Venerdì 16 Marzo 2007
C U LT U R A
S P E T TAC O L I
&
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L’ALBANIA DA FINE ‘800 A OGGI
Se il Sacro
torna
dal passato
Il nuovo romanzo - in italiano dello scrittore Artur Spanjolli
Impressioni di viaggio
.
dal nostro inviato
PALM SPRINGS (CALIFORNIA) - L’avvertenza, come
sulle confezioni di medicinali, è d’obbligo: una «tre
giorni» in California non
consente a nessuno - e men
che mai a chi scrive - di
potersi ergere a esperto dello
Stato più soleggiato degli
Usa. Al massimo, si possono
raccontare sensazioni, emozioni, stati d’animo che una
pur così breve permanenza
in terra straniera ha comunque regalato.
IL PAESAGGIO - Non c’è
che dire, la natura si è davvero divertita in California.
Nello Stato di Hollywood, del
governatore-attore Schwarzenegger erede del governatore-attore Ronald Reagan
e delle canzoni dei Beach
Boys assurte a inno nazionale, si alternano come per
magia gli scenari più diversi: le lunghe spiagge del
Pacifico, paradiso dei surfisti, le immense zone desertiche e le grandi montagne. In mezzo, come splendide «isole», le città: su tutte
Los Angeles, che qui la gente
indica più sbrigativamente
con le iniziali, LA, ma anche
San Francisco, San Diego,
Santa Monica, Palm Springs. Città dove la grande ricchezza vive gomito a gomito
con una altrettanto grande
povertà: a Palm Springs, la
ricca, attempata e «rifatta»
signora che va a fare lo
shopping in Bentley o Rolls
Royce ha per dirimpettai i
dropouts, gli emarginati, la
cui misera dimora, realizzata su un terreno brullo,
sorge di fronte a una elegante villa dal prato inglese
ben curato.
La California è però anche
uno Stato che sta puntando
decisamente sulla riduzione
drastica delle emissioni inquinanti e sulle fonti energetiche alternative: non è
quindi un caso che la General Motors abbia effettuato a Palm Springs un test
drive con una vettura alimentata a idrogeno, peraltro
proprio nella zona dove sorgono a migliaia le turbine
che sfruttano l’energia eolica per produrre energia
elettrica. Sembrava di vedere una distesa di mulini
«tecnologici» a tre pale, il cui
design a stella ricordava un
po’ il logo di una casa automobilista tedesca, ma certo non era il caso di farlo
notare ai nostri gentili ospiti.
LA GENTE - In California,
un abitante su tre è ispanico
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Sensazioni, emozioni,
stati d’animo rispetto
agli scenari più diversi:
le lunghe spiagge del
Pacifico, le immense zone
desertiche e le grandi
montagne. In mezzo,
come splendide «isole», le
città: su tutte, Los Angeles
Nel grande Stato degli Usa
er un musulmano fer- l’aria da muezzin, autodidatvente la cattedrale di Bo- ta in cose religiose.
logna non dovrebbe corHysen il santo della «teqja»
rere nessun pericolo di at- riappare, attraverso le sue
tentato, a causa dell’affresco considerazioni profetiche riche raffigura il profeta Mao- guardo alla tolleranza tra le
metto precipitato giù nell’In- tre religioni monoteiste, verferno. È ciò che pensa Hysen, gate dal 1873 al 1877 (data
il «santo» della «teqja», monastero in cui
pregavano e
venivano sepolti i dervisci nella città
albanese di
Likesh. Il saggio musulmano, confrontando la sua
religione con
quella cristiana, giustifica
Dante
per
aver
messo
Maometto
La danza dei Dervisci rotanti
nell’Inferno:
«alla sua epoca una cosa del della sua uccisione). E in un
genere era comprensibile».
rito suppletivo, il saggio riapSiamo nell’Albania di fine pare con la sua tunica az‘800. Hysen è un sapiente e zurra e la fluente barba biandevoto islamico, caritatevole ca, attraverso i sogni e i procon i poveri, capace di sag- digi dei convenuti: perché
gezza universale, tanto da in- ogni sera ognuno racconta il
trecciare libri sapienziali di miracolo ricevuto, che sia la
ogni religione - dal Vecchio salvezza da un fulmine o da
Testamento ebraico ai Veda un toro infuriato, o che sia la
indiani, dai Vangeli cristiani sopravvivenza durante la
al Corano... -; egli cerca di guerra contro i greci del 1941,
tracciare le linee di una tol- tra le file italiane.
leranza religiosa fissando le
Riunioni segrete, allietate
sue riflessioni in un diario. In da un’ingenua ritualità, ancui però confida anche le sue che culinaria, imbandita con
gioie e le pene quotidiane: dolci e pietanze tradizionali.
come la persecuzione di un E che avranno un esito fusignorotto del luogo, crudele turo: toccherà infatti a uno di
e invidioso della sua solida- quei ragazzi presenti al rito, a
rietà verso i miserevoli, che Luti figlio di Lala, il compito
sfocerà nella tragedia e di ricostruire la «teqja» - dopo
nell’assassinio.
la caduta del comunismo -.
È questo il nocciolo del ro- Una semplice edicola sacra
manzo La teqja di Artur sulla tomba dei santi. Un riSpanjolli. Uno di quei nar- torno al sacro, non solo auratori stranieri - è albanese - spicato.
che, scrivendo direttamente
Giacomo Annibaldis
in italiano, contribuiscono
ad arricchire la nostra pro- l «La teqja» di Artur Spanduzione letteraria (un altro jolli (Besa ed., pp. 120. euro
nome, noto in Puglia, è Ron 12,00).
Kubati): affascinante è il suo
precedente romanzo Cronaca
di una vita in silenzio (edito
nel 2003 ugualmente da Besa,
editore pugliese attento alla
letteratura albanese e a quella dei mondi al margine).
Come la Cronaca di una vita
in silenzio - che adottava un
«topos» narrativo, quello delPALERMO - Andrea Camilleri racconta di dieci suore che si
la ricerca di un’identità intorno a una salma -, anche La sarebbero lasciate morire perché il loro vescovo, gravemente
teqja si sviluppa con un altro ferito, potesse sopravvivere. Un patto con il Signore stretto nel
modulo consueto in lettera- 1945, quando nella Sicilia liberata grazie allo sbarco antura: il ritrovamento di un glo-americano erano cominciati l’attacco al latifondo e la
manoscritto (da Manzoni a conquista delle terre da parte dei contadini. Una storia vera,
Potocki). E come nella Cro- secondo lo scrittore, ma smentita dalla curia di Agrigento, che
naca, anche La teqja adotta bolla come «falsa» la vicenda raccontata nel romanzo «Le
gli stessi protagonisti: la fa- pecore e il pastore», da ieri in libreria, pubblicato da Sellerio.
Camilleri scrive di un prelato piemontese, Giovan Battista
miglia di Lala Cialliku. Tuttavia, questa volta - bisogna Peruzzo, vescovo di Agrigento, che si schiera dalla parte dei
ammetterlo - la struttura e la contadini e per questo i feudatari gli sparano. Ma il vescovo,
ispirazione si mostrano più dopo giorni tra la vita e la morte, riesce a sopravvivere. Nel ’56
fragili, meno increspate e me- la madre badessa del convento di Palma di Montechiaro scrive
una lettera a Peruzzo, spiegandogli che quella guarigione fu il
no suggestive.
Non manca la condanna del frutto di un sacrificio, di un voto, di «un patto che dieci tra le
regime di Enver Hoxha, il più giovani suore di questo convento fecero con il Signore: le
dittatore comunista che cer- loro vite contro la sua». Camilleri viene a conoscenza di questa
cò di sradicare qualsiasi em- storia due anni fa, inizia le ricerche e scopre che quelle morti
pito religioso in Albania. In sono realmente avvenute in quel periodo.
Ma la Chiesa non ci sta: «Per capire certe parole come “offrire
questa atmosfera radicalmente laica, si spiega l’aria di la vita” – si legge in una nota della curia di Agrigento – bisogna
cospirazione che circonda il entrare in una logica cristiana altrimenti si sbaglia totalracconto; soprattutto avvolge mente bersaglio. La morte delle suore è avvenuta per cause
la lettura delle pagine ritro- naturali come la malattia, la tisi o altro. Rimane però l’atto di
vate («la follia del sistema fede che fa offrire la propria sofferenza o il proprio morire per
unirlo all’offerta di Cristo sulla Croce e farlo diventare motivo
comunista era all’apice»).
Difatti, in casa di Lala si di salvezza e di redenzione per l’umanità. Quante volte si sente
raccolgono per nove sere la dire alle mamme “offro la mia vita per quella di mio figlio”. Ma
numerosa famiglia e tutti co- questo non è né eutanasia né lasciarsi morire».
«Alcune delle monache di quel tempo – spiega la curia – sono
loro che si credono miracolati dal santo Hysen. La de- ancora in vita e raccontano con semplicità il senso di quella
cifrazione del prezioso ma- offerta e di quella preghiera. Gesù è morto a causa della
noscritto, ritrovato in una cattiveria degli uomini, ma questo non gli ha impedito di
cassetta segreta, è affidata a offrire la sua vita per il bene dell’umanità».
(ansa)
Blendi un ragazzone con
P
Una strada di Palm Springs,
California. A destra, la zona
dove sorgono a migliaia
le turbine che sfruttano
l’energia eolica per produrre
energia elettrica
Sogno americano?
In California c’è chi
rimpiange l’Italia
A Palm Springs, ricchezza
e povertà a gomito. La
questione dei migranti
clandestini dal Messico
e la crescente attenzione
all’ecologia. Il «fai da te»
come bandiera
dell’individualismo
e il libanese-«ciociaro»
che sa imitare Ricucci
.
Il popolare
governatore
della
California,
Arnold
Schwarzenegger
bacia una
sua giovane
sostenitrice
e il confine con il Messico è
la versione americana delle
coste pugliesi: i clandestini
entrano negli States dai sentieri di montagna e la polizia
non riesce a frenare la corsa
verso la libertà, verso il benessere ammirato in tv, di
una massa di disperati.
Gli agenti, che in genere
sulle strade americane sono
lo spauracchio degli automobilisti, per indurli a rispettare i severi limiti di
velocità, quando si arriva in
prossimità del confine messicano voltano le spalle alla
striscia di asfalto: il loro
compito principale, in quelle
zone, è tenere sotto controllo
i varchi dai quali possono
accedere i clandestini. Certo, la loro è una mission
impossible, ma non osiamo
immaginare quali dimensioni assumerebbe l’esodo di
profughi negli States, a caccia di quella chance che il
cinema, da Frank Capra in
poi, ha mostrato loro, se questo controllo venisse meno.
D’altronde, pochi giorni fa
una importante banca americana ha deciso di concedere la carta di credito anche agli immigrati clande-
stini (si calcola un giro di
affari immenso) e, si sa, in
questi casi la prima «resa» è
sempre quella economica.
NIENTE VI CHIEDO, NIENTE VI DO - Vai in giro,
soprattutto nelle zone di periferia o nei piccoli centri
che trovi lungo la strada, e ti
sovviene il motto dei Borbone. Qui vige il «fai da te»:
previdenza privata, sicurezza privata e non ti stupisci
più se la percentuale di votanti è così bassa, visto che
per molti il voto di scambio,
prima ancora che un illecito,
è addirittura un sogno.
Entri in un negozio a Julian, un paesino di tremila
abitanti nato all’epoca della
«febbre dell’oro» e vicino alla cassa trovi un warning,
un avviso che lascia pochi
margini di interpretazione:
«Hey, tu, lo sai che se rubi in
questo negozio rubi a me e ai
miei figli? Non scherzare su
questo argomento: se ti bec-
co, ti arresto e ti perseguo
giudiziariamente».
Anche la gentilezza è spesso un optional: chiedi alla
titolare di uno store la disponibilità della toilette e la
risposta è dura, senza possibilità di replica. «Quando
esci dal negozio, gira a destra e, all’incrocio, c’è un
bagno pubblico». Nei bar,
poi, non manca mai la scritta: «la toilette è a disposizione dei soli clienti».
Per il vero, in un ristorante
abbiamo trovato anche una
scritta con la quale il titolare
si scusava per non aver potuto allestire un gabinetto
per i portatori di handicap.
Una struttura simile, veniva
spiegato, era incompatibile
con i vincoli imposti ad un
locale storico, ma per rimediare si offriva gratis agli
eventuali sfortunati clienti
un gettone per usufruire della struttura pubblica.
CHE VITA? - Lontano dai
grandi centri, la vita deve
essere di una noia insopportabile. La riprova è che
persino la nostra presenza
in zona era un evento. La
gente si avvicinava incuriosita ad ammirare le vetture e
ci chiedeva lumi sulle caratteristiche tecniche. Il nostro arrivo era perfino finito
in prima pagina sul settimanale locale. «Julian News», con tanto di foto. Le
copie del giornale sono disponibili sul bancone del bar
del «Miner’s Diner», il «ristorante del minatore», celebre in zona per le torte di
mele: un tazzone da caffé
funge da fermacarte, ma anche da cassa. Non c’è un
adetto alla vendita, ma l’acquirente deve lasciare nella
tazza mezzo dollaro, il costo
del settimanale. Accanto alla
pila di giornali una scritta
assai esplicita: «50 centesimi, sul vostro onore». Un
modo elegante per dire al
potenziale acquirente: io mi
fido di te, ma se non paghi
sei un accattone, senza onore.
IL CIOCIARO - Entri in
uno store a Julian e tutto ti
aspetti, tranne che il proprietario parli un italiano
con accento ciociaro, che
sembri una sorta di Max
Giusti quando fa l’imitazione di Ricucci. «Io sono libanese - dice - ma sono stato
un anno a Ladispoli e parlo
cinque lingue».
La domanda, a quel punto,
è inevitabile: come vivete
qui? E lui, equivocando:
«Certo, era meglio vivere in
Italia, dove non lavora nessuno». Ma questo, proviamo
ad obiettare, è un luogo comune... «No - insiste - da voi
c’è la pausa pranzo e alle
quattro del pomeriggio quasi tutti hanno finito di lavorare, mentre io qui ho
aperto alle 8 del mattino e
chiudo alle 11 di sera».
Una cosa dagli italiani, però, il nostro amico l’ha imparata: se il nostro sguardo
si ferma per più di cinque
secondi su uno scaffale, lui
cerca subito di venderci
qualcosa, vantando la qualità della sua merce. Meglio
andar via: saremo scansafatiche, come dice lui, ma
non polli da spennare...
Amerigo De Peppo
Nella Sicilia del ‘45, per salvare il loro vescovo
LA CRONACA COME METAFORA. Dagli errori nei trapianti alla maestra che taglia la lingua d’un bimbo
Dieci suore suicide, un libro
La Curia smentisce Camilleri
Nel cielo sopra Caino
l tempo guarirà tutto... Ma che succede se
il tempo stesso è una malattia?». Questa
frase pronunciata dalla trapezista amata
dall’angelo Daniel nel film Il cielo sopra Berlino
di Wim Wenders richiama alla mente la possibilità che l’antidoto diventi veleno, che il sogno si trasformi in un incubo, che all’alba succeda la notte, che il protettore si trasformi in
carnefice.
Molte metafore per un unico inquietante
scenario. Che negli ultimi tempi si è concretizzato molte volte. A Firenze, dove tre
persone che avendo finalmente ottenuto un
«I
Lo scrittore Andrea Camilleri
vetrina
Tinto Brass, in un libretto il suo «elogio del culo»
Dopo una vita spesa a spogliare sul set le donne più belle, Tinto Brass ha sentito la
necessità di teorizzare il suo pensiero erotico stendendo un suo personalissimo «elogio del
culo». Si tratta di un dialoghetto «socratico» lungo ventidue pagine, più una scelta di foto dei
suoi film (editore Tullio Pironti), volumetto che è stato presentato ieri a Roma da Zouzou,
una boutique di lingerie sexy, a due passi da piazza Navona. Ad assistere all’«insegnamento» del regista veneziano c’era una piccola folla senza volti noti, quasi tutta femminile e sotto i trent’anni. Il «maestro», come tutti lo chiamavano, apre il suo libro con un
sillogismo di rara potenza: «Il culo è lo specchio dell’anima; ognuno è il culo che ha;
mostrami il culo e ti dirò chi sei». Più avanti si legge che «fra erotismo e pornografia c’è solo
una differenza di significante per esprimere lo stesso significato: il sesso». E ancora, tra altre
perle di saggezza che ingolosivano il pubblico presente, questa riflessione: «Erotismo
significa anteporre la contemplazione all’azione, la bellezza al piacere, le mistificazioni
dell’anima alla verità animale, che apre il cammino al godimento e ci porta perfino alla
santità!». Tinto Brass ha poi aggiunto che il suo è un «libro istruttivo, da diffondere nelle
scuole» e ha evocato il fondoschiena «espressivo» di Stefania Sandrelli in La chiave.
trapianto d’organo intravedevano una possibilità di ritorno a una vita migliore, sono
state precipitate nell’angoscia più nera dal
banale errore di trascrizione in cui è incappata una
biologa
che
non ha verificato fino in fondo le caratteristiche degli organi donati.
In provincia
di Verona, dove l’arrendersi
all’abisso della
mente di una mamma, ha fatto sì che un
neonato sia stato accoltellato dalla stessa
persona che lo ha messo al mondo e che
avrebbe dovuto proteggerlo.
In provincia di Avellino, dove la malvagità
ha armato la mano di una figura paterna che
ha ucciso la giovane figlia della convivente
rea di aver cercato di difendere la madre
dalle continue vessazioni di quell’uomo.
A Milano dove una maestrina di sostegno
ha dato prova che la superficialità (a tacer
d’altro) può facilmente risolversi in crimine
riuscendo a tagliare la lingua a un bimbo tra
i banchi di scuola.
Si dirà: sono casi eccezionali. Un errore
non vuol dire che il rimedio sia sempre
peggiore del male. Il momento di offuscamento di una madre non vuol dire che i
bimbi non possono continuare a godere delle cure amorevoli di chi li partorisce. L’eccesso di violenza di un uomo-padre non vuol
dire che le famiglie non siano dei luoghi
sicuri. L’ineffabile comportamento di un
insegnante non comporta il processo all’intero sistema educativo.
È vero.
È altrettanto vero però che l’errore banale
eppure devastante, il corto circuito del pensiero razionale, lo scatto della mano violenta di Caino, sono sempre in agguato. E
possono manifestarsi là dove vorremmo che
nulla di negativo possa succedere e succederci: nella culla, in casa, a scuola, in
ospedale. Così dobbiamo accettare l’idea che
non esistono zone franche. Che non esistono
porti assolutamente sicuri. Che questi ultimi sono solo proiezioni dell’uomo perché
umani sono gli scenari appena ricordati.
E allora la frase del film di Wim Wenders
può diventare: «L’uomo risolve molti problemi... Ma che succede se l’uomo stesso è un
problema?».
Vanni Pascuzzi
l La foto «Boy at Bat, Havana» è di Wim
Wenders
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