Gennaio 2007 - Anno 9 (n° 98) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco NATALE È GIOIA E PACE Nell'annunzio dato ai pastori nella notte santa troviamo delle espressioni molto belle che aprono l'anima alla fiducia ed alla speranza; si parla di pace, di gioia, e di gloria. Natale è annunzio di pace perché Colui che è nato a Betlemme è il "Principe della pace", come aveva predetto settecento anni prima il grande profeta Isaia, anche l'angelo nella notte santa aveva proclamato "pace in terra agli uomini che Dio ama". All'inizio del nuovo anno si parla di pace e di bontà, come a dire che il prolungamento di questo tema nel giorno primo del 2007 ha il suo fondamento nel Natale e nella Bibbia. La nascita del Signore costituisce il lieto annunzio della grande gioia, orientata a far crescere il sentimento della serenità e della pace; ormai sulla terra si può e si deve far spazio alla pace ed alla gioia. I pastori per primi vengono avvolti e riempiti da questo alone di pace e di gioia: li vediamo nel presepio con il volto raggiante, pieno di luce e di contentezza. Il motivo profondo che i Vangeli lasciano trasparire è perché Dio è venuto ad abitare nel mondo, ha preso dimora tra gli uomini, è venuto a porre la sua tenda sulla terra. Tra noi, in Occidente, il 1° Gennaio è un giorno augurale, in quanto segna l'inizio dell'anno civile, anche i cristiani vengono coinvolti in un clima di serena festosità e scambiano con tutti gli auguri di "buon anno"; è importante saper dare a tale consuetudine un senso profondamente cristiano, facendola diventare quasi un'espressione spirituale. Il motivo è dato dal fatto che come tutto il tempo, così anche il "nuovo anno" è posto tutto sotto la signoria di Cristo, perché a Lui appartengono il tempo, lo spazio e la storia, e perciò l'espressione augurale vuol dire che tutto l'anno nuovo possa appartenere espressamente o implicitamente a Gesù Cristo. A questa consapevolezza si riallaccia la consuetudine molto bella e molto diffusa, di cantare, il 1° Gennaio, l'inno "Veni, creator Spiritus", perché lo Spirito del Signore diriga i pensieri e le azioni dei fedeli e delle comunità cristiane durante tutto il corso del nuovo anno. Tra gli auguri che gli uomini, le donne, i giovani, gli anziani e i ragazzi si scambiano il 1° Gennaio emerge quello della pace. L' augurio della pace che ha profonde radici natalizie, è un bene sommamente invocato dagli uomini di ogni tempo, anche se esso è frequentemente attentato in modo violento e distruttore dalla guerra. Il Papa che unitamente alla Sede Apostolica è partecipe delle aspirazioni profonde dei popoli, fin dal 1967, ha indetto per il 1° Gennaio la celebrazione della "Giornata mondiale della pace". Il sentimento popolare non è rimasto insensibile a questa iniziativa, per cui nella luce e nel calore natalizio fa di questo giorno un momento intenso di preghiera e di riflessione sulla pace. In famiglia e in parrocchia la giornata della pace è un'occasione opportuna per suggerire gesti concreti di solidarietà e di fratellanza che educano alla pace. Tanti auguri di buon anno a tutti. Don Giuseppe Cacciatori TI persone, ma soprattutto per vivere nuove esperienze. Ho passato dei momenti bellissimi con le mie amiche ed i miei amici: lo rifarei. Domenica 26 novembre, nella Festa di Cristo Re, 15 nostri ragazzi hanno ricevuto la Cresima, queste sono le loro riflessioni espresse una settimana dopo: - La partecipazione al Campo Cresima e alla S. Messa dove abbiamo ricevuto la Cresima sono state due esperienze molto belle e significative perché abbiamo raggiunto un’altra tappa del cammino cristiano. I NEO - Dopo essere andato al campo cresima mi sono sentito cambiato. La mattina della Cresima ero agitato e non sapevo cosa dover fare una volta arrivato in chiesa. Avevo anche paura che il Monsignore mi facesse qualche domanda. - L’esperienza della Cresima è stata molto emozionante, soprattutto quando ero in Chiesa e dovevo stare in piedi mi tremavano le gambe e quando sono andato a leggere non ne parliamo: il cuore mi batteva all’impazzata. Mi sono piaciuti tantissimo quei primi momenti di attesa e di voglia che arrivasse il momento che avevo atteso da quando sono stato battezzato, poi, subito è finito tutto, siamo andati a mangiare ed era già lunedì. Il giorno dopo mi sono sentito bene, come purificato, come se avessi una nuova anima: senza pensieri. - Il campo cresima è stata una bella esperienza perché si è potuto stare insieme e riflettere su alcuni argomenti importanti e sono molto contenta di aver fatto la Cresima perché ho ricevuto lo Spirito Santo. - Sono contenta del giorno in cui ho ricevuto la Cresima, perché ho ricevuto lo Spirito Santo, regali e sono stata insieme alla mia famiglia. È stata una bella esperienza anche il campo cresima dove ci siamo preparati per ricevere il Sacramento. - È stata una bella esperienza, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, uno dei più grandi e importanti fra i doni. Anche se alla mattina eravamo tutti straagitati, alla fine quando siamo entrati in Chiesa prendemmo coraggio e ci impegnammo a ricevere il DONO. Siamo poi usciti molto contenti ed anche un po’ cambiati grazie allo Spirito Santo che ormai era in noi. - L’esperienza del campo cresima è stata molto coinvolgente e dopo aver ricevuto lo Spirito Santo mi sono sentita diversa e molto felice. - Non mi aspettavo che il campo cresima fosse così bello: è stata un’esperienza davvero utile, mi ha fatto crescere ancora di più. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo mi sento più al sicuro… - Quando ho ricevuto la Cresima ho avuto un’emozione grandissima. Io pensavo che la Cresima fosse più complicata, ma alla fine della S. Messa ho dovuto ritirare tutto quello che avevo detto. Tutto questo grazie anche ai 3 giorni di campo che mi hanno aiutato a ricevere la Cresima più serenamente. Luciano, Jessica, Valentina, Leonardo, Marco, Marta, Manfredi, Veronica, Riccardo, Marta, Giuseppe, Andrea, Miguel, Matteo, Pietro - Domenica abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, personalmente ero un po’ agitato, ma l’essere vicino alla mia famiglia mi ha tranquillizzato. Ho ricevuto dei bei regali, ma il dono maggiore naturalmente è stato lo Spirito Santo come abbiamo discusso al riguardo durante il ritiro in preparazione alla Cresima. Adesso sono diventato testimone completo della Fede, decidendo personalmente di vivere da cristiano, come avevano fatto i miei genitori con il Battesimo. SOMMARIO Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag Pag - Questo evento mi è piaciuto ma nello stesso tempo ero teso perché non conoscevo alla perfezione quello che mi aspettava e in più quella mattina la chiesa era colma di gente che aspettava il nostro arrivo. Dopo la Messa sono stato bene in compagnia di tutta la famiglia e i parenti e abbiamo festeggiato felicemente questo evento. Mi è piaciuto anche perché sono stato io responsabile della scelta di ricevere questo sacramento. - Secondo me, l’esperienza del Campo Cresima è stata molto utile per capire la convivenza fra -2- 03 03 04 05 06 07 08 10 11 12 13 13 14 15 Battesimo del Signore I Re Magi Frasi sintesi dei Vangeli/Apostolato Settimana di Preghiera… Beato Giuseppe Nascimbeni Il Vangelo Secondo Giovanni Angelus di Novembre Una Mamma di nome Pace Un Grande strumento l’Organo Condivisione di Vita Come diventare Articolista… Comunicazioni Un sentito Grazie Anniversari di Matrimonio BATTESIMO DEL SIGNORE I RE MAGI Trascorrono silenziosi gli anni di Gesù a Nazareth. Egli vive la vita comune degli uomini del suo tempo: tanto comune che gli Evangelisti nulla hanno da dirci in proposito. Egli si affonda così nella situazione umana; si fa, per così dire, sempre più uomo. Ed è come uomo che si mischia con gli altri uomini i quali affluiscono al Giordano per confessare i loro peccati e ricevere da Giovanni il battesimo di penitenza. Ma qui la situazione di Gesù palesemente si inverte: su di lui si aprono i cieli, egli è manifestamente l’eletto di Dio, il servo profetato da Isaia. Ha un mandato da compiere fra gli uomini con umiltà e mansuetudine, la grande opera di giustizia a cui Dio per mezzo di lui si impegna: evangelizzare i poveri. Gesù è “il servo”. Il servo non è uno schiavo, è un eletto, uno in cui Dio si compiace, un confidente di Dio. Ma perché è “servo” è anche il mite, il mansueto che si carica sulle spalle le colpe d tutti e le espia in sé. Solo cosi potrà giovare ai fratelli, ed in particolare ai più poveri. Egli è più che il servo, è “il Figlio”. Dio si rivela con lui come suo Padre. Padre che ripone tutta la sua fiducia ed il suo compiacimento nel Figlio. E lo Spirito Santo scende in forma visibile su di lui. Sulle rive del Giordano si rivela Dio-Trinità; Gesù è il Figlio, è uno di loro. Egli è anche per noi il Cristo, l’Unto di Spirito Santo, l’inviato dal Padre per gli uomini, il Messia. Fra Dio e gli uomini si apre al Giordano il nuovo tempo della grazia, sotto la mozione dello Spirito Santo, e Gesù si manifesta come il sacramento della nostre unione con Dio. La sua benedetta umanità ci è donata, è nelle nostre mani, il contatto con essa fa nascere in noi i sensi nuovi di Figli di Dio. Già quand’eravamo piccoli aspettavamo il 6 gennaio, per mettere i Re Magi davanti alla grotta di Gesù: erano tre (Baldassarre, Gasparre, Melchiorre) con i loro cammelli, con alcuni servi del seguito, con i loro doni: oro, incenso, mirra. L’oro simboleggia la regalità, l’incenso la divinità, la mirra potrebbe anche significare che quel bambino è l’Eterno da sempre e che il suo regno “non avrà più fine”. Più che Re, i Magi erano dei ricchi, astronomi studiosi ed avevano previsto che una stella cometa ( = con una specie di coda) sarebbe comparsa per la nascita di un personaggio, di un Re eccezionale. Ciò fa pensare che conoscessero almeno in parte, la Sacra Scrittura e che si fossero soffermati proprio sulle profezie, che parlavano della nascita del Messia. La stella li guidò per tutto il loro cammino e si fermò alla grotta “dove trovarono la Madre col Bambino”. Lì offrirono i loro doni ma offrirono soprattutto sé stessi e le popolazioni pagane che rappresentavano, ossia i cosiddetti Gentili. Così si capisce chiaramente che Gesù è il Dio di tutti, l’Alfa e l’Omega di tutto, cioè il principio e la fine di tutto. È quel bambino simile in tutto agli altri, ma che essendo Dio, un giorno morirà sulla Croce per riscattarci tutti e riaprirci le porte del Paradiso. Così si avvererà un’altra volta la Profezia: “da Settentrione a Mezzogiorno, dall’Oriente e dall’Occidente tutte le genti verranno a te per adorarti”. E qui mi viene proprio da pensare che, per adorare Gesù, non dobbiamo percorrere tutta la strada dei Magi, basta che con devozione andiamo in Chiesa e ci mettiamo davanti al Tabernacolo: Lui è lì. Il liturgo Raffaella -3- - GENNAIO 2007 - • • FRASI SINTESI DE I VANGELI FESTIVI PER IL CLERO: Cuore di Gesù, fa’ che l’Eucaristia diventi sempre più il centro della vita dei suoi sacerdoti. INTENZIONE DEL SANTO PADRE Lunedì 1 Gennaio, Maria Santissima Madre di Dio: “Persona umana: cuore della pace” GENERALE: con l’Intenzione generale di questo mese il Santo Padre ricorda ai fedeli che nel nostro tempo, segnato purtroppo da non pochi episodi di violenza, i Pastori della Chiesa, i Vescovi cioè, devono continuare con la loro parola e l’esortazione ad indicare al cuore di ogni uomo, ai fedeli credenti in primo luogo, ma anche a tutti gli altri uomini di buona volontà, la via della pace e dell’intesa fra i popoli. Questa via è tracciata dalla verità. La pace non potrà e vera, né vi può essere intesa fra i popoli dove c’è menzogna, e dove si considerano gli altri come diversi e non si accettano per quello che sono. MISSIONARIA: L’intenzione missionaria applica in certo modo all’Africa e alle situazioni ivi esistenti di violenza sia tra vari popoli, sia all’interno di singole nazioni, ciò che l’Intenzione generale indicava come dovere dei Pastori. Promuovere la riconciliazione e la pace è un dovere di ogni Chiesa dì qualsiasi continente. Ma la Chiesa in Africa potrà diventare sempre più autentica testimone della Buona Novella di Cristo, solo se s’impegnerà in ogni nazione con un’azione apostolica per la riconciliazione e la pace. La Chiesa tutta dell’Africa, non solo Vescovi, ma anche il clero e i laici, devono divenire operatori di pace”, “ministri della riconciliazione”. Sabato 6 Gennaio, Epifania del Signore: “La gloria del Signore brilla sopra di te” (Is. 60, 1) Domenica 7 Gennaio, Battesimo del Signore: “Ci ha salvati per la sua misericordia” (Tt. 3, 5) Domenica 14 Gennaio, II del Tempo Ordinario: “Fate quello che vi dirà” (Gv. 2, 4) Domenica 21 Gennaio, III del Tempo Ordinario: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc. 4, 18) Domenica 28 Gennaio, IV del Tempo Ordinario: “Di tutte le cose, più grande è la carità” (1 Cor. 13, 13) APOSTOLATO DELLA PREGHIERA INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI L’ Intenzione dei Vescovi porta il nostro sguardo al Convegno ecclesiale di Verona, e ci domanda di pregare perché ogni fedele credente in Italia, dopo aver visto, alla luce della grazia, le linee del programma pastorale scaturito dalle riflessioni emerse dal Convegno si rinnovi nella propria vita, faccia passare il rinnovamento in seno a gruppi e associazioni, in modo che tutti insieme diveniamo veri testimoni di speranza. In un mondo, che sembra aver perso punti di riferimento fermi, il futuro e la storia hanno bisogno di essere riorientati, fissando lo sguardo sulla speranza che non delude: Cristo, nostro Salvatore. Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. INTENZIONI PARTICOLARI • Perché i Pastori della predicatori di pace e intesa. Chiesa Perché la Chiesa in Africa sia promotrice di riconciliazione e di pace. Perché il Convegno di Verona fruttifichi in noi per gli altri. siano -4- SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI 18 – 25 GENNAIO Dal 18 al 25 gennaio si svolge la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. All’origine dì questa iniziativa, c’è l’impegno di preghiera, di conversione e di fraternità, affinché sotto l’azione dello Spirito Santo si ricomponga l’unità fra le Chiese, comunità di Cristiani. I fedeli devono sforzarsi, ognuno secondo la propria condizione, perché la Chiesa, portando nel suo corpo l’umiltà e la mortificazione di Gesù, vada di giorno in giorno purificandosi e rinnovandosi fino a che Cristo la faccia comparire davanti a sé, splendente di gloria, senza macchia e senza ruga. Il tema della “preghiera per l’unità 2007” è: “FA SENTIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI!” (Mc 7,31-37) La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dì quest’anno riunisce due temi, due inviti estesi alle Chiese e al popolo cristiano: pregare ed impegnarsi insieme per l’unità dei cristiani, e nello stesso tempo, unirsi per dare risposta alla sofferenza umana. Queste due responsabilità sono profondamente inter-connesse. Entrambe si riferiscono alla guarigione del corpo di Cristo, per questo motivo il testo scelto come tema della settimana quest’anno narra di una guarigione. Marco 7, 31-37 racconta come Gesù guari un uomo sordomuto. Gesù lo condusse lontano dalla folla, per parlare con lui da solo. Egli pose te sue dita sugli orecchi dell’uomo, sputò e toccò la lingua dell’uomo dicendogli: “Effatà!”, cioè “Apriti!”, una parola spesso usata nel rito del Battesimo cristiano. Come Dio ha ascoltato il pianto e compreso la sofferenza del suo popolo in Egitto, come Gesù ha risposto con compassione a coloro che gli chiedevano aiuto, cosi anche le Chiese devono ascoltare la voce di quanti soffrono, rispondere con comprensione, dare voce a chi non ha voce. Facendo convergere i due aspetti della missione della Chiesa, la settimana di preghiera di quest’anno intende sottolineare la connessione essenziale dell’impegno di pregare per l’unità dei cristiani e le iniziative per rispondere alle necessità e alle sofferenze umane. Lo stesso Spirito che ci rende fratelli e sorelle in Cristo ci dà anche la capacità di tendere le braccia e raggiungere ogni essere umano nella necessità. Lo stesso Spirito che vivifica ogni nostra opera per rendere visibile l’unità fra i cristiani, ci dona anche la forza di rinnovare la faccia della terra. Ogni piccolo sollievo alla sofferenza umana rende la nostra unità ancor più visibile, ogni passo verso l’unità rafforza l’intero corpo di Cristo. (Segretariato per l’unità dei cristiani, 2006) TESTO BIBLICO (Marco 7,31-37) “Poi Gesù lasciò la regione di Tiro, passò per la città di Sidone e tornò ancora verso il lago di Galilea attraverso il territorio delle Dieci Città. Gli portarono un uomo che era sordomuto e lo pregarono di porre le mani sopra di lui. Allora Gesù lo prese da parte, lontano dalla folla, gli mise le dita negli orecchi, sputò e gli toccò la lingua con la saliva. Poi alzò gli occhi al cielo, fece un sospiro e disse a quell’uomo: “Effatà!” che significa: “Apriti!”. Subito le sue orecchie si aprirono, la sua lingua si sciolse ed egli si mise a parlare molto bene. Gesù ordinò di non dire nulla a nessuno, ma più comandava di tacere, più la gente ne parlava pubblicamente. Tutti erano molto meravigliati e dicevano: “È straordinario! Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!”. I TEMI DELL’OTTAVARIO Primo giorno: In principio c’era colui che è “la parola”- “Dio disse...” (Genesi 1) Secondo giorno: La parola salvifica di Cristo “fa sentire i sordi e fa parlare i muti!” (Marco 7, 31-37) Terzo giorno: Lo Spirito Santo ci dona la parola “lo spirito [...] sarà il mio testimone” (Giovanni 15, 26) Quarto giorno: Il silenzio dei dimenticati e il pianto dei sofferenti - “se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei” (1 Corinzi 12, 26) Quinto giorno: Il giudizio di Dio sul nostro silenzio - “tutto quel che non avete fatto ad uno di questi piccoli...” (Matteo 25, 45) Sesto giorno: Messi in grado di dire la verità “la donna aveva paura e tremava [...] E gli raccontò tutta la verità” (Marco 5, 33) Settimo giorno: Abbandono “perché mi hai abbandonato?” (Salmo 22,1) Ottavo giorno: Resurrezione – glorificazione “ogni lingua proclami Gesù Cristo è il Signore” (Filippesi 2, 11) -5- BEATO GIUSEPPE NASCIMBENI Nessuna festa della Madonna passava inosservata, e perché la festa avesse assicurato il suo frutto, non lasciava mancare ad essa la sua buona preparazione: poteva essere una novena o un triduo, che lui programma «devotissimo». L’aggettivo è suo. Si trattava delle feste liturgiche celebrate in tutta la Chiesa. Ma l’invito diveniva più insistente, quando le celebrazioni dovevano impegnare particolarmente la parrocchia, per avvenimenti nei quali la Vergine aveva interposto il suo patrocinio. Era il caso della festa in onore della Madonna del Colera, istituita in Castelletto fin dal 1836. Monsignor Nascimbeni quando invitava la sua gente a partecipare a quest’ultima festa, ricordava: «Il miracolo è permanente, perché dal 1836 a tutt’oggi il colera non si è fatto più vedere nel nostro paese, quantunque sia stato tante volte nei paesi limitrofi». Quanto al mese di maggio e di ottobre, essi erano una scossa spirituale per la parrocchia, ed erano incentrati sulla pratica del rosario. Le sue Devozioni Mariane Anzitutto da ricordare le feste straordinarie organizzate da Monsignore Giuseppe Nascimbeni per il giubileo della definizione dogmatica dell’immacolata e delle apparizioni di Lourdes. Non furono fuoco di paglia, né lo potevano diventare, per un prete come don Giuseppe Nascimbeni: alcuni avvenimenti della sua vita erano stati intrecciati a celebrazioni mariane. Il giorno dell’Immacolata 1869 aveva rivestito a Torri l’abito clericale (era allora un fatto importante!). E la prima Messa l’aveva celebrata, ancora a Torri, il giorno dell’Assunta 1874. Il sacerdozio iniziato nel fervore mariano, si sarebbe sempre ornato di esso. La Madonna sarà sempre un punto di riferimento anche nei momenti in cui le mete dell’apostolato potevano sembrare difficili a raggiungersi: ad esempio, per estirpare il Vizio della bestemmia. Il bollettino parrocchiale del 20 giugno 1915 porta questo avviso: «Sabato processione coll’Immacolata per la grazia tanto necessaria che si convertano tutti i bestemmiatori di questa parrocchia». Vicino alla tristezza di tale constatazione, c’è l’espressione di una grande fiducia: «È tanto tempo che glielo domandiamo. E la deve fare sicurissimamente e presto». Lo raccomandava agli altri con la parola, ma lo affidava a tutti con il suo esempio. C’è chi testimonia: «La sua devozione alla Vergine Santissima si manifestava fra l’altro nella recita quotidiana del santo rosario completo...». Basti rileggere l’orario della sua giornata: in tre momenti distinti di essa, è segnato: rosario. «Lo portava abitualmente nelle mani, per riempire dì orazione la sua giornata». Virgilio -6- IL VANGELO SECONDO GIOVANNI L’Apostolo, figlio di Zebedeo e di Salomè, proviene dalla città di Bethsaida, sul lago di Tiberdiade, dopo insieme al fratello Giacomo il maggiore, svolge lo stesso lavoro del padre: il pescatore. Di famiglia benestante è probabilmente come il fratello di natura impetuosa perché entrambi vengono soprannominati da Gesù: “figli del tuono”. E’ un giorno di lavoro normale, mentre svolgono la loro abituale attività che Gesù li chiama perché facciano parte del gruppo dei Dodici (Mt. 4,21-22; Mc. 1,1920; Lc. 5,10-11). Non vi sono purtroppo altri dati che possono definire in modo più esauriente la figura di Giovanni, sappiamo che era giovanissimo. Tuttavia l’Apostolo, discepolo del Battista, è una figura molto importante perché è sempre nel gruppo dei più intimi di Gesù. Egli, insieme al fratello e a Pietro suo grande amico, è testimone della resurrezione della figlia di Giairo, assiste alla trasfigurazione del Cristo e Lo accompagna nel giardino dei Getsemani; è anche vicinissimo a Gesù nell’ultima cena e dopo la sua morte diviene sostegno di Maria. San Paolo nella sua lettera ai Galati (2,6-20) lo definisce “una delle colonne” della Chiesa di Gerusalemme, questo dimostra la sua intensa attività nel periodo posteriore alla morte del Cristo presso la comunità ebraica ormai spaccata da un aperto conflitto: coloro che accettano la messianicità di Gesù e coloro che non Lo riconoscono e che sono la maggioranza. Giovanni è tradizionalmente considerato l’autore del quarto Vangelo, l’ultimo in ordine di tempo, di tre lettere canoniche che portano il suo nome e del libro dell’Apocalisse. Il Vangelo è stato redatto dal 96 al 100 dopo Cristo, cioè alla fine del primo secolo, ad Efeso, in Asia Minore, dove Giovanni svolge il ruolo di capo della Chiesa Cristiana. La differente collocazione storica (N.B. dopo la guerra contro Roma la società ebraica è completamente mutata) ma, soprattutto, le circostanze in cui è stato scritto, le influenze culturali e le finalità che contribuiscono alla sua stesura, ne fanno un racconto che si discosta completamente dai tre sinottici precedenti. Forse l’evangelista Giovanni conosce gli altri Vangeli ma valuta i tempi maturi, i cristiani sono ormai autonomi e fuori dalle Sinagoghe per mandare un messaggio che possa completare i precedenti oppure, più semplicemente, non si sente costretto a conformarsi ad essi per narrare ciò che ha vissuto. Il ruolo ed il comportamento di Gesù sembrano al di sopra e al di fuori del corso degli eventi. Gesù mantiene fino alla fine il controllo della situazione senza emozioni, senza paure perché sa ciò cui va incontro, anzi a volte sembra che lo favorisca. Non dice parabole, non guarisce lebbrosi, i miracoli sono visti come segno, non come prove della Sua Divinità. Non pronuncia il discorso della montagna, sostiene dibattiti con i suoi oppositori, non parla alle folle ma si proclama per quello che è. Il Suo stile e la Sua lingua sono molto diverse da quelle usate negli altri Vangeli. Poi, prima della fine, si ritira dal mondo con i Discepoli ed insegna loro ad amare l’unico Dio e ad amarsi l’un l’altro. Il Vangelo di Giovanni è quindi essenzialmente spirituale, staccato dalla realtà, senza tempo, sublimato nel messaggio. Il prologo è un capolavoro di sintesi e di estetica: In principio era il verbo… In lui era la vita… E il verbo si è fatto carne… La parola di Dio è scesa in terra, fra gli uomini ed è diventata carne nella figura di Gesù, il Figlio venuto per la salvezza degli uomini che si è immolato come agnello sacrificale. E’ subito definita la responsabilità e la colpa degli uomini che non lo hanno riconosciuto perché non hanno creduto in lui e non hanno percepito la Sua Gloria. Infatti la Legge fu data per mezzo di Mosè, la Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù il Cristo. Schema del Contenuto 1) Introduzione (1,1-51) 2) Manifestazione in Gesù della gloria di Dio davanti al mondo (2,1-12,50) 3) Manifestazione in Gesù della Gloria di Dio davanti ai dodici discepoli (13,1-20,31) 4) Appendice: apparizione di Gesù presso il lago di Tiberiade a Pietro e ad altri (21,1-25) -7- ANGELUS Come far fronte a questa situazione che, pur denunciata ripetutamente, non accenna a risolversi, anzi, per certi versi si sta aggravando? Certamente occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell'economia mondiale, che destina la maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione. Tale ingiustizia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati miei Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per incidere su larga scala è necessario "convertire" il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche. Tuttavia, ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di consumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese. Cari fratelli e sorelle, l'odierna Giornata del Ringraziamento ci invita, da una parte, a rendere grazie a Dio per i frutti del lavoro agricolo; dall'altra, ci incoraggia a impegnarci concretamente per sconfiggere il flagello della fame. Ci aiuti la Vergine Maria ad essere riconoscenti per i benefici della Provvidenza e a promuovere in ogni parte del globo la giustizia e la solidarietà. di Novembre Piazza San Pietro, Domenica 12 novembre 2006 Cari fratelli e sorelle! Oggi si celebra in Italia l'annuale Giornata del Ringraziamento, che ha per tema: "La terra: un dono per l'intera famiglia umana". Nelle nostre famiglie cristiane si insegna ai piccoli a ringraziare sempre il Signore, prima di prendere il cibo, con una breve preghiera e il segno della croce. Questa consuetudine va conservata o riscoperta, perché educa a non dare per scontato il "pane quotidiano", ma a riconoscere in esso un dono della Provvidenza. Dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni cosa: per l'aria e per l'acqua, preziosi elementi che sono a fondamento della vita sul nostro pianeta; come pure per gli alimenti che attraverso la fecondità della terra Dio ci offre per il nostro sostentamento. Ai suoi discepoli Gesù ha insegnato a pregare chiedendo al Padre celeste non il "mio", ma il "nostro" pane quotidiano. Ha voluto così che ogni uomo si senta corresponsabile dei suoi fratelli, perché a nessuno manchi il necessario per vivere. I prodotti della terra sono un dono destinato da Dio "per l'intera famiglia umana". E qui tocchiamo un punto molto dolente: il dramma della fame che, malgrado anche di recente sia stato affrontato nelle più alte sedi istituzionali, come le Nazioni Unite e in particolare la FAO, rimane sempre molto grave. L'ultimo Rapporto annuale della FAO ha confermato quanto la Chiesa sa molto bene dall'esperienza diretta delle comunità e dei missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimentazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame. Piazza San Pietro, Domenica 19 novembre 2006 Cari fratelli e sorelle! Dopodomani, 21 novembre, in occasione della memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. E’ un’occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento. Qualcuno si chiede che senso e che valore possa avere la loro presenza nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte. Perché "rinchiudersi" per sempre tra le mura di un monastero e privare così gli altri del contributo delle proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti problemi concreti che continuano ad affliggere l’umanità? Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l’austera regola d’un monastero di clausura. Che cosa le spinge a un passo tanto impegnativo se non l’aver compreso, -8- come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è "un tesoro" per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto (cfr Mt 13, 44)? In effetti, questi nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore. "Todo se pasa, Dios no se muda", scriveva la grande maestra spirituale santa Teresa d’Avila in un suo celebre testo. E dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l’esistenza. Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore, che nella sua provvidenza, ha voluto le comunità di clausura, maschili e femminili. Non facciamo mancare loro il nostro sostegno spirituale ed anche materiale, affinché possano compiere la loro missione, quella di mantenere viva nella Chiesa l’ardente attesa del ritorno di Cristo. Invochiamo per questo l’intercessione di Maria, che, nella memoria della sua Presentazione al Tempio, contempleremo come Madre e modello della Chiesa, che riunisce in sé entrambe le vocazioni: alla verginità e al matrimonio, alla vita contemplativa e a quella attiva. rivela che Dio è amore: è questa dunque la verità a cui Egli ha reso piena testimonianza con il sacrificio della sua stessa vita sul Calvario. La Croce è il "trono" dal quale ha manifestato la sublime regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del "principe di questo mondo" (Gv 12, 31) e ha instaurato definitivamente il Regno di Dio. Regno che si manifesterà in pienezza alla fine dei tempi, dopo che tutti i nemici, e per ultimo la morte, saranno stati sottomessi (cfr 1 Cor 15, 25-26). Allora il Figlio consegnerà il Regno al Padre e finalmente Dio sarà "tutto in tutti" (1 Cor 15, 28). La via per giungere a questa meta è lunga e non ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni persona liberamente accolga la verità dell'amore di Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l'amore che la verità non si impongono mai: bussano alla porta del cuore e della mente e, dove possono entrare, apportano pace e gioia. Questo è il modo di regnare di Dio; questo il suo progetto di salvezza, un "mistero" nel senso biblico del termine, cioè un disegno che si rivela a poco a poco nella storia. Alla regalità di Cristo è stata associata in modo singolarissimo la Vergine Maria. A Lei, umile ragazza di Nazaret, Dio chiese di diventare Madre del Messia, e Maria corrispose a questa chiamata con tutta se stessa, unendo il suo "sì" incondizionato a quello del Figlio Gesù e facendosi con Lui obbediente fino al sacrificio. Per questo Dio l'ha esaltata al di sopra di ogni creatura e Cristo l'ha coronata Regina del Cielo e della terra. Alla sua intercessione affidiamo la Chiesa e l'intera umanità, affinché l'amore di Dio possa regnare in tutti i cuori e si compia il suo disegno di giustizia e di pace. Piazza San Pietro, Domenica 26 novembre 2006 Cari fratelli e sorelle! In quest'ultima domenica dell'anno liturgico celebriamo la solennità di Cristo Re dell'Universo. Il Vangelo odierno ci ripropone una parte del drammatico interrogatorio a cui Ponzio Pilato sottopose Gesù, quando gli fu consegnato con l'accusa di aver usurpato il titolo di "re dei Giudei". Alle domande del governatore romano, Gesù rispose affermando di essere sì re, ma non di questo mondo (cfr Gv 18, 36). Egli non è venuto a dominare su popoli e territori, ma a liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato e riconciliarli con Dio. Ed aggiunse: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Gv 18, 37). Ma qual è la "verità" che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo? L'intera sua esistenza -9- UNA MAMMA DI NOME: PACE Suo figlio Filippo racconta che è stata una bravissima cuoca ed i suoi piatti a base di pesce erano particolarmente rinomati: per esempio le “sarde in saor” ricetta che le era stata insegnata dalla mia nonna come l’“arrotolato di zucchine” ricetta che è passata ora nelle mani della nuora Katia. Di lei ho saputo anche che era dotata di una memoria eccezionale nonché di una grande umanità, era infatti sempre circondata dai bambini del vicinato ed ha dimostrato generosità ed ospitalità nei confronti dei primi extra-comunitari giunti a Torri. - Pace Vedovelli “pignolina” nata il 21-6-1918 – “In tal modo era conosciuta la mia mamma (scrive di lei la figlia Aldina). Nata in quel 1918 che segnò la fine della grande guerra, per volontà del padre, in quel momento al fronte e desideroso di pace, chiamò così la sua bambina nata pochi mesi prima della fine di quella tremenda guerra. La sua lunga vita fu dedicata al lavoro e al bene della famiglia. Il lavoro era la sua forza, la cucina il suo regno, il giardino il suo riposo. Sostenuta da una autentica fede fu capace di superare grandi difficoltà e momenti difficili. Per tutti i clienti del “suo albergo” – “il suo sesto figlio!” - era MAMMA PACE e il 21 giugno, giorno del suo compleanno, era una festa per tutti con un tripudio di fiori. La malattia la colse di sorpresa la vigilia di Natale; con coraggio affrontò la prima operazione e poi la seconda, ma purtroppo il male avanzava. La sua agonia iniziò il giorno delle Ceneri e si concluse il Giovedì Santo. Per lei non suonò la campana a morte ma le campane della Pasqua la sera del Sabato Santo, giorno del suo funerale. In quella Quaresima di sofferenza ebbi una ulteriore prova della sua forza e del suo coraggio. Sul suo comodino, sia a casa che in ospedale, c’erano sempre il libretto di preghiere, la corona del rosario e una immaginetta di S. Pio da Pietralcina a cui era particolarmente devota. Grazie mamma per quello che mi hai insegnato! Grazie per tutto il bene che hai dato a me e ai miei fratelli. Ti prego veglia ancora su di noi come hai sempre fatto. Arrivederci..” Nella prima metà del secolo scorso, a Torri, ci sono state parecchie bambine a cui i genitori hanno dato il nome “PACE”. Mia mamma Pace era una di queste, da qui è nata questa piccola ricerca. Era nata il 15-10-1912 e mio nonno, il Dr. Giuseppe Raus, medico condotto di Torri, con il suo nome volle sottolineare un evento storico che considerava positivo e cioè la pace di Losanna (18-10-12) che concludeva il conflitto contro la Turchia ed assegnava la Libia all’Italia. Le qualità di mia madre che ricordo maggiormente e che mi sono state d’insegnamento nell’affrontare i momenti difficili della vita sono: la forza di volontà, il coraggio, l’ottimismo, la serenità. Ha sopportato con spirito veramente cristiano umiliazioni e offese. Per questo motivo, durante il suo funerale, nel 2002, ho voluto che fosse letto il passo delle Beatitudini del Vangelo di Matteo. Posso dire inoltre che è stata un’artista sognatrice e romantica e tutte le sue opere trasmettono un gran senso di.. “pace”. Quando decisi di vivere a Torri trovai fra le sue carte un disegno che le era stato donato, in occasione delle nozze, dal suo maestro il pittore Angelo Dall’Oca Bianca, con una dedica che mi ha fatto molto pensare, eccola: **Cara Pace, tutta l’umanità penda al tuo nome come a simbolo di un sogno meraviglioso e ne attende con ansia la realizzazione.. I tuoi figli, quindi, saranno benedetti quali “fiori della pace"**. E’ una eredità molto difficile quella che mi è stata affidata, anche perché sono rimasta figlia unica, ma che ho accettata, ultimamente, come sfida in suo ricordo. Pace Pippa nata il 17-02-1922. Così la ricorda la figlia Valentina. E’ stata chiamata Pace perché nata dopo la fine della guerra. Alla sua mamma era stato dato il soprannome di “ninfa” – dea della bellezza – proprio per la sua avvenenza e questo soprannome è poi rimasto per tutti i discendenti della famiglia sia maschi che femmine. Donna molto disponibile, cattolica e generosa, madre di 5 Ecco altre PACE di cui ho avuto notizie. Maria Pace Loncrini. Nata il 4-01-1916. Ha sempre abitato in vicolo Cieco ed era conosciuta come Pace del Suero. - 10 - figli, aveva anche cresciuto una figlia della sorella morta in giovane età. Condusse una vita da casalinga dando tutto il suo affetto ai figli da persona forte quale era… Pace Peroni, era nata il 3-04-1922 ed ha gestito per lunghi anni un piccolo negozio di alimentari. Era conosciuta come Pace “Chicchella”. La figlia Teresa scrive: “i suoi genitori volevano chiamarla Elisabetta ma hanno preferito Pace perché fosse di buon auspicio. Mai nome fu più appropriato: infatti Pace ha affrontato le prove della vita con una grande serenità di fondo ed una squisita, intelligente umanità. Questi doni le sono scaturiti dalla fede, dallo spirito di sacrificio, dall’amore per il prossimo. Ancora oggi, alcune donne di Bardolino che l’hanno conosciuta durante la sua malattia mi dicono: “ Nei momenti di difficoltà pensiamo alla Pace e ritroviamo forza e coraggio per andare avanti. I portatori di pace sono persone speciali che contagiano positivamente chi sta loro intorno. Mia mamma Pace fu davvero speciale.” Forse ho dimenticato qualche “PACE” perché non conosco bene i discendenti e mi scuso per quelle non citate in questo articolo ma, per me, l’importante è stato ricordare il loro bellissimo nome ricco di significato in tempi in cui si sente ancora vivissima la necessità di pace. Se qualche lettore/lettrice è a conoscenza di altre persone di nome Pace me lo comunichi per il completamento dell’articolo. Grazie! Annalisa +++++++ Un Grande Strumento: L’ORGANO Tutti hanno una volontà eccezionale e si applicano con abnegazione perché occorre mettersi di buona lena per arrivare ad avere dimestichezza con questo strumento e non si può dire che chi sa suonare il pianoforte sia in grado di farlo anche con l’organo. E’ tutta un’altra cosa mi dicono gli “studenti”. Noi parrocchiani siamo comunque contenti delle nuove leve e auguriamo loro un buon lavoro ed anche buon divertimento. Tutto quanto precede mi serve come introduzione per parlarvi delle origini dell’organo. Mi è capitato, anni or sono, di sentire dei giovanissimi accordatori a St. Benoit, grandissima chiesa nel Loiret e ne sono rimasta affascinata; traevano dei suoni meravigliosi da un vecchissimo organo in fase di restauro. Credo che ognuno possa e debba pregare nel modo che sente più conforme al suo sentimento del divino e, avendo a disposizione l’organo – il re degli strumenti –si possa raggiungere un ottimo risultato. Nessun altro strumento musicale ha una gamma di suoni così elevata e unica è la ricchezza del timbro. Le dimensioni molto spesso sono imponenti, con canne alte fino a 20 metri; la complessa struttura è già un’opera d’arte. Le origini dell’organo si fanno risalire al III° secolo a.C. quando un greco di Alessandria, Ctesibio, inventò un nuovo strumento ad acqua: un modello di organo arcaico con un solo registro, cioè una sola fila di canne. Si dice che nel 67 d.C. l’imperatore Nerone abbia personalmente dato la dimostrazione di un nuovo tipo di organo con più registri. Nel II° secolo d.C. l’organo idraulico fu sostituito dall’organo a mantici. Durante il Barocco, tra il 1600 e il 1750, l’organo raggiunse il massimo splendore; pensate che, databili attorno al 1680, si possono trovare addirittura rari esempi di organi portatili (trasportabili togliendo i mantici). La nostra Chiesa Parrocchiale è dotata di un organo eccezionale la cui storia io non sono in grado di spiegarvi, so solo che risale circa al 1730. Gli applicanti a questo strumento non sono molti. Noi abbiamo il buon Mario che da moltissimi anni accompagna i fedeli durante i canti della Santa Messa. Da un po’ di tempo a questa parte però i suonatori o, meglio, le persone che si sono messe a studiare l’organo con l’aiuto del maestro Bruno Zardini di Negrar sono diverse. Vi si possono trovare giovani, mi sembra che siano 2 tra i 12 e i 17 anni e poi ci sono gli adulti, circa 6. - 11 - Questo strumento ispirò la musica più bella ed oggi, dopo la parentesi romantica, sta riacquistando il posto che gli spetta. E’ vero l’efficacia della preghiera non dipende dalla musica ma la bellezza della musica aiuta il raccoglimento e la preghiera ed è anche vero che la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva e nell’orecchio di chi le ascolta. L’Europa è ricca di organi antichi e pregiati ma una serie di acciacchi hanno minato il legno e/o il metallo delle loro canne. La colpa è delle condizioni microclimatiche che sono all’ interno delle chiese come: riscaldamento (negli ultimi 30 anni) che porta a sbalzi di temperatura e umidità, inquinamento, affollamento- con un eccesso di vapore che condensa e favorisce la corrosione-, fumo delle candele – annerisce lo strumento e produce un impasto grasso che può intaccare il metallo e cambiare le caratteristiche sonore- ed altri composti chimici rilasciati spontaneamente dal legno. Si formano così le crepe ed uno strumento musicale con una crepa è finito. Le crepe, oltre alle canne di legno, interessano tutto il complicato sistema che distribuisce l’aria. Ed è a questo punto che è estremamente necessario intervenire con il restauro. Vi è una ricerca finalizzata sia a migliorare le condizioni di conservazione degli organi sia ad effettuare interventi mirati nelle chiese (p.es. installando opportuni sistemi di riscaldamento), nonché posizionando sensori per rilevare il microclima all’interno dello strumento. (le condizioni di stress maggiore per l’organo si verificano quando è più suonato e il legno non fa in tempo a “rilassarsi” : p.es. durante la settimana di Natale). IL PIU’ ANTICO?: si trova nella chiesa di NotreDame de Valère a Sion in Svizzera. Risale al 1400. IL PIU’ GRANDE? : si trova all’auditorium di Atlantic City, nel New Jersey,: ha ben 7 tastiere e 33mila canne! CONDIVISIONE DI VITA IL GIOCO: UN VIZIO DAL QUALE GUARDARSI Sono in macchina e manca poco al mio arrivo a casa. Sto ascoltando Radio due perché è un programma che mi mette di buon umore: Fiorello mi piace tanto, il suo umorismo lo trovo oltre che divertente anche intelligente. La sua spalla, lo speaker Marco Baldini, lo affianca con gran senso dell’umorismo a si lascia anche prendere benevolmente in giro. Stanno parlando di corse di cavalli e cani, di partite a carte, di scommesse e sento che Baldini ammette, con scioltezza, di essere stato un dipendente del gioco d’azzardo perdendo e rischiando, vivendo una vita parallela fatta di case da gioco e scommesse, di debiti e minacce dei creditori. Racconta ironicamente la sua esperienza, fortunatamente finita bene, ma evidenzia anche lo squallore della vita di questi giocatori che, avendo avuto magari un inizio fortunato, si trovano dopo a perdere quasi sempre e, ossessionati dal pensiero che prima o poi torneranno a vincere finiscono sul lastrico trascinando nel baratro anche la loro famiglia. Nell’ascoltare tutto questo ho come un flash che mi riporta alla mia giovinezza. E’ tutto molto attuale (anche se ne sono passati di anni) e i miei ricordi mi fanno rivedere il viso della mia amica Adriana in lacrime e quello della sua mamma che parla con la mia molto teso. Ricordo bene che si trattava di una questione di soldi, insomma non ne avevano per niente. Il loro marito e padre si era giocato, come al solito mi è stato detto, tutto il guadagno di qualche mese del suo lavoro di artigiano del pellame. Sfumato tutto nel giro di poche ore e per che cosa? Per vedere un gruppo di cavalli che correva e scommettere su quello che arriva primo attendendo l’ evento con ansia spasmodica. La dipendenza dal gioco affligge tante persone e, non prevedendo l’assunzione di sostanze dannose UNA CURIOSITA’ ad ispirare una delle scene più divertenti della Walt Disney in “Biancaneve e i sette nani” sembra sia stato un organo che si trova nelle Filippine. Alla tastiera vi è Brontolo e l’organo a canne antropomorfe (rappresentano divinità che hanno aspetto umano) di bambù disegnato dalla W.D. prende spunto da quello conservato nella chiesa di St. Joseph a Las Pinas City. E’ uno strumento che risale alla metà dell’800 ed è oggi monumento nazionale. Notizie tratte da un articolo di Massimo Spampani apparso sul Corriere della Sera – ott. 2006 Liliana - 12 - per la salute, sembra meno pericoloso; così dopo qualche puntata sporadica con gli amici si arriva a diventare giocatori solitari ed ossessivi senza rendersene conto. Pensano che si tratti di un hobby come ce ne sono tanti, ma il problema grosso e, forse anche unico, è quello di trovare il denaro necessario senza farsi scoprire. Difficilmente capiscono che si tratta di una dipendenza, come del resto per gli alcolisti e per questo succede, molto spesso, che siano i familiari preoccupati a chiedere aiuto per loro. La maggior parte delle volte, per superare questa dipendenza, è necessario farsi aiutare da specialisti e confrontarsi con altre persone che hanno, o hanno avuto, lo stesso problema perché con loro, senza provare vergogna, si può parlarne apertamente. Non bisogna isolarsi. E’ difficile da soli resistere alla tentazione di riprovare, si può non cedere per qualche tempo ma dopo si ricade perché il giocatore trae un godimento molto intenso nell’attendere l’esito della sua giocata che gli fa dimenticare tutto il resto. E’ difficile imporsi di non giocare, per liberarsi occorre uscire allo scoperto, confessarlo agli altri chiedendo aiuto e affidare ad altri il denaro da gestire. Volete sapere come finisce il padre della mia amica? Non bene, ha giocato fin che ha avuto la forza di lavorare, smettendo solo quando la malattia non gli ha più permesso di uscire di casa. Ovviamente moglie e figlia non lo hanno mai abbandonato ma hanno dovuto crearsi, lavorando, una loro rendita per poter vivere. Liliana +++++++ COME DIVENTARE ARTICOLISTA DEL GIORNALINO Circa un anno fa Don Luciano mi propose di far parte dell'equipe del giornalino. Che cos'è direte voi questa equipe. Non è altro che la redazione, un gruppo di persone molto affiatate che scrivono i maggiori articoli del giornalino. Subito il mio istinto è stato di rifiutare per una serie di motivi: io non scrivo molto bene, faccio errori specialmente di ortografia, non mi è mai piaciuto l'italiano…ancor più far temi, mi è sempre piaciuta di più la matematica, la maestra Caterina mi ha bocciata in II elementare perché avevo molte lacune (non sapevo neanche cosa fossero!!) grammaticali, io con tutti questi difetti come potevo scrivere articoli per il giornalino? Devo dire però che in passato avevo scritto qualche articolo inerente le attività catechistiche, ma mai gli avevo firmati con il mio nome ma solo come esponente di qualche categoria, per vergogna o per paura di espormi. Ma poi un po' perché non sono capace di dir di no, un po' per curiosità sono entrata a far parte di questa equipe. Ho trovato un gruppo molto preparato, persone molto simpatiche, brave e con tanta voglia di fare. Ho iniziato così a far temi e con l'aiuto di qualcuno che corregge i miei errori sono andata avanti ed eccomi qua. Tutto questo direte voi che cosa ci importa? Niente. è solo per farvi capire che dietro a questo gruppo c'è tanto lavoro. Non mi riferisco solo agli articolisti, ma pensate anche a chi riscrive tutti gli articoli nel computer, chi li impagina, chi li stampa, chi sistema le pagine, chi distribuisce il giornalino in tutto il paese. Certo le critiche al nostro giornalino non mancano! Ci è stato detto che a volte è un po' pesante: per gli articoli sulla vita dei santi e per le tante pagine dell'Angelus del Santo Padre, oppure per gli articoli di sempre quelle persone. Ecco qua allora dove volevo arrivare! La redazione del giornalino aspetta gli articoli di tutti, persone che hanno da raccontare qualcosa che riguarda la vita della comunità di cui facciamo parte, oppure che abbiano voglia di raccontare fatti successi anni anni fa, oppure esperienze di vita. Solo così il nostro giornalino sarà a servizio di tutti i parrocchiani, sarà più piacevole leggerlo, sarà di ricordi passati e sarà uno strumento di carità parrocchiale (cito da dizionario. CARITÀ: virtù che porta a fare e desiderare il bene del prossimo; umanità). Regaliamo a persone anche ammalate il nostro servizio affinché possano trascorrere momenti spensierati e piacevoli leggendo il nostro giornalino. E se qualcuno si vergogna a mettere la firma, può pure mettere uno pseudonimo. Ma mi raccomando che siano tutti articoli di grande valore umano e non di pettegolezzi, questi li lasciamo a certa carta stampata nazionale che è molto esperta in questo campo. Un’amica della matematica, un po’ meno dell’italiano. - 13 - - COMUNICAZIONI ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE FERIALI Ogni giorno ore 7.00: Celebrazione delle Lodi ore 17.00: Celebrazione del Vespero ore 18.00: Celebrazione della S. Messa Ogni sabato ore 7.30: Celebrazione della S. Messa ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DOMENICALI O FESTIVE Sabato o Vigilia ore: 18.00Celebrazione della S. Messa Domenica o Festa ore 7.00: Celebrazione delle Lodi ore 9.00/11.00/18.00: Celebrazione della S. Messa ore 17.00: Celebrazione solenne del Vespero UN SENTITO GRAZIE! Anche oggi (27-11-06), come ogni fine mese, trovo nella mia casella della posta il giornalino “La vita della comunità”. E allora che cosa c’è di strano vi chiederete, del resto lo riceviamo tutti a Torri. Giusto! Sul mio, però, ma mi auguro che così sia per tutti, in quello del mese di dicembre trovo la scritta, posta in alto sopra tutto: Buon Natale seguito dalla firma…. E’ una cosa che mi fa un immenso piacere. Questa persona dimostra una grande disponibilità nei confronti del prossimo perché davvero bastano due/tre parole per sollevare lo spirito di chi è compagno nel viaggio della vita. È bello sentirci ricordati ed io desidero ringraziarla di cuore augurando a lei, e a tutte le altre “distributrici”, un felice 2007 perché il loro Natale sarà stato senz’altro un BUON NATALE! Liliana - 14 - Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Anniversari di Matrimonio Carissimi Sposi, nel corso del 2007 ricorre il vostro…Anniversario di Matrimonio, vi porgo i migliori auguri da parte mia e di tutta la Comunità. È una tappa importante del vostro cammino, che vi suggerisce un momento di sosta, per dire un “grazie” al Signore che vi ha fatto il dono di volervi bene e per rendere più vivo e giovane il vostro amore. Come Parrocchia voglio proporvi di celebrare il vostro Anniversario, assieme alle altre Coppie di Sposi, partecipando… DOMENICA 18 FEBBRAIO 2007 alla Santa Messa delle ore 11.00 Per una opportuna preparazione a questo avvenimento vi invito a partecipare ai seguenti incontri: Giovedì Giovedì Giovedì Giovedì 25 1 8 15 Gennaio Febbraio Febbraio Febbraio 2007 2007 2007 2007 ore ore ore ore 20.30 20.30 20.30 20.30 Presso il Centro Giovanile “Beato G. Nascimbeni” Durante gli incontri verranno trattati alcuni argomenti attinenti le sfide del nostro tempo. Sarà dato anche un opportuno tempo alla preghiera. In attesa di poterci incontrare porgo un deferente saluto e un sincero augurio accompagnando con la benedizione. Il Parroco Don Giuseppe Cacciatori I Nipoti con le loro rispettive Famiglie porgono agli Zii Hanno celebrato RENATO ED EMMA SALAORNI il Matrimonio Cristiano: i migliori Auguri di ogni Bene e Prosperità per il loro Mario Loncrini Ed Enerina Ysmena Ponce Estupiñas 60° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO che verrà celebrato il 4 gennaio 2007 alle ore 11.00 25 novembre 2006 Il Signore conceda loro ancora tanti anni di vita insieme. - 15 -