Liberazione
Quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista
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sabato 1 marzo 2008
di Fausto Bertinotti
I
il fatto
I
GENOVA, IL CORTEO DEGLI OPERAI CHE DA LUNGOMARE CANEPA HA RAGGIUNTO LA PREFETTURA
FOTO ARCIERI
eri nel porto di Genova è morto un
operaio. Omicidio bianco. Cioè è
morto sul lavoro, Aveva 39 anni, un figlio di 4, una compagna che viveva con
lui ma non si erano sposati, e ora avrà dei
problemi anche di carattere economico,
grazie alla generosità della Chiesa, degli
ultracattolici del Pd e del centrodestra,
che devono avere una idea della pietà cristiana presa da qualche forca del Medioevo, e con questa idea hanno impedito il varo delle unioni civili.
Fabrizio era entrato nel porto di Genova
per diritto ereditario. Perché? Perché anche suo padre era stato un portuale e anche suo padre era morto sul lavoro. C’è
chi eredita, magari, la Piaggio, e per questo suo merito finisce in Parlamento, e
chi invece eredita il diritto a morire
schiacciato sul selciato come il proprio
papà.
Il segretario del Prc, Franco Giordano, ieri
ha ricordato Fabrizio all’apertura dei lavori del comitato politico nazionale del
partito. Cioè pochissime ore dopo l’incidente. Fabrizio, tra l’altro, era un militante del Prc. Giordano ha chiesto una specie di sospensione della campagna elettorale, almeno per 24 ore, almeno per
avere il tempo di discutere di sicurezza
sul lavoro senza secondi fini, senza propaganda. Non sembra che la sua richiesta sia stata accolta da molti leader degli
altri partiti. La grande politica ha altri interessi. Giordano ha anche chiesto che il
governo si riunisca subito è proceda al
9
771127 308003
varo dei decreti attuativi della legge sulla E perché? Fate voi, vedete se vi viene un’isicurezza del lavoro. La legge è pronta, dea, un sospetto...
ma non si può usare perché mancano i I fatti comunque sono quelli che vi abbiadecreti. Perché mancano? Perché ci sono mo raccontato. E chissà perché ci fanno
lobby potenti che premono sul governo pensare a quello che abbiamo scritto
perché non li vari. Perchè il governo proprio ieri su questo giornale: i grandi
ascolta le pressioni queste lobby? Beh, a mezzi di informazione e i due grandi parquesta domanda è difficile rispondere...
titi centristi (quello di Berlusconi e il Pd)
Mentre in redazione ci occupavamo del- sono infuriati e accusano la sinistra di esla tragedia di Genova, è arrivata da Mila- sere sempre più massimalista, e di essere
no un’altra notizia. Una signora, una di- arretrata, vecchia, e di non capire la mopendente della Esselunga di Milano (no- dernità. A voi questa vi sembra una motissima catena di superdernità molto modermercati) è stata picchia- Giordano:
na? Vediamo un po’: il
ta da uno sconosciuto,
papà di Fabrizio è morto
un sicario, nel bagno «Il consiglio dei
nei primi anni ’70,
della Esselunga, dopo ministri si riunisca
quando Fabrizio era picche nei giorni scorsi ave- subito in seduta
colo. Nello stesso porto,
va protestano per essere straordinaria»
facendo lo stesso lavoro,
stata maltrattata dall’aa pagina s5 correndo gli stessi rizienda. Questa signora,
schi, è morto nello stes43 anni, ha un disturbo
so modo. Oggi un opeai reni e ha bisogno di andare spesso in raio rischia la vita e la morte come succebagno. Una ventina di giorni fa le è stato deva 35 anni fa. E un’operaia che non è riimpedito, per ore, e lei è stata male, ha spettosa col padrone, come 40 o 50 anni
avuto delle perdite di sangue. Ha prote- fa, o forse anche 60, 70, 90, cento anni fa,
stato, ha segnalato questo episodio evi- rischia di essere picchiata da un sicario o
dente di mobbing, ha chiesto l’interven- da una squadraccia. Capite in che consito dei sindacati. Il caso è stato ripreso da ste la modernità alla quale vorrebbero
alcuni giornali. Tre giorni fa la signora è che tutti ci allineassimo? E’ una modertornata al lavoro. Ieri, mentre si trovava nità basata sulla fine dei diritti dei lavoranello spogliatoio, che sta nel seminterra- tori sulla sopraffazione, e su un sistema
to, è stata aggredita, picchiata, quasi di relazioni industriali che considera il lasoffocata, le è stata sbattuta la testa con- voro solo una variabile dell’arricchimentro il muro, le è stato rinfacciato di «aver to, del profitto, o nel migliore dei casi delparlato troppo». Chi l’ha picchiata? Chis- lo sviluppo. Diciamo che è una modersà se lo scoprirà la magistratura. Era un nità antichissima e un po’ sanguinosa.
sicario, mandato da qualcuno? E da chi?
Servizi a pagina s2 e pagina s8
Franco Russo: «Il ’68? Una rivolta contro l’autorità. Il Pci non ci capì nulla»
Giusto 40 anni fa, il 1 marzo, un migliaio di studenti universitari romani diede l’assalto alla facoltà di Architettura de La Sapienza
che era stata “presa” dalla polizia. Ci fu una battaglia sanguinosa, Valle Giulia. Un leader di allora riflette senza nostalgia e dice: «Durò pochissimo»
il fatto
di Stefano Bocconetti
N
1 MARZO 1968. IL CORTEO DEGLI STUDENTI PARTE DIRETTO A VALLE GIULIA.
DA DESTRA (COL LIBRETTO UNIVERSITARIO IN MANO) FRANCO RUSSO, POI ORESTE SCALZONE, MASSIMILIANO FUXAS E, PIÙ DIETRO, SERGIO PETRUCCIOLI
Tra le novità la giovane economista del lavoro Cristina Tajani
mento alla “democrazia di
genere”, anzi all’obiettivo
della parità dei sessi. Quella
volta si elesse un 40 per cento di donne, nei gruppi dei
due rami del Parlamento:
questa volta, la “rosa” delle
candidature prevede il 50
per cento netto. Con l’impegno a realizzare, dei sessi,
l’alternanza: ossia assicurare che quella metà di candidate si traduca in una elezione effettiva.
Uno sforzo tanto più necessario in quanto, come francamente spiega Ferrara in
introduzione e come si rileva con un certo malessere, a
partire chiaramente da
quelle che animano i percorsi politici di donne nel
Prc, rischia fortemente di
non trovare adeguata corrispondenza da parte delle altre forze dell’Arcobaleno, insomma gli altri tre partiti:
Ramon Mantovani denun-
cerà come «vergognoso»,
per la «lista unica» della sinistra, questo limite annunciato nell’«equilibrio di genere della rappresentanza»,che sottolinea come
«politico»; Giordano e poi
Ferrara, nella replica finale,
sottolineeranno invece che
proprio in presenza di tale limite occorre «valorizzare» la
«determinazione» assunta
da Rifondazione con la composizione delle sue candidature, che è la «sola» a «poter
produrre» un cambiamento
anche degli «altri» nel futuro
e che qualche passo sta «sollecitando» già ora.
E’ comunque a partire da
questa novità che è il completamento d’un impegno,
appunto quello alla parità
dei sessi, che si procuce anche l’altro segno di rinnovamento: ossia l’apertura e il
ringiovanimento della lista
delle candidate e dei candi-
on sa bene cosa resti del
’68. Non sa neanche se
sia giusto che resti qualcosa.
Vede un distacco fra quella
stagione, quella che avrebbe
dovuto cambiare il mondo, e
la percezione che di quegli
anni hanno oggi le ultime
generazioni. O forse no,
qualcosa sarebbe giusto
preservare. Qualcosa che ha
a che fare con gli atteggiamenti, con un modo di vivere più che con la politica.
Con la politica almeno come
la intendiamo oggi. Franco
Russo, quando la polizia caricò gli studenti a Valle Giulia, aveva ventitrè anni. Da
un anno, poco meno, era
stato espulso dal Pci e, subito dopo, dalla federazione
giovanile comunista. Quella
di Occhetto e Petruccioli.
Dove seguiva la commissione operaia e gli studenti. In
un periodo nel quale, nelle
scuole superiori romane,
imperava la destra. Una situazione che si sarebbe ribaltata nel giro di pochi mesi, di un anno. Senza che il
suo ex partito avesse “la minima percezione di quel che
stava accadendo”.
Già, ma cosa stava accadendo? Franco Russo, seduto in
un divano del Transatlantico della Camera - in quel
“posto” dove si disegnano gli
scenari della politica minuta e dove chiunque passi si
stupisce di sentire parlare di
un argomento così lontano non ha una risposta pronta.
Non ha una risposta onnicomprensiva. Anche perché
- lo dice più volte - «non sono
un hegeliano, non vado a
cercare il senso riposto della
storia». Però, il ’68 - quei mesi - un tema sopra agli altri
l’ha proposto. Quello della
«contestazione dell’autorità». Questo: il rifiuto alla legittimazione delle autorità.
«Sì - dice - è stato quello il filo
rosso di quella stagione».
Stagione brevissima, beninteso: lui la chiude addirittura nel dicembre del ’68, col
primo sciopero degli studenti medi. Che arrivano
sulla scena un po’ dopo gli
universitari e, più o meno,
contemporaneamente agli
operai. Ma lì, con l’ultima
esplosione di un grande soggetto sociale che si autorganizza, si chiude anche una
fase e comincerà quella delle leadership, dell’imitazione delle grandi organizzazioni del movimento operaio, riprodotte in sedicesimo. Che segneranno la fine
di quel movimento. Ma questo è un altro discorso. Antiautoritarismo, si diceva.
segue a pagina s7
La comunità ebraica bolognese diserta le Caserme Rosse
Il Prc propone i suoi candidati
Metà donne tra cui Borsellino
I
80301
Omicidio bianco
al porto di Genova
Pestaggio nero
alla Esselunga di Milano
l’editoriale
segni del rinnovamento ci
sono. Principalmente,
due: li contiene la rosa di
candidature “eleggibili”
proposta dalla segreteria e
approvata ieri dal Comitato
politico nazionale del Prc,
destinata al tavolo unitario
de la Sinistra l’Arcobaleno
per la definizione della liste
finali per Camera e Senato. Il
primo segno, lo sottolinea
nella sua relazione Francesco Ferrara e lo ribadirà anche il segretario nazionale
Franco Giordano nel suo intervento - dopo aver aperto
la seduta con il commosso
omaggio a Fabrizio Cannonero, operaio 39enne e
iscritto a Rifondazione morto sul lavoro nel porto di Genova - , è lo sviluppo d’una
scelta già perseguita nelle
elezioni del 2006: l’avvicina-
euro 1,00
Ancora una tragedia sul lavoro e un episodio di violenza contro una lavoratrice
Il peggior
peccato,
diceva
un papa...
di Anubi D’Avossa
Lussurgiu
giornale comunista
Prezzo di copertina euro 1,00 arretrati il doppio
Chiuso in redazione alle 21.00 su internet www.liberazione.it
Ecco che cosa è
lo sfruttamento
morti sul lavoro sono
tutti uguali, uguali la
tragedia, il dolore e la
rabbia. Tutte le morti sul
lavoro suscitano
un’indignazione perché
sono intollerabili anche
perché rinviano ad una
causa primigenia. Che,
nella nostra società, è
tornata a farsi così
pesante: lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo.
Papa Giovanni XXIII lo
definì il più grande
peccato dell’umanità. E
tanto più ugualmente
intollerabili risultano
perché non si può dire
che, in questo ultimo
quarto di secolo, il lavoro
sia stato oggetto di
riconoscimento e di
tutela. Ma quando a
Genova, in un santuario
del movimento operaio,
come la CULMV, muore
il portuale Fabrizio
Canonero, figlio di un
padre che pure morì
sulle banchine del porto
quando Fabrizio ancora
era un bambino, allora
bisogna proprio dire,
tutti insieme, basta.
Ognuno batta un colpo,
come a dire che ci siamo
anche noi in questa lotta
per la vita.
Il governo convochi
immediatamente il
Consiglio dei Ministri
per varare i decreti
attuativi del testo unico
sulla sicurezza sul lavoro.
Le forze politiche
presenti nella campagna
elettorale non
comincino nessuna
iniziativa in questi giorni
senza dedicarvi la prima
parte ai morti sul lavoro
e specifichino con quali
proposte combattere
questa terribile piaga
sociale.
La televisione pubblica
mandi in onda, in prima
serata, il film “Morire di
lavoro” fatto solo di
testimonianze dirette e
sconvolgenti di donne e
di uomini colpiti dagli
infortuni, affinché
nessuno più possa non
vedere e tacere.
Lo sciopero proclamato
dalle organizzazioni
sindacali in tutti i porti
italiani segni l’avvio di
una nuova mobilitazione
generale dei lavoratori,
delle forze sociali e
politiche della cultura
italiana. Domani non sia
più come ieri.
il 13 e 14
aprile...
la Sinistra
l’Arcobaleno
di Angela Azzaro
dati. A partire dal lato delle
donne, perché due donne
sono le new entries più vistose annunciate ieri. Prima,
ovviamente, quella di Rita
Borsellino. Della quale, oltre
all’evidente prestigio e valore assoluto, viene fortemente indicata la qualità di «candidata unitaria»: ossia della
Sinistra nel suo complesso,
anche a partire dal fatto che
accetta la candidatura nazionale precisamente in ragione della sua adesione al
processo verso il «nuovo
soggetto». Poi c’è Cristina
Tajani, ventinovenne ricercatrice ed economista del lavoro, con già alle spalle non
solo una militanza tra le giovani comuniste ed i giovani
comunisti, ma soprattutto
un percorso nelle lotte e nelle reti del precariato e anche
nell’elaborazione delle proposte per garantirne i diritti.
segue a pagina s5
Il comitato
di Bioetica:
giusto accanirsi
sui feti.
Organismo
delegittimato
a pagina s8
di Antonella Palermo
Frode, truffa,
abuso. Bassolino
rinviato
a giudizio
per i rifiuti
a pagina s4
di Laura Eduati
Violenza
domestica
e quote rosa,
i fallimenti
del governo
Zapatero
a pagina s10
Si boicotta Torino, si boicotta Morgantini
Quando si tornerà a ragionare?
di Stefania Podda
S
i può ancora parlare di
Israele e Palestina senza
scivolare in automatico nella
logica delle opposte tifoserie?
Ci sono i margini per ragionare
sul conflitto in corso in Medio
Oriente con la lucidità, la conoscenza e il senso di responsabilità che quella tragedia,
con la sua complessità, meriterebbe? Sembra di no. Almeno non in Italia, dove gli ultrà
dell’una o dell’altra parte si
combattono da due virtuali - e
sicure - trincee a colpi di boicottaggi ed esclusioni.
L’ultimo episodio riguarda la
decisione della comunità
ebraica di Bologna di non partecipare ieri, e per la prima volta, alla cerimonia in ricordo
dei carabinieri, dei militari e
dei civili rastrellati e deportati
dai nazifascisti nel 1944. Un
duro strappo, spiegato con la
presenza alla commemora-
zione della vicepresidente del
parlamento europeo, Luisa
Morgantini, a Bologna in rappresentanza dell’europarlamento.
«La Morgantini si è sempre distinta nell’opera di critica continua e a senso unico allo Stato
di Israele. Queste critiche costituiscono la premessa per
l’annientamento di Israele.
Chiunque rinneghi Israele,
rinnega la Shoah». Così l’ingegner Lucio Pardo, per anni presidente della comunità ebraica bolognese, e oggi membro
di spicco della stessa, ha motivato la decisione di disertare la
cerimonia. Ma chiunque conosca Luisa Morgantini, sa bene quanto forte e appassionato sia il suo impegno per la pace in Medio Oriente, un impegno peraltro portato avanti
con i pacifisti israeliani. Sa
quanto sia vicina alla causa
palestinese ma lontana, lontanissima, da ogni sospetto di
antisemitismo. E infine sa che
le sue critiche alla politica di
occupazione non hanno mai
messo in dubbio il diritto all’esistenza dello Stato di Israele.
Ecco perché il gesto della comunità ebraica bolognese appare davvero sconcertante,
comprensibile soltanto in una
rappresentazione caricaturale della realtà. Una rappresentazione in cui la complessità
viene eliminata, in nome della
necessità - a volte vissuta in
buona fede, a volte meno - di
schierarsi e militare in un campo o nell’altro.
E’ significativo che nello spiegare il suo giudizio su Morgantini durante la nostra conversazione telefonica, l’ingegner
Pardo abbia citato come una
sua fonte il sito www.informazionecorretta.com. E’ come se
per avere una equilibrata
informazione su Israele, si
cliccasse
su
www.arcipelago.org.
segue a pagina s17
Scarica

Omicidio bianco al porto di Genova Pestaggio nero alla Esselunga