Economia Aziendale
2. Quadro d’insieme
Prof. Romano Boni
2.1. L’evoluzione della
economia mondiale
Prof. Romano Boni
Tipi di società economiche
•
•
•
•
la società agricola
la società industriale
la società post-industriale o dei servizi
la società finanziaria
R. Boni
Lez. 2.1 - 3
La società industriale
• Dove è iniziata?
• Quando?
R. Boni
Lez. 2.1 - 4
La società industriale
• la produzione di massa
• Il taylorismo
• l’organizzazione fordista del
lavoro
• le grandi fabbriche e l’impatto
sociale
R. Boni
Lez. 2.1 - 5
Il Taylorismo
Frederick Taylor – Filadelfia – 1911
Tecnica di progettazione
• Smembramento di operazioni complesse in operazioni elementari
• Definizione del modo migliore per eseguirle
• Selezione e addestramento del personale
R. Boni
Lez. 2.1 - 6
Il modello fordista
• Adam Smith - “La ricchezza delle nazioni” 1776 (produzione spilli)
• Henry Ford - 1913 - Fabbrica di automobili (Ford T nera)
• Ufficio “tempi e metodi” programma e organizza il lavoro
• Operaio “non deve pensare, ma solo lavorare”
• Problemi del modello:
- ripetitività  lavoro alienante e insicuro per la caduta di attenzione
• Conseguenze:
- apatia,
- alienazione,
- Conflittualità,
- incidenti sul lavoro
R. Boni
Lez. 2.1 - 7
Industrializzazione
Industrializzazione  Esplosione dei consumi  Consumismo
Interpretazione neoliberista
Produzione di massa innesta un circolo virtuoso (senza limiti):
• maggiore produzione,
• costi unitari minori,
• prezzi di vendita minori,
• maggiori vendite,
• maggiore produzione.
Il circolo virtuoso si è rotto per le rivendicazioni salariali degli operai
R. Boni
Lez. 2.1 - 8
Industrializzazione
Interpretazione attenta alla “teoria del limite”
Non esistono circoli virtuosi che si protraggano senza fine perché:
• i mercati arrivano a saturazione (limite fisico)
• possono entrare in gioco altri concorrenti che fanno abbassare i
margini di guadagno fino ad annullarli (limite economico)
R. Boni
Lez. 2.1 - 9
La reindustrializzazione o riconversione industriale
I casi di
• Chivasso (Piemonte)
- 1992 - Chiusura Lancia (4500 ad.)
- Unione Industriale crea CSI
- 1998 - 14 aziende (2120 addetti)
• Campi (Genova)
- 1988 - Chiusura Italsider (1500 ad.)
- Società: IRI, Regione e Industriali
- 1998 - 80 aziende operative (2000)
R. Boni
Lez. 2.1 - 10
La sfida ecologica
• Problema ecologico - spaventosa conseguenza del consumismo
• Le imprese, spinte dalle associazioni ecologiste e dei consumatori,
stanno affrontando il problema in un’ottica che vede il ciclo di vita
del prodotto ampliarsi dalla sua produzione fino al suo riciclo
• È urgente che, a livello internazionale, si trovino soluzioni pratiche,
ragionevoli ed ecologicamente sostenibili per contemperare
- progresso civile
- sviluppo economico
- conservazione dell’ambiente, indispensabile per la vita
R. Boni
Lez. 2.1 - 11
Le scelte sostenibili
La sostenibilità: da obiettivo a requisito del buon governo di un Paese
• la Confederazione Elvetica ha plasmato buona parte delle proprie
politiche di crescita sulla sostenibilità
• la sostenibilità sociale, economica, ambientale è incardinata nella
Carta costituzionale federale
• tutte le decisioni della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni
devono tenerne conto
(Fonte: Future Business Review Italy - 30-07-2010 - Chiara Battistoni)
R. Boni
Lez. 2.1 - 12
Le scelte sostenibili della Svizzera
L’approccio pragmatico della Svizzera alla sostenibilità
• non è un obiettivo, è un requisito, una condizione necessaria ma
non sufficiente per la crescita del Paese
• le fonti energetiche, le politiche di sfruttamento del territorio, i
programmi urbanistici, le politiche di educazione e di informazione
vengono scelte in funzione della loro sostenibilità
(Fonte: Future Business Review Italy - 30-07-2010 - Chiara Battistoni)
R. Boni
Lez. 2.1 - 13
Il progetto Città dell’energia
Approccio premiante alla sostenibilità
• Il Comune che, a partire dagli edifici pubblici, sviluppa nel proprio
regolamento programmi indirizzati verso l’efficienza energetica
sviluppa i requisiti necessari per diventare “Città dell’energia”
• la targa European Energy Award Gold viene attribuita ai Comuni
virtuosi capaci di implementare il 75% di buone pratiche energetiche
• Zurigo, Basilea, San Gallo, Losanna sono già Città Gold
• Cresce il numero delle città certificate, molte anche in Germania
(Fonte: Future Business Review Italy - 30-07-2010 - Chiara Battistoni)
R. Boni
Lez. 2.1 - 14
La società post-industriale
Caratteristiche:
• ridimensionamento delle
fabbriche
• sviluppo dei servizi
• tempo libero
• valorizzazione del patrimonio
artistico ed ambientale
• comunicazioni
R. Boni
Lez. 2.1 - 15
La società finanziaria
• Il boom degli affari finanziari
• L’economia reale e la finanza
• La rete mondiale delle
telecomunicazioni
• La speculazione
• L’ancoraggio ai cambi stabili
R. Boni
Lez. 2.1 - 16
La società finanziaria
Forme di difesa
• Sistema di cambi stabili
Gruppo di Lisbona
• Conferenza mondiale di pace
finanziaria
• Consiglio mondiale di sicurezza
economica
• Definizione di regole
istituzionali
• Creazione di una tassa per
limitare le speculazioni
R. Boni
Lez. 2.1 - 17
Crisi finanziaria ed economica
2007
• Scoppia in America una crisi
finanziaria ed economica che, nel
2008, si propaga a tutto il mondo
I governi si rendono finalmente
conto della necessità di
• Mettere a punto regole condivise
e condivisibili
• Creare Istituzioni in grado di
farle rispettare
R. Boni
Lez. 2.1 - 18
2.2. L’economia italiana
Prof. Romano Boni
Le prime imprese
• I mercanti banchieri fiorentini del secolo XIV
- Peruzzi – Acciaiuolo – Bardi
- 1341 Crisi
• Francesco di Marco Datini: il mercante di Prato - 1373
- Rilancia le compagnie mercantili italiane
• Banco dei Medici a Firenze
- La più grande azienda internazionale del Quattrocento
• Banca San Giorgio a Genova
R. Boni
Lez. 2.1 - 20
L’inizio della industrializzazione
• l’avvio nel 1815
• la spinta nel periodo della restaurazione nel triangolo industriale
• il primo fattore di sviluppo : la rete ferroviaria
- Da 2773 Km nel 1861 a 18394 Km nel 1911
• un secondo fattore : le spese per gli armamenti
- 22 % bilancio statale (76 % nella I guerra mondiale)
• un terzo fattore : le infrastrutture
- Acquedotti, reti elettriche, gas, bonifiche, scuole, ospedali
R. Boni
Lez. 2.1 - 21
L’evoluzione nei primi 50 anni del regno d’Italia
1861
• Esportazioni
- Seta grezza, olio, canapa grezza – zolfo, marmo
• Importazioni
- Manufatti di cotone, lana, seta – zucchero, caffé
1911 - Interscambio triplicato
• Esportazioni
- Manufatti di cotone, lana, automobili, sommergibili, macchinari
• Importazioni
- Carbone, cotone, grano – zucchero, caffé
R. Boni
Lez. 2.1 - 22
La nascita dello Stato imprenditore
• la crisi americana del 1929 (il martedì nero di Wall Street)
• la crisi finanziaria del 1931 (ritiro capitali esteri)
• la creazione dell’IRI nel 1933
• L’IRI diventa permanente nel 1937
R. Boni
Lez. 2.1 - 23
La rinascita dell’industria nel dopoguerra
• salva buona parte dell’industria
•
•
•
•
•
•
•
R. Boni
anteguerra
distrutte le infrastrutture
Patto di Yalta (1944) alla base
della scelta occidentale
Piano Marshall di forniture
gratuite per 4 anni - 1947
(European Recovery Program)
Creazione della CECA - 1951
potenziamento IRI
nascono ENI e EFIM
sviluppo della produzione
Lez. 2.1 - 24
La ripresa dell’industria privata
Fiat Pirelli Montecatini Edison
•
•
•
•
•
si riorganizzano
Importano materie prime (grazie alla CECA)
adottano tecnologie di produzione di massa
sviluppano la produzione
esportano in tutta Europa
R. Boni
Lez. 2.1 - 25
La riorganizzazione dell’economia
Le 3 opzioni di base
• La scelta della democrazia
• Lo stato imprenditore
• L’apertura ai mercati europei
R. Boni
Lez. 2.1 - 26
Il miracolo italiano
• grande balzo degli anni ‘50 e ‘60
• tasso annuo PIL: 6% (1961 - 8,3%)
• Auto
- 1937
78.000
- 1963
1.000.000
• Macchine da scrivere
- 1948
48.000
- 1963
773.000
• Macchine calcolatrici
- 1948
23.000
- 1963
726.000
R. Boni
Lez. 2.1 - 27
Il miracolo italiano
• nascita del MEC
• riduzione o abolizione delle tariffe
doganali
• mercato di oltre 250 milioni consumatori
• nascita di una nuova imprenditoria
- piccola e media
- origini: mezzadria, artigianato
R. Boni
Lez. 2.1 - 28
La fine del boom
Fine anni ’60
• crisi nei rapporti industriali
• crisi petrolifera nel 1973
- crollo del PIL del 3,6 %
• fine dello sviluppo senza limiti
• squilibri sociali, sperequazioni non
risolte, stragi (Milano, Brescia, Italicus)
- Scioperi selvaggi
- Brigate Rosse
- Anni di piombo
R. Boni
Lez. 2.1 - 29
Le cattedrali nel deserto
Fine anni ’60 - inizi anni ‘70
Errori strategici: priorità - infrastrutture - prodotti
Riduzione della domanda
• Liquichimica
- Fondi pubblici investiti in impianti colossali mai entrati in funzione
• Italsider
- Progettazione del 5° polo dell’acciaio a Gioia Tauro (Calabria) con
espropriazione di terreni agricoli, distruzione di agrumeti e colture
- Il 5° polo non fu mai costruito
R. Boni
Lez. 2.1 - 30
Impatto devastante su ambiente e salute
• Marina di Melilli
- Il paese, col suo mare, era un posto baciato da Dio. Oggi è un luogo
abbandonato, coperto da un cumulo di scorie industriali (polveri di
magnesio) - L’Europeo - 2003 n°4 - Roselina Salemi
• Raffineria di Gela
- Un’indagine scopre che su 13 mila nati a Gela tra il 1992 e il 2002
-
quasi 700 presentano malformazioni cardiovascolari, agli arti,
all’apparato digerente e ai genitali esterni, che risultano del 250 %
superiori alla media nazionale.
Fabrizio Bianchi, ricercatore del CNR e coordinatore italiano delle
rete europea sulle malformazioni congenite ha «analizzato» con altri
esperti i danni provocati dai fumi mortali della raffineria alla 5^città
siciliana per abitanti (100.000).
La Repubblica - giovedì 14 luglio 2005
R. Boni
Lez. 2.1 - 31
Una tragedia umana e ambientale - 1963
• Il disastro della diga del Vajont - 9 ottobre 1963
- Un fianco del monte Toc franò nel bacino formato dalla diga
- L’acqua in esso contenuta (circa 30 milioni di litri) tracimò
violentemente. In parte, risalì sul versante opposto distruggendo
gli abitati di Erto e Casso e in parte superò la diga, rimasta intatta
- L’immane ondata distrusse Longarone e gli abitati limitrofi,
seminando desolazione e morte - Le vittime furono 1917
- 1975 - la Corte d'Appello dell'Aquila rigettò la richiesta di rivalsa
di Longarone contro la Montedison in cui era confluita la SADE
- 1997 - il Tribunale Civile e Penale di Belluno ha condannato la
Montedison a risarcire 55.645.758.500 di lire al comune di
Longarone per i danni subiti
R. Boni
Lez. 2.1 - 32
Quali le responsabilità economiche e politiche?
• Il disastro della diga del Vajont - 9 ottobre 1963
- La giornalista Tina Merlin denunciò il prevedibile esito funesto del
•
riempimento dell’invaso (L’Unità - 21 febbraio 1961)
- La SADE (Società Adriatica Di Elettricità) la denunciò per turbativa della
pubblica opinione
- Tina Merlin fu assolta con formula piena Nel successivo processo celebrato
a Milano
- Non fu presa alcuna azione per scongiurare il disastro annunciato
- Il Prof. Milli, geologo di fama internazionale, cui i valligiani avevano
chiesto una perizia, denunciò il rischio di frana del monte Toc
- Anche questa perizia restò lettera morta di fronte ai prevalenti interessi
politici ed economici coinvolti
- I successivi accertamenti giudiziari incontrarono numerosi ostacoli creati
per coprire le responsabilità politiche[1]
[1]
Il Vajont è stato l’episodio più tragico ed emblematico dei guasti causati
dall’intreccio di interessi economici e politici, purtroppo ancora attuali
R. Boni
Lez. 2.1 - 33
Una nuova tragedia umana e ambientale - 2009
• Terremoto de L’Aquila - 6 aprile 2009
- Ore 3:32 - sisma di valore 5,9 della Scala di Magnitudo locale (la
cosiddetta Scala Richter) - IX grado della Scala Mercalli
- Bilancio: 309 morti - 1600 feriti - 65.000 sfollati
- Nell’anno seguente l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
ha registrato circa 18.000 terremoti nell'area della città
- La procura dell'Aquila ha aperto un'inchiesta contro ignoti per
omicidio e disastro colposo
- Tra le diverse possibili cause o concause dei crolli si ipotizza:
• impiego di materiali non conformi alle indicazioni di progetto
• cemento armato contenente sabbia marina
• barre di ferro posizionate a distanze non a norma di legge
R. Boni
Lez. 2.1 - 34
Analogie aggravanti - 2009
• Terremoto de L’Aquila - 6 aprile 2009
- Il 14 aprile 2009 il giornalista e scrittore Roberto Saviano scriveva:
Invasione della camorra in Abruzzo, dimostrata da:
• Agguato al boss Vitale (2006) deciso a Villa Rosa di Martinsicuro
• Narcotrafficante, ricercato dall’FBI, con base in Abruzzo
• Cassiere di un clan camorrista, con rifugio nel Parco Nazionale
• Abruzzo snodo per traffico rifiuti, dietro cui c’è la camorra
- Nelle settimane successive anche le maggiori istituzioni italiane
parlarono del pericolo di infiltrazione criminale, assicurando che i
rischi sarebbero stati scongiurati dai controlli
- I pubblici ufficiali, responsabili dei mancati controlli prima del sisma,
sono rimasti ai loro posti e li cureranno in futuro!
R. Boni
Lez. 2.1 - 35
2.3. L’economia italiana:
caratteristiche delle aziende
Prof. Romano Boni
La struttura economica dell’Italia
anni di
riferimento
• agricoltura
• industria
• servizi
1975
1985
1995
7,2%
4,5%
2,9%
41,4%
35,2%
31,6%
51,3%
60,3%
65,5%
120,00%
100,00%
80,00%
servizi
60,00%
industria
agricoltura
40,00%
20,00%
0,00%
75
85
95
anni
R. Boni
Lez. 2.1 - 37
Quadro d’insieme
1998 - Dimensioni delle aziende italiane
•
•
•
•
Gruppi globali
meno di 10
Aziende grandi (più di 500 addetti)
poche (meno di 100)
Aziende medie (da 100 a 500 addetti)
molte (circa 7.000)
Aziende piccole ed artigiane
tre milioni circa
(da 1 a 99 addetti)
Imprenditorialità diffusa

R. Boni
Dimensioni critiche
Lez. 2.1 - 38
Aziende artigiane
1998 - Aziende artigiane in Italia, Francia e Germania
Az. artigiane
N. aziende
Addetti
Dimensione m.
Italia
1.235.000
3.100.000
2,3 addetti
Francia
820.000
2.060.000
2,5 addetti
Germania
620.000
5.140.000
8,2 addetti
R. Boni
Lez. 2.1 - 39
Dimensioni per fatturato
N° Gruppo
Fatturato 1998
1 IFI
2 ENI
3 TELECOM
4 ENEL
5 IRI
6 COMPART
7 POSTE ITALIANE
8 PIRELLI
9 FININVEST
10 PARMALAT
48,8
(in miliardi di euro)
include FIAT
28,33
23,94
20,15
15,9
era al 1° posto nel 1997
3,2
include Montedison e Ferruzzi
5,9
nuovo inserimento
5,89
5,2
5,1
era al 15° posto nel 1997
R. Boni
Lez. 2.1 - 40
Dimensioni per fatturato
N° Gruppo
Fatturato 1998
11 IBM SEMEA
12 RIVA
13 Edizione Holding
14 SGS THOMSON
15 ITALMOBILIARE
16 Electrolux Zanussi
4,5
Fatturato complessivo
(in miliardi di euro)
4,4
4,1
inclusa Benetton
3,2
2,8
inclusa Italcementi
2,5
include Zanussi
193,7
miliardi di euro
R. Boni
Lez. 2.1 - 41
Ricerca Mediobanca 2002
Fatturato 2001 di 274 aziende multinazionali
Multinazionali
Fatturato 2001 (miliardi di euro)
• Italiane (15)
170
• Tedesche (18)
737
• Francesi (24)
478
R. Boni
Lez. 2.1 - 42
I Gruppi globali
•
•
•
•
•
•
FIAT ( IFI)
Pirelli
Olivetti
Montedison ( Compart)
Emergenti
Aziende pubbliche
R. Boni
Lez. 2.1 - 43
IFI e IFIL
• 2003 - IFI - Istituto Finanziario Industriale S.p.A. diventa la
holding finanziaria di controllo del Gruppo Agnelli
• a IFIL vengono conferite le partecipazioni Fiat, Sanpaolo IMI,
Juventus e Soiem
• Presidente del Consiglio di Amministrazione: John Elkann
• Bilancio al 31-12-2006
- Utile netto: € 217,6 milioni
• Bilancio al 31-12-2005
- Utile netto: € 38,5 milioni
R. Boni
Lez. 2.1 - 44
FIAT
Settori economici
•
•
•
•
FIAT Auto S.p.A.
Iveco S.p.A.
New Holland
Automazione industriale
R. Boni
Lez. 2.1 - 45
Gruppo FIAT - FIAT S.p.A.
• Automobili
- Fiat Group Automobiles - 100%
- Maserati - 100 %
- Ferrari - 85 %
• Veicoli industriali
- Iveco - 100%
• Macchine per l’agricoltura e le costruzioni
- CNH - Case New Holland - 90 %
• Componenti e sistemi di produzione
- FIAT Powertrain Technologies - 100%
- Magneti Marelli - 100%
- Teksid - 84,8%
- Comau - 100%
• Altre attività
- ITEDI - 100%
• Principali partecipazioni di portafoglio
- R.C.S. Mediagroup - 9,9 %
R. Boni
Lez. 2.1 - 46
Gruppo FIAT - Principali dati economico finanziari - 2001 - 06
•
•
•
•
Bilancio (miliardi di €) 2006
2005
2004
2003
2002
Ricavi consolidati
51,80
46,54
46,70
47,27
55,65
Risultato operativo
2,06
2,21
0,02
(0,51)
(0,76)
Utile netto
1,15
1,42
(1,58)
(1,90)
(3,95)
•
•
•
•
Bilancio (miliardi di €) 2001
2000
1999
1998
Ricavi consolidati
58,01
57,55
48,12
45,77
0,32
0,85
0,79
0,75
(0,44)
0,66
0,35
0,62
Risultato operativo
Utile netto
R. Boni
Lez. 2.1 - 47
Gruppo FIAT - Principali dati economico finanziari - 2007 - 08
• Bilancio (miliardi di €)
2008
2007
• Risultato gestione ordinaria
• Utile netto
3,27
3,23
1,76
2,05
0,68
0,80
• Risultato gestione ordinaria
- Fiat Group Automobiles
R. Boni
Lez. 2.1 - 48
Nasce Exor S.p.A.
• 20 febbraio 2009 - Atto di fusione per incorporazione di IFIL in IFI
che assume contestualmente il nome di Exor S.p.A.
• A seguito delle delibere delle assemblee straordinarie di IFI e IFIL
tenutesi il 1° dicembre 2008
• Obiettivo: semplificare la catena di controllo del Gruppo FIAT
facendo rimanere soltanto Exor come holding del gruppo sotto il
controllo diretto della Giovanni Agnelli e C., la finanziaria della
famiglia Agnelli
R. Boni
Lez. 2.1 - 49
FIAT - Chrysler - Una nuova strategia
• 2008 - Trattative con Chrysler
• 2009 gennaio - Firmato l’accordo tra Fiat e Chrysler
- Fiat acquista il 35 per cento di Chrysler
- i due gruppi sfrutteranno sinergie e reti di distribuzione per
avere un ruolo significativo nel settore globale dell’auto
NB
- Chrysler ha avuto un prestito di 4 miliardi di $ dal Governo
Americano
R. Boni
Lez. 2.1 - 50
Gruppo FIAT - Principali dati economico finanziari - 2009 - 10
• Bilancio (miliardi di €)
2010
2009
• Risultato gestione ordinaria
• Utile netto
1,98
1,37
0,89
0,49
• Risultato gestione ordinaria
- Fiat Group Automobiles
- Cnh
- Iveco
- 0,03
0, 83
0, 35
R. Boni
Lez. 2.1 - 51
Gruppo FIAT - Riorganizzazione e prospettive
• Scorporo di camion e trattori in Fiat Industrial
• Riassetto di delle attività automobilistiche concentrate in
Fiat Group Automobiles
• Exor, Società degli Agnelli, ha il controllo di Fiat spa con il
30,5% delle azioni
• 2011 febbraio - Sergio Marchionne
- Fiat e Chrysler potrebbero diventare fra due o tre anni
un'azienda sola
- la nuova azienda potrebbe avere sede negli Usa
R. Boni
Lez. 2.1 - 52
Pirelli
• Holding finanziaria in Svizzera
• Holding industriale a Milano
• 2000 vende alla Corning la sua
società americana, Optical
Technologies specializzata in
componentistica ottica (fibre
ottiche)
• Settori di attività
- Pneumatici
- Cavi
- Sistemi energia
- Sistemi Telecom
R. Boni
Lez. 2.1 - 53
Pirelli
• Ha ridotto fortemente il suo
impegno di ricerca nelle TLC
• 2003 (milioni di €)
- Vendite € 6.671
- Utile netto €
4
• 2007 (milioni di €)
- Vendite € 6.075
- Utile netto € 323
• 2008 (milioni di €)
- Vendite € 4.660
- Utile netto € (412)
R. Boni
Lez. 2.1 - 54
Pirelli - Polo di Settimo Torinese
19 marzo 2011
• Il Presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, riceve il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in visita al Polo
• È la più moderna fabbrica di pneumatici del mondo
• Ha oltre settanta brevetti, tecnologie avanzate
• Impiega 1.200 addetti ed entrerà a regime nel 2011
• Produrrà > 3,5 milioni di pneumatici all'anno
R. Boni
Lez. 2.1 - 55
Olivetti
1955-60 Computer “Elea”
Grande speranza nel mondo dei computer
abbandonato per mancanza di mezzi
Macchine da scrivere – PC
1997 ha rischiato il fallimento
1999 cambiamenti vertiginosi
• Acquisizione di Telecom
• Vendita di Omnitel e Infostrada a
Mannesmann
• Uscita di Tim da Telecom e suo
riposizionamento in Tecnost
R. Boni
Lez. 2.1 - 56
Olivetti
2003 fusione Olivetti - Telecom Italia
 Gruppo Telecom
Creazione di Olivetti Tecnost S.p.A.
-
Office Products (stampa digitale)
Systems (banche, poste, giochi)
2.300 dipendenti
Fatturato: € 655 milioni
R. Boni
Lez. 2.1 - 57
Olivetti
2011 Febbraio
• Olivetti lancia OLIPAD il primo
Tablet italiano
• OliPad è caratterizzato da un
display touchscreen da 10 pollici
ed è dotato di connettività 3G,
WiFi e Bluetooth
• Consente l’accesso ad applicazioni
personalizzabili per il mercato
Business
R. Boni
Lez. 2.1 - 58
Montedison
Nasce come Montecatini
Centro Donegani guidato da Natta
1965 fusione con Edison  Montedison
1997 vende alla Shell la quota Montell
(grandi impianti di polipropilene)
L’Italia esce dalla chimica
Diventa globale con Ferruzzi
2000 è incorporata nella Compart
 Montedison S.p.A.
R. Boni
Lez. 2.1 - 59
Montedison
La Compart opera nei settori
• Agroalimentare
• Energia
• Chimica, in forma residuale
(Ausimont e Antibioticos)
2002 Edison, Fiat energia e Sondel
incorporate per fusione in Montedison
ridenominata Edison S.p.A.
Il nome Montedison scompare
R. Boni
Lez. 2.1 - 60
Principali settori da cui l’Italia è uscita
• 1955-60 - Olivetti lancia il Computer “Elea”, progettato e realizzato
dall’Ing. Mario Tchou, poco dopo la Siemens e prima dell’IBM
Grande speranza nel mondo dei computer, ma il settore viene
venduto alla General Electric, L’Italia esce dal settore computer
• 1997 - Montedison vende alla Shell la quota che ha in Montell
(grandi impianti di polipropilene). L’Italia esce dalla chimica
Scompare anche Montedison ridenominata Edison S.p.A. (2002)
• 2000 - Pirelli vende la sua società specializzata in fibre ottiche.
L’Italia esce dal settore delle fibre ottiche..
La Pirelli riduce ancheil suo impegno di ricerca nelle TLC
R. Boni
Lez. 2.1 - 61
Gruppi globali emergenti
• Benetton - Franchising abbigliamento
- Holding: Edizioni Holding
- Autogrill
• 430 in Italia, 77 in Francia, 62 Benelux, Spagna, Austria
• 1999 - Acquista Host Marriot Services proprietaria dei
marchi USA: Pizza Hut - Sbarro - Kentucky
- Autostrade
• Privatizzate dallo Stato nel 1999
• 2003 - Società Newco28 tramite OPA si fonde per
incorporazione in Autostrade S.p.A. poi quotata in borsa
(debito con le Banche trasferito a questa Società)
R. Boni
Lez. 2.1 - 62
Gruppi globali emergenti
• Ferrero - Cioccolato (Nutella)
- Sede da Torino a Bruxelles
• Barilla – Alimentare
- 1971 Luigi Barilla vende il marchio “Mulino Bianco” (il mulino di
Chiusdino) a una società americana
- 1979 Ricompra il marchio
- 1998 primo stabilimento americano
- 1999 acquisisce Wasa (Crispbread)
R. Boni
Lez. 2.1 - 63
Aziende leader di settore
• Luxottica - Occhiali
- 1997 acquisizione Rayban (USA)
• Marzotto, Zegna – Tessile
• Merloni – Elettrodomestici
• Riva - Lucchini - Siderurgia
• Marazzi - Ceramica
R. Boni
Lez. 2.1 - 64
Le Aziende Pubbliche: IRI
• Privatizzazioni IRI negli anni ’90
-
1993
1994
1995
1996
1997
1999
Italgel - Cirio Bertolli De Rica - Credito Italiano
Comit - Acciai Terni - Sme 1 tranche
Italtel - Ilva - Sme 2 tranche
Dalmine - Italimpianti - Nuova Tirrena - Sme 3 tranche
Aeroporti di Roma - Telecom - Seat - Banca di Roma
Autostrade - Azienda Agricola Maccarese
• Incasso totale per lo Stato
51.518 miliardi di Lire
• 2000 IRI messo in liquidazione
• Società non vendute  Ministero del Tesoro (dal 2003 Ministero dell’Economia)
in attesa di cessione
R. Boni
Lez. 2.1 - 65
Le Aziende Pubbliche: IRI
• IRI
-
Esito (2008)
-
Finmeccanica
Finsider
Fincantieri
Finmare
STET
SME
Alitalia
• Bad Company
- Autostrade
- Banche
R. Boni
venduta (40 % Stato)
venduta
in vendita
venduta
venduta (fusa in Telecom)
venduta
Venduta (alla CAI)
Bad Company (100 % Stato)
venduta
vendute
Lez. 2.1 - 66
Chi vende, chi compra. Un acquirente svizzero
Il gruppo svizzero Nestlé, fondato nel 1866, ha acquistato
1988 Gruppo Buitoni, di cui fa parte la Perugina
1993 Italgel
- Gelati Motta
- Antica Gelateria del Corso
- La Valle degli Orti
Gruppo Dolciario Italiano
- Motta
- Alemagna
1997 Sanpellegrino
R. Boni
Lez. 2.1 - 67
Le Aziende Pubbliche: E N I
• 28-04-1945 - Enrico Mattei è nominato liquidatore dell’Agip
• 1953 - Creazione ENI Ente nazionale - Presidente E. Mattei
• Forti contrasti con le sette sorelle:
- Standard Oil of New Jersey - Royal Dutch Shell - British Petroleum
- Standard Oil of New York - Texaco - Standard Oil of California - Gulf
Oil
• Scontro politico in Iran (1953 – Mossadeq - Shah Reza Palavi - CIA)
• Rapporti con l’Unione Sovietica (nonostante la guerra fredda in atto)
• Sostegno per emancipazione paesi asiatici e africani
• 1962 - L’aereo con cui Mattei torna a Milano da Catania esplode in volo
R. Boni
Lez. 2.1 - 68
Le Aziende Pubbliche: E N I
• Settore
- Ricerca ed estrazione
- Raffinazione e distribuzione
- Trasporto gas
- Distribuzione gas
- Piattaforme petrolifere
- Chimica
Azienda
-
AGIP
AGIP PETROLI e IP
SNAM
ITALGAS
SAIPEM
ENICHEM
1992 - ENI convertita in Società per azioni e
QUOTATA IN BORSA a Milano e New York
R. Boni
Lez. 2.1 - 69
Le Aziende Pubbliche: EFIM - EGAM
• EFIM: venduta o liquidata
-
Azienda
-
Vetro
Lavorazione alluminio
Metallurgia
Fucine
SIV
ALU ...
BREDA
TERNI
• EGAM: liquidata dopo vari scandali
- Miniere
- Metallurgia
- Terme
R. Boni
Lez. 2.1 - 70
ENEL
• Ente Istituito dal Governo Fanfani con legge del 27-11-1962 su
proposta dell'onorevole Aldo Moro.
• La nazionalizzazione dell’energia elettrica era basata sulla
considerazione che l’energia elettrica è un bene pubblico e che è
bene che sia un ente pubblico produrla ed a distribuirla.
• Sino ad allora l'elettricità era gestita da aziende di dimensione
medio, piccola, controllate da poche aziende capofila:
• la Sade (Veneto e parte dell'Emilia)
- 9-10-1963 Disastro del Vajont
• la Edison (Lombardia, Emiliane Liguria)
• la SIP (Piemonte), la Centrale (Toscana, Lazio e Sardegna)
• la SME (regioni del Sud e Sicilia)
R. Boni
Lez. 2.1 - 71
ENEL - Inizia la privatizzazione
• 2000: si decide che non è più utile il monopolio pubblico creato nel 1962
 parziale privatizzazione
- nel 2002: la capacità produttiva passa dal 73% a meno del 50%
- create 3 società
• Eurogen (7000 megawatt, fatturato circa 2000 miliardi di lire)
• Elettrogen (5400 megawatt, fatturato di quasi 2000 miliardi di
lire)
• Interpower (2600 megawatt, fatturato di 960 miliardi di lire)
R. Boni
Lez. 2.1 - 72
ENEL - Altri attori nel settore
• altri attori nel settore elettrico
-
- 2 società private
• Edison (3600 megawatt e altri 1600 megawatt in corso)
• Sondel ( piccoli impianti da 500 megawatt ciascuno)
- società municipalizzate
• ACEA (Roma) - AEM (Milano e Torino) - ASM (Brescia), ...
• impianti idroelettrici e termoelettrici e reti di distribuzione
nelle città
R. Boni
Lez. 2.1 - 73
Problemi di coordinamento
• Black out elettrico in Italia per un problema in Svizzera
• Mancato coordinamento tra centrali elettriche italiane non
coordinate centralmente  grave black out
• La prima notte bianca romana, per questo motivo, è stata nera
(28-09-2003)
• Nel 2004 ulteriore privatizzazione
R. Boni
Lez. 2.1 - 74
Le aziende familiari
• numerosissime
• punti di forza
- flessibili
- fantasiose
• punti di debolezza
- dominate dal fondatore
- ricambio generazionale
- management
R. Boni
Lez. 2.1 - 75
Fragilità delle PMI
Si evidenzia quando
• la dimensione d’impresa va oltre le risorse della singola famiglia
• con il passare del tempo proliferano le famiglie di riferimento
• hanno bisogno di coinvolgere risorse umane esterne ad alto potenziale .
Scogli principali da affrontare
• il capitale di rischio
• il coinvolgimento di competenze manageriali
R. Boni
Lez. 2.1 - 76
PMI - Come attrarre capitali di rischio
Andare in Borsa
• In Italia è abbastanza difficile
- in USA c’è il Nasdaq (  crescita Microsoft)
• 1999 avviato Secondo Mercato collegato all’Easdaq europeo
Fare entrare nuovi soci
• Occorre trovare un equilibrio tra famiglia dominante e nuovi soci
• Conflitto tra soci  Crisi dell’azienda
R. Boni
Lez. 2.1 - 77
PMI - Come attrarre e trattenere bravi manager
Requisito per lo sviluppo dell’azienda
• Competenze manageriali > diritti di proprietà
• Autolimitazione del potere dell’azionista di maggioranza
Selezione del management
Obiettivo: massimizzare valore
• dell’azienda
• non solo dell’azionista di maggioranza
R. Boni
Lez. 2.1 - 78
Permasteelisa – Un esempio di successo in 5 tappe
Sede: San Vendemiano (Veneto) - Fatturato: 334 miliardi di Lire (1996)
Settore: facciate in vetro, metallo o pietra dei grattacieli
1. l’azienda veneta “Isa” acquista (1974) l’australiana “Permasteel”
unificando le due società nella “Permasteelisa”
2. mette a punto con Impregilo e ABB la “blue technology” (recupero e
risparmio di energia)  riduce del 30% costo gestione edifici
3. diventa globale: Europa – Usa – Far East soprattutto
4. viene creata la Permasteelisa Pacific con partecipazione del 20% della
Singapore Technology (società controllata dal governo di Singapore)
5. consiglio di amministrazione scelto fra amministratori delle società che
nell’ultimo triennio hanno avuto i risultati migliori - i manager
ricevono anche azioni e diventano azionisti coinvolti nell’azienda
R. Boni
Lez. 2.1 - 79
Permasteelisa – Una società solida
• Supera abbastanza bene la crisi delle Tigri Asiatiche del 1997
• Negli anni ha acquisito commesse e realizzato facciate in vetro, metallo
o pietra dei più importanti grattacieli ed edifici pubblici e privati in
tutto il mondo
• Novembre 2009 - Terre Alte Spa, socio di riferimento di Permasteelisa
Spa, lancia un’offerta pubblica d'acquisto delle azioni della società
• Marzo 2010 - Terre Alte Spa acquisisce 98,36% di Permasteelisa Spa
R. Boni
Lez. 2.1 - 80
I distretti industriali
Caratteristiche
•
•
•
•
Competitività
Innovazione
Miglioramento continuo del prodotto
Condivisione degli oneri per investimenti obbligatori
- es. trattamento fanghi di depurazione (Toscana)
1991 - 240 distretti - 1,7 milioni di addetti
R. Boni
Lez. 2.1 - 81
I distretti industriali
• Peculiarità italiana
(Fonte: Sole 24 ore 25-9-1997)
distretto
settore
n di
imprese
n. di
addetti
fatturato
%
export
PRATO
tessile
8.500
44.000
6.900
66%
BIELLA
tessile
2.000
28.000
6.500
30%
S. CROCE PISA
concia
1.750
15.600
6.000
52%
COMO
tessile
2.750
29.000
2.750
34%
PESARO
mobile
1.200
13.000
2.450
32%
CARPI
maglieria
2.450
11.000
2.200
25%
FERMO
calzature
3.100
21.000
2.000
58%
R. Boni
Lez. 2.1 - 82
Il superamento dei distretti
• Il sistema si è verticalizzato (Situazione 2004)
- Pesaro (Mobile)
->
Scavolini
- Emilia
(Ceramica)
->
Marazzi – Stefani
- Seveso (Chimica fine) ->
Bracco
• Le imprese che emergono hanno
- approccio dinamico
- management capace di muoversi
• a livello internazionale
• in un sistema di cambi stabili
(Fonte: Mediobanca - Unioncamere – 2004)
R. Boni
Lez. 2.1 - 83
I problemi dei distretti
•
•
•
•
•
Poca ricerca
Rigidità dei costi
Scarsa innovazione
Inadeguata crescita culturale
Inadeguate dotazioni informatiche e telematiche
Carenze strutturali del sistema Italia
•
•
•
•
•
Servizi carenti
Burocrazia eccessiva
Difficoltà di accesso ai finanziamenti
Assenza di leggi che favoriscano fusioni e aggregazioni
Assenza di centri di ricerca con cui avviare progetti finalizzati
R. Boni
Lez. 2.1 - 84
Le aziende “lepri”
• Le aziende “lepri”
(Studio Mediobanca – 2005)
- Fatturato tra 50 e 290 milioni di euro
- Tasso di crescita del fatturato: 20 % all’anno
- Produzioni tradizionali a livelli di eccellenza tali da imporli sui
mercati internazionali
• Biscazza (Vicenza) – mosaici in vetro
• Margaritelli (Roma) – Listone Giordano
• Rebechetto Candiani – Denim, tessuto per jeans
R. Boni
Lez. 2.1 - 85
TPI (Trade Performance Index)
• 2008 - Classifica UNCTAD* e WTO° di 189 paesi in base a TPI
Paese
N. di Settori in cui è
primo
secondo terzo
Germania
7
2
0
Italia
3
4
1
Olanda
2
1
0
Svezia
1
0
3
Australia
1
0
0
Cina
0
3
0
* United Nations Conference on Trade And Development
° World Trade Organization
R. Boni
Lez. 2.1 - 86
TPI (Trade Performance Index)
In base al TPI nel 2008 l’Italia è
• Prima:
- Tessile - Abbigliamento - Cuoio, pelletteria, calzature
• Seconda:
- Meccanica non elettronica - Meccanica elettrica
- Occhialeria, oreficeria - Manufatti in metallo, marmi, ecc.
• Terza:
- Alimentari trasformati (vini, ecc.)
R. Boni
Lez. 2.1 - 87
World Economic Forum
2008 - Classifica del World Economic Forum di Davos (Svizzera)
• l’Italia è al 47° posto come paese nel suo complesso con le sue strutture
- Politiche
- Sociali
- Istituzionali
R. Boni
Lez. 2.1 - 88
La Rete Innovation Relay Centre
Rete IRC creata nel 1995 dalla Commissione Europea
• Promuove innovazione
- nelle PMI
- nei laboratori delle Università
- nei centri di ricerca degli stati europei
• Obiettivo: favorire collaborazioni internazionali per
- sviluppo di tecnologie innovative
- sfruttamento dei risultati della ricerca
R. Boni
Lez. 2.1 - 89
Gli Innovation Relay Centre in Italia
2007 - Rete IRC in Italia
• Potenziale motore dell’innovazione dei processi e dei
prodotti delle piccole e medie industrie
• Promuove il raccordo tra ricerca e industria
• 7 nodi centrali che collaborano con
- Sistemi camerali – Regioni - Consorzi e Parchi di ricerca
- Sistema di ricerca pubblica
• CIRCE (Lazio, Abruzzo e Sardegna) - ALPS (Piemonte, Valle d’Aosta,
Liguria) - IRENE (Triveneto, Emilia Romagna, Marche) - RECITAL (Toscana. Umbria) - IRIDE (Puglia, Campania, Basilicata, Molise) LOMBARDIA - MEDIA (Sicilia, Calabria)
R. Boni
Lez. 2.1 - 90
APRE
Dal 2008 la rete IRC è stata ristrutturata ed ha preso il nome di
APRE
Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea
Stesso obiettivo
Rilanciare la cooperazione tra aziende
europee e ricerca universitaria
per realizzare progetti innovativi
R. Boni
Lez. 2.1 - 91
2.4. le maggiori trasformazioni
nelle aziende italiane
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 92
Dal pubblico al privato
• Esisteva l’impresa pubblica, ma non l’imprenditore pubblico
• Motivi del passaggio
- Risultati economici non positivi o fallimentari delle attività
-
-
imprenditoriali e bancarie, e della gestione dei beni immobiliari
Scorporo, delimitazione aree e responsabilizzazione delle diverse
attività per eliminare sussidi occulti ed immotivati
Ripianare finanze dissestate mediante vendita dei “ gioielli di
famiglia “
• Stessi motivi delle imprese private in crisi
- vendita di rami d’impresa non strettamente necessari al “core
business”
• 1994 Debito pubblico = 125 % PIL
R. Boni
Lez. 2.1 - 93
Cosa resta oggi allo Stato Italiano
2009 - In carico al Ministero dell’Economia
• ENEL – parte relativa alla trasmissione di energia elettrica
• RAI – la privatizzazione di una delle tre reti è rimandata “sine die”
• Monopoli per produzione e lavorazione di tabacco
• Ferrovie
• Bad Company (Debiti Alitalia)
• Finmeccanica (40 %)
R. Boni
Lez. 2.1 - 94
Dal familiare al manageriale
I tre temi critici delle imprese familiari
• limitato capitale di rischio
• rispetto dei soci di minoranza
• accettazione/valorizzazione di un management esterno
• Necessità di un salto culturale
- Azienda - organismo sociale cui partecipano più stockholder
(portatori di diverse tipologie di interessi)
R. Boni
Lez. 2.1 - 95
Dal nazionale all’internazionale
• pochi presenti all’estero con successo
• ritardo del nostro sistema economico a convivere in un sistema
veramente concorrenziale
R. Boni
Lez. 2.1 - 96
Competizione globale
• Criteri strategici per affrontarla
- Forza di attrazione dei capitali
- Capacità di operare nel mondo intero
- Risorse Umane
R. Boni
Lez. 2.1 - 97
Evoluzione del capitalismo italiano
2005 - Classifica delle circa 3600 maggiori società italiane
•
•
•
•
ENI
IFI-AGNELLI (FIAT)
ENEL
TELECOM ITALIA
Seguite a distanza dalle altre
Crescita con successo delle aziende “lepri”
(Mediobanca - 2005)
R. Boni
Lez. 2.1 - 98
Le medie imprese italiane e l’IT
• Secondo le medie imprese gli investimenti nell’ IT danno un vantaggio
competitivo quando sono mirati a
-
preparare l’azienda alla crescita
rendere più efficiente l’attività operativa
facilitare la flessibilità dei modelli di business
supportare l’espansione all’estero
• L’ IT è considerato
- un fattore abilitante per la crescita
- uno strumento fondamentale per conciliarla con la flessibilità
(Ricerca svolta dall’intelligence unit dell’Economist – 2006)
(opinioni del 60 % del campione di medie imprese italiane esaminate)
R. Boni
Lez. 2.1 - 99
Ostacoli agli investimenti IT
Secondo le medie imprese gli investimenti nell’ IT sono ostacolati da:
• Costo di sistemi e applicazioni (58 %)
• Resistenza del personale al cambiamento (34 %)
• Concorrenza di altri tipi di investimento a fronte di budget limitati
(Ricerca svolta dall’intelligence unit dell’Economist – 2006)
(Opinioni % del campione di medie imprese italiane esaminate)
R. Boni
Lez. 2.1 - 100
2.5. le aziende italiane:
minacce ed opportunità
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 101
Trattato di Maastricht
• Sottoscritto in Olanda il 7 febbraio 1992 dai dodici stati membri della
Comunità economica europea
• Ha istituito l‘Unione Europea che poggia su tre pilastri:
- L’unione economica e monetaria (entro il 1999, in tre fasi) mediante la
creazione di una moneta unica e di una Banca Centrale Europea
- La politica estera e di difesa comune
- La politica di cooperazione in materia di giustizia e di affari interni
• Entrato in vigore il 1 novembre 1993
• Punto di arrivo del rilancio comunitario iniziato quasi un decennio prima
R. Boni
Lez. 2.1 - 102
Il trattato di Maastricht
• Ha fondato l’Unione Economica e Monetaria (UEM)
• Ha deciso la realizzazione della moneta unica europea EURO
- Con la partecipazione di 11 paesi membri della Unione Europea
(non vi hanno aderito Gran Bretagna, Grecia, Danimarca e Svezia)
- EURO - denominazione e tabella di marcia per introdurlo furono
stabilite dal Consiglio europeo di Madrid - 15-16 dicembre 1995
• 1° gennaio 1999 - operazioni in titoli pubblici e transazioni
finanziarie effettuate in EURO (scritturale)
• 1° gennaio 2002 - effettiva circolazione di banconote e monete in
EURO in sostituzione delle valute nazionali
R. Boni
Lez. 2.1 - 103
Trattato di Amsterdam
• 29 marzo 1996 - Conferenza intergovernativa di Torino
- Inizia la fase della revisione del trattato di Maastricht
• 15-16 giugno 1997 - Vertice di Amsterdam
- conclude la fase della revisione del trattato
• 2 ottobre 1997 – Trattato di Amsterdam.
- Sottoscritto dai paesi membri dell'Unione europea.
- Revisione ufficiale del Trattato di Maastricht
- Entra in vigore nel 1999
R. Boni
Lez. 2.1 - 104
Precedenti storici
• Trattato di Bretton Woods (1944 - 1971)
- possibilità di cambiare le monete in oro ad un cambio fissato
• SME sistema monetario europeo (1979)
- sistema di cambi fissi valido nei paesi della CEE
• numerosi riallineamenti, cioè svalutazioni di alcune monete,
specie lira e peseta
• settembre 1992, la lira esce dallo SME per rientrarvi solo il 25
novembre 1996
R. Boni
Lez. 2.1 - 105
Il trattato di Maastricht
• I tre requisiti più importanti per aderirvi sono
- deficit pubblico rapportato al PIL non superiore al 3% in via stabile
- inflazione non superiore al 2%
- debito pubblico non superiore al 60 % del PIL
L’Italia è entrata nell’area euro (dal 1° gennaio 1999) perché
• ha soddisfatto i primi due requisiti,
• ha fornito un piano credibile di rientro del debito pubblico
R. Boni
Lez. 2.1 - 106
I problemi risolti e quelli aperti (1999)
risolti
• rientro dall’inflazione, basso prezzo
aperti
• i mercati finanziari e del lavoro
delle materie prime, petrolio
incluso, dollaro in discesa
• tassi d’interesse scesi di 3,5 punti
nel 1997 e di altri 3 punti nel 1998
• surplus primario pubblico
•
(differenza tra export ed import
prima degli interessi sul debito
pubblico) salito a 100.000 miliardi
• minori tassi interessi fanno pesare
meno costo interessi sul deficit
• debito estero azzerato, a differenza
delle tigri asiatiche
• risparmio privato sempre molto
alto, secondo solo al Giappone
R. Boni
•
•
sono molto diversi e dovranno
omogeneizzarsi perché c’è la
libera circolazione dei capitali e
delle persone
i sistemi previdenziali e
pensionistici sono differenti:
Francia, Italia, Spagna e
Germania sono in fase di
trasformazione da sistemi a
ripartizione a sistemi ad
accumulazione
le normative fiscali sono
differenti
riforma fiscale e dei mercati
finanziari da elaborare e definire
a livello europeo
Lez. 2.1 - 107
Come è cresciuto il debito pubblico in Italia?
• Anno
• 1961
• 1981
Debito/PIL
29 %
55
Primo governo Craxi (1983 – 1986) - Gli anni delle spese
• 1985
• 1990
82,3 %
97,2
Governo Andreotti (1991 - 1992) - firma Trattato Unione monet. europea
• 1991
• 1992
100,8 %
108,1
R. Boni
Lez. 2.1 - 108
Come è diminuito il debito pubblico in Italia?
Governo Amato (1992 - 1993) - vara finanziaria 1993 (“lacrime e sangue”)
• Anno
• 1993
• 1994
Debito/PIL
118,7 %
124,8 %
Tagli spesa pubblica  deficit inizia a scendere dal 1994
Debito pubblico comincia a scendere dal 1995
Governi Ciampi e Prodi
Continuano politica di rigore  Italia entra in Europa nel 1999
• 1999
115,5 %
R. Boni
Lez. 2.1 - 109
Dove sta andando l’Italia?
•
•
•
•
•
•
•
Anno
Debito/PIL
2002
107,9 %
2003
106,5
2007
104,0
2008
105,2
2009
111,2
2010
118,0
2010 - Debito Pubblico: € 1.870,0 miliardi
R. Boni
Lez. 2.1 - 110
Il mercato, le sue regole, i cambiamenti
• mercato libero da vincoli e barriere
- la produzione affluisce a chi è più efficiente e più innovativo , di
fatto a chi è più abituato alla concorrenza
- finita l’epoca:
• salario variabile “indipendente”
• inefficienza della PA pagata dalla collettività
(famiglie/aziende)
• protezione contro la concorrenza estera
• tempo come variabile competitiva
• vera cultura della concorrenza
- consapevolezza della nuova realtà
- costruzione di un sistema di responsabilizzazione
- sviluppo di competenze speciali
R. Boni
Lez. 2.1 - 111
Il Mezzogiorno
• Alcuni dati (1997)
- Disoccupazione
NORD 6,6%
CENTRO 10,0%
SUD 23,1%
- Disoccupazione Giovanile
NORD 17,7%
CENTRO 32,3%
R. Boni
SUD 53,3%
Lez. 2.1 - 112
Le soluzioni del passato
• Anni ’50
riforma agraria
• Anni ’60-‘70 interventi statali per sviluppo di poli industriali nei
settori: chimico - petrolchimico - siderurgico
Sicilia:
Gela - Augusta - Priolo
Puglia:
Manfredonia - Taranto
Calabria: Lamezia
Sardegna: Porto Vesme - Ottana - Porto Torres
• Fine anni ’70 crisi a seguito aumento prezzo petrolio
centri industriali  cattedrali nel deserto
R. Boni
Lez. 2.1 - 113
I mali del Sud
•
•
•
•
•
•
Mancanza di infrastrutture
Criminalità diffusa
Imprenditoria limitata ad alcune zone
Ambiente culturale poco favorevole
Scuole internazionali inesistenti
Servizi sanitari carenti
R. Boni
Lez. 2.1 - 114
I mali italiani
•
•
•
•
Elevata pressione fiscale
Rigidità del lavoro
Lungaggini burocratiche
Incertezza e tempi lunghi della giustizia
R. Boni
Lez. 2.1 - 115
Nel 1999 quali erano le prospettive ?
• I contratti di area: il caso di Manfredonia
• I porti come fattore trainante: il caso di Gioia Tauro
• I servizi turistici integrati: il caso di Castellaneta
• Il rafforzamento delle aree esistenti:
- Caserta (poli: chimico – telecomunicazioni - alimentari)
- Santeramo (divani e salotti – Natuzzi)
R. Boni
Lez. 2.1 - 116
Il porto di Gioia Tauro
•
•
•
•
•
•
•
Inaugurato il 15 settembre 1995
3.200 navi attraccate nel 2004
3.200.000 container movimentati nel 2004 (obiettivo: 6 milioni nel 2010)
3.000.000 container movimentati nel 2008
1.500 persone occupate
1.400 miliardi di vecchie lire spesi dal 1998 al 2005 per costruire 30
capannoni industriali quasi inutilizzati - ne funzionano solo 3 o 4
390 milioni di euro l’investimento richiesto per
- ammodernare il porto (allungare la banchina di carico e abbassare
il fondale fino a 18 metri)
- realizzare un impianto di rigassificazione
- ampliare l’area commerciale e industriale per creare un indotto
produttivo
R. Boni
Lez. 2.1 - 117
Fuori dal porto
Infrastrutture di collegamento del porto con l’entroterra carenti (Dati 2004)
• Strada di 6 km che collega il porto allo svincolo dell’autostrada
•
•
Salerno Reggio Calabria
autostrada Salerno Reggio Calabria (449 km di cui completati 49 km)
in rifacimento (al ritmo di 7 - 8 km all’anno)
Ferrovie quasi inesistenti
- per Rosarno, la stazione più vicina, i treni devono prcedere a passo
d’uomo
- per Taranto il treno più veloce impiega 12 ore
• Per la Calabria (Grandi Opere) stanziati 794 milioni di euro (2003)
parte per la sicurezza
R. Boni
Lez. 2.1 - 118
Calabria - La ‘ndrangheta
• Le cifre della ‘ndrangheta (2004)
- 112 cosche – un affiliato ogni 345 abitanti (Fonte: Eurispes)
- 27 % popolazione calabrese legata in qualche modo alla
‘ndrangheta (Fonte: Procuratore della Corte d’Appello di Reggio Calabria)
- tasso di omicidi 17 volte superiore alla media nazionale
• La risposta delle strutture statali (2004)
- 45 associazioni per delinquere smantellate
- 918 persone segnalate all’autorità giudiziaria
- 65 latitanti catturati
- 30 sottoposti a regime speciale
R. Boni
Lez. 2.1 - 119
Calabria – Interessi in gioco
• Gli interessi in gioco
– Il PIL della Calabria sfiora i 29 miliardi di euro
– Il volume di affari della ‘ndrangheta supera i 35 miliardi di
euro, di cui 22,34 prodotti da traffico di droga, il resto da
appalti pubblici e estorsioni (dati 2004)
• Estorsioni
Colpiscono il
 50 % dei commercianti e degli industriali
 70 % a Reggio Calabria
(Fonte: Confesercenti)
R. Boni
Lez. 2.1 - 120
Il dominio della ‘ndrangheta
• Messaggio delle cosche per chiarire chi comanda e
perché la politica capisca
– 16 ottobre 2005 - Ucciso da un killer il vicepresidente della
Regione Calabria, Francesco Fortugno (Primario del Pronto
Soccorso in aspettativa), in pieno giorno nel centro di Locri
– Altri tre medici dell’ospedale eliminati con le stesse modalità
– In gioco appalti di milioni di euro nella sanità
R. Boni
Lez. 2.1 - 121
Lo sviluppo della ‘ndrangheta
• Ottobre 2008
– Arrestati il sindaco e il vice sindaco di Gioia Tauro per
collusione con la ‘ndrangheta
– Accertato, in base ad indagini della magistratura, il controllo
sul porto e sulle attività collaterali del Clan Piromalli
– Il volume d’affari della ‘ndrangheta sfiora i 60 miliardi di euro
R. Boni
Lez. 2.1 - 122
Un regalo alla ‘ndrangheta
Ottobre 2008
• Previsioni finanziaria: tagliare in tre anni 8 miliardi di euro alla scuola,
di cui il 50 % al sud, in base a statistiche che ignorano la geografia.
• Tra la Sila e la Locride saranno chiusi 213 centri scolastici: 1 su 3
• Risultato: preclusione di ogni possibilità di riscatto al Meridione
• La Calabria, con il più alto tasso di abbandono scolastico del continente
e con 354 comuni su 409 a rischio spopolamento, vede lo spettro di un
deserto regalato alla ‘ndrangheta
• Lo Stato si ritira e resta la ‘ndrangheta che riconosce “il rispetto” e paga
uno stipendio
R. Boni
Lez. 2.1 - 123
Economia e finanza pubblica in Italia (dati 2004)
•
•
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•
•
lavoro nero e sommerso: 27 % del PIL
evasione fiscale: 200 miliardi di €
grandi aziende (fatturato > 50 milioni di €) che evadono il fisco: 98,40 %
esportazione illecita di capitali: 360 miliardi di €
fatturato annuo delle mafie: 85 - 90 miliardi di €
beni consolidati delle mafie: 1000 miliardi di €
affiliati alle mafie: 1,8 milioni di persone
percentuale estorsioni per regione: Campania14,9 % Sicilia 12,9 %
Lombardia 10,4 %
• investimenti americani in Italia (2003): 3 % investimenti in Europa
(Fonte: Elio Veltri - Il topino intrappolato - Editori Riuniti - Giugno 2005)
R. Boni
Lez. 2.1 - 124
Economia e finanza pubblica in Italia (Fonti 2004)
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OCSE
Secit
Revue de droit fiscal
Agenzia delle entrate fiscali
Confcommercio
Eurispes
Procura nazionale antimafia
DIA
Ministero dell’Interno
Camera di commercio americana in Italia
R. Boni
Lez. 2.1 - 125
La ‘ndrangheta in Nord Italia
Giuseppe Di Bella, 59 anni, pentito di ‘ndrangheta
• la ‘ndrangheta si è insediata da più di trenta anni nel
Nord Italia e controlla intere zone con un esercito di
1500 persone
Fonte: “Metastasi” (2010 - Edizione Chiarelettere)
di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli
R. Boni
Lez. 2.1 - 126
La ‘ndrangheta in Lombardia
Dicembre 2010
la Procura di Milano conclude l’inchiesta “Infinito” condotta da
- Ilda Boccassini a Milano
- Giuseppe Pignatone a Reggio Calabria
174 presunti affiliati ai clan calabresi sono stati rinviati a
giudizio, dopo verifiche che hanno evidenziato l’infiltrazione
della ‘ndrangheta in settori vitali della Lombardia
- nelle ASL (Carlo Chiarico a Pavia)
- nella politica (Giovanni Valdes, sindaco di Borgarello)
- nell’imprenditoria (Ivano Perego della Perego Strade)
R. Boni
Lez. 2.1 - 127
Italia - Quali prospettive?
• Condizioni di illegalità diffusa
- rendono difficile avviare progetti innovativi di politica economica
- favoriscono il passaggio delle risorse impegnate in progetti
finalizzati all’innovazione e allo sviluppo delle infrastrutture nelle
tasche della criminalità, non solo nel Mezzogiorno
• Strategie
- la strada per uscire da questo circolo vizioso passa per
• la definizione di regole trasparenti per gli appalti
• la riduzione progressiva del lavoro nero
• il controllo del territorio
R. Boni
Lez. 2.1 - 128
Cosa fanno gli altri ?
• Il modello Galles
• Il modello Malese
• Il modello New England
R. Boni
Lez. 2.1 - 129
Il modello Galles
Galles (UK) - area di deindustrializzazione (chiusura miniere carbone)
• punta sugli incentivi per attrarre capitali
-
Riduzione del costo del lavoro < 20 %
Nessun limite all’orario settimanale
Un solo contratto a livello aziendale
Fiscalità: 31 % sugli utili
R. Boni
Lez. 2.1 - 130
Il modello Malese
Area di 50 per 15 km - “Supercorridoio multimediale”
Progetto (completamento 2020) per una città dell’era multimediale con
•
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•
•
•
Telecomunicazioni a basso costo
Strade intelligenti per auto
Treni superveloci
Ambienti non inquinati
Insediamenti accoglienti
Scuole internazionali
Aeroporto per 25 milioni di passeggeri
Servizi sanitari e ricreativi di alto livello
Imprese coinvolte: Acer, Alcatel, IBM, Microsoft, Sun, Intel, ecc. (nessuna italiana)
R. Boni
Lez. 2.1 - 131
Il modello Malese
(segue)
Linee strategiche
• Specializzazione nell’IT
• Visione a lungo termine
Obiettivi e offerte
•
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•
•
•
•
Innovazioni legislative
Telemedicina
Sicurezza
Evasione pratiche in 30 giorni
Incentivi fiscali: tasse 0 per 10 anni
Servizi efficaci: telefono installato in 24 h, ecc.
R. Boni
Lez. 2.1 - 132
Il modello New England
New England (USA) dopo II guerra mondiale  crisi recessiva
• Rilancio basato su formula rivoluzionaria: creazione di una società per
fornire capitali, management e tecnologie per avvio di aziende hi-tech
• Nasce l’American Research and Development Corporation (partecipata
da: MIT, Harvard Business School, altre istituzioni finanziarie)
• Numerose iniziative imprenditoriali avviate – ad es. Digital
Formula vincente per sviluppare competitività tecnologica:
• forte integrazione tra ricerca accademica, industria e finanza
• L’integrazione è massima quando l’università, produttrice di
conoscenza tecnologica, si fa promotrice diretta d’impresa
R. Boni
Lez. 2.1 - 133
L’emulazione inglese
• In Inghilterra le Università di Oxford, Cambridge e Edimburgo hanno
promosso la creazione da parte di docenti universitari di aziende
- nella biotecnologia
- nell’informatica
- nelle comunicazioni
• a Cambridge sono state create più di mille nuove imprese
• l’ISIS Information ad Oxford
- ospita laboratori industriali ed imprese
- trasforma professori in imprenditori
R. Boni
Lez. 2.1 - 134
2.6. La crisi del Giappone
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 135
GIAPPONE
• PIL
4.800 M $ (4,5 volte l’Italia)
• Crescita PIL
1997: +5 % ; 1998: - 3 % ; 1999: - 1 %
• PIL pro capite
da 4.750 $ a 21.350 $ in 20 anni
- Agricoltura
- Industria
- Servizi
da 13 % a 6 %
da 36 % a 34 %
da 51 % a 60 %
(Dati 2000)
R. Boni
Lez. 2.1 - 136
Gli anni della crisi
• Anni ‘80
Giappone, nazione modello, ricca, esportatrice
• Anni ‘90
la locomotiva perde vigore
- tassi d’interesse: da 0% a 5% - $ forte yen debole
• Nazionalismo economico
- valori immutati - orgoglio smisurato
• 1997 Crisi finanziaria asiatica
• 1998 Crisi delle Banche giapponesi - Lo Stato interviene
- stanzia 43.000 miliardi di yen (circa 600.000 miliardi di lire)
- vara un meccanismo complesso che salva il sistema bancario
R. Boni
Lez. 2.1 - 137
La Long-Term Credit Bank of Japan
• Long Term Credit Bank (LTCB) fondata nel 1952
- tra le principali finanziatrici dello sviluppo post bellico giapponese
• Anni ’90
- Esplode la bolla speculativa del mercato azionario e immobiliare
(fine dicembre 1989 - massimo dell’Indice Nikkei: 38.915,87)
- Inizia la crisi nei settori: immobiliare, costruzioni, mutui, trasporti
- 1991 Crediti inesigibili della LTCB: 19 miliardi di $
- 1997 Crisi finanziaria asiatica fa precipitare la situazione
• 1998 nazionalizza la LTCB
• 2000 Lo Stato vende per 10 milioni di $ la LTCB al gruppo americano
Ripplewood Holdings che la rilancia come banca commerciale col nome
di Shinsei Bank
R. Boni
Lez. 2.1 - 138
La situazione nei primi anni 2000
Aspetti negativi
•
•
•
•
Yen forte impedisce ripresa esportazioni
Disoccupazione: 4,5% (3 milioni – livello altissimo per il paese)
Consumi privati e investimenti ridotti al minimo
Restrizione nella concessione dei crediti da parte delle banche
Aspetti positivi
• Annuncio di spese pubbliche per 100 milioni di euro per rilanciare
l’economia, data la stasi degli investimenti privati
• Spese per ricerca e sviluppo: 3 % (USA - 2,5 %)
• 2003 Aprile - Comincia la risalita dell’Indice Nikkei (Minimo: 7.603,76)
R. Boni
Lez. 2.1 - 139
La nuova strategia del Giappone
Totale cambiamento di strategia del governo guidato da Koizumi
Città più industrializzate: Tokio – Nagoya (Toyota) – poi Osaka
• Privatizzazione delle Poste (gestivano 1/3 delle finanze giapponesi)
• Più efficiente utilizzo delle risorse pubbliche eliminando il
finanziamento di opere pubbliche non necessarie
• Efficiente allocazione dei capitali
- Soluzione raggiunta dopo anni di studio del modello USA
• Riforme graduali per arrivare ad un mercato con
- maggiore attenzione a redditività e competitività
- minore spazio agli accordi di potere
R. Boni
Lez. 2.1 - 140
La ripresa del Giappone
2002 – nasce IRCJ (Industrial Reconstruction Corporation of Japan)
• Obiettivo: acquistare e ricollocare sul mercato aziende in crisi
• Periodo di operatività: 5 anni
2005 – IRCJ – Presidente: Saito
- imprese rilevate: 41 – imprese risanate e vendute: 15
• molte aziende avevano il capitale allocato male
• risorse liberate senza creare traumi per la collettività
2006 – Il Giappone ha ripreso a muoversi con
- una moderna cultura di valutazione dell’impresa
- nuovi standard economici
R. Boni
Lez. 2.1 - 141
La ripresa del Giappone
2007 – La IRCJ (Industrial Reconstruction Corporation of Japan)
conclude la sua attività
• 41 imprese risanate
- La maggior parte di medie dimensioni
- Tra le grandi
•
Kanebo - Cosmetici
•
Daiei Inc - Supermercati
R. Boni
Lez. 2.1 - 142
2.7. La crisi Petrolifera
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 143
Crisi petrolifera - Lo scenario
Fonti energetiche
•
•
•
•
Combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale
Energia nucleare
Energie rinnovabili: eolica, solare, marina
Idrogeno
Petrolio: fonte di energia di maggiore impiego
R. Boni
Lez. 2.1 - 144
Il processo di produzione dei carburanti
• Il ciclo di produzione e distribuzione dei carburanti
- ricerca: anche nelle zone più impervie del pianeta
- estrazione: costo da 15 $ il barile del 1980 a 5 $ nel 1998
- trasporto del greggio estratto, via nave o via oleodotto: collo di
bottiglia
- raffinazione e stoccaggio: scarsa elasticità/inquinamento, scorte
strategiche/speculative
- distribuzione capillare ai consumatori: frazionata/antieconomica
R. Boni
Lez. 2.1 - 145
Crisi petrolifera - La storia
• 1° fase: fino al 1970
- sovrapproduzione petrolifera  basso prezzo del greggio : 2 $ al barile
- mercato saldamente controllato dalle 7 sorelle (alti profitti)
• 2° fase: dal 1970 al 1980
- crescita della domanda  prezzo del greggio da 2 a 3 $ a barile
- 1973 - guerra del Kippur  prezzo del greggio da 3 a 12 $ a barile
- 1979 - rivoluzione islamica in Iran e guerra con l’Iraq (1980)
 prezzo del greggio 31-36 $ a barile
• 3° fase: dal 1983
- 1983 per la prima volta greggio quotato alla Borsa di New York
- 1985 Arabia Saudita aumenta la produzione  prezzo del greggio scende
R. Boni
Lez. 2.1 - 146
Crisi petrolifera - La storia
• 1998 - prezzo del greggio 8 $/b
• 1999 - I paesi dell’OPEC tagliano la produzione  prezzo 18 $/b
• Le previsioni di fine 2000
- Non possono resistere a lungo
- dicembre 2000  diminuzione del prezzo del greggio
• Cosa è successo dopo?
R. Boni
Lez. 2.1 - 147
11 settembre 2001
• Antefatti:
- Anni ’80 - Sostegno USA a:
-
-
• Saddam Hussein, Iraq, contro l’Iran di Komeini
• Talebani (Omar e Bin Laden), Afganistan, contro i Russi
1991 - Prima guerra del Golfo contro Saddam Hussein
• Basi militari americane in Arabia Saudita
• Liberazione del Kwait
Anni ‘90 - Reazioni alla presenza americana in Arabia Saudita
• Attentati terroristici contro sedi diplomatiche americane
• 11 settembre 2001
-
Distruzione delle Twin Towers (New York) e di parte del Pentagono
(Washington) con 4 aerei dirottati da 19 kamikaze islamici (1, precipitato in
Pennsylvania, aveva come obiettivo la Casa Bianca)
R. Boni
Lez. 2.1 - 148
Reazioni USA all’11 settembre 2001
Reazioni USA agli attacchi terroristici dell’11-09-2001
-
2002 - Invasione USA dell’Afganistan, con sostegno internazionale
- 2003 marzo - Invasione unilaterale dell’Iraq da parte degli USA
• Contrari: ONU – Unione Europea – Paesi arabi e africani
• A favore: Inghilterra, Spagna, Italia, Polonia, e altri
R. Boni
Lez. 2.1 - 149
Acutizzazione del terrorismo islamico
• Esplosione a livello mondiale del terrorismo islamico in
-
Spagna (11-03-2004 Madrid)
Indonesia (11-09-2004 Giacarta)
Egitto (08-10-2004 - Taba - 23-07-2005 - Sharm El Sheik)
Iraq - Attentati continui dopo la fine ufficiale della guerra
• contro le truppe straniere
• contro civili e militari iracheni
• con cattura e uccisione di ostaggi di ogni nazionalità
R. Boni
Lez. 2.1 - 150
Il prezzo della guerra in Iraq e in Afghanistan
Iraq
- 2003 Novembre 12 – 19 italiani vittime della strage di Nassiriya
- 2006 settembre - caduti italiani: 38 (di cui 31 militari e 7 civili)
- 2006 Settembre - caduti americani: oltre 3000
- 2008 Settembre - caduti americani: oltre 4000
Nota
- 2006 - Prima la Spagna, poi l’Italia ritirano le proprie truppe
- 2007 - Brown, succeduto a Blair, avvia il ritiro delle truppe inglesi
- 2007 - 237 operatori dei media uccisi in Iraq (stima dell'Iraqi Journalist Union)
Afghanistan - 2011 gennaio
- caduti americani 1273
- caduti italiani 37
R. Boni
Lez. 2.1 - 151
Prezzi storici del greggio
(a)
•
•
•
•
•
•
•
•
•
1973
1974
1979
1980
1990
1998
2003
2004
2005
Guerra dello Yom Kippur
Embargo arabo
Rivoluzione iraniana
Guerra Iran – Iraq
Invasione del Kwait
Crisi in Asia
Invasione dell’Iraq
Media annua
Nuova crisi energetica
16,0
46,6
51,5
75,4
30,9
14,2
29,4
37,0
63,8
(b)
9,7
25,6
28,8
47,4
21,9
13,2
29,1
36,8
63,8
a) Prezzi reali deflazionati con l’indice medio dei prezzi al consumo (in $ 2005)
b) Prezzi reali deflazionati con l’indice del valore medio delle esportazioni (in $ 2005)
(Fonte: La Repubblica – 18-09-2005 p. 32)
R. Boni
Lez. 2.1 - 152
2005 - Andamento dei prezzi del petrolio
• Prezzo del greggio
- Inizi agosto 2005 - supera i 70 $/barile poi riscende a 64 $/barile
- fine agosto 2005 - l’ Uragano Katrina devasta New Orleans e
distrugge circa 70 piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico
petrolio a 68 $/b
- settembre 2005 – Uragano Rita – danni alle raffinerie del Texas
(FMI - petrolio vicino a 80 $/barile)
R. Boni
Lez. 2.1 - 153
2006 – Continua l’altalena del prezzo del greggio
• Il Presidente dell’Iran annuncia che procederà ad arricchire l’uranio
nonostante le diffide del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
• Incremento della domanda di greggio di Cina e India, in forte
espansione - elemento strutturale importante e non reversibile
• 2006 aprile – Washington annuncia riduzione scorte USA
 prezzo del greggio sul mercato di Londra supera i 74 $/b
• 2006 agosto – prezzo del greggio sale a 78 $/b
• 2006 fine settembre – prezzo del greggio scende a 60 $/b
R. Boni
Lez. 2.1 - 154
2007 – Aumentano i prezzi del greggio
• Nuova impennata dei prezzi del greggio con andamento altalenante
• 2007 settembre – il prezzo del greggio sale a 83 $/b
• 2007 novembre - il greggio sfiora i 100 $ al barile
R. Boni
Lez. 2.1 - 155
2008 – Andamento dei prezzi del greggio
Prezzo del greggio
• Luglio - raggiunge la cifra record di 148 $/b
• Agosto - si attesta sui 120 $/b
• Settembre - prima metà - scende sotto i 100 $/b
- crollano le richieste di forniture di greggio
• Settembre - seconda metà - scende sotto i 90 $/b - prospettive di recessione
- crisi dei mutui - fallisce la banca d’affari americana Lheman Brothers
• Ottobre - scende a 62 $/b (*)
• Dicembre - si attesta sui 45 $/b
(*) i paesi produttori riducono la produzione di greggio di un milione e mezzo di barili al giorno
R. Boni
Lez. 2.1 - 156
2009 - 2011 - Andamento prezzi del greggio
Periodo
Prezzo del greggio $/b (circa)
• 2009 marzo
50
• 2009 giugno
70
• 2009 ottobre
79
• 2009 dicembre
71
• 2010 giugno
77
• 2010 dicembre
92
• 2011 marzo
100
R. Boni
Lez. 2.1 - 157
Ombre sul futuro
Crisi attuale
strutturale - diversa dagli shock petroliferi degli anni ’70
- è una crisi da domanda (crescente fabbisogno di energia di Cina e India)
- il forte sviluppo economico richiederà sempre più energia
- prima o poi il petrolio non basterà più
Prospettive
recessione mondiale o sviluppo di energie alternative
(nucleare, vento, sole, idrogeno, che costano più del petrolio)
L’energia costa – la Grande Era del Petrolio lo aveva fatto dimenticare
R. Boni
Lez. 2.1 - 158
Fonti alternative al petrolio
Carburanti biologici
Energia Eolica
Pannelli solari
Solare Termodinamico
Energia nucleare
R. Boni
Lez. 2.1 - 159
Carburanti biologici
• biodiesel
Carburante biologico per i motori diese
- Si ottiene lavorando gli oli di semi di colza o di girasole
• etanolo
Carburante biologico per i motori alimentati a benzina
- Si ricava dalla fermentazione degli zuccheri presenti in coltivazioni
naturali come uva, patate, mais e barbabietole
- L’Italia è proprietaria della tecnologia per utilizzare le vinacce da
etanolo, ma attualmente le manda al macero senza sfruttarle
Sono sottoposti all’ IVA ma non alle accise
R. Boni
Lez. 2.1 - 160
Possibili risparmi
Ipotesi: - miscela di benzina con etanolo e di gasolio con biodiesel al 25 %
 fabbisogno di petrolio diminuirebbe del 25 %
Calcolo della riduzione dei costi di acquisto del greggio
• Importazione da parte dell’Italia
- due milioni di barili di greggio al giorno (dati 2004)
• Costo di un barile di greggio
- circa 80 $ al barile (arrotondamento dati ottobre 2009)
• (2.000.000 x 80 x 365)  53,4 miliardi $ di bolletta petrolifera in un anno
• Riduzione del 25 %  taglio di 14,6 miliardi di $
R. Boni
Lez. 2.1 - 161
Energia Eolica
• In Italia vengono prodotti 1.400 megawatt - in Germania 17.000
• Nel mondo industria eolica - da 2.500 (1992) a 40.000 (2004) megawatt
• “L’approccio di Fiuminata” (Provincia di Macerata - Marche)
- costruite 11 pale a vento sul monte Ferro Rotondo per
10 megawatt (evitano l’emissione di 22.000 tonnellate di anidride
carbonica l’anno - danno elettricità a 65.000 persone)
• Le Marche progettano di realizzare 160 megawatt di eolico garantendo il
controllo dell’impatto ambientale e paesistico (Dati 2005)
R. Boni
Lez. 2.1 - 162
Energia Eolica - 2011
• Crescita dell’energia eolica del 18% grazie all’eolico offshore
(Fonte: Rapporto dell’agenzia Make Consulting)
• Imprevista, ma significativa verifica degli impianti eolici giapponesi con
il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2011
- l’industria eolica giapponese ha evitato il black-out totale del Paese
R. Boni
Lez. 2.1 - 163
Pannelli solari
Situazione impianti 2005
• In Italia sono stati installati circa 500.000 mq di pannelli solari
• In Germania ne sono stati installati 5.000.000 di mq
Situazione impianti 2009 in Italia
• 54% nel Nord
• 19% nel Centro
• 27% nel Sud
R. Boni
Lez. 2.1 - 164
Pannelli solari
Ricerche e studi 2008
• Pannelli solari sottili come specchi installati nel deserto del Sahara, su
una superficie pari alla Lombardia, fornirebbero energia sufficiente a
tutta l’Europa
- Problemi allo studio:
• trasporto
• cavi superconduttori
Fonte: Cinzia Sasso - la Repubblica - 12agosto 2008
R. Boni
Lez. 2.1 - 165
Rubbia e il Solare Termodinamico
Rubbia:
Ho fatto vedere che effettivamente Archimede aveva ragione, le navi
romane, se avesse voluto, le avrebbe bruciate, e questo è il primo
passo di uno sviluppo tecnologico che ha più di 2000 anni.
In realtà questa storia di utilizzare il sole per concentrare la luce è un
esercizio che già i ragazzini fanno, quando prendono una lente e
cercano di accendere con questa una fiamma. E’ una evidenza
assolutamente ovvia che si conosce da migliaia di anni.
Agorà Magazine - Giugno 2007
R. Boni
Lez. 2.1 - 166
Solare Termodinamico
2010 - Realizzazioni:
• Siviglia - possiede la più grande centrale a energia solare d’Europa
600 specchi riflettono la luce del sole verso un serbatoio, ne
riscaldano l’acqua a 550 °C – il vapore attiva la turbina che produce
elettricità poi, raffreddandosi diventa acqua e torna nel serbatoio
• Algeria - ha costruito un enorme impianto che combina energia
solare e gas naturale
• Libia - ha costruito a Tripoli un impianto solare “termodinamico”
progettato dall’ENEA sotto la guida del Nobel Carlo Rubbia
L’impianto alimenta un dissalatore d’acqua
R. Boni
Lez. 2.1 - 167
Riduzione delle emissioni di CO2
Ottobre 2008
• Obiettivo europeo
- Riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera
• Dimas, Commissario europeo all’Ambiente
- stime europee dei costi dell’operazione: circa lo 0,66 % del PIL
• Governo italiano
- Ha chiesto di fermare per un anno l’applicazione del pacchetto UE
per verificare la sostenibilità dei costi per i Paesi manifatturieri
R. Boni
Lez. 2.1 - 168
European Commission’s Institute for Energy
Il piano dell’European Commission’s Institute for Energy prevede
• Una rete energetica unica che, nel 2050
- collegherà Africa ed Europa, centrali
• a energia solare concentrata
• a energia solare fotovoltaica
• eoliche
• geotermiche
• idroelettriche
• a biomasse
- fornirà 100 GW di potenza
R. Boni
Lez. 2.1 - 169
Energia Nucleare
Aspetto positivo
• l'uranio non emette anidride carbonica nell’atmosfera.
Aspetti negativi
• Per avviare una Centrale Nucleare occorrono parecchi anni
• Scorie
• Sicurezza
- Three Mile Island - 28 marzo 1979
- Cernobyl - 26 aprile 1986
- Fukushima - 11 marzo 2011
R. Boni
Lez. 2.1 - 170
2.8. Globalizzazione dei mercati
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 171
La globalizzazione
Come è percepita e cos’è
•
•
•
•
•
•
Il “villaggio globale”
Una descrizione
Una definizione
Qualche esempio
Caratteristiche essenziali
Come prepararsi ad affrontarla
R. Boni
Lez. 2.1 - 172
Una descrizione
• Le antichissime industrie nazionali sono state e vengono, di
giorno in giorno, soppiantate da industrie nuove, la cui
introduzione diventa questione di vita o di morte per tante
nazioni civili. Industrie che non lavorano più materie prime
del luogo, ma delle zone più remote, ed i cui prodotti non
vengono consumati solo nel paese, ma in tutte le parti del
mondo.
R. Boni
Lez. 2.1 - 173
La descrizione è di
• Karl Marx e Friedrich Engels
(Manifesto del Partito Comunista – 1848)
R. Boni
Lez. 2.1 - 174
Una definizione
• Il fenomeno della globalizzazione consiste, sostanzialmente,
in una maggiore integrazione tra i paesi ed i popoli del
mondo, determinata dall’enorme riduzione dei costi dei
trasporti e delle comunicazioni e dall’abbattimento delle
barriere artificiali alla circolazione internazionale di beni,
servizi, capitali, conoscenza e, in minor misura, delle
persone
R. Boni
Lez. 2.1 - 175
La definizione è di
• Joseph E. Stiglitz
Nobel per l’economia nel 2001
(“La globalizzazione ed i suoi oppositori” - Einaudi – 2002)
R. Boni
Lez. 2.1 - 176
Qualche esempio
• Vai in qualsiasi posto del mondo e ci trovi la Coca-Cola o le
Nike o le Marlboro
• Puoi comprare azioni in tutte le Borse del mondo,
investendo in aziende di qualsiasi paese
• I monaci tibetani collegati a Internet
• L’auto costruita a pezzi, un po’ in Asia, un po’ in Europa e
magari un po’ negli Stati Uniti
• Al computer puoi comprare tutto quel che vuoi on line
• Dappertutto, nel mondo, hanno visto l’ultimo film di
Spielberg o si vestono come Madonna o tirano a canestro
come Michael Giordan
R. Boni
Lez. 2.1 - 177
Questi esempi sono stati raccolti da
• Alessandro Baricco
Scrittore (Autore di “Novecento” da cui è stato tratto il film di
Tornatore “La leggenda del pianista sull’oceano”)
(“Next” - Feltrinelli – 2002)
R. Boni
Lez. 2.1 - 178
Questi esempi sono veri?
• Solo in minima parte
• Alessandro Baricco conclude che le propensioni fantastiche :
- sono sospette
- hanno un unico obiettivo
DARE AL DENARO IL PIÙ AMPIO TERRENO DI GIOCO
R. Boni
Lez. 2.1 - 179
Globalizzazione - Cenni storici
La globalizzazione è il risultato di un processo sia culturale che
economico, che si è sviluppato in fasi:
• I fase: allargamento progressivo dei confini culturali e commerciali del
mondo (dalla Grecia all’Australia)
• II fase: la globalizzazione moderna
• III fase: La globalizzazione attuale
R. Boni
Lez. 2.1 - 180
I Fase
•
•
•
•
•
•
•
•
Conquiste di Alessandro Magno (IV sec. a.C.)
Geografi di Alessandria d’Egitto (II sec. a.C.)
Impero romano (I sec. a.C. – V sec. d.C.)
Marco Polo – “Il Milione” (XIII sec.)
C. Colombo - 1492 – Scoperta dell’America
XVI sec. Vasco de Gama - Magellano - Vespucci
XVIII sec. Macchine a vapore - Rivoluzione industriale
XVIII sec. Scoperta dell’Australia
R. Boni
Lez. 2.1 - 181
II Fase
• XIX sec.
Enorme sviluppo delle ferrovie e della navigazione a vapore
Telegrafo
Sviluppo delle Borse
• XX sec.
Aviazione. Il primo uomo sulla Luna (1969).
Grande sviluppo delle scienze: energia nucleare, informatica,
telecomunicazioni, Internet,
medicina, biologia (DNA), ecc.
R. Boni
Lez. 2.1 - 182
III Fase - La globalizzazione attuale
• è una nuova ondata caratterizzata da:
- mercato finanziario globale
- spostamento delle fabbriche
- grande sviluppo del sapere
R. Boni
Lez. 2.1 - 183
La globalizzazione attuale
• rivoluzione basata sull’unione
del computing con le
telecomunicazioni e la TV
• la lotta per il futuro
• l’impatto sulle aziende
• e sulla vita sociale
R. Boni
Lez. 2.1 - 184
Conseguenze
• concorrenza globale
• innovazione e cambiamento
• quale territorio? nazione o mondo
• migrazione delle industrie
• nazioni senza ricchezze e ricchezze senza nazioni
R. Boni
Lez. 2.1 - 185
Posizione dell’Italia
• concorrenza dai paesi a basso costo
• concorrenza dai paesi ad alta ricerca e tecnologia
• via gli strumenti di protezione
• destatalizzazione
• imprenditorialità diffusa
R. Boni
Lez. 2.1 - 186
Come prepararsi ad affrontarla
Prepararsi ad:
• essere cittadini del mondo imparando due o tre lingue
• apprendere in continuazione
• assumere una mentalità aperta al cambiamento
• avere dei principi, degli ancoraggi sicuri; punti fermi a cui riferirsi in
tempi in cui tutto cambia rapidamente per interpretare i mutamenti
come opportunità e non subirli
R. Boni
Lez. 2.1 - 187
Mentalità aperta al cambiamento
Assumere una mentalità aperta al cambiamento significa anche
acquisire consapevolezza
• del proprio ruolo nel processo di cambiamento
• della propria responsabilità nello scegliere tra:
- rispetto degli individui, della loro dignità e dei loro diritti
- accettazione passiva dell’idea di globalizzazione usata come
scusa per annullare conquiste sociali costate secoli di dure lotte
R. Boni
Lez. 2.1 - 188
Globalizzazione e politiche economiche
• Aspetti positivi della globalizzazione:
- eliminazione delle barriere al libero commercio
- maggiore integrazione tra le diverse economie
• Necessità di politiche economiche adeguate per:
- valorizzare aspetti positivi
- evitare possibili disastri
R. Boni
Lez. 2.1 - 189
Quali disastri?
• Crisi economiche gravi a partire dal 1997
• Aumento della miseria in molti paesi
• Sconvolgimenti sociali e rivolte popolari
Reazione:
• Nascita dei movimenti “No Global”
R. Boni
Lez. 2.1 - 190
Chi doveva evitarli?
Gli organismi internazionali messi a punto
con questo specifico obiettivo:
• FMI
• Banca Mondiale
• WTO
R. Boni
Lez. 2.1 - 191
FMI
Fondo Monetario Internazionale
Presidente: europeo
1944 luglio – Bretton Woods (New Hampshire – USA)
Nasce per evitare crisi economiche mondiali
tipo “Grande depressione” degli anni trenta
Negli anni ottanta:
Sotto l’influsso di R. Reagan e di M. Tatcher abbraccia
l’ideologia del libero mercato
R. Boni
Lez. 2.1 - 192
Banca Mondiale
Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo
Presidente: americano
1944 luglio – Bretton Woods (New Hampshire – USA)
Nasce con l’obiettivo di:
- finanziare la ricostruzione dell’Europa
- cooperare con l’FMI per evitare depressioni
economiche
R. Boni
Lez. 2.1 - 193
FMI e BM
Nascono con il:
• Presupposto che:
- i mercati funzionano male
• Convincimento che:
- occorre esercitare una pressione internazionale sugli stati perché
adottino politiche economiche più espansive, aumentando, per
esempio, la spesa pubblica, riducendo le imposte oppure
abbassando i tassi d’interesse per stimolare l’economia
(orientamento keynesiano)
R. Boni
Lez. 2.1 - 194
WTO
World Trade Organization
Il WTO, accordo sul libero commercio mondiale, è stato stipulato a
Marrakech, in Marocco, il 15 aprile 1994
• Non stabilisce regole
• Fornisce una tribuna per lo svolgimento dei negoziati commerciali
• Assicura che gli accordi vengano rispettati
R. Boni
Lez. 2.1 - 195
World Trade Organization
Sostituisce il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade)
precedente sistema di accordi commerciali
- eliminandone gradualità e misure di controllo
- innescando la creazione di enormi squilibri economici e sociali
La Cina è diventata membro del WTO l’11 dicembre 2001
R. Boni
Lez. 2.1 - 196
Il “Washington Consensus”
Con questo termine si indica:
• l’identità di vedute tra l’FMI, la Banca Mondiale ed il Tesoro
degli Stati Uniti d’America sulle politiche “giuste” da
adottare per i paesi in via di sviluppo, che devono accettarle
senza discutere
R. Boni
Lez. 2.1 - 197
La politica dell’FMI
Prescrivere, senza tener conto della realtà dei
paesi, soluzioni “standard” che prevedono:
• Apertura delle frontiere dei paesi in via di sviluppo alle merci
di importazione
• Liberalizzazione del commercio senza reti di sicurezza per i
lavoratori in esubero
• Liberalizzazione dei mercati finanziari e dei capitali
• Adozione di politiche monetarie rigide
• Imposizione di condizioni a fronte dei prestiti
R. Boni
Lez. 2.1 - 198
2.9. La crisi asiatica del 1997
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 199
Sistemi Integrati
•
•
•
•
•
Sistema economico
- descritto e misurato dal PIL
Sistema valutario
- riguarda i rapporti di cambio
Sistema finanziario
- sistema bancario
Sistema politico
- Stato e struttura
Sistema sociale
- società e componenti
Principio fondamentale
Questi sistemi si intrecciano tra loro e si influenzano reciprocamente
NB
Il fattore umano
Le trasformazioni non sono reversibili (Principio di Entropia)
R. Boni
Lez. 2.1 - 200
Macroeconomia
tratta i più importanti aspetti e problemi economici del nostro tempo
• si occupa dei “Sistemi integrati”
- economico, valutario, finanziario, politico e sociale
• studia il comportamento del sistema economico nel suo complesso
- i periodi di espansione e di recessione, la produzione complessiva di
beni e servizi, la crescita del prodotto, i tassi di inflazione e
disoccupazione, la bilancia dei pagamenti, i tassi di cambio
• analizza i comportamenti economici e le politiche che influiscono su
- consumi e investimenti, bilancia commerciale e tassi di cambio,
variazione dei prezzi e dei salari
R. Boni
Lez. 2.1 - 201
Macroeconomia - I tre modelli base
Ogni modello si presta a studiare un diverso orizzonte temporale
• Lungo periodo
- Capacità produttiva dipende dall’offerta aggregata
Prezzi dipendono da rapporto tra domanda e offerta (aggregate)
• Medio periodo
- Capacità produttiva fissa. Fluttuazioni della domanda aggregata
determinano prezzi e inflazione
• Breve periodo
- Fluttuazioni della domanda aggregata determinano ammontare
produzione e tasso di disoccupazione
R. Boni
Lez. 2.1 - 202
Teoria quantitativa della moneta
mette in relazione
•
•
•
•
il tasso di crescita della moneta (m)
la variazione percentuale della sua velocità di circolazione (v)
il tasso d’inflazione (i)
il tasso di crescita del prodotto (p)
attraverso l’equazione
m+v=i+p
da cui, isolando l’inflazione (i) si ottiene
i=m–p+v
R. Boni
Lez. 2.1 - 203
Modelli Economici Istituzioni e Sistemi
• Modelli economici semplificati
• Istituzioni e Sistemi giuridici e normativi
- L’approccio dei neoliberisti
- L’approccio dei gradualisti
R. Boni
Lez. 2.1 - 204
Modelli economici semplificati
• Sono alla base dell’ideologia del libero mercato
• Prevedono tre ingredienti essenziali:
Prezzi, proprietà privata e profitti + concorrenza
• Tengono in scarsissima considerazione le dinamiche di cambiamento
• Postulano una concorrenza e un’informazione perfette.
• Si rifanno ad A. Smith (“ La ricchezza delle nazioni” 1776)
R. Boni
Lez. 2.1 - 205
Principali critiche ai modelli economici
• Funzionamento imperfetto dei mercati (non esiste una concorrenza
perfetta)
• Asimmetria delle informazioni (macroscopiche quelle tra le parti)
• Mancato riconoscimento dell’importanza delle Istituzioni e dei sistemi
di riferimento giuridici e normativi
Grenwald e Stiglitz - Non c’è equilibrio competitivo se informazione e mercati sono imperfetti
R. Boni
Lez. 2.1 - 206
2006 - Le critiche di Samuelson
Paul Samuelson (Nobel per l’Economia 1970) critica indirettamente i
Modelli economici semplificati e sostiene il controllo dei mercati e il
protezionismo (come List nel XIX secolo) dicendo che:
• la “teoria dei vantaggi comparati” del libero mercato di Ricardo non
regge ad una analisi dinamica
• non è ineluttabile esportare servizi in paesi dove costano meno se
questa scelta fa perdere posti di lavoro nel paese che li esporta
R. Boni
Lez. 2.1 - 207
XIX secolo - Friedrich List
Friedrich List (1789 - 1846), economista e profeta della industrializzazione
tedesca sosteneva il protezionismo della Germania contro l’avanzata delle
merci inglesi, affermando che se i tedeschi non fossero stati difesi
avrebbero esportato solo:
• orologi a cucù
• professori di filologia classica
List affermava anche che la corsa alla crescita economica e politica
della Germania era legittima purché non si contrapponesse al superiore
obiettivo dell’umanità, cioè una "futura confederazione universale"
R. Boni
Lez. 2.1 - 208
Istituzioni e Sistemi Giuridici e Normativi
Nelle nazioni con economie di mercato mature sono stati
messi a punto in un secolo e mezzo per garantire che:
•
•
•
•
I contratti vengano rispettati
Le vertenze commerciali siano risolte
La concorrenza sia salvaguardata
Le banche siano in grado di restituire i depositi ricevuti
Sono la risposta ai problemi creati dal Capitalismo di mercato
che operava libero da ogni vincolo, tipo:
• Fallimenti di banche
• Raggiri di azionisti
R. Boni
Lez. 2.1 - 209
L’approccio dei gradualisti
I gradualisti sostengono che:
• La transizione all’economia di mercato deve essere preceduta da
creazione di strutture minime indispensabili al suo funzionamento
• Molti paesi industrializzati hanno costruito con successo le loro
economie proteggendo saggiamente e in maniera selettiva alcuni
settori industriali finché non sono diventati abbastanza forti per
competere sul mercato
• Un programma economico, per riuscire, deve prestare la massima
attenzione alla sequenza e ai tempi di realizzazione delle riforme
R. Boni
Lez. 2.1 - 210
La crisi del Sud Est asiatico
• La crisi asiatica del 1997 è stata la più grande crisi economica
dai tempi della “Grande depressione” del 1929
• Ha travolto Tailandia, Indonesia, Corea del Sud, Singapore
e Hong Kong, conosciute come le “Tigri asiatiche” perché
avevano avuto uno sviluppo ininterrotto negli ultimi 20 anni
• Ha investito la Nigeria, l’America latina e la Russia
R. Boni
Lez. 2.1 - 211
Le tigri asiatiche: INDONESIA (un esempio)
• PIL
• Crescita
• PIL pro capite
- Agricoltura
- Industria
- Servizi
195 M $ (1/4 dell’Italia)
+ 6-8 % annuo
da 500 $ a 3.700 $ in 20 anni (fino al 1997)
da 30 % a 17 %
da 33 % a 40 %
da 36 % a 42 %
R. Boni
Lez. 2.1 - 212
La crisi delle Tigri
• 2 luglio 1997
• Effetto domino
• Crescita tumultuosa
• Indebitamento estero a breve
• Problemi istituzionali
R. Boni
Lez. 2.1 - 213
L’inizio della crisi
• La crisi inizia in Tailandia il 2 luglio 1997 con il crollo del bath,
nonostante il governo abbia bruciato tutte le riserve in $
e l’FMI abbia cercato di sostenerlo
L’FMI ha prestato
:
• 18 miliardi di $ alla Tailandia
• 43 miliardi di $ all’Indonesia
• 58 miliardi di $ alla Corea del Sud
R. Boni
Lez. 2.1 - 214
L’espansione della crisi
• Con effetto domino la crisi si espande a tutte le tigri asiatiche,
le cui monete sono legate al dollaro
• In Indonesia cade la dittatura di Suharto
• In Corea del Sud il leader dell’opposizione passa dalla galera
a fare il capo del governo
R. Boni
Lez. 2.1 - 215
1997 - Le scelte della Corea del Sud e della Malaysia
• La Corea del Sud ignorando i consigli esterni ricapitalizza le
sue due banche principali
- due modi per aumentare il rapporto tra capitali e prestiti
• aumentare il capitale
• ridurre i prestiti
- la Corea del Sud sceglie la prima strada
- supera la crisi in modo relativamente rapido
• In Corea e in Malaysia, per il ruolo attivo avuto nella gestione
della crisi, la ristrutturazione finanziaria della maggior parte
delle aziende è stata completata nel giro di soli due anni
R. Boni
Lez. 2.1 - 216
Il fondo monetario asiatico
• 1997 - il Giappone offre 100 miliardi di dollari per
- contribuire alla creazione di un fondo monetario asiatico
- finanziare azioni di stimolo necessarie per la regione
• Il Tesoro degli Stati Uniti e l’FMI
- fanno di tutto per sopprimere l’iniziativa
- l’idea viene abbandonata
• 2000 - i paesi dell’Est asiatico si riuniscono e creano una versione
più modesta del fondo, denominato “Iniziativa Chang Mai”
(dalla città tailandese in cui è stata lanciata)
R. Boni
Lez. 2.1 - 217
La crisi delle Tigri
• I punti di vista dei
- Neoliberisti
- Gradualisti
R. Boni
Lez. 2.1 - 218
Le cause della crisi delle Tigri (neoliberisti)
•
•
•
•
•
Corruzione
Trasparenza mercato finanziario
Mancano giudici
Legami politici finanza
Indebitamento estero a breve
R. Boni
Lez. 2.1 - 219
Effetti della crisi e ripresa (neoliberisti)
•
•
•
•
Caduta delle dittature
Nuove classi medie
Società civile
Nuove regole imposte da FMI
2000 – Inizia la Ripresa
Hong Kong
Indonesia
Tailandia
Corea
Singapore
R. Boni
+ 8,5% PIL
+ 3,5%
+ 3,5%
+ 8,3%
+ 8,0%
Lez. 2.1 - 220
Le cause della crisi delle Tigri (gradualisti)
Condizioni imposte dall’FMI - Fino al 1997
• Aumento dei tassi d’interesse
• Tagli della spesa pubblica
• Aumenti delle imposte
Condizioni imposte dall’FMI - Dopo il 1997
(nonostante le gravissime conseguenze sociali ed economiche)
• Politiche di contrazione
• Riduzione del disavanzo della bilancia commerciale
R. Boni
Lez. 2.1 - 221
Condizioni imposte dall’FMI (gradualisti)
Principali conseguenze sociali ed economiche
• Distruzione sistematica di posti di lavoro
• Tassi di interesse a livelli tali da impedire il ricorso ai
finanziamenti necessari per creare posti di lavoro
• Chi ha perso il lavoro è sprofondato nella povertà
• Chi non lo ha perso è stato colpito da forte insicurezza
R. Boni
Lez. 2.1 - 222
Condizioni imposte dall’FMI (gradualisti)
Altre conseguenze negative
• Rinuncia dei paesi a gran parte della loro sovranità economica,
con rischi per la democrazia
• Diminuzione degli investimenti e dei consumi (anticamera della
recessione)
•
•
•
•
•
Drastica riduzione del gettito fiscale
Squilibri di bilancio
Riduzione delle importazioni da parte dei paesi in crisi
Diffusione della stasi congiunturale da un paese all’altro
Innesco di una forte recessione esportata in tutto il mondo
(effetto domino)
R. Boni
Lez. 2.1 - 223
Tigri asiatiche – La ripresa
2005 - Nazioni leader nella ripresa della crescita economica
- Indonesia
+ 11,93 %
- Corea
+ 11,83 %
- Filippine
+ 9,30 %
(new entry)
(Fonte: Sole 24 ore del 16-06-2005 – Finanza e Mercati)
R. Boni
Lez. 2.1 - 224
1997 - La crisi della Nigeria e del Brasile
Cause:
• riduzione delle importazioni da parte dei paesi in crisi
• paura degli investitori esteri e tagli dei finanziamenti (nel caso
del Brasile)
Conseguenze:
• Crollo dei prezzi delle materie prime
• Crisi finanziaria
R. Boni
Lez. 2.1 - 225
Il Brasile
•
•
•
•
•
Legame con il $
Fuga di capitali
Export in difficoltà
Aumento tassi e tasse
Recessione
R. Boni
Lez. 2.1 - 226
La crisi dell’Argentina
• È scoppiata nel 2001 a la riprova del fallimento dell’FMI
• l’FMI aveva ridotto l’inflazione agganciando il peso al $
• Questa misura, inizialmente positiva, nel lungo termine si è rivelata
deleteria in quanto ha:
- impedito svalutazioni controllate per favorire le esportazioni
- facilitato tensioni speculative  crollo del peso
R. Boni
Lez. 2.1 - 227
La Russia
•
•
•
•
•
Caduta del muro - 1989
Crollo del modello
Libero mercato
Chi intraprende
I boiardi
R. Boni
Lez. 2.1 - 228
La Russia
• PIL
• Crescita
• PIL pro capite
- Agricoltura
- Industria
- Servizi
1997
1999
392 M $
180 M $
+3%
-4%
5.000 $
1280 $
M = Miliardi
da 12 % a 7 %
da 50 % a 37 %
da 38 % a 56 %
(Dati 1999)
R. Boni
Lez. 2.1 - 229
La crisi russa
• 1989 Caduta del muro di Berlino
• Avvio del processo di transizione dal comunismo all’economia
di mercato
Errore fondamentale
• Mancato riconoscimento della centralità del problema della
trasformazione delle strutture sociali e politiche del paese
R. Boni
Lez. 2.1 - 230
Realtà economica dell’Unione Sovietica (1989)
• nelle campagne e nelle fabbriche non ci si doveva preoccupare né di
procurarsi i mezzi per produrre né di vendere i prodotti
- pensava a tutto lo Stato
• la disoccupazione non esisteva
- non si poneva un problema di sussidi
• i lavoratori passavano tutta la vita lavorativa nella stessa azienda
- mancava un mercato del lavoro
• non c’erano case per i lavoratori per passare da un’azienda all’altra
- mancava un mercato immobiliare
• lo Stato
- determinava i prezzi in base a criteri politici
- impegnava una quota enorme del PIL per le spese militari
- aveva la proprietà di tutte le risorse produttive e naturali
R. Boni
Lez. 2.1 - 231
La crisi russa e i fondamentalisti del mercato
Errori commessi nel cercare scorciatoie per il capitalismo
• Liberalizzazione affrettata dei prezzi
• Rialzo eccessivo dei tassi d’interesse, da parte del governo
Eltsin e dell’FMI, per contenere l’inflazione
• Rigidità delle politiche monetarie
• Mancanza di regole e di meccanismi di controllo
• Privatizzazioni effettuate tenendo in scarso conto la
concorrenza
R. Boni
Lez. 2.1 - 232
Conseguenze eclatanti
• La privatizzazione ha favorito la cessione delle aziende di stato
ai loro ex dirigenti
• La mancanza di leggi e di controlli ha favorito la spoliazione
delle aziende
• Programma “prestiti in cambio di azioni”
(in pratica una “finta vendita” delle aziende di stato)
Questi abusi hanno minato la fiducia dei russi
nei governi, nella democrazia e nelle riforme
R. Boni
Lez. 2.1 - 233
Il caso dell’India e della Cina
• Questi due paesi, contrariamente alle indicazioni dell’FMI,
avevano introdotto attenti controlli sul movimento dei capitali
• In tal modo hanno evitato la crisi di origine speculativa del
1997 che aveva investito gli altri paesi dell’area
• Nel 2002 il PIL della Cina ha superato quello dell’Italia e nel
2003 quello della Francia
• Nel 2008 l’Istituto Statistico USA Global Insight ha valutato
che il PIL della Cina, nel 2009, supererà quello degli Stati Uniti
R. Boni
Lez. 2.1 - 234
Il sorpasso annunciato della Cina
• 2008 - Sondaggio del Boston Consulting Group
- la maggioranza degli americani è convinta che il sorpasso
della Cina sugli USA sia già avvenuto da tempo perché
• i giornali USA evidenziano
- chiusure di fabbriche e licenziamenti di massa
- non arrivo di multinazionali straniere, anche
cinesi, che investono e assumono
• i beni con etichette “made in China” si notano in tutti
gli ipermercati Wal-Mart
• i prodotti USA nei settori tecnologicamente avanzati
(aerospaziale, biomedico, robotica, ecc.) sono meno
visibili ai consumatori
R. Boni
Lez. 2.1 - 235
Il sorpasso della Cina sul Giappone
• 2010 - Il PIL della Cina ha superato quello del Giappone
• Non ha ancora superato quello degli USA, contrariamente alle
previsioni dell’Istituto Statistico Global Insight (2008)
Nota
• La Cina possiede la maggior parte del debito pubblico USA
R. Boni
Lez. 2.1 - 236
Breve storia economica della Cina
• 1830 - la Cina, con il 30 % del PIL mondiale, era prima nella
classifica della ricchezza delle nazioni (da oltre cinque secoli)
• Dall’inizio della prima guerra dell’oppio (1839 - 1842) in poi il
crollo cinese fu velocissimo
• 1840 - la Gran Bretagna effettuava il sorpasso diventando la
prima potenza industriale dell’ottocento
• XX secolo - gli USA hanno sottratto il primato all’Inghilterra,
ma senza mai raggiungere il record cinese del 1830
• 2010 - dopo 180 anni, la Cina sta per riprendere il primato
perduto di “centralità asiatica”, che aveva detenuto per secoli
R. Boni
Lez. 2.1 - 237
Prospettive nei rapporti con la Cina
• Un nuovo benessere sta gradualmente raggiungendo
- più di un miliardo di cinesi
- altri due miliardi di asiatici
• Ciò crea nuovi mercati per le imprese se
- sapranno cogliere la sfida dell’innovazione
- riusciranno a pretendere prezzi alti con l’eccellenza
e la qualità dei propri prodotti
- rimarranno ugualmente competitivi sul mercato
investendo in ricerche d’avanguardia
R. Boni
Lez. 2.1 - 238
2.10. Scandali globali americani
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 239
Scandali globali americani
• Il caso della Long Term Capital Investments
• Gli scandali Enron e Worldcom
• La scomparsa della Arthur Andersen
• La risposta americana: Sarbanes-Oxley Act
R. Boni
Lez. 2.1 - 240
Il caso Long Term Investments
•
•
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•
•
•
Società fondata da John Merriwether e da due professori
Ha raccolto risparmi per 100 miliardi $
Attività iniziale come Hedge fund
Poi è entrata nel mercato dei derivati
Ha puntato sui mercati asiatici e sul mercato russo
1998 agosto - dopo mesi di rovesci in Asia crolla la Russia
I risparmiatori cercano di ritirare i loro fondi
1998 settembre - non ci sono soldi in cassa - scoppia il caso
La Federal Reserve, banca centrale USA, salva la Long Term
Investments per non creare drammi sul mercato internazionale
R. Boni
Lez. 2.1 - 241
Hedge fund e Derivati
• Hedge fund - Fondo di copertura assicurativa contro perdite valutarie
dovute ad oscillazioni dei cambi
• Strumento derivato - Titolo il cui valore è basato sul valore di mercato di
altri beni (azioni, indici, valute, tassi, ecc.)
- Esistono derivati per ogni esigenza e basati su qualsiasi variabile,
perfino la quantità di neve caduta in una determinata zona
- Utilizzi principali: speculazione, copertura (detta hedging)
- Attività sottostanti: sono le variabili alla base dei titoli derivati e
possono essere: azioni, obbligazioni, indici o altri derivati
R. Boni
Lez. 2.1 - 242
Lo scandalo Enron
• 1985
- Enron nasce dalla fusione di Houston Natural Gas e Internorth
- Diventa uno dei maggiori gruppi energetici degli Stati Uniti
• 2001 autunno
- Enron riduce il capitale di 1,2 miliardi $
- Direttore Finanziario Andrew Fastow viene licenziato
- Dichiara perdite per 586 milioni $ - Inchiesta SEC
• 2002 gennaio
- Dipartimento di giustizia apre un’inchiesta penale
- Amministratore Delegato Kenneth Lay si dimette
R. Boni
Lez. 2.1 - 243
Lo scandalo Worldcom
• Worldcom - Una delle maggiori compagnie telefoniche
- Inizio attività nel 1970 con sede nel Mississippi
- 2^ negli USA dopo AT&T (telefonia a lunga distanza)
- Presente in 65 paesi
- 85.000 dipendenti
• 2001 - Il bilancio era in perdita ma esibiva un utile netto
• 2002 giugno
- Ammette frode contabile di $ 3,8 miliardi
- Direttore finanziario, Scott Sullivan e vice presidente
David Myers immediatamente licenziati
R. Boni
Lez. 2.1 - 244
Il costo dei fallimenti Enron e Worldcom
• 2001 - Enron
- Fallimento da $ 63,4 miliardi
• 2002 – Worldcom
- Fallimento da $ 107 miliardi
R. Boni
Lez. 2.1 - 245
La risposta americana: Sarbanes-Oxley Act
• Firmato da Gorge Bush il 30 luglio 2002
• Aggrava le responsabilità e le pene per i responsabili delle
aziende per il reato di falso in bilancio
R. Boni
Lez. 2.1 - 246
S-O Act - Condanne Enron
• 2002 ottobre
- A. Fastow viene imputato di 78 capi d’accusa
• 2003 settembre
- Glisan (ex tesoriere) viene condannato a 5 anni
• 2004
- A. Fastow viene condannato a 10 anni
- Kenneth Lay si consegna all’FBI
• 2006 luglio – Processo di Kenneth Lay (amico di George W. Bush)
- riconosciuto colpevole di bancarotta viene condannato a 24 anni
- muore d’infarto
R. Boni
Lez. 2.1 - 247
S-O Act - Altre condanne
Condannati in base al S-O Act
• Worldcom (2005)
- Bernard Ebber, Chief Executive Officer - 25 anni
• Adelphia (Società telefonica) - (2005)
- John Rigas, presidente - 15 anni
- Timothy Rigas, suo figlio - 20 anni
• Tyco (Settembre 2005)
- condannati a 25 anni + risarcimento danni di 134 milioni $
• Tennis Kozlowski (ex presidente) + multa 70 milioni $
• Mark Swartz (ex vicepresidente) + multa 35 milioni $
R. Boni
Lez. 2.1 - 248
La scomparsa dell’Arthur Andersen
• Risultati delle inchieste
- Bilanci Enron e Worldcom gonfiati con la complicità della società
-
di revisione Arthur Andersen & Co.
Come?
• inserendo come poste attive guadagni presunti
• mascherando perdite effettive
• 2002 ottobre
- 500 mila $ di multa ad Arthur Andersen & Co. per aver distrutto
documenti compromettenti (circa una tonnellata)
La società di revisione AA&Co. è stata costretta a chiudere
R. Boni
Lez. 2.1 - 249
2.11. Scandali globali italiani
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 250
Scandali globali italiani
• Cirio–De Rica
e Parmalat
Agli inizi degli anni 2000 emergevano nel nuovo mercato globale
• Il loro fallimento ha
- avuto grande impatto su opinione pubblica italiana per
• rilevanza delle dimensioni
• impatto economico e finanziario
- evidenziato
• pericolose falle nei sistemi di controllo
• connivenze e finanziamenti occulti di politici al vaglio
della magistratura
R. Boni
Lez. 2.1 - 251
Cirio-De Rica
•
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•
•
1856 Francesco Cirio fonda la società Cirio a Torino
1875 la Cirio è la prima industria conserviera italiana
1891 l’azienda fallisce
1894 il fondatore non si arrende e riparte da Napoli
1900 F. Cirio muore, entrano nuovi soci e la società si espande
1972 la SME acquisisce il controllo della società
1993 l’IRI vende la SME a pezzi
1994 Sergio Cragnotti acquista il gruppo Cirio-De Rica
2000 inizi - fatturato Cirio-De Rica sfiora i 5.000 miliardi di lire
R. Boni
Lez. 2.1 - 252
2002 - Il fallimento Cirio-De Rica
• 2000 - 2001 - politica aggressiva di acquisizioni di società estere
- Del Monte (fatturato: 1.600 miliardi di lire) sudafricana
- Bompril (detergenza, fatturato: 800 miliardi di lire) brasiliana
- Peixe (conserve alimentari) brasiliana
- Centrale del latte di Roma (poi ceduta a Parmalat)
• 2002 espansione si interrompe - Sergio Cagnotti non è in grado di
restituire obbligazioni per 150 milioni di euro - il gruppo fallisce
• entrano i commissari che ne curano la gestione e la vendita
• 2004 fine di settembre - Cirio e De Rica sono acquistati (155
milioni di euro) da Conserve Mediterraneo, controllata al 51 % da
Conserve Italia, colosso della cooperazione bianca emiliana
R. Boni
Lez. 2.1 - 253
2007 - Cirio-De Rica – Sviluppi giudiziari
25 Settembre 2007
• Il GUP * di Roma decide di
- Rinviare a giudizio
• Cragnotti, Geronzi e Fiorani
• 35 imputati
• una società di revisione
- Prosciogliere gli ex manager di San Paolo - IMI
* Giudice per l’Udienza Preliminare
R. Boni
Lez. 2.1 - 254
2008 - Cirio-De Rica – Il processo
12 febbraio 2008
• Il Tribunale Civile di Roma condanna in solido
Sergio Cragnotti e Capitalia a risarcire € 300
milioni al Gruppo Cirio come risarcimento per
la cessione di Eurolat a Parmalat
14 marzo 2008
• Inizia il processo Cirio–De Rica
R. Boni
Lez. 2.1 - 255
Lo scandalo Parmalat
• 19 dicembre 2003 - Bank of America nega di custodire 4 miliardi
di $ del gruppo - Scoppia lo scandalo
• 23 dicembre 2003 - Ministero delle Attività Produttive nomina
commissario straordinario Enrico Bondi
• 27 dicembre 2003 - Calisto Tanzi viene arrestato a Milano
• 31 dicembre 2003 - Viene arrestato l’AD Fausto Tonna
R. Boni
Lez. 2.1 - 256
Processo Parmalat
28 settembre 2005
• Comincia a Milano il processo a Calisto Tanzi e ad altri 18
imputati per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni al
mercato
Aggiotaggio
- Delitto commesso da chi divulga notizie false o tendenziose
o usa altri mezzi al fine di causare una variazione dei
prezzi delle merci o dei valori quotati in borsa, in modo da
turbare l’andamento delle attività commerciali e trarne
illeciti profitti
(Fonte: Dizionario Garzanti - 1987)
R. Boni
Lez. 2.1 - 257
Parmalat – Sviluppi
Maggio 2007
• Parmalat cresce di nuovo in termini di utili e di ricavi grazie ad
Enrico Bondi. La sua posizione finanziaria netta è tornata in utile
per € 87,4 milioni (trimestrale di bilancio al 31-03-2007)
• Il titolo azionario ha raggiunto € 3,3 da € 2 di fine 2005
• I cittadini si sono costituiti parte civile nel processo contro la
Parmalat
Ottobre 2008
• Calisto Tanzi è condannato a 10 anni e all’interdizione dai pubblici
uffici. Assolti i funzionari dalla Bank of America
R. Boni
Lez. 2.1 - 258
La risposta italiana - Falso in bilancio depenalizzato
Leggi e D.L. proposti e approvati dal Governo Berlusconi (2001 - 06)
• Decreto delegato per la riforma del diritto societario (2001)
depenalizza il reato di falso in bilancio per le società non quotate
in Borsa
- 26 settembre 2005 - caso “All Iberian” chiuso perché il falso
in bilancio non è più reato per una società non quotata
• Leggi che hanno ridotto i termini di prescrizione di gravi reati
(es. corruzione di magistrati)
- caso “SME” - “Consolidato Fininvest” - Procedimenti penali
per i reati di corruzione chiusi per decorrenza dei termini
R. Boni
Lez. 2.1 - 259
Le conseguenze
Perdita di credibilità dell’Italia
• Gli scandali Cirio-De Rica e Parmalat hanno evidenziato la mancanza di
- regole
- controlli
- attenzione da parte della politica
- informazione finanziaria comprensibile al cittadino
L’Italia è agli ultimi posti per investimenti esteri
R. Boni
Lez. 2.1 - 260
2.12. Reazioni alla globalizzazione
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 261
Reazioni contro la globalizzazione
• Cenni storici
• Un documento “No global” ante litteram
• Le contestazioni (da Seattle a Cancun)
• Prospettive
R. Boni
Lez. 2.1 - 262
Cenni storici
• XVIII sec.
I gesuiti in Sud America levarono la loro voce in difesa degli
Indios
• XIX sec.
primi scritti “no global” modernamente intesi
R. Boni
Lez. 2.1 - 263
Un documento “no global” ante litteram
• Io sono convinto che le strade di ferro, i telegrafi, le macchine, i
miglioramenti dell’industria, tutto ciò finalmente che sviluppa e
facilita il commercio, è da una legge fatale destinato ad
impoverire le masse fino a che il riparto dei benefizi sia fatto
dalla concorrenza. Tutti quei mezzi aumentano i prodotti, ma li
accumulano in un piccolo numero di mani, dal che deriva che il
tanto vantato progresso termina per non esser altro che
decadenza. Se tali pretesi miglioramenti si considerano come un
progresso, questo sarà nel senso di aumentare la miseria del
povero per spingerlo infallibilmente a una terribile rivoluzione,
la quale, cambiando l’ordine sociale, metterà a profitto di tutti
ciò che riesce a profitto di alcuni
R. Boni
Lez. 2.1 - 264
Il documento è di
• Carlo Pisacane
• È un brano del suo “Testamento politico” scritto a Genova
il 24 marzo 1857 prima di imbarcarsi per la spedizione di
Sapri
R. Boni
Lez. 2.1 - 265
Le contestazioni
• 1999 – Seattle (USA) – 1^ contestazione contro il WTO
• 2001 Marzo – Genova – disordini contro il G8
(1^ vittima Carlo Giuliani)
• 2002 Novembre – Firenze – “Social forum” – prospettive per
la costruzione di un metodo di confronto
• 2003 Settembre – Cancun (Messico) – Fallimento del confronto
tra Europa/America e paesi emergenti al vertice del WTO
Suicidio del sindacalista coreano Lee
R. Boni
Lez. 2.1 - 266
Le denunce di Naomi Klein
• il suo bestseller “No Logo” (2002) bandiera dei “no global” racconta
- gli aspetti più subdoli della globalizzazione
- la progressiva imposizione dei "marchi”
- la ribellione contro questo mondo di etichette
• Il suo nuovo libro “Shock Economy” (2007)
- smonta il mito del trionfo pacifico e democratico dell’economia di
mercato
- solo uno shock causato dal terrorismo, da un cataclisma o dalla
guerra può consentire al capitalismo di conquista di trasformare il
“politicamente impossibile” in “politicamente inevitabile”
R. Boni
Lez. 2.1 - 267
La democrazia e le sue radici globali
• Saggio di Amartya Sen che, in un’intervista concessa a Paolo Flores
D’Arcais (11 marzo 2004) così si esprime
- La globalizzazione di per sé non è un problema
- La globalizzazione in economia, nelle scienze, in matematica,
nella musica è qualcosa che arricchisce l’umanità, è un fatto
assolutamente positivo
- Il problema è l’ineguaglianza nel partecipare alla globalizzazione
R. Boni
Lez. 2.1 - 268
L’età dell’odio
Sottotitolo
• Esportare democrazia e libero mercato genera conflitti etnici?
La studiosa cinese Amy Chua in questo saggio mette in evidenza che:
• Libero mercato e democrazia, senza ridistribuzione della ricchezza
(o “stato sociale” o “welfare”) sono incompatibili perché
- “il potere dei numeri” (democrazia) mal si concilia con
- “il potere della proprietà” (capitalismo)
R. Boni
Lez. 2.1 - 269
L’approccio degli Stati Uniti
Secondo Amy Chua
• Approccio degli Stati Uniti, negli ultimi anni
- mescolare la forma più cruda di capitalismo con la forma più grezza
di democrazia
- esportare questa miscela nei paesi più poveri, frustrati e disperati del
mondo
• Se si aggiunge qualche minoranza economicamente dominante risulta che
- l’instabilità insita in questa forma primitiva di democrazia sarà
aggravata all’ennesima potenza dalle forze dell’odio etnico
R. Boni
Lez. 2.1 - 270
Un salto indietro nel tempo
Giuseppe Mazzini nei “Doveri dell’uomo” scriveva:
• “In questi ultimi cinquanta anni … la produzione ha raddoppiato
… il commercio … ha conquistato più forza … Perché il nuovo
impulso comunicato all’industria e al commercio ha creato, non il
benessere dei più, ma il lusso di alcuni?”
(Londra il 23 aprile 1860)
R. Boni
Lez. 2.1 - 271
La globalizzazione e l’Italia
• Sono passati cento cinquanta anni
• Nel mercato globale ritroviamo lo stesso squilibrio tra il lusso
di alcuni e la misera condizione dei più
• In Italia
- il 10 % della popolazione detiene il 50 % della ricchezza
- ci sono più di due milioni di disoccupati
- i giovani sono costretti ad accettare lavori precari
- il PIL reale è stazionario da più di 15 anni
R. Boni
Lez. 2.1 - 272
Il muro dell’Occidente contro i poveri del mondo
• Le ondate migratorie, fenomeno drammatico del nuovo millennio:
- mettono a nudo le tensioni della cultura liberale e democratica
e, in particolare, due problemi di giustizia :
• distributiva
• politica
• Robet Goodin, studioso australiano ha scritto:
- fino a quando i beni non circoleranno equamente, è inevitabile
che le persone vadano a cercarli dove si trovano
• È quindi inutile e controproducente innalzare muri e creare barriere
R. Boni
Lez. 2.1 - 273
Le responsabilità dell’Occidente
• L’unica soluzione per i paesi del primo mondo è:
- adottare politiche globali di giustizia distributiva, altrimenti saranno
la meta obbligata alla quale tenderanno i tanti disperati della terra
• L’Europa dovrebbe farsi promotrice di un progetto politico democratico
basato su strategie di
- giustizia distributiva a livello globale
- integrazione politica a livello nazionale
• È la strada obbligata per
- difendere la qualità della nostra democrazia
- acquisire l’autorità morale per poterla diffondere
R. Boni
Lez. 2.1 - 274
2.13. La crisi dell’Occidente - 2008
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 275
Le ideologie del XX secolo
• Prima metà
- Ascesa e crollo del Fascismo e del Nazismo
• Seconda metà
- Crollo del Comunismo (1979 - 1989)
- Crisi del Capitalismo (1997 - 2001 - 2007)
R. Boni
Lez. 2.1 - 276
1995 - Il fantasma della povertà
• Si prevede che “il fantasma della povertà”(*) arriverà in Occidente perché:
- l’Occidente esporta ricchezza e importa povertà
- si muovono i capitali occidentali non gli operai
- i salariati occidentali si trovano stretti tra “salari orientali” e “costi
occidentali” così la povertà entra nella busta paga
- gli occidentali non comprendono che (a) mondializzazione
dell’economia, (b) crisi dello Stato sociale (Welfare State), (c) crisi
della politica, sono anelli spezzati della stessa catena
- non si può competere con l’Asia sulla forza lavoro
- per lo sviluppo è strategico l’investimento pubblico nel capitale
umano e l’uso formativo dei network televisivi pubblici
(*) 1995 – Saggio politico di alcuni studiosi, tra cui Giulio Tremonti
R. Boni
Lez. 2.1 - 277
2008 - La paura e la speranza *
• Dal 2000-2001 PIL USA gonfiato da continue “bolle”
- dalla new economy alla crescita dei valori immobiliari
• crisi finanziaria USA - parte dalla crisi dei mutui subprime
• bilancia commerciale USA squilibrata - dal 2000 al 2007 il debito
pubblico USA è salito da 5600 a 9000 miliardi di dollari
• Cina ne possiede quasi la metà
• dipendenza finanziaria USA dall’esterno accentuata dagli
investimenti dei “fondi sovrani” nell’industria bancaria
• crisi ruota intorno al mercatismo - versione degenerata del liberismo
• se il mondo è unico, le politiche non possono essere diverse
• le regole non possono essere parziali. O sono generali o non sono
* Giulio Tremonti - Mondadori - Marzo 2008
R. Boni
Lez. 2.1 - 278
La paura e la speranza *
• l’Europa non ha superato la dimensione del mercato
• si illude che il mercato possa sostituire la politica
- la politica senza la realtà è vuota - l’economia senza la politica è cieca
• l’Europa non ha:
• una politica estera - un seggio unico all’ONU - una politica industriale
• un funzionale sistema di diritti a tutela della proprietà industriale e intellettuale
• regole per vietare la concorrenza asimmetrica con i paesi esteri che violano le regole
• una politica commerciale - è rappresentata nel WTO solo da un Commissario
• una politica energetica - è in posizione di debolezza nei confronti dei fornitori esteri
• una politica demografica
• una politica sociale che ignora gli effetti destabilizzanti prodotti dal lavoro precario
• una politica culturale
* Giulio Tremonti - Mondadori - marzo 2008
R. Boni
Lez. 2.1 - 279
la speranza *
La speranza di superare questi momenti è legata
• alla combinazione di “identità” e “valori” sintetizzati in sette parole chiave
(5 blocchi concettuali)
-
valori, famiglia e identità
autorità
ordine
responsabilità
federalismo
• al potenziamento della funzione democratica del Parlamento Europeo
* Giulio Tremonti - Mondadori - marzo 2008
R. Boni
Lez. 2.1 - 280
La crisi americana
• 29-11-2007 - Congresso USA - Parlamentari Pennsylvania richiamano
spirito del 1776 per trovare soluzione a pignoramenti e crisi bancaria
•
•
•
•
•
marzo 2008 Banca d’affari Bear Stearns assorbita dalla Jp Morgan Chase
Governo americano salva Fannie Mae e Freddie Mac, colossi dei mutui
15-09-2008 Banca d’affari Lheman Brothers fallisce (debiti: $ 613 miliardi)
16-09-2008 Merrill Linch acquisita da Bank of America ($ 50 miliardi)
17-09-2008 Fed assume il controllo del 79,9 % della AIG e acquisisce
diritto di veto sul versamento di dividendi (con 85 miliardi di $)
• 25-09-2008 Washington Mutual fallisce - acquistata dalla JP Morgan
- 13^ banca americana a fallire
• 02-10-2008 Senato e Congresso approvano piano anticrisi del Presidente
George W. Bush e maxi finanziamento per le banche ($ 700 miliardi)
R. Boni
Lez. 2.1 - 281
L’innesco della crisi europea e mondiale
• Mario Draghi Governatore della Banca d’Italia
- la crisi richiede interventi urgenti sul fronte monetario, fiscale e
regolamentare per ripristinare la stabilità dei prezzi, necessaria per
sostenere la crescita
• 29-09-2008 Crollano le borse in tutto il mondo
• 2 ottobre 2008 Jean-Claude Trichet presidente della BCE annuncia che il
tasso di riferimento resta invariato al 4,25 %
• 06-10-2008 Perdite pesanti per le Borse europee
- Milano: - l’8,24 % - Londra: - 7,25 %
• Global Financial Stability
- crisi dei mutui USA costerà $ 1.400 miliardi (circa € 1.000 miliardi)
R. Boni
Lez. 2.1 - 282
Autunno 2008
• La crisi, partita dagli Stati Uniti, ha investito l’Europa e tutto il mondo
• Si è capito che è necessario un coordinamento senza frontiere per
contrastare il panico e riportare l’economia su un terreno più solido
• 08-10-2008 a livello mondiale è stato deciso il taglio di 1/2 punto del
costo del denaro. La Fed ha portato i tassi all'1,5% e la Bce al 3,75%.
Hanno partecipato Banca d'Inghilterra, Banca del Canada, Banche
centrali di Svezia e Svizzera e Banca centrale cinese ( - 0,27%)
• Governo inglese - piano per dare liquidità alle Banche.
• Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi - decreto legge che impedisce
fallimento delle banche e fornisce garanzia pubblica ai depositi bancari
fino a 103.000 euro in aggiunta a quella del Fondo Interbancario
R. Boni
Lez. 2.1 - 283
Autunno 2008 - Primi accordi
08-10-2008
• Il Presidente francese Nicolas Sarkozy, Presidente di turno della
Comunità Europea, in acccordo con Josè Manuel Barroso, Presidente
della Commissione Europea, convoca i 15 capi di governo
dell’Eurogruppo per varare un piano di ricapitalizzazione delle
banche, sul modello di quello britannico
15-10-2008
• L’accordo, condiviso dal Governo Americano, è sottoscritto dai 27 capi
di governo dell’Unione Europea
Il coordinamento euro americano restituisce un po’ di fiducia ai mercati
R. Boni
Lez. 2.1 - 284
15 novembre 2008
• Presidente Bush convoca una riunione dei 20 paesi più
industrializzati del mondo (G20) per
- fronteggiare la crisi finanziaria
- frenarne l’impatto sull’economia reale
- evitare la paventata recessione mondiale
• I risultati dell’incontro sono poco significativi
• L’attesa è focalizzata su quel che farà il nuovo Presidente USA
Barak Obama che subentrerà a Bush dal febbraio 2009
R. Boni
Lez. 2.1 - 285
Autunno 2009
• Nel 2009 il nuovo Presidente USA Barak Obama partecipa alle riunioni
del G8 e del G20
• L’auspicio è che si avvii una nuova “Bretton Woods”, basata su una
ampia visione del mondo, per riformare profondamente le regole e gli
istituti di governo dell’economia globale e tenere conto della finanza,
ma anche del lavoro, delle materie prime e dell’energia
• Il 25-09 si è svolta a Pittsburgh l’ultima riunione del G20 per il 2009
• Conclusione: tante raccomandazioni sottoscritte da tutti, pochi passi
concreti su singoli problemi
- Esempio: è stato impossibile formulare tetti precisi e gabbie visibili
per i bonus ai banchieri responsabili di perdite finanziarie
R. Boni
Lez. 2.1 - 286
2.14. Un nuovo sistema di regole
Prof. Romano Boni
R. Boni
Lez. 2.1 - 287
Un nuovo sistema di regole
A fronte dell’ultima crisi mondiale iniziata nel 2007 e nonostante le deludenti
risposte fornite dai vari G8 e G20, abbiamo preso coscienza che:
• Non esistono formule magiche per risolvere i problemi, non solo
•
•
economici
Facciamo tutti parte di una comunità globale e dobbiamo darci delle
regole che ci permettano di convivere e di progredire
Queste regole devono:
- essere, ed essere considerate, eque e giuste
- tener conto dei poveri e dei potenti
- essere animate dai principi fondamentali della decenza e della
giustizia sociale
- non devono lasciare spazio a estremismi o fondamentalismi sia
economici che religiosi
R. Boni
Lez. 2.1 - 288
Una speranza per il futuro
• La soluzione non è facile perché queste regole devono contemperare
- democrazia, capitalismo, ridistribuzione della ricchezza,
- stato sociale e stato di diritto (complemento indispensabile)
• È però giunto il momento di preoccuparsi che le cose funzionino e di
ripensare a come vengono prese le decisioni e nell’interesse di chi
• Una globalizzazione gestita in modo equo e giusto permetterà di creare
una nuova economia mondiale la cui crescita sarà più sostenibile, più
equamente distribuita e potrà contribuire al progresso di tutti
R. Boni
Lez. 2.1 - 289
Una prospettiva positiva
• 12 settembre 2003 - Evento di grande valore simbolico
“Dichiarazione di Interdipendenza” - Filadelfia (USA)
• Istituzione della “Giornata d’Interdipendenza”
- promossa dal Prof. Benjamin R. Barber
- celebrata nel 2003 a Filadelfia e a Budapest
• 12 settembre 2004 - 2^ “Giornata d’Interdipendenza”
- celebrata a Roma
- Intervenuti: Prof. Benjamin R. Barber, Sindaco di Roma
(Walter Veltroni), eminenti personalità, rappresentanti del
Segretario dell’ONU (Kofi Hannan) e del Presidente della
Commissione Europea (Romano Prodi)
R. Boni
Lez. 2.1 - 290
La dichiarazione di Interdipendenza
Filadelfia, 12 settembre 2003
Noi, il popolo del mondo, con la presente dichiariamo la
nostra interdipendenza come individui e membri di comunità
e nazioni distinte.
Ci impegniamo ad essere cittadini di un unico “CivWorld”:
un mondo civico, civile e civilizzato.
Senza pregiudizio per le risorse e gli interessi delle nostre
identità nazionali e regionali, riconosciamo le nostre
responsabilità nei confronti delle risorse comuni e delle libertà
dell’intero genere umano.
…
R. Boni
Lez. 2.1 - 291
La dichiarazione di Interdipendenza (12 sett. 2003)
Ci impegniamo altresì ad operare sia direttamente sia tramite le
nazioni e le comunità cui pure apparteniamo come cittadini, per:
• garantire giustizia ed uguaglianza per tutti …
• forgiare un ambiente globale sicuro e sostenibile per tutti …
• offrire ai bambini, nostro futuro comune, particolare attenzione e
•
•
•
protezione nella distribuzione delle risorse comuni ….
mettere in atto forme democratiche di governance globale, civile e
legale, che consentano di garantire i nostri comuni diritti …
promuovere la realizzazione di politiche e istituzioni
democratiche in grado di esprimere e salvaguardare la nostra
appartenenza alla medesima comunità umana
sostenere spazi liberi in cui le nostre particolari identità religiose,
etniche e culturali possano prosperare e dove le nostre esistenze –
tutte di pari valore – possano essere condotte con dignità, al
riparo da qualsiasi forma di egemonia politica, economica e
culturale
R. Boni
Lez. 2.1 - 292
2005 – 60° anniversario delle Nazioni Unite
• Dichiarazione del summit – Un passo significativo enumera
- nuovi diritti e nuovi obblighi della comunità internazionale
relativi all’intervento nelle questioni interne del Darfur
• Il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha commentato
positivamente
- stiamo diventando un mondo nel quale ciascuno di noi è
responsabile dei propri fratelli
R. Boni
Lez. 2.1 - 293
2008 – Tribunale dell’Aja
• 2008 - il Tribunale dell’Aja ha dichiarato che avvierà una
procedura di incriminazione del Presidente del Sudan per
crimini contro l’umanità in Darfur
• Purtroppo il problema del Darfur, è ancora irrisolto così
come tante altre gravi situazioni a livello mondiale
R. Boni
Lez. 2.1 - 294
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LEZ2_2010-11_EA_Quadro_di_insieme