Strumenti per la formazione
Salute e Sicurezza Lavoro 3
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Igiene e salute
nella lavorazione
del porfido
EDIZIONI
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER LA SALUTE
Trento 2007
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© copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento. 2007
Collana Strumenti per la formazione SSL
numero 3
Assessorato alle Politiche per la Salute – Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie
Via Gilli, 4 - 38100 Trento, tel. 0461. 494037, fax 0461. 494073, e-mail [email protected]
www.trentinosalute.net
Con la collaborazione del Comitato di Coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
della Provincia Autonoma di Trento.
Igiene e salute nella lavorazione del porfido
Testo a cura di Progetto Salute S.r.l. e Agenzia del Lavoro della Provincia Autonoma di Trento
Agenzia del Lavoro – Area Iniziative Formative, Via R. Guardini 75 - 38100 Trento, tel. 0461. 496048, fax 0461. 496093, e-mail [email protected], www.agenzialavoro.tn.it
Hanno collaborato alla redazione: Stefano Tomasi, Ezio Cristofolini, Fausto Masè, Giampietro Magagni, Stefano Pisetta, Fabrizio Bignotti, Renato Beber, Massimo Bertolini (Commissione Paritetica Problematiche di Settore) – Azelio De Santa, Sergio Orsingher (Progetto Salute S.r.l.) – Ulderico Poletto, Luigi Pitton (Agenzia del Lavoro).
Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel
Impaginazione: Mario Querin
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Presentazione
Nelle riflessioni e nelle realizzazioni di vario genere, condotte dal Comitato di coordinamento provinciale ex
art. 27 del Lgs. n. 626/94, sulla tematica della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, non poteva mancare
una doverosa attenzione alle condizioni dei lavoratori del porfido, settore peculiare della realtà trentina, caratterizzato ancora oggi da attività decisamente logoranti, con ripercussioni sulla salute e qualità della vita
dei lavoratori.
Con l’intento di disporre le più innovative ed efficaci misure per migliorare al massimo le condizioni di lavoro in questo settore, nel 2004 la Giunta provinciale ha approvato uno specifico progetto e, su questa base, sono stati realizzati alcuni interventi innovativi e qualificanti, a favore dei lavoratori.
Considerata la centralità della formazione per un’efficace promozione della salute e sicurezza dei lavoratori, è sembrato utile riproporre questo manuale, aggiornato nella forma e soprattutto nei contenuti, per disporre
di un valido e completo strumento di conoscenza dei rischi del settore e per favorire lo sviluppo della consapevolezza e della responsabilizzazione degli operatori, così che gli stessi possano attivamente concorrere a
determinare la qualificazione delle proprie condizioni di lavoro e la prevenzione degli infortuni e delle malattie
da lavoro.
Dott. Remo Andreolli
Assessore provinciale alle Politiche per la salute
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INDICE
Premessa ..................................................................................................................... 9 Prima parte: Igiene e salute
Il rumore ..................................................................................................................... 13 Il rischio silicosi........................................................................................................... 31 Pesi e posizioni di lavoro ............................................................................................ 39 Le vibrazioni ............................................................................................................... 47
Seconda parte: Sicurezza
Gli infortuni più frequenti in cava ................................................................................ 53
Lavoro alla fronte di cava ........................................................................................... 55
Mezzi movimento terra ............................................................................................... 61
Il lavoro del manovale................................................................................................. 71
Gli infortuni più frequenti in laboratorio....................................................................... 81
I mezzi di sollevamento. ............................................................................................. 83
Le macchine da spacco.............................................................................................. 97
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Le macchine da taglio............................................................................................... 101
Le macchine per la finitura ....................................................................................... 107 La manutenzione .......................................................................................................113
Indirizzi utili ................................................................................................................116 8
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PREMESSA
La drammatica cadenza degli incidenti sul lavoro induce ad intensificare sempre più
l’azione preventiva, rafforzando in particolare le iniziative di formazione per la sicurezza
sul lavoro e la divulgazione di materiali a supporto.
L’Agenzia del Lavoro, che è soggetto di riferimento per la formazione dei lavoratori nel
Comitato provinciale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
(ex art. 27 d. lgs. n. 626/94), già da tempo è impegnata a sviluppare azioni formative,
tant’è che dal 1994 sono stati coinvolti in percorsi di formazione sulla sicurezza più di
46.000 lavoratori, tra cui in particolare circa 4.000 persone in qualità di Addetti e Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione, Datori di Lavoro e Rappresentanti
dei Lavoratori per Sicurezza.
In questo contensto nel solco di una attività ormai consolidata di collaborazione tra
Agenzia del Lavoro, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, rappresentanti dei lavo-
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ratori e dei datori di lavoro del settore porfido, si è rinnovata un’iniziativa editoriale per
il comparto, dettata soprattutto dall’assenza di adeguati materiali di documentazione a
livello nazionale.
Nello specifico, il settore porfido, anche in considerazione del turn-over che caratterizza
questo comparto, ha visto interventi informativi/formativi reiterati, che hanno coinvolto
in quattro edizioni successive circa 1200 lavoratori.
Il presente libretto sui rischi relativi all’ambiente di lavoro nel porfido, a cura di “Progetto
Salute S.r.l.”, rappresenta un’ideale continuazione con le precedenti pubblicazioni ed è
destinato ai lavoratori del settore ed a coloro che partecipano ai corsi di formazione anche
attraverso l’intervento dei mediatori culturali per i lavoratori stranieri ed extracomunitari
significativamente presenti nelle aziende trentine.
Il testo è arricchito da disegni, schemi e foto per una migliore comprensione e leggibilità.
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Le ultime pagine riportano gli indirizzi delle strutture che a vario titolo in Provincia di
Trento si occupano di sicurezza e salute dei lavoratori.
Prof. Pier Antonio Varesi
Presidente dell’Agenzia del Lavoro
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IGIENE E SALUTE
IL RUMORE
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COS’È IL RUMORE
È una forma di energia invisibile che si propaga attraverso movimenti ondulari dell’aria
(per questo si parla di onde sonore). Il rumore parte da un punto chiamato sorgente (o
fonte di rumore) e si propaga in tutte le direzioni esercitando una pressione (detta pressione sonora) su tutti gli oggetti o corpi che incontra.
COME FUNZIONA L’ORECCHIO
L’orecchio funziona come un delicatissimo microfono in quanto è in grado di raccogliere
l’energia sonora e trasformarla da pressione in un segnale elettrico di bassissima intensità
che viene trasmesso al cervello.
Tale trasformazione non avviene nella parte più esterna, ma nella parte più profonda
dell’orecchio (orecchio interno) situato al centro della base del cranio in un canale avvolto
a forma di chiocciola, della grandezza di un pisello (la coclea).
Anche microscopiche alterazioni dell’orecchio interno possono provocare sordità gravi
in quanto il suono, pur essendo regolarmente trasmesso (dall’orecchio esterno e medio) alla coclea, non riesce a trasformarsi in impulso elettrico ed arrivare così al nostro
cervello.
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IL RUMORE
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EFFETTI DEL RUMORE
Il rumore è in grado di provocare danni irreparabili alla parte più profonda del nostro
orecchio (orecchio interno). Questi danni provocano una riduzione della nostra capacità
di udire che, in medicina, viene denominata ipoacusia.
Quando è eccessivo, il rumore provoca conseguenze che possono avere vari livelli di
gravità e che qui elenchiamo in ordine (dalla meno gravi alle più gravi):
1. Ad un primo livello possiamo mettere quelle alterazioni che generalmente passano
inosservate perché le persone non si accorgono del danno, dato che è rilevabile
solo con particolari strumenti (audiometri). La diagnosi medica corrispondente è di
“ipoacusia da rumore di I grado”;
2. Un secondo livello di gravità si ha quando la persona perde la capacità di sentire
i suoni acuti anche se hanno un’intensità media e, in presenza di rumori di fondo
(per esempio durante una conversazione con più persone in un bar), la persona non
capisce alcune parole. In tal caso la diagnosi medica è solitamente di “ipoacusia di
II grado”;
3. Al terzo livello di gravità, la persona riesce a percepire bene le parole solo in assenza di altri rumori di fondo e deve prestare molta attenzione durante una normale
conversazione, è obbligata ad aumentare il volume della televisione o della radio
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eccessivamente e con ciò può provocare fastidio in chi sente normalmente. La diagnosi medica è di “ipoacusia di III grado”;
4. Ad un livello più alto di gravità avviene che, anche in assenza di altri rumori, la conversazione fra la persona con lesioni e un’altra è possibile solo se la prima guarda
la bocca e i movimenti del viso della seconda; quest’ultima, poi, deve parlare ad un
volume superiore a quello abituale per farsi capire. La diagnosi medica è “Ipoacusia
di IV grado”.
Nella maggior parte delle esposizioni a rumore industriale, si passa dalla ipoacusia di
I grado (danno più lieve) a quelle di V grado (danno più grave) in un arco di tempo di
almeno 10-15 anni.
IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI MEDICA
Abbiamo già detto che alcuni danni da rumore all’orecchio sono rilevabili con specifici
strumenti, ma va anche ricordato che esistono cause di sordità che, pur non essendo
dovute al rumore, si possono sommare e confondere con l’ipoacusia da rumore.
Una corretta diagnosi permette, quindi, di capire il problema e ricercare i provvedimenti
più adeguati per affrontarlo!
16 IL RUMORE
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LA DIVERSA SUSCETTIBILITÀ INDIVIDUALE
La capacità dell’orecchio di sopportare senza rovinarsi livelli elevati di rumore varia molto
da un individuo ad un altro.
Ciò vuol dire che, anche quando le persone svolgono il medesimo lavoro e sono esposte ad una uguale quantità di rumore, non tutte avranno nel tempo i medesimi danni
all’orecchio. Alcuni potranno sopportare per lungo tempo rumori intensi senza riportare
alcun danno uditivo. Altri, invece, svilupperanno danni uditivi in tempi più rapidi ed altri
ancora in tempi più lunghi.
Accanto a questa variabilità individuale, va tenuto presente che più alta è l’intensità del
rumore a cui siamo sottoposti, più alta è la velocità con cui compariranno nel tempo i
danni uditivi.
IL RUMORE SI MISURA IN DECIBEL (dB)
Quanto più il rumore è forte, tanti più decibel (dB) ha.
Il decibel è una unità di misura particolare in quanto ogni tre decibel l’energia sonora raddoppia, ciò vuol dire che differenze numeriche che sembrano minime, esprimono in realtà livelli di rumore molto diversi. 17
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Un esempio: se in una giornata, il livello di rumore che assorbi è di 83 dB e per il tuo
collega è di 86 dB, ciò significa che lui assorbe il doppio del rumore a cui sei esposto tu!
Se il tuo collega fosse esposto a 89 dB, significherebbe che assorbe ben il quadruplo di
rumore a cui sei esposto tu!
Poiché al crescere del rumore aumenta la probabilità (ovvero il rischio) di avere danni uditivi, possiamo dire che il rischio di avere danni uditivi raddoppia ad ogni aumento di tre decibel dell’intensità del rumore.
L’intensità del rumore si misura con uno strumento particolare, il fonometro. Tale stru-
mento è predisposto per misurare il rumore tenendo conto delle sue variazioni nel tempo, ottenendo una specie di “valore medio”.
IL LIVELLO DI ESPOSIZIONE QUOTIDIANA
Per valutare il rischio di danni uditivi bisogna tener conto dell’entità del rumore a cui si è
esposti, ma anche della durata dell’esposizione. Ciò si ottiene calcolando la quantità di
rumore assorbita da ciascun lavoratore nel corso della giornata lavorativa.
Tale livello è anche chiamato “Lex.8h” e si misura in decibel.
Conoscere i decibel relativi all’esposizione quotidiana è molto meglio che conoscere i
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IL RUMORE
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decibel relativi al rumore di una macchina, poiché il Lex.8h è una misura che tiene conto, oltre che dell’intensità del rumore, anche delle pause e degli eventuali cambiamenti
dell’attività lavorativa nel corso della giornata.
Attraverso la misura in decibel del livello di esposizione quotidiana, è possibile prevedere
il grado di rischio di riportare danni uditivi da rumore.
Livello di esposizione quotidiana
(Lex.8h) senza mezzi di protezione
Rischio di danno uditivo
da rumore
inferiore a 80 dB
nullo
fra 80 e 85 dB
lieve
fra 85 e 90 dB
medio
superiore a 90 dB
grave
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LIVELLI MEDI DI RUMOROSITÀ
in alcune attività lavorative nel porfido
Attività lavorativa
Esposizione quotidiana
al rumore
Rischio di sordità
Cubettista
intorno a 90 dB
medio/elevato
Piastrellista
intorno a 90 dB
medio/elevato
Binderista
superiore a 90 dB
elevato
Manovale
da 85 a 90 dB
medio
Palista
da 75 a 85 dB
lieve/nullo
Segantino
da 85 a 90 dB
medio
Autista
inferiore a 80 dB
nullo
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IL RUMORE
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Per le mansioni di manovale, cubettista, binderista, piastrellista e segantino è obbligatorio
l’uso di protezioni uditive:
Attività lavorativa
Protezioni uditive
Cubettista
obbligatorie
Piastrellista
obbligatorie
Binderista
obbligatorie
Manovale
obbligatorie
Palista
da valutare caso per caso
Segantino
obbligatorie
Autista
non necessarie
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LE MISURAZIONI
Non sempre è possibile rilevare esattamente i livelli di rumorosità, per cui alle volte si
utilizzano due valori (uno minimo e uno massimo).
Ciò è dovuto al fatto che le condizioni di lavoro influenzano molto la misurazione: il ritmo
con cui si lavora, lo spessore e la durezza del materiale lavorato, sono esempi di variabili
che influiscono sull’esposizione a rumore.
Misurando il rumore nella lavorazione del porfido troviamo, ad esempio, che l’esposizione
giornaliera dei palisti dipende dalle caratteristiche della pala meccanica ed in particolare
dell’anno di costruzione (quelle recenti sono molto poco rumorose in cabina), dalla manutenzione a cui sono sottoposte e dall’uso da parte del conduttore (portelli della cabina
aperti, regime di giri elevato, ecc.).
Contrariamente a quanto si crede usualmente, per lavorazioni molto rumorose (es. produzione di cubetti o piastrelle), la vicinanza di altre fonti di rumore non è molto importante
nel determinare l’innalzamento dei livelli di rumorosità.
Per lavorazioni meno rumorose (manovali) la vicinanza di altre fonti di rumore (es. passaggio frequente della pala meccanica) innalza il livello di rumorosità.
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IL RUMORE
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RIDURRE IL RUMORE ALL’ORIGINE
Una volta individuato il rischio è necessario intervenire al fine di evitare danni. Il primo modo
per farlo è di eliminare le fonti di rumore o ridurre l’emissione di rumore o evitare che si
propaghi in modo da limitare il numero delle persone esposte. Per questo, già nell’acquisto
di una macchina o di un impianto è necessario preferire macchine e impianti meno rumorosi. Se ciò non si può fare, è necessario schermare la macchina o la zona in cui avviene
la lavorazione (per esempio con cabine o con pareti nella terza lavorazione) o intervenire
sui materiali (es.: dischi insonorizzati o “cuffie” per le seghe a disco).
LE PROTEZIONI INDIVIDUALI
Non sempre è concretamente possibile ridurre il rumore all’origine e non sempre è possibile ridurre la sua propagazione, così è necessario ricorrere ad altri rimedi. In questo
caso, si cerca di prevenire i danni uditivi utilizzando specifici dispositivi individuali di
protezione, che hanno lo scopo di ridurre sotto gli 80 dB l’energia sonora che arriva
all’orecchio. Per proteggere l’orecchio dal rumore si usano:
A) INSERTI AURICOLARI (tappi o filtri auricolari)
B) CUFFIE.
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A) INSERTI AURICOLARI
Gli inserti auricolari (tappi o filtri) assicurano
una riduzione del rumore che può variare
da 15 fino a 25 dB. Per tale ragione sono
adatti per molte situazioni lavorative dove
l’esposizione quotidiana personale a rumore può arrivare anche intorno a 100 dB.
Vi sono vari tipi di inserti, molto diversi per
materiale e caratteristiche.
1. Inserti auricolari in materiale
schiumoso espandibile
Gli inserti in materiale schiumoso espandibile sono attualmente i più usati. Molti lavoratori non usano in modo corretto gli inserti
espandibili e ciò comporta una consistente
riduzione della loro efficacia e quindi della
protezione dal rischio di ipoacusia.
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IL RUMORE
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USA LE MANI PULITE
quando inserisci l’inserto auricolare
INSERISCILO CORRETTAMENTE
altrimenti non serve
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Gli inserti in materiale schiumoso espandibile devono essere schiacciati con le
dita e quindi subito inseriti completamente nell’orecchio (vedi figure), tirando leggermente indietro e verso l’alto l’orecchio con la mano opposta (fig. 3). Tanto più
sporgono dall’orecchio e tanto più sono inefficaci.
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Gli inserti auricolari devono essere usati sempre con mani pulite e riposti in un contenitore
chiuso se, anche per breve tempo, non vengono utilizzati. Se non si prendono queste
precauzioni igieniche si possono causare malattie a carico dell’orecchio. Usati correttamente assicurano una riduzione del rumore di almeno 20 dB e possono essere riutilizzati
più volte. Normalmente si sostituiscono quotidianamente o, al massimo, ogni 2 giorni.
Aspetti positivi
■ ottima protezione contro il rumore
■ basso costo
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IL RUMORE
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Aspetti negativi
■ qualche difficoltà nell’inserimento
■ necessità di essere messo e tolto con
mani pulite
■ insorgenza in certe persone di disturbi:
mal di testa, vertigini, nausea, dolore, ecc.
■ in alcuni casi l’attenuazione del rumore può essere eccessiva e può favorire
infortuni o interferire con la percezione
di segnali di allarme o, semplicemente,
generare una sensazione di spiacevole
isolamento
2. Insertiauricolarimontatisuarchettoflessibile
Si tratta di inserti auricolari montati su archetto flessibile, che ne facilita l’estrazione e il
riutilizzo. Sono un adattamento degli inserti precedenti alle necessità di lavoratori che si trovano esposti al rumore per brevi intervalli di tempo, ma a più riprese (capicava, addetti al controllo saltuario delle seghe a disco, palisti esposti occasionalmente al rumore della cava, ecc.). Tale protezione non è consigliabile per tutte le mansioni, poiché la necessità di movi
menti con la testa non la rendono confortevole.
3. Inserti auricolari personalizzati
Sono costituiti da materiale plastico rigido che viene confezionato sull’impronta del condotto uditivo di ciascun lavoratore. Ciò permette di eliminare i disturbi conseguenti alla
pressione che gli inserti in materiale schiumoso espandibile presentano.
Tali inserti possono essere usati e riutilizzato solo da una specifica persona ed hanno
la durata di più anni. Se usati correttamente non hanno la necessità di essere manipolati. La loro capacità di abbattere il rumore è di circa 20 dB. Per questo non sono consigliabili per esposizioni giornaliere a rumore superiori a 105 dB.
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Aspetti positivi
■ buon potere di abbattimento del
rumore
■ ottima tollerabilità
■ protezione sicura e costante per la
forma perfettamente adatta al canale uditivo del lavoratore
■ sono comodamente lavabili con
acqua e sapone
Aspetti negativi
■ necessità di rilevazione dell’impronta
dell’orecchio
■ costo iniziale elevato
■ utilizzabili solo da un lavoratore
■ in alcuni casi l’attenuazione del rumore può essere eccessiva e può favorire
infortuni o interferire con la percezione
di segnali di allarme o, semplicemente,
generare una sensazione di spiacevole
isolamento
B) LE CUFFIE
Sono strumenti che, se di buona qualità, assicurano un’attenuazione del rumore da 30
fino a 40 dB. Sono utili quindi anche a livelli di esposizione superiore a 100 dB.
Hanno l’inconveniente di risultare scomode da portare per periodi di ore, specialmente
d’estate o a temperature ambientali elevate.
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IL RUMORE
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Dopo un uso prolungato, le cuffie tendono a ridurre la loro efficacia in quanto si deformano
e si usurano. Vanno quindi controllate periodicamente.
Aspetti positivi
■ ottimo abbattimento del rumore
■ semplicità d’uso e, quindi, anche
maggiore sicurezza e costanza nel
ridurre il rischio
■ facilità di applicazione in caso di
esposizioni brevi e ripetute
■ sono comodamente lavabili con
acqua e sapone
Aspetti negativi
■ ingombro e peso elevati
■ provocano sudorazione nella zona coperta
■ in alcuni casi non tollerate
■ attenuazione del rumore che può risultare eccessiva, favorendo infortuni o impedendo la percezione di segnali di allarme
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ricordati !
La prevenzione non è solo
un fatto tecnico.
Per fare prevenzione efficacemente
c’è bisogno delle tue osservazioni
e della tua responsabilità.
Solo chi ci lavora conosce bene
i problemi che quel posto crea
e può proporre miglioramenti.
Parlane col tuo datore di lavoro.
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IL RUMORE
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IGIENE E SALUTE
IL RISCHIO
SILICOSI
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DOV’È IL NEMICO?
Il porfido è composto da piccoli cristalli di silice quarzosa o, più semplicemente, di quarzo. Questi cristalli sono di varie dimensioni e i più piccoli, che hanno una grandezza pari
o inferiore a 10 millesimi di millimetro, sono così leggeri che possono essere trascinati
insieme all’aria nei nostri polmoni. Quando sono nei nostri polmoni, questi cristalli di
quarzo si depositano e si accumulano nel corso degli anni impedendo la respirazione
e dando così origine a una malattia chiamata silicosi.
Oggi i casi di silicosi sono in continua diminuzione e quasi sempre dipendono da
esposizioni avvenute prima del 1970. Negli ultimi 10 anni non ci sono stati nuovi casi
di silicosi fra i lavoratori in attività.
PERCHÉ CI SI AMMALA DI SILICOSI?
L’aria che respiriamo viene portata nei polmoni attraverso una serie di canali che diventano sempre più piccoli e terminano in un piccolo sacchetto chiamato alveolo dove
l’ossigeno dell’aria passa nel sangue e da questo ai vari organi del nostro corpo.
I polmoni sono fatti di centinaia di migliaia di questi preziosi sacchetti che sono dotati
di un sistema di pulizia che ci permette di eliminare (espettorazione) quel po’ di polve-
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IL RISCHIO SILICOSI
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re che entra normalmente con l’aria. I cristalli di silice quarzosa bloccano i sistemi di
pulizia dei polmoni e quindi le polveri si accumulano col passare del tempo impedendo il funzionamento degli alveoli, cosa che non ci permette di assorbire l’ossigeno. I
principali fattori che causano la silicosi sono:
■ la durata dell’esposizione
■ la quantità di polvere nell’aria
■ le caratteristiche costituzionali dell’individuo.
COME SI MISURA L’INTENSITÀ DELLA ESPOSIZIONE?
Tutte le volte che viene frantumato o movimentato il porfido, nell’aria si liberano polveri,
anche se non si vedono!
Speciali strumenti chiamati campionatori, sono capaci di aspirare l’aria di dove si lavora attraverso delle pompe e di depositarla su speciali membrane in modo da poter
misurare successivamente la quantità di silice quarzosa esistente nell’ambiente.
La concentrazione di silice nell’aria si può misurare e ripetendo periodicamente le
misurazioni è possibile sapere con certezza se c’è o meno la possibilità di ammalarsi
di silicosi.
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LA PREVENZIONE
1. La protezione collettiva: intervento alla fonte
La prima cosa da fare è ridurre la dispersione nell’aria di polvere e di quarzo, scegliendo
lavorazioni o macchine il meno polverose possibile.
In secondo luogo si può ridurre la propagazione della polvere nell’aria bagnando il materiale e aspirando la polvere che si forma durante la lavorazione. I sistemi di aspirazione
devono essere attentamente e periodicamente controllati in quanto la loro efficacia varia
nel tempo. In tal senso la manutenzione ha una importanza rilevante. Bisogna ricordare
che i sistemi di aspirazione devono arrivare il più vicino possibile al punto in cui si forma
la polvere e devono produrre un movimento dell’aria in modo che essa si allontani dal
lavoratore. È importante non utilizzare getti di aria compressa per la pulizia del materiale,
del posto e degli abiti da lavoro. Anche il ritmo di lavoro e il modo di lavorare (velocità,
scarsa pulizia, disordine) influenzano la diffusione di polveri e di quarzo
2. La protezione individuale: il dispositivo di protezione individuale
Un altro modo per ridurre i rischi di malattia è quello di proteggersi individualmente attraverso l’uso di maschere, semi-maschere o facciali filtranti.
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IL RISCHIO SILICOSI
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L’uso prolungato è tuttavia improponibile in quanto rende più difficile la respirazione e
andrebbe limitato a specifici casi particolari.
Le semi-maschere o facciali filtranti devono, in ogni caso avere caratteristiche particolari, che vengono espresse dal produttore in sigle come P1 o P2 o P3 riportate su ogni
maschera. Per la protezione da polveri che contengono quarzo è necessario utilizzare
quelle con la sigla FFP2. Fra i facciali filtranti sono da preferire quelli dotati di valvola, in
modo a limitare la sensazione di difficoltà nel respirare legata al loro uso.
3. La sorveglianza sanitaria
Si tratta del controllo medico periodico che è uno strumento per avere informazioni su
come funzionano i polmoni ed i bronchi, nonché per riconoscere l’esistenza della silicosi.
Per fare ciò il Medico del Lavoro ha la necessità di avere la radiografia del torace e un
esame spirometrico. La conoscenza precisa della concentrazione di silice nell’aria può
ridurre il numero di esami radiografici del torace. L’esame radiografico del torace non è
rischioso se la sua periodicità è mantenuta entro i 2-3 anni.
In casi particolari, il medico del lavoro può aver bisogno di ripetere la radiografia a di
stanza di un anno oppure di disporre esami supplementari (diffusione del CO, TAC ad alta risoluzione, ecc.).
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COME
SI INDOSSANO
I FACCIALI
FILTRANTI
Per ottenere il massimo beneficio da
un mezzo indivi duale, è necessario
seguire le istruzioni
del costruttore sul
corretto utilizzo dello stesso.
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IL RISCHIO SILICOSI
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BARDATURA A DUE ELASTICI
1. Facciale nel
cavo della mano,
stringinaso verso
l’esterno, elastici
in basso.
2. Facciale sotto
il mento: spostare
l’elastico inferiore
dietro il collo e sotto
le orecchie e quello
superiore dietro la
testa, al di sopra delle
orecchie.
3. Modellare la
zona del naso
sul viso, pre mendo sullo
stringinaso lungo i due lati.
BARDATURA A DUE ELASTICI REGOLABILE
1. Facciale nel
cavo della mano,
stringinaso verso
l’esterno, elastici
in basso.
2. Facciale sotto
il mento: spostare
l’elastico inferiore
dietro il collo e sotto
le orecchie e quello
superiore dietro la
testa, al di sopra delle orecchie.
3. Regolare la bardatura tirando all’interno
i lembi degli elastici
attraverso le fibbiette.
Per allentare la tensione degli elastici,
premere sull’interno
delle fibbiette.
4. Modellare la
zona del naso
sul viso, pre mendo sullo
stringinaso lungo i due lati.
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ricordati !
Ridurre la dispersione nell’aria di polvere
e di quarzo, utilizzando lavorazioni, macchine
e aspiratori adeguati.
Proteggersi individualmente attraverso l’uso
di maschere e facciali filtranti.
Ricorrere periodicamente al controllo medico
dei polmoni e dei bronchi.
38 IL RISCHIO SILICOSI
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IGIENE E SALUTE
PESI
E POSIZIONI
DI LAVORO
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COME FUNZIONA LA SCHIENA?
La legge definisce rischioso il sollevamento di 30 kg (D.Lgs. 626/94): è una legge ridicola?
Per capire la prescrizione della legge dobbiamo per prima cosa capire come funziona
la nostra schiena.
La nostra schiena è composta da ben 24 parti ossee chiamate vertebre. Potendo muoversi
una sull’altra, le vertebre permettono alla nostra schiena una straordinaria flessibilità data
dalla possibilità di piegarsi in più direzioni. Tuttavia, per potersi muovere una sull’altra
senza usurarsi, le vertebre hanno bisogno di essere separate da “qualcosa di morbido”
che possa deformarsi sotto pressione come un cuscinetto elastico: il disco intervertebrale, di consistenza elastica, più molle verso il centro (nucleo) e più duro e resistente
nell’anello esterno. I dischi intervertebrali hanno quindi la funzione di separare fra loro
le vertebre e assorbire parte del carico che grava sulla colonna vertebrale, funzionando
come un ammortizzatore che, quando viene schiacciato, assorbe parte del carico per
poi tornare alle dimensioni originali.
I movimenti naturali, che facciamo ogni giorno, creano sui nostri dischi (specialmente quelli
più bassi) pressioni di alcune centinaia di chilogrammi. In genere la nostra colonna vertebrale, e in particolare i nostri dischi intervertebrali, sopportano facilmente questo “lavoro”,
a meno che la pressione non superi un certo limite o non venga ripetuta troppe volte.
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PESI E POSIZIONI DI LAVORO
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È utile anche ricordare che la pressione che agisce sui dischi intervertebrali aumenta
quando si modifica la posizione del corpo: inclinarsi in avanti, indietro o lateralmente
fa si che la pressione esistente si scarichi in modo particolare solo su una parte del
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50 Kg
+ 630 Kg
50 Kg
+ 380 Kg
Tenendo la schiena diritta, i dischi intervertebrali
sono caricati molto meno (figura di destra).
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PESI E POSIZIONI DI LAVORO
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disco. Se ciò si ripete frequentemente, favorisce la deformazione permanente della
parte più compressa del disco.
RISCHI DI DANNEGGIAMENTO DELLA SCHIENA
I rischi di un danneggiamento della schiena, dipendono da:
■ Caratteristiche costituzionali della singola persona
■ Peso del carico
■ Caratteristiche del carico (Di quale forma è? Presenta appigli? Di che tipo? Il peso
è distribuito uniformemente o una parte pesa di più, ecc.)
■ Frequenza dello sforzo per muoverlo e/o sostenerlo
■ Posizione della colonna al momento dello sforzo
■ Vicinanza del carico al corpo.
I DANNI POSSIBILI
Ciò che si verifica per effetto di un sollevamento scorretto di pesi, può essere riassunto
in tre tipi di problemi:
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1. ARTROSI. Le vertebre si deformano, così la schiena diventa più rigida e spesso
provoca dolore alle persone. La nostra schiena, in pratica, diventa vecchia prima del
tempo per un danno permanente alla colonna vertebrale.
2. DISCOPATIA. Le persone si trovano con dolori alla schiena e a una delle gambe.
Dapprima tali dolori sono lievi e transitori, successivamente diventano più forti e
continui. In questo caso i dischi che distanziano le vertebre si sono deformati e assottigliati e possono arrivare a comprimere i nervi che le attraversano.
3. ERNIA DEL DISCO. Schiacciamento del disco tale da provocare la fuoriuscita della
sua parte centrale (nucleo) e la conseguente compressione dei nervi che vanno alla
gamba. Di solito (ma non sempre) deve essere operata. Se non diagnosticata e curata in tempo può portare ad una paresi (= riduzione della forza) di una delle gambe.
QUALI LAVORATORI SONO ESPOSTI A RISCHIO DORSOLOMBARE?
■ MANOVALI.Perché tengono frequentemente la schiena piegata (flessa) per più
tempo e sollevano da terra lastre o blocchi anche con peso superiore a 20 Kg.
■ PIASTRELLISTIe BINDERISTI. Perché flettono la schiena frequentemente per
prendere il materiale, depositare il prodotto e lanciare lo scarto
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PESI E POSIZIONI DI LAVORO
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■ SCALPELLINI. Perché flettono la schiena frequentemente per sollevare il materiale e depositare il prodotto lavorato
COME PREVENIRE I DANNI
■ Cercare di mantenere la schiena il più dritta possibile, ricordando che questa è la condizione per permettere alla nostra schiena di sopportare carichi elevati senza subire
danni durante lo sforzo di sollevamento o di trasporto.
■ Mantenere il carico il più vicino possibile al corpo.
■ Utilizzare, il più possibile, manipolatori (a ventosa) e sollevatori (banchi di lavoro che
si alzano e si abbassano a seconda del peso e mantengono il piano di lavoro sempre
all’altezza più conveniente).
■ Evitare di ruotare la schiena ripetutamente mentre si trasporta e si solleva un carico.
■ Evitare di sollevare abitualmente carichi superiori a 30 Kg.
■ Evitare i sollevamenti sopra la testa.
■ Evitare il lancio ripetuto di oggetti pesanti.
■ In caso di problemi preesistenti alle vertebre o ai dischi intervertebrali i carichi movimentati devono essere ridotti consistentemente
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ricordati !
Mantenere la schiena il più dritta possibile
e tenere il carico il più vicino possibile al
corpo.
Evitare di ruotare la schiena ripetutamente
mentre si trasporta e si solleva un carico.
Evitare di sollevare abitualmente carichi
superiori a 30 Kg, i sollevamenti sopra la
testa e il lancio ripetuto di oggetti pesanti.
Ridurre i carichi movimentati in caso
di problemi alle vertebre o ai dischi
intervertebrali.
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PESI E POSIZIONI DI LAVORO
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IGIENE E SALUTE
LE VIBRAZIONI
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LE VIBRAZIONI: UN TERREMOTO CHE CI COINVOLGE
Possiamo considerare i rischi da vibrazioni come i rischi derivanti da un terremoto (energia che si sprigiona) che, pur avendo un’origine “distante” da noi finisce
per coinvolgere il nostro corpo, riuscendo qualche volta a produrre danni notevoli.
Ci sono vibrazioni che interessano l’intero corpo e vibrazioni che interessano maggiormente la mano e il braccio.
VIBRAZIONI TRASMESSE A TUTTO IL CORPO
Nella lavorazione del porfido costituiscono un rischio particolare per i palisti e, in misura
minore, per gli autisti. L’energia che si sprigiona nel motore e le forze che si propagano
dall’impatto del mezzo col terreno e con materiali duri viene trasmessa al conducente
e soprattutto alla sua colonna vertebrale, danneggiandola (artrosi, discopatia, ernia del
disco, ecc.). Le pale meccaniche moderne hanno diversi sistemi per ridurre la trasmissione
delle vibrazioni: il più efficace è la sospensione idraulica del sedile, che alcuni costruttori
non forniscono “di serie”. Sicuramente la superficieditransitoaccidentata (come ad
esempio sul fronte cava) e la velocità della pala sono i fattori che maggiormente contribuiscono alla generazione delle vibrazioni che vengono trasmesse all’operatore.
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LE VIBRAZIONI
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VIBRAZIONI DELLA MANO E DEL BRACCIO
Sono vibrazioni che vengono trasmesse da un oggetto o da uno strumento di lavoro
vibrante impugnato dal lavoratore, come ad esempio la mazzetta o la mazza nella sfaldatura. Anche un blocco di porfido produce vibrazioni quando le macchine lo tagliano e
tali vibrazioni possono giungere al lavoratore che sostiene il blocco. Il peso dell’oggetto,
la velocità delle vibrazioni, la durata del lavoro con vibrazioni e la sensibilità personale
possono provocare un’usura o infiammazione di alcune parti del corpo.
I DANNI
I danni da vibrazione possono riguardare:
■ articolazioni (infiammazioni, artrosi, calcificazioni)
■ ossa (piccoli riassorbimenti d’osso)
■ tendini (infiammazioni, ingrossamento, accorciamento)
■ nervi (compressione e/o degenerazione)
■ circolazione (restringimento arterie delle mani).
Per evitare i danni più gravi è utile consultare il medico se si verificano (anche in modo lieve e con breve durata) i seguenti disturbi:
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■ sensazione di intorpidimento o indolenzimento della mano (durante il lavoro o alla
fine della giornata)
■ formicolio alla mano e in particolare alle dita
■ dolore alla mano e/o all’avambraccio (prevalentemente notturno)
■ riduzione della forza nella presa e della sensibilità
■ una o più dita diventano molto pallide e perdono sensibilità (sensazione di “dito morto”).
MALATTIE PROFESSIONALI PIù FREQUENTI
Sindrome del tunnel carpale. Nella “sindrome del tunnel carpale” si verifica, nel polso,
una compressione di un nervo (chiamato nervo mediano) da parte dei tendini che permettono il movimento della mano e che si sono infiammati e ingrossati. È curabile negli
stadi iniziali prevalentemente con il riposo, mentre negli stadi avanzati necessita di
un intervento chirurgico. Nel settore del porfido, sono esposti a maggior rischio la
prima lavorazione (manovali), la seconda lavorazione (cubettisti, binderisti e piastrellisti) e la terza lavorazione (scalpellini). In tali mansioni, la mano è soggetta a vibrazioni trasmesse dagli attrezzi (mazza, mazzetta e scalpello, mola disco) o dal bloc-
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LE VIBRAZIONI
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co di porfido mentre viene tagliato; oppure si verifica un piegamento ripetuto del polso
mentre la mano stringe con forza il pezzo di porfido (cernita, lancio cubetti, ecc.).
Angioartropatia da vibranti. Nel linguaggio medico tale nome significa sofferenza delle
articolazioni e della circolazione. A differenza della “sindrome del tunnel carpale”, questo tipo di malattia non dipende tanto dallo sforzo della mano nella presa, bensì maggiormente dall’intensità delle vibrazioni (uso del demolitore, della mola a disco, ecc.).
Un primo tipo di danni si verifica soprattutto nel polso, nel gomito e nelle spalle e riguarda le articolazioni ossee (artrosi).
Un secondo tipo di danni riguarda la circolazione del sangue e consiste nel fatto che
le arterie che portano il sangue alle mani si restringono sempre più (a volte si
chiudono quasi completamente: es.: durante il lavoro o al freddo dell’aria o dell’acqua
si nota che una o più dita diventano improvvisamente molto pallide e perdono di sensibilità). L’angioartropatia da vibranti non è curabile.
Nella lavorazione del porfido, i più esposti a vibrazioni della mano e del braccio sono
gli scalpellini, i binderisti e i manovali. Il loro rischio aumenta con l’uso protratto della
mazza per la sfaldatura di blocchi di grandi dimensioni. I meno esposti risultano i piastrellisti e alcuni segantini in quanto non devono impugnare la lastra durante lo spacco.
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ricordati !
L’angioartropatia da vibranti non è curabile.
La sindrome del tunnel carpale
può portare all’intervento chirurgico.
È importante evitare le vibrazioni
al primo comparire di disturbi.
Se hai disturbi, rivolgiti al medico del lavoro
che può valutare se si tratta di malattia
professionale e può prevenire aggravamenti.
52 LE VIBRAZIONI
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
GLI INFORTUNI
PIù FREQUENTI
IN CAVA
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sede della lesione ■lesioniagliartisuperiori
■lesioniagliartiinferiori
■lesionialviso
■lesioniagliocchi
■lesioniallacolonnavertebrale
■ustioniperusogpl
tipo di infortunio
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■urtoconmazzaemazzetta
■urtodamaterialemovimentato
■schegge negli occhi o in altre
parti del corpo
■sforzimuscolari(schiena)
GLI INFORTUNI PIù FREQUENTI IN CAVA
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
LAVORO
ALLA FRONTE
DI CAVA
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LAVORO ALLA FRONTE DI CAVA
Durante le operazioni di perforazione, generalmente effettuate da ditte specializzate,
occorre tenersi lontano dalla zona di intervento. Infatti le vibrazioni indotte dalla sonda
possono provocare distacchi di materiale dalla parete. Particolare cautela e distanza di
sicurezza adeguata deve essere mantenuta durante le operazioni di trasporto e caricamento dell’esplosivo, nonché di collegamento con le micce o i dispositivi di tiro, anche
alla luce delle nuove disposizioni in materia di polizia sull’impiego degli esplosivi.
Queste operazioni devono essere tassativamente effettuate solo da personale qualificato
e in possesso del patentino di fuochino.
La volata viene preceduta da un suono di sirena, ed è generalmente effettuata alla fine
del turno di lavoro, quando tutti gli operai hanno già abbandonato il posto di lavoro.
Tuttavia possono avvenire smottamenti o distacchi anche molte ore, o addirittura giorni,
dopo lo sparo delle mine. È quindi importantissimo ispezionare la fronte di cava interessata allo sparo, ma anche le altre fronti, prima di ogni turno di lavoro. Tale ispezione
va condotta con particolare cura dopo forti piogge o durante il disgelo.
In caso di necessità le operazioni di pulizia e disgaggio vengono condotte con mezzi
e attrezzi di adeguata lunghezza: ad esempio escavatori meccanici o pale caricatrici
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LAVORO ALLA FRONTE DI CAVA
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Dopo il
brillamento
delle mine
operare un
accurato
disgaggio.
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attrezzate col puntone. In generale il mezzo impiegato dovrebbe avere una attrezzatura di lunghezza tale da raggiungere
la parte più alta del fronte.
Tali macchine devono essere dotate di
strutture ROPS e FOPS (cioè di cabine
che proteggano l’operatore contro il rischio
di ribaltamento e di caduta di materiali
dall’alto).
È consigliabile, in caso di disgaggi effettuati
con escavatore, impiegare anche strutture
FGPS (Front guard protection sistem) ossia una robusta grata di acciaio montata
davanti al parabrezza dell’operatore.
Se le operazioni di pulizia della fronte
richiedono di gettare materiale da un
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LAVORO ALLA FRONTE DI CAVA
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gradone all’altro, occorre accertarsi che il materiale, rotolando, non costituisca fonte
di pericolo: eventualmente vanno predisposti appositi tomi di contenimento.
È fatto divieto assoluto di lavorare al di sotto delle pareti, anche se inattive da tempo.
Occorre posizionarsi ad una distanza almeno pari a quella dell’altezza della fronte.
Quando sia necessario recarsi ai piedi della fronte per ispezioni o altro, è necessario
limitare lo stazionamento al tempo più breve possibile e calzare sempre l’elmetto: anche
un piccolo sasso che cade però da una altezza rilevante può essere mortale!
La pala dev’essere dotata
di strutture contro il ribaltamento
e la caduta dall’alto di materiali
(ROPS e FOPS).
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ricordati !
Il fronte cava è pericoloso!
Quando si effettuano operazioni
con l’esplosivo, fai attenzione.
Stai lontano dalle fronti di cava,
soprattutto quando si è sparato di recente,
dopo forti piogge e durante il disgelo.
Usa il casco.
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LAVORO ALLA FRONTE DI CAVA
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
I MEZZI
MOVIMENTO
TERRA
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I MEZZI MOVIMENTO TERRA
Le operazioni con i mezzi movimento terra possono essere notevolmente rischiose, sia
per chi guida che per il personale terra. Occorre pertanto attenersi rigidamente alle norme
di comportamento stabilite. L’operatore deve attenersi alle norme d’uso contenute nel
manuale in dotazione alla macchina, che deve essere sempre presente a bordo.
Prima di iniziare il lavoro, accertarsi che la macchina sia in ordine (livello olio motore,
livello olio idraulico dei vari circuiti, pressione pneumatici, efficacia frenante ecc.).
Occorre poi accertarsi che siano funzionanti i dispositivi di allarme (avvisatore acustico,
luce lampeggiante, cicalino di retromarcia, illuminazione ecc.).
Il raggio di azione della macchina deve essere libero da persone. Qualora ci fossero,
moderare particolarmente velocità di traslazione e di esecuzione delle manovre ed azionare l’avvisatore acustico. Occorre tenere presente che certi movimenti delle macchine
operatrici sono particolarmente bruschi.
Le manovre di retromarcia sono pericolose: la visibilità dal posto guida non è mai
ottimale, e la presenza del cicalino di retromarcia, anche se indispensabile, non è da
sola sufficiente a garantire attenzione da parte di chi è a terra, soprattutto se fornito di
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I MEZZI MOVIMENTO TERRA
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L’area
interessata
dai mezzi
movimento
terra deve
essere
mantenuta
sgombra, e
il personale
a terra deve
essere a
distanza di
sicurezza.
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otoprotettori (tappi). In caso di scarsa visibilità nelle manovre, è necessario farsi aiutare
da personale a terra, posto in posizione di sicurezza, dopo aver concordato con esso le
segnalazioni da effettuare. Questo vale anche per camion, furgoni ecc.
Il pericolo di gran lunga maggiore per il palista è il ribaltamento del mezzo. Se esiste
questo pericolo, è indispensabile che la macchina sia dotata di struttura ROPS di protezione in caso di ribaltamento: la semplice cabina non è infatti protezione sufficiente.
Occorre comunque operare in modo che tale rischio sia remoto.
Evitare di percorrere trasversalmente piani inclinati. Se indispensabile, osservare le norme del costruttore circa l’angolo di ribaltamento e tenere il carico il più possibile vicino a
terra. Ricordarsi che in questi casi una buona gommatura è importante per evitare che
la macchina scivoli lateralmente.
Evitare che le gomme sobbalzino su grosse pietre o entrino in buche profonde, rischiando
in tal modo di squilibrare la macchina. Dovendo affrontare strade in pendenza, evitare
se possibile la manovra di retromarcia, e comunque ricordarsi che in questi casi una
sterzata brusca provoca pericolose “scodate” del mezzo. Infine, tutte le manovre vanno effettuate compatibilmente con le dimensioni del mezzo rapportate alla larghezza del gradone.
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I MEZZI MOVIMENTO TERRA
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Tra il
cernitore
e la pala
va sempre
mantenuta
la distanza
di sicurezza.
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Nei tratti in discesa moderare particolarmente la velocità e tenere la benna vicino a terra e reclinata indietro.
Evitare di percorrere strade ghiacciate o innevate, che rendono la pala ingovernabile: procedere prima a una accurata pulizia, sino a che il fondo sia costituito da terreno o roccia. Allacciare sempre le cinture di sicurezza.
Altra cosa da evitare è quella di far salire persone sulla macchina o nella benna, come pure di far sostare persone al di sotto della benna, ed in generale vicino alla macchina in manovra, particolarmente in spazi ristretti. Oggi quasi tutte le pale sono articolate, e la parte vicina allo snodo è particolarmente pericolosa.
Quando si abbandona la macchina, azionare sempre il freno a mano e abbassare com-
pletamente la benna.
Porre particolare attenzione alla stabilità della fronte di scavo, nei lavori di escavazione al piede del fronte stesso, in particolare dopo lo sparo delle mine. Lavorando sotto la parete è importante che la macchina abbia il tettuccio di protezione, per proteggere da eventuali cadute di materiale (FOPS).
66 I MEZZI MOVIMENTO TERRA
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La presenza di tettoie
migliora le
condizioni
lavorative
del cernitore e razionalizza la
movimentazione del
materiale.
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Porre particolare attenzione nelle operazioni vicino ai cigli di cava, in particolare se il piazzale di una escavazione è sovrastante quello di una altra, a che non cadano acci-
dentalmente materiali nell’escavazione sottostante.
Altra fase pericolosa è quella in cui, deliberatamente, si opera vicino a persone a terra, in particolare quando si riforniscono di materiale i manovali o gli scivoli dei cubettisti (questi ultimi sempre più rari per ragioni antinfortunistiche). Occorre essere sicuri che il personale a terra si sia reso conto dell’avvicinarsi della pala. Nel dubbio, azionare l’avvisatore acustico. Chi è a terra deve porsi in posizione sicura. Il cumulo fatto dal palista, sia a terra che nello scivolo, non deve essere troppo alto, per evitare che l’operaio, nel prendere il materiale, non se lo tiri addosso. Il progressivo affermarsi delle tettoie per i cernitori e dei banconi di cernita dotati di tra-
moggia rende più sicura l’operazione perché obbliga le pale a percorsi razionali.
Ovviamente i cernitori che operano sui banconi devono allontanarsi dalla tramoggia quando questa viene riempita, perchè può succedere che una pietra cada a terra.
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I MEZZI MOVIMENTO TERRA
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Il palista porrà attenzione del riempire senza esagerare la tramoggia, la cui larghezza
deve anche essere compatibile con le dimensioni della pala.
Fare attenzione in caso di manutenzione o ricarica delle batterie: operare sempre in
ambiente ventilato, portare gli occhiali in caso di rabbocco (liquido corrosivo!), aprire i
tappi durante la ricarica ed evitare collegamenti errati con i poli della batteria: pericolo
di esplosione!
La manutenzione della macchina è un obbligo di legge, e deve essere segnalata all’Organo di Vigilanza. Oltre alla meccanica, va anche controllato l’impianto di scarico, la cabina
ed il sedile: rumore e vibrazioni sono fenomeni meno evidenti ma sempre pericolosi.
Se la macchina è omologata per la circolazione stradale, nel caso di uscita dal suolo
privato porre particolare attenzione e moderare la velocità.
Non avventurarsi mai su strade o percorsi non adeguatamente battuti e stabilizzati. Nel
dubbio, ed anche per aprire una nuova pista, utilizzare una macchina cingolata, più
stabile e sicura.
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ricordati !
I mezzi meccanici sono pericolosi. Stai lontano
dal raggio d’azione di pale caricatrici, escavatori
e camion! Non dire mai: “Tanto, il conducente
mi ha visto!”
Attenzione al rischio del ribaltamento: non sono
pericolosi solo i gradoni o le rampe strette, ma
anche un piazzale apparentemente sicuro, ma
col fondo dissestato.
La macchina deve essere sempre in ordine e
quando le condizioni climatiche sono avverse è
necessario raddoppiare le precauzioni.
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I MEZZI MOVIMENTO TERRA
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
IL LAVORO
DEL MANOVALE
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IL LAVORO DEL MANOVALE
È un tipo di lavoro antico, ma ancora insostituibile. L’apertura delle lastre di porfido
avviene per percussione: con martellone idraulico montato su pala nel caso di blocchi
di grosse dimensioni, a mano con mazza o mazzetta su lastre più piccole.
La lavorazione avviene su tre fasi: raccolta del materiale, apertura delle lastre, lancio
dello scarto e sistemazione su pallet o in benne del prodotto finito (lastrame) o destinato
a lavorazioni successive (spacco in laboratorio, taglio, ecc.).
Si tratta di un lavoro che espone a diversi rischi di natura sanitaria: rumore, polvere,
danni all’apparato muscolo-scheletrico, in particolare alla zona lombare. Per questi
problemi si rimanda alla parte sanitaria di questo manuale, dove sono trattati per temi
specifici.
Anche l’aspetto più direttamente infortunistico non è trascurabile. Il distacco di porzioni di materiale è l’inconveniente che provoca i danni più gravi: ferite o schiacciamenti agli arti inferiori, ma anche alle mani e alle braccia.
È difficile prevenire tali distacchi, che spesso sono dovuti a materiale non “sano”, che si
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IL LAVORO DEL MANOVALE
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rompe senza preavviso. Tali rotture possono essere pericolose anche per le postazioni di lavoro più avanzate, quelle cioè dove la cernita è effettuata al coperto, con l’ausilio di paranchi a ventosa per la movimentazione delle lastre: l’unico modo corretto di procedere è quello di tenere la lastra il più lontano possibile dal corpo. È chiaro che quando invece la movimentazione è fatta manualmente è necessario stare più vicini. In tutti i casi è indispensabile calzare le scarpe con puntale di acciaio.
La proiezione di schegge è un altro fenomeno frequente, che può avere conseguenze anche gravi. È assolutamente necessario l’uso costante degli occhiali, che esistono in vari modelli, anche con lenti antiappannanti. Le schegge possono poi interessare varie parti del corpo, è dunque importante indos-
sare abbigliamento adeguato che copra sia le gambe che le braccia.
Un altro dei rischi possibili è rappresentato dalle condizioni climatiche spesso avver-
se: caldo e sole cocente d’estate, pioggia e freddo d’inverno. La costruzione di tettoie prefabbricate in metallo è un fenomeno che sta interessando ormai tutto il settore, e 73
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che consente di limitare il disagio, particolarmente nei mesi estivi.
Per quanto riguarda il rischio di essere
investiti da mezzi meccanici, camion ecc.,
si rimanda a quanto detto nel capitolo
relativo ai mezzi.
I piazzali ed il materiale da movimentare
leggermente bagnato è garanzia di scarsa polverosità, soprattutto nella stagione
estiva.
Un’ultima annotazione relativa ai servizi
igienici: anche il piazzale di cava è un
luogo di lavoro, e le imprese esercenti
le attività estrattive stanno provvedendo
a renderli, per quanto possibile, più con-
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IL LAVORO DEL MANOVALE
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fortevoli con l’installazione di box per il riposo e di servizi dotati di acqua corrente, in posizione facilmente raggiungibile. Ovviamente è interesse di tutti che tali dotazioni igieniche, al servizio del lavoratore, vengano mantenute in buone condizioni igieniche e funzionali.
Utilizzare sempre
guanti, scarponi, occhiali,
inserti auricolari e
abbigliamento adeguato.
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UNA IMPORTANTE NOVITÀ: I “BANCONI”
Recentemente nel settore del porfido è incominciata l’introduzione di macchinari di
nuova concezione costituti da tramoggia e nastro trasportatore (denominati banconi),
in qualche caso completati da sollevatori idraulici.
Il macchinario consente la riduzione del rischio di contrarre patologie del rachide (mal
di schiena) per i lavoratori addetti alle operazioni di cernita e accatastamento, ed è
stato oggetto di lunga sperimentazione. Tali macchinari introducono alcuni rischi di tipo
infortunistico che qui vengono brevemente trattati.
■ Rischio di investimento da parte del palista che carica la tramoggia, e dal
materiale riversato nella tramoggia stessa.
Per evitare questo rischio, il cernitore deve allontanarsi verso la zona di scarico
del nastro, indicativamente a 5-6 metri dal punto di carico della pala, rimanendo al
riparo delle benne metalliche o dei pallet normalmente utilizzati per riporre il materiale selezionato. Qualora il macchinario sia dotato di una tramoggia equipaggiata
con una serranda idraulica parzializzatrice della luce di scarico del materiale, la
stessa va chiusa.
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IL LAVORO DEL MANOVALE
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Banconi
per cernita.
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■ Rischio di investimento da materiale incastrato in tramoggia.
L’inconveniente più grave dei banconi è rappresentato dalla possibilità che il materiale gettato in tramoggia si incastri o “faccia ponte”.
La prima regola per evitare ciò è in possesso del palista: non deve essere messo
materiale troppo grande in tramoggia. Anche i costruttori di questi macchinari si evolvono, e la forma e dimensioni delle tramogge, nonché degli estrattori posti alla base
delle stesse, vanno nella direzione di eliminazione di questo pericolo.
Tuttavia, se succede, occorre cercare di risolvere il problema con mezzi meccanici,
ad esempio intervenendo sui movimenti dell’alimentatore e del nastro, con movimenti a vai e vieni, o sulle paratoie idrauliche viste sopra, o ancora con piccoli puntoni da agganciare alla pala di cui le aziende si stanno dotando. Eventualmente,
impiegare pali lunghi che consentono di stare a distanza di sicurezza dalla bocca
intasata. Evitare nella maniera più assoluta di entrare in tramoggia da sopra o,
peggio, dalla bocca di uscita del materiale.
■ Rischio di cesoiamento, trascinamento in parti mobili dell’impianto.
Si tratta di macchinari marcati CE, che presentano in generale adeguate protezioni
agli organi in moto (biella e manovella dell’alimentatore, cassetto dell’alimentatore,
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IL LAVORO DEL MANOVALE
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rulli motore, di rinvio e sostegno dei nastri, pistoni idraulici ecc). È comunque necessario evitare di introdurre parti del corpo in zone che possono provocare danni,
ed evitare di rimuovere qualsiasi dispositivo di sicurezza o protezione.
Le operazioni di pulizia, rimozione di materiale, lubrificazione ecc. vanno condotte
a macchinario fermo, dopo essersi accertati che non vi siano parti che possano
spostarsi accidentalmente.
■ Rischio elettrico.
Gli impianti di alimentazione devono essere fatti da elettricista abilitato e coperti da
dichiarazione di conformità.
I lavoratori devono evitare di aprire i quadri elettrici, e devono segnalare all’azienda
qualsiasi danno a parti elettriche (pulsanti o quadretti rotti, cavi elettrici lesionati
ecc).
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ricordati !
Gli infortuni più frequenti dei manovali
sono relativi a mani, piedi, occhi e schiena:
utilizza sempre gli occhiali, i guanti,
gli scarponi e un abbigliamento adeguato.
Attento alla schiena.
Attenzione alle pale caricatrici e ai camion.
Se lavori su un bancone,
ricordati che è un impianto meccanizzato
che richiede attenzione.
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IL LAVORO DEL MANOVALE
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
GLI INFORTUNI
PIù FREQUENTI
IN LABORATORIO
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sede della lesione ■lesioniagliartisuperiori
■lesioniagliartiinferiori
■lesioniagliocchi
■distorsionidegliartiinferiori
■scivolamentodapaleocamion
■altro
tipo di infortunio
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■scheggenegliocchioinaltre
parti del corpo
■sforzimuscolari(schiena)
■investimentodamateriale
movimentato
GLI INFORTUNI PIù FREQUENTI IN LABORATORIO
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
I MEZZI
DI SOLLEVAMENTO
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LA MOVIMENTAZIONE DEL MATERIALE IN LABORATORIO:
I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
I mezzi di sollevamento sono importanti e lo saranno sempre più, anche alla luce delle
disposizioni sulla movimentazione manuale dei carichi contenuta nel nuovo Decreto
Legislativo 626/94. La movimentazione dei carichi è una operazione sempre delicata,
perché può essere fonte di infortuni anche molto gravi.
Per prima cosa è essenziale una corretta disposizione del materiale sui piazzali o all’interno del laboratorio: il materiale da lavorare deve essere separato per tipo e dimensione,
e ben distinto dal prodotto finito, pronto per la spedizione.
Una corretta disposizione del materiale impone automaticamente un movimento più
razionale dei mezzi (camion, muletti, pale, carriponte, ecc.) con vantaggi in termini di
sicurezza e razionalizzazione del lavoro.
I percorsi devono essere possibilmente ampi e ben segnalati. Se è inevitabile il passaggio
contemporaneo di persone e mezzi, o persone e materiale, è indispensabile lasciare lo
spazio vitale per gli operai (indicativamente 70 cm).
Punto critico di ogni percorso sono gli angoli: è possibile minimizzare il rischio aumen-
84
I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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In laboratorio tenere
il carico
lontano
dalla
persona,
controllare
l’efficienza
del mezzo
di sollevamento
e fare
attenzione
al materiale
fessurato.
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ricordati !
I mezzi di sollevamento vanno usati il più
possibile per salvaguardare la schiena,
ma sono pericolosi se trascurati
o utilizzati male.
Le corde e i ganci usurati vanno sostituiti.
Non fare oscillare il carico,
e tienilo lontano da te stesso e dagli altri.
Quando sposti delle lastre raddoppia
l’attenzione: è facile che possano rompersi
o caderti addosso.
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I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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tando la visibilità con appositi specchi, o rimuovendo il materiale in corrispondenza, ma
la miglior regola è quella di rallentare ed utilizzare l’avvisatore acustico.
Il materiale va depositato in modo sicuro: i blocchi non vanno sovrapposti in troppe file,
ed occorre verificare sempre il corretto reciproco appoggio, che deve consentire un agevole prelievo (ad esempio, inserendo tra un materiale e l’altro spessori in legmame). Le
lastre vanno appoggiate a cavallette metalliche o in cemento, dotate di fermi per evitare
il ribaltamento delle lastre stesse. Il materiale finito va depositato in ordine, su pallet in
buono stato.
Particolare attenzione va posta all’atto del prelievo: dopo aver verificato la portata del
mezzo di sollevamento e dei suoi accessori (funi, braghe ecc.), occorre posizionare le
corde in maniera corretta, convenientemente lontana dagli spigoli del materiale. Provare
ad alzare lentamente, facendo distendere piano eventuali pieghe delle corde, e verificare
che il carico sia ben bilanciato: eventualmente riposizionarlo.
Nel caso delle lastre, operare in due: si “aprono” le lastre con gli appositi palanchini,
poi mentre una persona regge le lastre per evitare che cadano, l’altra persona fissa le
corde. È possibile operare da soli, disponendo di cavallette con pali di sicurezza. Uguale
prudenza nella discesa del carico.
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Durante il trasporto evitare di far oscillare il carico, ed avvisare con apposito segnalatore
acustico se si passa vicino ad altre persone.
Attenzione anche quando si carica un automezzo: l’autista che sale sul cassone per
guidare il carico deve usare la massima cautela per non essere urtato o schiacciato dal
carico stesso, o per non cadere.
Se si caricano lastre, queste devono essere appoggiate a cavallette che abbiano un
angolo retto tra il tratto verticale e quello orizzontale, e devono essere legate saldamente
appena appoggiate.
Importante: operando con pinze come accessorio di sollevamento, alzare al massimo
due lastre per volta: la terza lastra centrale potrebbe infatti, se liscia, sgusciare tra le
due lastre esterne!
Ricordarsi infine che i materiali lapidei possono essere lesionati al loro interno (avere i
“mali”). In questo caso potrebbero rompersi improvvisamente. Quindi, in ogni caso, camminare lateralmente e in posizione di sicurezza rispetto al carico, calzare le scarpe antinfortunistiche e non passare mai, per nessun motivo, al di sopra di altro personale!
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I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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Le lastre
vanno
imbragate
restando
sempre
all’esterno,
per evitare
il rischio
di ribaltamento delle
stesse.
Usare
sempre le
apposite
cavallette
che consentono
la giusta
inclinazione
delle lastre.
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ricordati !
Se hai ancora lo scivolo di alimentazione,
non farlo caricare troppo dal palista.
Quando ti portano il materiale con la pala,
anche se hai la tramoggia o il sollevatore,
mettiti al sicuro.
Accertati che sia presente un parapetto dalla
parte delle vasche di raccolta del materiale
finito.
Ricordati che il sollevatore idraulico
deve avere il parapetto e il dispositivo
antischiacciamento per i piedi.
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I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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Il mezzo di sollevamento è composto da una macchina (carroponte, gru a bandiera,
muletto o pala) e da appositi accessori (funi metalliche, braghe in tessuto, ganci, catene ecc).
Tutti gli accessori vanno periodicamente (ogni tre mesi) controllati, ed il loro stato
annotato su apposito libretto.
In particolare le funi metalliche non devono avere trefoli rotti, o pieghe permanenti: in
tal caso vanno sostituite. Il diametro delle funi e dei ganci non deve essere inferiore
al 90% del valore iniziale. Se il consumo è eccessivo, l’accessorio va sostituito, mai
riparato!
Gli scivoli per rifornire le cubettatrici sono ormai quasi scomparsi, ma alcune cubettatrici
sono ancora rifornite di materiale per mezzo di scivoli inclinati, sui quali il materiale è
spinto dal palista. L’operatore preleva poi il materiale da sotto.
Questa soluzione è intrinsecamente pericolosa: si vengono infatti a creare cumuli di
materiale che possono avere altezze pericolose. Se il materiale frana può colpire il
lavoratore agli arti inferiori con danni anche seri; anche gli arti superiori, soprattutto le
dita, sono a rischio, all’atto di prelevamento del materiale.
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Già nel 1984 il Servizio Minerario, allora competente in materia di sicurezza anche per
le seconde e terze lavorazioni, aveva imposto una serie di norme di sicurezza: scivoli
a bassa inclinazione (<30°), e con fermo alla base di altezza 30 cm.; procedura per la
quale il cubettista deve porsi in posizione riparata quando il palista spinge il materiale.
L’altezza del materiale sullo scivolo non deve superare i 50 cm.
Oggi comunque la maggior parte delle aziende sono dotate di sollevatori idraulici, oppure
di tramogge equipaggiate con alimentatore, i quali, fra l’altro, consentono una più agevole
presa del materiale, riducendo lo sforzo dorso-lombare degli addetti.
Occorre però porsi in posizione di sicurezza quando la pala carica la tramoggia, ed evitare
azioni pericolose se il materiale si incastra nella tramoggia stessa.
I sollevatori idraulici devono essere dotati di parapetto, per evitare che il materiale da
lavorare possa cadere sui piedi. Dove il parapetto non c’è, occorre accertarsi che vi sia
il dispositivo che impedisca di rimanere schiacciati con i piedi sotto il sollevatore (microinterruttore, tendina a rullo, piano del sollevatore che si arresta – meccanicamente
– in posizione elevata. I sollevatori sono indispensabili per le piastrellatrici, dato l’elevato
peso del materiale da lavorare.
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I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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Tramogge
con alimentatore per
rifornire
macchine a
spacco:
il lavoratore
controlla la
quantità di
materiale
che gli
serve e lo
preleva in
posizione
ergonomicamente
corretta.
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Una alternativa possibile è il paranco, che però è meno pratico. In questo caso, per il
paranco, vale quanto detto a proposito dei mezzi di sollevamento nel paragrafo precedente.
Ultimamente sono state introdotte anche tramogge equipaggiate con un alimentatore o un
nastro, che consentono al cubettista di “chiamare” il materiale con apposito pulsante.
Questa attrezzatura è concettualmente simile al bancone, descritto in precedenza, e si
rimanda a quanto detto al riguardo per le questioni di sicurezza.
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I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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Sollevatore
idraulico
per sollevare la benna
metallica
contenente
il materiale da
lavorare.
Il sollevatore deve
disporre di
dispositivi
antischiacciamento
per gli arti
inferiori, e
non essere
sovraccaricato.
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ricordati !
La macchina deve essere sempre in ordine.
Il palista deve viaggiare sempre con prudenza,
con la benna abbassata, e fare particolare
attenzione alle manovre di retromarcia.
Attenzione al rischio del ribaltamento: anche
un piazzale apparentemente sicuro, ma col
fondo dissestato, è pericoloso.
Raddoppiare le precauzioni quando le
condizioni climatiche sono avverse:
spargere sale e ghiaia su piazzali ghiacciati.
96
I MEZZI DI SOLLEVAMENTO
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
LE MACCHINE
DA SPACCO
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LE MACCHINE DA SPACCO
Tutte le macchine da spacco devono essere dotate di sistemi di sicurezza che impediscano alle dita di rimanere nella zona di azione del tagliente mentre la macchina è
azionata.
Generalmente si impiegano fotocellule che “leggono” un inserto rifrangente cucito sui
guanti dell’operatore: se l’inserto, e dunque la mano, dell’operatore non si trova nella
posizione voluta, cioè sicura, la macchina si blocca.
Ancora più sicuri i dispositivi del tipo “a doppio comando”: sono pulsanti, o fotocellule,
che vanno azionati staccando completamente le mani dal pezzo in lavorazione. In questo
caso l’operatore è anche al riparo dalle vibrazioni trasmesse alla mano e al polso dal
colpo sul materiale.
È importante sottolineare che la rimozione o l’”accecamento” dei sistemi di sicurezza
sopra descritti, oltre ad essere una operazione che può porre in grave pericolo l’incolumità
dell’operatore, è anche un reato punito penalmente.
Oltre agli aspetti antinfortunistici, è utile sottolineare anche l’aspetto igienico-sanitario. Il
rumore è un rischio di elevata entità, in quanto quasi tutti i lavoratori addetti allo spacco
sono sottoposti ad un livello di rumorosità superiore ai 90 dB (A).
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LE MACCHINE DA SPACCO
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È importante indossare sempre gli otoprotettori (cuffie, tappi). Le benne per il materiale
finito vanno rivestite in gomma, per attutire il rumore generato dall’impatto del materiale
lanciato. Le macchine vanno posizionate su strati in gomma poggiati sul pavimento.
Le centraline idrauliche utilizzate per il funzionamento della macchina vanno schermate
o posizionate all’esterno dei capannoni.
Anche la polvere non va trascurata: il porfido contiene una percentuale consistente di
silice microcristallina che, se inalata per lungo tempo, può provocare silicosi, una malattia
ora poco frequente, ma grave e talora mortale.
È quindi necessario curare l’efficienza dell’aspirazione, inumidire senza bagnare troppo
il materiale e il piano di lavoro, ed evitare comportamenti che portano a sollevare inutilmente polvere (sbattere il materiale sul banco, pulire il banco con spazzole, ecc).
Ripetere periodicamente i controlli ambientali.
È utile anche evitare di usare la mazzetta mentre il pezzo da rifinire è appoggiato sul
banco in ferro, sopra lo strato di polvere lasciato precedentemente. È meglio potere utilizzare un ceppo di legno con incastrato un pezzo di porfido: questo modello di postazione,
adeguatamente aspirata, consente infatti un notevole miglioramento sia dell’esposizione
a rumore, che dell’esposizione a polvere.
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ricordati !
Accertati che i dispositivi di protezione
(fotocellule) della tua macchina funzionino, e
che i guanti che usi siano quelli previsti dal
costruttre della macchina.
Usa sempre gli occhiali, le protezioni uditive e
le scarpe antinfortunistiche.
Rifinisci il materiale con la mazzetta
non appoggiandolo sul ferro della macchina,
ma su un pezzo di porfido incastrato in un
ceppo di legno: questo vuol dire
meno rumore e meno polvere per te.
100 LE MACCHINE DA SPACCO
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
LE MACCHINE
DA TAGLIO
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LE MACCHINE DA TAGLIO
Le SEgHE A BANDIERA sono macchine piccole, a funzionamento manuale, che stanno
lentamente scomparendo nel settore; sono tuttavia ancora numerose.
In esse il pericolo è rappresentato dal fatto che il pezzo da tagliare viene, in molti modelli,
tenuto fermo dalle mani dell’operatore, che pertanto passano vicine al disco di taglio.In
sostanza, la macchina è simile, concettualmente, ad una circolare per il legno.
Non è possibile l’utilizzo di spingipezzi, per cui è necessario porre la massima attenzione
durante l’operazione. I dischi sono infatti protetti da cuffia, che ha anche funzione fonoisolante, ma tale dispositivo non riesce a coprire interamente la parte pericolosa del disco.
È importante anche che l’operatore abbia un appoggio per i piedi: da questo punto di vista
sono ideali i grigliati metallici. Occorre anche fare molta attenzione ad evitare il pericolo
di inciampare e cadere verso la macchina: la razionalizzazione del posto di lavoro e del
materiale è importante. Quasi tutte le macchine sono dotate di piccole gru a bandiera per
movimentare in sicurezza il materiale: in questo modo il rischio dorso-lombare è limitato.
Il rumore è sempre elevato: l’utilizzo di protezioni uditive (cuffie, tappi) associato all’impiego
di dischi silenziati è pertanto indispensabile. La polverosità è in genere inferiore ai limiti
raccomandati dalla letteratura internazionale, anche per il naturale abbattimento generato
dall’acqua di lavorazione.
102 LE MACCHINE DA TAGLIO
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Simili, per certi aspetti, sono anche le
SEgHE MULTIDISCO, le quali sono però
intrinsecamente più sicure perché hanno
la zona di taglio più protetta, a volte con
una cabina completa anche per evitare
emissioni di rumore. Anche in questo caso
l’alimentazione e lo scarico avvengono manualmente, ma con l’ausilio di rulliere che
permettono un più agevole accostamento
del pezzo alla zona di lavorazione.
Discorso diverso, invece, per le SEgHE A
PONTE: si tratta di macchine, per lo più di
grandi dimensioni, completamente automatiche. Dopo avere impostato le caratteristiche del taglio (spessore, numero di passate,
La postazione deve essere ordinata
e pulita. Utilizzare le cuffie.
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profondità, ecc.) con l’ausilio di una tastiera mobile, e avere controllato il movimento della
testa, l’operatore avvia la macchina, che opera in completa autonomia: in alcuni casi anche
di notte, senza alcuna presenza di addetti. Evidente il vantaggio in termini di rumorosità,
polverosità e sicurezza. In questi casi le operazioni a rischio sono il carico e lo scarico del
materiale, in genere blocchi di grandi dimensioni. Il blocco viene caricato con l’ausilio di pala
meccanica o muletto, sul banco di supporto, e le filagne prodotte dal taglio scaricate con
l’ausilio di ventose a funzionamento pneumatico sostenute da gru a bandiera. Si rimanda
a quanto detto nel paragrafo relativo alla movimentazione del materiale.
Un ultimo appunto per quanto riguarda la sostituzione dei dischi diamantati: occorre procedere con la dovuta cautela per il loro peso e le dimensioni ragguardevoli, che possono
superare i 3 metri di diametro. Durante il funzionamento è opportuno segnalare la zona
pericolosa stendendo una catenella colorata tra i due muri di sostegno della sega. Meglio
ancora se si utilizza un filo a strappo, che provoca l’arresto della macchina qualora si
intendesse raggiungere la zona di lavoro.
Da segnalare che le macchine automatiche da taglio più moderne sono dotate di sistemi di
sicurezza ottici (fotocellule) che arrestano la macchina in caso di avvicinamento. Tali fotocellule vanno mantenute in efficienza secondo quanto detto dal produttore della macchina.
104 LE MACCHINE DA TAGLIO
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Strumenti per la formazione SSL 3
Moderna
sega a
ponte con
fotocellula a
fascio, che
arresta la
macchina
qualora ci
si avvicini
alla zona di
taglio.
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Strumenti per la formazione SSL 3
ricordati !
Il tuo posto di lavoro deve essere ordinato
e il materiale accatastato in modo sicuro.
Usa sempre i dispositivi di protezione
individuale (occhiali, cuffie e scarpe
antinfortunistiche).
Poni particolare attenzione durante il carico e
lo scarico delle macchine.
106 LE MACCHINE DA TAGLIO
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
LE MACCHINE
PER LA FINITURA
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LE MACCHINE PER LA FINITURA: LUCIDATRICE, FIAMMATRICE, BOCCIARDATRICE, BANCO DA SCALPELLINO
Lucidatrice: nel settore del porfido sono oramai poco diffuse le lucidatrici semimanuali
dotate di maniglione per il movimento. Non sono macchine pericolose, sia perché la
lunghezza del maniglione costringe l’operatore a stare lontano dal punto di lavoro, sia
perché l’utensile è una semplice mola abrasiva. Occorre comunque dotarsi dei dispositivi di protezione standard: occhiali, guanti e scarpe. È importante infatti proteggersi
dal rumore, peraltro quasi mai superiore ai 90 dB, e da eventuali schizzi provenienti
dalla zona di lavorazione.
Fiammatrice: è abbastanza diffusa, ed è costituita, in sintesi, da un ugello di tipo
ossiacetilenico montato su un ponte che ne consente il movimento alternato, mentre
al di sotto scorre la lastra da trattare. La macchina è di tipo automatico, l’operatore
deve alimentare e scaricare il materiale da apposite rulliere, e può stare lontano dalla
zona di lavoro.
È importante che l’impianto di adduzione del gas e dell’ossigeno sia in buone condizioni,
con tubazioni e raccordi periodicamente ispezionati, per evitare fughe di gas. Inoltre
108 LE MACCHINE PER LA FINITURA
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Operazione
di fiammatura.
Controllo
periodico
delle attrezzature
di adduzione del gas;
le bombole
vanno
tenute in
posizione
verticale.
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la zona di lavoro deve essere schermata ed aspirata: l’operazione genera infatti gas, rumore e polvere.
La macchina deve essere marcata CE Atex, ossia a prova di esplosione. L’ambiente deve essere ventilato, e sotto la macchina devono essere chiusi pozzetti, caditoie ecc, perché il gas impiegato, tipo gpl, è più pesante dell’aria e scende in basso.
Tali macchine vanno equipaggiate con sensori di presenza di gas che bloccano l’alimen
tazione in caso di fughe di gas.
Quando l’operatore controlla la lastra in uscita deve indossare tappi ed occhiali, perché l’operazione di fiammatura genera piccole schegge.
Da tenere presente inoltre che la fiamma può danneggiare la vista per via della luce molto intensa, e dunque non va mai fissata.
Bocciardatrice: concettualmente simile alla fiammatrice, alla quale infatti è spesso abbinata. Il trattamento superficiale è però ottenuto con un martello montato su pistone pneumatico, che colpisce la lastra con colpi a cadenza elevata. Valgono le considerazioni
di sicurezza fatte per la fiammatrice: la zona di lavoro va incapsulata per il rumore, e
aspirata per la polvere prodotta, a meno che la lavorazione non avvenga ad umido.
Le operazioni di controllo vanno condotte indossando tappi (o cuffie) e occhiali.
110 LE MACCHINE PER LA FINITURA
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Moderna
fiammatrice
cabinata e
aspirata.
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Scalpellino: è sempre meno diffuso nel settore. Spesso è addetto alla lavorazione di
pezzi di notevole dimensione, ed utilizza vari strumenti portatili: scalpelli, mole, frese ecc.
Il livello di rumorosità è vicino ai 90 dB, pertanto vanno indossati gli otoprotettori ed anche
gli occhiali perché la proiezione di schegge è un fenomeno abbastanza frequente.
La polverosità è sempre abbastanza elevata, per cui è importante lavorare in ambiente
aspirato: meglio se su un banco aspirato dal basso. nel caso in cui si utilizzi una bocchetta
mobile, essa va sempre spostata il più vicino possibile al punto di lavoro.
Come ricordato sopra, spesso i pezzi in lavorazione sono pesanti: vanno pertanto posizionati con l’aiuto di gru a bandiera o di muletti.
112 LE MACCHINE PER LA FINITURA
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SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
LA
MANUTENZIONE
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LA MANUTENZIONE
Compressori. Tutte le aziende hanno almeno un compressore per generare aria compressa, con usi vari: gonfiare i pneumatici o far funzionare attrezzature o macchine.
I compressori possono presentare fenomeni di corrosione interna, se non viene spurgata regolarmente l’acqua di condensa che si forma al loro interno, e per questo occorre
sottoporli a controlli periodici.
I raccordi dell’aria compressa devono essere fissati saldamente, perché se rilasciati
improvvisamente trasformano le tubazioni in fruste pericolose.
Manutenzione. In generale, tutti gli impianti, le attrezzature e gli utensili per lavorare
sono più sicuri se sottoposti alla periodica manutenzione prevista dal fabbricante.
È quindi importante leggere il libretto d’uso e manutenzione, e tenere pulita ed in ordine
la propria attrezzatura di lavoro.
114 LA MANUTENZIONE
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Compressore
completo
di serbatoio
di accumulo dell’aria
compressa.
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INDIRIZZI UTILI
Agenzia del Lavoro
Provincia Autonoma di Trento
Via R. Guardini 75 - Trento
tel. 0461-496024/48 - fax. 0461/496054
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (UOPSAL)
Viale Verona - Centro Servizi Sanitari - Palazzina A - 38100 Trento
tel. 0461.904661/2 - 904502, fax 0461.904571 - 904540
Piazza Leoni 11/A - 38068 Rovereto (TN)
tel. 0464.403719, fax 0464.403702
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EnteSviluppoPorfido(E.S.PO.)
e Commissione Paritetica Problematiche di Settore
Via S. Antonio 36 - Albiano
tel. 0461/689799 - fax. 0461/689099
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Le pubblicazioni dell’Assessorato provinciale alle Politiche per la Salute
Edizione: Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie
Coordinamento editoriale: Vittorio Curzel
Punto Omega Nuova serie
1.
Telemedicina in Trentino
2-3. I documenti OMS sulla strategia della salute per tutti
4.
La donazione e il trapianto di organi e di tessuti
5-6. La promozione della salute
7.
Il territorio tra assistenza sanitaria e attività socio-assistenziali
8-9. Equità, solidarietà e tutela dei soggetti deboli nei servizi sociosanitari
10. La storia dei luoghi di cura a Trento
11.
Salute e sviluppo socio-economico nelle regione di montagna
12-13. Alla ricerca delle menti perdute
14. Equità nella salute nel Trentino
15. I progetti di ricerca sanitaria finalizzata in Trentino
16. L’assistenza al parto nei piccoli ospedali in regioni dell’arco alpino
17. Salute, globalizzazione e nuovi federalismi sanitari
18. Salute e culture: la società, la donna. Informazione, ricerca
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Punto Omega Nuova Serie – Supplementi
–
Linee guida programmatiche di legislatura in materia di politiche per la salute
–
Qualificazione e riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale
e dell’assistenza sanitaria primaria
–
Nuovo piano operativo per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro
–
I determinanti sociali della salute. I fatti concreti
–
Valsugana orientale e Tesino: futuro in salute
–
Porfido. I vantaggi del bancone con sollevatori per gli addetti
alla prima lavorazione
–
Sei lavoratrice dipendente e aspetti un bambino?
Domande e risposte sui principali aspetti della maternità
Collana Documenti per la salute
1.
Gli incidenti stradali. Dall’epidemiologia alle strategie di intervento
(Atti del Convegno)
2.
Diagnosi e trattamento dei neovasi sottoretinici (Atti del Seminario)
3.
Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori
del distretto cervico-facciale
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4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
Rischio ultravioletto. Esposizione al sole, usi terapeutici e cosmetici,
attività industriali (Atti del Convegno)
La vaccinazione alle soglie del III millennio. La strategia della comunicazione
per l’adesione informata (Atti del Convegno)
Le attività alcologiche in Trentino
Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: un impegno comune
(Atti della Conferenza provinciale)
Teleconsulto oncologico e telecardiologia sul territorio
(Rapporto conclusivo di progetto)
Relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale
Decisione e ragionamento in ambito medico (Atti del Convegno)
La responsabilità medica nella Provincia Autonoma di Trento.
Il fenomeno. I problemi. Le possibili soluzioni
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2001.
Rapporto epidemiologico
Le tossicodipendenze in Trentino: tendenze e strategie
Nord Italia Transplant. Atti della riunione tecnico-scientifica 2002
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16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2002.
Rapporto epidemiologico.
Le attività di laboratorio con uso di sostanze cancerogene-mutagene.
Nuova Governance in una rete di comunicazione.
Atti 8° Conferenza nazionale HPH
La prevenzione delle tossicodipendenze: la sfida dei giovani,
la dimensione educativa e le politiche locali. Seconda relazione annuale.
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2003
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2003.
Rapporto epidemiologico
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2004
Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale 2004.
Rapporto epidemiologico
Montagnaterapia e psichiatria
Collana InfoSanità
1.
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi Sanitari 1999/2000
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione SSL 3
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Una professione per il 2000. La salute degli altri
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2000
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino
Contratto provinciale del personale non dirigenziale della Sanità 1998/2001
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2000/2001
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2001
La formazione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS)
Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie
Le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili
Piano Provinciale Sangue 2000/2002
Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap
La Celiachia
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino 2001
L’informazione per gli alimentaristi
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2001/2002
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2000
Accordi provinciali per i medici convenzionati
I numeri della sanità del Trentino
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione SSL 3
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Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Infortuni lavorativi nella provincia di Trento 1996-2000
Contratto provinciale della dirigenza medica e veterinaria
Contratto provinciale della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica
e amministrativa
Piano delle attvità di formazione del personale dei servizi sanitari 2002-2003
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2003
I numeri della sanità del Trentino 2003
Catalogo delle pubblicazioni del Servizio Sanitario del Trentino 2003
Guida ai servizi per le persone in situazione di handicap 2003
Piano delle attività di formazione del personale dei servizi sanitari 2003-2004
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2004
Stato del Servizio sanitario provinciale - sintesi
I numeri della sanità del Trentino 2004 La formazione sanitaria continua (ECM) nella Provincia di Trento
Promuovere l’attività fisica nell’anziano
Lavorare per la salute: Guida alla formazione nella sanità
Infortuni lavorativi in provincia di Trento 1996/2002
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione SSL 3
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Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino - 2004
Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2004-2005
Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2005
Screening provinciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori
alla mammella
40. Piano Provinciale Sangue 2005/2008
41. La formazione dell’operatore socio sanitario (OSS). IIa edizione
42. La domanda adolescente. Gli adulti alla prova
43. Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino - 2005
44. Piano delle attività di formazione del personale dei Servizi sanitari 2005-2006
45. Obiettivi assegnati all’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Anno 2006
46. I numeri della sanità del Trentino
47. Psicopatologia dell’età giovanile
48. La formazione nel sistema di emergenza-urgenza in Trentino
49. 1995-2005: dieci anni di riforma sanitaria e ruolo dell’APSS
50. Catalogo delle pubblicazioni del Servizio sanitario del Trentino - 2006
51. Studio P.A.S.S.I. per l’Italia. Risultati dell’indagine in provincia di Trento
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione SSL 3
Collana Strumenti per la formazione
1.
No people no Joey
2. Parliamo di funghi – Volume I: ecologia, morfologia, sistematica
Parliamo di funghi – Volume II: tossicologia, commercializzazione, legislazione
3.
Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte I
4.
Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Parte II
5.
Scuola e cultura della sicurezza. Ipotesi di curricolo verticale
Collana Guide rapide per la salute
1. Escursioni sicure
2. Al lago sicuri
3. Funghi sicuri
4. Sciare sicuri
5. Mangiare sano
6.
Farmaci e salute
7.
Liberi dal fumo
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Provincia Autonoma di Trento
Strumenti per la formazione SSL 3
Le pubblicazioni edite dall’Assessorato provinciale possono essere richieste al Servizio Innovazione e formazione
per la salute della Provincia Autonoma di Trento, Via Gilli 4, 38100 Trento, tel. 0461 494037, fax 0461 494073,
e-mail: [email protected] La richiesta può essere fatta anche tramite Internet al portale
www.trentinosalute.net, dove è possibile scaricare gratuitamente molti documenti in formato PDF.
Le pubblicazioni vengono distribuite a titolo gratuito (ad eccezione dei volumi “Parliamo di funghi” e “La responsabilità medica nella provincia autonoma di Trento”) con spese di spedizione a carico del richiedente.
I due volumi "Parliamo di funghi" (Euro 20,66) e il volume "La responsabilità medica nella provincia autonoma di
Trento" (Euro 12,00) sono in vendita presso la Biblioteca della Giunta provinciale in Via Romagnosi 9, Trento. Per
l'acquisto delle pubblicazioni è necessario effettuare anticipatamente il pagamento dell'importo corrispondente:
– al c/c postale n. 295386 intestato al Tesoriere della Provincia Autonoma di Trento - UNICREDIT BANCA SPA
/ Divisione Caritro - Via Galilei 1, Sede di Trento;
– a mezzo conto corrente bancario di Tesoreria n. 400 con la medesima intestazione.
precisando come causale: "Acquisto pubblicazione: Titolo ..." La consegna della pubblicazione avverrà, dietro
presentazione della ricevuta di pagamento, o direttamente, recandosi presso la biblioteca, o tramite spedizione
postale previo ricevimento del cedolino al numero di fax 0461 495095, con spese a carico dell'Amministrazione
provinciale.
Il Progetto “Comunicazione per la salute” dell’Assessorato alle Politiche per la salute della
Provincia Autonoma di Trento è “Realizzazione riconosciuta di Qualità per l’innovazione
amministrativa e la comunicazione con i cittadini” dall’ Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
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Stampato per conto della Casa Editrice Provincia Autonoma di Trento
dalla Tipografica Editrice Saturnia – Trento
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