Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 1
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 2
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 3
UNA PAROLA VALE PIÙ DI
MILLE IMMAGINI
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 4
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 5
INDICE
INTRODUZIONE
di Mario Rodriguez
p. 7
LADY ASTOR
p. 19
BENAZIR BHUTTO
p. 33
TED KENNEDY
p. 43
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 6
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 7
INTRODUZIONE
di Mario Rodriguez
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 8
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 9
A CHI CONDIVIDE CON NOI la necessità di considerare la parola elemento essenziale per la costruzione di un comportamento comunicativo
efficace dedichiamo questi tre discorsi che ci
sono sembrati particolarmente significativi non
solo per gli argomenti ma per il modo in cui
vengono trattati.
Ecco allora gli interventi di Lady Astor, la
prima parlamentare donna, Benazir Bhutto la
prima donna islamica capo di governo e Ted
Kennedy, il più giovane della dinastia che riconosce la propria sconfitta, ma rilancia la causa
dell’impegno sui grandi valori liberal.
Vorremmo che la lettura di questi discorsi facesse riflettere sull’importanza della loro costruzione, dell’uso attento dell’autoironia, della capacità degli oratori di mettersi in gioco personalmente, facendosi forza anche delle proprie
debolezze, anticipando le interpretazioni che
potrebbero indebolirne l’efficacia, dell’uso attento della frasi a effetto, delle citazioni, della
capacità di creare una discriminante ideale e
chiamare l’uditorio a schierarsi, della forza degli
9
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 10
incipit e delle chiusure memorabili. Non sono
grandi novità, si tratta di regole conosciute sin
dai tempi delle prime codificazioni della retorica, stranamente cadute in oblio proprio in Italia.
Sono le regole che si trovano applicate nei grandi monologhi della drammaturgia o in pagine di
romanzi indimenticabili e che confermano che si
scrive per le orecchie e si parla per gli occhi.
Ma, soprattutto, sono discorsi che richiedono
tempo, studio, esercizio e non permettono le
scorciatoie di chi pensa che l’immagine sia tutto.
Ci pare che richiamare l’attenzione sulla parola e sulla necessità di attrezzarsi a un suo uso
efficace sia particolarmente opportuno, all’inizio del 2006, perché la nostra società e la nostra
cultura stanno attraversando un ulteriore momento delicato di transizione. Credenze e opinioni che all’inizio degli anni Novanta, apparivano incontrovertibili oggi non trovano più sostenitori altrettanto convinti e ricomincia il
viaggio per raggiungere nuovi paradigmi interpretativi condivisi. Non è tempo di certezze:
nemmeno, o forse proprio nel campo della nostra attività professionale, per la comunicazione
che, in positivo o in negativo, è certamente stata
la grande protagonista degli anni Novanta.
Per comunicazione intendiamo l’attività
10
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 11
svolta consapevolmente da individui, istituzioni
od organizzazioni complesse per sostenere il
raggiungimento dei propri obiettivi.
In questo ambito, si chiude la fase caratterizzata dalla resistibile ascesa della cultura dell’immagine, che ha alimentato e diffuso la volontà o
la velleità di poter apparire ciò che si vuole e
come si vuole senza considerare sufficientemente il ruolo di chi riceve e vive il messaggio. Archiviamo il decennio delle strategie di immagine e dell’immagine fraintesa, anche in politica,
con il look, il make up, la telegenia, con la spettacolarità fine a se stessa che esalta la creatività
o la capacità di bucare il video con la frase a effetto. Anche sulla spinta innovativa di internet
l’attenzione è tornata sulle reti informali, il passa parola. Oggi, diversamente da dieci anni fa,
si può dire che è più importante quello che le
persone, elettori o consumatori, si dicono fra
loro dei candidati o dei prodotti, di quello che
dicono di sé aziende e candidati.
I destinatari della comunicazione, le persone
a cui ci si rivolge e non i target che si intendono
colpire, assumono una nuova attenzione da parte di chi comunica perché si è compreso che la
costruzione dei significati implica un ruolo attivo di chi riceve il messaggio.
11
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 12
Si apre una fase, o almeno lo auspichiamo,
nella quale si dovrà individuare un modo più
equilibrato di considerare l’importanza cruciale
della comunicazione nelle vicende delle persone e delle organizzazioni, trovando un nuovo
equilibrio tra gli strumenti di mediazione, tv in
testa, e la costruzione dei significati. Dopo una
fase della comunicazione centrata sull’immagine sembra aprirsi una fase nuovamente centrata
sulla parola, anche se questa volta mediata dalla
tv e dal computer.
Da parte nostra, dopo tanti anni passati a
impegnarci sul terreno della comprensione del
fatto che le immagini hanno una devastante capacità di trasferire messaggi, speriamo di stimolare qualche riflessione affermando che una parola vale più di mille immagini! Anche nell’epoca della multimedialità e della polisensorialità.
Proponiamo di rimettere la parola, il discorso,
quindi la relazione tra chi parla e chi ascolta, al
centro dei comportamenti comunicativi, delle
strategie di comunicazione. D’altronde crediamo che ormai sia chiaro a molti che la comunicazione efficace è quella che crea relazioni reali
o virtuali che siano, comunque legami animati
da un bisogno di continuità.
Invitiamo a riflettere sul fatto che il messag12
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 13
gio mediato, anche quello mediato da un mezzo
tanto potente come la tv, viene comunque filtrato dall’esperienza di chi lo riceve e che quindi il
suo significato è frutto, quanto meno, di una
negoziazione.
Il significato che la comunicazione mette in
comune non dipende solo dalla volontà di chi
parla, dallo strumento che utilizza nella trasmissione, ma, comunque e soprattutto, da chi riceve il messaggio, dal clima che si instaura nel momento della sua ricezione, dall’esperienza che si
vive nel momento della costruzione del significato. Ed è per questo che come si parla e cosa si
dice rimane essenziale e addestrarsi a farlo, utilizzando gli strumenti, i media che il nostro
tempo ci mette a disposizione, diventa un’abilità
indispensabile. È tempo di riconoscere che oltre
che con gli strumenti della lingua scritta, la penna e la tastiera, vanno acquisite abilità per utilizzare oggi radio e tv, il video di internet domani.
Gli strumenti, cioè, della lingua parlata anche se
mediata da apparati tecnici.
Rimettere al centro la parola, il discorso, la
relazione dialogica, significa anche sostenere
che l’immagine, di una persona o di un’organizzazione complessa, è una cosa molto seria che
non può essere ridotta a make up o look.
13
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 14
L’immagine va soprattutto intesa come sinonimo di reputazione, e allora essa è frutto di
una lenta stratificazione di sensazioni che si
consolidano nell’esperienza dell’interlocuzione,
è un processo lento, fatto di tentativi e correzioni che avviene attraverso il contatto, la relazione
personale, l’esperienza.
Riconoscere che l’immagine si compone
fuori di noi, nelle rappresentazioni mentali
delle persone con le quali entriamo in relazione, significa riconoscere che non la possiamo
determinare meccanicamente, ma possiamo
solo influire su di essa attraverso la comunicazione consapevole della nostra identità, dei
connotati distintivi e qualificanti della nostra
identità.
Anche quando il contatto avviene attraverso
quella «quasi relazione personale» che la tv costruisce, crediamo che l’uso della parola, il discorso, il dialogo come elemento costitutivo
della costruzione di una relazione personale,
tornino ad assumere o mantengano un’importanza cruciale.
Certo, non ci sfugge il fatto che la tv ha cambiato molto, se non tutto, nelle modalità di
espressione del nostro tempo e che, quindi, chi
è condannato, per le sue responsabilità sociali,
14
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 15
alla ribalta mediatica, deve dedicare un po’ di
tempo per acquisire le nuove capacità richieste
dallo strumento televisivo. Ma anche la performance televisiva va costruita partendo dalla parola, dalla costruzione del discorso, da cosa e
come si dice. Non solo e non tanto da come si
appare in tv o dal semplice fatto di esserci. La
visibilità non è tutto.
Al linguaggio, al come e cosa si dice, deve
essere attribuita una nuova importanza (si tratti
di politiche, di prodotti o servizi non cambia
granché). Ma anche il linguaggio deve essere innovato. E questo significa cercare di non usare
termini logori che hanno, cioè, già assunto nell’uso comune significati fortemente simbolici e
quindi hanno diviso, dividono e continueranno
a dividere. Abbiamo invece bisogno di formule
e metafore nuove, capaci di veicolare connotati
distintivi che caratterizzano le identità che vogliamo valorizzare.
Usare nuovi slogan per vecchie idee è sviante e inefficace come usare vecchi slogan per
nuove idee. Non si tratta solo di un riposizionamento linguistico da delegare ai comunicatori per avere nuovo appeal a livello mediatico: è
necessario riconcettualizzare la realtà, cioè rendere esplicita la visione che si ha della realtà
15
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 16
perché solo da una chiara visione possono nascere, non casualmente, frasi efficaci. Riconcettualizzare significa prendere degli obiettivi attualmente inseriti in un certo modo di vedere
le cose e ridefinirli in un altro contesto completamente diverso con implicazioni del tutto differenti.
È necessario lavorare con le parole per inventare nuove metafore che incarnino la visione
proposta in modo che si sviluppi forza aggregante. Creare nuovi frame, nuove cornici, all’interno delle quali affermare i propri punti di vista, le proprie idee, ha a che fare prima di tutto
con valori morali e sistemi di pensiero, modi di
vedere le cose. Poi, secondariamente, con scelte
di linguaggio, frasi e slogan per esprimere quei
valori e quelle idee.
Non ci sono conigli da sfilare dal cappello,
ma un faticoso lavoro di fine tuning e di mediazione tra competenze diverse. E, soprattutto, la capacità di trovare parole e frasi adatte e
appropriate, credibili e verosimili, che siano
coerenti con i significati che si intendono veicolare.
Speriamo perciò che questo libretto possa
essere accolto come un gradito viatico per il
complicato percorso che dobbiamo affrontare.
16
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 17
Sapendo però che neanche Socrate si salvò con
un bel discorso.
Mario Rodriguez
PS.: Questo libretto nasce dalla frustrazione maturata ogni volta che ci viene chiesto di inventare
lo slogan che risolve ogni problema.
Un ringraziamento particolare ad Amedeo Poggi
che ha realizzato le traduzioni e ad Angelo Guerini che ci ha fornito la sua grande esperienza di
editore.
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 18
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 19
LADY ASTOR
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 20
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 21
Nancy Langhorne, è la prima donna eletta
dal popolo al Parlamento del Regno Unito,
la «Madre dei Parlamenti».
Nata negli Stati Uniti in Virginia, si racconta
che sin da bambina mostrasse uno spiccato
interesse per la politica tanto che a quattordici
anni, nel corso della Fiera Mondiale di Chicago
del 1893, quando una banda intonò le note
dell’inno dell’Unione, Nancy balzò in piedi e gridò:
«Tre urrà per Robert E. Lee!». Lady Astor ricorda
in un’intervista che: «Quella fu l’ultima volta
che mi presi una sculacciata per un misto
di patriottismo e sfacciataggine».
Nancy Langhorne sposò Waldorf Astor,
proprietario dell’Observer e deputato
alla Camera dei Comuni fino al 1910, quando
passò alla Camera dei Lord in quanto secondo
Visconte di Astor. Nove anni dopo, sua moglie
fu eletta nella sua circoscrizione di Plymouth
ed entrò nella storia come prima donna scelta
dal popolo per la «Madre dei Parlamenti».
Famosa per la sua schiettezza, ricordò di aver
imparato a modulare la voce ma non le opinioni.
21
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 22
Alla fine degli anni Trenta, la sua casa
a Cliveden nel Buckinghamshire divenne
il luogo di incontro tra il Primo Ministro
Neville Chamberlain e gli isolazionisti britannici,
bollati con sdegno da Winston Churchill
come «concessionisti». Nel 1945 Lady Astor
si ritirò dal Parlamento e nel 1964 morì,
ricordata come strenua sostenitrice dei diritti
delle donne, dell’educazione, della temperanza e,
– sfortunatamente anche per la vicenda
del «Gruppo di Cliveden».
Il discorso che riportiamo, ricostruito
da resoconti giornalistici, è stato pronunciato
a New York il 9 aprile 1922, quindi circa
tre anni dopo essere stata eletta
la prima parlamentare donna.
22
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 23
SO CHE QUESTA ACCOGLIENZA non è assolutamente rivolta a me. Dal momento in cui sono
entrata nella «Madre dei Parlamenti» mi sono
resa conto che non sono più una persona ma un
simbolo. La cosa sicura di quando sei un simbolo è questa: ti rendi conto che tu, di te stessa,
non puoi fare nulla, anche se ciò che rappresenti
ti dà coraggio e forza e ti fa dispensare saggezza.
Sicuramente ho ricevuto coraggio e forza, ma
quanto a saggezza non mi sbilancerei troppo.
Il mio arrivo alla Camera dei Comuni non
ha, come molti pensavano, una motivazione rivoluzionaria. È stata un’evoluzione. La sua genesi è, infatti, alquanto interessante. È stato mio
marito a instradarmi su questo percorso in discesa: dal focolare alla vita pubblica. Se mi sono
dedicata alla causa delle donne il merito va tutto a lui, non a me. È un uomo insolito e al tempo stesso notevole.
Innanzitutto, strano incoraggiare la propria
moglie a intraprendere la vita pubblica, specialmente se l’esortazione viene da un consorte molto casalingo. La verità è che mio marito è un
23
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 24
riformatore sociale nato. Ha evitato di commettere i soliti errori che commettono tanti uomini
per bene. Egli non crede che le ingiustizie si possano sanare con la filantropia. Ma si rende conto
che si debba andare a fondo alle cause delle ingiustizie e non semplicemente infiocchettarle.
Per undici anni ho dato una mano a mio marito nella sua attività, a Plymouth – ho scoperto
le ingiustizie che lui cercava di sanare – e questo modo di procedere nel lavoro si è rivelato
felice tanto che spesso vorrei che si ripetesse.
In ogni modo, non sono qui per parlarvi del
suo lavoro, anche se è interessante, perché serve
per capire le ragioni per cui mi sono candidata
al Parlamento. Se non fosse stato il tipo di uomo che era, non credo che la prima donna
membro del Parlamento più vecchio del mondo
sarebbe arrivata da Plymouth, cosa che sarebbe
stata un peccato. Plymouth è il porto ideale per
salpare e attraccare. Da sempre augura buona
fortuna ai viaggiatori. Mi sentivo come se mi
fossi imbarcata per un viaggio della speranza,
ma quando sono arrivata a destinazione, alcuni
degli onorevoli membri mi guardavano più come un pirata che come un pellegrino.
Una donna alla Camera dei Comuni! Era come far crollare il Parlamento. Non li biasimo: è
24
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 25
stato tanto pesante per me come donna quanto
lo è stato per loro. I pionieri possono essere
personaggi pittoreschi, ma spesso sono alquanto solitari. Devo ammettere che alla Camera dei
Comuni hanno incassato il colpo con un certo
aplomb. Nessun uomo avrebbe potuto essere
più gentile e corretto con un «pirata» di quanto
non lo siano stati i miei colleghi. Quando vi capita di sentire persone che auspicano la rovina
dell’Inghilterra, vi prego di tenere a mente che
questo è stato il primo grande Paese ad aver dato il voto alle donne e che gli uomini dell’Inghilterra hanno accolto una donna americana in
Parlamento con una correttezza e una giustizia
che, perlomeno, questa donna non potrà mai
dimenticare.
Ognuno, però, mi ha accolto in maniera diversa. Non dimenticherò mai un leader laburista scozzese che è venuto da me, un bel po’ di
tempo dopo che ero entrata in Parlamento, e
mi ha detto che non corrispondevo neanche un
po’ all’idea di donna che si era fatto di me: «anche se non la conosco, so che lei è una persona
normale, alla buona e gentile», e da quel momento lo ha dimostrato chiedendomi spesso pareri sulle questioni politiche. Poi è arrivato un
collega irlandese che mi ha detto: «anche se
25
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 26
non so cosa sta per dire, le darò il mio sostegno». Mentre l’ultimo è stato un normale uomo
dell’arca di Noè, tipico gentiluomo di campagna. Dopo non essersi mai trovato d’accordo
con me su nulla per due anni e mezzo, ha commentato con un’altra persona giudicandomi
una donna molto stupida ma, doveroso aggiungere, «molto attraente», per cui temeva che fossi una riformatrice sociale del tutto onesta. Devo puntualizzare che in veste di prima donna ho
dovuto affrontare numerose cause che nessuno
definirebbe molto popolari. Ho dovuto anche
scontrarmi con un pregiudizio antico, ma devo
ammettere che la loro decenza non mi ha mai
deluso, sebbene i miei modi debbano essere
stati un po’ come in un processo.
Ora accantonerei il lato più personale per
spiegare di che cosa si tratta e perché siamo qui.
Donne e politica – alcune donne sono sempre
state in politica, e non l’hanno fatto per niente
male. Quando avevamo i Lancaster si diceva
che i re venivano fatti re con un atto del Parlamento. Governavano subordinati agli ordini del
Parlamento. Poi Enrico VIII, quel vecchio briccone, accettò il principio di governo dei Lancaster subordinato al Parlamento, anche se voleva
tutt’altro. Trasformò il Parlamento in motore
26
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 27
dei suoi voleri: esercitava pressioni o incuteva
paura in modo che il Parlamento gli permettesse di fare qualsiasi cosa volesse. Sotto la sua guida il Parlamento sfidò e annientò gli altri poteri,
spirituali e temporali, e fece delle cose che nessun re né Parlamento avessero mai osato fare:
cose inaudite e terribili.
Poi arrivò Elisabetta. È vero che rimbrottò
il Parlamento di immischiarsi in faccende che,
a suo parere, non erano di sua competenza e
che più di una volta minacciò lo Speaker dei
Comuni, anche se non andò mai a fondo con le
sue sfuriate, e riuscì a porre termine alle liti
con un intelligente compromesso: in altre parole non abbandonò mai il Parlamento al proprio
destino, e questo è ciò che non credo nessuna
donna saggia possa fare malgrado le paure di
certi uomini.
Orbene, perché siamo in politica? Di che
cosa si tratta? In realtà è qualcosa di più grande
di noi. Schopenhauer si è sbagliato in merito a
quasi tutto ciò che ha scritto sulle donne, «il genere umano è per la donna più importante del
singolo individuo» e credo che questo corrisponda a verità. In un certo qual modo ho la
sensazione che ci preoccupiamo del genere
umano nel suo insieme, perché è proprio nella
27
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 28
nostra natura avere una visione più ampia; non
c’è alcuna ragione perché le donne rimpiangano
il passato, per fortuna non abbiamo un passato
politico; ci guida una legislazione sessista infarcita di errori e di agghiaccianti fallimenti.
Dovremmo sapere ciò che bisogna evitare
perché non serve a niente dare la colpa agli uomini – li abbiamo plasmati noi così – e ora sta a
noi cercare di costruire noi stesse – le creatrici
degli uomini – un tantino più responsabili in
futuro. Ci rendiamo conto che nessun genere
sessuale può governare da solo. Sono dell’avviso che una delle ragioni per cui la civiltà abbia
fallito così grossolanamente è che fino a ora ha
avuto un governo costituito da un sesso solo.
Non commettiamo l’errore che questo si ripeta.
Non riesco a immaginare nulla di peggio di
un mondo governato dal sesso maschile se non
un mondo governato dal sesso femminile – posso invece vedere una combinazione dei due generi proseguire nel cammino e fare della civiltà
qualcosa di più degno del nome di civiltà basata
sul Cristianesimo, non sulla forza. Una civiltà
basata sulla giustizia e la pietà. Credo che gli
uomini abbiano un senso di giustizia più sviluppato mentre noi della pietà. Loro devono prendere da noi la pietà e noi invece la loro giustizia.
28
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 29
Siamo come delle scope nuove, ma dobbiamo
rassettare le stanze giuste.
Personalmente, credo che ogni donna debba
prendere parte attiva nella politica locale. Con
ciò non intendo che ogni donna debba intraprendere la carriera politica – questo, ovviamente, è assurdo – bensì essere coinvolta attivamente nella politica locale senza intraprendere
la carriera politica. Potete star certi che quando
andate alle urne il vostro voto vada alla causa
più giusta possibile – che più serva alla maggioranza invece che a favore di una minoranza organizzata. Ci sono un sacco di cose da fare a livello politico locale, ed è anche un’ottima gavetta per il governo centrale; è molto pratico,
anche se proprio per questo troppo vicino per
essere attraente. Le cose distanti riescono meglio a catturare l’attenzione rispetto a quelle che
abbiamo sotto il naso; e poi, sono anche meno
sgradevoli.
Lo sviluppo politico è uguale a tutti gli altri
tipi di sviluppo. Dobbiamo iniziare con noi
stessi, con le nostre coscienze, e ripulire i nostri
cuori prima di mettere a posto il resto. Per cui
se in politica noi donne ci dedichiamo agli affari
locali, iniziamo a gettare le fondamenta. Dopo
tutto, i governi centrali sono soltanto lo spec29
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 30
chio di quelli locali; se il politico di Washington
è saggio, terrà sempre d’occhio la propria circoscrizione elettorale, garantendone pulizia, rettitudine e grandezza degli obiettivi, in modo tale
che le persone, da casa, non si azzarderanno ad
averne uno piccolo e limitato sia su questioni
nazionali o internazionali. Dovete ricordare che
quello che le donne devono contrastare non è
ciò che vedono, ma delle forze invisibili.
Ci troviamo di fronte a generazioni e generazioni di pregiudizi. Da quando Eva ha morso la
mela – anche se vorrei ricordare a voi, e a tutti
gli uomini, il perché ha mangiato la mela. Non
è stato semplicemente perché era buona o bella
da vedere, ma perché era il frutto che dava saggezza. «Prese il frutto e lo mangiò: e lo offrì anche al marito, il quale ne approfittò». Non sappiamo se Adamo ha criticato il frutto – si è limitato a mangiare con docilità. A questo punto ne
approfitterei per aggiungere che la prima volta
che Adamo ebbe la possibilità, scaricò immediatamente la colpa su una donna – in ogni modo, ora lasciamo da parte Adamo.
Fin da quando la consapevolezza di una
donna è andata oltre ai fatti oggettivi, la consapevolezza dell’uomo ha iniziato a temerla, si è
rivolto a lei per avere ispirazione, ha contato su
30
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 31
di lei per tutto ciò che è meglio e ideale nella
sua vita, tuttavia egli l’ha limitata con la mera
forza materiale. L’uomo, inoltre, senza saperlo,
ha occidentalizzato la mentalità orientale dell’harem. Non credo che ne sia consapevole, per
cui dobbiamo rivelarglielo con tatto. Dobbiamo
continuare a fargli da guida, da madre, e da sua
migliore metà. Tuttavia dobbiamo anche dargli
prova che siamo necessarie non soltanto nella
vita privata, ma anche in quella politica.
La cosa migliore che possiamo fare è dimostrargli che le nostre ambizioni non sono personali. Lasciamo che si rendano conto che desideriamo un mondo migliore, più sicuro e più pulito per i nostri figli e i loro figli e ci renderemo
conto che, soltanto facendo la nostra parte, affrontando cose sporche con pulizia, l’ingiusto
col giusto, entrando senza paura in faccende
magari sgradevoli, in qualche modo miglioreremo un tantino il mondo.
Non so se ce la faremo. Non voglio dire che
le donne cambieranno il mondo, ma desidero
ribadire che ce la faranno se lo vorranno. E io,
arrivando dal vecchio mondo che è stato spettatore di una guerra devastante, non posso affrontare il futuro senza questa speranza: che le donne di tutti i Paesi faranno il loro dovere e cre31
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 32
sceranno una generazione di uomini e di donne
che considereranno la guerra e tutte le sue cause con tanto orrore quanto assistessero a un
omicidio a sangue freddo in diretta. Tutte le
donne dell’Inghilterra vogliono farla finita con
la guerra.
Se desideriamo questo nuovo mondo, sappiate che possiamo realizzarlo soltanto battendoci; la vera lotta avverrà dentro di noi, per eliminare dalle coscienze, dai cuori e dai pensieri
le cause della guerra, dell’odio, dell’invidia, dell’ingordigia, dell’orgoglio, della forza e delle
ambizioni materiali.
32
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 33
BENAZIR BHUTTO
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 34
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 35
Benazir Bhutto, figlia dell’ex primo ministro
pakistano Zulfiqar Ali Bhutto, dopo pochi mesi
dalla sua rielezione per la seconda volta a primo
ministro, nel 1996, fu nuovamente allontanata
dall’incarico da un personaggio appoggiato
dall’esercito con la pretesa accusa di corruzione.
Nata da una famiglia aristocratica, educata
dalle suore in un istituto cattolico e
successivamente ad Harvard e Oxford,
figlia prediletta del leader pakistano,
la signora Bhutto ha conosciuto il lato oscuro
della vita nel solitario confino dopo
la caduta del padre. Difese a gran voce
la reputazione del padre quando certi discorsi
erano pericolosi, e ciò produsse un certo effetto
nella sua arte oratoria: ben impostata ma
sincera, educata ma con un tocco di sfida.
Il 4 settembre 1995, a Pechino, la signora
Bhutto è intervenuta in una conferenza
mondiale sulle donne, perorando la loro causa
con un’eloquenza, frutto di una vita politica
tempestosa. Ad esempio, durante l’assedio
di Sarajevo, Benazir Bhutto si recò, insieme
35
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 36
con il primo ministro turco, Tansu Ciller,
in visita alle truppe musulmane,
per richiamare l’attenzione del mondo
su quella tragedia e per mostrare
agli occidentali che non tutto l’Islam
era dominato dagli uomini.
36
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 37
IN QUALITÀ DI PRIMA DONNA mai eletta a capo
di una nazione islamica, mi sento investita di
una responsabilità speciale per le questioni
femminili.
Nell’affrontare le esigenze del nuovo secolo,
è necessario trasferire in modo dinamico la religione in una realtà vivente. Dobbiamo vivere
secondo il vero spirito dell’Islam, non soltanto
rispettandone i rituali. E per quelli di voi che
magari non conoscono il significato di Islam,
mettete da parte i preconcetti sul ruolo delle
donne nella nostra religione.
Contrariamente a ciò che molti di voi credono, l’Islam abbraccia una ricca varietà di tradizioni politiche, sociali e culturali. Lo spirito
fondamentale dell’Islam è costituito da tolleranza, dialogo e democrazia.
Esattamente come nel Cristianesimo e nel
Giudaismo, dobbiamo sempre stare in guardia
da chi sarà pronto a sfruttare e manipolare, per
il proprio e limitato vantaggio politico, le Sacre
Scritture, e da chi distorcerà l’essenza del pluralismo e della tolleranza per giochi estremistici.
37
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 38
A coloro che sostengono di parlare per l’Islam, ma che in realtà negano il posto a noi
donne nella società, io dico che lo spirito dell’Islam è eguaglianza, eguaglianza tra i sessi. Al
mondo non vi è religione che più dell’Islam,
nelle scritture e negli insegnamenti, abbia più
rispetto del ruolo della donna e del suo ruolo
nella società.
La mia presenza qui, quale donna eletta Primo Ministro di un grande Paese musulmano, è
la testimonianza dell’impegno dell’Islam a sostegno della donna nella società. È proprio questa
tradizione islamica che mi ha investito del potere, mi ha rafforzato e mi ha infuso coraggio.
È la tradizione che mi ha sostenuto durante i
momenti più difficili della mia vita, poiché l’Islam proibisce l’ingiustizia: l’ingiustizia contro
il popolo, contro le nazioni, contro le donne.
La tradizione islamica indica l’ineguaglianza
come la forma più grave di ingiustizia, esorta i
suoi seguaci a combattere l’oppressione e la tirannia, considera la pietà come unico criterio
per il giudizio del genere umano, va al di là della razza, colore e genere quali parametri di distinzione tra gli uomini.
Quando lo spirito umano era immerso nell’oscurità del Medio Evo, l’Islam ha proclamato
38
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 39
l’eguaglianza tra uomini e donne. Quando le
donne venivano considerate componenti inferiori del genere umano, l’Islam ha dato loro rispetto e dignità. Quando le donne erano trattate come oggetti di scambio, il Profeta dell’Islam (che
la Pace sia con Lui) le ha accettate come pari.
L’Islam ha codificato i diritti della donna. Il
Corano ha elevato il loro status a quello degli
uomini garantendo loro diritti civili, economici
e politici e riconoscendone la partecipazione attiva nella costruzione della nazione.
Peccato però che i principi dell’Islam riguardanti le donne siano stati presto messi da parte.
Nella società islamica, come in altre parti del
mondo, i diritti alle donne sono stati negati. Le
donne sono state maltrattate, discriminate e sottoposte a violenza e oppressione, la loro dignità
ferita e il loro ruolo negato.
Le donne sono diventate le vittime di una
cultura di esclusione e di predominio maschile.
Oggi, sempre più donne che uomini soffrono la
povertà, la privazione e la discriminazione.
Mezzo miliardo di donne sono analfabete. Il
settanta per cento dei bambini a cui viene preclusa l’educazione elementare sono di sesso
femminile. La condizione delle donne nei paesi
in via di sviluppo è inaudita. Fame, malattie e
39
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 40
lavoro incessante è il destino a loro riservato.
Debole crescita economica e sistemi di sostegno
sociale inadeguati le colpiscono in modo molto
grave e diretto.
Le donne sono le principali vittime del processo di adeguamento strutturale, che necessita
sovvenzioni statali per la sanità, l’educazione e la
nutrizione. Le risorse ridotte destinate in questi
settori vitali colpiscono gravemente le fasce più
deboli, in particolare le donne e i bambini. Questo non è accettabile. Offende la mia religione e
il mio senso di giustizia ed eguaglianza. Soprattutto, offende il buon senso comune.
Ecco perché il Pakistan, le donne del Pakistan e io ci siamo impegnati seriamente nelle recenti iniziative internazionali volte a sostenere i
diritti delle donne. La dichiarazione universale
dei diritti umani impone l’eliminazione della discriminazione verso le donne.
Le Nairobi Forward Looking Strategies forniscono una solida cornice per il progresso dei diritti delle donne del mondo. Tuttavia, l’obiettivo dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace
è ancora lontano. Gli sporadici sforzi compiuti
in questa direzione sono falliti. Siamo soddisfatti che la Beijing Platform of Action preveda un
approccio ad ampio respiro verso l’emancipa40
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 41
zione delle donne. È questo il giusto approccio
che dovrebbe essere pienamente sostenuto.
Non ci si può aspettare che le donne lottino
da sole contro le forze della discriminazione e
dello sfruttamento. Vorrei citare le parole di
Dante, che ci ricordava che il posto più bollente
dell’Inferno è riservato a coloro che rimangono
neutrali in tempi di crisi morale.
Oggi in questo mondo, nella lotta per l’emancipazione delle donne, non c’è spazio per la
neutralità. Il mio spirito porta le cicatrici di una
lunga e solitaria battaglia contro la dittatura e la
tirannia. Sono stata testimone, in giovane età,
del rovesciamento della democrazia, dell’assassinio di un primo ministro eletto e di un’aggressione sistematica ai principi basilari di una società libera. La nostra fede nella democrazia
non è stata comunque cancellata. Il grande poeta e filosofo pakistano, dr. Allama Iqbal dice:
«La tirannia non può durare per sempre». E,
infatti, è stato così. La volontà del nostro popolo è prevalsa contro le forze della dittatura.
In ogni modo, care sorelle, abbiamo imparato che la democrazia soltanto non è sufficiente.
La sola libertà di scelta non garantisce la giustizia. L’eguaglianza dei diritti non viene definita
soltanto da valori politici.
41
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 42
La giustizia sociale è una triade di libertà,
un’equazione di libertà:
– Giustizia è libertà politica.
– Giustizia è indipendenza economica.
– Giustizia è eguaglianza sociale.
Signori delegati, sorelle, il bambino che muore
di fame non ha diritti umani. La ragazzina analfabeta non ha futuro. La donna che non può
pianificare la propria vita, la propria famiglia, la
carriera, fondamentalmente non è libera...
Sono decisa a cambiare la condizione delle
donne nel mio Paese. Più di sessanta milioni
delle nostre donne sono messe da parte.
Per loro questa è una tragedia personale.
Per la mia nazione è una catastrofe. Sono determinata a imbrigliare il loro potenziale per il gigantesco compito della costruzione della nazione... Sogno un Pakistan in cui le donne contribuiscano con tutte le loro piene potenzialità. Mi
rendo conto della lotta che dovremo intraprendere. Ma, con il vostro aiuto, ci impegneremo.
E, se lo vuole Allah, ci riusciremo.
42
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 43
TED KENNEDY
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 44
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 45
Nel 1980, il Senatore Edward Kennedy,
il più giovane dei fratelli Kennedy, aveva sfidato
il presidente Democratico in carica, Carter,
per la nomina a candidato dei democratici
alla Presidenza degli Stati Uniti
e ne uscì sconfitto.
Nel corso della Convention nazionale
Democratica a New York, un mese dopo
che i Repubblicani avevano indicato
il conservatore Ronald Reagan
come candidato, Ted Kennedy sentì il richiamo
del pensiero liberal, giudicato negativamente
da molti colleghi di partito poiché equivaleva
a «buttare denaro nei problemi» senza risolverli.
45
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 46
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 47
EBBENE, ANCHE SE LE COSE sono andate un po’
diversamente da quanto pensassi, permettetemi
di dirlo, amo ancora New York. Colleghi democratici, fellow americans, questa sera sono venuto qui non per discutere di candidature, ma per
sostenere una causa. Vi chiedo di rinnovare
l’impegno del partito Democratico per la giustizia economica. Vi chiedo di rinnovare il nostro
impegno per una prosperità durevole e giusta,
che possa far funzionare nuovamente l’America. È questa la causa che mi ha portato in campagna elettorale e sostenuto per nove mesi, che
mi ha fatto fare cento mila miglia e attraversare
quaranta stati diversi. Certo, abbiamo subito
sconfitte; ma il dolore di queste sconfitte è di
gran lunga inferiore al dolore della gente che ho
incontrato. Abbiamo imparato che è importante affrontare seriamente i problemi, senza però
mai prenderci troppo sul serio.
Questa sera, il problema serio da affrontare
è la causa per la quale il partito democratico ha
dedicato i suoi momenti migliori – la causa che
mantiene giovane il nostro partito – e ne fa, nel
47
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 48
suo secondo secolo di vita, il più grande partito
politico di questa Repubblica e il partito politico con la più antica tradizione su questa terra.
La nostra causa è stata, fin dai giorni di Thomas Jefferson, quella dell’uomo comune, e della
donna comune. Il nostro impegno è stato, fin
dai giorni di Andrew Jackson, verso tutti coloro
che egli chiamava «gli umili membri della società: i contadini, gli operai, i lavoratori.»
Su queste basi abbiamo definito i nostri valori, perfezionato le nostre politiche e dato un
nuovo slancio alla nostra fede. Ora mi assumo
l’insolito compito di portare la causa e l’impegno della campagna elettorale personalmente
alla nostra convention nazionale.
Mi faccio portavoce di un profondo senso di
urgenza riguardo all’angoscia e all’ansia che ho
visto in tutta l’America. Mi faccio portavoce di
una profonda convinzione negli ideali del Partito Democratico, nel suo potenziale, e di un presidente che faccia la differenza. Mi faccio portavoce di una profonda fiducia nella capacità di
procedere con determinazione e una visione comune che ci farà sentire e superare la nostra
sofferenza: la divisione del nostro partito.
Apparentemente, il programma economico
di questa dichiarazione programmatica riguar48
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 49
da soltanto cose materiali; questa sera desidero
sollevare anche una questione morale, che ha
assunto molte forme nel corso degli anni. In
questa campagna, e in questo Paese che cerchiamo di governare, nel 1980 la sfida è quella
di dare voce e votare per i princìpi democratici
fondamentali:
– impegniamoci affinché non si strumentalizzino più la disoccupazione, gli elevati tassi di
interesse, e la miseria umana utilizzandoli
come armi inefficaci contro l’inflazione;
– impegniamoci affinché la disoccupazione sia
la priorità della nostra politica economica;
– impegniamoci affinché tutti i lavoratori abbiano la sicurezza;
– impegniamoci affinché vi siano posti di lavoro per tutti coloro che sono disoccupati senza scendere a compromessi nella politica sull’occupazione.
Non si tratta di promesse semplicistiche. Così
come sono, costituiscono il cuore della nostra
tradizione, da generazioni formano l’anima del
nostro partito. Sono la gloria e la grandezza della nostra tradizione che parla per coloro che
non hanno voce, per ricordare i dimenticati,
49
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 50
per reagire alle frustrazioni e soddisfare le aspirazioni di tutti gli americani in cerca di una vita
e di una terra migliori.
Non oseremo abbandonare quella tradizione. Non possiamo permettere che i grandi
principi del Partito Democratico diventino superati passaggi della storia. Non dobbiamo
permettere ai Repubblicani di soffiarci gli slogan sul benessere.
Alla convention repubblicana abbiamo sentito che tutti gli oratori cercavano di scimmiottare i democratici. Hanno provato che persino i
candidati Repubblicani possono citare Franklin
Roosevelt a loro uso e consumo. Il grand old
party crede di aver escogitato un nuovo grande
trucco. Ma quarant’anni fa, un’altra generazione di Repubblicani aveva tentato lo stesso giochetto. E Franklin Roosevelt stesso rispose:
«Molti dei leader Repubblicani... hanno combattuto duramente e impedito l’avanzata dell’uomo e della donna comuni nella loro ricerca
della felicità. Non illudiamoci che dall’oggi al
domani quegli stessi leader siano diventati gli
amici degli uomini e delle donne comuni... di
certo, pochissimi fra noi sono creduloni.»
Quattro anni dopo, quando i Repubblicani
hanno di nuovo rispolverato lo stesso trucchet50
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 51
to, Franklin Roosevelt pose questa domanda:
«La Vecchia Guardia può farsi passare per il
New Deal? Non credo proprio. Al circo abbiamo visto tutti un sacco di acrobazie meravigliose – ma è impensabile che un elefante possa fare un numero sugli anelli senza cadere a terra
come un salame».
Alla convention Repubblicana del 1980 i
partecipanti piangevano lacrime di coccodrillo
per la crisi economica, ma riconosceremo i Repubblicani per il loro passato non per le parole recenti.
Gli stessi Repubblicani che parlano di problemi urbani hanno nominato un uomo che ha
detto – cito le sue parole – «nelle mie preghiere
del mattino e della sera ho incluso anche la preghiera che il governo federale non tiri fuori dai
guai la città di New York». E quel candidato
non è un amico di questa città e dei nostri grandi centri urbani.
Gli stessi Repubblicani che, parlando di sicurezza per gli anziani, hanno appena nominato
un uomo che soltanto quattro anni fa ha detto
che la partecipazione alla Sicurezza Sociale
«dovrebbe essere su base volontaria». E quel
candidato non è amico dei pensionati.
Gli stessi Repubblicani che parlano di pro51
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 52
tezione dell’ambiente hanno nominato un uomo che l’anno scorso ha fatto una dichiarazione assurda – cito le sue parole – «l’80% dell’inquinamento atmosferico viene dalle piante
e dagli alberi». E quel candidato non è amico
dell’ambiente.
E gli stessi Repubblicani che invocano Franklin Roosevelt hanno nominato un uomo che nel
1976 ha detto – riporto le sue stesse parole – «il
Fascismo ha costituito le basi del New Deal». E
quel candidato, il cui nome è Ronald Reagan,
non ha alcun diritto di citare Franklin Delano
Roosevelt.
La grande avventura proposta dai nostri oppositori è un viaggio nel passato. Il progresso è
la nostra tradizione, non la loro. Ciò che è giusto per noi come Democratici è anche il modo
giusto per la vittoria dei Democratici.
L’impegno che perseguo non è verso logore
visioni, ma verso vecchi valori che non si logoreranno mai. I programmi a volte possono diventare obsoleti, il concetto di giustizia però tiene
sempre. Le circostanze possono cambiare, ma
l’attaccamento alla compassione deve resistere.
Di certo è corretto pensare che non possiamo risolvere problemi buttandoci dentro dei soldi;
ma è altrettanto corretto non gettare i problemi
52
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 53
nazionali in un cumulo di disattenzione e indifferenza. I poveri forse non sono di moda in politica, ma non sono senza bisogni umani. La
classe media magari è arrabbiata, ma non ha
perso il sogno che tutti gli americani possano
avanzare assieme.
Nel 1980 la richiesta del nostro popolo non
è di un governo più piccolo o più grande, ma
semplicemente di un governo migliore. Alcuni
dicono che il governo non vada mai bene, e che
le spese per i programmi sociali di base siano la
causa dei problemi economici. A questo noi rispondiamo che attualmente inflazione e recessione costano alla nostra economia $ 200 miliardi all’anno. Rispondiamo anche che l’inflazione
e la disoccupazione sono, in assoluto, le uscite
più rilevanti.
Nel 1980 il compito della leadership non è
quello di individuare capri espiatori o cercare
rifugio nella reazione, ma impegnare la nostra
forza nelle possibilità del progresso.
Mentre altri parlavano di libera impresa, è
stato il partito Democratico che ha agito – e posto fine – a una legislazione eccessiva nell’ambito del trasporto aereo e stradale. Abbiamo reintrodotto la concorrenza nel mercato. E sono
soddisfatto che questa deregulation sia stata
53
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 54
un’azione legislativa che ho sostenuto e votato
al Congresso degli Stati Uniti.
In quanto Democratici, riconosciamo che
ogni generazione di americani ha appuntamento con una diversa realtà. Le risposte di una generazione diventano le domande di quella successiva. Ma c’è sempre una buona stella nel firmamento americano. È vecchia quanto il credo
rivoluzionario secondo cui tutti siamo stati
creati uguali – e chiara quanto la condizione attuale di Liberty City e del South Bronx. Sempre
più, i leader democratici hanno seguito quella
stella – e dato un nuovo significato ai vecchi valori di libertà e di giustizia per tutti.
Siamo il partito del New Freedom, del New
Deal e del New Frontier. Siamo sempre stati il
partito della speranza. Per cui quest’anno offriremo una nuova speranza – un nuova speranza
a un’America incerta sul presente ma non superata nelle sue potenzialità per il futuro.
A tutti i disoccupati nelle città e nelle industrie d’America diamo una nuova speranza di
dignità e di lavoro utile. I Democratici credono
da sempre che uno dei diritti civili degli americani sia il diritto di guadagnarsi la vita. Il partito della gente deve sempre essere il partito della
piena occupazione.
54
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 55
A tutti coloro che dubitano sul futuro della
nostra economia, diamo loro la speranza della
reindustrializzazione dell’America. Che le nostre idee vadano oltre le prossime elezioni o il
prossimo anno verso una nuova generazione di
benessere. Se dopo la Seconda Guerra Mondiale siamo riusciti a ricostruire la Germania o il
Giappone, sicuramente riusciremo a reindustrializzare la nostra nazione e dare nuovo impulso ai centri urbani negli anni Ottanta.
A tutti quelli che lavorano duramente per
uno stipendio da sopravvivenza diamo una nuova speranza che il prezzo del loro posto di lavoro
non sarà l’incertezza e la morte in giovane età.
A tutti quelli che vivono sulla nostra terra,
dalla California all’isola di New York, dalla Foresta di Redwood alle acque della corrente del
Golfo, diamo una nuova speranza che il benessere non sarà raggiunto con l’avvelenamento
dell’aria, dei fiumi e delle risorse naturali, che
sono il più grande dono di questo continente.
Dobbiamo batterci affinché i nostri figli e nipoti
ereditino una terra che possano chiamare veramente America meravigliosa.
A tutti quelli che vedono il valore del loro
lavoro e dei risparmi intaccati dall’inflazione,
offriamo la speranza di stabilità economica.
55
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 56
Dobbiamo affrontare le pressioni del presente, invocando il pieno potere del governo di
far fronte ai prezzi in crescita. Onestamente,
dobbiamo ammettere che il bilancio federale
può essere equilibrato soltanto attraverso politiche che ci portino un benessere equilibrato di
piena occupazione e freno dei prezzi.
E a tutti quelli che sono oppressi da un ingiusto sistema fiscale, offriamo una nuova speranza
per una vera riforma fiscale. Invece delle aule
scolastiche, chiudiamo le scappatoie fiscali. Invece di fare tagli alle refezioni scolastiche, tagliamo
le riduzioni fiscali per costosi pranzi di lavoro
che non sono altro che buoni pasto per i ricchi.
I tagli fiscali dei nostri oppositori repubblicani prendono invano il nome di riforma fiscale.
È un’idea repubblicana fantastica che però ridistribuirebbe i redditi nella direzione sbagliata.
È una buona notizia per chi di voi ha un reddito annuale superiore ai $ 200.000. Per quei pochi di voi offre un jack pot di $ 14.000. Tuttavia
il taglio fiscale repubblicano è una cattiva notizia per le famiglie a reddito medio. Per la maggioranza di voi, prevedono una ridicola facilitazione annua di $ 200. Questo, sia chiaro, non è
ciò che intende il Partito Democratico per
riforma fiscale.
56
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 57
La stragrande maggioranza degli americani
non può permettersi di accettare questa panacea da un candidato repubblicano che ha denunciato la tassa sul reddito progressiva come
invenzione di Carlo Marx. Temo che abbia confuso Marx con Theodore Roosevelt, quell’oscuro presidente Repubblicano che ha sostenuto e
si è battuto per un sistema fiscale basato sull’abilità di pagare. Theodore Roosevelt non era
Carlo Marx: e lo schema fiscale repubblicano
non è una riforma fiscale.
Infine, non possiamo aspettarci benessere se
siamo al di fuori di una società giusta. Per questo motivo continuerò a sostenere l’assicurazione sanitaria nazionale. Non dobbiamo arrenderci all’inesorabile inflazione medica che può
far andare in bancarotta praticamente chiunque
– e che potrebbe presto far saltare i bilanci del
governo a qualsiasi livello. Dobbiamo insistere
su veri controlli in merito a quanto i medici e
gli ospedali possono far pagare. Dobbiamo decidere che lo stato di salute di una famiglia non
dipenderà mai dalla sua ricchezza.
Il presidente, il vice presidente e i membri
del Congresso hanno un piano di assicurazione
malattia che soddisfa appieno le loro necessità.
Ogni qual volta senatori e deputati prendono
57
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 58
un raffreddorino, il medico del Parlamento corre a visitarli, li cura e prescrive una ricetta. A
noi non danno la parcella nemmeno se la chiediamo. Secondo voi, quando credete che sia
stata l’ultima volta che un membro del Congresso ha chiesto la parcella al governo federale? Ripeto quanto ho già detto, se l’assicurazione malattia va bene per il presidente, il vice presidente e il Congresso degli Stati Uniti, allora va
bene anche per tutti voi e per tutte le famiglie
americane.
Alcuni hanno detto che non dovremmo parlare in questa convention delle differenze di
trattamento che godiamo in alcuni ambiti. La
tradizione del Partito Democratico tuttavia ha
una storia di democrazia. Lottiamo duramente
perché siamo attaccati ai nostri princìpi e ai nostri obiettivi. Non ci siamo tirati indietro per
questa battaglia. E accogliamo con favore questa differenza con il vuoto espediente spettacolare del mese scorso a Detroit, dove nessuna
candidatura è stata contestata, nessuna questione è stata dibattuta, e nessuno ha osato sollevare dubbi o dissensi.
I democratici possono essere orgogliosi della
scelta di un corso diverso – e di una piattaforma
diversa. Possiamo essere orgogliosi che il nostro
58
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 59
partito sostenga gli investimenti in fonti di energia sicura invece di optare per un futuro nucleare che potrebbe rappresentare una minaccia
per il futuro stesso. Non possiamo permettere
che la popolazione americana viva con la paura
di un’altra Three Mile Island.
Possiamo essere orgogliosi che il nostro partito si schieri per una politica della casa che una
volta per tutte superi ogni discriminazione. E
possiamo essere orgogliosi che il nostro partito
sostenga apertamente, pubblicamente e insistentemente la ratifica dell’Emendamento sull’eguaglianza dei diritti. Alla nostra convention,
le donne occupano un posto che è loro di diritto; e le donne devono occupare un posto che
hanno di diritto nella costituzione degli Stati
Uniti. Riguardo a questo, non cederemo, non
scenderemo a compromessi, non cercheremo
scuse. Sosterremo l’Emendamento sull’eguaglianza dei diritti e il riconoscimento che la nostra nazione non ha avuto soltanto padri fondatori, ma anche madri fondatrici.
Prosperità e giustizia rientrano nel nostro
concetto e nella nostra visione. Non abbiamo le
risposte a ogni problema. Ci sono delle domande che non sono ancora state poste, che ci aspettano però dietro l’angolo.
59
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 60
Ma di una cosa possiamo essere certi, perché
è la lezione che ci viene dalla storia che abbiamo alle spalle.
Insieme, un presidente e il popolo possono
fare la differenza. Ogni qualvolta ho attraversato il nostro Paese, ho scoperto che la fede è
sempre viva. Per cui rifiutiamo di ritirarci e di
rispondere alle provocazioni. Procediamo consapevoli che soltanto la storia aiuta coloro che
aiutano se stessi.
Negli anni a venire incontreremo ostacoli e
sacrifici. Sono convinto tuttavia che noi, come
popolo, siamo pronti a restituire al nostro Paese
tutto quanto ci ha dato. Propongo un impegno:
qualsiasi siano i sacrifici da fare verranno distribuiti e distribuiti equamente. Che sia questa la
nostra fiducia alla fine del viaggio e che splenda
sempre dinanzi a noi l’ideale di libertà e di giustizia per tutti.
In chiusura desidererei dire qualche parola a
tutti coloro che ho incontrato e a quelli che mi
hanno sostenuto durante questa convention e in
tutto il Paese.
Nel corso del viaggio ci sono stati momenti
difficili. Spesso abbiamo dovuto navigare contro corrente, ma nonostante questo abbiamo tenuto saldo il timone. Molti di voi hanno condi60
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 61
viso la rotta e le speranze. Avete offerto il vostro
aiuto, ma più di tutto, i vostri cuori. Grazie a
voi questa è stata una campagna felice. Avete
accolto Joan e me e la nostra famiglia nelle vostre case, nei quartieri, nelle chiese, nei campus
e nelle sale riunioni. Quando ripenso alle miglia, ai mesi e ai ricordi, penso a voi. Mi vengono in mente le parole del poeta e dico: «che
amici d’oro ho avuto».
In mezzo a voi, carissimi amici di tutto il Paese, ho ascoltato e imparato. Ho ascoltato Kenny
Dubois, un soffiatore di vetri di Charleston, West Virginia, con dieci figli da mantenere, ma che
ha perso il lavoro dopo trentacinque anni di attività, tre anni prima di poter chiedere la pensione. Ho ascoltato la famiglia Trachta, agricoltori
dell’Iowa, che si chiede se potrà passare ai propri figli il benessere raggiunto e la loro terra. Ho
ascoltato una nonna di East Oakland, che non
ha più un telefono per chiamare i suoi nipoti
perché, per pagare l’affitto del suo piccolo appartamento, ha dovuto rinunciarci. Ho ascoltato
giovani disoccupati, studenti senza la possibilità
di andare all’università e famiglie senza la possibilità di acquistare la casa. Ho visto le aziende
chiuse e le catene di montaggio ferme di Anderson, Indiana, e di South Gate, California. Ho vi61
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 62
sto tanti – troppi – disoccupati alla ricerca disperata di un lavoro. Ho visto tante – troppe –
famiglie di lavoratori nello sforzo disperato di
proteggere il valore degli stipendi contro le devastazioni dell’inflazione.
Ho anche percepito, tra la gente di ogni stato in cui sono passato, il vivo desiderio di una
nuova speranza. L’ho sentito nelle strette di
mano, l’ho visto scritto sui loro volti. Non dimenticherò mai le madri che portavano i figli
alle nostre riunioni. Ricorderò sempre gli anziani che hanno vissuto in un’America ad ampio respiro e che sono convinti che ciò potrà di
nuovo accadere.
Questa sera sono qui, in loro nome, per dar
loro voce. Per il loro bene, vi chiedo di stare
dalla loro parte. Per conto loro, vi chiedo di riconfermare e riaffermare l’eterna verità del nostro partito. Mi congratulo col Presidente Carter per la sua vittoria. Sono fiducioso che il
partito Democratico ritroverà l’unità sulla base
dei principi Democratici – e che nel 1980 marceremo insieme verso una vittoria Democratica. Magari un giorno, molto tempo dopo questa convention, molto tempo dopo aver tolto i
manifesti e dopo che le folle smetteranno di acclamare, della nostra campagna si potrà dire
62
Imp.Rodriguez
1-12-2005
10:10
Pagina 63
che abbiamo mantenuto la fede. Del nostro
partito si potrà dire che nel 1980 abbiamo ritrovato la fede.
Che si dica questo di noi, sia nei momenti
difficili sia nelle giornate di sole, con le parole
di Tennyson che i miei fratelli hanno citato e
amato – e che in questo momento hanno per
me un significato speciale:
Sono parte di tutto ciò che ho incontrato
Se molto è preso, molto è atteso...
Che ciò che siamo, siamo
Un’unica tempra di cuori eroici,
... Animati da forza di volontà
per combattere, cercare, senza cedere.
Per me, qualche ora fa, è finita la campagna.
Per tutti coloro le cui speranze sono state riposte nel nostro impegno, il lavoro va avanti, la
causa resiste, la speranza è sempre viva e il sogno non morirà mai.
63
Scarica

Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 1