16
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
FABRIZIO BOLIVAR | MICROSTORIE
300 racconti da 480 caratteri spazi inclusi
Microstorie da quattrocento ottanta caratteri, spazi inclusi, l’equivalente di tre sms a cui affidare una prosa agrodolce, urgente, caustica. Fabrizio Bolivar esce con il suo quinto libro e riesce nell’impresa di scarnificare la scrittura senza perdere in efficacia, eleganza
e messaggio. Trecento racconti brevi, anzi brevissimi, attraverso i quali l’autore indaga il quotidiano, i rapporti di coppia, il mondo
della scuola, la vita di tutti i giorni alla maniera dei suoi idoli letterari Charles Bukowsky e John Fante, abiurando le descrizioni che
odia, ci confessa, per andare dritto al punto. Dialoghi fulminei, spesso, sapientemente sviluppati, creano essi stessi l’ambiente circostante, contestualizzano, raccontano e concludono la storia senza che si avverta minimamente alcuna forzatura nella struttura
volutamente vincolante dei quattrocento ottanta caratteri. E’ ironico e disincantato, cinico a tratti, forse un riparo per un animo
FURTI IN FAMIGLIA
_Bookshop
Il nonno spalancò la porta
della camera del nipote tredicenne. Sbam! Mi hai rubato le sigarette, vero? disse
il vecchio puntandogli il
bastone. Quelle che nascondevi per non far vedere alla
nonna che fumi? Maledetto,
ti sei schierato col nemico!
Ebbene sì, ammise il nipote.
E perché? Si può sapere? Perché qualcuno mi ha fregato
le riviste porno. Il vecchio
rimase in silenzio, poi se ne
andò. Poco dopo riapparve.
Tieni, disse il vecchio. Ecco le
tue sigarette, disse il nipote.
sensibile, certamente ottimo osservatore con l’orecchio sempre teso verso il prossimo. “Parlo per lo più di vita vissuta”, ci racconta
nel corso della chiacchierata fatta in redazione, “non amo gli scrittori che raccontano di cose mai vissute in prima persona, che
inventano vicende iperboliche. Sono sempre stato estremamente affascinato dagli autori autobiografici”. L’idea di utilizzare quel
numero esatto di caratteri gli viene dalla partecipazione ad un concorso letterario che richiedeva, appunto, la stesura di racconti di
poche righe, oltre che da un fatto accadutogli qualche anno fa. “Dovevo scrivere tutto quello che pensavo ad una donna e, per farlo,
ho utilizzato tre sms, dosando ogni parola, così ho visto che si poteva essere chiari anche con poco spazio a disposizione”. Fabrizio
Bolivar, lo scrittore, nasce all’incirca all’inizio degli anni ’90, a seguito della pubblicazione di una piccolo giornale, EXIT, uscito a
Goito in pochi numeri rigorosamente autoprodotto e fotocopiato, alla maniera delle riviste underground, che ospitava racconti e
rubriche e della quale ci riproponiamo di parlare in futuro. Ha scritto numerose sceneggiature per corto e lungometraggi e una,
tuttora in cerca di un produttore, per sit com. Oggi, ha alle spalle la pubblicazione di cinque libri, il primo dei quali, Maledetta
Vita, pubblicato da Fara editore nel 2004. Alla prima prova sono seguiti nell’ordine: 480 caratteri spazi inclusi, uscito nel 2006 per
compagnia dei librai di Genova, Ti lascio le Pentole, e Vacca Boia che Idea, usciti lo scorso anno, entrambi autoprodotto, così come
autoprodotto è Microstorie, di fatto un sequel. Il libro (consigliatissimo), può essere richiesto e ritirato in tutte le librerie Feltrinelli,
acquistato on line agli indirizzi www.ilmiolibro.it, www.feltrinelli.it o, a prezzo di costo, contattando direttamente l’autore.
ANNA MARIA BELLUTTI | UN ANNO DI VITA PER LA FELICITÀ
Momenti di vita vissuta comuni a molte donne alla soglia dei quarant’anni
“Alzarsi la mattina del trentanovesimo compleanno e dover ammettere che i conti non tornano per niente… ”. A queste poche parole è
affidato il compito di inquadrare la vicenda narrata in Un anno di vita per la felicità, prima prova letteraria di Anna Maria Bellutti, mantovana, laureata in Giurisprudenza e funzionario giudiziario presso il Ministero della Giustizia. La storia è quella di una giovane donna, alle
prese con lo scorrere monotono di una vita scandita dal lavoro, dall’incapacità di rimettersi in gioco dopo aver assistito alla fine della sua
storia d’amore più importante, alla quale cerca rimedio restando aggrappata all’adolescenza e ai suoi riti, fatti di aperitivi, discoteche,
viaggi. Insieme alle amiche di sempre, Mary continua a replicare i canoni di una vita “noiosamente imbalsamata”, fino a quando non
decide che è giunta l’ora di voltare pagina per immergersi, con consapevolezza, nella vita adulta e ricalibrare gli obiettivi verso un amore
stabile e appagante e la costruzione di una famiglia. Ma il percorso è, ovviamente, accidentato e passa attraverso l’impossibilità di ritrovare in un uomo le tanto agognate risposte. Uomini spesso incapaci di amare, di impegnarsi, di abbandonare, a loro volta, i panni dell’eterno Peter Pan. Il volume, edito da L’Autore Libri di Firenze, è stato presentato lo scorso venerdì 23 novembre, alla libreria Di Pellegrini di
Mantova, dall’autrice, insieme alla giornalista Alessandra Demonte e alla pedagogista e mediatrice familiare Simona Zaltieri. Molti i temi
toccati nel corso del dibattito: dalla condizione delle quarantenni alle prese con i molteplici ruoli che la modernità impone loro, come
quello di madre, compagna, donna in carriera, al ruolo che i genitori giocano nelle loro vite, dalle critiche mosse (con ironia) all’universo
maschile, al desiderio di maternità come spartiacque tra giovinezza e età adulta, fino all’accettazione della propria condizione di single o,
dopo il fallimento di un rapporto matrimoniale, di “single di ritorno”. Un’ottima prova quella di Anna Maria Bellutti, che dimostra talento
nella scrittura, riuscendo ad ordire una trama godibile, indagando, al contempo, l’universo femminile con intelligenza e leggerezza.
17
Il Fuffidiario di Emily Silvestrini _di Vanessa Zavanella
Di solito la sentite chiamare vagina, oppure vulva, genitali femminili, raramente in
discorsi informali e difficilmente inserita in motti di spirito. Un alone di reticenza circola
intorno all’universo sessuale femminile, che viene quasi solo dibattuto in contesti medici o pornografici. Ma per una donna la propria vulva è solo questo? Emily Silvestrini,
giovane grafica e web-designer, ha creato a questo proposito il Fuffidiario, miniguida
per le portatrici di vagina e semplici appassionati, un simpatico libretto di poche pagine, dall’impostazione stilistica molto accattivante e corredato di coloratissimi disegni,
che descrive molto brevemente le curiosità sul mondo della Fuffa (come la Silvestrini
chiama la vulva) spaziando dalla mitologia antica, verso i gruppi musicali, non mancando di dare qualche consiglio su cosa fare durante i giorni del ciclo e una piccola
griglia per trovare un nome alla propria vagina. L’autrice ha presentato la sua opera
dissacratoria il 1˚ novembre 2012 alla fiera del Lucca comics and games con il suo staff
“Happy-brains”, dove ha esaurito in breve tempo tutte le duecentocinquanta copie
stampate mediante auto-pubblicazione per l’occasione. Questa non è la prima prova
per Emily, che ha esposto in diverse mostre, tra le quali Donne ex fabula, un confronto
tra le donne di oggi e quelle delle fiabe classiche, anche collaborando con l’associazione Arcilesbica di Pisa, città in cui vive e lavora. In qualità di illustratrice ha curato
l’opera Ridere con Dio. Barzellette all’acqua benedetta, della casa editrice Astegiano.
Non mi sembra corretto definire Il Fuffidiario solo come uno sgargiante libricino per
passare il tempo durante qualche periodo morto, ma lo definirei piuttosto una sorta
di piccolo pioniere per aprire un dibattito con se stessi e con gli altri in merito alla cultura italiana di questo XI secolo. Se pensavate che la parità di genere fosse ormai stata
raggiunta in un Paese che si suppone essere democratico come l’Italia, i dati parlano
chiaro: sono avvenuti centouno femminicidi a partire dall’inizio di quest’anno secondo
i dati Istat; anche nel mondo del lavoro è ancora lontana, il nostro stato si colloca solo
al settantaquattresimo posto nella classifica mondiale. Questo libro non può certamente risolvere il problema, ma gettare le basi per rendere le portatrici di vagina e i
semplici appassionati più consapevoli riguardo queste tematiche, sicuramente sì. Per
ulteriori spunti in merito all’opera, ho intervistato Emily Silvestrini. Perché hai deciso
di pubblicare questo libro? Volevo autoprodurre un mio progetto, pensando ad un
tema interessante che non si trovasse già in libreria. La mia amica Samoa, per scherzo,
mi suggerisce “la fuffa”, ovvero come chiamo la vagina. L'ho trovata l'idea giusta per
me, ho passato tutta la notte ad abbozzare i contenuti. Perché è fatto proprio così,
con questa impostazione stilistica? Ho già uno stile grafico e illustrativo molto
sintetico. Nel Fuffidiario ho cercato di dare un tocco di spensieratezza, anche femminile, ma non con fiocchetti e glitter; piuttosto con colori allegri e una certa libertà di
impaginazione. Questo aspetto potrebbe ricordare i diari scolastici adolescenziali delle
ragazze, quelli pieni di scritte e immagini appiccicate. Naturalmente i miei erano così
e li conservo ancora: sono album ricordo della mia vita in quel periodo. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere? Volevo rappresentare la vagina (e tutto quello che la
riguarda) da un punto di vista femminile e umoristico. Attualmente quando si legge di
RICORDATI CHE
BABBO NATALE
NON ESISTE
MA TUA MOGLIE SI
vagina o la si vede disegnata o fotografata è in contesti medici o pornografici. Questi
sono contesti estranei alla visione che una donna può avere della sua vagina. Non possiamo vederla semplicemente come un organo, ad esempio il fegato, essa è un organo,
ma influenza tanti aspetti e sentimenti della vita di una donna. La pornografia invece
è fatta e artefatta per soddisfare i solitari bisogni sessuali maschili e non vedo come
possa conciliarsi con una visione femminile. Il libro ha un'impronta umoristica, come
la mia visione della vagina, perché l'umorismo permette di abbattere molti tabù, e su
quest'argomento di tabù ce ne sono un'infinità! Cosa pensi della situazione delle
donne nel mondo e soprattutto in Italia in questo periodo? Stai combattendo attivamente in alcune campagne di sensibilizzazione? Sono stati fatti progressi negli ultimi trent’anni grazie al femminismo, ma c'è ancora molto da fare per la
libertà delle donne. Do il mio aiuto con la pubblicità di un'associazione di Torino contro
la violenza sulle donne. Seguo su internet, condivido e discuto con altre persone notizie
sulla violenza contro le donne, in particolare in questo periodo sul femminicidio che sta
avvenendo in Italia. E la grave situazione delle madri separate da mariti violenti e dei
loro figli. Mi interesso anche dei diritti delle lesbiche, ho collaborato a delle mostre per
Arcilesbica di Pisa. Hai trovato resistenze se hai cercato di pubblicarlo con qualche casa editrice o nel post-pubblicazione? Il successo e l'interesse per il Fuffidiario mi hanno sorpresa: in pochissimo tempo ho avuto molte richieste e contatti. Per ora
non ho parlato con gli editori, sono un po' scettica sul fatto che potrebbero pubblicarlo,
vediamo se mi sorprenderanno... C'è qualcuno che vorresti ringraziare per aver
supportato il tuo progetto? Ringrazio sicuramente la mia amica Samoa per l'idea
che mi ha suggerito (che non ricorda di averlo fatto), e il mio fidanzato Aldo per avermi
influenzata con la sua visione umoristica dell'intimità. Vorrei ringraziare, anche se non
la conosco, Clarissa Pinkola Estés per aver scritto Donne che corrono coi lupi, libro che
stavo leggendo mentre realizzavo il Fuffidiario, l'ho trovato illuminante e di aiuto su
come ascoltare la mia anima creativa. Illuminante è anche la sua ricerca sulla sessualità femminile barzellettiera. Quali commenti sono stati formulati riguardo la
tua opera da parte dei lettori? Mi hanno detto spesso che è un'idea originale che
mancava proprio. Mi è stato criticato il fatto che non si dice “vagina” ma “vulva”, ma in
realtà io uso “fuffa”, da qui il termine “fuffidiario”, e nel libro suggerisco ad ogni donna
di trovarle un nome tutto suo perché dà un senso di possesso e significa anche darle
una personalità. Lo trovo emotivamente terapeutico. Una signora mi suggeriva il tema
della menopausa; avendo trent’anni non saprei come affrontare l'argomento, ma vedo
che è un aspetto del femminile ignorato dai media e dall'arte e questo mi dispiace, è
un periodo difficile e un po' di umorismo aiuterebbe. Dobbiamo, noi donne, parlare di
tutti gli aspetti della vagina, chi meglio di noi?
Tutte le illustrazioni di Emily Silvestrini sono visibili sul suo blog www.puffsbuff.blogspot.
com | Il Fuffidiario, acquistabile in formato pdf a un euro, è rintracciabile a questi indirizzi:
https://ganxy.com/i/71842/emily-silvestri/il-fuffidiario-ebook | http://blomming.com/
mm/puffsbuff/items/il-fuffidiario-ebook
18
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
VENUTO AL MONDO
TWO-LANE BLACKTOP
Dopo il grande successo di “Non ti muovere”, per la seconda volta un libro scritto da Margaret Mazzantini diventa un film, e ancora una volta il regista a cui è
spettato l’arduo, ma sicuramente riuscito, compito di trasformare in immagini quello che lei aveva raccontato nero su bianco è suo marito Sergio Castellito.
Naturalmente, l’intensità e i toccanti temi del libro rendevano difficile tramutare in soli 127 minuti di pellicola tutto l’amore e l’odio che pervadono, quasi
travolgendo il lettore, ogni singola pagina del libro. La stessa autrice intervistata ha ammesso: “Per uno scrittore ridurre un libro in un film è uccidere i suoi
amori. Le cose che ama di più, spesso non sono le più importanti: costruisci una cattedrale per raccontare una smagliatura”.
Ed ecco, allora, la cattedrale, lo sfondo su cui si snoda tutta la storia: l’assedio di Sarajevo, il più lungo assedio nella storia bellica moderna, protattosi dal 5
aprile 1992 al 29 febbraio 1996, che nel più ampio scenario della guerra di Bosnia, vide scontrarsi le forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, contro l’ Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente
stato della Bosnia ed Erzegovina e a creare la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.
E tra le atrocità di questa guerra, ecco le due piccole smagliature, le storie di due donne che si incrociano per caso tra le vie di una Sarajevo dilaniata dalle
bombe e che, affrontando con forza e coraggio ciò che il destino assurdamente ha riservato loro, tenteranno di far nascere una nuova vita tra le macerie di
quello che una volta era il loro mondo. Due battaglie marginali, in una guerra molto più grande, sono quindi i temi su cui si incentra tutto il film.
C’è la battaglia di Gemma, interpretata da una spettacolare Penélope Cruz, che lotta con tutta sé stessa per dare al suo amore, Diego, un amore ancora più
grande: un figlio. Sfortunatamente, Gemma perderà questa battaglia, e il tormento per non aver saputo dare a Diego quello che più desiderava, rischierà
di far diventare sterile anche il loro rapporto. La speranza si riaccenderà proprio a Sarajevo, grazie a un’altra donna, Aska. Proprio in quella città, molti anni
dopo, Gemma scoprirà la vera storia della nascita di suo figlio. Dall’altra parte, c’è la battaglia di Aska.
Aska, la musicista, Aska la ribelle, Aska la donna dai capelli rossi pronta a dare un figlio a Gemma pur di scappare da quella Sarajevo in fiamme, Aska che
racconta in silenzio, attraverso una piccola rosa tatuata, tutto l’orrore che quella guerra le ha lasciato dentro. E forse è proprio questa la battaglia, quella
impercettibile smagliatura, che mi ha colpito ed emozionato facendomi riflettere su una storia di cui il film mostra poco, ma di cui tuttavia racconta così
tanto. Poche scene, che con agghiacciante chiarezza raccontano di una donna come tante, anzi una tra le venti e le cinquanta mila che, durante la guerra,
furono vittime di quella che in gergo tecnico viene chiamata “pulizia etnica”, una parola che sembra voler esprimere un’idea di un ordine ristabilito, di pulito e che porta, invece, con sé tutto lo sporco e lo schifo che
nella violenza contro le donne è insito. Sembrava, forse, normale ai soldati serbi andare a “ripulire” queste donne, forse
sembrava l’unico modo per estirpare una razza considerata
inferiore, sembrava così normale che vennero perfino creati
dei campi ad hoc, “campi di stupro”, con il fine di ingravidare
le donne croate e mussulmane per far nascere una nuova
generazione di bambini serbi. Sembrerebbe quasi fantascienza, se non fosse che la maggior parte delle testimoni
di questo orrore sono ancora vive e portano con sé, sulla pelle e nell’animo, i segni indelebili di tanta atrocità. Di tutte
una, Aska, che pur essendo un personaggio inventato, riesce
a entrare sotto la pelle di ognuno di noi, raccontandoci di
una guerra così vicina ed eppure così sconosciuta, la guerra di tutte quelle migliaia di donne che, in Serbia così come
altrove, hanno saputo reagire e, tra le macerie di un’intimità
profanata, hanno ritrovato la vita.
Il 1971 è l’anno di “Two-Lane Blacktop”, che arriva in Italia con il titolo “Strada a doppia corsia”. Erano anni di fermento,
quelli dalla guerra in Vietnam, dei gruppi rock, della sintetizzazione dell’LSD, dei movimenti studenteschi e di tutto ciò che
caratterizzò i ‘60, con la loro onda lunghissima che invase in pieno il mondo. L’America ne fu investita totalmente. Per la
critica dell’epoca, Two-Lane Blacktop entrò direttamente a far parte della ristretta cerchia dei cult movie. Definito di genere
road movie, la pellicola ha in sé lo spirito stesso del viaggio, l’essenza dell’esperienza di vita tra persone, la sfida. Uscito
esattamente due anni dopo Easy Rider di Dennis Hopper, con quel Peter Fonda che diventerà simbolo di una generazione,
Two-Lane Blacktop, a differenza del più celebre predecessore, è molto più reale, non descrive gli incredibili spazi, non descrive l’adrenalina della fuga in sé e per sé. La pellicola vede scorrere sullo
schermo personaggi interessantissimi, dal background interminabile, sui quali, però, il regista Monte Hellmann non si dilunga troppo. La scelta, peraltro, azzeccatissima degli interpreti è stata
frutto a, detta sua, dei provini dagli stessi sostenuti. Furono scelti il cantautore James Taylor e Dennis Wilson (Batterista dei Beach Boys), a discapito di interpreti che sarebbero divenuti molto
famosi in futuro, come Warren Oates e Laurie Bird. L’anima del film si ritrova nell’asfalto, nei motori rombanti, nei giovani ribelli viaggiatori. Ed è proprio il viaggio a farla da padrona, un viaggio
nel quale i protagonisti, incontrano diversi personaggi, tra i quali un’autostoppista e il proprietario della leggendaria Pontiac GTO e superano numerose difficoltà. La sceneggiatura utilizza il
concetto stesso di “gara” per delineare la trama e lo spettatore ne attende lo svolgersi mentre è assorto dallo scorrere delle immagini. Ma la gara, in effetti, non avviene mai. Il fine del film non
è, infatti, raccontare l’evento ma immortalare un’esperienza: l’attesa, lo scorrere del tempo, la vita. La vicenda è un passaggio attraverso l’esistenza dei personaggi, che si snoda raccontando uno
scorcio della realtà americana del tempo. In questa pellicola, come precisato nel testo “Two-Lane Blacktop: un road movie funereo” di Fausto Galosi, produttore, ad esempio, di “Vite Perfette”,
tutti i canoni del road movie vengono progressivamente stravolti. L’avventura, il gioco, la scommessa, la competizione trovano una manifestazione stanca, automatica, in un certo senso funerea.
Nella stessa breve gara di accelerazione tra James Taylor e il proprietario di una hot-road verde senza copri motore, il sentimento di sfida non è fortemente percepito e anche la vittoria passa in
secondo piano. La sfida viene, invece, sottolineata dalla sconfitta del tale, reincontrato da James qualche scena più avanti. Il contatto avviene in un bar adiacente al motel, dove i protagonisti
decidono di fermarsi per la notte. Il locale passa in secondo piano, James entra, ma a farla da padrone è la voce della fidanzata dello sfortunato sfidante che lo riprende. Una volta piantato lì, sul
tavolo dove erano seduti, l’attenzione torna su James che, con un gesto di comprensione, lo saluta facendo un cenno del capo, quasi a volergli dire: “ti capisco”. Gli atteggiamenti di sufficienza,
la sconfitta, la vittoria, si sciolgono nel senso etereo dei gesti quotidiani. Il film insiste nell’indagare i fatti della vita, che non terminano nel metraggio della pellicola.
la vita tra le macerie di una guerra _di Anna Canteri
_videocrazia
19
vini • birre • acque augura Buone Feste
Strada Calliera - Sacca, 22 • Goito MN • mobile 3487040073 • fax 0376604753
panettoni e pandori artigianali vini spumanti e distillati su prenotazione
L’essenza dell’esperienza di vita _di Riccardo Simula
BARCELLONA
Razzmatazz
_city lights
La storia della musica di Barcellona, ​​e non solo, è stata e continua ad essere scritta dal Razzmatazz, locale leader
della cultura clubbing mondiale. Ospitato in una struttura post industriale del quartiere di Poblenou, a due passi
dal centro della capitale catalana, il Razzmatazz è composto da cinque sale, Razzclub, Pop Bar, Rex Room, The Loft
e Lolita, per le quali sono soliti passare i più importanti artisti internazionale di ambito rock ed elettronico, in un
alternarsi inesausto di dj set e live show. Tra le sue mura si sono esibiti, solo per citarne alcuni: David Byrne, Coldplay,
Orbital, Pulp, The Strokes, Kanye West, Blur, Belle and Sebastian, Richie Hawtin, Jeff Mills, Kraftwrek, Arctic Monkeys, Franz Ferndinand e The Gossip. Lo spazio è spesso sede di sfilate, presentazioni, rassegne cinematografiche e
riprese pubblicitarie. Nel 2011, il Razzmatazz ha festeggiato l’undicesimo anniversario della propria storia con una
line up da far tremare le vene ai polsi: Smashing Pumpkins, The Horrors, James Blake e The Rapture.
SALA RAZZMATAZZ - Pamplona 88 - 1er piso - 08018 Barcelona. www.salarazzmatazz.com
BIGNONI F.lli s.n.c.
BIGNONI AUTO
S.S. Goitese 19 a GOITO MN
T. 0376 686663/4 F. 0376 686641 [email protected]
Piazza Sordello 27 Goito 037660207
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
25 NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Sono novantotto le vittime in Italia dall’inizio del 2012: una ogni due giorni
Il 25 novembre è la data simbolica scelta dall’ONU per celebrare la Giornata Mondiale
contro la Violenza sulla Donne, poiché nella stessa data, nel 1960, tre sorelle domenicane
Patria, Maria e Antonia Mirabal, mentre si recavano in visita ai loro mariti in carcere, vennero torturate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Considerata la frequenza con cui avvengono tali violenze, nello stabilire la data l’ONU ha
avuto l’imbarazzo della scelta. Le violenze esercitate sulle donne sono di diversa
natura: psichiche e/o fisiche, efferatezze che spesso, purtroppo, sfociano nella
morte della vittima stessa. Il legislatore, seppur tardivamente, nel 2009 ha introdotto
all’articolo 612 bis del codice penale il reato di stalking (dall’inglese to stalk: fare la posta,
perseguitare). Si tratta, sicuramente, di una piccola conquista per l’universo femminile,
ma non, certamente, di un punto d’arrivo. Infatti, come è evidente dalle statistiche (7
omicidi su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti fisici o psicologici), l’emergenza sociale
è ancora molto forte. Le Nazioni Unite, per quanto riguarda l’Italia, sono arrivare a parlare
di “femminicidio”. Proprio per questo, il legislatore dovrebbe, a nostro avviso, prevedere un’aggravante di pena per gli omicidi commessi a danno delle donne. Del resto le
donne, come bambini, anziani e diversamente abili, sono “soggetti deboli” da
tutelare efficacemente. Inoltre, ci sembra un’assurdità che alla donna vengano concessi solo sei mesi per denunciare reati del calibro dello stalking e dello stupro, un lasso
di tempo decisamente troppo breve! La donna, nonostante tutto, deve trovare il coraggio
di denunciare, consapevole di non essere causa ma vittima delle violenze. “E’ la cultura
patriarcale a far morire le donne solo perché sono donne, quindi, gli interventi, oltre che
di tipo pratico, devono essere di tipo culturale” ( cit. Titti Carrano, presidente di D.i.R.e.
Donne in rete contro la violenza). Il punto di partenza deve essere quindi l’educazione degli uomini, fin da bambini, al rispetto delle donne e della parità dei sessi. In fin dei conti,
non ci si può dimenticare che: “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
Cristina e Francesca
“La gente comune, non per forza i perbenisti ipocriti, quanto piuttosto coloro che osservano le realtà scomode al di là delle finestre ornate di tende d’organza allietati da sorrisi di circostanza persi nelle proprie
quotidianità ovattate, non immaginano determinati segreti e, in fondo, sono complici inosservanti privi di
colpe effettive. La violenza non si ferma all’epidermide, alle ossa, ma scava nell’anima, arriva in fondo alla
personalità e devasta, alle volte in maniera irrecuperabile, sfasciando tutto, l’impensabile e l’incomprensibile, lasciando senza parole di fronte alle consuete domande altrui volte a sfamare curiosità superficiali.
Io lo so, conosco e ricordo perfettamente ogni schiaffo, ogni graffio, ogni pugno. Io vivrò con la compagnia
eterna di ogni singolo gesto violento che s’è rimarginato fisicamente, ma perdurerà dentro, in fondo. Perchè
sono “una di quelle” che c’è passata, che non ha potuto o saputo denunciare per timore di incorrere in
complicazioni terrificanti, risvolti temibili, paure inconfessabili, conseguenze ingestibili, volendo salvaguardare i propri cari prima di se stessa. Ma, a ragion veduta, susssurrerei dolcemente a ogni ragazza,
ad ogni donna, di non ricadere nel mio stesso errore, ma di vincere le fobie e le minacce, di oltrepassare la
soglia del terrore inflitto, di combattere asciugando le lacrime e medicando le ferite. Abbiate il coraggio di
denunciare, non prettamente in termini legali, quanto piuttosto in quelli umani, le ingiustizie massacranti,
quelle ignobili mirate ad annullare lo spirito interiore, i sogni, le aspettative. Nessuno merita di essere
annientato. Nessuno, a parte chi è l’artefice di anni distrutti, sprecati, drammatici e inconfessabili.”
_Ela Chi
A GOITO
COMPRO ORO E ARGENTO
acquisto oro e argento
con pagamento immediato
NELLA MASSIMA QUOTAZIONE GIORNALIERA
servizio di riparazioni orafe - vasto assortimento di piercing
acquisto orologi di prestigio
interpellateci SENZA IMPEGNO in Via Dante Alighieri 4 a Goito
T. 0376 604616 • M. 345 3438050 • Email [email protected]
ci trovate sulla via delle Scuole Medie, sulla sinistra prima del semaforo, presso l’ex videoteca
comodissimo ampio parcheggio pubblico di Piazza Manzoni e al parcheggio delle Scuole Medie ed Elementari
DICTAT
14-20 DICEMBRE
DICTAT
Performative Culture Cooperation for awareness on Past European DICTATorship
Settimana di produzione a Mantova | 14-20 dicembre 2012
Nuova tappa per il progetto DICTAT: a dicembre, presso la sede di Teatro Magro, si svolgerà la
prima settimana di produzione della performance.
foto
&grafico
20
Dal 14 al 20 dicembre si svolgerà a Mantova la prima settimana di produzione di DICTAT - Performative Culture Cooperation for awareness on past European DICTATorships, spettacolo prodotto da
Teatro Magro in collaborazione con Fundatia Parada (Bucarest, RO), MCK Bełchatów (Bełchatów,
PL), Agifodent (Granada, ES).
Conclusa la fase preliminare di ricerca e documentazione sulla storia delle dittature in Italia,
Spagna, Romania e Polonia nel corso del XX secolo, lo sviluppo del progetto prosegue con la
produzione della performance, di cui la tappa a Mantova rappresenta l’avvio. La settimana di
produzione sarà condotta dai registi Flavio Cortellazzi, Alejandro Corral, Marian Milea, Radek
Garncarek e coinvolgerà gli attori Alessandro Pezzali, Marina Visentini (Teatro Magro), Cristian
Anghel, Gabriel Bucur (Fundatia Parada), José Luis Arenas Barranco, Encarnacion Iañez Alcalá
(Agifodent), Marta Krawczyk, Katarzyna Paradecka (MCK Bełchatów). Allo staff artistico il compito di rielaborare la Storia in chiave drammaturgica e sviluppare i primi elementi della performance. Il lavoro verrà svolto a partire dai materiali condivisi durante la fase di ricerca, inserendo
elementi fortemente caratteristici della cultura delle nazioni coinvolte. Il compito dei registi,
infatti, sarà quello di sintetizzare i contenuti emersi, utilizzando un linguaggio trasversale ed
internazionale e sviluppare, durante la costruzione dello spettacolo, la creazione di un immaginario collettivo universalmente compreso e transnazionale.
Lo scopo del progetto è stimolare la presa di coscienza del pericolo delle dittature che, specialmente in tempi di crisi, rischiano di ripresentarsi ciclicamente. Ecco perché Teatro Magro ha voluto fortemente il progetto, e ne coordina lo svolgimento come capofila. La realizzazione dello
spettacolo proseguirà a Granada dal 2 all’8 gennaio 2013 e, successivamente, in Polonia (aprile
2013) e in Romania (luglio 2013). Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito
del Programma Cultura 2007-2013, è sostenuto dal Comune di Mantova.
Maggiori informazioni su DICTAT, gli enti partner, la produzione, lo staff artistico e il calendario
degli appuntamenti sono disponibili sul sito ufficiale del progetto www.dictat.eu, sulla pagina Facebook www.facebook.it/dictatproject e su twitter.com/dictatproject
Per ulteriori informazioni:
[email protected]
Pic di Davide Rescigno
https://www.facebook.com/daviderescigno
http://drphotographics.jimdo.com
Lo Sguardo mensile di libera informazione stampato su carta riciclata certificata
Redazione e Direzione via Galileo Ferraris 9/B Goito MN | tel + fax 0376.60291
Stampa Studio Grafico Mela•a | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012
Direttore Paolo Mazzacani | Grafica Pamela Moreschi | Redattori Stefano Aloe | Bruno Rattini | Luigi Venturi | Riccardo Simula | Chiara Basso | Thomas Andaloni | Vanessa Zavanella
[email protected] | [email protected] | [email protected] |www.losguardonline.altervista.org | www.facebook.com/losguardo
per la vostra pubblicità all’interno de Lo Sguardo +39 335.6778805
21
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
L’ARGENTINA torna in piazza: protesta nella protesta
L’8 Novembre, i cittadini argentini sono scesi nuovamente in piazza per protestare contro
l’aumento della violenza e contro l’opportunità che si sta creando l’attuale premier Cristina
Fernandez di modificare la costituzione e favorire, cosi, un suo terzo mandato come presidente.
Diverse sono state le critiche avanzate dai parlamentari nei confronti dei protestanti che vengono
accusati, a loro volta, per la poca considerazione che riservano per quelle persone meno abbienti
che vivono grazie ai sussidi statali concessigli dall’attuale premier. Siamo di fronte all’ennesima
lotta di classe in un paese che, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante nell’economia
sudamericana e mondiale, ma che ancora non riesce ad eliminare le disuguaglianze sociali.
La guerra di GAZA
Il 14 Novembre, l’esercito israeliano di Netanyahu, ha sferrato l’ennesimo attacco alla striscia
di Gaza. La stampa internazionale individua la causa principale di questo deplorevole atto,
nella volontà di conquistare voti in vista delle prossime elezioni presidenziali che si terranno
l’anno venturo in Israele. A differenza di altre volte, il regime di Hamas ha risposto agli attacchi
lanciando razzi nel cielo di Tel Aviv. Solo l’intervento dell’Onu ha placato un po’ gli animi, ma non
è dato sapere quanto la “finta“ tregua potrà durare.
I MAYA e la fine del mondo
Il fatidico 21 dicembre sta per arrivare e con lui
finalmente terminerà questa speculazione mediatica
nei confronti dei più suggestionabili. Questa storia è
stata messa in circolazione da alcuni cultori new age,
soprattutto americani, e da appassionati di misteri
poco informati o in mala fede, con l’intento di creare
aspettative e business. Dal 2002, cioè da quando si è
iniziato a parlare della profezia, sono stati pubblicati
libri, realizzati documentari e molto altro materiale.
L’unico aggancio reale ai Maya è il fatto che uno dei loro
calendari termina il 21 dicembre, per poi ripartire, però,
il 22 dicembre come primo giorno dell’anno. Di annunci
apocalittici ne erano stati fatti anche al passaggio dal
1999 al nuovo millennio ma, come sappiamo, abbiamo
passato il tutto indenni.
IRLANDA: l’aborto negato
Il dibattito sull’aborto, che in Irlanda è vietato tranne nei casi in cui la vita della madre sia in pericolo,
ha dovuto registrare un’altra vittima. Ricoverata il 21 ottobre scorso, Savita H stava avendo un aborto
spontaneo, ma i medici le hanno negato le cure, sostenendo che l’Irlanda è un paese cattolico. Savita è
morta il 28 ottobre senza ricevere alcuna cura medica. È giunta l’ora che il governo si occupi del tema,
al fine di evitare morti inspiegabili, paragonabili a veri e propri omicidi medici.
E’ morto OSCAR NIEMEYER
E’ morto il 6 dicembre all’età di 104 anni Oscar Niemeyer, architetto tra i più noti, innovativi e influenti. Brasiliano, era nato a Rio de Janeiro nel 1907. Il suo
stile era caratterizzato da un ampio uso di forme dinamiche e curve. Negli anni cinquanta, dopo la laurea a Rio de Janeiro, ha collaborato con Le Corbusier per
la realizzazione della sede delle Nazioni Unite. Il suo progetto più conosciuto è stata la città di Brasilia, capitale voluta dal presidente Juscelino Kubitschek de
Oliveira e costruita in 41 mesi dal 1956 al 1960.
La fine del GOVERNO TECNICO di Mario Monti
E’ durata poco più di un anno l’esperienza del governo presieduto da Mario Monti. Il professore ha, di fatto, rimesso l’incarico nelle mani del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, dopo che il PDL, per voce del suo segretario Angelino Alfano, si è astenuto dal votare la Legge di Stabilità, considerando
l’esperienza dell’esecutivo tecnico conclusa. Una volta approvata la Legge di Stabilità, Monti ufficializzerà le proprie dimissioni. Da quel momento in avanti
si procederà allo scioglimento delle Camere e a indicare la data delle nuove elezioni politiche.
Il Rock’n’Roll è agonizzante?
Tutto questo è vero? Lo è, ma solo in parte.
_di Olga Annibaletti
Il Guardian nel 2011 ha tastato un po’ il polso al Rock’n’Roll chiedendosi se fosse, se non proprio giunto al capolinea, quantomeno
agonizzante. Nell’articolo di Peter Robinson questa ipotesi si basava su due indizi: le classifiche di vendita (che all’epoca parlavano
abbastanza chiaro perché nella top 100 solo 3 posizioni erano occupate da band rock ed una di queste era una canzone di 30 anni fa
riportata alla ribalta da una puntata di Glee) e le nominations ai Brit Awards (dominate da Rihanna e le meteore dei talent shows).
Gino Castaldo su Repubblica all’inizio di quest’anno ha ripercorso poi lo stesso argomento, senza porsi domande ma passando
direttamente alla sentenza: il Rock è finito e muto anche di fronte ad un periodo storicamente simile a quello che portò bande di
“capelloni” ad impugnare una chitarra piuttosto che un fucile e cantare il disagio che affliggeva la società.
Tutto questo è vero? Lo è, ma solo in parte.
Se le classifiche delineano uno strapotere del pop lo fanno solo perché, per definizione, il pop è un affaire popolare, e statisticamente parlando, dato che la matematica non è un’opinione, è ovvio che un genere rivolto ad incontrare i gusti della massa possa
ottenere più successi a scapito di tutte quelle band più difficili da digerire da parte della popolazione cosiddetta ‘media’. Entriamo
però nel merito della questione andando a fare un po’ le pulci a quello che invece, secondo la mia modesta opinione, è un mondo
vivo e vegeto, che forse è assopito, un po’ dimenticato, un po’ più snob se vogliamo, ma che ancora genera artisti di notevole valore.
In Italia esiste tutto un sottobosco brulicante di persone che di cose da dire ne hanno e non lo fanno solo nei garage dopo la scuola,
si arriva anche su palchi che furono trampolino di lancio per tutto quel cantautorato per il quale il nostro Paese è stato grande nel
Mondo, come può essere Sanremo; penso ai Subsonica ed i loro ritmi trascinanti, agli Afterhours ed al loro rock crudo, ai Marlene
Kuntz con le loro liriche raffinate (I Marlene Kuntz sono, per farmi capire da chi proprio non ne mastica, coloro che ci hanno regalato
momenti da pelle d’oca in duetto con Patti Smith nell’ultima edizione del Festival; se non sapete nemmeno chi è Patti Smith, be’,
mancano le basi e dovrei dilungarmi troppo quindi magari me lo dite che ci facciamo una chiacchierata). Siamo un Paese di santi,
poeti, navigatori ed inguaribili romantici ed il trinomio sole-cuore-amore la fa da padrone nei testi ad alta diffusione. Persino io che
mi commuovo per un riff di chitarra se mi batte il corazón empatizzo con le cosiddette ‘canzonette’. È una questione atavica, sebbene
poi l’Italia sia stata anche patria di autori impegnati come Tenco, Battisti, De André, Modugno, Mina e così via, per pagine e pagine
di Storia della Musica nostrana.La realtà è che paradossalmente con l’aiuto di Internet abbiamo tutto a portata di mano ma non ce
lo andiamo a cercare e tutto quello che ci bombarda in radio o in tv è per noi tutto quello che dobbiamo conoscere; i complottisti
diranno che ci inebetizzano per sopire le coscienze, io dico che forse siamo talmente assuefatti dallo strazio generale che nulla ci
indigna più al punto da smuoverci dentro e siamo quindi facili prede del business da ritornello-strofa-ritornello vuoto e senza il
minimo significato. Ci sono stati tempi in cui è stato culturalmente importante rompere gli schemi, le restrizioni imposte erano
talmente tante che la censura invadeva anche lo spazio privato del singolo cittadino e il singolo cittadino non aveva i mezzi per
arrivare a conoscere la realtà delle cose; ma i tempi moderni non sono così e, per fortuna, abbiamo tutto sotto agli occhi ed è tutto
così trasparente al punto che ormai non lo vediamo nemmeno più e questo detronizza la musica di denuncia come è stato per anni
il Rock’n’Roll e lo relega a semplice underground, ma il Rock è vivo, vivissimo e aspetta solo di incontrare orecchie che abbiano voglia
di ascoltare.Leggete, cercate, chiedete e vi sarà dato, c’è tutto un mondo là fuori, non ci troverete i nuovi Beatles magari ma il Rock
ha ancora tanto da dare e spacciarlo per morto è la sola cosa che lo può uccidere davvero. Se tutto questo vi ha reso un po’ curiosi fate
scivolare le dita sulla tastiera e seguite qualche consiglio: Afterhours - Quello che non c’è tratto dall’omonimo e riuscitissimo
album della band milanese | Marlene Kuntz – Nuotando nell’Aria da Catartica primo album per il gruppo capitanato dal
poetico Cristiano Godano | Paolo Benvegnù – Cerchi nell’Acqua dall’elegante Piccoli Fragilissimi Film.
non ci accontentiamo di uno qualunque
NOI VOGLIAMO TE
RICERCA PERSONALE 25/40 ANNI per FULL TIME/PART TIME
rivolgiti alla nostra Agenzia per maggiori informazioni
sede e magazzino in via A. Vespucci 7 a GOITO - T. 0376689250 - articoli tecnici F. 0376689208
filiale in via Einstein c.m. a SAN GIORGIO - T. 0376371004 - F. 0376374522
Dott. M. Marton - Goito - Via XXVI Aprile 40 - 0376 604637
23
_suoni & frastuoni
a cura di Paolo Mazzacani & Bruno Rattini
_the end of the world (as we know it)
22
AUGURI A TUTTI DI BUONE FESTE
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
_web nation
The man whose mind exploded
Di Paolo Mazzacani_ Dalston è l’ultima fermata della coolness londinese, anzi, lo era. Lo era nel
senso che al momento in cui scriviamo le truppe hipster si stanno probabilmente attestando in
altre zone della periferia east, alla ricerca di affitti sempre più bassi, warehouse e vecchie brewery
da invadere di suoni e visioni, basement in cui seppellirsi, kebabbari da passarci la notte. La città
e i suoi scienziati del sottosuolo replicano la mutazione. Un tempo era Hackney il simulacro “working class” da ripopolare in un’operazione di ecologismo urbano, a due passi dalla City scintillante
e spietata dei mutui subprime, dei derivati, della finanza canaglia. Oggi l’esondazione sfoga la
sua forza dirompente qualche miglia più a est. Incontro Nathan allo Shacklewell Arms, pub lercio
e raffazzonato come piace a noi. Nath è un amico da moltissimi anni, capo della Dog Day Press,
che cura le pubbliche relazioni per gente del calibro di Bon Iver, Zola Jesus, Caribou, Notwist, Gonzales, Iron & Wine, Antony and the Jonhsons e di quanto di meglio passa da Londra e dintorni.
L’abbraccio è profondo. E’ al tavolo con un gruppo di ragazzi di Newcastle e sta aspettando una
cantante con la quale vorrebbe lavorare “Gran voce”, mi dice, “completamente folle, ma gran voce”.
Bene, nulla di nuovo… Ci prendiamo da bere e ci spostiamo a fumare in un giardino all’aperto che
guarda sullo spazio live del pub, una venue un po’ esotica e un po’ decadente. I tizi “geordie” sono
amabili e fracassoni come sempre. La cantante non si vede e allora io e Nathan passiamo il tempo
a chiacchierare mentre lui, a intervalli regolari, si produce in un ballo improvviso, che neanche è
un ballo, è uno scatto verso il basso, un vortice pelvico repentino, uno spasmo. Continua a guardarmi e inizia a ridere e a seguire la musica. Basta un pezzo soul, un riverbero dub e addio… parte
come tarantolato e io resto a guardarlo ghignando come un matto. Le pinte vuote si ammassano
sul tavolo e nessuno si sogna di venirle a levare, figuriamoci. La cantante neanche risponde al cellulare. Nathan le lascia un messaggio in segreteria e la truppa si sposta in un posto qualche decina
di metri più avanti. E’ un pub appena più grande, molto più luminoso, e non è detto che sia un
bene. Con due ore e mezzo abbondanti di ritardo la sedicente cantante fa il suo ingresso trionfale,
inciampando sul primo tavolino che si trova di fronte, rovesciando per terra l’intero contenuto della borsetta, sul quale soprassediamo per pudore… “You’re a dick, you know that?!” sbotta Nath,
che si rende immediatamente conto della situazione e neanche riesce a stare serio. La ragazza è
bella. Ha i capelli raccolti, di un nero che sconfina nel blu metallo, fermati con due bacchette, il
che ci svela dove ha passato le sue ultime ore. Con lei un uomo che veste un mantello scuro e porta
i baffi. Lui è apparentemente sobrio, o perlomeno regge meglio l’alcol. C’è posto di fianco a me,
così si siede e mi rivolge immediatamente la parola, da buon inglese. Dice di chiamarsi Toby. Lo
squadro. Lo studio. Ha un non so che di familiare. Così gli racconto di essere musicista a mia volta
e la cosa non lo sorprende affatto. D’altronde, le possibilità di incontrare un tipo, in una notte
qualunque a Dalston, che dica di essere un musicista, sono altissime, più ancora di quelle che
potresti avere d’imbatterti in un baro a Las Vegas. Lui è regista, o qualcosa di simile. Riservato, ma
per nulla scostante, offre un giro e mi ascolta e, appena si scioglie, mi parla di questo suo progetto,
The Man Whose Mind Exploded, una sorta di documentario sulla vita di un pazzo di nome Drako,
amico di Dalì, pusher di Keith Richards, quel tipo di personaggio che frequentava a vario titolo le
avanguardie culturali degli anni ’60 e ’70. La cosa si fa interessante. La cantante sbraita scomposta
e versa birra sui geordie che non fanno una piega. Nathan balla, io resto al tavolo con Toby che mi
allunga una business card e mi invita a scrivergli. Il resto è pura notte londinese.
Il giorno seguente realizzo di schianto. Toby Amies è stato un volto storico di MTV. Chi aveva circa
vent’anni sul finire degli anni ’90 se lo ricorderà di certo. Ai tempi dell’università, passavamo i
pomeriggi davanti alla tv a vedere il suo programma, Alternative Nation. Drako Oho Zahar Zahar
è morto nel novembre dello scorso anno, a pochi mesi di distanza dal mio incontro con Toby, con
il quale sono ancora più o meno in contatto. Drako ha ballato al Moulin Rouge e al London Palladium, ha posato per la Crocifissione di Salvador Dalì ed ha recitato in alcuni lungometraggi di
Andy Warhol and Derek Jarman. Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da gravi problemi
mentali. Per saperne di più, visitate il sito www.themanwhosemindexploded.com.
25
Cena minuto per minuto _di Marc Sherwood
Quest’anno l’attesissima cena di Natale si svolge in campo neutro: da mia nonna. Le squadre sono già scese in campo e la tavola è imbandita. Mia nonna in grande
spolvero si accaparra il piatto di pesce crudo; i miei zii, subito padroni del gioco, aggrediscono ogni piatto. Noi subiamo il pressing avversario. Riesco a recuperare
l’insalata di mare; vedo la mia mamma alzarsi e provo a verticalizzare l’azione consegnandole il vassoio. Mia madre cerca di allargare il gioco passando il piatto di
prima a mio padre. Dopo un avvio spumeggiante degli avversari, ora giocano sulla difensiva e il passaggio di pietanze tra i presenti rende la partita un po’ monotona. Durante il secondo tempo, nasce una querelle tra mia madre e mia zia. Motivo della discussione è l’annosa faccenda legata alla nonna: mia zia vorrebbe cederla
in comproprietà alla casa di riposo, mentre mia madre, proprietaria dell’altra metà del cartellino, vorrebbe tenerla ancora un anno. I toni si accendono ulteriormente quando trattano l’annoso argomento dell’ingaggio. Il clima è teso. Mio zio mentre tenta di pelare un gamberone, propone di andare alle buste. La cena è sospesa
per rissa. Io, fuori partita fin dalle prime battute, abbandono il campo e decido di accomodarmi in cucina. Mi avvicino al forno e vedo al suo interno un appetitoso
Toby Amies
branzino al sale. Apro il fornoprendo il branzino, mi stappo l’ennesima bottiglia di Lugana ed inizio a mangiare, incurante del risultato finale.
A Natale si pensa _di Sabi Lià
“Il periodo natalizio è quello del “io odio il Natale”, contrapposto alla fazione “io amo il Natale”. “Io odio le lucine”, opposto a “Io amo le lucine”. “Io non sopporto il
finto sentirsi buoni”, deriso dai vari “Io amo fare del bene a Natale.” E invece no, vi parlo d’altro. La malinconia natalizia. Nessuno, dico, nessuno dovrebbe pensare
nel periodo natalizio. Dovrebbero dotarci di un interruttore, in questo periodo spingere off e così sia. A Natale si pensa.
Non c’è niente da fare. Si fanno i conti, si guarda, si controlla chi non c’è più all’appello. Se si è già grandicelli, prende quella nostalgia del “da piccoli, ti ricordi cosa
facevamo? E c’era quello zio che ora... beh, è in un posto migliore. E l’attesa dei regali, te la ricordi? E quando non volevo andare a dormire? Sì, vero? E papà che
passava la nottata a montare i giocattoli di tutti i figli, godendosi a malapena il panettone?” Ecco, il periodo natalizio si pensa. Dovrebbero non farci pensare, a
Natale. Accade, di solito, che non è il natale che vorresti passare, allora pensi “eh ma tra qualche giorno finisce anche l’anno ... Chissà cosa mi riserva il futuro?” E giù
a santi e paure, perchè, lo sai cosa succederà l’anno prossimo: se tu non ti metti in testa di vincere, nessun buon anno ti salva. Ed a Natale, poi, la sfida si fa dura.
Vedi gente piena di pacchettini vari, comprati con furia oppure iniziati a fare da metà novembre e ti chiedi “ma che c’hanno da correre questi qua?” Corrono, anche
per festeggiare. C’è un vecchietto, avrà novant’anni, vicino casa mia. L’albero lo ha già bello che fatto, da inizio novembre. Dicono “ma che pazzo, il vecchietto, che
fa l’albero già ora”. Io ci ho parlato, mi ha detto che gli ricorda la moglie quell’alberello piccolo, pieno di luci chiare, quasi bianche. Dice che accendendolo prima, lei
è lì con lui, insieme preparano dolci e lasagne e incartano regali per nipoti e bisnipoti. Natale è tante cose.
Drako Oho Zahar Zahar
Francamente non m’interessa sapere cosa pensi la gente del Natale, a me, in fin dei conti, piace da morire sapere che, per una volta almeno, siamo consapevoli di
poter essere felici. Una volta, una sola all’anno. Perchè non c’è niente che ci faccia tener stretta la felicità, quanto il fatto di volersi sentire felici.
Una festa comandata, una che non crede ve ne parla. E vi dice che sì, sarà ipocrita ed incoerente, sarà quel che volete, ma gli occhi di mio figlio, mentre scrive trecento brutte copie della letterina per Babbo Natale, sono uno spettacolo unico.”
Una veduta di Dalston
via XXVI Aprile 23 - 46044 Goito (MN)
Tel. +39 0376 60014
www.moiraviaggi.com - [email protected]
_scritture private
24
Lo Sguardo
Dicembre 2012
“Alla conquista dell’Elba. In moto a caccia di avventure sull’isola toscana”
Eravamo a fine Ottobre: autunno, nebbia, pioggia, grigiore; insomma niente che potesse far pensare di tirar fuori la moto dal garage... però... in
fondo la temperatura non era poi così bassa, un sole, seppur timido, ancor si vedeva e poi magari verso sud si poteva sperare in una giornata quasi
“estiva”. Ok! Un weekend si poteva fare... ma dove?!?
Dopo un rapido consulto con Antonio (motociclista con idee malsane almeno quanto le mie... ) la rotta era tracciata: Isola d’Elba! Ebbene al venerdì
sera, dopo aver caricato le moto con lo stretto necessario, eravamo già lanciati sull’autostrada in direzione Toscana, pieni di entusiasmo e con
destinazione Piombino. Avevamo, dunque, il vento in poppa, il morale alle stelle, ed il pieno di benzina nei serbatoi ma, proprio mentre attraversavamo gli Appennini, incontravamo la prima difficoltà: un vento gelido che fischiava tra le montagne e che, nonostante la nostra bardatura, ci
penetrava fino al midollo delle ossa, bardatura, fra l’altro, pari a quella di Messner durante la sua ascesa nel ‘78 del monte Everest! Ridotti come
degli stoccafissi norvegesi, riuscivamo comunque nell’impresa di superare il nostro “Himalaya” e, una volta ripreso l’uso del corpo e del cervello
(mah... ), decidevamo di premiarci con una sosta in Autogrill. Cotoletta, patate al forno e un buon caffè: eravamo nuovamente nel mondo dei
vivi ma soprattutto qualche piccola cellula cerebrale tornava (forse...) a funzionare. A quel punto, ritrovato un barlume di ragione, capivamo che
Piombino era un traguardo irraggiungibile per la serata e prendevamo, finalmente, la decisione sensata (una delle poche... ), di pernottare in uno
spartano ma confortevole B&B in quel di Cecina. Orbene, dopo una dormita rigenerante ed una colazione vitaminica, alle 11 salpavamo dal porto
di Piombino con approdo finale l’’Elba. Cielo limpido, temperatura primaverile, traffico a quattro ruote zero: potevano due motociclisti chiedere di
più?!? Assolutamente no! Pertanto, dopo un panino con la finocchiona, eravamo pronti ad iniziare l’esplorazione dell’isola.
Portoferraio, Procchio, Campo nell’Elba, Fetovaia, Chiessi, Zanca, Marciana, Sant’Ilario, Lacona, Capoliveri; tutto perfetto: strade, panorami, curve,
spiagge, tutto secondo copione. La giornata filava, dunque, liscia come l’olio e noi l’assaporavamo con la calma con cui Sherlock Holmes fumava
la sua pipa. Qualche foto, qualche piega, qualche sgasata senza esagerare... ok... ma... e l’avventura? E il fuori strada? L’isola d’Elba non doveva
essere il paradiso per ogni endurista degno di tale qualifica? Giunti a Capoliveri, sulla base dei pensieri suddetti, decidevamo quindi di iniziare
a fare sul serio e, come corsari assetati di sangue, che snudavano i loro coltelli per conquistare nuove terre, anche noi ci lanciavamo attraverso
inesplorati percorsi sterrati per la vera conquista dell’isola. Ci trovavamo nella zona sud orientale dell’Elba, per l’esattezza nella frazione Ripe Alte
(nel tacco per capirci), e la nostra sete di avventura veniva finalmente placata: temibili sentieri sabbiosi, pietre, rocce, saliscendi su fondi sconnessi,
impervi cammini di montagna immersi nella tipica pineta mediterranea, insomma, avevamo trovato pane per i nostri denti! Dopo circa due ore di
sassi e pietre, durante le quali non erano mancate le occasioni per togliere la “verginità” alle nostre immacolate carene, decidevamo di non sfidare
altrimenti la sorte e, sfiniti, riprendevamo l’asfalto che risaliva verso nord lungo la costa orientale dell’isola, con destinazione Cavo.
Paesino incantevole, tardo pomeriggio, bar in riva al mare, tutto faceva propendere verso un aperitivo e, visto che stavamo già recitando la parte
dei “bucanieri”, un paio di (birre) bionde ci sembravano la giusta ricompensa per le nostre “imprese”. Verso le 19, completamente rigenerati, ci
rimettevamo così di nuovo in sella, alla ricerca di una locanda dove passare la notte. Prima di trovare vitto e alloggio a Portoferraio, grazie alle
indicazioni di alcuni indigeni, la strada voleva regalaci l’ultimo brivido della giornata: un tramonto mozzafiato sulla provinciale 32 del Volterraio.
La mattina della domenica, poi, fu la classica “mattina dopo la sera prima”: se non eravamo rimasti vittime degli sterrati di Capoliveri forse lo
eravamo delle birre scure del pub del porto. Colazione, ultimo caffè, ultima sigaretta, ultime foto... potevamo, ormai, fare rotta verso casa, l’isola
d’Elba era stata conquistata!
Pattarini Mauro per A.S.D. MOTOBOOK
www.motobook-asd.it
Lo Sguardo
Dicembre 2012
BELLI FUORI... E BELLI DENTRO
CON LA POLE DANCE
di Katia La Mantia
Nel numero precedente della nostra rubrica abbiamo parlato dell’allenamento funzionale, il nuovo modo di allenarsi che sta spopolando in tante palestre
e centri fitness. Oggi vogliamo puntare... lo Sguardo su un esempio affascinante di Allenamento funzionale: La Pole dance.
Scopriamo l’affascinante arte della Pole Dance, grazie ad una conversazione con Elena Mortari, istruttrice mantovana di Pole dance.
Si tratta di una combinazione unica dell’arte del ballo e dello sport, di coreografia e di acrobazia che ha moltissimi vantaggi per chi la pratica. Questi vantaggi sono visibili già dopo 2-3 mesi di allenamento e coinvolgono sia il nostro corpo sia la nostra mente. È ormai ufficialmente riconosciuta nel settore fitness
come una disciplina a tutti gli effetti, in grado di divertire e allo stesso tempo tonificare e rassodare il corpo. Questo tipo di esercizio “non convenzionale”
è rivolto sia a uomini sia a donne, prevede trazioni, leve e figure alla pertica ed è finalizzato al potenziamento e all’allungamento muscolare, così come al
miglioramento della postura e dell’equilibrio. Le coreografie realizzate nelle lezioni di pole dance sono caratterizzate da movimenti sinuosi che regalano un
portamento sensuale ed elegante. Elena Mortari, pole dance instructor presso il centro fitness Agorà di San Giorgio di Mantova, ci dice che praticare Pole
dance ci aiuta a scolpire il nostro corpo e a mantenersi in forma. In una lezione di Pole Dance si bruciano molte calorie, inoltre, la pole dance scolpisce il
nostro fisico, rinforza i nostri muscoli e aumenta la resistenza del nostro corpo.
Essa ha i benefici di una lezione di aerobica, e in più incrementa la forza della parte superiore del corpo, assottiglia i fianchi e il giro vita,
tonifica e definisce i muscoli delle gambe, dei glutei, degli addominali, braccia, petto e schiena. Da notare il fatto che in questo disciplina sono
coinvolti il numero massimo dei muscoli, inclusi quelli che di solito lavorano poco, e che è l’unica disciplina sportiva al giorno d’oggi che rinforza in modo
così sostanziale gli adduttori! La pole dance non deve essere confusa con la lap dance. Lo stesso significato delle parole è diverso: “lap” significa grembo ed
è un tipo di ballo erotico dove la ballerina muove il proprio corpo in modo sensuale, stando vicinissima allo spettatore. “Pole”, invece, in inglese significa
pertica, infatti durante lo spettacolo la ballerina utilizza il palo per aiutarsi nei movimenti che possono essere più o meno sensuali. Sempre più ragazze vengono affascinate dalla Pole dance, forse perché la pole ha l’effetto magico di cambiare i corpi scolpendoli, aiuta a scoprire la individualità di donna, insomma
cambia il mondo femminile esaltandone la creatività e la grazia. Si tratta di un vero toccasana per il benessere psicologico perché è in grado di aumentare
la consapevolezza di una femminilità positiva e la nostra autostima. Il mondo della pole dance in Italia è ancora ben lontano dall’essere quel fenomeno che
è negli Stati Uniti o in Australia, paesi al top in questa disciplina. Ma dal momento che a Mantova c’è la possibilità di scoprirlo perché non farlo.
Vi segnaliamo che il 6-7-9-8 gennaio si svolgerà proprio a San Giorgio di Mantova il 1° Pole dance Kamp mantovano dedicato alla Pole
dance e all’allenamento funzionale. Una tre giorni di lavoro e di allenamento che ha lo scopo di mostrare le tecniche di Allenamento Funzionale più
amate e praticate e di avvicinare gli appassionati all’affascinante mondo della Pole Dance. Il programma e il palinsesto delle attività del pole dance kamp
potrà essere richiesto alla reception del Centro Fitness Agorà di San Giorgio di Mantova. Info e iscrizioni 0376.270600 – [email protected]
27
_uno sguardo al movimento
26
Lo Sguardo sul Volley a cura di Marco Stoppa
Prosegue senza sosta l’attività delle squadre della Polisportiva OSLG
Risultati altalenanti, ma c’è grande ottimismo per il futuro
La Seconda Divisione di Chiara Tonelli ha finora disputato ottime partite senza raccogliere quanto meritava.
Anche nello scontro con il fortissimo Castiglione, attuale
capofila, non si è vista la differenza raccontata da una
classifica che, ad oggi, referenzia le nostre ragazze all’ottavo posto. Le prossime partite saranno la chiave di volta
per intuire se la squadra merita una migliore posizione e
permetteranno di capire anche se si tratterà di un campionato “piatto” oppure, come l’anno scorso, in crescendo. L’UNDER 16 non ha ancora ben delineato quali siano
le sue peculiarità. Nelle gare disputate sino ad ora non è
emersa la comunione di intenti che ci si aspettava, anche quando sono arrivate le vittorie con Asola e Medole.
Obiettivo a breve sarà sicuramente quello della crescita
corale del gruppo, soprattutto per quanto riguarda la
componente caratteriale rimasta un po’... latente. Sotto
le aspettative, sino ad ora, il campionato dell’UNDER 14
che ha segnato una striscia di sette sconfitte consecutive
con un solo set all’attivo. Se da un lato hanno certamente pesato gli infortuni che hanno a più riprese falcidiato
la rosa, dall’altro pare che la squadra non riesca a sbloccarsi. Conoscendo le ragazze ed anche il coriaceo Nedo
Panizza siamo fiduciosi in una pronta riscossa se non
nella prima sicuramente nella seconda fase della stagione. Partito anche il campionato UNDER 13, nel quale
le nostre piccole atlete hanno già raggiunto l’obiettivo
della prima vittoria stagionale, ottenuta contro le “vicine
di casa” del Remo Mori di Roverbella. Grintose e determinate in tutte le partite disputate, ci aspettiamo che
da qui in poi le nostre ragazze non facciano altro che...
migliorare! Ancora ferme al palo invece le giovanissime dell’UNDER 12, per le quali sono previste una serie
di partite amichevoli a dicembre prima del campionato
vero e proprio che inizierà a gennaio. Un po’ in difficoltà
infine il MINIVOLLEY data, rispetto agli anni scorsi, l’esigua partecipazione. Il basso numero di atlete potrebbe
compromettere la partecipazione alle attività di raggruppamento provinciale, ma la società sta lavorando
per assicurare comunque alle ragazze la possibilità di
confrontarsi con le altre realtà giovanili della nostra provincia. Per ulteriori informazioni sulla Polisportiva, sulle
squadre e sui risultati degli incontri disputati fino ad ora
vi invito come di consueto a visitare il sito internet della
Polisportiva www.polisportivasanluigi.it
28
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Rugby Viadana: non c’è rosa senza spina
Lo Sguardo sullo Sport a cura di Stefano Aloe
Castellana: venti punti e due rinforzi in più Sporting Cerlongo:
Un attuale decimo posto in classifica grazie a un pareggio e ben tre vittorie consecutive
Dieci punti in 12 giornate e altri dieci in 4 giornate: totale 20
e il fantasma della retrocessione non aleggia più su Castel
Goffredo. Almeno per un po’. Nello spazio di un mese, infatti, la Castellana è passata dal terz’ultimo al decimo posto in
classifica grazie a un pareggio e ben tre vittorie consecutive.
La serie positiva è iniziata con l’1-1 a Darfo Boario (BS) ed è
proseguita con il 3-1 in casa sul Lecco e il doppio 2-1 ai danni di Fersina Perginese e Sant’Angelo. Otto reti segnate (con
sette giocatori diversi più un’autorete) e sole quattro subite:
anche i numeri confermano che la squadra allenata da Vincenzo Cogliandro ha trovato finalmente i giusti equilibri.
Anche con la “dea bendata” che dopo aver voltato le spalle ai
biancazzurri in avvio di stagione, sembra intenzionata a restituire il mal tolto ad Arioli e compagni. La strada che porta
alla salvezza rimane comunque lunga e difficile ma il morale
dell’ambiente è decisamente migliore di qualche tempo fa.
Dal mercato di riparazione di dicembre, inoltre, la Castellana
è uscita rinforzata grazie a due innesti giovani e di qualità:
Mamadou Coulibaly a centrocampo e Angelo Lallo in difesa. Il
21enne ivoriano proviene dal Messina e nel 2010/11 ha militato nelle file del Mantova in Serie D. Il 19enne di scuola Atalanta, invece, ha avuto una breve parentesi al MapelloBonate
dove non è riuscito a ritagliarsi uno spazio, complice anche un
lungo infortunio. Entrambi sono motivatissimi a far bene con
la nuova maglia biancazzurra e dare il loro contributo per il
raggiungimento del traguardo finale. Per la società del presidente Sergio Pezzini e per tutti i tifosi, insomma, i motivi per
trascorrere un Natale più sereno non mancano.
Castiglione - Mantova: Davide batte Golia 2-0
Le due massime rappresentanti del calcio mantovano in cima alla classifica
La matricola contro il veterano, la cittadina di provincia contro il capoluogo, la sorpresa contro la tradizione, Rossano
Zilia contro Bruno Bompieri, Mattia Notari contro Manuel
Spinale. In altre parole, Castiglione contro Mantova, primo
grande derby del campionato 2012/13 di Seconda Divisione della Lega Pro. Un appuntamento storico al quale le due
massime rappresentanti del calcio mantovano sono arrivate
nelle zone alte della classifica. I rossoblù di Mister Lorenzo
Ciulli, infatti, sono l’autentica rivelazione dell’anno e con il
successo casalingo 2-1 sul Savona, hanno perfino assaporato l’ebbrezza di stare da soli in vetta. L’euforia è durata
una settimana e poi tre pareggi di fila e tutti a reti bianche,
hanno rallentato la marcia della neopromossa aloisiana. Discorso opposto per i virgiliani che, dopo un avvio di stagione
in salita, piano piano hanno recuperato terreno e con due
successi di misura su Bellaria e Milazzo, si sono avvicinati
alla zona play-off. Nella supersfida del 9 dicembre scorso al
«Lusetti», davanti a una platea di quasi 1500 spettatori, il
match ha messo di fronte due ex compagni di tante fortunate battaglie con la maglia del Mantova: Mattia Notari da una
parte e Manuel Spinale dall’altra. Alla fine di 90 minuti intensi ed emozionanti, è stato Davide ad abbattere Golia: 2-0
per il Castiglione e distacco in classifica momentaneamente
a +8 per i rossoblù. Per il Mantova è stata la prima storica
sconfitta in un derby mantovano dal lontano 1943.
29
Seconda giornata “Made in
Juve” e primo posto in classifica
Dopo il vernissage del 16 ottobre sotto un sole primaverile, il progetto Juventus National Academy ha
vissuto la sua seconda tappa all’insegna di pioggia
e vento. Il 27 novembre scorso, infatti, sul campo
comunale «Ugo Coffani» di Cerlongo, Mister Rudy
Londi tecnico della Juventus Soccer School, ha diretto gli allenamenti delle giovanili dello Sporting,
cominciando dagli Esordienti 2000/01. A seguire,
è stata la volta delle formazioni Pulcini 2002/03,
Minipulcini 2004/05 e Scuola Calcio 2006/07/08. I
prossimi appuntamenti avranno luogo in primavera
e il ciclo di allenamenti si concluderà con un importante provino a livello provinciale, cui potranno
partecipare (previo nullaosta) tutti i tesserati delle
squadre mantovane. Per la società del presidente
Devis Cavagna le buone notizie arrivano anche dalla
prima squadra, capolista del Girone P di Seconda
categoria. Gli uomini di Mister Claudio Manzini
viaggiano a gonfie vele al comando della classifica, con un buon margine su Dak, Acquanegra, San
Matteo e Dosolo. Dopo la bruciante eliminazione
ai play-off della scorsa stagione, ultimo sfortunato
episodio di una lunga serie, lo Sporting Cerlongo
pare finalmente aver imboccato la strada giusta
verso la promozione.
Una giornata negativa può capitare a chiunque, così come è successo ai gialloneri di Phillips
Anche a un rullo compressore può capitare d’incepparsi e perdere una battaglia. Come dice il detto
“non c’è rosa senza spina” e il Rugby Viadana, dopo una lunga striscia di vittorie, ha conosciuto l’amarezza della prima sconfitta stagionale. Merito della formazione de I Cavalieri Prato, che nel big match
dell’ottavo turno del campionato d’Eccellenza, ha superato i gialloneri per 13-0. Un successo che ha
consentito ai toscani di operare l’aggancio in vetta alla classifica a quota 33 punti. Per gli uomini di
coach Rowland Phillips può essersi trattato soltanto di una salutare battuta d’arresto che, per la legge
dei grandi numeri, è sempre dietro l’angolo. Squadre imbattibili non ne esistono in nessuna disciplina
sportiva e, alla luce del ko di Prato, le dichiarazioni del tecnico gallese che, anche dopo le 7 affermazioni di fila, esortava i suoi a migliorare si sono rivelate profetiche. Una giornata negativa può sempre
capitare ed è quello che è successo ai gialloneri: dopo un primo tempo senza segnature, la meta di
Majstorovic dopo cinque minuti della ripresa ha spaccato in due la partita e spianato la strada ai toscani verso il successo finale. Archiviato il passo falso, il Viadana ha subito la chance di rifarsi davanti al
proprio pubblico. Gli ultimi impegni del 2012, infatti, vedranno i gialloneri impegnati allo stadio «Zaffanella» sia nel Trofeo Eccellenza che in campionato: gli avversari saranno, rispettivamente, il Rugby
San Donà (il 9 dicembre) e il Calvisano (il 23 dicembre). E in occasione della sfida contro i bresciani, è
prevista la diretta su Rai Sport. Un motivo in più per il Rugby Viadana di chiudere l’anno in bellezza.
IAG Goito: il ricordo di una squadra immortale _a cura di Bruno Rattini e Thomas Andaloni
Erano gli inizi degli anni ‘80, gli anni che il pallone era di cuoio, il
freddo si combatteva con la lana pesante non con tessuti hitech,
gli anni che il portiere poteva prendere il pallone (rigorosamente bianconero) con le mani su un passaggio di un compagno, gli
anni che il pareggio era veramente mezza vittoria, gli anni che
il catenaccio in trasferta era uno status symbol calcistico, non
una vergogna, gli anni dell’arbitro tutto nero eccezion fatta per
il bordino, bianco, dei calzoncini, gli anni che il calcio era solo la
domenica pomeriggio. Ebbene in quegli anni Goito ha raggiunto
l’apice del suo escursus calcistico. Sotto il nome di IAG Goito, la
formazione locale ha vissuto i tre anni più prolifici della sua storia
che l’hanno portata alla conquista del campionato di Promozione nella stagione 1979/1980 e il successivo approdo al campionato di C.N.D (l’attuale serie D). I vari Minini (fresco arrivo dalla
Cremonese, vero e proprio “genio e sregolatezza” della squadra),
Lanfredi, Gilli, Monticelli, Dander, Trighiera vengono sempre
citati dai nostri genitori e dai calciofili locali che sono rimasti
folgorati dal gioco e dall’organizzazione di quella formazione
prevalentemente composta da giocatori bresciani che riusciva ad
interpretare il gioco del calcio, (si esatto gioco del calcio perché
allora veniva ancora cosi chiamato e considerato) in maniera
esemplare e vittoriosa. La IAG, azienda leader nella carne in
scatola e affettati in genere,saluta Gazoldo e “acquista” il Goito,
paese che offre qualcosa in più in termini di pubblico, visibilità
e strutture sportive. Siamo agli sgoccioli degli anni ’70, Goito,
ancora inconsapevolmente sta per vivere il suo (breve) periodo
d’oro. Vengono inseriti capitali freschi e ingenti, la squadra viene
completamente rifatta con giocatori di categoria, in prevalenza
bresciani, con il malcelato obiettivo di raggiungere la IV serie.
Che quarta lo era veramente essendo allora la C unica, e non frazionata in C1 e C2. L’antipasto di quanto avvenne gli anni successivi viene servito nella pineta tirrenica, a Camaiore esattamente,
dove il Goito disputa, ma perde, nel 78’79 con il risultato di 1 a 0
la finale di Coppa Italia Dilettanti contro la compagine sicula del
Ravanusa. L’anno successivo il Goito maramaldeggia nell’osticissimo campionato di Promozione, vince il girone, grazie soprattutto ad un ottima retroguardia e al fondamentale contributo
del giovane estremo difensore Lanfredi (unico giocatore di Goito)
che riesce nell’impresa di non subire reti nelle ultime nove gare.
Promozione diretta in serie D? Macchè, l’unico posto disponibile
per salire di categoria se lo contendono le tre vincitrici dei gironi
di Promozione dell’Emilia Romagna (Mantova è stata “emiliana”
fino agli anni’90), in un girone a tre in una sorta di moderni Playoff. Le avversarie sono le blasonate Santarcangelo (Rimini ) e
Centese (Ferrara). Goito è considerata dagli addetti ai lavori la
meno accreditata alla vittoria finale. L’entusiasmo dell’ambiente è però contagioso, centinaia di goitesi partono per S.Lazzaro
di Savena (Bologna) dove, contro ogni pronostico , i giallorossi
inchiodano il Santarcangelo con un successo di misura. L’impresa è ad un passo. Anche la Centese però infilza i romagnoli, per
2-1. La vittoria dei ferraresi rende decisivo lo scontro con il Goito
che si disputa al glorioso “Braglia” di Modena. Mai tanti sportivi
goitesi hanno affrontato una trasferta così in massa, è un vero
e proprio esodo, siamo vicini alle 400 unità. Cose d’altri tempi. I supporters emiliani sono sicuri di vincere, dal loro settore
si alza un forte ed eloquente “ Per battere la Centese, ci vuol la
Nazionale”. Ci vorrà poco, e molto meno, per zittirli ( e batterli).
Al 5’ infatti un siluro di Gilli dalla distanza porta in vantaggio il
Goito. Sugli spalti il tripudio, in campo la convinzione di poter
fare qualcosa di glorioso e storico. Da lì alla fine i mantovani
segneranno ancora, fissando il risultato sul 2 a 0 e consentendo cosi al Goito, di approdare per la prima volta assoluta nelle
sua storia, in IV serie. Il primo anno di IV serie vede la IAG Goito
confrontarsi con società di tutta Italia, il morale è alle stelle e i
risultati non tardano ad arrivare, anzi la IAG riesce a costruire la
propria salvezza tra le mura amiche incamerando punti preziosi
e fornendo sempre delle ottime prestazioni contro le formazioni più blasonate del girone. L’annata si conclude con un vero e
proprio trionfo e una decima posizione conquistata che fa ben
sperare per l’anno venturo. L’organico al seguito della squadra è
ai livelli dell’attuale professionismo con medici, massaggiatori,
direttori sportivi e semplici accompagnatori che seguono sempre
la squadra. Anche le trasferte la maggior parte delle volte sono
di 2 giorni con soggiorno in albergo e spostamenti con il pullman
ufficiale della squadra. Finalmente a Goito si respira aria di calcio, ne sono una riprova le folte schiere di pubblico (300 persone
minimo) che riempiono tutte le domeniche il “Comunale”. Anche
il secondo anno è una sfida continua con altre realtà calcistiche
molto organizzate e dal blasone superiore, ma sfortunatamente
si arriva ad una retrocessione amara per un solo punto di distacco
che sancisce anche la fine dell’era IAG Goito. Si perché dall’anno
dopo gli sponsor e i giocatori lasciano la squadra per spostarsi in
blocco al Castiglione d/ Stiviere nella speranza di fare la fortuna
degli aloisiani. Il calcio semiprofessionistico lascia definitivamente Goito con molti rimpianti per non essere riusciti a dare
un seguito al progetto iniziato dall’allora presidente Livraghi e
da mister Gatti, consci comunque di aver scritto una pagina importante del calcio dilettantistico locale che a più di trent’anni
di distanza viene ancora ricordata. L’auspicio che Goito ritorni a
palcoscenici più adatti al potenziale del suo bacino , sia umano
che economico, è quanto mai vivo, la speranza di tornare a quegli
anni però francamente è allo stato attuale alquanto utopica. Da
troppi anni il sodalizio azzurrogranata annaspa a cavallo di terza
a seconda categoria, relegato ad un destino più consono ad una
frazioncina di qualche centinaia di abitanti che al capoluogo di
un comune di oltre 10.000 anime. Mentre Marmirolo, CastelGoffredo, Castellucchio , Asola, Casalromano, Roverbella vivono , e
da tempo, realtà di calcio che conta, Goito annaspa. Il confronto
, ad analizzarlo bene, è fintanto impietoso. Servirebbero come
linfa una ventata di energia e idee nuove, di giovani volenterosi e
competenti, servirebbe, come no, un progetto solido e supportato da un esborso economico che la Città di Sordello meriterebbe.
Servono come il pane, novità e voglia di uscire dal guscio.
30
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Lo Sguardo
Dicembre 2012
Intervista doppia
Palla lunga e pedalare
a cura di Bruno Rattini
Nella seconda intervista doppia abbiamo messo a confronto i due difensori Thomas Andaloni e Alberto Ambroso
Alberto “Ambro” Ambroso_ Cronostoria calcistica: inizia sotto l’attenta guida di mister Ermanno Bertani che ne vede subito delle qualità,
si trasferisce poi a Bancole (una succursale del Verona), da qui poi viene girato alle giovanili del Mantova dove vi rimane fino all’ultimo anno di Allievi. Il
figliol prodigo ritorna dagli amici a Goito dove vi rimane per tre stagioni, per poi approdare al Marmirolo, nel campionato di Promozione, dove conquista
il titolo. L’anno successivo passa al Volta, dove raggiunge il fratello Matteo e qui vi rimarrà per altre 4 stagioni, condite da una doppia promozione dalla
prima categoria all’Eccellenza e da una retrocessione. Nell’ultimo anno a Volta, all’età di 22 anni, è capitano della squadra. Segue il fratello anche a Bagnolo in prima categoria, ma non riesce nella vittoria finale del campionato, sfumata in finale. L’annata successiva è da dimenticare e si conclude con una
retrocessione dalla Promozione con il Sarginesco. Arriviamo, cosi, alla stagione in corso, che ha visto Alberto approdare nei blasonatissimi pirati del Governolo. Squadra del cuore? Juventus. Un tuo pregio e un tuo difetto? Come pregio sicuramente la mia modestia, come difetto l’essere troppo buono
e rispettoso. Il tuo idolo calcistico da bambino? Alessandro Del Piero. Difensore preferito? Lilian Thuram. Il giocatore più forte con il quale
hai giocato? Stefano Frutti, nel Volta e nella Governolese. E il giocatore più difficile da marcare? Manuel Broccanello per doti fisiche e tecniche.
Se non avessi fatto il difensore, in che ruolo avresti giocato o che sport avresti praticato? Come ruolo il trequartista e come sport alternativo
mi sarebbe piaciuto praticare il tennis. Qual è stata la tua miglior partita disputata? La semifinale dei playoff tra Soave e Goito perché, oltre ad
essere alle prime armi con la categoria, dovevo pure marcare un attaccante come Vaina mio attuale compagno di squadra. Come ti vedi tra un paio
di anni? Spero ancora di essere in forma come ora e magari perché no, ancora nelle file della Governolese. Cosa ne pensi dell’altro? Un’ottima
persona al di fuori del campo con una personalità da leader e un mastino all’interno del rettangolo di gioco. Tuo figlio sarà difensore o attaccante?
Attaccante, così gli insegno un paio di trucchetti per saltare i difensori. Com’è avere un fratello calciatore? E’ una continua sfida, soprattutto ora
che abbiamo obiettivi contrastanti, ma allo stesso tempo è una piacevole sensazione anche perché con mio fratello ho condiviso molte vittorie.
Domanda libera, puoi dire qualsiasi cosa. Visto che siamo in prossimità delle festività natalizie, colgo l’occasione per augurare a tutti i lettori de
“Lo Sguardo” un Buon Natale. Inoltre mi vorrei complimentare con voi per la piccola realtà che state seguendo nell’ambito del giornalismo locale. La
speranza mia è quella di poter vedere il Goito concorrere con le realtà calcistiche nella quale ho il privilegio di potermi confrontare in questi anni.
Pensiero dell’intervistatore: non posso che parlare bene di Alberto. Siamo praticamente cresciuti insieme e come persona la si può considerare una persona leale corretta ed estremamente sincera. Ha qualche difetto, tipo che deve sempre essere impeccabile (ne sappiamo
qualcosa io e Luca) ma sono difetti alquanto futili.
Thomas “Gin” Andaloni_ Cronostoria calcistica: muove i primi passi nella famosa 3B Bancole fino alla categoria giovanissimi, dove vince il
campionato. Passa al Suzzara per un anno, poi tre anni nelle giovanili del Mantova fino alla Beretti, un anno a Castiglione M.no in prima categoria, un anno
a Roverbella sempre in prima categoria e anche una breve parentesi in Eccellenza nel Volta. A questo punto, ritorna nelle file del Castiglione Mantovano ma,
nel maggio del 1999, subisce un grave incidente automobilistico che mette prematuramente ko la sua carriera calcistica. Ricomincia a giocare a 30 anni negli
amatori di Marmirolo, per poi approdare alla TME, della quale è perno insostituibile. Squadra del cuore? Mantova e simpatizzante Inter. Un tuo pregio e un
tuo difetto? Il mio peggior difetto è che soffro di “embolite” e ogni tanto non ragiono. Pregio: grinta e senso tattico. Il tuo idolo calcistico da bambino?
Lothar Matthaus. Difensore preferito? Walter Samuel. Il giocatore più forte con il quale hai giocato? Giovanni Arioli. E il giocatore più difficile da
marcare? Saimon Zalla quando era nelle giovanili del Cittadella. In una partita mi hanno sostituito all’inizio del secondo tempo dopo che lui ne aveva segnati 3. Se non avessi fatto il difensore, in che ruolo avresti giocato o che sport avresti praticato? Come ruolo il regista difensivo. Altro sport? Sarei
stato un buon giocatore di ping pong. Qual è la miglior partita giocata? Parmense Mantova 0 a 4 nel 1994 con complimenti a fine partita di Battistelli,
attuale giocatore della Governolese. Come ti vedi tra un paio di anni? Papà e allenatore degli amatori per fare le scarpe alla coppia Ferraresi - Grassi.
Cosa ne pensi dell’altro? E’ un giocatore completo, forte fisicamente e con testa. Tuo figlio sarà difensore o attaccante? Per la legge dei grandi numeri
visto il nonno attaccante e io difensore, sarà un centrocampista. Domanda libera dove puoi dire qualsiasi cosa? Sono veramente soddisfatto di essermi
inserito a Goito sia nell’ambito calcistico che sul personale (mi sento un goitese a tutti gli effetti!).
Pensiero dell’intervistatore: non ho mai avuto l’onore di vederlo giocare quando era agli albori, ma da come ne parlano gli altri sembra che
avesse delle ottime doti calcistiche. Sotto il fattore umano, la persona di Thomas non si discute. A volte ha un carattere ombroso ma è la
classica persona dalla quale puoi imparare qualcosa.
Ristorante
La Cantinetta
specialità di mare
cesti natalizi
Al Naviglio
Buone Feste da Carlo, Marisa e Stefano
Strada Maglio 78 a Goito - 0376 604558
www.alnaviglio.it
www.la-cantinetta.it
con prodotti tipici
artigianali
confezionati da Marisa
via XXVI Aprile 58 a Goito - 0376 604558 - 349 5075190
31
a cura di Bruno Rattini
JUNIOR CERLONGO “OCCASIONI BUTTATE”
Tre vittorie e due sconfitte sono il bottino dello Junior nel mese di Novembre. Nessuna delle partite affrontate durante l’ultimo mese era contro delle squadra che seguivano lo Junior e
quindi lo si considera un ottimo risultato. La prima partita del mese di Novembre era sull’ostico campo del Torre de Picenardi dove la squadra di mister Zanini è incappata in una sconfitta
di misura per 6 a 5 figlia di molte disattenzioni ed incertezze che potevano essere sicuramente gestite meglio. Si arriva quindi alle due vittorie consecutive contro Spartak Urania e 5 Continenti con i rispettivi risultati di 3 a 2 e 2 a 0. In uno stato di grazia, i ragazzi hanno preso un po sottogamba l’importante match contro la seconda della classe il Tre re Barchi che ha inflitto
una sonora e meritata batosta per 6 a 3 a capitan Bosco e compagni. Si arriva cosi all’ultima partita di novembre dove c’è stata forse la miglior prestazione stagionale contro il Consorzio
Casalasco del Pomedoro quarto in classifica e surclassato sotto tutti gli aspetti dalle ottime prestazioni di Stefano Bruno, Igor Martini e Andrea Bosco. Le note positive sono per Igor Martini
e, per il rientro in campo di Omar Pelizzoni oltre ai gol realizzati da Stefano Bruno, note negative di questo mese non sono per i singoli giocatori ma per la mancanza di carattere che si è
visto contro il Tre re Barchi e per l’infortunio del capitano Bolognesi. Complimenti comunque a tutta la squadra per l’ottimo campionato che si sta facendo fino ad ora.
TME : “NOVEMBRE DI ALTI E BASSI”
Il mese di Novembre per la T.M.E non è stato dei più prolifici visti i 6 punti conquistati in 6 partite frutto di una vittoria e 3 pareggi. Certo abbiamo visto che la difesa è ben registrata ma
qualche rammarico rimane per non essere riusciti ad incamerare altri punti preziosi in chiave salvezza. L’unica vittoria è arrivata tra le mura amiche del comunale a discapito del Canneto
con il risultato di 3 a 1, si è poi incappati nella sconfitta con il medesimo risultato di 3 a 1 contro il Ristorante La Muraglia per poi arrivare ai tre pareggi contro Rivarolese, Oratorio San
Giuseppe e Vignoni Castel Goffredo. Sempre in partita, la formazione locale non è però riuscita ad aggiudicarsi il bottino pieno nelle partite pareggiate, soprattutto nella sfida contro la
Rivarolese. Note positive del mese sono per il portiere “Cech” Pachera per le ottime prestazioni fino ad ora esibite, alla punta Sanfelici che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato
chiamato in causa. Note negative per Ligabue, per le imprecisioni sotto porta e per Palmarini che stà giocando un pò sottotono nel ruolo di terzino sinistro (lo vogliamo vedere un’ultima
volta esterno sinistro alto come ai vecchi tempi). Concludiamo con l’auspicio di ritrovare Mori tra i titolari il prima possibile viste le sue continue condizioni fisiche precarie.
A.C. GOITO “SEMPRE PIU’ IN ALTO”
Non dite che sono la sorpresa del campionato, il Goito sta diventando a tutti gli effetti una big nel girone A di terza categoria. L’importante è non montarsi la testa visto le difficoltà della
categoria ma sono di buon auspicio i risultati fino ad ora ottenuti. Il mese scorso avevamo concluso l’articolo con una premessa su quanto poteva stupire questa squadra in base agli incontri
di novembre, beh le certezze sono arrivate dopo il buon pareggio contro la Robur Marmirolo (risultato fortemente condizionato dall’arbitro) ma soprattutto dopo la grandissima vittoria
contro la capolista Medole che si è dovuta inchinare alla supremazia goitese che si è imposta con il risultato di 4 a 1 con tripletta di Daidone, sempre più bomber solitario della categoria e il
gol del fantasista Signorini Matteo che ha sfoderato l’ennesima buona prestazione anche se il papà mister lo critica sempre (ma lo sappiamo tutti che sono critiche costruttive). La prossima
partita vedrà l’undici locale scontrarsi con la Rivaltese di patron Tortorelli e degli ex Caputo e Bernone. La Rivaltese partita con l’intenzione di disputare un’annata di vertice è incappata
in una serie di risultati negativi ma ultimamente ha trovato una sua continuità che gli ha permesso di essere quarta in classifica dietro il Goito, sarà quindi questo il big match del mese di
Novembre. I top del mese sono Daidone e Sartore autori di ottime prestazioni, di flop non si può menzionare nessuno e speriamo di continuare a farlo fino a fine anno.
AMATORI JUNIOR CERLONGO ASD
Nata alla fine della passata stagione, in concomitanza con il post campionato, una nuova realtà calcistica si è instaurata nel palcoscenico sportivo di Goito. Dall’idea di alcuni amici cerlonghesi, con la disponibilità espressa dallo Sporting Cerlongo e del mister Omar Pezzini, la società ha iniziato la sua nuova avventura all’interno del campionato amatori, categoria Promozione. I risultati fino ad ora ottenuti sono di ottimo auspicio per il proseguo del campionato, visto che al giro di boa del campionato si trova nelle posizioni di alta classifica con 20 punti. Le
partite dello Junior Cerlongo si giocano sul sintetico di Cerlongo il lunedi sera. Il prossimo appuntamento sarà sabato 15 sul campo della Pozzolese già battuta 4 a 0 nella prima di campionato. Il campionato riprenderà poi dopo la sosta natalizia il 21 Gennaio 2013 con il derby contro lo Sporting Colli Morenici cercando di vendicare la brutta prestazione dell’andata.
CALCIO “ESTERO”
Alberto Ambroso altro gol a inizio Novembre nel pirotecnico 4 a 4 (è il 4° gol realizzato fino ad ora), poi uno 0 a 0 tra le mura amiche e infine un piccolo infortunio che lo ha tenuto fuori
per le rimanenti 2 settimane di Novembre. Il Governolo inizia a mantenere un’ottima postazione di alta classifica come si era preannunciato ad inizio anno. (incerottato-Bruce Harper)
Matteo Ambroso, il mese di Novembre è valso al Marmirolo 7 ottimi punti in chiave salvezza. Ottimo è stato l’apporto di Matteo che si è rivelato anche rigorista infallibile, realizzando il
gol del 3 a 2 in pieno recupero proprio dal dischetto. Porta la solita tenacia e intelligenza tattica alla squadra e questo lo fa diventare di fondamentale importanza. (indispensabile-Philippe
Callaghan)
Luca Rossi e il Bagnolo dopo una serie di 7 risultati utili consecutivi incappa nella classica domenica no, perdendo contro il Concesio per 3 a 1. Niente allarmismi, fino ad ora la stagione
del Bagnolo è stata ottima e sicuramente Luca e compagni sapranno rialzarsi subito dopo questo scivolone. Da notare che senza Rossi al comando della difesa, i biancoazzurri non vincono.
(essenziale-Julian Ross)
Nicola Balzanelli, e l’Asola consolidano sempre più il primato stagionale. Per Nicola l’imbattibilità personale è salita a più di 750 minuti. Ottimo tutto l’organico della squadra, ma un
plauso speciale va a lui. (insuperabile-Edward Warner)
Francesco Remelli è ancora infortunato e pertanto si dà da fare solo come tifoso. (Patty)
un week end
per conoscere
POLE DANCE KAMP
disciplina
Programma e modalità di iscrizione al Pole Dance Kamp
c/o Centro Fitness Agorà in v.le della Libertà 18 46030
San Giorgio di Mantova | [email protected]
questa meravigliosa
e per innamorarsene
6 | 7 | 8 GENNAIO a MANTOVA
per chi pratica già
la pole dance
lezioni
workshop
stages
allenamento
proposte di
e per chi vuole iniziare a praticarla
COME SI SVOLGE
UNA LEZIONE-TIPO DI POLE DANCE
RISCALDAMENTO
I primi 7/8 minuti di riscaldamento
con esercizi mirati a preparare i
muscoli maggiormente coinvolti,
esercizi di potenziamento degli arti
superiori e inferiori, stretching e inoltre
esercizi mirati per lavorare di più sulla
flessibilità e sulla coordinazione.
POLE DANCE
Insegnamento dell’impostazione al
palo, dei passi, delle mosse, delle spinte
intorno al palo, dalla transizione da
una mossa all’altra e floor work.
Man mano che le allieve progrediscono
vengono messe a punto anche delle
vere e proprie performance riassuntive
delle mosse imparate.
DEFATICAMENTO
Alla fine gli ultimi dieci minuti
vengono dedicati al defaticamento,
con esercizi di rilassamento, stretching
e addominali. Inoltre, se necessario,
vengono inclusi altri esercizi specifici,
di potenziamento o stretching più
profondo, nel caso ci sia da lavorare di
più sulla flessibilità o la coordinazione.
Elena Mortari Pole Dance instructor
Jennifer Guicciardi Flessibilita’ and Pilates instructor
un arricchimento
Scarica

Dicembre 2012 parte due - Lo Sguardo