ANNO V - N°1 - MARZO 2009
W W W. A I I R O. I T
in questo numero ....
Compagni di viaggio
“C’era una volta”
Grafica Cinzia Giacometti
Angela Menghini
Carissimi Colleghi,
abbiamo pensato di provare a rinnovare, sia dal punto di vista grafico sia
da quello dei contenuti, la rivista della nostra Associazione.
L’intento nostro vorrebbe essere quello di realizzare uno strumento utile, agile e
fruibile sotto un duplice profilo : da un lato quello di mezzo di trasmissione per
L’intento
nostro
vorrebbe
essere quello di realizzare uno
strumento
utile, agile
e fruibile
<<
la condivisione di informazioni, di esperienze lavorative o formative efficaci, di
risultati di ricerche, di contributi inerenti a protocolli, linee-guida,eventi in genere
; dall’altro, anche quello di mezzo di espressione per agevolare il dar voce, da
parte di tutti noi, al sentire di problematiche, dubbi, quesiti, bisogni.
Nell’occasione di questo primo numero, abbiamo dapprima scelto di “giocare in
casa” illustrando - con soddisfazione - un progetto tuttora vivo che, grazie alla
buona volontà e all’impegno personale di alcune figure professionali, si è potuto
a suo tempo avviare verso una graduale, piena realizzazione nell’ambito della
nostra Unità Operativa; in secondo tempo di esprimere, tramite un articolo scritto
a quattro mani, da un’infermiera e da una tecnica, l’esigenza forte di una vera,
compiuta integrazione professionale ; esigenza, questa, da più parti sempre più
profondamente avvertita, da tempo ormai tematica riproposta e argomento ricorrente nei luoghi d’incontro anche più qualificati, ma, oggi come oggi, in verità
ancora solo un po’ miraggio in gran parte delle nostre realtà.
Resto quindi in fiduciosa attesa di una gran quantità di materiale e mi affido alla
generosa collaborazione di voi tutti per contare su un lungo percorso di crescita
insieme e per rinforzare, anche attraverso queste poche pagine, un sentimento di
unione fra noi, come gruppo infermieri di radioterapia.
Vi auguro buon lavoro.
Angela Menghini
Compagni di viaggio
23
Ottobre 2008, Treno Torino Riccione: siamo due
infermiere dell’area radiologica che s’incontrano
in viaggio perché invitate ad esporre una relazione al 13° Congresso Nazionale dei TSRM. Dopo i
dovuti convenevoli , inevitabilmente, cominciamo a parlare e a confrontarci sulle rispettive relazioni che dobbiamo
presentare. Ben presto però ci rendiamo conto che sono
scambi che superano gli schemi imposti dagli interventi
stessi. Le nostre riflessioni, ad un certo punto, si concentrano sulle possibili origini dei problemi d’ integrazione tra
l’ infermiere e il tecnico, due figure che quotidianamente
condividono l’attività tecnico-professionale e assistenziale
in un ambito in crescente evoluzione.
Parliamo dei possibili passi che si potrebbero intraprendere per superare le barriere che, nel corso di questi anni,
si sono create tra le suddette figure. Cerchiamo soluzioni
che potrebbero dare un valido contributo ad un dialogo più
costruttivo…..
Il viaggio è lungo e questo ci permette di fare un’ampia
riflessione che sicuramente non saremmo riuscite ad
elaborare nell’ ambito lavorativo. Giunte alla Stazione di
Riccione ci separiamo fissando un appuntamento al Congresso.
L’evento è imponente, riunisce differenti Associazioni: AITRO (Tecnici Sanitari di Radioterapia Oncologica e Fisica
Sanitaria), AITRI (Tecnici di Radiologia Interventistica),
AITNR (Tecnici di Neuroradiologia), AIMN (Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare), significativo è il numero
dei partecipanti (oltre 2000 i Tecnici presenti) e molte
sono state le iscrizioni rifiutate per l’insufficiente capienza
del palazzo congressi.
Leggendo il programma generale e il contenuto dei corsi
monotematici rimaniamo positivamente colpite dal numero
dei temi affrontati che spaziano dalla radiologia diagnostica a quella specialistica, dalla radioterapia alla medicina
nucleare ecc ecc.
In merito all’organizzazione il confronto con i nostri congressi è inevitabile sia in termini di contenuti che di partecipazione.
E’ stato detto che le tre giornate formative sono state organizzate per affrontare la sfida di crescere e affermare
l’identità professionale del tecnico, fatta di tradizione, di
conoscenze e competenze acquisite con la volontà di voler rispondere ai bisogni di salute e ai diritti del paziente.
Testimoni di tutto questo noi infermiere non potevamo
che condividere l’importanza di questi principi che appartengono da sempre anche alla nostra professione. Ci
PROVA DI DIALOGO
TRA TSRM ED
INFERMIERI
rendiamo subito conto che occorreva condividere con voi
tutto quello su cui avevamo riflettuto in viaggio unitamente
alle nostre impressioni sul congresso!
Le nostre relazioni affrontavano due temi estremamente
diversi ma , per certi aspetti, avevano qualcosa in comune:
le criticità tra infermiere e tecnico, da una parte, e l’importanza della multidisciplinarietà nella conduzione di un
esame diagnostico , dall’altra.
La relazione sulle criticità tra infermiere e tecnico è stata
affrontata da entrambe le figure coinvolte: l’infermiera Marie Paoline Gardes e il tecnico Gianni Penduzzu. L’obietttivo era quello di far emergere le problematiche tra le
due figure professionali e la conclusione è stata concorde
nell’affermare che, alla base di tutto vi è una mancanza
di linguaggio comune nonché la mancanza di un profilo di
posto che si può cercare di creare e condividere insieme.
La relazione puramente tecnico-professionale dell’infermiera Rosalba Nicosia sulla preparazione alla Colonscopia Virtuale è stata condivisa con altri operatori esperti
nella conduzione dell’esame ( Medici Radiologi, il Tecnico
e il Fisico di vari centri d’Italia ). Numerosi e attenti sono
stati i discenti sino al termine del corso che sembra aver
otttenuto un notevole successo. L’esito è senz’altro da attribuire alle capacità del conducente del corso dott. D.
Regge, nonché Presidente SIRM per il Piemonte, che ha
compreso l’ importanza del lavoro di equipe, non solo nel
momento della conduzione dell’esame ma anche in quello
formativo.
Abbiamo voluto scrivere questo articolo perché speriamo
che questi momenti di condivisione e di crescita professionale non rimangano episodi sporadici. Riteniamo sia
necessario migliorare la presa in carico globale dei pazienti anche nei nostri reparti di grosso impatto per l’alta
tecnologia ma oramai indispensabili e molto influenti nel
loro percorso clinico.
A tal fine proponiamo differenti soluzioni che potrebbero
migliorare l’integrazione tra il tecnico e l’infermiere, entrambi coinvolti nel miglioramento della qualità dell’assistenza al paziente:
• la divulgazione e la condivisione di questi importanti
eventi permetterebbero una crescita delle singole conoscenze e soprattutto di comunicare con gli stessi termini;
• le riunioni di staff condivise permetterebbero non solo di
conoscere meglio le varie sfaccettature nella conduzione
dell’esame o del trattamento da affrontare, ma anche di
poterle discutere e affrontare in equipe;
• questionari distribuiti ai pazienti, relativi alla percezione
della qualità ed efficienza del servizio, farebbero emergere i problemi riscontrati e permetterebbero all’ equipe
di discuterne;
• proporre corsi aziendali che prendano in esame un percorso clinico, condividerne l’operato e le conoscenze dei
vari specialisti e operatori che ruotano intorno al paziente
, migliorerebbero la conduzione di tutto l’evento;
• incrementare uno scambio di pubblicazioni di articoli
sulle rispettive riviste.
• proporre una revisione del corso di laurea di entrambe le figure, del tecnico e dell’infermiere;
rivedere i
contenuti da acquisire in merito alla conduzione di esami
diagnostici e di trattamenti radioterapici, di trattamenti terapeuti di radiologia interventistica migliorerebbe le prestazioni professionali di entrambi nonché la padronanza
di un chiaro linguaggio comune.
Per concludere non possiamo omettere che gli utenti
sono il nostro obbiettivo principale e che per loro dobbiamo unire i nostri sforzi al fine di ricercare soluzioni per
migliorare la loro qualità di vita. Il nostro intento è stato quello di rendervi partecipi delle nostre riflessioni….
“gli infermieri insieme ai tecnici, pur non condividendo
lo stesso percorso formativo, quotidianamente lavorano
fianco a fianco ed è per questo che è importante il loro
impegno!”
M.P Gardes
R. Nicosia
l’altra faccia
della Radioterapia
“C’ERA UNA VOLTA”
Progetto Pediatrico
Implementazione del sistema
di accoglienza finalizzato alla
migliore soddisfazione del paziente
pediatrico in radioterapia.
libretto informativo “Viaggio oltre
la Pediatria… la Radioterapia
cos’è?
sala d’attesa dei piccoli pazienti presso la Radioterapia pad. 11
due sistemi di
immobilizzazione
(maschere encefalo),
personalizzati dai
nostri tecnici per i
piccoli pazienti.
<<qualchecosa di
cui andare
fieri >>
Migliorare la
permanenza
e l’assistenza
nei confronti di
bambini, affetti
da malattie neoplastiche, che
necessitano di
cure radioterapiche.
P
resso la U.O. Radioterapia Barbieri
si è attivato nel dicembre del 2005
il progetto “C’era una volta” destinato all’implementazione del sistema di
accoglienza finalizzato alla migliore soddisfazione del paziente pediatrico in radioterapia, cercando di far trascorrere più
serenamente il tempo all’interno dell’Unità
Operativa, riducendo il disagio, la paura e
lo stress.
E’ stato pertanto istituito un gruppo di lavoro, comprendente diverse figure professionali (amministrativo, medico, infermiere, TSRM), per migliorare l’accoglienza e
l’assistenza dei bambini oncologici, e dei
loro famigliari, ipotizzando un percorso
ideale.
Per la realizzazione dei decori murari,
all’interno delle due sedi dell’Unità Operativa (Pad. 30 e Pad. 11 del Policlinico
S.Orsola), è stato, inoltre, coinvolto l’isArt
“Istituto Statale d’Arte di Bologna, nella persona del Prof. Carmelo Borzì che
ha condiviso con entusiasmo l’iniziativa
commissionando l’esecuzione di bozzetti, successivamente sottoposti alla nostra
approvazione, ai suoi allievi della 4°A. Dal
12/12 con l’ausilio di 5 allievi: Betti Jessica, Rinaldi Ester, Vittadello Luisa, Zannini
Beatrice e Fabris Alessandro è iniziato il
lavoro di decorazione presso il Padiglione
30 con impegno del docente e dei ragazzi
continuativo dalle 09.00 alle 18.00.
Un altro obiettivo è stato quello di realizzare all’interno del progetto, un libretto informativo “Viaggio oltre la Pediatria… la
Radioterapia cos’è?, in collaborazione
con la Dott.ssa Dorella Scarponi, (coordinatrice del Servizio di PsicoOncologia
presso M.O. Oncologia ed Ematologia
Pediatrica “Lalla Seragnoli” diretto dal
Prof. Andrea Pession). adatto ai pazienti
pediatrici che spieghi loro con linguaggio
semplice le varie procedure a cui verranno sottoposti durante il trattamento radioterapico. Il bambino non ha lo stesso tipo
di pensiero dell’adulto e non è per ciò in
grado di gestire le sue paure e le sue ansie semplicemente con la spiegazione razionale di una realtà con cui non riesce ad
entrare pienamente in contatto. Questo libretto si propone l’intento di fare insieme il
percorso terapeutico spiegando, in modo
semplice e chiaro, quello che i genitori ed
i bambini affronteranno. E’ articolato in
due parti, la prima dedicata ai genitori ed
ai ragazzi, la seconda ai più piccoli.
Collaborazione con altre Unità Operative
La condizione psicologica del bambino e
della famiglia
Un fattore determinante per il successo
del trattamento multidisciplinare è la condizione psicologica del bambino e della
sua famiglia.
La diagnosi e il successivo trattamento
del tumore creano uno stress emozionale severo nella famiglia che dovrà fare da
supporto al bambino nella fase della malattia ed in quella successiva della guarigione.
La maggior parte dei bambini in cui è auspicabile un trattamento radiante hanno
già eseguito altre terapie, nell’ambito di
un approccio multidisciplinare:
• Trattamenti chirurgici
• Trattamenti chemioterapici
• Altro (es. trapianti di midollo)
Si tratta di bambini già “stressati” fisicamente e psicologicamente. Ne deriva
quindi: paura, diffidenza e angoscia nell’affrontare nuove esperienze terapeutiche che potrebbero rivelarsi traumatiche
almeno quanto le precedenti. Il successo
della terapia è anche legato alla capacità di comunicazione verbale e non, con il
piccolo paziente e con la famiglia.
Creare un rapporto di fiducia
crescente con
il bambino e la
sua famiglia.
Il successo
della terapia e’
anche legato
alla capacita’
di comunicazione verbale e
non, con il piccolo e la sua
famiglia.
Il nostro obiettivo è creare un rapporto di
fiducia crescente con il bambino e la famiglia, che continui anche alla fine del trattamento, per contribuire al processo riabilitativo del bambino nella sua vita futura.
Approccio con gli operatori
Si cerca di accogliere il bambino in maniera serena e tranquilla. È importante che
tutte le figure professionali:
• Intuiscano le paure nascoste del bambino, rassicurandolo
• Instaurino un buon rapporto di fiducia
• Illustrino le tecniche di immobilizzazione
impiegate che devono essere per quanto
possibile comode e facilmente sopportabili dal bambino
• Creino un clima di serenità in un ambiente rassicurante
• reperire in modo innovativo ed autonomo
giocattoli e materiale adatto per bambini
• distribuzione di un questionario ad operatori e pazienti, per la valutazione dei risultati del progetto e la verifica dell’impatto, l’efficacia e il gradimento dell’iniziativa
da parte della popolazione ospedaliera.
Un anno di lavoro.
Dopo 14 mesi dall’attivazione del progetto pediatrico (inteso come servizi offerti,
libretto informativo, eventi ludici) tutti, familiari e bambini dai 2 ai 17 anni, sono veramente sereni, e tranquilli all’ interno dell’
U.O., nonostante i sistemi di immobilizzazione (personalizzati dai nostri fantastici
tecnici), i bunker di terapia e nonostante
siano in un centro oncologico-radioterapico, affetti da malattie a volte incurabili ed
invalidanti.
Noi riteniamo che il nostro progetto sia,
in tutta la sua completezza, un intervento utile e necessario, perché il successo
della terapia è anche legato alla capacità
di comunicazione verbale e non verbale,
con il piccolo paziente e con la famiglia .
Il nostro obiettivo è creare un rapporto di
fiducia crescente con il bambino e la famiglia, che continui anche alla fine del trattamento, per contribuire al processo riabilitativo del bambino nella sua vita futura.
Un anno di lavoro.
Dopo 14 mesi dall’attivazione del progetto pediatrico (inteso come servizi offerti, libretto informativo, eventi ludici) tutti,
familiari e bambini dai 2 ai 17 anni, sono
veramente sereni, e tranquilli all’ interno
dell’ U.O., nonostante i sistemi di immobilizzazione (personalizzati dai nostri
fantastici tecnici), i bunker di terapia e
nonostante siano in un centro oncologicoradioterapico, affetti da malattie a volte incurabili ed invalidanti.
Noi riteniamo che il nostro progetto sia,
in tutta la sua completezza, un intervento
utile e necessario, perché il successo della terapia è anche legato alla capacità di
comunicazione verbale e non verbale, con
il piccolo paziente e con la famiglia . Il nostro obiettivo è creare un rapporto di fiducia crescente con il bambino e la famiglia,
che continui anche alla fine del trattamento, per contribuire al processo riabilitativo
del bambino nella sua vita futura.
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