Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 1 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 2 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 3 UNA PAROLA VALE PIÙ DI MILLE IMMAGINI Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 4 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 5 INDICE INTRODUZIONE di Mario Rodriguez p. 7 LADY ASTOR p. 19 BENAZIR BHUTTO p. 33 TED KENNEDY p. 43 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 6 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 7 INTRODUZIONE di Mario Rodriguez Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 8 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 9 A CHI CONDIVIDE CON NOI la necessità di considerare la parola elemento essenziale per la costruzione di un comportamento comunicativo efficace dedichiamo questi tre discorsi che ci sono sembrati particolarmente significativi non solo per gli argomenti ma per il modo in cui vengono trattati. Ecco allora gli interventi di Lady Astor, la prima parlamentare donna, Benazir Bhutto la prima donna islamica capo di governo e Ted Kennedy, il più giovane della dinastia che riconosce la propria sconfitta, ma rilancia la causa dell’impegno sui grandi valori liberal. Vorremmo che la lettura di questi discorsi facesse riflettere sull’importanza della loro costruzione, dell’uso attento dell’autoironia, della capacità degli oratori di mettersi in gioco personalmente, facendosi forza anche delle proprie debolezze, anticipando le interpretazioni che potrebbero indebolirne l’efficacia, dell’uso attento della frasi a effetto, delle citazioni, della capacità di creare una discriminante ideale e chiamare l’uditorio a schierarsi, della forza degli 9 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 10 incipit e delle chiusure memorabili. Non sono grandi novità, si tratta di regole conosciute sin dai tempi delle prime codificazioni della retorica, stranamente cadute in oblio proprio in Italia. Sono le regole che si trovano applicate nei grandi monologhi della drammaturgia o in pagine di romanzi indimenticabili e che confermano che si scrive per le orecchie e si parla per gli occhi. Ma, soprattutto, sono discorsi che richiedono tempo, studio, esercizio e non permettono le scorciatoie di chi pensa che l’immagine sia tutto. Ci pare che richiamare l’attenzione sulla parola e sulla necessità di attrezzarsi a un suo uso efficace sia particolarmente opportuno, all’inizio del 2006, perché la nostra società e la nostra cultura stanno attraversando un ulteriore momento delicato di transizione. Credenze e opinioni che all’inizio degli anni Novanta, apparivano incontrovertibili oggi non trovano più sostenitori altrettanto convinti e ricomincia il viaggio per raggiungere nuovi paradigmi interpretativi condivisi. Non è tempo di certezze: nemmeno, o forse proprio nel campo della nostra attività professionale, per la comunicazione che, in positivo o in negativo, è certamente stata la grande protagonista degli anni Novanta. Per comunicazione intendiamo l’attività 10 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 11 svolta consapevolmente da individui, istituzioni od organizzazioni complesse per sostenere il raggiungimento dei propri obiettivi. In questo ambito, si chiude la fase caratterizzata dalla resistibile ascesa della cultura dell’immagine, che ha alimentato e diffuso la volontà o la velleità di poter apparire ciò che si vuole e come si vuole senza considerare sufficientemente il ruolo di chi riceve e vive il messaggio. Archiviamo il decennio delle strategie di immagine e dell’immagine fraintesa, anche in politica, con il look, il make up, la telegenia, con la spettacolarità fine a se stessa che esalta la creatività o la capacità di bucare il video con la frase a effetto. Anche sulla spinta innovativa di internet l’attenzione è tornata sulle reti informali, il passa parola. Oggi, diversamente da dieci anni fa, si può dire che è più importante quello che le persone, elettori o consumatori, si dicono fra loro dei candidati o dei prodotti, di quello che dicono di sé aziende e candidati. I destinatari della comunicazione, le persone a cui ci si rivolge e non i target che si intendono colpire, assumono una nuova attenzione da parte di chi comunica perché si è compreso che la costruzione dei significati implica un ruolo attivo di chi riceve il messaggio. 11 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 12 Si apre una fase, o almeno lo auspichiamo, nella quale si dovrà individuare un modo più equilibrato di considerare l’importanza cruciale della comunicazione nelle vicende delle persone e delle organizzazioni, trovando un nuovo equilibrio tra gli strumenti di mediazione, tv in testa, e la costruzione dei significati. Dopo una fase della comunicazione centrata sull’immagine sembra aprirsi una fase nuovamente centrata sulla parola, anche se questa volta mediata dalla tv e dal computer. Da parte nostra, dopo tanti anni passati a impegnarci sul terreno della comprensione del fatto che le immagini hanno una devastante capacità di trasferire messaggi, speriamo di stimolare qualche riflessione affermando che una parola vale più di mille immagini! Anche nell’epoca della multimedialità e della polisensorialità. Proponiamo di rimettere la parola, il discorso, quindi la relazione tra chi parla e chi ascolta, al centro dei comportamenti comunicativi, delle strategie di comunicazione. D’altronde crediamo che ormai sia chiaro a molti che la comunicazione efficace è quella che crea relazioni reali o virtuali che siano, comunque legami animati da un bisogno di continuità. Invitiamo a riflettere sul fatto che il messag12 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 13 gio mediato, anche quello mediato da un mezzo tanto potente come la tv, viene comunque filtrato dall’esperienza di chi lo riceve e che quindi il suo significato è frutto, quanto meno, di una negoziazione. Il significato che la comunicazione mette in comune non dipende solo dalla volontà di chi parla, dallo strumento che utilizza nella trasmissione, ma, comunque e soprattutto, da chi riceve il messaggio, dal clima che si instaura nel momento della sua ricezione, dall’esperienza che si vive nel momento della costruzione del significato. Ed è per questo che come si parla e cosa si dice rimane essenziale e addestrarsi a farlo, utilizzando gli strumenti, i media che il nostro tempo ci mette a disposizione, diventa un’abilità indispensabile. È tempo di riconoscere che oltre che con gli strumenti della lingua scritta, la penna e la tastiera, vanno acquisite abilità per utilizzare oggi radio e tv, il video di internet domani. Gli strumenti, cioè, della lingua parlata anche se mediata da apparati tecnici. Rimettere al centro la parola, il discorso, la relazione dialogica, significa anche sostenere che l’immagine, di una persona o di un’organizzazione complessa, è una cosa molto seria che non può essere ridotta a make up o look. 13 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 14 L’immagine va soprattutto intesa come sinonimo di reputazione, e allora essa è frutto di una lenta stratificazione di sensazioni che si consolidano nell’esperienza dell’interlocuzione, è un processo lento, fatto di tentativi e correzioni che avviene attraverso il contatto, la relazione personale, l’esperienza. Riconoscere che l’immagine si compone fuori di noi, nelle rappresentazioni mentali delle persone con le quali entriamo in relazione, significa riconoscere che non la possiamo determinare meccanicamente, ma possiamo solo influire su di essa attraverso la comunicazione consapevole della nostra identità, dei connotati distintivi e qualificanti della nostra identità. Anche quando il contatto avviene attraverso quella «quasi relazione personale» che la tv costruisce, crediamo che l’uso della parola, il discorso, il dialogo come elemento costitutivo della costruzione di una relazione personale, tornino ad assumere o mantengano un’importanza cruciale. Certo, non ci sfugge il fatto che la tv ha cambiato molto, se non tutto, nelle modalità di espressione del nostro tempo e che, quindi, chi è condannato, per le sue responsabilità sociali, 14 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 15 alla ribalta mediatica, deve dedicare un po’ di tempo per acquisire le nuove capacità richieste dallo strumento televisivo. Ma anche la performance televisiva va costruita partendo dalla parola, dalla costruzione del discorso, da cosa e come si dice. Non solo e non tanto da come si appare in tv o dal semplice fatto di esserci. La visibilità non è tutto. Al linguaggio, al come e cosa si dice, deve essere attribuita una nuova importanza (si tratti di politiche, di prodotti o servizi non cambia granché). Ma anche il linguaggio deve essere innovato. E questo significa cercare di non usare termini logori che hanno, cioè, già assunto nell’uso comune significati fortemente simbolici e quindi hanno diviso, dividono e continueranno a dividere. Abbiamo invece bisogno di formule e metafore nuove, capaci di veicolare connotati distintivi che caratterizzano le identità che vogliamo valorizzare. Usare nuovi slogan per vecchie idee è sviante e inefficace come usare vecchi slogan per nuove idee. Non si tratta solo di un riposizionamento linguistico da delegare ai comunicatori per avere nuovo appeal a livello mediatico: è necessario riconcettualizzare la realtà, cioè rendere esplicita la visione che si ha della realtà 15 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 16 perché solo da una chiara visione possono nascere, non casualmente, frasi efficaci. Riconcettualizzare significa prendere degli obiettivi attualmente inseriti in un certo modo di vedere le cose e ridefinirli in un altro contesto completamente diverso con implicazioni del tutto differenti. È necessario lavorare con le parole per inventare nuove metafore che incarnino la visione proposta in modo che si sviluppi forza aggregante. Creare nuovi frame, nuove cornici, all’interno delle quali affermare i propri punti di vista, le proprie idee, ha a che fare prima di tutto con valori morali e sistemi di pensiero, modi di vedere le cose. Poi, secondariamente, con scelte di linguaggio, frasi e slogan per esprimere quei valori e quelle idee. Non ci sono conigli da sfilare dal cappello, ma un faticoso lavoro di fine tuning e di mediazione tra competenze diverse. E, soprattutto, la capacità di trovare parole e frasi adatte e appropriate, credibili e verosimili, che siano coerenti con i significati che si intendono veicolare. Speriamo perciò che questo libretto possa essere accolto come un gradito viatico per il complicato percorso che dobbiamo affrontare. 16 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 17 Sapendo però che neanche Socrate si salvò con un bel discorso. Mario Rodriguez PS.: Questo libretto nasce dalla frustrazione maturata ogni volta che ci viene chiesto di inventare lo slogan che risolve ogni problema. Un ringraziamento particolare ad Amedeo Poggi che ha realizzato le traduzioni e ad Angelo Guerini che ci ha fornito la sua grande esperienza di editore. Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 18 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 19 LADY ASTOR Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 20 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 21 Nancy Langhorne, è la prima donna eletta dal popolo al Parlamento del Regno Unito, la «Madre dei Parlamenti». Nata negli Stati Uniti in Virginia, si racconta che sin da bambina mostrasse uno spiccato interesse per la politica tanto che a quattordici anni, nel corso della Fiera Mondiale di Chicago del 1893, quando una banda intonò le note dell’inno dell’Unione, Nancy balzò in piedi e gridò: «Tre urrà per Robert E. Lee!». Lady Astor ricorda in un’intervista che: «Quella fu l’ultima volta che mi presi una sculacciata per un misto di patriottismo e sfacciataggine». Nancy Langhorne sposò Waldorf Astor, proprietario dell’Observer e deputato alla Camera dei Comuni fino al 1910, quando passò alla Camera dei Lord in quanto secondo Visconte di Astor. Nove anni dopo, sua moglie fu eletta nella sua circoscrizione di Plymouth ed entrò nella storia come prima donna scelta dal popolo per la «Madre dei Parlamenti». Famosa per la sua schiettezza, ricordò di aver imparato a modulare la voce ma non le opinioni. 21 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 22 Alla fine degli anni Trenta, la sua casa a Cliveden nel Buckinghamshire divenne il luogo di incontro tra il Primo Ministro Neville Chamberlain e gli isolazionisti britannici, bollati con sdegno da Winston Churchill come «concessionisti». Nel 1945 Lady Astor si ritirò dal Parlamento e nel 1964 morì, ricordata come strenua sostenitrice dei diritti delle donne, dell’educazione, della temperanza e, – sfortunatamente anche per la vicenda del «Gruppo di Cliveden». Il discorso che riportiamo, ricostruito da resoconti giornalistici, è stato pronunciato a New York il 9 aprile 1922, quindi circa tre anni dopo essere stata eletta la prima parlamentare donna. 22 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 23 SO CHE QUESTA ACCOGLIENZA non è assolutamente rivolta a me. Dal momento in cui sono entrata nella «Madre dei Parlamenti» mi sono resa conto che non sono più una persona ma un simbolo. La cosa sicura di quando sei un simbolo è questa: ti rendi conto che tu, di te stessa, non puoi fare nulla, anche se ciò che rappresenti ti dà coraggio e forza e ti fa dispensare saggezza. Sicuramente ho ricevuto coraggio e forza, ma quanto a saggezza non mi sbilancerei troppo. Il mio arrivo alla Camera dei Comuni non ha, come molti pensavano, una motivazione rivoluzionaria. È stata un’evoluzione. La sua genesi è, infatti, alquanto interessante. È stato mio marito a instradarmi su questo percorso in discesa: dal focolare alla vita pubblica. Se mi sono dedicata alla causa delle donne il merito va tutto a lui, non a me. È un uomo insolito e al tempo stesso notevole. Innanzitutto, strano incoraggiare la propria moglie a intraprendere la vita pubblica, specialmente se l’esortazione viene da un consorte molto casalingo. La verità è che mio marito è un 23 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 24 riformatore sociale nato. Ha evitato di commettere i soliti errori che commettono tanti uomini per bene. Egli non crede che le ingiustizie si possano sanare con la filantropia. Ma si rende conto che si debba andare a fondo alle cause delle ingiustizie e non semplicemente infiocchettarle. Per undici anni ho dato una mano a mio marito nella sua attività, a Plymouth – ho scoperto le ingiustizie che lui cercava di sanare – e questo modo di procedere nel lavoro si è rivelato felice tanto che spesso vorrei che si ripetesse. In ogni modo, non sono qui per parlarvi del suo lavoro, anche se è interessante, perché serve per capire le ragioni per cui mi sono candidata al Parlamento. Se non fosse stato il tipo di uomo che era, non credo che la prima donna membro del Parlamento più vecchio del mondo sarebbe arrivata da Plymouth, cosa che sarebbe stata un peccato. Plymouth è il porto ideale per salpare e attraccare. Da sempre augura buona fortuna ai viaggiatori. Mi sentivo come se mi fossi imbarcata per un viaggio della speranza, ma quando sono arrivata a destinazione, alcuni degli onorevoli membri mi guardavano più come un pirata che come un pellegrino. Una donna alla Camera dei Comuni! Era come far crollare il Parlamento. Non li biasimo: è 24 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 25 stato tanto pesante per me come donna quanto lo è stato per loro. I pionieri possono essere personaggi pittoreschi, ma spesso sono alquanto solitari. Devo ammettere che alla Camera dei Comuni hanno incassato il colpo con un certo aplomb. Nessun uomo avrebbe potuto essere più gentile e corretto con un «pirata» di quanto non lo siano stati i miei colleghi. Quando vi capita di sentire persone che auspicano la rovina dell’Inghilterra, vi prego di tenere a mente che questo è stato il primo grande Paese ad aver dato il voto alle donne e che gli uomini dell’Inghilterra hanno accolto una donna americana in Parlamento con una correttezza e una giustizia che, perlomeno, questa donna non potrà mai dimenticare. Ognuno, però, mi ha accolto in maniera diversa. Non dimenticherò mai un leader laburista scozzese che è venuto da me, un bel po’ di tempo dopo che ero entrata in Parlamento, e mi ha detto che non corrispondevo neanche un po’ all’idea di donna che si era fatto di me: «anche se non la conosco, so che lei è una persona normale, alla buona e gentile», e da quel momento lo ha dimostrato chiedendomi spesso pareri sulle questioni politiche. Poi è arrivato un collega irlandese che mi ha detto: «anche se 25 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 26 non so cosa sta per dire, le darò il mio sostegno». Mentre l’ultimo è stato un normale uomo dell’arca di Noè, tipico gentiluomo di campagna. Dopo non essersi mai trovato d’accordo con me su nulla per due anni e mezzo, ha commentato con un’altra persona giudicandomi una donna molto stupida ma, doveroso aggiungere, «molto attraente», per cui temeva che fossi una riformatrice sociale del tutto onesta. Devo puntualizzare che in veste di prima donna ho dovuto affrontare numerose cause che nessuno definirebbe molto popolari. Ho dovuto anche scontrarmi con un pregiudizio antico, ma devo ammettere che la loro decenza non mi ha mai deluso, sebbene i miei modi debbano essere stati un po’ come in un processo. Ora accantonerei il lato più personale per spiegare di che cosa si tratta e perché siamo qui. Donne e politica – alcune donne sono sempre state in politica, e non l’hanno fatto per niente male. Quando avevamo i Lancaster si diceva che i re venivano fatti re con un atto del Parlamento. Governavano subordinati agli ordini del Parlamento. Poi Enrico VIII, quel vecchio briccone, accettò il principio di governo dei Lancaster subordinato al Parlamento, anche se voleva tutt’altro. Trasformò il Parlamento in motore 26 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 27 dei suoi voleri: esercitava pressioni o incuteva paura in modo che il Parlamento gli permettesse di fare qualsiasi cosa volesse. Sotto la sua guida il Parlamento sfidò e annientò gli altri poteri, spirituali e temporali, e fece delle cose che nessun re né Parlamento avessero mai osato fare: cose inaudite e terribili. Poi arrivò Elisabetta. È vero che rimbrottò il Parlamento di immischiarsi in faccende che, a suo parere, non erano di sua competenza e che più di una volta minacciò lo Speaker dei Comuni, anche se non andò mai a fondo con le sue sfuriate, e riuscì a porre termine alle liti con un intelligente compromesso: in altre parole non abbandonò mai il Parlamento al proprio destino, e questo è ciò che non credo nessuna donna saggia possa fare malgrado le paure di certi uomini. Orbene, perché siamo in politica? Di che cosa si tratta? In realtà è qualcosa di più grande di noi. Schopenhauer si è sbagliato in merito a quasi tutto ciò che ha scritto sulle donne, «il genere umano è per la donna più importante del singolo individuo» e credo che questo corrisponda a verità. In un certo qual modo ho la sensazione che ci preoccupiamo del genere umano nel suo insieme, perché è proprio nella 27 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 28 nostra natura avere una visione più ampia; non c’è alcuna ragione perché le donne rimpiangano il passato, per fortuna non abbiamo un passato politico; ci guida una legislazione sessista infarcita di errori e di agghiaccianti fallimenti. Dovremmo sapere ciò che bisogna evitare perché non serve a niente dare la colpa agli uomini – li abbiamo plasmati noi così – e ora sta a noi cercare di costruire noi stesse – le creatrici degli uomini – un tantino più responsabili in futuro. Ci rendiamo conto che nessun genere sessuale può governare da solo. Sono dell’avviso che una delle ragioni per cui la civiltà abbia fallito così grossolanamente è che fino a ora ha avuto un governo costituito da un sesso solo. Non commettiamo l’errore che questo si ripeta. Non riesco a immaginare nulla di peggio di un mondo governato dal sesso maschile se non un mondo governato dal sesso femminile – posso invece vedere una combinazione dei due generi proseguire nel cammino e fare della civiltà qualcosa di più degno del nome di civiltà basata sul Cristianesimo, non sulla forza. Una civiltà basata sulla giustizia e la pietà. Credo che gli uomini abbiano un senso di giustizia più sviluppato mentre noi della pietà. Loro devono prendere da noi la pietà e noi invece la loro giustizia. 28 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 29 Siamo come delle scope nuove, ma dobbiamo rassettare le stanze giuste. Personalmente, credo che ogni donna debba prendere parte attiva nella politica locale. Con ciò non intendo che ogni donna debba intraprendere la carriera politica – questo, ovviamente, è assurdo – bensì essere coinvolta attivamente nella politica locale senza intraprendere la carriera politica. Potete star certi che quando andate alle urne il vostro voto vada alla causa più giusta possibile – che più serva alla maggioranza invece che a favore di una minoranza organizzata. Ci sono un sacco di cose da fare a livello politico locale, ed è anche un’ottima gavetta per il governo centrale; è molto pratico, anche se proprio per questo troppo vicino per essere attraente. Le cose distanti riescono meglio a catturare l’attenzione rispetto a quelle che abbiamo sotto il naso; e poi, sono anche meno sgradevoli. Lo sviluppo politico è uguale a tutti gli altri tipi di sviluppo. Dobbiamo iniziare con noi stessi, con le nostre coscienze, e ripulire i nostri cuori prima di mettere a posto il resto. Per cui se in politica noi donne ci dedichiamo agli affari locali, iniziamo a gettare le fondamenta. Dopo tutto, i governi centrali sono soltanto lo spec29 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 30 chio di quelli locali; se il politico di Washington è saggio, terrà sempre d’occhio la propria circoscrizione elettorale, garantendone pulizia, rettitudine e grandezza degli obiettivi, in modo tale che le persone, da casa, non si azzarderanno ad averne uno piccolo e limitato sia su questioni nazionali o internazionali. Dovete ricordare che quello che le donne devono contrastare non è ciò che vedono, ma delle forze invisibili. Ci troviamo di fronte a generazioni e generazioni di pregiudizi. Da quando Eva ha morso la mela – anche se vorrei ricordare a voi, e a tutti gli uomini, il perché ha mangiato la mela. Non è stato semplicemente perché era buona o bella da vedere, ma perché era il frutto che dava saggezza. «Prese il frutto e lo mangiò: e lo offrì anche al marito, il quale ne approfittò». Non sappiamo se Adamo ha criticato il frutto – si è limitato a mangiare con docilità. A questo punto ne approfitterei per aggiungere che la prima volta che Adamo ebbe la possibilità, scaricò immediatamente la colpa su una donna – in ogni modo, ora lasciamo da parte Adamo. Fin da quando la consapevolezza di una donna è andata oltre ai fatti oggettivi, la consapevolezza dell’uomo ha iniziato a temerla, si è rivolto a lei per avere ispirazione, ha contato su 30 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 31 di lei per tutto ciò che è meglio e ideale nella sua vita, tuttavia egli l’ha limitata con la mera forza materiale. L’uomo, inoltre, senza saperlo, ha occidentalizzato la mentalità orientale dell’harem. Non credo che ne sia consapevole, per cui dobbiamo rivelarglielo con tatto. Dobbiamo continuare a fargli da guida, da madre, e da sua migliore metà. Tuttavia dobbiamo anche dargli prova che siamo necessarie non soltanto nella vita privata, ma anche in quella politica. La cosa migliore che possiamo fare è dimostrargli che le nostre ambizioni non sono personali. Lasciamo che si rendano conto che desideriamo un mondo migliore, più sicuro e più pulito per i nostri figli e i loro figli e ci renderemo conto che, soltanto facendo la nostra parte, affrontando cose sporche con pulizia, l’ingiusto col giusto, entrando senza paura in faccende magari sgradevoli, in qualche modo miglioreremo un tantino il mondo. Non so se ce la faremo. Non voglio dire che le donne cambieranno il mondo, ma desidero ribadire che ce la faranno se lo vorranno. E io, arrivando dal vecchio mondo che è stato spettatore di una guerra devastante, non posso affrontare il futuro senza questa speranza: che le donne di tutti i Paesi faranno il loro dovere e cre31 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 32 sceranno una generazione di uomini e di donne che considereranno la guerra e tutte le sue cause con tanto orrore quanto assistessero a un omicidio a sangue freddo in diretta. Tutte le donne dell’Inghilterra vogliono farla finita con la guerra. Se desideriamo questo nuovo mondo, sappiate che possiamo realizzarlo soltanto battendoci; la vera lotta avverrà dentro di noi, per eliminare dalle coscienze, dai cuori e dai pensieri le cause della guerra, dell’odio, dell’invidia, dell’ingordigia, dell’orgoglio, della forza e delle ambizioni materiali. 32 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 33 BENAZIR BHUTTO Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 34 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 35 Benazir Bhutto, figlia dell’ex primo ministro pakistano Zulfiqar Ali Bhutto, dopo pochi mesi dalla sua rielezione per la seconda volta a primo ministro, nel 1996, fu nuovamente allontanata dall’incarico da un personaggio appoggiato dall’esercito con la pretesa accusa di corruzione. Nata da una famiglia aristocratica, educata dalle suore in un istituto cattolico e successivamente ad Harvard e Oxford, figlia prediletta del leader pakistano, la signora Bhutto ha conosciuto il lato oscuro della vita nel solitario confino dopo la caduta del padre. Difese a gran voce la reputazione del padre quando certi discorsi erano pericolosi, e ciò produsse un certo effetto nella sua arte oratoria: ben impostata ma sincera, educata ma con un tocco di sfida. Il 4 settembre 1995, a Pechino, la signora Bhutto è intervenuta in una conferenza mondiale sulle donne, perorando la loro causa con un’eloquenza, frutto di una vita politica tempestosa. Ad esempio, durante l’assedio di Sarajevo, Benazir Bhutto si recò, insieme 35 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 36 con il primo ministro turco, Tansu Ciller, in visita alle truppe musulmane, per richiamare l’attenzione del mondo su quella tragedia e per mostrare agli occidentali che non tutto l’Islam era dominato dagli uomini. 36 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 37 IN QUALITÀ DI PRIMA DONNA mai eletta a capo di una nazione islamica, mi sento investita di una responsabilità speciale per le questioni femminili. Nell’affrontare le esigenze del nuovo secolo, è necessario trasferire in modo dinamico la religione in una realtà vivente. Dobbiamo vivere secondo il vero spirito dell’Islam, non soltanto rispettandone i rituali. E per quelli di voi che magari non conoscono il significato di Islam, mettete da parte i preconcetti sul ruolo delle donne nella nostra religione. Contrariamente a ciò che molti di voi credono, l’Islam abbraccia una ricca varietà di tradizioni politiche, sociali e culturali. Lo spirito fondamentale dell’Islam è costituito da tolleranza, dialogo e democrazia. Esattamente come nel Cristianesimo e nel Giudaismo, dobbiamo sempre stare in guardia da chi sarà pronto a sfruttare e manipolare, per il proprio e limitato vantaggio politico, le Sacre Scritture, e da chi distorcerà l’essenza del pluralismo e della tolleranza per giochi estremistici. 37 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 38 A coloro che sostengono di parlare per l’Islam, ma che in realtà negano il posto a noi donne nella società, io dico che lo spirito dell’Islam è eguaglianza, eguaglianza tra i sessi. Al mondo non vi è religione che più dell’Islam, nelle scritture e negli insegnamenti, abbia più rispetto del ruolo della donna e del suo ruolo nella società. La mia presenza qui, quale donna eletta Primo Ministro di un grande Paese musulmano, è la testimonianza dell’impegno dell’Islam a sostegno della donna nella società. È proprio questa tradizione islamica che mi ha investito del potere, mi ha rafforzato e mi ha infuso coraggio. È la tradizione che mi ha sostenuto durante i momenti più difficili della mia vita, poiché l’Islam proibisce l’ingiustizia: l’ingiustizia contro il popolo, contro le nazioni, contro le donne. La tradizione islamica indica l’ineguaglianza come la forma più grave di ingiustizia, esorta i suoi seguaci a combattere l’oppressione e la tirannia, considera la pietà come unico criterio per il giudizio del genere umano, va al di là della razza, colore e genere quali parametri di distinzione tra gli uomini. Quando lo spirito umano era immerso nell’oscurità del Medio Evo, l’Islam ha proclamato 38 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 39 l’eguaglianza tra uomini e donne. Quando le donne venivano considerate componenti inferiori del genere umano, l’Islam ha dato loro rispetto e dignità. Quando le donne erano trattate come oggetti di scambio, il Profeta dell’Islam (che la Pace sia con Lui) le ha accettate come pari. L’Islam ha codificato i diritti della donna. Il Corano ha elevato il loro status a quello degli uomini garantendo loro diritti civili, economici e politici e riconoscendone la partecipazione attiva nella costruzione della nazione. Peccato però che i principi dell’Islam riguardanti le donne siano stati presto messi da parte. Nella società islamica, come in altre parti del mondo, i diritti alle donne sono stati negati. Le donne sono state maltrattate, discriminate e sottoposte a violenza e oppressione, la loro dignità ferita e il loro ruolo negato. Le donne sono diventate le vittime di una cultura di esclusione e di predominio maschile. Oggi, sempre più donne che uomini soffrono la povertà, la privazione e la discriminazione. Mezzo miliardo di donne sono analfabete. Il settanta per cento dei bambini a cui viene preclusa l’educazione elementare sono di sesso femminile. La condizione delle donne nei paesi in via di sviluppo è inaudita. Fame, malattie e 39 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 40 lavoro incessante è il destino a loro riservato. Debole crescita economica e sistemi di sostegno sociale inadeguati le colpiscono in modo molto grave e diretto. Le donne sono le principali vittime del processo di adeguamento strutturale, che necessita sovvenzioni statali per la sanità, l’educazione e la nutrizione. Le risorse ridotte destinate in questi settori vitali colpiscono gravemente le fasce più deboli, in particolare le donne e i bambini. Questo non è accettabile. Offende la mia religione e il mio senso di giustizia ed eguaglianza. Soprattutto, offende il buon senso comune. Ecco perché il Pakistan, le donne del Pakistan e io ci siamo impegnati seriamente nelle recenti iniziative internazionali volte a sostenere i diritti delle donne. La dichiarazione universale dei diritti umani impone l’eliminazione della discriminazione verso le donne. Le Nairobi Forward Looking Strategies forniscono una solida cornice per il progresso dei diritti delle donne del mondo. Tuttavia, l’obiettivo dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace è ancora lontano. Gli sporadici sforzi compiuti in questa direzione sono falliti. Siamo soddisfatti che la Beijing Platform of Action preveda un approccio ad ampio respiro verso l’emancipa40 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 41 zione delle donne. È questo il giusto approccio che dovrebbe essere pienamente sostenuto. Non ci si può aspettare che le donne lottino da sole contro le forze della discriminazione e dello sfruttamento. Vorrei citare le parole di Dante, che ci ricordava che il posto più bollente dell’Inferno è riservato a coloro che rimangono neutrali in tempi di crisi morale. Oggi in questo mondo, nella lotta per l’emancipazione delle donne, non c’è spazio per la neutralità. Il mio spirito porta le cicatrici di una lunga e solitaria battaglia contro la dittatura e la tirannia. Sono stata testimone, in giovane età, del rovesciamento della democrazia, dell’assassinio di un primo ministro eletto e di un’aggressione sistematica ai principi basilari di una società libera. La nostra fede nella democrazia non è stata comunque cancellata. Il grande poeta e filosofo pakistano, dr. Allama Iqbal dice: «La tirannia non può durare per sempre». E, infatti, è stato così. La volontà del nostro popolo è prevalsa contro le forze della dittatura. In ogni modo, care sorelle, abbiamo imparato che la democrazia soltanto non è sufficiente. La sola libertà di scelta non garantisce la giustizia. L’eguaglianza dei diritti non viene definita soltanto da valori politici. 41 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 42 La giustizia sociale è una triade di libertà, un’equazione di libertà: – Giustizia è libertà politica. – Giustizia è indipendenza economica. – Giustizia è eguaglianza sociale. Signori delegati, sorelle, il bambino che muore di fame non ha diritti umani. La ragazzina analfabeta non ha futuro. La donna che non può pianificare la propria vita, la propria famiglia, la carriera, fondamentalmente non è libera... Sono decisa a cambiare la condizione delle donne nel mio Paese. Più di sessanta milioni delle nostre donne sono messe da parte. Per loro questa è una tragedia personale. Per la mia nazione è una catastrofe. Sono determinata a imbrigliare il loro potenziale per il gigantesco compito della costruzione della nazione... Sogno un Pakistan in cui le donne contribuiscano con tutte le loro piene potenzialità. Mi rendo conto della lotta che dovremo intraprendere. Ma, con il vostro aiuto, ci impegneremo. E, se lo vuole Allah, ci riusciremo. 42 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 43 TED KENNEDY Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 44 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 45 Nel 1980, il Senatore Edward Kennedy, il più giovane dei fratelli Kennedy, aveva sfidato il presidente Democratico in carica, Carter, per la nomina a candidato dei democratici alla Presidenza degli Stati Uniti e ne uscì sconfitto. Nel corso della Convention nazionale Democratica a New York, un mese dopo che i Repubblicani avevano indicato il conservatore Ronald Reagan come candidato, Ted Kennedy sentì il richiamo del pensiero liberal, giudicato negativamente da molti colleghi di partito poiché equivaleva a «buttare denaro nei problemi» senza risolverli. 45 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 46 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 47 EBBENE, ANCHE SE LE COSE sono andate un po’ diversamente da quanto pensassi, permettetemi di dirlo, amo ancora New York. Colleghi democratici, fellow americans, questa sera sono venuto qui non per discutere di candidature, ma per sostenere una causa. Vi chiedo di rinnovare l’impegno del partito Democratico per la giustizia economica. Vi chiedo di rinnovare il nostro impegno per una prosperità durevole e giusta, che possa far funzionare nuovamente l’America. È questa la causa che mi ha portato in campagna elettorale e sostenuto per nove mesi, che mi ha fatto fare cento mila miglia e attraversare quaranta stati diversi. Certo, abbiamo subito sconfitte; ma il dolore di queste sconfitte è di gran lunga inferiore al dolore della gente che ho incontrato. Abbiamo imparato che è importante affrontare seriamente i problemi, senza però mai prenderci troppo sul serio. Questa sera, il problema serio da affrontare è la causa per la quale il partito democratico ha dedicato i suoi momenti migliori – la causa che mantiene giovane il nostro partito – e ne fa, nel 47 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 48 suo secondo secolo di vita, il più grande partito politico di questa Repubblica e il partito politico con la più antica tradizione su questa terra. La nostra causa è stata, fin dai giorni di Thomas Jefferson, quella dell’uomo comune, e della donna comune. Il nostro impegno è stato, fin dai giorni di Andrew Jackson, verso tutti coloro che egli chiamava «gli umili membri della società: i contadini, gli operai, i lavoratori.» Su queste basi abbiamo definito i nostri valori, perfezionato le nostre politiche e dato un nuovo slancio alla nostra fede. Ora mi assumo l’insolito compito di portare la causa e l’impegno della campagna elettorale personalmente alla nostra convention nazionale. Mi faccio portavoce di un profondo senso di urgenza riguardo all’angoscia e all’ansia che ho visto in tutta l’America. Mi faccio portavoce di una profonda convinzione negli ideali del Partito Democratico, nel suo potenziale, e di un presidente che faccia la differenza. Mi faccio portavoce di una profonda fiducia nella capacità di procedere con determinazione e una visione comune che ci farà sentire e superare la nostra sofferenza: la divisione del nostro partito. Apparentemente, il programma economico di questa dichiarazione programmatica riguar48 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 49 da soltanto cose materiali; questa sera desidero sollevare anche una questione morale, che ha assunto molte forme nel corso degli anni. In questa campagna, e in questo Paese che cerchiamo di governare, nel 1980 la sfida è quella di dare voce e votare per i princìpi democratici fondamentali: – impegniamoci affinché non si strumentalizzino più la disoccupazione, gli elevati tassi di interesse, e la miseria umana utilizzandoli come armi inefficaci contro l’inflazione; – impegniamoci affinché la disoccupazione sia la priorità della nostra politica economica; – impegniamoci affinché tutti i lavoratori abbiano la sicurezza; – impegniamoci affinché vi siano posti di lavoro per tutti coloro che sono disoccupati senza scendere a compromessi nella politica sull’occupazione. Non si tratta di promesse semplicistiche. Così come sono, costituiscono il cuore della nostra tradizione, da generazioni formano l’anima del nostro partito. Sono la gloria e la grandezza della nostra tradizione che parla per coloro che non hanno voce, per ricordare i dimenticati, 49 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 50 per reagire alle frustrazioni e soddisfare le aspirazioni di tutti gli americani in cerca di una vita e di una terra migliori. Non oseremo abbandonare quella tradizione. Non possiamo permettere che i grandi principi del Partito Democratico diventino superati passaggi della storia. Non dobbiamo permettere ai Repubblicani di soffiarci gli slogan sul benessere. Alla convention repubblicana abbiamo sentito che tutti gli oratori cercavano di scimmiottare i democratici. Hanno provato che persino i candidati Repubblicani possono citare Franklin Roosevelt a loro uso e consumo. Il grand old party crede di aver escogitato un nuovo grande trucco. Ma quarant’anni fa, un’altra generazione di Repubblicani aveva tentato lo stesso giochetto. E Franklin Roosevelt stesso rispose: «Molti dei leader Repubblicani... hanno combattuto duramente e impedito l’avanzata dell’uomo e della donna comuni nella loro ricerca della felicità. Non illudiamoci che dall’oggi al domani quegli stessi leader siano diventati gli amici degli uomini e delle donne comuni... di certo, pochissimi fra noi sono creduloni.» Quattro anni dopo, quando i Repubblicani hanno di nuovo rispolverato lo stesso trucchet50 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 51 to, Franklin Roosevelt pose questa domanda: «La Vecchia Guardia può farsi passare per il New Deal? Non credo proprio. Al circo abbiamo visto tutti un sacco di acrobazie meravigliose – ma è impensabile che un elefante possa fare un numero sugli anelli senza cadere a terra come un salame». Alla convention Repubblicana del 1980 i partecipanti piangevano lacrime di coccodrillo per la crisi economica, ma riconosceremo i Repubblicani per il loro passato non per le parole recenti. Gli stessi Repubblicani che parlano di problemi urbani hanno nominato un uomo che ha detto – cito le sue parole – «nelle mie preghiere del mattino e della sera ho incluso anche la preghiera che il governo federale non tiri fuori dai guai la città di New York». E quel candidato non è un amico di questa città e dei nostri grandi centri urbani. Gli stessi Repubblicani che, parlando di sicurezza per gli anziani, hanno appena nominato un uomo che soltanto quattro anni fa ha detto che la partecipazione alla Sicurezza Sociale «dovrebbe essere su base volontaria». E quel candidato non è amico dei pensionati. Gli stessi Repubblicani che parlano di pro51 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 52 tezione dell’ambiente hanno nominato un uomo che l’anno scorso ha fatto una dichiarazione assurda – cito le sue parole – «l’80% dell’inquinamento atmosferico viene dalle piante e dagli alberi». E quel candidato non è amico dell’ambiente. E gli stessi Repubblicani che invocano Franklin Roosevelt hanno nominato un uomo che nel 1976 ha detto – riporto le sue stesse parole – «il Fascismo ha costituito le basi del New Deal». E quel candidato, il cui nome è Ronald Reagan, non ha alcun diritto di citare Franklin Delano Roosevelt. La grande avventura proposta dai nostri oppositori è un viaggio nel passato. Il progresso è la nostra tradizione, non la loro. Ciò che è giusto per noi come Democratici è anche il modo giusto per la vittoria dei Democratici. L’impegno che perseguo non è verso logore visioni, ma verso vecchi valori che non si logoreranno mai. I programmi a volte possono diventare obsoleti, il concetto di giustizia però tiene sempre. Le circostanze possono cambiare, ma l’attaccamento alla compassione deve resistere. Di certo è corretto pensare che non possiamo risolvere problemi buttandoci dentro dei soldi; ma è altrettanto corretto non gettare i problemi 52 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 53 nazionali in un cumulo di disattenzione e indifferenza. I poveri forse non sono di moda in politica, ma non sono senza bisogni umani. La classe media magari è arrabbiata, ma non ha perso il sogno che tutti gli americani possano avanzare assieme. Nel 1980 la richiesta del nostro popolo non è di un governo più piccolo o più grande, ma semplicemente di un governo migliore. Alcuni dicono che il governo non vada mai bene, e che le spese per i programmi sociali di base siano la causa dei problemi economici. A questo noi rispondiamo che attualmente inflazione e recessione costano alla nostra economia $ 200 miliardi all’anno. Rispondiamo anche che l’inflazione e la disoccupazione sono, in assoluto, le uscite più rilevanti. Nel 1980 il compito della leadership non è quello di individuare capri espiatori o cercare rifugio nella reazione, ma impegnare la nostra forza nelle possibilità del progresso. Mentre altri parlavano di libera impresa, è stato il partito Democratico che ha agito – e posto fine – a una legislazione eccessiva nell’ambito del trasporto aereo e stradale. Abbiamo reintrodotto la concorrenza nel mercato. E sono soddisfatto che questa deregulation sia stata 53 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 54 un’azione legislativa che ho sostenuto e votato al Congresso degli Stati Uniti. In quanto Democratici, riconosciamo che ogni generazione di americani ha appuntamento con una diversa realtà. Le risposte di una generazione diventano le domande di quella successiva. Ma c’è sempre una buona stella nel firmamento americano. È vecchia quanto il credo rivoluzionario secondo cui tutti siamo stati creati uguali – e chiara quanto la condizione attuale di Liberty City e del South Bronx. Sempre più, i leader democratici hanno seguito quella stella – e dato un nuovo significato ai vecchi valori di libertà e di giustizia per tutti. Siamo il partito del New Freedom, del New Deal e del New Frontier. Siamo sempre stati il partito della speranza. Per cui quest’anno offriremo una nuova speranza – un nuova speranza a un’America incerta sul presente ma non superata nelle sue potenzialità per il futuro. A tutti i disoccupati nelle città e nelle industrie d’America diamo una nuova speranza di dignità e di lavoro utile. I Democratici credono da sempre che uno dei diritti civili degli americani sia il diritto di guadagnarsi la vita. Il partito della gente deve sempre essere il partito della piena occupazione. 54 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 55 A tutti coloro che dubitano sul futuro della nostra economia, diamo loro la speranza della reindustrializzazione dell’America. Che le nostre idee vadano oltre le prossime elezioni o il prossimo anno verso una nuova generazione di benessere. Se dopo la Seconda Guerra Mondiale siamo riusciti a ricostruire la Germania o il Giappone, sicuramente riusciremo a reindustrializzare la nostra nazione e dare nuovo impulso ai centri urbani negli anni Ottanta. A tutti quelli che lavorano duramente per uno stipendio da sopravvivenza diamo una nuova speranza che il prezzo del loro posto di lavoro non sarà l’incertezza e la morte in giovane età. A tutti quelli che vivono sulla nostra terra, dalla California all’isola di New York, dalla Foresta di Redwood alle acque della corrente del Golfo, diamo una nuova speranza che il benessere non sarà raggiunto con l’avvelenamento dell’aria, dei fiumi e delle risorse naturali, che sono il più grande dono di questo continente. Dobbiamo batterci affinché i nostri figli e nipoti ereditino una terra che possano chiamare veramente America meravigliosa. A tutti quelli che vedono il valore del loro lavoro e dei risparmi intaccati dall’inflazione, offriamo la speranza di stabilità economica. 55 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 56 Dobbiamo affrontare le pressioni del presente, invocando il pieno potere del governo di far fronte ai prezzi in crescita. Onestamente, dobbiamo ammettere che il bilancio federale può essere equilibrato soltanto attraverso politiche che ci portino un benessere equilibrato di piena occupazione e freno dei prezzi. E a tutti quelli che sono oppressi da un ingiusto sistema fiscale, offriamo una nuova speranza per una vera riforma fiscale. Invece delle aule scolastiche, chiudiamo le scappatoie fiscali. Invece di fare tagli alle refezioni scolastiche, tagliamo le riduzioni fiscali per costosi pranzi di lavoro che non sono altro che buoni pasto per i ricchi. I tagli fiscali dei nostri oppositori repubblicani prendono invano il nome di riforma fiscale. È un’idea repubblicana fantastica che però ridistribuirebbe i redditi nella direzione sbagliata. È una buona notizia per chi di voi ha un reddito annuale superiore ai $ 200.000. Per quei pochi di voi offre un jack pot di $ 14.000. Tuttavia il taglio fiscale repubblicano è una cattiva notizia per le famiglie a reddito medio. Per la maggioranza di voi, prevedono una ridicola facilitazione annua di $ 200. Questo, sia chiaro, non è ciò che intende il Partito Democratico per riforma fiscale. 56 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 57 La stragrande maggioranza degli americani non può permettersi di accettare questa panacea da un candidato repubblicano che ha denunciato la tassa sul reddito progressiva come invenzione di Carlo Marx. Temo che abbia confuso Marx con Theodore Roosevelt, quell’oscuro presidente Repubblicano che ha sostenuto e si è battuto per un sistema fiscale basato sull’abilità di pagare. Theodore Roosevelt non era Carlo Marx: e lo schema fiscale repubblicano non è una riforma fiscale. Infine, non possiamo aspettarci benessere se siamo al di fuori di una società giusta. Per questo motivo continuerò a sostenere l’assicurazione sanitaria nazionale. Non dobbiamo arrenderci all’inesorabile inflazione medica che può far andare in bancarotta praticamente chiunque – e che potrebbe presto far saltare i bilanci del governo a qualsiasi livello. Dobbiamo insistere su veri controlli in merito a quanto i medici e gli ospedali possono far pagare. Dobbiamo decidere che lo stato di salute di una famiglia non dipenderà mai dalla sua ricchezza. Il presidente, il vice presidente e i membri del Congresso hanno un piano di assicurazione malattia che soddisfa appieno le loro necessità. Ogni qual volta senatori e deputati prendono 57 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 58 un raffreddorino, il medico del Parlamento corre a visitarli, li cura e prescrive una ricetta. A noi non danno la parcella nemmeno se la chiediamo. Secondo voi, quando credete che sia stata l’ultima volta che un membro del Congresso ha chiesto la parcella al governo federale? Ripeto quanto ho già detto, se l’assicurazione malattia va bene per il presidente, il vice presidente e il Congresso degli Stati Uniti, allora va bene anche per tutti voi e per tutte le famiglie americane. Alcuni hanno detto che non dovremmo parlare in questa convention delle differenze di trattamento che godiamo in alcuni ambiti. La tradizione del Partito Democratico tuttavia ha una storia di democrazia. Lottiamo duramente perché siamo attaccati ai nostri princìpi e ai nostri obiettivi. Non ci siamo tirati indietro per questa battaglia. E accogliamo con favore questa differenza con il vuoto espediente spettacolare del mese scorso a Detroit, dove nessuna candidatura è stata contestata, nessuna questione è stata dibattuta, e nessuno ha osato sollevare dubbi o dissensi. I democratici possono essere orgogliosi della scelta di un corso diverso – e di una piattaforma diversa. Possiamo essere orgogliosi che il nostro 58 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 59 partito sostenga gli investimenti in fonti di energia sicura invece di optare per un futuro nucleare che potrebbe rappresentare una minaccia per il futuro stesso. Non possiamo permettere che la popolazione americana viva con la paura di un’altra Three Mile Island. Possiamo essere orgogliosi che il nostro partito si schieri per una politica della casa che una volta per tutte superi ogni discriminazione. E possiamo essere orgogliosi che il nostro partito sostenga apertamente, pubblicamente e insistentemente la ratifica dell’Emendamento sull’eguaglianza dei diritti. Alla nostra convention, le donne occupano un posto che è loro di diritto; e le donne devono occupare un posto che hanno di diritto nella costituzione degli Stati Uniti. Riguardo a questo, non cederemo, non scenderemo a compromessi, non cercheremo scuse. Sosterremo l’Emendamento sull’eguaglianza dei diritti e il riconoscimento che la nostra nazione non ha avuto soltanto padri fondatori, ma anche madri fondatrici. Prosperità e giustizia rientrano nel nostro concetto e nella nostra visione. Non abbiamo le risposte a ogni problema. Ci sono delle domande che non sono ancora state poste, che ci aspettano però dietro l’angolo. 59 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 60 Ma di una cosa possiamo essere certi, perché è la lezione che ci viene dalla storia che abbiamo alle spalle. Insieme, un presidente e il popolo possono fare la differenza. Ogni qualvolta ho attraversato il nostro Paese, ho scoperto che la fede è sempre viva. Per cui rifiutiamo di ritirarci e di rispondere alle provocazioni. Procediamo consapevoli che soltanto la storia aiuta coloro che aiutano se stessi. Negli anni a venire incontreremo ostacoli e sacrifici. Sono convinto tuttavia che noi, come popolo, siamo pronti a restituire al nostro Paese tutto quanto ci ha dato. Propongo un impegno: qualsiasi siano i sacrifici da fare verranno distribuiti e distribuiti equamente. Che sia questa la nostra fiducia alla fine del viaggio e che splenda sempre dinanzi a noi l’ideale di libertà e di giustizia per tutti. In chiusura desidererei dire qualche parola a tutti coloro che ho incontrato e a quelli che mi hanno sostenuto durante questa convention e in tutto il Paese. Nel corso del viaggio ci sono stati momenti difficili. Spesso abbiamo dovuto navigare contro corrente, ma nonostante questo abbiamo tenuto saldo il timone. Molti di voi hanno condi60 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 61 viso la rotta e le speranze. Avete offerto il vostro aiuto, ma più di tutto, i vostri cuori. Grazie a voi questa è stata una campagna felice. Avete accolto Joan e me e la nostra famiglia nelle vostre case, nei quartieri, nelle chiese, nei campus e nelle sale riunioni. Quando ripenso alle miglia, ai mesi e ai ricordi, penso a voi. Mi vengono in mente le parole del poeta e dico: «che amici d’oro ho avuto». In mezzo a voi, carissimi amici di tutto il Paese, ho ascoltato e imparato. Ho ascoltato Kenny Dubois, un soffiatore di vetri di Charleston, West Virginia, con dieci figli da mantenere, ma che ha perso il lavoro dopo trentacinque anni di attività, tre anni prima di poter chiedere la pensione. Ho ascoltato la famiglia Trachta, agricoltori dell’Iowa, che si chiede se potrà passare ai propri figli il benessere raggiunto e la loro terra. Ho ascoltato una nonna di East Oakland, che non ha più un telefono per chiamare i suoi nipoti perché, per pagare l’affitto del suo piccolo appartamento, ha dovuto rinunciarci. Ho ascoltato giovani disoccupati, studenti senza la possibilità di andare all’università e famiglie senza la possibilità di acquistare la casa. Ho visto le aziende chiuse e le catene di montaggio ferme di Anderson, Indiana, e di South Gate, California. Ho vi61 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 62 sto tanti – troppi – disoccupati alla ricerca disperata di un lavoro. Ho visto tante – troppe – famiglie di lavoratori nello sforzo disperato di proteggere il valore degli stipendi contro le devastazioni dell’inflazione. Ho anche percepito, tra la gente di ogni stato in cui sono passato, il vivo desiderio di una nuova speranza. L’ho sentito nelle strette di mano, l’ho visto scritto sui loro volti. Non dimenticherò mai le madri che portavano i figli alle nostre riunioni. Ricorderò sempre gli anziani che hanno vissuto in un’America ad ampio respiro e che sono convinti che ciò potrà di nuovo accadere. Questa sera sono qui, in loro nome, per dar loro voce. Per il loro bene, vi chiedo di stare dalla loro parte. Per conto loro, vi chiedo di riconfermare e riaffermare l’eterna verità del nostro partito. Mi congratulo col Presidente Carter per la sua vittoria. Sono fiducioso che il partito Democratico ritroverà l’unità sulla base dei principi Democratici – e che nel 1980 marceremo insieme verso una vittoria Democratica. Magari un giorno, molto tempo dopo questa convention, molto tempo dopo aver tolto i manifesti e dopo che le folle smetteranno di acclamare, della nostra campagna si potrà dire 62 Imp.Rodriguez 1-12-2005 10:10 Pagina 63 che abbiamo mantenuto la fede. Del nostro partito si potrà dire che nel 1980 abbiamo ritrovato la fede. Che si dica questo di noi, sia nei momenti difficili sia nelle giornate di sole, con le parole di Tennyson che i miei fratelli hanno citato e amato – e che in questo momento hanno per me un significato speciale: Sono parte di tutto ciò che ho incontrato Se molto è preso, molto è atteso... Che ciò che siamo, siamo Un’unica tempra di cuori eroici, ... Animati da forza di volontà per combattere, cercare, senza cedere. Per me, qualche ora fa, è finita la campagna. Per tutti coloro le cui speranze sono state riposte nel nostro impegno, il lavoro va avanti, la causa resiste, la speranza è sempre viva e il sogno non morirà mai. 63