“VIVERE ISTRANA”
Quadrimestrale di cultura e informazione locale edito dalla PRO LOCO di ISTRANA
con il contributo finanziario del
COMUNE DI ISTRANA
Diffusione gratuita
Maggio 2001
Anno 6 n. 1
Registrato presso il Tribunale di Treviso al numero 1033 il 13/03/97
Direttore responsabile
Riccardo Masini
Responsabile di redazione
Camillo Pellegatti
Comitato di redazione
Amadio Favaro
Luca Mattiello
Giuseppe Rossi
Stefania Ugo
Andrew Ceolin
Stampa
Grafica 6
Zero Branco – (TV)
Stampato in 2900 copie
CHIESA PARROCCHIALE DI VILLANOVA
-InterniUno spazio luminoso e sereno accoglie chi entra nella chiesa parrocchiale di Villanova.
Conclusa nel 1768, come testimonia l’iscrizione in facciata, viene attribuita all’architetto Giorgio
Massari, nome altisonante – e inflazionato – già operante nel nostro territorio. Su tale attribuzione
sarebbe interessante disquisire ma per brevità rimando alla nota pubblicazione di Riccardo Masini1 e ai
documenti editi e inediti della Biblioteca di Treviso2.
La pianta è ad aula unica, e presenta quattro ‘cappelle’ laterali poco profonde con angoli curvi e
catino a fondo piano. Anche il presbiterio, quadrato e chiuso da una volta a vela decorata e affrescata,
termina con l’abside schiacciata tipica delle architetture massariane. L’ordine architettonico, unico per
aula e presbiterio, è un corinzio alquanto contratto, e tuttavia l’insieme è tutt’altro che disarmonico. I
colori sono il bianco e il rosa, a cui si aggiunge, nelle guscie delle cappelle, un tenue azzurro.
I tre altari, interamente in marmo, sono dedicati alla Madonna (laterale di sinistra), a S.
Giovanni Battista (laterale di destra) e a S. Matteo (altare maggiore) patrono del paese e titolare della
chiesa. I due laterali, identici fra loro, hanno la consueta articolazione ad edicola, con colonne libere e
timpano curvo; al centro, entro fornici ad arco, le tele di S. Giovanni e della Madonna, opera
quest’ultima di Iacopo Palma il Giovane. In basso, due tabernacoli in marmo bianco, richiamano nelle
forme eleganti, il tabernacolo della chiesa dei Catecumeni a Venezia3.
L’altare maggiore ripete nei materiali gli altari laterali ma la composizione, dilatata in larghezza
con l’aggiunta di due colonne, ed in altezza con l’inserimento di un attico e di un timpano arcoflesso,
dà a questo altare una singolare maestosità ed eleganza. Al centro della composizione assume grande
risalto - specie dopo il recentissimo restauro4- la pala di S. Matteo, opera cinquecentesca, attribuibile al
Savoldo. In alto tra gli aggraziati contrafforti dell’attico e la cimasa a timpano flesso, una sagoma
quadrilobata ospita la colomba dello Spirito Santo5, e la stessa sagoma quadrilobata la si ritrova al
centro della piccola cupola del ciborio. In esso si riscoprono gli elementi dell’ancona, rimpiccioliti: le
colonne in Rosso di Francia con basi e trabeazioni, i contrafforti dalle linee sinuose, il piccolo
cherubino nell’arco della cupola, … tutti particolari che, insieme agli intagli dell’ancona (notevoli i
capitelli corinzi e il cherubino in chiave d’arco), rivelano grande raffinatezza di studio e maestria
nell’esecuzione.
Se dunque non è certa l’attribuzione al Massari di quest’opera è comunque certo che una
personalità tutt’altro che mediocre sovrintese ai lavori, dando esecuzione e forse definizione propria a
tracce progettuali di evidente matrice massariana.
Editoriale
1
Cfr. R. Masini, ISTRANA, PAESE MIO, IV edizione, 1995
Si ricordano in particolare gli scritti di Mons. L. Crico e del Fapanni, dell’Agnoletti e del Federici, oltre alla “scheda”
redatta dal Prof. L. Coletti e citata da Masini.
3
Viene citata quest’opera perché anch’essa riferita al Massari.
4
Il restauro delle tre pale della chiesa, reso possibile dal contributo della locale cassa di credito cooperativo, ci ha restituito
opere di grandissima bellezza oltre e di grande valore storico artistico.
5
Rifatta dopo la rottura dell’originale, questo elemento è alquanto improprio, come pure i raggi dorati che da essa si
diramano che sono stati collocati sottosopra.
2
VILLA LATTES: LA BELLA
ADDORMENTATA …NEL PARCO
di Riccardo Masini
La Villa Lattes rappresenta la solenne testimonianza di un passato splendido. Vi sfreccia davanti un
traffico incessante, ma sembra proprio che nessuno se ne freghi: giace nel sonno di una bella
addormentata: E … abbandonata. Nei giorni scorsi è stata rinnovata la convenzione che affida
l’apertura e la manutenzione di parte degli spazi esterni della Villa al Comune di Istrana, per la
durata di un altro anno. Alleluia!
Da ben cinque anni, con questo sistema, la Pro Loco ha trovato sede in un edificio secondario e il
Comune di Istrana mette egregiamente una pezza per quanto riguarda la manutenzione e la
valorizzazione degli spazi esterni. L’accordo è avvenuto tra le controparti e cioè il Comune di Treviso
che ne è il proprietario (palesemente disaffezionato) e quello di Istrana che sembra aver riscoperto la
“appartenenza “ della Villa: per storia, territorio e affezione.
E per tutto il resto? Vedi corpo centrale con quanto di opere d’arte e collezioni rare in esso
contenute?Niente di niente! I pochi visitatori che ancora giungono, sbilanciati da tanto di cataloghi
delle ville venete che, anziché annunciarne il lustro di vergognosa chiusura, la decantano ancora
come una perla che riluce di bellezze evidenti e nascoste, di atmosfere d’ambiente, restano feriti di
fronte alla “sorpresa” di un passo sbarrato, nel degrado imperante. Quelle imposte perennemente
chiuse provocano brividi di rabbia: per la paura di perdere un grande bene, per la presa di coscienza
che la Villa, non solo come entità artistica, è inopinatamente declassata. Quella patina di grigio scuro
che riveste le mura secolari, insulta quello che fu un “gioiello” di paese e di vita: non pochi vi hanno
lavorato per conto o dentro, in tanti hanno abitato o giocato intorno. La sagra dei “Tombini” (da
Tamagnino, primo proprietario) si faceva proprio qui, ad ogni 8 dicembre, nella annessa chiesetta
dell’Immacolata. Era un … mondo. Ma uno strato di indifferenza sembra essere calato su questo.
La Pro Loco ha trasformato il parco in ambiente ideale per tante belle manifestazioni. Ciò ha
consentito che spettacoli teatrali e incontri vari trovassero consona ospitalità: da ultimo, gli emigranti
tornati al paese per la rimpatriata. In quella occasione, come in un sussulto di orgoglio, sono state
spalancate porte e balconi con l’emozione di un ridente ritorno al passato. In molti hanno potuto
intrufolarsi tra ricordi e meraviglie; e fu grande appagamento nello scavare in questi
“tesori”memoriali del paese di partenza. Ma, poi, quelle imposte sono state rinchiuse, ed è stato come
si fosse spento un sorriso appena abbozzato. La Villa è stata nuovamente relegata al “niente”, salvo a
far parlare di se per sfregi dovuti a furti o gesti di squilibrati che ne rasentarono la distruzione.
Peggio: voci incontrollate ne hanno messo in discussione la sua destinazione d’uso. In barba alla
storia e ad … Istrana.
La Pro Loco garantisce la fruibilità esterna. Tuttavia, il fatto che il parco sia in ordine, rende ancora
più evidente l’impatto con l’incuria che gli sta appresso. Ma questo effetto- dirompente di un valore
del nostro ambiente che se ne va a pezzi, quanto fa presa sul cittadino? Che magari scuote la testa, ma
passa oltre. Rassegnato o indifferente? Ci vuole ben altro che un palliativo per accostarsi al capezzale
di un malato quale Villa Lattes. Non è un “qualcosa” da poter pensare in pillole, ma un” tanto” di
complessivo che deve essere fatto rivivere. Integralmente! Affinché tornino le frequentazioni di
appassionati d’arte, anche stranieri, e il chiasso di mille voci delle visite scolastiche.
E dire che l’ultimo illustre proprietario, l’avv. Bruno Lattes, aveva lasciato il tutto in eredità al
Comune di Treviso “perché si impegnasse a salvaguardare l’edificio e le opere in esso contenute e
perché nulla venisse depauperato”. L’”ebreo”, così veniva chiamato in gergo rude e spiccio, fu esimia
figura della storia forense trevigiana e nelle vicende istranesi rimbalza con un carisma personale: nel
1952 ottenne una grande vittoria professionale, fu quella relativa agli espropri imposti dallo stato per
costruire l’aeroporto: ottenne l’immediato indennizzo. Più istranese di così!
E, visti i rovesci della vicenda, chissà quante volte si sarà ribaltato nella tomba. C’è da scommettere
che, dall’aldilà, si sarà messo a perorare anche questa giusta causa; al fianco dei “compaesani” e al
fianco anche di una amministrazione comunale che abbiamo ragione di ritenere compatta in questa
vertenza. Con la necessaria unità dei governi di emergenza e con, in serbo, valide e insospettabili …
cartucce. Di ripristino e rilancio.
LA POSTA
TUTO EL MONDO XE PAESE ...
Caro Direttore,
rileggendo gli ultimi numeri di Vivere Istrana, ho tratta la sensazione che quivi tutto vada per il
meglio, ci sono feste e momenti di svago per tutte le età e nelle occasioni più disparate (il programma
di attività è quanto mai vario e interessante)..., la Biblioteca comunale svolge il suo ruolo in modo
egregio ..., si è costituito il Gruppo Protezione Civile ANA (Alpini) ..., il Comune "apre" alla cultura ...,
tornano festosi gli emigranti ..., e così via ... .
Da tutto ciò, il quotidiano raffronto con le notizie riportate dalla stampa, potrebbe confermare che "
tuto el mondo xe paese, fora che Istrana", nella logica di quest'ultima quale isola felice.
Ecco però che un diavoletto dubbioso scuote la nostra bella rivista, facendone uscire quegli articoli
che magari in futuro potrebbero trovarvi spazio.
Parlano di tutela ambientale con puzzolenti e preoccupanti discariche destinate ad aumentare il loro
potenziale, parlano di viabilità sempre meno scorrevole con necessità di interventi radicali; parlano
di scarsa sensibilità ecologica con ridotta partecipazione popolare nel “pulire un angolo di Istrana”.
Vai tranquillo, Direttore ... .
R.G.
-------%-----Spett. Redazione,
…
Conservo tutti i numeri della rivista, non mi riesce però di capire quale criterio sia stato da voi
adottato per la numerazione attribuita alle varie edizioni … Con le più vive congratulazioni e
l’augurio di buon lavoro.
M.G.
La “confusione » che il lettore giustamente ci attribuisce è da addebitare al cambiamento del criterio
adottato nel corso della pubblicazione: inizialmente si pensava di numerare progressivamente le varie
edizioni senza tener conto dell’anno; successivamente si à scelto di numerare l’anno e le edizioni nello
stesso (es. l’edizione di dic. 2001 sarà: anno 6 n. 2-3; - maggio 2002: anno 7 n 1 …)
Ricordiamo comunque, anche perché richiesto verbalmente da altri, la numerazione delle varie
edizioni.
Numero Unico
Numero 1
Anno 1 n. 1
Anno 2 n. 2
Anno 2 nn. 3 e 4
Anno 3 n. 4
Anno 3 n. 2-3
Anno 5 n. 1
Anno 5 n. 2-3
Anno 6 n.1
Dicembre 1996
Maggio 1997
Dicembre 1997
Maggio 1998
Dicembre 1998
Maggio 1999
Dicembre 1999
Maggio 2000
Dicembre 2000
Maggio 2001
Foto di copertina: Palazzo Moretti
Foto di copertina: Villa Lattes
Foto di copertina: Altare della Chiesa di Sala
Foto di copertina: Chiesetta di Villa Lattes
Foto di copertina: Statua di Palazzo Moretti
Foto di copertina: Soffitto del Presbiterio della Chiesa di Istrana
Foto di copertina: Sala Consiliare di Ca’ Celsi
Foto di copertina: Altare della Chiesa di Ospedaletto
Foto di copertina: Chiesa di Pezzan
Foto di copertina: Particolare della Pala dell’Altare di Villanova
-----%-----
C'era una volta ...
…
C'era una volta in quel di Istrana un complesso architettonico, risalente al 1713, comunemente
conosciuto come Villa Lattes. Tutti potevano fruire, con rispettoso garbo ed intima gioia, del suo
fiorito e curato parco. La ben conservata armonia architettonica dello svettante corpo centrale della
Villa, trovava conferma nei contermini porticati, divenendo calamita per la successiva visita al suo
policromo interno. L'alternarsi dei colori nei diversi saloni e stanze, era il naturale corollario per le
pregevoli raccolte e arredi ivi contenute. Per i visitatori era d'obbligo prolungare la sosta per meglio
apprezzare, ad esempio, i diversi carillon con il cicaleccio degli uccelli, il rullo del tamburo, il vecchio
telefono che, aprendosi, diveniva minibar.
Patrimonio della collettività, ancor più lo era per la comunità di Istrana che lo apprezzava e ne fruiva.
Ora, non è più così... . muti gli uccelli, silente il tamburino, da anni la villa è chiusa al pubblico; in
quale stato di conservazione ( o meglio di abbandono ) si trovi, è sotto gli occhi di tutti.
In un prossimo futuro parrà, così, sensato il sentir " pi tosto che a vae sempre pi xo, xe meio che sea
compra un privato e ...
Le ricorrenti voci di alienazione da parte del Comune di Treviso (proprietario) e le contraddittorie
notizie di stampa, fanno presagire il peggio a chi, come il sottoscritto, ritiene invece che un tale
patrimonio architettonico e culturale dovrebbe tornare ad essere proficuamente di pubblica fruibilità.
Se ne può discutere senza ipocrisia e capire chi veramente vuol farne cosa??
Giuseppe Rossi
PROLOCOINFORMA
FEBBRAIO 1981 - FEBBRAIO 2001
20 anni di Pro Loco a Istrana
Ricordo,nell’autunno 1980 nella sede della Corale di Istrana in Villa Lattes, gli incontri del dott.
Emiliano Gasparini di Sala con il maestro Giovanni Colusso e il direttivo della Corale, per discutere
sulla opportunità di costituire nel Comune di Istrana una Associazione Pro Loco. A quegli incontri
altri sono seguiti, a Sala, nel Cinema Azzurro, presso le sedi dei vari gruppi parrocchiali, tanti incontri,
fino ad arrivare, nel corso di un incontro particolarmente accalorato, alla formazione del comitato
promotore; comitato che, con la firma dell’atto costitutivo e dello Statuto ha, il giorno 21 febbraio
1981, costituita formalmente la Pro Loco Comunale di Istrana.
Il Comitato ha voluto con quell’aggettivo “comunale” manifestare la volontà di creare una
Associazione che potesse operare, senza nulla togliere ai gruppi già esistenti, in tutto il territorio
comunale ed evitare quindi il sorgere, nel comune, di altre associazioni omonime. Parlare dell’attività
della Pro Loco nel ventennio trascorso potrebbe essere tanto facile quanto difficile viste le numerose
attività in cui è stata vista protagonista o partecipe, non ci sembra il caso, in questa sede, di esprimere
un giudizio di merito. Parlare male di se stessi non ha senso, parlarne bene e magari in modo esaltante
non ci sembra di buon gusto.
Abbiamo lavorato con impegno cercando di fare al meglio quanto ci proponevamo e cercando ogni
volta di porre come fine delle varie iniziative gli scopi statutari, quegli scopi che ci eravamo dati nel
corso delle riunioni preparatorie alla costituzione dell’Associazione.
Lasciamo a ognuno il giudicare se la nascita di questa Associazione sia stata o meno utile per il paese,
se vi abbia portata qualche nota positiva.
Vogliamo comunque , come associazione, ricordare questo nostro ventesimo compleanno e
ringraziare quanti hanno in essa lavorato con spirito di dedizione, assumendo incarichi di
responsabilità. Ringraziamo in particolare i presidenti che si sono succeduti: il sig. Guido Barea, il
prof. Camillo Pellegatti, l’arch. Giovanni Favaro, il geom. Dino Tecchiato, il signor Eraldo Cisterna, il
dott. Francesco Panetta, il sig. Amadio Favaro, i segretari e i numerosi consiglieri di amministrazione.
Un ringraziamento doveroso anche a quanti hanno consentito in vario modo l'organizzazione e
lo svolgimento delle manifestazioni, in particolare alle varie Amministrazioni Comunali che si sono
succedute e che hanno sempre, oltre che finanziata, incoraggiata l'iniziativa della Associazione.
Nel corso di questi venti anni abbiamo avuto anche dolorosi vuoti , da quello lasciato
dall’attivissimo allora Vice Presidente Alfonso Lazzaro agli ultimi due improvvisi e dolorosi di Franco
Panetta e di Alberto Bellon. Questi ed altri di cui può sfuggirci in questo momento il nome, saranno
ricordati con una S. Messa in occasione della festa annuale del socio che quest'anno, assumerà un
particolare significato.
MOSTRA FOTOGRAFICA A CA' CELSI
Lo storico edificio ospita ancora una volta una interessante mostra
Nel mese di marzo erano incluse nel calendario della Pro Loco due manifestazioni: una mostra
a Ca' Celsi e la manifestazione ecologica "Puliamo un angolo di Istrana".
Sulla seconda è meglio, come si suol dire, stendere un manto pietoso: eravamo i classici "quattro gatti"!
Cause: il tempo inclemente? la scarsa pubblicità? Speriamo. Ci dispiacerebbe pensare che l’insuccesso
dell’iniziativa fosse da attribuire solo alla mancanza di interessamento al problema da parte della
cittadinanza. Girando per Istrana si può infatti notare come non occorra eccedere in sensibilità per
rendersi conto della necessità di mantenere il paese più pulito, specialmente lungo le strade di accesso
al centro.
Bella, bene allestita, interessante … la mostra di fotografia ambientata nelle sale di Ca' Celsi. E'
nata dalla collaborazione tra Pro Loco e il gruppo "Fotografi a Porta S. Tommaso", un sodalizio che
raggruppa appassionati e professionisti della fotografia del capoluogo della Marca. Alla inaugurazione
della mostra numeroso, attento e qualificato il pubblico presente che ha potuto ammirare la bella e
interessante serie di immagini fotografiche; alcune veramente eccezionali.
Nel corso dell’inaugurazione, cerimonia simpatica anche per la cordialità, gli autori ed in particolare il
dott. Vladimiro Dalla Costa, in arte Clive Anderson, hanno guidata la visita alla rassegna illustrando le
varie opere esposte.
Anche nei successivi giorni di esposizione, la presenza e la qualità del pubblico hanno pienamente
soddisfatti gli organizzatori.
Istrana e Ca' Celsi, ancora una volta hanno ben figurato!
21^ FESTA COMUNALE DELL'ANZIANO
Si ripete anche quest'anno il tradizionale incontro tra e con gli anziani del Comune.
Siamo alla 21^ edizione della "Festa Comunale dell'Anziano".
La festa è programmata per domenica 27 maggio e si terrà ancora una volta presso la palestra
comunale. Approfittiamo dell’uscita di "Vivere Istrana" per segnalare agli anziani una novità
organizzativa: l'invito non è stato recapitato dai rappresentanti della Pro Loco, ma è arrivato o arriverà
per posta.
Gli interessati a partecipare alla manifestazione potranno dare la loro adesione o al CIRCOLO DEGLI
ANZIANI (orario di apertura tutti i giorni dalle 15 alle 18) o ai nominativi segnalati nella lettera-invito.
A tutti si ricorda che per poter partecipare è indispensabile dare l'adesione entro il 22 maggio.
Riportiamo, per comodità, i nominativi cui rivolgersi per informazioni o iscrizioni:
CIRCOLO COMUNALE ANZIANI Tutti i giorni dalle ore 15 alle 18
SALA
POZZEBON Alberto
tel. 042273289
PEZZAN
PELLEGATTI Camillo
tel. 042273361
MARCHI Natalino
tel. 0422730101
ISTRANA
CONDOTTA Virginio
tel. 0422738044
DELLA PINA Ottaviano
tel. 042273430
SIMIONI Graziella
tel. 0422832487
OSPEDALETTO
BACCHION Eugenio
tel. 042273674
TEMPESTIN Danilo
tel. 0422730263
VILLANOVA
CISTERNA Eraldo
tel. 042273300
FAVARO Amadio
tel. 0422738035
IN BREVE
Programma e bilancio 2001
La Legge regionale prevede che, per conservare l’iscrizione nell’albo regionale, la
Pro Loco adempia annualmente a una serie di obblighi; tra questi l’invio alla
Amm. Comunale del programma di attività e del bilancio preventivo da sottoporre
all’esame e alla approvazione del Consiglio Comunale.
Il Consiglio Comunale di Istrana nella seduta del 9 aprile u.s., dopo
l’intervento del Presidente Favaro che ha illustrate le varie manifestazioni in
programma e risposto ad alcuni quesiti posti dagli amministratori, ha approvati
alla unanimità sia il programma che il bilancio di previsione 2001 esprimendo nel
contempo apprezzamento per l’attività svolta dalla Associazione.
Biciclettata
La ormai tradizionale manifestazione che vede coinvolti nella organizzazione e
partecipazione AVIS, AIDO e Comitato pro bambini di Chernobyl, è stata rinviata
da domenica 13 maggio a una domenica di settembre. Tale rinvio si è reso
necessario essendo stata fissata al 13 maggio la data per le elezioni.
Giochi in villa
Ormai alla terza edizione, si terranno, sempre nel parco di Villa Lattes, domenica
15 luglio.
In un prossimo incontro cui saranno invitati i dirigenti dei gruppi frazionali sarà
esaminata, tra le altre cose, anche la possibilità e l’opportunità di trasformare la
manifestazione in “Palio delle frazioni”.
Nel frattempo le frazioni sono invitate a pensare alla formazione delle quadre e ad
inserire la manifestazione nei loro calendari di attività.
AAA… cercasi
Il comitato di redazione di “Vivere Istrana” rinnova ai lettori l’invito a collaborare
inviando materiale da pubblicare.
In particolare si cercano vecchie fotografie del territorio comunale o di gruppi
(scolaresche, nuclei familiari, ecc … purché interessanti e non recenti ).
Il materiale sarà trattato con la massima cura e restituito al proprietario. In caso di
pubblicazione sarà citato il proprietario. ( tel. 0422738035/042273361).
MUSICA SACRA A OSPEDALETTO
Riconoscenza del coro inCanto alla parrocchia
Domenica 25 marzo 2001 la grande musica Sacra ha fatto tappa nella chiesa parrocchiale di
Ospedaletto d’Istrana.
Il Coro inCanto, magistralmente diretto da Marina Bottacin, ha infatti deliziato i presenti
ripercorrendo con musiche di Monteverdi e Liszt le tappe della Via Crucis, in un momento che ha
fornito lo spunto anche per una riflessione sui misteri pasquali.
In verità non si è trattato di una prima assoluta dell’apprezzato coro trevigiano nella chiesa della
Beata Vergine della Purificazione, dal momento che l’ultimo CD del coro inCanto “Via Crucis” è
stato registrato proprio nella chiesa di Ospedaletto a luglio e ottobre 2000.
Si è trattato dunque di una sorta di ringraziamento al parroco e all’intera comunità parrocchiale che
per aver messo a disposizione l’ottima acustica della chiesa, ha ricevuto in cambio un’intensa ora di
toccante musica sacra.
La Via Crucis di Franz Liszt, composta fra il 1873 e il 1879, ripercorre con impressionante
semplicità espressiva le 15 stazioni della Passione di Cristo.
Il grande pianista ungherese ha infatti percorso le stazioni della Via Dolorosa in una composizione
quasi inarrivabile per la maggioranza dei comuni complessi vocali, ma superata con autorevolezza
dal coro di Treviso, anche e, ci piace pensare , grazie alle architetture settecentesche della chiesa di
Ospedaletto.
Paolo Bacchion
BIBLIOTECA
Leggere, leggere storie, leggere libri ci aiuta a stare meglio nel mondo Tullio de Mauro
“Leggere, leggere storie, leggere libri ci aiuta a stare meglio nel mondo. In un vecchio libro di
Joseph Rudyard Kipling, il grande autore del Libro della giungla, c’è una novellina che si intitola:
c’è troppo ego nel tuo cosmo. La voce di un altro che ci legge, quando ancora non sappiamo leggere
in proprio (e magari anche dopo) e le parole stampate sulla carta ci aiutano in questo, anzitutto: a
scoprire che ci sono altri, altri mondi, altre storie, e tra gli altri noi. Ogni parola letta o lettaci è una
scossa al credere che solo la nostra persona conti nella lunga, vasta, varia storia del mondo. Ci aiuta
a rendere un po’ più piccola la parte che rischiamo sempre di concedere al nostro io.
E, così, leggere ci aiuta a diventare un po’ meno sordi alle ragioni e ai motivi che si intrecciano
intorno a noi nella vita degli altri. Diventiamo meno disarmati e ingenui.
Certo, il rapporto diretto con altri serve, e moltissimo, alla stessa cosa. Ma leggere ci permette di
stabilire questo rapporto con altri con poca spesa, nel momento che scegliamo noi, col tempo che
vogliamo impiegare. E con una vastità di orizzonti senza limiti. Perché la scrittura sfrutta fino in
fondo la qualità e capacità delle nostre parole….”.
“…..Come questo libro ci aiuta a vedere, le parole e le storie che in esso si racchiudono ci parlano
certamente di quel che esiste effettivamente al presente intorno a noi, nella sua nuda verità o filtrato
attraverso il racconto ma anche di cose avvenute in un tempo lontano o in un luogo per noi remoto.
Infine, parole e storie sanno dirci e mostrarci, e - si badi - meglio di qualunque effetto speciale, cose
del tutto impossibili. Almeno per ora la “macchina del tempo” immaginata da H.G. Wells è
impossibile da realizzare. Non abbiamo una macchina per riandare indietro a centomila anni fa,
quando i nostri primi diretti antenati si affacciarono sulle rive del Mediterraneo, oppure per
schizzare in avanti, tra un milione, o dieci milioni di anni, per vedere che ne avremo fatto della
nostra Terra e se ci saranno dei viventi più in gamba di noi. Ma abbiamo le parole, abbiamo
l’intelligenza che si condensa nelle parole e si affida alla scrittura per fare, almeno con la mente,
viaggi del genere….”
“………..E il grande vantaggio che ci dà la lettura è poter realizzare tutto questo allungando una
mano, scegliendo un libro e leggendolo quando e come ci pare. Qualcosa non ci convince?
Torniamo indietro e rileggiamo, saltiamo in avanti e vediamo come va a finire.
Un mondo, altri mondi sono là a nostra disposizione. Della lettura insomma può dirsi quello che
nella “Ruota degli elfi”, Janet Taylor Lisle dice della magia, che può cambiare impercettibilmente
la realtà: “ Si muove invisibile nell’aria dissolvendo i comuni punti di vista e permettendo a nuovi
modi di vedere le cose di insinuarsi segretamente, silenziosamente, come un gatto randagio
attraverso una siepe”.
E’ così, e lo sanno bene i conformisti più ossessivi e le dittature più occhiute, attente a redigere
indici dei libri proibiti: niente come la lettura di un libro, nell’apparente quiete e nel silenzio può
dischiudere in modo imprevedibile la vista di nuovi orizzonti di vita.
“…..E quante storie si potrebbero evocare: ripensando sono andato in cerca dei “miei libri” e molti
gli ho ritrovati, da Pinocchio ovviamente a Senza famiglia, da Peter Pan a Piccole donne, a
Stevenson, Verne, Mark Twain, Kipling; ma mi è difficile non rievocare anche la voce di mia
madre, che mi legge un Pinocchio nuovo nuovo e poi, presto, sempre più logorato da continue
riletture in proprio. Senza quella voce non sarei mai entrato altrettanto pienamente nel mondo della
parola scritta e letta. Ovviamente non è un’esperienza personale soltanto, e perciò mi permette di
ricordarla. A tutti i livelli d’età e dappertutto capita lo stesso. Nessuno dovrebbe mai dimenticarlo:
la voce, la altrui lettura ad alta voce è la grande, invitante porta d’ingresso alla parola scritta e alla
lettura anche adultamente silente.
Insieme alla presenza di una voce leggente, l’altra condizione di buon accesso alla lettura è che in
casa ci siano un po’ di libri, ovviamente con l’abitudine di leggerli. Intercalo ancora privati ricordi
della primissima infanzia, forse indicativi: gli occhi nerissimi di un fratello che scorrono veloci
righe e righe, pagine e pagine, libri su libri di ogni genere, in un silenzio totale e assorto, lui
altrimenti sempre tutto fuoco, entusiasmi, scherzi e iniziative. Quel suo essere d’improvviso tutto
riassorbito in quel leggere: ecco qualcosa che vale quanto un programma di aggiornamento
ministeriale per la promozione della lettura.
Tanto meglio sarebbe, potrebbe essere, naturalmente, se ai libri a casa si aggiungessero luoghi
luminosi e piacevoli, aperti e collettivi: non oscure teche di libri difficilmente accessibili, ma
affidabili centri di accrescimento del comune crescere e comprendere, offerte simpatetiche di
letture, musiche, film, informazioni. Insomma, le biblioteche territoriali…..”
Tratto da “100 libri per navigare nel mare della letteratura per ragazzi” Salani Editore (1999) Introduzione di Tullio De Mauro
SERATA ALL’ARENA DI VERONA
Venerdì 3 agosto 2001 Opera : IL TROVATORE DI G. VERDI
55 posti disponibili, quota (comprendente biglietto d’ingresso, viaggio in pullman e libretto
d’opera) £ 45.000 circa.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla Biblioteca comunale. tel. 0422/836510
SETTIMANA DELLA LETTURA E MOSTRA-MERCATO DEL LIBRO
2° EDIZIONE
26 maggio - 2 giugno 2001
Mostra-mercato del libro, per adulti e per ragazzi, Concorso di disegno per le scuole, Laboratori di
lettura espressiva, Spettacoli teatrali, incontro con l’autore, premiazioni.
IMPORTANTI LAVORI DI RESTAURO A
VILLANOVA
Restaurate le pale d’altare della parrocchiale.
Nella chiesa parrocchiale di Villanova sono conservate tre pale d’altare interessanti dal punto di
vista artistico e storico,le quali ornano rispettivamente l’altare maggiore dedicato al patrono S.
Matteo, l’altare minore a sinistra dedicato alla Vergine Maria e quello minore di destra dedicato al
Precursore San Giovanni Battista.
La bellezza di tali dipinti però da tempo era offuscata a causa dell’usura provocata dal tempo e
dall’umidità. A tali inconvenienti ha posto un efficace rimedio l’opera di restauro attuata
recentemente dall’esperto sig. Bigolin grazie al contributo economico offerto dalla Banca di Credito
Cooperativo di Treviso.
Il lavoro di restauro perfezionato e ultimato dal Bigolin ha consentito di ridare splendore a queste
opere d’arte e nello stesso tempo contribuito ad approfondirne la loro genesi e l’evoluzione, in
particolare per il quadro che rappresenta S, Matteo. Sotto una patina di colore azzurro-verde, che un
pittore restauratore dell’’800 aveva uniformemente distribuito nello spazio circostante il S. Matteo e
l’Angelo, creando un’atmosfera d’aperta campagna con rocce, il Bigolin ha scoperto i segni di una
pittura originaria ben diversa.
Con paziente lavoro ha portato alla luce alcuni segreti a riguardo della pala raffigurante il S. Matteo.
Questo apostolo evangelista, ritratto in sommesso colloquio con l’angelo mentre è in atto di
trascrivere il vangelo, originariamente era posto in un interno con tanto di parete in mattoni e
finestra laterale con scorcio. Attraverso l’aiuto offerto dai mezzi di indagine specifica sul tessuto
della tela ha inoltre verificato come nei secoli scorsi siano state inserite da pittori restauratori altre
parti nel dipinto. Alcune aggiunte hanno rabberciato i punti di lesione del tessuto e apportato lievi
modifiche al corpo dei personaggi dipinti, altre hanno contribuito ad aumentare le dimensioni della
pala soprattutto innalzando la parte superiore con una sezione di dipinto del ‘600 rappresentante una
Trinità.
Il restauratore Bigolin, sentito il parere della dottoressa Delfini della Sovrintendenza ai Beni artistici
e culturali del veneto, ha espresso il parere al parroco e alla commissione parrocchiale di coprire
con un telo scuro la parte inferiore e quella superiore del dipinto di S. Matteo che recano le
impronte delle aggiunte non originarie, al fine di dare maggior rilievo al soggetto centrale della pala
d’altare.
La straordinaria luminosità dei colori e la cura del dettaglio nelle vesti dell’angelo e di S. Matteo,
così come l’ingegnosità dell’impostazione spaziale e gestuale del dipinto, fotografano visivamente
ed emotivamente l’istante dell’ispirazione divina dell’evangelista. E’ mirabile e particolarmente
riuscita la stessa rappresentazione del viso di S. Matteo, raffinata nell’evidenziare gli occhi, le
pieghe della pelle, il tratteggio lineare della barba e dei capelli. Il Bigolin e la dottoressa Dolfini
colpiti da una simile maestria nell’arte pittorica ritengono che l’opera sia un capolavoro realizzato
da un autore cinquecentesco sicuramente tra i più valenti. Nell’archivio parrocchiale i documenti
relativi alle visite pastorali indicano con ricorsività il nome di Giovanbattista Zelotti come autore
della pala. Le ricerche continuano al fine di giungere alla conferma o all’identificazione esatta del
pittore.
La seconda pala dell’altare, dedicata alla Vergine Maria, è attribuita a Japoco Palma il Giovane,
altro autore significativo del ‘500. Nel dipinto Maria assume un ruolo primario insieme al Bambino
Gesù che tiene in grembo, intorno a questo perno centrale del quadro sono poste altre figure di santi
in atto di adorazione. Si tratta di S. Giuseppe alla spalle di Maria, di S. Antonio e Santa Caterina da
Siena di fianco rispetto al gruppo famigliare. Questo dipinto aveva subito un grave danneggiamento
a causa dell’umidità e dei microrganismi. Il quadro è stato oggetto di particolare cura da parte del
restauratore Bigolin, in quanto il colore del manto della Madonna era seriamente compromesso. La
dottoressa Delfini ha
evidenziato le caratteristiche pittoriche di Jacopo Palma che emergono
anche da questo dipinto: i colpi di luce sul volto dei santi, gli effetti cromatici ed il cadere raffinato
delle vesti.
Anche nella pala d’altare dedicata alla Madonna sono state apportate delle aggiunte nei secoli
scorsi: nella parte superiore è stata posta una sezione del ‘700 rappresentante degli angeli. Per
uniformare l’insieme il restauratore dei tempi passati aveva sovrapposto una sottile patina di colore
azzurro a simulare uno sfondo di cielo. Il restauratore Bigolin ha sollevato questa patina facendo
vedere il quadro di Jacopo Palma e distintamente la sezione superiore.
Sul terzo altare, quello dedicato al Precursore, si trova un dipinto che ha le stesse dimensioni del
foro d’altare e non ha perciò necessitato di aggiunte.
L’autore è ignoto.
Questa pala d’altare raffigura S, Giovanni Battista con vesti e calzari di pelle in sembianze
eremitiche, in posizione elevata rispetto ai due santi sottostanti – San Francesco d’Assisi, ritratto
quasi di spalle rivolto al Precursore e a lato un altro santo in ricche vesti vescovili e con un libro in
mano -. A questo proposito vengono in aiuto le fonti d’archivio parrocchiale , le quali ci offrono
alcune informazioni. Nel documento che descrive la visita pastorale avvenuta nel 1930, il parroco
don Giuseppe Fogale ricorda che presso la chiesa di Villanova erano conservate alcune reliquie di
santi: dal 1673 quelle dei SS. Innocente, Amato, Felice e Candido, dal 1745 quelle dei Santi
Valentino e Benedetto. Queste ultime avevano ricevuto la patente di identità e di custodia nel 1853.
Il personaggio in vesti vescovili nella pala dell’altare di S. Giovanni può rappresentare proprio S.
Valentino, di cui si conserva la reliquia.
Tuttavia risulta interessante l’informazione che lo stesso don Fogale riporta poco più avanti nel
documento del 1930, secondo cui sin dal 1746 era posto un dipinto con i santi Giovanni Battista,
Francesco e Carlo Borromeo sul medesimo altare.
Si tratta dello stesso che abbiamo oggi?
Inoltre don Fogale afferma testualmente che precedentemente all’edificazione in marmo dei tre
altari della chiesa, ultimati nel 1760, si trovavano degli altari scolpiti in legno, dedicati ai medesimi
di oggi: ossia Matteo, Maria e Giovanni.
Sull’altare della Vergine però era posto un dipinto che la rappresentava con san Rocco e San
Sebastiano, non più reperibile. Sull’altare maggiore era posto sempre il dipinto con san Matteo e
l’angelo.
Un cenno sulle ulteriori notizie a riguardo degli interventi di restauro che sono stati attuati nei tempi
passati e di cui è rimasta traccia nelle fonti dell’archivio parrocchiale. Il primo intervento di restauro
delle pale d’altare di cui esistono sia la descrizione sia la ricevuta di pagamento, è avvenuto nel
febbraio del 1883. All’interno del fascicolo contenente la corrispondenza di don Girolamo Grespan,
si rintraccia la dichiarazione di pagamento scritta dal parroco. La somma indicata è di 100 lire. Nel
registro delle entrate e delle uscite della fabbriceria parrocchiale datato 1875-1887, è attestato alla
data del 15 febbraio del 1883 il medesimo pagamento di 100 lire al pittore Zanelli con la seguente
motivazione “ per il restauro delle pala”. Rimane l’incertezza sull’identità del dipinto oggetto del
primo intervento di restauro.
Si è trovato riscontro di un’altra operazione di restauro avvenuta 10 anni dopo, nel 1893. Nel
giornale della fabbriceria datato 1864-1907, è attestato il pagamento complessivo di lire 49 al
pittore Nordico, con la seguente motivazione “per il restauro di una pala” avvenuto nell’anno 1893.
Più dettatagliatamente nel medesimo registro, analizzando le voci di spesa del mese di settembre
1893, si trova riscontro del pagamento di 49 lire, in due momenti: dapprima con una somma
modesta di 10 lire, in un secondo momento con un’altra di 39 lire. Accanto a questa spesa si legge
la motivazione”saldo riparazione delle pale”. Si ritrova anche la ricevuta del pagamento, datata 6
settembre 1893 sottoscritta dal pittore Domenico Nordico, il quale dichiara d’aver ottenuto 49 lire
dalla fabbriceria di Villanova per “le aggiunte fatte alla pala dell’altare maggiore e per alcune
riparazioni piccole alla pala rappresentante la Madonna.
Stefania Ugo
CULTURA e BENESSERE
La saggezza popolare del III° millennio
Che cos’è l’istinto?
In passato molti uomini hanno avuto illuminazioni di cose oggi confermate per mezzo della moderna
tecnologia; infatti, nonostante il nostro sapere, restiamo affascinati dalla capacità degli egiziani di
imbalsamare i corpi con uso di erbe, piante e minerali opportunamente selezionati e combinati; una
conoscenza di certo lontana dalla odierna chimica.
Se volessimo ripetere oggi l’esperienza della imbalsamazione con gli stessi strumenti di allora non ne
saremmo capaci.
Chiediamoci dunque a quale cultura apparteniamo e quante sono queste qualitativamente. Le possiamo
schematizzare in:
A) Cultura empirica a dimensione d’uomo.
B) Cultura razionale e tecnologica.
Ecco alcuni esempi pratici:
in passato le nostre nonne usavano la foglia di basilico nella conserva di pomodoro; ci siamo chiesti il
perchè?
Questa erba è ricca di olii essenziali (da cui il caratteristico profumo gradevole), che isolati e studiati dal
punto di vista microbiologico si sono dimostrati capaci di attività antimicrobica ed antimuffa quindi,
conservante.
Ecco perchè le nostre nonne, portatrici di un’antica cultura empirica, lo usavano per le conserve di pomodoro
come, in altre situazioni usavano anche l’alloro, la menta, il rosmarino, il timo e tante altre piante.
Sicuramente loro hanno beneficiato di informazioni tramandate da generazioni in generazioni ma esiste una
fonte inestimabile di sapere che l’uomo tecnologico considera volutamente non razionale, escludendone la
possibilità di verifica: parliamo dell’ ISTINTO !
Tutti siamo nati con questo dono. Mio padre mi riferiva di quei bambini piccoli che sentivano il bisogno di
ingerire le palline bianche di calce (non ben amalgamate nell’impasto di argilla) che si trovavano tra le pietre
dei muri; era segno di carenza di calcio. Al seguito di integrazione del minerale, tali bambini non avrebbero
più manifestato questa inclinazione.
Ciò che il bambino ha usato è stato puro istinto.
Anche gli animali c’insegnano; classico è l’esempio del gatto che quando è stitico si ricerca autonomamente
la cosiddetta “erba gattaia”. Al gatto, come al bambino, dunque chi ha insegnato botanica, farmacia o altro ?
Nessuno, perchè hanno attinto dal grande patrimonio di conoscenza primordiale che si esprime appunto
tramite l’istinto.
In epoca cristiana troviamo una nutrita schiera di religiosi e fedeli guaritori, che supportavano i loro
interventi con risorse istintivamente naturali. Per citarne alcuni : i medici SS Cosma e Damiano; in Germania
S. Ildegarda di Bingen e padre Kneipp, in Italia i monaci benedettini i quali, inoltre, curavano sia gli orti di
piante officinali che la trascrizione degli antichi testi di cultura medica. Molto più vicino a noi, in epoca
recente, ci è nota la figura di don Tognana, sacerdote della parrocchia di S. Cristina di Quinto (TV), che ha
aiutato molte persone attingendo il suo sapere dall’antica saggezza non scritta in alcun libro di medicina.
Questa cultura empirica a dimensione d’uomo rischia di scomparire per l’eccessivo uso della razionalità
dell’era tecnologica. E’ per questo motivo che un gruppo di persone si sono riunite con lo scopo di
mantenere vivo il bagaglio culturale tradizionale pur supportato dagli attuali mezzi tecnologici.
Nasce così la “Erbosanit in Progress”, un’associazione ed un Progetto Culturale Naturopatico, il quale scopo
è la divulgazione del “benessere secondo natura”.
Vivere in modo salutare non è un’arte che dobbiamo apprendere bensì un modo di vita istintivo cui
dobbiamo ritornare. Nessuno possiede tutte le risposte; i temi delle nostre attività sociali mirano ad
accogliere l’opportunità di usare tutto ciò che ci offre la natura per stare bene e la prova migliore del valore di
una cosa è nel suo buon esito pratico. Proviamo a pensare: se per un certo periodo, cambiando le nostre
abitudini alimentari, non abbiamo più problemi digestivi e se dopo un pò ci venisse mostrato un articolo in
cui si afferma che tale alimentazione non è scientificamente efficace, smetteremmo forse di mangiare in tal
modo ?
Eppure dentro ognuno di noi, come pure negli animali, è riposta la soluzione ai nostri bisogni.
Proprio sulla base di tali presupposti i fondatori dell’associazione culturale “Erbosanit in Progress”
desiderano mettere a disposizione le loro esperienze per mezzo di serate divulgative e conferenze gratuite;
oltrechè seminari, corsi di approfondimento e quant’altro utile alla riesumazione degli antichi saperi di
Madre Natura studiandoli alla luce delle odierne conoscenze.
In Istrana gli incontri si terranno in Cà Celsi alle ore 20:30 nelle seguenti date :
Giovedì 10 Maggio sul tema “Ansia e depressione - il malessere del III° Millennio”. Il relatore sarà lo
scrivente Francesco Gravina, presidente della sezione di Istrana; gli argomenti sono tratti dalla sua tesi di
Dip. Universitario di Farmacia e partiranno da alcune citazioni storiche per arrivare alla nostra epoca in cui
tradizionali rimedi contro questo male sono confrontati con alcuni farmaci di ampio utilizzo fino alla data
della sperimentazione scientifica riferita. Si evidenzieranno, inoltre, alcuni pro e contro dei rimedi
considerati.
Giovedì 16 Maggio sul tema “Metodo Zilgrei”, ideale connubio tra antiche tecniche respiratorie con la
moderna chiropratica per ottenere ragione sui dolori osseo-articolari e muscolari, tensione da stress ed anche
per la preparazione al parto. Per quest’ultimo punto partiranno in Settembre 2001 i corsi di formazione aperti
anche ad operatori sanitari e parasanitari.
Mercoledì 06 Giugno sul tema “Vivere e nutrirsi secondo natura”. Si individueranno i cibi utili nel
ripristino del benessere fisico ma anche uno stile di vita che porta nel tempo a malesseri di varia natura e,
quindi, si vedrà come porvi rimedio.
Le tre conferenze sono aperte a quanti interessati per riscoprire i valori di un antico sapere realizzando un
ideale connubio tra la cultura empirica e quella eminentemente razionale e tecnologica tipica dei nostri
tempi.
Questo è l’obiettivo culturale dell’associazione naturopatica “Erbosanit in progress”.
il presidente di sezione
Francesco Gravina
ISTRANA: UN PEZZO DI STORIA CHE SE NE
VA.
"Buttate giù" le case "dei Ospeai" e di "Giovani Mecanico"
Sono state abbattute le case degli "Ospeai" e di "Giovani Mecanico". Erano due emblemi, per ciò che
memorizzavano del paese: aggredite da un'enorme ruspa, sono crollate entrambe come fossero state di
cartapesta. E' stata una stretta al cuore vedere quelle mura sgretolarsi e portarsi via in una nube di
polvere tutta una storia di gente e di paese. Se ne è andato un pezzo di noi, perché quelle case facevano
parte a quella trama di presenze che erano il "cuore" della piazza. Entrambe hanno abitato nel "Paese
delle rondini".
Al loro posto sorgeranno costruzioni nuove e uno spazio nuovo che dovrà lasciar posto ad una "rotonda
stradale" che rimedierà all'affanno del crocevia della piazza. Ma non sarà più la stessa cosa.
La "casa dei Ospeai"
Sorge in piazza che più in piazza non si può. All'interno di questo fabbricato lungo e rettangolare si
sono mosse vicende e persone che hanno dato vita ad uno spaccato di paese lungo tutto l'ultimo secolo:
quanto basta per dirla lunga di quanto possa esservi
accaduto in termini di cambiamento e anche di drammaticità. Inizialmente era formata da un
susseguirsi di portici adibiti al posteggio dei cavalli, con annessa abitazione con stalla e fienile che si
affacciava sull'ampio cortile. A farla costruire ed ad abitarla era stato Bepi Marconato che proveniva
dal colmello di cao de Soto: con lui la moglie Beatrice Baldissera e il primogenito Toni. Veniva
chiamato "dei Ospeai", una nomea per indicare in gergo spiccio la sua provenienza ospedaliera, era
cioè un trovatello. Fiutò il vento della meccanizzazione e il primo servizio di trebbie e trattori in zona
fu suo. Ne conseguì una officina meccanica e qui, oltre al Toni divenuto adulto, divenne maestro di
questo nuovo mestiere il figlio Augusto che insegnò l'arte agli eredi. Il terzo, Giovanni, preferì
dedicarsi al lavoro dei campi.
Questa abitazione si rese nota per la sua grande ospitalità, ma anche per gli avvenimenti tragici che vi
transitarono. Come quelli dell'ultima guerra quando piovvero bombe e
mitragliamenti, la cruenta battaglia dell'ultimo giorno quando la casa fu colpita da cannonate, percorsa
e sconvolta dalle fazioni in lotta. E, nel contempo, costituì incredibile e umanissimo "rifugio" per tanti,
con gesti e parole rassicuranti per tutti. Poi, le officine si ampliarono e modernizzarono. Queste restano.
Ma la stalla scomparve. Adesso, anche la casa.
La casa di "Giovani Mecanico"
Era chiamata così perchè il padrone di casa, Giovanni Sartori, essendo uno dei primi ad avere
l'automobile (tanto che faceva anche noleggio) ne sapeva qualcosa di motori, sui quali interveniva
anche con qualche aggiustatura. A lui ricorrevano persino i "tombolani" che arrivavano in treno ad
Istrana per poi farsi accompagnare ai mercati di bestiame dell'Istria e della Jugoslavia.
La loro assidua presenza indusse il Sartori a mettere su anche una trattoria (era il periodo tra le due
guerre) che rimediò da una casa di contadini, e che gestì con la moglie Gigetta. Poi anche con i figli.
Qui incrociarono vicende belliche ed umane che furono inevitabili stante la posizione strategica (come
e ancora più della casa dei Ospeai) di avamposto del crocevia della piazza.. Questa trattoria divenne
poi, nel primo dopoguerra, "quartier generale" di tanti tecnici al momento della costruzione
dell'aeroporto. E fu anche riferimento ideale per tanti abitanti del paese, compresa la gioventù che
aveva nel figlio Oscar un trascinatore buono e generoso. Basti pensare che, ai tempi dell'infanzia,
distribuiva gazzose ( e non solo) a coetanei che, altrimenti, non sarebbero mai state alla loro portata.
Trent'anni fa, attigua a questa, era stata costruita un'altra più confortevole abitazione. Da qualche anno
Oscar è deceduto per incidente stradale. E cesserà anche quest'ultima casa: dai tanti ricordi, di persone
e di paese.
Riccardo Masini
Con il sodalizio di Biblioteca e Pro Loco.
VALORIZZATA LA CULTURA ATTRAVERSO LA
MEMORIA DEGLI ANZIANI
Non è sempre vero che la memoria storica sia come un filo nell’aria e destinato all’oblio. Almeno fino
a quando non intervengono iniziative atte a raccogliere e custodire il patrimonio, a beneficio della
storia e dei posteri. E’ il caso della Biblioteca e della Pro Loco che hanno fatto causa comune nel
realizzare un progetto di valorizzazione della memoria storica e della cultura locale.
Si è trattato di immergersi in un humus di umanità insospettabile, recuperare e documentare le
tradizioni
locali, attraverso esperienze di vita raccontate da testimoni privilegiati, con
registrazioni audio-video che saranno archiviate come documenti storici presso la cineteca della
Biblioteca, a disposizione del pubblico. Gli sviluppi di questo importante lavoro verranno definiti in
seguito, di certo vi saranno serate appositamente studiate.
L’operazione ha visto coinvolta una “troupe” formata da un componente della Biblioteca come
operatore (Pierpaolo Capodicasa), lo stesso presidente della Pro Loco Amadio Favaro (luci e regia) e
chi scrive come giornalista.
Un lavoro che ha comportato ben 25 interviste, nel corso delle quali sono emersi particolari
riconducibili ai modo di vita del passato: scampoli esistenziali, aneddoti, filosofia popolana, lembi di
miseria e rassegnazione ma anche legati a solidarietà e forza d’animo. Incredibile la disinvoltura dei
più: con spaccati da importanti memorie di paese” attraverso una mappa di racconti e situazioni fornita
dall’ultimo medico condotto, di chi a suon di brevetti ha ereditato la creatività ai figli, è tornato a piedi
dai lager tedeschi, è scampato alla campagna di Russia, ha vissuto i “fronti” della guerra militare e
civile, aveva cominciato a fumare a sei anni iniziato dagli inglesi della prima guerra; eppoi lo sport e la
scuola interpretati in ben altri tempi e contesti, l’archeologo per caso. Anche le donne in evidenza: con
una “pasionaria” recentemente scomparsa, un’altra che andava dal fratello partigiano in Grappa
sfidando i posti di blocco, chi aveva conosciuto entrambe le guerre e, soprattutto… Francesco Baracca.
E infinitamente altre realtà e arguzie riportate da sorprendenti e arzille centenarie. O giù di lì.
Da queste chiacchiere spontanee si è costruito un mosaico del mondo andato che affonda le proprie
radici in un passato che appartiene all’anima della storia. E che si rapporta con il presente.
E’ nato, insomma, un campionario intriso di originalità e umanità, con situazioni arcaiche e recenti,
cariche di emozioni. Una realtà nostra, che è cultura pura. Ora, a disposizione di tutti
Riccardo Masini
VILLANOVA: QUEL CAMPANILE CON IL
"RIBEGON"
La Pasqua nostrana è zeppa di tradizioni popolari. Chi non ricorda, ad esempio, le cosiddette
"ribeghe" che entravano in funzione al termine di determinate funzioni della Settimana Santa. Tutte
assieme.il loro "suono" diventava un rumore fragoroso, ogni ragazzo ne era provvisto.
Ma, poiché anche le campane dovevano accompagnare il lutto della fede con il silenzio dal mercoledì
al sabato, i segnali convenzionali erano suppliti da un "suono" meno armonioso che veniva prodotto da
un "ribegon": praticamente il fratello maggiore della prima, ma molto più grande e fatto a mo' di
cassonetto. Emetteva un rumore cupo e tambureggiante, attraverso dei martelletti che venivano azionati
da una manovella. Questi aggeggi venivano installati nella cella campanaria, per consentire un ampio
spazio di diffusione.
Nel tempo, questa tradizione morì. Ma non per Villanova. Dove, a tutt'oggi, il proprio campanile si
differenzia dagli altri per avere "una nota in più": quella di un ribegon, a perenne presidio della zona.
C'è stata della gente, infatti, che ha pensato di riporre nella cella campanaria un grosso ribegon che,
debitamente protetto da un telo, giace in parcheggio dall'ultimo venerdì santo fino ad essere riattivato
in quello dell'anno successivo.
Anche se siamo nell'epoca della telematica ci sembra questa una storia che va raccontata, perché
dimostra come usanze sopravvivano ancora nel cuore degli amanti della tradizione. E' stata così
perpetuata in chiave moderna una antica usanza, che negli ultimi anni sopravviveva con chi portava in
giro per il paese il ribegon, sopra una carriola, per annunciare il mezzodì e l'inizio delle funzioni ni
giorni di lutto della settimana santa.
Ma c'è stato chi ha voluto una svolta definitiva alla questione, costruendo un ribegon (parola talmente
nostrana, da essere intraducibile) norme, dell'ampiezza di mt. 1,50 per 1,00: tutto in legno, come vuole
l'originalità. Solo che, adesso, è funzionante ad elettricità ed insediato in pianta stabile sul campanile.
La "cassa di risonanza" è suggestiva e suscita sempre meraviglia nella gente. Anche un giusto orgoglio
per questo originale recupero del passato.
R.M.
ISTRANA PRODUCE
Artigianato e hobby
Catturare l’attenzione, attirare l’interesse e risvegliare la curiosità è oggi ardua impresa in quanto siamo
bombardati in ogni momento da messaggi pubblicitari di ogni tipo.
Nel momento in cui da casa è possibile ordinare via Internet quasi tutto c’è chi si propone di allestire
una Mostra dell’Artigianato e dell’Hobbistica.
Potrà sembrare un’impresa velleitaria ma i componenti del comitato Organizzatore la 13^
Mostra “Istrana Produce” sono all’opera per riuscire nell’intento
con la collaborazione
dell’Amministrazione Comunale, dell’Unione Sportiva Ospedaletto, della Confartigianato di Treviso e
della Pro Loco di Istrana.
La mostra biennale dell’artigianato, la cui prima edizione si svolse nel 1979 nel granaio della
canonica di Ospedaletto, è sempre riuscita a portare alla conoscenza del grande pubblico produzioni
nuove, oggetti e soluzioni frutto dell’ingegno e della genuina espressione dell’estro delle persone più
diverse.
Alla prima edizione del terzo millennio si vuole dare un nuovo slancio affidandone la gestione
ad una agenzia specializzata (la GU & GI di Oné di Fonte) che è già al lavoro per la raccolta di
adesioni (informazioni possono essere assunte per il tramite dell’Amministrazione Comunale tel. 0422831826).
Nella rinnovata edizione di quest’anno (30 giugno, 1, 7 e 8 luglio) che si svolgerà nelle scuole
elementari di Ospedaletto, verrà dato ampio spazio agli appassionati di hobby e collezioni senza
dimenticare le produzioni artigianali locali.
A contorno verranno organizzate manifestazioni di notevole richiamo ma che gli organizzatori
non desiderano ancora far conoscere perché tengono in serbo qualche sorpresa.
Nel sostegno dell’iniziativa è presente, come sua consuetudine, la cassa Rurale ed Artigiana di
Treviso, unico Istituto bancario nato nel Comune ed anche l’unico in provincia che si fregia del titolo di
“Artigiana”.
Appuntamento quindi nei primi due fine settimana di luglio (30 giugno, 1, 7 e 8 luglio) presso le
Scuole Elementari di Ospedaletto per vedere le innovazioni e le curiosità che gli organizzatori saranno
riusciti a portare in esposizione.
Enzo Fiorin
DAL LONTANO BRASILE ALLA TERRA
DEGLI AVI
Mons. Cavallin in visita alla parrocchia di Ospedaletto
L'Arcivescovo di Londrina (Brasile), monsignor Albano Cavallin è ritornato ad Ospedaletto,
terra dei suoi antenati.
E' passato un po' di tempo, ma ricordiamo ugualmente con viva emozione la visita di Mons. Albano
Cavallin ad Ospedaletto e Istrana a fine settembre 2000 in occasione del Giubileo dei vescovi a Roma.
Mons. Albano può ben dirsi uno di noi per l'amore che porta alla terra dei suoi padri. Discendente dei
Cavallin, partiti da Ospedaletto nel 1889 e insediatisi a Lapa, nello stato del Paranà
( Brasile), mons.
Albano è nato nel 1930. Diventato sacerdote, dal 1973 al 1986 è stato vescovo ausiliare di Curitiba,
dal 1986 al 1992 vescovo di Guarapuana, infine dal 1992 è arcivescovo di Londrina.
Più volte da allora egli è stato ad Ospedaletto a visitare parenti ( tra i quali il defunto don Paolo
Cavallin) e parrocchiani.
Nelle omelie delle Sante Messe celebrate, negli incontri personali egli si è distinto per la "fede
profonda e la grande umanità".
Non si dimentica facilmente un uomo così autorevole e semplice.
Al suo rientro a Londrina, Mons. Cavallin ha inviato una lettera di ringraziamento da cui
traiamo un breve periodo: “… Finalmente in ciascuna famiglia, in ciascuna casa, in ciascuna faccia ho
trovato solamente amicizia, affezione e bontà. E’ stato un tempo molto felice …”
VITA ASSOCIATIVA
ASSOCIAZIONE VOLONTARI ISTRANA
Raccolta pro alluvionati.
Il 03 dicembre scorso l'Associazione ha organizzata una raccolta di fondi da destinare alle popolazione
alluvionate del Piemonte e Liguria. La raccolta ha fruttato £ 5.634.200.
Come promesso, individuato un comune particolarmente disastrato, CERIANA, sono state scelte due
famiglie, seguendo anche le indicazioni e le informazioni fornite dalle autorità locali, ed è stato loro
direttamente rimessa la somma di £ 2.654.300 cadauno
A quanti hanno dato, il vivo ringraziamento, oltre che dei beneficiati, anche nostro.
LA CARITAS D’ISTRANA.
…
………
Il battesimo della "creatura" Caritas, nonché la sua presentazione ufficiale alla popolazione, avviene
nell'autunno del 1995 con la raccolta indumenti usati promossa dalla CARITAS Tarvisina.
Subito dopo c'è l'incontro con un'altra realtà, operante anche nel territorio della Marca Trevigiana ma
diffusa in tutto il contesto nazionale: Operazione Mato Grosso, un organismo di solidarietà con le
popolazioni più povere dell'America latina, fondato e diretto da un sacerdote salesiano, don ( o "padre"
come viene chiamato laggiù) Ugo de Censi. Da trent'anni O.M.G. con i suoi volontari è presente nelle
realtà più disperate e bisognose di Perù, Ecuador, Bolivia ed altri Paesi del Sud America.
Quest'organismo concretizza il sostegno alle popolazioni andine per mezzo di aiuti ( in viveri,
medicinali e denaro ) che, raccolti in Italia da volontari tramite varie iniziative, vengono poi fatti
pervenire direttamente ( a mezzo containers ) ai membri O.M.G. presenti sul posto. Il 23 marzo 1996 la
Caritas d'Istrana lancia l'appello alla popolazione per una raccolta di viveri da mandare laggiù, in Sud
America a favore di OM.G. La popolazione risponde, ed anche in maniera molto consistente. E' l'inizio
di una collaborazione che, ormai da sei anni, è diventata consuetudine annuale anche per la
popolazione d'Istrana, periodicamente "chiamata a raccolta" dalla Caritas per sostenere quest'iniziativa
( la raccolta più recente è del marzo 2001).
All'interno della collaborazione con O.M.G. la Caritas "inventa" anche un progetto specifico, tutto di
Istrana: il progetto "Adottiamo alcune povertà di Ticllos". Ticllos è un paesino delle Ande Peruviane
dove opera, in qualità di Parroco, don (padre) Andrea Torresan, originario di Pezzan di carbonera e
proveniente dalle file O.M.G.. Questo progetto si propone di sostenere, con un aiuto economico
duraturo fornito da famiglie volontarie aderenti alla proposta, gli sforzi di questo sacerdote finalizzati a
dare una speranza di vita dignitosa, una capacità di lavoro ed una cultura di base alla popolazione di
quel paese; è un po' "l'adozione del paese".
Dopo una gestazione piuttosto articolata il progetto parte e la risposta della popolazione è consistente,
tanto che allo scadere del primo anno praticamente tutti gli aderenti hanno confermato l'adesione; e
"padre" Andrea, da Ticllos, non manca di ringraziare fervidamente, per lettera, tutti i benefattori dei
"suoi" parrocchiani.
Nel contempo, però, la Caritas d'Istrana ha rilanciato anche iniziative promosse dalla Caritas
Tarvisina o Italiana. In quest'ambito si collocano la raccolta di firme per la proposta "Usiamo bene i
beni dei mafiosi" ( primavera 1996), la sensibilizzazione sul problema dell'immigrazione ( gennaio
1997 ), la raccolta di firme per l'abolizione del debito dei Paese del Terzo Mondo ( primavera 1997 ), la
raccolta di firme per la moratoria circa la pena di morte nel mondo ( maggio 1999 ).
Non è mancato il confronto con l'Amministrazione Comunale; dapprima ( giugno 1998 )
nell'incontro con l'Assistente Sociale, poi ( aprile 1999 e marzo 2000) con l'Amministrazione
Comunale vengono affrontati temi riguardanti problematiche sociali ( occupazione, immigrazione,
famiglie in difficoltà, casa, anziani, giovani, problematiche sanitarie) e, nel giugno 2000, viene anche
presentata, sullo specifico argomento "anziani", una mozione sottoscritta dai Parroci delle Parrocchie
presenti nel territorio.....
Gianmario Alessio
CELEBRATA
LA
RICORRENZA
DELLA
“VIRGO
FIDELIS”
Tradizionale incontro dell’Ass. Carabinieri in congedo
Domenica 26 novembre 2000, la Sezione Istrana-Morgano ha commemorato la ricorrenza della "Virgo
Fidelis" con una solenne S.Messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Ospedaletto d'Istrana.
Dopo la cerimonia religiosa il corteo ha reso omaggio ai caduti di tutte le guerre, con la deposizione di
una corona d'alloro ai piedi del monumento ai caduti.
Erano presenti il col. pilota Umberto Baldi, Comandante 51° Stormo d'Istrana, i sindaci di Istrana arch.
Marco Fighera e Morgano geom. Giuliano Pavanetto, il Comandante della Stazione Carabinieri
d'Istrana, numerose associazioni combattentistiche e di volontariato con labari e bandiere.
Il Presidente della Sezione cav. Dino Bariviera, ha quindi portato il suo saluto ringraziando le autorità,
civili e militari e cittadini intervenuti alla manifestazione. E' seguito il pranzo sociale in un noto
ristorante della zona.
DALL’UFFICIO ECOLOGIA DEL COMUNE
Lotta contro la
LA ZANZARA TIGRE
La zanzara tigre è un insetto di origine asiatica che da una decina di anni vive anche in Italia. Il suo
nome scientifico è AEDES ALBOPICTUS.
Di colore nero con bande bianche sulle zampe e sul corpo, vive e si sviluppa in piccole raccolte di
acqua dolce, soprattutto di origine piovana o di ristagno di annaffiatura. Depone le proprie uova sopra
la superficie dell'acqua, in attesa che vengano sommerse da una variazione di livello dell'acqua. Le
uova si trasformano in pupe e poi in zanzare adulte che abbandonano l’acqua.
Non è resistente agli insetticidi, né ai comuni repellenti.
E’ molto aggressiva e punge di giorno, soprattutto nelle ore più fresche. La sua puntura provoca bolle e
gonfiore pruriginosi, spesso dolorosi. In Italia non trasmette microrganismi che possono essere causa
di malattia nell'uomo. In caso di puntura è utile lavare la zona colpita e disinfettarla, anche con
ammoniaca, purché a concentrazione non elevata. Per allentare l'assorbimento del veleno si può fare
ricorso ad impacchi con acqua fredda o ghiaccio. L'assorbimento per il gonfiore della zona di
penetrazione del veleno può essere ottenuta attraverso l'uso di idrocortisone o antistaminici, da
applicare secondo le istruzioni previste nel foglietto illustrativo.
La prevenzione principale consiste nella rimozione dei piccoli depositi d'acqua stagnante in cui si
riproduce.
Esistono delle semplici norme di prevenzione che possono limitare lo sviluppo di tale insetto:
! non abbandonare oggetti e contenitori di qualsiasi natura e dimensioni ove possa raccogliersi
l’acqua piovana, ivi compresi copertoni, bottiglie, sottovasi di piante e simili, anche collocati nei
cortili, nei terrazzi e all’interno delle abitazioni;
!
procedere ove si tratti di oggetti non abbandonati, bensì sotto controllo della proprietà privata, alla
loro accurata pulizia e alla chiusura ermetica con teli plastici o con coperchi;
!
svuotare contenitori di uso comune, come sottovasi di piante, piccoli abbeveratoi per animali
domestici, annaffiatoi, ecc., giornalmente o di lavarli o capovolgerli;
!
coprire eventuali contenitori di acqua inamovibili, quali ad esempio vasche di cemento, bidoni e
fusti per l’irrigazione degli orti, con strutture rigide (reti di plastica o reti zanzariere).
!
introdurre nei piccoli contenitori d’acqua che non possono essere rimossi (i vasi portafiori presenti
nei cimiteri) dei filamenti di rame;
!
provvedere a ispezionare, pulire e trattare periodicamente, con insetticidi detti antilarvali, i tombini
e le caditoie per la raccolta dell’acqua piovana, presenti in giardini e cortili.
!
non stoccare pneumatici vecchi all’aperto;
Qualora si riscontri all’interno di aree private una diffusa presenza dell’insetto, è opportuno che i
proprietari o gli esercenti delle attività interessata provvedano immediatamente a propria cura
all’effettuazione di interventi di disinfestazione.
Per informazioni contattare l’Ufficio Ecologia Tel. 0422 831824
LA PRO LOCO
INFORMA CHE DALL’8 MAGGIO AL 15 SETTEMBRE
IL PARCO DI VILLA LATTES
E’ APERTO AL PUBBLICO
TUTTI I MERCOLEDI’
DALLE ORE 15 ALLE 18
LUCCIOLATA 2001
Il comitato organizzatore, nell’esprimere il più vivo ringraziamento a quanti hanno
partecipato alla manifestazione di sabato 21 aprile e a quanti hanno generosamente dato
il loro contributo in denaro, informa che la cifra raccolta ammonta a £ 15.000.000 circa.
Quanto raccolto, che come noto andrà a favore del centro di assistenza ai malati tumorali
“CASA VIA DI NATALE 2” di Aviano, , è già stato consegnato ai responsabili
dell’ente benefico.
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Edizione Maggio 2001