DRonEziNe La prima rivista italiana sui droni bimestrale anno III 6,50 EURO N. 8 gennaio/febbraio 2015 magazine dji inspire 1 quadricottero prosumer scenari misti come affrontarli al meglio navi robot nei laghi e nei mari italiani contro la jihad agrodron droni militari antiterrorismo qui non si vola servizi online a confronto promo €12.000 +IVA FlyGeo24Mpx Include: APR pronto-volo, FlyTop Manager (per pianificazione missione), tablet di controllo da 7”, paracadute, batterie, corso pratico per piloti, simulatore di volo, catapulta di lancio, sensore (Sony Alpha6000 24.7 Mpx) FlyGeo16Mpx Crea la soluzione più adatta alle tue esigenze e contattaci per un incontro all’indirizzo [email protected] Per maggiori informazioni e dettagli sulla promozione visitate il sito www.flytop.it Optional Catapulta di lancio per APR Disponibile per FlyGeo16Mpx promo €10.000 +IVA Include: APR pronto-volo, FlyTop Manager (per pianificazione missione), tablet di controllo da 7”, batterie, corso pratico per piloti, simulatore di volo, sensore (Canon Ixus 125HS 16 Mpx) promo €1.000+IVA Assicurazione per APR Assicurazione in convenzione per copertura di responsabilità civile terzi. 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Regole 12 Area (un po' meno) critica 16 Attività sperimentale: a che serve e come si fa 22 E se il drone è certificato all'estero? 50 Servizi 28 Assicurazioni, qualcosa si muove Recensioni 32 DJI Inspire 1, quadricottero prosumer 40 I programmi che ti dicono dove non si vola 64 JJRC H8C, picolo drone ricreativo low cost tecnica 46 Progettiamo le nostre eliche 66 Risparmiare corrente via software speciale droni marini 50 Barche robot nei laghi e mari italiani industria 56 Helicampro in Sudafrica 60 Agrodron, drone agricolo italiano 32 70 militari 70 Droni contro la Jihad Ricerca 76 Un elicottero robot su Marte 77 Raggelante scoperta dei droni marini L' editore ha fatto il possibile per contattare tutti gli aventi diritto alle immagini rintracciabili, ed è pronto ad accordarsi con eventuali aventi diritto non rintracciati. DRonEziNe - 3 editoriale di stefano orsi a che serve una legge che nessuno fa rispettare? I IL REGOLAMENTO ENAC AVRÀ ANCHE EVITATO IL FAR WEST, MA SENZA CERTEZZA DELLA PENA SI TORNA AL MEDIOEVO DRonEziNe - 4 l 2015 è iniziato all'insegna dell'ottimismo, i droni civili godono della massima popolarità, ne parlano i media, ne parlano le signore dal parrucchiere, gli studenti intravedono una nuova possibilità lavorativa. Mentre metà del mondo mondo soffre la fame, dall'altro lato del pianeta si accendono le sfavilanti luci del CES, il salone dell'innovazione e tecnologia e forse in molteplici casi del superfluo. Dilaga la moda dei selfie, anzi dilaga la moda dei droni che scattano i selfie, persino tascabili o da polso. Schiacci un pulsante sulla app dello smarphone e il drone fotografo ti segue e immortala i momenti della tua vita, sportiva o sedentaria che sia. Sotto Natale abbiamo visto i negozi di giocattoli, di modellismo e le grandi catene della super distribuzione prese d'assalto, tutti volevano un drone e più di ogni altra cosa tutti volevano provarlo. Giardini pubblici, parchi naturali, strade, tutti i posti sono stati promossi a campi di volo dove provare i nuovi gadget e in fin dei conti stiamo parlando di giocattoli che peraltro non sono nemmeno contemplati (per fortuna) dalla normativa Enac, ma quali rischi corrono questi padri di famiglia, quali rischi fanno correre questi ragazzini di una volta agli inconsapevoli passanti? La legge non ammette ignoranza, ma non esiste oramai trasmissione televisiva che non mostri riprese aeree fatte dal drone, non c'è un solo TG o un giornale locale che quotidianamente non parli dei droni e del loro utilizzo in ambiti sino a qualche anno fa impensabili. Oramai pienamente sdoganata, la parola “drone” non identifica più i robot volanti controllati dai signori del pianeta che comodamente seduti al calduccio della loro sala operativa e di fronte ad enormi mega schermi, con una tazzina di caffè al fianco, sganciano missili su bersagli ignari della minaccia incombente dal cielo e del killer in divisa a decine di migliaia di chilometri di distanza. Per tutti "Drone" è una macchina fotografica che vola. Non servono conoscenze aeronautiche, non servono corsi o preparazioni, nessuna visita medica è richiesta. Basta caricare le batterie, schiacciare il pulsante per il decollo e godersi lo spettacolo. Loro, i genitori facoltosi, ma nemmeno più di tanto, possono forse permettersi il lusso di non essere a conoscenza che i droni potrebbero mettere a serio repentaglio i voli di linea, se giocano nei pressi di aeroporti. Possono non sapere che mettono in serio rischio la sicurezza delle persone che sono a terra con le eliche del piccolo giocattolo affilate come rasoi. Invece chi vola per professione, coloro che mostrano immagini spettacolari, inedite e mai viste sulle riviste, sui giornali, negli special televisivi sicuramente conoscono le regole e sanno che solo una manciata di questi voli sono stati autorizzati da Enac. Gli operatori del settore lo sanno, non possono non esserne al corrente, ma come si comportano? E sopratutto come reagiscono ai vertici dell'Ente che ha regolamentato un settore che correva il rischio di divenire un Far West incontrollato? L'attività di repressione di questi fenomeni non richiederebbe nemmeno troppe risorse per attività investigative, non serve attingere a database o svolgere attività di controllo incrociate. Basterebbe accendere la tv, scegliere un canale a caso e domandare all'emittente chi ha eseguito la tal ripresa sulla testa della gente andata in onda il tal giorno alla tal ora. Piangono ai vertici dell'Enac, ammettendo di non avere poteri e giurisdizione sui furbetti che infrangono sistematicamente e con cognizione il regolamento, ma se una legge non viene fatta rispettare, e soprattutto se non vi è la certezza della pena, ahimè viene da pensare: “siamo in Italia, tutto è permesso”. Avremo forse evitato il Far West, come spesso abbiamo sentito dire. Ma l'impressione è quella di essere sprofondati in un tetro Medio Evo. i t n Sco i c o s ai e n i z E n o r D Da trent’anni insegnamo a VOLARE Oggi anche con i DRONI CLUB ASTRA Corsi di addestramento teorico al pilotaggio SAPR Scuola riconosciuta da ENAC Prot. N° 65371-A Possibilità di attività di volo con APR presso l’Aviosuperficie AVIOSUPERFICIE CLUB ASTRA ASD Scuola V.D.S. V/M certificata n° 12 riconosciuta da ENAC (prot. N° 65371-A) per l’addestramento teorico al pilotaggio dei SAPR Strada Provinciale 4, sn – 27030 Mezzana Bigli (PV) Tel e fax 0384 88097 www.scuolavoloastra.com - www.groppo.it e-mail: [email protected] la parola alle imprese Droni D che portano i cosa si parla quando si parla di droni? Della tecnologia, certo. Di mezzi sempre più performanti, leggeri, manovrabili. Si parla dei sensori che sono in grado di trasportare. Si parla delle infinite applicazioni in cui i droni possono essere impiegati, che vanno dall’ambito professionale a quello ludico. Ma si parla anche di un mercato in forte crescita che, staccatosi dall’alveo dell’aeromodellismo, comincia ora a farsi largo seppur tra mille difficoltà. Ottobre è stato un mese pregno di eventi: la Roma Drone Conference dedicata al drone journalism, in cui si è potuto assistere al primo volo autorizzato da Enac in area critica in Italia; Dronitaly a Milano, che forse può essere considerata la prima fiera vera e propria dedicata al settore; ed il workshop internazionale “Creare opportunità di lavoro attraverso l’aerospazio” tenutosi a Napoli, che ha ospitato anche una sessione dedicata ai droni durante la quale è stato possibile ascoltare le storie e le esperienze di alcune startup italiane. Vale la pena soffermarsi su quest’ultimo evento che, sebbene non abbia ricevuto la stessa visibilità degli altri due, ha tuttavia mostrato una particolare valenza. L’interesse suscitato dall’incontro napoletano è legato al fatto che – per la prima volta forse – il neonato settore dei droni ha goduto di visibilità a fianco di ambiti più tradizionali (come ad esempio l'aviazione generale e gli aeromobili di nuova generazione), attirando l’interesse degli addetti relativamente ai risultati fin qui ottenuti dal punto di vista tecnologico e delle prospettive di crescita. DRonEziNe - 6 lavoro L'autore Fulvio Bernardini, responsabile della comuniczione di Flytop. È possibile creare lavoro nel mondo dei droni? Se sì, quali sono gli ingredienti per fare impresa in questo ambito, oggi? Come responsabile della comunicazione di FlyTop, una delle aziende di punta in Italia, ho provato a fornire un punto di vista basato sulla nostra esperienza azzardando nel contempo un possibile indirizzo d’azione. Inutile dire che, per avventurarsi in questo affascinante mondo, è necessaria una forte dose di passione ed è indispensabile avere ben chiaro il target iniziale verso cui indirizzare la propria offerta, tentando il più possibile di affidarsi ad una vision che contempli gli sviluppi futuri, sia dal punto di vista tecnologico che applicativo. Un po’ quello che è successo inizialmente a FlyTop: alcuni professionisti attivi nel settore topografico con in comune la passione per il volo cominciarono a produrre in casa dei velivoli. Una passione dispendiosa, che richiedeva molto tempo e denaro. Quando i primi prototipi cominciarono ad essere richiesti fu necessario introdurre un minimo di pianificazione. interventi I profitti ottenuti dalla vendita dei primi mezzi, ancora grezzi e – in Italia come anche in altri paesi – offre grandi opportuniprodotti a tempo perso, furono reinvestiti in tecnologia miglio- tà, ma è ancora relativamente giovane. Ed è proprio la sua frere e forniture più affidabili. Si decise di puntare sulla qualità e schezza a renderlo fragile. Non è dunque possibile affrontare la e, contemporaneamente, si cominciò a rosicchiare sempre più questione della regolamentazione con uno spirito di chiusura: un muro contro muro potrebbe essere fatale. tempo alla prima professione. Forse fu proprio allora che l’idea di costituire una vera e pro- È necessario invece comprendere e assimilare il pensiero di Enac, senza per questo rinunciare alla dialettica: l’ente fa il propria azienda produttrice di droni nacque veramente. Da semplice realtà aeromodellistica, FlyTop entrò nel novero prio lavoro e non è nemico dei droni. Si sta sforzando di regoladei produttori italiani di APR professionali. In poco tempo co- re un settore che fino a poco tempo non aveva legislazione, con minciarono ad arrivare i primi ordini e con questi il bisogno di l’obiettivo di migliorare la sicurezza di tutti. I risultati migliori, dotare l’azienda di una struttura più articolata, in modo da sod- per le aziende e per la comunità, si otterranno solo operando di concerto con le esigenze dell’Enac, prodisfare le richieste di clienti sempre più ponendo soluzioni e evolvendo i sistemi esigenti e orientati ad impiegare i mezzi A ogni fiera si rinnova di pari passo con la norma. per applicazioni sempre più specifiche. l'interesse di un pubblico Le aziende devono quindi porsi come Ciò ha favorito nuovi investimenti, nel intermediari informati tra i clienti e le personale soprattutto: ingegneri aerosempre più qualificato istituzioni, valutando la possibilità di spaziali per le fasi di progettazione e e di valore svolgere o meno dei lavori – di vendere assemblaggio, esperti di aero-modellio meno dei mezzi –, quando le richieste smo, ancora per la fase di assemblaggio, o le intenzioni del cliente non rispondama anche per garantire quello specifico know-how ‘manuale’ maturato dopo anni sui campi di volo, no agli standard imposti ‘dall’alto’. e tanta comunicazione, quale veicolo per acquisire visibilità e Per quanto riguarda le indicazioni del mercato, invece, per le giovani aziende del settore dei droni si tratterà di intercettare promuovere le proprie attività. In poco più di un anno sono state gettate le basi per sviluppare e possibilmente anticipare i possibili ambiti applicativi, propouna realtà imprenditoriale concreta, capace di attrarre l’inte- nendo soluzioni mirate, tecnologicamente performanti ed in resse di diverse tipologie di clienti (professionisti, istituzioni e grado di soddisfare i bisogni dei clienti. L’impiego dei droni università) e – cosa da non sottovalutare in questi tempi severi in ambito professionale trova infatti limiti solo nell’inventiva e nella visione a lungo termine dei produttori e dei fornitori – creare lavoro, puntando sui giovani. Gli ingredienti per raggiungere risultati di questo tipo sono di servizi. La strada è lunga ed in questo momento sembra di elencati poco sopra, e un processo del genere è assolutamen- essere in salita… e forse non si tratta solo di un’impressione. te replicabile. Tutto parte da un’idea concreta, dalla possibilità Ma lo scenario è roseo. Perché sotto sotto, quelli del settore, di investire un po’ di denaro e di tempo ma, soprattutto dalla la sensazione che le cose possono funzionare ce l’hanno ogni passione per questo fantastico mondo: cosa che, a ben vedere, qualvolta si svolge un evento: l’interesse del pubblico infatti c’è, fortunatamente accomuna tutti i player italiani. Bisogna cre- ed è sempre più qualificato e di valore. Sono segnali importanti, questi. Sarebbe miope non volerderci, insomma. li interpretare come tali, sia dal punto di vista aziendale che istituzionale. In ballo, poi, oltre agli aspetti commerciali, c’è la Il ruolo delle istituzioni Tutti gli elementi sopra elencati, però, devono necessariamente possibilità di mettere in mostra, a livello internazionale, di cosa integrarsi con la componente istituzionale e con le esigenze di è capace l’eccellenza italiana: ed è proprio nelle difficoltà che si producono lampi di genio. Niente paura, dunque. E occhi un mercato molto dinamico. A livello istituzionale l'interlocutore èEnac. Il settore dei droni aperti: il futuro ci appartiene! DRonEziNe - 7 Droni CES che I droni hanno spopolato al CES di Las Vegas, la più grande fiera mondiale dell’elettronica di consumo. Non hanno sbalordito solo il pubblico, ma anche noi Di matteo campini P er la prima volta i droni debuttano alla kermesse di Las Vegas, ed è un arrivo in grande stile, quasi una conquista. Non era mai successo che il CES dedicasse un’intera sezione solo a loro, i robot volanti senza pilota, che hanno incantato il pubblico non solo al chiuso ma anche nel vicino deserto del Nevada. È stata l’occasione di vedere dal vivo macchine di cui avevamo solo sentito parlare, prototipi o addirittura semplici idee e qualche rendering che però hanno ricavato montagne di soldi dalle piattaforme di crowdfunding e sono diventate realtà a suon di dollari. I maggiori consensi li hanno registrati le macchine automatiche per fare selfie volanti, soprattutto quelle che fanno a meno del radiocomando, dando una preziosa indicazione a tutta l’industria dei droni ricreativi: la gente non vuole aeroplani, vuole macchine fotografiche volanti. Il cliente non vuole pilotare, vuole filmare. DRonEziNe - 8 Nixie, il drone da polso Un drone braccialetto sempre pronto per fare dei selfie dall’alto. Questa è la filosofia di Nixie, il team diventato famoso per essere stato finalista al Make It Wearable di Intel, concorso per creare imperdibili gadget hitech indossabili. E rappresenta in pieno la tendenza dei droni del prossimo futuro: non aeromobili ma pure e semplici fotocamere volanti. L’idea è sicuramente intrigante, un semplice gesto del braccio lancia per aria il drone, così l’altra mano rimane libera; una cosa molto importante visto che il quad braccialetto è pensato per fare selfie durante gli sport estremi, tipo tenersi aggrappati a una roccia o fare downhill in bici, ma nel video che presentava l’idea si son visti anche sport ben più rilassanti, tipo fare yoga in bilico su corda tesa. Tutte cose dove una mano libera serve, eccome. Finora Pixie si era visto solo come idea futuribile e non pareva molto realistica. Ma il prototipo che ha deliziato il pubblico del CES riscuotendo applausi degni di una grande star ha dimostrato che Nixie non era solo un concetto astratto ma una macchina che potrebbe un giorno essere prodotta per davvero. AIRDOG, SELFIE A 70 ALL’ORA il drone di AirDog, costruito esplicitamente per i selfie aerei durante gli sport estremi, ha riscosso moltissimi consensi, grazie anche alla sua praticità: si ripiega e si infila in uno zaino, è veloce (45 miglia all’ora, circa 70 km/h, fin troppi… e meno male che l’hanno limitato via software) e con una autonomia di tutto rispetto, 20 minuti. È talmente facile da usare che non ha nemmeno un radiocomando, infatti si manovra attraverso un controller che sembra un grosso orologio da polso, e per il resto fa tutto lui: decollo, atterraggio e videoripresa. Per dimostrare in modo spettacolare le capacità del drone, è stato mostrato un video girato nel deserto appena fuori Las Vegas dove il drone volava al guinzaglio tenuto al polso (riteniamo che il filmato sia piaciuto molto ad Enac) inseguendo una dune buggy lanciata sulle sabbie. Il drone pesa poco meno di due chili (1.850 grammi) con una GoPro e batteria Lipo 3s da 5000 mAh. Come molte delle macchine presentate al CES, non è ancora in vendita ma può essere preordinata al sito del produttore per poco meno di 1300 dollari (1100 euro circa). HUBSAN FA SUL SERIO Hubsan è azienda cinese nota per droni di buona qualità ma di fascia piuttosto bassa: belli, ma pur sempre giocattoli. Adesso ha deciso di fare sul serio con Hubsan 4 Pro, un interessnte quadricottero con un ancor più interessante radiocomando che integra il ritorno video (1000 metri di portata) in dual band: 2,4 GHz per i comandi, 5,8 GHz per il video che viene presentato sul grande schermo al centro del trasmettitore. La caratteristica più appariscente è il paracadute, verosimilmente opzionale, che interviene automaticamente in caso di urti o problemi, e apprezziamo molto il fatto che sia ventrale, così in caso di necessità il drone atterrerà sulla schiena proteggendo la telecamera. A proposito di telecamera, è un’unità di qualità molto convincente a 1080p che – si dice – dovrebbe essere compatibile anche con gli occhiali FatShark, ma non abbiamo trovato conferme a questa ipotesi. Come non abbiamo conferme del fatto che dovrebbe integrare la funzione “arcade” per far sì che il drone si sposti sempre nella direzione in cui si muove lo stick, indipendentemente dalla posizione del drone rispetto al pilota. Quel che è certo è che decollo e atterraggio sono automatici e si possono pure definire i waypoints per il volo automatico. Il gimbal brushless ha tre gradi di libertà e si controlla con delle pratiche rotelle sulla radio, che bella non è, ma pare molto pratica. Insomma, un drone molto convincente che segna l’ingresso di Hubsan nel segmento prosumer. Interessante anche l’autonomia. Hubsan dichiara 40 minuti con una LiPo 3S (probabilmente) da 7000 mAh. Insomma, un temibile concorrente non solo per il DJI Phantom ma anche per l’Inspire 1, molto dipenderà dal prezzo che al momento in cui scriviamo non è stato ancora fissato. DRonEziNe - 9 Intel, una telecamera 3d per evitare persone e cose I nsegnare ai droni a navigare in sicurezza tra persone, case e automobili è la chiave per il futuro dei robot volanti. Ci sono molte strade per costruire sensori adatti alla navigazione in ambienti affollati, e al CES abbiamo assistito a una demo davvero impressionante di AscTec, che ha equipaggiato una flotta di esacotteri FireFly con la telecamera 3D Intel RealSense: una camera intelligente che non è nata per i droni, ma per il riconoscimento facciale e per capire le emozioni di chi sta davanti a un tablet o a un computer, ma che installata sugli esacotteri ha dimostrato un’incredibile capacità di dar loro la possibilità di reagire alla vicinanza delle persone. Oltre a stare lontani dalla gente, le telecamere Intel hanno potuto aiutare gli esacotteri a muoversi in un ambiente sconosciuto evitando gli ostacoli. Inspire Stick, un inspire 1... senza il quadricottero DJI va molto fiera della telecamera 4k che equipaggia il nuovo Inspire 1, tanto che ha pensato di farne una versione da portare in mano, senza quadricottero. In mancanza di un nome migliore per ora l’hanno chiamata semplicemente Inspire Stick. Usa lo stesso gimbal dell’Inspire 1 e ha due modalità di funzionamento: o cerca di tenere a fuoco e al centro della ripresa il soggetto inseguendolo, oppure può effettuare panoramiche, e si muoverà fluidamente a destra e sinistra e viceversa mentre si tiene in mano lo stick. Lo stick ha un supporto dove tenere uno smartphone per controllare l’inquadratura, e il video verrà inviato al device attraverso la app scaricabile gratuitamente e pensata per l’Inspire 1, mentre la registrazione avviene su una SD Card che equipaggia la telecamera. Il tutto è compatibile con il quadricottero, quindi la camera può passare in un attimo dal drone allo stick. L’idea, dicono in DJI, è venuta nel vedere quanta gente usava l’Inspire 1 come steadycam, tenendolo in mano. Ma non è poi così comodo brandeggiare un drone da tre chili solo per fare qualche ripresa. Lo stick è molto più ergonomico, ma non si ha ancora nessuna idea né sul prezzo né se questa telecamera sarà veramente messa in Exom, il quadricottero professionale di sensefly (Parrot) D opo una breve presentazione alla fiera Intergeo di Berlino, Sensefly (consociata Parrot) ha scelto il CES per presentare al grande pubblico il suo quadricottero professionale eXom. La macchina si propone di abbassare decisamente il carico di lavoro del pilota, con un volo il più automatico possibile. Ha cinque telecamere per mostrare all’operatore tutti gli angoli di visione senza che si debba muovere il gimbal: Parrot definisce questa funzione simile alle telecamere di parcheggio delle automobili moderne. E non basta: la macchina ha sensori di prossimità che avvisano l’operatore della distanza del drone dagli ostacoli. Sarà la volta che finalmente non finiremo più sugli alberi? Ma nel caso apprezziamo i paraeliche in fibra di carbonio, che più DRonEziNe - 10 che l’elica servono a proteggere eventuali persone investite dal drone. La macchina è equipaggiata dall’interessante testa ottica TripleView, che permette di riprendere video HD, fotografie e termografie tutto contemporaneamente. I prezzi ancora non sono stati rivelati. Il più piccolo quadricottero del mondo adesso ha l’FPV p roto-X è il più piccolo quadricottero del mondo, e non gli mancano certo le imitazioni cinesi, per cui lo si trova molto simile sotto marchi e nomi diversi. Per scrollarsi di dosso gli imitatori, il produttore Protoquad ha fatto un piccolo miracolo di ingegneria e ha sfornato Proto-X FPV che ha una piccola ma molto ben fatta camera a 1280×720 pixel per il volo FPV: il segnale viene inviato allo schermo montato sul trasmettitore e ha una portata di oltre 70 metri, molto più di quanto serva al piccolo quadricottero, che è nato per volare al chiuso in una stanza, anche se se la cava abbastanza dignitosamente pure all’esterno. Visto che proprio era impossibile inserire camera e trasmettitore nel ProtoX originale, la versione FPV è un po’ più grande, ma sempre un moscerino; 115 mm x 115 mm e 58 grammi di peso, quindi si gioca con l”Hubsan h107d il titolo di microquad FPV più piccolo del mondo, mentre il ProtoX senza telecamera è un microbo da 45 mm x 45 mm e pesa 11 grammi (!). Il prezzo negli USA è altino, circa 225 dollari, circa 200 euro. I filmati sono anche salvati su una SD Card (inclusa). Un mercato da 130 milioni di dollari 130 milioni di dollari, +50% anno su anno: il mercato dei piccoli droni civili decolla e si fa sempre più interessante. I numeri sono stati rivelati dalla potente Consumer Electronics Association. E le previsioni sono che tocchi il miliardo di dollari per la fine del decennio. Naturalmente si parla solo di piccoli droni consumer, e fuori dal conteggio non ci sono solo i grandi droni militari ma anche tutti i modelli professionali, agricoli e industriali. quadricottero con la modalità “auto-follow” permette alla macchina volante di seguire le imprese del pilota, o meglio di colui che tiene lo smartphone o il tablet tra le mani durante un’avventura sportiva, per esempio lo sci, Un fantasmino da 650 mila dollari una escursione a piedi o il surf. Le altre modalità di volo, G host è stato uno dei droni più ammiratoi del CES. La curiosità non era tanto dovuta al quadricottero in sé, che alla fin fine non è poi nulla di particolare, quanto per l’incredibile successo che ha riscosso sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo: 650.000 dollari a fronte di una richiesta iniziale di “soli” centomila. A differenza di altri droni, Ghost non richiede alcun montaggio nè un telecomando separato. Può essere controllato da un app per smartphone veramente user-friendly, che invia un avviso quando la batteria è scarica. Il piccolo quali decollo e atterraggio, sono tutte pre-programmate rendendo il Ghost un mezzo altamente robotizzato. Il Ghost si inserisce a pieno titolo in quella vasta fascia di droni “sportivi“, da usare in abbinamento con action cam per filmare le scene all’aperto in completa autonomia, che di fatto sono state le vere star del CES. DRonEziNe - 11 QU I A LI CC BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C area (un po’ meno) critica Di Luca Masali Zona franca e scenari misti rendono più abbordabili le operazioni specializzate critiche. Ma la circolare Enac aumenta le responsabilità di operatore e pilota L’ CO NT EN UT O DI SP ON I aVit aut harum et hil eum ut laccus qui rem quassunt. Ur aut mo doluptur? Alitior sita esendant qui dolorum harcil id quasseq uasinisquae voluptias et milless inimet ipietur eiunda sime repraestem harumque ex et fugit iuntem utatem quo eum utae. Itat laccatibero iunto corae nonsed que cuptaspel ma id quas eatis et fuga. Ferum volorem rem ipsa nonet et volupicae ex eiuscit volorum, quia dia cus. Sum eseque magnatis acea non rest re nesentibus nis persped et prorionseque net ad et aut latur aut etur repero beatest orehent maio berat quis autendanimil magnis di volupta epellupta si suntiasperae conemollut exeris eos maio que netur? Quo omnihil ium laboraturia nam nonemol uptatemporem La prima OC Carlo Facchetti di Geoskylab (a sinistra). La sua azienda è la prima organizzazione di consulenza per la filiera dei Sapr riconosciuta da Enac. DRonEziNe - 12 eum recaernatem aut lam ex excesti nvenimo tem del is ducillor reptia apernatur? Ab inistorum alit experec aeperumque el inciam, utati incipit iatiis ut is aces consenis dolent occatus apiento qui delliquatia porupta conse parcimus am res etur, sunt libusci enimet perite lant, invenim perferum consequunt laccatur ra pa nia disque modis voluptium qui cum dolupis aut quatibus, quatem que veritib uscias esecto inis mo explabore exerionsente labor abo. Liquiaerore nis voluptur? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori aut r? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo om- QU I BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C LI CC A Normativa Questo o quello, per me pari son L’Authorithy non fa differenza tra cavo di ritenzione o terminatore del volo, basta che ci sia uno dei due. CO NT EN UT O DI SP ON I r? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo om- Come affrontare gli scenari misti Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maxi- nihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand DRonEziNe - 13 QU I ON IB IL ww E SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION i ac E C op O ia MP LE TA .C LI CC A zona franca aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam DRonEziNe - 14 A RE A ER FF A A RE ER FF BU AREA OPERATIVA BU CO NT EN UT O DI SP andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam aborehe nimpori autr? 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Gent qui dolo modit doluptat qui imintorit volupta tiatqui dicto in pa nullabo reculloreria ipicae praest, conem eiciand andus, num es iduntoreium duntia sapidus dest, sequo omnihitatis cus ere si ducia vel maximo iundipicium consequam LA GUIDA GALATTICA DEL MULTIROTORISTA 9.90 eu ro ci di per i so e zin DronE Il primo manuale in italiano sui droni, a cura di DronEzine. Un libro di 128 pagine per muovere i primi passi nel mondo dei quadricotteri, multicotteri e dei piccoli droni civili. Lo trovi qui * * Su Lulu è sempre disponibile, la tua copia viene stampata per te entro tre giorni e spedita subito a casa tua. Negli altri store, le copie potrebbero essere temporaneamente esaurite data l’alta richiesta. Attività sperimentale Come si fa Quanto dura Quanto costa DRonEziNe - 16 Normativa Lavorare con un drone commerciale non certificato come il DJI Phantom è possibile, e si può anche fare lavoro aereo con un drone autocostruito. Ma bisogna passare per l’attività sperimentale L’ attività sperimentale è necessaria per ottenere da Enac il riconoscimento di un Sapr, ogni volta che si ha a che fare con un drone che non ha un certificato di tipo, e quindi non è stato collaudato e certificato e dal costruttore. Al momento è una procedura che riguarda la quasi totalità dei droni sul mercato italiano. Per esempio tutti i DJI, dal Phantom all’S1000: nessuno di loro ha un certificato di tipo. Oggi se si vuole usare un mezzo non certificato per lavoro, per la DRonEziNe - 17 legge è come se il pilota stesso ne fosse il costruttore,; sarà lui quindi a dover sottoporre il suo mezzo a Enac per l’approvazione, proprio attraverso la fase sperimentale. Diventare per Enac “costruttori” di un Phantom non è un escamotage, o una piccola furberia: è la procedura maestra disegnata dalla nostra Authority aeronautica. Ne parliamo con Carlo Facchetti di Geoskylab, prima organizzazione di consulenza riconosciuta da Enac. attività sperimentale Visita medica Tra le cose che servono per iniziare l’attività sperimentale c’è la visita medica aeronautica di II classe. Come si fa a cominciare questo dialogo tecnico con Enac? «Si manda a Enac una richiesta di inizio dell’attività sperimentale, usando un modulo, che si può scaricare dal loro sito, chiamato "Dichiarazione di rispondenza al regolamento – attività sperimentale". A questa documentazione si allegano la descrizione di configurazione del nostro Sapr e la descrizione del tipo di programma sperimentale che andremo a svolgere. E, soprattutto, un’analisi del rischio specifica per l’attività che andremo a svolgere.» Quando si comincia questo iter bisogna già essere piloti certificati di Sapr? «Bisogna avere un'assicurazione idonea in corso di validità (i soci di DronEzine hanno diritto a sconti per le polizze di Cabi, partner assicurativo della rivista) e bisogna avere almeno fatto il corso teorico in una delle oltre 50 scuole di volo attualmente operative (l’elenco completo sul sito www.dronezine.it, in molti casi i soci di DronEzine hanno diritto allo sconto). Oppure bisogna possedere una licenza da pilota di aeromobili o ultraleggeri in corso di validità. E poi è necessario avere un certificato medico almeno di II classe. Solo quando si hanno questi documenti in mano si può cominciare l’attività sperimentale. Il pilota in effetti in questo momento non può essere qualificato al pilotaggio di quel mezzo, perché l’attività sperimentale riguarda i Sapr che non hanno un certificato di tipo oppure che sono autocostruiti, quindi nessuno può avergli rilasciato l’abilitazione della parte teorica. Lo scenario è quello di una macchina che per la legge non ha mai volato. Ricapitolando, in questa fase si presenta a Enac un drone autocostruito, oppure un drone commerciale, magari adattato alle DRonEziNe - 18 Cosa serve per cominciare SCUOLA: per prima cosa, il pilota deve avere frequentato una delle scuole di volo per Sapr certificte Enac: ormai sono più di 50, l’elenco lo si può trovare sul sito Dronezine.it. In molte scuole i soci di DronEzine hanno diritto a uno sconto. ASSICURAZIONE: serve un’assicurazione aeronautica professionale per Sapr. Anche in questo caso, i soci di DronEzine hanno interessanti sconti sulle polizze di Cabi Broker. La legge richiede solo la polizza per la Responsabilità Civile con un massimale intorno a 800 mila euro. VISITA MEDICA: bisogna avere superato una visita medica aeronautica almeno di II classe, la stessa che fanno i piloti di aerei da turismo, hostess e paracadutisti. Sul sito Enac c’è l’elenco di tutti gli AME, Aero Medici Esaminatori che possono rilasciare l’attestato. DOMANDA: per cominciare l’iter, si manda a Enac una richiesta di inizio dell’attività sperimentale, usando un modulo che si può scaricare dal sito Enac e si chiama Dichiarazione di rispondenza al regolamento per l’attività sperimentale. normativa nostre esigenze o a quelle di Enac, per esempio dotandolo di un sistema a doppia terminazione del volo per poter affrontare gli scenari misti.» E alla fine del percorso sia il pilota sia il drone hanno fatto un passo avanti nella loro carriera, giusto? «Questo è molto importante: la fase sperimentale è un percorso che si affronta passo dopo passo. L’attività sperimentale si articola in varie fasi: la prima è la fase ground, a terra, dove si vanno a valutare tutti i sistemi basici di funzionalità del mezzo. In questa fase il pilota responsabile fa una valutazione sul corretto funzionamento dei vari dispositivi di bordo, esprimendo un giudizio sulla base di una scala di voti di derivazione aeronautica. Nella seconda fase si sperimenta tutto l’inviluppo del volo. Ciò significa che il drone dovrà eseguire le manovre tipiche delle missioni che sarà chiamato a svolgere durante la futura attività commerciale. Al termine della sperimentale si sarà verificata l’idoneità del mezzo a fare lavoro aereo, ma anche il pilota si sarà qualificato al pilotaggio di quella macchina. E, cosa molto importante, in questa fase si saranno redatti i manuali richiesti da Enac.» ANDAMENTO MENSILE DICHIARAZIONI ATTIVITà SPERIMENTALE TREND IN AUMENTO Come è lecito immaginare, le dichiarazioni per l’attività sperimentale crescono costantemente, con due picchi a luglio e settembre e una fase di stanca ad agosto e ottobre. 72 dihiarazioni per la non critica, 184 per la sperimentale 30 alt ri D JI Quali manuali di preciso? «Per le operazioni non critiche saranno redatti due manuali: quello delle operazioni e l'altro di volo. A questi si aggiungono documenti come il programma di manutenzione, l’ analisi del Sperimentale rischio e naturalmente la descrizione del sistema. Sono manuali in divenire, che saranno aggiornati nel tempo man mano che cambiano le necessità: pensiamo al caso del fotografo che comincia con un Phantom per fare videoriprese e poi allarga il Non critica campo d’azione al monitoraggio ambientale. Cambieranno le Critica operazioni e cambierà il payload, e di conseguenza cambieranno i manuali. I manuali dei Sapr vivono e si evolvono in continuazione insieme all’organizzazione. E ogni cambiamento va COSÌ A FINE 2014 comunicato a Enac.» L’anno si è chiuso con 184 dichiarazioni per l’attività sperimentale e 72 dichiarazioni di operatori che già sono Perché non si può usare come manuale di volo il foglietto di attivi nel non critico e solo 8 operazioni critiche. istruzioni che i cinesi avranno senz'altro messo nella scatola del drone? Quanti phantom “sperimentali” «Questa è la trappola più pericolosa in cui può incappare un operatore che non conosce il mondo aeronautico. In una prima fase Enac non fa nessun controllo sulla documentazione inviata, ma poi i nodi vengono al pettine. I manuali di volo hanno una struttura propria, che tutti i piloti conoscono: sono 14 phantom UNO SU QUATTRO È UN DJI Delle184 dichiarazioni per l’attività sperimentale protocollate da Enac fino alla fine del 2014, 44 riguardavano mezzi DJI e di questi 14 erano Phantom (e uno, per la cronaca, era un Inspire 1). 140 altri costruttori e autocostruiti DRonEziNe - 19 attività sperimentale sempre otto, talvolta nove capitoli, sempre uguali in tutto il mondo. Il primo capitolo per esempio riguarda la descrizione generale dei sistemi. Ogni capitolo è strutturato in un certo modo e contiene un minimo di informazioni basilari. Inoltre il manale di volo, come abbiamo visto, è aggiornabile. Se ci facciamo approvare un DJI Phantom, per esempio, poi faremo un upgrade con una mini attività sperimentale per verificare che tutto funzioni a dovere e che le performance che ci servivano siano state raggiunte. Le nuove informazioni verranno integrate nel manuale, che così resterà idoneo al mezzo modificato.» Qui nascono i manuali Durante la fase sperimentale vengono creati il manuale di volo e il manuale della manutenzione. Attenzione, i manuali aeronautici sono ben diversi dai fogli di istruzioni dei droni commerciali. svolgere le operazioni non critiche: manuale delle operazioni, manuale di volo, manuale di manutenzione.» Enac che controllo fa sulle dichiarazioni dell’operatore? «Nessuno, esegue solo un controllo di tipo formale, in sostanza Ma nella pratica come si fa? verifica che la documentazione ci sia. Però ci sono tre situazio«Ci sono due strade: la prima è quella ni in cui Enac può fare delle ispezioni. dell’autocertificazione. Il pilota dispone Il primo è a campione, il secondo è in Con l’assistenza di un della documentazione, svolge l’attività caso di incidenti e il terzo è su segnasperimentale e quando la termina redige consulente la sperimentale lazione. In questi casi Enac chiama un report conclusivo. La seconda strada l’operatore, lo avvisa del monitoraggio per un piccolo drone è quella di rivolgersi a un’organizzazione e in questa fase l’operatore è obbligato costa 1.200 euro, 650 per di consulenza che può avere nel suo staff (perché l’ha dichiarato cominciando la un pilota autorizzato da Enac per fare sperimentale) ad accettare il controleventuali Sapr successivi sostanzialmente due cose: la prima è molo. Enac durante il check formale non nitorare l’attività sul campo e sorvegliavaluta nemmeno il contenuto delle dire o effettuare il programma presentato chiarazioni. Per assurdo un pilota poa Enac. La seconda è redigere il documento conclusivo post trebbe avere liquidato la sperimentale in mezz’oretta, scrivendo attività sperimentale. Non è obbligatorio passare attraverso “l’ho acceso, sollevato per 10 metri e poi l’ho fatto atterrare, un’organizzazione di consulenza, l’operatore la può svolgere funziona tutto”. autonomamente. L’impiegato di Enac si limita a registrare che l’attività sperimenIn ogni caso il report redatto dal pilota o dal consulente andrà tale è stata fatta, ma nel momento del monitoraggio, un tecnico accluso a tutta la documentazione da presentare a Enac per Enac obietterà che questo programma sperimentale è del tutto DRonEziNe - 20 normativa E poi? Un pilota che ha fatto una scuola di volo teorica e la sperimentale è qualificato, e il suo mezzo riconosciuto per il non critico. insufficiente e non idoneo ad affrontare le attività commerciali di tipo non critico.» struttore certificato deve garantire che all’interno del suo processo produttivo venga sempre rispettato il livello di qualità adeguato richiesto dall’Authority per garantire la sicurezza di chi sta a terra. Il processo non è molto diverso dalla certificazione di un aeroplano: pensiamo ai costruttori di jet da trasporto, che devono garantire che l’aereo possa decollare in sicurezza a pieno carico anche con un motore spento. Non sarà l’operatore, quindi poniamo Alitalia, a dover assicurare questo, ma il costruttore certificato: è abbastanza intuitivo quanto complessa sia la fase sperimentale per un caso come questo. O per un drone costruito in serie.» Finora abbiamo parlato di non critico. E il critico? Ci sono sanzioni se qualcuno mente nella documentazione «Il critico è un enorme salto in avanti. Cambia tutto lo scenario, e non siamo più in un regime di dichiarazione ma di cerpresentata a Enac? «Certo, sono sanzioni penali, violazioni ben precise che riguar- tificazione. Per il critico, Enac non valuta solo formalmente i dano il campo delle autocertificazioni e del falso in atto pubbli- documenti inviati ma li valuta nel merito. E sulla base di ciò co. Non è Enac che si occupa delle sanzioni, Enac al massimo può rispondere sì, no o chiedere altri documenti a integrazione. Cambia tutto. Un pilota che ha fatto una scuola di volo e la sospende l’operatore e segnala il fatto all’autorità giudiziaria.» sperimentale è qualificato e il suo mezzo riconosciuto per il non critico, ma per il Quanto tempo serve e quanto costa critico non basta, bisogna essere autorizDichiarazioni false fare per bene l’attività sperimentale? zati. «Dipende dalla complessità del mezzo, nell’attività sperimentale E Enac concede le autorizzazioni se ha dalla massa, dal tipo di payload e dalle sono punite dal codice modo di pensare che l’operatore possa operazioni che dovrà svolgere. Diciavolare in sicurezza. penale, articoli mo non meno di 6-8 ore, la media è Un operatore che fa domanda per il cri12-13. Farsi appoggiare da un'orga75 e 76 del D.P.R. tico dopo essere stato riconosciuto un nizzazione di consulenza per portare 445/2000 anno prima ha una sua storia alle spalle, all’approvazione un piccolo drone per fatta di voli regolari, di mancanza di incifare riprese aeree costa circa 1200 euro, denti: tutte cose che depongono a suo faper il primo drone che si sottopone vore. Il drone che usa, oltre ad aver fatto l’attività sperimentale, a processo, e include tutto quel che serve partendo da zero: dall’invio della richiesta all’approvazione per le operazioni non avrà condotto un anno di operazioni non critiche che vengono critiche. In questa fase l’operatore non deve fare nulla, fa tutto registrate in un libretto di volo che sarà anche autocertificato e l’organizzazione di consulenza. Per i droni successivi costa 650 ha valore legale. Una storia che, insieme ai dispositivi di sicueuro, perché ovviamente quando un operatore è già stato rico- rezza, manuali ben fatti, procedure collaudate e la capacità di nosciuto ha già prodotto molti documenti legati all’analisi del presentare domande chiare, curate e complete rendono molto più facile essere autorizzati al critico. rischio e il manuale operativo.» Anche nel caso in cui ogni volo dovesse essere autorizzato di Fin qui abbiamo visto il caso in cui si voglia far approvare un dro- volta in volta: per un’organizzazione professionale che conosce ne commerciale senza certificato di tipo o uno autocostruito. Ma bene i meccanismi e sa esattamente cosa deve fare, la domanda se sono un costruttore e li voglio fare in serie, dovrò ripetere per il critico si compila in meno di cinque minuti. E non mi sto riferendo al critico che abbiamo visto finora, fatto l’iter per tutti gli esemplari? «Essere un costruttore certificato è un processo complicato, di voli brevissimi con droni al guinzaglio. Mi riferisco a operaoneroso e non alla portata di piccole organizzazioni. Un co- zioni critiche vere, in ambienti molto difficili.» DRonEziNe - 21 A LI CC Se il drone QU I Attività sperimentale/2 FRANCIA Un drone in volo sul quartiere La Deéfence di Parigi. BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C è certificato all’estero di francesco paolo ballirano Si può evitare l’attività sperimentale se il drone è certificato in un Paese straniero? Sì, ma deve avere manuali aeronautici e corso di pilotaggio CO NT EN UT O DI SP ON I L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con pro dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus. Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit, nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos dolorerae ari re, cus. Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum etur? Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur DRonEziNe - 22 acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecaborit alitatum fuga. Nem nemque conse miliberum inulpa qui aut omnihicius modi blaut voluptatae prerspe lendelitaqui invelita nobit pernate pore, sendit peria adis nonsed quas cum essum qui blautas ut aut eos minvelitis eum net, solore dolor aribus a conse id untis re non consequis maio quides expliquam et occae nempore pelliqui occullacest facerissinus ex et atisci reptia consequas nonsedi re voluptamet volo eum hariae dellam consectas eoste nihit laut fugianim rereiuriorro intur, voluptatur arum velenis debit vel et odia sendebit quam fugiatur simet fuga. Itasita volupta sperspi caboresto eum re consequia cone dolorrum hariamet eaquid estiundus, to eosant. Id et molupta tinveri amuscita plit lis ernate dolor aliquassim rendisciatum as doluptam resequi antia nes re porem abo. Ic L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con pro dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus. Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit, nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos dolorerae ari re, cus. Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto w.d NE ron QU LL’E ezi I DIZ IO ne NE .it/ CO lam M PL i ac ET op A. CL ia IC CA normativa CO NT EN UT O DRonEziNe - 23 ww DI SP ON I BI L ES OL O dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum etur? Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecaborit alitatum fuga. Nem nemque conse miliberum inulpa qui aut omnihicius modi blaut voluptatae prerspe lendelitaqui invelita nobit pernate pore, sendit peria adis nonsed quas cum essum qui blautas ut aut eos minvelitis eum net, solore dolor aribus a conse id untis re non consequis maio quides expliquam et occae nempore pelliqui occullacest facerissinus ex et atisci reptia consequas nonsedi re voluptamet volo eum hariae dellam consectas eoste nihit laut fugianim rereiuriorro intur, voluptatur arum velenis debit vel et odia sendebit quam fugiatur simet fuga. Itasita volupta sperspi caboresto eum re consequia cone dolorrum hariamet eaquid estiundus, to eosant. Id et molupta tinveri amuscita plit lis ernate dolor aliquassim rendisciatum as doluptam resequi antia nes re porem abo. Ic L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con pro dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus. Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit, nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos dolorerae ari re, cus. Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum etur? Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecabo- Per i droni agricoli è ora di uscire dalla “fase sperimentale globale” e passare ai fatti. Ma le istituzioni non devono lasciare soli gli agricoltori di fronte alla rivoluzione tecnologica G ennaio, tempo di bilanci e progetti per il futuro. La riflessione che credo accumuni parecchi è “non me l'aspettavo”: chi pensava veramente che il settore degli aeromobili a pilotaggio remoto suscitasse un tale interesse, immaginando che così tante aziende e investitori a titolo diverso si avvicinassero a un mercato assolutamente grezzo e privo di identità economica e commerciale? Eppure evidentemente eravamo in molti, secondo i dati di tutte le iniziative che hanno coinvolto il settore, che esprime numeri assolutamente importanti. C'è un interesse diffuso in molti ambiti di applicazione, e tra questi sicuramente l’agricoltura, che si appresta a essere uno dei settori più importanti per lo sviluppo di queste nuove tecnologie, offrendo notevoli spazi di intervento e aprendo nuovi sce- DRonEziNe - 24 Di STEFANO GAGINO (PRESIDENTE DI FEDER.AGRI PIEMONTE) [email protected] nari occupazionali in un momento difficile e particolarmente delicato per lo sviluppo delle politiche agricole. Inoltre a livello mondiale sta suscitando interesse il complesso delle nuove tecnologie applicabili all’Agricoltura di Precisione, con alcune multinazionali che si stanno occupando di progetti legati alla Precision Farming e tra queste spicca per esempio il colosso IBM, che pare stia studiando come sviluppare un’applicazione che preveda con un certo anticipo le condizioni delle colture. Questo fermento fa ben sperare chi ha iniziato a investire in tecnologia “alternativa”, utilizzando per esempio gli APR, che stanno prendendo (anche se finora virtualmente) una grossa fetta di questo mercato. Ormai ci siamo, quindi dobbiamo partire, superando finalmente il periodo della cosiddetta sperimentazione globale; dobbiamo individuare le esigenze del mercato e iniziare a costruire delle proposte di interventi agronomici che tengano conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche dei terreni. Possiamo aiutare orizzonti Futuro prossimo Rappresentazione pittorica di uno stormo di droni agricoli al lavoro su un campo. no dell’informatizzazione delle aziende agricole con software appositi, collegati in rete alle più innovative e conosciute tecnologie: il GIS (Geographic Information System) e il GPS (Global Positioning System), a cui vanno aggiunti sensori, controllori e attuatori sul terreno e sui mezzi in movimento (trattori, trebbiatrici e così via), e naturalmente sui mezzi aerei ottenendo le telerilevazioni aeree che identificano con precisione la topografia dell’azienda, lo stato e composizione dei suoi terreni con le relative zone di disomogeneità in termini di sviluppo vegetativo delle colture, le dotazioni idriche e nutritive del suolo. l’agricoltore a gestire “su misura” le attività della sua azienda, utilizzando tutto il potenziale di resa dei terreni in funzione della loro tipologia con l’impiego della corretta quantità e qualità di risorse nei tempi appropriati per ogni coltura: ne ricaverebbero beneficio la redditività dell’impresa e Mappe aeree agricole la qualità del lavoro, ma anche Quindi l’agricoltore, attraverso l’elae soprattutto l’intero ecosisteborazione dei dati delle rilevazioni, ma. San Francesco d’Assisi diceotterrà le cosiddette “mappe di preva: «Cominciate col fare ciò che scrizione” georeferenziate idriche e è necessario, poi ciò che è possinutritive dei propri terreni, che gli bile e all’improvviso vi sorprenpermetteranno di conoscere le giuderete a fare l’impossibile». Un ste quantità di sementi, d’acqua e di prezioso suggerimento nell’afconcimi da fornire. frontare un mondo, quello agriDobbiamo quindi essere in grado di colo, molto pratico, concreto, proporre sistemi di rilevamento che abituato a soppesare novità e intengano conto delle variabili e degli novazione e non sempre pronto indici: essi forniscono gli aggiornaa farsi carico di un tale processo menti necessari per lo stato in proinnovativo. Misurando assorbimento e rifrazione cess delle colture, per modificare le della radiazione solare si stima mappe tematiche, pianificare gli interreni hi-tech lo stato di salute di una pianta: terventi programmati e non, al fine Quello dei droni è un fenomeno a sinistra sana, a destra malata di ottimizzare le operazioni di eroche, come sappiamo, sta correndo molto velocemente, non solo sui mezzi aerei che vedono gazione, di sementi, di acqua, di concimi e di fitofarmaci. dal punto di vista aereonautico continui progressi e migliora- L’importanza degli indici di vegetazione diventa fondamenti, ma anche per la tecnologia di supporto: gli applicativi, mentale nella proposta di utilizzo degli APR in agricoltura: i sensori, le ottiche multispettrali, i software dedicati per mi- ecco perché gli operatori specializzati devono partire progliorare rapidamente la “filiera” decisionale per la pianificazio- prio da questo elemento che, se sviluppato con criterio e ne delle operazioni agricole, e dare un supporto affidabile per innovazione, potrà fare la differenza sul mercato. Occorla crescita qualitativa e quantitativa dei raccolti stagione dopo re concentrarsi sulle effettive necessità agronomiche delle aziende, alle quali interessa migliorare i raccolti risparstagione, anno dopo anno. Gli agricoltori potranno e dovranno - per fruire di sgravi e miando risorse. sovvenzioni indicate dai vari PSR e PAC - dotarsi di servizi Esempi interessanti ci sono e vanno seguiti, come la mesforniti da aziende di operatori specializzati che si occupa- sa a punto nel piacentino di un nuovo indice di vegeta DRonEziNe - 25 Agricoltura di acqua e nutrienti del girasole, ne determina una minor produzione. L’APR comunica a un robot al suolo l’esatta collocazione della pianta infestante, che nel giro di pochi minuti viene raggiunta ed eliminata. Come possiamo notare la gestione dell’impresa agricola assume così un profilo diverso che richiede ulteriori specifiche competenze per sfruttare i vantaggi che le nuove tecnologie offrono, ed è proprio da questa necessità che dobbiamo partire, anche noi APP-AGRICOLTURA È di notevole interesse anche l’applicazione che permette di come enti che hanno il compito di sostenere il settore agricolo, valutare, tramite apposite mappe del vigneto in prossimità promuovendo nuove forme di impresa, di innovazione e di sviluppo. della vendemmia, lo stato di vigore delA questo proposito le iniziative non le piante: vigore basso significa matuFeder.Agri vuole investire mancano e c'è molto interesse ed enrazione pronta e qualità ottima; vigore in una piattaforma per tusiasmo che va a mio avviso “discialto, maturazione insufficiente e qualità media. Di tali dati usufruisce tramite l’agricoltura di precisione plinato”, strutturando le proposte e rendendole istituzionalmente fruibiun’app una sfogliatrice, nata localmenbasata sui Sapr li, in virtù di protocolli di intesa con te, che lavora in automatico in base alle gli Enti preposti e naturalmente con indicazioni delle mappe, rimandando lo le associazioni di categoria. Questa è sfogliamento delle zone ad alto vigore a un'opportunità da cogliere per il settore agricolo, che ha visun passaggio successivo con maturazione corretta. La produttività della sfogliatrice è di un ettaro ogni tre ore suto, nonostante il ritorno alla terra di molti che hanno perso rispetto alle settanta necessarie se fatto manualmente. Non occupazione in altri settori, tempi migliori. è un caso che le più blasonate imprese vinicole della To- Feder.Agri crede in questa scommessa e vuole investire in scana siano state tra le prime acquirenti di tale mac- questo settore, mettendo a disposizione una piattaforma dechinario; o come un progetto nella Regione dicata all’Agricoltura di Precisione, con particolare attenzione Marche che ha previsto l’utilizzo di all’impiego degli aeromobili a pilotaggio remoto, fornendo alcuni sensori che riconoscono servizi e creando opportunità e sinergie professionali, auspiuna pianta infestante che, cando che anche altri attori istituzionali non rimangano sordi riducendo le disponibilità a un richiamo che diventa sempre più acuto. zione il Chlorofyll Vegetation Index (CVI), sensibile alla concentrazione di clorofilla fogliare, finalizzato alla stima del fabbisogno azotato delle colture. Tale indice ha il vantaggio, rispetto ai precedenti, di avvalersi di broad band multi-spettrali in uso sulla maggior parte dei satelliti commerciali. Due milioni per un sensore Parrot ha investito due milioni di dollari per acquistare Micasense, azienda californiana che costruisce sensori per l’agricoltura di precisione. DRonEziNe - 26 Annuario del drone 2015 Mettiti sotto i riflettori, fatti trovare da chi ti sta cercando è cresciuta, oggi siamo un’industria variegata e roburicco ecosistema di aziende, servizi e professionisti Lasta,filieracondeiundroni Occorre una bussola per trovare ciò che ti serve e farti trovare da chi ti cerca. DronEzine, la prima rivista sui droni, il più importante network italiano dedicato solo ai velivoli senza pilota, ha il maggior database italiano di aziende e professionisti del mondo dei droni, oltre 500 record che coprono tutte le sfaccettature della filiera degli aerei senza pilota. Ora questo patrimonio di informazioni, arricchito da contenuti informativi di qualità, si incarna nel primo annuario del drone, su carta e digitale. Il volume in formato UNI A5, rilegato, sarà stampato nel febbraio 2015 e sarà lanciato e presentato nelle più importanti manifestazioni fieristiche, distribuito attraverso il nostro sito, nei negozi di materiale tecnico e nelle librerie partner, tra cui Amazon e Lulu, oltre che consultabile online. scegli tu come vuoi essere presente free gold Inserimento dei dati di contatto, logo e una breve descrizione Per sottoscrivere l’opzione, registrati gratis su www.dronezine.it menu Pubblicazioni->Annuario € 0.00 Inserimento dei dati di contatto Inserimento della descrizione completa dell’azienda (indicativamente 2 mila caratteri, massimo tre foto) Pagina pubblicitaria in formato UNI A5, eventualmente possiamo crearla noi gratuitamente se richiesto. € 200.00 (sconti disponibili) diamond Inserimento dei dati di contatto Inserimento della descrizione completa dell’azienda (indicativamente 2mila caratteri, massimo tre foto) Pagina pubblicitaria UNI A5 Pagina pubblicitaria in formato A4 sul primo numero raggiungibile di DronEzine Magazine + banner sul sito per due mesi. € 500.00 (sconti disponibili) www.dronezine.it Associazione Nuova Editoria - via F. Baracca, 6 - 40033 Casalecchio di Reno (BO) C.F/P.Iva. 03355621206 [email protected] - tel 3478486728 – www.dronezine.it QU I A LI CC muove BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C assicurazioni qualcosa si Le compagnie cominciano a prendere coraggio e a capire che assicurare i droni può essere un grosso affare S CO NT EN UT O DI SP ON I onXimus eaquo eos expedi rem. Et pernata dicienimus sam raecuptatur? Qui nusdand electiis earcium qui am que delictemodis dis vit parum hilitassit porions editem reprem sectaquis molor mossimod quia dendam est, ut omnit militibus, officitatem que sitate con pre oditatae paritem quatur alictis maio maxim inis praecesti ute non et, et laccus, si natiis sincten ditatem experum fugia vendunte nos as doluptatur acepe volorpo restis enis expero is cum, sae pro quam volupta pro corestinum eliquundunt pel et et essediati voluptae latiandant rem imilit poris rendi tem id uta num enda similla uditiis nem excepra tiatisci odicab intotassusam aut faccumque ma ium id essum fugias volorruptata dolorumquia pelent perorum doluptae exerehe ndellacitio. Ictas ellabo. Ut faceratur? Atio. Hil intion cum ilitem consed qui blacesequam et am nihitam volorerro to tem intibuscil enienduntus sinihitae et volutem fugitiis derem. Dus esentias esenti re necullibus, quae ma qui sam et voluptatem quatur? Inum consedias nusda con repe sam eseri iunt ditiunt aut quunt. Ecat porum doluptatio doluptatis estrum faccae omni tem alicti num remquis eum aut vent. In esequid quos diam estisin coribus invellores es doloreribus dolorum archilit aut aut faccuptae nonsequi dolora eatem alibus et eliciusam lautem in poris as aut as magniscia doluptatur rest everion sequae voluptatur? Ulloresendae eligend ersped molorru ptatur? Net omnis eum reriones voloreperio. Maximus, odis moluptur atibusa nducit voluptas enducia sperio blant as rehenim poreribea nus dent quias eium quatureptae consed eos ist et, eatemquia et laborporro DRonEziNe - 28 L’autore Fabio Sgroi, firma autorevole del Giornale delle assicurazioni, è direttore di Tuttointermediari.it di fabio sgroi miliquas rehendaeprem aut omnihit, core et is eiciis arum volecep tatemped que erferum faccum fugitate molores nis solorero volut fugit fugia volupta ditaquae si idit, sae secepero in cuptatium ex el magnisq uiatem inci ut laceper uptatur, simpe laceate lit rerisqu iscimo dus untiasp isitat ut elit, aut dia ditatur? Agnamus voles aut et inctet laborro magnat as exerias explaut quosapedio. Agnihit ommolorem consecum nihit maion et voluptaquid ut ipsam, testis vides endis non rent, quae desseque laborerit laciliquiae plibeaquosto debit, quati samet et unt periae porem expellor sumquisquam venet ut magnihi libuste cum adio. Nam ilique volum dolorum imi, tet, int adi tem fugit laborepudi voloriorro dignatis quam, voluptati aut eatenis evelita sserovidus, vel id eum et apiscim porest, veritiaepro vit facesent, atiuria volupiet as plabo. Nem. Um, autem que voluptas ex et, officidiat ilia velendam delique volupid igendi qui untionsed quiaessum fugitatem quae volest lam quiatiu mendenim nihil eum essectin non ratur si inis ident alibus. Solorum id mintotatur se voloris quae debitem porepratur si ute mincit aritis explictaepro quatus aut everumq uaecate niminvel ipsam acea nullist iaerro tem dipsam, con corro et quatqui dendaer epercilliti idelestist, ipsunto eictotatur? Accatissit ut et officidunt asperferem fugia nobis di aut liciis ati volum faccull acipsum noneseque pa ne volorep ernatet volum volorem eati aut eum doluptature molupta ecullac estrumqui conserum faccum derferio PRONTI AL DECOLLO Le polizzTa nectium quisrehent veratiunt aut nihicium aut que pa aut velit alia duciet et, con faccuptiam excerio. Cus aut dolupicia volum simendit dolorerehent aut harum et perum accabore maionsendunt il min estruntio od eaquiberum que voluptas rerio que con con exerfero maximag niendic te comnimus ex eniscid que pla esedis eium soluptatibea id mos con quia consedignis moditem volora volor pro luptia suntemolores magnitam,nimposs temiumquam quiaimiliquid vent voofficium rem cum nonsequiduci earum volum acienis et eaque nitatur aliquam dunda idempori berum sit assi ut audit veliquibus doluptatiant harum aborundae voloescon ped maionet rehent quasassam que perrum ea et quam accatia volorumqui dolore vitmaio laborum fugitis ipsamet hil et omnis et eaquate tem qui asimporior mo temque eos sam re seque sed quos es oditi sum doluptur? que rercipsae sitis doluptatur mod essi qui Borporeperum doluptaque neaccae nobisquia eatemquas sed que nossit, quo te occatur is arum quam fugia is doluptas audit parupta endem quidenis mo mos et es eat archill upitae ssiminvel illantibus ium voluptibus, quaspercid molorest quaerch itendis cilitaquis molores ilit rem untus ma que magnia dus ad et periossitem doluptusam, connienet reperibus, simagniaest, Hit que alit aseost, modacepers quodit, perrore cum inimus. fuga. Asite conserspit doluptaturi eaque con pe plit et quiassinvent qui cus nos exeraecte delibus cipicabor ma porrorepra conem ut temoluptas cullabo rroruptate volorent aut qui ma qui doluptatus. Tiur si ut deleste plandantiis ad excera conseque num ni comnien testion et occupta nus sit vit modi cienis odiste nobistium a que dolorer nonsende od unt eosam exerferem vit, secatur que LI CC ON ww IBIL w.d E SO ron LO ezi NE ne .it/ LL’E lam DI iac ZIO op NE ia CO M PL A BEVILACQUA BROKER Michele Bevilacqua - Tel. 349-6410898 [email protected] www.studiobevilacqua.org ET A. C ALLIANZ corso Italia, 23 - Milano Tel. 800686868 - www.allianz.it QU I assicurazioni CO NT EN UT O DI SP CABI BROKER via Vigonovese, 115 - Padova Marco De Francesco, Tel. 049-8700638 [email protected] DRonEziNe - 29 CO NT EN UT O QU I DI SP ON I REALE MUTUA via Corte d’Appello, 11 - Torino DRonEziNe - 30 LI CC HdB INSURANCE BROKER via Palerstro, 2/9 - Genova Carola Federico Tel. 010-2530389 e-mail [email protected] BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C GENERALI ITALIA, via Marocchesa 14 Mogliano Veneto (TV) www.generali.it A orizzonti QU I LI CC A assicurazioni SATEC Srl Coverholder dei Lloyd's of London Via Velletri, 7 – Roma www.satecgroup.eu Tel. 06-8419890 e-mail [email protected] CO NT EN UT O DI SP ww ON I BI L w.d E SOL ron O NE ezi LL’E ne DIZ .it/ ION lam E C iac OMP op LET ia A. C FIAM Federazione Italiana Aero Modellismo Via Gaetano Strambio 23 Milano www.fiamaero.it Tel. 02/62694268 Diventa pilota di droni, costruisci il tuo futuro con noi. 0521 1800412 [email protected] www.aerodron.com/formazione DRonEziNe - 31 Dji Inspire 1 RIPRESE PROFESSIONALI IN SCATOLA a cura del laboratorio Basta montare le eliche, una ditata sul tablet e l’Inspire 1 è in volo. All’aperto ma anche indoor, da subito si possono fare videoriprese 4K con un signor link video HD dalla portata superiore a un chilometro e mezzo DRonEziNe - 32 RECENSIONE C on i suoi Phantom, DJI ha di fatto creato il fenomeno dei droni alla portata di tutti. Ragionevolmente economici, facili da usare e pronti al volo appena tirati fuori dalla scatola. L’azienda cinese ha una interessante offerta per i professionisti, con gli esacotteri S900 e gli ottocotteri S1000. Mancava l’anello di congiunzione, una macchina prosumer rivolta al grande mercato dei fotografi in cerca di prestazioni ma anche di semplicità. Finora in casa DJI questa fascia era occupata da F450 e F550, ma si tratta di macchine da costruire, equipaggiare e settare, operazione non alla portata di tutti. Per portare a un nuovo livello l’esperienza dei Phantom ci voleva una macchina più potente del fantasmino ma semplice, pronta al volo e completa di tutto quello che serve al fotografo esigente. Il risultato è Inspire 1, un quadricottero dalla forte personalità, caratterizzato da un design che se non è bello (e non lo è), è sicuramente d’impatto. Ed è un successo annunciato: Flavio Dolce, titolare di HobbyHobby, importatore DJI, ci rivela che a fine dicembre 2014 «in Italia sono stati già pre ordinati circa 200 pezzi, ed erano note solo le caratteristiche sulla carta! DRonEziNe - 33 Questo ovviamente è stato possibile grazie alla grande fiducia che il pubblico ha nelle sue potenzialità valutate solo dalla caratteristiche tecniche pubblicate. Queste ultime superano di gran lunga qualsiasi mezzo tutt’ora presente sul mercato». Secondo Dolce, a comperare l’Inspire 1 sono essenzialmente da piccole aziende e professionisti: «L’ inspire1 sarà uno dei mezzi professionali più venduti del 2015, perché sarà il più evoluto tecnologicamente oferto a un prezzo veramente concorrenziale (a partire da 2859 euro). Dai pre ordini possiamo vedere che sarà acquistato dalla piccola e media impresa (dal professionista fotografo fino all’azienda di produzione) in quanto gli standard di ripresa sono molto alti e compatibili per uso sia pubblicitario sia cinematografico.» L’Inspire 1 è inconfondibile per l’inedita soluzione della geometria variabile dei bracci in carbonio dei rotori, che si alzano e si abbassano per diventare un carrello d’atterraggio. Un Patented Il meccanismo dei bracci mobili è un brevetto DJI registrato negli Stati Uniti. Nell’immagine la documentazione dell’uffici brevetti. DRonEziNe - 34 Indoor In alto i bracci dei rotori in posizione di decollo. A destra il sensore che sostituisce il Gps quando si vola indoor: telecamera stereoscopica e sonar lavorano insieme per leggere la posizione del multicottero rispetto al suolo. E quando il terreno è vicino si abbassano i bracci, portandosi automaticamente in posizione di atterraggio per proteggere la telecamera. brevetto DJI che rende la macchina inconfondibile a terra e in volo. Naturalmente, andando in mano ai fotografi, non poteva mancare una telecamera tecnologicamente avanzatissima, in grado di ruotare di 360° e sollevarsi e abbassarsi di 125° per riprendere video fino a 4K (30 frame/secondo) e fotografie a 12,4 Megapixel con il sensore Sony Exmor e ottica a 9 lenti. Fin troppi megapixel in un momento dove l’eccesso di risoluzione ha un poco perso il suo appeal di marketing. La cosa più intrigante della camera è il sistema Lightbridge, che da solo vale circa 1400 dollari e permette di trasmettere il video catturato dalla telecamera di bordo (a 1080p) a oltre un chilometro e mezzo di distanza e naturalmente a Internet, basta instradarlo in un sistema di streaming video per trasmettere la missione in tempo reale. In volo si possono modificare i parametri come ISO, esposizione, bilanciamento del bianco per ottimizzare ogni scatto. Per metterlo in volo, le operazioni preliminari sono di una semplicità estrema: l’unico “assemblaggio” richiesto è quello di avvitare le eliche autobloccanti, identificate da un codice di colore per evitare di sbagliare e montare un’elica oraria dove ce ne vorrebbe una antioraria e viceversa. Dopo di che la macchina è pronta per il primo volo di prova, anch’esso di una facilità disarmante. Non è nemmeno necessario usare il radiocomando, basta scaricare la sua app e decolla e atterra automaticamente alla base, il tutto con una sola ditata. Anche la gestione del carrello, o meglio dei bracci snodati, è automatica: un sensore di quota, formato da un sonar e una coppia di telecamere fisse che generano l’immagine stereoscopica del terreno, si occupa di sollevarli al decollo per non invadere il campo di ripresa della camera principale e abbassarli prima di toccare terra in modo da proteggere la telecamera stessa. In una parola, la gestione del volo dell’Inspire 1 è ancora più facile di quella del Phantom Vision +, il che è tutto detto. Come già visto sul Vision +, la telecamera è montata su un Guarda per terra Il sistema di camere e sonar per valutare la quota senza GPS Inspire 1 in pillole RTF. Sul serio Nella confezione c’è tutto quello che serve a portare in volo l’Inspire 1, compresa la radio (o le radio, ci sono bundle con due trasmittenti, una per volare e una per controllare la telecamera). L’unica operazione necessaria prima di volare è connettere le eliche autobloccanti (identificate da un codice di colore). Camera La telecamera dell’Inspire 1 riprende video fino a 4k a 24 o 30 frame al secondo (rispettivamente, PAL e NTSC). Il sensore è un CMOS 1/2.3 pollici con lenti tarate per un campo visivo di 90°, equivalente a una focale di 20-35 mm; il che significa un grandangolo non estremo, a tutto vantaggio della minor distorsione “a botte” dell’immagine. Gimbal La camera è montata su un gimbal Zenmuse integrato a 3 assi brushless servoless, che danno 360° di movimento orizzontale e 125° verticale. Si può settare la macchina per mantenere fissa l’inquadratura sul soggetto indipendentemente dai movimenti del quadricottero o intervenire manualmente su pan e tilt sia attraverso il radiocomando di volo sia attraverso la seconda radio dedicata. Gimbal e camera possono essere facilmente smontati, sia per esigenze di trasporto sia per futuri upgrade. Live HD View Il segnale video di ritorno, che ha una portata di oltre 1,5 km, è a 720p HD e può essere usato sia per il volo in prima persona sia per lo streaming diretto su Internet. La trasmittente ha un’uscita HDMI per connettere un monitor, uno smartphone, un tablet o occhiali FPV. Continua a pagina 36 DRonEziNe - 35 RECENSIONE gimbal a tre assi ed è facilmente smontabile senza bisogno di attrezzi. Cosa che può essere utile per volare senza, sostituirla con altro tipo di payload o montarne un domani una ancora più avanzata, oppure cambiarla se si rompe, eventualità sempre da prendere in considerazione quando si tratta di oggetti volanti. Quel che ci piace poco è che il gimbal ha attacchi proprietari, quindi può essere usato solo con camere e payload approvate da DJI e al momento quella di serie è l’unica camera compatibile. Radiocomando (anzi, due) La radio ha le uscite video USB e HDMI per collegare direttamente l’uscita video ad altri apparati, per esempio un tablet o uno smartphone Android o IOs per visualizzare in diretta quel che viene ripreso dalla camera di bordo. L’Inspire viene venduto con uno o due trasmittenti, interamente customizzabili. La radio in 2,4 Ghz ha pulsanti per il video e per scattare le foto, una rotella per comandare il gimbal ed è alimentato da un pacco LiPo da 6000 mAh. Quando si usano due trasmittenti, una viene dedicata al volo e l’altra al controllo di gimbal e telecamera. Entrambi i piloti hanno l’uscita video per verificare esattamente cosa viene ripreso e le foto che vengono scattate. Le radio sono cucite sulle esigenze dei fotografi, è facile e intuitivo trovare comandi per muovere il gimbal e ritoccare l’esposizione. Ma pilotare e insieme fare riprese professionali è un compito al di fuori della portata di un essere umano normale, se lo vogliamo usare per scopi professionali è bene considerare l’acquisto della seconda radio (e trovare un aiutante). Comunque le possibilità di intervento in volo, grazie anche all’eccellente ritorno video, è anni luce superiore a quello che si può ottenere con una GoPro (e anche con le camere DJI di generazione precedente). Volo automatico e ritorno a casa Come sappiamo, il regolamento Enac nelle operazioni non critiche proibisce il volo automatico al di fuori della visuale del Segue da pagina 35 Braccia retrattili La caratteristica che balza all’occhio anche a un profano è l’ingegnoso sistema di geometria variabile dei bracci in carbonio, che fungono da carrello d’atterraggio e si alzano e abbassano automaticamente a seconda della distanza del quadricottero dal suolo. Design aerodinamico DJI afferma che l’aspetto aerodinamico dell’Inspire 1 non è solo un fatto estetico ma riducendo la resistenza aumenterebbe anche la durata delle batterie. Ci permettiamo di dubitarne. Volo senza GPS L’Optical Flow technology di DJI combina i dati ricevuti a sonar e telecamere stereo per poter usare il multicottero non solo indoor ma in ogni situazione dove il GPS non è disponibile. APP Le app per IOs e Android consentono di gestire il decollo e atterraggio automatico, i controlli manuali della telecamera, ricevere la telemetria e il segnale video di ritorno e tracciare la rotta a waypoint per il volo automatico. Live Map e Radar Queste funzioni permettono di conoscere esattamente in ogni momento la posizione del quadricottero sulla mappa. Quando serve si può zoomare, e anche mostrare la rotta percorsa. Decollo e atterraggio automatico Basta un tap sul tablet per decollare e atterrare automaticamente, gestendo anche il carrello in modo totalmente automatico. Un colpetto e si decolla, un altro colpetto e si atterra. Batteria intelligente La telemetria invia informazioni sulla carica di ognuna delle 6 celle dell’Inspire 1. Un sistema automatico calcola il tempo richiesto per tornare alla base e volendo torna automaticamente quando l’autonomia comincia a scarseggiare. Il sistema tiene in memoria il numero totale di cicli di carica e scarica e il voltaggio di ogni cella e fornisce indicazioni sullo stato di salute del pacco. L’autonomia non è per niente male: secondo DJI sono possibili voli di 16-18 minuti con una singola carica. Sviluppatori Gli sviluppatori possono avere il kit di sviluppo SDK 1.0 con cui creare delle applicazioni personalizzate per inspire1 su IOSD (iphone) ed Android. pilota, ma non dovrebbero esserci problemi legali se l’operatore tiene la radio in mano pronto a intervenire mentre non perde mai d’occhio il drone in volo guidato dal computer: il condizionale è d’obbligo, non essendoci una giurisprudenza in tal senso, ma il regolamento definisce VLOS (visual line of sights) come “condizioni in cui il pilota remoto rimane in contatto visivo con il mezzo aereo, senza aiuto di dispositivi ottici o elettronici, per gestire il volo”: gestire il volo a nostro DRonEziNe - 36 dji inspire 1 All’aperto, ma anche a chiuso. Phantom II Vision Plus Inspire 1 Spreading Wings S900 Spreading Wings S1000 FRAME Quadricottero Quadricottero trasformer Esacottero Ottocottero FLY CONTROL NAZA M V2 TBA Wookong M Oppure A2 Wookong M Oppure A2 GIMBAL Zenmuse H3-3D Zenmuse X3 Zenmuse Z15 Zenmuse Z15 CAMERA DJI Vision+ 1080p@30fps DJI X3 FC350 4K@30fps Supporta camere pro Supporta camere pro FPV LIVE 480p video stream 1080p LightBridge Non incluso Non incluso BATTERIA DJI 3S 5200 Smart Lipo DJI 6S 4500 Smart Lipo Non inclusa richiede 6S Non inclusa richiede 6S MODELLO parere non significa necessariamente pilotare a mano in ogni momento, ma semplicemente essere sempre in contatto visivo col mezzo e prendere in mano i comandi quando necessario per “rispettare le regole dell’aria applicabili al volume di spazio aereo interessato”. Ciò detto, impostare una missione automatica è quanto di più semplice si possa immaginare, si traccia la rotta col dito sullo schermo di un iPad o un tablet Android, sul quale si ricevono anche le informazioni della telemetria e il segnale video. Attenzione solo al fatto che per funzionare il tablet dev’essere connesso via USB alla radio e per navigare per waypoint è necessaria una connessione a Internet. Il ritorno a casa è dinamico, e dipende dalla posizione del pilota: se ci spostiamo, atterrerà vicino a noi e non nella postazione in cui è stato lanciato. L’unico uso intelligente che ci viene in mente di questa funzione è se decollo e atterraggio avvengono su una barca. Altra interessante funzione è la misurazione intelligente della carica della batteria, che fa tornare a casa l’Inspire 1 se comincia a essere troppo scarica e il software decide che è ora di tornare. In ogni caso, le app su iOS e Android ci dicono in tempo reale quanta carica resta in ciascuna delle sei celle del pacco di bordo. Informazione utile anche per stabilire se il pacco è in salute o se qualche cella ha deciso di morire. Volo indoor Quello che ci ha colpito di più è la grande facilità con cui Inspire 1 vola al chiuso, il che non è per nulla scontato in una macchina di queste dimensioni. E ci sono molte situazioni in cui ha senso volare indoor: pensiamo per esempio alle riprese di eventi, alla fotografia industriale, pubblicitaria o di moda, alle riprese televisive in studio (senza trascurare il dettaglio che il regolamento Enac non si applica ai voli indoor). Il segreto sono dei sensori specifici per il volo al chiuso, che fanno a meno del segnale Gps che come è noto al chiuso non arriva. Il sistema si chiama Vision Positioning System, ed evita anche gli spiacevolissimi “fly away” che affliggevano i primi modelli del Phantom. Il cuore della soluzione è la tecnologia Optical Flow, che combina i segnali ricevuti da telecamere stereoscopiche fisse e sonar che consentono all’Inspire 1 di calcolare la propria posizione nello spazio e fermarsi in hoovering quando i comandi vengono rilasciati, anche senza l’aiuto del segnale Gps. PAGELLA 3 mila euro sono troppi per un quadricottero? Dipende, la praticità di una macchina che vola (in modo sorprendentemente stabile e facile) appena fuori dalla scatola, con una signora telecamera e un ritorno video allo stato dell’arte, vale parecchio. Il gimbal di per sé è di grande qualità, ma gli diamo solo tre stelle perché è proprietario e non consente di cambiare il payload se non con attacchi approvati DJI. La sicurezza merita 4 stelle perché, nonostante l’architettura non ridondante, i tanti ausili elettronici al pilotaggio rendono la macchina molto amichevole e facile in ogni situazione. Rapporto qualità/prezzo Praticità d’uso Innovazione Gimbal Camera Ritorno video Sicurezza Inspire 1 con l’autorizzazione Enac L’inspire1 a fine gennaio verrà venduto da HobbyHobby in una versione modificata con terminatore del volo e un pacchetto di consulenza all’autorizzazione Enac. Il pacchetto comprenderà: Inspire1 con terminatore di volo autorizzato Enac (circa 3400 euro) Corso teorico Sapr € 690,00 (facoltativo per chi lo ha già effettuato 33 ore + 2 ore di simulatore) Corso pratico Sapr € 600,00 (specifico per questo modello - 16 ore) Pratica di consulenza all’autorizzazione per operazioni specializzate non critiche € 1.200,00 Il pacchetto mira alla formazione del pilota sia dal punto di vista teorico che pratico (ovviamente autorizzato Enac) e soprattutto gestire la pratica per l’accreditamento della sua organizzazione presso Enac per operazioni specializzate non critiche. Questo è un passo fondamentale per avere successivamente autorizzazioni per le operazioni specializzate miste o critiche. DRonEziNe - 37 dji inspire 1 Carte in regola per l'Inspire (e non solo) Cresce il business dei droni, ma mettersi in regola con Enac non è semplice. Per favorire gli imprenditori che vogliono avviare un’attività in questo settore, il rappresentante di DJI per l'Italia HobbyHobby, in collaborazione con la scuola di volo Biofly di Roma, ha messo a punto un interessante pacchetto chiavi in mano che comprende l'acquisto dell’Apr, i corsi di pilotaggio teorico e pratico e anche la consulenza per ottenere l’autorizzazione da parte dell’Enac per le operazioni specializzate in aree non critiche. Il pacchetto prevede l’utilizzo di APR prodotti dal colosso cinese DJI, di cui HobbyHobby è rappresentante dal 2008 e non solo dell'Inspire 1: in particolare, la proposta è basata sui droni delle classi HH-Phantom 2 Term e S.1000 entrambi modificati in Italia e dotati anche di terminatore del volo. Biofly, com'è logico aspettarsi, si occupa dei corsi di pilotaggio: si parte da quello teorico, riguardante la conoscenza delle regole del volo e del mezzo radiocomandato, per passare poi a quello pratico, con le lezioni di volo reale. Inoltre, il pacchetto comprende anche un’attività di consulenza per ottenere dall’Enac l’autorizzazione a svolgere operazioni specializzate non critiche, dunque in aree non abitate o libere da impianti e strutture. I costi sono abbastanza contenuti: con meno di 5 mila euro è possibile acquisire un pacchetto completo per il drone HH-Phantom 2 Term e iniziare a lavorare. «Il nostro obiettivo è offrire una soluzione semplice, economica e regolamentare a tutti coloro che intendono inserirsi nel business dei servizi con i droni», ha spiegato Flavio Dolce, titolare di HobbyHobby. «Abbiamo deciso di utilizzare droni della DJI, da noi opportunamente modificati per rispondere alle norme del Regolamento Enac, perché al momento sono i modelli più performanti nel mondo, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. I nostri modelli ed i relativi accessori e servizi sono stati già autorizzati dall’Enac e verranno venduti per "similarità" in modo che l’acquirente, grazie anche alla nostra documentazione e consulenza, DRonEziNe - 38 possa accreditare in tempi brevi la propria attività. Con il nostro pacchetto, ognuno sarà così in grado di farsi riconoscere come operatore da Enac e iniziare a lavorare in sicurezza e nel pieno rispetto delle norme in vigore», conclude Dolce. qualche problema di gioventù Mettere a punto un drone non è semplice, e anche DJI è incappata in qualche scivolone. Ha fatto rapidamente il giro del mondo un filmato che mostra un Inspire australiano partire per i fatti suoi a seguito di un decollo automatico, con disastroso incontro ravvicinato con la porta del garage del malcapitato cliente (un pilota molto esperto). Altri acquirenti hanno lamentato la perdita in volo di un'elica. Il costruttore cinese è corso subito ai ripari, e poche ore dopo la pubblicazione del video ha messo a disposizione degli acquirenti una patch obbligatoria del firmeware che previene i (rari) casi di fly away segnalati dagli utenti. Mentre per quanto riguarda il problema delle eliche (dopo aver sottovalutato un po' troppo a lungo le segnalazioni e cercato di colpevolizzare gli utenti a suo avviso distratti) DJI ha immesso sul mercato un accessorio, che si chiama propeller lock (blocca eliche) e ha pubblicato un video di presentazione sul come montarlo, incastrandolo cioè sulla cassa del motore sottostante. Nessuno è perfetto, errare è umano, ed è lodevole che DJI sia comunque corsa ai ripari in tempi assai rapidi, ma a giudicare dai commenti che si leggono sui forum a molti utenti resta il sospetto che abbia forzato un po' troppo con i tempi e messo sul mercato un prodotto ancora immaturo. Per una volta, il fatto che il drone arrivi sul mercato italiano con qualche mese di ritardo rispetto al altri Paesi è un vantaggio, lasciamo che siano gli australiani a fare i beta test... Le aziende informano Contatti per richiesta preventivi Dott. Marco De Francesco – Ufficio Tecnico CABI Broker Mail: [email protected] ‐ Tel. 0495919112 PROGRAMMA ASSICURATIVO PER OPERATORI DI SISTEMI AEREOMOBILI A PILOTAGGIO REMOTO (S.A.P.R.) CABI Broker di Assicurazioni srl, attraverso un percorso di studio, approfondimento e collaborazioni con gli operatori di SAPR, nato all’inizio del 2013, è riuscita a concordare con il mercato assicurativo una serie di collaborazioni volte a fornire alle aziende e professionisti che operano nel settore un programma assicurativo completo al fine di tutelarli nell’esercizio delle proprie attività. POLIZZA DI RESPONSIBILITA’ CIVILE PER DANNI A TERZI DA AEREOMOBILE A PILOTAGGIO REMOTO APR Copertura assicurativa obbligatoria e conforme dell’art.20 del Regolamento ENAC. Attività assicurabili: Operazioni Specializzate in aree critiche; Operazioni specializzate in aree non critiche; Attività sperimentale; Massimale assicurabile: minimo € 1.000.000,00 – possibilità di ottenere anche massimali più elevanti a seconda della tipologia di attività esercitata e degli APR utilizzati; Premo lordo annuo minimo: € 400,00 / € 600,00 a seconda dell’attività esercitata e degli APR in uso (premio riferito a singolo APR); Franchigia applicata per danni a cose o persone: nessuna/500,00 a seconda della tipologia di attività esercitata e degli APR utilizzati; POLIZZA CORPI/DANNI DIRETTI ALL’AEREMOBILE A PILOTAGGIO REMOTO (APR) E PAYLOAD; Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia ‐ i danni materiali e diretti che l’apparecchio SAPR assicurato (indicato in polizza) subisca per tutti gli accidenti della navigazione aerea in genere, fra i quali quelli derivanti da: vicende atmosferiche, incendio, urto, esplosione, collisione, investimento, caduta o naufragio; Valore assicurato: Valore Commerciale dell’APR o Payload (non assicurabili valori inferiori a € 5.000,00 tra APR e Payload) Franchigia: 10 % del valore assicurato; Premio lordo annuo: determinato dal valore dell’APR + Payload assicurato, indicativamente per un APR + Payload del valore di € 5.000,00 il premio lordo annuo indicativo sarà di € 500,00; POLIZZA DI RESPONSIBILITA’ CIVILE PER DANNI A TERZI DURANTE LE OPERAZIONI A TERRA; Polizza Facoltativa; Precisiamo che il regolamento ENAC in materia non prevede l’obbligo di una copertura assicurativa per i danni cagionati a terzi dai titolari o dipendenti (RCT) durante le operazioni a terra (non cagionati dall’APR) e per danni subito dagli operatori (RCO). Massimale assicurabile: € 1.000.000,00 (RCT per danni a cose e persone) € 1.000.000,00 RCO per prestatore di lavoro – possibile ottenere anche massimali più elevanti; Premo lordo annuo minimo: € 500,00 (fino a 3 addetti) Franchigia applicata per danni a cose o persone: nessuna per danni a persone; POLIZZA DI TUTELA LEGALE PER OPERATORI DI SAPR Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia – tiene indenne l’azienda o il professionista dalle spese legali necessarie per: l’intervento di un legale incaricato alla gestione del caso assicurativo; per l’intervento di un perito/consulente tecnico d’ufficio e/o di parte; di giustizia; ecc. nel caso di procedimento penale per delitto colposo o per contravvenzione; doloso purché venga prosciolto o assolto con decisione passata in giudicato; opposizione sanzioni amministrative; Massimale di polizza: € 31.000,00; Premio lordo annuo minimo € 320,00 POLIZZA DI ASSICURAZIONE PER LA RESPOSANBILITA’ CIVILE DEL PRODUTTORE DI SAPR Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia – tenere indenne l’azienda o il professionista per danni involontariamente cagionati a terzi da difetto dei prodotti (APR) descritti in polizza dopo la loro messa in circolazione e per i quali rivesta la qualifica di produttore, per morte, lesioni personali e distruzione, danneggiamento o deterioramento materiale; Massimale di polizza: € 2.500.000,00 / 5.000.000,00; Premio lordo annuo minimo € 1.500,00 determinato dal fatturato aziendale e dalla tipologia di APR prodotti; Per tutte le polizze ‐ Gli Assicuratori sono primarie compagnie a livello azionale e internazionale; si sceglierà congiuntamente al cliente la migliore soluzione offerta dal mercato assicurativo; Sede Legale e Operativa 35127 Padova • Via Vigonovese 115 SCONTI: Grazie all’interessamento e collaborazione di DroneZine gli Associati potranno godere di sconti dedicati per singola polizza indicativamente tra il 5 e il 10% a seconda della Tel. 049.870.06.38 • Fax 049.870.3829 Sede Amministrativa e Operativa copertura assicurativa e attività esercitata; oltre alla consulenza assicurativa gratuità; 24121 Bergamo • Via T. Tasso, 79 Struttura dedicata e gratuita per la gestione sinistri; Agevolazioni economiche su altre Tel. 035.22.64.17 • Fax 035.23.55.80 polizze aziendali (parco veicoli, attrezzature, immobili, ecc.) Capitale Sociale € 10.400,00 R.I. di PD 27097 • CCIAA PD 203155 Numero Iscrizione R.U.I.: B000064108 C.F. 01112130263 • P.I. 02094430283 www.cabibroker.com E-mail: [email protected] BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C QU I LI CC A NO FLY ZONE SOLUZIONI online A CONFRONTO Qui si può volare, qui no. Le carte aeronautiche sono complesse da interpretare, ma ci sono due strumenti online - AlterPlanner e WebGis - che possono aiutare sia chi vola per lavoro sia gli hobbysti CO NT EN UT O DI SP ON I Dove o. Delestrunt esed que non earcia cum quas endaepudita qui utatior a dolecestrum quos voluptas dolo enihici aerunt etur? Sunto ererferibus dolenduciet volupta tibusdae mi, corum int fuga. Apel eat. Fugitatem velit aborum fuga. Parum rem. Ratur, aut vent. At ipsus, cus sunt re con cuptae asit aut fugiae re licium essi doluptatur sin consentio. Ehene nem dolorecabo. Qui ad most, ipsum explit volest experspis aut ducia dit ulparum quodiscia sint. Fugiati untust harum aut libus et mos et omnis sunt atem iditiscia dolupta sincius cipsunto imetur autatet de sundis et doluptas derspic idelectem estem aliquis seque ipsandus qui que reribus, imusaepero eos maiore, sande lacient otatur, sinciis nis debis quunt. Ferspel eniatus nias doluptatur, sit endus, sim fugitas nihilitis exped qui vererem eum, sum fugiaec tibusci liberor eperumet alit eum in explaut autatat ecest, torum latumqui qui nam, aut escid quatet omniam comnis excerum volum rem nitiuris acilit es consed unt quatus dundemquis doloritis ex eos pe plabori taspelit, quist, quos volut aboreiciis quidition porianti odis inum et doluptur, id qui dollicto omnis int rentur? DRonEziNe - 40 stefano orsi Bus volupta niminciatam nihilis magniet volorior andit, sequi con et ilitas ipiende liquis molore ma sum cor sum res auda volor rae sam veliatisit, cusanihitius eum culluptat et ea quatem sam rest pre dolorpores mi, sum eum faccuptae sament erunde landebi sitissum adipiet eum volent. Ibuscipsum et quiscim usdandi blabori onsequaspic te re venimilique arumquatur? Qui doles sandunditas commolumet expedi ipisquam fugia simus ersperum, cuptibusam a velique non nos assequis int eaque corro qui deliquatur, idus rero core dolorum quoditis molupta dolorpos que remqui idel magnima simus di cusam simustiscium reptatur magnis assequi soloressit et landa as arume laut quam lam fuga. Ihil intia voluptati alis por aruptus pererib usameni bero tem nis simagni magnate net et quo omnitaspid moloreiciate qui con experatusam, occus aute nobitia quae dolupta abo. Aquibuscimus doluptisque volorec tecuptius, officim nobitatem et hil ma qui blabore, suntincti debitatio cus es sapici quam ipit aspiet qui alitas eum ut od molorepra voluptatae. Et repudis rectota sinctatia duciur, quiaest iumquibus corestem volorero offictus ea quae alicim apedisi mporias andite pro ium nonectur? Molum quibernam facea ped ullantia aped maximo escitiunt. Ommolest, nos es alit idunt, quia non eaqui atquis eiunti- recensione LI CC BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C Off limits Le aree interdette alla navigazione aerea sono molte, come si vede da una schermata di WebGis. A QU I usciae nos et officae sequam autemo beratempores sequiant del earum autem andae est, qui si alias escid ma corum et essit, quas et audi vero ipsum quat ea quas dolupta volenih iciende llupta venia si odi officiust odipsam endi aliquam, que autempor sum delit asperchil modigenda in pos experferior reriaturem assed qui dolorer sperae nonsed mil et at. At quati tet ommod quidi di unt fugit, omnimus et occaect aturias incimus ex eum estrum labor sequibus, coreicaeraes volorrum asi qui debis voloreri rero inventi usciis aut a voluptiis doloremos id ut undebis nonsecu Nostia nis vellaccus ipsandit volorep tatur, officta simodic tiasitiam, occus veris dellautaspid eiusapicil il eiusam quaepra tibusda si aborrore volorpore, quis ni doluptature repraep erspis magnam ut veni solorep tatusa doluptaturem quae voloria tempeditassi dolut faccupta verro cus delis esedit, odicili gnimodit et apitati qui consectur? Ate renet litat ut quiatur? Qui ime sequat. Quat rerspero officaborit essit alis volores volut laborepudia sim que eum volum rem laccumquunt. Et faccus restiis mintis placeperis expliquam versperiam, eostiis alicill aboremqui dolor as iur? Qui conse minci blam sit, quiam re mi, te liquodi omnimol uptibus eos dolupta simpor sapiendebit lici officipsunto consequ iaepremquam, torestrum, illuptas dendio con pro eat. Lectum nemquam di nonsectet lante aut maiorporum facepratur sa escitio. Ut quia prat es et ex ea dipid quunt. Imporestia sequiduciis et, intorestem dolupta tiumquam aut vellam ex et quist aut moluptae ad que delignimos doles aut fuga. Nequo maximol upturib usandella cusae odignam inctem fugias quodita meniass equidit aut pe ipienis doluptam, quate as sit pore cus. Tentis et ulluptas debite nonse nos nem nis erfero blanis sequis autae volor ad maximus ciisqui volor am que ello velecti ani officipsam suntur, erovit eiunt es in pe pe officat emporis ea voluptatium quodi quat estem. Reratur aut libusdae natqui ut derae velendit minctam hitatqui ad et fugias dollatquis cusaperitam es dolores ea perum qui temquam ellam abores re- CO NT EN UT O DI SP ON I nust, incipsa ndignatis everest exerfer uptatem nos qui dolorer atemporeptur sit ipsum landae et quaes id mo ea et, ut a quodici muscium rate nonet voluptiundae nosant, sunt est hictus, ipsam inis nonsequ ibusam, utemquiae et fugitaes apel ipiet autessint iusapic idionse omnis intiasitium quibusa ndeliquam, volore consecuptam dolorrum voluptur sim et estium aut quiatus magnate ium dolorum quatis ex eius volorepel is vent quuntur, qui nonsequi aspid et audam ventior molo offici apicium rectur? Nimus dunt. Anduciusam quaest archiciantis volupta tinullo ribusdam que ipsaperatur? Occatem. Arunto doluptate volectur, offic testruptas eos dolorerchit, nim quiae. Xerferovid et atur sum esequae natur aut lab inctur sam qui derum aditatusa volorendi aut voluptat voloreiunt perit faceaquiaes alition cuptiorem et, consequ aecullitas dolorep eliquasped et officiatur molupta tiusani magnihit voluptam eicianiscia volorianis aut expedit dolorep rorporit, nemodit, il ipitatu samus, te voluptae sum aut as estemod ioresti ut voluptate is maionsequi ium alit aperorum dolor reperum ea derum dolut fugit dolecaborrum faccus di dit eosanistiori corepel luptatibera dusam ersperum volor rehenisquas volorporem nam quam, sit ditam et ma doloreiur? Quis dellorem que eum ius int alicia quid que pro vendebis dolumque ipsa dolum re nihilluptur? De conem etus imusa velis ratet facearc hicaerum voluptatis dolupta seque pratent iatquate pedi cus arion remodi ad moluptat experere, eum aut quo odit estis volorem aut accatectet omnitio nsequod maio. Nam que nobita num, sit essum eriatem nuscia deles quis erepro bla nobit maion cum ercit harum qui dellacc ulluptatemo eos quo doluptatis maior aliquis et explis eum escipsa epratem quae verum ut ad est magniscimus eos at. Uptatib usdandae dolorum ni ad quias alianditatem aut fugias assequatio. Orestia es aut ent quodi doluptat. Ent fuga. Itatur alicili atecere occum core nis molorat iistend DRonEziNe - 41 BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C LI CC A QU I no fly zone Carta o bit? Una tipica mappa aeronautica: per leggerla occorrono competenze non alla portata di tutti. CO NT EN UT O DI SP ON I prorum doluptur, quaesci cuptate nossinveris autendi gnimus min porro verion pario ipiende nulparibust explici aspienducium faccabo. Nullore sit, omnim quia debis cusae ne nonsent. Id es at. Aperiorectas reiciae volupti buscipsam issit aditibus vollor molorem poribus sin cullignit volupta tquodip iendanti bea consedi tiusdam eum rae nem quasita spiento maioribusti conecab inimo velique velenis et, in cusam cusant, nos apedigni rem. Odi verferu ptaquias exerchi libusam vollaborem ullab illupta tintium nihiciata velignis maximodit, endis dolut enis ipsapedi ommod quo bearum et ut et alictatur? Itat atur aliquostiunt ut quis volut venim eatias sum, eum uta dere, voluptatum quossit adipient milluptatus nonempo rerepero quasimp orporio nsequi seque is sitiur? Qui simporiatur? Veligni odisque comnientusam quideles se pratem acesece pellest estem a dem aceperferum eum endunto deliqui intessi tiscius dantist, antenemquia est is illuptatios quo que nonsequo dolupta tionsequi aut lia con consendae eatis voloriae. Neque ium apeliqui ratur, tectatus soluptis apelign ientinum quissit et labor si natusci ditatatur? Necturiorpos re sit que platio exerspit quatium fugit laborer ionsendae nisinct iatatem facesed quat odit verat et asperum volupta temperferum dendiat rae simus nos sinist, omnimin re nisit, saperat inimintur sumqui berfere sus aborero inci dest, sum similiquo et quae duciisquis untur? In nis pererror alita quideni hillest otatur sime susda doluptae. Ur, cusam nonseque sitas volor simus ersperi dit omni nihicit aliamus im corror sitati con nienditat. DRonEziNe - 42 Glossario ATZ - zona di traffico di aeroporto (Aerodrome Traffic Zone), uno spazio aereo di dimensioni definite intorno ad un aeroporto per la protezione del traffico in decollo, atterraggio e volo nel circuito di traffico aeroportuale. CTA - area di controllo (In inglese Control Area) , è uno spazio aereo che si estende verso l'alto a partire da una specifica quota al di sopra del suolo o dell'acqua, all'interno del quale viene erogato il servizio di controllo del traffico aereo. CTR - zona di controllo (In inglese Control Zone) spazio aereo controllato posto in corrispondenza di uno o più aerodromi, che si estende verso l'alto a partire dalla superficie del suolo fino a un limite superiore specificato. Si può dire quindi che la Zona di controllo funga da "raccordo" tra l'aeroporto e il sistema aeroviario di crociera. ICAO - organizzazione internazionale dell'aviazione civile (International Civil Aviation Organization) è un'agenzia autonoma delle Nazioni Unite incaricata di sviluppare i principi e le tecniche della navigazione aerea internazionale, delle rotte e degli aeroporti e promuovere la progettazione e lo sviluppo del trasporto aereo internazionale rendendolo più sicuro e ordinato. NOTAM - "NOtice To AirMen". Viene utilizzato dai piloti di aeromobili o elicotteri per essere aggiornati sulle ultime informazioni disponibili di un determinato aeroporto, sulla efficienza dei radio aiuti alla navigazione e su tutto quanto possa riguardare un volo. LI CC A NFZ - NO FLY ZONE - una zona d'interdizione al volo (in inglese No-Fly Zone) è un territorio entro il quale vige il divieto di sorvolo. Tali zone vengono di solito dichiarate in un contesto di controllo militare degli spazi aerei per delimitare una zona demilitarizzata del cielo. ON I BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C Dende pla dolupta dolupta menecae et laudaestrum ea dusaectatia et et ommodignamus molum iusda autem quam necti iscipsum volest, occum facepro quam restias piendem hilique la eum volorem des doluptatem facepel iumquas acepudi rendion sequas quo bea simpos sentio con pligenditae doluptatur, ut alit volores toritas sus sitiat. Ugiam quia ipsaniam eos nonem eveliquamus volor simaximagnis eossit aut untiam es dem sit de sae venis aliquiatus adignia ectios nos explabo. Dellacea voluptatem velibus non exerem. Simoluptate derios quiam sim quatiunt verum aliatur aut quaestem faceriberum non expliqu aturit, ommolorunt, toris prempor eperes earit quae. Ped maximil lacerferum as aborent. Soluptasit min conempe ne seque doluptinus quibusdae plignihit rem et harcid ut doluptatia pe aciatem harum ut aut acessumquam fuga. Optat volorest quatat et excessim acea in corecabore con num am, odiati ne ea quiae velestia vellitis ullam alis ipsant facilit mi, te expla sinulloris aborum is aut occae. Itatestis is di teceperio. Ota porepe identia sustion seruptat autempe rerrovit ut magnaturit doles ea cusa volupta spellaborem idendicti toreria ime pliquib usaperatur, escitatem fuga. Et aut omnite vendita doluptae. Nam que poreicte num dolesequi sinto te volorest ut dolent in rem ra si sitas veriae quoste poresti sum si corrumque lite volor solendi tiatem acerro intincia consed magnate nis intinctecto ium la dolorectori commolo rporum ent la dolestium faccupt atatiusti ut unt, ut fugia qui re, offic tores maiost ilicae siti dit quatibusam endelectus, sunt que nobitia tempore veniend andantus consequat. Bus, omnimintius poreperferia seque nusti deliquiam inimus ipsantotas repro volupta ssequiduntio blaborrum aut acimusandit ea sequibus ipsa que sequam que doluptae pe militet aliquodit volupta volupta tquiatur aut lam non perio officta QU I no fly zone AlterPlanner Grafica Facilità d'uso UT O Ricerca per indirizzo Ricerca per CAP EN Ricerca per coordinate Esportazione mappa Stampa rapporto missione CO NT DI SP Velocità Salvataggio missione Tipologia mappe Motore software migliore peggiore mediocre no no sì Vettoriale sì sì 2 Tolomeo WebGis peggiore migliore mediocre sì sì sì Bitmap no no 9 Esri SPAZIO AEREO - lo spazio aereo (airspace), è un termine generico utilizzato in aeronautica per indicare una zona definita nelle tre dimensioni, all'interno della quale gli aeromobili devono sottostare a particolari condizioni e attenersi a norme o procedure disposte localmente dall'autorità aeronautica di giurisdizione, oppure stabilite dall'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO). AEROVIA – AWY - (airrway), è una particolare CTA o porzione di essa, a forma di corridoio definita con lo scopo di incanalare i voli soggetti al servizio di controllo del traffico aereo. ZONA VIETATA - P - (prohibited area), è uno spazio aereo di definite dimensioni all'interno dello spazio aereo nazionale di uno Stato, nel quale i voli sono proibiti. Sono usualmente posizionate a tutela di carceri, di monumenti di particolare delicatezza, di aree naturali protette, e di impianti chimici. GIS - acronimo inglese di Geographic Information System. Struttura progettata per ricevere, immagazzinare, elaborare, analizzare, gestire e rappresentare dati di tipo geografico. tecerit, sit plam, coriber iberovide as consequistia vel invenimi, si solorum laut aliquaeseces eatetur? Ximolor epratem reprorepre volende rsperferciis et que nihitisit iuribus. Lia aliquam endusciandis moluptatium dolupti ationse quiscid qui vellabo. Voluptatem fugitiost, everaeptat harion estrum quates et vellat. Totati consequ oditiunt faciis eictur, iliae net audipsae dolupta voluptius de pore lautet officimusam ipsam, optatqui dic tem doluptias dolorrum rem inverro et idia venis et vendunt eos ex et laborem rehent. Illatem rem. Ficianduntur audit, suntor aliquiate pori doloriatis de none vent, si omnimet maioritio conet istia est fuga. Ribeati istiatios volorib usandam nam num aut quo mi, ipsum voluptatur? Cab incto venisquia nes nullabo. Ota ipis aut audanienis porehen duciis doluptatur a simolor sunt. Aped magnimus aceaquo quas vendae mi, consendae milloruptae et et platat. DRonEziNe - 43 BI LE ww SO w.d LO ron NE ezi LL’E ne D .it/ IZ lam ION iac E C op O ia MP LE TA .C LI CC A QU I tecnica Occhio all'aeroporto Negli USA le mancate collisioni tra aerei e droni che volano troppo vicino agli aeroporti stanno diventando un serio problema CO NT EN UT O DI SP ON I Tibus ipsanda audam raecati uscipicae nus eumquas perferferum alibus am suntinus dolore doluptatur, omnistrum lantis vendign imendenecus. Tem quid quia parchiti dolorionet, aliqui quia cum am, aliquiatiis con re incimus. Equae ped ea voluptas est que volende mporpor emperunto idusam re, odignam ullit aut qui blab ipsam, voluptis ma nestias pore omnimol uptates tiumquae neturiate delia serionsequo beatur? Apid es eicit aut exerum voluptusande velluptatur, illaci odi idelit vendam sinctiaest, id erum essi reicieni totate parchitam quiatium ad modignites estium, consequ aspedipit res perum de de ditatia volute modicae ctatem eture sitemolupis pra alitinc iendignimus cum deles di aut exero cullab ipsam fuga. Nam, to et ipsam accatus. Occulla explict uresequodit, quid et rerovitibus eostibus andio beribus, sequi reperemod et erehendicae. Itam es que nobis et, sitaque nonsed ut volorate velitatet, quam aspero molore et odis essit, qui sin cus aut et offic to in rem quae odia sit, temporp orporia que pe eos re, sa peritam, ullatur, cumquissi voluptatquos doloria nonsequas re qui cupiendante asit hillab incte de doluptatia que ommolor ehendit rae et volorum faciis nes raeptam etur aut laces ese velland itatqua meniento eium eatiumquia volupti osantem rest ari beatat. Piscipsunt hilistota vollit peliquia que vento illecuptas et quatia dolloris dellabo. 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Così possiamo farle su misura per la nostra applicazione A gli albori del modellismo era normale fare in casa le eliche per gli aeromodelli a elastico, scolpendole nel legno. Un processo non facilissimo ma alla portata di artigiani con un minimo di manualità, visto che le eliche per l’elastico avevano poche pretese, anche un profilo approssimativo andava bene allo scopo. L’avvento del motore, prima a scoppio e poi elettrico, che richiedeva eliche dalle prestazioni superiori e sottoposte a sollecitazioni ben maggiori ci ha fatto dimenticare questa antica arte. Ma oggi, grazie alle frese Cnc e alle stampanti 3D, farsi in casa le eliche è tornato ad avere un di Giancarlo Comes senso. Specialmente nei multirotori, le cui eliche sono la parte più importante del Power System. Grazie ad esse infatti il mezzo non solo genera la spinta propulsiva per muoversi nello spazio, ma anche quella necessaria allo stazionamento in aria (condizione di Hovering), ovvero la portanza. La scelta degli elementi traenti è fondamentale per la performance di volo, e di questo abbiamo già parlato su DronEzine qualche numero fa. Ora facciamo un passo avanti e vediamo come si fa a progettare un’elica in base a delle specifiche precise e prevederne le prestazioni con una buona approssimazione. NOZIONI PRELIMINARI Le eliche per aeromodellismo possono a tutti gli effetti essere considerate come ali rotanti. Operano con bassi valori del numero di Reynolds e, in virtù delle velocità sul profilo relativamente basse rispetto alla velocità del suono, possono essere studiate a livello aerodinamico considerando il fluido elaborato (l’aria) come incomprimibile, mantenendo un errore nei calcoli contenuto. Il numero di Reynolds caratterizza il regime di moto della corrente aerodinamica che lambisce il profilo, distinguendo tra moto laminare, di transizione e turbolento, e la sua importanza sta nel fatto che tale regime influenza molto la performance aerodinamica del profilo. Per il nostro caso questo numero “magico” lo stimiamo con la relazione dove ρ è la densità dell’aria e µ la sua viscosità cinematica a 20°C, C invece è la lunghezza della corda del profilo ed u la velocità periferica: Il fattore r può assumere valore 0.25, 0.5, 0.75 o 1 a seconda DRonEziNe - 46 tecnica assiale (v), come si vede nella figura qui a sinistra. Lungo la pala la componente assiale deve essere costante per far si che essa lavori in maniera equilibrata, e questo è il motivo dello svergolamento. della sezione dell’elica che valuteremo in fase di progetto, mentre D è il diametro elica ed n il regime di rotazione. Nella figura in alto si apprezza la terminologia di base inglese, necessaria alla progettazione e successiva analisi di un profilo alare. Normalmente un’elica ha due misure caratteristiche, diametro D e passo P, misurate in sezione al 75% del diametro (r = 0.75), che danno un’indicazione utile al loro dimensionamento. In prima approssimazione si può stimare la spinta S generata da un’elica ad un certo regime grazie alla relazione: Per esempio, con un’elica 15x5 a 4800 rpm si ottengono 1450 grammi di spinta, che non è lontano dal valore di 1300 grammi riportati sul sito della Tiger-Motor. Il motivo per cui le misure si fanno al 75% del diametro sta nel fatto che a quella sezione si ha il valore medio del passo P, che non è costante lungo la pala: q questo perché la velocità periferica cresce al crescere del raggio, e per far si che tutte le sezioni lavorino in condizioni simili le pale delle eliche sono “svergolate” come si vede nella figura. Va tenuto presente un aspetto molto importante della dinamica di un’elica, che è quello della potenza che essa richiede, infatti essa si può stimare come: PROGETTAZIONE Progettare non vuol dire conoscere qualche formula algebrica che miracolosamente risolve il problema, ma vuol dire saper studiare un metodo che porti al risultato desiderato in maniera semplice ed efficace, seguendo un percorso fatto di scelte e di compromessi senza tralasciare alcun dettaglio. Di seguito illustrerò le linee guida di quello che io uso nella pratica, per fornire al lettore un quadro degli aspetti chiave e degli strumenti di calcolo che possono essere usati. A titolo dimostrativo per i calcoli mi riferirò ad un’elica 15x5 che deve fornire 1300 grammi forza di spinta. Il primo passo consiste nel raccogliere i dati di partenza. Si conosce il diametro D delle eliche, poiché esso è determinato dalla lunghezza e dal numero dei bracci del multirotore, considerando che tra un’elica e la successiva ci deve essere una “luce” di almeno 2 pollici per far si che non si abbiano interferenze aerodinamiche dannose. Si conosce la spinta S che dovrà fornire l’elica, che è data dal peso al decollo diviso il numero di rotori, ed è l’obbiettivo del progetto. Infine si fissa un passo P in relazione alla performance che vogliamo raggiungere. Tenete presente che passi tra 3.7” e 4.7” danno luogo a maggiori efficienze ma a bassi valori di spinta per numero di giri, invece un passo da 5” a 5.5” garantisce più spinta a regimi minori ma manche peggiore efficienza. Un passo superiore a 5.5” non è consigliabile per i multirotori, è più adatto a un’elica da velocità. Quindi, una volta fissati D, P ed S, si procede a stimare il regime operativo previsto: potenza={rpm3}*(D4)*P*k dove k è un fattore di conversione ( per esprimere la potenza in Watt k = 5.3x10-15 ). Si osserva che la potenza assorbita dall’elica aumenta direttamente per un incremento di passo, che quindi è poco influente se paragonato al diametro, infatti passare da un’elica 10x5 ad una 11x5 richiederà il 46% in più di potenza al motore. Inoltre è facile vedere dalla formula che cambiando elica cambierà non solo la potenza assorbita ma anche il regime di rotazione, quindi in fase di progetto è importantissimo prevedere un target di entrambe le grandezze. In ultimo va tenuto presente che ad ogni sezione del profilo la corrente d’aria lo lambisce con una velocità relativa che è somma vettoriale di una componente tangenziale (u) e di una ottenuto il regime n procedo al terzo passo: la scelta del profilo. Per i multirotori è bene optare per profili a ventre concavo e non piatto, infatti questo genere di profili garantisce, grazie ad una certa deflessione del profilo, una ottima performance aerodinamica in termini di portanza. Tutti i profili possibili e immaginabili per ogni tipo di applicazione, dalle turbine eoliche agli aeromodelli tuttala, dai profili supersonici a quelli per aviazione generale, sviluppati da aziende come la NASA e la Boeing si trovano su www.airfoildatabase. com. In questo sito c’è una gigantesca lista di profili scaricabili gratuitamente DRonEziNe - 47 progettiamo l’elica in formato .dat, che è il formato col quale lavora il programma di analisi che useremo. Cercate tra i profili “mh”, io per esempio ho scelto l’ mh113. Il programma che ci serve per gestire i profili è un programmino open source gratuito di analisi aerodinamica per aeromodelli che si chiama XFLR5. Grazie a questo utile strumento potremo valutare con ottima approssimazione la reale performance della nostra elica. Una volta avviato il programma e caricato il profilo mh113.dat, cliccando su “File – Direct Foil Design” e poi aprendo il file, la finestra si presenta così: a questo punto Il profilo scelto deve essere opportunamente scalato diminuendo il “Thickness”, cioè lo spessore, e tenendo in considerazione che quanto più il profilo è fine tanto più migliorano le sue caratteristiche aerodinamiche, ma non bisogna eccedere poiché altrimenti si compromettono le caratteristiche meccaniche dell’elica, che dovrà essere abbastanza robusta da far fronte alla sollecitazione di flessione imposta dal carico aerodinamico e a quella di trazione determinata dalla forza centrifuga dipendente dalla rotazione. Può essere utile comprare diversi modelli di eliche e sezionarli al 75% del diametro per avere un’idea di come scegliere e scalare il profilo, nella figura a sinistra un esempio di elica sezionata. A questo punto, si procede calcolando i dati che ci serviranno per impostare l’analisi fluidodinamica. Per prima cosa bisogna stabilire la geometria della pianta alare, ovvero stabilire una legge che al variare del raggio associa una certa lunghezza della corda C. In questa maniera potremo stabilire la geometria dell’elica che realizzeremo e calcolare il numero di Reynolds alle varie sezioni, conoscendo quanto vale C per ogni sezione. Un esempio di come disegnare la pianta dell’elica è nella figura qui a sinistra, dove in bas- DRonEziNe - 48 so si vede la funzione che restituisce C al variare di r, mentre la linea tratteggiata descrive lo svergolamento, che più avanti calcoleremo anche per la nostra elica. Dalla figura si osserva come la pala parta da r = 0.13, quindi il mozzo occupa il 13% del diametro, mentre il profilo alare effettivo copre il restante 87%. Questo aspetto è determinato dal fatto che ci serve spazio sul mozzo per praticare i fori di fissaggio dell’elica, quindi su un diametro massimo D non avrò mai il 100% coperto da profilo alare. E questo determina in parte la discrepanza tra calcoli teorici di spinta e spinta effettiva. Una volta stabilita la geometria si passa a calcolare per quattro valori di r, r = 0.25; 0.5; 0.75 e 1 i seguenti dati, usando le formule prima viste: velocità periferica u e numero di Reynolds Re; inoltre si calcolano anche angolo di attacco del profilo β e numero di Mach Ma usando le relazioni: A questo punto si ottiene lo svergolamento del profilo, ovvero la variazione di angolo di attacco β, poiché nella formula per il calcolo dell’angolo la velocità v è sempre costante per ogni sezione, in quanto dipende dal passo P e dal regime n, mentre la velocità u cresce via via che ci si allontana dal mozzo (r = 0.25) e si arriva all’apice (r = 1). Quindi ora passiamo all’impostazione dell’analisi in XFLR5 cliccando su “X-Foil direct analysis” e poi su “batch analisys”. Appare la finestra di dialogo nella quale andiamo a svolgere una analisi “Type 1” inserendo i valori calcolati prima. Per numero Re e angolo β ( nel programma chiamato Alpha) va inserito un campo di variazione, ad esempio per la nostra elica 15x5 alla sezione r = 0.75 otteniamo un Re = 108000, quindi imposto un campo che va da 106000 a 110000 con variazione di 2000. Cliccando su “Analyze” il software procede al calcolo iterativo dei parametri aerodinamici, producendo un output del genere per la sezione, ad esempio al 75% del raggio: tecnica Nella finestra compaiono cinque grafici che illustrano nel dettaglio la performance aerodinamica del profilo al 75%. Di questi ce ne sono due importantissimi: il grafico Cl – Alpha e quello Cl / Cd – Alpha. Il primo fornisce le curve, una per ogni valore di Re, del coefficiente di portanza Cl in relazione all’angolo di attacco Alpha; da questo possiamo osservare se il profilo lavora in condizioni di stallo incipiente o avanzato. Nel nostro caso, al valore di β = 8°, calcolato per la sezione a r = 0.75, corrisponde un Cl di circa 1.6 che si trova nella zona piatta della curva per Re = 108000, questo vuol dire che per quell’angolo abbiamo portanza massima e stallo incidente, infatti per angoli maggiori di 10° Cl comincia a diminuire, il che indica condizione di stallo avanzata, infatti notate come nel grafico Cl / Cd – Alpha a 10° l’efficienza è molto bassa e diminuisce drasticamente per angoli maggiori. Tuttavia si nota, sempre dallo stesso grafico, come l’angolo di 8° sia molto vicino alla zona di efficienza massima, il che ci dice che questa sezione dell’elica a questo regime lavora in condizioni ottimali. Premendo il tasto cerchiato in giallo si accede alla finestra illustrata sopra, che permette di vedere il profilo inclinato e due cose molto importanti: la prima è il grafico di distribuzione del coefficiente Cp, mentre la seconda è in basso a destra, ovvero una lista riassuntiva dei dati precisi di performance aerodinamica per l’angolo Alpha e il numero Re che scegliamo dai due menù a tendina in alto. Nella figura ho selezionato Alpha = 8° e Re = 108000. Osservate che la pressione ha un gradiente negativo sulla parte superiore del profilo, indicato da un Cp minore di zero, come è lecito aspettarsi, e come invece sulla parte inferiore abbia un gradiente positivo. In pratica si vede come tra parte concava e convessa del profilo ci sia una differenza di pressione che determina una spinta di portanza, o Lift, e una di resistenza, Drag, individuate dai coefficienti Cl e Cd che valgono 1.606 e 0.025 nel nostro caso. Calcolo dei risultati Ripetendo la procedura per tutte le altre tre sezioni, costruite una tabella nella quale riportate i dati di: u; β; Cl; Cd; Re, Ma; C per ogni valore di r. A questo punto calcolate i valori medi di Cl, Cd e u semplicemente facendo la media aritmetica: e poi si determinano la spinta effettiva generata: e la potenza assorbita dall’elica: dove Apala è l’area della superficie di una pala dell’elica, calcolata come [0.25(D/2)*Cmedia], e prestando attenzione al fatto che in quest’ultima formula la velocità u non è la media, ma quella al 75% del diametro!. CONCLUSIONI Con questo metodo ho provato a progettare un’elica da 15”x5” con profilo mh113, ottenendo 1381 grammi forza di spinta effettivi a 4542 rpm e 156.8 Watt di assorbimento, con una efficienza di 8.82 g/W. Cercando sul sito della T-Motor i dati della prova al banco per un’elica 15x5 ho trovato 1300 grammi, forza di spinta a 4800 rpm e 150 Watt di potenza assorbita, con efficienza di 8.67 g/W, cosa che dimostra la validità del metodo illustrato che, per quanto possa sembrare semplice nelle formule, è più che appropriato nelle nostre applicazioni, in cui la validità di certe ipotesi semplifica molto la fluidodinamica del caso. Certo è ammesso un errore di circa il 7% nei risultati, ma è più che accettabile. Tutti i risultati sono riferiti alla condizione di hovering, infatti le prestazioni aerodinamiche dell’elica cambiano quando il multirotore è in movimento. Online si trovano articoli tecnici su analisi di eliche da aeromodellismo in galleria del vento, uno è “Propeller Performance Data at Low Reynolds Number” di John B. Brandt e Michael S. Salig. Per la realizzazione si può tranquillamente pensare alla stampa 3D se si tratta di eliche fino a 13” di diametro che sono destinate a spinte non eccessive ( minori di 1.2 Kg ) e a patto di scegliere un buon polimero per la loro realizzazione, che assicuri il giusto compromesso tra resistenza a flessione e tenacità. Per eliche destinate a generare alte spinte si può usare il legno e ricavarle dal pieno tramite una fresa Cnc: ci sono molte aziende che svolgono queste lavorazioni e molti programmi CAD open source o con licenza prova per realizzare la modellazione da inviare al laboratorio di lavorazione. Il pregio del legno è che è molto rigido, ma anche pesante, il che vuol dire maggiore inerzia, la quale si traduce in maggiore tempo di risposta dei motori. L’ultima moda è il carbonio, ma per produrre un’elica del genere le cose si fanno decisamente più complesse e costose, non sempre alla portata di piccole aziende o aeromodellisti con limitate risorse economiche. DRonEziNe - 49 Micro navi Robot nei laghi e mari italiani Dalle cime di Lavaredo al lago Trasimeno alla Conca D’Oro di Palermo una flotta di barche automatiche veglia sulla salute delle nostre acque diDRonEziNe Luca Masali - 50 speciale droni marini I bacini idroelettrici italiani si stanno pian piano interrando: il limo portato dai fiumi riempie i laghi artificiali di fango rendendo inefficaci le dighe e impedendo loro di produrre energia elettrica. Ma quanto velocemente procede questo fenomeno? Si può ancora correre ai ripari? In diverse dighe italiane naviga un imbarcazione robot prodotta dalla torinese aerRobotix, CatOne, un vero e proprio drone acquatico che al posto delle classiche eliche marine immerse utilizza eliche aeree in modo da poter operare senza problemi anche in acque difficili, invase dalle alghe e dai detriti. Una vera flotta di natanti robot di piccole dimensioni (tra 1.6 e 1.9 metri) progettati per l’acquisizione dati, il monitoraggio ambientale e il pattugliamento, in totale o parziale autonomia. «Una grande diga che abbiamo esplorato è quella di Santa Caterina di Auronzo, nel Cadore, sotto le tre cime di Lavaredo» ci dice Pierluigi Duranti di aerRobotix. CatOne percorre automaticamente il bacino, guidato dal Gps, in missioni che durano svariate ore. Il senso dei droni acquatici è proprio questo, spiegano in AerRobotix: «Sono DRonEziNe - 51 speciale droni marini nati per portare a termine attività ricorrenti anche molto ripetitive, di lunga durata, in zone difficilmente accessibili o pericolose e in ambienti critici. Per esempio cave, bacini di discarica, zone a rischio frana, invasi soggetti a scariche di pietrame o contaminate». Durante la navigazione, un sonar legge la profondità delle acque consentendo di creare la mappa tridimensionale del fondale. E come può il drone marino aiutare le dighe? «Se l’interramento, anzi, l’interrimento, come lo chiamano i geologi non è eccessivo si può intervenire dragando» risponde Duranti. «Se invece è troppo avanzato occorrono interventi ben più complessi, come lo svuotamento parziale dell’invaso per poter togliere il limo in eccesso.» Ci colpisce il piccolo drone parcheggiato sulla piattaforma di prua, che rende il CatOne simile a una portaerei in miniatura. A che servirà mai quel multicottero? «Visto che le missioni durano diverse ore, abbiamo pensato di accoppiare al natante un multicottero. In questo modo decollando e atterrando sul ponte può esplorare il terreno attorno all’invaso, in modo da creare la mappa tridimensionale anche della parte emersa, e avere così una completa analisi 3D di tutto il bacino, sopra e sotto la superficie. In futuro vorremmo fare in modo che il drone possa ricaricare le batterie direttamente dalla piazzola di atterraggio a bordo dell’imbarcazione». E come la mettiamo col rispetto dell'ambiente? «La mancanza di eliche e timoni immersi, il ridottissimo pescaggio, la bassa rumorosità e la totale assenza di scarichi inquinanti rendono i CatOne amici dell’ambiente, permettendone l’operatività anche in ambienti ecologicamente protetti. Ne è riprova, per esempio, il fatto che tutta la fase di sviluppo è stata condotta all’interno del Parco naturale di interesse provinciale del lago di Candia, notoriamente interdetto ai natanti a motore». Galileo e i laghi umbri Ben più imponente del CatOne è Galileo, imbarcazione robot della ternana Siralab Robotics, che per conto dell’ARPA locale pattuglia le acque dei laghi umbri. Oltre a rilevare la batimetria, e quindi costruire le mappe tridimensionali dei fondali, Galileo ha due telecamere, una sommersa e l’altra di superficie, per tener d’occhio lo stato della vegetazione costiera (in particolare la “cannuccia” del Trasimeno, Phragmites australis, una pianta infestante che è uno dei più importanti indicatori biologici dello stato di salute del lago) e la popolazione di alghe. Il drone umbro durante la navigazione (totalmente automatica) misura parametri importanti per verificare la qualità e la balneabilità delle acque, Cannuccia Una distesa di cannuccia del Trasimeno, una pianta infestante che dà preziose indicazioni sullo stato di salute delle acque del lago. DRonEziNe - 52 come la percentuale di ossigeno disciolto, la conducibilità elettrica e l’acidità. I campioni sono raccolti con una sonda multiparametrica, mentre un autocampionatore che opera a varie profondità, dotato di un sistema di refrigerazione, permette la conservazione dei campioni per le analisi successive. «Con Galileo, in sintesi, sarà possibile definire mappature tridimensionale della qualità delle acque, ricostruire fondali con reportistica tridimensionale e arricchire il quadro della conoscenza ambientale dei sistemi lacustri utile ad una loro gestione ottimale» dice il direttore tecnico di ARPA Umbria Giancarlo Marchetti. Il semisommergibile di Palermo Nel 2012 a Palermo è stato varato il battello telecontrollato semisommergibile sviluppato dal laboratorio sistemi e tecnologie marine dell’ateneo siciliano. A lavorarci, un gruppo di studenti e ricercatori guidato dall’ingegner Francesco Maria Rimondi. Il risultato è un drone adatto non solo alle acque dolci interne, ma anche al ben più ostile ambiente marino. Inizialmente spinto da un motore a benzina da 30 cavalli, successivamente il battello robot è stato dotato di un più ecologico motore elettrico ed equipaggiato con un sistema automatico di controllo dell’assetto e assistenza alle virate. Essendo una realizzazione universitaria, non stupisce che l’imbarcazione sia soprattutto una piattaforma di ricerca per sperimentare soluzioni sempre più avanzate: allo studio c’è un generatore elettrico basato su fuel cell e anche un propulsore ibrido a idrogeno. Il link ha una portata di 22 km circa, e il battello può immergersi fino a circa 5 metri di profondità. Il drone è stato brevettato, e tra gli impieghi previsti c’è lo studio dei pesci del mare Tirreno. «Il drone può seguire le rotte dei banchi di pesce nel loro habitat naturale, senza disturbarli o alterarne il comportamento» si legge in un intervento di Rimondi, «e le specie monitorate, opportunamente “taggate” acusticamente, possono essere seguite anche oltre i confini delle acque territoriali. Inoltre, considerato il pescaggio di soli 17 centimetri, il drone può spingersi anche in zone che sarebbero poco accessibili alle barche da ricerca. E può anche decidere autonomamente percorsi alternativi in caso di condizioni meteorologiche avverse». Il drone romano che va oltre l’aliscafo Navigare a oltre 200 km/h, controllato da terra, in condizioni proibitive per qualsiasi altro natante: questo in sintesi lo spirito del drone-aliscafo in corso di sviluppo al SeaLab Project dell’Università La Sapienza di Roma (foto in alto). Un vero concentrato di tecnologia, a partire dai motori, come spiega il responsabile del progetto Antonio Carcaterra in una recente intervista al Corriere della Sera: «Avrà un propulsore a due stadi, idrogetto nella prima fase poi, una volta raggiunta l’alta velocità, si passa a un sistema di micro-turboreattori simili a quelli che si trovano sugli aerei. Ma in versione miniaturizzata». Si tratta di turbine per aeromodellismo che prima caricano le batterie che alimentano gli idrogetti, poi diventano essi stessi i propulsori che spingono la macchina, di 4 metri di lunghezza, alla velocità impressionante di 200 km/h. Durante la navigazione i sensori DRonEziNe - 53 Speciale droni marini Squalo robot Ghostswimmer, un inquietante drone sottomarino sviluppato dall’Università di Boston. leggono il moto ondoso e reagiscono per dare stabilità all’aliscafo jet. Una volta costruito, diventerà una piattaforma sperimentale per sviluppare tecnologie marine. Il sistema di controllo Proprio come per i suoi fratelli volanti, anche nei droni che nuotano il sistema di controllo rappresenta l’elemento più pregiato del sistema, quello che da loro autonomia e flessibilità operativa. Nel caso del CatOne, il sistema è composto da una stazione di controllo di terra, attraverso la quale l’operatore definisce il percorso e pianifica la rotta su un display interattivo con modalità semplici ed intuitive. Una volta attivato, il natante procede in autonomia seguendo il programma previsto. Un data link, connesso alla stazione di bordo, permette all’operatore di tenere sotto controllo l’avanzamento della missione e, se necessario, di intervenire con variazioni in tempo reale. Il natante ha comunque un sistema computerizzato di navigazione di bordo, che segue con un certo grado di autonomia la missione, utilizzando come riferimento i dati acquisiti da sensori inerziali e Gps. In questo modo, una sola stazione di controllo (e un singolo operatore) possono gestire più natanti. A che serve un drone marino? L’applicazione più classica è la batimetria Singlebeam, in cui il drone robot guidato dal Gps rileva una serie di punti singoli del fondale utilizzando un ecoscandaglio. Quando è necessario, la barca robot può portare a bordo le ben più sofisticate apparecchiature per il Multibeam, in cui si passa dall’acquisizione per singoli punti a un’acquisizione continua che usa contemporaneamente un gran numero di beam, per coprire una fascia laterale di fondale pari a due o quattro volte la profondità indagata. «Il mercato cresce anche per le acque interne» dicono in aerRobotix. «I droni come il CatOne hanno tale una semplicità logistica e operativa, rispetto all’impiego delle imbarcazioni normalmente adibite a rilievi oceanografici, che in molti ci hanno suggerito di sviluppare il multibeam anche per le nostre imbarcazioni, cosa che attualmente in fase di studio». Un altro campo interessante è la ricerca delle perdite dei canali irrigui: il Politecnico di Torino sta mettendo a punto un sistema per la tomografia elettrica che trova le falle nei canali, un tema di crescente interesse man mano che diventa evidente quanto preziosa sia la risorsa acqua. Qui i robot marini sono una soluzione interessante visto che il controllo della rete idrica richiede operazioni su vasta scala ripetute di frequente. Le barche robot, come abbiamo visto, possono essere dotate di sensori chimico-fisici per studiare la qualità delle acque e il livello di inquinamento. Per quanto riguarda il CatOne, Duranti ci rivela che «è aperto un dialogo con gli Enti preposti alla salvaguardia dell’ambiente per la messa a punto di tecniche di raccolta di dati chimico/fisici dello stato dell’acqua». Il primato spetta a pisa Il primo drone marino italiano è stato varato il 9 maggio 2012. Si tratta di Piship, una barca autonoma di un metro di lunghezza sviluppata nell’incubatore di Navacchio da Pitom, azienda fondata da un gruppo di ex ricercatori dell’ateneo pisano. Mossa da un’elica azimuthale, poteva muoversi in tutte le direzioni guidata dal Gps oppure telecontrollata. In cerca della bomba A Cervia droni marini sono stati usati per cercare frammenti di un ordigno della II guerra mondiale. DRonEziNe - 54 . L’ora che volge il disio Il CatOne ritorna alla base dopo una lunga giornata di lavoro nell’invaso di Santa Caterina d’Ampezzo DRonEziNe - 55 Helicampro in Sudafrica I progettisti Stefano Caburosso e Vittorio Mariani di Helicampro Un elicottero robot a scoppio progettato e costruito nel nostro Paese sorveglia la rete elettrica del Sudafrica. Storia di un successo tutto italiano L i abbiamo già incontrati nel numero 4 di Dronezine quando ci hanno fatto vedere i loro droni destinati all'uso agricolo. Stefano Caburosso, ingegnere, e Vittorio Mariani, laureato in fisica, hanno fondato Helicampro che progetta e realizza velivoli ad ala rotante in configurazione tradizionale, con rotore singolo e motorizzazione a scoppio: «veri elicotteri in scala ridotta» come loro stessi amano definirli. Questa particolare specializzazione li ha recentemente portati in Sudafrica a lavorare su un progetto di UAV destinato all'ispezione delle linee elettriche. a cura della redazione la luce visibile, dell'infrarosso (per la localizzazione di surriscaldamenti anomali) e dell'ultravioletto (per l’individuazione e –primi al mondo a riuscirci– la quantificazione di un fenomeno di ionizzazione chiamato "effetto corona" che avviene in prossimità delle imperfezioni degli isolatori e comporta una notevole dispersione di energia). Questa tecnologia è ormai utilizzata con successo nelle ispezioni da terra e, con cadenza periodica limitata dall'alto costo, imbarcata su elicotteri pilotati. L'ente nazionale sudafricano di produzione e distribuzione dell'energia elettrica, la Eskom, ha commissionato allo CSIR la realizzazione di un velivolo autonomo in grado di trasportare la strumentazione e così abbattere i costi di esercizio, permettendo di intensificare il piano di ispezioni e conseguentemente ridurre le perdite economiche e i disservizi». Chi è il vostro cliente e di cosa si occupa? «Il nostro interlocutore diretto è lo CSIR (Council for Scientific and Industrial Research), un enorme centro ricerche nazionale sudafricano, che ha sviluppato una avanzatissima telecamera multispettrale per l'analisi dei difetti degli isolatori delle linee dell'alta tensione. Questa telecamera è in grado di sovrapporre con precisione le informazioni raccolte nelle bande del- Effetto Corona La telecamera sudafricana quantifica il cosiddetto “effetto corona”, un fenomeno di ionizzazione che si presenta in caso di difetti degli isolatori e comporta importanti perdite di energia elettrica. DRonEziNe - 56 Industria Come è successo che siate stati contattati proprio voi dall’altro emisfero? «È molto importante non sottostimare le competenze e l’impegno necessari per portare al successo un progetto così ambizioso. Si deve abbandonare l’approccio tipico del mondo dell’aeromodellismo e abbracciare quello del campo aeronautico vero e proprio. In questo caso particolare il discorso è duplice. In primo luogo per le complesse missioni che il cliente intende realizzare è necessaria una piattaforma di pilotaggio autonomo di livello professionale, in grado non solo di gestire il volo con prestazioni di massimo livello, ma anche di occuparsi dei sistemi di bordo, equipaggiamento di lavoro compreso. Al mondo i prodotti con queste caratteristiche sono quasi tutti o riservati al mondo militare, o progettati per l’aviazione civile con prezzi e pesi proibitivi nel contesto degli aeromobili a pilotaggio remoto». Ma non c'era qualcosa di già disponibile sul mercato? «Non esistono soluzioni “pronte al volo”: sono necessarie approfondite competenze di tipo fisico, matematico, elettronico e meccanico per integrare il sistema sul particolare velivolo da rendere autonomo. È stata la nostra familiarità con i prodotti Micropilot (leader del mercato e pioniera nei sistemi per ala rotante) a portarci all’attenzione dello CSIR. In particolare i nostri video caricati in rete, il primo ormai un po’ di anni fa, ancora oggi sono fra i pochi che mostrano concretamente un sistema di questo livello perfettamente funzionante. Il secondo punto è il velivolo stesso: ben diversi sono i criteri di realizzazione di un mezzo che volerà pochi minuti a weekend e per il quale il cedimento è un’opzione ammissibile e di un mezzo che dovrà lavorare in sicurezza 20 ore ogni settimana. Inoltre molte caratteristiche, trascurabili in altri ambiti, sono cruciali per ottenere buone performance di volo autonomo: per questo diciamo che l’elicottero deve essere progettato “intorno” all’autopilota ed al lavoro che dovrà svolgere, altro aspetto su cui abbiamo perfezionato la nostra preparazione negli anni». Un occhio sui tralicci La telecamera portata in volo dall’elicottero helicampro sovrappone con precisione le immagini ottenute nel visibile, nell’infrarosso e nell’ultravioletto. È stata progettata e costruita in Sudafrica da CSIR. Ci descrivere il drone che avete realizzato? «Dovevano essere rispettate alcune specifiche, in particolare: autonomia di almeno 1 h, capacità di carico di almeno 8 kg, affidabilità con poca manutenzione, volo autonomo programmabile (comprensivo di decollo, volo traslato, hovering e atterraggio) in prossimità di linee dell’alta tensione, il tutto a 1700 metri di altitudine. Infine il costo doveva rimanere paragonabile a quello di una bella automobile. Per rispettare contemporaneamente tutte le esigenze tecniche il drone ha un rotore principale di circa 2 metri e mezzo ed è motorizzato a scoppio con un 110 cc sovralimentato a 4 tempi, progettato e prodotto dall’italiana Merlino Supertec specificamente per l’uso su UAV». I droni a scoppio sono rari, perché non un motore elettrico? «Altre strade erano state già sondate e scartate dallo CSIR prima ancora del nostro coinvolgimento: i motori a turbina hanno consumi e manutenzione esagerati, i velivoli ad ala fissa comunque motorizzati non possono avvicinarsi né soprattutto sostare presso i piloni, gli aerostati sono troppo lenti e soggetti Autopilota canadese L’elicottero Helicampro è costruito intorno al pilota automatico per elicotteri unmanned di Micropilot. DRonEziNe - 57 helicampro in sudafrica al vento. Ma soprattutto i multirotori elettrici, così versatili ed adottati con successo in molti altri campi, si dimostrano gravemente limitati proprio quando è necessario avere un’autonomia significativa in presenza di un payload importante: o uno o l’altro! E la situazione è destinata a permanere pressoché invariata finché non ci sarà un salto tecnologico nel mondo delle batterie ricaricabili, che rappresentano il punto debole della motorizzazione elettrica». teri pilotati comportano è un grande vantaggio. Ma è difficile immaginare un paese che non beneficerebbe dell’introduzione degli aeromobili a pilotaggio remoto o meglio ancora autonomo. Anzi, forse proprio in zone geograficamente meno spaziose e/o più complesse, con frequente alternanza di aree più o meno accessibili (pensiamo per esempio alla onnipresenza di formazioni orografiche in Italia), si avrebbe il massimo vantaggio ad eliminare la necessità di recarsi personalmente presso i luoghi da ispezionare. L'elettricità costa meno della benzina, però Il merito del Sudafrica è di avere il coraggio, da paese emer«Ammesso e non concesso di riuscire a soddisfare i requisiti in gente, di investire in nuove tecnologie anche in questo periodo termini di prestazioni, il costo di un parco batterie ai minimi termini, che considerati i ritmi di lavoro preventivati sarebbe destinato ad essere sostituito su base almeno annuale, sarebbe proibitivo e comunque irragionevole in presenza di un’alternativa che garantisce un’ora di volo con meno di due litri di comune benzina verde (e nulla vieta di imbarcarne di più!). Per non parlare della praticità del rifornimento rispetto alle continue sostituzioni e ricariche delle batterie. È per questi motivi che le autovetture elettriche stanno incontrando tante difficoltà a superare la fase di prototipazione per ritagliarsi uno spazio nel mondo del mercato, figuriamoci quanto più lunga sarà la strada per rendere l’elettricità una realtà fra i mezzi volanti». Il Sudafrica ha qualche particolarità che rende più interessante l’adozione di droni autonomi nel controllo dei tralicci? È il tipo di territorio che rende questa tecnologia promettente più che altrove? «Il Sudafrica è un Paese certamente molto grande (ha una superficie quadrupla rispetto all’Italia) e l’estensione della rete elettrica va di pari passo. In questo senso certamente la possibilità di coprire grandi distante senza i grandi costi che gli elicot- DRonEziNe - 58 La rete elettrica del Sudafrica Eskom genera il 95% dell’elettricità usata dal Sudafrica e quasi la metà di quella consumata nell’intera Africa. In alto, operai dell’azienda sudafricana al lavoro. helicampro in sudafrica di recessione economica mondiale. È un atteggiamento lungimirante che in Italia sta diventando sempre più raro, ed è un peccato soprattutto in presenza di una tecnologia i cui tempi di ricaduta positiva sarebbero, se non immediati, estremamente brevi rispetto a molti altri settori di innovazione industriale.» La regolamentazione sudafricana attualmente cosa dice? Chi avrà la responsabilità delle operazioni del drone? «Il regolamento è ancora in fase di redazione e sarà sottoposto a pubblica consultazione nei primi mesi di quest’anno. Probabilmente poi entrerà in vigore a un anno di distanza. Inoltre, sempre probabilmente, sarà modellato sui regolamenti già emessi in altre parti del mondo (fra cui quello italiano) ma ripulito degli aspetti più ostili alla rapida espansione di questo nuovo mercato. Anche in attesa di maggiore chiarezza non è ancora stato stabilito se a regime la flotta di droni sarà operata dalla stessa Eskom, oppure da una società creata apposta con personale formato ad hoc, oppure ancora da una società esterna preesistente sudafricana o meno». In questo momento a che stadio è il progetto? Quali sono le potenzialità future? «Lo scopo della collaborazione per la quale siamo stati ingaggiati terminava con la produzione di un prototipo dimostratore delle prestazioni del sistema, che coincide con la conclusione di quella che CSIR e Eskom avevano definito “seconda fase”, inaugurata dopo un primo periodo dedicato all’analisi di fattibilità. Ora l’azienda elettrica sta definendo i termini della terza e ultima fase, ovvero il passaggio dal periodo di ricerca e sviluppo a quello di entrata in servizio vera e propria. È probabile che l’avvio avvenga progressivamente con piccoli numeri, dando tempo agli attori di definire (regolamento alla mano) le modalità e le responsabilità al crescere dell’attività. Per quanto riguarda DRonEziNe - 59 l’Italia, fa sorridere pensare di dover importare un know-how che innanzitutto abbiamo esportato in un altro continente! Ricorda molto il tentativo di riportare in Italia i cervelli che sarebbe stato meglio innanzitutto non mettere in fuga! Il valore aggiunto che abbiamo incontrato in Sudafrica riguarda la tecnologia della telecamera, che rappresenta il tassello fondamentale per il passaggio ad un sistema ready-to-work pronto ad essere offerto sul mercato, in Italia come nel resto del mondo. E dopo il Sudafrica, l'Italia? «Vorremmo poter importare anche il modus operandi, ovvero il coraggio di investire in una tecnologia all’avanguardia senza aspettare che altri si prendano il rischio per primi (godendo per primi dei risultati!). Sappiamo da fonti dirette che l’ENEL è seriamente interessata all’utilizzo dei velivoli senza pilota per le ispezioni, anzi di più, sanno che nel futuro saranno una realtà imprescindibile. Tuttavia attualmente vorrebbero interfacciarsi con una realtà che sia già in grado di fornire il servizio completo a 360°. Ma per realizzare una struttura di questa portata da zero servono grandi investimenti, e in un mercato nascente come quello dei droni civili è difficile immaginare qualcuno in grado di prendersi un tale rischio. Un approccio più realistico e se vogliamo anche cauto –la cautela correttamente intesa è un modo di fare le cose, non di non farle– è proprio quello sudafricano, con investimenti mirati a traguardi intermedi. Come dicevamo prima, proprio in Italia, ricca com’è di zone di difficile raggiungibilità, avremmo uno scenario particolarmente interessante e anche adatto all’introduzione graduale dei droni da ispezione: le stesse aree meno accessibili, le più attraenti per il monitoraggio da remoto, sono anche quelle mediamente meno popolate e quindi intrinsecamente più sicure per consentire un periodo di rodaggio della tecnologia. Chissà che l’eco dei successi ottenuti altrove smuova un po’ le acque anche qui da noi!» Anche il motore è italiano Il motore dell’elicottero robot di Helicampro è prodotto dall’italiana Merlino Supertec, progettato specificatamente per i Sapr. AgroDron Drone agricolo nato da un esperimento Dalla collaborazione tra Italdron e Adron Technology nasce un quadricottero pensato per operare nei campi italiani, per le necessità dei nostri agricoltori, tarato sulla nostra legge DRonEziNe - 60 Matteo Campini I droni agricoli sono destinati a diventare sempre più comuni nei campi di tutto il mondo. Persino negli USA la FAA (l’Authorithy americana dell’aviazione civile) che di fatto proibisce quasi del tutto l’uso professionale dei droni, ha cominciato - sia pure col contagocce - a dare qualche autorizzazione ad aziende specializzate: per la cronaca il primo operatore agricolo autorizzato negli USA è Advanced Aviation Solutions di Spokane, nello stato di Washington, che volerà sui campi con un drone DRonEziNe - 61 francese eBee, un tuttala di polistirolo, per sorvegliare lo stato di salute dei raccolti. Anche in Italia i droni agricoli riscuotono interesse e attenzione tanto che un’azienda italiana, ItalDron di Ravenna, ha messo in produzione un drone contadino dalle caratteristiche notevoli. «Abbiamo avuto diverse esperienze in ambito agricolo, già nel 2013, supportati da agronomi e partner», ci racconta Tommaso Solfrini, ceo di Italdron. «Abbiamo avuto oc- agrodron casione di fare alcuni test con sensori multispettrali su vigne, per produrre una Mappa del vigore NDVI da confrontare con dati già raccolti a terra. Obbiettivo era capire quanto queste informazioni fossero attendibili a confronto con sistemi tradizionali. I risultati di fatto sono stati molto promettenti e positivi.» Non sarà bastata una mappa di vigore a farvi decidere di investire in un multicottero agricolo... «La svolta è arrivata quanto siamo stati contattati da A-Dron, una società di Udine che era alla ricerca di un Sapr in grado di trasportare un serbatoio da loro sviluppato e brevettato che potesse effettuare tramite Gps un rilascio automatico di capsule contenenti uova di insetti antagonisti, capaci di contrastare la piralide del mais, un bruco parassita molto pericoloso, non solo per i danni che fa al raccolto ma per i danni alla salute umana e degli animali che si nutrono di mangimi a base di mais. Il prodotto sparso in modo omogeneo offriva aun efficace contrasto biologico dei parassiti.» Una cosa che non si fa solo con i droni, immagino. «In precedenza erano stati usati trattori a trampolo, che però presentavano il limite di avere costi di esercizio piuttosto alti in rapporto alla produttività, e non ultimo un elevato inquinamento. L’alternativa dal cielo si è rivelata molto vantaggiosa perché veloce, economica, efficiente e priva di emissioni inquinanti. A detta del team di A-Dron, il Sapr fornito per i test svolti nel mantovano durante l’estate 2014 si è rivelato all’altezza della situazione, operando per 10 ore al giorno, 7 giorni su 7 in condizioni di temperature e polvere poco favorevoli. Le prestazioni alla fine si sono rivelate superiori alle aspettative. Da lì l’idea di collaborare per sviluppare insieme un progetto di drone agricolo.» Dal punto di vista Enac, le operazioni in agricoltura sono critiche o non critiche? «Riteniamo che uno dei grossi vantaggi, che favorirà lo sviluppo dell’agricoltura con Sapr, è che queste sono all’80% operazioni non critiche». Sì, ma per seguire i filari non è necessario il volo automatico? E come la mettiamo con Enac? L’uso del volo autonomo agevola molto il lavoro, rendendo tutto più veloce ed efficiente. Si possono programmare i percorsi anche il giorno prima, usando un pc o un tablet per selezionare graficamente la zona delle operazioni. Il software calcola automaticamente le strisciate da eseguire per coprire tutto il campo. Tali operazioni prevedono però che il pilota durante il volo sia sempre in grado di intervenire con il radiocomando sul percorso, così da poter arrestare in caso di emergenza il mezzo (position hold) ed effettuare un rientro DRonEziNe - 62 Lotta bio con i droni La piralide è una farfallina molto pericolosa: il suo bruco attacca le pannocchie del mais, aprendo la strada alle spore di funghi dannosissimi per la salute sia delle persone sia delle mucche alimentate con mangimi a base di mais e soia. Lo scorso anno nel mantovano venti aziende agricole hanno sperimentato i droni per fare la lotta biologica alla pestifera farfallina. L’idea è quella di usare un insetto nemico naturale della piralide, trichogramma brassicae (foto in alto), che si nutre di uova di piralide. Ma come far arrivare l’insetto mangia uova sulle pannocchie? Ecco quindi l’idea geniale di un gruppo di ragazzi friulani capitanati da Michele Picili e Omar Camerin (foto in basso): usare un drone per disperdere nei campi delle capsule di cellulosa piene di uova di trichogramma, volando un metro sopra le pannocchie. La pioggia scioglie l’involucro, in due-tre settimane le uova si schiudono, esce l’insetto che comincia subito a banchettare con le uova della piralide salvando così il raccolto. La sperimentazione è stata resa possibile anche dall’interesse dell’Associazione Mantovana Allevatori, Comal e Koppert, una delle più importanti aziende mondiali per la lotta biologica con sede a Rotterdam e un finanziamento della Regione Lombardia. agricoltura automatico (return to home - Autolanding). Il Sapr Agrodron viene venduto già corredato di manuale di volo e documentazione riconosciuta da Enac». Mappa di vigore I risultati dell'analisi di un campo coltivato: in verde le piante in salute, in giallo quelle che soffrono e in rosso quelle in condizioni più critiche. A proposito di Enac, come potete affiancare chi farà l'attività sperimentale con il vostro drone? «In realtà il regolamento e le note esplicative permettono di saltare le attività sperimentali, limitandole al collaudo di ogni mezzo da parte del costruttore se queste sono già state effettuate su modelli uguali o migliorativi. Agrodron ha già superato con esito positivo una lunga attività sperimentale con tutti i payload previsti dal kit agricolo». Come vedete il mercato dei droni agricoli? «Riteniamo che il 2015 sarà un anno chiave per la crescita dei Sapr nell’agricoltura. Le tecnologie hanno raggiunto uno stato più che accettabile e, complice il regolamento Enac che favorisce l’impiego in aree non critiche, ci lasciano pensare che ci sarà una crescente domanda, mentre fino a oggi l'industria ha una bassissima offerta». Com'è fatto e cosa fa «Il drone è stato progettato in modo da garantire affidabilità e robustezza anche sotto stress, potendo installare intuitivamente e rapidamente numerosi payload sulla stessa struttura di volo. Dovendo operare in condizioni difficili, ha una carenatura che protegge l'elettronica da polvere ed umidità. Per poter fare missioni ripetute e lunghe, ha una discreta autonomia (18 minuti di volo con un pacco di batterie) e alla struttura sovradimensionata aggiunge un'elettronica ridondante.» Drone spargitore «In questo profilo di missione Il drone è guidato da software e hardware di controllo per volo automatico, sorvola il campo a un' un’altezza di 20 metri circa compiendo dei corridoi con distanza di 10 metri l’uno dall’altro. L'operatore con il radiocomando è sempre pronto a prendere il controllo del volo, nel rispetto del regolamento Enac. Durante il percorso lo spargitore scarica automaticamente i prodotti necessari alla coltivazione con assoluta precisione (tricogramma, disinfestanti in polvere o altro). Rispetto ad altri metodi, il vantaggio è che non c'è necessità di calpestare il DRonEziNe - 63 campo: si possono fare i trattamenti anche in condizione meteo sfavorevoli o in aree impervie e collinari, oltre alla velocità di lavorazione e massima precisione di distribuzione grazie all'uso del Gps. » Analisi della coltivazione e del territorio «Termocamera e sensori multispettrali, accoppiati con programmi specifici, danno all'agricoltore una gran mole di dati qualitativi e quantitativi sulle coltivazioni che consentono di ottimizzare il sistema di controllo del campo. Una delle ultime applicazioni dell’infrarosso termico, che sta trovando sempre più campo tra gli agricoltori professionisti, è la valutazione della corretta irrigazione di vasti campi agricoli e valutare l'efficacia degli impianti di irrigazione evitando alle colture lo stress dovuto alla cattiva irrigazione del terreno.» Mappe di vigore «Le mappe di vigore, molto usate in viticoltura permettono di differenziare in varie classi le aree che compongono il vigneto, evidenziando stati di salute o di stress del fogliame. Un’eventuale disequilibrio della chioma può essere provocato per esempio da patogeni, carenza idrica, da disomogeneità del terreno e da altri fattori contestuali. Questa disomogeneità può essere prontamente individuata dall’analisi di vigoria basata sulle acquisizioni della termocamera e spettrocamera, diventando così uno strumento di analisi costante che guida gli agronomi nel processo di ottimizzazione della coltura, dalla scelta dei trattamenti alla raccolta differenziata. enrico caminati Abbiamo provato il quadricottero JJRC H8C, piccolo drone ricreativo a basso costo utile per imparare a volare, oltre che a divertirsi N el sempre più competitivo mondo dei droni multirotori si affaccia sul mercato con una certa grinta il nuovo JJRC H8C, un quadricottero di fascia bassa classe 250 con motori a spazzole. Disponibile in due sole colorazioni, bianco e nero, ha led molto luminosi per migliorare la visibilità e non perdere l'assetto ed è dotato della oramai immancabile micro camera da (da due Megapixel) e microSD per registrare il segnale della telecamera di bordo. Nella confezione troviamo le protezioni per le eliche per aiutare i principianti a muovere i primi passi senza farsi male (e per non farne agli altri) ma sono particolarmente utili anche ha chi ha già un poco di esperienza quando si vola indoor. La confezione è sobria e ordinata, con una grafica leggermente datata, ma ben ingegnerizzata per contenere nelminimo ingombro tutto quello che serve per far volare il nostro nuovo amico: 4 protezioni per le eliche, un radiocomando a 2,4 Ghz una batteria Lipo da 7,4 volt 500mAh un caricatore a 220V due set di eliche di cui uno di ricambio. DRonEziNe - 64 Sono escluse le 4 batterie stilo tipo AA per il radiocomando. Bastano dieci minuti per fissare con un cacciavite i pattini di atterraggio e le eventuali protezione per le eliche. Dopo aver caricato la batteria Lipo da 7,4 volt e inserito 4 stilo nel radiocomando, il modello è pronto per il volo. In volo Una volta appoggiatolo a terra e dato lentamente gas, il modello si è alzato in modo stabile. L'abbiamo portato alla quota di circa un metro per evitare le turbolenze indotte dal flusso dei quatto motori. Dopo aver saggiato qualche piccolo movimento di roll a destra e a sinistra e beccheggio avanti e indietro per verificare la risposta ai comandi, si sono rese necessarie alcune correzioni con i trim del radiocomando. La risposta dei comandi Separati alla nascita A sinistra il JJR8HC, a destra il noto Syma X5C trovare le differenze è un gioco per enigmisti. recensione è dolce per tutti e tre gli assi e il quadricottero è rimasto stabile in hoovering ad una altezza di circa 3 metri. Impressioni di volo L’accelerazione e il relativo cambio di quota sono brillanti, ma mai eccessive. L’elettronica di controllo aiuta molto a tenere il modello stabile, ma per il passaggio al volato bisogna allenare un po’ i pollici e fare un minimo di esperienza. Il tutto considerando che la radio in dotazione non è certo sofisticata come quelle di categoria elevata e anche la portata non supera i 30-40 metri (test riferito alla radio di serie). Acro Il tasto destro superiore della radio attiva la modalità “acro”. Il led rosso posto al centro della radio lampeggia indicando la funzione attiva e basta dare un colpetto deciso al roll, per fare una capriola laterale sul posto, detta “flip”. Premendo nuovamente il pulsante destro si esclude la modalità acro e si torna in modalità stabile. Attenzione a non attivarla per sbaglio, è necessario fare molta pratica per volare in questa modalità. Telecamera Con una pressione verso l’alto del tasto funzioni che si trova vicino allo stick di destra, si attiva la telecamera in modalità foto; se lo si preme verso il basso si attiva la registrazione, una seconda pressione la disattiva. Con la batteria in dotazione sono stati eseguiti circa 6/7 minuti di volo, se sono previste sessioni di maggiore durata è consigliabile acquistare almeno due o tre batterie di scorta. Considerazioni finali Analizzando il modello, non sono state notate particolari imperfezioni nella plastica, nei punti di fissaggio sia dei gusci del frame, dei motori e della telecamera. Le eliche arrivano già fissate e basta allentare una piccola vite per poterle sostituire, i pattini di atterraggio attutiscono gli urti negli atterraggi più duri. Su Bangood sono disponibili tutti i ricambi. Considerando il basso costo e l’uso puramente ludico, si tratta di prodotto ben fatto e da consigliare a chi si avvicina al mondo dei multirotori senza affrontare spese elevate. Inoltre nel periodo invernale sarà possibile utilizzarlo anche al chiuso in attesa che arrivi la primavera e ci venga voglia di andare campo volo o un prato. Va tenuto bene a mente che durante l’hovering in ambienti di dimensioni ridotte come una stanza od una sala, il modello è disturbato delle turbolenze prodotte dal flusso delle eliche quindi il controllo può risultare difficoltoso, attenti ai vasi della mamma…o della moglie. PAGELLA Costa davvero poco, poco più di 50 dollari USA su Banggood, e i led luminosissimi lo rendono ben visibile anche a distanza, a tutto vantaggio della sicurezza. Ma troppo lontano non può andare, la radio ha una portata piuttosto scarsa, anche se ottimisticamente la documentazione parla di 300 metri, 80 sono più realistici. Piuttosto rumoroso, a causa degi ingranaggi in plastica, e abbastanza fragile a causa della plastica leggera ma sottilissima di cui è fatto. L'autonomia è dignitosa, si superano facilmente i 5 minuti e anche 8 o 10 non sono impossibili, molto dipende da come si vola, ma il caricabatterie in dotazione è lentissimo: ci vuole un'ora e mezza per caricare la piccola lipo da 500 mah. Rapporto qualità/prezzo Praticità d’uso Innovazione Camera Sicurezza DRonEziNe - 65 Due ragazzi e un sogno Risparmiare corrente... via software di Alessandro Pette DRonEziNe - 66 Il laboratorio di archimede Mettiam oc Una vol i in gioco ta l brillanti i chiamavano “c a che costr uivano m ntinari”: giovan Così è n i ato il M eraviglie a i c n , Chissà s e il pross così è nato Wind garage. imo Stev o eliche su e Jobs av ws. l cappell rà le o? Federico Boarelli, studente di ingegneria informatica al terzo anno, e il suo amico Alessandro Pupi, studente di informatica e reti, si sono imbarcati in un'impresa alquanto complicata: creare una scheda per droni che abbia al primo posto l’efficienza energetica. «Il mio primo progetto è stato un impianto elettronico per la gestione delle luci in casa» racconta Federico. «Fu un successo, visto che non diedi fuoco a nulla. Poi è arrivato il periodo dei videogiochi, anni in cui decisi di programmarne uno. Fino a oggi, quando, montato uno dei miei primi droni, feci un esperimento ardito, ma riuscito: utilizzare due telefoni per effettuare un colle- DRonEziNe - 67 gamento FPV e registrare le riprese. Fu facile scoprire che non si poteva registrare lo streaming dal telefono per una limitazione del software, quindi studiai un metodo più diretto, ossia registrare lo schermo del telefono che trasmetteva a terra le immagini. Fu per certi versi emozionante vedere le proprie idee prendere forma durante il volo. Così io e il mio amico decidemmo di concentrarci sui droni, cercando di capire cosa potevamo migliorare.» Alessandro continua: «Quello che mi affascina di più, ma credo anche a Federico, è il percorso di programmazione delle schede logiche per il controllo il laboratorio di archimede del volo. Considera che anche io da piccolo vedevo mio papà all’opera con cacciaviti e saldatore, e l'ho imitato sin dalla tenera età». Su quale progetto state lavorando? Federico: «Il nostro progetto prende spunto da una versione base della macchina volante per approfondire l’aspetto della programmazione della scheda di controllo. La differenza la fa l’ottimizzazione del firmware, visto che in commercio ci sono droni di ogni tipo e dimensione, e ognuno ha il suo firmware proprietario. Ci siamo resi conto come ognuno di questi ha delle caratteristiche diverse, in termini di durata del volo e di stabilità. Per noi appassionati di elettronica è molto stimolante riuscire a sviluppare un algoritmo teorico per poi applicarlo sul drone e verificare come i nostri calcoli influiscano sul volo.» Che differenza c’è fra il vostro drone e quello di altri progettisti? Federico: «Stabilita la migliore programmazione della scheda logica per un volo stabile e sicuro, ci stiamo concentrando sul risparmio energetico del drone in tutte le sue funzioni. Per ora la nostra ricerca si concentra su una gestione semplice del drone, con la programmazione di giroscopi accelerometri, per poi approfondire in futuro ed estendere la programmazione per il sistema Gps e gimbal.» Alessandro: «L’ottimizzazione dei consumi, oltre a essere un argomento attuale, è anche molto complesso per una macchina che deve essere gestita da numerosi elementi collegati fra di loro. Crediamo che una volta riusciti a sviluppare un firmware stabile e sufficientemente flessibile da gestire tutte le elettroniche, potremmo vendere il software e adattarlo per le specifiche attività di volo, come ad esempio le riprese aeree o di trasporto.» Chi vi ha aiutato per lo sviluppo del software? Federico: «Certamente l’impegno maggiore va alla compilazione del software di volo. Lavorare sul software è l’unica via per ottimizzare le singole componenti. Per questione di tem- po e risorse economiche siamo partiti da un software di base e siamo dovuti scendere ad un compromesso: analizzare un software già compilato e cercare di migliorarlo. Quindi grazie al Multi Wii compreso nel kit che abbiamo comprato con la scheda Arduino One, e al reversal engineering fatto da Alessandro, abbiamo potuto studiare il linguaggio di alto livello con cui è stato programmato». Alessandro: «Si parla ovviamente del C++, e questo ci ha permesso di riprogrammare l’utilizzo della componente elettrica della centralina IMU, perché la componente di gestione dell’energia non era sufficientemente ottimizzata per i nostri obiettivi.» Federico: Il risparmio energetico è un problema molto sentito oggi, e domani diventerà un dovere necessario.» A che punto siete? Alessandro: «Ora siamo nella fase iniziale e stiamo affrontando una serie di problemi che magari sono stati già risolti. Ma risolverli di persona ci da una conoscenza più approfondita delle problematiche di gestione del software, per poi arrivare più facilmente a dei livelli più avanzati. Probabilmente la nostra giovane età ci permette di uscire un po’ fuori dagli schemi e abbandonare la sperimentazione basata sui tecnicismi teorici più spinti, per dare una grossa sterzata verso la prova fisica che ci permette di verificare i nostri studi. In pratica crediamo che non ci siano limiti alle applicazioni. Federico: La tecnologia è in corsa verso l’ottimizzazione, alle volte esasperata, e su più fronti, sulla velocità di calcolo, sulla capacità di interazione con l’uomo in primis. Alle volte corre talmente tanto che non può essere recepita dalla gente, perché le persone non sono ancora pronte a capirne il reale utilizzo. Quindi la nostra attività di ricerca, seppur a piccoli passi, permette a noi di crescere e alla gente di assimilare questa tecnologia per un uso comune. Ovvio che poi c’è la ricerca effettuata con un budget praticamente illimitato, che ovviamente porta a dei risultati più veloci, ma non è detto che questi risultati siano poi quelli veramente necessari o appunto richiesti dalle nostre esigenze.» Alessandro: «La ricerca fatta con i tempi giusti, eseguita dalla conoscenza trasparente dei mezzi per effettuarla, sicuramente darà un risultato più incisivo e più utile per tutti. Ovvio che se la ricerca viene effettuata con dei mezzi di cui non si ha la padronanza, è probabile che i risultati siano mediocri perché non maturati dallo studio e dalla risoluzione di problemi semplici. » Le idee, i due amici, le hanno molto chiare. E non ci resta che sottolineare con orgoglio come i progetti di Federico e Alessandro rappresentino un desiderio di capire e approfondire che è la parte migliore dell’hobby e del movimento dei droni. Alessandro e Federico sono convinti che per risparmiare corrente DRonEziNe - 68 risparmiare batteria via software non basti ottimizzare 'erodinamica e scegliere il compreomesso migliore tra eliche, esc, batterie e motori, molto si può fare ance dal lato software: «Il corretto comportamento del velivolo può incidere moltissimo sulle performance» dicono i ragazzi. «Fatte queste considerazioni, la nostra scelta è ricaduta sulla scheda di controllo Arduino Uno, flessibile e scalabile e del codice open source MultiWii»dicono. «Per raggiungere il nostro obbiettivo, stiamo considerando tre aspetti principal»i: Valori massimi e minimi di accelerazione per gli ESC MultiWii ha un file chiamato config.h per configurare le funzioni basilari del controllore. Leggendo attentamente il codice, si possono trovare valori che all'apparenza possono sembrare superficiali ma non lo sono affatto. Per esempio, modificare opportunamente i valori max e min degli ESC in modo da avere una velocità massima minore ed una velocità minima maggiore può portare un risparmio dovuto al minor variare di tensione erogata dalla batteria per gli ESC. Ad una prova al banco, un ESC da 15A con motore da 922kv ha avuto una durata maggiore di circa il 7% rispetto alla prova con il valore default. Spegnimento di sensori non utili ai fini del volo L'algoritmo somiglia al funzionamento dell'orologio: il controllore verifica in maniera sequenziale (come se fosse una lancetta) che i sensori ritenuti non utili ai fini del volo siano stato disattivati. Il costo dell'algoritmo dipende dal numero di sensori interfacciati al controllore, dunque è pari ad O(n). L'idea sarebbe quella di evolvere questo algoritmo e di renderlo intelligente, ovvero fare in modo che in caso di necessità i sensori si attivino mandando un'interruzione al controllore (ad esempio: calo di velocità che potrebbe significare atterraggio o guasto, allora attivo l'altimetro per leggere la quota). La versione intelligente dell'algoritmo è ancora puramente teorica. La versione primitiva invece è già stata provata al banco (usati Gps, altimetro, barometro, magnetometro, led lcd e sensore di carico della batteria) e il suo utilizzo è risultato conveniente (con guadagno minimo, intorno al 2%): se si usa l'algoritmo dell'orologio per verificare che i sensori siano spenti, si ha un lieve guadagno sul consumo. Infatti la condizione con i sensori accesi (Gps e barometro nel nostro caso) e non utilizzati incide di più rispetto all'esecuzione continua dell'algoritmo. Tuttavia per verificare la vera efficienza del sistema dovrà essere provato con un alto numero di sensori) e soprattutto in versione intelligente. Questo è il codice che gli studenti hanno immaginato per l'algoritmo: int i = 0; //sensore di partenza int max = n; //sensore di arrivo int[] sensori; //vettore di sensori while(1){ //condizione sempre attiva: l'algoritmo deve funzionare continuamente if(sensori[i]== acceso) //verifico se un sensore è acceso then sensori[i] == spento //se è acceso, lo spengo ++i //incremento il contatore if(i == n) //se il contatore è = al max, allora rinizio da capo azzerando il contatore i = 0; } Evitare operazioni iterative troppo dispendiose Come accennato in precedenza, secondo i ragazzi la pulizia del codice può incidere sul consumo energetico. «Per questo, in maniera molto tranquilla, stiamo leggendo tutte le righe del codice sorgente di MultiWii» ci dicono. «È un'operazione un po' lunga, ma necessaria, poiché il codice non è stato scritto da noi e quindi potrebbe presentare alcune ridondanze che potrebbero essere necessarie. Oltre ad una cosa utile per i nostri obiettivi, questa è una cosa utile per la comunità: infatti il bello delle opere open source non è solo il poter utilizzare qualcosa che è stato condiviso, ma poterlo migliorare e condividerlo nuovamente, ascoltando i pareri della communty e, soprattutto, di pareri più esperti». Finora sono state apportate modifiche sulla lettura del segnale dalla ricevente, in particolare nel file chiamato RX.cpp: «qui infatti vi era del codice particolarmente complesso in merito all'acquisizione del segnale da ricevente a controllore. Una riscrittura che ha aggiunto solo chiarezza al codice», ci dicono, «perchè non è stato modificato lo scheletro e non sono state aggiunte funzioni». O la batteria, o la telecamera I pacchi LiPo sono il componente più pesante di un multirotore. Risparmiare energia significa anche poter aumentare il payload. DRonEziNe - 69 Droni contro la jihad di Marco Bandioli (capitano di vascello) L'attacco al cuore di Parigi rilancia con forza il dibattito sull'uso dei droni per la sicurezza e il controllo del territorio, sia in Europa sia nelle missioni nelle zone calde del pianeta DRonEziNe - 70 F in dal lontano passato gli accampamenti e le fortificazioni sono stati fattori determinanti per ottenere il controllo del territorio. Oggi non parliamo più dei castelli e le fortezze dell’antichità, che rappresentavano il criterio fondamentale di difesa delle popolazioni dalle aggressioni nemiche, ma dei forti e degli accampamenti allestiti in territori lontani dalla patria e destinati al sostegno delle forze operative, proprio come in passato l’accampamento della legione romana supportava le operazioni delle legioni. Gli insediamenti militari moderni sono impiantati o edifici, temporanei o permanenti, che esercitano il controllo di un territorio, ne garantiscono la sorveglianza, la sicurezza e il movimento di forze amiche, prevenendo l’avvicinamento, la ricognizione e/o DRonEziNe - 71 l’infiltrazione di forze ostili, ormai diventati sostanziali per sostenere operazioni militari di carattere preventivo, tese a individuare, sorvegliare, contenere, contrastare o anche neutralizzare forze ostili o nemiche. Nel tempo le esigenze militari sul territorio sono per certi versi rimaste le stesse e per altri sono mutate. In breve si può osservare che le guarnigioni, i contingenti, o anche solo i distaccamenti sono sì come prima chiamati a garantire un “presidio territoriale” ma, alla luce di nuove necessità operative, hanno visto un continuo e progressivo ampliamento dei propri compiti, contestualmente alla necessità di estendere il proprio raggio d’azione su un territorio da controllare sempre più vasto. militari Inoltre le moderne “fortificazioni campali”, le “basi avanzate”, gli “avamposti” e i “caposaldi”, pur sempre associati al generico concetto di controllo del territorio, trovano una innovativa e importante applicazione tattico-operativa nella più estensiva “Guerra al terrorismo”. TERRORISMO E CONTROGUERRIGLIA Da un punto di vista della dottrina, il controllo del territorio trova piena applicazione nelle operazioni di “Controguerriglia: non ci addentreremo nella distinzione politica e morale tra guerrigliero e terrorista, ma consideriamo che i terroristi usano anche tecniche e tattiche proprie della guerriglia. E proprio per tale motivo che, nei lontani teatri operativi, la guerra al terrorismo si traduce anche in varie attività di controguerriglia che a tutti gli effetti possono essere considerate come attività di “Controterrorismo”. Ne consegue che il controllo del territorio è diventato a pieno titolo un elemento fondamentale da perseguire nell’ambito della più generale lotta al terrorismo. Come è naturale aspettarsi, c’è territorio e territorio: un conto è dovere controllare una superficie di pochi chilometri quadrati di deserto e un altro conto è controllare centinaia di chilometri quadrati impervi, orograficamente molto variegati e magari con una foltissima vegetazione. Non potendo realisticamente avere il controllo totale di un territorio, esiste un algoritmo atto a stabilire, in linea di massima, la consistenza di una forza militare che debba assumere il controllo di un territorio considerato ostile. A seconda della tipologia del terreno (montagne, deserto, jungla eccetera), della missione assegnata e dell’attività operativa da svolgere, che può essere statica (presidio, sorveglianza) o dinamica (pattugliamento, ricognizione, ricerca e soppressione e così via), nonché della presenza e consistenza delle forze nemiche, viene stabilita la struttura numerica e funzionale della forza militare da inviare sul terreno. Conte- DRonEziNe - 72 stualmente occorre rapportare il tutto in termini di autonomia tattica (ore, giorni, mesi) e di sostenibilità operativa nel tempo (permanente, periodica, saltuaria) e con quale assiduità. INSEDIAMENTI E CONTROLLO DEL TERRITORIO In generale, non esiste una definizione precisa che identifichi tutte le diverse tipologie dei moderni insediamenti militari. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda le basi situate in terre lontane dalla madrepatria, si può verosimilmente stabilire una definizione attraverso due elementi sostanziali: le necessità per le quali vengono impiantate e il principio di impiego per il quale si è deciso di costituirle. Quanto detto, in particolare, per il controllo del territorio. Si può partire dal fatto che una generica base militare, edificata in sede più o meno permanente in territori d’oltremare, ben protetta e dalla quale si possa dare sostegno alle truppe, è chiamata “Base Operativa Centrale” o “Base Operativa Principale” (MOB – Main Operating Base). Tale Base, che ha una eminente struttura presidiaria, deve essere in grado di controllare le varie basi di rischieramento avanzato, che hanno sempre più assunto la caratteristica di centri di Comando e Controllo; da qui sono gestite le attività operative ad ampio raggio e in particolare quella base di rischieramento avanzato, peraltro di significative dimensioni, chiamata “Base Operativa Avanzata” (FOB – Forward Operating Base). MEZZI MOBILI SENZA PILOTI Il particolare periodo storico in cui le fanterie avanzavano lentamente verso lo scontro frontale, serrate in formazioni geometriche compatte e costituite da soldati rigidamente inquadrati nei ranghi, esponendo così gli uomini all’impietoso fuoco delle artiglierie nemiche, con enorme costo in termini di vite umane, è fortunatamente terminato. Il progresso e le antiterrorismo Cielo, terra e mare A destra un nano uav usato per scoprire i cecchini in ambiente di guerriglia urbana; sotto un UGV utile per la ricerca di mine e bombe e in basso a destra un USV marino. tecnologie hanno contribuito in modo significativo a conseguire, in tale ottica, risultati prima impensabili, sia attraverso la realizzazione di nuovi materiali protettivi sia attraverso l’impiego a distanza di mezzi, armi e/o sensori, evitando così di esporre direttamente gli uomini a una eventuale azione di fuoco nemica. Impiego Per quanto riguarda in particolare l’impiego di mezzi, che siano essi subacquei, di superficie, terrestri o aerei, negli ultimi decenni si è sviluppato e incrementato significativamente l’impiego di quei particolari “assetti” che consentono lo svolgimento di missioni rischiose senza necessariamente usare l’uomo. Nello specifico, si parla di operazioni di sorveglianza, pattugliamento, ricognizione, investigazione di ordigni esplosivi, operazioni di intelligence, protezione delle forze e difesa delle installazioni. Tali mezzi, privi di una presenza umana a bordo che li possa guidare o pilotare, sono stati definiti come unmanned (senza uomo), o uninhabited. In termini generali, hanno sostanzialmente due tipologie di controllo distanza: con controllo umano, quindi radiocomandati/teleguidati/filoguidati, con una visione diretta dalla telecamera montata sul mezzo (remotely operated/controlled) o senza controllo umano, vale a dire in modo autonomo (autonomous), cioè con una mobilità o programmata o con un movimento generato attraverso i dati provenienti unicamente dai propri sensori di bordo. PANORAMICA SUI VEICOLI A CONTROLLO REMOTO Volendo dare una generica panoramica di tali mezzi, chiamati per tradizione veicoli (vehicles), si possono suddividere nei seguenti principali gruppi d’impiego, a seconda di dove vanno a operare: Subacquei: AUV/UUV: Autonomous Underwater Vehicle/Unmanned Underwater Vehicle (autonomo, non filoguidato); ROV: Remotely Operated (Underwater) Vehicle (filoguidato). Marini: USV: Unmanned Surface Vehicle (Vessel) (teleguidato); SUV: Surface Unmanned Vehicle (Vessel) ASU: Autonomous Surface Vehicle (Vessel) (autonomo). terrestri: UGV: Unmanned Ground Vehicle aerei: UAV: Unmanned Aerial Vehicle Come è logico aspettarsi, se i vari mezzi vengono considerati con la propria Stazione di Controllo allora non si parla più di veicoli bensì di “sistema”, considerando il tutto come un vero e proprio Sistema d’Arma. Tutti i citati sistemi hanno avuto negli ultimi anni un inaspettato e rapido sviluppo soprattutto se si parla di quelli aerei, che sono stati estensivamente impiegati per scopi eminentemente bellici, sia per operazioni di sorveglianza e pattugliamento sia per le incursioni (a corto, medio e lungo raggio, a seconda dei modelli usati, in termini di autonomia e di sensori e/o armamento in dotazione). DRonEziNe - 73 militari MUOS a Niscemi Il sistema di controllo dei droni militari USA si articola in quattro satelliti artificiali e quattro basi a terra, una delle quali a Niscemi, in Sicilia UAV GRANDI E PICCOLI Nell’ambito di quelli definiti “Uav tattici”, in ragione dell’ampia gamma di droni ora in produzione, la “a” di Uav può essere intesa, a seconda del modello, non solo come “aerial” ma anche come “aircraft”, ovvero come un vero e proprio velivolo. Si può, infatti, passare da un velivolo del peso di circa 40.000 libbre (circa 18 tonnellate), come per esempio un Hale Uav (High altitude long endurance unmanned aircraft vehicle) sino ad arrivare a un Mav (Micro aerial vehicle) se non addirittura a un Nav (Nano aerial vehicle), un piccolissimo mini-drone, del peso di 7/8 grammi, che ha le fattezze di un insetto e che vola sbattendo le ali sintetiche (chiamati anche ornitotteri). In ogni caso, per impiegare operativamente un Uav, è opportuno prendere in considerazione un certo numero di parametri, molti dei quali interdipendenti tra loro: Tipo di guida e di Stazione di controllo; Tipo di propulsione (termica o elettrica); Numero di operatori necessari; Peso, dimensioni e trasportabilità; Tipo di decollo e di atterraggio; Raggio operativo; Quota di volo; Autonomia e autonomia in zona di operazioni; Capacità di carico; Armamento e sensori. In Sicilia il cervello dei droni USA I droni di significative dimensioni, specificatamente progettati per impieghi di combattimento, vengono classificati come Ucav (Unmanned combat aircraft vehicle). DRonEziNe - 74 È sufficiente avere a disposizione i cataloghi delle grandi aziende americane per rendersi conto dell’enorme produzione di differenti modelli per poter assolvere i più svariati compiti, dalla generica sorveglianza alla possibilità di colpire obiettivi con missili o bombe, dall’intercettazione telefonica all’inibizione di trasmissioni, dalla ricognizione di zone pericolose all’osservazione di eventi calamitosi, dal telerilevamento al monitoraggio ambientale. Peraltro, il Dipartimento della Difesa Usa, nell’ottica di impiegare estensivamente i droni ovunque ritenuto necessario, sta realizzando un sistema di comunicazioni satellitari (chiamato Muos: Mobile user objective system) composto da 4 satelliti geostazionari e da 4 stazioni a terra, di cui una vicino a Niscemi, in Sicilia. Tale sistema dovrebbe consentire il controllo di droni in ogni parte del mondo rimanendo comodamente seduti in qualche centrale operativa in territorio statunitense. L’INNOVAZIONE OPERATIVA Negli ultimi anni si è concretizzato un nuovo “modus operandi” nell’ambito delle attività di controguerriglia e, più in generale, di lotta contro quelle organizzazioni terroristiche che impiegano tattiche e tecniche di guerriglia. Ci si trova di fronte a un evento tattico-operativo rivoluzionario, di grande valenza strategica, a cui non è stato dato, forse volutamente, il giusto risalto. Analizzando i cosiddetti “conflitti minori”, che si sono avuti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sino alla Seconda Guerra del Golfo, si può affermare che “la Guerriglia ha quasi sempre vinto contro l’Esercito” (sia che l’esercito impiegasse forze regolari che forze speciali) in ragione del fatto che la dot- trina della guerriglia, concettualmente clandestina, asimmetrica e non convenzionale, è risultata quasi sempre pagante. Molteplici sono le ragioni che hanno determinato tale superiorità tattica e operativa, non ultima il fatto che un generico guerrigliero/terrorista, una volta buttata via o nascosta l’arma, si trasforma rapidamente in un operoso contadino, se in una zona rurale, in un innocuo pescatore, se in una zona costiera, o in un indaffarato cittadino, se in una zona urbana. Un’inversione di tendenza si è immediatamente profilata nel momento in cui, grazie all’impiego continuativo di droni di sorveglianza, si è avuta la possibilità di intervenire rapidamente su una formazione operativa di guerriglieri/terroristi prima che la formazione stessa attui il famoso “dissolvimento tattico della formazione”, tecnica di guerriglia che non consente più l’individuazione della formazione e dei suoi componenti. DRONI TATTICI La dimensione dei droni è ovviamente legata al tipo carico/ sensore/armamento trasportato, al tipo d’impiego e all’autonomia. A seconda della missione da assolvere, la dimensione può sensibilmente variare e tale fattore incide sulla quota operativa, in termini di consumo e di individuabilità. Dovendo inoltre prevedere una permanenza continuativa in volo in una specifica zona per un determinato periodo, la centrale operativa di controllo deve potersi avvalere della disponibilità di un certo numero di droni, in modo da garantire un avvicendamento di droni in zona, assicurandone così il sicuro rientro alla base al termine della propria autonomia. Tale innovativa possibilità d’intervento è stata data dalla sinergia operativa tra le basi avanzate, dalle quali partono le pattuglie per l’inseguimento dei gruppi ostili, e le informazioni fornite in tempo reale dai droni in volo di sorveglianza. Un connubio altamente vincente su tutti i fronti, sia in operazioni di azione immediata, con breve preavviso e a breve termine, sia in quelleprecedute da una lunga sorveglianza e con intervento pianificato (come l’eliminazione di Osama Bin Laden). Dal punto di vista tattico, l’impiego del drone consente: 1. La sorveglianza occulta e continuativa di un obiettivo senza dover impiegare uomini in zone particolarmente pericolose/ ostili; 2. La scarsa possibilità che detta attività di sorveglianza possa essere percepita dal nemico; 3. L'elevata capacità di individuazione e di certezza dell’identificazione delle forze nemiche; 4. L’immediatezza dell’informazione che consente di ridurre al minimo i tempi di reazione tra l’allertamento della centrale operativa che gestisce i droni e le unità operative sul campo; 5. La rapida attivazione delle unità operative predisposte all’azione, già in allertamento nelle basi operative avanzate, da cui si devono muovere, o già presenti in zona di operazioni. Le implicazioni “Military” (militari) e “Constabulary” (di polizia) sono enormi poiché esiste effettivamente la possibilità di scoprire e sorvegliare attività terroristiche, criminali, mafiose o delinquenziali senza dover necessariamente impiegare uomini, per lunghi periodi di tempo, in un territorio potenzialmente ostile o in zone molto pericolose. Vi sono comunque gli immancabili aspetti legali e politici relativi alla gestione di un tale sistema. Quali vincoli politici saranno imposti? Quali cavilli legali potranno limitare le possibilità operative? Potrebbe essere lesa la privacy di qualcuno? Sarebbe legale controllare un drone in spazi aerei lontani dalla madrepatria e, soprattutto, su territori non chiaramente belligeranti? Alla luce di tutti i possibili vincoli, risulterà pertanto necessario stabilire i termini e i criteri di impiego dei droni per valutare quali risultati operativi si potranno verosimilmente conseguire. Osservando l’orientamento delle nazioni tecnologicamente trainanti, si può sicuramente ritenere che il drone andrà a guadagnarsi una posizione di estremo interesse nell’ambito del mercato, sia militare sia civile, costituendo una innovazione che andrà a modificare le future dottrine operative. DRonEziNe - 75 Su Marte ricerca/spazio in elicottero di Luca Masali Riuscirà il drone da un chilo della NASA a sopravvivere alle tempeste di sabbia e ai venti a 400 km/h che spazzano il pianeta rosso? P er preparare il terreno alla futura colonizzazione umana del pianeta rosso, la NASA sta studiando un elicottero robot da esplorazione che possa affiancare i più semplici e tradizionali robot terrestri. Gli scienziati della NASA hanno testato un prototipo di elicottero coassiale in una camera dove è stato creata la bassissima pressione atmosferica del pianeta. Secondo i piani dell’agenzia spaziale, l’elicottero scorterà il rover terrestre per verificare che la rotta sia libera e soprattutto cercare formazioni interessanti dove indirizzare gli esperimenti che sarebbero in ogni caso condotti dal rover, che è equipaggiato di sensori, trivelle e diversi strumenti scientifici troppo pesanti per l’elicottero, che pesa un chilo sulla terra (tre etti e mezzo abbondanti su Marte) e ha pale molto generose, lunghe un metro e dieci. Quello che impressiona è il generosissimo passo della pale (non specificato dalla NASA) necessario a spostare una necessaria quantità di molecole di aria marziana per dare la necessaria portanza al piccolo elicottero. Che caldo su Marte! Si potrebbe pensare che il pianeta rosso sia gelido, ma all'equatore si superano i 30 gradi all'ombra. DRonEziNe - 76 Volare (QUASI) SENZ'ARIA I problemi da risolvere nel volo marziano sono immensi, a cominciare dall’aria estremamente rarefatta (l’atmosfera marziana, composta prevalentemente di anidride carbonica, è solo l’1% di quella terrestre) mentre contrariamente a quel che si potrebbe pensare la temperatura non è un problema. È vero che ai poli d’inverno può scendere a -140 gradi, ma l’estate ai tropici è sorprendentemente calda, raggiungendo anche i 35°, anche se con una escursione termica spaventosa: anche in piena estate marziana di notte si toccano i -70°. Naturalmente basterà evitare di volare di notte se la temperatura fosse un problema per l’elettronica. Una mano notevole viene invece dalla forza di gravità, che è solo un terzo di quella terrestre, quindi il peso dell’elicottero su Marte è solo un terzo di quello che è sulla terra. Un altro rischio sono e le tempeste di sabbia, che possono estendersi su una piccola zona così come sull’intero pianeta. Ma per fortuna sono stagionali e solitamente si verificano quando Marte si trova prossimo al Sole, quindi si può prevedere con una certa sicurezza quando è il momento giusto per tentare il volo. Anche i venti spesso sono piuttosto violenti, e purtroppo quelli veramente proibitivi (oltre 400 km/h) soffiano proprio d’estate, quando il calore del sole fa sublimare le calotte polari d’anidride carbonica gelata causando sbalzi di pressioni enormi. Scoperta ricerca/oceani raggelante dei droni marini I droni marini della Nasa dimostrano che i fiumi stanno velocemente disgregando i ghiacciai della Groenlandia: il rischio è che si alzi il livello dei mari L’ ottanta per cento della Groenlandia è coperto dal ghiaccio. Ghiacciai talmente spessi che se dovessero sciogliersi alzerebbero in modo significativo il livello degli oceani. Viste le difficoltà di operare via terra in ambiente artico, c’è ancora molto da scoprire sui meccanismi attraverso i quali l’acqua di fusione raggiunge l’oceano tramite il complesso sistema di drenaggio dei fiumi e torrenti che si forma in cima alla calotta di ghiaccio in estate. I ricercatori della NASA hanno usato un elicottero per mappare la rete di fiumi e torrenti su circa 5.600 chilometri quadrati della Groenlandia. Gli elicotteri sono stati preziosissimi per scoprire dove fossero fiumi laghi e torrenti, ma poi bisognava andare comunque sul terreno per studiarli da vicino. E qui entrano in gioco i droni: i ricercatori hanno progettato due tipi di droni marini per raccogliere i dati sulle acque di superficie. Una era una barca robot che misurava la profondità dell’acqua e la quantità di luce riflessa, consentendo ai ricercatori di creare una scala con cui calibrare la profondità dell’acqua di superficie di L.M. vista dalle da immagini satellitari. Questa barca è stata utilizzata su laghi e fiumi a scorrimento lento. Per i pericolosissimi fiumi impetuosi, è stata sviluppata una sonda robot che ha misurato la velocità di deflusso, la profondità e la temperatura delle rapide artiche (foto in basso). Lo scopo finale era quello di stabilire che percentuale dell’acqua di fusione resta all’interno della calotta di ghiaccio e quanto viene drenato verso l’oceano. La scoperta è stata (letteralmente) raggelante: praticamente tutta l’acqua scorre direttamente al mare attraverso una complicatissima ragnatela di foibe. I droni sono stati sviluppati da Alberto Behar (nella foto in alto), geniale progettista che ha disegnato anche dispositivi chiave per la sonde marziane Curiosity e Odyssey Orbiter, recentemente scomparso in un incidente aereo. Nel cuore del ghiacciaio Una sonda si inabissa in un profondo fiume groenlandese DRonEziNe - 77 associazione grazie 17.000 C omplici le festedi Natale, DronEzine ha superato la soglia dei milletrecento soci. Grazie a tutti coloro che ci hanno dato fiducia e sostenuto il nostro progetto: creare un’associazione per diffondere la cultura dei droni, promuovere il volo sicuro e responsabile per far crescere sana e robusta la filiera industriale dei droni civili. In poco più di un anno di attività, i numeri sono incoraggianti: 1.300 soci ricevono DronEzine in edizione completa, su carta oppure digitale, a scelta; 17.000 persone ci seguono su Facebook; 7.000 utenti registrati scaricano la versione gratuita del giornale e ricevono le mailing list; 2.500 visitatori vengono a trovarci ogni giorno sul blog. Numeri che fanno di DronEzine di gran lunga il più importante network italiano dedicato agli aerei senza pilota. i vantaggi dei soci Ricevono a casa gratis il manuale “Droni e Multirotori” di Luca Masali, testo fondamentale per muovere i primi passi nel mondo degli apr; Sconti presso lo storico negozio di modellismo MOVO, sconti sui prodotti tecnici di P.C.E Italia, sconto 20% sul listino di Droni World; Sconti sulle assicurazioni professionali per piloti e operatori di droni di Cabi Broker e per l’assicurazione amatoriale di FIAM; Sconti nelle scuole di volo Enac convenzionate Accesso al servizio dell’esperto legale Francesco Paolo Ballirano. Approfittane anche tu, diventa socio oggi stesso su www.dronezine.it DronEzine ISSN 2384-9703 Anno III - numero 8 bimestrale dell’associazione culturale Nuova Editoria Via F. Baracca, 6 40033 Casalecchio di Reno (BO) C.F. e P.Iva 03355621206 Iscrizione al ROC n. 24763 Esonerata dalla registrazione al Tribunale ex art.16 legge n.62/2001 Redazione: Via Alessandrini 2, Paullo (MI) Abbonamenti: [email protected] Direttore responsabile Luca Masali Direttore scientifico Stefano Orsi Caporedattore Angela Andò Contributors Francesco Paolo Ballirano Marco Bandioli Fulvio Bernardini Enrico Caminati Matteo Campini Giancarlo Comes Stefano Gagino Alessandro Pette Fabio Sgroi Grafica e redazione Nuova Editoria Contatti 347-8486728 [email protected] www.dronezine.it www.facebook.com/Dronezine @Dronezine Forum www.dronezine.it/forum Stampa Graffietti Stampati - Montefiascone (VT) Distribuzione in edicola Sodip spa Pubblicità Mediarkè Adv [email protected] Tel 0645476584 - Fax 0694534810 DRonEziNe - 78 DRonEziNe - 80