fino
al 2007, gli esperti hanno
scoperto più di 1.100 nuove
tombe e, in particolare, 430
nuove sepolture sono state
trovate fuori dal perimetro del
parco archeologico, e la
circostanza ha fatto scattare il
nuovo provvedimento di tutela.
Dichiarazioni, quelle degli
esponenti della giunta, che in
qualche modo rispondono alle
accuse degli imprenditori privati
che avevano detto che le nuove
tombe scoperte non potevano
essere state scoperte fuori dal
parco vincolato.
Altra benzina sul fuoco. Perché la Regione ha
offerto ai privati in cambio della proprietà sui colli
le aree ex militari di viale Colombo e via Is
Mirrionis, appena uscite dall’orbita delle stellette,
nell’ambito del programma governativo di
dismissione delle aree ritenute non più
indispensabili alle esigenze della difesa. Una
offerta che ha fatto andare su tutte le furie gli
imprenditori privati, convinti che nel cambio ci
avrebbero rimesso e non poco visti i consistenti
investimenti fatti negli ultimi anni, ma che ha
mandato in bestia anche il sindaco di Cagliari,
Emilio Floris, il quale ha sottolineato
come quelle aree offerte ai privati, debbano
in realtà transitare dalla Regione al Comune
dopo la sdemanializzazione, e che quindi Soru
stia trattando con beni dei quali non potrebbe
avere la disponibilità.
Il governatore è comunque intenzionato ad andare
avanti; ricerca il dialogo e, a questo scopo, ha
anche convocato e presieduto una riunione con la
parte pubblica e quella privata; una riunione alla
quale tutti hanno partecipato (anche coloro che
alla vigilia l’avevano definita “irrituale”) ma che
si è conclusa con un nulla di fatto.
Il confronto va avanti alla ricerca di un’intesa
capace di evitare nuovi appuntamenti in tribunale,
anche se le bordate non sono del tutto cessate; gli
imprenditori privati sospettano, e lo dicono
apertamente, che la nuova iniziativa di Soru
(che nelle more di uno scambio di aree ha
emendato la legge che istituisce la commissione
regionale per i beni naturali che dovrà imporre i
nuovi vincoli) nasconda la volontà di imporre il
progetto alternativo di sistemazione del colle,
quelle firmato dall’architetto francese Clement.
La Regione non si sottrae alla battaglia dialettica
e risponde : “non capiamo perché sia stato
interrotto anche il cantiere per la realizzazione
della strada che passa per Tuvumannu”.
4
Dalla Francia con stima
Caro Messaggero,
finalmente Vi rileggo. Sono felicissimo di poter
essere ancora al corrente delle attualità della
Sardegna e non solo. Tutte le informazioni che
trovo sia nel sito (abbastanza nuovo per me) sia
nel giornale, mi riempiono di gioia. Ho appena
ricevuto il giornale e solo a sentirlo nelle mani mi
ha dato un certo conforto, abituato com’ero ad
averlo regolarmente da tantissimi anni.
Continuate sempre con lo stesso fervore
nell’informarci di tutto quello che, nel male ma
soprattutto nel bene, accade in Sardegna. Mia
moglie è francese ma legge come me il Vostro
giornale, e spesso traduce parte degli articoli che
parlano di ambiente e di inquinamento, e li
spedisce in Corsica alla sorella, che fa parte di
un’associazione antinucleare e si è recata spesso
in Sardegna per dimostrazioni. Vi prego di
scusarmi per gli errori ma sono in Francia da 44
anni e non scrivo che raramente, avendo una
buona segretaria. Tanti auguri per la ripresa del
“nostro” Messaggero; continuate con la vostra
bravura ad alleviare i nostri ricordi nostalgici
della spensierata giovinezza. I più cordiali saluti.
Filippo Mura - Route des Grands Jardins - Taillades Francia
Caro Mura,
il suo incoraggiamento ci stimola a fare sempre
meglio.
La posta dei lettori
Sassari: emigrò in Argentina dove conobbe mia
nonna, originaria dell’Isola del Giglio. Con lei
formò una bella famiglia e sempre ci inculcarono
l’amore per la terra natale, l’Italia. Per questo
desidero conoscere qualcuno dei parenti rimasti in
Sardegna perché mi aiutino a ricostruire l’altra
parte della storia della mia famiglia che non
conosco. Mio padre si chiama Antonio, ha 84 anni
e il suo sogno è di avere notizie della sua famiglia
in Italia. Grazie per questa meravigliosa
possibilità che mi offrite.
Nora Decandia - Bahia Blanca - Buenos Aires Argentina
Cara Decandia,
pubblichiamo la sua lettera sperando che qualche
lettore del Messaggero possa aiutarla nella sua
ricerca.
Amante dei Tazenda
Caro Messaggero,
ho 33 anni e vivo a Savona, città nella quale sono
nata da genitori sardissimi. Per questo anch’io mi
ritengo sarda nel cuore. Ho sposato un uomo
ligure che però, stando con me da ormai 18 anni,
che ascolto in Tazenda da sempre, si è”sardizzato”
più di me. Ho una figlia di 19 mesi, la mia vita!, e
ascolta i Tazenda da quando era ancora nella mia
pancia. Tutta questa premessa per chiedervi:
posso ricevere Il Messaggero sardo che ho
conosciuto a casa di un vicino?
Michela Cuccu - via Triberti - Pallare (SV)
Cercano i familiari del nonno
Caro Messaggero,
desidererei mettermi in contatto con qualche
familiare di mio nonno. Lui si chiamava Nicola
Decandia, era figlio di Francesco Decandia e di
Maria Baul, e aveva un fratello che si chiamava
Ignazio. Mio nonno si stabilì e mise su famiglia
nella città di Viedma, nella Provincia del Rio
Negro. Era nato a Perfugas, in provincia di
Cara Cuccu,
abbiamo inserito il suo nominativo tra i nostri
abbonati.
I soldi spesi per convegni
Caro Messaggero,
ho letto con tanto rammarico nell’ultimo numero
le varie ricerche e studi/progetti riguardo
Le origini dei cognomi
Per poter rispondere alle domande sull’origine dei cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dai tre volumi
del prof. Massimo Pittau, “Dizionario dei Cognomi di Sardegna”, Cagliari 2006, editrice “L’Unione Sarda” (www.pittau.it)
MURRANCA
Caro Messaggero,
vi ringrazio per il giornale. Sono nata a Mogoro e
da quarant’anni abito a Torino.
Sarei interessata a conoscere l’origine del mio
cognome.
Murranca Mariangela
Via S. Gregorio Magno, 7 - 10095 Grugliasco (TO)
Cara Murranca,
troviamo rappresentato il suo cognome, nell’isola,
specie tra le province di Oristano, comprese Ales e
Mogoro, e Cagliari, soprattutto tra Quartu S.
Elena e Selargius.
Come origine potrebbe essere in rapporto, forse
come accrescitivo peggiorativo, con Murru “muso,
grugno” di discendenza paleosarda o nuragica,
come riscontriamo nel DES II 140; oppure sempre
ad origine da Murru inteso come “grigio (di
capello)” dal latino murinus (colore del topo).
Rileviamo in antichi testi sardi anche cognome
assonante al suo e cioè Moranca.
ZARA
Caro Messaggero,
sto scrivendo per informarmi da dove proviene
l’origine del mio cognome.
Grazie a tutti voi per la vostra generosità ed i
vostri modi di comunicazione e di solidarietà verso
gli emigrati e gli ex emigrati.
Zara Baingio - Via Montesile, 17 - 07044 Ittiri (SS)
Caro Zara,
ringraziamo per quanto espresso nei nostri
confronti, che gratificano il nostro impegno.
Come al solito le possibili origini del suo cognome
sono variegate, potendo Zara avere origine ligure,
come dimostra la presenza del cognome tra i
numerosi testi che apposero la firma per il trattato,
datato novembre 1173, stipulato tra Genova ed il
marchese Guglielmo di Massa.
Possibile anche discendenza prettamente sarda,
soprattutto in relazione al suono della Z che
potrebbe indirizzare l’origine verso tzara, nome
sardo di pianta rampicante presente nelle siepi, o
dzara che ci indirizza verso il significato di
Ghiaia, oppure anche dal logudorese zara tradotto
in “fortuna, dado”.
Zara lo troviamo anche in S. Giusta di Oristano
nel 1500.
Maggiormente distribuito sul territorio sardo nella
fascia centrale da Magomadas a Villagrande
Strisaili.
LECIS
Caro Messaggero,
oltre a farti conoscere il mio nuovo indirizzo, mi
permetto di rinnovare la mia domanda per quanto
concerne la ricerca delle origini del mio cognome
(già richiesto il 6-2005)
Lecis Luciano
787Bis, route de la Motte - 83720 Trans En Provence
Caro Lecis,
come vede è arrivato anche il suo turno.
Variato il suo indirizzo, eccoci all’origine del suo
cognome.
Distribuito in una sorta di quadrilatero costituito
da Cabras, Escalaplano, Isili ed Ussaramanna, ha
origine comune a Leccis, con doppia C, e sta ad
indicare, con il suffisso S, un plurale di famiglia,
soprattutto nel Campidano, con probabile origine
Agosto-Settembre 2008
l’emigrazione dei sardi (in questo caso in Olanda).
Ricerche che con i lauti finanziamenti
promossi dalla Regione a far conoscere le origini
dell’emigrazione, come se questo fosse di utilità
per noi emigrati in terra straniera, con inviti e
discorsi/interviste addirittura fatti venire dalla
Sardegna e gratuitamente spesati di tutto il loro
soggiorno. Se si dovesse indagare veramente
quante persone assisterebbero (non più di 20/30 o
40) presenze, e voglio anche sottolineare la
pubblicità dei prodotti sardi, che per gustare un
bicchiere di vino ed un assaggio di salame e
formaggio ti domandano 30 euro d’ingresso.
A nostro avviso la Regione della Sardegna o i
responsabili in questo campo farebbero bene a
utilizzare queste somme con ben altri progetti
reali, come costruire case, dare la possibilità
all’emigrato di poter tornare nella propria terra
dopo tanti anni di sacrifici, assisterli nel rientro,
far avere assistenze per i più deboli, agevolazioni
per le case in affitto, e tante altre cose utili.
Prendere almeno come esempio la Spagna che per i
propri emigrati concede voli speciali ridotti con
soggiorno nella propria terra ai 65 enni, ed altre
iniziative come sopra citate.
Queste dovrebbero essere le realtà di oggi, e non
dibattiti e convegni che poi restano solo parole. Gli
Olandesi conoscono benissimo la Sardegna e la
loro cultura, ma il vero problema per tutti è
raggiungere l’isola con i prezzi che corrono.
Infine desidero precisare che in Amsterdam, non vi
è nessun centro sardo attivo e frequentato. Il
motivo perché non viene riconosciuto questo
centro descritto, il cronista dovrebbe domandare
informazioni al presidente dei circoli sardi in
Olanda.
Ringrazio per la vostra attenzione nel leggermi.
A nome mio e di un gruppo di sardi di Amsterdam
che condivide con me questa realtà. Cordiali
saluti.
Antonio Cogoni - Burg. Van Leeuwenlaan 194 Amsterdam
dal nome Alesci, Alexi, Alessio, di bizantina
memoria “Alexis”.
Documentato in saggi antichi sardi, CDS II 44,
anno 1410 come Lexis. Si riscontrano anche
famiglie Leci da atti notarili, nel 1700 a Cagliari.
SITZIA
Caro Messaggero,
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla
continuità del mensile.
Vorrei avere notizie riguardo all’origine del mio
cognome.
Sitzia Lina - Via C. Pinchia, 10 - Torino
Cara Sitzia,
per quanto riguarda la provenienza del suo
cognome, ritrovabile soprattutto tra le province di
Oristano e Nuoro, potrebbe avere, come spesso
accade, varie matrici: una dal campidanese sitzia
che, nato da ciccia “berretto tondo di lana o panno
senza visiera”, sta ad indicare un fiore dei campi,
e si parla del crisantemo dei campi o bambagella.
Potrebbe anche originare come variazione del
cognome Citzia, con matrice omologa “ciccia”.
Può anche corrispondere al campidanese sitzia
“pietra focaia” ad origine latina siliceus-a.
LILLIU
Caro Messaggero,
Vi ringrazio per la ripresa delle pubblicazioni e ne
approfitto per avere notizie riguardo la
provenienza del mio cognome.
Lilliu Vincenzo - Via de Ferrari, 7 - 17026 Noli (SV)
Caro Lilliu,
cognome diffuso nel territorio isolano da
Barumini, Macomer, Lotzorai, Nuxis, Orroli,
Oristano e Tortolì.
Potrebbe rappresentare una forma contratta del
rustico campidanese Lilliu, che stava ad indicare
come diminutivo e vezzeggiativo numerosi nomi
personali maschili, da Emanuellinu, Raffaellinu.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Caro Cogoni,
registriamo il suo “rammarico” e manifestiamo il
nostro stupore per il contenuto della sua lettera.
Le va bene quello che fa la Spagna (agevolazioni
sui viaggi aerei) e critica le iniziative della Regione
Sardegna per soddisfare le richieste (ne siamo
testimoni da molti anni) da tutte le comunità sarde
sparse nel mondo. Lei sostiene che studiare le
tematiche dell’emigrazione non è di alcuna utilità e
non si rende conto che solo studiando un
fenomeno e le sue cause si può riuscire a capirlo e
a evitare che si ripeta con le stesse drammatiche
dimensioni con cui a metà del secolo scorso ha
investito la Sardegna. La Regione ha messo a
disposizione altre risorse per far costruire case o
dare assistenza a chi ha bisogno. E riconosce agli
emigrati gli stessi diritti dei sardi residenti.
Infine per quanto riguarda Amsterdam è vero che
da molti anni (anche per responsabilità dei sardi di
Amsterdam) non c’è più un circolo tradizionale, è
però vero che c’è un’associazione costituita da sardi
che è molto attiva e che organizza manifestazioni e
iniziative di rilievo culturale. E lo fa senza risorse
regionali. Se possiamo dare un consiglio a lei, al
gruppo di sardi che condivide la sua opinione, e a
tutti i sardi di Amsterdam, è quello di mettere da
parte le sterili contrapposizioni e unire le forze per
aprire un grande circolo di sardi nella principale
città dell’Olanda.
Anniversario di matrimonio
Caro Messaggero,
chi scrive è figlio di emigrati a Torino dal 1938, il
loro paese natio è Villanova Monteleone, paese
lasciato dopo il loro matrimonio, amato e
ricordato con tanto affetto. Io e mia sorella siamo
nati a Torino ma l’amore che i nostri genitori ci
hanno trasmesso per la loro terra sin da bambini
da quando ci portavano nel periodo estivo a
trovare i nostri nonni al paese e godere delle
bellezze dell’isola si è consolidato dagli anni ’90
quando ho acquistato la casa del nonno materno.
Questo mi ha permesso di portare tutti gli anni
con me nel periodo di vacanze estive i miei genitori
ormai anziani a rivedere il loro paese natio. Il
ritrovarsi con parenti, amici e paesani era motivo
d’orgoglio e grande soddisfazione per loro. Il
richiamo alle proprie radici era molto forte ma li
consolava il fatto che il prossimo anno sarebbero
ritornati così non sarebbe pesata la lontananza
che li separava dalla loro amata Terra. Purtroppo
dal 2000 la loro salute non ha più permesso il
ritorno nell’Isola e questo li ha rattristati molto.
Mi sono permesso di scriverti poiché i miei
genitori “Maria e Domenico” che mensilmente
ricevono il vostro Giornale, il 20 agosto faranno
70 anni di matrimonio. La mamma ha 91 anni il
papà 97 anni. Sono genitori meravigliosi che ci
hanno dato in questi lunghi anni a mia sorella e a
me tanto amore e affetto da noi ricambiato. Sarei
lieto se tu caro Messaggero in occasione del loro
anniversario di matrimonio potresti ricordarli,
sarebbe per loro e per noi figli una grande
soddisfazione il sapere che il legame alla nostra
Terra non si è mai interrotto anche grazie a voi.
Baldinu Antonio - Via Stefano Tempia 9B - Torino
Caro Baldinu,
i tempi di realizzazione del giornale non ci hanno
consentito di pubblicare tempestivamente la sua
lettera. Siamo sicuri che seppure con ritardo i suoi
splendidi genitori gradiranno lo stesso gli auguri
del Messaggero sardo per i loro 70 anni di
matrimonio.
Casalinga in Francia
Caro Messaggero,
da tanto tempo ho desiderio di informarmi sui miei
diritti di cittadina italiana. Abito in Francia nel
Vaucluse dal 1962. Sono originaria della provincia
di Sassari, sono nata negli anni ’30, dunque tempi
del fascismo, assai tristi, e di miseria. Vorrei sapere
se ho diritto alla pensione da casalinga dallo Stato
Italiano. In Sardegna ho chiesto ma la risposta è
stata negativa, non avendo versato contributi. Mi
La posta dei lettori
sembra una discriminazione totale verso le
casalinghe. Sono mamma di tre figli e anche nonna.
Lo Stato Francese mi versa ogni mese 185 euro. La
mia nazionalità è italiana e anche la nostra Patria
potrebbe fare un piccolo sforzo.
Antonia Mura - Francia
Cara Mura,
abbiamo sintetizzato la sua lettera per confermarle
quanto le hanno già detto gli enti a cui si è rivolta.
Cogliamo l’occasione per ripetere che non diamo
risposte private ma che pubblichiamo nel giornale
le lettere che pongono quesiti che possono avere
interesse generale.
Le critiche “censurate”
Caro Messaggero Sardo,
durante un anno circa di dolorosa interruzione del
giornale mi ero auspicato che con l’inizio della
nuova gestione qualcosa potesse cambiare, invece,
a quanto pare, tutto è rimasto tale e quale a
prima!
Ho sempre creduto in questo giornale che per
lunghi anni, ogni mese mi portava una ventata
d’aria fresca della mia amata terra lontana, e sono
molto dispiaciuto di non provare più quella gioiosa
sensazione di allora!
Non vorrei credere che questo giornale, con la
nuova gestione, abbia perso per strada le
originarie caratteristiche di ideali, di
indipendenza, di libera espressione e di quel reale
senso di pluralismo che lo ha sempre
contraddistinto. Insomma che non sia
condizionato da poteri o lobby che tendono a
filtrare i contenuti a loro piacimento, il che
porterebbe un danno irreversibile al mondo degli
emigrati sardi e in primo luogo a se stesso!
Le spiegazioni che voi offrite per giustificare le
numerose proteste che vi vengono rivolte da tanti
sardi, circa la incompletezza e la non
pubblicazione dei loro testi scritti sul giornale,
non trovano solidarietà tra gli emigrati. Perché un
giornale che si ritiene libero e pluralista deve dare
spazio a tutti i suoi lettori in modo almeno
soddisfacente, se non può fare di più, cosa che non
riesce a realizzare.
Se invece ci si ostina a seguire criteri di
meritocrazia e di privilegi anche sul modo di
selezionare i testi dei lettori che devono essere
pubblicati, allora conviene chiudere bottega,
perché finirebbe per diventare il giornale di pochi,
anziché di tutti.
5
pensione e dedico il mio tempo a scrivere poesie.
Da qualche anno ho cominciato anche a scrivere
racconti. A questo proposito sono disposto a
venderli alla casa di produzione di cui è direttore il
regista Giovanni Columbu. Fatemi sapere come
posso mettermi in contatto con lui.
Bruno Vittorio Corona - loc. Darova, str. 138 - Timis
(Romania)
Caro Corona,
abbiano riassunto la sua lunga lettera. La società
si chiama Luches Srl, Piazza Repubblica 28 09125 Cagliari. Difficilmente si acquistano diritti
d’autore di scrittori non affermati. Comunque
abbiamo pubblicato anche il suo indirizzo fax. Per
quanto riguarda la richiesta dell’origine del
cognome l’abbiamo trasmessa al nostro esperto;
dovrà pazientare e attendere il suo turno.
I sacrifici di un emigrato
Caro Messaggero,
ricevevo il giornale da tre anni quando, ad un
tratto, non è più arrivato. Poi rieccoti qui.
Complimenti per le tante notizie e gli
aggiornamenti sulla Sardegna, piena di tanti
ricordi della mia gioventù. Io sono di Bonarcado,
in provincia di Oristano, sono nato nel 1938. Per
ben cinque anni ho fatto il pastore a “zeraccu
messaiu” tra Bonarcado, Paulilatino e
Santulussurgiu. Con molti sacrifici e con poco da
mangiare. Eravamo schiavi dei padroni. Ci
stavano i ricchi e noi poveri, senza neanche
assistenza sociale. Comunque non rivoglio troppo
annoiare. Manco dalla Sardegna dal 23 giugno
1958, esattamente 50 anni. Emigrato prima in
Svizzera e poi in Australia dove ho conosciuto mia
moglie, ci siamo sposati nel maggio del 1970. Poi
nel marzo del 1973 siamo rientrati in Italia in
provincia di Latina. Viviamo modestamente ma ho
una bella famiglia: tre figli maschi, uno
carabiniere, uno avvocato e uno operaio. Abbiamo
fatto sacrifici per mandare i figli a scuola. Dal
2004 sono pensionato.
Un saluto al Messaggero sardo con molto affetto.
Salvatore Zanda - via san Biagio 4 - Castelforte (LT)
Caro Zanda,
pubblichiamo la sua testimonianza che aiuta tutti a
ricordare i molti sacrifici fatti dagli emigrati per
trovare condizioni di vita migliori per sé e per la
propria famiglia.
Mariano Bullita – via Barazza 42 – Pavignano – BI
Il libretto in Banca
Caro Bullita,
siamo certi che è vittima di un fraintendimento e
di una contraddizione. Comincia la sua lettera con
l’auspicio che la nuova gestione segnasse una
cambiamento e poi lamenta che sia stata persa
l’indipendenza e la libertà di espressione. Il
Messaggero sardo non è soggetto a nessuna lobby
e a nessuna censura. Ogni mese riceviamo
centinaia di lettere di apprezzamento e di consenso
(che in gran parte archiviamo), e ogni tanto
qualche critica che puntualmente pubblichiamo
perché la critica è uno stimolo a fare sempre
meglio. Abbiamo spiegato che durante l’anno di
sospensione delle pubblicazioni abbiamo ricevuto
tante lettere di protesta in particolare sulla
cosiddetta tassa sul lusso. Quando sono riprese le
pubblicazioni quella tassa è stata cancellata con un
provvedimento della Corte Costituzionale. Che
senso avrebbe pubblicare le lettere su una cosa che
non esiste più? Cerchiamo di dare spazio a tutti
senza alcuna “meritocrazia”. Speriamo di averla
convinta e continui a seguirci con fiducia.
Caro Messaggero,
sono un’emigrata, mi trovo in Brianza da 45 anni.
Ho lavorato nell’industria metalmeccanica e sono
pensionata. Ho un libretto del Banco di Sardegna,
della filiale di Isili, intestato a Boi Michelangela fu
Efisio emesso il 14 novembre 1961. Io lavoravo
come domestica e piano piano i soldi che
risparmiavo li mandavo a mia madre. Volevo
sapere se posso ancora avere quei soldi.
Emigrato scrittore in Romania
Caro Messaggero,
sono un sardo emigrato in Romania da quattro
anni. Sono sposato con una rumena. Conservo
però la residenza a Turate, in provincia di Como,
dove ho lavorato per tanti anni come operaio dopo
essere stato in Germania. Sono nato a Bosa e di
tanto in tanto ci torno in vacanza. Adesso sono in
Boi Michelangela - via Manzoni - Ello (LC)
Cara Boi,
abbiamo riassunto la sua lunga e complicata
lettera. In base alle sue indicazioni pensiamo che
possa presentarsi allo sportello bancario e
estinguere il libretto.
Il recapito dello FASI
Caro Messaggero,
gradirei avere il recapito della Fasi per avere
delucidazioni per una richiesta di abbattimento di
barriere architettoniche. I miei abitano a Ozieri al
quarto piano di una casa senza ascensore (94
scalini): mia madre ha 71 anni e mio padre 75.
Maria Ortu - Via De Gasperi 6 - San Damiano D’Asti
Cara Ortu,
l’indirizzo della FASI, come quello delle altre
Federazioni, si trova nella pagina riservata agli
indirizzi dei Circoli che il giornale pubblica a mesi
alterni. Comunque la Fasi si trova in via Daverio 7
- 20122 Milano, tel.- fax 02.54121891.
6
Attualità
Vacanze di Napolitano
a La Maddalena
Ciampi ha trascorso le vacanze estive alla Maddalena per quatto anni,
Napolitano ha scoperto l’isola lo scorso mese, ma, ha assicurato, ci tornerà
C
arlo Azeglio Ciampi ha trascorso le vacanze
estive alla Maddalena per quattro anni,
Giorgio Napolitano ha scoperto l’isola lo scorso
mese, ma, ha assicurato, ci tornerà. Il Presidente
della Repubblica è arrivato, con la moglie Clio,
nella tarda mattinata di Ferragosto, e si è
trattenuto fino al giovedì successivo: l’ha accolto
quello che lì chiamano “punenti in fumu”, una
maestralata che ha tenuto lontani da spiagge e
scogliere turisti e residenti. Ma lui al bagno non ci
ha voluto rinunciare e, a bordo dell’Argo, la stessa
imbarcazione utilizzata da Ciampi, si è recato in
una caletta a ridosso della minuscola ma
vicinissima isola Chiesa.
Come il suo predecessore, il Capo dello stato
alloggia nella centrale palazzina del Comando
marina, ospite dell’ammiraglio (maddalenino)
Gildo Ugazzi. Qui, davanti
all’ingresso, staziona
stabilmente una piccola folla,
soprattutto turisti che
vogliono farsi riprendere
vicino all’illustre ospite.
Con tutti Napolitano,
affabilissimo, scambia una
parola: “Come stai,
Alessandro?” dice
accarezzando un bambino che
poco prima il padre aveva
chiamato per nome;
“Ho finalmente conosciuto il
vento della Maddalena”,
aggiunge, rispondendo a una
domanda di una graziosa
signora fiorentina.
Il giorno dopo, il secondo,
foto Andrea Nieddu
fortunatamente. il maestrale
cala, fino a scomparire del
tutto, e l’arcipelago si mostra così in tutto il suo
splendore: “un paradiso”, come lo ha definito lo
stesso presidente, L’occasione è propizia per dare
sfogo all’intensa voglia di mare: ripetute soste a
Caprera, soprattutto a Porto Palma, una spiaggia
sempre affollata di bagnanti, e poi tappe nelle cale
Cuticciu e Brillantina, sempre a Caprera, e quindi
nelle meravigliose spiagge delle altre isole, Spargi,
Budelli, Santa Maria, Razzoli.
La sera un tuffo nel passato e nei ricordi: cena
all’ammiragliato, con Mario Birardi, già
segretario regionale del Pci, consigliere regionale,
senatore e, da ultimo, sindaco della Maddalena.
Entrambi i due vecchi compagni erano intimi di
Enrico Berlinguer. E sicuramente hanno ricordato
con nostalgia, i tempi di allora, ben diversi da
quelli attuali. Un’altra cena fuori dal protocollo,
Segnali positivi sulla stagione turistica
Nonostante la crisi la Sardegna invasa dai vacanzieri - Navi e aerei hanno viaggiato
a pieno carico - Lamentele di alberghi e ristoranti
Sardegna, turismo in crisi. Ma chi l’ha detto?
I dati, ancora estemporanei e, alla fine di
agosto, non ufficiali, sembrano dimostrare il
contrario e confermare come l’arrivo del Capo
dello stato nell’isola non sia stata
assolutamente un’eccezione. Certo,
albergatori, baristi, commercianti in genere si
lamentano, e il fatto può essere sintetizzato
dall’equazione più gente, meno soldi. Sì,
perché i turisti sembrano esser stati di più
degli anni precedenti, in una stagione,
peraltro, più lunga delle precedenti.
Certo, il turismo è ancora soprattutto quello
costiero, e le puntate nelle zone interne, grazie
al costo della benzina e alle strade
eternamente a rischio, diventano sempre
più rare.
Il 31 agosto, giorno tradizionale del contro-esodo,
si sono imbarcate a Olbia, su navi e aerei, circa
centomila persone, che, evidentemente, hanno
trascorso le vacanze in Gallura. Nessun disagio
rispetto a quanto accadeva alcuni anni fa, però,
perché compagnie marittime e aeree hanno
provveduto per tempo a intensificare le loro corse.
Al momento le presenze nell’isola si possono
quantificare solo su dati relativi alle partenze e,
sotto questo aspetto, anche Alghero può sorridere:
lo scalo aereo della Riviera del corallo ha fatto
registrare un numero di partenze nettamente
superiore a quello degli anni precedenti.
Agosto-Settembre 2008
nella villa degli architetti Cini e Boero, che stanno
realizzando la trasformazione delle opere ex
militari in vista del G8 e il presidente ha avuto
parole di elogio per il procedere dei lavori.
Già, il summit della prossima estate: “Un G8
speciale come questo luogo” ha detto il presidente
dopo una visita ispettiva ai lavori in corso all’ex
ospedale e all’ex arsenale militari. L’hanno
accompagnato, oltre al sindaco dell’isola
Angioletto Comiti, il presidente della Regione
Renato Soru (anche lui lì in vacanza per qualche
giorno),. il sottosegretario Bertolaso, “ deus ex
machina” dell’evento e il presidente della
Provincia Pietrina Murrighile: “Vi faccio i
complimenti – ha detto loro il capo dello stato –
perché state dando prova di un’efficienza
organizzativa senza precedenti, considerando la
mole di lavoro e i tempi ristretti. Vedendo i
progetti e i vostri impegni ho capito che l’Italia
offrirà ai suoi ospiti qualcosa di straordinario.
Sarà un G8 speciale come questo luogo”. Poi,
rivolgendosi alla Murrighile: “In questa regione si
sussegue una varietà di paesaggi e di colori che
rendono l’ambiente esaltante, conservato al
meglio: Beata la presidente di questa provincia
perché è a capo di una delle zone più belle di
questa splendida isola”.
Era venuto in Sardegna diverse volte,
a parlare con i contadini o i minatori del Sulcis o
a presiedere riunioni nelle federazioni provinciali
del partito, ma non era stato mai alla Maddalena.
Di conseguenza una visita al compendio
garibaldino di Caprera è d’obbligo.
Anche qui espressioni di ammirazione per la
sacralità del luogo: “Nel 2011 si svolgeranno le
manifestazioni nazionali per il centocinquantesimo
anniversario dell’Unità d’Italia e farò in modo
che anche Caprera venga inserita nel programma
ufficiale delle celebrazioni. Sarà l’occasione
che mi permetterà di tornare qui”.
Infine, la mattina del 21, la partenza. Davanti
all’ammiragliato la folla applaude e lui ringrazia,
un tantino commosso. “Tornerò – promette –
tornerò per il vertice del prossimo luglio. Perché,
siatene certi, il G8 si farà qui”. L’affermazione
della più alta carica dello stato è importante, ma
non manca chi rema contro. Berlusconi, è noto,
vorrebbe il summit a Napoli, e adesso sembra che
stia scricchiolando anche la fede – ma non
l’impegno – del sottosegretario Bertolaso.
A Cagliari movimento normale nel porto,
eccezionale nello scalo di Elmas, da cui sono
decollati sessanta aerei, per riportare a casa quei
villeggianti che hanno fatto segnare il tutto
esaurito sia a Villasimius che a Santa Margherita.
Alla Maddalena spiagge affollatissime, ma bar
deserti, conseguenza anche del fatto che, in
quelli del centro, si praticano prezzi
differenziati per villeggianti (molto più cari) e
per indigeni. Evidentemente si è preso a modello
(sbagliando) il regime praticato dai traghetti.
L’evento nuovo di quest’anno, comunque,
consiste soprattutto nel fatto che, se a fine
agosto porti e aeroporti erano sovraffollati per
le partenze, lo erano anche per gli arrivi. In
molti hanno scelto per le loro vacanze il
placido settembre dell’isola. “La stagione tende
ad allargarsi – dice Vincenzo Mareddu,
presidente della Sogaer, la società di gestione
dell’aeroporto di Elmas – e questo anche grazie
al lavoro che è stato fatto con i voli low cost
anche da parte della nostra struttura”.
Il turista di settembre (in agosto vacanze per
gli operai, il mese successivo per i dirigenti) è di
solito il più facoltoso. Chissà che non riesca a
mettere fine alle lamentele di albergatori, baristi e
commercianti in genere. La stagione, comunque,
si dilata, e forse, finalmente, si potrà dar vita al
sogno, mai realizzato, del defunto Esit: “Oltre
l’estate, dentro la Sardegna”.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Primo Piano
EDILIZIA
Pubblicato il bando
per la concessione dei mutui
per l’acquisto della prima casa
I contributi regionali a fondo perduto per l’acquisto della prima casa introdotti con
la legge finanziaria 2008 - Il 28 giugno è stato pubblicato sul Buras il bando pubblico
per la concessione dei contributi - Il termine per la presentazione delle domande
scadrà dopo novanta giorni
ono pronti al debutto i contributi regionali a fondo
perduto per l’acquisto della prima casa introdotti con
la legge finanziaria 2008. Lo scorso 28 giugno è stato
pubblicato sul Buras il bando pubblico per la concessione
dei contributi. Il termine per la presentazione delle
domande scadrà dopo novanta giorni, poi sarà disposta la
graduatoria degli aventi diritto al finanziamento, per il
quale la Regione ha stanziato 25 milioni di euro.
Il cammino dei contributi a fondo perduto inizia con
l’approvazione della finanziaria 2008. La legge stanzia
complessivamente 105 milioni 579 mila euro, di cui 80
milioni di risorse regionali per le annualità 2008 e 2009 e il
restante di fondi statali per le annualità dal 2008 al 2010.
La priorità è data alla copertura finanziaria dei mutui
agevolati a tasso zero per l’acquisto della prima casa da
parte delle giovani coppie, attivi già da qualche anno, il cui
avviso pubblico permanente è scaduto lo scorso 31
gennaio. Della parte restante, il 60 per cento andrà a
finanziare un nuovo programma di mutui agevolati, con
tasso dimezzato per le famiglie con reddito fino a 21.536
euro e ridotto del 30 per cento per quelle che non arrivano
a 35.894 euro. In quest’ultimo caso, se le coppie sono di
nuova formazione, il tasso sarà comunque dimezzato.
La misura su cui la Regione punta con più forza è però il
contributo a fondo perduto, cui andranno le risorse
restanti. Il 6 maggio, la Giunta regionale ha approvato il
programma di intervento e le linee guida per la
predisposizione del bando pubblico. Nella delibera sono
stanziati 43 milioni 79 mila euro per la copertura dei
vecchi mutui a tasso zero, mentre i restanti 62 milioni e
mezzo sono suddivisi tra mutui a tasso agevolato, cui
vanno 37 milioni e mezzo, e contributi a fondo perduto,
per i quali sono stanziati 25 milioni. L’avviso pubblico per
i mutui a tasso agevolato è stato pubblicato sul Buras l’11
aprile e scadrà il 31 dicembre (salvo proroghe). E’ prevista
la concessione di oltre tremila mutui.
Il programma di intervento prevede, per quanto riguarda i
contributi, che essi favoriscano l’acquisto, la costruzione o
il recupero della prima casa e che la massima priorità sia
data al recupero di abitazioni esistenti, quindi all’acquisto
finalizzato al recupero. Inoltre, deve essere prestata
particolare attenzione alle coppie di nuova formazione e ai
genitori single. I requisiti per l’accesso al contributo sono
un reddito familiare annuo non superiore a 35.894 euro,
possedere la cittadinanza europea o extracomunitaria,
purché in regola con il permesso di soggiorno, avere la
residenza anagrafica in Sardegna da almeno cinque anni,
risiedere o lavorare in un Comune della stessa provincia in
cui si vuole attuare l’intervento oggetto del contributo, non
avere avuto diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione
su un alloggio adeguato in tutto il territorio sardo negli
ultimi tre anni, non avere mai avuto agevolazioni pubbliche
per l’acquisto, il recupero o la costruzione di abitazioni.
Il bando punta sulla semplificazione degli adempimenti a
carico dei richiedenti, con l’amministrazione che si riserva
di effettuare controlli a campione sulla documentazione
presentata e sugli interventi edilizi effettuati. Il possesso
dei requisiti per l’accesso al contributo, dei requisiti
oggettivi dell’abitazione e delle condizioni utili ai fini della
graduatoria viene autocertificato nella richiesta di
contributo. Per i recuperi e le nuove costruzioni, la
rispondenza degli interventi alle disposizioni del bando è
S
attestata con una semplice perizia redatta da un tecnico
abilitato all’esercizio della professione (ad esempio, un
perito edile iscritto all’albo professionale). In caso di
nuova costruzione o recupero, il 75 per cento del
contributo viene erogato in acconto e il restante 25 per
cento a saldo, mentre per l’acquisto l’erogazione avviene
in un’unica soluzione.
Il bando prevede punteggi preferenziali per il recupero di
abitazioni costruite prima del 1960. Sono assegnati punti
extra anche alle coppie di nuova formazione, ai genitori
single, alle famiglie con componenti disabili, a quelle più
numerose e a quelle con il reddito più basso. In caso di
parità in graduatoria è previsto che la precedenza vada al
nucleo familiare con il reddito inferiore e, in caso di
ulteriore parità, al richiedente più anziano.
La Regione prevede di poter erogare, con i 25 milioni
stanziati, oltre mille contributi. Per i redditi familiari fino a
un massimo di 21.536 euro, il contributo potrà arrivare fino
a 25 mila euro, mentre, per i redditi superiori a 21.536 euro
e che non superano i 35.894 euro, si fermerà a 20 mila. In
entrambi i casi, il contributo non potrà superare il 25 per
cento della spesa massima sostenuta per l’intervento.
Il bando pubblicato il 28 giugno scorso esclude dal
contributo gli immobili di lusso e in particolare quelli
accatastati nelle categorie A1 (abitazioni di tipo signorile),
A8 (ville) e A9 (palazzi di eminenti pregi artistici o storici).
In caso di acquisto, alla data di presentazione della
domanda di contributo non deve essere stato ancora
Interventi di contrasto
alla povertà
Decisi dalla Giunta regionale
Arrivano 23 milioni di euro per gli interventi di
contrasto alle povertà. L’8 luglio, la Giunta regionale
ha deliberato lo stanziamento della somma per
proseguire le azioni avviate lo scorso anno con un
finanziamento di 5 milioni e mezzo. 15 milioni
serviranno per aiutare le famiglie a pagare i servizi
essenziali come l’affitto di casa, le bollette di luce, acqua
e gas e la tassa sui rifiuti. Altri 6 milioni andranno a
finanziare iniziative per le famiglie numerose (almeno
quattro figli) che hanno un reddito insufficiente a
coprire i bisogni primari: oltre ai servizi essenziali, gli
aiuti copriranno anche spese come l’asilo nido, la baby
sitter, le attività sportive o extrascolastiche. Altri 2
milioni riguarderanno persone e famiglie prive di cibo,
abitazione e vestiario, come senzatetto e clochards. Le
risorse per le prime due linee di intervento saranno
ripartite tra i Comuni, mentre quelle relative alla terza
linea andranno ai territori su cui sono operativi i Piani
locali unitari dei servizi alla persona (Plus).
Gli interventi sono rivolti a persone residenti in
Sardegna da almeno due anni. La delibera prevede
inoltre che ciascun Plus comprenda uno specifico
Piano degli interventi di contrasto alla povertà, nel
quale saranno indicate le iniziative programmate dai
Comuni singoli o associati.
7
stipulato l’atto di cessione dell’immobile. L’alloggio non può
essere acquistato da ascendenti o discendenti diretti o da
altri componenti il nucleo familiare del richiedente e non
può appartenere al patrimonio dell’edilizia residenziale
pubblica (sia che il richiedente il contributo sia il locatario,
sia che l’immobile sia in fase di dismissione).
In caso di nuova costruzione sono ammissibili al
contributo soltanto gli interventi non ancora iniziati alla
data di presentazione della domanda. La superficie utile
abitabile dell’alloggio non può superare i 143 metri quadri,
mentre quella non residenziale non deve superare i 57
metri quadri. La spesa oggetto del contributo regionale
non può eccedere i 1.069,36 euro per metro quadro. Anche
in caso di recupero, il contributo può essere assegnato
soltanto agli interventi non ancora iniziati al momento
della presentazione della domanda. L’alloggio da
recuperare deve essere stato ultimato entro la fine del
1970 e mai ristrutturato da allora. La spesa massima
ammissibile al contributo varia a seconda della tipologia di
intervento: 477,16 euro al metro quadro per la
manutenzione straordinaria, 670,23 euro al metro quadro
per il restauro conservativo e 1.069,36 euro al metro
quadro per la ristrutturazione edilizia.
Per accedere al contributo, il reddito familiare (somma dei
redditi imponibili di tutti i componenti il nucleo familiare)
non può superare 35.894 euro. Il reddito viene però
diminuito di 517 euro per ciascun figlio a carico e di un
ulteriore 40 per cento del totale se proviene da lavoro
dipendente. Il bando definisce anche gli standard minimi
affinché un alloggio possa essere definito non adeguato (e
dunque il suo possesso non costituire clausola di
esclusione per il richiedente): un alloggio di due vani,
esclusi cucina e servizi, è adeguato per due persone,
mentre un alloggio di un vano è adeguato per una
persona; per un nucleo di una o due persone, è adeguato
un alloggio di almeno 45 metri quadri, per tre o quattro
persone di 60 metri quadri, per cinque persone di 75 metri
quadri e per sei o più persone di 95 metri quadri.
La domanda di contributo può essere scaricata dal sito
Internet http://www.regione.sardegna.it/bandoprimacasa/ e
inviata per raccomandata al Servizio Edilizia Residenziale
dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Può presentare
domanda uno dei componenti il nucleo familiare che
richiede il contributo, il figlio convivente che intende
sposarsi entro un anno dalla data di presentazione della
domanda e il figlio maggiorenne convivente non a carico
agli effetti fiscali. La domanda deve contenere i dati
identificativi dell’immobile oggetto dell’intervento e
l’impegno del richiedente a non cederlo, a non affittarlo e
ad abitarvi continuativamente per almeno cinque anni.
Per le eventuali richieste di informazioni sono stati attivati
la casella email [email protected] e il
numero verde 800.811.188.
I mutui agevolati ricalcano in parte il meccanismo di quelli
a tasso zero il cui bando è andato in scadenza a gennaio.
Possono coprire fino all’80 per cento della spesa
ammissibile, per un importo massimo di 90 mila euro. La
durata può essere ventennale, quindicennale o decennale e
le rate, semestrali, possono essere a tasso fisso o variabile.
L’agevolazione consiste nella riduzione del 50 per cento del
tasso bancario per i redditi fino a 21.536 euro, del 30 per
cento per i redditi superiori a 21.536 euro, del 50 per cento
per l’acquisto finalizzato al recupero di immobili siti nei
centri storici o nei piccoli Comuni, così come per le giovani
coppie con reddito fino a 35.894 euro. Si intendono
giovani coppie quelle sposate da non più di tre anni o che
intendono sposarsi entro un anno dalla data di
presentazione della domanda.
In tutti i casi, l’agevolazione è applicata per venti
semestralità in caso di mutui ventennali o quindicennali e
per quattordici semestralità per i mutui decennali. Per
l’accesso ai mutui agevolati è necessario che il reddito
familiare non superi i 35.894 euro. Gli altri requisiti
richiesti sono analoghi a quelli necessari per avere diritto
al contributo a fondo perduto. Possono richiedere il mutuo
agevolato anche gli emigrati che intendono trasferire la
loro residenza in Sardegna. La domanda di mutuo deve
essere presentata direttamente alla banca presso cui si
intende contrarre il mutuo per l’avvio dell’istruttoria
preliminare e, una volta conclusa positivamente
quest’ultima, alla Regione.
Giuseppe Mereu
8
Primo Piano
Varata la riforma
dei Consorzi industriali
di Fabrizio Serra
Il Consiglio regionale ha approvato la norma che riduce il numero degli enti: uno per
provincia - Sono stati soppressi quelli di Prato Sardo, Predda Niedda, Chilivani,
Iglesias, Siniscola, Tempio e della Valle del Tirso
C
on 39 voti favorevoli, 3 contrari e 15 astenuti, il
Consiglio Regionale ha approvato la proposta di
legge sulla riforma dei Consorzi industriali. Una legge
che ha dovuto superare un iter davvero travagliato: 48
emendamenti, due articoli completamente riscritti, uno
soppresso, due giorni di lavori in Aula, e cinque mesi in
Commissione hanno alla fine dato via libera alla
riforma che sintetizza in pratica l’indirizzo della Giunta
e il testo proposto dalla Commissione.
Con l’approvazione della riforma i Consorzi industriali
che assumono le funzioni dei nuovi enti provinciali
sono quelli di Cagliari, della Sardegna Centrale, del
Nord-est Sardegna, dell’Oristanese, del Sulcis
Iglesiente, di Sassari-Porto Torres-Alghero, di Tortolì e
Arbatax e di Villacidro. Soppressi invece gli otto
Consorzi di Nuoro-Pratosardo, Predda Niedda,
Chilivani-Ozieri, Iglesias, Siniscola, Tempio Pausania
e, infine, quello della Valle del Tirso.
Da segnalare, in fase di voto finale dell’articolato,
anche il via libera di Sinistra Autonomista e Socialisti –
che si erano astenuti al momento della votazione
del passaggio all’esame degli articoli – l’astensione
del Centrodestra ed il voto contrario di Riformatori
e di Mario Floris (Uds).
Tra le modifiche che hanno caratterizzato il lungo
lavoro dell’Aula da evidenziare quella sull’articolo 7
relativo al personale dei Consorzi soppressi e delle
società controllate. Ai lavoratori in attività nei
Consorzi al 20 dicembre 2007 è
garantito il riassorbimento negli
enti che subentrano a quelli
soppressi, oppure, in alternativa,
nelle Province e nei Comuni, con
differenti priorità. Al personale
non dirigente, inoltre, è garantito
un trattamento economico non
inferiore a quello percepito in
precedenza. La riforma garantisce
anche la continuità lavorativa al
personale delle società controllate,
mentre i dipendenti delle reti di
acquedotto e fognature saranno
trasferiti, insieme agli impianti, al
gestore unico del sistema idrico.
Tra le novità, inoltre, anche la
liquidazione degli enti non facenti
parte di ognuno dei nuovi Consorzi, che sarà realizzata
da una terna con un liquidatore indicato dalla Regione,
uno dalla Provincia ed uno in rappresentanza
dei Comuni. Il collegio dei liquidatori ha novanta
giorni di tempo per presentare un piano
che deve essere approvato dalla Regione,
ed attuato entro i successivi novanta giorni.
Che la riforma dei Consorzi industriali potesse avere il
via libera della Aula dopo un lungo dibattito lo si era
intuito fin da subito. Durante la relazione il presidente
della Commissione Industria Giovanni Giagu, si è
soffermato sul fatto che “il testo arriva in aula dopo
anni di confronti e dibattiti anche accesi”. Importante
per Giagu “aver individuato un Consorzio per provincia
con la possibilità anche dell’inserimento di comuni che
decidano di far parte di un determinato Consorzio”.
Inoltre, è stato deciso di far partecipare alla vita del
Consorzio anche le associazioni imprenditoriali (le
Camere di Commercio) “per permettere maggiore
trasparenza e condivisione alle scelte”. Giagu si è
soffermato anche sul ruolo “indispensabile” della
Regione di indirizzo e di controllo, sulla necessità di
tutelare il personale attuale e sulla scelta di ridurre e
semplificare i consigli di amministrazione.
Dunque, una riforma che parte dalla necessità
di cambiamento e di razionalizzazione del settore
e sull’importanza degli enti locali che devono essere
i protagonisti di questo processo
Un iter più spedito per il Master & Back
Deciso dalla Giunta su proposta dell’assessore del Lavoro
Nuova accelerazione per il Master & Back.
L’ha stabilita la Giunta regionale che ha adottato, su
proposta dell’assessore del Lavoro Romina Congera, una
delibera che assicura la semplificazione delle procedure
d’istruttoria delle pratiche e la conseguente
velocizzazione dell’erogazione dell’assegno.
“In sostanza – ha spiegato l’assessore Congera –
ci siamo resi conto che i tempi necessari all’istruttoria
delle pratiche finora utilizzati dagli uffici dell’Agenzia
per il lavoro – struttura deputata alla gestione
del programma Master & Back – non erano compatibili
con quelli più immediati di avvio delle diverse attività
formative e di inserimento lavorativo.
Dovevamo quindi andare noi incontro alle esigenze
dei giovani e non pretendere che questi si adeguassero
ad una tempistica incompatibile con le loro legittime
aspettative ed esigenze di adeguata formazione”.
Con la delibera adottata ieri dalla Giunta parte quindi
un nuovo corso per il Master and Back.
Intanto – ha assicurato l’assessore Congera –
darò da subito disposizioni affinché tutte le pratiche
siano istruite entro 45 giorni e quindi verificata
la loro idoneità.
Dopo di ché tutte quelle regolari riceveranno
il finanziamento, visto che abbiamo messo
a disposizione del programma nuove risorse
che assicureranno la liquidazione di tutte le istanze.
Via libera anche allo strumento dell’autocertificazione,
che permetterà un reale alleggerimento del lavoro
istruttorio e che ben si colloca nel nuovo corso che la
Regione si sta dando nella direzione dello snellimento e
della semplificazione delle procedure amministrative.
Agosto-Settembre 2008
Claudia Lombardo (FI), ha sottolineato come “la
funzione dei Consorzi non può essere messa in
discussione, ma posta al centro dello sviluppo della
Sardegna”. Nella discussione generale è poi intervenuto
criticamente Mario Floris (Uds), secondo cui la riforma
“dovrebbe essere collocata nel più vasto processo di
riforma delle Regione”. Per Pietro Pittalis (FI) in
questa riforma “manca il coinvolgimento dei comuni,
degli enti locali, delle associazioni produttive”. Secondo
la socialista Maria Grazia Caligaris ci sono alcuni punti
da valutare attentamente prima di procedere con la
riforma, come “l’analisi dettagliata sul funzionamento
e sui risultati dei Consorzi industriali negli ultimi
anni”. Franco Ignazio Cuccu (Udc) ha riflettuto sul
fatto che la “riforma si discute senza uno studio onesto
della situazione” e con lo spirito di declassare i
Consorzi “a grandi zone artigianali”. Ma la riforma
può favorire il rilancio di un settore in forte difficoltà,
che, soprattutto nella provincia di Nuoro registra il
culmine del disagio – ha detto Vincenzo Floris (Pd) –.
“Alcune incrostazioni anti industriali sono generate
dalla gestione ambigua dei Consorzi”.
I numeri della realtà regionali comunque danno la
dimensione della crisi: una densità di un’industria ogni
1257 abitanti (1/97 a livello nazionale), il 10 per cento
della forza lavoro (contro il 23 per cento), il 15 della
produzione (rispetto al 24 per cento).
Secondo Mario Diana (An) la legge di riordino
“non può eludere alcune situazioni di natura
giuridica”. Salvatore Mattana (Pd), ha chiesto che si
lascino da parte “pregiudizi ed eccessivi moralismi”.
Insomma, lungo il percorso del dibattito generale è
emerso una duplice linea: per il centrodestra la riforma
rappresenta il tentativo di esercitare un ferreo controllo
sullo sviluppo industriale, mentre per la maggioranza è
indispensabile riformare organismi superati dalle
funzioni e dalla legislazione. Conclusa la discussione
generale l’Assessore dell’Industria Concetta Rau ha
definito la riforma “importante, che interviene in un
momento ed in un contesto difficile per il settore
industriale, non solo in Sardegna, ma a livello
nazionale”. Anzi, ha sottolineato la Rau, in Sardegna la
situazione si presenta con una leggera ma concreta
negatività minore rispetto allo scenario nazionale,
dato che rispetto al dato medio dell’1% degli ultimi anni
di crescita del Pil nell’ultimo anno la Sardegna
ha fatto registrare un 1,3%. L’assessore nella sua
replica ha approfondito i molteplici aspetti del sistema
industriale regionale, indicando i punti di debolezza
che lo contraddistinguono e fornendo chiarimenti alle
sollecitazioni venute dal dibattito generale.
Dopo la votazione sul passaggio agli articoli
si è avuta la discussione e la votazione
dei primi articoli della riforma.
Discussione lunghissima, che ha visto gli interventi
di Paolo Maninchedda (Psd’Az), Roberto Capelli (Udc),
Adriano Salis (Idv), Giorgio La Spisa (Fi),
Renato Cugini (Sa), Giommaria Uggias (Misto),
Pierangelo Masia (Sdi).
Tra le modifiche alla legge anche il ruolo degli
imprenditori che entrano nelle assemblee e nei consigli
di amministrazione dei Consorzi industriali, nodo
laborioso sciolto dopo un lungo dibattito.
Nel dibattito sono intervenuti anche più volte Pietro
Pittalis (Fi), Giovanni Giagu (Pd), Silvestro Ladu
(Forza Paris), Giovanni Battista Orrù (Pd), Adriano
Salis (Idv), Antonello Liori (An), Paolo Maninchedda
(Psd’Az), Marco Meloni (Pd), Antonio Calledda (Pd),
Luciano Uras (Prc), Giuseppe Cuccu (Pd)
e Sergio Marracini (Udc).
Dopo l’approvazione della legge, soddisfazione è stata
espressa alla fine dall’assessore all’Industria, Concetta
Rau, che ha preso la parola in Aula per ringraziare i
consiglieri regionali e per elogiare il lavoro svolto dalla
Commissione. “È una buona legge – ha detto
l’assessore – che non cambia le sorti del sistema
industriale ma contribuisce a migliorare le condizioni
delle imprese sarde. È una legge semplice e snella,
funzionale ai bisogni delle imprese. Sono valorizzati gli
enti locali, i bilanci devono essere in pareggio e – ha
concluso – sono state introdotte molte norme di
armonizzazione dei vari livelli di governo”.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Primo Piano
Il Consiglio regionale
ha approvato la legge
che istituisce il Corecom
Colmato un vuoto legislativo - La Sardegna era l’unica Regione
che non si era adeguata alla legge nazionale
opo 10 anni la Sardegna colma un vuoto
legislativo in tema di comunicazioni. Alla
fine, con 44 voti a favori e 22 astensioni (e
nessun voto contrario, dato che l’opposizione ha
deciso di astenersi) il Consiglio Regionale ha
approvato la legge che istituisce il Comitato
regionale per le comunicazioni, Corecom,
“emanazione” della legge 249 del 1997, che
istituiva l’Autorità nazionale.
Si colma così un vistoso ritardo da parte della
Regione Sardegna, ultima in Italia ad adottare
l’organo di consulenza e di gestione delle
amministrazioni regionali in tema di
comunicazione, nonché organo funzionale
dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Nonostante l’approvazione del provvedimento sia
avvenuto senza voti contrari in fase di
discussione non sono mancate le polemiche.
“Sardegna buona ultima a non aver ottemperato
alle direttive, con un ritardo imperdonabile”, ha
detto il relatore Alessandro Frau, presidente
della Seconda commissione, perché ha leso “i
diritti dei cittadini sardi”. È grazie all’impegno di
maggioranza e opposizione in Commissione, che è
maturata questa proposta, frutto di lavoro e di
mediazione, all’esame del Consiglio.
La polemica è scoppiata subito dopo l’intervento
del relatore: ad iniziare da Paolo Pisu (Prc), già
presidente della Seconda commissione nella prima
fase della legislatura, che ha definito il testo
“debole, che non tiene conto della specialità dello
Statuto regionale e prevede un Corecom
terminale dell’Autorità nazionale, una sorta di
passacarte”, con funzioni limitate, ben diverso
della proposta dell’Arcos, l’Autorità regionale,
autonoma nel ruolo, che una serie di freni,
“soprattutto politici”, e l’attività “dilatoria della
Giunta” hanno bloccato.
Per Frau la proposta, “buona ed equilibrata”,
prevede un Corecom “terzo e indipendente”
rispetto al governo regionale. Per Maria Grazia
Caligaris si tratta di “un altro segnale del
restringimento dei margini dell’autonomia e di
una specialità che soffre della forza politica di
regioni ordinarie”, mentre Gavino Cassano
(Riformatori) ha ricordato che la proposta di
legge è arrivata in Aula “solo grazie al
contributo decisivo dei consiglieri di minoranza”.
Per Antonio Calledda (PD) questo provvedimento
è uno strumento utile per la Sardegna ma forse
sarebbe necessario un maggiore
approfondimento. Il consigliere, inoltre,
ha lanciato una sfida: “Le frequenze libere
(cioè quelle non assegnate) devono essere
gestite dalla Regione Sarda”.
Giorgio La Spisa, capogruppo di Forza Italia,
si è chiesto “quale è il vero motivo per cui si
arriva oggi a esitare questa legge?
Ormai – ha affermato La Spisa – siamo a fine
legislatura e appare strana la fretta con cui,
entro il mese di agosto, si devono nominare i
componenti del Corecom”. Giudizio fortemente
negativo anche da parte di Luciano Uras (Prc)
sulla proposta di legge perché “non coglie le
D
esigenze della Sardegna”.
Alla fine della discussione generale è intervenuto
l’assessore alla Pubblica Istruzione Maria
Antonietta Mongiu che ha detto che questa legge
è “utile” e che, visti i ritardi con cui arriva
in aula, “sarebbe necessario approvarla
al più presto. Ciò darà la possibilità alla
Sardegna di avere le concessioni
e il trasferimento delle frequenze.
Dunque, un’opportunità da non perdere”.
Dopo la votazione al passaggio agli articoli, i
lavori del Consiglio regionale sono ripresi con
l’esame dell’articolato e degli emendamenti.
È stato approvato in particolare l’emendamento
53 che ha sostituito gli articoli 1 e 2 del testo
della Commissione, che stabilisce che il Corecom
“è organo di consulenza, supporto, garanzia
e gestione della Regione per l’elaborazione e
l’attuazione delle politiche regionali nel settore
delle comunicazioni”.
Anche gli articoli 3 e 4 dell’articolato sono stati
approvati dopo un lungo e approfondito dibattito
che ha consentito, con alcuni emendamenti
largamente condivisi, di rafforzare il ruolo di
iniziativa e di controllo del Consiglio regionale in
materia di comunicazione e informazione.
In particolare è stato approvato
un emendamento che “sancisce la tutela del
pluralismo dei contenuti e dei mezzi informativi
ad opera della Regione e valorizza le specificità”,
assegna al Consiglio regionale, “attraverso
la Commissione competente per l’informazione
il compito di presentare entro 120 giorni
una proposta di legge per individuare e
organizzare le competenze regionali in materia
di informazione e comunicazione”, in linea
con l’articolo 3 della Costituzione.
L’Aula ha quindi approvato l’articolo 5
con un emendamento che prevede
che sia “il Consiglio regionale
con la collaborazione del Corecom,
ad organizzare la Conferenza regionale in
materia di comunicazione e dei temi connessi”.
Al termine di un lungo dibattito in fase di
votazione è stato sciolto il nodo di profilo
istituzionale sulla presidenza del Comitato a un
rappresentante della minoranza.
I membri del Corecom saranno cinque e
dureranno in carica cinque anni, con la
possibilità di essere rieletti per non più di due
mandati consecutivi.
I Comuni dovranno comunicare al Comitato i
provvedimenti sulle postazioni delle emittenti
radiotelevisive e degli impianti di trasmissione,
compresi quelli per la telefonia fissa o mobile.
Soddisfazione per l’approvazione della legge è
stata espressa dal presidente dell’Associazione
della Stampa Sarda Francesco Birocchi.
“Finalmente si è colmata una lacuna.
Aspettavamo questa legge da dieci anni
– ha detto – e l’attendevano anche gli utenti
della telefonia che potranno risolvere
per via breve gli eventuali problemi
con le società telefoniche”.
9
Confermata
La Maddalena
come sede del G8
Dal presidente della Regione
in Consiglio regionale
Il presidente della Regione, Renato Soru ha
riferito al Consiglio regionale, fugando i dubbi
residui, che la scelta di La Maddalena (fatta
dal precedente governo) come sede del G8 è
stata confermata dal presidente Berlusconi, il
quale ha avanzato anche un’ipotesi B, ma in
caso di emergenza. Un’eventualità da mettere
sempre nel conto.
La Maddalena – ha detto il presidente della
Giunta – si appresta a cambiare marcia: dopo
tanti anni vissuti con il preponderante peso,
nella sua economia, delle attività militari, si
affronterà una nuova fase, legata alle attività
civili e, in particolare al turismo.
Il G8 sarà, per l’imponenza delle opere
previste (la ristrutturazione dell’ex Arsenale
della marina e dell’ospedale, gli alberghi, la
sistemazione portuale di La Maddalena e
Palau, l’adeguamento dell’aeroporto di Olbia,
la viabilità di accesso) il battesimo ufficiale
del nuovo corso. Sono stati stanziati
800 milioni di euro.
L’arcipelago diventerà luogo di attrazione
mondiale, una specie di biglietto da visita
dell’intera isola. Si farà a tempo? Soru ha
lasciato intendere di sì, anche se le difficoltà
non sono poche. Le procedure saranno più
sbrigative, ma entro ambiti rigorosi.
Venticinque gli interventi in programma,
alcuni con appalti gestiti dagli enti locali,
altri dalla Regione.
Ed è la garanzia di “massima trasparenza” e
di tutela del sistema delle imprese locali che ha
caratterizzato alcuni interventi.
Roberto Capelli (Udc) ha definito
“logisticamente ottima la scelta”, ma non si
deve trascurare “la corsa contro il tempo”.
Molte le attività in calendario, che non devono
interferire con la stagione turistica.
Giorgio La Spisa (Forza Italia) ha definito
obiettiva la relazione di Soru, suggerendo
che, per quanto possibile, le opere
“siano spese bene” per il territorio e per
l’imprenditoria sarda nella speranza
che “la gabbia dei vincoli che incide
sull’economia” non determini ritardi.
Vargiu (Riformatori) ha detto che il G8 sarà
“una grande occasione per promuovere
l’intera Sardegna” e come tale va vissuto
Anche Silvestro Ladu (Fortza Paris)
ha avanzato il timore che i tempi possano
non essere rispettati e che gli appalti,
con procedure urgenti, possano essere
ostacolati dall’Ue.
Paolo Antonio Licheri (Sinistra Arcobaleno)
ha chiesto che l’occasione del vertice mondiale
deve essere accompagnato da iniziative che
portino all’attenzione la Sardegna “come isola
di pace ed amicizia tra i popoli”.
Matteo Sanna (An) ha riferito di voci di
trasferimento a Taranto delle attività della
Scuola di sottufficiali della Marina. Ha chiesto
che sia garantita “una residua presenza dello
Stato” (Marina militare), per evitare lo
sbilanciamento dell’economia.
10
Attualità
Attivato il portale
“Sardegna Migranti”
PREVIDENZA
È dedicato alle informazioni riguardanti le migrazioni da e per la Sardegna
Nel mese di agosto ha iniziato la sua attività
il portale SardegnaMigranti, interamente dedicato
alla comunicazione di informazioni riguardanti
le migrazioni da e per la Sardegna.
I destinatari sono gli emigrati sardi e gli immigrati
che arrivano nell’isola da altri paesi,
in particolare extraeuropei.
Il sito include in una unica “home page” notizie
sull’emigrazione e sull’immigrazione, considerati
sezioni ed aspetti di un unico fenomeno,
il movimento degli uomini nel mondo.
Il portale contiene diverse sezioni. Uno spazio
particolare è riservato a “Il Messaggero sardo”:
nel portale infatti si possono consultare
tutte le annate del giornale degli emigrati.
Nel portale c’è anche uno spazio dedicato
alle notizie e alle informazioni dell’Ultim’ora
Per collegarsi basta digitare www.sardegnamigranti.it
o andare nel sito della Regione www.regione.sardegna.it
e poi cliccare sulla scritta “SardegnaMigranti”.
SardegnaMigranti ci propone un’immagine della
migrazione come fenomeno composito, vario,
come fonte di ricchezza per la nostra isola,
per gli aspetti economici, sociali, culturali.
Gli emigrati e gli immigrati ricevono la stessa attenzione
paritaria, per quanto sussistano differenze tra le due
tipologie di movimento.
Il sito vuole essere uno strumento di comunicazione
immediata sullo stato della migrazione in Sardegna,
fruibile da tutti i cittadini. Esso mette a disposizione degli
interessati strumenti operativi pratici, per dare risposte
certe e precise su problemi che investono il quotidiano.
Nel sito si individuano due grosse macro aree:
Sardi nel mondo e Accoglienza.
I termini utilizzati per identificare le due “facce” del
movimento migratorio in Sardegna sono indicative
dell’approccio che la Regione e in particolare,
l’Assessorato del Lavoro competente nella materia,
dedicano al fenomeno.
Sardi nel mondo, rivolto all’emigrazione,
evoca un movimento degli emigranti verso l’esterno
dell’isola che si traduce in momenti di intensa esperienza
individuale e collettiva e occasione di arricchimento
relazionale, culturale. La sezione presenta
nel dettaglio le informazioni
Esso analizza il percorso delle migrazioni e rende
disponibili documenti che indicano l’organico dei circoli
sardi nel mondo, la loro organizzazione, le norme di
riferimento, gli organismi che svolgono funzioni di
consulenza, decisione e indirizzo delle politiche
emigratorie. L’emigrazione è un percorso difficoltoso e
doloroso. Le storie di vita che da essa emergono sono
spesso ricche di esperienza. Una sezione si occupa di
raccontarne le dinamiche e l’evoluzione. Sempre presente
Agosto-Settembre 2008
è la straordinaria esperienza del Messaggero Sardo,
che per tanto tempo ha svolto il ruolo di collante,
di anello di comunicazione tra i sardi sparsi
nel mondo e la terra di origine.
Accoglienza richiama l’ospitalità che caratterizza il
rapporto tra i sardi e i migranti che scelgono la nostra
isola come luogo di destinazione. La Sardegna
si propone anche nei suoi atti formali come terra
di pace e di accoglienza, premesse fondanti di un
rapporto con le altre culture basato sullo scambio
e sull’arricchimento reciproco.
Nella sezione Accoglienza vengono presentate le
associazioni cui partecipano primariamente gli immigrati
presenti in Sardegna. Le associazioni allo stato attuale
sono quasi venti, tendenzialmente espressione delle
comunità di cittadini stranieri ma che coinvolgono anche
tanti sardi. Vengono inoltre presentate le norme
fondamentali per orientarsi nella legislazione nazionale e
regionale, con gli atti politici e amministrativi che ne
derivano. Uno spazio rilevante viene dato agli organismi
che a diverso titolo e con variegate competenze
partecipano a garantire un elevato livello di accoglienza
dei migranti in Sardegna. Tra queste la Consulta per
l’immigrazione, i Patronati Sindacali, le Prefetture, le
Ambasciate e i Consolati.
Lo spirito della L.R. 46/1990 si realizza ed è reso
pregnante con l’equiparazione tra i cittadini italiani e
stranieri nel momento in cui i servizi inerenti salute,
casa, lavoro, istruzione,cultura, vengono messi a
disposizione dei residenti in Sardegna senza distinzione
di provenienza o appartenenza etnica.
La filosofia che sottende il sito è quella di renderlo
fruibile, trasparente, democratico, e quindi alla portata
di tutti gli interessati. I diritti e i servizi descritti e le
informazioni inerenti risultano disponibili
immediatamente senza mediazioni di alcun tipo.
Il portale SardegnaMigranti è sicuramente perfettibile,
grazie all’apporto che vorranno dare tutti i cittadini
interessati. L’immagine che esso trasmette è quello di
una Sardegna che è stata e continua ancora
ad essere una terra di comunicazione con altri popoli e
altre culture. Una terra che percepisce l’importanza
che hanno gli incontri tra i popoli, che se ben gestiti,
sono portatori di scambio, nuove conoscenze
e fonte di ricchezza per tutti coloro che liberamente
vogliano usufruirne.
Romina Congera
Assessore del Lavoro
ULTIM’ORA
Referendum abrogativi:
contributi agli elettori sardi
residenti all’estero
L’Assessorato degli Affari generali della Regione ha
emanato una nota indirizzata a tutti i Comuni
contenente le disposizione per i rimborsi dei contributi
agli elettori sardi residenti all’estero per i tre
referendum abrogativi regionali che si svolgeranno il 5
ottobre prossimo. Gli elettori sardi residenti all’estero
hanno diritto a un contributo pari a euro 361,52 se
provenienti dai Paesi europei e di euro 619,75 se
provenienti dai Paesi extraeuropei. Hanno diritto al
contributo gli emigrati iscritti all’anagrafe italiani
residenti all’estero (Aire). Non hanno diritto al
contributo gli elettori che si trovano all’estero per
motivi di studio o per lavoro a tempo determinato.
Per informazioni e possibile rivolgersi all’Ufficio
relazioni con il pubblico al numero 070 606 7025.
a cura di Giuseppe Foti
Abolito dal 1° gennaio 2009
il divieto di cumulo
per redditi di lavoro e pensione
Dal 1° gennaio 2009 è abolito il divieto di
cumulo tra pensione e redditi di lavoro sia per
i lavoratori privati sia per quelli del pubblico
impiego. La novità che era attesa da molti
anni si è concretizzata il 18 giugno scorso con
la pubblicazione del D.L. proposto dal Governo
Berlusconi nel contesto della manovra
finanziaria. La nuova normativa unifica in
pratica tutte le regole per le diverse categorie
di pensionati e dovrebbe contribuire a far
diminuire il lavoro nero. La nuova normativa
inoltre non solo riguarda i nuovi pensionati
ma soprattutto anche quelli con decorrenza
anteriore al gennaio 2009 soggetti se
pensionati di anzianità a trattenute onerose.
Le pensioni di vecchiaia. La normativa
non riguarda i pensionati di vecchiaia
liquidata con sistema retributivo.
Per costoro infatti dal 2001 è stata già abolita
ogni tipo di trattenuta sia nel caso di lavoro
dipendente sia di quello autonomo.
Pensioni di anzianità. Anche per questo tipo
di pensionati fin dal 2003 sono stati liberati
anche quelli titolari di pensione di anzianità
con 40 anni di contributi o in alternativa con
una età minima di 58 anni e 37 anni di
contributi. In pratica ancor oggi che non è in
possesso dei requisiti descritti era soggetto al
divieto di cumulo o in caso di nuova attività
versava all’INPS l’intero assegno nel caso in
cui si rioccupasse come lavoratore dipendente.
Nel caso invece di lavoro autonomo era ed è
prevista una trattenuta parziale
corrispondente al minimo tra il 30% della
quota prevista o il 30% del reddito conseguito.
In pratica l’Istituto di previdenza in caso di
pensionato di anzianità che continuasse o che
riprendesse a lavorare effettuava un duplice
calcolo per individuare l’importo da trattenere.
La trattenuta comunque non poteva superare
il 30% del reddito conseguito. Dal 1° gennaio
2009 invece non è più effettuabile alcuna
trattenuta così chi percepisce una pensione
di 20.000,00 euro ed un reddito di lavoro
autonomo di 15.000,00 recupererà non meno
di 4.500,00 euro l’anno.
Pensioni contributive. Dal 1° gennaio 2009
saranno abolite anche le trattenute per divieto
di cumulo sulle pensioni contributive
attualmente fortemente penalizzate rispetto a
quelle retributive. L’attuale normativa infatti
sancisce un taglio seppur graduato in base
all’età all’atto della liquidazione della pensione
con meno di 63 anni. In questo caso perdeva
l’intera pensione in caso di lavoro dipendente;
nel caso di lavoro autonomo la trattenuta
ammontava al 50% della quota eccedente il
trattamento minimo. Con la nuova normativa
dal 1° gennaio 2009 le pensioni contributive
sia quelle vecchie che quelle nuove
diventeranno direttamente cumulabili
con qualsiasi tipo di reddito.
Invalidità e reversibilità Contrariamente
alle attese la nuova normativa sul divieto
di cumulo esclude le pensioni di invalidità
e reversibilità. Si tratta di circa 5 milioni
di pensionati che anche per il 2009
continueranno ad essere tartassati
dalle trattenute sulle retribuzioni introdotte
sin dal 1995 dal Governo Dini.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Attualità
Carbonia dedica un museo
alla cultura del carbone
Iniziativa del Comune per ricostruire, attraverso lettere, foto e documenti,
uno spaccato antropologico della sua popolazione
ttraverso ingiallite lettere, foto o altro ancora,
Carbonia intende ricostruire lo spaccato
antropologico della sua popolazione vissuta in
città nei primi decenni di vita, quando vivere nel
capoluogo carbonifero voleva dire affidarsi alla
precarietà, alle altalenanti prospettive, al futuro
incerto.
Sono proprio questi sentimenti, paure o speranze,
espresse con lettere inviate a parenti o amici in
Sardegna o fuori Italia, che adesso il Comune di
Carbonia vorrebbe recuperare per metterle insieme
e costituire una sezione antropologica del Museo
del carbone, ospitato nella Grande Miniera di
Serbariu.
Tale obiettivo è stato sottolineato dal Sindaco
della città Salvatore Cherchi il quale ha scritto
una lettera indirizzata agli emigrati, ai Circoli dei
Sardi nel Mondo, ai cittadini di Carbonia e alle
associazioni cittadine.
Quest’anno Carbonia celebra i 70 anni di vita e
uno degli obiettivi principali è appunto quello di
ricostruire la vita delle prime e successive famiglie
che arrivarono in questo posto dove tutto era
grigio o nero. Ma soprattutto vorrebbe raccogliere
documenti legati all’emigrazione che iniziò a metà
degli anni Cinquanta.
Tra i documenti testimoniali di particolare
interesse c’è quello riguardante immagini o oggetti
di culto o venerazione verso la Patrona dei
minatori, Santa Barbara. È risaputo che il
minatore delle gallerie carbonifere tenesse in
grandissimo rispetto e venerazione Santa Barbara,
di cui non c’era famiglia che non ne avesse
un’immagine.
“È utile ricevere in questo luogo, scrive il Sindaco
Salvatore Cherchi, le vostre memorie delle
esperienze di lavoro e di vita nelle miniere e/o
nella città di Carbonia e di quelle dell’emigrazione.
Potrete documentare tali memorie con lettere, foto
o altro di cui vogliate far dono alla città per
costituire un Centro di Documentazione
A
“Carbonia in migrazione - Memorie e creatività”.
In particolare, aggiunge il Sindaco Cherchi,
sarebbe utile avere, specialmente da chi è emigrato
in zone minerarie, con urgenza prioritaria,
immagini ed oggetti del culto di Santa Barbara,
patrona dei minatori e dei lavoratori esposti a
gravi pericoli. Intendiamo esporre tali doni sia
nell’allestimento del museo già in corso, sia in una
sala di deposito attivo aperto alle visite e ai
laboratori didattici”. Chiunque fosse interessato
alle richiamate donazioni potrà indirizzarle a
“Laboratorio di Antropologia presso la Direzione
del Museo del Carbone Grande Miniera di
Serbariu - 09013 Carbonia (Carbonia Iglesias)”.
Massimo Carta
11
L’appello del sindaco
agli emigrati
per contribuire
a ricostruire una
memoria condivisa
Care Emigrate e Cari Emigrati,
tante cittadine e tanti cittadini di Carbonia, oltre i
vostri parenti ed amici, pensano a Voi e parlano di Voi
con affetto. Siete persone preziose, di cui si è sentita la
mancanza. Non più residenti, ma siete ancora con noi.
Siete più presenti che assenti, per tanti affetti.
È importante, pertanto, creare nuovi rapporti
d’amicizia e di solidarietà fra la Comunità di cittadini
residenti a Carbonia e le persone emigrate dalla città.
La prima iniziativa, alla quale Vi invito a partecipare,
ha luogo nella Grande Miniera di Serbariu dove è in
corso d’allestimento, grazie ai doni fatti da molte
persone, una sezione antropologica del Museo del
carbone. E utile ricevere, in questo luogo, le vostre
memorie delle esperienze di lavoro e di vita nelle
miniere e/o nella città di Carbonia e di quelle
dell’emigrazione. Potrete documentare tali memorie
con lettere, foto o altro di cui vogliate far dono alla città
per costituire un Centro di Documentazione “Carbonia
in migrazione - Memorie e creatività”.
In particolare, sarebbe utile avere, specialmente da chi è
emigrato in zone minerarie, con urgenza prioritaria,
immagini ed oggetti del culto di Santa Barbara,
patrona dei minatori e dei lavoratori esposti
a gravi pericoli. Intendiamo esporre tali doni
sia nell’allestimento del museo già in corso,
sia in una sala di deposito attivo aperto alle visite
e ai laboratori didattici.
I doni possono essere inviati al seguente indirizzo:
Laboratorio di Antropologia presso la Direzione del
Museo del Carbone - Grande Miniera di Serbariu 09013 Carbonia (Carbonia-Iglesias). Le informazioni
telefoniche si possono avere telefonando ai numeri:
0781 670591; 0781 62727.
I nomi dei donatari saranno inseriti dell’albo
delle donatrici e dei donatori. Invito a partecipare
all’iniziativa le alunne e gli alunni, le studentesse
e gli studenti, le insegnanti e gli insegnanti delle scuole
di ogni ordine e grado, le cittadine e i cittadini residenti
a Carbonia, le associazioni culturali democratiche,
le emigrate e gli emigrati, i Circoli e le associazioni
degli emigrati sardi nel Mondo.
Salvatore Cherchi
Sindaco di Carbonia
La miniera di Serbariu un sito strategico
Dal 1937 al 1964 ha rappresentato una delle principali risorse energetiche del Paese
Il Centro Italiano della Cultura del Carbone nasce
nel 2006 come associazione tra il Comune di
Carbonia e il Parco Geominerario Storico e
Ambientale della Sardegna, con lo scopo di gestire
e valorizzare il sito della Grande Miniera di
Serbariu. Il sito minerario di Serbariu, attivo dal
1937 al 1964, ha caratterizzato l’economia del
Sulcis e rappresentato tra gli anni ’30 e ’50 una
delle più importanti risorse energetiche d’Italia. Il
complesso è stato recuperato e ristrutturato a fini
museali e didattici. Il progetto per il recupero e la
valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e
le strutture minerarie che oggi costituiscono il
Museo ed include i locali della lampisteria, della
galleria sotterranea e della sala argani. Nella
lampisteria ha sede l’esposizione permanente sulla
storia del carbone, della miniera e della città di
Carbonia. L’ampio locale accoglie una preziosa
collezione di lampade da miniera, attrezzi da
lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano,
fotografie, documenti, filmati d’epoca e
videointerviste ai minatori. La galleria
sotterranea mostra l’evoluzione delle tecniche di
coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli
anni ’30 alla cessazione dell’attività, in ambienti
fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e
grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere
carbonifere attive. La sala argani, infine, conserva
intatte al suo interno le grandi ruote dell’argano
con cui si manovrava la discesa e la risalita delle
“gabbie” nei pozzi per il trasporto dei minatori e
delle berline vuote o cariche di carbone. Nel
Museo si trovano inoltre il bookshop, nel quale è
possibile acquistare libri sull’argomento e gadgets,
la caffetteria e una sala conferenze con 130
poltroncine e moderno impianto audio-video.
12
Attualità
I fantini sardi
che hanno nobilitato
il Palio di Siena
di Andrea Porcu
L’ultimo Palio lo ha vinto Giuseppe Zedde - Il più vittorioso e famoso resta Andrea
De Gortes, “Aceto” - Sono tanti quelli che hanno partecipato alla manifestazione
a storia del palio di Siena è strettamente legata
alla Sardegna e ai suoi fantini. L’ultimo, quello
dell’Assunta, lo ha vinto Giuseppe Zedde, detto
Gingillo. È un figlio d’arte: Antonio Zedde, detto
“Valente”, nato a Noragugume nel 1942, padre di
Giuseppe e di Virginio (altro fantino), ha messo il
suo sigillo nel palio, vincendo due edizioni,
nell’agosto del 1972 e nel luglio del 1976.
L’isola ha da sempre un rapporto speciale con il
quadrupede più elegante del mondo animale: il
cavallo. Binomio inscindibile per tradizioni,
cultura, lavoro e affetto.
È molto probabilmente questa la ragione
principale del successo dei nostri fantini, amati e
coccolati, in terra di Toscana, dove vive una folta
comunità di sardi.
È già di tempo di palio e le contrade si preparano
all’evento estivo che mobilita una grande folla.
Sono stati diversi i fantini sardi o di origine
isolana, che hanno partecipato in tempi passati e
anche più recenti, alla manifestazione senese.
Il leader indiscusso resta Andrea De Gortes,
soprannominato “Aceto”. Ha vinto ben 14 edizioni
del palio su 58 partecipazioni. Risultati che gli
sono valsi il riconoscimento di “Re della Piazza”.
Il primo successo, dell’allora 22enne fantino,
nativo di Olbia, risale al 2 luglio del 1965.
Chiamato dalla contrada dell’Aquila
a montare “Topolone”, Aceto si impose
in un palio straordinario.
De Gortes era stato notato, per coraggio e
determinazione, l’anno precedente. La fama e la
fortuna di Aceto nascono così.
Il fantino olbiese è stato legato per 19 anni alla
contrada dell’Oca, con la quale ha vinto cinque
edizioni della corsa.
La carriera di Aceto sembrava terminata a metà
degli anni 80, ma nessuno immaginava ancora di
dover fare i conti con la sua testardaggine.
L’ultima vittoria centrata da Aceto risale al 3
luglio del 1992. Il “re della piazza” tornò in sella,
chiamato ancora dall’Aquila, che ambiva al
successo, avendo ricevuto in sorte un forte
cavallo, denominato “Galleggiante”.
Aceto diede vita ad un duello acceso con un altro
fantino isolano, Sebastiano Deledda, noto “Legno”
che correva per la contrada Pantera. Una rivalità
che si dimostrò evidente durante la gara. Aceto
approfittò della clamorosa caduta dell’avversario
L
prendendo il comando della corsa e
cogliendo un strepitoso trionfo. Dopo
alcuni palii andati male, decise di
ritirarsi definitivamente nel 1996.
Ora Andrea De Gortes vive ad
Asciano, vicino Siena, dove gestisce
un allevamento di cavalli.
E restiamo ad Asciano, dove è nato il
17 giugno del 1963, per parlare di un
altro assoluto protagonista delle
vicende del palio: Giuseppe Pes. detto
il Pesse. È stato allievo di De Gortes.
Ha esordito con il botto, nella
rassegna, il 2 luglio del 1982,
ad appena 19 anni.
Una vittoria insperata per il fantino
di chiare origini sarde, che in
quell’occasione indossava il giubbetto
della contrada del Montone.
Giuseppe Pes entra nella storia del Palio nel 1997.
Il 3 luglio viene chiamato dalla contrada della
Giraffa per “guidare” un cavallo formidabile
Lobi’s Andrea, ribattezzato Penna Bianca, a causa
di una macchia sulla fronte. Pes non si smentisce
e domina la corsa. È il settimo trionfo personale.
Ma non basta. Ad agosto il Pesse, sempre con
indosso il giubbetto della Giraffa, monta
Quarnero. Parte in ritardo, ma è capace
di una clamorosa rimonta. Arriva primo al
traguardo e per la contrada è cappotto.
Anno indimenticabile per Giuseppe Pes
da Asciano, ma sangue tutto sardo.
Ultimo successo nel 2000, il nono personale, con
la maglia della contrada della Selva. Ultima gara
finora quella del 2006. Bilancio comunque
esaltante per il Pesse. 45 partecipazioni e ben 9
vittorie oltre ad una correttezza esemplare.
Rare le squalifiche.
Tra gli altri principali protagonisti della rassegna
senese, è doveroso menzionare Salvatore Ladu,
soprannominato “Cianchino”. Il fantino nativo di
Bono, ha compiuto nel 2008, 50 anni. Eccellente il
suo palmares: 46 partecipazioni e ben otto vittorie.
Due volte primo con il giubbetto della contrada
“Pantera”e altrettanto con quella di “Onda”.
Un successo ciascuno con Nicchio, Montone,
Tartuca e Bruco. Il primo trionfo, a vent’anni,
risale al 16 agosto del 1978.
Cianchino vince indossando il giubbetto della
Pantera, montando il cavallo “Urbino”.
Si lega alla contrada del Bruco, per cinque
carriere consecutive tra il 79 e l’81,
ma non riesce a vincere.
Ma la grande impresa, con il Bruco, la centra nel
1996, montando Bella Speranza. Si aggiudica la
gara nella quale balza al comando dopo il secondo
giro. Il suo ultimo palio è datato 2 luglio 2005.
Poi lo stop alle corse.
Altro fantino, altre corse. Tre quelle vincenti per
Massimo Coghe, detto “Massimino”, nativo di
Norbello, in provincia di Oristano. L’oggi 44 enne
Coghe, si è aggiudicato il palio nel luglio del 1994,
sempre a luglio, ma nel 1998 e ultimo trionfo
nell’agosto del 1999. Coghe ha corso ben 33
edizioni del palio. Ma ci sono altri fantini, forse
meno conosciuti ai più, che hanno primeggiato
nell’ambita corsa senese.
Agosto-Settembre 2008
Due primi posti anche per Giovanni Antonio
Casula, nativo di Oschiri, classe 1957.
Soprannominato “Moretto”.
Casula ha tagliato il traguardo da vincitore
nell’agosto del 1983 e nello stesso mese, sei anni
dopo. Tredici le sue partecipazioni al torneo.
Sul podio più alto è salito nell’edizione di luglio
1979, Francesco Congiu, detto “Tremoto”.
Il fantino nato a Serri, classe 1956, ha gareggiato
13 volte, tra il 1978 e luglio 1996.
C’è tutto un elenco di altri sardi che hanno
presenziato al palio, ma senza fortuna.
Iniziamo, per rispetto, da chi non c’è più.
Costantino Giuggia, detto “Morino”, nuorese,
scomparso nel 1977, a soli 33 anni a Siena.
Dodici le sue partecipazioni.
Ha chiuso il conto con la vita anche Efisio Bulla,
nativo di Bultei, deceduto tre anni fa, all’età
di 72 anni. Gareggiò sei volte tra il 1962 e il 1969.
Per dieci volte è sceso in Piazza a cercare gloria,
Boris Pinna, detto Pinturicchio, classe 1971.
Il fantino oristanese ha gareggiato tra il 1997
e il 2002.
Stesso numero di corse per Antonio Cossu, classe
62, altro nuorese, denominato “Cattivo II”.
Sette partecipazioni per un fantino che abbiamo
già citato. Si tratta di Sebastiano Deledda, detto
“Legno”, nativo di Lula, classe 1958. In gara tra
il 1979 e il 1995. Resterà nella storia il suo duello
con Aceto.
Franco Casu, detto “Spirito”, classe 69, oristanese
ha cercato di fare del suo meglio, in sei occasioni,
tra il 1989 e il 1996.
Tra le altre presenze, segnaliamo quelle di Pietro
Migheli, detto Capretto, del fratello Luigi, detto
Musino, Arturo Deiana, detto Pel di carota,
Manolo Deiana, detto Ciclone e Renato Porcu.
Nei primi anni 2000, è balzato agli onori della
cronaca senese e non solo, nel bene e nel male
come risultati, un altro fantino, originario di
Silanus.
Stiamo parlando di Dino Pes, soprannominato
“Velluto”, nipote del più celebre Giuseppe, detto
“il Pesse”.
Il giovane Dino, classe 1980, ha partecipato otto
volte al palio di Siena, senza mai vincere. Ci è
andato vicino nel 2001 montando il cavallo
Attilax. Negli ultimi metri di corsa ha ceduto
lasciando campo libero a “Ugo Sancez”.
Velluto si è distinto nel 2002 vincendo il palio di
Fucecchio, montando il cavallo Mowgli. Si è
ripetuto nel 2004, imponendosi al palio di Legnano
per la contrada Sant’Ambrogio.
Ancora a Siena, con la contrada il Bruco, Pes
sfiora la vittoria nell’edizione del 2 luglio 2004.
Una gara sofferta, con caduta, ma al traguardo
viene preceduto dall’avversario Salasso della
Giraffa. Seguono anni non fortunati.
Dino Pes è rimasto nell’ambiente delle corse e oggi
lavora e allena per preparare molti cavalli barberi
di levatura (Berio, Delizia de Ozieri, ecc.).
Lo scorso anno ha partecipato al palio
di Asti, giungendo sorprendentemente
quarto al traguardo.
Infine la speranza di oggi. Si chiama Gianluca
Fais, è nato a Siamanna, in provincia di Oristano
nel 1981. Nel 2005, gareggia nel Palio di Asti.
Corsa impeccabile su un terreno reso pesante dalla
pioggia. Giunge in finale e mette in riga fantini del
calibro di Trecciolino e del Pesse.
L’anno successivo i primi importanti risultati.
Vince il palio di Monticano, ottiene buoni
piazzamenti in altre manifestazioni, vince due
batterie, su quattro al palio di Siena.
Diventa il fantino ufficiale della contrada
della Lupa.
È soprannominato “Vittorio”. Nel luglio 2007 ha
primeggiato nel palio di Valdarno e quest’anno ha
cominciato bene con la vittoria al palio di Buti,
per la contrada san Nicolao.
Ora vediamo che succederà al palio di Siena 2008.
In bocca al lupo e forza Sardegna.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Attualità
Anche gli emigrati coinvolti
nel progetto per realizzare
l’“Archivio di Longevità della Sardegna”
Pubblichiamo la lettera che il prof. Luca Deiana,
dell’Università di Sassari, responsabile del progetto
AKeA (A Kent’Annos) che studia i centenari,
ha rivolto ai sardi fuori dall’Isola
per completare la sua ricerca, estendendola agli
emigrati, certi della fattiva collaborazione dei lettori
de “Il Messaggero sardo”. L’équipe del prof. Deiana si
occupa di centenari e di longevità da oltre 10 anni.
In questo periodo ha certificato oltre 1.100 sardi
che hanno superato l’età dei cento anni.
La ricerca continua anche al di fuori
della Sardegna per recuperare i nostri conterranei
che hanno raggiunto i 100 anni.
Carissimi Amici,
ricordo con affetto l’esperienza positiva vissuta con voi
durante il mandato da me espletato come Assessore
Regionale al Lavoro della Regione Sardegna; non
dimentico la vostra sensibilità e sardità espressa in tutte
le occasioni e l’amore, sempre vivo, per la nostra gente e
per la nostra terra “L’Isola dei Centenari” e anche se
oggi, non mi occupo di politica, la stima nei vostri
confronti rimane sempre forte.
Già da undici anni, come molti di voi sanno, come
docente della facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Sassari, sono il responsabile del
progetto AKeA (A Kent’Annos) che studia i centenari in
tutti i 377 comuni della Sardegna e anche i nostri
conterranei che vivono fuori dalla nostra isola.
Già da tempo televisioni e giornali di tutto il mondo
parlano dello studio sui centenari sardi: la KBS (Rai
coreana) il 25/05/2008; la BBC - Horizon il 19/02/2008; il
Corriere della Sera dell’08/04/2008; Rai 1 - Superquark il
26/06/2007; il Daily Mail del 27/01/2007; il Sole 24 ore del
31/07/2006; diverse pubblicazioni apparse sul Reader’s
Digest di diversi stati; Panorama del 16/10/2004; il
settimanale Oggi del 03/04/2002; la prestigiosa rivista
scientifica “Science” del 16/03/2001 e moltissimi altri
giornali e televisioni di tutto il mondo, in particolare
numerosi lavori scientifici sono stati già pubblicati su
riviste nazionali ed internazionali.
Conoscendo la vostra generosità, vi chiedo la
collaborazione per il completamento dell’“Archivio di
Longevità della Sardegna”, al quale sto lavorando, e nel
quale saranno elencati e studiate tutte le persone sarde
che hanno superato l’età di 100 anni e saranno presi in
considerazione solo i centenari che verranno certificati
con la produzione degli atti di nascita o di morte.
Il nostro archivio comprenderà tutti i centenari che sono
vissuti nella nostra terra anche se deceduti molti anni fa,
ovviamente, come già detto il tutto deve essere certificato
con gli atti sopraccitati. I dati raccolti saranno custoditi e
trattati secondo la legge sulla privacy.
Vi chiedo di segnalarmi tutte le notizie, le informazioni e
gli atti riguardanti le persone che hanno raggiunto i
cento anni di età comprese le persone decedute molti anni
fa ma che avevano compiuto i cento anni, comunque
sardi ovunque essi siano nati e vissuti.
La presente lettera potrà essere inviata anche ad altri
concittadini sardi di vostra conoscenza che vorranno
collaborare per la riuscita del progetto AKeA.
Atti e certificazioni potranno essere inviati per fax al
seguente numero +39 079 228275 o per mano o tramite
posta al seguente indirizzo:
Al Prof Luca Deiana - Responsabile del Progetto A.K.e.A
- Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica Dipartimento di Scienze Biomediche
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Sassari
Viale San Pietro 43/B – 07100 Sassari
Per eventuali chiarimenti contattare le sottoelencate
persone: Mariolina Marras o/e Antonella Pisanu al
seguente n° telefonico +39 079 229775 e il Prof. Luca
Deiana al seguente n. telefonico +39 079 228275 Email: [email protected]
Certi di un vostro riscontro vi saluto
e a Kent’Annos e piusu!
Luca Deiana
RICERCA
Una cagliaritana nel team per la lotta al linfoma
C’è anche una cagliaritana di 35 anni
nel team di ricercatori che, guidati da
Giorgio Inghirami, ha fatto un notevole
passo avanti nella lotta al linfoma:
l’equipe ha, infatti, scoperto un vaccino
che permette di prevenire e contrastare
l’oncogene Alk, che caratterizza e
contraddistingue le cellule malate del
linfoma anaplastico. Il lavoro, durato
anni, è stato svolto nei laboratori del
Cerms (Molinette) di Torino in
collaborazione con il Department of
Pathology and New York Cancer Center, New York
University School of Medicine. Del team di ricercatori fa
parte una giovane biologa cagliaritana, Valentina
d’Escamard che lavora dal 2002 alla New York
University come ricercatrice.
Dopo la laurea conseguita a Cagliari nel 1998, durante
l’ultimo anno di scuola di specializzazione (in Patologia
clinica), Valentina d’Escamard si è trasferita a New York,
dove nell’equipe del prof. Giorgio Inghirami,
presso la New York University School of Medicine,
ha preparato la sua tesi di specializzazione,
che ha discusso a Cagliari nel dicembre del 2003.
Dopo la specializzazione ha continuato il lavoro
di ricerca nello stesso laboratorio di New York,
proseguendo la collaborazione con il prof. Inghirami
che si è recentemente trasferito a Torino.
Valentina d’Escamard lavora e risiede tuttora
a New York.
Il lavoro ha portato ad iniettare un
vaccino a Dna specifico per il gene Alk
in alcune cavie, in seguito trattate con
una dose letale di linfoma. Grazie al
vaccino i topolini respingevano il
linfoma e non si ammalavano. L’effetto
del siero dura per tutta la vita. Sempre
sugli animali i ricercatori hanno
sperimentato il vaccino anche come
cura. In questo caso alcune cavie
malate sono state sottoposte alla
classica chemioterapia, quindi è stato loro iniettato il
siero che ha permesso di sconfiggere il linfoma nella
maggior parte degli animali vaccinati.
Quello anaplastico è un linfoma relativamente raro.
Si contano circa 2500 malati in Europa e altrettanti
negli Stati Uniti.
Recentemente si è scoperto che l’Alk è anche espresso
in modo errato in circa il 5 per cento
degli adenocarcinomi del polmone (che colpiscono
circa 12 mila persone in Europa).
Tra qualche mese negli Stati Uniti partirà un trial in
collaborazione con il Cerms delle Molinette, per
sperimentare l’efficacia di questo trattamento sull’uomo.
Solo al termine del trial si potrà finalmente avere il
primo vero vaccino oncologico per i tumori umani
positivi per questo oncogene.
Lia Serreli
13
La Sardegna nel Web
a cura di Andrea Mameli
Scheletri in rete con Anthroponet
Una mostra multimediale del materiale scheletrico
umano rinvenuto nell’isola, dalla Preistoria alla fine
dell’Impero romano. È Anthroponet: il primo
esperimento in Italia (e uno dei pochi nel mondo) di
classificazione digitale delle conoscenze
antropologiche e
storiche. Il
progetto, nato
con il sostegno
finanziario della
Regione
Autonoma della
Sardegna (POR
Sardegna, Asse
III - misura
3.13), si è
sviluppato
grazie alla
collaborazione tra l’Università di Cagliari
(Dipartimento di Biologia sperimentale, sezione di
Scienze Antropologiche) e due imprese private sarde:
la Società Applidea di Selargius, che ha il ruolo di
coordinamento del progetto, di creazione e gestione
del sito internet e della base dati associata, e la Società
3DDD di Quartu S.Elena (e sede operativa nel Parco
Tecnologico di Pula) responsabile delle ricostruzioni
tridimensionali. Alla riuscita del progetto collabora
attivamente la Soprintendenza Archeologica della
Sardegna.
L’archivio telematico Anthroponet contiene
informazioni utili a classificare le serie scheletriche:
indicazioni geografiche, notizie generali, dati sugli
inerenti, elementi archeologici e antropologici,
datazioni, bibliografia, immagini fotografiche e
ricostruzioni tridimensionali. Anthroponet consente
ricerche libere o su base geografica e storica e
permette di ricavare informazioni puntuali sulle
caratteristiche dei singoli siti archeologici della
Sardegna, oppure confrontare le caratteristiche di
periodi o luoghi diversi. Le ricostruzioni digitali
consentono inoltre di interagire direttamente e quindi
di misurare alcuni reperti antropologici e archeologici
di particolare interesse. Il sito internet ha anche
finalità didattiche e divulgative, e per questo sono
previste schede didattiche, un glossario, immagini e
ricostruzioni tridimensionali.
www.anthroponet.it
Sardi iberici
Deu Seu Sardu, il portale dei Sardi in Spagna, si
rinnova. Ora la proposta di informazioni è più
completa e articolata, con il coordinamento dei circoli
Ichnusa di Madrid e San Salvador da Horta
Barcellona.
Notizie,
approfondimenti,
video e
segnalazioni di iniziative fanno di questo sito un
punto di riferimento importante.
www.deuseusardu.com
Un ausilio per l’autismo nato in Sardegna
La necessità di dotare i tradizionali sistemi di
comunicazione per immagini di tecniche moderne ha
portato una piccola impresa sarda a realizzare il
primo palmare per bambini autistici. Si chiama
Alpaca e lo ha creato Sardiniaweb.it di Cagliari.
Sperimentato con successo al Centro per l’Autismo
dell’ospedale Brotzu di Cagliari, il palmare Alpaca
viene fornito come ausilio, con immagini
personalizzate da usare nella terapia e per la
comunicazione, dalle Asl della Sardegna.
www.comunicazionealternativa.it
14
Speciale Emigrazione
Festa dell’emigrato ad Ussana
Un convegno per ricordare il contributo dei lavoratori ussanesi in giro nel mondo La manifestazione è giunta alla nona edizione - Il paese ora punta su cultura e spettacolo
Nelle foto di Cristian Moi, da sinistra, Luigi Coppola, l’assessore Baldovino Sedda, il sindaco Emidio Contini,
l’assessore Claudia Orgiano. A fianco, foto di gruppo con il parroco don Giulio Madeddu
A
d agosto il Campidano è terra di calore,
di sole a picco, di silenzi. Di voglia di stare
all’ombra, a cogliere il refolo d’aria, in compagnia,
a bere qualche bevanda dissetante e, magari,
lasciar spazio alla nostalgia. Ussana, con i suoi
quattromila abitanti, le sue tradizioni, ancora una
volta ha scelto il mese d’agosto per festeggiare i
suoi emigrati, sparsi in Europa e presenti anche
nella lontana Australia, come ha rivelato una
ricerca curata dall’assessore alla cultura Claudia
Orgiano. Ussanesi che, nel periodo delle ferie,
sentono il bisogno di tornare al Paese, sia che
lavorino sia che abbiano smesso, dopo tanti anni,
e godano della pensione.
Il comune di Ussana, per la 9ª edizione della
“Festa dell’emigrato”, ha fatto le cose con cura.
Festoni per le vie del centro, un convegno,
pranzo conviviale.
Nel pomeriggio di sabato 9 agosto le strade di
Ussana apparivano deserte. Non sembrava il
momento migliore per organizzare un convegno
su “I lavoratori ussanesi emigrati nel mondo”.
Invece al Centro di Aggregazione sociale
gli emigrati – una folta rappresentanza –
erano presenti ed interessati a quanto l’assessore
alle politiche sociali, Baldovino Sedda, l’assessore
alla cultura Claudia Orgiano e il sindaco
Emidio Contini avevano da comunicare.
Assente per sopraggiunti impegni
la parlamentare europea Giovanna Corda.
Al dibattito ha dato il suo contributo anche Il
Messaggero Sardo, con il ruolo svolto da tanti
anni come strumento di comunicazione tra il
mondo dell’emigrazione sarda e le Istituzioni
regionali. È stata sottolineata anche la necessità
di prendere piena coscienza, come ha dimostrato
la recente Conferenza Regionale, dei profondi
mutamenti maturati nell’emigrazione sarda,
delle esperienze diverse che hanno portato
le nuove generazioni dei sardi emigrati
ad accumulare un enorme patrimonio
di conoscenza e di cultura. Elementi preziosi
per favorire migliori sinergie con l’Isola.
In questa chiave gli amministratori di Ussana
hanno voluto dare spazio al confronto.
L’assessore Sedda ha ricordato la sua esperienza
d’emigrato quando, dal 1960 al 1962, ragazzino
visse in Germania con i genitori; i problemi
difficili per un inserimento in un contesto sociale e
culturale ben diverso da quello lasciato ad
Ussana; il desiderio di migliorare la propria
condizione economica e poter rientrare e,
finalmente, la possibilità realizzata di un ritorno.
Questa esperienza breve ma profonda lo porta
oggi, anche come amministratore pubblico, ad
avere una visione ben precisa del problema
dell’immigrazione dai paesi africani. C’è, un
problema, minimo, di fenomeni delinquenziali.
Ciò non deve tuttavia impedire che sia attuata
una forma di cooperazione con gli Stati
dai quali provengono molti degli immigrati,
per trovare adeguate soluzioni. Non si può
dimenticare – ha concluso – quello che hanno
vissuto generazioni d’emigrati sardi.
L’assessore alla cultura Claudia Orgiano,
attraverso un’accurata ricerca anagrafica, con
tutte le difficoltà derivanti dal fatto che molti
emigrati residenti all’estero non si sono iscritti
all’apposita anagrafe istituita nel 1988, ha
precisato che nel 1971 risultavano emigrati circa
300 ussanesi (all’epoca il paese contava su una
popolazione di circa 2.500 residenti, oggi sono più
di 4 mila). Emigrati che sono andati in Belgio, in
Francia, in Olanda, in Germania, ma anche in
Irlanda e, due, fino alla lontana Australia.
In prevalenza operai, cuochi, manovali.
Anche quattro laureati, a riprova di come stia
cambiando l’emigrazione sarda, ed un artista di
Agosto-Settembre 2008
valore come Fortunato Agus che, cagliaritano
di nascita ed ussanese d’adozione, è emigrato
in Belgio, dove vive, portando con sé la sua abilità
di pittore e scultore.
È quindi intervenuto il sindaco Emidio Contini.
Ha svolto, in pratica, un resoconto di quanto
l’amministrazione comunale ha fatto
e sta facendo per migliorare le
condizioni generali del paese, potenziare
i servizi, creare condizioni
di possibile sviluppo.
Contini ha indicato come una risorsa
il fatto che Ussana, la cui economia
è stata caratterizzata in prevalenza
del settore agricolo (50 anni fa
gli ettari coltivati erano 1.500!),
si trovi a circa 24 chilometri
da Cagliari, a pochi passi
dalla “Carlo Felice”, la più importante
arteria isolana. Può godere dei vantaggi
che una grande città offre ma può
svilupparsi con ordine, senza frenesia,
puntando a settori ben precisi che
tengano conto delle attuali realtà produttive.
Tra esse anche un diverso ruolo che la cultura
in genere e il mondo dello spettacolo,
in particolare, possono avere. Ha ricordato
la costruzione di un’importante struttura teatrale,
insieme con i comuni di Villasor, San Sperate,
Monastir, Nuraminis e Samatzai.
Infine ha voluto ricordare che l’amministrazione
di Ussana intende proseguire nell’attività di
promozione culturale e istituzionale
con il progetto di condurre in visita a Roma
i bambini che concludono il ciclo delle elementari
e al Parlamento Europeo quelli che concludono
le medie inferiori.
Nel dibattito sono intervenuti alcuni degli
emigrati, che hanno seguito con particolare
attenzione il dibattito e preso atto dei progressi
compiuti dal Paese. L’essere messi a conoscenza di
quanto l’amministrazione sta facendo è un modo
per coinvolgerli nei progetti, di attingere al
contributo che la loro esperienza di lavoro e di
vita maturata all’estero può dare.
Luigi Coppola
Piero e Caterina: nozze d’oro in limousine
Nella sala del Centro Aggregazione Sociale
di Ussana c’era anche lui, Piero Zonnedda,
ussanese doc. Ha chiesto, intimidito,
all’assessore Claudia Orgiano di dar lettura
di una nota, scritta dai figli. La trascriviamo
integralmente, corredata da due foto, scattate
a 50 anni di distanza l’una dall’altra.
“Cinquant’anni fa non avevano nemmeno
i soldi per tornare ad Ussana e sposarsi.
Ora addirittura la limousine ha portato gli sposi
alla celebrazione delle nozze d’oro dalla loro casa
alla chiesa di Bruxelles. Un’automobile lunga
come un treno che porta impressi i tratti della
parabola della vita dei nostri cari genitori:
cioè Piero Zonnedda e Caterina Casula, l’uno
di Ussana l’altra di Donori, che si sposarono
per procura nel lontano 1957 e sono tornati
all’altare dopo 50 anni”.
“Il lavoro non mi consentiva di tornare e
d’accordo con la mia
fidanzata, pensammo di
sposarci per procura”,
racconta nostro padre che
ha vissuto 50 dei suoi 74
anni in Belgio da emigrato.
“La mancanza di soldi non
mi scoraggiò. Cercai due
testimoni ed andai in chiesa
per sposarmi”.
Pierò, come lo chiamano in
Belgio, oggi agiato e senza
problemi, ha conosciuto anche lui il triste e
comune destino di molti italiani emigrati in
Belgio: lavorare in miniera, a Mons in Vallonia.
Nostra madre, Caterina fece lo stesso a Donori
recandosi in chiesa con due testimoni.
Nostro padre continua a raccontarci che segui
col pensiero il percorso di nostra madre verso
l’altare accompagnata da nostro nonno.
Caterina raggiunse Piero in Belgio soltanto
dopo molte settimane”.
“Noi figli, un maschio e due femmine, abbiamo
voluto, in occasione delle nozze d’oro far rivivere
ai nostri genitori quel sogno, anche con una
limousine adeguata alle grandi occasioni”.
Ora, conclude la lettera, Piero e Caterina,
innamorati da oltre 50 anni, fanno la spola
tra la loro casa di Ussana e quella di Bruxelles,
per andare a trovare i figli e i nipoti.
Finalmente in vacanza, da ex emigrati.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Speciale Emigrazione
Il contributo degli emigrati
al grande sviluppo di Pula
Celebrata la prima Giornata dell’Emigrato pulese - “I primi turisti li abbiamo portati
noi” - Medaglie ricordo all’emigrato residente più lontano e a quello partito da più
tempo - Sono di Pula il Vice Presidente della Fasi e due presidenti di Circolo
O
ggi Pula è una delle realtà turistiche più significative
della Sardegna, seconda solo ai grandi comprensori
del Nord, la Costa Smeralda e la Costa del Corallo di
Alghero, e contende a Villasimius il primato del Sud
dell’Isola, grazie alla presenza nel suo territorio del Forte
Village, considerato uno dei migliori “resort” del mondo,
alle spiagge bianche di Santa Margherita e alla sua
“spiaggetta” di Nora con le sue vestigia archeologiche di
epoca romana, e al complesso golfistico de “Is Molas”.
E le prospettive di sviluppo sono ulteriormente alimentate
dal progetto per la realizzazione di un porto turistico,
che ancora manca a Pula rispetto a Porto Cervo,
Alghero e Villasimius.
Il tutto senza che Pula abbia perso la sua caratteristica
rurale, la sua fonte economica primaria: l’agricoltura
e soprattutto la serricoltura.
Un quadro decisamente positivo che riempie di orgoglio
gli attuali amministratori, e nel contempo suscita
commozione in chi, mezzo secolo fa, era stato costretto
ad emigrare, a partire in cerca di un lavoro e di un pezzo
di pane nelle regioni ricche del Nord Italia o all’Estero,
e che sinceramente non avrebbe immaginato
uno sviluppo così vorticoso del suo paese.
E devono essere stati davvero tanti in quegli anni i ‘pulesi’
partiti in cerca di fortuna, centinaia e centinaia, che si
sono fatti onore e si sono affermati anche nel movimento
che ha dato vita alle Associazioni e ai circoli sardi nel
mondo. Non è certo un caso che sia di Pula il vice
Presidente della FASI (la Federazione dei Circoli Sardi in
Italia) Simone Pisano, giovane intellettuale di seconda
generazione brillantemente laureatosi a Pisa, e che altri
due ‘pulesi’ siano presidenti di circolo: Franco Saddi di
quello di Bareggio, in Lombardia e Fausto Soru, di quello
di Sedan, in Francia, la cui Federazione lo ha eletto anche
nella Consulta Regionale dell’Emigrazione.
E il circolo di Sedan è intestato proprio alla “Città di
Nora”, pur essendo Soru originario di Mandas da dove
partì nel lontano 1949, ancora bambino, al seguito della
sua famiglia. Ed è proprio grazie all’impegno e alla
caparbietà di Fausto Soru, che è stato possibile realizzare
questa manifestazione, per essere riuscito nella
“l’impresa” di coinvolgere il Comune (Soru è anche
consigliere comunale), la Pro loco e la FAES (la
Federazione delle Associazioni di Tutela) a far celebrare
la prima “Giornata dell’Emigrato Pulese”, una
manifestazione che ha riscosso un grande successo di
partecipanti, che hanno dato vita ad un acceso dibattito
nell’aula consiliare del Municipio, con l’intervento del
sindaco, Walter Cabasino e di alcuni assessori sul tema
della giornata “Pula… quale futuro per gli emigrati”. Un
confronto tra amministratori e ‘figli lontani’ portatore di
proposte e di iniziative, oltre che di comprensibili critiche,
ma indubbiamente costruttivo. Al punto da far assumere
all’amministrazione in scadenza un impegno comunque a
programmare per il prossimo anno una edizione più ricca
di contenuti e di avvenimenti di contorno, che pure non
sono mancati anche quest’anno.
Si è iniziato con la Santa messa celebrata nella chiesa di
San Giovanni Battista dal parroco don Benigno Lai. Poi
tutti in Municipio dove il sindaco Cabasino ha rivolto un
saluto di benvenuto e “ben tornati agli emigrati e agli ex
emigrati, gli ambasciatori di Pula nel mondo, i primi
costruttori dell’Europa”. La bella cittadina di oggi – ha
detto il sindaco – è nata grazie anche a voi, che siete
d’insegnamento per i giovani e credo di poter affermare
che i settori alberghiero e agricolo hanno avuto impulso
grazie alle vostre esperienze maturate in continente e
all’estero. Noi viviamo nel presente senza la coscienza del
passato – ha aggiunto il sindaco – la storia
Nelle foto, Franco Saddi e Fausto Soru con il sindaco
di Pula, Walter Cabasino; in alto, a destra, Pino Melis
dell’emigrazione è la storia della nostra nazione
e c’è un dato emblematico che lo conferma: sono ben
27 milioni gli italiani emigrati nel tempo!
Questo incontro di oggi, rimandato di anno in anno,
rappresenta un momento istituzionale importante per
Pula che si interroga sul futuro dei suoi concittadini
emigrati – ha sottolineato il sindaco – ma nonostante lo
sviluppo che c’e stato non può certo esaudire il desiderio
del ritorno di tutti coloro che lo vorrebbero. Anche perché
oggi – ha concluso Cabasino – Pula si trova ad affrontare
un fenomeno inverso, perché da terra di emigrazione
siamo diventati terra di immigrazione per le popolazioni
africane con tutte le problematiche connesse di
accoglienza e di integrazione”.
Franco Saddi, dopo aver portato il saluto del Presidente
della FASI, Tonino Mulas, a nome dei 68 Circoli sardi in
Italia, e del suo vice Simone Pisano, che trovandosi in
Russia non ha potuto essere presente a questo importante
incontro con gli amministratori del suo paese natale, ha
sottolineato il coraggio dei primi emigrati di Pula. “Noi
eravamo gli extracomunitari di oggi – ha detto Saddi – ci
siamo realizzati, a costo di duri sacrifici, e i nostri figli
hanno conservato la nostra tradizione. Noi siamo stati i
primi promotori del turismo pulese, noi abbiamo portato
gente e benessere, e non abbiamo mai staccato il cordone
ombelicale con la nostra terra e vorremmo un
riconoscimento dai nostri concittadini e dagli
amministratori regionali”.
Il presidente della Pro Loco, Paolo Trudu si è detto
orgoglioso di essersi assunto assieme ai suoi collaboratori
e all’amministrazione comunale l’impegno
di sostenere questa manifestazione ed ha auspicato
che possa proseguire nel tempo e che diventi
un appuntamento annuale.
L’Assessore all’Ambiente Lino Rascuna, dopo aver
15
affermato che “non eravamo diversi dagli immigrati di
oggi, perché emigrazione è sinonimo di ricerca di un
lavoro, ma – ha aggiunto – bisogna rispettare le regole dei
Paesi ospitanti e i sardi le regole le hanno sempre
rispettate. Hanno subito soprusi, ma poi si sono
conquistati stima e fiducia, diventando anche pubblici
amministratori, e mi piace citare un esempio per
tutti:quello di Giovanna Corda, partita bambina da
Carbonia al seguito del padre minatore, diventata prima
sindaco del suo paese ospitante e poi addirittura
parlamentare europea”.
Il presidente dell’AITEF, nonché della FAES, Alberto
Pisano, dopo aver ringraziato
l’Amministrazione di Pula per
aver sostenuto l’iniziativa, ha
detto che “è una rarità che i
Comuni si occupino di
emigrazione, e la testimonianza
più eloquente si è avuta in
occasione della Conferenza
Internazionale sull’Emigrazione
che si è svolta a Cagliari nell’aprile
scorso, alla quale hanno aderito
solo tre-quattro Comuni! I politici
sono ‘disinteressati’ dei problemi
degli emigrati – ha detto
polemicamente – parlano più di
immigrati, mentre è sotto gli occhi
di tutti quello che sta succedendo
anche in questi giorni con gli
sbarchi di clandestini su queste
coste. La Sardegna continua a rimanere terra di
emigrazione – ha detto Pisano – perché la Sardegna è terra
di disoccupazione e i problemi rimangono tali. I giovani se
ne stanno andando, non più con la valigia legata a spago,
ma con la “24 ore”.
L’intervento che è seguito è stato di un giovane, Carlo Loi,
nella doppia veste di emigrato e di consigliere comunale.
“Io lavoro in Belgio e mia moglie è figlia di emigrati.
L’emigrazione di oggi è diversa – ha detto – i giovani sono
istruiti, ne ho conosciuto tanti all’estero e tutti hanno
combinato qualcosa di buono, ma il problema è che non si
riesce a trovare un lavoro fisso: all’estero non esiste. In
quanto alla Sardegna il problema è che non riesce a
spendere i contributi europei”.
L’on.le Mondino Ibba, consigliere regionale, ha replicato
che “prima di cercare colpe, bisogna trovare soluzioni per
risolvere i problemi e che l’Amministrazione regionale
questo sta cercando di fare, il fatto è che la crisi che
investe la Sardegna – ha detto Ibba – ha origini ben più
lontane e più profonde, e che i problemi sono davvero
tanti. Purtroppo è vero che oggi stiamo perdendo “i
cervelli”, ma stiamo cercando di frenare questa emorragia
e stiamo facendo in modo che possano rientrare in
Sardegna una volta acquisite nuove esperienze e nuove
professionalità”.
L’assessore al bilancio del Comune, Luigi Fà, ha ricordato
di essere emigrato, seppur per breve tempo, nel 1959: “mi
mandarono a studiare in Continente, perché a Pula non
c’erano le scuole medie e quando tornai nel ’62, non trovai
più i miei amici, erano tutti emigrati con le loro famiglie”.
Nel dibattito sono intervenuti alcuni emigrati Gianfranco
Stazzi ha lamentato che “per un sardo è più facile
costruirsi una casa all’estero che in Sardegna”. Il
maresciallo Lucio Polichetti ha sostenuto che i giovani che
emigrano vanno all’estero per guadagnare qualche soldo
per potersi poi costruire la casa a Pula, ma i prezzi delle
aree sono proibitivi.
Al sindaco Cabasino trarre le conclusioni di una
manifestazione positiva e di un dibattito proficuo con la
consegna di medaglie e magliette che ricordano la prima
Giornata dell’emigrato pulese a tutti i partecipanti e in
particolare a Gianpiero Pinna emigrato di Farebersviller
(nel Nord-est della Francia) e a Pino Melis,venuto
dall’Olanda da Sneek, emigrato nel 1960, prima a Roma,
poi in Germania, nel 1966 a Flettenberg e infine in
Olanda, dove è sposato e risiede da 42 anni.
Balli e canti del gruppo folk di Pula hanno accompagnato
un pranzo a base di malloreddus e porchetto
nell’agriturismo di Bingia Bonaria in onore dei tanti
emigrati e dei loro familiari.
Antonello De Candia
16
Speciale Emigrazione
Convegno a Gesico
sulla nuova emigrazione
Successo per la festa dell’emigrato
D
alla Sardegna si emigra ancora e fra le
motivazioni principali vi è sempre la
mancanza di un lavoro, inoltre si vanno
spopolando i paesi dell’interno dell’Isola (il 75%
dei comuni ha visto diminuire la sua popolazione)
che invecchia inesorabilmente. Sono alcuni dei
dati emersi durante il Convegno sulla Nuova
emigrazione (Politiche e programmi per prevenire
lo spopolamento dei piccoli centri rurali della
Sardegna) che si è svolto a Gesico l’8 agosto
scorso ed è stato organizzato dall’Acli e dal
Comune che, proprio per l’occasione, ha
inaugurato il centro servizi “S’Ulivario”, una
struttura riattata con poco più di 900 mila euro,
come ha spiegato il sindaco di Gesico, Terenzio
Schirru. Fra i partecipanti al convegno, che si è
tenuto nell’ambito della Festa dell’Emigrato che
ha richiamato numerosi abitanti che hanno
lasciato negli anni scorsi il paese, oltre a Mauro
Carta e Ottavio Sanna dell’Acli anche il
vicepresidente della Federazione delle Associazioni
dei sardi in Italia (Fasi), Simone Pisano. Fra i
relatori, inoltre, una docente di Sociologia
dell’Università di Cagliari, Aide Esu, una
dell’Università di Helsinki, Leena Erika Vainio, e
una economista dell’Università della Lituania,
Dovilè Bengelite.
Nello studio delle Acli di Gesico, nell’ambito dei
lavori preparatori del Convegno, è emerso che i
centri sardi in via di abbandono hanno un
identikit ricorrente: raramente sono comuni
costieri, sono situati in montagna o collina
interna, hanno meno di 3.000 abitanti e si trovano
distanti dalle grandi fasce urbane. Sono ben 142
(37%) i centri abitati (nel 2007) che si qualificano
per una condizione di salute demografica grave o
gravissima. I comuni in via di spopolamento
delimitano un’area ben definita: partendo dal sud
della pianura di Sassari si distribuiscono, quasi
senza interruzione, lungo un’ampia fascia
orientata in direzione sud-ovest che investe le
regioni centrali dell’Isola e giunge sino alle colline
della Trexenta, del Flumendosa e del Flumineddu.
Un’area molto vasta, che occupa circa un terzo
della superficie dell’Isola. Fra le province in
condizione di malessere grave viene segnalata
quella di Nuoro (75% dei Comuni nel 2007
avevano un saldo migratorio negativo) e di
Oristano, mentre la provincia che registra lievi
indici di saldo naturale e migratorio è quella di
Olbia-Tempio. In particolare nella provincia
Carbonia Iglesias, sempre nel 2007, 7 comuni su
23 hanno registrato un calo di abitanti (-30%);
nella provincia del Medio Campidano, calo in 13
comuni su 28 (- 46%); in provincia di Oristano,
46 comuni su 88 (-52%); in provincia di Nuoro,
39 comuni su 52 (- 75%); in provincia Ogliastra,
11 comuni su 23 (- 47%); in provincia di Sassari,
30 comuni su 66 (- 45%); in provincia di Olbia
Tempio, 4 comuni su 26 nel 2007 (-15%).
Per quanto riguarda la Trexenta nel 2007
(secondo fonti Istat) Gesico, Ortacesus e San
Basilio confermano il trend negativo del saldo
migratorio. Mentre Senorbì e Barrali hanno avuto
un trend positivo degli ultimi anni. Secondo l’Acli
sinora in Sardegna non è stata intrapresa alcuna
politica specifica contro lo spopolamento e
probabilmente per due motivi: sia perchè per
contrastare lo spopolamento e riequilibrare il
sistema occorre un progetto di vasta portata
inserito in una politica economica, territoriale e
sociale di riequilibrio; sia perché vi sono sempre
meno cittadini votanti, dunque minori e meno
importanti scambi di consenso e meno iniziative
economiche. Quella contro lo spopolamento – è
stato spiegato nel Convegno – è pertanto una
politica anzitutto regionale, frutto di una visione
strategica secondo cui lo sviluppo è concepito in
termini di vasi comunicanti entro il territorio,
perché l’abbandono di paesi e aree ha forte
implicazioni ambientali (degrado di zone già
antropizzate), territoriali e socio-economiche
(perdita di patrimoni di identità e pluralità,
mancata valorizzazione di aree, appiattimento
verso modelli insediativi urbani).
Secondo Mauro Carta: “È necessario porsi
l’obiettivo di un riequilibrio capace di superare
il divario fra città e campagna. Cruciale
la questione dei servizi essenziali: sanità,
scuola, assistenza, collegamenti”.
Negli ultimi 50 anni in Sardegna oltre un milione
di persone, pari a più del 60% dell’attuale
ammontare della popolazione, hanno trasferito la
loro residenza pur restando in Sardegna. Circa il
40% di queste persone si è trasferita nel capoluogo
Da Verona ad Arborea
per rinsaldare un’amicizia
La gioia di ritrovarsi e riscoprire ogni volta gli antichi
legami che uniscono gli attuali abitanti di Arborea con i
paesi dai quali provenivano gli agricoltori e gli allevatori che
al momento della fondazione della città (allora venne
chiamata Mussolinia) vennero chiamati ad abitarla. Un
momento di incontro, che ormai si ripete da sei anni, utile
per rinsaldare, appunto, quei legami,, per ricordare usi,
costumi, tradizioni e riti che accomunano, che uniscono,
che si vogliono salvare e tramandare con gelosa cura.
L’appuntamento di Arborea quest’anno si è svolto nei primi
due giorni di agosto, gli è stato dato il titolo “Piatti tipici
delle etnie di Arborea” e ha avuto come attori principali,
oltre all’Amministrazione comunale, i Comuni di
Sermoneta (Lt), Zevi o (Vr) e Mortegliano (Ud),
l’associazione Fogolar Furlan Sardegna, con la regia
dell’Associazione dei sardi di Verona. Le cucine tipiche di
queste popolazioni e il confronto tra antichi sapori e vecchie
e sapienti elaborazioni, ha osservato il presidente del Circolo
di Verona, Maurizio Solinas, non realizza una semplice
operazione nostalgica o un momento puramente edonistico,
ma la conferma di culture stratificate nel tempo,
collegamenti storici, vicinanze forse insospettate. Si
comunica e ci si conosce meglio: si guarda al passato,
pensando all’oggi e preparando il futuro. Così le seadas con
Agosto-Settembre 2008
della regione e nei centri dell’hinterland, mentre il
75% dei comuni sardi ha visto diminuire
l’ammontare dei suoi abitanti. In generale negli
ultimi 20 anni vi è stato uno spopolamento con
migrazioni verso la costa e verso altre regioni
italiane o estere. Così anche oggi si emigra e
secondo fonti dell’Aire (2007) le mete dei sardi
sono, nei primi dieci posti: 1) la Germania con
26.965 sardi (cioè il 29,2 % del totale degli
emigrati); 2) Francia 22.907 (24,8%); 3) Belgio
11.853 (12,8%); 4) Svizzera 7.190 (7,8%); 5) Paesi
Bassi 5.965 (6,5%); 6) Regno Unito 5.376 (5,8%);
7) Argentina 2.413 (2,6%); 8) Stati Uniti
d’America 1.341 (1,5%); 9) Australia 1.251 (1,4%);
10) Spagna 1.163 (1,3%).
È stato spiegato, inoltre, nel corso del Convegno
che un riequilibrio delle popolazione all’interno
dell’Isola può avere effetti positivi anche
nell’occupazione, rivalutando settori come
l’agricoltura oggi penalizzata a vantaggio
dell’industria. Ma in una società sempre più
“globalizzata” è importante anche guardare
all’esperienza positiva di altre regioni europee dove,
anche grazie al sistema telematico, si organizza
una condizione di vita che valorizza le piccole
comunità collegate tra loro da infrastrutture
moderne e avanzate. Sono state così presentate le
esperienze della Finlandia e della Lituania in tema
di emigrazione e spopolamento. La Finlandia – ha
spiegato fra l’altro Vainio – ha scommesso tutto
sulla diffusione della banda larga e sulle nuove
tecnologie dell’informazione, accompagnate da
importanti programmi a sostegno della famiglia.
Incentivi per il telelavoro, agevolazioni per i
lavoratori pendolari, concessione di terreni e
immobili ad uso gratuito ai giovani che vogliono
proporre nuove iniziative imprenditoriali. Mentre
la Lituania – ha detto Bengelite – sta attuando
politiche a favore dei giovani e delle famiglie, in
particolare sul tema del lavoro. Pisano della Fasi
ha portato il saluto degli emigrati ricordando che
500 mila sono i sardi nella penisola italiana su 750
mila circa fuori dall’Isola. Cioè l’Italia è sempre
un punto di attrazione per molti sardi che lasciano
la propria terra. Pisano ha anche ricordato che vi
è una nuova emigrazione verso il nord-est (oltre ai
centri metropolitani industriali e le aree rurali del
centro Italia) ed ha parlato delle seconde e terze
generazioni che si sono ormai inserite spesso con
successo e del ruolo importante dei Circoli.
Marco Aresu
miele e
formaggio di
Arborea si sono
confrontate con
i tortellini alla
romagnola
preparati dai
cuochi giunti
dalla Romagna ,
con le frittate
alle erbe
aromatiche
cucinate da
quelli giunti dal
Friuli, le trippe alla veneta e i bigoli e sardele del Veneto, e
con le laziali mezze maniche all’amatriciana.
Non sono mancati i momenti di spettacolo col gruppo
“Gli amici del folklore” di Nuoro, e lo spettacolo
“Keltaloth: musiche dal mondo celtico”.
Nell’ambito della manifestazione si è svolto anche un
incontro, nella sede dello stabilimento caseario della “3A” ,
sui temi dello sviluppo del settore e sulle possibilità di
iniziative comuni con analoghe strutture di altre regioni,
All’incontro hanno partecipato col sindaco di Arborea ,
Bepi Costella, l’assessore della Cultura, Adriano Cossu,
e il presidente della Pro-loco,Marco Pinna, l’assessore
dei Flussi migratori della Regione Veneto, Oscar De Bona,
il presidente della “3A”, Plinio Magnani e il presidente
de Fogolar Furlan Sardegna.
(R.P.)
IL
MESSAGGERO
SARDO
Speciale Emigrazione
Gadoni punta sull’Eco museo
e su “Funtana Raminosa”
Dalla “Giornata dell’emigrato” proposte concrete per il futuro dell’antico sito
minerario - L’Assessore Romina Congera: un convegno di qualità che esalta l’attività
e il ruolo degli emigrati per promuovere la conoscenza e la cultura della Sardegna
C
erto non potevano bastare i dieci minuti concessi al
professor Mario Sanges, archeologo di fama, per poter
raccontare la storia affascinante e suggestiva, ma anche
dolorosa e tormentata della miniera “Funtana Raminosa”,
tema al centro del convegno organizzato in occasione
dell’incontro annuale che si svolge a Gadoni per iniziativa
della comunità degli emigrati guidata da Mario Agus,
presidente della Federazione dei Circoli sardi in Olanda.
Eppure l’illustre archeologo sassarese in così breve spazio di
tempo ha catturato l’attenzione di tutti ripercorrendo ben
35 secoli di storia di questo importantissimo sito minerario,
dando il là ad un dibattito ricco di interventi e di notizie che
fanno ben sperare per un rilancio della miniera
completamente ricuperata e inserita a pieno titolo nel Parco
Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna
(riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità),
come ha illustrato l’ing. Gianpiero Pinna, commissario
dell’Ente Parco, artefice principale dello straordinario
ricupero assieme ai minatori e ai tecnici dell’IGEA.
E con il rilancio della miniera e la realizzazione dell’Ecomuseo, Gadoni punta ad un rilancio anche turistico ed
occupazionale del territorio, come ha sottolineato ed
auspicato il sindaco Angelo Secci, aprendo i lavori e
portando il saluto dell’amministrazione ai tanti emigrati e
agli ospiti presenti, ad iniziare dall’Assessore Regionale del
Lavoro Romina Congera, ai consiglieri regionali Attilio
Dedoni e Francesca Barracciu, recentemente eletta alla
segreteria regionale del PD.
Dopo l’intervento del sindaco, che nell’occasione ha voluto
ricordare la figura del poeta locale Gabriele Ortu,
scomparso di recente, è stato il parroco don Alessandro
Floris a portare il saluto agli ospiti e agli emigrati,
ribadendo quanto già detto durante l’omelia della Santa
messa celebrata in mattinata, che “gli emigrati di Gadoni
sono sempre stati attaccati a questa terra e che vi tornano
non soltanto per trovare i vecchi genitori”.
Un salto nel passato lo ha fatto rivivere il prof. Sanges
parlando del più grande giacimento italiano di rame, già
conosciuto in epoca nuragica, come testimoniano alcune
fonderie dell’epoca e i lingotti trovati a “serra illisi” a Isili,
tre dei quali si trovano esposti nel Museo archeologico di
Cagliari. Quel rame che era indispensabile per la fusione del
bronzo (miscelandolo con lo stagno) e che certamente è
stato impiegato anche per realizzare i famosi bronzetti.
Alla miniera di “Funtana Raminosa” hanno attinto un po’
tutti: fenici, punici, romani, e forse anche i saraceni sono
arrivati fin qui nel 700 dopo Cristo a portarsi via la loro
quota di tesoro. In quelle epoche ovviamente si parlava di
scavi a cielo aperto, abbandonati subito dopo lo
sfruttamento del minerale. Lo sfruttamento vero e proprio
della miniera iniziò nell’800 grazie alle
nuove tecnologie che consentirono di
separare i vari minerali. A cavallo tra
l’800 e il ’900 la miniera venne sfruttata
da belgi e francesi che costruirono edifici
e realizzarono la laveria. Addirittura nel
1930 il materiale estratto da Funtana
Raminosa venne esportato negli Stati
Uniti e gli americani riuscirono ad
estrarre una quantità d’oro che riusciva
a coprire le spese di trasporto!
Quegli impianti sono stati ora ricuperati,
dopo anni e anni di lavoro, e possono
essere visitati.
Così come tutta la tormentata storia
di Funtana Raminosa può essere letta
nella guida “Miniere al sole”,
realizzata dal Geoparco e nelle guide
del GAL Barbagie Mandrolisai.
“La miniera di Funtana Raminosa – ha detto l’ingegner
Pinna – è la storia degli uomini che ci hanno lavorato.
Quella miniera rappresenta una grande vicenda produttiva,
ma anche una grande vicenda sociale”.
Purtroppo sono state smantellate strutture minerarie
importanti – ha ricordato Pinna – come l’Argentiera e le
miniere di Lula, ma siamo riusciti a salvare Funtana
Raminosa, a ricuperarla e da questa miniera bisogna trarre
frutto per costruire il futuro di questo territorio. È vero che
Gadoni è lontano da tutti i centri turistici, ma è vicino al
cuore della Sardegna. I geoparchi e geositi nel mondo sono
visitati ogni anno da 80 milioni di persone – ha detto Pinna
– a noi basterebbe che l’1% di questi flussi, cioè 80 mila
persone, venissero in Sardegna per avere una ricaduta
economica e occupazionale”.
Alla dottoressa Tiziana Sassu (“sono una sarda di ritorno,
anch’io sono figlia di emigrati”), il compito di illustrare il
progetto dell’Eco Museo che sta portando avanti
l’amministrazione comunale perché non si spopoli questo
paese. “Non è una struttura – ha detto – ma è un vero e
proprio processo culturale, in cui le persone residenti vanno
aiutate a prendere coscienza per un miglioramento della
qualità della vita, anche in un posto come Gadoni, alla
periferia del mondo! Bisogna in sostanza far vedere che le
persone che vivono qui sono felici. Noi stiamo facendo un
lavoro di raccolta di testimonianze e finora gli anziani
hanno aderito. Poi lo faremo con i giovani”.
Il progetto dell’Eco Museo per riappropriarsi della memoria
17
storica è affidato all’architetto Stefano Soi. “Quello
dell’architetto – ha detto – è un compito umile: deve
riqualificare il centro storico di Gadoni, a cominciare dalle
pavimentazioni delle strade. Un altro intervento riguarda la
riqualificazione del territorio e in particolare dell’area di
“Buzzoni”, un luogo di incontro presso il santuario:
pensiamo di realizzare una strada che eviti l’abitato, fatta
con materiali che consolidino il terreno. Poi ci occuperemo
del Flumendosa e della foresta Corongia, 450 ettari di alberi
d’alto fusto, ricca di grotte e di tacchi calcarei. In altre
parole – ha concluso – si cerca di ridare slancio a Gadoni
che è stato veramente un luogo di pane e rame!”.
Dopo gli interventi di carattere storico e culturale Mario
Agus ha riportato il dibattito sui temi dell’emigrazione. Ha
ricordato che proprio per la crisi delle miniere Gadoni ha
subito lo sradicamento di molte famiglie che sono dovute
emigrare all’estero in cerca di lavoro. Agus ha auspicato che
“le forze politiche sappiano cogliere le potenzialità espresse
dagli emigrati e dalle loro associazioni, emerse nella
Conferenza Internazionale di Cagliari, per una politica
dell’emigrazione che sappia promuovere la cultura, ma
anche incentivare il turismo e le produzioni sarde, e per
creare occasioni di lavoro per i nostri figli e per le future
generazioni”.
L’Assessore Romina Congera, dopo essersi complimentata
per l’organizzazione del convegno, ha dato notizia
dell’approvazione in Commissione del Piano Triennale per
l’Emigrazione e ha rivolto un plauso ai Circoli per l’attività
che svolgono, di alto livello qualitativo per far conoscere la
cultura sarda e di quella mineraria e non solo dei prodotti
agro alimentari della nostra Isola. Dopo aver affermato che
l’emigrazione sarda è una delle più coese, l’Assessore ha
invitato ad un maggiore spirito di solidarietà per le
migrazioni. “Se la tragedia di Marcinelle, ricordata da Mario
Agus nel suo discorso, è stata una strage di nostri emigrati
– ha detto l’Assessore – oggi ci sono le tragedie non meno
gravi del mare, dove centinaia e centinaia di immigrati
africani muoiono nel tentativo di raggiungere l’Italia e nella
speranza di trovare un posto di lavoro”.
Sono seguiti gli interventi di alcuni ospiti: Mario Viglino,
Presidente del Circolo di Ginevra, ha portato il saluto della
Federazione Svizzera. La Sardegna – ha detto – può essere
fiera dei suoi emigrati che si sono adoperati per fare
conoscere all’estero la storia, la cultura, i prodotti e le
risorse naturali della loro Isola. A settembre a Ginevra,
grazie al gemellaggio con il paese di Budoni, 50 studenti
sardi verranno in Svizzera”.
Anche Maria Antonietta Deroma, del circolo di Trento, in
rappresentanza della FASI, ha detto di essere rimasta
incantata vedendo questi luoghi: “onestamente non
conoscevo neanche il nome di questo paese – ha detto – ho
visto boschi stupendi, non c’è differenza con le Dolomiti.
Sono anche contenta di aver assistito ad un convegno in cui
non ho sentito solo lamentele, ma ho sentito storia,
proposte e progetti”.
L’on.le Attilio Dedoni ha detto che questi momenti di
confronto e di dibattito sono importanti per parlare non
solo sull’emigrazione, ma anche di progetti di sviluppo della
Sardegna. Certo è difficile far apprezzare il turismo interno:
c’è la necessità di costruire un sistema viario adeguato,
altrimenti i croceristi che sbarcano a Cagliari, mai potranno
venire a visitare questi luoghi. Bisogna puntare sulla
identità, ma noi ne parliamo ma non sappiamo che cos’è.
Bisogna prendere ad esempio la Catalogna. La Sardegna ha
avuto una grande storia, prima di Roma, prima di
Cartagine con il suo popolo di Nuragici. Riappropriamoci
della nostra identità – ha detto Dedoni – bisogna insegnare
la storia della Sardegna nelle scuole, fin dalla prima
elementare. I Circoli dei sardi sono stati fondamentali per
trasmettere i valori della Sardegna ai propri figli e per farla
conoscere in tutto il mondo. Non abbiamo investito
abbastanza sugli emigrati”.
“Abbiamo rimesso in moto il nostro orgoglio – ha detto
Francesca Barracciu, che qui è una di casa, essendo anche
sindaco di Sorgono – stiamo facendo qualcosa per evitare
che altri partano, la miniera di Funtana Raminosa è una
ricchezza non solo di Gadoni, ma per l’intero territorio
e per la Sardegna. Dopo aver ricuperato la miniera ora
stiamo coinvolgendo anche l’Ente Foreste in questa politica
per la tutela delle nostre risorse – ha detto – e già l’anno
prossimo quando ci rincontreremo qui potremmo avere
i primi risultati”.
Antonello De Candia
18
Cultura
Costituita a San Vito
l’Accademia delle launeddas
Per iniziativa di Luigi Lai con il fine di difendere e valorizzare i “sonos de canna”
egli anni ’60 rischiavano l’estinzione. Oggi sono
apprezzate e studiate in tutto il mondo. Le
launeddas, strumento simbolo della millenaria
tradizione musicale isolana, dal 12 luglio scorso hanno la
loro Accademia: un luogo di eccellenza dove studiare,
difendere e valorizzare i sonus de canna.
L’idea è venuta a Luigi Lai, il più grande suonatore
vivente, l’uomo che ha fatto conoscere le sonorità
magiche delle launeddas in tutto il mondo. Quasi un
segno del destino: l’Accademia sorge a San Vito, centro
del Sarrabus, terra di impareggiabili suonatori e di
perfetti ballerini. Da queste parti sono nati, o hanno
vissuto, Austinu Vacca, Gioacchino e Giuannicu Cabras,
Felicino Pili, Efisio Melis, Aurelio Porcu, i fratelli
Emanuele e Antonio Lara. Nomi scolpiti nella memoria
collettiva, uomini che hanno fatto ballare intere
generazioni di sardi.
Per la cerimonia di inaugurazione, sono arrivati a San
Vito quattro sacerdoti: il parroco del paese don Antonio
Usai, per sette anni missionario in Brasile, il suo vice
don Giordano Podda, l’ex parroco don Giuseppe Pes, ora
a Monastir, e il parroco di Barumini, don Aldo
Carcangiu, grande amico del maestro. Don Usai benedice
i locali dell’Accademia. Tra il pubblico, alcuni dei nomi
più importanti del panorama musicale isolano: Elena
Ledda, Mauro Palmas, Gavino Murgia. Tutti hanno
parole di elogio e incoraggiamento per Luigi Lai.
L’Accademia nasce senza contributi pubblici. Così ha
voluto il maestro rifiutando l’offerta del Comune di San
Vito. “Questo deve essere il luogo dove studiare la storia,
l’evoluzione e i diversi linguaggi delle launeddas – dice
Luigi Lai – oggi l’obiettivo è la qualità. Negli anni ’60 la
priorità era salvare lo strumento dall’estinzione, ora
bisogna tutelarlo dal pressappochismo e dalle
improvvisazioni. Vedo in giro troppa “zavorra”, se non si
garantisce qualità lo strumento è destinato a morire”.
L’Accademia sarà aperta agli altri generi musicali. Luigi
Lai non teme il confronto, trent’anni fa, con la
partecipazione all’album “La Pulce d’Acqua” di Angelo
Branduardi e al successivo tour nelle piazze di tutta
Italia, ha inaugurato la stagione delle sperimentazioni.
“Occorre dialogare con tutti. Ben vengano le
contaminazioni. Il confronto non è mai negativo. Chi
danneggia lo strumento e la tradizione sono i pessimi
N
suonatori-soffiatori che oggi girano per l’isola”.
Luigi Lai, da anni, insegna a Cagliari alla scuola delle
launeddas. Nel suo corso si è formata e continua a
formarsi una nuova generazione di suonatori. I suoi
consigli e le sue insistenze hanno permesso di produrre
qualità. “L’importante è non fermarsi. Chi crede di aver
imparato tutto non ha capito nulla. Io stesso, a 76 anni,
posso dire di non sentirmi arrivato. Ci sono ancora tante
cose da perfezionare”.
Luigi Lai maestro de “sonos de canna”
Erede di una lunga e gloriosa tradizione di suonatori di launeddas del Sarrabus
Luigi Lai nasce a San Vito, rione Orrea-S’Arcu ’e Congiu,
il 25 Luglio del 1932. Si avvicina alle launeddas da
bambino. L’incontro con lo strumento avviene in
occasione di una festa paesana. Rimane folgorato dalle
sonorità magiche dei sonus de canna. Per giorni tormenta
il padre, Vito, e la madre, Felicita Melis: vuole le launeddas
ad ogni costo. La sua insistenza, alla fine, viene premiata:
i genitori le acquistano per lui da un costruttore di
Muravera. Luigi Lai, per mesi, non si stacca dallo
strumento a tre canne. I primi passi sono da autodidatta.
Impara da solo la respirazione a fiato continuo, insieme ad
altri ragazzini di San Vito passa le giornate a provare e
riprovare i brani della tradizione.
Nei primi anni ’40 l’incontro decisivo con Antonio Lara,
uno dei grandi interpreti, insieme ad Efisio Melis, dei
sonus de canna. Sarà il suo maestro per sei anni
consecutivi, da lui apprende tutti i segreti dello strumento.
È uno studio lungo e minuzioso: Luigi Lai si reca a piedi da
San Vito a Villaputzu per seguire le sue lezioni, lo
accompagna alle feste paesane dove Lara viene chiamato
per le processioni e i balli in piazza.
Nel 1948, a soli sedici anni, l’esordio da suonatore: avviene
a Barumini in occasione della Festa di Santa Lucia. Nel
centro della Marmilla inizia la folgorante carriera di Luigi
Lai. Da lì parte il lungo viaggio che lo condurrà
nell’Olimpo dei grandi interpreti della tradizione musicale
isolana. Come in tutte le belle storie, c’è però un periodo
Agosto-Settembre 2008
A sentirlo non sembra. Le sonorità prodotte dalle sue
launeddas e da quelle del suo allievo prediletto, Fabio
Vargiolu, hanno qualcosa di magico: musica identitaria
di altissimo livello.
“Ascoltare Luigi Lai è sempre una grande emozione –
dice Salvatore Atzeni, da 33 anni organizzatore del
festival di Digione in Francia –. Ricordo la sua prima
esibizione da noi. Il pubblico rimase incantato. Non
riusciva a spiegarsi il miracolo di uno
strumento suonato a fiato continuo”.
“Luigi Lai è la storia – aggiunge Giuliano
Marongiu, presentatore TV – una sua
esecuzione vale un’intera serata. Nessuno
come lui riesce a catturare l’attenzione
della gente”. Tra il pubblico c’è anche un
allievo speciale, Augusto Marini, di
professione cardiologo. “Ho capito perché i
suonatori di launeddas vivono a lungo –
dice Marini – con il loro modo di suonare
fanno ogni giorno terapia iperbarica,
aumentando la presenza di ossigeno nel
sangue”.
Chiusa la cerimonia, l’attenzione dei
presenti è tutta rivolta agli oggetti presenti
nei locali. L’Accademia ospita i cimeli della
carriera del maestro. Dentro le vetrine, i
diversi tipi di launeddas. Ogni canna ha la
sua caratteristica timbrica: fiorassiu,
spinellu, mediana a pipia, punt’e organu.
Nelle teche il primo stracasciu (astuccio per il trasporto
dello strumento ndr.) costruito da Luigi Lai e le
launeddas utilizzate nella tournée con Angelo
Branduardi. Appesi al muro i manifesti dei suoi concerti
in giro per il mondo, il diploma di cavaliere conferitogli
da Francesco Cossiga e la pergamena del “Premio alla
Carriera”, ricevuto a Cagliari in occasione del Jazz Expò
2007. E ancora: l’archivio fotografico e i tanti articoli
dedicati a Luigi Lai dalla stampa locale, nazionale e
internazionale, raccolti con pazienza da Gabriella Sanna.
“Il suo è stato un contributo decisivo – dice il maestro –
senza il suo aiuto non sarei mai riuscito a riordinare
tutto il materiale custodito in cassetti e bauli”.
All’Accademia sono intanto arrivate le prime iscrizioni. Il
primo allievo però Luigi Lai ce l’ha in casa. È il nipote
Riccardo, tre anni e mezzo, la musica nel sangue. Grazie
ai preziosi insegnamenti del nonno comincia ad emettere
le prime note. A lui e agli allievi che seguiranno le sue
lezioni, Lugi Lai è pronto a regalare tutto il suo sapere.
“A 76 anni il mio unico desiderio è che il Signore mi
mantenga in salute. Ho ricevuto tanto dalla mia famiglia
e dal mio pubblico, adesso è venuto il momento di
seminare e io, statene certi, ho ancora tanto da dare”.
Pier Sandro Pillonca
buio. A metà degli anni ’50 la Sardegna viene invasa dalla
cosiddetta musica civile. Valzer, tango, mazurka e, più
tardi, twist e rock spazzano via i balli sardi. Fisarmoniche,
batterie e chitarre elettriche prendono il posto dello
strumento a tre canne.
Nel 1956, Luigi Lai, è costretto a lasciare la Sardegna.
Parte in Svizzera con la moglie Rosina. Fa il calzolaio ma
non dimentica la musica. Nel paese d’Oltralpe rimane per
15 anni, poi, nel 1971, il rientro a San Vito. È il periodo in
cui, lentamente, la gente si riavvicina ai temi dell’identità.
I danni causati dal colonialismo materiale e culturale sono
però incalcolabili. In Sardegna i suonatori di launeddas si
contano sulle dita di una mano. È grazie all’opera di Luigi
Lai e di pochi altri che lo strumento viene salvato
dall’estinzione. Nascono le prime scuole di launeddas, si
forma una nuova generazione di esecutori. Nel 1971 Luigi
Lai viene chiamato ad accompagnare la processione di
Sant’Efisio a Cagliari. Da allora la sua sarà una presenza
continua, le note magiche del suo strumento faranno da
colonna sonora alla sagra del Primo Maggio. Ma è fuori
dai confini regionali che il maestro ottiene le più grandi
soddisfazioni. Nel 1977, in tour con Angelo Branduardi,
incanta le piazze di tutta Italia, poi arrivano i concerti
nelle principali capitali europee, a New York, Tokyo,
Sidney. Un’avventura lunga quarant’anni che il maestro
porta ancora avanti con l’entusiasmo di un ragazzino.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Cultura
In mostra a Sassari
la collezione “Giuseppe Biasi”
della Regione Sardegna
“Q
uando si viene quaggiù per guardare le cose
da vicino… e non si viaggia come le sardine
dentro a una scatola o come le acciughe, in un
barile… non si fatica a comprendere che questo non
è un popolo barbaro. E la sua civiltà è nobile e
antica”. Così il pittore Giuseppe Biasi parlava della
sua amata Terra. La Sardegna, che era sempre
stata descritta dagli antropologi dell’epoca come un
luogo derelitto, oppresso dalla fame e devastato
dalla malaria e dal banditismo, riconquistò
finalmente, nelle opere di Biasi, la sua dignità.
E proprio a questo grande artista, uno dei maggiori
rappresentanti del primo Novecento sardo, è
dedicata la mostra allestita a Sassari nell’ex
convento del Carmelo, inaugurata giovedì 14
giugno alla presenza dell’Assessore ai Beni
Culturali, Maria Antonietta Mongiu, e rimasta
aperta al pubblico fino al 20 settembre.
Si tratta del cosiddetto “Fondo Biasi”,
la collezione delle opere di proprietà
dell’Amministrazione Regionale, il più significativo
corpus di lavori di un artista sardo oggi
esistente in una raccolta pubblica e mai esposto
fino ad ora nella sua totalità.
La mostra, curata da Giuliana Altea e allestita da
Antonello Cuccu e dalla Ilisso comprende 283 oli,
tempere, ma anche chine, linoleografie e xilografie.
Un viaggio a tutto tondo nell’arte di Biasi,
attraverso i diversi aspetti della sua produzione:
dalla pittura al disegno, fino all’incisione.
Il fondo Biasi fu acquistato nel 1956 e, dopo
l’acquisto da parte della Regione sarda, fu
conservato nei depositi della Soprintendenza della
città turritana, finché nel 1984 fu esposto in parte
in due mostre, a Sassari e a Nuoro. Nel 2004, poi,
la Regione lo affidò in custodia al Comune di
Sassari in
due depositi
differenti, in
attesa di
una
sistemazione
definitiva.
Alcuni dei
dipinti più
importanti
sono stati
oggi
restaurati.
Nei 1.600
metri quadri
di spazi
espositivi
si è evitato
di separare
le opere che
descrivono
l’Isola da quelle che evocano l’Africa, preferendo
piuttosto un ordine cronologico.
Si è messa così in evidenza in modo chiaro
l’evoluzione del linguaggio dell’artista. Allo stesso
tempo le opere pittoriche non sono state separate
dalla quelle grafiche, per dare maggiore risalto al
legame inscindibile tra i due settori.
La Sardegna popolare e l’Africa vivono attraverso
gli occhi di questo artista sardo, influenzato dalla
pittura secessionista e espressionista.
Il “Fondo Biasi” raccoglie l’intera opera del pittore.
Dal decorativismo degli anni Dieci di alcune grandi
tele, all’olio “Processione nella Barbagia”, dove “lo
sguardo dello spettatore si sposta bruscamente
dalle figure in primo piano immerse nella penombra
UDINE
Tesi di laurea su Biasi pittore sardo e orientalista
Presentata all’Università di Udine da una studentessa friulana che frequenta il Circolo sardo
“Giuseppe Biasi, pittore orientalista: il suo harèm”, è il
titolo della tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali
che Lara Petricig, ha discusso il 13 febbraio scorso presso
l’Università degli Studi di Udine (relatore professore
Giovanni Curatola). Lara Petricig, ci ha segnalato il
presidente Domenico Mannoni, è una simpatizzante del
circolo sardo di Udine.
“È la conclusione di un’attività di ricerca sull’artista sardo
che aveva colpito la mia attenzione – ha sottolineato Lara
Petricig – sfogliando di Rossana Bossaglia il catalogo, della
Marsilio (Venezia, 1998), della mostra “Gli orientalisti
italiani: cento anni di esotismo 1830-1940”, tenutasi alla
Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino, dal 13 settembre
1998 al 6 gennaio 1999. È da quel momento che sono
iniziate le mie ricerche”.
L’editore nuorese Ilisso è stato il punto di riferimento per le
più recenti monografie dell’artista, a cui dal 2 ottobre al 4
novembre 2001 è stata dedicata una mostra personale nel
complesso del Vittoriano a Roma.
Giuseppe Biasi è nato a Sassari il 23 ottobre 1885, figlio di
Giovanni Biasi, di antica famiglia veronese di origini
aristocratiche e della sassarese Carolina Cipriani. È oggi da
considerare il primo pittore moderno della Sardegna.
Personaggio eclettico; esordì nel campo della grafica
pubblicitaria verso il 1902 nei giornali goliardici della sua
città e poi nel 1905 a Roma come illustratore dell’Avanti
della Domenica, settimanale aperto all’arte al quale
collaboravano artisti come Boccioni, Sironi, Balla e
Severini. Da qui l’interesse per la pittura bidimensionale e
poi per l’incisione di xilografie e cromolinografie.
“Dapprima l’artista è attratto dai paesi vicino a Sassari,
come Osilo e Ittiri, in seguito – ricorda Lara Petricig – si
reca nel cuore dell’Isola; una terra spesso considerata
selvaggia e desolata, diviene ora un seducente Eden
popolato da genti elette e dalla dignità regale. Scene di vita
comune, umili manifestazioni di paese con donne in gruppo,
vestite con suggestivi costumi, dai riflessi orientali”.
Balli e feste campestri, sono vissute da figure che assumono
un ordine quasi gerarchico, dal sapore bizantino. L’artista
guarda agli interni di chiese (che invitano alla preghiera e
danno il senso vivo della spiritualità) a processioni e a
cerimonie sacre, piene di colore, movimento e trasporto
mistico; come le tre grandi tele del 1910 realizzate per la
Biennale di Venezia del 1912, animate da personaggi tipici
dei racconti deleddiani: Uscita dalla chiesa, Grande festa
campestre e Processione in Barbagia.
Coglie spazi di grande respiro, su fondali di cieli nuvolosi,
donne alla fonte con alle spalle casupole di pietra scura e
finestre ferrate incorniciate di bianco. Oppure descrive le
architetture di certi paesi di montagna con la presenza di
19
sullo sfondo del paese illuminato dal sole”. Questo
quadro segnò il debutto dell’artista
alla Biennale di Venezia del 1909 e ne testimonia
la fase secessionista giovanile, molto vicina
all’illustrazione.
La pennellata densa rivela invece, nella seconda
metà degli anni Dieci, l’evoluzione stilistica del
pittore. Risale a questi anni, precisamente al 1923,
“Germana Lonati”, dipinto da Biasi a Bellagio, in
Lombardia, e in cui si avverte l’influenza
dell’austriaco Klimt.
Il percorso espositivo conduce poi alla fase del suo
lungo soggiorno in Nordafrica, dal 1924 al 1927,
durante il quale la pittura diventa un’indagine
sulle differenze, sul rapporto tra cultura
occidentale e mondo “altro”.
In questa fase spiccano studi dal vero di teste di
uomini sudanesi, il nudo “Faisha”, del 1925, e le
piccole tempere preparatorie alla fase di
elaborazione di quadri più grandi.
“Come colui che ha fatto il giro del mondo –
spiegava l’artista sardo – svilupperò tutto l’enorme
materiale raccolto e qualche cosa ne deve nascere.
Tra l’arte egiziana e quella indiana di cui arriva
qui l’ondata, ho subito una potente lavatura”.
Spicca inoltre in questi ultimi lavori il richiamo
alla pittura di Henri Matisse.
Ancora, gli splendidi ritratti di fanciulle in abiti
tradizionali, come “La Sposa di Ollolai”,
“La Ragazza di Busachi”, “La Ragazza di Oliena”
e “Il Ritratto di Mintonia”, del 1935 circa.
Non basta.
Nell’esposizione al Carmelo è possibile ammirare
anche le incisioni, le linoleografie e le xilografie,
che coprono un periodo che va dal 1912 al 1930. Si
arriva quindi all’ultima stagione, con dipinti di un
arcaismo definito “insieme rude e raffinato”, come
la serie dei “Cantori”, gli “Obrieri con stendardi”,
del 1937, i “Candelieri”, dove avvolta nella luce di
un tardo pomeriggio di agosto si svolge la maggiore
festa sassarese.
L’olio “Il coro a quattro voci”, del 1936-37, segna
poi il ritorno del pittore sulla scena nazionale, dopo
anni di rapporti complessi con la critica. È questa
anche l’opera considerata uno dei suoi più riusciti
risultati nella seconda metà degli anni Trenta.
Luciana Satta
una sola figura in costume, quello originario, intatto.
E poi giovani donne di Bono, di Nule, di Sarule, di Ollolai, di
Desulo... con grandi occhi a mandorla pieni di sogni, vestite
da sposa o con il viso incorniciato di veli e fazzoletti
ricamati sostenuti sulla nuca da alte cuffie.
Fanciulle dai corpi fragili e dai visi olivastri
e pallidi, silenziose, camminano aggraziate chiuse
nel severo abito tradizionale. Biasi, le fa scomparire
dietro le stoffe preziose della tradizione: la donna sarda
è simbolo di identità etnica”.
Alla fine dell’aprile 1924, Biasi mosso da un’ostilità verso il
regime fascista, prende congedo da Milano e parte per
l’Africa settentrionale, la cui cultura si presenta ad apertura
di secolo, uno dei possibili sbocchi della crisi d’identità
dell’arte.
Soggiorna a Tripoli, poi in Cirenaica e in Egitto dove al
Cairo, il 25 febbraio 1927 espone con i colleghi egiziani del
gruppo “La Chimera” (lo scultore Mahmud Mukhtar e il
pittore Mahmud Said), storico evento con cui si fa risalire
l’inizio del movimento artistico nazionalista in Egitto. Gli
anni orientalisti (1924-27), sono caratterizzati da intenso
lavoro; schizzi a matita e piccole tempere, di grande forza
espressiva, sono da considerare la massima evoluzione
artistica di Biasi. “Lavori – sottolinea Lara Petricig – che
porterà con sé in Italia, per sviluppare poi opere di grandi
dimensioni, ad olio, da far vagliare e presentare alle Mostre
Internazionali D’Arte Coloniale, alle Quadriennali Nazionali
di Roma e alle Biennali Internazionali di Venezia”.
La giovane dottoressa ha ringraziato il relatore, prof.
Giovanni Curatola, il Circolo dei Sardi di Udine e in
particolar modo il presidente Domenico Mannoni per
l’interesse e la disponibilità.
20
Paesi di Sardegna
PORTO TORRES
L’antica Turris Libisonis la patria
dei martiri Gavino Proto e Gianuario
Le radici antiche e le prospettive future del porto del Nord Sardegna
L
a città di Porto Torres, posta quasi al centro del golfo
dell’Asinara, conta oggi 22.000 abitanti; e appare
animata dai traffici legati al suo porto, importante sia per
le merci che per i passeggeri, e dalle attività della zona
industriale – dove è in funzione anche una centrale
termoelettrica – che richiama lavoratori anche da Sassari
e dagli altri centri vicini. Ma non è difficile trovare, sparsi
qua e là nel centro abitato e nei dintorni, i segni del suo
lungo passato. Le memorie dei martiri Gavino, Proto e
Gianuario, ad esempio, ai quali è consacrata la grande
basilica al centro della città, costruita in stile romanico
pisano poco dopo il Mille. A loro è dedicata anche la piccola
chiesa aggrappata su uno dei fianchi rocciosi che
delimitano la spiaggia di Balai: in un punto così esposto
alle burrasche che non ha tetto ma è rivestita da un
grosso strato di cemento.
Il piccolo tempio viene aperto soltanto a maggio,
il mese della festa; allora, visitandolo, si capirà
perché è stato costruito in questo punto: dal
fianco sinistro ci si affaccia su un vano nella
roccia che secondo la tradizione sarebbe stato il
primo sepolcro dei tre martiri. D’altra parte la
leggenda vuole che in questi luoghi affacciati sul
mare sia avvenuto anche il loro supplizio.
Per primo toccò a Gavino, che pure era arrivato
per ultimo alla fede; egli era infatti un soldato di
Roma, nativo del luogo – allora Turris Libisonis –
e addetto, ai tempi di Diocleziano, alla cattura dei
cristiani. Fu così che ebbe in custodia Proto
e Gianuario, che erano stati ordinati sacerdoti
a Roma. Ma le loro parole e il loro esempio lo convertirono
alla vera fede, si fece battezzare e subito li liberò.
Il governatore della città, Barbaro, lo fece torturare
e lo condannò alla decapitazione.
Antonio Cano, antico poeta e vescovo di Sassari, racconta
in un suo edificante poemetto logudorese: «Asora sos
ministros et issu bochinu / tensynt et ligaynt su beatu
Gavinu / et cum grande furia prestu lu portayn / pro
decapitarelu a sa rocha de Balay». Gli altri due santi,
saputa la notizia, si consegnarono e fecero la stessa fine. I
carnefici gettarono i loro corpi in mare, ma alcuni
cristiani li recuperarono e li nascosero nella cripta scavata
nella roccia al di sopra della spiaggia.
Soltanto alcuni secoli più tardi – siamo sempre a mezzo
tra la storia sacra e la leggenda – il giudice di Torres
BONNANARO
La tormentata storia di un feudo conteso
Sorto nel Medioevo fu coinvolto come altri centri del Meilogu nelle lotte tra Giudicati Ora è un centro noto per la produzione di ciliegie
Chi da Sassari va verso Cagliari trova il paese, dopo meno
di 40 chilometri, sulla destra, a poca distanza dalla statale
131, Carlo Felice. Posto a 405 metri sul mare, sulle pendici
sud-orientali del monte Pelao, ha una popolazione, dato
del 2004, di 1.101 abitanti. Più in basso verdeggia la fertile
piana tra Mores e di Bonorva, due altri centri tra i più
vivaci del Meilogu. I 21,78 chilometri quadrati del
territorio comunale, a forma di trapezio irregolare,
confinano con Siligo a nord, Mores a est, Torralba a sud,
e Borutta e Bessude a ovest.
Il terreno, pianeggiante e a tratti collinare, come presso
l’altura di Àrana e le sporgenze di Monte Santo, a forma
di tronco di cono bordato alla sommità da rocce
vulcaniche di forte impatto paesaggistico, si presta
all’allevamento e alle diverse attività legate all’agricoltura.
La storia del paese registra poche diversità nei confronti di
buona parte degli altri paesi sardi: nascita medioevale,
appartenenza al giudicato di Torres, dipendenza,
di quasi rara armonia di convivenza, dai Doria
che inclusero il villaggio nel piccolo stato feudale formato
da loro stessi; e successiva inclusione nel Regnum
Sardiniae nel 1323. La serena convivenza fu rotta
però nel 1330 quando la ribellione dei Doria
contro le truppe aragonesi, guidate da Raimondo
Cardona, si scatenò proprio nel villaggio di Bonnanaro
che rimase devastato dalla furia dei contendenti.
Il paese, rimasto ai Doria, dovette poi subire nel 1348
un’epidemia di peste che lo spopolò quasi completamente.
Quando, nel 1365, scoppiò la seconda guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, Bonnanaro, malamente difeso da
Brancaleone Doria, venne occupato dall’esercito arborense.
Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del visconte di
Barbona e vi restò fino al 1420. Venne incluso, nel 1445, nel
feudo di Angelo Marongiu la cui discendenza finì nel 1479.
La vedova del Marongiu, Rosa Gambella, cercò di
riprendersi il paese ma il fisco si oppose e lo confiscò. La
diatriba tra il fisco e la Gambella, che nel frattempo aveva
sposato il viceré Ximén Pérez, assunze toni da romanzo
(quando la Gambella morì si diede al marito la colpa di
averla avvelenata per entrare in possesso dell’intero
patrimonio) senza però che l’amministrazione reale si
lasciasse sfuggire di mano il paese con il suo territorio.
Fu poi il re stesso ad entrare in scena: nel 1482 sequestrò
il feudo e ne fece dono a Enrico Henriquez, le cui figlie lo
vendettero nel 1506 ad Alfonso Carrello. Ma il viaggio del
feudo verso nuovi padroni non si fermò qui: passò alla
famiglia Comprat e dopo la loro estinzione, avvenuta nel
1672, andò alla famiglia Miranda. Il viaggio continuò nel
secolo XVIII, passando nelle mani di diversi feudatari,
sempre in lotta con il fisco.
Queste alterne vicende inasprirono l’animo degli abitanti
del villaggio, fino al punto di esplodere nel 1795 con i moti
antifeudali nella cui furia fu abbattuto il palazzo
dell’amministarzione baronale.
Nel 1821 Bonnanaro entrò a far parte della provincia
di Alghero. Nel 1838 fu riscattato dagli ultimi padroni:
i De Queralt.
Solo nei primi decenni del Novecento (anche se va
registrata una certa ripresa di ordine sociale nella seconda
metà dell’Ottocento) il paese di Bonnanaro conobbe un
sensibile sviluppo economico per merito di attività come la
viticoltura e la cerealicoltura, e un inceremento della
Agosto-Settembre 2008
Comita, che pregava per guarire da una malattia, vide in
sogno Gavino a cavallo che gli prescriveva di recuperare i
loro resti da Balai e di trasferirli in un luogo più adeguato:
fu così che sorse la grande basilica che domina sulla
cittadina dal monte Agellu.
Oltre la stazione ferroviaria si trova invece l’Antiquarium,
nel quale è raccolta una buona documentazione della vita
e della civiltà locali nel tempo in cui questa era cittadina
romana. In sale ampie e articolate disposte su due piani si
trovano i numerosi reperti rinvenuti negli scavi. Al centro
del piano terra campeggia un’ara marmorea intitolata a
un certo Cuspius Felix, decorata con festoni, serpenti e
altri simboli religiosi; vi è nominata la divinità egiziana
Bubastis e documenta quindi la presenza qui, nell’epoca
della sua costruzione, il I secolo dopo Cristo, dei culti
orientali diffusi in varie parti dell’impero.
I simboli cristiani contraddistinguono invece il mosaico
che si può vedere al piano superiore: copriva la tomba di
due sposi del IV secolo rinvenuta nella zona di Balai.
Tutt’intorno alcuni sarcofaghi e numerose vetrine che
mostrano una gran quantità di lucerne, vari tipi di vasi,
anfore e oggetti della vita quotidiana del tempo.
Adiacente all’Antiquarium è una vasta zona archeologica,
che si può ugualmente visitare: vi campeggia il cosiddetto
Palazzo del re Barbaro, ossia il persecutore dei martiri, ma
è in realtà quel che resta di un edificio termale di notevoli
dimensioni.
Continuando invece lungo la strada che passa davanti
all’Antiquarium si arriva in vista del tratto terminale del rio
Mannu, proveniente dal Logudoro, e del grande ponte che si
conserva prodigiosamente dal periodo romano: lungo 135
metri, si sostiene su sette arcate costruite in opus
quadratum ovvero, come diremmo oggi, in cantoni, ed ha il
piano di camminamento in salita perché oltre il fiume si
leva una collinetta. Gli studiosi dicono che può essere stato
costruito negli anni immediatamente successivi alla nascita
di Cristo. È ancora in discrete condizioni, e d’altra parte è
stato utilizzato sino a pochi decenni fa, in piena epoca
automobilistica; ora si potrebbe dargli una sistemazione e
inserirlo in un percorso pedonale collegato ai resti
dell’antica città.
Salvatore Tola
popolazione che non riuscì, comunque, a iniziare dal 1961,
a sfuggire alla piaga dell’emigrazione.
Oggi Bonnanaro è un vivace centro agricolo in cui la
produzione cerealicola, gli ortaggi e la frutta sostengono
un’economia rurale invidiabile: soprattutto per merito
delle rinomatissime ciliegie, cascata rosso-rubino che, al
tempo giusto, sembra defluire dalle pendici delle colline
fino a estuare lungo le strade interpoderali e la stessa
Carlo Felice. Là più di una bancarella invita il viaggiatore
a fermarsi per una rapida degustazione e un acquisto a
buon prezzo. C’è anche una cantina sociale con ottimi
vini. L’artigiano di un tempo che lavorava lini locali ha
ceduto il passo ad attività artigianali legate all’edilizia. Il
turista che va visitare Bonnanaro deve aspere che esiste in
loco una sede per l’organizzazione del turismo equestre.
Anche il patrimonio archeologico è un’attrattiva di
prim’ordine. Domus de Janas e una ventina di nuraghi
richiamano la memoria dell’antica civiltà del luogo, la
fulgida Cultura di Bonnanaro, risalente all’età del Bronzo
antico. Importanti anche le Tombe di giganti e l’ipogeo di
Corana Moltana vicino all’abitato.
Il patrimonio artistico e culturale è rappresentato da
eleganti case a palattu, dalla chiesa di San Giorgio,
costruita nel 1530, e da quella di Santa Maria, del 1660.
Ai piedi del monte Pelao biancheggia la chiesa medioevale
di San Basilio, nata come parrocchiale del villaggio
di Nigor di cui esistono poche tracce.
La chiesa settecentesca di Nostra Signora
di Monte Arana svetta sul colle che domina l’abitato.
A Bonnanaro è bene andarci durante la sagra delle
ciliegie, o, l’8 settembre, per la festa di Nostra Signora di
Arana: due giorni di genuina allegria con manifestazioni
folcloristiche arricchite dal costume femminile locale, uno
dei più belli dell’isola: camicia bianca e gonna di panno
rosso o giallo; il busto di broccatello, indossato sulla
camicia; il variopinto grembiule sopra la gonna; in testa il
fazzoletto. Per le vie del paese si respira il profumo della
festa, il profumo di un tempo che ha radici lontane.
Franco Fresi
IL
MESSAGGERO
SARDO
Parliamo della Sardegna
CONTOS
La scomunica
contro Joanni Maria Cadoni
T
erribile die quella del 4 aprile 1707, a Bosa. “In cena
Domini”, vale a dire di giovedì santo, venne promulgata
dal vescovo Gavino de Aquena la scomunica contro Joanni
Maria Cadone, reo, dice una versione sostenuta anche da
Fernando Pilia, di mancato pagamento delle decime. Si legge
invece in un libro di Salvatorangelo Palmerio Spanu sui
vescovi di Bosa, che Giovanni Maria Cadoni era ufficiale dei
villaggi di Cuglieri e di Scano Montiferro. La scomunica gli
venne inflitta in quanto “si era reso colpevole di avere
nell’esercizio delle sue funzioni, imprigionato un chierico
nonostante le intimidazioni vescovili”. Ce n’era ben donde
per avere paura di quelle intimidazioni.
Il cagliaritano Gavino de Aquena, che resse la diocesi di
Bosa dal 1703 al 1722, anno della sua morte, apparteneva a
una famiglia che già nel 1613 aveva dato un vescovo alla
cittadina sul Temo. Frate minorita, prese laurea in teologia
alla “Sapienza” di Roma, il 20 dicembre 1687. “Fu rettore
dell’Università di Cagliari e predicatore di corte durante il
regno di Filippo IV. Il 5 febbraio del 1697 fu nominato
giudice di appellazioni per le cause ecclesiastiche della
Sardegna”. Dice lo Spanu nel suo catalogo che a monte
della scomunica contro Cadoni c’è “tutta una storia di preti
concubini, anch’essi scomunicati, ma non troppo osservanti
dell’anatema vescovile”. Forse è per questo che la terribilità
della scomunica bisognava vieppiù caricarla della fortezza
delle parole e delle scritture. Esiste il testo scritto in sardo
della scomunica di Cadoni e lo si legge ancora oggi non
senza provare qualche brivido. Una volta, nel 1972, fu pure
letto da uno speaker in una trasmissione di Radio Sardegna
cui partecipava su cuncordu di Orani. La registrazione in
cassetta di quella trasmissione l’ha conservata Daniele
Modolo che ebbe il testo della scomunica da un ricercatore
che durante un lavoro su Eleonora d’Arborea trovò il
documento nell’archivio della diocesi di Alghero.
Un altro oranese, Peppe Camarda, restò come folgorato
quando sentì la scomunica alla radio, detta con voce lenta e
tremenda. A pronunziare la scomunica è l’apparato
ecclesiastico, “indignos sacerdotes” dicono di sé i presbiteros
in ossequiente umiltà, operanti “cun ispeciale commissione
de s’Illustrissimu Segnore Don Gavinu de Acchena, pro
Grassia de Deu e de sa Santa sede Apostolica, Piscamu de
Bosa”. Ad ogni singola maledizione la maggior parte dei
presenti deve rispondere “amme”, cioè amen. Si inizia con il
richiamare contro “su duttu Juan Maria Cadone” la
Trinità, “de manera chi sa potenzia de su Babbu istruada e
sa sapidoria de su figgiu lu cunfundada, e s’amore de
S’Ispiridu Santu l’abborrescada”. Tutto questo per
l’eternità. A seguire, il “maladittu siat” è strutturato in una
gerarchia decrescente. Si va dalla “santissima Vergine
Maria Signora nostra” e si arriva ai “sacerdotes, chi sun
‘istados de Santu Pedru fin’a oe chi an celebradu e celebran
su Sacru Sacrifiziu de sa Missa, e ana a celebrare fina a sa
vine de su mundu”. Attraverso ci sono “sos Santos
Apostolos”, i nove cori degli Anghelos, “tottu sos Santos
Patriarcas, Profettas, Martires Cunfessores e Virgines e
Viudas e de pius corteggianos de su chelu” e ancora in
sopraggiunta “Summos Ponteffices, Cardinales,
Archipiscamos e Piscamos”.
Sembra l’elencazione di una invencible armada al servizio
della Chiesa ufficiale. La scansione delle maledizioni dà
l’idea di cosa volesse significare allora mettersi contro
questa Chiesa ufficiale, quando ancora non era stato
abolito il Sant’Uffizio, il tribunale dell’Inquisizione.
“Maladittu siada”,sempre il povero duttu Cadone,
“andende, caminande, dorminde e vigilande, e su diaulu
l’istede sempere a manu destra, e lu molestede e lu
offendada”. Che siano “pagasa e malas sas dies suas”,
piene di suttamiserias e tribolazioni, e quando verrà
giudicato che sia condannato “a sottoisforzu de
pessamentos suos e ana a esses’sempes desvanessidos”.
Ci fu tutto un cerimoniale per la recita della scomunica. “Il
vescovo”, informa Salvatorangelo Palmerio Spanu,
“disponeva che nelle chiese parrocchiali della diocesi il
parroco e nove sacerdoti, ognuno con un cero acceso,
rivestiti dei paramenti neri, dinnanzi alla croce coperta di
nero, mentre le campane suonavano a morto,
CULTURA
Canta” già intituladu in italianu est bene cunzepidu e bene
organizadu. Ma cussos cantadores sardos haeren una ’olta
faeddadu in sardu! Cumprendo chi sos organizadores e sa
presentadora no resessan a lu faeddare ca, culpevole sa
mentalidade de sos genidores e de sa cultura de su tempus
no lu tenen imprimidu in su bagagliu culturale insoro.
Ma sos cantadores, chi sun totu de erenzia populare e benin
dae biddas chi siguramente parte de sa zente forsis faeddat
ancora in sardu in sos rapportos de su viver comunu, nessi
custos podian proare a faeddare in sardu in su cursu de su
programma.
Ateru discursu simile meritat sa trasmissione de Giulianu
Marongiu in “Sardegna1” ca in cussu “salotto” no si
cantat ebbia, ma meda si arrejonat de cultura, de musica, de
valorizare s’arte sarda. Arrejonende tra issos no b’hat unu
chi mancu pro isbagliu ch’imbolat una peraula in sardu.
Eppuru custas trasmissiones sun fattas dae sardos e subra
de totu sun direttas e iscultadas in modu particulare dae sos
sardos chi che viven fora.
Unu severu giudisciu meritat custa emittente ca sas
notiscias fùrridas chi passan in s’ora de sos telegiornales “o
telediarios” como solu in sa variante campidanesa sun
iscrittas gai male chi mi sento de consizare sos
responsabiles de cussu programma de s’istudiare sa limba
campidanesa in autores comente Luigi Cocco, Aquilinu
Cannas e medas ateros chi in sos annos de s’Ischiglia han
cullaboradu cun cussa rivista.
E mancu male chi cussas notiscias iscurrevoles no las
faghen passare pius in logudoresu ca in cussu nobile idioma
si bidiat tota s’incumpetenzia e s’incapazidade de chie sa
limba sarda no l’ischiat ne faeddare e ne iscriere.
Cun custu annotu chi fatto no cherzo istabilire regulas pro
iscrier sa limba sarda, ca medas iscrittores sa limba l’han
accioroddada abbastanza in su tempus modernu. E so finas
cuntentu chi hapan iscrittu in sardu, traduinde puru sa
De sardu in sardu
Riflessioni sull’utilizzo de sa limba
Cando in sos meses de lampadas e triulas, comente semus
como, sa calura est troppu forte, una cosa chi aggradesso
meda est de mi sezzere sutta una alvure de figu (ca sa figu
giughet sas fozas largas e s’umbra est fitta e sa friscura est
de massimu consolu) e leggere in su “Messaggeriu Sardu”
cosas e notiscias de sa terra mia.
Gai su numeru de maju de custu periodicu chi cuntenet
medas relatas de s’ultimu Cumbeniu subra s’emigrazione
mi appascionat in tale manera chi no resesso a lu lassare
finas chi no agabbo de leggere totu sos interventos de sos
reladores bennidos da ’onzi parte de sa terra.
Subra de totu m’allegrat sa relazione de Antiogu Cappai
Cadeddu ca in custa occasione impittat una limba, sa sarda,
chi medas ritenen appartanner a una categoria de zente
inculta, retrogada e inzivile.
Tant’est beru, comente zitat, chi esistit un’infinidade de
articulos, istudios, relaziones, documentos e cant’ateru
ancora chi faeddan de propositos, de programmas, de
istruziones subra sa limba sarda, totu iscrittos in limba
italiana.
Finas custu giornale chi so legginde est iscrittu totu in
italianu, fattu salvu calchi articulu in limba sarda chi onzi
tantu calchi raru istimadore resessit a si fagher imprentare,
e sa pagina “Parlando in poesia” – titulu italianu – curada
dae Salvadore Tola naschidu disterradu.
Finas sas duas retes televisivas chi rezzo cun sun satellite,
Videolina e Sardegna1 tenen raramente programmas in
limba sarda. Su programma de Videolina “Sardegna
21
pronunziassero per nove giorni di seguito l’anatema
disposto”. Terribiles dies. Che il reo Joanne Cadone,
continua la formula, non arrivi mai a ottenere lo stato che
desidera, “mendicande e pedinde” vada di porta in porta e
non trovi chi gli apra. “Su sole si l’iscurighe’ de die e sa
luna de notte”, abbia occhi e non veda, tenga orecchie e sia
sordo, avendo lingua resti muto, avendo mani sia storpio,
avendo piedi sia zoppo e dalla testa ai piedi “siat de cada
sorta piagadu e prudicadu e forma chi in su corpus no’ li
restede ossu sanu”. Non basta. Che Dio Onnipotente lo
castighi con la pazzia e furore d’intendimento. Vaghi “a
manu in muru” nella punta di mezzogiorno, così come va
un cieco nell’oscurità. “Nostru Segnore l’imbiet famene e
confusione in tottu sas oras” e ancora peste e ancora lo
castighi con povertà, febbri, deliri di freddo e “aere
corrompidu”.
La scomunica si allarga. “In tottu su tempus sou b’apada
calamidades e calunnias”, le preghiere in suo favore si
trasformino in peccato, “in custa prima generazione siat
burradu dae su mundu de sos giustos e sa memoria sua siat
posta in obbliu”. Neppure la damnatio memoriae mette fine
al catalogo delle maledizioni. Ci sono ancora per il povero
Cadoni “tempestas de lampos, tronos e tordigliones”. Se
morirà bruciato che nessuno gli dia sepoltura. Da vivo si
trascini sempre tribolato, vessato, calunniato, perseguitato
e “opprimidu” e non ci sia nessuno che lo difenda. In finis
non potevano non essere invocate sul reo le sette piaghe
d’Egitto, il fuoco che distrusse Sodoma e Gomorra, e
qualche altro ammennicolo.
Si faceva allora processione dall’interno della chiesa sino
alla porta centrale. Qui, con la faccia rivolta all’altare
maggiore,il parroco “gettava tre pietre dietro la schiena, al
di là della soglia, ripetendo l’anatema”. Casomai qualcuno o
qualcuna non avesse sentito. Poi i sacerdotes si mettevano a
cerchio intorno alla pila dell’acqua santa e lì spegnevano le
candele dicendo: “Come si spengono le candele in
quest’acqua, muoia l’anima di Giovanni Maria Cadoni,
contumace e ribelle e scomunicato e discenda all’inferno,
con quella di Giuda Apostata”. Seguivano un amen e tre
fiat. Come dire che dopo la conclusione bisognava
ricominciare daccapo. Almeno fino a quando “concludidas
sas dittas maledisciones ana arresare sos dittos Sacerdotes
a cor de salmu Deus Laudem meam e aggabadu chi appen
custu presbiteriu, innantis de s’Altare maggiore, ana a
cumprire su libru”. Chi sa se l’aure divina propendeva di
più per le maledizioni o per le laudes. Per Giovanni Maria
Cadoni, non si sa se la scomunica, intera o in parte, abbia
davvero provocato tanta devastazione. Natalino Piras
Bibbia in sardu, ma in logu de SA BIBBIA SACRA.
Salvadore Ruju la podiat intitulare SAS ISCRITTURAS
SAGRADAS chi est pius in armonia cun sa limba chi
faeddan sos sardos.
Cherzo concluere custas riflessiones cun su narrer chi sa
connoschenzia de sa limba sarda si podet mezorare legginde
totu sos autores chi iscrien in sardu, faghinde attenzione
chi niunu giughet s’oro in sa pinna e chi sa mania de si
ponner in cadrea podet esser debilesa de cadiunu.
Su “Messaggeriu Sardu” podiat fagher logu in calchi mesa
pagina a faeddare de chistiones de limba e consizare sos chi
imbian poesias o prosas in sardu chi sa limba iscritta est
differente dae comente si faeddat e no ha bisonzu de
peraulas italianas comente in custu numeru in sa pagina de
Salvadore Tola si legget una serrada de Tiberio Vacca: Ma
su primu amore non si scorda mai e legginde su restu de sa
pagina si bidet cantas peraulas italianas si podian eliminare.
Custu no est solu debilesa de zente semplize ca, osservende
bene, espressiones similes si nde leggen troppu finas in chie
si est collocadu in cadreones mannos. Vittoriu Falchi
Pubblichiamo l’intervento di Falchi come stimolo per una
discussione sulla lingua sarda e sul suo utilizzo. Il
“Messaggero Sardo”, anche in tempi in cui sa limba non
suscitava troppo interesse nel dibattito politico, ha dato
spazio alla questione pubblicando una pagina di poesie,
interventi in sardo di Franziscu Masala, Paolu Pillonca,
Natalino Piras e altri. Nella nuova edizione gli spazi
sono ulteriormente cresciuti. Comprendiamo la passione
e il fervore di Antiogu Cappai Cadeddu, Vittoriu Vargiu e
tanti altri, che vorrebbero un utilizzo più esteso del sardo,
ma riteniamo che per risvegliare l’interesse in chi
non ha ancora acquisito questa sensibilità,
si debba procedere con gradualità.
Parlando in Poesia
22
Agosto-Settembre 2008
a cura di Salvatore Tola
Sas picciocas bellas
Cento poesie
A
nche Andrea Pintus, classe 1931, al momento di
lasciare – nel 1955 – il villaggio nativo di
Benetutti portava con sé la passione per la poesia, che
è così diffusa in Sardegna; e ha continuato a coltivarla
in tutti questi anni, abbandonando la lingua
logudorese per l’italiana ma restando fedele alla rima,
che predilige baciata.
Di recente ha realizzato il sogno di raccogliere in un
volume il meglio di questa sua produzione: il libro, che
si intitola Cento poesie (e può essere richiesto
all’Autore, via Recoaro 21, 27043 Broni; tel.
0385.53681), è stato realizzato con l’aiuto di Paolo
Pulina – ben noto ai lettori del “Messaggero” –,
pronto a dare una mano ad un conterraneo che, come
lui, si è stabilito nella provincia di Pavia o, più
precisamente, nell’Oltrepò pavese.
La raccolta si divide in alcune sezioni che rispecchiano
con immediatezza la vita e i modi di sentire
dell’Autore: le prime due, “Broni” e “In Oltrepò”, sono
tutte dedicate ai luoghi che lo hanno accolto e dove, a
quanto sembra, si è molto ben adattato; seguono le tre,
Io da ragazzo
“La mia donna”, “La vita” e “L’amore”, nelle quali
espone i propri sentimenti e ritorna a momenti della
propria esistenza; mentre l’ultima, “Dediche”,
comprende versi scritti per parenti ed amici.
Due gli elementi che colpiscono. Il primo è la scarsa
attenzione per i luoghi d’origine, Benetutti e la
Sardegna, e la completa assenza di quella nostalgia
che è sempre dominante tra i pensieri e le parole
della maggioranza degli emigrati. Forse il suo
adattamento al nuovo è stato più facile perché è
andato a vivere in un piccolo centro, ed è rimasto
fedele al mondo agricolo delle origini.
Il secondo elemento è la semplicità e l’immediatezza
dei contenuti: Paolo Pulina parla nella Presentazione
di «componimenti semplici di un uomo semplice»;
e Cristoforo Puddu (anch’egli collaboratore del
“Messaggero”) ha definito quella di Pintus una poetica
fondata sulla «densità emotiva delle persone semplici,
senza retorica ed orpelli inutili».
Riportiamo dal libro una poesia nella quale l’Autore
riflette sulla – un po’ eccessiva – spensieratezza dei
propri anni giovanili; e la facciamo seguire dalle
composizioni di altri amici della nostra pagina che
fermano l’attenzione su fasi o momenti dell’esistenza
propria o di persone a loro vicine.
Sa domo nadia
Unu padronu
Tante volte io mi divertivo
a buttare un sasso nello stagno,
per vedere un po’ di diversivo
lì per lì con qualche compagno.
Poi andavamo a farci un bagno
e fresco e pulito ne uscivo;
se della fortuna girava la ruota
riuscivamo a pescare qualche trota.
Questo succedeva da ragazzo:
per cercar nidi e pescare andavo pazzo.
Non avevo voglia di studiare,
avevo solo voglia di giocare.
Non ho voluto fare lo studente,
giocare era per me più divertente;
però oggi, di fronte alla gente,
mi sento uno sconfitto, un perdente.
In questo mondo sempre più evoluto
ci vuole molto studio soprattutto.
Oggi mi trovo pentito e castigato
degli errori fatti nel passato;
perciò, ragazzi, attenti a quel che fate:
divertitevi pure, ma studiate.
Andrea Pintus
In sos tempos mios
In tempos mios cando si binnennaiat
sistemaimis in diversos furcones
de sa menzus ua sos bellos budrones,
e guasi s’interu jerru duraiat.
Chinis’e furru cun piuer si usaiat
pro che curare fozas e pupujones;
tando fin’ecologicos ’uccones
su ch’in sa Sardigna si mandigaiat.
Gai pensende a cust’epoca brutta
jà bido sos tempos mios da chi dromo
lassendem’attristid’a bucc’asciutta!
Cun sos produttos chimicos de como
non soltanto s’ua ma totta sa frutta
est guasta prima chi jompat a domo.
Edoardo Turnu
Su disizu profundu
A sa cara isola mia
Primmu chi sa terra impiedosa
calet pesante subra mia,
primmu chi lee s’ultima via
lassende custa ’adde burrascosa,
e chi che restet s’ammentu ebbia
e su tempus cancellet dogni cosa,
primmu chi de partire siet s’ora
bi tia cherrer torrare ancora.
Annamaria Cuccuru
In sos tempos chi fia muratore
tenia unu padronu maleittu,
sempere in cantiere a caldu e frittu
pro appressare su traballadore.
Assuttu, chene buttiu de suore,
ti mustraiat sas legges cun su dittu,
si creiat padronu de s’infinittu
in terra e mare ponzende terrore.
Meda zente cun issu bi at piantu:
poi chi s’at sutzadu pulpa e ossu
los faghiat girare che cannucca.
Como ch’est seppellidu in campusantu,
dogn’andaccianu li passat addossu:
mancu appena l’abberit sa ’ucca.
Roberto Piras
Chent’annos no est una die
A tiu Tottoi Sias
Tiu Tottoi augurios mannos
Ca oe est su sou cumpleannu,
in Suni festamos su pius mannu,
est oe ch’at cumplidu sos chent’annos.
Oe lu festamos che un’eroe,
est su pius mannu de su paese,
naschidu su millinoighentosese
su mes’e austu su deghennoe.
In sa vida ben’e male at passadu,
tent’at momentos de dispiaghere
ma già si at fattu onor’e lodes.
In giovan’edade mancad’est sa muzere,
a sa sola ses fizos at allevadu,
bidu at da sos fizos sos nebodes.
Mi’ chi chent’annos no est una die,
ma tiu Tottoi los at contados
e sos chent’annos che li sun passados,
sos augurios retzi de ammie,
cun saludu sentza perun’affannau
a nos bider sanos un’ater’annu.
Angelino Mocci
Cantu mi est cara sa domo nadia
ca naschere e crescere m’at bidu,
comemte rundine chi tenet su nidu,
fattu de ludu e paza a mesturia,
Cantas nottes de frittu passadas
cantende a lughe de istellas,
cantaia sas picciocas bellas
in sos balcones e in sas istradas,
fun bellas e cheriana ammiradas
comente santas in sas capellas,
issas colcadas in su lettu caldu
e deo no rientraia fin’a taldu.
Cando rientraia fia sonnidu,
mi drommia affacc’a su foghile,
ma devia andare a cuile
comente ai’a babu promittidu.
A malagana che soe essidu
mustrendemi cun babu tantu umile,
faghia dua oras de caminu
molt’e sonnu istraccu Pietrinu.
Pietrino Canu
Magia del passato
Giunto all’età senile, nel passato
volgo spesso lo sguardo, rivedendo
nei tanti luoghi dove sono stato
i momenti salienti, riflettendo,
per quanto mi sostien la ricordanza
dall’età prima, sugli avvenimenti
ch’ebbero a suscitar con rilevanza
emozioni profonde e sentimenti.
Ma mi par strano, sembra tutto un mito,
quasi che non sia io che interagito
abbia nel tempo e nello spazio dove,
inue est vivida sa famiglia in armonia,
fizu dae chimbe sorres favoridu.
De ampias istantzias formadu s’ambiente,
fatt’apposta pro ospitare tanta zente.
nel mistero caotico del mondo,
ho solcato marosi; e strade nuove
ho io percorso, eterno vagabondo.
Soleggiada, cun vista a s’amena campagna,
cun piatta larga e de figu una pianta,
in sas fentanas vasos fioridos,
Che ainu in sa mola
cun puddas e su puddu canta canta.
S’oju spatziat pianu e montagna,
nd’ispiccat sa cheja sonos tinnidos.
Tiberio Vacca
Cumandante generale
Fit già sonniende ’e godire in s’istatzu,
de fronte a s’isoletta ’e Tavolara,
sa pensione in cussa terra cara,
cuntzedende riposu a mente e bratzu,
cando, a sorpresa, ma sentza imbaratzu,
l’at sighidu a pes de su Limbara
un’imbasciada d’importantza rara,
nende a Giuanne Frantziscu Siazzu:
«Ses su nou cumandante generale
De sos carabineris. Grande onore
a tie e a totta canta sa Sardigna.
Atzetta unu saludu augurale
pro te e pro s’Arma de sorte in favore,
illustre fizu ’e custa terra digna.
Felice Puggioni
Quando lasciai il paese natio
Nel mio monte avevo lasciato
diversi volatili, aquile e cervi,
e a Bagnoregio ci ho trovato
diversi rapaci che mi sono nuovi:
vacche maremmane e bianchi bovi
e diversa gente che Dio ha creato
ed è giusto il proverbio ch’ho imparato:
«Paese che vai usanze che trovi».
Diversa gente diverse parole,
diverse terre qui in continente,
diversi detti diverso ambiente;
ma quanto poco diversa la prole,
come è uguale la luna e il sole
e tutti i punti, levante e ponente.
Sopportando quanto ho visto e sentito
dal sessantanove che son trasferito.
Pasquale Corrias
Elio Veccia
Truvaia sos boes in s’agliola
cando mancu non tenia degh’annos,
e sutta sa guida de sos mannos
giraimis che ainu in sa mola.
Chin sa pedr’a trazu a su cola cola
ca tando fini tempos de affannos,
e ca tzertos meres fini tirannos
truvaimus sos boes pro sa ’entre sola.
E dopo chi s trigu fit treuladu
chin su triuttu fit a bentulare,
e geo tenia in conca donzi giru.
E poi chi su trigu fit bentuladu
sas feminas puru fit a tribagliare
ca passaian su trigu in su chiliru.
Ma prima de ’ider su pane fattu
colaian sa farin’in su sedattu
Berteddu Craba
Unu saludu cun su ’entu
Angelinu Carboni, si lu crese,
in Civitavecchia est naschiu,
inie est ispuntadu e fioriu
su millinoighentosvintisese.
In istiu ch’enit calchi mese,
carchi mese che benit in istiu,
e lu tenzo caru e agradiu
cando benit a Sagama su paese.
Unu saludu ti mando cun su ’entu
dae sos oros de Bosa Marina,
istadinde allegru e cuntentu
ca bi suni sas tuas raighina’.
Como chi la tenzo in pensamentu
saludami puru a Giuseppina.
Pietro Frau
IL
MESSAGGERO
SARDO
Dall’Italia
La scomparsa di Merù, il milanese
che non dimenticava di essere sardo
M
olti in Sardegna hanno saputo della morte di
Francesco Mereu, l’orefice e creatore di
gioielli nativo di Dorgali ma operante a Milano,
dalla “Nuova Sardegna” del 21 giugno. Sono poi
comparsi altri articoli nei quali si parlava della sua
prodigiosa ascesa, da manovale muratore a
orologiaio a inventore, una volta ambientato nella
grande città, di una “linea” di monili che vanno
sotto il nome di “gioiello povero”. Questa sua
attività, che aveva potuto potenziare anche grazie
alla collaborazione dei fratelli giunti dal paese a
dargli manforte, gli avevano dato ampia notorietà,
sino all’assegnazione, alcuni anni fa, di un
riconoscimento prestigioso come l’“Ambrogino
d’oro”, riservato a chi si è distinto onorando il
capoluogo lombardo.
Sullo stesso giornale si leggeva che a Dorgali si
stava per inaugurare una manifestazione, “Mastros
durgalesos”, concepita per richiamare l’attenzione
sulle attività che nel paese si svolgono nel campo
dell’artigianato: «dai dolci tipici al pane carasau,
alla lavorazione della ceramica, dei tappeti e della
pelle, del ferro, del legno, fino alla lavorazione
dell’oro e della filigrana».
Più di un lettore avrà notato la coincidenza: gli
artigiani di Dorgali lanciavano questo segnale della
loro vitalità proprio nel momento in cui uno di
loro, quello che meglio si era affermato fuori
dell’isola, diceva il suo addio alla vita.
D’altra parte Francesco Mereu, universalmente
conosciuto come Merù, i rapporti col paese
d’origine non li aveva mai interrotti, anzi: aveva
ripristinato una vecchia casa, appartenuta alla
nonna materna, e a ogni occasione era pronto a
tornare. Anche per il concorso di poesia “Bardia”,
ad esempio, in occasione del quale non solo forniva
gli oggetti preziosi che venivano consegnati ai
vincitori, ma partecipava con entusiasmo sia alla
cerimonia di premiazione che al pranzo
comunitario che si tiene subito dopo.
In questo suo “pendolarismo”, che comprendeva
anche i suoi soggiorni estivi a Porto Rafael, nei
pressi di Palau, si esprime la lezione su come si
debba interpretare il ruolo di emigrato: su come
cioè sia giusto atteggiarsi per chi si trova a vivere
lontano dalla propria terra, e non vuole fare torto
né al paese della nascita e dei primi anni di vita né
al luogo e alla gente dove si è trovato a vivere e
lavorare in seguito.
I lettori avranno presenti esempi dei troppi sardi
che non sanno trovare questo equilibrio: da un lato
ci sono nostri conterranei che, per quanto vivano
in bellissime località d’Italia o di altri paesi,
continuano a nutrirsi unicamente del rimpianto per
l’isola lontana; dall’altro – anche se più rari –
coloro che, una volta ambientatisi nella nuova
residenza, tendono a dimenticare, e magari anche a
disprezzare, il luogo da cui sono partiti.
Per Merù i due “amori” avevano invece lo stesso
peso. I giornali hanno dato conto di come si era
inserito tra la buona società milanese, e godeva
della stima e dell’amicizia di giornalisti e attori,
imprenditori ed artisti. Ma chi lo ha visto in
attività nel negozio di via Solferino si è reso conto
che il tratto signorile e leggermente snob che aveva
acquisito non gli impediva di essere affabile col più
umile dei clienti, pronto a condurlo al più vicino
bar (Como ti cùmbido) una volta conclusa la
vendita.
Ma la pur lontana Sardegna era presente in ogni
momento della sua giornata e del suo lavoro. Tra le
ultime sue creazioni c’era ad esempio il bracciale
ornato da alcune pecorelle, tra le quali una nera; o
la composizione in oro ispirata allo scacciapensieri
(sa trunfa), il piccolo strumento musicale caro alla
gente di campagna.
Se doveva fare un dono – che non fosse un gioiello
– si trattava il più delle volte di un prodotto fatto
venire dalla Sardegna; e se organizzava una festa
era capace di offrire un menù concepito e
“sostanziato” come se non si fosse mai allontanato
da Dorgali.
Per questo, per quanto milanese d’adozione e dedito
a viaggi in tutte le parti del mondo – per lavoro o
per turismo –, avvertiva di tanto in tanto l’urgenza
del ritorno al luogo d’origine. Tanto che uno dei
suoi adagi preferiti recitava: «Ligademi in manos e
in pese, ma ’ettademi in mesu a sos mios»,
“(trattatemi anche male), legatemi pure mani e
piedi, ma gettatemi tra la mia gente”. Per questo ha
voluto che il suo ultimo viaggio, dopo la morte, si
concludesse ancora una volta a Dorgali, per
consentirgli di riposare nella tomba di famiglia.
Salvatore Tola
VERGIATE
Dodici candeline e una sezione
giornalistica per il Premio Carant
Sono Chiara Bonini, Laura Strada e Lorena Anello le
vincitrici del Premio culturale Carant edizione 2008.
Promossa e voluta dall’artista e poeta sardo Paolo Tolu, la
manifestazione, svoltasi nella scuola media statale “Don
Lorenzo Milani” di Vergiate (Va) ha tagliato il prestigioso
traguardo della dodicesima edizione.
In particolare la commissione per l’assegnazione del
premio Carant, composta da Corrado Sartore, direttore
dell’Eco del Verbano Magazine, dalle professoresse Maria
Grazia Fiorà e Gisella Della Ferrera, e presieduta dallo
stesso Tolu, dopo attenta valutazione dei lavori presentati
dai Consigli di classe delle classi terze hanno deciso di
premiare per la parte letteraria Chiara Bonini della terza
A per aver composto un tema sui problemi dei
preadolescenti e segnalare anche i lavori di Lorenzo
Giardina e di Silvia Scolari, entrambi della terza B.
Il primo premio per la migliore composizione artistica è
stato, invece, assegnato a Laura Strada della terza D.
Segnalati i lavori di Giorgia Cester (terza D), Sinea O’Neill
(terza C) e Verna Lovina (terza B). Novità di quest’anno
23
SIENA
Antonio Erdas
Cavaliere della Repubblica
Grande esperto di vini, di drink, cocktail che hanno
assaporato uomini di Stato, imprenditori, attori,
Antonio Erdas (nato a Villaurbana, in provincia di
Oristano) ha lavorato in varie nazioni e in hotel di
lusso ed ora dopo tanti anni è stato insignito dal
Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere.
Come ha ricordato anche in un articolo la Nazione,
Erdas ha alle spalle 40 anni di impegno prima in
Inghilterra, Svizzera, Germania e da 29 anni si trova
a Siena. Dopo il Park Hotel Siena ora è primo
barman del Grand Hotel Continental.
Nei suoi lunghi anni di lavoro ha proposto le sue
specialità a vari personaggi fra cui il presidente
Giorgio Napolitano, Rockfeller, Gianni Letta, Fausto
Bertinotti ma anche Fabiola e Baldovino reali del
Belgio, l’Aga Khan e una lunga schiera di attori,
attrici, principi e imprenditori.
SARONNO
Rinnovato il Direttivo
del circolo “Grazia Deledda”
Aru confermato presidente
Luciano Aru è stato confermato presidente del
circolo sardo “Grazia Deledda” di Saronno.
L’assemblea dei soci che ha rinnovato il Consiglio
Direttivo si è tenuta il 20 gennaio scorso.
Aru sarà affiancato da Iolanda Albai (vicepresidente
vicario), Marcello Locci (vicepresidente),
Giovanni Melis (tesoriere), Maria Panzalis
(segretario) e dai consiglieri Iolanda Podda,
Marinella Casu, Mario Gessa, Mario Brendas,
Salvatore Ghiani, e Adelmo Cau.
Il Collegio dei revisori è composto da Agnese Ibba
(presidente), Mario Floris e Raffaele Taborelli.
Il Collegio dei Probiviri è formato da Gino Quartu
(presidente), Giuseppe Porcu e Luciana Ortu.
del premio Carant è stata l’istituzione della sezione
giornalistica, per la quale è stata premiata Lorena Anello
della terza D grazie al suo reportage-sondaggio sulle
riviste lette dai giovani. Alla brava Lorena è stata anche
offerta l’opportunità di vedere pubblicato il suo elaborato
sull’Eco del Verbano Magazine.
«Un primo importante passo per quella che potrebbe
essere una nuova “penna” dell’ambito giornalistico»,
ha commentato Corrado Sartore.
Della stessa opinione l’ideatore del Carant, Paolo Tolu,
che ha aggiunto: «Con la sezione giornalistica il Carant
offre ulteriori opportunità espressive ai giovani,
andando a scandagliare fra le inquietudini e offrendo
uno strumento espressivo che potrebbe
trasformarsi in una futura professione.
Anche in questo caso ho voluto riproporre ai ragazzi
delle scuole l’opportunità di vedere concretizzarsi il loro
estro creativo. Occasione che io stesso ebbi nella mia
adolescenza quando in Sardegna, e più precisamente a
Carbonia, vinsi un premio analogo di 500 lire. Fu una
gratificazione – ha evidenziato Tolu – che mi stimolò a
proseguire nella continua ricerca dell’Io attraverso
le mille sfaccettature dell’arte e credo che anche oggi
i giovani possano trovare nella cultura un valido
strumento per diventare gli uomini di domani».
24
Dall’Italia
VERCELLI
I balestrieri di Iglesias protagonisti
alla rassegna “Fattoria in Città”
P
er iniziativa delle maggiori istituzioni pubbliche
e private cittadine e provinciali, è andata via
via consolidandosi la tradizione che vuole, a
Vercelli, la primavera occasione d’incontri con
l’arte e la cultura ma festeggiata anche con
manifestazioni di gran richiamo popolare.
Fra queste ultime, ancora una volta
la “Fattoria in Città”, ospitata in un’ampia area
di verde, ha riproposto per quattro giorni, uno
squarcio di mondo agropastorale rappresentato
con mostre, stand e molteplici esposizioni, in un
clima festoso di sano divertimento e svago,
molto gradito a un pubblico sempre più
interessato e sempre più numeroso.
E così, soprattutto per la gioia dei bambini, ecco
in bella mostra mucche dalle razze più pregiate: le
bianche bovine piemontesi; le pezzate nere Frisone
(vere e proprie macchine da latte) le pezzate rosse
di Oropa ed altre ancora. Tanti esemplari di vitelli
e vitellini sono stati ammirati; così come le capre
Saamen, note per il lungo vello bianco, quelle
biellesi con i caprettini; e poi una gran varietà di
uccelli ma anche animali da cortile: anatre, oche,
pavoni, persino galli da combattimento, tutti ben
esposti in ampi e agili spazi.
Come in passato, anche in questa
manifestazione la Regione Sardegna è
presente con diverse rappresentanze,
in stretto contatto e sostenuta
dall’Associazione Culturale “G. Dessì”
di Vercelli e dalle Associazioni del
Comune di Vercelli che, quest’anno,
è stata più che uno sponsor,
una parte attiva nell’organizzazione
e nella presentazione dei gruppi
della Sardegna.
In quest’opera di sostegno e fattiva
collaborazione si sono particolarmente
distinti i vertici dell’ASCOM
nelle persone di Tony Bisceglia
e Felix Lombardi, soprattutto in
occasione dell’esibizione
dei balestrieri di Iglesias.
Protagonisti della manifestazione non
potevano mancare gli espositori che
dai propri stand hanno offerto i prodotti tipici
delle regioni di appartenenza: si va dal pane
appena sfornato, ai prodotti caseari, ai prosciutti
di cinghiale, alle porchette e agli insaccati.
Gli stand degli espositori sardi, come è ormai
consuetudine, sono stati visitati da un gran
numero di persone che hanno acquistato ogni ben
di Dio offerto in gran quantità. Ad esempio “La
pasta fresca” di Stefano Serra di Monastir, ha
attirato un gran pubblico per la varietà e la
qualità dei suoi prodotti.
Tra le esposizioni dei prodotti relativi alle diverse
varietà regionali del pane, una grande folla per
tutta la durata della manifestazione ha visitato la
mostra allestita dalla Pro-Loco di Villaurbana
(Or). In questo stand è stato addirittura
predisposto una sorta di museo del pane con vari
esemplari di prodotti elaborati artisticamente.
Inoltre, ai visitatori è stato offerto, nelle diverse
forme, pane appena sfornato, tra cui “su coccoi”,
pezzo forte della produzione sarda, oltre a “i
suppas” e “su pani indorau”.
Al riguardo va detto che Villaurbana ancora oggi
produce grandi quantità di grano duro. Per antica
MONZA
Successo a Burago Molgara
della manifestazione Sardegna in Brianza
Organizzata dal circolo “Sardegna” Una mostra fotografica per sensibilizzare
i giovani al rispetto del codice della strada
La manifestazione Sardegna in Brianza,
organizzata dal circolo di Vimercate -Concorezzo Monza, che si è svolta l’1 e il 2 giugno
a Burago Molgora, uno dei 50 comuni
della nuova provincia di Monza, ha riscosso
un significativo successo.
Il circolo “Sardegna” ha proposto
una mostra di pittori sardi e brianzoli,
la mostra degli antichi mestieri: ”dal Muleta
Buraghese al Trebbiatore Oristanese”, una
esposizione di prodotti eno-gastronomici
della Sardegna, nonché una mostra
fotografica sulla Sardegna, allestita
dal Circolo fotografico Buraghese.
L’iniziativa, voluta da Germano Rossi, era
dedicata al figlio Paolo e altri tre amici
Agosto-Settembre 2008
tradizione tante famiglie continuano a consumare
abitualmente “su pani de trigu”, tipico pane
casalingo. Inoltre tra le varie produzioniconfezioni di pane di pasta dura, sono
particolarmente note, e apprezzate, in occasione
delle feste, quelle che fanno de “su coccoi fattu in
domu” un prodotto molto gustoso e gradevole
anche sul piano artistico.
Il sindaco di Villaurbana, Luca Casula,
constatando il successo dei suoi espositori, con
una punta d’orgoglio ha detto che aderendo
all’Ente “Città del pane”, il suo Comune, dal 2002,
è entrato ufficialmente nel circuito nazionale per
la valorizzazione del pane casalingo.
Nel contesto di questa festosa kermesse,
naturalmente, tante altre attrazioni e spettacoli
sono state presentate al pubblico, tra cui un volo
di falconi e altri rapaci, sempre tenuti a bada da
esperti falconieri; c’erano anche i ponies per brevi
cavalcate dei bambini, nonché l’opportunità per gli
stessi bambini e i loro genitori per un giro in città
su carri di antica foggia trainati da pazienti e
robusti cavalli.
Un successo particolare ha riscosso l’esibizione
della compagnia dei Balestrieri “Salvaterra” di
Iglesias, ospite d’onore dell’edizione 2008 della
“Fattoria”.
Il Presidente della compagnia Antonello Falchi ha
spiegato che l’associazione è stata costituita per la
valorizzazione storica e culturale dell’Iglesiente.
Con le varie attività (balestrieri, musici, figuranti,
ecc) l’Associazione promuove e divulga la cultura
e la storia di Villa di Chiesa (l’altro nome
d’Iglesias) ma soprattutto intende far conoscere
l’uso e l’arte del tiro con l’antica balestra.
L’esibizione dei balestrieri è stata preceduta
da un breve corteo di carattere medievale aperto
dai tamburini, seguita da alcune dame dai costumi
del tempo e chiuso da balestrieri con le antiche
armi fedelmente riprodotte. Una curiosità:
l’abito della moglie del Presidente Falchi,
che precedeva il gruppo delle dame vestite
con i costumi del tempo (1300 circa) è tratto
da un affresco di Ambrogio Lorenzetti che
si trova nel Comune di Siena e rappresenta
il buono e cattivo governo.
Infine, in omaggio alla città ospitanti, i balestrieri
si sono sfidati per i quattro rioni storici di Vercelli
e il palio è stato vinto dal quartiere Cervetto.
Il tiro singolo al corniolo è stato vinto da Roberto
Atzori. È indubbio che lo spettacolo offerto dalla
compagnia dei Balestrieri di Iglesias nell’ambito
della “Fiera in Città” del 2008, resterà a lungo
impresso nella memoria dei Vercellesi.
Gian Paolo Porcu
di 20 anni, scomparsi cinque anni fa in un tragico
incidente stradale, aveva la finalità di
sensibilizzare i giovani al rispetto del codice della
strada. Paolo Rossi e la sua famiglia hanno
sempre amato la Sardegna e spesso
vi tornavano in vacanza, anche per fare dei
reportage turistico-archeologici, in quanto
Germano Rossi è un giornalista che
collabora con riviste turistiche.
L’iniziativa di amicizia Brianza-Sardegna,
si è svolta in due giorni.
Domenica ci sono state le partite di calcio
dei giovanissimi, organizzate dall’U.S.
Buraghese, squadra dove militava Paolo
Rossi, che ha coinvolto le rappresentative
giovanili di grandi club.
Molto apprezzati i balli sardi del Gruppo
Folk “ICHNOS”, formato da emigrati sardi
in Brianza, guidati dal maestro Gonario
Ultei di Mamoiada, che con il suo organetto
diatonico, ha suonato i miglior repertorio
folkloristico della Sardegna.
L’esibizione è avvenuta nella nuova piazza
Matteotti, con lo sfondo della Chiesa parrocchiale.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Dall’Italia
TRENTO
Convegno sul credito
al circolo “G. Dessy”
“S
torie di Credito, Comunità e Potere - Istituti Locali
di Credito in Trentino e Sardegna” è il tema di un
convegno tenutosi a Trento l’11 giugno organizzato dal
Circolo “Giuseppe Dessy”. Al convegno hanno
partecipato docenti dell’Università di Siena, di Trento e
di Sassari, e a conferma dell’interesse diffuso e
dell’attenzione reciproca delle due comunità, il Presidente
della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai, il
Presidente della Federazione delle Cooperative Schelfi,
rappresentanti del mondo delle Casse Rurali trentine e
del Coopfidi di Sardegna nonché un folto pubblico .Dopo
i saluti del presidente del Circolo, Tamponi, ha introdotto
i lavori Costanzo Pazzona, socio del Circolo.
La domanda di fondo era perché in Sardegna ci sono così
poche Casse di Credito Cooperativo (due: Arborea e
Cagliari) mentre nel Trentino-Sud Tirol sono
numerosissime (99), rispettivamente i valori più bassi e
più alti in Italia. La differente diffusione del credito
cooperativo ha determinato una fisionomia del sistema
creditizio molto accentrata in Sardegna e molto
decentrata in Trentino.
Da un punto di vista storico le cause sono molteplici e
complesse e non hanno niente a che fare con la
“presenza di un innato spirito cooperativo” nelle due
regioni. Il prof. Conte (università di Siena) ha
sottolineato come in Sardegna, dalla Carta De Logu in
poi, l’attenzione al senso di comunità si sia indirizzata
verso la sopravvivenza della società (fuoco, nemici,
carestie, ecc.) piuttosto che verso obbiettivi di sviluppo.
La cooperazione, da sempre presente in Sardegna, si
sarebbe manifestata ad un livello più basso, di
sopravvivenza appunto, rispetto ad altre zone del paese.
Anche i Monti Frumentari, organismi che a partire dal
XVII sec., sulla iniziale sollecitazione del Concilio
di Trento, vengono introdotti per fornire prestiti
in natura per la semina, hanno questa funzione
di garantire la sopravvivenza della società nei periodi
di carestia, quindi di tutela della comunità piuttosto
che di sviluppo. Non assenza di cooperazione, quindi,
ma una cooperazione diversa, specifica caratterizzò
l’Isola nei secoli passati.
Affrontando il tema della cooperazione di credito, il prof.
Piluso, anche lui dell’Università di Siena, dopo aver
sottolineato che in Sardegna non mancarono numerosi
esperimenti in tal senso già dalla fine dell’800 (il più
famoso è quello della Banca Popolare di Sassari che è
rimasta attiva per oltre 100 anni) ha attribuito questa
carenza alla storica debolezza complessiva del
Mezzogiorno d’Italia, alla fragilità del tessuto bancario
regionale ma soprattutto alla storia del più importante
istituto di credito locale, il Banco di Sardegna. La visione
centralistica del gruppo dirigente dell’ex ICAS presente
nel Sassarese, la scelta di creare una banca “sarda”
(ruolo in tal senso di Siglienti e della Banca d’Italia)
evidenziavano uno schema di intervento che escludeva lo
sviluppo cooperativo del credito. Quando nel 1927 si
crearono le Casse Comunali di Credito Agrario e
successivamente si affidarono la vigilanza sulle stesse e
l’attivazione del servizio di corrispondenza al Banco di
Sardegna, questo schema ha condizionato ed imbrigliato
la possibilità di sviluppo dal basso di istituzioni creditizie
cooperative.
La storia creditizia del Trentino è ben differente.
L’obbiettivo del confronto, ovviamente, non era quello di
contrapporre modelli “buoni” (quello decentrato
trentino) a modelli “meno buoni” (quello accentrato
sardo) ma solamente evidenziare le peculiarità storiche
ed economiche che hanno fatto da cornice ai due modelli.
La dr.ssa Lonardini dell’Università di Trento,
intervenuta in sostituzione del prof. Leonardi, ha
esordito sottolineando come le cooperative di credito
siano sorte in Trentino un po’ tardivamente rispetto ad
altre zone dell’impero asburgico. Si svilupparono però
velocemente perché venivano incontro alle esigenze
previdenziali e creditizie dei ceti più umili raccogliendo le
eccedenze comunitarie nei periodi prosperi per utilizzarle
nel momento del bisogno. In questo quadro un ruolo
importante hanno svolto i valori di solidarietà dei
valligiani, il clima sociale di cooperazione tra le classi,
l’intervento attivo della chiesa locale nel fornire supporto
al benessere e sviluppo della comunità tramite questi
organismi. Il fascismo, con la sua politica contraria alla
cooperazione, non riuscì a bloccare lo sviluppo del
movimento, sviluppo che dagli anni ’50 riprese massiccio.
Attualmente le Casse di Credito Cooperativo nel
Trentino-Sud Tirol sono di gran lunga la presenza più
importante nel panorama creditizio assicurando circa il
70% dei depositi e l’80% degli impieghi della regione.
Diametralmente opposta la situazione del sistema
creditizio isolano delineata nell’intervento del prof.
Vannini dell’Università di Sassari. Egli ha sottolineato
che il sistema è concentrato, circa l’80% dei prestiti è
assicurato da 4 banche, ed il credito agevolato ha un
ruolo significativo. Se questi due aspetti hanno, o hanno
avuto, effetti sul nostro sviluppo economico è materia
aperta ed in discussione tra gli studiosi. Anche se non vi
sono molti studi al riguardo, sembrerebbe che il sistema
creditizio sardo non abbia brillato nel finanziamento
dell’innovazione tecnica e delle imprese avanzate. È stato
però sottolineato che anche in Sardegna i fenomeni
cooperativi sembrano riprendere importanza come
starebbe a dimostrare la diffusione dei Confidi (circa 1
impresa su 7 vi partecipa).
25
Se Sparta piange Atene (Trentino) non ride è stata la tesi
di fondo dell’intervento del prof. Goglio dell’Università di
Trento. Il sistema del credito cooperativo se
indubbiamente ha molti punti di forza (il territorio è ben
servito con uno sportello bancario ogni 1.000 abitanti)
tuttavia ha pure dei punti di debolezza quali l’eccessivo
localismo, la mancanza di economie di scala, ecc. Anche
se i punti di debolezza sono tanti nondimeno il sistema
del credito cooperativo ha ben supportato il tessuto
produttivo fatto di piccole imprese, della cooperazione e
delle famiglie con credito abbondante, tassi contenuti ed
un basso livello di insolvenze. I recenti accordi con la DZ
Bank, il colosso tedesco della cooperazione, si muovono
in direzione di una necessaria apertura verso una
operatività più in sintonia con un mondo esterno sempre
più competitivo e dinamico.
Il convegno si è avvalso del preziosissimo coordinamento
del prof. Borzaga, ex preside della Facoltà di Economia
dell’Università di Trento, che ha saputo stimolare gli
interventi e suggerire ulteriori linee di riflessione sulla
materia. Una tra tutte è la domanda se, in un mondo
globalizzato che si muove verso strutture di ampie
dimensioni e internazionali, c’è ancora spazio per
organismi creditizi piccoli, democratici ed orientati alla
comunità quali sono le Casse di Credito Cooperativo. La
risposta è positiva in quanto le Casse Rurali non sono un
residuo del passato di cui liberarsi quanto prima ma
strumenti indispensabili per lo sviluppo delle comunità di
riferimento. Anche negli U.S.A. le cosiddette Banche di
Comunità (simili alle Casse di Credito Cooperativo)
accordano una significativa percentuale dei crediti e non
è casuale che, soprattutto nelle aree urbane, stia
prendendo spazio il microcredito, finora ben
sperimentato nelle zone meno sviluppate del mondo.
L’incontro, per la qualità dei relatori e la partecipazione
di pubblico,ha avuto un notevole successo ed una certa
risonanza presso gli organi di informazione (TV RTTR,
quotidiani) ed ha rafforzato la convinzione che il ruolo
dei Circoli dei Sardi si può estendere anche a settori che
forse, un tempo, erano appannaggio dei soli specialisti.
Costanzo Pazzona
BIELLA
La scomparsa di Zia Virgina Mereu
Socia decana del Circolo “Su Nuraghe” è mancata il 10 luglio - La figura di una donna
che dalle miniere di Carbonia è passata alle fabbriche del Biellese in una scheda tratta
da un’intervista rilasciata nel 1998 a Federica Chilà
È mancata all’età di 94 anni Virginia Mereu o meglio,
“zia Virginia”, come la chiamavano tutti, in assoluto la
socia più anziana del Circolo Su Nuraghe.
Emigrata a Biella nel 1961, ha dedicato una vita intera al
lavoro, prima in Sardegna, dove vendeva frutta e
verdura sulle piazze di Carbonia, poi nel Biellese come
donna delle pulizie per numerose famiglie che
l’apprezzavano per la sua onestà e per il suo lavoro
instancabile.
«Già – raccontava, illuminandosi d’improvvisa energia
nel ripensare a quel periodo – qui a Biella nel ’60 era
abbastanza facile trovare un impiego, in Sardegna,
invece, dopo la chiusura delle miniere la gente veniva da
me chiedendomi di mettere la merce in conto, pagavano
quando potevano e con quel che avevano, così non si
riusciva più a tirare avanti».
Gli inizi, naturalmente non furono facili: «per trovare
una casa da affittare ci dovemmo rivolgere ai miei datori
di lavoro per le trattative; in quegli anni, infatti, i Biellesi
non volevano affittare ai meridionali: “ci trattavano un
po’ come oggi vengono trattati gli extracomunitari”».
In seguito però le cose per zia Virginia migliorano: dopo
un anno la raggiunsero dalla Sardegna il marito con i
due figli rimasti nelll’Isola; inoltre, ricevette un’offerta di
lavoro dal Santuario di Oropa che le permetteva di
guadagnare qualcosa in più, «ricordo ancora le levatacce
la domenica mattina per prendere l’autobus ed andare ad
accendere le candele in chiesa».
Dopo la morte del marito, nel ’76, zia Virginia ha
continuato ad occuparsi dei figli, ormai grandi e dei
nipoti, ben tredici
e tutti residenti
nel Biellese.
Socia decana di Su
Nuraghe, nelle feste
importanti benediceva
con il grano le persone
e gli oggetti: a Cadelo,
col cardinal Tarcisio
Bertone, per il nuovo
stendardo processionale
del Circolo, piuttosto
che a Biella per
l’intitolazione della
piazzetta dedicata ad Alberto Ferrero della Marmora.
La sua partecipazione al Circolo è sempre stata molto
attiva, realizzando piccoli lavori di cucito, insegnando
antiche ricette di dolci tradizionali: «anche se ora la vista
mi sta un po’ calando», diceva, mentre si spostava da
una stanza all’altra alla ricerca di alcune foto per
documentare i racconti della sua vita.
Poi, ritornata con il suo prezioso sacchetto di ricordi, sul
tavolo della cucina apparivano immagini note ad ogni
famiglia di emigrati: la foto di gruppo scattata in
Sardegna qualche giorno prima della partenza, quella dei
bambini in costume tipico accanto alla maestra e sullo
sfondo sempre lei, l’Isola, con i suoi colori forti appena
intuibili sotto i giochi di luce del bianco e nero
e i suoi paesaggi amati o forse odiati, ma impossibili
da dimenticare.
Dall’Italia
26
MAGENTA
Tra cultura sport e solidarietà
la festa degli amici della Sardegna
Organizzata dal circolo “Grazia Deledda” è giunta alla terza edizione
A
nche quest’anno si è svolta a Magenta la festa dei sardi
e amici della Sardegna. La manifestazione, giunta alla
3ª edizione, è stata organizzata dal Circolo Culturale Sardo
“Grazia Deledda” in collaborazione con le associazioni locali
– Admo, Aido, Ais, Avis, Le Stelle Di Lorenzo – e si è svolta
nella tensostruttura di via Matteotti dal 17 maggio al 1°
giugno 2008. È stata una grande occasione d’incontro fra
sardi e le comunità locali. Da anni infatti il circolo sardo
organizza varie iniziative culturali in collaborazione con
enti e associazioni di Magenta. Questa edizione si è distinta
per la varietà e la ricchezza delle iniziative: cultura, sport,
spettacolo, folclore, artigianato e promozione di prodotti
tipici sardi, nonché intrattenimento per bambini, donazione
alla ricerca scientifica e solidarietà.
Il 17 maggio ha aperto la manifestazione il torneo di
calcetto organizzato dal gruppo giovani con varie squadre di
associazioni ed enti locali: vigili del fuoco, Guardia di
Finanza, Carabinieri, Croce bianca, C.V.P.S. Arluno; la
squadra della società Sportiva Ticino Cuggiono, formata da
giovani diversamente abili, ha giocato “la partita
dell’amicizia”. Il torneo è proseguito a fine settimana fino
alla serata del 31 maggio con le finali: è stato
indubbiamente un momento importante per i nostri
giovani.
Importante appuntamento il 18 maggio con il convegno
scientifico “Admo - Due proposte parallele per un ritorno
alla vita” che ha avuto come relatore il Prof. Licinio Contu,
fondatore e presidente dell’Admo Sardegna, in
collaborazione con Avis e Aido locali. Nella mattinata invece
si è celebrata nella Basilica di San Martino una messa con
la partecipazione del gruppo Gent’Arrubia con costumi
sardi e canti liturgici in lingua sarda.
Agosto-Settembre 2008
La festa è proseguita il 22 maggio con la tradizionale
degustazione di prodotti e vini sardi “Colori, profumi e
sapori di Sardegna”.
I sommelier presenti, Tonino Mulas di Dorgali e i fratelli
Tonetti di Robecco, ci hanno guidato nella degustazione dei
vini di provenienza dalle cantine sarde – Cantina del
vermentino Monti-Gallura, Il Nuraghe, Cantina di Mogoro,
Cantina di Santadi – con degustazione di prodotti tipici
sardi delle ditte Salumificio Murru - Irgoli, Amalattea
Formaggi - Villagrande Strisaili (Ogliastra), Caseificio
Pinna - Sarule, Panificio Santu Pedru - Ovodda.
Particolare attenzione è stata data alla cucina tipica sarda
che i magentini hanno sempre apprezzato, nonchè agli
spettacoli di folklore sardo.
Nella serata si è esibito Fabio Melis con le launeddas, sulle
cui musiche, il gruppo “Gent’arrubia” di Abbiategrasso, ha
eseguito balli tradizionali.
Sabato 24 maggio sono arrivati i “Tumbarinos De Gavoi”,
portando grandi emozioni tra i sardi e non, con i loro suoni
travolgenti. In occasione dei festeggiamenti per la Battaglia
di Magenta abbiamo avuto il piacere di ospitare
nella nostra festa l’Amministrazione Comunale
con la delegazione francese.
La serata di sabato 31 maggio è stata allietata in modo
eccellente da “I Nur” del “Progetto Brinc@ promosso
dall’Assessorato al Lavoro Regione Sardegna, che hanno
coinvolto tutti a ballare il ballo sardo.
Due serate sono state dedicate anche ai gruppi musicali
locali e alla scuola di ballo figurato. L’ultima serata è stata
allietata dal “Gruppo Gent’arrubia” di Abbiategrasso con
uno spettacolo dal titolo “Il Ciclo Della Vita” con canti, balli
e recite in lingua sarda. A fine serata: premiazione delle
squadre che hanno partecipato al torneo di calcetto.
Non sono mancate certo difficoltà, ma nella serata
conclusiva del 1° giugno il Presidente Antonello Argiolas ha
ringraziato i numerosi collaboratori che si sono prodigati
per la buona riuscita della festa.
GATTINARA
PAVIA
Al circolo “Cuncordu”
serata per Grazia Deledda
A un anno dalla morte di Gavino Ganzu,
colonna del “Logudoro”
Un viaggio di emozioni e di poesia per conoscere la
Sardegna che Grazia Deledda ha saputo descrivere in
modo così aulico e concreto nei suoi romanzi. Venerdì
20 giugno, nella sala convegni di villa Paolotti, è stata la
notaio Rossana Lenzi, che nel 2000 ufficializzò la
nascita dell’associazione Cuncordu, a raccontare
“Grazia Deledda. Terra e gente di Sardegna”. La serata
culturale, organizzata dal circolo Cuncordu – ci segnala
Giuseppe Orrù responsabile della comunicazione del
circolo di Gattinara – ha permesso ai presenti di scoprire
la figura della più grande scrittrice dell’Isola, Premio
Nobel per la letteratura nel 1926, non con una noiosa
lezione accademica, ma con un vero e proprio viaggio di
emozioni e figure. Rossana Lenzi, appassionata di
letteratura, per preparare la serata di venerdì si è
immersa nella lettura dei più celebri romanzi della
Deledda. Ne ha carpito i passaggi più belli, più
significativi e più aderenti alla realtà della Sardegna. Il
suo lavoro di ricerca, però, non è finito qui. Rossana
Lenzi si è anche cimentata nella ricerca di fotografie da
abbinare agli stralci di romanzi che ha letto.
Per una crudeltà aggiuntiva del
destino, Gavino Ganzu – uno dei
dirigenti “storici” del circolo culturale
sardo “Logudoro” di Pavia, quello che
più ha fatto per rendere non episodici
i momenti di fraternizzazione tra i
soci – è scomparso, un anno fa, il 14
agosto 2007, nel periodo in cui la sede
del “Logudoro” era chiusa per la
tradizionale pausa agostana e buona
parte degli emigrati sardi residenti a
Pavia, con le loro famiglie, erano in
vacanza nei paesi d’origine e nelle
spiagge dell’isola natìa. Molti di loro,
al diffondersi della notizia della morte
di Gavino, hanno avuto un supplemento di commozione
all’idea di non poterlo accompagnare per motivi logistici
all’ultima dimora. Da Pavia avvertivo il rammarico che
traspariva dalla voce del presidente del “Logudoro”,
Gesuino Piga, e del presidente emerito del circolo e della
Federazione nazionale delle Associazioni Sarde in Italia
(FASI), Filippo Soggiu.
Gavino Ganzu, nativo di Bono (il paese più importante
della subregione del Gocèano, in provincia di Sassari, ai
confini con il Nuorese), all’inizio del 1960, a 27 anni, era
emigrato in Germania. Tre anni dopo ritornò in Italia
avendo trovato un posto di lavoro alla Snia Viscosa di
Pavia. Per dare un’idea di come Gavino avesse vissuto da
emigrato, prima all’estero e poi nel nord Italia, intitolai il
racconto della sua esperienza (pubblicato sulla rivista
sarda “Ichnusa”, n. 10/1986) “All’inizio avevo perfino
nostalgia dei tedeschi”. Proprio per la capacità
dell’operaio Gavino di riflettere sulle sue vicende (lo
chiamavamo “il filosofo”) lo coinvolsi nel 1999 nel
progetto “Sa Limba” (la lingua), elaborato dalla FASI e
approvato dall’Unione Europea: in
pratica emigrati sardi di una certa età
furono pregati di raccontare, nelle
diverse varianti della lingua sarda, la
propria vita e di rispondere alle
domande poste dai ragazzi figli di
emigrati sardi (lo scopo era quello di
rafforzare una continuità
intergenerazionale soprattutto
attraverso l’accrescimento della
comprensione e della tendenziale
capacità di utilizzo della lingua sarda
fuori dell’isola da parte dei giovani:
una sintesi del discorso in sardo
logudorese di Gavino, con traduzione
in italiano, è facilmente reperibile in Internet
digitando “Gavino Ganzu”).
Tra i benemeriti soci fondatori, nel 1981, del
“Logudoro”, Gavino aveva una capacità straordinaria:
quella di sapersi rapportare con naturalezza ai soci, in
particolare agli ultimi arrivati, facendo loro superare con
la sua simpatia le difficoltà dell’iniziale ambientamento.
Il circolo era per lui la seconda casa: e la paziente moglie
Antioca, con i quattro figli, aveva perso presto il conto
delle volte che Gavino telefonava per dire che le “esigenze
della convivialità” gli impedivano il rientro previsto per il
pranzo o per la cena. Negli ultimi tempi la malattia aveva
minato il suo fisico forte. A un anno di distanza dal
momento in cui la solida quercia ha dovuto cedere, non
possiamo che riprendere una espressione che Gianni
Brera (anche per lui e per molte autorità culturali, civili
e militari di Pavia Gavino aveva cucinato il porcetto “alla
sarda”) usava nel commiato finale dagli amici: “Ti sia
lieve la terra”.
Paolo Pulina
IL
MESSAGGERO
SARDO
Dal Mondo
GERMANIA
Una mostra dedicata alla Sardegna
al Museo della Pastorizia di Hersbruck
Per iniziativa del circolo “S’Unidade Sarda” di Norimberga
Il circolo culturale sardo “S’Unidade sarda” di
Norimberga, in collaborazione con il comune di
Hersbruck, ha organizzato una mostra dedicata
alla Sardegna, che è stata ospitata nel Museo della
Pastorizia. La mostra intitolata “Sardegna
ispiratione”, è rimasta aperta dal 30 maggio al 15
giugno. Il 14 giugno c’è stata una festa sarda alla
quale sono intervenuti, tra gli altri – come ci ha
scritto il segretario del circolo sardo, Vittorio Cau
– il sindaco di Hersbruck, Wolfang Blattameier, il
sindaco di Norimberga, Ulrich Maly, la
rappresentante del consolato italiano a
Norimberga, Maria Cambuli.
Il sindaco di Hersbruck ha rivolto un
ringraziamento ai dirigenti del circolo “S’Unidade
Sarda” e un cordiale saluto alla Sardegna.
Il segretario del circolo ha messo in risalto
l’integrazione della comunità sarda con gli
abitanti della cittadina tedesca e ha ringraziato
quanti si sono prodigati per la riuscita della
manifestazione.
La direttrice del museo, Barbara Hormann e il suo
collaboratore Christoph Gerling, hanno
presentato un libro sulla cultura pastorale in
Sardegna, dedicato al paese di Baunei. Il libro,
ideato da Gerling, propone anche una ricca
documentazione fotografica di Michaela Moritz,
rispecchia i tempi di oggi non dimenticando il
passato.
È stato servito un pranzo tipico sardo con ravioli
e gnocchetti, agnello allo spiedo e pecorino,
accompagnati da cannonau, monica e vernaccia.
Accompagnato dalla musica di Salvatore Seppe. Il
successo è stato garantito dall’abilità culinaria dei
coniugi Annetta e Salvatore Bitto, di Desulo, e di
Salvatore Zoncheddu di Noragugume.
SPAGNA
Anche quest’anno, è stato accolto con successo il
determinante contributo che l’Associazione dei
Sardi in Spagna “Salvador d’Horta” di Barcellona
ha fornito per la ricorrenza della Festa della
Repubblica, in particolare per l’aver preso
attivamente parte al ricevimento organizzato dal
Consolato Generale d’Italia a Barcellona.
Grazie all’abilità di cuochi giunti appositamente
dall’ Isola, e all’allestimento di zone di
degustazione e pubblicizzazione di prodotti tipici
nei vari tavoli, un significativo pezzo di Sardegna
ha accompagnato, nel giardino dell’Istituto
Italiano di Cultura, gli invitati, tra cui, oltre alla
Comunità italiana di Barcellona, erano presenti
autorità locali e di consolati di altri paesi.
Naturalmente han fatto da padrone, assieme ai
vini, le specialità proposte, primi e secondi, tutte
rigorosamente estratte dal ricettario più sincero e
tradizionale della terra sarda.
L’occasione ha naturalmente permesso, oltre che
di rinnovare una tradizione pluriennale, anche di
riaffermare, attraverso il nome dell’associazione,
la presenza e il prestigio nella capitale catalana, di
una numerosissima comunità sarda,
probabilmente, all’interno del mondo dei cittadini
italiani in Catalogna, una delle più numerose.
Gusti di Sardegna
a Barcellona per la Festa
della Repubblica
FRANCIA
A Strasburgo il presidente Laconi
visita il Circolo Sardi in Europa
Accompagnato dal consultore Fausto Soru e dal tesoriere Benigno Puddu
Il Presidente della Federazione dei Circoli Sardi in
Francia, Francesco Laconi, ha visitato il CircoloSardi
in Europa di Strasburgo.
Laconi, che era accompagnato dal consultore Fausto
Soru e da Benignoo Puddu, tesoriere della Federazione,
è stato accolto dal presidente del circolo Angelo Maria
Piu, che ha ricordato che l’associazione dei sardi
è stata fondata nel 2000 e non ha mai ricevuto
alcun finanziamento dalla Regione Sarda,
nonostante Strasburgo sia un punto di riferimento
importante per la Sardegna. Piu ha fatto notare
inoltre che i tempi e i doveri dei Circoli sono mutati.
Le nuove generazioni hanno delle esigenze aggiornate
ai nostri tempi. E ora che la Regione Sarda – ha detto –
adotti una politica più giusta sostenendo i Circoli che
27
ARGENTINA
Una donna presidente
del Circolo di Tucumán
Rinnovato il Consiglio direttivo
La professoressa Sara del Valle Paz, moglie di Vittorio
Vargiu, è il nuovo presidente del
Circolo Sardo di Tucumán. Il Consiglio direttivo, che
resterà in carica per i prossimi tre anni, è stato eletto
venerdì 1º agosto dall’assemblea ordinaria dei soci.
Sara del Valle Paz sarà affiancata dal giovane Renzo
Spuches (vicepresidente), Magdalena Simula
(segretaria), Leonarda Toro Pinna (pro-segretaria),
Marta Sai (tesoriere), Fabiana Ponce Steri (protesoriere) e dai consiglieri Mario Sanna, Ernesto
Manca e Viviana Vargiu. I revisori dei Conti sono
Giuseppe Loi, Alberto Sai, e Gustavo Utrera.
Sara Paz, laureata in Filosofia, è docente presso
l’Università Nazionale di Tucumán nella cattedra di
“Didattica della Filosofia” ed è socia fondatrice del
Circolo insieme al marito, Grand’Ufficiale Vittorio
Vargiu, Consultore dell’Emigrazione e membro del
Comitato di Presidenza della Consulta.
All’assumere le funzioni, la presidentessa eletta ha
espresso soddisfazione per l’onore e il senso di
responsabilità che implica tale carica; e ha messo in
rilievo il ruolo e la partecipazione di persone che senza
avere ascendenza sarda, attraverso il suo legame come
moglie o mariti di sardi o discendenti, sentono forte
anche il legame con la Sardegna e la sua ricca cultura
e tradizione. Ha concluso il suo intervento
manifestando il proposito di tutto il Direttivo di
continuare a lavorare per la crescita dell’associazione
che ha già un alto riconoscimento nella comunità
locale come entità rappresentativa della collettività
italiana a Tucumán.
Nella Foto il Presidente (in bianco) e il vicepresidente
con i giovani del Circolo.
veramente meritano e dando il via alla costituzione di
una sola Federazione Europea dei Circoli Sardi.
Il Presidente Francesco Laconi ha sentito la necessità
di una presenza Sarda a Strasburgo, una delle Capitali
d’Europa, per sostenere l’azione del circolo sardo.
Si è detto favorevole, sostenuto anche
dal consultore Fauto Soru e da Benigno Puddu
a sollecitare l’intervento della Regione per aiutare
i Circoli che stanno chiudendo causa
di decessi e di mancanza d’interesse.
L’Assemblea si è chiusa con il saluto della scrittrice
Beatrice Kolberstein Pes, autrice del libro
“All’ombra dei nuraghi”, e di suo marito, Pio Pes,
sulla Sardegna archeologa.
Il presidente Piu ha concluso la riunione ricordando
le manifestazioni alle quali partecipa il Circolo Sardi
in Europa.
A maggio alla Festa dell’Europa, e alla iniziativa a
favore degli handicappati; a giugno al Pellegrinaggio
Italiano, il 7-8 ottobre al Salone Internazionale
delle Associazioni. A dicembre, per Natale,
è stata programmata una gita in Sardegna.
28
Dal Mondo
Agosto-Settembre 2008
ARGENTINA
FRANCIA
L’Album della nostalgia del circolo
di La Plata sull’emigrazione sarda
Insediato il nuovo
direttivo del circolo
Domosarda di Parigi
Riconoscimento dell’Università argentina per la raccolta fotografica Corsi di lingua e cultura italiana al circolo “Antonio Segni”
Dal 1º giugno è in carica il nuovo Consiglio direttivo del
circolo “Domosarda” di Parigi. Francesco Laconi, eletto
presidente, sarà affiancato da Letizia Massidda (vice
Il Circolo “Antonio Segni” di La Plata, come ogni
anno, ha messo al centro della sua attività
l`organizzazione di corsi di lingua e cultura
italiana. Al termine è stata presentata l’opera
teatrale “La Patente” di Luigi Pirandello,
interpretata dagli alunni.
L’evento culturale – ci ha segnalato la presidente
del circolo, Giovanna Signorini Falchi – ha fatto
parte dell‘inaugurazione del Salone delle
Conferenze. Nell’occasione erano presenti il Vice
Presidente della Camera dei Deputati Carlos
Bonicatto, il presidente della FAILAP Cav. Franco
Torchia. Il tenore Daniel Accevedo ha interpretato
“Nessun Dorma”. C’è stata anche l’esposizione
“Immagini della Sardegna”. Un momento molto
toccante hanno vissuto i presenti con il taglio del
nastro per 1’inaugurazione del Salone Culturale
Sardegna e l’interpretazione degli Inni Nazionali
Italiano e Argentino.
Il Circolo sardo di La Plata ha participato, con
una notevole manifestazione culturale alla
“Settimana della Campagna”. Durante i tre giorni
in cui si è svolta la celebrazione, è stato allestito
lo stand “Expo-Sardegna 2008”, che ha proposto
una mostra di materiale bibliografico, fotografico
sul turismo, l’artigianato e la cucina sarda. Sono
stati esposti anche documenti sull’emigrazione
sarda in Argentina.
Il circolo “Antonio Segni” ha partecipato, con una
mostra fotografica alla “Giornata della Comunitá,
della Lingua, della Cultura e dell’Intercultura”,
che si è svolta a La Plata in occasione della VI
Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.
II nostro Circolo – ci ha scritto Giovanna
Signorini Falchi – ha partecipato con la mostra
“L’Album della Nostalgia”. Abbiamo ricevuto il
riconoscimento dell’Università Nazionale di La
Plata per essere i pioneri in questo tipo di raccolta
documentale, sull’immigrazione dei nostri
antenati. L’“Album della Nostalgia” è stato inoltre
riconosciuto e premiato da altre istituzioni
italiane e argentine per le emozioni che suscita nel
pubblico.
GERMANIA
Franco Sogus presidente
del circolo “Rinascita” di Oberhausen
Succede a Gianni
Manca assorbito
dagli impegni
della presidenza
della Federazione
Il circolo “Rinascita” di
Oberhausen ha eletto il
nuovo consiglio direttivo e
ha chiamato alla
presidenza Franco Sogus,
“storico” tesoriere della
Federazione dei circoli
sardi in Germania.
Succede a Gianni Manca,
assorbito dagli impegni
della presidenza della
Federazione, che mantiene
comunque il ruolo di
vicepresidente. Il Consiglio
direttovo è composto inoltre da Elisio Manai,
segretario amministrativo, da Ricardo Canopia,
cassiere, e dai consiglieri Angela Manai,Cinzia
Virdis, Pino Camporato, Giuseppe Scanu, Walter
Cocco.
Il Collegio dei Revisori dei conti. è composto da
Mario Pisanu, Manuela Orrù, Gianluca Sogus.
Il Collegio dei Proibiviri è costituito da Lucio Peis,
Franco Melis, Giovanni Nairi.
Il circolo di Oberhausen è sempre molto attivo e
impegnato in numerevoli manifestazioni di
promozione della cultura, dell’artigianato e
dell’immagine della Sardegna, come dimostra la
foto scattata in occasione della festa del 1º maggio.
presidente), Rosalino Mastio (segretario), Giuseppe
Guiso (tesoriere), Silvie Secci (vice segretario), Angela
Bonifacci (vice tesoriere), e dai consiglieri GianMaria
Scodinu, Natale Pascale, Silvia Leggeri. Il Collegio dei
Revisore dei conti è composto da Franca Nioi e Battista
Solinas. Il nuovo direttivo è stato presentato ai soci
nell’assemblea del 1º giugno, dal nuovo segretario
Mastio, che ha invitato il neo presidente Laconi ha
prendere la parola per i ringraziamenti, in nome di tutto
il direttivo eletto. Laconi ha ricordato che ha accettato
con molto entusiasmo e onore l’incarico di formare e
rilanciare l’associazione Domosarda, e ha chiesto l’unità
e l’aiuto di tutti i soci, perché ci saranno molte difficoltà
da affrontare, come la ricerca della nuova sede, un
nuovo rapporto costruttivo con l’Assessorato del Lavoro.
SVIZZERA
I servizi offerti ai sardi
in Argovia dal circolo
“Amsicora” di Birr
Il circolo “Amsicora” di Birr ha diffuso una nota sulle
informazioni che fornisce ai sardi in Argovia
I dirigenti del circolo mettono a disposizione la sede
sociale con personale qualificato per disbrigo di
domande di pensione italiana e svizzera; domande di
pensioni di invalidità; chiarimenti su tutti i casi e tipi di
infortuni, come impostare le pratiche e dove poter
chiedere tutte le informazioni. Inoltre informazioni sul
2° pilastro, la famosa pension cassa (PPL); assistenze
a connazionali e famiglie in stato di indigenza; CARTA
I CARD iscrizione sulla famosa carta consolare che
viene consegnata e trascritta per cinque anni con le
riduzioni negli Hotel, Trenitalia, traversate marittime
fino al 30%, biglietti aerei, con altre indicazioni.
Informazioni su codice fiscale e carta di identità: nuova
regola e nuova tassa sui passaporti.
Ma anche acquisto prodotti sardi,acquisto vini e liquori
sardi.
Informazioni sulla Conferenza internazionale
dell’emigrazione che si è tenuta a Cagliari del mese di
aprile 2008; sulle elezioni regionali del 2009 con i
vantaggi per chi rientra e i contributi ai votanti. Infine
informazioni sulla nascita del corpo di ballo sardo. Per
informazioni più dettagliate questi gli indirizzi: e-mail:
[email protected],
tel. 0041 56 444 11 12.
IL
MESSAGGERO
SARDO
Dal Mondo
GERMANIA
Chentu concas, chentu limbas
Anche la Sardegna alla settimana delle lingue a Berlino - Un brano in limba
di Francesco Masala
I
raggi del sole brillavano come i denti bianchi della
signora africana che per la festa aveva deciso
d´indossare un vestito grigio, con dei fiori arancioni, e si
era fasciata il capo con un turbante. Era scalza. «Sapete
che non esiste solo una lingua africana? Abbiamo
tantissime lingue e dialetti africani! Sapete che i nomi
delle persone hanno dei significati? Oggi, non vi leggo un
testo come farebbero gli altri, vi volevo semplicemente
dire che il mio nome significa Regalo di Dio. E per ogni
spiegazione che troviamo nei nomi esiste una forma
maschile e femminile. E poiché non posso raccontarvi la
storia di tutti i nomi, ho scelto di dirvi solo quelli che
hanno una corrispondenza nei giorni della settimana.
Scoprirete che Kofi, nella lingua Twi, il primo nome di
Kofi Anan, ci informa sul fatto che Kofi Anan è “colui
che è nato venerdì”».
Il 1º giugno era, e segnava l’ultimo giorno delle Wochen
der Sprache und des Lesens in Neukölln (Le settimane
delle lingue e delle letture di Nuovacolonia /
www.sprachwoche-neukoelln.de). Neukölln è un
quartiere di Berlino dove abitano tantissimi immigranti
che organizzano spesso letture, testi della loro tradizione,
feste ed eventi per promuovere la propria cultura,ed
integrarsi ed affiancarsi alla cultura tedesca. In questo
caso l’idea era quella di presentare scrittori sconosciuti e
leggere dei testi tradizionali.La manifestazione era
iniziata il 18 maggio. Con almeno cinque o sei eventi al
giorno il responsabile Kazim Erdogan, il sindaco del
quartiere Heinz Buschkowski e tanti aiutanti e
volontari volevano avvicinare le persone con cui
condividono gli stessi spazi urbani e che hanno le stesse
problematiche sociali, volevano insegnare la
comunicazione tra estranei, volevano che ognuno sappia
chi è il propio vicino di casa. Lo slogan era: Varietà,
tolleranza e comunicazione. L’ultimo giorno doveva
essere speciale, fantastico, doveva essere su cuccuru. Gli
organizzatori pensavano di concludere l´evento (le due
settimane) facendo incontrare, piu o meno, cento
persone che parlano cento lingue diverse, un
Sprachmarathon (maratone di lingue). Avevano
mandato una richiesta ad alcune istituzioni per trovare
oratori. Alla fine si arrivò ad avere 109 lingue parlate,
una di queste: il sardo.
Ogni oratore aveva un minuto per leggere un testo a
propria scelta. Poteva essere qualsiasi testo. Tantissimi
hanno letto alcuni passi di romanzi, saggi e poesie di
scrittori conosciuti come Baudelaire, Eminescu e
Leopardi, alcuni hanno letto testi di newspaper
che sono stati importanti per la loro cultura
e qualcuno ha recitato poesie.
Tre persone hanno cantato canzoni tradizionali, il
cittadino degli Stati Uniti ha presentato the pledge to the
flag (giuramento sulla bandiera), asserendo che era
l’unico testo che conosceva a memoria, visto che i
bambini nordamericani lo devono ripetere tutti i giorni
prima che la scuola inizi. La signora
coreana ha raccontato una favola
tenendo un sole e una nuvola di carta
fra le mani e facendoli dialogare
assieme, istorchende sas boches, il
sole aveva la voce chiara e femminile,
la nuvola aveva la voce dura e
maschile. Il lungo vestito di seta rosa,
il trucco, le luci, le donavano un viso
pallido, ma con un contorno
interessante, sembrava essa fosse la
regina della neve, perché scintillava
come lo fanno i fiocchi a Febbraio.
In due ore e mezza abbiamo sentito i
suoni, le parole, le frasi che non solo
fanno parte del nucleo di
Nuovacolonia e di Berlino, ma
dell’Europa e del Mondo.
Tante persone indossavano abiti tipici o esclusivamente
sciarpe e capellini che indicavano la collocazione,
provenienza geografica ed etnicità. Era una giornata
bellissima, calda, tranquilla, una magica quiete nell’aria
piena di innocenza da parte degli spettatori che erano
pronti a ingoiare l’anima e lo spirito di ognuno con gli
occhi e le orecchie.
Le signore turche avevano allestito un tavolino
con caffè e biscotti e due donne cinesi cucinavano
pasta con verdure all’aperto.
Il luogo in cui ci siamo incontrati era un parco.
Su una collina avevano piazzato un microfono
e gli spettatori si sono seduti nell’erba fresca creando
un circolo, curiosi di sentire anche sa limba nostra
annunciata dal moderatore e giornalista Kemal Hür.
Non ero sicura quale testo sarebbe stato giusto per dare
un immagine corretta del sardo.
Ho pensato di leggere Procurade e moderare di
Frantziscu Ignazio Mannu (1796), non solo canzone,
ma quasi l’inno nazionale della Regione.
O una delle prime poesie di Grazia Deledda, America
29
e Sardigna (1893) che inizia con i versi “O limbatzu
chi ammentas su romanu / durche faeddu de sa patria
mea” sarebbe stato carino, ma troppo corto.
A parte il fatto che abbiamo ricordato la Deledda già
abbastanza nel 2006/07 per il anniversario (80 anni)
del Premio Nobel. Persuasa da ciò ho deciso di leggere
l’inizio del libricino Sa limba est s’istoria de su mundu
di Frantziscu Masala. Prima di tutto per dare
un piccolo hommage allo scrittore che, purtroppo,
si è spento l’anno scorso, un altro motivo era
che Masala era il presidente del Comitadu pro sa limba
nel 1978; un uomo che incorporava la sarditudine.
D’altro lato, parla direttamente delle sue prime
esperienze con la lingua italiana, “la lingua della Patria”
che certamente non era la sua lingua materna.
Ogni rappresentante ha detto il suo nome, la lingua
ed ha aggiunto qualche informazione suppletiva.
“Il mio nome è Alexandra Porcu e leggo in sardo.
Il sardo si parla in Sardegna, essa è una lingua
romanza. La lingua, in generale, fa parte dell’identità
di ogniuno di noi, come scoprire il mondo quando
si è bambini. In Italia, sopratutto durante il periodo
fascista , il popolo sardo, e con esso tutti i parlanti
delle altre minoranze linguistiche presenti in Italia –
altoatesini, francofoni, ecc. – erano costretti a non usare
la propria lingua o i dialetti, perdendo così la loro
identità, il loro spirito, in nome di un’italianizzazione
forzata che iniziava a soffocarli. Anche Masala era uno
di questi bimbi e racconta come il maestro a scuola lo
picchiava se parlava sa limba de mama”.
Poi ho letto l’incipit. Adoro la frase di Masala
che consumava gli ultimi secondi del mio minuto
di lettura: “Pro cussu, como chi so bezzu, s’idea mia
est custa: de azotare subra sas manos a totus sos
italianos chi no faeddant sa limba sarda”.
Per me questa giornata è stata molto speciale perché non
ho solo sentito il calore delle mani, della natura, della
gioia di sentire la pace tra essere umani molto diversi e
del conoscere cose sconosciute nella mia città,
nella mia casa, nella mia conca.
Guardavo negli occhi saggi del grande linguista
Tullio de Mauro che è stato a Berlino per una relazione
all’università intitolata Cos’è la lingua?
Certamente neanch’io posso dare una risposta
a questa domanda difficile, ma comunque,
dopo aver vissuto la giornata nel parco delle favole,
vi posso dire che la lingua è un Regalo di Dio.
Alessandra Porcu
ARGENTINA
Il Circolo “Sardinia Insula” di Bahia Blanca
alla Settimana dell’Italianità
Il Circolo Sardo “Sardinia Insula”
di Bahia Blanca e Sud Argentino
ha partecipato, con uno
spettacolo dedicato alla
memoria degli emigranti, alla
“VII Settimana dell’Italianità”.
Il circolo sardo – ci hanno
segnalato il presidente G. Pietro
Borghero e la segretaria Maria
Nieddu – ha presentato uno
spettacolo di Narrazione di storie vere
riguardanti gli emigrati. Alcuni dei
protagonisti della rappresentazione
hanno messo in scena la propria
storia, suscitando viva emozione e
commozione.
È un rinnovarsi dei sentimenti di
appartenenza alla terra d’origine e
ai suoi valori.
Lo spettacolo si è svolto il 4
giugno, Giorno dell’immigrante
italiano, nella casa de la Cultura, in
avenida Alem.
Queste manifestazioni artistico-culturali vengono
organizzate ogni anno,
in occasione dell’anniversario della
festa della Repubblica Italiana,
dalla Comunità
Italiana della zona
di Bahia Blanca, per mezzo
della F.E.I.S.A. (Federación
de Entidades Italianas del Sur
Argentino) alla quale
ovviamente appartiene anche
il circolo “Sardinia Insula”,
con il sostegno del Consolato Generale
d’Italia in Bahia Blanca.
La “Settimana dell’Italianità”
si è svolta dal 31 maggio
al 8 giugno. Sono state realizzate
conferenze, balli tradizionali,
incontri corali, celebrazioni,
narrazioni, proiezioni di film, ecc.,
con l’obbiettivo di risaltare l’identità
italiana di numerosi emigrati e loro
discendenti stabilitisi
in questo vasto territorio.
30
Sport
CALCIO
Il Cagliari parte col piede sbagliato,
travolto al Sant’Elia dalla Lazio
La squadra rossoblù dopo il goal di Larrivey si illude per un’ora prima di essere
travolta - Avanti in Coppa Italia, eliminata la Triestina
N
on poteva cominciare in modo peggiore
l’avventura del nuovo Cagliari targato Allegri nel
trentesimo campionato di serie A della sua storia,
sconfitto per 4-1 dalla Lazio al Sant’Elia. Una batosta
firmata Zarate (ventunenne argentino all’esordio nel
calcio italiano, autore di una doppietta), Pandev e
Foggia. Sì, proprio lui, il piccolo fantasista napoletano
tornato da ex al Sant’Elia e autore di un’ottima
prestazione (anche se ha giocato solo nel secondo
tempo), nonostante i fischi dei tifosi cagliaritani.
Esordio amaro, dunque, sulla panchina del Cagliari
per Massimiliano Allegri.
Il più giovane allenatore del campionato,
con i suoi 41 anni compiuti lo scorso 11 agosto,
debuttava come tecnico in serie A dopo aver militato,
15 anni fa, nel Cagliari da giocatore. Probabilmente
sognava un inizio diverso, un esordio da ricordare.
Invece la pesante sconfitta subita con la Lazio non gli
farà certo dormire sonni tranquilli, anche se – è meglio
chiarirlo subito – siamo appena alla prima giornata; si
tratta pur sempre ancora di calcio d’agosto e nella
storia dei recenti campionati, nel primo turno si sono
spesso verificati risultati “pazzi” (come ha sottolineato
lo stesso Allegri).
Una conferma arriva dal fatto che nessuno delle cinque
grandi – Inter, Roma, Juventus, Milan e Fiorentina – ha
vinto, mentre hanno cominciato benissimo, come
spesso accade, le neo promosse dalla serie B, con le
vittorie di Chievo e Bologna (la squadra dell’ex tecnico
rossoblu Arrigoni è andata a vincere, addirittura, sul
campo del Milan di Ronaldinho).
Risultati “pazzi”, appunto, come il 4-1 subito dal
Cagliari nell’ultima domenica di agosto in un afoso
pomeriggio al Sant’Elia. Già perché chi è andato via
alla fine del primo tempo, o magari ha assistito
solo ad un’ora di partita (cioè sino a quando Conti e
compagni erano in vantaggio), mai potrebbe credere
che poi sia finita così.
La squadra di Allegri è partita bene, ha controllato
senza problemi le offensive di Pandev e soci,
pressando alto e coprendo tutti gli spazi. Ha colpito
un palo, con Larrivey (schierato a sorpresa titolare al
posto di Matri), ha sfiorato il gol con Conti
(salvataggio sulla linea del biancoceleste Rozehnal) e
poi è meritatamente passata in vantaggio
con un bel gol dell’attaccante argentino.
Nel secondo tempo,
dopo aver avuto più
d’una occasione per
raddoppiare in
contropiede, c’è stato il
crollo. Inaspettato,
tremendo. La svolta, in
negativo, della partita,
è giunta dopo un
quarto d’ora della
ripresa. Marchetti ha
salvato in uscita su
Mauri, ma Pandev ha
ripreso la respinta e ha
calciato a rete, con la
porta vuota. Lopez ha
tentato di ribattere, ma
è scivolato goffamente,
toccando il pallone con
un braccio. Inevitabile
il rigore, forse eccessivo
il cartellino rosso per il
difensore uruguaiano
(ma il pallone sarebbe
entrato in rete). Sta di
fatto che il Cagliari è
stato raggiunto da
Zarate – che da
dischetto ha spiazzato
Marchetti – e con un
uomo in meno. Senza il
suo capitano, la
squadra sarda è
letteralmente crollata.
Da quel momento in poi
in campo si è vista una
squadra sola, la Lazio,
che ha tranquillamente
“passeggiato” sui resti
di un Cagliari allo
sbando, che nel
frattempo ha perso
anche Pisano per
infortunio.
Incredibile lo shock
subito dai rossoblù, incapaci di reagire dopo il rigore e
l’espulsione, senza più idee né gambe. Allegri ha
provato a salvare il salvabile, inserendo Magliocchetti
in difesa, poi Lazzari e Matri per rivitalizzare il reparto
offensivo, ma non c’è stato niente da fare. La Lazio ha
dilagato, chiuso con un poker umiliante per il Cagliari,
bello a metà.
Ma in serie A le partite durano 95’, non si può
giocare bene solo un tempo, o un’ora.
Lo sanno bene i tifosi rossoblu che l’anno scorso
hanno assistito al pessimo girone d’andata di una
squadra che a tratti giocava anche meno, ma crollava
alla prima situazione negativa subita.
E spesso subiva delle goleade.
Una squadra che pure era partita bene, vincendo a
Napoli alla prima giornata (anche quello era calcio
d’agosto, evidentemente...) per poi, però, inanellare una
serie di risultati negativi impressionante, fino a
chiudere il girone d’andata all’ultimo posto con soli 10
punti. Prima del miracolo finale, firmato da Ballardini.
Ecco, visto che solitamente l’esperienza insegna
sempre qualcosa, Allegri deve ripartire da questo
precedente. Studiando gli errori commessi
per apportare subito i necessari correttivi.
Siamo solo alla prima giornata, ora c’è pure la sosta
Agosto-Settembre 2008
per gli impegni della nazionale. Poi il 14 settembre si
torna in campo, a Siena, contro una diretta
concorrente allenata dall’ex Giampaolo.
E lì ci saranno già in palio i punti che valgono doppio.
E non si potrà più sbagliare.
La squadra è la stessa che aveva brillantemente
concluso il campionato scorso. Con la Lazio sono scesi
in campo 10/11 del Cagliari della passata stagione, con
l’unica eccezione del portiere. D’accordo, mancava il
bomber Acquafresca, rimasto in panchina dopo le
fatiche olimpiche, ma questo non può bastare per
giustificare una simile debacle.
È stato un crollo psicologico, senza dubbio, ma allora
Allegri dovrà lavorare molto sull’aspetto nervoso dei
suoi giocatori, oltre che su quello atletico.
Visto il gran caldo e come era iniziata la partita,
sembrava che la preparazione precampionato svolta nel
centro sportivo di Assemini, anziché in montagna, come
nelle passate stagioni, potesse dare una mano in più ai
cagliaritani, abituati a certe temperature (anche il
giorno prima della partita si erano allenati alle 15).
Invece il Cagliari, dopo un’ora di gara, è calato
vistosamente anche sul piano atletico, mentre le gambe
dei giocatori laziali giravano a mille. Bisogna capire,
però, se Allegri ha improntato la preparazione per un
avvio di stagione arrembante (come fanno molte
“piccole”, soprattutto le neo promosse, per mettere
subito fieno in cascina in vista del ritorno), oppure per
crescere partita dopo partita, sino a presentarsi nel
pieno della forma per il rush finale di primavera.
Staremo a vedere.
Una sconfitta che Allegri ha commentato così: “La
squadra ha fatto bene per un’ora, ma poi con il rigore è
cambiato tutto. C’è stata l’espulsione, lo svantaggio e
l’infortunio di Pisano. Ho dovuto fare due cambi
obbligati. Avevo già capito che c’era bisogno di forze
fresche, ma non ho potuto fare i cambi che avevo
previsto. Comunque dobbiamo imparare a gestire
meglio le situazioni che si presentano, soprattutto
quelle difficili. La squadra ha perso ordine dopo il
rigore; in occasione del secondo gol abbiamo commesso
una serie di errori, poi ci siamo disuniti. Nel calcio ci
sono episodi che cambiano le partite: Lopez è scivolato e
la palla gli è finita sul braccio. C’è da imparare molto
anche da queste situazioni. Bisognava essere più cinici,
avrei preferito che si giocasse meno bene ma si
facessero punti. Perché Larrivey titolare? Ha fatto un
buon precampionato, si era allenato bene e lo vedo più
simile ad Acquafresca, come prima punta, mentre Matri
è più simile a Jeda”.
Intanto la stagione ufficiale era cominciata con una
vittoria, seppur striminzita, in Coppa Italia. Uno a zero
in casa alla Triestina, squadra di serie B. Vittoria di
misura, ottenuta su rigore, realizzato da Matri, dopo un
precampionato di alti bassi, con luci e ombre e qualche
preoccupazione che poi si è manifestata puntualmente,
come abbiamo visto, alla prima giornata.
La decisione di rinunciare alla classica preparazione
atletica in altitudine vedremo se è stata azzeccata – o se
è stata una scelta rischiosa – solo a fine stagione. Nelle
prime amichevoli il Cagliari è stato “bastonato” in
Portogallo, contro squadre più blasonate e avanti nella
preparazione, ben figurando solo in alcune occasioni,
come con il Parma, per esempio.
Allegri, in fase di calcio mercato, era stato
accontentato. Aveva chiesto la conferma del gruppo che
aveva conquistato la storica salvezza con Ballardini in
panchina, per ripartire da quella impresa. Con lo stesso
spirito, la stessa voglia di ottenere i risultati attraverso
il bel gioco. Cosa mica facile per chi lotta per non
retrocedere. Dunque il suo compito era agevolato,
perché si è trovato con un macchina già oleata e ben
rodata, da non stravolgere.
Pochissimi innesti, un gruppo coeso che lavora insieme
da tempo, la conferma dell’attaccante (Acquafresca,
ndr) che ti può garantire una quindicina di gol a
stagione, fondamentale per chi vuole salvezza. Tutti i
presupposti ci sono, ora tocca al giovane mister
livornese non rompere il giocattolo e restituire al più
presto il miglior volto al Cagliari. E chissà se il
presidente Cellino non si sia già pentito di non aver
confermato Ballardini...
Andrea Frigo
IL
MESSAGGERO
SARDO
Sport
VELA
Il vento e il mare della Sardegna
esaltano la stagione delle regate
L’Isola si conferma luogo ideale per le competizioni veliche - I più grandi velisti
del mondo hanno partecipato a numerose gare
L
a Sardegna anche quest’anno non ha tradito le
attese della vigilia e si è confermata la regione leader
per quanto riguarda le regate veliche, proponendo un
calendario ricco di eventi, che hanno toccato tutte le
località dell’Isola. A fare da apripista è stata Cagliari.
Nell’ultima settimana di aprile, infatti, il Golfo degli
Angeli ha ospitato la “Cagliari Cup”, organizzata dallo
Yacht Club, regata valida come seconda tappa del circuito
mondiale riservato ai monotipo RC 44, le imbarcazioni
disegnate dal neozelandese Russell Coutts (vincitore di
tre edizioni dell’America’s Cup) insieme con lo sloveno
Andrej Justin. Il vento di maestrale ha regalato regate
spettacolari e avvincenti, con protagonisti campioni del
calibro di Russell Coutts, James Spithill, Vincenzo
Onorato, tanto per fare qualche nome.
Nei primi giorni di maggio nel capoluogo isolano si è
disputato il campionato italiano Melges 24. Alla
manifestazione, organizzata dalla sezione cagliaritana
della Lega Navale Italiana, hanno partecipato 64 barche
condotte da equipaggi di livello internazionale.
Pluricampioni come Lorenzo Bressani, Flavio Favini,
Dodo Gorla, Gabrio Zandonà, Nicola Celon, Matteo
Ivaldi, tanto per citarne alcuni. Cinque le imbarcazioni
sarde, tra cui Vis, timonata da Antonello Ciabatti, e
Bajana, da Ignazio Cocco.
Il tricolore Melges 24, vinto da Joe Fly, è stato solo un
assaggio per le acque del Golfo degli Angeli che ai primi
di luglio hanno fatto da scenario alle regate dell’Audi
Med Cup, che ha visto come protagonisti i TP 52, scafi
lunghi quasi 16 metri e larghi quattro, dotati di una
superficie velica di oltre quattrocento metri quadri. A
bordo molti equipaggi provenienti all’ultima edizione
della Coppa America, che si è disputata a Valencia, in
Spagna. L’Audi Cup è stata preceduta dalle regate
internazionali dei Melges 32.
Intanto la Costa Smeralda non è stata di certo a
guardare: le acque galluresi hanno ospitato per tutto il
mese di giugno regate prestigiose e mozzafiato. Il sipario
della grande vela si è aperto a Porto Cervo, dove nella
prima settimana di giugno si è disputato il Volvo Melges
24 World Championship.
Alla spettacolare manifestazione, organizzata
dallo Yacht Club Costa Smeralda, hanno partecipato
114 equipaggi in rappresentanza di 16 Paesi.
Ha vinto Uka Uka Racing con al timone
il triestino Lorenzo Bressani.
Vittoria italiana anche nel Mondiale della classe J 24, che
si è svolto dal 9 al 13 giugno, nelle acque smeraldine
prospicienti il Circolo nautico di Arzachena. Oltre 70 gli
equipaggi in gara provenienti da 15 nazioni. Si è imposto
Fiamma Gialla con al timone Andrea Casale.
Porto Cervo ha ospitato la seconda tappa del Circuito
Europeo Farr 40 Mediterranean, che ha visto prevalere il
plurititolato Nerone di Massimo Mezzaroma e Antonio
ATLETICA LEGGERA
Silvia Salis unica atleta a rappresentare
la Sardegna alle Olimpiadi di Pechino
Genovese di nascita è orgogliosa delle origini sarde della sua famiglia
È ormai più che una promessa dell’atletica nazionale.
Compie 23 anni a settembre e il suo cognome non smentisce
le origini. Stiamo parlando di Silvia Salis, genovese di
nascita, come il suo papà, Eugenio, ma tenace e
determinata come i sardi. Sua mamma Tamara è umbra. E
si sa che anche gli umbri non sono da meno in quanto a
ospitalità e generosità.
La stirpe dei Salis proviene da Sassari e li vivono gli zii
della campionessa. A giugno scorso, un grande dispiacere
familiare. La scomparsa di nonno Giovanni,
papà di signor Eugenio.
Ora, affettivamente, le attenzioni sono concentrate
su nonna Antonietta.
Silvia Salis è stata l’unica atleta a rappresentare
la Sardegna alle Olimpiadi di Pechino.
A vederla da vicino e non in gara, non sembrerebbe una che
pratica una specialità di peso, anzi di lancio. È una graziosa
martellista, che il 2008 se lo ricorderà a lungo.
Più che passi, ha fatto lanci da gigante. Tanto da ottenere
la misura minima per partecipare alla kermesse asiatica. Un
susseguirsi di risultati, un continuo crescendo. È per il
momento la terza italiana di sempre, ad aver superato i 70
metri di lancio nel martello.
Il suo primato personale è di 70 metri e 42 centimetri, ma
crediamo che la giovane e forte atleta, che definiamo sardogenovese, possa aspirare al ruolo di regina indiscussa della
specialità in campo nazionale.
È vero che deve “martellare” con due spietate concorrenti,
come la primatista Clarissa Claretti e la veterana Ester
Balassini, ma Silvia Salis non ha intenzione di cedere di un
centimetro.
“Io mi sento sarda,
sono orgogliosa –
ribadisce – mio padre
dice che ho proprio la
testa da sarda.
Ogni volta che sono
stata nell’isola a
trovare i miei zii e
ancora oggi, provo
una grande
emozione. L’ultima in
ordine di tempo a
Cagliari, dove non
ero mai stata, per i
Campionati italiani
assoluti di atletica
leggera”.
Schietta e genuina,
non manda mai a dire. Lo dice e basta.
“Nel capoluogo sardo ho trascorso un week end di luglio
meraviglioso, non solo per le gare, ma per l’accoglienza e la
gentilezza che ho ricevuto. Ecco perché bisogna essere
orgogliosi di avere un legame così forte con questa terra”.
A proposito di Cagliari, Salis è stata incoronata vice
campionessa d’Italia nel martello, lanciando l’attrezzo a
69,63, alle spalle della numero uno Claretti che ha vinto con
il nuovo primato personale di 72,46.
Silvia ha ereditato dal padre l’amore per lo sport.
Signor Eugenio è attualmente direttore di due impianti
31
Sodo Migliori, con il tattico Vasco Vascotto. Al secondo
gradino del podio gli australiani di Kokomo,
seguiti da Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato.
I Farr 40 sono stati un prologo per la Sardinia Rolex
Cup, che è subito entrata in scena in Costa Smeralda.
E il campionato mondiale a squadre, come è appunto
ritenuta da tutti la Sardinia Rolex Cup, non ha tradito
le attese della vigilia, confermando il grande spettacolo
delle regate. Il titolo è andato a Bribon il team spagnolo,
che fa capo a Re Juan Carlos, condotto dal mitico
Pedro Campos, affiancato da Telefonica Vertigo e
Nerone. Al secondo posto l’Italia con Adi TP42
Powered by Q8, DSK e Mascalzone Latino.
Infine, a suggellare la stagione del mese di giugno
in Costa Smeralda sono stati i maxi yacht, gioielli
del mare che hanno “sfilato” alla Boat International
Superyacht Regatta.
L’attività velica della Costa Smeralda dopo una sosta,
interrotta solo per il tradizionale Trofeo Formenton di
mezzo agosto, è ripresa in settembre con la Maxi Yacht
Rolex Cup e la Rolex Swan Cup.
Intanto, ai primi di agosto a Cagliari è tornata la
Sandalion Cup (ex Tiscali Cup), che ha visto “sfilare”
per la veleggiata un centinaio di imbarcazioni, tra cui
Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato, testimonial
della manifestazione organizzata dall’Associazione
Sandalion Mare Club.
Alla fine di agosto invece a farla da padrona
è stata la vela latina. A Stintino si è disputata
la XXVI edizione del Trofeo Presidente della Repubblica
organizzata dall’Associazione vela latina tradizionale
e lo Yacht Club Sassari. Intanto, nella prima settimana
di settembre il sipario sulle derive è calato al Poetto
con il campionato italiano della classe Hobie Cat 16,
l’acrobatico catamarano.
È la terza volta che la competizione tricolore approda
a Marina Piccola dove ha sede il Windsurfing Club
Cagliari, il circolo che vanta la flotta più numerosa
di multiscafi.
Sergio Casano
sportivi a Genova. Uno solo per l’atletica, l’altro
polifunzionale, per la pratica di diverse discipline.
“Da piccola ho praticato il nuoto, poi a 7 anni ho
cominciato a fare atletica. La mia prima specialità
è stata il salto in lungo. A 13 anni la svolta
con i primi passi nel lancio del martello”.
Silvia Salis ha contribuito quest’anno, al successo della
nazionale italiana femminile nella Coppa Europa invernale
di lanci, disputata a Spalato.
Nella sua specialità è arrivata settima con la misura
di m. 67,17.
Ma la forte atleta sardo-genovese ha fatto ancora meglio a
Savona nel Grand Prix di lanci, superando per la prima
volta i 70 metri, precisamente 70.07.
“Che dire, mia figlia sulla base dei test fisici che ha fatto, è
molto forte, e non lo dico per vanto, ma perché è la realtà –
racconta con soddisfazione papà Eugenio, 58 enne ex
pallanuotista – rispetto ad altre atlete, della stessa età, ha
maggiori potenzialità”.
Silvia pensa a togliersi altre soddisfazioni.
Partecipare alle Olimpiadi di Pechino a 22 anni, è stata, per
lei, una gioia immensa, perché ha coronato un sogno. Ma
sa che deve ancora imparare e migliorarsi. Non dimentica di
avere origini sarde e la tenacia e la volontà, sono aspetti
caratteriali che possiede.
Avanti dritta verso la meta. Con l’allenamento e il sacrificio
si può ambire a risultati importanti. Dopo essersi immersa
nel “ giallo” della Cina, ora pensa a colorare d’oro gli altri
anni della sua carriera sportiva.
La testarda e combattiva Silvia, siamo convinti, che
sgomiterà ancora a lungo per arrivare prima o tra le prime.
Non per niente è una “che martella” fino in fondo, per
giungere al traguardo.
E anche nello studio sembra andare forte. Anche in questo
caso, si fanno sacrifici, tra il tempo da dedicare allo sport e
quello incentrato sulle lezioni e sui testi. Ma chi ha il cuore
da leonessa e lo spirito da guerriero, non può temere niente
e nessuno. Piedi in terra, sì, ma a testa alta, come i sardi,
appunto, con tanta “Salis “ in zucca.
Andrea Porcu
IL
MESSAGGERO
SARDO
Cultura
32
REPORTAGE DI VIAGGIO
Islanda: l’isola del vento e della libertà
Viaggio alla scoperta del più estremo Stato europeo
Cultura
e ingenuità
Islanda: una terra arcaica, aspra, dalla
natura violenta e prepotente. Valanghe
improvvise che sotterrano paesi interi, eruzioni
vulcaniche capaci di terrorizzare il sonno, orsi
polari che viaggiano su iceberg, alla deriva, fiumi
che si gonfiano e diventano minacciosi, cascate
solenni, ghiacciai, distese immense di lava
pietrificata, coperta qua e la da una sottile patina
di muschio verde mandorla. E, ancora: silenzio,
vento che piega i pochi alberi rimasti, cavalli
selvatici che resistono immobili nel gelo e che,
bianchissimi, si confondono con il manto della
neve e con la nebbia.
Cittadine popolate da persone silenziose in case, di
lamiera ondulata, colorata in maniera sgargiante
e capace di isolare dal gelo. Aeroporti mignon con
la carta d’imbarco scritta a mano e nessun
controllo di sicurezza, alcolici venduti a peso d’oro
a orari prestabiliti, bambini che non hanno mai
avuto paura, buio perenne, fili verdastri d’Aurora
Boreale che colorano la notte come in un
incantesimo. Decine e decine di voli internazionali
che atterrano carichi di turisti provenienti da ogni
dove con l’urgenza di scrollarsi di dosso la
volgarità e il rumore del mondo. Laghi d’acqua
calda in crateri lunari in cui poter fare il bagno
sotto la neve, strade deserte, banche che aprono
alle undici della mattina, stazioni di polizia inutili,
carceri vuote, navi cariche di anfetamina che
arrivano in porticcioli dimenticati dal mondo,
mirtilli accolti come miracoli nei rari cespugli,
librerie piene di clienti, chiese vuote, e nuovi
palazzi che crescono come funghi nella capitale
ormai sempre più popolata nonostante la sua
totale assenza di estate: è questa l’Islanda. E
quando ci si arriva per la prima volta si rimane in
silenzio. Si osserva la potenza della natura, la sua
armonia, il suo volto aspro e ci si commuove.
L’
di Nicola Lecca
Da questo numero “Il Messaggero sardo”
si arricchisce della collaborazione di Nicola Lecca,
giovane scrittore sardo, nato a Cagliari nel 1976,
considerato uno dei più brillanti autori italiani. Ha
scritto: Concerti senza orchestra (Marsilio, 1999
IV ediz.) finalista del Premio Strega, Premio
Rhegium Julii per l’opera prima, Premio selezione
Chiara, Premio Basilicata, Ritratto Notturno
(Marsilio, 2000) Prix du Premier Roman, Ho visto
tutto (Marsilio, 2003 II ediz.) Premio Hemingway,
Hotel Borg (Mondadori, 2006 II ediz.) Premio della
società lucchese dei lettori. Il suo saggio filosofico
Di quasi tutto non ci accorgiamo è stato
pubblicato dall’editore olandese Nexus.
Sono le infinite gradazioni di verde, nelle
montagne a stupire, sono le notti piene di luce, in
giugno a sembrare impossibili, sbagliate. Sono i
civilissimi islandesi ai primi posti nel mondo per
durata della vita, per numero di libri letti, per
libertà di stampa e per quantità di prole.
Insomma, un paradiso in cui la povertà non c’è e
in cui non c’è neanche il dolore.
Nemmeno la morte fa paura e tutti sembrano
abituati all’idea di doverle andare incontro. In
Islanda nessuno mette da parte grossi risparmi. Si
tende a vivere alla giornata: perché si ha paura
delle catastrofi naturali e si ha consapevolezza che
tutto può finire da un momento all’altro. Allora si
tende a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
E ci si diverte. Ci si appassiona alla vita per paura
che essa possa finire troppo presto. La si vive fino
all’ultimo. Il quotidiano locale non ha quasi mai
notizie rilevanti, ma enormi necrologi con poesie,
immagini e lunghissimi scritti. In prima pagina
titola “Oggi il sole non è sorto: forse sorgerà
domani”. Oppure “Rubata autoradio in centro”:
con la stessa gravità con cui Il Mattino di Napoli
titolerebbe per una strage di camorra.
Ultimamente, però, molti turisti hanno perso la
vita per essersi avventurati nei ghiacciai da soli e
senza esperienza. Un ragazzo israeliano venuto in
Islanda a cercare il silenzio è morto congelato
parlando con sua madre al telefonino. Nell’agonia
continuava a bisbigliarle: “Sto morendo... sto
morendo”. Ma cosa significa poter vivere su
un’isola del genere? Abitare per sempre in un
luogo totalmente aspro e lontano da tutto: capace
di mantenere la sua personalità intatta nei secoli,
rimanendo un paese ai confini della storia, mai
toccato da guerre o da pestilenze, né da Crociate o
da stragi? Cosa significa poter trascorrere
l’infanzia nella più completa serenità e crescere
sani bevendo ogni mattina un cucchiaio di olio di
fegato di merluzzo? Significa rinunciare a tante
cose. Significa chiudersi in un guscio di cristallo e
rimanere immobili mentre tutto il resto del mondo
continua a girare. Significa illudersi che le sponde
dell’isola siano i confini di un universo altero,
protetto da un qualche Dio benevolo, innamorato
del freddo. Sull’elenco telefonico, le persone sono
ordinate per nome: si chiamano Aquila, Cespuglio,
Rosa Rossa e non hanno un cognome, ma
semplicemente l’indicazione del loro padre. Nella
piscina comunale di Laugardaslaug, ogni mattina
le perone anziane si ritrovano. Bacca ha 92 anni e,
ogni giorno, nuota mezzo chilometro in stile
libero. Poi si rilassa nelle pozze d’acqua calda con
le sue amiche e parla di politica: nonostante la sua
età indossa un costume rosa con le farfalle. Anche
il primo ministro sta nuotando: lo si incontra
spesso, per la strada e anche al supermercato.
Peccato che i prezzi siano altissimi. Quasi tripli
rispetto al resto del mondo. Ma i trasporti
costano, e l’isola è lontana. Perfino le patate, qui,
sono un lusso. Una pizza costa 26 Euro. Intanto,
in una casa del centro (considerata antichissima
perché costruita 80 anni fa), i bambini fanno
colazione con lo Skyr (una specie di yogurt
densissimo e aromatizzato alla vaniglia) e con le
piadine di ceci guarnite di formaggio e di salmone
affumicato. Gudmundur, figlio di Einar, ha 11
anni. Lui sta ripassando la lezione prima di
entrare a scuola. È seduto al tavolo di un caffè nel
centro di Reykjavik. È ottobre, ormai, e i turisti
sono quasi tutti andati via. Infatti il locale, come
il resto della città, è vuoto. I suoi genitori,
intanto, puliscono il bancone e preparano le
piadine di ceci per gli improbabili clienti. Fuori il
vento fa cigolare le insegne dei negozi e costringe i
passanti a camminare piano, facendo molta
attenzione a non perdere l’equilibrio. “Non sei
stanco di vivere qui?” gli domando. “No” risponde
lui con serenità. “Non sei stanco di tutta questa
pioggia, di questo vento, di essere bloccato qua: di
non poter fare null’altro che le solite cose?”. “No:
io qui sto bene e non voglio andare via. Il mondo è
cattivo lontano dall’Islanda e io non lo voglio
conoscere”. I genitori sorridono soddisfatti. Sono
riusciti nel loro intento. E mentre il Presidente
islandese, nella sua sontuosa residenza persa in
mezzo alla lava, guarda con un certo orgoglio le
ormai consuete fotografie esposte nel salone di
casa sua e scattate insieme a Bill Clinton, George
Bush e a tanti altri presidenti di Stati ben più
popolati, per un momento smette di piovere. È un
istante soltanto, ma tutti si fermano, come
stregati dal raggio di sole che finalmente filtra
dalle nuvole spesse e grigie come un fumo denso.
“Mamma” – dice Gudmundur, e con la voce
incantata continua” Guarda: guarda: il sole!”.
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