AGENZIA DELLA CGIL VENETO VENETOLAVORO fondata da Marco Masi Agenzia della CGIL del Veneto Anno XIV n. 2 del 20 gennaio 2005 Dir. resp. Simonetta Pento Aut. Trib. di VE n. 1190 del 15.5.95 Redazione via Peschiera 5 30174 Mestre VE [email protected] - Stampa CPSS Mestre Venezia ENNESIMO BLITZ CON SUCCESSIVO DIETROFRONT DELLA GIUNTA REGIONALE VOLEVANO AUMENTARE LE PRESTAZIONI SANITARIE di Franco Piacentini Segretario Regionale SPI - CGIL Veneto Nei mesi scorsi per accattivarsi, furbescamente, la simpatia dell'opinione pubblica e durante la discussione consiliare sul bilancio preventivo 2005, la Giunta Regionale a gran voce ha enfatizzato la parziale riduzione dell'addizionale IRPEF (sul 2004: meno 0,3% fino a 15.000 Euro e meno 0,4% fino a 29.000 Euro confermando però l'imposizione dello 0,9% su tutti i redditi da lavoro o da pensione), offrendola a scopi elettorali come un consistente abbassamento della pressione fiscale. Lo slogan "meno tasse" (tanto caro anche al Governo nazionale) si è e si sta dimostrando una grande "bufala". A dimostrazione che le bugie hanno le gambe corte sono gli atti che la Giunta Regionale, nascondendosi dietro il paravento della legittimità burocratica, ha poi tentato di imporre ai residenti nel Veneto con nuovi costi e pesanti aumenti sui servizi sanitari e sociali. Ultimo blitz, della serie "pagare senza fiatare", la Giunta Regionale l' aveva formalizzato il 29 dicembre con deliberazione n. 4304 "partecipazione dell'assistito al pagamento delle prestazioni di assistenza specialistica". Questo "scherzetto" comporterà, dal 1° febbraio, un incremento sui costi per interventi sanitari, analisi o visite mediche. Nella stesura originale era previsto un rincaro dell' 8% a carico degli utenti, anticipando perfino gli aumenti previsti per i prossimi mesi dal Governo che la Giunta veneta (a proposito dei balzelli inconfessati di Berlusconi) annuncia essere del 10%. Contro il provvedimento della Giunta regionale si è sollevata - a partire dalla CGIL che per prima ha denunciato l'indebito prelievo operato per decreto sui malati - una larghissima protesta e annunci di mobilitazione, tali da indurre la Giunta ad un rapido dietro front. Così, rimangiandosi quanto appena varato, la Regione ha annullato la delibera per assumere un altro provvedimento in base al quale si intende caricare una parte del maggiore onere che si voleva appioppare agli utenti (in questo caso non più l'8% ma il 4%) sui bilanci regionali, travasandone la spesa dal singolo cittadino bisognoso di cure all'intera collettività. E' una vittoria in primo luogo della CGIL e del sindacato pensionati che ancora una volta hanno respinto l'idea di gravare le fasce più deboli ed esposte della popolazione, Ma un fatto resta: l'aumento c'è stato e la Giunta Regionale lo giustifica come una necessità per adeguare il tariffario e far fronte agli impegni contrattuali del personale, contraddicendo in questo modo le stesse previsioni presenti nella relazione all'esercizio finanziario 2005. Nel merito, vanno tuttavia fatte alcune osservazioni. Se la Giunta Regionale, ossequiando il Governo, indica una crescita delle entrate, per le spese sanitarie, rispetto all'anno precedente, dell'8,6% (la sottostima nazionale sul reale fabbisogno economico dei servizi sociosanitari rimane un problema aperto), non si comprende l'aumento dell'8% sulla specialistica. Segue a pag. 2 ASSUNZIONI IN CALO ANCHE NEL VENETO MENTRE IL LAVORO SI PRECARIZZA di Patrizio Tonon Segretario CGIL Veneto Nonostante l'Union Camere del Veneto definisca la fase economica in Veneto del primo semestre,"in lieve ripresa", ci corre l'obbligo di stare ai fatti o perlomeno ai numeri. Pensiamo che non basti qualche zero virgola sulla produzione e sulle esportazioni per dimenticare quello che succede nei luoghi di lavoro con la mole massiccia di licenziamenti e cassa integrazione. I grafici parlano chiaro anche se non sempre riescono a rimarcare i drammi di decine di migliaia di famiglie che nella nostra regione stanno provando sulla propria pelle le conseguenze di una crisi che non ha precedenti negli ultimi 20 anni, che non ha ancora raggiunto il punto più alto e che segna la messa in crisi di un modello sociale ed economico che sembrava inarrestabile. I tagli all'occupazione ed ai siti industriali di quasi tutti i grandi gruppi produttivi del veneto, spesso non sono riconducibili ad una effettiva crisi di settore o a una perdita di fette di mercato. La reazione alla globalizzazione dell'economia, da parte della aziende, non è stata quella di potenziare ed internazionalizzare le proprie strutture per poter competere. La delocalizzazione, molto spesso è stata l'occasione per rincorrere la manodopera a basso costo e mantenere, se non aumentare, i livelli di profitto acquisiti. I dati pubblicati in questi giorni sulla consistenza delle imprese Venete ci fa anche capire da debolezza e la polverizzazione della nostra struttura industriale, la sua impossibilità di tenere sui settori della ricerca e dell'innovazione e la sua conseguente vocazione a diventare in seguito organica ad un'area di subfornitura a disposizione dei grandi gruppi internazionali. D'altronde un' area produttiva che ha scelto e che sceglie di privilegiare "l'avviamento al lavoro" dei giovanissimi piuttosto di scommettere sull'istruzione, la cultura e la formazione di qualità , non fa molta strada in questa fase. Il governo e la Moratti si ostinano ad avvalorare questa strada e l'Italia è ultima - o quasi - in Europa per laureati e diplomati; il Veneto certamente dà un grande contributo a tenere basso questo dato nazionale. I primi dati relativi al primo semestre del 2004 sulle assunzioni nella nostra regione - pur se amministrativi e "da sgrezzare" e senz'altro da inquadrare con il dato delle cessazioni appena questo sarà disponibile - ci danno comunque segnali indicativi delle ricadute che arrivano sul territorio, sull'occupazione e sulla qualità dei rapporti di lavoro. Anche l'indagine dell'Eurispes di questi giorni ci conferma la situazione di insicurezza dominante tra i giovani per quanto riguarda il lavoro, le loro condizioni di precarizzazione e di "flessibilità spinta" imposta e potenziata anche dalla Legge 30. Nel Veneto le assunzioni effettuate nel primo semestre del 2004, sono state 171.605, e sono state circa 100 mila in meno del 2003 e 114 mila in meno del 2002. Il calo delle assunzioni non vuol dire automaticamente un saldo negativo nel rapporto tra assunzioni e cessazioni, che vedremo a dati aperti, ma è un dato conforme a quello che sta succedendo. Per quanto riguarda la qualità dei rapporti di lavoro, nel primo semestre 2004 gli assunti a tempo indeterminato sono stati il 32%, mentre nel 2003 erano il 34% e Segue a pag. 8 nel 2002 il 35%. 2 giovedì 23 dicembre 2004 VENETOLAVORO Sanità più cara e servizi peggiorati NEL VENETO LISTE D'ATTESA SEMPRE PIÙ LUNGHE Liste d'attesa sempre più lunghe nella sanità veneta. Lo rileva la Corte dei Conti che ha monitorato le aziende sanitarie venete dal 2001 al 2003. Tra le voci esaminate, i tempi di attesa che si dilatano sono indicativi di uno stato di congestione delle strutture ambulatoriali. Infatti non solo ciò avviene mentre le prestazioni diminuiscono del 6,4% (passano da 26,35 milioni del 2001 ai 24,7 milioni del 2003), me anche mentre aumentano i ricavi per le prestazioni libero professionali "intramoenia" dei medici, cui avrebbe dovuto corrispondere una riduzione delle liste di attesa. Quanto ai tempi, ben 264 prestazioni nelle 23 ULSS della regione sono risultate fuori norma, con un incremento del 55,3% rispetto al 2001. Insomma, dall'inasprimento dei ticket e dall'innalzamento dell'addizionale regionale i cittadini veneti si sono trovati a pagare di più una sanità meno efficiente. A dimostrazione che non è con la logica brutale del più tasse, più tagli, più ticket per i cittadini che si risolvono i problemi. Da quanto ci è dato sapere, la situazione a consuntivo 2004, è rimasta la stessa, a dimostrazione che la Giunta regionale non è stata in grado di far rispettare ed applicare dalle direzioni generali delle ASL gli stessi suoi provvedimenti in materia di tempi d'attesa per le prestazioni specialistiche, conseguendo anche su questo piano l'ennesimo fallimento di una gestione incapace di programmare efficienti servizi socio sanitari. Non va dimenticata la responsabilità del Governo che continua a sottostimare il fabbisogno finanziario per la sanità pubblica. TEMPI MEDI DI ATTESA 2003-2001 (4° TRIMESTRE) specialità ANGIOLOGIA CARDIOLOGIA DERMOSIFILOPATIA GASTROENTEROLOGIA /CHIRURGIA/END.DIGEST. MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE descrizione tempi standard tempi medi rilevati 2003 2002 specialità descrizione 2001 ° COLOR DOPPLER TRANSCRANICO 30 59,4 25,6 15,3 ° ECO(COLOR)DOPPLER DEI TRONCHI SOVRAAORTICI 30 66,0 39,4 40,8 ° ECOGRAFIA DEGLI ARTI SUPERIORI O INFERIORI O DISTRETTUALE, ARTERIOSA 30 57,3 50,5 ° VISITA GENERALE 30 20,6 21,1 ° ECOGRAFIA CARDIACA 30 73,9 52,0 57,3 (segue O.R.L.) ° VISITA GENERALE tempi standard tempi medi rilevati 2003 2002 2001 30 11,0 11,3 9,5 ° ANGIOGRAFIA CON FLUORESCEINA O ANGIOSCOPIA OCULARE 30 47,3 41,9 34,0 55,2 ° FOTOCOAUGULAZIONE CON LASER PER LACERAZIONE DELLA RETINA E COROIDE, VASCULOPATIE E MACULOPATIE 30 25,0 23,9 24,0 12,1 ° TEST FUNZIONALI OBIETTIVI DELL'OCCHIO 30 18,4 19,2 14,5 ° TERAPIA CANALARE IN DENTE PLURIRADICOLATO 45 9,4 13,9 13,5 272,8 OCULISTICA ODONTOSTOMATOLOGIA ° ELETTROCARDIOGRAMMA 30 1,9 3,3 2,2 ° TRATTAMENTO ORTODONTICO CON APPARECCHI FISSI 270 279,6 207,3 ° ELETTROCARDIOGRAMMA DINAMICO 30 30,4 33,5 19,0 ° VISITA GENERALE 30 6,7 8,5 14,3 ° VISITA GENERALE 30 40,1 19,3 18,1 ° ECOGRAFIA MUSCOLOTENDINEA 30 52,6 43,0 30,5 ° ASPORTAZIONE O DEMOLIZIONE LOCALE DI LESIONE O TESSUTO CUTANEO E SOTTOCUTANEO, 30 16,9 13,0 10,8 ° ECOGRAFIA OSTEOARTICOLARE 30 35,8 22,6 28,0 ° ESAME ALLERGOLOGICO STRUMENTALE PER ORTICARIE FISICHE 30 24,5 16,4 18,1 ° VISITA GENERALE 30 14,5 20,7 13,8 ORTOPEDIA ° VISITA GENERALE 30 13,5 11,1 10,5 ° ECOGRAFIA GINECOLOGICA 30 30,0 29,2 20,0 ° COLONSCOPIA CON ENDOSCOPIO FLESSIBILE 30 43,0 31,6 33,3 ° ECOGRAFIA OSTETRICA 30 24,1 23,1 21,6 ° ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA [EGD] 30 15,0 16,8 17,5 ° VISITA GINECOLOGICA 30 18,0 10,0 8,2 ° ELETTROTERAPIA ANTALGICA 30 10,0 11,8 10,7 ° BRONCOSCOPIA CON FIBRE OTTICHE 30 5,3 4,4 3,5 ° LASER TERAPIA ANTALGICA (Sostituisce 99.99.1) 30 13,3 15,4 20,8 ° SPIROMETRIA GLOBALE 30 9,5 9,4 6,1 ° MOBILIZZAZIONE DELLA COLONNA VERTEBRALE 30 12,1 19,3 17,5 ° SPIROMETRIA SEMPLICE 30 7,2 8,4 4,4 ° MOBILIZZAZIONE DI ALTRE ARTICOLAZIONI 30 12,1 20,8 15,0 ° ECOGRAFIA DELL' ADDOME INFERIORE 30 42,0 36,2 25,7 ° RIEDUCAZIONE FUNZIONALE ATTIVA E/O PASSIVA PER PATOLOGIA COMPLESSA 30 11,9 21,3 10,7 ° ECOGRAFIA DELL' ADDOME SUPERIORE 30 42,0 34,9 24,8 ° RIEDUCAZIONE FUNZIONALE ATTIVA E/O PASSIVA PER PATOLOGIA SEMPLICE 30 13,0 26,0 9,0 ° MAMMOGRAFIA BILATERALE 45 80,3 80,5 39,9 ° VISITA GENERALE 30 5,8 ° VISITA GENERALE 30 9,8 ° ° VISITA GENERALE 30 40,7 ° 45,6 OSTETRICIA E GINECOLOGIA PNEUMOLOGIA RADIODIAGNOSTICA ° ° VISITA GENERALE 30 60,5 68,6 94,8 ° MAMMOGRAFIA MONOLATERALE 45 79,8 86,1 MEDICINA NUCLEARE ° SCINTIGRAFIA TIROIDEA 30 24,6 18,5 10,0 ° RADIOGRAFIA DEL TORACE DI ROUTINE, NAS 30 3,2 4,8 3,0 NEUROLOGIA ° ELETTROENCEFALOGRAMMA 30 5,5 6,4 6,9 ° RMN (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER LE DIVERSE TIPOLOGIE) 45 34,3 41,7 31,4 ° ELETTROMIOGRAFIA (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER LE DIVERSE TIPOLOGIE) 30 80,5 57,0 64,9 ° TAC (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER TUTTE LE TIPOLOGIE) 30 24,9 19,0 20,2 O.R.L. ° ADATTAMENTO IMPIANTI COCLEARI 30 15,7 10,4 28,8 ° CISTOSCOPIA [TRANSURETRALE] 30 30,8 21,9 13,9 ° ESAME AUDIOMETRICO TONALE 30 9,2 8,4 11,2 ° URETROSCOPIA 30 30,4 22,6 14,5 ° ESAME AUDIOMETRICO VOCALE 30 10,4 8,8 12,7 ° UROFLUSSOMETRIA 30 11,5 11,1 14,5 ° ESAME CLINICO DELLA FUNZIONALITA' VESTIBOLARE 30 14,7 17,4 10,4 ° VISITA GENERALE 30 25,0 25,3 16,1 UROLOGIA Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati forniti dalla Regione Veneto * in grassetto i valori fuori standard Piacentini - segue dalla prima pagina Con una seria programmazione pluriennale non si verificherebbero interventi tampone sui buchi di bilancio e non sarebbero strumentalizzati gli "stipendi dei dipendenti". Dal punto di vista politico, non regge nemmeno la discrezionalità della Giunta ad adottare - come ha fatto buttando fuori un provvedimento alla chetichella la vigilia di capodanno - DGR (deliberazioni giunta regionale) senza informare preventivamente i cittadini e senza il doveroso confronto con le Organizzazioni Sindacali. In questo caso, come per gli ospedali di comunità, per le liste d'attesa e per le rette di ospitalità nelle case di riposo, non si può prescindere dalle regole civili del rispetto dei cittadini e del riconoscimento istituzionale del ruolo delle rappresentanze sociali. La determinazione democratica delle scelte è stabilita dalla legge regionale n. 340 del 1971; il principio della concertazione è previsto dalla legge regionale n. 35 del 2001; la partecipazione sulle politiche a favore delle persone è indicata nella DGR n. 3755 del 1999. Di tutto questo la Giunta del Veneto (scimmiottando l'attuale Governo liberista) ha fatto carta straccia . Scottati dalle tante promesse elettorali (non mantenute) i pensionati, i lavoratori e le famiglie hanno ben compreso che i provvedimenti (autoritari) nazionali e regionali, provocheranno un preoccupante aumento delle vecchie e delle nuove povertà. Vi è la consapevolezza, nella stragrande maggioranza dei cittadini, che ormai sono necessari radicali cambiamenti nelle "cabine di regia" dei poteri pubblici regionali e nazionali, altrimenti gli italiani ed i residenti nel Veneto, si troveranno sempre più vicini al baratro. Per questo la mobilitazione sindacale contro il Governo e la Giunta del Veneto,che ora chiedono di votare un bilancio preventivo ancora improntato a criteri socialmente iniqui e privo di rispose alle nuove emergenze della regione, è anche una risposta di democrazia per tutelare i diritti costituzionali dei cittadini l VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004 RITIRATA DEL GOVERNO SUI CONTRATTI DI INSERIMENTO PER LE DONNE 3 damentali dei lavoratori e lavoratrici italiani. Sulle argomentazioni offerte dal Prof. Tiraboschi sul ritiro del decreto non vale proprio la pena di soffermarsi, poiché è difficile se non impossibile comprendere chi afferma che in questo modo "si privano le donne di un potente strumento di inserimento mirato nel mercato del lavoro", ovvero di uno strumento (il contratto di inserimento…) utile ad aumentare l'occupazione femminile. E' evidente che parliamo due lingue diverse. Lucia Basso, Seg. Cgil Veneto Un articolo sul Sole 24 ore del 5 gennaio, a firma del più importante consulente del Ministro del Lavoro per l'attuazione della legge 30/03, Michele Tiraboschi, finalmente ci dà una buona notizia che riguarda il ritiro del decreto interministeriale in materia di contratti di inserimento per le donne in quanto tali. Come si ricorderà, il decreto estendeva alle donne di tutto il Paese il requisito di "categoria svantaggiata", offrendo alle imprese la possibilità di assunzione con un inquadramento fino a due livelli inferiori alle mansioni esercitate per un periodo fino a 18 mesi. Quando il decreto è apparso per la prima volta sui quotidiani economici nello scorso ottobre, sembrava impossibile che potesse essere emanata una norma così vergognosa, in disprezzo totale delle donne e delle conquiste ottenute dal movimento sindacale e progressista in questi decenni in materia di parità economiconormativa sul lavoro. La notizia data da Tiraboschi, qualora ufficialmente confermata, premia la battaglia politica portata avanti con determinazione in questi due mesi dalla Cgil, dalle donne impegnate nel sindacato e dalle consigliere di parità che hanno preso immediatamente posizione ai vari livelli per respingere una normativa che violava apertamente i principi della nostra Costituzione. Un contributo decisivo è stato dato dai giuslavoristi vicini al sindacato ed alla Cgil (in particolare da Donata Gottardi) che con la loro esperienza, competenza e passione politica esercitano un ruolo significativo nella difesa e nell'avanzamento dei diritti fon- Fabrizio Maritan, Dip. Politiche attive lavoro NON DIMENTICHIAMO LE DONNE DEL SUD Il prospettato ritiro da parte del Governo del disegno di Legge, annunciato dall'estensore materiale, prof. Tiraboschi, è un fatto sicuramente positivo. Esso rappresenta in maniera concreta la giustezza delle ragioni mosse dalla CGIL sull' iniquità del provvedimento. Ragioni che, non va dimenticato, confermano allo stesso tempo il giudizio più generale che abbiamo dato sul Decreto 276 e, nello specifico, sulle forme di rapporto di lavoro da esso introdotte. Dunque, bene il ritiro del Decreto legge, ma non dobbiamo dimenticare che le norme rimangono inalterate per le categorie inserite nelle specificità di assunzione dei contratti di inserimento, donne del sud comprese. Permangono perciò iniquità a cui noi, e spero anche le consigliere di parità di tutti gli orientamenti, siamo contrari. Per questo ritengo che debbano essere cancellate dalla legislazione di questo paese la legge 30 e la sua filosofia. Andrea Castagna, Segretario regionale CGIL EVITATA UNA FERITA PIÙ PROFONDA AL PRINCIPIO DI PARITÀ Donata Gottardi, docente di Diritto del Lavoro Il Governo o, meglio, il Ministero del Lavoro ha ritirato il decreto sul contratto di inserimento che avrebbe sancito l'inserimento delle donne italiane tra le categorie di svantaggio sociale. La ragione ha prevalso. La ragione intesa come rispetto delle regole fondamentali dell'ordinamento giuridico. Certo il modo in cui si è venuti a conoscenza del decreto - pubblicato sul sito Internet del Ministero senza nemmeno avvertire che doveva ancora essere completato l'iter della sua approvazione - e in cui si è comunicato il ritiro - un articolo di Tiraboschi sul Sole 24 ore del 5 gennaio dichiarano in pieno una tecnica di comunicazione che, formalmente adottata per essere più vicina agli utenti, porta il segno dell'insofferenza verso le procedure di approvazione delle norme. Il ritiro del decreto, stando alle dichiarazioni di Tiraboschi, è avvenuto per "ragioni di opportunità 'politica', più che vere e proprie considerazioni di merito sulla reale portata del decreto". Possiamo essere soddisfatti - e ancora più soddisfatte - del risultato. Abbiamo evitato una ferita profonda al principio di parità di trattamento tra lavoratrici e lavoratori e un danno alle imprese, su cui sarebbero ricadute le conseguenze delle pronunce di incostituzionalità della Corte nazionale e quelle della Corte di giustizia europea. E non importa nemmeno se tutto questo viene attribuito ai condizionamenti di "un astratto formalismo e alle ambigue logiche del politicamente corretto". E' sempre difficile ammettere le sconfitte ed è diventato normale reagire con roboanti dichiarazioni di incomprensione. Ci si potrebbe fermare qui se non fosse per il richiamo a "tabù da spezzare" e se non fosse per il rischio di manipolazione e di esautorazione dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, che sono diventati tali anche per l'ordinamento europeo. Purtroppo oggi appare chiaro dall'intera vicenda del contratto di inserimento per le donne che si sta perdendo coscienza della linea di demarcazione che separa il regime degli aiuti all'occupazione (e quindi degli aiuti di Stato) dalla tutela della parità tra donna e uomo. Eppure la vicenda dei contratti di formazione e lavoro, precedente diretto dei contratti di inserimento, avrebbe dovuto consigliare qualcosa di meglio di un fallace contratto a termine stipulabile con ogni donna in Italia con relativo sottoinquadramento - certamente non obbligatorio, ci mancherebbe altro - fino a due livelli retributivi. Gli "interessi delle donne in carne ed ossa" non vengono sacrificati dal principio di parità. E' l'opposto. Vengono difesi dal rispetto del principio di parità, che nel corso degli ultimi quindici anni si è evoluto nel principio di parità di opportunità. Non ci si difende con la competizione al ribasso. Tutti ormai siamo consapevoli che la concorrenza dei paesi emergenti non si batte risparmiando sui costi. Nessun ribasso potrebbe mai bastare. Per essere competitivi occorre qualità e innovazione e un modello sociale fondato sull'equilibrio di diritti e doveri. E le donne possono portare vantaggi enormi al sistema se si progetta un'organizzazione del lavoro inclusiva e compatibile, se si attuano politiche di conciliazione tra vita professionale e vita familiare, compresi gli strumenti di redistribuzione dei ruoli. Il diritto del lavoro ha sempre saputo evolversi, magari con lentezza; ma non si risolvono i problemi cercando di cancellarne principi e fondamenti, erigendo totem propiziatori all'incremento del tasso di occupazione, di qualsiasi occupazione si tratti (basta un'ora alla settimana per essere occupati). Per cambiare bisogna conoscere. Ignorare principi fondamentali come quello della parità tra donne e uomini e le tecniche normative per la sua attuazione non aiuta. Le forzature e le inversioni di marcia ancora non pagano. Non è scoperta recente quella del divario occupazionale. Ed è anche per questo che sono state adottate leggi che prevedono organismi e strumenti di azione positiva. La soluzione non sta nel cancellarli o sterilizzarli, ma, al contrario, nel renderli finalmente efficaci. Bisogna prendere sul serio la questione femminile. 4 giovedì 23 dicembre 2004 VENETOLAVORO A Rovigo il patto per lo sviluppo LA CENTRALITÀ DELLA RISORSA TERRITORIO PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE E DI QUALITÀ Un Patto d'Area per la provincia di Rovigo è stato siglato il 22 dicembre tra CGIL CISL UIL, tutte le associazioni imprenditoriali, i 50 Comuni, la Provincia, il Consorzio di Sviluppo e la Camera di Commercio. Dopo l'esperienza del primo Patto territoriale, cha ha prodotto effetti positivi per la crescita del Polesine, le forze sociali ed istituzionali hanno voluto proseguire su questo piano per arrivare ad una seconda intesa programmatica d'area. E' stata realizzata sulla base della normativa regionale, che definisce le nuove norme sulla programmazione, con l'intendimento di promuovere una partecipazione diretta al processo di programmazione e sviluppo dell'area polesana. Il tutto in coerenza con gli strumenti non solo regionali, ma anche nazionali e comunitari. Il dibattito che si è sviluppato ha inteso individuare i processi possibili per rendere l'economia polesana più reattiva ai flussi che la globalizzazione ha determinato. L'idea guida è quella di una programmazione integrata, sulla quale sviluppare un'azione di strategia per il territorio locale, e la scommessa lanciata riguarda la capacità di far emergere una volontà territoriale di governo e sviluppo legato all'insediamento sostenibile con il territorio polesano. Nell'elaborazione del piano tra le forze produttive, sociali e il Consorzio di Sviluppo si sono individuati precisi obiettivi sui singoli settori - dal primario (agricoltura, pesca) al terziario (turismo), passando per l' industria- lungo tre grandi assi di intervento che riguardano: il potenziamento e lo sviluppo delle imprese con l' incentivazione dell'innovazione e della ricerca; le infrastrutture per la competitività del sistema produttivo, il turismo e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. Ne discendono progetti ed obiettivi specifici, quali la valorizzazione della tipicità locale, lo sviluppo integrato del turismo, il sostegno alla piccola e media industria, l' innovazione degli enti locali, la formazione e lo sviluppo di nuovi modelli di governance, l' intermodalità e la logistica. Tali elementi si devono sviluppare all'interno di una società, mutata in pochi anni, che ha di fronte problemi complessi legati all'immigrazione, all'invecchiamento della popolazione e ad un forte tasso di disoccupazione femminile. Il tutto traguardando ad un modello di sviluppo che passa attraverso un giusto equilibrio tra uomo, ambiente e crescita economica di qualità favorendo l'innovazione, la ricerca, la formazione. Con tale spirito l' intesa tende a definire il piano d'area in un sistema, il "sistema Polesine". Una delle condizioni è costruire una cultura imprenditoriale diffusa capace di innovare e fare sistema cogliendo le opportunità offerte dalla disponibilità di risorse pubbliche per l'imprenditoria e per il sistema economico in senso lato. Il ritardo accumulato dal sistema Polesine in termini di crescita industriale estensiva, se comporta alcuni limiti da colmare, va anche colto come una opportunità per ricercare una via nuova di sviluppo rispetto agli altri territori del Veneto. L' idea è quella di perseguire uno sviluppo integrato che svolga un ruolo complementare a quanto già realizzato nel nord est. Ciò porta a valorizzare sempre più come scopo finale l'ambiente, investendo sul paesaggio e candidandosi a diventare un laboratorio di sperimentazione locale. Da qui anche l'esigenza di ripensare il modello di sviluppo del Polesine, ricercando nuovi circuiti integrati di sviluppo sostenibile, attraverso la crescita qualitativa della risorsa umana. Nel costruire il Patto d'area si è posto il problema che i soggetti coinvolti definissero regole precise per lo sviluppo e la gestione delle attività economiche, come strumento di valorizzazione degli stessi investimenti produttivi legati alla promozione dell'ambiente. Inoltre è determinante il fattore partecipativo che punta a dimostrare che l'essere uniti negli obiettivi produce un processo pur in un accordo istituzionale complesso - capace di mobilitare risorse locali e di saper attirare risorse esterne. Dopo la firma, il patto d'area è ora stato presentato alla Regione per le eventuali osservazioni e/o integrazioni e quindi procedere ai finanziamenti che saranno oggetto di valutazione della cabina di regia, della quale fanno parte i soggetti firmatari del patto. Si auspica che vi sia il giusto riconoscimento del lavoro svolto che ha visto tutte le parti sociali ed istituzionali contribuire all'elaborazione dell'intesa programmatica quale opportunità di sviluppo del Polesine, e che siano finanziati i progetti volti a creare occupazione e risposte di qualità alla nostra area. Luciano Milan, ex Segretario Generale della CGIL di Rovigo, firmatario del Patto FECONDAZIONE: LE DONNE HANNO VINTO La Corte Costituzionale ha ammesso i quattro quesiti parzialmente abrogativi della legge sulla fecondazione. "Grande soddisfazione", è stata espressa dalle Segretarie della CGIL che ribadiscono il loro impegno nei comitati referendari "affinchè il voto delle cittadine e dei cittadini cancelli gli effetti di una legge iniqua". "Anche se non è stato accolto il referendum che chiedeva l'abrogazione totale - dice Aitanga Giraldi, Responsabile delle politiche di Pari Opportunità della Cgil - avremo la possibilità con il voto di eliminare i punti particolarmente iniqui della legge. In particolare siamo molto soddisfatte che sia stato ammesso il quesito numero 4, che riguarda l'autodeterminazione e la tutela della salute della donna, perché accoglie la protesta delle donne contro una norma che contrappone i diritti della madre a quelli del concepito, e per questa via potrebbe arrivare a mettere in discussione la stessa legge sull'interruzione volontaria della gravidanza". VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004 5 Vicenza di fronte alle crisi RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL'IMPRESA ANCHE VERSO IL TERRITORIO D'ORIGINE Come affrontare i problemi posti dalla crisi industriale che stanno interessando pesantemente l'area vicentina? In un convegno "quale lavoro oggi a Vicenza", tenutosi a fine dicembre,la Cgil ha lanciato alcune proposte. Destinatari, il mondo delle imprese, ma anche le istituzioni chiamate ad un lavoro di rete. Ne riferisce in questo articolo la Segretaria della camera del lavoro vicentina, Marina Bergamin, relatrice al convegno Un periodo di rallentamento produttivo ed occupazionale, al quale nessuno di noi era abituato (bisogna tornare a oltre dieci anni fa per rintracciare numeri di lavoratori in mobilità nel Veneto simili a quelli dell'anno in corso: 20.000 unità), impone a tutti, parti sociali ed istituzioni, un riflessione profonda, senza la quale lo scivolamento del nostro territorio sarà inevitabile, sia sul piano economico (Vicenza si è quest'anno posizionata al 22° posto per reddito pro-capite dove è scivolata dal 9° dell' anno precedente, mentre nel solo 2003 aveva perso già 20 punti di export), che sul piano della percezione del futuro e della fiducia nel futuro per sé e per le prossime generazioni. E' vero che il tasso di occupazione vicentino complessivamente continua a mantenersi il più alto del Veneto (66,1% nel 2003, 54,4% per le donne) e che il tasso di disoccupazione é ai cosiddetti livelli 'frizionali' (2,6%), ma i dati che abbiamo in mano sono inequivocabili: calano gli avviamenti al lavoro, cresce l'utilizzo agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità) diminuisce l'assorbimento di lavoratori extracomunitari, cala l'apprendistato, aumentano gli 'atipici' che a fine 2003 risultano essere a Vicenza 46.423 unità. Esimi rappresentanti di Confindustria vicentina sostengono che "il venticello di ripresa è appena percettibile" o, ancora, che "non cambiano giudizio sulla gravità della crisi vicentina che peggiorerà", essendo strutturale e non contingente. Abbiamo anche noi questa sensazione, impegnati in questo periodo in decine e decine di procedure di mobilità, di cassa integrazione, di sospensioni nell'artigianato…….. Mentre le ultime finanziarie hanno stretto le maglie della mobilità e tagliato i fondi destinati agli ammortizzatori sociali (dal 10% al 30%!) e l'INPS ha emesso una circolare interpretativa sulle sospensioni sostenendo che esse vanno riconosciute nel numero massimo di una all'anno! Noi non crediamo che la strada sia questa e abbiamo delle proposte; ne facciamo due, sapendo che alcuni dei problemi dell'imprenditoria vicentina - nanismo imprenditoriale, sottocapitalizzazione, sottoterziarizzazione - noi possiamo solo denunciarli, anche se la soluzione non sta, ovviamente, nelle nostre mani. Noi crediamo che formazione permanen- te, garantismo flessibile (ovvero, flessibilità contrattata e garanzie per chi lavora) e adeguata protezione sociale formino un corretto mix di misure che può indurre ad un miglioramento della organizzazione del lavoro e delle relazioni sindacali nelle aziende finalizzato ad una maggiore coesione sociale e ad una concorrenzialità di prodotto e di processo produttivo. E' prima proposta: una nuova cultura del lavoro e delle relazioni industriali. Esperienze virtuose all'interno della comunità europea dimostrano che ciò è possibile l'Italia Altra questione: le procedure di mobilità (ossia i licenziamenti collettivi). Noi crediamo che sia il tempo di introdurre un criterio di prevenzione o dell'ultima ratio, ovvero il principio per cui il datore di lavoro debba ricorrere prima ai mezzi conservativi e, soltanto dopo il loro esaurimento (o fallimento), a quelli espulsivi. La prima linea difensiva, esperite tutte le procedure di informazione del sindacato, potrebbe essere rappresentata dai contratti di solidarietà. La seconda dalla Cassa integrazione guadagni. La terza linea difensiva dell'occupazione dalla mobilità extraziendale. L'istituto dei licenziamenti collettivi dovrebbe diventare così residuale, l'ultima spiaggia, a cui ricorrere. Nelle grandi aziende inoltre, nelle holding, tutto il gruppo dovrebbe essere coinvolto in ogni passaggio - contratto di solidarietà, cig, licenziamenti collettivi - al fine di identificare, bilanci alla mano, le soluzioni alla crisi ed agli esuberi che si manifestano in un punto del gruppo. Non potrebbe identificarsi anche in ciò una nuova responsabilità sociale d'impresa? impresa che si fa carico, insieme al territorio che nel tempo ha determinato la sua espansione, di affrontare positivamente gli effetti di crisi e ristrutturazioni che, per certi versi, è persino auspicabile si verifichino. Abbiamo visto troppe volte aziende beneficiare della ricchezza di un territorio, di interventi pubblici, di condizioni favorevoli e poi abbandonare quei territori, senza colpo ferire, con la scusa (anche vera) della globalizzazione! Un simile sistema non potrebbe essere sperimentato anche tra azienda e azienda della medesima filiera produttiva o tra aziende appartenenti alla medesima associazione di categoria, per esempio Confindustria? Perché qui si usa così poco l'arma della rimodulazione degli orari, non si tengono in conto le esigenze inevase di part-time da parte di particolari tipologie di lavoratori…..? Nei passaggi tra lavoro e lavoro, poi, un ruolo centrale può assumerlo la Provincia con i suoi Centri per l'impiego, garantendo consulenza, orientamento e formazione, anche attivando i suoi Centri di Formazione Professionale che possono essere reindirizzati.0 C'è insomma la possibilità di un lavoro vero, di rete, tra le parti sociali e con l'intero territorio, ossia con i Comuni, le ULSS, i SIL, la rete del terzo settore. Sulla formazione e il lavoro, cenerentola dei bilanci e delle politiche (pubbliche ma talvolta anche sindacali) bisogna investire. Abbiamo saputo dall'Assessore al lavoro della provincia di Vicenza che in Gran Bretagna o in Germania il rapporto tra addetti ai servizi pubblici per l'impiego sta a 1 ogni 600 attivi, a Vicenza a 1 ogni 10.000. Numeri che si commentano da soli. Cosa facciamo di questo paese che, dice Montezemolo, ha le performance più basse degli ultimi trent'anni? Questo è il quesito. Siamo interessati a cercare insieme una risposta, sapendo che anche sul terreno della tutela e della valorizzazione del lavoro e di una riqualificazione delle relazioni industriali si deve fondare quella politica di concertazione che oggi tutti reinvocano. Marina Bergamin, Segretaria CGIL Vicenza responsabile mercato del lavoro OMNIUM LANDER DI VIGONZA A RISCHIO CHIUSURA La Plastic Omnium Lander, multinazionale francese, ha annunciato la cessazione delle attività nello stabilimento di Vigonza ed il licenziamento di 50 lavoratori su 62, aprendo l'ennesima procedura di mobilità. A fronte della indisponibilità aziendale ad accogliere le richieste sindacali, il 17 gennaio i lavoratori sono scesi in sciopero, interessando alla vicenda le istituzioni locali. Secondo la FILCEA e la FEMCA "l'iniziativa intrapresa dalla proprietà Plastic Omnium di cessare l'attività di produzione con il licenziamento dei lavoratori è di una gravità inaudita, indice di poca affidabilità e trasprenza aziendale, in quanto ciò avviene a pochi mesi dalla presentazione da parte dell'azienda stessa alle Organizzazioni Sindacali e alla RSU di un piano industriale di rilancio dello stabilimento di Vigonza. Nei due recenti incontri con la Direzione aziendale tenutisi presso Unindustria di Padova, FILCEA-CGIL e FEMCA-CISL e la RSU hanno ripetutamente chiesto il ritiro della procedura di mobilità e la possibilità di realizzare un piano di interventi volto alla continuazione dell'attività lavorativa e alla salvaguardia dei posti di lavoro anche con la ricerca di nuovi imprenditori e per far questo servono tempi più lunghi di quelli previsti dalla legge 223/91". 6 giovedì 23 dicembre 2004 VENETOLAVORO MOBILITIAMOCI PER IL RITIRO DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN Al Forum sociale europeo di Londra, il movimento antiliberista, in tutte le sue componenti sindacali e associative, ha lanciato una campagna per il ritiro della Direttiva Bolkestein. In Italia forze sindacali e politiche, realtà associative e di movimento hanno lanciato una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione e mobilitazione nei territori e nelle istituzioni. Una campagna che culminerà nella partecipazione di massa alla manifestazione europea del 19 marzo a Bruxelles e in centinaia di iniziative nei territori all'interno della "Settimana di Azione Globale" indetta dal Fsm di Mumbay, contro il Gats e le privatizzazioni, per i beni comuni e i diritti sociali. Annunciata come un provvedimento rivolto a "diminuire la burocrazia e i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkestein è nei fatti un pericoloso provvedimento di attacco allo stato sociale e ai diritti del lavoro nell'intera Unione europea. Lo sostengono in un comune appello alla mobilitazione i promotori dell'iniziativa, che spiegano: "Con l'introduzione "principio del paese d'origine", che stabilisce come un prestatore di servizi sia esclusivamente sottoposto alla legge del paese dove ha sede legale e non più alla legge del paese dove fornisce il servizio, la Direttiva Bolkestein si prefigge la definitiva destrutturazione dei diritti del lavoro nell'Unione europea. l Perché si tratta di un incitamento legale a spostare le sedi delle imprese verso i paesi a più debole protezione sociale e del lavoro per poter approfittare delle legislazioni da "stato minimo" ivi esistenti. l Perché i contenuti della Direttiva rischiano di sviluppare sentimenti xenofobi. l Perché si realizza un vero e proprio "dumping" sociale verso le legislazioni dei paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, affinché riducano, in nome della competitività, i propri standard di garanzie. l Perché si riducono drasticamente il valore del contratto di lavoro e le possibilità d'intervento delle organizzazioni sindacali, e si precarizza totalmente la prestazione di lavoro, anche attraverso le nuove norme sul distacco dei lavoratori. l Perché aumenta il pericolo di inserimento nel mercato del lavoro di organizzazioni criminali. La settimana della CGIL 21 gennaio Mestre, Villa Elena- direttivo FLAI regionale. Ore 9 discussione sul bilancio preventivo e sulla situazione politico- sindacale; ore 15 sessione seminariale allargata ai delegati su "la Finanziaria, la Legge 30 e le loro ricadute sui lavoratori della categoria", interviene Gino Rotella della segreteria nazionale con delega sul mercato del lavoro. 21 gennaio Mestre - sede CGIL Veneto ore 9.00/14.00 “Bilancio di una stagione di lotta e nuove prospettive” - Assemblea regionale di Lavoro e società - Cambiare rotta - area programmatica congressuale CGIL. Partecipano G. Turudda, Patrizio Tonon, Diego Gallo. Conclude G. PPatta, Segretario Nazionale CGIL 25 gennaio Mestre - sede CGIL regionale, ore 9,30 - direttivo FILT veneta su bilancio preventivo e situazione politico sindacale 25 gennaio Mestre - sede CGIL regionale, direttivo Funzione Pubblica regionale su bilancio preventivo e situazione politico sindacale 27/28 gennaio Monastier (TV) - Park Hotel Villa Fiorita - “Il ruolo e l’azione del Sindacato: nella promozione dello sviluppo e nella negoziazione sociale, nella contrattazione e nella tutela individuale” Seminario del Comitato Direttivo CGIL Veneto. Introduce Diego Gallo, Segretario Generale CGIL Veneto, intervengono Bruno Anastasia, Ida Regalia,Mimmo Carrieri. Conclude Mauro Guzzonato, Segreteria CGIL Nazionale In Italia con retribuzioni da 400 euro per 300 ore di lavoro SE PASSASSE LA DIRETTIVA SI RIAFFACCEREBBERO CASI COME QUELLI DENUNCIATI IN FINCANTIERI Fincantieri, marzo 1997. Undici lavoratori rumeni chiedono di incontrare la FIOM. L'incontro avviene di sabato pomeriggio nella sede sindacale. Gli operai denunciano con forza il degrado della loro condizione di lavoro. Dipendenti di un impresa rumena, chiamata con la procedura di "distacco" ad operare per una impresa di appalto veneta all'interno di Fincantieri, da quasi un anno in Italia, lavorano per oltre 300 ore al mese nei doppi fondi delle navi. Il salario certo contrattato nel paese di origine, a Yasi in Romania, stipulato con un contratto chiamato Atto Addizionale, è di appena lire 400 mila mensili. Una retribuzione da fame per operai italiani, ma alta rispetto alle 80 mila lire corrispondenti all'allora salario medio rumeno. Giunti in Italia, gli operai rumeni si rendono conto che il salario contrattato in Romania è irrisorio. Le 300 e passa ore al mese di prestazione si spiegano con il disperato bisogno di un salario aggiuntivo realizzato con lo straordinario, per vivere in Italia. Come abbiamo affrontato il problema posto da quei lavoratori? Cacciando l'impresa rumena, facendo assumere i lavoratori direttamente dalla ditta veneta ed applicando a tutti il CCNL metalmeccanico italiano. La questione ovviamente andava affrontata soprattutto attraverso una legislazione che impedisse procedure di "distacco" con forme di sfruttamento tanto odiose. Iniziative furono rivolte dalla FIOM verso i parlamentari ed interessando lo stesso Ministero del Lavoro. Da allora con le Direzioni Provinciali del Lavoro, che hanno competenza sui "distacchi", la FIOM ha convenuto che il vincolo per l'autorizzazione all'ingresso di aziende comunitarie e non, è rappresentato dall'accettazione da parte di tali imprese delle normative e del salario previsti dalla Contrattazione collettiva nazionale. Se passasse la direttiva Bolckenstein che liberalizza i distacchi, si ritornerebbe a prima del '97; la competitività del sistema industriale compirebbe un balzo indietro, mentre avanzerebbero forme sempre più spinte di dumping sociale finalizzate ad abbassare la soglia dei diritti di tutti. Una direttiva incivile, dunque, che va abrogata per affermare la piena parità dei diritti di tutti i lavoratori. Giorgio Molin, Segretario Generale FIOM di Venezia VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004 Progetto Sviluppo CGIL 7 Chi volesse aderire alla campagna di raccolta fondi per iniziative di solidarietà nel sud est asiatico, promossa da CGIL CISL UIL attraverso la destinazione di un'ora di lavoro, e non fosse sono in grado di versare attraverso il canale aziendale, può fare il versamento sul c/c bancario: C/C: 000006000075 ABI: 01030 CAB: 03201 CIN: Z Banca: Monte Dei Paschi Di Siena - Agenzia: N. 1 - VIA PO, 94 - 00198 ROMA, Intestato: Cgil Cisl Uil Fondo Solidarietà Sud Est Asiatico EMERGENZA MAREMOTO IN ASIA Il disastro che ha colpito la regione del sud est asiatico obbliga tutta la comunità mondiale ad una mobilitazione straordinaria per fornire assistenza alle popolazioni colpite ma, non possiamo tacere la necessità di affrontare con la stessa urgenza, una riflessione critica sul modello di sviluppo e sul processo di globalizzazione attuali, inadeguati a promuovere e diffondere benessere e sicurezza a tutta la popolazione del pianeta. Progetto Sviluppo, in accordo con la CGIL (Dip. Relazioni Internazionali, Uffici Immigrati) e con le comunità di immigrati provenienti dalle zone del disastro, chiede l'impegno e la solidarietà delle strutture sindacali, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei pensionati, degli studenti, a sostegno delle iniziative di intervento umanitario già individuate nello stato indiano del Tamil Nadu e nello Sri Lanka. Tamil Nadu Distretto di Maturai assistenza a 5000 famiglie in 12 villaggi in accordo con SOLIDAR (network europeo) coordinamento in loco: Volkshilfe (Austria) Sri Lanka Distretto di Vanni assistenza agli sfollati nel campo profughi di Pallai in accordo con SOLIDAR (network europeo) coordinamento in loco: Norvegian People's Aid (Norvegia) e Arbeiter Samariter Bund (Germania) Sri Lanka Distretti di Trincomalee e di Batticaloa, assistenza a oltre 20.000 sfollati In accordo con Intersos, già presente in loco con una equipe di espatriati. L'urgenza attuale è quella di raccogliere fondi da investire in loco per l'acquisto di materiali di prima necessità (materiali per cucinare, viveri, vestiti, medicinali, coperte,…) che verranno utilizzati dalle equipe di operatori già presenti nei luoghi della tragedia. La tempestività del nostro intervento sarà determinante per meglio rispondere ai bisogni della popolazione. Superata questa prima fase di assistenza ai sopravvissuti, sarà nostro compito realizzare una missione di identificazione di progetti orientati al ripristino dei servizi socio-sanitari e delle attività lavorative. Le donazioni si possono versare a: Progetto Sviluppo CGIL Causale: Emergenza Maremoto Conto Corrente Bancario Monte dei Paschi di Siena N° conto 18242,23 Cin K Abi 01030 Cab 03201 Conto Corrente Postale 17797002 Per informazioni: Progetto Sviluppo CGIL, Via di Santa Teresa 23, 00198 Roma. Telefono 06.8411741, fax 06.8419709, [email protected] sito: www.cgil.it/prosvil CAMPA NUOVO SEGRETARIO DELLA FILCAMS CGIL VENETA Il direttivo della FILCAMS CGIL (sindacato del commercio, del turismo e dei servizi) ha nominato il nuovo Segretario Generale in sostituzione di Sergio Franceschini, passato ad altro incarico alla CGIL di Verona. Con votazione a scrutinio segreto è stato eletto Rocco Campa, cinquantaquattrenne leccese, ma da moltissimi anni nel sindacato veneto. Trasferitosi a Padova giovanissimo, Campa ha iniziato a lavorare alla tintoria Stefani per mantenersi agli studi universitari. Lì ha anche iniziato il suo impegno nel sindacato come delegato della CGIL. Nel '71 è entrato nella segreteria provinciale dei tessili e, dopo un paio d'anni, in quella dei metalmeccanici dove è rimasto fino all'83 quando è passato a dirigere la federazione dei trasporti, appena nata dall'unificazione di 7 categorie. Nell' 89 l'assunzione di un incarico confederale come Segretario Generale Aggiunto della CGIL di Padova, ruolo ricoperto per 7 anni durante i quali Campa si è cimentato con i problemi derivanti dalle crisi industriali di allora e quelli legati alla gestione del mercato del lavoro gravato dalle difficoltà derivanti da quella lunga congiuntura negativa. Tra i risultati più interessanti di quell'attività, un accordo con la Confindustria di Padova per gestire in un'ottica bilaterale le conseguenze occupazionali delle crisi aziendali e circa una sessantina di intese con i Comuni della provincia per l' utilizzo dei lavoratori in mobilità in attività "socialmente utili". L'approdo alla struttura regionale è avvenuto nel '96 con la nomina a Segretario Generale della FILTEA, il sindacato dei tessili, un' esperienza che l'ha portato a misurarsi con l'avanzare dei processi di delocalizzazione, ma anche ad entrare sul terreno appassionante della responsabilità sociale delle imprese, per sostenere ovunque l'estensione dei diritti ed il rispetto delle regole. L'ha fatto sia spendendosi nella costruzione di accordi territoriali ed aziendali in tutto il Veneto, che lavorando con l'ufficio internazionale della Filtea nazionale per tessere rapporti con i paesi dell'est europeo, in particolare con la Romania, la Bulgaria e la Repubblica Slovacca. Nell'accettare il nuovo incarico che lo porta ad operare in un sindacato non industriale, Campa si è detto molto interessato "Soprattutto - sostiene trovo assai stimolante la riflessione circa lo sviluppo della contrattazione nei numerosi comparti della FILCAMS, avendo al centro il tema del miglioramento delle condizioni dei lavoratori attraverso la riduzione della precarietà e l'estensione dei diritti" 8 giovedì 23 dicembre 2004 Patrizio Tonon - segue dalla prima pagina VENETOLAVORO VENETO: ASSUNZIONI PER TIPOLOGIA CONTRATTUALE (Primo semestre 2000 - primo semestre 2004) Aumenta la quota dei contratti di lavoro a ter1/2001 1/2000 1/2002 1/2003 1/2004 mine e temporanei e si comincia ad erodere lo Orario di lavoro stock complessivo dei contratti a tempo inde- Contratto di apprendistato 33.429 34.587 29.669 25.556 19.599 terminato in vigore, con le conseguenze che si 6.154 Contratto di formazione e lavoro 7.311 4.803 3.621 571 possono immaginare. Una ricerca di Veneto 129.138 112.146 119.517 115.462 81.036 Lavoro di qualche mese fa segnalava inoltre Contratto a tempo determinato che gran parte dei rapporti di lavoro a termine Interinale 22.124 12.208 32.802 33.787 14.149 si concludeva con un nuovo contratto a termi- Contratto a tempo ne, e così via. E' ancora così? 107.311 100.365 98.583 92.853 56.234 indeterminato I segnali forti di crisi, la situazione occupazio224 Lavoro a domicilio 259 65 8 16 nale, la tipologia della struttura industriale 75 Veneta che quando compete è per il basso Non disponibile 10 24 costo del lavoro, richiedono una svolta nella Totale 298.455 266.886 285.463 271.287 171.605 "politica" industriale anche nella nostra regione che sappia tracciare nuovi percorsi sull'innova- Fonte: Elaborazioni Veneto lavoro su dati Amm.ni prov.li - Archivi Netlabor zione e sullo sviluppo sostenibile. Bisogna voltare pagina con un'economia che ancora si artiASSUNZIONI PER CLASSE D'ETÀ cola e regge in gran parte con la piccolissima impresa. Con (primo semestre 2001- primo semestre 2004) la globalizzazione economica la piccola impresa ha ruolo e futuro se c'è un forte radicamento dei grandi gruppi e dei setClassi d'eta 1/2000 1/2001 1/2002 1/2003 1/2004 tori strategici, altrimenti non si va da nessuna parte. 13 <15 12 18 8 3 Formazione di qualità dei lavoratori e delle imprese, costru21.832 15_19 23.397 24.402 18.912 10.412 zione dei fabbisogni formativi e professionali che guardano 54.274 20_24 56.815 58.689 48.609 31.097 avanti, uso degli ammortizzatori finalizzato a politiche attive 58.401 25_29 56.336 62.241 53.652 32.008 del lavoro, individuazione dei settori che possono compete84.303 30_39 74.780 86.709 81.853 50.886 re, ecc ecc. La CGIL ha messo sul tavolo le proprie idee e le proprie pro43.205 40_49 35.899 42.608 44.125 30.204 poste per uscire dalla crisi e per rilanciare l'economia in que19.188 50_59 16.464 19.638 19.444 13.803 sta regione. Gli industriali veneti stanno dando risposte in 3.113 60_64 2.407 3.046 3.339 2.217 ordine sparso, la giunta Galan dimostra di non avere un pro1.134 >64 776 1.104 1.345 975 gramma per rilanciare l'economia e la qualità dello sviluppo 285.463 TOTALE 266.886 298.455 271.287 171.605 nel Veneto. Di questa situazione siamo consapevoli, come lo siamo del fatto che se non ci sarà un' inversione di tendenza 155.804 di cui maschi 148.426 165.912 148.250 93.815 i lavoratori e le loro famiglie pagheranno un duro prezzo. di cui femmine Patrizio Tonon, Segretario Regionale CGIL ATIPICI A VITA: UNA NUOVA CATEGORIA Due lavoratori precari su tre sono "atipici cronici". Lo rileva l' Eurispes che, in preparazione del "rapporto Italia" di prossima pubblicazione, ha intervistato un campione rappresentativo di lavoratori atipici di età compresa tra i 18 ed i 39 anni. Più del 60% sia degli uomini che delle donne dichiara di aver sempre lavorato con rapporti atipici. Il dato aumenta all'aumentare dell'età anagrafica e ci dice che il 67,8% degli intervistati con età tra i 33 ed i 39 anni ha sempre avuto un lavoro precario. Si tratta spesso di persone in possesso di master o specializzazione post universitaria che, condizionati dal carattere precario della loro occupazione rinunciano a costruire una famiglia e mettere al mondo figli. Appena il 6,5% è infatti genitore ed il 10,3% è sposato. "L'universo degli atipici non ha risentito delle magnifiche leggi del governo Berlusconi, anzi ne ha subito la beffa. Lo sapevamo e l'Eurispes ce ne da la conferma", commenta Claudio Treves, coordinatore del Dipartimento Mercato del lavoro della Cgil. "Anche con il cambiamento del nome in "lavoratore a progetto", operato dalla recente normativa - dice- viene confermata la condizione di precarietà e di sfruttamento dei lavoratori atipici. Cade quindi l'ultimo velo sull'edificio ideologico eretto dal Libro bianco del 2001 in poi, secondo cui alla diminuzione delle tutele per i lavoratori dipendenti avrebbe dovuto corrispondere una crescita di tutele per i famosi 'outsiders'. Invece la riduzione delle tutele c'è stata, ma ad essa si è accompagnata, e l'Eurispes certifica quella che era una amara previsione, un analogo calo di certezze per gli atipici. A questo punto sarebbe sensato rovesciare la filosofia del libro bianco e delle leggi da esso derivate e generalizzare tutele ed ammortizzatori sociali. Ma le scelte sensate, si sa, non appartengono a questo Governo!". 118.460 132.543 129.658 123.036 77.787 Fonte: Veneto lavoro su dati Province - Archivi Netlabor LIBRETTI AL PORTATORE DA ESTINGUERE ENTRO GENNAIO Lo Spi informa tutti Cittadini (soprattutto le persone anziane, i pensionati e le pensionate) titolari di Libretti di Risparmio al Portatore che, per effetto del decreto legislativo n. 56 del 2004 (un provvedimento governativo in materia di prevenzione all'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi da attività illecite), devono essere estinti tutti i libretti al portatore in cui siano depositate cifre superiori ai 12.500 Euro. La chiusura dei libretti, aperti sia alle poste che nelle banche, dovrà avvenire entro il 31 gennaio, altrimenti saranno applicate sanzioni economiche che possono andare dal 20% al 40% di quanto depositato. Il che significa che, ad esempio, un cittadino che ritirasse dopo il 31 gennaio 2005 il denaro dal libretto al portatore con un saldo pari a 13.000 Euro, sarebbe soggetto ad una multa fino a 2.600 Euro . Siccome a pochi giorni da questa scadenza il Governo, tanto bravo a propagandare iniziative a buona "ricaduta elettorale", su tale questione non ha sentito il dovere di avviare una campagna di informazione, lo SPI - CGIL gli ha rivolto una forte sollecitazione a colmare - con spot radiofonici e televisivi questa inadempienza che rischia di far pagare pesanti penalizzazioni a cittadini ignari. Dal canto suo, non essendo certi venga fatto quanto richiesto (purtroppo questo Governo non dimostra attenzione ai problemi dei Cittadini), lo Spi invita gli interessati a rivolgersi ai propri Uffici, per ricevere ulteriori chiarimenti sulle modalità per estinguere o convertire il libretto di risparmio al portatore.