Anche su internet: www.marche.cgil.it/spi
Spirito di gruppo
aprile 2013
LiberEtà
Marc he
M
Suppl. a LiberEtà n. 4/2013 mensile del Sindacato pensionati italiani
della Cgil direttore responsabile Giorgio Nardinocchi / a cura dello Spi Cgil
regionale Marche Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Roma
in queste pagine
Intervista a Emidio Celani, segretario generale Spi Cgil Marche
Sanità si torna
in piazza
L
a prima parte di
questo numero di
Spirito di gruppo è
dedicata al commento ed
alle riflessioni del dopo voto
e alle conseguenze sulla situazione politica. Nella regione e nei singoli territori.
Lo facciamo con l’intervista
di prima pagina al segretario
regionale dello Spi Cgil,
Emidio Celani, e con interventi da tutte le cinque province marchigiane.
La sanità è all’ordine
del giorno nei rapporti con
la Regione Marche, Cgil,
Cisl e Uil si mobilitano per
sbloccare la vertenza su alcuni punti fondamentali
delle politiche socio-sanitarie. Ne diamo conto con
un articolo a pagina 4.
Il nostro esperto in medicina preventiva inizia un
nuovo ciclo di riflessioni e
consigli dedicato alla prevenzione alimentare con un
articolo sulla necessità di
fare attenzione a ciò che
compriamo.
Prosegue la rubrica sulle
erbe medicinali e sul loro
impiego: questa volta tocca
all’aglio selvatico
In ultima pagina pubblichiamo un resoconto sul
congresso regionale dell’Auser che si è tenuto a Recanati il 13 marzo scorso.
«E ora bisogna subito dare
concretezza al cambiamento»
Soddisfatto di queste elezioni?
<In una democrazia il risultato elettorale, qualsiasi risultato, è l’espressione
della volontà popolare e da quella dobbiamo partire. Di segnali questo risultato
elettorale ne ha dati molti, in diverse diNonno Nello
rezioni, spesso molto contradditori tra
loro, ma che vanno tutti profondamente
analizzati e compresi. La linea del rigore
esce sicuramente battuta e con essa si
diffonde una sensazione di impotenza nazionale verso quelle scelte fortemente
segue a pag. 3
di Marco Temperini
Sul numero di aprile di
■ Primo piano
Al via il nuovo Parlamento.
L’elezione dei presidenti
delle due Camere segna un
punto di partenza molto
positivo.
■ Il nostro tempo
I sette anni difficili di
Giorgio Napolitano: un
nocchiero nella tempesta
perfetta.
■ Inchiesta
Il boom dei compro oro.
Spuntano come funghi in
tutte le città. Dietro questo
pietoso commercio l’Italia
che soffre di più.
ORGANIZZAZIONE
Tesseramento, il sindacato cresce
■ di Elio Cerri
dati di chiusura del tesseramento al 31 dicembre 2012 ci
dicono che abbiamo ottenuto
un buon risultato. Tutta la Cgil Marche ha chiuso con un ottimo dato:
2.380 iscritti in più rispetto al 2011,
risultato che è stato possibile raggiungere soprattutto perché la Cgil,
in questi anni di crisi politica ed
Tabella 1
economica, è stata l’unica “forza”
che ha tentato di fare proposte,
ultima “il piano del lavoro”, e che ha
contrastato con le varie iniziative e
mobilitazioni le disastrose politiche
degli ultimi due governi.
Lo Spi Marche ha contribuito con
la sua presenza attiva, accanto alla
Cgil, nella contrattazione territoriale
ponendo al centro delle rivendicazioni
la tutela della condizione dei pensionati e dei cittadini più deboli. An-
Tesseramento Spi Cgil Marche
Marche
Comprensori
Tess. Attive
01/2012
Tot. apertura
Ancona
Pesaro
Ascoli Piceno
Fermo
Macerata
Totale
29.988
29.379
1.2041
10.951
22.177
104.536
Tess. Fatte
anno 2012
Deleghe
Tess.”B/M”
Totale
generale
205
351
207
57
67
887
31.634
31.245
13.338
11.903
24.044
11.2164
1.441
1.515
1.090
895
1.800
6.741
che il sindacato dei pensionati è cresciuto nel 2012 (vedi tabella 1). Nel
corso del 2012, si sono iscritti n.
7.628 pensionati attestandoci al dato
complessivo di n. 112.164 che ci riconferma come il più grande sindacato dei pensionati delle Marche.
Il ruolo fondamentale per il conseguimento del risultato è dovuto
all’attività e all’impegno degli attivisti
e dei collaboratori. Molto importante
è stato anche dal sistema dei servizi
che ha saputo rispondere con eccellente competenza domanda di tutela
individuale sempre crescente in tempo di crisi.
L’auspicio è che il prossimo Governo ponga maggiore attenzione ai
problemi dei più deboli, lavoratori o
pensionati, mettendo come priorità
il lavoro ed il rilancio dell’economia:
l’azione della Cgil e dello Spi continuerà ad essere orientata al raggiungimento di questi obiettivi.
Pensionati, più della metà sotto i 75 anni
a crescita dello Spi Marche,
44 iscritti in più nel 2012 sul
2011, è molto significativa e
va oltre le aspettative se si considera
che le domande di pensione per effetto delle varie riforme sono notevolmente diminuite, nella regione le
domande di pensione di anzianità
accolte dall’Inps nell’anno 2012 sono
state n. 2.898 a fronte di n. 3.636 accolte nel corso del 2011(- 20,30%).
Interessante la composizione dei
nostri iscritti suddivisa per classi di
età (vedi tabella 2). Oltre il 50% ha
un’età inferiore ai 75 anni (18% sotto
i 64 anni), mentre i rimanenti sono
al di sopra di suddetta soglia, gli ultracentenari sono 227. Questo significa che lo Spi Cgil delle Marche,
nonostante i vari provvedimenti sulle
continue modifiche dell’età pensionabile, è complessivamente “giovane”.
Ciò non può far dimenticare il bisogno
di sostegno, di un nuovo e più ade-
2
guato welfare espresso dal numero
rilevate degli ultrasettantacinquenni
presenti non solo nella nostra organizzazione ma in tutta la società regionale.
Questo sarà uno dei punti in cui
saremo impegnati con nostre proposte sia nei confronti della Regione
Marche che con il prossimo governo
centrale.
I dati in nostro possesso ci dicono
Tabella 2
che anche il 2013 non sarà un anno
facile in quanto andranno a regime
le modifiche al sistema pensionistico
apportate prima dal governo Berlusconi e dal governo Monti.Lo Spi
Cgil Marche continuerà ad investire
garantendo ed aumentando la presenza nei territori, e nella cura della
continuità della militanza, assistendo
il lavoratore nel passaggio al pensionamento.
Iscritti allo Spi Marche suddivisi per età
Classi di età/
Comprensori
fino a 59 anni
da 60 a 64 anni
da 65 a 74 anni
da 75 a 84 anni
da 85 a 94 anni
da 95 a 99 anni
da 100 anni e oltre
Totale
Ancona
Ascoli P.
Fermo
Macerata
Pesaro
Totale
1.495
697
584
3.090
1.332
1.215
8.505
3.633
3.104
8.772
3.910
3.257
5.050
1714
1.817
286
95
109
60
30
28
27.258 11.411 10.114
1.108
2.754
6.707
6.362
3.396
234
48
20.609
1.551 5.435
3.277 11.668
9.070 31.019
8.092 30.393
4.387 16.364
252
976
61
227
26.690 96.082
DALLA PRIMA PAGINA
«E ora bisogna subito dare
concretezza al cambiamento»
segue da pag. 1
condizionate ed eterodirette dall’Europa che, priva di una propria direzione politica esprime una
concezione di politica monetarista
che risponde all’area dei paesi
“forti”, almeno apparentemente.
Pur nella condizione di estrema
difficoltà per la composizione di un
esecutivo, il voto ha espresso una
grande volontà di cambiamento che
ha premiato quelle forze che, anche
se in maniera notevolmente diversa,
si sono presentate con una volontà
di cambiamento rispetto all’operato
ed alle scelte del passato. Si tratta
ora di dare concretezza a questa volontà che di fatto esprime già dei
precisi orientamenti su quello che
non si possa fare come il tentativo di
un “governissimo” o la prosecuzione
dell’esperienza “montiana”>.
Quale riflessione di fronte a
questa situazione?
<Non possiamo che ripartire
dalla crisi e da come questa
ha profondamente cambiato le condizioni materiali e valoriali delle
persone e che sta spingendo verso
condizioni di povertà strati sempre
più vasti della popolazione. Contemporaneamente si allarga paurosamente la percezione di condizioni di
crescente ingiustizia, iniquità e disuguaglianza dentro un tunnel che,
nonostante vari annunci (“i ristoranti pieni” o “se ne intravede la
luce”), non sembra far apparire nessuna concreta uscita e soprattutto
nessuna concreta risposta.
I temi del lavoro e delle condizioni materiali delle persone sono
stati i grandi assenti della campagna
elettorale, nonostante che la Cgil, in
tempi non sospetti, si fosse presentata con il “Piano del lavoro”, una
proposta concreta ed in progress che
avrebbe potuto stimolare riflessioni,
suggerimenti, pareri, progetti e perche no: proposte di legge.
Questi temi, anche in queste
prime battute del dopo voto, sembrano marginali rispetto ai problemi
messi sul tavolo, come marginale appare il tema del welfare.
Il lavoro, l’equità e la giustizia sociale dovranno essere centrali
negli impegni da assumere>.
E per le Marche?
<Queste considerazioni spingono lo Spi
Marche, d’intesa con le altre organizzazioni sindacali dei pensionati e
su indicazione delle segreterie nazionali, a ricercare un immediato
confronto con i parlamentari eletti
nella nostra regione per esporre i
temi che preoccupano ed assillano i
pensionati.
Dopo averne denunciato il crollo
del -33%, la difesa del potere d’acquisto delle pensioni e lo sblocco della
rivalutazione annuale è uno dei
punti su cui sensibilizzare i parlamentari.
Cosi come sul tema di un welfare
(sanita, scuola, pensioni) pubblico
e solidale vogliamo risposte convincenti e chiederemo, altresì, un impegno preciso ed inderogabile sulla
non autosufficienza: una legge ed un
relativo fondo per non lasciare sole
le persone e le loro famiglie.
Lo Spi Marche continuerà nella
sua attività di rappresentanza sia
nell’azione di negoziazione con le
istituzioni locali sui temi della sanità, delle politiche sociali, del fisco,
della tassazione e delle tariffe ma
proseguirà anche nell’opera di riferimento per la tutela individuale che
segna la vita e l’esistenza dei moltissimi pensionati che si rivolgono
presso le nostre sedi che rimarranno
aperte all’ascolto del bisogno ed
delle esigenze espresse>.
3
VERTENZE REGIONALI
Sanità, sindacati in piazza
n confronto sempre più in salita è quello che
ha portato Cgil Cisl e Uil e le rispettive categorie
dei lavoratori della sanità e dei pensionati a
mobilitarsi contro la politica sociale e sanitaria della
Regione Marche con la manifestazione ad Ancona del
25 marzo.
Il lungo ed elaborato processo di riorganizzazione
della sanità marchigiana non lascia ancora intravedere
un concreto intervento a fronte di un’ ingiusta e insopportabile crescita delle liste di attesa, che costringe molti
pensionati a desistere dall’utilizzo delle cure sanitarie se
non ricorrendo alle prestazioni a pagamento. Fenomeno,
quello delle liste d’attesa che nella nostra regione ha
toccato punte non più tollerabili: un’azione di contenimento
della libera professione è una strada percorribile per
dare nell’immediatezza una risposta concreta.
Lo Spi Cgil ha accolto e condiviso quanto previsto
dal Piano sociale e sanitario regionale circa la riorganizzazione del sistema che avrebbe dovuto portare ad
un rafforzamento delle reti: quella territoriale e dell’integrazione socio-sanitaria (le Case della salute, la residenzialità non ospedaliera, la domiciliarità) e quelle
della prevenzione e dell’emergenza-urgenza.
Misure che avrebbero dovuto ovviare alla carenza e
al sostanziale impoverimento della politica sanitaria
rivolta al territorio ma che non è stata in grado di rispondere hai bisogni della popolazione in una regione
in cui, secondo l’Istat, sta aumentando in maniera esponenziale la
presenza di anziani.
L’assistenza domiciliare prestata
dal personale medico ed infermieristico, integrata dagli operatori
sociali nelle situazioni di maggiore degrado, ha dimostrato,
dove realizzata, che un’altra sanità è possibile. Su questi contenuti, il sindacato ha condiviso
le scelte contenute nel Piano
socio sanitario con l’obiettivo
d’ intervenire positivamente
sui problemi della cronicità e
della non autosufficienza troppo
spesso scaricati sulla famiglia
che da sola deve affrontare il
dramma di queste patologie.
La Casa della Salute avrebbe
dovuto rappresentare l’ulteriore passo per ottimizzare la risposta alla
domanda di salute sul territorio.
4
Avrebbe dovuto rappresentare il luogo fisico, alternativo
all’ospedale, dove poter trovare in qualsiasi ora del
giorno e della notte ed anche durante i giorni festivi le
risposte ai tanti problemi che quotidianamente assillano
le persone. La proposta aveva raccolto l’interesse dello
Spi perché particolarmente adatta a dare una risposta a
quanti, come gli anziani, sono costretti a lunghe ore di
fila presso i pronto soccorso per una risposta che l’attuale
organizzazione dei medici di medicina generale non
dà..
L’assenza di tutto questo nel confronto con la Regione
negli ultimi due mesi ci a portato a far sentire la nostra
voce di protesta.
La pesantezza della crisi, i tagli al sistema sociale, ci
hanno portato inoltre a richiedere una radicale modifica
della proposta di legge regionale relativa al “sistema regionale integrato dei servizi sociali a tutela della persona
e della famiglia”. In particolare questa è insoddisfacente
in merito al ruolo degli Ambiti sociali, alla gestione associata dei servizi e all’integrazione socio-sanitaria.
Siamo convinti che su questi temi l’azione del sistema
pubblico abbia segnato dei sostanziali passi avanti ma
che la proposta di legge, in controtendenza, correrebbe
il rischio di comprimere
se non addirittura di
annullare.
IL DOPO VOTO
Il risultato di Ancona
■ di Anacleto Giuliani
ella provincia di Ancona i
risultati elettorali non si
discostano molto rispetto
ai dati nazionali, il Centrosinistra,
pur avendo perso una buona percentuale rispetto le precedenti elezioni,
si conferma prima coalizione per la
Camera con il 34,3%, un boom del
Movimento Cinque stelle con un
31%, un modesto 17% per il Centro
destra ed una percentuale leggermente superiore alla media nazionale della Lista Monti con un 11,3%.
Per il Senato, la forbice tra Centrosinistra e Movimento Grillo ri-
sulta più ampia: Pd+Sel 36,4% contro il Movimento Grillo al 29,5%.
Una riflessione a parte va fatta
per l’entroterra fabrianese.
In questo territorio, dove la crisi
morde maggiormente rispetto altre
zone, il primo partito per la Camera
è quello del Movimento cinque stelle
con il 31,5% a Fabriano e addirittura
con 33,6% nel comune di Sassoferrato.
Da questi dati emerge che i giovani hanno votato in maniera massiccia per il Movimento 5 stelle.
Il nostro Paese in crisi per la disoccupazione, per il calo del Pil, per
le crisi industriali e per l’enorme
debito pubblico, ha bisogno di discontinuità rispetto al passato: di
... e quello di Fermo
■ di Maurizio Di Cosmo
l dato elettorale nella provincia di Fermo rispecchia ed accentua quanto avvenuto nelle
Marche. Il M5S è di gran lunga il 1°
partito (32,89%) cogliendo un exploit nei comuni del Distretto calzaturiero. Da una prima analisi si
coglie come la combinazione dell’insofferenza verso la cattiva politica e
la crisi economico-sociale sia la
causa del terremoto elettorale.
Al raziocinio ha prevalso la ribellione alla “solita” politica, alimentata
anche da condizioni reali descritte
da cassa integrazione, disoccupazione giovanile e femminile, da bassi
redditi da lavoro e da pensione, dalla
precarietà, dall’incertezza per il futuro.
Per il centrosinistra è stata decisiva la non credibilità del messaggio,
edulcorato dalla presenza di candidati già noti, che non ha scaldato i
cuori, che non ha concretizzato nell’immaginario collettivo una prospettiva di cambiamento veramente
a portata di mano, capace di ravvivare la speranza di superare positivamente il presente denso di
malessere.
La Cgil ha tentato di evidenziare
i temi del lavoro e della condizione
sociale nel dibattito della campagna
elettorale, riuscendo solo parzialmente ad influenzarlo. E’ anche un
problema nostro il fatto che il voto
operaio premia il M5S, ovvero l’antagonista di turno della sinistra e un
un forte rilancio degli investimenti
pubblici e privati per ridare fiato
alla nostra economia, di una maggiore moralità nella gestione della
cosa pubblica, di tagli ai costi della
politica e riduzione del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione.
I pensionati hanno già pagato in
questi anni con un calo considerevole del potere d’acquisto delle loro
pensioni (circa il 30% in meno negli
ultimi anni), non ultimo il blocco
delle rivalutazioni delle pensioni superiori a 3 volte il minimo a causa
della riforma Fornero.
La non autosufficienza e le politiche sociali dovranno essere al centro della politica non solo del nuovo
Governo ma anche nella nostra regione: un welfare più inclusivo potrà
essere anche il volano per rilanciare
la nostra economia.
movimento ancora senza credenziali
di democrazia Ciò dimostra, ammesso che ce fosse stato bisogno,
che la rappresentanza sociale è stata
privata in questi decenni di un legame con una prospettiva politica di
riscatto, con un orizzonte politico
che ne raccogliesse le istanze. La difesa del lavoro, della civiltà del diritto, del Ccnl, del livello dei redditi
dei dipendenti e dei pensionati, il
contrasto al precariato ed alle disuguaglianze sono stati temi affidati
alla sola Cgil, privati della rappresentazione politica anche dalla sinistra, in nome di una modernità
conformista perennemente succube
della negazione di un radicale cambiamento.
5
IL DOPO VOTO
Il risultato di Macerata
■ di Aldo Benfatto
nche in provincia di Macerata le ultime elezioni hanno
prodotto un terremoto politico. Il Movimento 5 stelle ha conquistato la maggioranza relativa raggruppando il 30-35% in alcuni comuni,
specialmente nelle aree a forte vocazione manifatturiera dove la crisi
ha colpito le piccole imprese provocando salari arretrati, casse integrazioni, licenziamenti, aumento della
disoccupazione, specialmente di giovani e ultracinquantenni.
Una larga parte del voto ha quindi
rappresentato una forte protesta e
un marcato dissenso rispetto alla
scelta di austerità imposta dall’Unione
Europea, nella profonda sfiducia
verso le classi dirigenti del Paese.
La crisi colpisce pesantemente
la provincia di Macerata. L’edilizia è
in forte crisi, il settore metalmeccanico in grave difficoltà, quello orafo-argentiero nell’area recanatese in
crisi drammatica. Stanno chiudendo
molti negozi e tante piccole imprese
artigiane. La crisi è anche aggravata
dalle difficoltà di accesso al credito
di molte famiglie e imprese: Banca
Marche, che rappresentava il 50%
del credito in provincia, lo ha ridotto
sensibilmente, accentuando le difficoltà anche di chi ha possibilità di
lavoro e commesse ma fa fatica a riscuotere dai clienti.
La crisi impone anche a noi ma-
... e quello di Pesaro
■ di Catia Rossetti
ella provincia di Pesaro,
nelle Leghe di Urbino, Fano,
Fossombrone e Pesaro,
presso le sedi delle Camere del Lavoro, dei circoli Auser e di altre associazioni frequentati da pensionati
e pensionate, si sono svolte le assemblee per presentare il Piano del
lavoro 2013 della Cgil e le rivendicazioni specifiche dei pensionati nei
confronti del Parlamento.
I tanti pensionati e pensionate
6
incontrati sono stati molto sensibili
e interessati alle richieste rivolte al
nuovo Parlamento, in particolare alla
rivendicazione di equità e disostegno
a chi vive con maggior disagio, come
le persone non autosufficienti su cui
investire le risorse da recuperare
dall’evasione fiscale e dal contrasto
agli sprechi e ai privilegi.
Un notevole interesse è stato manifestato anche per la proposta della
Cgil di mettere al centro una diversa
politica economica e sociale per
uscire dalla crisi.
Creare lavoro per dare futuro e
sviluppo al Paese è il tema che coin-
ceratesi di ripensare al nostro modello di sviluppo produttivo e allo
stile di vita, puntando a progetti e
investimenti per nuove infrastrutture
di qualità, ai trasporti collettivi, al
risparmio energetico, alla riqualificazione urbana cercando di dare
segnali importanti per la ripresa,
ma anche proponendo una qualità
della vita lavorativa, diritti, tutele
sociali che diano speranza anche
ai giovani.
Occorre puntare sul made in Italy
di qualità, su istruzione, formazione,
innovazione, qualità urbana, mobilità
e trasporti collettivi, risparmio energetico, turismo, cultura, conoscenza
in un rapporto sempre più proficuo
tra scuole, università di Macerata e
Camerino per lavoro innovativo e di
qualità. Cruciale anche il settore dei
servizi alla persona, specie per gli
anziani, e per dare aiuto ai non autosufficienti.
volge anche chi non è interessato direttamente al lavoro, ma vive le difficoltà di figli e nipoti in questo
periodo di crisi. L’aumento della disoccupazione, la diminuzione delle
risorse per ammortizzatori sociali, la
difficoltà delle aziende del nostro
territorio, anche di quelle del commercio, del turismo e dei servizi, provocano nelle famiglie disagi che spesso
trovano risposta nel sostegno di pensionate e pensionati, i quali oltre all’aiuto economico svolgono il ruolo
di servizio sociale in qualità di assistenti familiari in sostituzione o integrazione di nido e scuola materna,.
I pensionati non si disperano:
“Se siamo riusciti a rinascere dalle
macerie della guerra, ce la faremo
anche stavolta”.
ATTIVITÀ SINDACALE
Crisi: i timori degli anziani
■ di Ugo Ascoli
Docente di Sociologia economica
alla Politecnica delle Marche
l sistema di welfare italiano
rappresenta un caso unico in
Europa: dagli anni novanta in
poi la linea vincente, che ha attraversato anche governi diversi, si è
concretizzata in una grande ‘politica
di tagli’: anche quando, in seguito ai
lavori della Commissione Onofri, istituita dal governo Prodi (1997), si è
provato a progettare una riforma
complessiva che colmasse i ‘buchi’
più vistosi della protezione sociale
ed aprisse a politiche in grado di affrontare i ‘nuovi rischi sociali’, non
si è riusciti nell’intento ed è rimasta
solo la politica dei tagli. La stessa
legge quadro che avrebbe dovuto
riorganizzare profondamente il sistema degli interventi e delle prestazioni sociali (l.328/2000) è poi rimasta ‘al palo’, anche a seguito della
confusa e frettolosa riforma del
Titolo V della Costituzione.
Si è così proseguito lungo il ridimensionamento del welfare pubblico,
senza operare un intervento di riorganizzazione della spesa sociale per
affrontare le nuove sfide sociali:l’invecchiamento e la non autosufficienza, la crescente fragilità delle
famiglie e la necessità di politiche
che consentano di conciliare i tempi
di vita con i tempi di lavoro, il potenziamento dei servizi per l’infanzia,
la disoccupazione di ‘lunga durata’
e la necessità di un ‘reddito minimo’,
l’obsolescenza delle qualifiche professionali.
La crisi finanziaria ed economica
nella quale siamo tutt’ora immersi
ha aggiunto ulteriori elementi negativi, soprattutto sul fronte del
lavoro e del potere d’ acquisto della
gran parte dei cittadini.
Il paese si è trovato assai poco
attrezzato ad affrontare vecchie e
nuove emergenze sociali e la recente
politica di ‘austerità’ si è declinata
in perfetta continuità con le politiche
dei tagli dei governi precedenti: abbiamo assistito ad ulteriori tagli sul
fronte delle pensioni, dell’istruzione
e dell’università; si è avviata la riduzione delle risorse pubbliche destinate
alla sanità; si è fatta una riforma del
lavoro istituendo tutele brevi e che
lasciano il disoccupato a reddito zero
dopo un anno o un anno e mezzo, se
si è oltre una certa soglia di età; ci
si è occupati solo della povertà estrema, rispolverando e riprogettando
la cosiddetta ‘social card’; si è dato
vita alla caccia al ‘falso invalido’; si
sono ridotti alcuni vantaggi fiscali
al terzo settore; si è continuato a
penalizzare il lavoro pubblico, fra
esuberi e blocchi degli stipendi.
Cresce quindi la paura del futuro:il
56% degli italiani teme di rimanere
disoccupato, il 54% ha paura di perdere
la pensione, il 62% ha paura per il futuro dei giovani e dei figli. Tali valori,
frutto di indagini demoscopiche del
gennaio 2013, risultano aumentati di
15-20 punti percentuali rispetto a
quanto rilevato cinque anni fa.
In cima ai desideri c’è il ‘lavoro si-
curo’: la sicurezza dell’attività lavorativa
è di gran lunga preferita al reddito ed
alla soddisfazione che si può ricavare
da un determinato lavoro.
Quasi i due terzi (il 64%) consiglia
ai giovani che vogliono fare carriera
di ‘andare all’estero’: il 60% mostra
una grande incertezza per il futuro
(quindici punti in più rispetto al
2006): il soggetto ritenuto più importante per la tutela dei lavoratori
è la famiglia e i valori mostrano un
aumento netto rispetto al 2004. Lo
Stato e gli enti locali godono di scarsissima fiducia.
Anche altre indagini svolte nello
stesso periodo confermano una profonda esigenza di cambiamento della
classe dirigente (il 93%) ed una
totale sfiducia nei partiti e nello
Stato: sono i soggetti del terzo settore
a godere della più alta fiducia da
parte dei cittadini .
Ricostruire una fiducia nelle istituzioni e nella ‘politica’ si può e si
deve: occorre però innovare profondamente nel funzionamento delle
istituzioni e nelle politiche, pur in
presenza di vincoli esterni ed interni
da non sottovalutare, ma anche da
non drammatizzare..
Un’immagine del convegno di Recanati
7
ATTIVITÀ SINDACALE
La strage dei bambini
■ di Carlo Mestichelli
Scriveva Pasolini:
“L’intelligenza non avrà mai peso,
mai nel giudizio di questa pubblica
opinione. Neppure sul sangue dei
lager, tu otterrai da uno dei milioni
d’anime della nostra nazione un giudizio netto, interamente indignato...
mostrare la mia faccia, la mia magrezza. Alzare la mia sola puerile
voce non ha più senso. La viltà è avvezza a veder morire nel modo più
atroce gli altri nella più strana indifferenza”.
Ed è quello che accade attualmente, tutti i giorni.
Ogni tre secondi, nel mondo, un
bambino sotto i cinque anni perde
la vita, per un totale di oltre 25.000
al giorno, oltre 9 milioni in un anno.
Per capire meglio quello che accade,
è come se si ripetesse ogni anno il
tragico capitolo della storia dell’umanità intera, la Shoah.
Per questa strage non c’è il giorno
della memoria o alcun anniversario,
perché il disastro avviene ogni giorno
e rientra nella quotidianità. Ognuno
di questi numeri è un bambino che
muore, un bambino uguale a quelli
che sono vicini a noi e che curiamo,
amiamo e vediamo crescere.
Un grande sindacato come lo Spi
fatto di madri, padri, nonne e nonni
non può non interrogarsi e reagire
sapendo che ogni bambino ha il
diritto di sopravvivere, ovunque nasca
nel mondo, e ogni persona ha il
dovere d’impegnarsi per assicurargli
quel diritto.
Dobbiamo metterci la nostra credibilità, la nostra forza, la nostra
organizzazione, la nostra sensibilità,
assicurata da milioni di iscritti che
da sempre hanno dentro di loro il
senso della giustizia e della solidarietà. Dobbiamo creare un intervento.
aiutandoli non
o Spi ha
solo economicaavviato il
mente, ma anche
confronto
con la ricerca di
con gli enti locali
posti di lavoro. Il
per presentare le
sindacato chiede
sue proposte in
■ di Antonio Marcucci
anche di applivista dei bilanci
di previsione, chiedendo, in primis, di abbassare il li- care lo strumento dell’Isee per determinare la comparvello delle tasse e l’erogazione di servizi più efficienti tecipazione degli utenti ai costi dei servizi a domanda
per la collettività. Dopo le consultazioni territoriali individuale ed è auspicabile che sia applicato a livello
sono tre le direttrici da imboccare: la salvaguardia di Ambito territoriale sociale, almeno per i servizi socio
dei livelli occupazionali, la lotta allo smantellamento assistenziali.
La preoccupazione più viva, però, è per gli anziani
dello stato sociale, la gestione più razionale delle
poche risorse disponibili e dei servizi È vero che i ed i pensionati, troppo spesso dimenticati e senza difondi sono esigui, ma per rimpolparli va sostenuta la fese. Per loro chiederemo più servizi per l’assistenza
lotta all’evasione, anche a livello di Enti Locali, senza domiciliare, la residenzialità e la non-autosufficienza.
Sembrerebbe un paradosso che lo dica il sindacato
però spremere troppo i cittadini. Per alcune aliquote,
gli enti stessi hanno discrezionalità nella scelta delle dei Pensionati, ma il problema maggiore è l’occupafasce da applicare. In particolare in riferimento ad zione giovanile. Che pensione potranno avere i giovani
se oggi nessuno versa per loro contributi sufficienti?
Imu ed Irpef.
L’Istat ha certificato l’ampliamento del numero Occorre ridare certezze ai ragazzi ed una speranza di
delle famiglie finite nella fascia dei nuovi poveri; per futuro, con un lavoro che dia garanzie di stabilità e la
loro servono interventi concreti come la creazione di possibilità di avere un alloggio (perché non rilanciare
un fondo di sostegno per i disoccupati e loro familiari, le case popolari?) a prezzi ragionevoli.
Bilancio, sindacati e Comuni
si confrontano sulle priorità
8
I LETTORI CI SCRIVONO
La protesta
eri mi è stato recapitato (quale iscritto Spi) il nostro giornalino “Spirito di
gruppo”. Dopo averlo letto mi sono un po’ indignato per i seguenti motivi: voi dite
che la pazienza degli anziani è finita, ma solo perché l’Ires-Cgil in un suo studio
serio ha affermato che abbiamo perduto in 15 anni un terzo della nostra pensione? Ma
voi e la nostra grande Cgil dove eravate? Quando Monti bloccava le nostre pensioni dall’indicizzazione Istat voi (come struttura!) eravate in ferie su Marte? Dopo anni e anni
di non restituzione del fiscal-drag solo ora ci si accorge che serve una nuova politica fiscale? SVEGLIA!!!!!! un vecchio compagno ormai ultranovantenne affermava che l’unico linguaggio che in politica conta è il
movimento delle masse, voi vi siete dimenticati persino come si organizza una manifestazione! Monti e chi lo ha sostenuto hanno costruito Grillo pezzo x pezzo.
Firmato Luigi Cugnoli, pensionato Fincantieri (sempre Fiom)
Ti ringraziamo per la tua lettera e per il permesso di pubblicarla con la tua firma con l’auspicio “che possa servire da stimolo critico”. È
con questo spirito che ci permettiamo di aggiungere
queste note che non vogliono essere una risposta alla
tua affermazione, ma solo alcune riflessioni sull’argomento, un’espressione di un punto di vista. Siamo d’accordo con il compagno ultranovantenne (nemmeno noi
siamo giovani) sull’importanza delle manifestazioni di
massa. In questi duri anni di governi di destra, in cui
comprendiamo anche l’ultimo, lo Spi, da solo e con la
Cgil, è stato in piazza quasi tutti i mesi con manifestazioni nazionali, regionali, territoriali, con presidi davanti alle sedi istituzionali, con raccolte di firme, con
incontri con i rappresentanti della politica sia nazionale che locale. Un’attività pervicace e insistita, molto
faticosa per un sindacato di anziani, a fronte della
quale alcuni risultati sono venuti, mi riferisco all’estensione del recupero del potere di acquisto delle pensioni
esteso a quelle pari a tre volte il minimo, la proposta di
Monti era solo per quelle al minimo, al passo indietro
che il governo ha dovuto fare rispetto alle pensioni di
invalidità, ad una seppur minima restituzione del
fondo per i non autosufficienti, solo per ricordarne alcune. Piccoli, troppo piccoli risultati rispetto alle richieste e, soprattutto, ai bisogni della categoria. Non ci
accontentiamo di questi, restiamo sul piede di guerra,
siamo però consapevoli che grandi risultati non siano
immediatamente a portata di mano senza un mutamento del quadro politico e, soprattutto, senza il contributo convinto delle altre sigle sindacali, ma non ci
rinunciamo. Sappiamo quanto lottare e mobilitarsi da
soli, e a lungo, sia duro e difficile, specialmente quando
i risultati non sono esaltanti. E lo sa bene anche la
Fiom: fortunatamente tutte e due le categorie, Spi e
Fiom, sono accomunate in una grande confederazione,
la Cgil, che resta l’unica organizzazione di carattere generale a difesa del lavoro e di chi vive di questo.
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INIZIATIVE
Il treno della memoria
■ di Maria Angela Baiocchi
a sala si riempie rapidamente. Non ci siamo lasciati scoraggiare dalla neve che cade
su Ascoli.
Ci sono rappresentanti di tutte
le età, soprattutto tanti giovani.
Il nostro segretario Carlo Mestichelli presenta e spiega i motivi di
questa iniziativa: il professor Piergiorgio Cinì ci legge un brano di
Piero Calamandrei, mentre sulla parete di fondo passano le immagini
dei campi di sterminio.
L’orrore che sempre questo ricordo
suscita ci prende tutti di nuovo. I
volti delle ragazze e dei ragazzi riflettono quello che stanno vedendo.
È facile capire le parole di Calamandrei, la sua lotta contro l’ottundersi
della ragione dentro quell’orribile
paradosso.
Si alternano poi i partecipanti
ascolani all’iniziativa del Treno della
Memoria e di nuovo Cinì con le sue
letture. Tra le tante, Indifferenti, di
Antonio Gramsci , una grande spinta
alla passione politica.
I tre ragazzi, Leonardo Archini,
Ludovico Marsicano e Ilaria Di Bartolomeo ci dicono parole di speranza.
L’esperienza del nazismo e della Shoah non ha prodotto solo orrore. Questi
giovani hanno riflettuto sull’importanza del rispetto, della tolleranza e
della democrazia. Vogliono questi
valori alla base del loro futuro.
Domenico Nepi, il nostro rappresentante Spi, ci riporta le sue impressioni in un lungo, commosso racconto e ci consegna questo suo appello, “le vittime di Auschwitz e Birkenau chiedono a gran voce che nessuno prevalga sugli altri.Tutti devono
essere uguali perché la storia non si
ripeta.”
Altri chiedono la parola. interviene
per lo Spi della Val Vibrata (Te) il
segretario Mario Ciarrocchi, sono
nostri vicini, precisa e Piceni come
noi. La nostra Teresa Cirillo, col suo
racconto, intreccia la politica alla
sua esperienza personale, si commuove e ci commuove tutti.
Vivere questa esperienza con i
giovani ci ha regalato una bella sensazione di continuità e di speranza
per il futuro e la convinzione che
giovani ed anziani hanno provato le
stesse emozioni.
“Pensare giovane”
■ di Catia Rossetti
e Jacopo Cesari
Pesaro – “Pensare Giovane” è il titolo di un documento sulle politiche giovanili redatto dalla Cgil di Pesaro e Urbino, in linea con l’impegno del sindacato per
un dialogo intergenerazionale nel nostro territorio.
Giovedì 14 febbraio il lavoro è stato presentato in un
incontro presieduto da Catia Rossetti segretaria provinciale Spi Cgil e da Simona Ricci segretaria generale.
Erano presenti, oltre ai responsabili della contrattazione, ai segretari di lega e alla segreteria Spi, anche i
rappresentanti di Udu-Agorà e Rsm Pesaro Urbino.
Il percorso è iniziato nel dicembre 2012 con una
serie di incontri coordinati da Jacopo Cesari, responsabile Sol Cgil, che hanno portato all’elaborazione di una
serie di proposte e riflessioni sulla condizione giovanile
e gli spazi di azione del sindacato all’interno della contrattazione sociale territoriale.
Proposte che saranno al centro della futura contrattazione con i Comuni dove Spi e Cgil intendono sviscerare, insieme alle ragazze e ai ragazzi della Rsm e
10
dell’Udu, le singole proposte per dare sostanza alle rivendicazioni.
La crisi di questi ultimi anni, infatti, intrecciata alle
recenti riforme del lavoro e delle pensioni, ha messo in
luce l’inadeguatezza del nostro sistema di welfare già
poco attento ai giovani.
Da qui lo spunto per una riflessione sulla concezione
delle politiche giovanili finora rilegate in un ambito
esclusivamente “culturale-ricreativo”.
In quest’ottica, è necessario abbandonare un approccio settoriale a favore di una programmazione integrata
degli interventi sia per i giovani sia per gli adulti.
Il sindacato dei pensionati è in prima linea in questo
processo di rivendicazione, nella convinzione che un
welfare “per i giovani” è oggi l’unico strumento che può
restituire dinamismo e mobilità ad una comunità locale
statica. I giovani non sono un problema sociale ma una
risorsa, la più preziosa: il futuro di noi tutti.
STORIE
Senza casa
■ di Giuseppe Fillich
I dati sulla disoccupazione,
specie quelli riguardanti i giovani, sono allarmanti. Abbondano gli annunci Vendesi- Affittasi.
Le abitazioni non mancano; anzi, ce
ne sono troppe, spesso invendute perché a caro prezzo. Il costo dell’affitto,
per molti, è pesante... in aumento gli
sfratti. Allora che si fa? Ci si arrangia...
ci si accontenta di un gelido garage,
messo a disposizione da qualche “benefattore”, di un misero e sdrucito
cappotto, di qualche coperta; se possibile, si utilizza una stufetta per non
morire di freddo. Mariano, uno dei
tanti sfrattati delle nostre province
marchigiane, espressioni, un tempo,
del cosiddetto “ modello marchigiano”,
si arrangia così. Mi appare, una sera,
come un fantasma in preda ad una
convulsa agitazione. Mariano piagnucola, gesticola... con in testa quello
che, una volta, era il suo “caro cappello”: ”Credimi, si confessa, mi è ri-
masto solo questo, a conclusione di
una vita sciagurata e perdente... e
così finirà; meglio, comunque, vivere
qui che in strada, ove il freddo è micidiale. Ho provato, insieme ad altri
disperati, a restare qualche giorno
sotto un ponte... di notte il freddo ti
assale, i piedi e il cervello si trasformano in pezzi di ghiaccio, la nebbia e
l’umidità ti annebbiano, inesorabilmente, la vista. Preghi spesso Dio
perché arrivino presto la luce e il
sole mattutino. Non sono più giovane...
sono invece un uomo solo, abbandonato da moglie e figli... che si vergognano di me. Non hanno torto... sono
io l’unico colpevole della nostra
rovina, distrutto dal gioco e da “amici
inaffidabili”... non sono stato in grado
di garantire loro un pezzo di pane si-
Benito Severi, un esempio per tutti
■ di Filippo Gargamelli
enito Severi è nato a Pergola il 3 febbraio 1926 da
una famiglia antifascista.
Comunista, per anni è stato segretario della Camera del Lavori di
Fano ma le sue radici e il suo impegno nascono e restano sempre legate
al territorio di Fossombrone dove
si impegna nelle lotte per le filandaie
e per i braccianti. Oltre ai ricordi
personali che mi legano a lui, ho
voluto rileggere la sua biografia contenuta in un libro pubblicato dalla
Cgil Pesaro sulla vita dei sindacalisti
che hanno fatto la storia del sindacato. E l’episodio più significativo
è proprio lui a raccontarlo: “Nel
1949-50 a Fossombrone la Cgil promosse - si legge nel libro - grandi
lotte per l’occupazione anche con
curo. Io, che non sono stato in grado
di conoscere neppure cos’ è la generosità, oggi dipendo da chi, generosamente, ha messo a mia disposizione
un garage per ripararmi dalle intemperie; mi sono attrezzato di un fornello
per riuscire a mangiare la sera qualcosa
di caldo. Di giorno, mi siedo sul sagrato
di qualche chiesa e chiedo l’elemosina... ma la concorrenza dei rom, degli
extracomunitari, dei tanti bisognosi
è spietata. Cerco di coprirmi il viso
per non farmi riconoscere. Una magra
consolazione perché mi riconoscono
in tanti... ma facciamo finta di non
conoscerci! Fin quanto durerà? Non
lo so... forse fino alla fine. Grazie, intanto, a quell’umana persona che mi
ha ospitato nel garage di casa sua...
altri stanno peggio di me!”
scioperi a rovescio in cui centinaia
di lavoratori edili sistemarono il
selciato del corso... vi furono anche
arresti ed io insieme ad altri 20 lavoratori fui arrestato e passai tutto
l’inverno nel carcere di Urbino e la
cella aveva anche un vetro rotto.
Queste lotte nell’ambito del Piano
del Lavoro della Cgil guidata da Di
Vittorio portarono comunque alla
apertura di cantieri per dare lavoro
e pane a tanti lavoratori”.
Di Benito Severi voglio ricordare
anche la straordinaria coerenza e
l’orgoglioso senso di appartenenza
che ha saputo dimostrare fino alla
fine dei suoi giorni esprimendo la
volontà di un funerale civile nella
sezione del suo partito e attorniato
dalle amate bandiere rosse. Il compagno Benito Severi è morto il 5 febbraio scorso.
11
POLITICHE GIOVANILI
Contro una cultura fascista
L
a notte tra mercoledì 13 e
giovedì 14 febbraio alcuni
militanti del movimento di
estrema destra Forza Nuova con nastri di plastica bianchi e rossi e un
cartello posto nel cancello con su
scritto “Chiuso per evasione” hanno
messo i “sigilli” al cancello dell’Ufficio Immigrazione della Questura di
Pesaro, pubblicizzando la loro
azione con una nota che vomita odio
contro gli immigrati. Come se ciò
non bastasse nella notte tra venerdì
e sabato scorso hanno imbrattato la
sede provinciale della Cgil con ma-
L
nifesti assurdi sostenenti che l’immigrazione costituisca un “pericolo”, le
stesse frasi razziste e xenofobe le abbiamo ritrovate su volantini apparsi
nelle nostre città.
A tutto ciò reagiscono la Rete
degli Studenti medi e l’Unione degli
universitari: i sindacati studenteschi, in segno di solidarietà verso la
Cgil e la comunità migrante del nostro territorio, hanno mobilitato le
ragazze e i ragazzi delle scuole superiori e dell’università della provincia,
con campagne di sensibilizzazione
contro il razzismo.
Martedì 26 febbraio già in alcuni
istituti della nostra provincia sono
apparsi striscioni di denuncia contro
questi fatti abominevoli, figli di
un’anacronistica ed irrazionale cultura fascista che ancor oggi sopravvive troppo spesso nell’indifferenza
generale.
Per noi l’unica razza è quella
umana!
Rete degli Studenti Medi
coordinamento provinciale
di Pesaro-Urbino
Unione degli Universitari - Agorà
Urbino
Il sindacato e le nuove generazioni
di ammetterlo: le nuoo abbiamo
ve generazioni, in parsentito spesticolare coloro che
so in questa
■ di Rita Giacconi
non hanno mai avuto
campagna elettorale:
la possibilità di co“ Il sindacato è cosa
del passato, eliminarlo”. Ci ha fatto molto male sentire noscerci da vicino, considerano lontano e negativo
che improvvisamente i nostri coetanei, di cui conosce- tutto ciò che reputano sia “politicizzato” o “istituzionale”
vamo la situazione sociale e lavorativa, molti dei quali in senso stretto. Abbiamo in molte occasioni analizzato
non sono mai stati disponibili a mobilitarsi e a partecipare il mutamento dei giovani nei confronti del lavoro e abattivamente in prima persona per la difesa e l’estensione biamo visto come questo si riversa nell’atteggiamento
dei loro diritti, si sono affidati, regalando il loro voto che i giovani hanno verso l’organizzazione che rapprepolitico a chi ha saputo cavalcare l’onda del malessere senta e difende i diritti dei lavoratori. Prima di criticare
chi vediamo così diverso da noi anche in termini di
sociale meglio degli altri.
Da questa violenta campagna elettorale fatta di senso di appartenenza, dobbiamo concentrarci su cosa
slogan perlopiù gridati e, successivamente, dal risultato abbiamo fatto e dove siamo stati deboli. Seppur con
delle elezioni, sono emersi chiaramente la distanza, il tanta fatica nell’organizzare il nostro lavoro, spesso
senso di sfiducia e l’atteggiamento disincantato nei non siamo stati in grado di identificarli e quindi coinconfronti del sindacato soprattutto da parte dei giovani. volgerli. Questo forse perché siamo abituati spesso a
Della Cgil c’è tanto bisogno e i numeri lo dimostrano, valutare la partecipazione in termini “quantitativi”
ma sarebbe opportuno che tra noi avessimo il coraggio piuttosto che “qualitativi”.
12
SALUTE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO
Alimenti: l’importanza di leggere
l’etichetta dei prodotti
■ di Marcello Baiocco
specialista in medicina
preventiva e dello sport
I
l crollo dei consumi registrati
negli ultimi anni per effetto
dell’attuale crisi economica
viene considerato dai commercianti
un’autentica sciagura. Ma tutti lo
guardano con preoccupazione Infatti
se la gente consuma di meno, sono
necessari meno operai per produrre
quei consumi, il che si traduce in
un aumento della disoccupazione.
D’altra parte, quando ancora la crisi
non era percepita con la violenza di
oggi, molti “pensatori” di ispirazione
ecologista o socialista, o semplicemente di ispirazione anticapitalistica,
avevano previsto che l’attuale trend
di crescita dei consumi avrebbe portato il mondo sull’orlo del baratro
del disastro ambientale (1)(2), e che
quindi sarebbe stato necessario addirittura una diminuzione dei consumi stessi.
È difficile ovviamente stabilire se
la riduzione dei consumi cui stiamo
oggi assistendo sia effetto della crisi
o della maggiore consapevolezza
ecologica, magari stimolata dalla
prima, o da tutte due insieme.
In ogni caso, è opportuno che
l’acquisto di beni di consumo sia
fatto con giudizio, guardando soprattutto al costo e alla qualità. come
suggeriscono su Liberetà gli articoli
dedicati all’acquisto di prodotti di
largo consumo (elettrodomestici,
abbigliamento, ecc.).
Il compito che mi sono prefisso
con questi articoli è quello di integrare queste informazioni tenendo
d’occhio, oltre al prezzo ed alla qualità, anche i risvolti che questi beni
possono avere nei riguardi della salute, cominciando con i prodotti alimentari, i quali, come si capisce
facilmente, sono quelli che, insieme
ai cosmetici, hanno costituito più
frequentemente un vero pericolo per
la salute dei consumatori. Da questo
punto di vista, una buona linea di difesa comincia proprio in casa. Infatti
stilare una lista degli alimenti che
servono prima di andare al supermercato significa in genere acquistare prodotti già sperimentati,
evitando così le tentazioni offerte
dalle sirene della pubblicità. E poiché la fretta ci perseguita (anche se
siamo dei pensionati), la prima cosa
che si evita di fare è proprio quella
di leggere con attenzione l’”etichetta” (cioè la carta d’identità del
prodotto alimentare), anche perché
questa è di solito riportata in caratteri molto piccoli ed in punti poco visibili della confezione.
L’etichetta fornisce molte informazioni utili per il consumatore: le
più importanti per la salute sono soprattutto due: la “data di scadenza”
e la modalità di conservazione dell’alimento. Tuttavia anche la lista
degli ingredienti può indirizzare il
consumatore verso l’acquisto di alimenti più o meno salutari. Nel prossimo numero vedremo nei
particolari gli aspetti dell’etichetta
di un alimento che è importante per
la salute del consumatore.
1
) M. Pallante ”La decrescita felice. La
qualità della vita non dipende dal
PIL” Editori Riuniti, 2005
2) S. Latouche “Per un’abbondanza
frugale” Bollati Boringhieri, 2012
13
LE ERBE MEDICINALI
L’aglio: l’amico degli incontri galanti
■ di Laura Stopponi
D
iciamo la verità, baciare qualcuno che ha pranzato con spaghetti aglio olio e peperoncino,
non è il massimo della libidine (anche se Jorge
Amado fa dire a dona Flor che il suo Vadinho è “irresistibile
con bocca forte di cipolla cruda”... magari altri climi,
altre temperature!)
A noi comunque la Natura, nella sua infinita bontà,
offre un vero mago che coniuga il sapore nel piatto, le
qualità officinali ed una bocca tenera di erba tagliata:
parlo dell’aglio selvatico che, frivolezze a parte, ha il
grandissimo pregio dell’alta digeribilità, della quale
l’aglio difetta a causa della grande quantità di solfuro
di allile ma anche di altri composti solforati come
l’ajoene e l’allicina..
L’aglio selvatico, del quale si conoscono oltre 200
specie tutte commestibili, pur mantenendo inalterate
le proprietà ipotensive, antibiotiche, antisettiche, espettoranti, riduce quasi totalmente gli effetti collaterali
propri dell’aglio coltivato attenzione, però, questo non
vale per le allergie alle liliacee in genere, in questi casi
14
anche l’aglio selvatico è da considerare allergenico!
E’ ricco di ferro, vitamine A, B, C, solfuri e polisolfuri,
è un tonico ricostituente che troviamo a partire da fine
febbraio fino a tutto luglio; i bulbi più piccoli e teneri
possono essere conservati sottaceto o fatti asciugare in
luogo fresco per essere utilizzati fino all’inverno.
Lo trovi dappertutto: sulle scarpate appena umide,
negli incolti, nei prati…in questa stagione tagliando
l’erba, il suo aroma pungente fa lacrimare gli occhi e stimola l’appetito.
In cucina viene utilizzato esattamente come l’aglio
in tutte le sue forme, con in più il pregio di avere un sapore cosiddetto “trittico” perché fonde quello dell’aglio,
del porro e della cipolla.
La sua delicatezza ne consente un uso crudo anche
nell’insalata (meglio se mista di campo) dove si sposa
in modo particolarmente sfizioso alla buccia di limone
(solo la parte gialla mi raccomando!) finemente grattugiata.
Una raccomandazione etica ai raccoglitori: si raccoglie la radice quindi dobbiamo assolutamente rispettare
le leggi della riproduzione senza depredare, prendendo
soltanto quello che mangiamo, non sprecare e/o abusare
della grazia che Madre Terra ci offre!
Il bulbo grande presenta dei piccoli “pallini” tutto intorno alla parte più esterna, come si vede nella foto, sono
i bulbilli che vanno lasciati a terra dove lo raccogliamo,
così da poter generare, alla prossima stagione, nuove
piante, che noi mangeremo ringraziando ancora la bellezza e la forza della natura.
CULTURA
Navigando in rete:
le ricette di nonna Clara
moria. Si può dire siano un viaggio
nel percorso quotidiano delle donne
che, in tempo di crisi (ora come allora), sanno assumersi un ruolo da
avigando in Rete, mi sono protagoniste a sostegno dei bisogni
imbattuta nel sito ameri- primari (in primo luogo provvedere
cano wwww.greatdepres- ad una alimentazione adeguata per
sioncooking.com (le ricette di nonna la propria famiglia) e sanno così maClara che ha 91 anni). Un sito ove è nipolare i prodotti della terra con la
possibile conoscere le ricette forza- semplicità ma soprattutto con la petamente in uso in America nel periodo rizia di chi sa cogliere i ritmi e le opdella grande depressione del ’29, portunità offerte dalla natura, per
dalla quale si uscì grazie con New trarne la forza che essa dispiega nei
Deal del Presidente Roosvelt e con vari periodi dell’anno attraverso i
la corsa agli armamenti in prepara- suoi frutti. Gli insistenti appelli al rizione della 2° Guerra mondiale.
sparmio ci richiamano un mondo diAllora mi sono ricordata del no- verso che credevamo scomparso per
stro libretto di cucina e buone prati- sempre... Invece siamo tornati a
che domestiche presentato dal dover provvedere alla spesa con
Coordinamento donne provinciale grande attenzione e parsimonia gidurante la festa di LiberEtà provin- rando nei mercati rionali e superciale a Ponte Sasso del giugno 2010, mercati in cerca di risparmio, con le
dal titolo “Del fare la birra con le donne anziane che quasi rivivono le
bucce di piselli e altro”, che raccoglie ristrettezze dei tempi di guerra, imle ricette di un altro tempo di crisi: pegnate a sostenere le più giovani,
la 2° Guerra mondiale. Tali ricette ci impreparate ad una realtà che mai
fanno rivivere un mondo che va al di pensavano di dover conoscere. Il lilà dei sapori perduti e ci costringono bretto rappresenta pertanto, pur
ad un viaggio a ritroso nel tempo pro- nella sua modestia, una testimoponendo così un recupero della Me- nianza importante per non perdere il
■ di Elisabetta Gabrielli
N
valore della memoria perché come
afferma la scrittrice Clara Sereni il
cibo “che segna con la sua presenza
riti e stagioni, continuità e svolte,
tentazione del superfluo e richiamo
alle vecchie e a volte sepolte radici
delle famiglie”, può diventare un linguaggio più efficace della parola. Ma
di questo importantissimo libro dal
titolo Casalinghitudine parleremo la
volta prossima.
Minestrone
Paradiso*
Montanare 6 chiare d’uovo, incorporare poi i tuorli, aggiungere
6 cucchiai scarsi di pan grattato
e l’odore di noce moscata. Mescolare adagio il composto in modo
che resti soffice, quindi con un
cucchiaio gettarlo nel brodo bollente. Lasciar bollire per otto minuti e servire in tavola.
* Una delle ricette contenute
nel libretto
“Nonni e nipoti” all’Auser di Collemarino
L
a nuova Auser di Collemarino gestisce un centro
di aggregazione del Comune di Ancona
“Nonni e Nipoti” nato nel 1997 e negli ultimi anni
l’utenza ha subito una evoluzione: la stragrande maggioranza dei bambini è di origine e provenienza straniera.
Nel tempo sono emersi problemi di comunicazione
con le famiglie di appartenenza, rilevati anche dalla
scuola e dal corpo insegnante: ai colloqui con i professori si presentavano soltanto i papà quando potevano.
Le donne rimanevano a casa, non tenevano nessun
tipo di rapporto nemmeno con i vicini, perché non conoscevano una parola di italiano.
Ed è proprio da queste difficoltà che nasce l’idea e
prende avvio il Progetto. La partecipazione è stata fin
da subito molto alta, perché, a differenza degli altri
corsi esistenti, qui le donne hanno potuto partecipare
“accompagnate” dai loro figli. Ed è questa la peculiarità più importante: non essere costrette a lasciare i
propri figli a casa. Dopo soli sei mesi di lezioni (con
appena tre ore settimanali) il gruppo socializza, acquista le basi per parlare in italiano con i figli, con le maestre, con il dottore; ma soprattutto le donne che hanno
frequentato questi corsi hanno imparato ad uscire per
fare la spesa, per accompagnare i figli a scuola, ma
anche a parlare con i vicini.
15
Auser a congresso
Paolo Pittori
confermato
presidente
Paolo Pittori, a sinistra e
Michele Mangno presidente
nazionale Auser
■ di Maria Previati
R
ecanati, 13 marzo 2013: si
è concluso il congresso regionale dell’ Auser delle
Marche, che ha visto la partecipazione
di 110 delegati e 50 invitati.
Dal ricco dibattito è emersa la
forte preoccupazione per la situazione
politica che si è venuta a creare dal
risultato elettorale. Molti interventi
hanno sottolineato come l’espressione
elettorale dei cittadini ha evidenziato
una frattura sociale molto profonda
producendo un terremoto che deve
interrogare tutta la politica, che non
ha saputo negli anni riformarsi e
che non ha prodotto il rinnovamento
necessario per affrontare le sfide
globali di questa epoca. Bisogna interrogarsi -hanno sottolineato i delegati- su come se ne esce e soprattutto come ne esce il paese, che non
può sopportare un altro periodo di
campagna elettorale mentre le famiglie non arrivano più neanche alla
terza settimana, i pensionati hanno
perso il 33% del potere di acquisto e
i giovani rischiano di diventare una
generazione che non ha futuro.
Il congresso, nel documento che
ha approvato al termine dei lavori,
ha chiesto alla politica di non dimenticarsi degli anziani, dei pensionati, di chi rinuncia a curarsi per
mancanza di soldi e di chi, fenomeno
assolutamente nuovo, si appropria
di cibi nei supermercati per poter
mangiare.
“Chiediamo alla Stato e alle Regioni -continua il documento- di non
ridurre progressivamente le risorse
destinate all’accesso ai servizi sociali
come è avvenuto sempre più negli
16
anni aumentando il divario tra nord
e sud. Nella Regione Marche gli
anziani ultrasessantacinquenni sono
il 22,9% della popolazione e sono di
molto aumentati gli ultracentenari.
Dati che se dimostrano una buona
qualità della vita della nostra regione,
ma che tuttavia comportano problemi
sanitari e sociali non indifferenti.
Nelle Marche, ad esempio diminuiscono dal 4,1% al 3,4% gli anziani
assistiti dall’Adi con una progressiva
diminuzione dei finanziamenti”.
L’Auser considera i volontari una
grande ricchezza, il cuore, il motore
dell’associazionismo e chiede alle
istituzioni di valorizzare questa ricchezza della società, che può diventare una grande risorsa anche
attraverso l’apprendimento permanente per il quale l’Auser Marche
auspica una legge regionale che lo
promuova.
“Ribadiamo – conclude il documento- il valore della relazione e
del rapporto dell’Auser con la Cgil e
lo Spi e ci impegniamo a dare attuazione ai contenuti del protocollo di
relazione siglato.
Al termine dei lavori il neoeletto
direttivo regionale ha confermato
Paolo Pittori nella carica di presidente
regionale dell’Auser.
Segreteria regionale
Spi Cgil Marche:
Emidio Celani,
Elio Cerri,
Aurora Ferraro
Comitato di redazione:
Maria Angela Baiocchi,
Federica Buroni,
Emanuela Cingolani,
Marina Druda, Giuseppe Fillich,
Elisabetta Gabrielli,
Gherardo Giglioni,
Franca Ranzuglia
Francesco Vagnoni
Grafica:
M.G. di Paolo Guercio
Collaborazione fotografica:
Daniele Cimino, Giusy Marinelli
Stampa: Puntoweb srl
Sede: Via Primo Maggio, 142/a Ancona
Tel. 071/285741 Fax 071/2857400
e-mail
[email protected]
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Aprile - CGIL Marche