In seguito alla pubblicazione della recensione del libro “Forse domani t’ammazzo” pubblicato sul
numero 1 del 2006 de “la Piazza” a firma di Dominga Cici, abbiamo ricevuto un contributo da parte
dell’autrice Letizia Leviti, che noi pubblichiamo di seguito.
Scambio di opinioni
Cari Lettori,
voglio parlarVi dell’articolo
che avete letto su questo
giornale riguardo la
presentazione del mio libro
(“Forse domani t’ammazzo”,
Edizioni Tormargana,
2004) nella Vostra zona. Il
libro, Ve lo ricordo, racconta
- con le voci di Salvatore
Stefio, Maurizio Agliana e
Umberto Cupertino - i 58
giorni che i tre italiani (quattro con il povero Fabrizio
Quattrocchi, che nelle mani dei sequestratori è rimasto
solo due giorni) hanno trascorso in ostaggio delle
“Brigate verdi di Maometto”, in Iraq. L’articolo al quale
mi riferisco è stato scritto da una signora che si chiama
Dominga Cici. Ci sono alcune contraddizioni di fondo:
punti in cui la penna nega ed afferma la stessa cosa senza
neanche accorgersene. Prima dice che “non basta un titolo
ed una veste grafica ad effetto per attirare l’attenzione”
e poi che “l’incolonnato giornalistico del titolo forse è
l’unico elemento notevole di questo libro”.
Errori, si capisce, dovuti forse alla fretta, ma è altrove
che io ravviso invece una critica faziosa che non nasce
dall’incapacità, ma da una precisa volontà. Alla signora
Dominga non è piaciuto lo stile narrativo con cui è scritto
il libro e questa è una valutazione soggettiva che io accetto
di buon grado e serenamente. La gravità dell’articolo sta
invece in altri tre passaggi, tre osservazioni al fiele.
1) La signora Dominga Cici scrive che “l’idea è quella
di non arrivare mai alla verità” e giustifica questa sua
affermazione citando una frase contenuta nel libro, che
precisa che “le valutazioni e i fatti riportati nel volume
rappresentano libera espressione degli interessati e
dell’autrice, che pertanto se ne assumono la piena e totale
responsabilità”. La signora Dominga non ha capito il
senso di questa frase: non vuol dire, cari Lettori, che il
libro è pura o impura invenzione, ma che ci sono elementi
coperti da segreto istruttorio, che c’è un’inchiesta in
corso e che mai vorremmo che uscissero informazioni
che possano inficiare quell’inchiesta.
2) La signora Dominga scrive: “L’impressione è che si
tratti di un’operazione editoriale costruita a tavolino,
più che lo sfogo dato all’urgenza della scrittura”. Beh,
la scrittura della signora Dominga sarà urgente, la mia
no. Tantomeno definirei la scrittura uno “sfogo”. In
secondo luogo, la signroa Dominga provi a dimostrare
che questo libro è “frutto di un’operazione editoriale”
(nel senso in cui lo intende lei...) e soprattutto che “è
costruita a tavolino”: lasci perdere le impressioni. Dica
perché, dove, come: i fatti.
3) Questa è un’offesa. A Voi. L’ultima frase dell’articolo
della signora Dominga è davvero poco rispettosa nei
Vostri confronti: “Troppo semplice far leva sulla curiosità
e sui sentimenti della gente solo per vendere un libro.
Non è affatto giusto nei confronti di quanti abbiano sfilato
in corteo per sostenere la vita dei sequestrati”. Insomma,
siete tutti “curiosi” e “sentimentali”. La signora Dominga
nemmeno si chiede se tra le Vostre capacità ci sia
l’intelligenza, la possibilità di capire e discernere, di
scegliere. E poi...che il mio libro sia “un’ingiustizia”
verso coloro che in corteo hanno manifestato per la
vita degli ostaggi...signora Dominga! Lo legga. Grazie
al direttore di questo giornale per l’ospitalità e buon
lavoro.
Letizia Leviti
È evidente che la signora
Leviti non ha compreso
molti passaggi della
nostra recensione; la
rimandiamo, pertanto,
a pagina 21 del
nostro bimestrale di
informazione cittadina,
n°1 gennaio-febbraio
2006, per una più attenta lettura. Ricordiamo ai lettori
che il libro della Leviti (“Forse domani t’ammazzo”,
Edizioni Tormagnana, 2004) non ci è piaciuto e
abbiamo espresso liberamente, consapevolmente e
(probabilmente) controcorrente un parere, il quale,
evidentemente, ha ferito. Le opinioni non positive
a volte fanno male, ma quanti conoscono le leggi
basilari del marketing sanno che una recensione
negativa non sempre toglie il prodotto dal mercato.
Anzi, la Leviti deve ringraziarci ulteriormente
per aver concesso al suo volume più spazio del
dovuto.
Non riteniamo che nella nostra recensione ci siano
delle “contraddizioni di fondo”. Al di là dello stile
dell’autrice, che può ovviamente piacere o non
piacere, a noi non dispiace che venga fuori un
romanzo da vicende reali. L’importante è essere
chiari o non abusare della parola “verità”. E l’urgenza
della scrittura… non è affatto “la fretta di scrivere un
qualcosa”, ma quel sentimento impellente, pressante
come una necessità, che lacera l’animo dell’autore
o di colui che si sente assoggettato al richiamo della
pagina da comporre, quella meccanicità terapeutica
dettata dal bisogno di uno sfogo narrativo. Dopo
un’esperienza di sequestro e di limitazione della
libertà psicofisica di tale entità e gravità, l’esigenza
primaria era quella del racconto, nei rapporti tra
significato e significante, fabula e intreccio (laddove
con fabula si intende la sequenza dei fatti raccontati,
disposti in ordine cronologico e secondo un rapporto
di causa-effetto; e laddove per intreccio si intende
il modo in cui quei fatti vengono raccontati, con
digressioni, descrizioni e impressioni introdotte
dall’autore, per dirla con i formalisti russi), langue
e parole (per dirla con De Saussure).
Facciamo inoltre notare alla Leviti che nell’essere
curioso o nell’essere sentimentale non sono contenute
accezioni negative. E poi, NOI C’ERAVAMO a
sfilare in corteo per Umberto e i suoi amici. E gli
altri? NOI C’ERAVAMO alla fiaccolata. E gli altri?
NOI C’ERAVAMO in corteo nazionale a Roma. E
gli altri, dov’erano? Mettiamola così: ci includiamo
fra le menti sammicheline “curiose” e “sentimentali”.
Ma CI ABBIAMO CREDUTO e adesso ci fa piacere
sapere che tre vite su quattro non si sono spente. E
ci fa piacere incontrare ancora Umberto Cupertino
al mattino nella panetteria. E ci fa piacere sapere
che una madre e dei fratelli sono tornati ad essere
sereni.
Siamo, infine, lontani dalle accuse di “faziosità”,
poiché le nostre recensioni vengono composte con
onestà intellettuale. Invece, invitiamo la gente a
digitare nel motore di ricerca Google “Forse domani
t’ammazzo”; chi ha in casa il volume può guardare
l’ultima frase di pagina 139.
L’altro me. Poesie
di Filippo Santoiemma e Mariangela Tatone
Poesia dissetante,
poesia nutriente.
P e r c o r s i
d’introspezione,
di confronto, di
“incontro-scontro” e di
specularità. Originale
l’idea di raccogliere
i componimenti in
quattro momenti:
prima gli autori
percorrono sentieri
individuali,
poi i cammini
s’incrociano nelle
“Corrispondenze…
di moti, di sentimenti,
di visioni” ed infine lavorano “Aquattromani” con
“versi scritti da entrambi sullo stesso foglio, nello
stesso momento”. Il risultato è un libretto tascabile, da
portare sempre con sé, da consultare di fronte a tramonti
sognanti. Un volumetto solare, dai contenuti freschi
e non ancora disillusi, proprio come ci appaiono gli
autori attraverso i loro componimenti. Due personalità
sensibili ai “voli delle colombe”, riconoscenti all’eredità
lasciata dai grandi letterati di tutti i tempi, i cui versi
rivivono nell’appendice. Da Whitman a Baudelaire,
da Vasco Rossi a Neruda… Un inno alla Poesia come
“scambio” ed “arricchimento” reciproco. Introduzione
del regista-attore-autore Massimo Lanzetta. La
Mongolfiera Editrice.
La cucina povera
dell’olio d’oliva
di Candido Daresta
Impreziosita
d a l l e
illustrazioni di
Luigi Manghisi,
l’opera di
Candido Daresta
viene presentata
positivamente da
Anna Paladino,
Assessore
all’Agricoltura
della Provincia
di Bari: “[…]
scorrevole,
ben articolata,
dinamica e
corredata – a
livello visivo/
cromatico – da immagini e ricette che trovano nell’olio
d’oliva il prodotto principe, il più antico della cucina
povera tradizionale della nostra tipicità”. Dieta
mediterranea e tradizione gastronomica del nostro
territorio si sposano fra queste pagine, regalando una
molteplicità di ricette, dagli Antipasti e contorni, ai
Primi piatti, ai Secondi piatti, ai Dolci. L’autore ritorna,
con questo terzo libro dedicato alla gastronomia, a
dedicarsi con successo a quella che sembra essere
una delle sue passioni, l’arte culinaria, coltivata nella
ritualità dei gesti più semplici, come quelli dei momenti
conviviali della famiglia. Simpatica l’idea di arricchire
le pagine con le fotografie dei cucchiaini collezionati
da Candido. Vito Radio Editore.
Dominga Cici
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