Liberazione Quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista edizione nazionale Anno XVIII n. 52 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 Milano Redazione Roma, 00161viale del Policlinico, 131 tel. 06441831 (15 linee r.a.) fax 0644183247 MRC SpA viale del Policlinico, 131 00161 Roma sabato 1 marzo 2008 di Fausto Bertinotti I il fatto I GENOVA, IL CORTEO DEGLI OPERAI CHE DA LUNGOMARE CANEPA HA RAGGIUNTO LA PREFETTURA FOTO ARCIERI eri nel porto di Genova è morto un operaio. Omicidio bianco. Cioè è morto sul lavoro, Aveva 39 anni, un figlio di 4, una compagna che viveva con lui ma non si erano sposati, e ora avrà dei problemi anche di carattere economico, grazie alla generosità della Chiesa, degli ultracattolici del Pd e del centrodestra, che devono avere una idea della pietà cristiana presa da qualche forca del Medioevo, e con questa idea hanno impedito il varo delle unioni civili. Fabrizio era entrato nel porto di Genova per diritto ereditario. Perché? Perché anche suo padre era stato un portuale e anche suo padre era morto sul lavoro. C’è chi eredita, magari, la Piaggio, e per questo suo merito finisce in Parlamento, e chi invece eredita il diritto a morire schiacciato sul selciato come il proprio papà. Il segretario del Prc, Franco Giordano, ieri ha ricordato Fabrizio all’apertura dei lavori del comitato politico nazionale del partito. Cioè pochissime ore dopo l’incidente. Fabrizio, tra l’altro, era un militante del Prc. Giordano ha chiesto una specie di sospensione della campagna elettorale, almeno per 24 ore, almeno per avere il tempo di discutere di sicurezza sul lavoro senza secondi fini, senza propaganda. Non sembra che la sua richiesta sia stata accolta da molti leader degli altri partiti. La grande politica ha altri interessi. Giordano ha anche chiesto che il governo si riunisca subito è proceda al 9 771127 308003 varo dei decreti attuativi della legge sulla E perché? Fate voi, vedete se vi viene un’isicurezza del lavoro. La legge è pronta, dea, un sospetto... ma non si può usare perché mancano i I fatti comunque sono quelli che vi abbiadecreti. Perché mancano? Perché ci sono mo raccontato. E chissà perché ci fanno lobby potenti che premono sul governo pensare a quello che abbiamo scritto perché non li vari. Perchè il governo proprio ieri su questo giornale: i grandi ascolta le pressioni queste lobby? Beh, a mezzi di informazione e i due grandi parquesta domanda è difficile rispondere... titi centristi (quello di Berlusconi e il Pd) Mentre in redazione ci occupavamo del- sono infuriati e accusano la sinistra di esla tragedia di Genova, è arrivata da Mila- sere sempre più massimalista, e di essere no un’altra notizia. Una signora, una di- arretrata, vecchia, e di non capire la mopendente della Esselunga di Milano (no- dernità. A voi questa vi sembra una motissima catena di superdernità molto modermercati) è stata picchia- Giordano: na? Vediamo un po’: il ta da uno sconosciuto, papà di Fabrizio è morto un sicario, nel bagno «Il consiglio dei nei primi anni ’70, della Esselunga, dopo ministri si riunisca quando Fabrizio era picche nei giorni scorsi ave- subito in seduta colo. Nello stesso porto, va protestano per essere straordinaria» facendo lo stesso lavoro, stata maltrattata dall’aa pagina s5 correndo gli stessi rizienda. Questa signora, schi, è morto nello stes43 anni, ha un disturbo so modo. Oggi un opeai reni e ha bisogno di andare spesso in raio rischia la vita e la morte come succebagno. Una ventina di giorni fa le è stato deva 35 anni fa. E un’operaia che non è riimpedito, per ore, e lei è stata male, ha spettosa col padrone, come 40 o 50 anni avuto delle perdite di sangue. Ha prote- fa, o forse anche 60, 70, 90, cento anni fa, stato, ha segnalato questo episodio evi- rischia di essere picchiata da un sicario o dente di mobbing, ha chiesto l’interven- da una squadraccia. Capite in che consito dei sindacati. Il caso è stato ripreso da ste la modernità alla quale vorrebbero alcuni giornali. Tre giorni fa la signora è che tutti ci allineassimo? E’ una modertornata al lavoro. Ieri, mentre si trovava nità basata sulla fine dei diritti dei lavoranello spogliatoio, che sta nel seminterra- tori sulla sopraffazione, e su un sistema to, è stata aggredita, picchiata, quasi di relazioni industriali che considera il lasoffocata, le è stata sbattuta la testa con- voro solo una variabile dell’arricchimentro il muro, le è stato rinfacciato di «aver to, del profitto, o nel migliore dei casi delparlato troppo». Chi l’ha picchiata? Chis- lo sviluppo. Diciamo che è una modersà se lo scoprirà la magistratura. Era un nità antichissima e un po’ sanguinosa. sicario, mandato da qualcuno? E da chi? Servizi a pagina s2 e pagina s8 Franco Russo: «Il ’68? Una rivolta contro l’autorità. Il Pci non ci capì nulla» Giusto 40 anni fa, il 1 marzo, un migliaio di studenti universitari romani diede l’assalto alla facoltà di Architettura de La Sapienza che era stata “presa” dalla polizia. Ci fu una battaglia sanguinosa, Valle Giulia. Un leader di allora riflette senza nostalgia e dice: «Durò pochissimo» il fatto di Stefano Bocconetti N 1 MARZO 1968. IL CORTEO DEGLI STUDENTI PARTE DIRETTO A VALLE GIULIA. DA DESTRA (COL LIBRETTO UNIVERSITARIO IN MANO) FRANCO RUSSO, POI ORESTE SCALZONE, MASSIMILIANO FUXAS E, PIÙ DIETRO, SERGIO PETRUCCIOLI Tra le novità la giovane economista del lavoro Cristina Tajani mento alla “democrazia di genere”, anzi all’obiettivo della parità dei sessi. Quella volta si elesse un 40 per cento di donne, nei gruppi dei due rami del Parlamento: questa volta, la “rosa” delle candidature prevede il 50 per cento netto. Con l’impegno a realizzare, dei sessi, l’alternanza: ossia assicurare che quella metà di candidate si traduca in una elezione effettiva. Uno sforzo tanto più necessario in quanto, come francamente spiega Ferrara in introduzione e come si rileva con un certo malessere, a partire chiaramente da quelle che animano i percorsi politici di donne nel Prc, rischia fortemente di non trovare adeguata corrispondenza da parte delle altre forze dell’Arcobaleno, insomma gli altri tre partiti: Ramon Mantovani denun- cerà come «vergognoso», per la «lista unica» della sinistra, questo limite annunciato nell’«equilibrio di genere della rappresentanza»,che sottolinea come «politico»; Giordano e poi Ferrara, nella replica finale, sottolineeranno invece che proprio in presenza di tale limite occorre «valorizzare» la «determinazione» assunta da Rifondazione con la composizione delle sue candidature, che è la «sola» a «poter produrre» un cambiamento anche degli «altri» nel futuro e che qualche passo sta «sollecitando» già ora. E’ comunque a partire da questa novità che è il completamento d’un impegno, appunto quello alla parità dei sessi, che si procuce anche l’altro segno di rinnovamento: ossia l’apertura e il ringiovanimento della lista delle candidate e dei candi- on sa bene cosa resti del ’68. Non sa neanche se sia giusto che resti qualcosa. Vede un distacco fra quella stagione, quella che avrebbe dovuto cambiare il mondo, e la percezione che di quegli anni hanno oggi le ultime generazioni. O forse no, qualcosa sarebbe giusto preservare. Qualcosa che ha a che fare con gli atteggiamenti, con un modo di vivere più che con la politica. Con la politica almeno come la intendiamo oggi. Franco Russo, quando la polizia caricò gli studenti a Valle Giulia, aveva ventitrè anni. Da un anno, poco meno, era stato espulso dal Pci e, subito dopo, dalla federazione giovanile comunista. Quella di Occhetto e Petruccioli. Dove seguiva la commissione operaia e gli studenti. In un periodo nel quale, nelle scuole superiori romane, imperava la destra. Una situazione che si sarebbe ribaltata nel giro di pochi mesi, di un anno. Senza che il suo ex partito avesse “la minima percezione di quel che stava accadendo”. Già, ma cosa stava accadendo? Franco Russo, seduto in un divano del Transatlantico della Camera - in quel “posto” dove si disegnano gli scenari della politica minuta e dove chiunque passi si stupisce di sentire parlare di un argomento così lontano non ha una risposta pronta. Non ha una risposta onnicomprensiva. Anche perché - lo dice più volte - «non sono un hegeliano, non vado a cercare il senso riposto della storia». Però, il ’68 - quei mesi - un tema sopra agli altri l’ha proposto. Quello della «contestazione dell’autorità». Questo: il rifiuto alla legittimazione delle autorità. «Sì - dice - è stato quello il filo rosso di quella stagione». Stagione brevissima, beninteso: lui la chiude addirittura nel dicembre del ’68, col primo sciopero degli studenti medi. Che arrivano sulla scena un po’ dopo gli universitari e, più o meno, contemporaneamente agli operai. Ma lì, con l’ultima esplosione di un grande soggetto sociale che si autorganizza, si chiude anche una fase e comincerà quella delle leadership, dell’imitazione delle grandi organizzazioni del movimento operaio, riprodotte in sedicesimo. Che segneranno la fine di quel movimento. Ma questo è un altro discorso. Antiautoritarismo, si diceva. segue a pagina s7 La comunità ebraica bolognese diserta le Caserme Rosse Il Prc propone i suoi candidati Metà donne tra cui Borsellino I 80301 Omicidio bianco al porto di Genova Pestaggio nero alla Esselunga di Milano l’editoriale segni del rinnovamento ci sono. Principalmente, due: li contiene la rosa di candidature “eleggibili” proposta dalla segreteria e approvata ieri dal Comitato politico nazionale del Prc, destinata al tavolo unitario de la Sinistra l’Arcobaleno per la definizione della liste finali per Camera e Senato. Il primo segno, lo sottolinea nella sua relazione Francesco Ferrara e lo ribadirà anche il segretario nazionale Franco Giordano nel suo intervento - dopo aver aperto la seduta con il commosso omaggio a Fabrizio Cannonero, operaio 39enne e iscritto a Rifondazione morto sul lavoro nel porto di Genova - , è lo sviluppo d’una scelta già perseguita nelle elezioni del 2006: l’avvicina- euro 1,00 Ancora una tragedia sul lavoro e un episodio di violenza contro una lavoratrice Il peggior peccato, diceva un papa... di Anubi D’Avossa Lussurgiu giornale comunista Prezzo di copertina euro 1,00 arretrati il doppio Chiuso in redazione alle 21.00 su internet www.liberazione.it Ecco che cosa è lo sfruttamento morti sul lavoro sono tutti uguali, uguali la tragedia, il dolore e la rabbia. Tutte le morti sul lavoro suscitano un’indignazione perché sono intollerabili anche perché rinviano ad una causa primigenia. Che, nella nostra società, è tornata a farsi così pesante: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Papa Giovanni XXIII lo definì il più grande peccato dell’umanità. E tanto più ugualmente intollerabili risultano perché non si può dire che, in questo ultimo quarto di secolo, il lavoro sia stato oggetto di riconoscimento e di tutela. Ma quando a Genova, in un santuario del movimento operaio, come la CULMV, muore il portuale Fabrizio Canonero, figlio di un padre che pure morì sulle banchine del porto quando Fabrizio ancora era un bambino, allora bisogna proprio dire, tutti insieme, basta. Ognuno batta un colpo, come a dire che ci siamo anche noi in questa lotta per la vita. Il governo convochi immediatamente il Consiglio dei Ministri per varare i decreti attuativi del testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Le forze politiche presenti nella campagna elettorale non comincino nessuna iniziativa in questi giorni senza dedicarvi la prima parte ai morti sul lavoro e specifichino con quali proposte combattere questa terribile piaga sociale. La televisione pubblica mandi in onda, in prima serata, il film “Morire di lavoro” fatto solo di testimonianze dirette e sconvolgenti di donne e di uomini colpiti dagli infortuni, affinché nessuno più possa non vedere e tacere. Lo sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali in tutti i porti italiani segni l’avvio di una nuova mobilitazione generale dei lavoratori, delle forze sociali e politiche della cultura italiana. Domani non sia più come ieri. il 13 e 14 aprile... la Sinistra l’Arcobaleno di Angela Azzaro dati. A partire dal lato delle donne, perché due donne sono le new entries più vistose annunciate ieri. Prima, ovviamente, quella di Rita Borsellino. Della quale, oltre all’evidente prestigio e valore assoluto, viene fortemente indicata la qualità di «candidata unitaria»: ossia della Sinistra nel suo complesso, anche a partire dal fatto che accetta la candidatura nazionale precisamente in ragione della sua adesione al processo verso il «nuovo soggetto». Poi c’è Cristina Tajani, ventinovenne ricercatrice ed economista del lavoro, con già alle spalle non solo una militanza tra le giovani comuniste ed i giovani comunisti, ma soprattutto un percorso nelle lotte e nelle reti del precariato e anche nell’elaborazione delle proposte per garantirne i diritti. segue a pagina s5 Il comitato di Bioetica: giusto accanirsi sui feti. Organismo delegittimato a pagina s8 di Antonella Palermo Frode, truffa, abuso. Bassolino rinviato a giudizio per i rifiuti a pagina s4 di Laura Eduati Violenza domestica e quote rosa, i fallimenti del governo Zapatero a pagina s10 Si boicotta Torino, si boicotta Morgantini Quando si tornerà a ragionare? di Stefania Podda S i può ancora parlare di Israele e Palestina senza scivolare in automatico nella logica delle opposte tifoserie? Ci sono i margini per ragionare sul conflitto in corso in Medio Oriente con la lucidità, la conoscenza e il senso di responsabilità che quella tragedia, con la sua complessità, meriterebbe? Sembra di no. Almeno non in Italia, dove gli ultrà dell’una o dell’altra parte si combattono da due virtuali - e sicure - trincee a colpi di boicottaggi ed esclusioni. L’ultimo episodio riguarda la decisione della comunità ebraica di Bologna di non partecipare ieri, e per la prima volta, alla cerimonia in ricordo dei carabinieri, dei militari e dei civili rastrellati e deportati dai nazifascisti nel 1944. Un duro strappo, spiegato con la presenza alla commemora- zione della vicepresidente del parlamento europeo, Luisa Morgantini, a Bologna in rappresentanza dell’europarlamento. «La Morgantini si è sempre distinta nell’opera di critica continua e a senso unico allo Stato di Israele. Queste critiche costituiscono la premessa per l’annientamento di Israele. Chiunque rinneghi Israele, rinnega la Shoah». Così l’ingegner Lucio Pardo, per anni presidente della comunità ebraica bolognese, e oggi membro di spicco della stessa, ha motivato la decisione di disertare la cerimonia. Ma chiunque conosca Luisa Morgantini, sa bene quanto forte e appassionato sia il suo impegno per la pace in Medio Oriente, un impegno peraltro portato avanti con i pacifisti israeliani. Sa quanto sia vicina alla causa palestinese ma lontana, lontanissima, da ogni sospetto di antisemitismo. E infine sa che le sue critiche alla politica di occupazione non hanno mai messo in dubbio il diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Ecco perché il gesto della comunità ebraica bolognese appare davvero sconcertante, comprensibile soltanto in una rappresentazione caricaturale della realtà. Una rappresentazione in cui la complessità viene eliminata, in nome della necessità - a volte vissuta in buona fede, a volte meno - di schierarsi e militare in un campo o nell’altro. E’ significativo che nello spiegare il suo giudizio su Morgantini durante la nostra conversazione telefonica, l’ingegner Pardo abbia citato come una sua fonte il sito www.informazionecorretta.com. E’ come se per avere una equilibrata informazione su Israele, si cliccasse su www.arcipelago.org. segue a pagina s17