AGENZIA DELLA CGIL VENETO
VENETOLAVORO
fondata da Marco Masi
Agenzia della CGIL del Veneto Anno XIV n. 2 del 20 gennaio 2005 Dir. resp. Simonetta Pento Aut. Trib. di VE n. 1190 del 15.5.95
Redazione via Peschiera 5 30174 Mestre VE [email protected] - Stampa CPSS Mestre Venezia
ENNESIMO BLITZ CON SUCCESSIVO DIETROFRONT DELLA GIUNTA REGIONALE
VOLEVANO AUMENTARE
LE PRESTAZIONI SANITARIE
di Franco Piacentini Segretario Regionale SPI - CGIL Veneto
Nei mesi scorsi per accattivarsi, furbescamente, la simpatia dell'opinione pubblica e durante la discussione consiliare sul bilancio preventivo 2005, la Giunta Regionale a gran voce ha enfatizzato la parziale riduzione dell'addizionale IRPEF (sul 2004: meno
0,3% fino a 15.000 Euro e meno 0,4% fino a 29.000 Euro confermando però l'imposizione dello 0,9% su tutti i redditi da lavoro
o da pensione), offrendola a scopi elettorali come un consistente
abbassamento della pressione fiscale.
Lo slogan "meno tasse" (tanto caro anche al Governo nazionale)
si è e si sta dimostrando una grande "bufala".
A dimostrazione che le bugie hanno le gambe corte sono gli atti
che la Giunta Regionale, nascondendosi dietro il paravento della
legittimità burocratica, ha poi tentato di imporre ai residenti nel
Veneto con nuovi costi e pesanti aumenti sui servizi sanitari e
sociali.
Ultimo blitz, della serie "pagare senza fiatare", la Giunta
Regionale l' aveva formalizzato il 29 dicembre con deliberazione
n. 4304 "partecipazione dell'assistito al pagamento delle prestazioni di assistenza specialistica".
Questo "scherzetto" comporterà, dal 1° febbraio, un incremento
sui costi per interventi sanitari, analisi o visite mediche. Nella stesura originale era previsto un rincaro dell' 8% a carico degli utenti, anticipando perfino gli aumenti previsti per i prossimi mesi dal
Governo che la Giunta veneta (a proposito dei balzelli inconfessati di Berlusconi) annuncia essere del 10%.
Contro il provvedimento della Giunta regionale si è sollevata - a
partire dalla CGIL che per prima ha denunciato l'indebito prelievo
operato per decreto sui malati - una larghissima protesta e
annunci di mobilitazione, tali da indurre la Giunta ad un rapido
dietro front. Così, rimangiandosi quanto appena varato, la
Regione ha annullato la delibera per assumere un altro provvedimento in base al quale si intende caricare una parte del maggiore onere che si voleva appioppare agli utenti (in questo caso non
più l'8% ma il 4%) sui bilanci regionali, travasandone la spesa dal
singolo cittadino bisognoso di cure all'intera collettività.
E' una vittoria in primo luogo della CGIL e del sindacato pensionati che ancora una volta hanno respinto l'idea di gravare le fasce
più deboli ed esposte della popolazione,
Ma un fatto resta: l'aumento c'è stato e la Giunta Regionale lo giustifica come una necessità per adeguare il tariffario e far fronte
agli impegni contrattuali del personale, contraddicendo in questo
modo le stesse previsioni presenti nella relazione all'esercizio
finanziario 2005.
Nel merito, vanno tuttavia fatte alcune osservazioni.
Se la Giunta Regionale, ossequiando il Governo, indica una crescita delle entrate, per le spese sanitarie, rispetto all'anno precedente, dell'8,6% (la sottostima nazionale sul reale fabbisogno
economico dei servizi sociosanitari rimane un problema aperto),
non si comprende l'aumento dell'8% sulla specialistica.
Segue a pag. 2
ASSUNZIONI IN CALO ANCHE NEL VENETO
MENTRE IL LAVORO SI PRECARIZZA
di Patrizio Tonon Segretario CGIL Veneto
Nonostante l'Union Camere del Veneto
definisca la fase economica in Veneto del
primo semestre,"in lieve ripresa", ci corre
l'obbligo di stare ai fatti o perlomeno ai
numeri.
Pensiamo che non basti qualche zero virgola sulla produzione e sulle esportazioni
per dimenticare quello che succede nei
luoghi di lavoro con la mole massiccia di
licenziamenti e cassa integrazione.
I grafici parlano chiaro anche se non sempre riescono a rimarcare i drammi di decine di migliaia di famiglie che nella nostra
regione stanno provando sulla propria
pelle le conseguenze di una crisi che non
ha precedenti negli ultimi 20 anni, che
non ha ancora raggiunto il punto più alto
e che segna la messa in crisi di un modello sociale ed economico che sembrava
inarrestabile.
I tagli all'occupazione ed ai siti industriali
di quasi tutti i grandi gruppi produttivi del
veneto, spesso non sono riconducibili ad
una effettiva crisi di settore o a una perdita di fette di mercato. La reazione alla globalizzazione dell'economia, da parte della
aziende, non è stata quella di potenziare
ed internazionalizzare le proprie strutture
per poter competere. La delocalizzazione,
molto spesso è stata l'occasione per rincorrere la manodopera a basso costo e
mantenere, se non aumentare, i livelli di
profitto acquisiti. I dati pubblicati in questi
giorni sulla consistenza delle imprese
Venete ci fa anche capire da debolezza e
la polverizzazione della nostra struttura
industriale, la sua impossibilità di tenere
sui settori della ricerca e dell'innovazione
e la sua conseguente vocazione a diventare in seguito organica ad un'area di subfornitura a disposizione dei grandi gruppi
internazionali. D'altronde un' area produttiva che ha scelto e che sceglie di privilegiare "l'avviamento al lavoro" dei giovanissimi piuttosto di scommettere sull'istruzione, la cultura e la formazione di qualità , non fa molta strada in questa fase.
Il governo e la Moratti si ostinano ad
avvalorare questa strada e l'Italia è ultima
- o quasi - in Europa per laureati e diplomati; il Veneto certamente dà un grande
contributo a tenere basso questo dato
nazionale.
I primi dati relativi al primo semestre del
2004 sulle assunzioni nella nostra regione - pur se amministrativi e "da sgrezzare" e senz'altro da inquadrare con il dato
delle cessazioni appena questo sarà disponibile - ci danno comunque segnali
indicativi delle ricadute che arrivano sul
territorio, sull'occupazione e sulla qualità
dei rapporti di lavoro.
Anche l'indagine dell'Eurispes di questi
giorni ci conferma la situazione di insicurezza dominante tra i giovani per quanto
riguarda il lavoro, le loro condizioni di precarizzazione e di "flessibilità spinta" imposta e potenziata anche dalla Legge 30.
Nel Veneto le assunzioni effettuate nel
primo semestre del 2004, sono state
171.605, e sono state circa 100 mila in
meno del 2003 e 114 mila in meno del
2002. Il calo delle assunzioni non vuol
dire automaticamente un saldo negativo
nel rapporto tra assunzioni e cessazioni,
che vedremo a dati aperti, ma è un dato
conforme a quello che sta succedendo.
Per quanto riguarda la qualità dei rapporti di lavoro, nel primo semestre 2004 gli
assunti a tempo indeterminato sono stati
il 32%, mentre nel 2003 erano il 34% e
Segue a pag. 8
nel 2002 il 35%.
2
giovedì 23 dicembre 2004
VENETOLAVORO
Sanità più cara e servizi peggiorati
NEL VENETO LISTE D'ATTESA SEMPRE PIÙ LUNGHE
Liste d'attesa sempre più lunghe nella
sanità veneta. Lo rileva la Corte dei Conti
che ha monitorato le aziende sanitarie
venete dal 2001 al 2003.
Tra le voci esaminate, i tempi di attesa
che si dilatano sono indicativi di uno stato
di congestione delle strutture ambulatoriali. Infatti non solo ciò avviene mentre le
prestazioni diminuiscono del 6,4% (passano da 26,35 milioni del 2001 ai 24,7
milioni del 2003), me anche mentre
aumentano i ricavi per le prestazioni libero professionali "intramoenia" dei medici,
cui avrebbe dovuto corrispondere una
riduzione delle liste di attesa.
Quanto ai tempi, ben 264 prestazioni
nelle 23 ULSS della regione sono risultate fuori norma, con un incremento del
55,3% rispetto al 2001.
Insomma, dall'inasprimento dei ticket e
dall'innalzamento dell'addizionale regionale i cittadini veneti si sono trovati a
pagare di più una sanità meno efficiente.
A dimostrazione che non è con la logica
brutale del più tasse, più tagli, più ticket
per i cittadini che si risolvono i problemi.
Da quanto ci è dato sapere, la situazione
a consuntivo 2004, è rimasta la stessa, a
dimostrazione che la Giunta regionale
non è stata in grado di far rispettare ed
applicare dalle direzioni generali delle
ASL gli stessi suoi provvedimenti in materia di tempi d'attesa per le prestazioni
specialistiche, conseguendo anche su
questo piano l'ennesimo fallimento di una
gestione incapace di programmare efficienti servizi socio sanitari.
Non va dimenticata la responsabilità del
Governo che continua a sottostimare il
fabbisogno finanziario per la sanità pubblica.
TEMPI MEDI DI ATTESA 2003-2001 (4° TRIMESTRE)
specialità
ANGIOLOGIA
CARDIOLOGIA
DERMOSIFILOPATIA
GASTROENTEROLOGIA
/CHIRURGIA/END.DIGEST.
MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE
descrizione
tempi
standard
tempi medi rilevati
2003
2002
specialità
descrizione
2001
°
COLOR DOPPLER TRANSCRANICO
30
59,4
25,6
15,3
°
ECO(COLOR)DOPPLER DEI TRONCHI SOVRAAORTICI
30
66,0
39,4
40,8
°
ECOGRAFIA DEGLI ARTI SUPERIORI O INFERIORI O DISTRETTUALE,
ARTERIOSA
30
57,3
50,5
°
VISITA GENERALE
30
20,6
21,1
°
ECOGRAFIA CARDIACA
30
73,9
52,0
57,3
(segue O.R.L.) ° VISITA GENERALE
tempi
standard
tempi medi rilevati
2003
2002
2001
30
11,0
11,3
9,5
°
ANGIOGRAFIA CON FLUORESCEINA O ANGIOSCOPIA OCULARE
30
47,3
41,9
34,0
55,2
°
FOTOCOAUGULAZIONE CON LASER PER LACERAZIONE DELLA
RETINA E COROIDE, VASCULOPATIE E MACULOPATIE
30
25,0
23,9
24,0
12,1
°
TEST FUNZIONALI OBIETTIVI DELL'OCCHIO
30
18,4
19,2
14,5
°
TERAPIA CANALARE IN DENTE PLURIRADICOLATO
45
9,4
13,9
13,5
272,8
OCULISTICA
ODONTOSTOMATOLOGIA
°
ELETTROCARDIOGRAMMA
30
1,9
3,3
2,2
°
TRATTAMENTO ORTODONTICO CON APPARECCHI FISSI
270
279,6
207,3
°
ELETTROCARDIOGRAMMA DINAMICO
30
30,4
33,5
19,0
°
VISITA GENERALE
30
6,7
8,5
14,3
°
VISITA GENERALE
30
40,1
19,3
18,1
°
ECOGRAFIA MUSCOLOTENDINEA
30
52,6
43,0
30,5
°
ASPORTAZIONE O DEMOLIZIONE LOCALE DI LESIONE O TESSUTO
CUTANEO E SOTTOCUTANEO,
30
16,9
13,0
10,8
°
ECOGRAFIA OSTEOARTICOLARE
30
35,8
22,6
28,0
°
ESAME ALLERGOLOGICO STRUMENTALE PER ORTICARIE FISICHE
30
24,5
16,4
18,1
°
VISITA GENERALE
30
14,5
20,7
13,8
ORTOPEDIA
°
VISITA GENERALE
30
13,5
11,1
10,5
°
ECOGRAFIA GINECOLOGICA
30
30,0
29,2
20,0
°
COLONSCOPIA CON ENDOSCOPIO FLESSIBILE
30
43,0
31,6
33,3
°
ECOGRAFIA OSTETRICA
30
24,1
23,1
21,6
°
ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA [EGD]
30
15,0
16,8
17,5
°
VISITA GINECOLOGICA
30
18,0
10,0
8,2
°
ELETTROTERAPIA ANTALGICA
30
10,0
11,8
10,7
°
BRONCOSCOPIA CON FIBRE OTTICHE
30
5,3
4,4
3,5
°
LASER TERAPIA ANTALGICA (Sostituisce 99.99.1)
30
13,3
15,4
20,8
°
SPIROMETRIA GLOBALE
30
9,5
9,4
6,1
°
MOBILIZZAZIONE DELLA COLONNA VERTEBRALE
30
12,1
19,3
17,5
°
SPIROMETRIA SEMPLICE
30
7,2
8,4
4,4
°
MOBILIZZAZIONE DI ALTRE ARTICOLAZIONI
30
12,1
20,8
15,0
°
ECOGRAFIA DELL' ADDOME INFERIORE
30
42,0
36,2
25,7
°
RIEDUCAZIONE FUNZIONALE ATTIVA E/O PASSIVA PER PATOLOGIA
COMPLESSA
30
11,9
21,3
10,7
°
ECOGRAFIA DELL' ADDOME SUPERIORE
30
42,0
34,9
24,8
°
RIEDUCAZIONE FUNZIONALE ATTIVA E/O PASSIVA PER PATOLOGIA
SEMPLICE
30
13,0
26,0
9,0
°
MAMMOGRAFIA BILATERALE
45
80,3
80,5
39,9
°
VISITA GENERALE
30
5,8
°
VISITA GENERALE
30
9,8
°
°
VISITA GENERALE
30
40,7
°
45,6
OSTETRICIA E GINECOLOGIA
PNEUMOLOGIA
RADIODIAGNOSTICA
°
°
VISITA GENERALE
30
60,5
68,6
94,8
°
MAMMOGRAFIA MONOLATERALE
45
79,8
86,1
MEDICINA NUCLEARE
°
SCINTIGRAFIA TIROIDEA
30
24,6
18,5
10,0
°
RADIOGRAFIA DEL TORACE DI ROUTINE, NAS
30
3,2
4,8
3,0
NEUROLOGIA
°
ELETTROENCEFALOGRAMMA
30
5,5
6,4
6,9
°
RMN (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER LE DIVERSE TIPOLOGIE)
45
34,3
41,7
31,4
°
ELETTROMIOGRAFIA (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER LE DIVERSE
TIPOLOGIE)
30
80,5
57,0
64,9
°
TAC (TEMPO MEDIO DI ATTESA PER TUTTE LE TIPOLOGIE)
30
24,9
19,0
20,2
O.R.L.
°
ADATTAMENTO IMPIANTI COCLEARI
30
15,7
10,4
28,8
°
CISTOSCOPIA [TRANSURETRALE]
30
30,8
21,9
13,9
°
ESAME AUDIOMETRICO TONALE
30
9,2
8,4
11,2
°
URETROSCOPIA
30
30,4
22,6
14,5
°
ESAME AUDIOMETRICO VOCALE
30
10,4
8,8
12,7
°
UROFLUSSOMETRIA
30
11,5
11,1
14,5
°
ESAME CLINICO DELLA FUNZIONALITA' VESTIBOLARE
30
14,7
17,4
10,4
°
VISITA GENERALE
30
25,0
25,3
16,1
UROLOGIA
Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati forniti dalla Regione Veneto
* in grassetto i valori fuori standard
Piacentini - segue dalla prima pagina
Con una seria programmazione pluriennale non si verificherebbero interventi tampone sui buchi di bilancio e non sarebbero
strumentalizzati gli "stipendi dei dipendenti".
Dal punto di vista politico, non regge nemmeno la discrezionalità
della Giunta ad adottare - come ha fatto buttando fuori un provvedimento alla chetichella la vigilia di capodanno - DGR (deliberazioni giunta regionale) senza informare preventivamente i cittadini e senza il doveroso confronto con le Organizzazioni
Sindacali.
In questo caso, come per gli ospedali di comunità, per le liste d'attesa e per le rette di ospitalità nelle case di riposo, non si può prescindere dalle regole civili del rispetto dei cittadini e del riconoscimento istituzionale del ruolo delle rappresentanze sociali.
La determinazione democratica delle scelte è stabilita dalla legge
regionale n. 340 del 1971; il principio della concertazione è previsto dalla legge regionale n. 35 del 2001; la partecipazione
sulle politiche a favore delle persone è indicata nella DGR n.
3755 del 1999.
Di tutto questo la Giunta del Veneto (scimmiottando l'attuale
Governo liberista) ha fatto carta straccia .
Scottati dalle tante promesse elettorali (non mantenute) i pensionati, i lavoratori e le famiglie hanno ben compreso che i provvedimenti (autoritari) nazionali e regionali, provocheranno un
preoccupante aumento delle vecchie e delle nuove povertà.
Vi è la consapevolezza, nella stragrande maggioranza dei cittadini, che ormai sono necessari radicali cambiamenti nelle "cabine
di regia" dei poteri pubblici regionali e nazionali, altrimenti gli italiani ed i residenti nel Veneto, si troveranno sempre più vicini al
baratro.
Per questo la mobilitazione sindacale contro il Governo e la
Giunta del Veneto,che ora chiedono di votare un bilancio preventivo ancora improntato a criteri socialmente iniqui e privo di rispose alle nuove emergenze della regione, è anche una risposta di
democrazia per tutelare i diritti costituzionali dei cittadini l
VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004
RITIRATA DEL GOVERNO
SUI CONTRATTI DI
INSERIMENTO PER LE DONNE
3
damentali dei lavoratori e lavoratrici italiani.
Sulle argomentazioni offerte dal Prof. Tiraboschi sul ritiro del
decreto non vale proprio la pena di soffermarsi, poiché è difficile
se non impossibile comprendere chi afferma che in questo modo
"si privano le donne di un potente strumento di inserimento mirato nel mercato del lavoro", ovvero di uno strumento (il contratto di
inserimento…) utile ad aumentare l'occupazione femminile.
E' evidente che parliamo due lingue diverse.
Lucia Basso, Seg. Cgil Veneto
Un articolo sul Sole 24 ore del 5 gennaio, a firma del più importante consulente del Ministro del Lavoro per l'attuazione della
legge 30/03, Michele Tiraboschi, finalmente ci dà una buona notizia che riguarda il ritiro del decreto interministeriale in materia di
contratti di inserimento per le donne in quanto tali.
Come si ricorderà, il decreto estendeva alle donne di tutto il
Paese il requisito di "categoria svantaggiata", offrendo alle imprese la possibilità di assunzione con un inquadramento fino a due
livelli inferiori alle mansioni esercitate per un periodo fino a 18
mesi.
Quando il decreto è apparso per la prima volta sui quotidiani economici nello scorso ottobre, sembrava impossibile che potesse
essere emanata una norma così vergognosa, in disprezzo totale
delle donne e delle conquiste ottenute dal movimento sindacale
e progressista in questi decenni in materia di parità economiconormativa sul lavoro.
La notizia data da Tiraboschi, qualora ufficialmente confermata,
premia la battaglia politica portata avanti con determinazione in
questi due mesi dalla Cgil, dalle donne impegnate nel sindacato
e dalle consigliere di parità che hanno preso immediatamente
posizione ai vari livelli per respingere una normativa che violava
apertamente i principi della nostra Costituzione.
Un contributo decisivo è stato dato dai giuslavoristi vicini al sindacato ed alla Cgil (in particolare da Donata Gottardi) che con la
loro esperienza, competenza e passione politica esercitano un
ruolo significativo nella difesa e nell'avanzamento dei diritti fon-
Fabrizio Maritan, Dip. Politiche attive lavoro
NON DIMENTICHIAMO
LE DONNE DEL SUD
Il prospettato ritiro da parte del Governo del disegno di Legge,
annunciato dall'estensore materiale, prof. Tiraboschi, è un fatto
sicuramente positivo.
Esso rappresenta in maniera concreta la giustezza delle ragioni
mosse dalla CGIL sull' iniquità del provvedimento. Ragioni che,
non va dimenticato, confermano allo stesso tempo il giudizio più
generale che abbiamo dato sul Decreto 276 e, nello specifico,
sulle forme di rapporto di lavoro da esso introdotte.
Dunque, bene il ritiro del Decreto legge, ma non dobbiamo
dimenticare che le norme rimangono inalterate per le categorie
inserite nelle specificità di assunzione dei contratti di inserimento, donne del sud comprese. Permangono perciò iniquità a cui
noi, e spero anche le consigliere di parità di tutti gli orientamenti,
siamo contrari.
Per questo ritengo che debbano essere cancellate dalla legislazione di questo paese la legge 30 e la sua filosofia.
Andrea Castagna, Segretario regionale CGIL
EVITATA UNA FERITA PIÙ PROFONDA AL PRINCIPIO DI PARITÀ
Donata Gottardi, docente di Diritto del Lavoro
Il Governo o, meglio, il Ministero del
Lavoro ha ritirato il decreto sul contratto di
inserimento che avrebbe sancito l'inserimento delle donne italiane tra le categorie
di svantaggio sociale.
La ragione ha prevalso. La ragione intesa
come rispetto delle regole fondamentali
dell'ordinamento giuridico.
Certo il modo in cui si è venuti a conoscenza del decreto - pubblicato sul sito
Internet del Ministero senza nemmeno
avvertire che doveva ancora essere completato l'iter della sua approvazione - e in
cui si è comunicato il ritiro - un articolo di
Tiraboschi sul Sole 24 ore del 5 gennaio dichiarano in pieno una tecnica di comunicazione che, formalmente adottata per
essere più vicina agli utenti, porta il segno
dell'insofferenza verso le procedure di
approvazione delle norme.
Il ritiro del decreto, stando alle dichiarazioni di Tiraboschi, è avvenuto per "ragioni di opportunità 'politica', più che vere e
proprie considerazioni di merito sulla
reale portata del decreto".
Possiamo essere soddisfatti - e ancora
più soddisfatte - del risultato. Abbiamo
evitato una ferita profonda al principio di
parità di trattamento tra lavoratrici e lavoratori e un danno alle imprese, su cui
sarebbero ricadute le conseguenze delle
pronunce di incostituzionalità della Corte
nazionale e quelle della Corte di giustizia
europea.
E non importa nemmeno se tutto questo
viene attribuito ai condizionamenti di "un
astratto formalismo e alle ambigue logiche del politicamente corretto". E' sempre
difficile ammettere le sconfitte ed è diventato normale reagire con roboanti dichiarazioni di incomprensione.
Ci si potrebbe fermare qui se non fosse
per il richiamo a "tabù da spezzare" e se
non fosse per il rischio di manipolazione e
di esautorazione dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, che
sono diventati tali anche per l'ordinamento europeo.
Purtroppo oggi appare chiaro dall'intera
vicenda del contratto di inserimento per le
donne che si sta perdendo coscienza
della linea di demarcazione che separa il
regime degli aiuti all'occupazione (e quindi degli aiuti di Stato) dalla tutela della
parità tra donna e uomo. Eppure la vicenda dei contratti di formazione e lavoro,
precedente diretto dei contratti di inserimento, avrebbe dovuto consigliare qualcosa di meglio di un fallace contratto a
termine stipulabile con ogni donna in Italia
con relativo sottoinquadramento - certamente non obbligatorio, ci mancherebbe
altro - fino a due livelli retributivi.
Gli "interessi delle donne in carne ed
ossa" non vengono sacrificati dal principio
di parità. E' l'opposto. Vengono difesi dal
rispetto del principio di parità, che nel
corso degli ultimi quindici anni si è evoluto nel principio di parità di opportunità.
Non ci si difende con la competizione al
ribasso. Tutti ormai siamo consapevoli
che la concorrenza dei paesi emergenti
non si batte risparmiando sui costi.
Nessun ribasso potrebbe mai bastare.
Per essere competitivi occorre qualità e
innovazione e un modello sociale fondato
sull'equilibrio di diritti e doveri. E le donne
possono portare vantaggi enormi al sistema se si progetta un'organizzazione del
lavoro inclusiva e compatibile, se si attuano politiche di conciliazione tra vita professionale e vita familiare, compresi gli
strumenti di redistribuzione dei ruoli.
Il diritto del lavoro ha sempre saputo evolversi, magari con lentezza; ma non si
risolvono i problemi cercando di cancellarne principi e fondamenti, erigendo
totem propiziatori all'incremento del tasso
di occupazione, di qualsiasi occupazione
si tratti (basta un'ora alla settimana per
essere occupati).
Per cambiare bisogna conoscere.
Ignorare principi fondamentali come quello della parità tra donne e uomini e le tecniche normative per la sua attuazione non
aiuta. Le forzature e le inversioni di marcia ancora non pagano.
Non è scoperta recente quella del divario
occupazionale. Ed è anche per questo
che sono state adottate leggi che prevedono organismi e strumenti di azione
positiva. La soluzione non sta nel cancellarli o sterilizzarli, ma, al contrario, nel
renderli finalmente efficaci.
Bisogna prendere sul serio la questione
femminile.
4
giovedì 23 dicembre 2004
VENETOLAVORO
A Rovigo il patto per lo sviluppo
LA CENTRALITÀ DELLA RISORSA TERRITORIO
PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE E DI QUALITÀ
Un Patto d'Area per la provincia di Rovigo è stato siglato il 22
dicembre tra CGIL CISL UIL, tutte le associazioni imprenditoriali,
i 50 Comuni, la Provincia, il Consorzio di Sviluppo e la Camera di
Commercio.
Dopo l'esperienza del primo Patto territoriale, cha ha prodotto
effetti positivi per la crescita del Polesine, le forze sociali ed istituzionali hanno voluto proseguire su questo piano per arrivare ad
una seconda intesa programmatica d'area. E' stata realizzata
sulla base della normativa regionale, che definisce le nuove
norme sulla programmazione, con l'intendimento di promuovere
una partecipazione diretta al processo di programmazione e sviluppo dell'area polesana. Il tutto in coerenza con gli strumenti non
solo regionali, ma anche nazionali e comunitari.
Il dibattito che si è
sviluppato ha inteso individuare i
processi possibili
per rendere l'economia
polesana
più reattiva ai flussi
che la globalizzazione ha determinato. L'idea guida
è quella di una programmazione integrata, sulla quale
sviluppare un'azione di strategia per
il territorio locale, e
la scommessa lanciata riguarda la
capacità di far
emergere
una
volontà territoriale
di governo e sviluppo legato all'insediamento sostenibile con il territorio
polesano.
Nell'elaborazione
del piano tra le
forze produttive,
sociali e il Consorzio di Sviluppo si sono individuati precisi obiettivi sui singoli settori - dal primario (agricoltura, pesca) al terziario
(turismo), passando per l' industria- lungo tre grandi assi di intervento che riguardano: il potenziamento e lo sviluppo delle imprese con l' incentivazione dell'innovazione e della ricerca; le infrastrutture per la competitività del sistema produttivo, il turismo e la
valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale.
Ne discendono progetti ed obiettivi specifici, quali la valorizzazione della tipicità locale, lo sviluppo integrato del turismo, il sostegno alla piccola e media industria, l' innovazione degli enti locali,
la formazione e lo sviluppo di nuovi modelli di governance, l'
intermodalità e la logistica.
Tali elementi si devono sviluppare all'interno di una società, mutata in pochi anni, che ha di fronte problemi complessi legati all'immigrazione, all'invecchiamento della popolazione e ad un forte
tasso di disoccupazione femminile. Il tutto traguardando ad un
modello di sviluppo che passa attraverso un giusto equilibrio tra
uomo, ambiente e crescita economica di qualità favorendo l'innovazione, la ricerca, la formazione.
Con tale spirito l' intesa tende a definire il piano d'area in un
sistema, il "sistema Polesine".
Una delle condizioni è costruire una cultura imprenditoriale diffusa capace di innovare e fare sistema cogliendo le opportunità
offerte dalla disponibilità di risorse pubbliche per l'imprenditoria e
per il sistema economico in senso lato.
Il ritardo accumulato dal sistema Polesine in termini di crescita
industriale estensiva, se comporta alcuni limiti da colmare, va
anche colto come una opportunità per ricercare una via nuova di
sviluppo rispetto agli altri territori del Veneto. L' idea è quella di
perseguire uno sviluppo integrato che svolga un ruolo complementare a quanto già realizzato nel nord est. Ciò porta a valorizzare sempre più come scopo finale l'ambiente, investendo sul
paesaggio e candidandosi a diventare un laboratorio di sperimentazione locale.
Da qui anche l'esigenza di ripensare il modello di sviluppo del
Polesine, ricercando nuovi circuiti integrati di sviluppo sostenibile, attraverso la crescita qualitativa della risorsa umana.
Nel costruire il Patto d'area si è posto il problema che i soggetti
coinvolti definissero regole precise per lo sviluppo e la gestione
delle attività economiche, come strumento di valorizzazione degli
stessi investimenti produttivi legati alla promozione dell'ambiente.
Inoltre è determinante il fattore partecipativo
che
punta a dimostrare
che l'essere uniti
negli obiettivi produce un processo pur in un accordo
istituzionale complesso - capace di
mobilitare risorse
locali e di saper
attirare
risorse
esterne.
Dopo la firma, il
patto d'area è ora
stato presentato
alla Regione per le
eventuali osservazioni e/o integrazioni e quindi procedere ai finanziamenti che saranno
oggetto di valutazione della cabina
di regia, della
quale fanno parte i
soggetti firmatari
del patto.
Si auspica che vi sia il giusto riconoscimento del lavoro svolto che
ha visto tutte le parti sociali ed istituzionali contribuire all'elaborazione dell'intesa programmatica quale opportunità di sviluppo del
Polesine, e che siano finanziati i progetti volti a creare occupazione e risposte di qualità alla nostra area.
Luciano Milan, ex Segretario Generale della CGIL di Rovigo, firmatario del Patto
FECONDAZIONE: LE DONNE HANNO VINTO
La Corte Costituzionale ha ammesso i quattro quesiti parzialmente abrogativi della legge sulla fecondazione. "Grande soddisfazione", è stata espressa dalle Segretarie della CGIL che
ribadiscono il loro impegno nei comitati referendari "affinchè il
voto delle cittadine e dei cittadini cancelli gli effetti di una legge
iniqua".
"Anche se non è stato accolto il referendum che chiedeva l'abrogazione totale - dice Aitanga Giraldi, Responsabile delle
politiche di Pari Opportunità della Cgil - avremo la possibilità
con il voto di eliminare i punti particolarmente iniqui della
legge. In particolare siamo molto soddisfatte che sia stato
ammesso il quesito numero 4, che riguarda l'autodeterminazione e la tutela della salute della donna, perché accoglie la
protesta delle donne contro una norma che contrappone i diritti della madre a quelli del concepito, e per questa via potrebbe
arrivare a mettere in discussione la stessa legge sull'interruzione volontaria della gravidanza".
VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004
5
Vicenza di fronte alle crisi
RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL'IMPRESA
ANCHE VERSO IL TERRITORIO D'ORIGINE
Come affrontare i problemi posti dalla crisi
industriale che stanno interessando
pesantemente l'area vicentina? In un convegno "quale lavoro oggi a Vicenza",
tenutosi a fine dicembre,la Cgil ha lanciato alcune proposte. Destinatari, il mondo
delle imprese, ma anche le istituzioni
chiamate ad un lavoro di rete.
Ne riferisce in questo articolo la
Segretaria della camera del lavoro vicentina, Marina Bergamin, relatrice al convegno
Un periodo di rallentamento produttivo ed
occupazionale, al quale nessuno di noi
era abituato (bisogna tornare a oltre dieci
anni fa per rintracciare numeri di lavoratori in mobilità nel Veneto simili a quelli dell'anno in corso: 20.000 unità), impone a
tutti, parti sociali ed istituzioni, un riflessione profonda, senza la quale lo scivolamento del nostro territorio sarà inevitabile,
sia sul piano economico (Vicenza si è
quest'anno posizionata al 22° posto per
reddito pro-capite dove è scivolata dal 9°
dell' anno precedente, mentre nel solo
2003 aveva perso già 20 punti di export),
che sul piano della percezione del futuro
e della fiducia nel futuro per sé e per le
prossime generazioni.
E' vero che il tasso di occupazione vicentino complessivamente continua a mantenersi il più alto del Veneto (66,1% nel
2003, 54,4% per le donne) e che il tasso
di disoccupazione é ai cosiddetti livelli 'frizionali' (2,6%), ma i dati che abbiamo in
mano sono inequivocabili: calano gli
avviamenti al lavoro, cresce l'utilizzo agli
ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità) diminuisce l'assorbimento
di lavoratori extracomunitari, cala l'apprendistato, aumentano gli 'atipici' che a
fine 2003 risultano essere a Vicenza
46.423 unità.
Esimi rappresentanti di Confindustria
vicentina sostengono che "il venticello di
ripresa è appena percettibile" o, ancora,
che "non cambiano giudizio sulla gravità
della crisi vicentina che peggiorerà",
essendo strutturale e non contingente.
Abbiamo anche noi questa sensazione,
impegnati in questo periodo in decine e
decine di procedure di mobilità, di cassa
integrazione, di sospensioni nell'artigianato…….. Mentre le ultime finanziarie
hanno stretto le maglie della mobilità e
tagliato i fondi destinati agli ammortizzatori sociali (dal 10% al 30%!) e l'INPS ha
emesso una circolare interpretativa sulle
sospensioni sostenendo che esse vanno
riconosciute nel numero massimo di una
all'anno!
Noi non crediamo che la strada sia questa
e abbiamo delle proposte; ne facciamo
due, sapendo che alcuni dei problemi dell'imprenditoria vicentina - nanismo
imprenditoriale, sottocapitalizzazione,
sottoterziarizzazione - noi possiamo solo
denunciarli, anche se la soluzione non
sta, ovviamente, nelle nostre mani.
Noi crediamo che formazione permanen-
te, garantismo flessibile (ovvero, flessibilità contrattata e garanzie per chi lavora) e
adeguata protezione sociale formino un
corretto mix di misure che può indurre ad
un miglioramento della organizzazione
del lavoro e delle relazioni sindacali nelle
aziende finalizzato ad una maggiore
coesione sociale e ad una concorrenzialità di prodotto e di processo produttivo.
E' prima proposta: una nuova cultura del
lavoro e delle relazioni industriali.
Esperienze virtuose all'interno della
comunità europea dimostrano che ciò è
possibile l'Italia
Altra questione: le procedure di mobilità
(ossia i licenziamenti collettivi). Noi crediamo che sia il tempo di introdurre un criterio di prevenzione o dell'ultima ratio,
ovvero il principio per cui il datore di lavoro debba ricorrere prima ai mezzi conservativi e, soltanto dopo il loro esaurimento
(o fallimento), a quelli espulsivi.
La prima linea difensiva, esperite tutte le
procedure di informazione del sindacato,
potrebbe essere rappresentata dai contratti di solidarietà. La seconda dalla
Cassa integrazione guadagni. La terza
linea difensiva dell'occupazione dalla
mobilità extraziendale.
L'istituto dei licenziamenti collettivi
dovrebbe diventare così residuale, l'ultima spiaggia, a cui ricorrere.
Nelle grandi aziende inoltre, nelle holding,
tutto il gruppo dovrebbe essere coinvolto
in ogni passaggio - contratto di solidarietà, cig, licenziamenti collettivi - al fine di
identificare, bilanci alla mano, le soluzioni
alla crisi ed agli esuberi che si manifestano in un punto del gruppo.
Non potrebbe identificarsi anche in ciò
una nuova responsabilità sociale d'impresa? impresa che si fa carico, insieme al
territorio che nel tempo ha determinato la
sua espansione, di affrontare positivamente gli effetti di crisi e ristrutturazioni
che, per certi versi, è persino auspicabile
si verifichino.
Abbiamo visto troppe volte aziende beneficiare della ricchezza di un territorio, di
interventi pubblici, di condizioni favorevoli
e poi abbandonare quei territori, senza
colpo ferire, con la scusa (anche vera)
della globalizzazione!
Un simile sistema non potrebbe essere
sperimentato anche tra azienda e azienda
della medesima filiera produttiva o tra
aziende appartenenti alla medesima
associazione di categoria, per esempio
Confindustria?
Perché qui si usa così poco l'arma della
rimodulazione degli orari, non si tengono
in conto le esigenze inevase di part-time
da parte di particolari tipologie di lavoratori…..?
Nei passaggi tra lavoro e lavoro, poi, un
ruolo centrale può assumerlo la Provincia
con i suoi Centri per l'impiego, garantendo consulenza, orientamento e formazione, anche attivando i suoi Centri di
Formazione Professionale che possono
essere reindirizzati.0
C'è insomma la possibilità di un lavoro
vero, di rete, tra le parti sociali e con l'intero territorio, ossia con i Comuni, le
ULSS, i SIL, la rete del terzo settore.
Sulla formazione e il lavoro, cenerentola
dei bilanci e delle politiche (pubbliche ma
talvolta anche sindacali) bisogna investire. Abbiamo saputo dall'Assessore al
lavoro della provincia di Vicenza che in
Gran Bretagna o in Germania il rapporto
tra addetti ai servizi pubblici per l'impiego
sta a 1 ogni 600 attivi, a Vicenza a 1 ogni
10.000. Numeri che si commentano da
soli.
Cosa facciamo di questo paese che, dice
Montezemolo, ha le performance più
basse degli ultimi trent'anni?
Questo è il quesito.
Siamo interessati a cercare insieme una
risposta, sapendo che anche sul terreno
della tutela e della valorizzazione del
lavoro e di una riqualificazione delle relazioni industriali si deve fondare quella
politica di concertazione che oggi tutti reinvocano.
Marina Bergamin, Segretaria CGIL Vicenza
responsabile mercato del lavoro
OMNIUM LANDER DI VIGONZA A RISCHIO CHIUSURA
La Plastic Omnium Lander, multinazionale francese, ha annunciato la cessazione
delle attività nello stabilimento di Vigonza ed il licenziamento di 50 lavoratori su 62,
aprendo l'ennesima procedura di mobilità.
A fronte della indisponibilità aziendale ad accogliere le richieste sindacali, il 17 gennaio i lavoratori sono scesi in sciopero, interessando alla vicenda le istituzioni locali.
Secondo la FILCEA e la FEMCA "l'iniziativa intrapresa dalla proprietà Plastic Omnium
di cessare l'attività di produzione con il licenziamento dei lavoratori è di una gravità
inaudita, indice di poca affidabilità e trasprenza aziendale, in quanto ciò avviene a
pochi mesi dalla presentazione da parte dell'azienda stessa alle Organizzazioni
Sindacali e alla RSU di un piano industriale di rilancio dello stabilimento di Vigonza.
Nei due recenti incontri con la Direzione aziendale tenutisi presso Unindustria di
Padova, FILCEA-CGIL e FEMCA-CISL e la RSU hanno ripetutamente chiesto il ritiro
della procedura di mobilità e la possibilità di realizzare un piano di interventi volto alla
continuazione dell'attività lavorativa e alla salvaguardia dei posti di lavoro anche con
la ricerca di nuovi imprenditori e per far questo servono tempi più lunghi di quelli previsti dalla legge 223/91".
6
giovedì 23 dicembre 2004
VENETOLAVORO
MOBILITIAMOCI PER IL RITIRO
DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN
Al Forum sociale europeo di Londra, il movimento antiliberista,
in tutte le sue componenti sindacali e associative, ha lanciato
una campagna per il ritiro della Direttiva Bolkestein.
In Italia forze sindacali e politiche, realtà associative e di movimento hanno lanciato una campagna nazionale di informazione,
sensibilizzazione e mobilitazione nei territori e nelle istituzioni.
Una campagna che culminerà nella partecipazione di massa alla
manifestazione europea del 19 marzo a Bruxelles e in centinaia
di iniziative nei territori all'interno della "Settimana di Azione
Globale" indetta dal Fsm di Mumbay, contro il Gats e le privatizzazioni, per i beni comuni e i diritti sociali.
Annunciata come un provvedimento rivolto a "diminuire la burocrazia e i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkestein è nei fatti un pericoloso provvedimento di attacco allo stato sociale e ai diritti del lavoro nell'intera
Unione europea. Lo sostengono in un comune appello alla mobilitazione i promotori dell'iniziativa, che spiegano: "Con l'introduzione "principio del paese d'origine", che stabilisce come un prestatore di servizi sia esclusivamente sottoposto alla legge del
paese dove ha sede legale e non più alla legge del paese dove
fornisce il servizio, la Direttiva Bolkestein si prefigge la definitiva
destrutturazione dei diritti del lavoro nell'Unione europea.
l Perché si tratta di un incitamento legale a spostare le sedi delle
imprese verso i paesi a più debole protezione sociale e del
lavoro per poter approfittare delle legislazioni da "stato minimo"
ivi esistenti.
l Perché i contenuti della Direttiva rischiano di sviluppare sentimenti xenofobi.
l Perché si realizza un vero e proprio "dumping" sociale verso le
legislazioni dei paesi a più alta protezione sociale e del lavoro,
affinché riducano, in nome della competitività, i propri standard
di garanzie.
l Perché si riducono drasticamente il valore del contratto di lavoro e le possibilità d'intervento delle organizzazioni sindacali, e
si precarizza totalmente la prestazione di lavoro, anche attraverso le nuove norme sul distacco dei lavoratori.
l Perché aumenta il pericolo di inserimento nel mercato del
lavoro di organizzazioni criminali.
La settimana della CGIL
21 gennaio
Mestre, Villa Elena- direttivo FLAI regionale. Ore 9 discussione sul
bilancio preventivo e sulla situazione politico- sindacale; ore 15 sessione seminariale allargata ai delegati su "la Finanziaria, la Legge
30 e le loro ricadute sui lavoratori della categoria", interviene Gino
Rotella della segreteria nazionale con delega sul mercato del lavoro.
21 gennaio
Mestre - sede CGIL Veneto ore 9.00/14.00
“Bilancio di una stagione di lotta e nuove prospettive” - Assemblea
regionale di Lavoro e società - Cambiare rotta - area programmatica congressuale CGIL. Partecipano G. Turudda, Patrizio Tonon,
Diego Gallo. Conclude G. PPatta, Segretario Nazionale CGIL
25 gennaio
Mestre - sede CGIL regionale, ore 9,30 - direttivo FILT veneta su
bilancio preventivo e situazione politico sindacale
25 gennaio
Mestre - sede CGIL regionale, direttivo Funzione Pubblica regionale su bilancio preventivo e situazione politico sindacale
27/28 gennaio
Monastier (TV) - Park Hotel Villa Fiorita - “Il ruolo e l’azione del
Sindacato: nella promozione dello sviluppo e nella negoziazione
sociale, nella contrattazione e nella tutela individuale” Seminario del
Comitato Direttivo CGIL Veneto. Introduce Diego Gallo, Segretario
Generale CGIL Veneto, intervengono Bruno Anastasia, Ida
Regalia,Mimmo Carrieri. Conclude Mauro Guzzonato, Segreteria
CGIL Nazionale
In Italia con retribuzioni da 400 euro
per 300 ore di lavoro
SE PASSASSE LA DIRETTIVA
SI RIAFFACCEREBBERO CASI COME
QUELLI DENUNCIATI IN FINCANTIERI
Fincantieri, marzo 1997. Undici lavoratori rumeni chiedono di
incontrare la FIOM. L'incontro avviene di sabato pomeriggio nella
sede sindacale. Gli operai denunciano con forza il degrado della
loro condizione di lavoro. Dipendenti di un impresa rumena, chiamata con la procedura di "distacco" ad operare per una impresa
di appalto veneta all'interno di Fincantieri, da quasi un anno in
Italia, lavorano per oltre 300 ore al mese nei doppi fondi delle
navi. Il salario certo contrattato nel paese di origine, a Yasi in
Romania, stipulato con un contratto chiamato Atto Addizionale, è
di appena lire 400 mila mensili. Una retribuzione da fame per operai italiani, ma alta rispetto alle 80 mila lire corrispondenti all'allora salario medio rumeno.
Giunti in Italia, gli operai rumeni si rendono conto che il salario
contrattato in Romania è irrisorio. Le 300 e passa ore al mese di
prestazione si spiegano con il disperato bisogno di un salario
aggiuntivo realizzato con lo straordinario, per vivere in Italia.
Come abbiamo affrontato il problema posto da quei lavoratori?
Cacciando l'impresa rumena, facendo assumere i lavoratori direttamente dalla ditta veneta ed applicando a tutti il CCNL metalmeccanico italiano.
La questione ovviamente andava affrontata soprattutto attraverso
una legislazione che impedisse procedure di "distacco" con forme
di sfruttamento tanto odiose. Iniziative furono rivolte dalla FIOM
verso i parlamentari ed interessando lo stesso Ministero del
Lavoro.
Da allora con le Direzioni Provinciali del Lavoro, che hanno competenza sui "distacchi", la FIOM ha convenuto che il vincolo per
l'autorizzazione all'ingresso di aziende comunitarie e non, è rappresentato dall'accettazione da parte di tali imprese delle normative e del salario previsti dalla Contrattazione collettiva nazionale.
Se passasse la direttiva Bolckenstein che liberalizza i distacchi, si
ritornerebbe a prima del '97; la competitività del sistema industriale compirebbe un balzo indietro, mentre avanzerebbero
forme sempre più spinte di dumping sociale finalizzate ad abbassare la soglia dei diritti di tutti.
Una direttiva incivile, dunque, che va abrogata per affermare la
piena parità dei diritti di tutti i lavoratori.
Giorgio Molin, Segretario Generale FIOM di Venezia
VENETOLAVORO giovedì 23 dicembre 2004
Progetto Sviluppo CGIL
7
Chi volesse aderire alla campagna di raccolta fondi per iniziative di
solidarietà nel sud est asiatico, promossa da CGIL CISL UIL attraverso la destinazione di un'ora di lavoro, e non fosse sono in grado
di versare attraverso il canale aziendale, può fare il versamento sul
c/c bancario:
C/C: 000006000075 ABI: 01030 CAB: 03201 CIN: Z Banca: Monte
Dei Paschi Di Siena - Agenzia: N. 1 - VIA PO, 94 - 00198 ROMA,
Intestato: Cgil Cisl Uil Fondo Solidarietà Sud Est Asiatico
EMERGENZA
MAREMOTO IN ASIA
Il disastro che ha colpito la regione del sud est asiatico obbliga tutta la comunità mondiale ad una mobilitazione straordinaria per fornire assistenza alle
popolazioni colpite ma, non possiamo tacere la
necessità di affrontare con la stessa urgenza, una
riflessione critica sul modello di sviluppo e sul processo di globalizzazione attuali, inadeguati a promuovere e diffondere benessere e sicurezza a tutta
la popolazione del pianeta.
Progetto Sviluppo, in accordo con la CGIL (Dip.
Relazioni Internazionali, Uffici Immigrati) e con le
comunità di immigrati provenienti dalle zone del disastro, chiede l'impegno e la solidarietà delle strutture sindacali, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei pensionati, degli studenti, a sostegno delle iniziative di
intervento umanitario già individuate nello stato indiano del Tamil Nadu e nello Sri Lanka.
Tamil Nadu
Distretto di Maturai assistenza a 5000 famiglie in 12
villaggi
in accordo con SOLIDAR (network europeo)
coordinamento in loco: Volkshilfe (Austria)
Sri Lanka
Distretto di Vanni assistenza agli sfollati nel campo
profughi di Pallai
in accordo con SOLIDAR (network europeo)
coordinamento in loco: Norvegian People's Aid
(Norvegia) e Arbeiter Samariter Bund (Germania)
Sri Lanka
Distretti di Trincomalee e di Batticaloa, assistenza a
oltre 20.000 sfollati
In accordo con Intersos, già presente in loco con una
equipe di espatriati.
L'urgenza attuale è quella di raccogliere fondi da
investire in loco per l'acquisto di materiali di prima
necessità (materiali per cucinare, viveri, vestiti, medicinali, coperte,…) che verranno utilizzati dalle equipe
di operatori già presenti nei luoghi della tragedia.
La tempestività del nostro intervento sarà determinante per meglio rispondere ai bisogni della popolazione.
Superata questa prima fase di assistenza ai sopravvissuti, sarà nostro compito realizzare una missione
di identificazione di progetti orientati al ripristino dei
servizi socio-sanitari e delle attività lavorative.
Le donazioni si possono versare a:
Progetto Sviluppo CGIL
Causale: Emergenza Maremoto
Conto Corrente Bancario
Monte dei Paschi di Siena N° conto 18242,23
Cin K Abi 01030 Cab 03201
Conto Corrente Postale 17797002
Per informazioni:
Progetto Sviluppo CGIL, Via di Santa Teresa 23,
00198 Roma. Telefono 06.8411741, fax
06.8419709, [email protected] sito:
www.cgil.it/prosvil
CAMPA NUOVO SEGRETARIO
DELLA FILCAMS CGIL VENETA
Il direttivo della FILCAMS CGIL (sindacato del commercio, del turismo e
dei servizi) ha nominato il nuovo Segretario Generale in sostituzione di
Sergio Franceschini, passato ad altro incarico alla CGIL di Verona. Con
votazione a scrutinio segreto è stato eletto Rocco Campa, cinquantaquattrenne leccese, ma da moltissimi anni nel sindacato veneto.
Trasferitosi a Padova giovanissimo, Campa ha iniziato a lavorare alla tintoria Stefani per mantenersi agli studi universitari. Lì ha anche iniziato il suo
impegno nel sindacato come delegato della CGIL.
Nel '71 è entrato nella segreteria provinciale dei tessili e, dopo un paio
d'anni, in quella dei metalmeccanici dove è rimasto fino all'83 quando è
passato a dirigere la federazione dei trasporti, appena nata dall'unificazione di 7 categorie.
Nell' 89 l'assunzione di un incarico confederale come Segretario Generale
Aggiunto della CGIL di Padova, ruolo ricoperto per 7 anni durante i quali
Campa si è cimentato con i problemi derivanti dalle crisi industriali di allora e quelli legati alla gestione del mercato del lavoro gravato dalle difficoltà derivanti da quella lunga congiuntura negativa. Tra i risultati più interessanti di quell'attività, un accordo con la Confindustria di Padova per gestire in un'ottica bilaterale le conseguenze occupazionali delle crisi aziendali
e circa una sessantina di intese con i Comuni della provincia per l' utilizzo
dei lavoratori in mobilità in attività "socialmente utili".
L'approdo alla struttura regionale è avvenuto nel '96 con la nomina a
Segretario Generale della FILTEA, il sindacato dei tessili, un' esperienza
che l'ha portato a misurarsi con l'avanzare dei processi di delocalizzazione, ma anche ad entrare sul terreno appassionante della responsabilità
sociale delle imprese, per sostenere ovunque l'estensione dei diritti ed il
rispetto delle regole. L'ha fatto sia spendendosi nella costruzione di accordi territoriali ed aziendali in tutto il Veneto, che lavorando con l'ufficio internazionale della Filtea nazionale per tessere rapporti con i paesi dell'est
europeo, in particolare con la Romania, la Bulgaria e la Repubblica
Slovacca.
Nell'accettare il nuovo incarico che lo porta ad operare in un sindacato non
industriale, Campa si è detto molto interessato "Soprattutto - sostiene trovo assai stimolante la riflessione circa lo sviluppo della contrattazione
nei numerosi comparti della FILCAMS, avendo al centro il tema del miglioramento delle condizioni dei lavoratori attraverso la riduzione della precarietà e l'estensione dei diritti"
8
giovedì 23 dicembre 2004
Patrizio Tonon - segue dalla prima pagina
VENETOLAVORO
VENETO: ASSUNZIONI PER TIPOLOGIA CONTRATTUALE
(Primo semestre 2000 - primo semestre 2004)
Aumenta la quota dei contratti di lavoro a ter1/2001
1/2000
1/2002
1/2003
1/2004
mine e temporanei e si comincia ad erodere lo Orario di lavoro
stock complessivo dei contratti a tempo inde- Contratto di apprendistato
33.429
34.587
29.669
25.556
19.599
terminato in vigore, con le conseguenze che si
6.154
Contratto di formazione e lavoro
7.311
4.803
3.621
571
possono immaginare. Una ricerca di Veneto
129.138
112.146
119.517
115.462
81.036
Lavoro di qualche mese fa segnalava inoltre Contratto a tempo determinato
che gran parte dei rapporti di lavoro a termine Interinale
22.124
12.208
32.802
33.787
14.149
si concludeva con un nuovo contratto a termi- Contratto a tempo
ne, e così via. E' ancora così?
107.311
100.365
98.583
92.853
56.234
indeterminato
I segnali forti di crisi, la situazione occupazio224
Lavoro
a
domicilio
259
65
8
16
nale, la tipologia della struttura industriale
75
Veneta che quando compete è per il basso Non disponibile
10
24
costo del lavoro, richiedono una svolta nella Totale
298.455
266.886
285.463
271.287
171.605
"politica" industriale anche nella nostra regione
che sappia tracciare nuovi percorsi sull'innova- Fonte: Elaborazioni Veneto lavoro su dati Amm.ni prov.li - Archivi Netlabor
zione e sullo sviluppo sostenibile.
Bisogna voltare pagina con un'economia che ancora si artiASSUNZIONI PER CLASSE D'ETÀ
cola e regge in gran parte con la piccolissima impresa. Con
(primo
semestre 2001- primo semestre 2004)
la globalizzazione economica la piccola impresa ha ruolo e
futuro se c'è un forte radicamento dei grandi gruppi e dei setClassi d'eta
1/2000
1/2001
1/2002
1/2003
1/2004
tori strategici, altrimenti non si va da nessuna parte.
13
<15
12
18
8
3
Formazione di qualità dei lavoratori e delle imprese, costru21.832
15_19
23.397
24.402
18.912
10.412
zione dei fabbisogni formativi e professionali che guardano
54.274
20_24
56.815
58.689
48.609
31.097
avanti, uso degli ammortizzatori finalizzato a politiche attive
58.401
25_29
56.336
62.241
53.652
32.008
del lavoro, individuazione dei settori che possono compete84.303
30_39
74.780
86.709
81.853
50.886
re, ecc ecc.
La CGIL ha messo sul tavolo le proprie idee e le proprie pro43.205
40_49
35.899
42.608
44.125
30.204
poste per uscire dalla crisi e per rilanciare l'economia in que19.188
50_59
16.464
19.638
19.444
13.803
sta regione. Gli industriali veneti stanno dando risposte in
3.113
60_64
2.407
3.046
3.339
2.217
ordine sparso, la giunta Galan dimostra di non avere un pro1.134
>64
776
1.104
1.345
975
gramma per rilanciare l'economia e la qualità dello sviluppo
285.463
TOTALE
266.886
298.455
271.287 171.605
nel Veneto. Di questa situazione siamo consapevoli, come lo
siamo del fatto che se non ci sarà un' inversione di tendenza
155.804
di cui maschi
148.426
165.912
148.250
93.815
i lavoratori e le loro famiglie pagheranno un duro prezzo.
di cui femmine
Patrizio Tonon, Segretario Regionale CGIL
ATIPICI A VITA: UNA
NUOVA CATEGORIA
Due lavoratori precari su tre sono "atipici cronici". Lo rileva l'
Eurispes che, in preparazione del "rapporto Italia" di prossima pubblicazione, ha intervistato un campione rappresentativo di lavoratori atipici di età compresa tra i 18 ed i 39 anni.
Più del 60% sia degli uomini che delle donne dichiara di aver
sempre lavorato con rapporti atipici. Il dato aumenta all'aumentare dell'età anagrafica e ci dice che il 67,8% degli intervistati con età tra i 33 ed i 39 anni ha sempre avuto un lavoro precario. Si tratta spesso di persone in possesso di master
o specializzazione post universitaria che, condizionati dal
carattere precario della loro occupazione rinunciano a
costruire una famiglia e mettere al mondo figli. Appena il
6,5% è infatti genitore ed il 10,3% è sposato.
"L'universo degli atipici non ha risentito delle magnifiche leggi
del governo Berlusconi, anzi ne ha subito la beffa. Lo sapevamo e l'Eurispes ce ne da la conferma", commenta Claudio
Treves, coordinatore del Dipartimento Mercato del lavoro
della Cgil. "Anche con il cambiamento del nome in "lavoratore a progetto", operato dalla recente normativa - dice- viene
confermata la condizione di precarietà e di sfruttamento dei
lavoratori atipici.
Cade quindi l'ultimo velo sull'edificio ideologico eretto dal
Libro bianco del 2001 in poi, secondo cui alla diminuzione
delle tutele per i lavoratori dipendenti avrebbe dovuto corrispondere una crescita di tutele per i famosi 'outsiders'.
Invece la riduzione delle tutele c'è stata, ma ad essa si è
accompagnata, e l'Eurispes certifica quella che era una
amara previsione, un analogo calo di certezze per gli atipici.
A questo punto sarebbe sensato rovesciare la filosofia del
libro bianco e delle leggi da esso derivate e generalizzare
tutele ed ammortizzatori sociali. Ma le scelte sensate, si sa,
non appartengono a questo Governo!".
118.460
132.543
129.658
123.036
77.787
Fonte: Veneto lavoro su dati Province - Archivi Netlabor
LIBRETTI AL PORTATORE
DA ESTINGUERE
ENTRO GENNAIO
Lo Spi informa tutti Cittadini (soprattutto le persone anziane, i
pensionati e le pensionate) titolari di Libretti di Risparmio al
Portatore che, per effetto del decreto legislativo n. 56 del 2004
(un provvedimento governativo in materia di prevenzione all'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi da
attività illecite), devono essere estinti tutti i libretti al portatore
in cui siano depositate cifre superiori ai 12.500 Euro.
La chiusura dei libretti, aperti sia alle poste che nelle banche,
dovrà avvenire entro il 31 gennaio, altrimenti saranno applicate sanzioni economiche che possono andare dal 20% al 40%
di quanto depositato.
Il che significa che, ad esempio, un cittadino che ritirasse dopo
il 31 gennaio 2005 il denaro dal libretto al portatore con un
saldo pari a 13.000 Euro, sarebbe soggetto ad una multa fino
a 2.600 Euro .
Siccome a pochi giorni da questa scadenza il Governo, tanto
bravo a propagandare iniziative a buona "ricaduta elettorale",
su tale questione non ha sentito il dovere di avviare una campagna di informazione, lo SPI - CGIL gli ha rivolto una forte
sollecitazione a colmare - con spot radiofonici e televisivi questa inadempienza che rischia di far pagare pesanti penalizzazioni a cittadini ignari.
Dal canto suo, non essendo certi venga fatto quanto richiesto
(purtroppo questo Governo non dimostra attenzione ai problemi dei Cittadini), lo Spi invita gli interessati a rivolgersi ai propri Uffici, per ricevere ulteriori chiarimenti sulle modalità per
estinguere o convertire il libretto di risparmio al portatore.
Scarica

VOLEVANO AUMENTARE LE PRESTAZIONI SANITARIE