16 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 FABRIZIO BOLIVAR | MICROSTORIE 300 racconti da 480 caratteri spazi inclusi Microstorie da quattrocento ottanta caratteri, spazi inclusi, l’equivalente di tre sms a cui affidare una prosa agrodolce, urgente, caustica. Fabrizio Bolivar esce con il suo quinto libro e riesce nell’impresa di scarnificare la scrittura senza perdere in efficacia, eleganza e messaggio. Trecento racconti brevi, anzi brevissimi, attraverso i quali l’autore indaga il quotidiano, i rapporti di coppia, il mondo della scuola, la vita di tutti i giorni alla maniera dei suoi idoli letterari Charles Bukowsky e John Fante, abiurando le descrizioni che odia, ci confessa, per andare dritto al punto. Dialoghi fulminei, spesso, sapientemente sviluppati, creano essi stessi l’ambiente circostante, contestualizzano, raccontano e concludono la storia senza che si avverta minimamente alcuna forzatura nella struttura volutamente vincolante dei quattrocento ottanta caratteri. E’ ironico e disincantato, cinico a tratti, forse un riparo per un animo FURTI IN FAMIGLIA _Bookshop Il nonno spalancò la porta della camera del nipote tredicenne. Sbam! Mi hai rubato le sigarette, vero? disse il vecchio puntandogli il bastone. Quelle che nascondevi per non far vedere alla nonna che fumi? Maledetto, ti sei schierato col nemico! Ebbene sì, ammise il nipote. E perché? Si può sapere? Perché qualcuno mi ha fregato le riviste porno. Il vecchio rimase in silenzio, poi se ne andò. Poco dopo riapparve. Tieni, disse il vecchio. Ecco le tue sigarette, disse il nipote. sensibile, certamente ottimo osservatore con l’orecchio sempre teso verso il prossimo. “Parlo per lo più di vita vissuta”, ci racconta nel corso della chiacchierata fatta in redazione, “non amo gli scrittori che raccontano di cose mai vissute in prima persona, che inventano vicende iperboliche. Sono sempre stato estremamente affascinato dagli autori autobiografici”. L’idea di utilizzare quel numero esatto di caratteri gli viene dalla partecipazione ad un concorso letterario che richiedeva, appunto, la stesura di racconti di poche righe, oltre che da un fatto accadutogli qualche anno fa. “Dovevo scrivere tutto quello che pensavo ad una donna e, per farlo, ho utilizzato tre sms, dosando ogni parola, così ho visto che si poteva essere chiari anche con poco spazio a disposizione”. Fabrizio Bolivar, lo scrittore, nasce all’incirca all’inizio degli anni ’90, a seguito della pubblicazione di una piccolo giornale, EXIT, uscito a Goito in pochi numeri rigorosamente autoprodotto e fotocopiato, alla maniera delle riviste underground, che ospitava racconti e rubriche e della quale ci riproponiamo di parlare in futuro. Ha scritto numerose sceneggiature per corto e lungometraggi e una, tuttora in cerca di un produttore, per sit com. Oggi, ha alle spalle la pubblicazione di cinque libri, il primo dei quali, Maledetta Vita, pubblicato da Fara editore nel 2004. Alla prima prova sono seguiti nell’ordine: 480 caratteri spazi inclusi, uscito nel 2006 per compagnia dei librai di Genova, Ti lascio le Pentole, e Vacca Boia che Idea, usciti lo scorso anno, entrambi autoprodotto, così come autoprodotto è Microstorie, di fatto un sequel. Il libro (consigliatissimo), può essere richiesto e ritirato in tutte le librerie Feltrinelli, acquistato on line agli indirizzi www.ilmiolibro.it, www.feltrinelli.it o, a prezzo di costo, contattando direttamente l’autore. ANNA MARIA BELLUTTI | UN ANNO DI VITA PER LA FELICITÀ Momenti di vita vissuta comuni a molte donne alla soglia dei quarant’anni “Alzarsi la mattina del trentanovesimo compleanno e dover ammettere che i conti non tornano per niente… ”. A queste poche parole è affidato il compito di inquadrare la vicenda narrata in Un anno di vita per la felicità, prima prova letteraria di Anna Maria Bellutti, mantovana, laureata in Giurisprudenza e funzionario giudiziario presso il Ministero della Giustizia. La storia è quella di una giovane donna, alle prese con lo scorrere monotono di una vita scandita dal lavoro, dall’incapacità di rimettersi in gioco dopo aver assistito alla fine della sua storia d’amore più importante, alla quale cerca rimedio restando aggrappata all’adolescenza e ai suoi riti, fatti di aperitivi, discoteche, viaggi. Insieme alle amiche di sempre, Mary continua a replicare i canoni di una vita “noiosamente imbalsamata”, fino a quando non decide che è giunta l’ora di voltare pagina per immergersi, con consapevolezza, nella vita adulta e ricalibrare gli obiettivi verso un amore stabile e appagante e la costruzione di una famiglia. Ma il percorso è, ovviamente, accidentato e passa attraverso l’impossibilità di ritrovare in un uomo le tanto agognate risposte. Uomini spesso incapaci di amare, di impegnarsi, di abbandonare, a loro volta, i panni dell’eterno Peter Pan. Il volume, edito da L’Autore Libri di Firenze, è stato presentato lo scorso venerdì 23 novembre, alla libreria Di Pellegrini di Mantova, dall’autrice, insieme alla giornalista Alessandra Demonte e alla pedagogista e mediatrice familiare Simona Zaltieri. Molti i temi toccati nel corso del dibattito: dalla condizione delle quarantenni alle prese con i molteplici ruoli che la modernità impone loro, come quello di madre, compagna, donna in carriera, al ruolo che i genitori giocano nelle loro vite, dalle critiche mosse (con ironia) all’universo maschile, al desiderio di maternità come spartiacque tra giovinezza e età adulta, fino all’accettazione della propria condizione di single o, dopo il fallimento di un rapporto matrimoniale, di “single di ritorno”. Un’ottima prova quella di Anna Maria Bellutti, che dimostra talento nella scrittura, riuscendo ad ordire una trama godibile, indagando, al contempo, l’universo femminile con intelligenza e leggerezza. 17 Il Fuffidiario di Emily Silvestrini _di Vanessa Zavanella Di solito la sentite chiamare vagina, oppure vulva, genitali femminili, raramente in discorsi informali e difficilmente inserita in motti di spirito. Un alone di reticenza circola intorno all’universo sessuale femminile, che viene quasi solo dibattuto in contesti medici o pornografici. Ma per una donna la propria vulva è solo questo? Emily Silvestrini, giovane grafica e web-designer, ha creato a questo proposito il Fuffidiario, miniguida per le portatrici di vagina e semplici appassionati, un simpatico libretto di poche pagine, dall’impostazione stilistica molto accattivante e corredato di coloratissimi disegni, che descrive molto brevemente le curiosità sul mondo della Fuffa (come la Silvestrini chiama la vulva) spaziando dalla mitologia antica, verso i gruppi musicali, non mancando di dare qualche consiglio su cosa fare durante i giorni del ciclo e una piccola griglia per trovare un nome alla propria vagina. L’autrice ha presentato la sua opera dissacratoria il 1˚ novembre 2012 alla fiera del Lucca comics and games con il suo staff “Happy-brains”, dove ha esaurito in breve tempo tutte le duecentocinquanta copie stampate mediante auto-pubblicazione per l’occasione. Questa non è la prima prova per Emily, che ha esposto in diverse mostre, tra le quali Donne ex fabula, un confronto tra le donne di oggi e quelle delle fiabe classiche, anche collaborando con l’associazione Arcilesbica di Pisa, città in cui vive e lavora. In qualità di illustratrice ha curato l’opera Ridere con Dio. Barzellette all’acqua benedetta, della casa editrice Astegiano. Non mi sembra corretto definire Il Fuffidiario solo come uno sgargiante libricino per passare il tempo durante qualche periodo morto, ma lo definirei piuttosto una sorta di piccolo pioniere per aprire un dibattito con se stessi e con gli altri in merito alla cultura italiana di questo XI secolo. Se pensavate che la parità di genere fosse ormai stata raggiunta in un Paese che si suppone essere democratico come l’Italia, i dati parlano chiaro: sono avvenuti centouno femminicidi a partire dall’inizio di quest’anno secondo i dati Istat; anche nel mondo del lavoro è ancora lontana, il nostro stato si colloca solo al settantaquattresimo posto nella classifica mondiale. Questo libro non può certamente risolvere il problema, ma gettare le basi per rendere le portatrici di vagina e i semplici appassionati più consapevoli riguardo queste tematiche, sicuramente sì. Per ulteriori spunti in merito all’opera, ho intervistato Emily Silvestrini. Perché hai deciso di pubblicare questo libro? Volevo autoprodurre un mio progetto, pensando ad un tema interessante che non si trovasse già in libreria. La mia amica Samoa, per scherzo, mi suggerisce “la fuffa”, ovvero come chiamo la vagina. L'ho trovata l'idea giusta per me, ho passato tutta la notte ad abbozzare i contenuti. Perché è fatto proprio così, con questa impostazione stilistica? Ho già uno stile grafico e illustrativo molto sintetico. Nel Fuffidiario ho cercato di dare un tocco di spensieratezza, anche femminile, ma non con fiocchetti e glitter; piuttosto con colori allegri e una certa libertà di impaginazione. Questo aspetto potrebbe ricordare i diari scolastici adolescenziali delle ragazze, quelli pieni di scritte e immagini appiccicate. Naturalmente i miei erano così e li conservo ancora: sono album ricordo della mia vita in quel periodo. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere? Volevo rappresentare la vagina (e tutto quello che la riguarda) da un punto di vista femminile e umoristico. Attualmente quando si legge di RICORDATI CHE BABBO NATALE NON ESISTE MA TUA MOGLIE SI vagina o la si vede disegnata o fotografata è in contesti medici o pornografici. Questi sono contesti estranei alla visione che una donna può avere della sua vagina. Non possiamo vederla semplicemente come un organo, ad esempio il fegato, essa è un organo, ma influenza tanti aspetti e sentimenti della vita di una donna. La pornografia invece è fatta e artefatta per soddisfare i solitari bisogni sessuali maschili e non vedo come possa conciliarsi con una visione femminile. Il libro ha un'impronta umoristica, come la mia visione della vagina, perché l'umorismo permette di abbattere molti tabù, e su quest'argomento di tabù ce ne sono un'infinità! Cosa pensi della situazione delle donne nel mondo e soprattutto in Italia in questo periodo? Stai combattendo attivamente in alcune campagne di sensibilizzazione? Sono stati fatti progressi negli ultimi trent’anni grazie al femminismo, ma c'è ancora molto da fare per la libertà delle donne. Do il mio aiuto con la pubblicità di un'associazione di Torino contro la violenza sulle donne. Seguo su internet, condivido e discuto con altre persone notizie sulla violenza contro le donne, in particolare in questo periodo sul femminicidio che sta avvenendo in Italia. E la grave situazione delle madri separate da mariti violenti e dei loro figli. Mi interesso anche dei diritti delle lesbiche, ho collaborato a delle mostre per Arcilesbica di Pisa. Hai trovato resistenze se hai cercato di pubblicarlo con qualche casa editrice o nel post-pubblicazione? Il successo e l'interesse per il Fuffidiario mi hanno sorpresa: in pochissimo tempo ho avuto molte richieste e contatti. Per ora non ho parlato con gli editori, sono un po' scettica sul fatto che potrebbero pubblicarlo, vediamo se mi sorprenderanno... C'è qualcuno che vorresti ringraziare per aver supportato il tuo progetto? Ringrazio sicuramente la mia amica Samoa per l'idea che mi ha suggerito (che non ricorda di averlo fatto), e il mio fidanzato Aldo per avermi influenzata con la sua visione umoristica dell'intimità. Vorrei ringraziare, anche se non la conosco, Clarissa Pinkola Estés per aver scritto Donne che corrono coi lupi, libro che stavo leggendo mentre realizzavo il Fuffidiario, l'ho trovato illuminante e di aiuto su come ascoltare la mia anima creativa. Illuminante è anche la sua ricerca sulla sessualità femminile barzellettiera. Quali commenti sono stati formulati riguardo la tua opera da parte dei lettori? Mi hanno detto spesso che è un'idea originale che mancava proprio. Mi è stato criticato il fatto che non si dice “vagina” ma “vulva”, ma in realtà io uso “fuffa”, da qui il termine “fuffidiario”, e nel libro suggerisco ad ogni donna di trovarle un nome tutto suo perché dà un senso di possesso e significa anche darle una personalità. Lo trovo emotivamente terapeutico. Una signora mi suggeriva il tema della menopausa; avendo trent’anni non saprei come affrontare l'argomento, ma vedo che è un aspetto del femminile ignorato dai media e dall'arte e questo mi dispiace, è un periodo difficile e un po' di umorismo aiuterebbe. Dobbiamo, noi donne, parlare di tutti gli aspetti della vagina, chi meglio di noi? Tutte le illustrazioni di Emily Silvestrini sono visibili sul suo blog www.puffsbuff.blogspot. com | Il Fuffidiario, acquistabile in formato pdf a un euro, è rintracciabile a questi indirizzi: https://ganxy.com/i/71842/emily-silvestri/il-fuffidiario-ebook | http://blomming.com/ mm/puffsbuff/items/il-fuffidiario-ebook 18 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 VENUTO AL MONDO TWO-LANE BLACKTOP Dopo il grande successo di “Non ti muovere”, per la seconda volta un libro scritto da Margaret Mazzantini diventa un film, e ancora una volta il regista a cui è spettato l’arduo, ma sicuramente riuscito, compito di trasformare in immagini quello che lei aveva raccontato nero su bianco è suo marito Sergio Castellito. Naturalmente, l’intensità e i toccanti temi del libro rendevano difficile tramutare in soli 127 minuti di pellicola tutto l’amore e l’odio che pervadono, quasi travolgendo il lettore, ogni singola pagina del libro. La stessa autrice intervistata ha ammesso: “Per uno scrittore ridurre un libro in un film è uccidere i suoi amori. Le cose che ama di più, spesso non sono le più importanti: costruisci una cattedrale per raccontare una smagliatura”. Ed ecco, allora, la cattedrale, lo sfondo su cui si snoda tutta la storia: l’assedio di Sarajevo, il più lungo assedio nella storia bellica moderna, protattosi dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, che nel più ampio scenario della guerra di Bosnia, vide scontrarsi le forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, contro l’ Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia ed Erzegovina e a creare la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. E tra le atrocità di questa guerra, ecco le due piccole smagliature, le storie di due donne che si incrociano per caso tra le vie di una Sarajevo dilaniata dalle bombe e che, affrontando con forza e coraggio ciò che il destino assurdamente ha riservato loro, tenteranno di far nascere una nuova vita tra le macerie di quello che una volta era il loro mondo. Due battaglie marginali, in una guerra molto più grande, sono quindi i temi su cui si incentra tutto il film. C’è la battaglia di Gemma, interpretata da una spettacolare Penélope Cruz, che lotta con tutta sé stessa per dare al suo amore, Diego, un amore ancora più grande: un figlio. Sfortunatamente, Gemma perderà questa battaglia, e il tormento per non aver saputo dare a Diego quello che più desiderava, rischierà di far diventare sterile anche il loro rapporto. La speranza si riaccenderà proprio a Sarajevo, grazie a un’altra donna, Aska. Proprio in quella città, molti anni dopo, Gemma scoprirà la vera storia della nascita di suo figlio. Dall’altra parte, c’è la battaglia di Aska. Aska, la musicista, Aska la ribelle, Aska la donna dai capelli rossi pronta a dare un figlio a Gemma pur di scappare da quella Sarajevo in fiamme, Aska che racconta in silenzio, attraverso una piccola rosa tatuata, tutto l’orrore che quella guerra le ha lasciato dentro. E forse è proprio questa la battaglia, quella impercettibile smagliatura, che mi ha colpito ed emozionato facendomi riflettere su una storia di cui il film mostra poco, ma di cui tuttavia racconta così tanto. Poche scene, che con agghiacciante chiarezza raccontano di una donna come tante, anzi una tra le venti e le cinquanta mila che, durante la guerra, furono vittime di quella che in gergo tecnico viene chiamata “pulizia etnica”, una parola che sembra voler esprimere un’idea di un ordine ristabilito, di pulito e che porta, invece, con sé tutto lo sporco e lo schifo che nella violenza contro le donne è insito. Sembrava, forse, normale ai soldati serbi andare a “ripulire” queste donne, forse sembrava l’unico modo per estirpare una razza considerata inferiore, sembrava così normale che vennero perfino creati dei campi ad hoc, “campi di stupro”, con il fine di ingravidare le donne croate e mussulmane per far nascere una nuova generazione di bambini serbi. Sembrerebbe quasi fantascienza, se non fosse che la maggior parte delle testimoni di questo orrore sono ancora vive e portano con sé, sulla pelle e nell’animo, i segni indelebili di tanta atrocità. Di tutte una, Aska, che pur essendo un personaggio inventato, riesce a entrare sotto la pelle di ognuno di noi, raccontandoci di una guerra così vicina ed eppure così sconosciuta, la guerra di tutte quelle migliaia di donne che, in Serbia così come altrove, hanno saputo reagire e, tra le macerie di un’intimità profanata, hanno ritrovato la vita. Il 1971 è l’anno di “Two-Lane Blacktop”, che arriva in Italia con il titolo “Strada a doppia corsia”. Erano anni di fermento, quelli dalla guerra in Vietnam, dei gruppi rock, della sintetizzazione dell’LSD, dei movimenti studenteschi e di tutto ciò che caratterizzò i ‘60, con la loro onda lunghissima che invase in pieno il mondo. L’America ne fu investita totalmente. Per la critica dell’epoca, Two-Lane Blacktop entrò direttamente a far parte della ristretta cerchia dei cult movie. Definito di genere road movie, la pellicola ha in sé lo spirito stesso del viaggio, l’essenza dell’esperienza di vita tra persone, la sfida. Uscito esattamente due anni dopo Easy Rider di Dennis Hopper, con quel Peter Fonda che diventerà simbolo di una generazione, Two-Lane Blacktop, a differenza del più celebre predecessore, è molto più reale, non descrive gli incredibili spazi, non descrive l’adrenalina della fuga in sé e per sé. La pellicola vede scorrere sullo schermo personaggi interessantissimi, dal background interminabile, sui quali, però, il regista Monte Hellmann non si dilunga troppo. La scelta, peraltro, azzeccatissima degli interpreti è stata frutto a, detta sua, dei provini dagli stessi sostenuti. Furono scelti il cantautore James Taylor e Dennis Wilson (Batterista dei Beach Boys), a discapito di interpreti che sarebbero divenuti molto famosi in futuro, come Warren Oates e Laurie Bird. L’anima del film si ritrova nell’asfalto, nei motori rombanti, nei giovani ribelli viaggiatori. Ed è proprio il viaggio a farla da padrona, un viaggio nel quale i protagonisti, incontrano diversi personaggi, tra i quali un’autostoppista e il proprietario della leggendaria Pontiac GTO e superano numerose difficoltà. La sceneggiatura utilizza il concetto stesso di “gara” per delineare la trama e lo spettatore ne attende lo svolgersi mentre è assorto dallo scorrere delle immagini. Ma la gara, in effetti, non avviene mai. Il fine del film non è, infatti, raccontare l’evento ma immortalare un’esperienza: l’attesa, lo scorrere del tempo, la vita. La vicenda è un passaggio attraverso l’esistenza dei personaggi, che si snoda raccontando uno scorcio della realtà americana del tempo. In questa pellicola, come precisato nel testo “Two-Lane Blacktop: un road movie funereo” di Fausto Galosi, produttore, ad esempio, di “Vite Perfette”, tutti i canoni del road movie vengono progressivamente stravolti. L’avventura, il gioco, la scommessa, la competizione trovano una manifestazione stanca, automatica, in un certo senso funerea. Nella stessa breve gara di accelerazione tra James Taylor e il proprietario di una hot-road verde senza copri motore, il sentimento di sfida non è fortemente percepito e anche la vittoria passa in secondo piano. La sfida viene, invece, sottolineata dalla sconfitta del tale, reincontrato da James qualche scena più avanti. Il contatto avviene in un bar adiacente al motel, dove i protagonisti decidono di fermarsi per la notte. Il locale passa in secondo piano, James entra, ma a farla da padrone è la voce della fidanzata dello sfortunato sfidante che lo riprende. Una volta piantato lì, sul tavolo dove erano seduti, l’attenzione torna su James che, con un gesto di comprensione, lo saluta facendo un cenno del capo, quasi a volergli dire: “ti capisco”. Gli atteggiamenti di sufficienza, la sconfitta, la vittoria, si sciolgono nel senso etereo dei gesti quotidiani. Il film insiste nell’indagare i fatti della vita, che non terminano nel metraggio della pellicola. la vita tra le macerie di una guerra _di Anna Canteri _videocrazia 19 vini • birre • acque augura Buone Feste Strada Calliera - Sacca, 22 • Goito MN • mobile 3487040073 • fax 0376604753 panettoni e pandori artigianali vini spumanti e distillati su prenotazione L’essenza dell’esperienza di vita _di Riccardo Simula BARCELLONA Razzmatazz _city lights La storia della musica di Barcellona, e non solo, è stata e continua ad essere scritta dal Razzmatazz, locale leader della cultura clubbing mondiale. Ospitato in una struttura post industriale del quartiere di Poblenou, a due passi dal centro della capitale catalana, il Razzmatazz è composto da cinque sale, Razzclub, Pop Bar, Rex Room, The Loft e Lolita, per le quali sono soliti passare i più importanti artisti internazionale di ambito rock ed elettronico, in un alternarsi inesausto di dj set e live show. Tra le sue mura si sono esibiti, solo per citarne alcuni: David Byrne, Coldplay, Orbital, Pulp, The Strokes, Kanye West, Blur, Belle and Sebastian, Richie Hawtin, Jeff Mills, Kraftwrek, Arctic Monkeys, Franz Ferndinand e The Gossip. Lo spazio è spesso sede di sfilate, presentazioni, rassegne cinematografiche e riprese pubblicitarie. Nel 2011, il Razzmatazz ha festeggiato l’undicesimo anniversario della propria storia con una line up da far tremare le vene ai polsi: Smashing Pumpkins, The Horrors, James Blake e The Rapture. SALA RAZZMATAZZ - Pamplona 88 - 1er piso - 08018 Barcelona. www.salarazzmatazz.com BIGNONI F.lli s.n.c. BIGNONI AUTO S.S. Goitese 19 a GOITO MN T. 0376 686663/4 F. 0376 686641 [email protected] Piazza Sordello 27 Goito 037660207 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 25 NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE Sono novantotto le vittime in Italia dall’inizio del 2012: una ogni due giorni Il 25 novembre è la data simbolica scelta dall’ONU per celebrare la Giornata Mondiale contro la Violenza sulla Donne, poiché nella stessa data, nel 1960, tre sorelle domenicane Patria, Maria e Antonia Mirabal, mentre si recavano in visita ai loro mariti in carcere, vennero torturate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Considerata la frequenza con cui avvengono tali violenze, nello stabilire la data l’ONU ha avuto l’imbarazzo della scelta. Le violenze esercitate sulle donne sono di diversa natura: psichiche e/o fisiche, efferatezze che spesso, purtroppo, sfociano nella morte della vittima stessa. Il legislatore, seppur tardivamente, nel 2009 ha introdotto all’articolo 612 bis del codice penale il reato di stalking (dall’inglese to stalk: fare la posta, perseguitare). Si tratta, sicuramente, di una piccola conquista per l’universo femminile, ma non, certamente, di un punto d’arrivo. Infatti, come è evidente dalle statistiche (7 omicidi su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti fisici o psicologici), l’emergenza sociale è ancora molto forte. Le Nazioni Unite, per quanto riguarda l’Italia, sono arrivare a parlare di “femminicidio”. Proprio per questo, il legislatore dovrebbe, a nostro avviso, prevedere un’aggravante di pena per gli omicidi commessi a danno delle donne. Del resto le donne, come bambini, anziani e diversamente abili, sono “soggetti deboli” da tutelare efficacemente. Inoltre, ci sembra un’assurdità che alla donna vengano concessi solo sei mesi per denunciare reati del calibro dello stalking e dello stupro, un lasso di tempo decisamente troppo breve! La donna, nonostante tutto, deve trovare il coraggio di denunciare, consapevole di non essere causa ma vittima delle violenze. “E’ la cultura patriarcale a far morire le donne solo perché sono donne, quindi, gli interventi, oltre che di tipo pratico, devono essere di tipo culturale” ( cit. Titti Carrano, presidente di D.i.R.e. Donne in rete contro la violenza). Il punto di partenza deve essere quindi l’educazione degli uomini, fin da bambini, al rispetto delle donne e della parità dei sessi. In fin dei conti, non ci si può dimenticare che: “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Cristina e Francesca “La gente comune, non per forza i perbenisti ipocriti, quanto piuttosto coloro che osservano le realtà scomode al di là delle finestre ornate di tende d’organza allietati da sorrisi di circostanza persi nelle proprie quotidianità ovattate, non immaginano determinati segreti e, in fondo, sono complici inosservanti privi di colpe effettive. La violenza non si ferma all’epidermide, alle ossa, ma scava nell’anima, arriva in fondo alla personalità e devasta, alle volte in maniera irrecuperabile, sfasciando tutto, l’impensabile e l’incomprensibile, lasciando senza parole di fronte alle consuete domande altrui volte a sfamare curiosità superficiali. Io lo so, conosco e ricordo perfettamente ogni schiaffo, ogni graffio, ogni pugno. Io vivrò con la compagnia eterna di ogni singolo gesto violento che s’è rimarginato fisicamente, ma perdurerà dentro, in fondo. Perchè sono “una di quelle” che c’è passata, che non ha potuto o saputo denunciare per timore di incorrere in complicazioni terrificanti, risvolti temibili, paure inconfessabili, conseguenze ingestibili, volendo salvaguardare i propri cari prima di se stessa. Ma, a ragion veduta, susssurrerei dolcemente a ogni ragazza, ad ogni donna, di non ricadere nel mio stesso errore, ma di vincere le fobie e le minacce, di oltrepassare la soglia del terrore inflitto, di combattere asciugando le lacrime e medicando le ferite. Abbiate il coraggio di denunciare, non prettamente in termini legali, quanto piuttosto in quelli umani, le ingiustizie massacranti, quelle ignobili mirate ad annullare lo spirito interiore, i sogni, le aspettative. Nessuno merita di essere annientato. Nessuno, a parte chi è l’artefice di anni distrutti, sprecati, drammatici e inconfessabili.” _Ela Chi A GOITO COMPRO ORO E ARGENTO acquisto oro e argento con pagamento immediato NELLA MASSIMA QUOTAZIONE GIORNALIERA servizio di riparazioni orafe - vasto assortimento di piercing acquisto orologi di prestigio interpellateci SENZA IMPEGNO in Via Dante Alighieri 4 a Goito T. 0376 604616 • M. 345 3438050 • Email [email protected] ci trovate sulla via delle Scuole Medie, sulla sinistra prima del semaforo, presso l’ex videoteca comodissimo ampio parcheggio pubblico di Piazza Manzoni e al parcheggio delle Scuole Medie ed Elementari DICTAT 14-20 DICEMBRE DICTAT Performative Culture Cooperation for awareness on Past European DICTATorship Settimana di produzione a Mantova | 14-20 dicembre 2012 Nuova tappa per il progetto DICTAT: a dicembre, presso la sede di Teatro Magro, si svolgerà la prima settimana di produzione della performance. foto &grafico 20 Dal 14 al 20 dicembre si svolgerà a Mantova la prima settimana di produzione di DICTAT - Performative Culture Cooperation for awareness on past European DICTATorships, spettacolo prodotto da Teatro Magro in collaborazione con Fundatia Parada (Bucarest, RO), MCK Bełchatów (Bełchatów, PL), Agifodent (Granada, ES). Conclusa la fase preliminare di ricerca e documentazione sulla storia delle dittature in Italia, Spagna, Romania e Polonia nel corso del XX secolo, lo sviluppo del progetto prosegue con la produzione della performance, di cui la tappa a Mantova rappresenta l’avvio. La settimana di produzione sarà condotta dai registi Flavio Cortellazzi, Alejandro Corral, Marian Milea, Radek Garncarek e coinvolgerà gli attori Alessandro Pezzali, Marina Visentini (Teatro Magro), Cristian Anghel, Gabriel Bucur (Fundatia Parada), José Luis Arenas Barranco, Encarnacion Iañez Alcalá (Agifodent), Marta Krawczyk, Katarzyna Paradecka (MCK Bełchatów). Allo staff artistico il compito di rielaborare la Storia in chiave drammaturgica e sviluppare i primi elementi della performance. Il lavoro verrà svolto a partire dai materiali condivisi durante la fase di ricerca, inserendo elementi fortemente caratteristici della cultura delle nazioni coinvolte. Il compito dei registi, infatti, sarà quello di sintetizzare i contenuti emersi, utilizzando un linguaggio trasversale ed internazionale e sviluppare, durante la costruzione dello spettacolo, la creazione di un immaginario collettivo universalmente compreso e transnazionale. Lo scopo del progetto è stimolare la presa di coscienza del pericolo delle dittature che, specialmente in tempi di crisi, rischiano di ripresentarsi ciclicamente. Ecco perché Teatro Magro ha voluto fortemente il progetto, e ne coordina lo svolgimento come capofila. La realizzazione dello spettacolo proseguirà a Granada dal 2 all’8 gennaio 2013 e, successivamente, in Polonia (aprile 2013) e in Romania (luglio 2013). Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Cultura 2007-2013, è sostenuto dal Comune di Mantova. Maggiori informazioni su DICTAT, gli enti partner, la produzione, lo staff artistico e il calendario degli appuntamenti sono disponibili sul sito ufficiale del progetto www.dictat.eu, sulla pagina Facebook www.facebook.it/dictatproject e su twitter.com/dictatproject Per ulteriori informazioni: [email protected] Pic di Davide Rescigno https://www.facebook.com/daviderescigno http://drphotographics.jimdo.com Lo Sguardo mensile di libera informazione stampato su carta riciclata certificata Redazione e Direzione via Galileo Ferraris 9/B Goito MN | tel + fax 0376.60291 Stampa Studio Grafico Mela•a | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012 Direttore Paolo Mazzacani | Grafica Pamela Moreschi | Redattori Stefano Aloe | Bruno Rattini | Luigi Venturi | Riccardo Simula | Chiara Basso | Thomas Andaloni | Vanessa Zavanella [email protected] | [email protected] | [email protected] |www.losguardonline.altervista.org | www.facebook.com/losguardo per la vostra pubblicità all’interno de Lo Sguardo +39 335.6778805 21 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 L’ARGENTINA torna in piazza: protesta nella protesta L’8 Novembre, i cittadini argentini sono scesi nuovamente in piazza per protestare contro l’aumento della violenza e contro l’opportunità che si sta creando l’attuale premier Cristina Fernandez di modificare la costituzione e favorire, cosi, un suo terzo mandato come presidente. Diverse sono state le critiche avanzate dai parlamentari nei confronti dei protestanti che vengono accusati, a loro volta, per la poca considerazione che riservano per quelle persone meno abbienti che vivono grazie ai sussidi statali concessigli dall’attuale premier. Siamo di fronte all’ennesima lotta di classe in un paese che, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante nell’economia sudamericana e mondiale, ma che ancora non riesce ad eliminare le disuguaglianze sociali. La guerra di GAZA Il 14 Novembre, l’esercito israeliano di Netanyahu, ha sferrato l’ennesimo attacco alla striscia di Gaza. La stampa internazionale individua la causa principale di questo deplorevole atto, nella volontà di conquistare voti in vista delle prossime elezioni presidenziali che si terranno l’anno venturo in Israele. A differenza di altre volte, il regime di Hamas ha risposto agli attacchi lanciando razzi nel cielo di Tel Aviv. Solo l’intervento dell’Onu ha placato un po’ gli animi, ma non è dato sapere quanto la “finta“ tregua potrà durare. I MAYA e la fine del mondo Il fatidico 21 dicembre sta per arrivare e con lui finalmente terminerà questa speculazione mediatica nei confronti dei più suggestionabili. Questa storia è stata messa in circolazione da alcuni cultori new age, soprattutto americani, e da appassionati di misteri poco informati o in mala fede, con l’intento di creare aspettative e business. Dal 2002, cioè da quando si è iniziato a parlare della profezia, sono stati pubblicati libri, realizzati documentari e molto altro materiale. L’unico aggancio reale ai Maya è il fatto che uno dei loro calendari termina il 21 dicembre, per poi ripartire, però, il 22 dicembre come primo giorno dell’anno. Di annunci apocalittici ne erano stati fatti anche al passaggio dal 1999 al nuovo millennio ma, come sappiamo, abbiamo passato il tutto indenni. IRLANDA: l’aborto negato Il dibattito sull’aborto, che in Irlanda è vietato tranne nei casi in cui la vita della madre sia in pericolo, ha dovuto registrare un’altra vittima. Ricoverata il 21 ottobre scorso, Savita H stava avendo un aborto spontaneo, ma i medici le hanno negato le cure, sostenendo che l’Irlanda è un paese cattolico. Savita è morta il 28 ottobre senza ricevere alcuna cura medica. È giunta l’ora che il governo si occupi del tema, al fine di evitare morti inspiegabili, paragonabili a veri e propri omicidi medici. E’ morto OSCAR NIEMEYER E’ morto il 6 dicembre all’età di 104 anni Oscar Niemeyer, architetto tra i più noti, innovativi e influenti. Brasiliano, era nato a Rio de Janeiro nel 1907. Il suo stile era caratterizzato da un ampio uso di forme dinamiche e curve. Negli anni cinquanta, dopo la laurea a Rio de Janeiro, ha collaborato con Le Corbusier per la realizzazione della sede delle Nazioni Unite. Il suo progetto più conosciuto è stata la città di Brasilia, capitale voluta dal presidente Juscelino Kubitschek de Oliveira e costruita in 41 mesi dal 1956 al 1960. La fine del GOVERNO TECNICO di Mario Monti E’ durata poco più di un anno l’esperienza del governo presieduto da Mario Monti. Il professore ha, di fatto, rimesso l’incarico nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo che il PDL, per voce del suo segretario Angelino Alfano, si è astenuto dal votare la Legge di Stabilità, considerando l’esperienza dell’esecutivo tecnico conclusa. Una volta approvata la Legge di Stabilità, Monti ufficializzerà le proprie dimissioni. Da quel momento in avanti si procederà allo scioglimento delle Camere e a indicare la data delle nuove elezioni politiche. Il Rock’n’Roll è agonizzante? Tutto questo è vero? Lo è, ma solo in parte. _di Olga Annibaletti Il Guardian nel 2011 ha tastato un po’ il polso al Rock’n’Roll chiedendosi se fosse, se non proprio giunto al capolinea, quantomeno agonizzante. Nell’articolo di Peter Robinson questa ipotesi si basava su due indizi: le classifiche di vendita (che all’epoca parlavano abbastanza chiaro perché nella top 100 solo 3 posizioni erano occupate da band rock ed una di queste era una canzone di 30 anni fa riportata alla ribalta da una puntata di Glee) e le nominations ai Brit Awards (dominate da Rihanna e le meteore dei talent shows). Gino Castaldo su Repubblica all’inizio di quest’anno ha ripercorso poi lo stesso argomento, senza porsi domande ma passando direttamente alla sentenza: il Rock è finito e muto anche di fronte ad un periodo storicamente simile a quello che portò bande di “capelloni” ad impugnare una chitarra piuttosto che un fucile e cantare il disagio che affliggeva la società. Tutto questo è vero? Lo è, ma solo in parte. Se le classifiche delineano uno strapotere del pop lo fanno solo perché, per definizione, il pop è un affaire popolare, e statisticamente parlando, dato che la matematica non è un’opinione, è ovvio che un genere rivolto ad incontrare i gusti della massa possa ottenere più successi a scapito di tutte quelle band più difficili da digerire da parte della popolazione cosiddetta ‘media’. Entriamo però nel merito della questione andando a fare un po’ le pulci a quello che invece, secondo la mia modesta opinione, è un mondo vivo e vegeto, che forse è assopito, un po’ dimenticato, un po’ più snob se vogliamo, ma che ancora genera artisti di notevole valore. In Italia esiste tutto un sottobosco brulicante di persone che di cose da dire ne hanno e non lo fanno solo nei garage dopo la scuola, si arriva anche su palchi che furono trampolino di lancio per tutto quel cantautorato per il quale il nostro Paese è stato grande nel Mondo, come può essere Sanremo; penso ai Subsonica ed i loro ritmi trascinanti, agli Afterhours ed al loro rock crudo, ai Marlene Kuntz con le loro liriche raffinate (I Marlene Kuntz sono, per farmi capire da chi proprio non ne mastica, coloro che ci hanno regalato momenti da pelle d’oca in duetto con Patti Smith nell’ultima edizione del Festival; se non sapete nemmeno chi è Patti Smith, be’, mancano le basi e dovrei dilungarmi troppo quindi magari me lo dite che ci facciamo una chiacchierata). Siamo un Paese di santi, poeti, navigatori ed inguaribili romantici ed il trinomio sole-cuore-amore la fa da padrone nei testi ad alta diffusione. Persino io che mi commuovo per un riff di chitarra se mi batte il corazón empatizzo con le cosiddette ‘canzonette’. È una questione atavica, sebbene poi l’Italia sia stata anche patria di autori impegnati come Tenco, Battisti, De André, Modugno, Mina e così via, per pagine e pagine di Storia della Musica nostrana.La realtà è che paradossalmente con l’aiuto di Internet abbiamo tutto a portata di mano ma non ce lo andiamo a cercare e tutto quello che ci bombarda in radio o in tv è per noi tutto quello che dobbiamo conoscere; i complottisti diranno che ci inebetizzano per sopire le coscienze, io dico che forse siamo talmente assuefatti dallo strazio generale che nulla ci indigna più al punto da smuoverci dentro e siamo quindi facili prede del business da ritornello-strofa-ritornello vuoto e senza il minimo significato. Ci sono stati tempi in cui è stato culturalmente importante rompere gli schemi, le restrizioni imposte erano talmente tante che la censura invadeva anche lo spazio privato del singolo cittadino e il singolo cittadino non aveva i mezzi per arrivare a conoscere la realtà delle cose; ma i tempi moderni non sono così e, per fortuna, abbiamo tutto sotto agli occhi ed è tutto così trasparente al punto che ormai non lo vediamo nemmeno più e questo detronizza la musica di denuncia come è stato per anni il Rock’n’Roll e lo relega a semplice underground, ma il Rock è vivo, vivissimo e aspetta solo di incontrare orecchie che abbiano voglia di ascoltare.Leggete, cercate, chiedete e vi sarà dato, c’è tutto un mondo là fuori, non ci troverete i nuovi Beatles magari ma il Rock ha ancora tanto da dare e spacciarlo per morto è la sola cosa che lo può uccidere davvero. Se tutto questo vi ha reso un po’ curiosi fate scivolare le dita sulla tastiera e seguite qualche consiglio: Afterhours - Quello che non c’è tratto dall’omonimo e riuscitissimo album della band milanese | Marlene Kuntz – Nuotando nell’Aria da Catartica primo album per il gruppo capitanato dal poetico Cristiano Godano | Paolo Benvegnù – Cerchi nell’Acqua dall’elegante Piccoli Fragilissimi Film. non ci accontentiamo di uno qualunque NOI VOGLIAMO TE RICERCA PERSONALE 25/40 ANNI per FULL TIME/PART TIME rivolgiti alla nostra Agenzia per maggiori informazioni sede e magazzino in via A. Vespucci 7 a GOITO - T. 0376689250 - articoli tecnici F. 0376689208 filiale in via Einstein c.m. a SAN GIORGIO - T. 0376371004 - F. 0376374522 Dott. M. Marton - Goito - Via XXVI Aprile 40 - 0376 604637 23 _suoni & frastuoni a cura di Paolo Mazzacani & Bruno Rattini _the end of the world (as we know it) 22 AUGURI A TUTTI DI BUONE FESTE Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 _web nation The man whose mind exploded Di Paolo Mazzacani_ Dalston è l’ultima fermata della coolness londinese, anzi, lo era. Lo era nel senso che al momento in cui scriviamo le truppe hipster si stanno probabilmente attestando in altre zone della periferia east, alla ricerca di affitti sempre più bassi, warehouse e vecchie brewery da invadere di suoni e visioni, basement in cui seppellirsi, kebabbari da passarci la notte. La città e i suoi scienziati del sottosuolo replicano la mutazione. Un tempo era Hackney il simulacro “working class” da ripopolare in un’operazione di ecologismo urbano, a due passi dalla City scintillante e spietata dei mutui subprime, dei derivati, della finanza canaglia. Oggi l’esondazione sfoga la sua forza dirompente qualche miglia più a est. Incontro Nathan allo Shacklewell Arms, pub lercio e raffazzonato come piace a noi. Nath è un amico da moltissimi anni, capo della Dog Day Press, che cura le pubbliche relazioni per gente del calibro di Bon Iver, Zola Jesus, Caribou, Notwist, Gonzales, Iron & Wine, Antony and the Jonhsons e di quanto di meglio passa da Londra e dintorni. L’abbraccio è profondo. E’ al tavolo con un gruppo di ragazzi di Newcastle e sta aspettando una cantante con la quale vorrebbe lavorare “Gran voce”, mi dice, “completamente folle, ma gran voce”. Bene, nulla di nuovo… Ci prendiamo da bere e ci spostiamo a fumare in un giardino all’aperto che guarda sullo spazio live del pub, una venue un po’ esotica e un po’ decadente. I tizi “geordie” sono amabili e fracassoni come sempre. La cantante non si vede e allora io e Nathan passiamo il tempo a chiacchierare mentre lui, a intervalli regolari, si produce in un ballo improvviso, che neanche è un ballo, è uno scatto verso il basso, un vortice pelvico repentino, uno spasmo. Continua a guardarmi e inizia a ridere e a seguire la musica. Basta un pezzo soul, un riverbero dub e addio… parte come tarantolato e io resto a guardarlo ghignando come un matto. Le pinte vuote si ammassano sul tavolo e nessuno si sogna di venirle a levare, figuriamoci. La cantante neanche risponde al cellulare. Nathan le lascia un messaggio in segreteria e la truppa si sposta in un posto qualche decina di metri più avanti. E’ un pub appena più grande, molto più luminoso, e non è detto che sia un bene. Con due ore e mezzo abbondanti di ritardo la sedicente cantante fa il suo ingresso trionfale, inciampando sul primo tavolino che si trova di fronte, rovesciando per terra l’intero contenuto della borsetta, sul quale soprassediamo per pudore… “You’re a dick, you know that?!” sbotta Nath, che si rende immediatamente conto della situazione e neanche riesce a stare serio. La ragazza è bella. Ha i capelli raccolti, di un nero che sconfina nel blu metallo, fermati con due bacchette, il che ci svela dove ha passato le sue ultime ore. Con lei un uomo che veste un mantello scuro e porta i baffi. Lui è apparentemente sobrio, o perlomeno regge meglio l’alcol. C’è posto di fianco a me, così si siede e mi rivolge immediatamente la parola, da buon inglese. Dice di chiamarsi Toby. Lo squadro. Lo studio. Ha un non so che di familiare. Così gli racconto di essere musicista a mia volta e la cosa non lo sorprende affatto. D’altronde, le possibilità di incontrare un tipo, in una notte qualunque a Dalston, che dica di essere un musicista, sono altissime, più ancora di quelle che potresti avere d’imbatterti in un baro a Las Vegas. Lui è regista, o qualcosa di simile. Riservato, ma per nulla scostante, offre un giro e mi ascolta e, appena si scioglie, mi parla di questo suo progetto, The Man Whose Mind Exploded, una sorta di documentario sulla vita di un pazzo di nome Drako, amico di Dalì, pusher di Keith Richards, quel tipo di personaggio che frequentava a vario titolo le avanguardie culturali degli anni ’60 e ’70. La cosa si fa interessante. La cantante sbraita scomposta e versa birra sui geordie che non fanno una piega. Nathan balla, io resto al tavolo con Toby che mi allunga una business card e mi invita a scrivergli. Il resto è pura notte londinese. Il giorno seguente realizzo di schianto. Toby Amies è stato un volto storico di MTV. Chi aveva circa vent’anni sul finire degli anni ’90 se lo ricorderà di certo. Ai tempi dell’università, passavamo i pomeriggi davanti alla tv a vedere il suo programma, Alternative Nation. Drako Oho Zahar Zahar è morto nel novembre dello scorso anno, a pochi mesi di distanza dal mio incontro con Toby, con il quale sono ancora più o meno in contatto. Drako ha ballato al Moulin Rouge e al London Palladium, ha posato per la Crocifissione di Salvador Dalì ed ha recitato in alcuni lungometraggi di Andy Warhol and Derek Jarman. Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da gravi problemi mentali. Per saperne di più, visitate il sito www.themanwhosemindexploded.com. 25 Cena minuto per minuto _di Marc Sherwood Quest’anno l’attesissima cena di Natale si svolge in campo neutro: da mia nonna. Le squadre sono già scese in campo e la tavola è imbandita. Mia nonna in grande spolvero si accaparra il piatto di pesce crudo; i miei zii, subito padroni del gioco, aggrediscono ogni piatto. Noi subiamo il pressing avversario. Riesco a recuperare l’insalata di mare; vedo la mia mamma alzarsi e provo a verticalizzare l’azione consegnandole il vassoio. Mia madre cerca di allargare il gioco passando il piatto di prima a mio padre. Dopo un avvio spumeggiante degli avversari, ora giocano sulla difensiva e il passaggio di pietanze tra i presenti rende la partita un po’ monotona. Durante il secondo tempo, nasce una querelle tra mia madre e mia zia. Motivo della discussione è l’annosa faccenda legata alla nonna: mia zia vorrebbe cederla in comproprietà alla casa di riposo, mentre mia madre, proprietaria dell’altra metà del cartellino, vorrebbe tenerla ancora un anno. I toni si accendono ulteriormente quando trattano l’annoso argomento dell’ingaggio. Il clima è teso. Mio zio mentre tenta di pelare un gamberone, propone di andare alle buste. La cena è sospesa per rissa. Io, fuori partita fin dalle prime battute, abbandono il campo e decido di accomodarmi in cucina. Mi avvicino al forno e vedo al suo interno un appetitoso Toby Amies branzino al sale. Apro il fornoprendo il branzino, mi stappo l’ennesima bottiglia di Lugana ed inizio a mangiare, incurante del risultato finale. A Natale si pensa _di Sabi Lià “Il periodo natalizio è quello del “io odio il Natale”, contrapposto alla fazione “io amo il Natale”. “Io odio le lucine”, opposto a “Io amo le lucine”. “Io non sopporto il finto sentirsi buoni”, deriso dai vari “Io amo fare del bene a Natale.” E invece no, vi parlo d’altro. La malinconia natalizia. Nessuno, dico, nessuno dovrebbe pensare nel periodo natalizio. Dovrebbero dotarci di un interruttore, in questo periodo spingere off e così sia. A Natale si pensa. Non c’è niente da fare. Si fanno i conti, si guarda, si controlla chi non c’è più all’appello. Se si è già grandicelli, prende quella nostalgia del “da piccoli, ti ricordi cosa facevamo? E c’era quello zio che ora... beh, è in un posto migliore. E l’attesa dei regali, te la ricordi? E quando non volevo andare a dormire? Sì, vero? E papà che passava la nottata a montare i giocattoli di tutti i figli, godendosi a malapena il panettone?” Ecco, il periodo natalizio si pensa. Dovrebbero non farci pensare, a Natale. Accade, di solito, che non è il natale che vorresti passare, allora pensi “eh ma tra qualche giorno finisce anche l’anno ... Chissà cosa mi riserva il futuro?” E giù a santi e paure, perchè, lo sai cosa succederà l’anno prossimo: se tu non ti metti in testa di vincere, nessun buon anno ti salva. Ed a Natale, poi, la sfida si fa dura. Vedi gente piena di pacchettini vari, comprati con furia oppure iniziati a fare da metà novembre e ti chiedi “ma che c’hanno da correre questi qua?” Corrono, anche per festeggiare. C’è un vecchietto, avrà novant’anni, vicino casa mia. L’albero lo ha già bello che fatto, da inizio novembre. Dicono “ma che pazzo, il vecchietto, che fa l’albero già ora”. Io ci ho parlato, mi ha detto che gli ricorda la moglie quell’alberello piccolo, pieno di luci chiare, quasi bianche. Dice che accendendolo prima, lei è lì con lui, insieme preparano dolci e lasagne e incartano regali per nipoti e bisnipoti. Natale è tante cose. Drako Oho Zahar Zahar Francamente non m’interessa sapere cosa pensi la gente del Natale, a me, in fin dei conti, piace da morire sapere che, per una volta almeno, siamo consapevoli di poter essere felici. Una volta, una sola all’anno. Perchè non c’è niente che ci faccia tener stretta la felicità, quanto il fatto di volersi sentire felici. Una festa comandata, una che non crede ve ne parla. E vi dice che sì, sarà ipocrita ed incoerente, sarà quel che volete, ma gli occhi di mio figlio, mentre scrive trecento brutte copie della letterina per Babbo Natale, sono uno spettacolo unico.” Una veduta di Dalston via XXVI Aprile 23 - 46044 Goito (MN) Tel. +39 0376 60014 www.moiraviaggi.com - [email protected] _scritture private 24 Lo Sguardo Dicembre 2012 “Alla conquista dell’Elba. In moto a caccia di avventure sull’isola toscana” Eravamo a fine Ottobre: autunno, nebbia, pioggia, grigiore; insomma niente che potesse far pensare di tirar fuori la moto dal garage... però... in fondo la temperatura non era poi così bassa, un sole, seppur timido, ancor si vedeva e poi magari verso sud si poteva sperare in una giornata quasi “estiva”. Ok! Un weekend si poteva fare... ma dove?!? Dopo un rapido consulto con Antonio (motociclista con idee malsane almeno quanto le mie... ) la rotta era tracciata: Isola d’Elba! Ebbene al venerdì sera, dopo aver caricato le moto con lo stretto necessario, eravamo già lanciati sull’autostrada in direzione Toscana, pieni di entusiasmo e con destinazione Piombino. Avevamo, dunque, il vento in poppa, il morale alle stelle, ed il pieno di benzina nei serbatoi ma, proprio mentre attraversavamo gli Appennini, incontravamo la prima difficoltà: un vento gelido che fischiava tra le montagne e che, nonostante la nostra bardatura, ci penetrava fino al midollo delle ossa, bardatura, fra l’altro, pari a quella di Messner durante la sua ascesa nel ‘78 del monte Everest! Ridotti come degli stoccafissi norvegesi, riuscivamo comunque nell’impresa di superare il nostro “Himalaya” e, una volta ripreso l’uso del corpo e del cervello (mah... ), decidevamo di premiarci con una sosta in Autogrill. Cotoletta, patate al forno e un buon caffè: eravamo nuovamente nel mondo dei vivi ma soprattutto qualche piccola cellula cerebrale tornava (forse...) a funzionare. A quel punto, ritrovato un barlume di ragione, capivamo che Piombino era un traguardo irraggiungibile per la serata e prendevamo, finalmente, la decisione sensata (una delle poche... ), di pernottare in uno spartano ma confortevole B&B in quel di Cecina. Orbene, dopo una dormita rigenerante ed una colazione vitaminica, alle 11 salpavamo dal porto di Piombino con approdo finale l’’Elba. Cielo limpido, temperatura primaverile, traffico a quattro ruote zero: potevano due motociclisti chiedere di più?!? Assolutamente no! Pertanto, dopo un panino con la finocchiona, eravamo pronti ad iniziare l’esplorazione dell’isola. Portoferraio, Procchio, Campo nell’Elba, Fetovaia, Chiessi, Zanca, Marciana, Sant’Ilario, Lacona, Capoliveri; tutto perfetto: strade, panorami, curve, spiagge, tutto secondo copione. La giornata filava, dunque, liscia come l’olio e noi l’assaporavamo con la calma con cui Sherlock Holmes fumava la sua pipa. Qualche foto, qualche piega, qualche sgasata senza esagerare... ok... ma... e l’avventura? E il fuori strada? L’isola d’Elba non doveva essere il paradiso per ogni endurista degno di tale qualifica? Giunti a Capoliveri, sulla base dei pensieri suddetti, decidevamo quindi di iniziare a fare sul serio e, come corsari assetati di sangue, che snudavano i loro coltelli per conquistare nuove terre, anche noi ci lanciavamo attraverso inesplorati percorsi sterrati per la vera conquista dell’isola. Ci trovavamo nella zona sud orientale dell’Elba, per l’esattezza nella frazione Ripe Alte (nel tacco per capirci), e la nostra sete di avventura veniva finalmente placata: temibili sentieri sabbiosi, pietre, rocce, saliscendi su fondi sconnessi, impervi cammini di montagna immersi nella tipica pineta mediterranea, insomma, avevamo trovato pane per i nostri denti! Dopo circa due ore di sassi e pietre, durante le quali non erano mancate le occasioni per togliere la “verginità” alle nostre immacolate carene, decidevamo di non sfidare altrimenti la sorte e, sfiniti, riprendevamo l’asfalto che risaliva verso nord lungo la costa orientale dell’isola, con destinazione Cavo. Paesino incantevole, tardo pomeriggio, bar in riva al mare, tutto faceva propendere verso un aperitivo e, visto che stavamo già recitando la parte dei “bucanieri”, un paio di (birre) bionde ci sembravano la giusta ricompensa per le nostre “imprese”. Verso le 19, completamente rigenerati, ci rimettevamo così di nuovo in sella, alla ricerca di una locanda dove passare la notte. Prima di trovare vitto e alloggio a Portoferraio, grazie alle indicazioni di alcuni indigeni, la strada voleva regalaci l’ultimo brivido della giornata: un tramonto mozzafiato sulla provinciale 32 del Volterraio. La mattina della domenica, poi, fu la classica “mattina dopo la sera prima”: se non eravamo rimasti vittime degli sterrati di Capoliveri forse lo eravamo delle birre scure del pub del porto. Colazione, ultimo caffè, ultima sigaretta, ultime foto... potevamo, ormai, fare rotta verso casa, l’isola d’Elba era stata conquistata! Pattarini Mauro per A.S.D. MOTOBOOK www.motobook-asd.it Lo Sguardo Dicembre 2012 BELLI FUORI... E BELLI DENTRO CON LA POLE DANCE di Katia La Mantia Nel numero precedente della nostra rubrica abbiamo parlato dell’allenamento funzionale, il nuovo modo di allenarsi che sta spopolando in tante palestre e centri fitness. Oggi vogliamo puntare... lo Sguardo su un esempio affascinante di Allenamento funzionale: La Pole dance. Scopriamo l’affascinante arte della Pole Dance, grazie ad una conversazione con Elena Mortari, istruttrice mantovana di Pole dance. Si tratta di una combinazione unica dell’arte del ballo e dello sport, di coreografia e di acrobazia che ha moltissimi vantaggi per chi la pratica. Questi vantaggi sono visibili già dopo 2-3 mesi di allenamento e coinvolgono sia il nostro corpo sia la nostra mente. È ormai ufficialmente riconosciuta nel settore fitness come una disciplina a tutti gli effetti, in grado di divertire e allo stesso tempo tonificare e rassodare il corpo. Questo tipo di esercizio “non convenzionale” è rivolto sia a uomini sia a donne, prevede trazioni, leve e figure alla pertica ed è finalizzato al potenziamento e all’allungamento muscolare, così come al miglioramento della postura e dell’equilibrio. Le coreografie realizzate nelle lezioni di pole dance sono caratterizzate da movimenti sinuosi che regalano un portamento sensuale ed elegante. Elena Mortari, pole dance instructor presso il centro fitness Agorà di San Giorgio di Mantova, ci dice che praticare Pole dance ci aiuta a scolpire il nostro corpo e a mantenersi in forma. In una lezione di Pole Dance si bruciano molte calorie, inoltre, la pole dance scolpisce il nostro fisico, rinforza i nostri muscoli e aumenta la resistenza del nostro corpo. Essa ha i benefici di una lezione di aerobica, e in più incrementa la forza della parte superiore del corpo, assottiglia i fianchi e il giro vita, tonifica e definisce i muscoli delle gambe, dei glutei, degli addominali, braccia, petto e schiena. Da notare il fatto che in questo disciplina sono coinvolti il numero massimo dei muscoli, inclusi quelli che di solito lavorano poco, e che è l’unica disciplina sportiva al giorno d’oggi che rinforza in modo così sostanziale gli adduttori! La pole dance non deve essere confusa con la lap dance. Lo stesso significato delle parole è diverso: “lap” significa grembo ed è un tipo di ballo erotico dove la ballerina muove il proprio corpo in modo sensuale, stando vicinissima allo spettatore. “Pole”, invece, in inglese significa pertica, infatti durante lo spettacolo la ballerina utilizza il palo per aiutarsi nei movimenti che possono essere più o meno sensuali. Sempre più ragazze vengono affascinate dalla Pole dance, forse perché la pole ha l’effetto magico di cambiare i corpi scolpendoli, aiuta a scoprire la individualità di donna, insomma cambia il mondo femminile esaltandone la creatività e la grazia. Si tratta di un vero toccasana per il benessere psicologico perché è in grado di aumentare la consapevolezza di una femminilità positiva e la nostra autostima. Il mondo della pole dance in Italia è ancora ben lontano dall’essere quel fenomeno che è negli Stati Uniti o in Australia, paesi al top in questa disciplina. Ma dal momento che a Mantova c’è la possibilità di scoprirlo perché non farlo. Vi segnaliamo che il 6-7-9-8 gennaio si svolgerà proprio a San Giorgio di Mantova il 1° Pole dance Kamp mantovano dedicato alla Pole dance e all’allenamento funzionale. Una tre giorni di lavoro e di allenamento che ha lo scopo di mostrare le tecniche di Allenamento Funzionale più amate e praticate e di avvicinare gli appassionati all’affascinante mondo della Pole Dance. Il programma e il palinsesto delle attività del pole dance kamp potrà essere richiesto alla reception del Centro Fitness Agorà di San Giorgio di Mantova. Info e iscrizioni 0376.270600 – [email protected] 27 _uno sguardo al movimento 26 Lo Sguardo sul Volley a cura di Marco Stoppa Prosegue senza sosta l’attività delle squadre della Polisportiva OSLG Risultati altalenanti, ma c’è grande ottimismo per il futuro La Seconda Divisione di Chiara Tonelli ha finora disputato ottime partite senza raccogliere quanto meritava. Anche nello scontro con il fortissimo Castiglione, attuale capofila, non si è vista la differenza raccontata da una classifica che, ad oggi, referenzia le nostre ragazze all’ottavo posto. Le prossime partite saranno la chiave di volta per intuire se la squadra merita una migliore posizione e permetteranno di capire anche se si tratterà di un campionato “piatto” oppure, come l’anno scorso, in crescendo. L’UNDER 16 non ha ancora ben delineato quali siano le sue peculiarità. Nelle gare disputate sino ad ora non è emersa la comunione di intenti che ci si aspettava, anche quando sono arrivate le vittorie con Asola e Medole. Obiettivo a breve sarà sicuramente quello della crescita corale del gruppo, soprattutto per quanto riguarda la componente caratteriale rimasta un po’... latente. Sotto le aspettative, sino ad ora, il campionato dell’UNDER 14 che ha segnato una striscia di sette sconfitte consecutive con un solo set all’attivo. Se da un lato hanno certamente pesato gli infortuni che hanno a più riprese falcidiato la rosa, dall’altro pare che la squadra non riesca a sbloccarsi. Conoscendo le ragazze ed anche il coriaceo Nedo Panizza siamo fiduciosi in una pronta riscossa se non nella prima sicuramente nella seconda fase della stagione. Partito anche il campionato UNDER 13, nel quale le nostre piccole atlete hanno già raggiunto l’obiettivo della prima vittoria stagionale, ottenuta contro le “vicine di casa” del Remo Mori di Roverbella. Grintose e determinate in tutte le partite disputate, ci aspettiamo che da qui in poi le nostre ragazze non facciano altro che... migliorare! Ancora ferme al palo invece le giovanissime dell’UNDER 12, per le quali sono previste una serie di partite amichevoli a dicembre prima del campionato vero e proprio che inizierà a gennaio. Un po’ in difficoltà infine il MINIVOLLEY data, rispetto agli anni scorsi, l’esigua partecipazione. Il basso numero di atlete potrebbe compromettere la partecipazione alle attività di raggruppamento provinciale, ma la società sta lavorando per assicurare comunque alle ragazze la possibilità di confrontarsi con le altre realtà giovanili della nostra provincia. Per ulteriori informazioni sulla Polisportiva, sulle squadre e sui risultati degli incontri disputati fino ad ora vi invito come di consueto a visitare il sito internet della Polisportiva www.polisportivasanluigi.it 28 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 Rugby Viadana: non c’è rosa senza spina Lo Sguardo sullo Sport a cura di Stefano Aloe Castellana: venti punti e due rinforzi in più Sporting Cerlongo: Un attuale decimo posto in classifica grazie a un pareggio e ben tre vittorie consecutive Dieci punti in 12 giornate e altri dieci in 4 giornate: totale 20 e il fantasma della retrocessione non aleggia più su Castel Goffredo. Almeno per un po’. Nello spazio di un mese, infatti, la Castellana è passata dal terz’ultimo al decimo posto in classifica grazie a un pareggio e ben tre vittorie consecutive. La serie positiva è iniziata con l’1-1 a Darfo Boario (BS) ed è proseguita con il 3-1 in casa sul Lecco e il doppio 2-1 ai danni di Fersina Perginese e Sant’Angelo. Otto reti segnate (con sette giocatori diversi più un’autorete) e sole quattro subite: anche i numeri confermano che la squadra allenata da Vincenzo Cogliandro ha trovato finalmente i giusti equilibri. Anche con la “dea bendata” che dopo aver voltato le spalle ai biancazzurri in avvio di stagione, sembra intenzionata a restituire il mal tolto ad Arioli e compagni. La strada che porta alla salvezza rimane comunque lunga e difficile ma il morale dell’ambiente è decisamente migliore di qualche tempo fa. Dal mercato di riparazione di dicembre, inoltre, la Castellana è uscita rinforzata grazie a due innesti giovani e di qualità: Mamadou Coulibaly a centrocampo e Angelo Lallo in difesa. Il 21enne ivoriano proviene dal Messina e nel 2010/11 ha militato nelle file del Mantova in Serie D. Il 19enne di scuola Atalanta, invece, ha avuto una breve parentesi al MapelloBonate dove non è riuscito a ritagliarsi uno spazio, complice anche un lungo infortunio. Entrambi sono motivatissimi a far bene con la nuova maglia biancazzurra e dare il loro contributo per il raggiungimento del traguardo finale. Per la società del presidente Sergio Pezzini e per tutti i tifosi, insomma, i motivi per trascorrere un Natale più sereno non mancano. Castiglione - Mantova: Davide batte Golia 2-0 Le due massime rappresentanti del calcio mantovano in cima alla classifica La matricola contro il veterano, la cittadina di provincia contro il capoluogo, la sorpresa contro la tradizione, Rossano Zilia contro Bruno Bompieri, Mattia Notari contro Manuel Spinale. In altre parole, Castiglione contro Mantova, primo grande derby del campionato 2012/13 di Seconda Divisione della Lega Pro. Un appuntamento storico al quale le due massime rappresentanti del calcio mantovano sono arrivate nelle zone alte della classifica. I rossoblù di Mister Lorenzo Ciulli, infatti, sono l’autentica rivelazione dell’anno e con il successo casalingo 2-1 sul Savona, hanno perfino assaporato l’ebbrezza di stare da soli in vetta. L’euforia è durata una settimana e poi tre pareggi di fila e tutti a reti bianche, hanno rallentato la marcia della neopromossa aloisiana. Discorso opposto per i virgiliani che, dopo un avvio di stagione in salita, piano piano hanno recuperato terreno e con due successi di misura su Bellaria e Milazzo, si sono avvicinati alla zona play-off. Nella supersfida del 9 dicembre scorso al «Lusetti», davanti a una platea di quasi 1500 spettatori, il match ha messo di fronte due ex compagni di tante fortunate battaglie con la maglia del Mantova: Mattia Notari da una parte e Manuel Spinale dall’altra. Alla fine di 90 minuti intensi ed emozionanti, è stato Davide ad abbattere Golia: 2-0 per il Castiglione e distacco in classifica momentaneamente a +8 per i rossoblù. Per il Mantova è stata la prima storica sconfitta in un derby mantovano dal lontano 1943. 29 Seconda giornata “Made in Juve” e primo posto in classifica Dopo il vernissage del 16 ottobre sotto un sole primaverile, il progetto Juventus National Academy ha vissuto la sua seconda tappa all’insegna di pioggia e vento. Il 27 novembre scorso, infatti, sul campo comunale «Ugo Coffani» di Cerlongo, Mister Rudy Londi tecnico della Juventus Soccer School, ha diretto gli allenamenti delle giovanili dello Sporting, cominciando dagli Esordienti 2000/01. A seguire, è stata la volta delle formazioni Pulcini 2002/03, Minipulcini 2004/05 e Scuola Calcio 2006/07/08. I prossimi appuntamenti avranno luogo in primavera e il ciclo di allenamenti si concluderà con un importante provino a livello provinciale, cui potranno partecipare (previo nullaosta) tutti i tesserati delle squadre mantovane. Per la società del presidente Devis Cavagna le buone notizie arrivano anche dalla prima squadra, capolista del Girone P di Seconda categoria. Gli uomini di Mister Claudio Manzini viaggiano a gonfie vele al comando della classifica, con un buon margine su Dak, Acquanegra, San Matteo e Dosolo. Dopo la bruciante eliminazione ai play-off della scorsa stagione, ultimo sfortunato episodio di una lunga serie, lo Sporting Cerlongo pare finalmente aver imboccato la strada giusta verso la promozione. Una giornata negativa può capitare a chiunque, così come è successo ai gialloneri di Phillips Anche a un rullo compressore può capitare d’incepparsi e perdere una battaglia. Come dice il detto “non c’è rosa senza spina” e il Rugby Viadana, dopo una lunga striscia di vittorie, ha conosciuto l’amarezza della prima sconfitta stagionale. Merito della formazione de I Cavalieri Prato, che nel big match dell’ottavo turno del campionato d’Eccellenza, ha superato i gialloneri per 13-0. Un successo che ha consentito ai toscani di operare l’aggancio in vetta alla classifica a quota 33 punti. Per gli uomini di coach Rowland Phillips può essersi trattato soltanto di una salutare battuta d’arresto che, per la legge dei grandi numeri, è sempre dietro l’angolo. Squadre imbattibili non ne esistono in nessuna disciplina sportiva e, alla luce del ko di Prato, le dichiarazioni del tecnico gallese che, anche dopo le 7 affermazioni di fila, esortava i suoi a migliorare si sono rivelate profetiche. Una giornata negativa può sempre capitare ed è quello che è successo ai gialloneri: dopo un primo tempo senza segnature, la meta di Majstorovic dopo cinque minuti della ripresa ha spaccato in due la partita e spianato la strada ai toscani verso il successo finale. Archiviato il passo falso, il Viadana ha subito la chance di rifarsi davanti al proprio pubblico. Gli ultimi impegni del 2012, infatti, vedranno i gialloneri impegnati allo stadio «Zaffanella» sia nel Trofeo Eccellenza che in campionato: gli avversari saranno, rispettivamente, il Rugby San Donà (il 9 dicembre) e il Calvisano (il 23 dicembre). E in occasione della sfida contro i bresciani, è prevista la diretta su Rai Sport. Un motivo in più per il Rugby Viadana di chiudere l’anno in bellezza. IAG Goito: il ricordo di una squadra immortale _a cura di Bruno Rattini e Thomas Andaloni Erano gli inizi degli anni ‘80, gli anni che il pallone era di cuoio, il freddo si combatteva con la lana pesante non con tessuti hitech, gli anni che il portiere poteva prendere il pallone (rigorosamente bianconero) con le mani su un passaggio di un compagno, gli anni che il pareggio era veramente mezza vittoria, gli anni che il catenaccio in trasferta era uno status symbol calcistico, non una vergogna, gli anni dell’arbitro tutto nero eccezion fatta per il bordino, bianco, dei calzoncini, gli anni che il calcio era solo la domenica pomeriggio. Ebbene in quegli anni Goito ha raggiunto l’apice del suo escursus calcistico. Sotto il nome di IAG Goito, la formazione locale ha vissuto i tre anni più prolifici della sua storia che l’hanno portata alla conquista del campionato di Promozione nella stagione 1979/1980 e il successivo approdo al campionato di C.N.D (l’attuale serie D). I vari Minini (fresco arrivo dalla Cremonese, vero e proprio “genio e sregolatezza” della squadra), Lanfredi, Gilli, Monticelli, Dander, Trighiera vengono sempre citati dai nostri genitori e dai calciofili locali che sono rimasti folgorati dal gioco e dall’organizzazione di quella formazione prevalentemente composta da giocatori bresciani che riusciva ad interpretare il gioco del calcio, (si esatto gioco del calcio perché allora veniva ancora cosi chiamato e considerato) in maniera esemplare e vittoriosa. La IAG, azienda leader nella carne in scatola e affettati in genere,saluta Gazoldo e “acquista” il Goito, paese che offre qualcosa in più in termini di pubblico, visibilità e strutture sportive. Siamo agli sgoccioli degli anni ’70, Goito, ancora inconsapevolmente sta per vivere il suo (breve) periodo d’oro. Vengono inseriti capitali freschi e ingenti, la squadra viene completamente rifatta con giocatori di categoria, in prevalenza bresciani, con il malcelato obiettivo di raggiungere la IV serie. Che quarta lo era veramente essendo allora la C unica, e non frazionata in C1 e C2. L’antipasto di quanto avvenne gli anni successivi viene servito nella pineta tirrenica, a Camaiore esattamente, dove il Goito disputa, ma perde, nel 78’79 con il risultato di 1 a 0 la finale di Coppa Italia Dilettanti contro la compagine sicula del Ravanusa. L’anno successivo il Goito maramaldeggia nell’osticissimo campionato di Promozione, vince il girone, grazie soprattutto ad un ottima retroguardia e al fondamentale contributo del giovane estremo difensore Lanfredi (unico giocatore di Goito) che riesce nell’impresa di non subire reti nelle ultime nove gare. Promozione diretta in serie D? Macchè, l’unico posto disponibile per salire di categoria se lo contendono le tre vincitrici dei gironi di Promozione dell’Emilia Romagna (Mantova è stata “emiliana” fino agli anni’90), in un girone a tre in una sorta di moderni Playoff. Le avversarie sono le blasonate Santarcangelo (Rimini ) e Centese (Ferrara). Goito è considerata dagli addetti ai lavori la meno accreditata alla vittoria finale. L’entusiasmo dell’ambiente è però contagioso, centinaia di goitesi partono per S.Lazzaro di Savena (Bologna) dove, contro ogni pronostico , i giallorossi inchiodano il Santarcangelo con un successo di misura. L’impresa è ad un passo. Anche la Centese però infilza i romagnoli, per 2-1. La vittoria dei ferraresi rende decisivo lo scontro con il Goito che si disputa al glorioso “Braglia” di Modena. Mai tanti sportivi goitesi hanno affrontato una trasferta così in massa, è un vero e proprio esodo, siamo vicini alle 400 unità. Cose d’altri tempi. I supporters emiliani sono sicuri di vincere, dal loro settore si alza un forte ed eloquente “ Per battere la Centese, ci vuol la Nazionale”. Ci vorrà poco, e molto meno, per zittirli ( e batterli). Al 5’ infatti un siluro di Gilli dalla distanza porta in vantaggio il Goito. Sugli spalti il tripudio, in campo la convinzione di poter fare qualcosa di glorioso e storico. Da lì alla fine i mantovani segneranno ancora, fissando il risultato sul 2 a 0 e consentendo cosi al Goito, di approdare per la prima volta assoluta nelle sua storia, in IV serie. Il primo anno di IV serie vede la IAG Goito confrontarsi con società di tutta Italia, il morale è alle stelle e i risultati non tardano ad arrivare, anzi la IAG riesce a costruire la propria salvezza tra le mura amiche incamerando punti preziosi e fornendo sempre delle ottime prestazioni contro le formazioni più blasonate del girone. L’annata si conclude con un vero e proprio trionfo e una decima posizione conquistata che fa ben sperare per l’anno venturo. L’organico al seguito della squadra è ai livelli dell’attuale professionismo con medici, massaggiatori, direttori sportivi e semplici accompagnatori che seguono sempre la squadra. Anche le trasferte la maggior parte delle volte sono di 2 giorni con soggiorno in albergo e spostamenti con il pullman ufficiale della squadra. Finalmente a Goito si respira aria di calcio, ne sono una riprova le folte schiere di pubblico (300 persone minimo) che riempiono tutte le domeniche il “Comunale”. Anche il secondo anno è una sfida continua con altre realtà calcistiche molto organizzate e dal blasone superiore, ma sfortunatamente si arriva ad una retrocessione amara per un solo punto di distacco che sancisce anche la fine dell’era IAG Goito. Si perché dall’anno dopo gli sponsor e i giocatori lasciano la squadra per spostarsi in blocco al Castiglione d/ Stiviere nella speranza di fare la fortuna degli aloisiani. Il calcio semiprofessionistico lascia definitivamente Goito con molti rimpianti per non essere riusciti a dare un seguito al progetto iniziato dall’allora presidente Livraghi e da mister Gatti, consci comunque di aver scritto una pagina importante del calcio dilettantistico locale che a più di trent’anni di distanza viene ancora ricordata. L’auspicio che Goito ritorni a palcoscenici più adatti al potenziale del suo bacino , sia umano che economico, è quanto mai vivo, la speranza di tornare a quegli anni però francamente è allo stato attuale alquanto utopica. Da troppi anni il sodalizio azzurrogranata annaspa a cavallo di terza a seconda categoria, relegato ad un destino più consono ad una frazioncina di qualche centinaia di abitanti che al capoluogo di un comune di oltre 10.000 anime. Mentre Marmirolo, CastelGoffredo, Castellucchio , Asola, Casalromano, Roverbella vivono , e da tempo, realtà di calcio che conta, Goito annaspa. Il confronto , ad analizzarlo bene, è fintanto impietoso. Servirebbero come linfa una ventata di energia e idee nuove, di giovani volenterosi e competenti, servirebbe, come no, un progetto solido e supportato da un esborso economico che la Città di Sordello meriterebbe. Servono come il pane, novità e voglia di uscire dal guscio. 30 Lo Sguardo Dicembre 2012 Lo Sguardo Dicembre 2012 Intervista doppia Palla lunga e pedalare a cura di Bruno Rattini Nella seconda intervista doppia abbiamo messo a confronto i due difensori Thomas Andaloni e Alberto Ambroso Alberto “Ambro” Ambroso_ Cronostoria calcistica: inizia sotto l’attenta guida di mister Ermanno Bertani che ne vede subito delle qualità, si trasferisce poi a Bancole (una succursale del Verona), da qui poi viene girato alle giovanili del Mantova dove vi rimane fino all’ultimo anno di Allievi. Il figliol prodigo ritorna dagli amici a Goito dove vi rimane per tre stagioni, per poi approdare al Marmirolo, nel campionato di Promozione, dove conquista il titolo. L’anno successivo passa al Volta, dove raggiunge il fratello Matteo e qui vi rimarrà per altre 4 stagioni, condite da una doppia promozione dalla prima categoria all’Eccellenza e da una retrocessione. Nell’ultimo anno a Volta, all’età di 22 anni, è capitano della squadra. Segue il fratello anche a Bagnolo in prima categoria, ma non riesce nella vittoria finale del campionato, sfumata in finale. L’annata successiva è da dimenticare e si conclude con una retrocessione dalla Promozione con il Sarginesco. Arriviamo, cosi, alla stagione in corso, che ha visto Alberto approdare nei blasonatissimi pirati del Governolo. Squadra del cuore? Juventus. Un tuo pregio e un tuo difetto? Come pregio sicuramente la mia modestia, come difetto l’essere troppo buono e rispettoso. Il tuo idolo calcistico da bambino? Alessandro Del Piero. Difensore preferito? Lilian Thuram. Il giocatore più forte con il quale hai giocato? Stefano Frutti, nel Volta e nella Governolese. E il giocatore più difficile da marcare? Manuel Broccanello per doti fisiche e tecniche. Se non avessi fatto il difensore, in che ruolo avresti giocato o che sport avresti praticato? Come ruolo il trequartista e come sport alternativo mi sarebbe piaciuto praticare il tennis. Qual è stata la tua miglior partita disputata? La semifinale dei playoff tra Soave e Goito perché, oltre ad essere alle prime armi con la categoria, dovevo pure marcare un attaccante come Vaina mio attuale compagno di squadra. Come ti vedi tra un paio di anni? Spero ancora di essere in forma come ora e magari perché no, ancora nelle file della Governolese. Cosa ne pensi dell’altro? Un’ottima persona al di fuori del campo con una personalità da leader e un mastino all’interno del rettangolo di gioco. Tuo figlio sarà difensore o attaccante? Attaccante, così gli insegno un paio di trucchetti per saltare i difensori. Com’è avere un fratello calciatore? E’ una continua sfida, soprattutto ora che abbiamo obiettivi contrastanti, ma allo stesso tempo è una piacevole sensazione anche perché con mio fratello ho condiviso molte vittorie. Domanda libera, puoi dire qualsiasi cosa. Visto che siamo in prossimità delle festività natalizie, colgo l’occasione per augurare a tutti i lettori de “Lo Sguardo” un Buon Natale. Inoltre mi vorrei complimentare con voi per la piccola realtà che state seguendo nell’ambito del giornalismo locale. La speranza mia è quella di poter vedere il Goito concorrere con le realtà calcistiche nella quale ho il privilegio di potermi confrontare in questi anni. Pensiero dell’intervistatore: non posso che parlare bene di Alberto. Siamo praticamente cresciuti insieme e come persona la si può considerare una persona leale corretta ed estremamente sincera. Ha qualche difetto, tipo che deve sempre essere impeccabile (ne sappiamo qualcosa io e Luca) ma sono difetti alquanto futili. Thomas “Gin” Andaloni_ Cronostoria calcistica: muove i primi passi nella famosa 3B Bancole fino alla categoria giovanissimi, dove vince il campionato. Passa al Suzzara per un anno, poi tre anni nelle giovanili del Mantova fino alla Beretti, un anno a Castiglione M.no in prima categoria, un anno a Roverbella sempre in prima categoria e anche una breve parentesi in Eccellenza nel Volta. A questo punto, ritorna nelle file del Castiglione Mantovano ma, nel maggio del 1999, subisce un grave incidente automobilistico che mette prematuramente ko la sua carriera calcistica. Ricomincia a giocare a 30 anni negli amatori di Marmirolo, per poi approdare alla TME, della quale è perno insostituibile. Squadra del cuore? Mantova e simpatizzante Inter. Un tuo pregio e un tuo difetto? Il mio peggior difetto è che soffro di “embolite” e ogni tanto non ragiono. Pregio: grinta e senso tattico. Il tuo idolo calcistico da bambino? Lothar Matthaus. Difensore preferito? Walter Samuel. Il giocatore più forte con il quale hai giocato? Giovanni Arioli. E il giocatore più difficile da marcare? Saimon Zalla quando era nelle giovanili del Cittadella. In una partita mi hanno sostituito all’inizio del secondo tempo dopo che lui ne aveva segnati 3. Se non avessi fatto il difensore, in che ruolo avresti giocato o che sport avresti praticato? Come ruolo il regista difensivo. Altro sport? Sarei stato un buon giocatore di ping pong. Qual è la miglior partita giocata? Parmense Mantova 0 a 4 nel 1994 con complimenti a fine partita di Battistelli, attuale giocatore della Governolese. Come ti vedi tra un paio di anni? Papà e allenatore degli amatori per fare le scarpe alla coppia Ferraresi - Grassi. Cosa ne pensi dell’altro? E’ un giocatore completo, forte fisicamente e con testa. Tuo figlio sarà difensore o attaccante? Per la legge dei grandi numeri visto il nonno attaccante e io difensore, sarà un centrocampista. Domanda libera dove puoi dire qualsiasi cosa? Sono veramente soddisfatto di essermi inserito a Goito sia nell’ambito calcistico che sul personale (mi sento un goitese a tutti gli effetti!). Pensiero dell’intervistatore: non ho mai avuto l’onore di vederlo giocare quando era agli albori, ma da come ne parlano gli altri sembra che avesse delle ottime doti calcistiche. Sotto il fattore umano, la persona di Thomas non si discute. A volte ha un carattere ombroso ma è la classica persona dalla quale puoi imparare qualcosa. Ristorante La Cantinetta specialità di mare cesti natalizi Al Naviglio Buone Feste da Carlo, Marisa e Stefano Strada Maglio 78 a Goito - 0376 604558 www.alnaviglio.it www.la-cantinetta.it con prodotti tipici artigianali confezionati da Marisa via XXVI Aprile 58 a Goito - 0376 604558 - 349 5075190 31 a cura di Bruno Rattini JUNIOR CERLONGO “OCCASIONI BUTTATE” Tre vittorie e due sconfitte sono il bottino dello Junior nel mese di Novembre. Nessuna delle partite affrontate durante l’ultimo mese era contro delle squadra che seguivano lo Junior e quindi lo si considera un ottimo risultato. La prima partita del mese di Novembre era sull’ostico campo del Torre de Picenardi dove la squadra di mister Zanini è incappata in una sconfitta di misura per 6 a 5 figlia di molte disattenzioni ed incertezze che potevano essere sicuramente gestite meglio. Si arriva quindi alle due vittorie consecutive contro Spartak Urania e 5 Continenti con i rispettivi risultati di 3 a 2 e 2 a 0. In uno stato di grazia, i ragazzi hanno preso un po sottogamba l’importante match contro la seconda della classe il Tre re Barchi che ha inflitto una sonora e meritata batosta per 6 a 3 a capitan Bosco e compagni. Si arriva cosi all’ultima partita di novembre dove c’è stata forse la miglior prestazione stagionale contro il Consorzio Casalasco del Pomedoro quarto in classifica e surclassato sotto tutti gli aspetti dalle ottime prestazioni di Stefano Bruno, Igor Martini e Andrea Bosco. Le note positive sono per Igor Martini e, per il rientro in campo di Omar Pelizzoni oltre ai gol realizzati da Stefano Bruno, note negative di questo mese non sono per i singoli giocatori ma per la mancanza di carattere che si è visto contro il Tre re Barchi e per l’infortunio del capitano Bolognesi. Complimenti comunque a tutta la squadra per l’ottimo campionato che si sta facendo fino ad ora. TME : “NOVEMBRE DI ALTI E BASSI” Il mese di Novembre per la T.M.E non è stato dei più prolifici visti i 6 punti conquistati in 6 partite frutto di una vittoria e 3 pareggi. Certo abbiamo visto che la difesa è ben registrata ma qualche rammarico rimane per non essere riusciti ad incamerare altri punti preziosi in chiave salvezza. L’unica vittoria è arrivata tra le mura amiche del comunale a discapito del Canneto con il risultato di 3 a 1, si è poi incappati nella sconfitta con il medesimo risultato di 3 a 1 contro il Ristorante La Muraglia per poi arrivare ai tre pareggi contro Rivarolese, Oratorio San Giuseppe e Vignoni Castel Goffredo. Sempre in partita, la formazione locale non è però riuscita ad aggiudicarsi il bottino pieno nelle partite pareggiate, soprattutto nella sfida contro la Rivarolese. Note positive del mese sono per il portiere “Cech” Pachera per le ottime prestazioni fino ad ora esibite, alla punta Sanfelici che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa. Note negative per Ligabue, per le imprecisioni sotto porta e per Palmarini che stà giocando un pò sottotono nel ruolo di terzino sinistro (lo vogliamo vedere un’ultima volta esterno sinistro alto come ai vecchi tempi). Concludiamo con l’auspicio di ritrovare Mori tra i titolari il prima possibile viste le sue continue condizioni fisiche precarie. A.C. GOITO “SEMPRE PIU’ IN ALTO” Non dite che sono la sorpresa del campionato, il Goito sta diventando a tutti gli effetti una big nel girone A di terza categoria. L’importante è non montarsi la testa visto le difficoltà della categoria ma sono di buon auspicio i risultati fino ad ora ottenuti. Il mese scorso avevamo concluso l’articolo con una premessa su quanto poteva stupire questa squadra in base agli incontri di novembre, beh le certezze sono arrivate dopo il buon pareggio contro la Robur Marmirolo (risultato fortemente condizionato dall’arbitro) ma soprattutto dopo la grandissima vittoria contro la capolista Medole che si è dovuta inchinare alla supremazia goitese che si è imposta con il risultato di 4 a 1 con tripletta di Daidone, sempre più bomber solitario della categoria e il gol del fantasista Signorini Matteo che ha sfoderato l’ennesima buona prestazione anche se il papà mister lo critica sempre (ma lo sappiamo tutti che sono critiche costruttive). La prossima partita vedrà l’undici locale scontrarsi con la Rivaltese di patron Tortorelli e degli ex Caputo e Bernone. La Rivaltese partita con l’intenzione di disputare un’annata di vertice è incappata in una serie di risultati negativi ma ultimamente ha trovato una sua continuità che gli ha permesso di essere quarta in classifica dietro il Goito, sarà quindi questo il big match del mese di Novembre. I top del mese sono Daidone e Sartore autori di ottime prestazioni, di flop non si può menzionare nessuno e speriamo di continuare a farlo fino a fine anno. AMATORI JUNIOR CERLONGO ASD Nata alla fine della passata stagione, in concomitanza con il post campionato, una nuova realtà calcistica si è instaurata nel palcoscenico sportivo di Goito. Dall’idea di alcuni amici cerlonghesi, con la disponibilità espressa dallo Sporting Cerlongo e del mister Omar Pezzini, la società ha iniziato la sua nuova avventura all’interno del campionato amatori, categoria Promozione. I risultati fino ad ora ottenuti sono di ottimo auspicio per il proseguo del campionato, visto che al giro di boa del campionato si trova nelle posizioni di alta classifica con 20 punti. Le partite dello Junior Cerlongo si giocano sul sintetico di Cerlongo il lunedi sera. Il prossimo appuntamento sarà sabato 15 sul campo della Pozzolese già battuta 4 a 0 nella prima di campionato. Il campionato riprenderà poi dopo la sosta natalizia il 21 Gennaio 2013 con il derby contro lo Sporting Colli Morenici cercando di vendicare la brutta prestazione dellandata. CALCIO “ESTERO” Alberto Ambroso altro gol a inizio Novembre nel pirotecnico 4 a 4 (è il 4° gol realizzato fino ad ora), poi uno 0 a 0 tra le mura amiche e infine un piccolo infortunio che lo ha tenuto fuori per le rimanenti 2 settimane di Novembre. Il Governolo inizia a mantenere un’ottima postazione di alta classifica come si era preannunciato ad inizio anno. (incerottato-Bruce Harper) Matteo Ambroso, il mese di Novembre è valso al Marmirolo 7 ottimi punti in chiave salvezza. Ottimo è stato l’apporto di Matteo che si è rivelato anche rigorista infallibile, realizzando il gol del 3 a 2 in pieno recupero proprio dal dischetto. Porta la solita tenacia e intelligenza tattica alla squadra e questo lo fa diventare di fondamentale importanza. (indispensabile-Philippe Callaghan) Luca Rossi e il Bagnolo dopo una serie di 7 risultati utili consecutivi incappa nella classica domenica no, perdendo contro il Concesio per 3 a 1. Niente allarmismi, fino ad ora la stagione del Bagnolo è stata ottima e sicuramente Luca e compagni sapranno rialzarsi subito dopo questo scivolone. Da notare che senza Rossi al comando della difesa, i biancoazzurri non vincono. (essenziale-Julian Ross) Nicola Balzanelli, e l’Asola consolidano sempre più il primato stagionale. Per Nicola l’imbattibilità personale è salita a più di 750 minuti. Ottimo tutto l’organico della squadra, ma un plauso speciale va a lui. (insuperabile-Edward Warner) Francesco Remelli è ancora infortunato e pertanto si dà da fare solo come tifoso. (Patty) un week end per conoscere POLE DANCE KAMP disciplina Programma e modalità di iscrizione al Pole Dance Kamp c/o Centro Fitness Agorà in v.le della Libertà 18 46030 San Giorgio di Mantova | [email protected] questa meravigliosa e per innamorarsene 6 | 7 | 8 GENNAIO a MANTOVA per chi pratica già la pole dance lezioni workshop stages allenamento proposte di e per chi vuole iniziare a praticarla COME SI SVOLGE UNA LEZIONE-TIPO DI POLE DANCE RISCALDAMENTO I primi 7/8 minuti di riscaldamento con esercizi mirati a preparare i muscoli maggiormente coinvolti, esercizi di potenziamento degli arti superiori e inferiori, stretching e inoltre esercizi mirati per lavorare di più sulla flessibilità e sulla coordinazione. POLE DANCE Insegnamento dell’impostazione al palo, dei passi, delle mosse, delle spinte intorno al palo, dalla transizione da una mossa all’altra e floor work. Man mano che le allieve progrediscono vengono messe a punto anche delle vere e proprie performance riassuntive delle mosse imparate. DEFATICAMENTO Alla fine gli ultimi dieci minuti vengono dedicati al defaticamento, con esercizi di rilassamento, stretching e addominali. Inoltre, se necessario, vengono inclusi altri esercizi specifici, di potenziamento o stretching più profondo, nel caso ci sia da lavorare di più sulla flessibilità o la coordinazione. Elena Mortari Pole Dance instructor Jennifer Guicciardi Flessibilita’ and Pilates instructor un arricchimento